Gli avvocati avvertono l’Eni: la licenza israeliana per il gas di Gaza è illegale
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Pagine Esteri, 8 febbraio 2024. Due giorni fa lo studio legale Foley Hoag LLP, con sede a Boston, negli Stati Uniti, ha inviato un avviso all’Eni S.p.A perché non intraprenda attività nelle aree marittime della Striscia di Gaza che appartengono alla Palestina. Insieme alle società inglese Dana Petroleum Limited (una filiale della South Korean National Petroleum Company), all’israeliana Ratio Petroleum e altri tre enti, l’Eni ha ottenuto la licenza di operare all’interno della zona G, un’area marittima adiacente alle rive di Gaza. Il 62% della zona G rientra nei confini marittimi dichiarati dallo Stato di Palestina nel 2019, in conformità con le disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (UNCLOS), di cui la Palestina è firmataria.
Il governo israeliano ha annunciato la concessione il 29 ottobre 2023, tre settimane dopo l’attacco di Hamas che ha causato circa 1.200 vittime e nel pieno dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, che continuano fino ad oggi e che hanno causato al momento circa 27.800 morti.
Le concessioni sono state riconosciute in seguito alla quarta fase di offerte offshore lanciata dal Ministero dell’energia e delle infrastrutture israeliano nel dicembre 2022.
I gruppi palestinesi per i diritti umani Adalah, Al Mezan, Al-Haq e PCHR hanno fatto appello alle società coinvolte di astenersi immediatamente dalla partecipazione “ad atti di saccheggio delle risorse naturali sovrane del popolo palestinese”. E hanno dunque dato mandato allo studio legale Foley Hoag LLP di agire per loro conto, avvisando gli enti coinvolti che “l’emissione della gara d’appalto e la successiva concessione di licenze per l’esplorazione in questo settore costituiscono una violazione del diritto internazionale umanitario (IHL) e del diritto internazionale consuetudinario“. Israele, in quanto Stato occupante, non ha il diritto di utilizzare le risorse naturali delle terre occupate per un proprio tornaconto economico.
Le associazioni fanno presente che “le offerte, emesse in conformità con il diritto interno israeliano, equivalgono effettivamente all’annessione de facto e de jure delle aree marittime palestinesi rivendicate dalla Palestina, in quanto cercano di sostituire le norme applicabili del diritto internazionale applicando invece la legge interna israeliana all’area, nel contesto della gestione e dello sfruttamento delle risorse naturali. Ai sensi del diritto internazionale applicabile, a Israele è vietato sfruttare le risorse finite non rinnovabili del territorio occupato, a scopo di lucro commerciale e a beneficio della potenza occupante, secondo le regole di usufrutto, di cui all’articolo 55 del Regolamento dell’Aia. Invece, Israele come autorità amministrativa di fatto nel territorio occupato non può esaurire le risorse naturali per scopi commerciali che non sono a beneficio della popolazione occupata”.
Oltre alle licenze concesse per la zona G, Israele ha pubblicato una gara d’appalto per la zona H, di cui il 75% rientra nei confini marittimi palestinesi.
La mappa 1 mostra i confini marittimi dello Stato di Palestina ai sensi della sua dichiarazione del 2019 in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
La mappa 2 mostra le aree coperte dalla gara. Le linee rosse indicano ciò che Israele di fatto disegna come sua area di concessione, mentre le linee nere rappresentano i confini marittimi della Palestina, come mostrato nella mappa 1.
Alla questione, già dibattuta dalle organizzazioni nel settembre del 2019, il governo israeliano ha risposto che per principio consolidato, “solo gli Stati sovrani hanno il diritto alle zone marittime, compresi i mari territoriali e le zone economiche esclusive, nonché di dichiarare i confini marittimi”. Non essendo, dunque, quello palestinese uno Stato riconosciuto da Israele, non ha, secondo Tel Aviv, diritto legale sulle zone marittime.
La notifica legale presentata dalle organizzazioni palestinesi contiene un avvertimento chiaro all’Eni e alle altre società che intendono sfruttare il gas a largo di Gaza: utilizzando la concessione israeliana potrebbero rendersi complici in crimini di guerra. Il riferimento è all’indagine per genocidio da parte della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia che potrebbe, secondo la notifica dello studio legale, avere risvolti molto gravi sulle azioni “di saccheggio” delle risorse naturali appartenenti ai Territori palestinesi occupati da Israele. Le organizzazioni hanno fatto sapere che intendono utilizzare tutti i meccanismi legali disponibili, sia quelli legati alle responsabilità penali che a quelle civili per danni, a meno che le società non si astengano da attività che violano il diritto internazionale: “Come visto dalle organizzazioni, la demarcazione unilaterale di Israele dei suoi confini marittimi per includere le aree marittime della Palestina e le lucrose risorse naturali non solo viola il diritto internazionale, ma perpetua anche un modello di lunga data di sfruttamento delle risorse naturali dei palestinesi per i propri guadagni finanziari e coloniali. Israele cerca di saccheggiare le risorse della Palestina, sfruttando quella che è già una semplice frazione delle risorse naturali legittime dei palestinesi”.
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PAKISTAN. Voto insanguinato, dal carcere l’ex premier accusa Washington
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di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 8 febbraio 2024 – Oggi la popolazione del Pakistan – uno dei paesi asiatici più importanti con i suoi 240 milioni di abitanti, potenza nucleare oggetto di un’esplicita contesa egemonica tra Stati Uniti e Cina – è chiamato alle urne per rinnovare l’Assemblea Nazionale e le assemblee elettive di quattro province: Punjab, Sindh, Khyber Pakhtunkhwa e Belucistan.
A causa della recente revisione dei collegi da parte della Commissione elettorale, l’Assemblea nazionale avrà 336 seggi, di cui 266 da eleggere con il sistema maggioritario uninominale e i rimanenti – 60 riservati alle donne e 10 alle minoranze religiose non musulmane – assegnati invece su base proporzionale. I suoi membri, insieme a quelli del Senato e ad altri “grandi elettori”, dovranno eleggere il nuovo presidente della Repubblica, essendo scaduto a settembre il mandato dell’attuale capo dello Stato, Arif Alvi.
Le elezioni giungono dopo numerosi rinvii e in un clima di fortissimo scontro politico. La tornata del 2018 era stata vinta – anche grazie alla mobilitazione dell’esercito – dal leader del Movimento per la Giustizia del Pakistan (Pti) Imran Khan. Nel 2021, però, l’ex campione di cricket è entrato in conflitto con Washington e con le potenti forze armate pakistane.
Il “regime ibrido”
In Pakistan, come scrive “Foreign Policy”, vige un “regime ibrido”, un sistema politico in cui i militari coesistono con le istituzioni civili elette in un contesto multipartitico. Nei suoi 76 anni di storia del Pakistan indipendente, nessun primo ministro ha completato un mandato e vari governo eletti sono stati rovesciati dalle forze armate attraverso veri e propri colpi di stato o semplicemente dalle pressioni e dalle minacce dei militari. I generali occupano vari posti chiave nelle istituzioni statali e recentemente il ruolo decisionale dell’esercito, anche in campo economico, è stato formalizzato attraverso la creazione di un nuovo organismo di governo per gli investimenti stranieri, denominato “Special Investment Facilitation Council”. Inoltre ai tribunali militari è stata attribuita la facoltà, in alcune circostanze, di processare i civili.
Il dissidio con i militari è stato fatale a Khan. Nell’aprile del 2022 alcuni dei suoi deputati e dei suoi alleati gli hanno voltato le spalle e il suo governo è caduto; a rimpiazzarlo è stato Shehbaz Sharif, leader della Lega Musulmana del Pakistan – Nawaz (Pnl-N) al quale nell’agosto del 2023, in vista delle elezioni, è subentrato come capo di un governo ad interim il senatore indipendente Anwaar ul Haq Kakar.
L’ex premier in galera
Nel frattempo Imran Khan è stato condannato per corruzione e arrestato, e la Commissione Elettorale ha impedito al suo partito di utilizzare il simbolo della mazza da cricket. Khan è stato anche condannato a cinque anni di inabilitazione e quindi non si è potuto candidare alle elezioni politiche odierne.
Dopo la sfiducia parlamentare, sfruttando la sua grande popolarità Khan ha accusato l’esercito – che pure nel 2018 ne aveva favorito la vittoria – di inquinare la vita democratica del paese ed ha organizzato grandi manifestazioni in tutto il Pakistan. Ma il governo e le forze armate hanno attaccato frontalmente la sua organizzazione: migliaia di dirigenti e militanti sono stati arrestati o minacciati, molti altri sono dovuti fuggire all’estero o hanno dovuto nascondersi per evitare la persecuzione. Alcuni sono stati torturati e obbligati ad aderire ad un nuovo partito accondiscendente con le richieste delle forze armate.
I candidati superstiti del Movimento per la Giustizia si sono presentati come indipendenti e hanno condotto una campagna elettorale semi-clandestina, basata soprattutto sul protagonismo delle donne e sull’intelligenza artificiale.
Nei giorni scorsi, con un tempismo sospetto, l’ex premier Khan, che si proclama innocente e si dice vittima di una persecuzione giudiziaria con motivazioni politiche, è stato condannato ben tre volte: a dieci anni di reclusione per divulgazione di segreti di Stato; ad altri dieci anni per la compravendita di doni di Stato; a sette anni per aver sposato la terza moglie, Bushra Bibi, prima della fine del periodo di attesa (“iddah”) imposto ad una donna divorziata per contrarre nuove nozze. La condanna per la violazione dei segreti è particolarmente sensibile, perché legata alla caduta del suo governo: Khan avrebbe divulgato informazioni contenute in un dispaccio diplomatico ricevuto dal ministero degli Esteri da Washington che secondo l’allora primo ministro contenevano esplicite pressioni del governo statunitense per un cambio al vertice di Islamabad. Durante un comizio nel marzo del 2022, Khan denunciò che il Dipartimento di Stato aveva invitato alcuni diplomatici pakistani a organizzare la destituzione dell’ex campione di cricket, dopo che Khan aveva rafforzato i legami con la Cina e si era rifiutato di condannare apertamente l’invasione russa dell’Ucraina.
In un suo articolo – redatto in realtà grazie all’intelligenza artificiale, visto che l’ex premier è rinchiuso nel carcere di Adiala – pubblicato a inizio gennaio da “The Economist”, Khan denuncia: «È stato l’establishment a organizzare la nostra rimozione dal governo su pressione degli USA, allarmati per il mio sostegno ad una politica estera indipendente e per il mio rifiuto di fornire basi alle sue forze armate».
Per il tribunale che lo ha condannato Khan ha utilizzato un documento riservato a fini politici, mettendo a rischio la sicurezza nazionale. E oggi le autorità hanno sospeso l’accesso ad internetdai dispositivi mobili su tutto il territorio del paese per evitare, hanno spiegato, l’organizzazione di attacchi o di proteste.
L’ex premier Khan al momento dell’arresto
Favorita la Lega Musulmana
La clandestinizzazione del partito di Khan favorisce la vittoria della Lega Musulmana che candida a primo ministro Nawaz Sharif, fratello di Shehbaz e in passato già a capo di due esecutivi negli anni Novanta e di un altro dal 2013 al 2017, quando fu rimosso dalla Corte Suprema in seguito a un’inchiesta per riciclaggio e corruzione nata dalla divulgazione dei cosiddetti Panama Papers, documenti relativi a migliaia di società offshore portati alla luce dal Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij). Dopo un’interdizione dai pubblici uffici, due condanne e quattro anni trascorsi nel Regno Unito, dove era stato autorizzato a recarsi per cure per otto settimane e da dove ha fatto ritorno solo lo scorso ottobre, il politico ha risolto i suoi problemi giudiziari in secondo grado, con due assoluzioni che gli hanno permesso di ricandidarsi.
La Lega Musulmana potrebbe formare un governo alleandosi con alcuni partner tradizionali ma anche con un partito formato da alcuni fuoriusciti del Pti, ribattezzato Istehkam-e Pakistan Party (Ipp).
Il vuoto politico creato dalla repressione del partito di Khan potrebbe essere riempito, almeno in parte, dal Partito Popolare Pakistano (PPP) di Bilawal Bhutto, figlio dell’ex premier Benazir Bhutto, assassinata nel 2007.
Il nuovo governo dovrà affrontare sfide urgenti e molto impegnative in un contesto di crisi politica, economica e di sicurezza.
La scorsa estate il Pakistan ha evitato per un soffio il default grazie al prestito di 3 miliardi di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale e il paese è alle prese con un’elevata inflazione e con una crescita economica del Pil instabile e lenta.
La recrudescenza del terrorismo
Le elezioni sono state caratterizzate da una recrudescenza degli attentati, una piaga che negli ultimi due anni ha provocato nel paese circa 2300 vittime.
Ieri due attacchi dinamitardi contro altrettanti uffici elettorali nel Belucistan hanno causato 30 morti e decine di feriti. Gli attentati sono stati rivendicati dai Talebani.
Nelle ultime ore, nel distretto nord-occidentale di Dera Ismail Khan, uomini armati hanno fatto esplodere una bomba e hanno aperto il fuoco contro un furgone della polizia, uccidendo cinque agenti e ferendone altri due. Un militare è stato ucciso in un altro attacco nella città di Kot Azam.
Alla fine del 2022 il gruppo Tehreek-i-Taliban Pakistan (Ttp), i “Talebani del Pakistan”, ha messo fine a un accordo di cessate il fuoco col governo e rivendicato poi una serie di attentati. A novembre Islamabad ha accusato il governo talebano in Afghanistan di sostenere la recente ondata di attacchi, giustificando così la decisione di espellere in massa centinaia di migliaia di immigrati afganipresenti in Pakistan.
In Belucistan, invece, operano delle organizzazioni nazionaliste che rivendicano la riunificazione con i territori dell’Iran e dell’Afghanistan abitate dai Beluci, una popolazione di lingua iranica e religione sunnita. Spesso gli obiettivi delle azioni armate e degli attentati condotti dalle organizzazioni dei Beluci sono le infrastrutture legate alle miniere della regione e al porto di Gwadar, oggetto negli ultimi anni di consistenti investimenti da parte della Cina.
Nel frattempo, al confine orientale, sono scoppiate nuove tensioni con l’India, dopo che Islamabad ha accusato Nuova Delhi di condurre una campagna di omicidi all’interno del Pakistan.
Infine, tre settimane fa il governo ad interim si è trovato a gestire una grave crisi con l’Iran, paese con cui il Pakistan ha buone relazioni. Prima Islamabad ha dovuto subire un attacco iraniano nella provincia del Belucistan contro un gruppo armato Jaish al Adl, e poi ha ordinato una rappresaglia nel Belucistan iraniano contro un’altra milizia armata. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria
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Police data sharing: “Prüm II” lacks safeguards
Today, MEPs approved the trilogue outcome of the regulation for automated data exchange for police cooperation (“Prüm II”). Pirate Party Members of the European Parliament voted against Prüm II, because this unprecedented rise in personal data sharing among EU police forces lacks sufficient safeguards for affected individuals. Extending the existing system to soon include facial images and police records further accelerates this trend.
Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the German Pirate Party, comments:
“While police cooperation in Europe is of vital importance, it needs to respect the rule of law. But Europe-wide networked facial databases enable biometric mass surveillance in public spaces, which is an error-prone technology that regularly misidentifies citizens. The lack of safeguards for this data sharing monster called “Prüm II” is deeply worrying and opens the door for misuse of police power. No amount of mass surveillance can make up for authorities repeatedly having failed to watch terrorists-to-be known to the police long before they carried out an attack. In countering crimes and terrorism there is no deficit in surveillance, there is a deficit in targeted enforcement.”
Marcel Kolaja, Member and Quaestor of the European Parliament for the Czech Pirate Party, comments:
“Even the current system under which the police databases of individual Member States are linked has a number of flaws because it does not sufficiently protect civil liberties. It deserves a reform. But not one that turns a few partial problems into a single large one. I cannot therefore at this time support a stronger interconnection of the national databases. Moreover, the rules we have voted on today extend the scope of the system to include police records. This includes those that have been created on the basis of a mistaken assumption or hearsay. The review of the rules should focus on making the system more secure and enable sharing relevant data in order to make law enforcement more effective – not on including irrelevant information.“
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Osama Hamdan, la bellezza del patrimonio culturale palestinese
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Pagine Esteri, 8 febbraio 2024. Si è spento oggi Osama Hamdan che è stato uno specialista in conservazione del patrimonio culturale palestinese. Dal 1997, docente di “Conservazione e Restauro” presso il Dipartimento di Archeologia dell’Università Al-Quds (Abu Dis – Palestina). Dal 1994 ha diretto diversi progetti di conservazione in Palestina, Giordania e Siria, inclusa la conservazione e la riabilitazione dei vecchi nuclei di Sebastia e Betania. È presidente della ONG palestinese Mosaic Center e ha svolto diverse attività di sensibilizzazione sulla tutela del patrimonio culturale coinvolgendo la comunità locale. Ha pubblicato libri e articoli scientifici. Pagine Esteri ripropone il videoreportage realizzato nel Marzo del 2023 sul sito archeologico di Sebastia, nella Cisgiordania occupata.
di Michele Giorgio –
Sotto la guida dell’archeologo Osama Hamdan e della storica dell’arte Carla Benelli, Pagine Esteri vi porta sul sito archeologico di Sebastia, al centro dello scontro tra Israele e i palestinesi per la gestione dei parchi archeologici nella Cisgiordania occupata. Una situazione generata, paradossalmente, proprio dagli accordi di Oslo, che avrebbero dovuto garantire la nascita di uno Stato palestinese accanto a Israele ma che hanno fallito questo obiettivo.
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Se non avete ancora presentato la domanda delle #IscrizioniOnline vi ricordiamo che potete inviarla, attraverso la piattaforma #Unica, fino al 10 febbraio 2024, alle ore 20.
Qui tutti i dettagli ▶️ unica.istruzione.gov.
Ministero dell'Istruzione
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Il Regno cresce senza che sappiamo come
pastore D'Archino - Il Regno cresce senza che sappiamo come
Il Regno di Dio su questa terra, cioè il suo governo, avanza attraverso la sua Parola. E in effetti le parabole di Gesù, che parlano del Regno di Dio, sono proprio nella parte che parla della predi…pastore D'Archino
Gastone Cottino nella sua ultima intervista: non c’è nulla di immodificabile. La storia non finisce perché la storia siamo noi con la nostra forza di resistere e di cambiare
di Ezio Locatelli* - Quella che segue è l’ultima intervista testimonianza rilasciata da Gastone Cottino appena due settimane prima della sua scomparsa avvRifondazione Comunista
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Ricercato dall'Italia per traffico di droga, il 26enne Kevin Kurti è stato arrestato nella sua casa di Durazzo. Considerato artefice dell'accordo tra camorra e ‘ndrangheta
Kevin Kurti, ricercato dall'Italia per traffico di droga è stato arrestato a Durazzo. È accusato dalle autorità italiane di traffico di droga. Il ventiseienne è stato localizzato nella sua abitazione di Durazzo, e durante l'arresto non ha opposto resistenza. È considerato un intermediario dei boss del narcotraffico. Il comunicato della polizia albanese: “Come risultato delle intense azioni di tracciamento e localizzazione per la cattura dei cittadini ricercati, che vengono condotte nell'ambito della mega-operazione 'Stato di diritto', nonché come risultato del continuo scambio di informazioni tra Interpol Tirana e Interpol Roma , i servizi della Direzione delle Forze Operative Speciali hanno portato a termine l'operazione di polizia denominata 'Operativa'. Nel corso dell'operazione, a Durazzo, il cittadino K.K., 26 anni, dichiarato ricercato internazionalmente, è stato individuato, catturato e arrestato provvisoriamente, per essere estradato in Italia”.
Kevin Kurti era sfuggito all'operazione di tre settimane fa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli (leggi qui sul nostro blog => noblogo.org/cooperazione-inter… ), allorquando sono state arrestate 32 persone, appartenenti a due organizzazioni criminali dedite al traffico e allo spaccio internazionale di droga. L'organizzazione trafficava cocaina, marijuana ed eroina. La via della droga era tra i Paesi Bassi e la Spagna.
Kurti era uno dei due albanesi coinvolti nell’organizzazione, ed è considerato il perno attorno al quale è stato stretto l'accordo tra Simone Bartiromo, elemento di spicco dell'organizzazione indagata, e Sebastiano Romeo, un 'fornitore' calabrese di cocaina con sede a Bianco. Le indagini non si sono mai fermate e i Carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e con la preziosa collaborazione dello SCIP (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) e della Polizia albanese, hanno rintracciato Kurti a Durazzo. Ora è rinchiuso in un carcere albanese, in attesa di estradizione.
In Cina e Asia – Borse cinesi, eletto nuovo capo della CSRC
I titoli di oggi: Colloqui pace Ucraina nel viaggio del ministro degli Esteri svizzero in Cina India, lo Uttarakhand promuove il primo “codice civile uniforme” anti-musulmano Cina-Corea del Sud, primo scambio tra nuovo ministro degli Esteri e Pechino Pannelli solari made in China sfidano le sanzioni Usa passando dall’India Borsa, eletto nuovo capo della CSRC Borsa, eletto nuovo capo della ...
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Gli Stati Uniti colpiscono Baghdad
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Pagine Esteri, 7 febbraio 2024. Un attacco degli USA in Iraq, nella capitale Baghdad, ha colpito l’automobile sulla quale viaggiava Abu Baqir al-Saadi, responsabile di Kataib Hezbollah, uccidendolo.
Le forze armate statunitensi hanno rivendicato l’attentato, dichiarando che l’esecuzione mirata, su una strada pubblica, è la risposta agli attacchi contro le basi militari statunitensi presenti nella regione, in uno dei quali, al confine siriano-giordano, sono stati uccisi tre soldati statunitensi.
Nel 2020, in seguito all’assassinio, da parte degli Stati Uniti, del comandante Quds Qassem Soleimani, il parlamento iracheno votò per l’espulsione degli USA dall’Iraq.
La risoluzione chiedeva la cancellazione della richiesta di assistenza emessa dall’Iraq agli Stati Uniti nel 2014 per rispondere all’ISIS. Ma Washington ha respinto la risoluzione e ha minacciato di imporre sanzioni a Baghdad.
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Impalcati
Populisti di tutto il mondo riunitevi e prendete atto che basta un direttore artistico di Sanremo a fregarvi tutti. Amadeus e Fiorello cedono al ricatto ma, al tempo stesso, ne organizzano uno sontuoso alla politica: noi gli diamo ragione, a quelli che con il trattore bloccano le strade, ora tocca a voi accontentarli. Parole e musica di un mondo irresponsabile.
I giovinastri che si sdraiano per strada, sfoggiando striscioni ecoretorici, ne restino ammirati. Oh dilettanti, per loro si minacciano pene severe (che sarebbero anche meritate), mentre a quelli che fermano tutto per rivendicare non solo il diritto d’inquinare, ma anche quello d’essere pagati per farlo, si dischiudono le porte e si presentano le scuse. Il tutto a cura di un mondo politico che dell’agricoltura mastica i prodotti, ma delle proteste ha una fifa immensa.
Terrorizzata, la politica annaspa. Potrebbe far presente che la nostra agricoltura va bene, che si tratta del settore più a lungo e massicciamente sostenuto dai contributi europei, che la nostra industria dell’alimentare esporta sempre di più. Ma il labbruzzo è tremulo e le parole non vengono. L’opposizione non sa se compiacersi o disperarsi, vista che la più efficace protesta viene da destra e loro si trovano a sinistra. La maggioranza vorrebbe dire: con tutto quello che vi abbiamo dato e promesso?! Ma si riduce a garantire di reintrodurre l’esenzione Irpef (Made in Renzi nel 2016), epperò con un tetto a 10mila euro di reddito l’anno, quindi non per l’industria agricola ma per l’orto. Praticamente promettono di cambiare quel che hanno compattamente approvato meno di due mesi addietro. Una maschia tenuta. Non basta? Allora i miliardi marchiati Pnrr passano da 5 a 8. Che è come dire usare fondi europei per convincere quelli che sono contro l’Unione europea che li genera. E sarebbe bello sapere dove finiscono, quei soldi, perché se diventano spesa corrente sono una gran fregatura per l’Italia e per tutti gli italiani che non li incassano personalmente. Come, del resto, lo sarebbe far aumentare i prezzi (a proposito, quelli dei supermercati devono essere stonati e, quindi, esclusi da Sanremo).
Hanno delle ragioni, gli agricoltori? Molte, ma quelli che bloccano tutto non sono degli agricoltori, bensì degli estremisti di cui alcuni fanno l’agricoltore. Premiare loro è come consegnare la rappresentanza all’estremismo, non bastasse il corporativismo. In un Paese peraltro senza memoria: sono gli stessi che fecero un baccano insensato contro il Ceta (l’accordo commerciale fra Ue e Canada) dicendo che ci avrebbe rovinati e il Made in Italy sarebbe stato annientato; la politica se la fece sotto, more solito, ma era una cosa talmente dissennata che non s’ebbe il coraggio di lasciarla cadere e quindi, superba ipocrisia, non si ratificò l’accordo ma lo si è applicato in via sperimentale; è andata benissimo, le nostre esportazioni sono cresciute e il Made in Italy alimentare ci ha guadagnato. Ma chi se ne ricorda? Nessuno ha voglia di dire che sono gli stessi agricoltori non coltivati di allora.
Ora il demone è l’accordo con il Mercosur. Un mercato da 780 milioni persone e un commercio da 50 miliardi di dollari l’anno: Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela, ma anche Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù. Tutti Paesi in cui la borghesia spende per comprare Made in Italy (a parte che molti discendono da italiani) e si potrebbe farli spendere di più. Con allevamenti e coltivazioni su spazi inconcepibili in Europa, con cui scambiare economie di scala. E aree d’influenza geopolitica che se si buttano al secchio poi serve a un accidenti piagnucolare perché la Cina s’avvicina.
Qualsiasi cosa ha pregi e difetti, qualsiasi accordo ha vantaggi e svantaggi, ma fare politica dovrebbe significare avere in mente un modello di interesse collettivo e saper compensare e trasformare quel che esce fuori mercato. Invece abbiamo Sanremo che impalca i maniscalchi contro le ferrovie, tanto il capo va a cavallo per i fatti suoi.
La Ragione
L'articolo Impalcati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Missione Gcap. Tutti gli incontri della delegazione britannica in Italia
Dopo la nascita a dicembre della nuova organizzazione governativa, Italia, Regno Unito e Giappone continuano a lavorare per il Global Combat Air Programme, su cui l’Italia ha impegnato 8,5 miliardi di euro fino al 2037. Il programma per lo sviluppo congiunto di un aereo stealth di sesta generazione è stato al centro dei colloqui di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, con Rishi Sunak, primo ministro britannico, sentito telefonicamente la scorsa settimana, e con Fumio Kishida, primo ministro giapponese, incontrato a Tokyo lunedì. L’obiettivo è definire il Joint Venture Agreement nei prossimi mesi e l’incorporazione della joint venture industriale entro la fine dell’anno.
Inoltre, questi giorni una delegazione della commissione Difesa della Camera dei Comuni, composta da otto parlamentari guidati dal tory Jeremy Quin, è stata a Roma prima e sarà a Napoli poi per continuare a rafforzare i legami con l’Italia nel settore difesa. Nella capitale i deputati provenienti da Londra hanno incontrato Guido Crosetto, ministro della Difesa, Luca Goretti, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, gli omologhi delle commissioni di Camera e Senato (presiedute rispettivamente da Nino Minardo e Stefania Craxi) e i vertici di Leonardo. Nel capoluogo campano, invece, visiteranno domani l’Allied Joint Force Command, comando militare Nato. Prossimamente la delegazione britannica, da cui emerge un convinto sostegno transpartitico all’iniziativa, potrebbe fare tappa a Tokyo per chiudere il triangolo del Global Combat Air Programme.
Colloqui di questo tipo, “nel contesto di una partnership strategica di questa portata, sono fisiologici e opportuni” in quanto “permettono ai decisori politici di approfondire la conoscenza dei partner politici, militari e industriali con cui ci si impegna per tre decenni”, spiega Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali, a Formiche.net. “Parallelamente ai negoziati portati avanti dai ministeri e delle industria, è importante, infatti, capire sul piano politico il livello di impegno reciproco e le capacità degli interlocutori, anche alla luce del fatto che il Global Combat Air Programme è una sorta di scommessa per tre Paesi, comparabili ma diversi e lontani, che si assumono la co-leadership di un’iniziativa simile per la prima volta”, aggiunge l’esperto che ha incontrato la delegazione assieme ad altri ricercatori dello stesso centro di ricerca.
A quanto appreso da Formiche.net, gli incontri si sono svolti in un clima molto positivo e hanno permesso di ribadire la fiducia reciproca sia nel partenariato strategico ribadito dal memorandum d’intesa firmato a Londra ad aprile, sia nello specifico del Global Combat Air Programme.
Uno dei punti sull’agenda dei parlamentari britannici in visita in Italia riguarda il sostegno all’Ucraina, in particolare nel caso in cui Donald Trump dovesse vincere le elezioni presidenziali americane di novembre e insediarsi a gennaio alla Casa Bianca. Per il Regno Unito “la priorità più urgente in materia di sicurezza nazionale e politica estera nel breve-medio termine è affrontare la minaccia posta dalla Russia alla sicurezza europea”, come si legge nella Integrated Review Refresh 2023 pubblicata meno di un anno fa. E gli alleati Nato e i partner dell’Unione europea sono pronti a sostenere Kyiv anche davanti a un diverso approccio americano? Questo l’interrogativo, legato anche all’autonomia strategica europea, al quale a Londra si cercano risposte.
Scuola, i bimbi scrivono male in corsivo per l’abuso di smartphone, tablet e social
Indagine negli istituti napoletani (ma il fenomeno si presenta in tutta Italia): l’utilizzo eccessivo di strumenti elettronici spinge i più piccoli a privilegiare lo stampatello. I docenti: “Crescono i disturbi dell’attenzione”
Per alcuni è una battaglia di retroguardia. Per altri l’indispensabile argine ad una deriva che compromette le capacità cognitive e lo sviluppo del pensiero nei bambini. È l’uso del corsivo nella scrittura.
Corsivo cui i piccoli preferiscono, con sempre maggiore frequenza, i caratteri in stampatello. Complici l’uso dei computer e degli smartphone. Tastiera contro mano libera. Semplicità del gesto contro un’abilità motoria da imparare anche a fatica. «Nella seconda elementare in cui insegno – racconta Monica Scarpa, maestra alla Virgilio di Secondigliano – i bambini quasi esprimono un disagio di fronte al corsivo. La fatica delle forme tondeggianti, della precisione, della grafia comprensibile, li porta a rifiutare il corsivo. “In stampato scrivo meglio” mi dicono».
E quella degli attuali alunni di scuole elementari non è la prima coorte in difficoltà con la scrittura. Il fenomeno dura da anni, i primi maniaci dello stampatello sono già alle superiori: «Ma io non accetto compiti in classe che non siano scritti in corsivo – afferma Veronica Grotta, docente in un liceo del Vomero – e più di una volta sono stata contestata dai ragazzi con l’accusa di “non lasciarli liberi di esprimersi”, fraintendendo, in tutta evidenza, sia il concetto di libertà che di espressione».
Da un po’ il dibattito sulla scrittura e sull’ortografia ha preso piede tra i docenti ed i pedagogisti. La questione è diventata oggetto di ricerche scientifiche. Come quella che nel 2023 è stata pubblicata dai ricercatori dell’università La Sapienza e del Policlinico Umberto I: secondo l’indagine un bambino su cinque nelle scuole elementari ha difficoltà ad usare il corsivo. E nel 21,6 per cento dei casi c’è il rischio concreto di sviluppare un problema di scrittura difficilmente, in seguito, recuperabile.
«Un problema che può trasformarsi in disturbo, come la disgrafia» aggiunge Serena Speranza, insegnante alla Doria di Fuorigrotta. «Se per i piccoli che soffrono di disturbi legati alla coordinazione motoria o alla dislessia l’uso dello stampato al posto del corsivo è una soluzione, per gli altri può addirittura essere il canale attraverso il quale si amplifica un disturbo della scrittura».
«O dell’attenzione – aggiunge Paola Damiano, docente di scuola primaria alla Oberdan del centro di Napoli – I nativi digitali sono abituati alla tastiera. I bambini delle mie classi, ormai da qualche anno, non hanno più la stessa mobilità del polso di un po’ di tempo fa. Per scrivere in corsivo serve muovere mano e polso in un certo modo, reggere la penna correttamente. Spesso non sanno proprio farlo perché, ad esempio, le loro manine non hanno mai “impastato” qualcosa, piuttosto hanno sfogliato pagine digitali su tablet e telefonini. I loro giochi sono, sempre più spesso, dinanzi ad uno schermo, con una tastiera e un joystick». Anche a causa del Covid, aggiunge, «non hanno sviluppato i prerequisiti, come tagliare e incollare, colorare e sviluppare manualità. E si rifugiano nello stampato, più facile, con le sue semplici linee».
La competenza di scrittura, nel senso di impugnatura e movimento della penna, si allontana sempre più ed i piccoli manifestano difficoltà anche nel colorare. Susanna Iannaccone, anche lei docente con master in pedagogia, aggiunge: «La scrittura in corsivo si è dimostrata indispensabile per attivare tutte le zone cerebrali. Come una ginnastica per la mente. Il corsivo sviluppa la cosiddetta motricità fine, l’attenzione, il rispetto dello spazio nel foglio. Favorisce l’orientamento spaziale, nonché l’ordine mentale. Per non parlare di quanto sia importante per una espressione grafica del sé».
«Un sé che invece adesso – afferma Marina Guida, scuola media Foscolo – è affidato quasi esclusivamente alle immagini: su TikTok o Instagram non serve saper scrivere ma saper apparire come i social richiedono. Così anche in terza media si fa fatica ad ottenere una scrittura fluida. Il mio alunno M.M., di 12 anni, quando scrive in corsivo non riesce a tenere il ritmo, né a rispettare gli spazi del foglio. La sua coordinazione oculo-manuale è minima. E non è il solo». Il problema è trasversale alle fasce sociali, si propone nelle scuole di periferia come in quelle del centro. «Secondo la mia esperienza a Poggioreale – afferma Irene Iacobelli, docente della Mastriani – oltre la metà dei bambini e dei ragazzi preferisce lo stampatello. Se usano il corsivo è perché li costringiamo. Le neuroscienze sono state chiare, in proposito: dal non uso del corsivo derivano limitate capacità di pensiero, di ragionamento e di apprendimento».
E persino difficoltà di concentrazione o difficoltà nella sfera degli affetti e delle emozioni. Così in Usa la California e il Michigan hanno reintrodotto per legge, nelle scuole, l’uso del corsivo, dopo averlo considerato per anni “una inutile fatica”.
di Bianca de Fazio, repubblica.it
L'articolo Scuola, i bimbi scrivono male in corsivo per l’abuso di smartphone, tablet e social proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La prof.ssa Liora Lazarus e la solita falsa dicotomia tra diritto alla privacy e protezione dei minori
Su Euractiv abbiamo letto l’ennesimo attacco contro la privacy dei cittadini europei: Questo articolo sarà pubblicato anche sulla comunità @Privacy Pride A prestare voce ai nemici giurati della riservatezza della corrispondenza, è oggi Liora Lazarus, accademica Sudafricana che insegna stabilmente nel Regno Unito, un dettaglio che rende ancora più interessante la vicenda…
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Pirates vote against #ChatControl 1.0 extension
Today, the European Parliament supported a one-year extension of the temporary derogation from the ePrivacy Directive, also known as Chat Control 1.0. The regulation allows for untargeted, general and indiscriminate searches of private messages by US big tech companies, aiming to detect suspicious content. Pirate Party Members of the European Parliament have long advocated and campaigned against this error-prone and arbitrary technology, which represents the end of the privacy of digital correspondence and fails to provide effective solutions against grooming.
Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the German Pirate Party, comments:
“After Pirates have successfully defused the #ChatControl 2.0 mass surveillance fantasies of Commissioner Ylva Johansson, this extension of untargeted, general and indiscriminate chat control is the admission of failure to protect children better and in line with our fundamental rights. Instead of taking up the EU Parliament’s new approach for more effective and court-proof child protection without mass surveillance, Johansson is incorrigibly insisting in the destruction of digital privacy of correspondence, playing for time and hoping to manipulate critical EU states into agreeing by running infamous campaigns and spreading misinformation. The extension of indiscriminate and general #ChatControl 1.0, no matter by how long, will only be the first precedent and indiscriminate searches in our personal messages and photos by US Big Tech will de facto become the permanent solution.”
Marcel Kolaja, Member and Quaestor of the European Parliament for the Czech Pirate Party, comments:
“Most of us are probably no longer under any illusions about how tech giants approach user privacy. That’s why I find it completely irresponsible that they have a tool in their hands that allows them to look into everyone’s private messages. We have laws that guarantee privacy for a reason. And to exempt those who have historically been the least responsible with our personal data is ridiculous. Of course, we need to protect children, who are being targeted by predators on the Internet. However, in all the time that some Internet services have been snooping in people’s private communication, we have seen no convincing evidence that it has actually helped to successfully protect children. Instead, this dogged effort at blanket snooping is blocking steps that could actually help. That is why we should unequivocally reject chat control, both now as a voluntary tool and later as a compulsory one, and finally take real action to help children.”
Today’s plenary vote had been requested by the Pirate’s group Greens/EFA. Negotiations on the extension are to be concluded next week in a fast-track procedure. Breyer is suing Meta in court to stop the scanning.
In the meantime, the Belgian Council Presidency intends to pursue the proposal to make chat control scanning mandatory for all providers, even services that are so far securely end-to-end encrypted (Chat Control 2.0). EU interior ministers are to discuss the Council’s position on 5 March.
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New EU plans against child abuse inadequate
The EU Commission yesterday presented a proposal to update criminal law provisions on the sexual abuse and sexual exploitation of children. Pirate Party Member of the European Parliament Patrick Breyer comments:
“The proposals fall far short of truly protecting children better. Apart from sensible proposals, the Commission is riding on a wave of criminalisation and tougher penalties, without any proof of effectiveness. Following controversial German legislation, encrypted messenger services, anonymous forums or encrypted file hosting services are being exposed to the risk of criminalisation and closure for ‘facilitating or promoting criminal offences’ (Article 8).
A dangerous gap in the proposal is the often amateurish and under-equipped prosecution of child sexual abuse. We need EU-wide standards and guidelines for criminal investigations into child abuse offences, including the identification of victims and the necessary technical means. We need to collect statistics on how long investigations take and how successful they are in order to improve. Law enforcement should be obliged to report criminal material for removal instead of – as in the Boystown case – simply watching it spread.
The proposal also contains far too little to better prevention of child sexual abuse. We need a systematic scientific evaluation and implementation of multidisciplinary prevention programmes. The EU needs to play a key role in facilitating exchange between researchers and practitioners, in the evaluation, implementation and assessment of the best prevention approaches. It is ridiculous that the draft proposes a mere database for this purpose.”
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Droni, cyber e capitale umano. Pontecorvo racconta la collaborazione con Riad
Grazie alla strategia Vision 2030, il programma strategico promosso da Riad per ridurre la sua dipendenza dal petrolio e diversificare la propria economia, l’Arabia Saudita sta diventando un attore di primo piano per quanto riguarda le collaborazioni industriali internazionali. Al recente World Defence Show di Riad, l’Italia ha partecipato con le sue eccellenze industriali dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza tra cui il campione nazionale Leonardo, che ha siglato un memorandum of understanding con ministero degli Investimenti e l’Autorità generale per l’industria militare dell’Arabia Saudita per sviluppare e valutare una serie di investimenti e opportunità di collaborazione nei settori dell’aerospazio e della difesa. Airpress ne ha parlato con il presidente di Leonardo, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, di ritorno dal Paese arabo.
Presidente, qual è il significato strategico dell’accordo siglato da Leonardo con le autorità di Riad, e quali sono le principali aree di cooperazione identificate?
Partiamo da un dato. Leonardo è presente in Arabia Saudita dagli anni Sessanta. E se oggi abbiamo firmato questo memorandum of understandig vuol dire che la nostra tecnologia è apprezzata. Ne consegue che la firma rappresenta non solo un’importante opportunità per consolidare la cooperazione sulla difesa, ma anche una piattaforma per sviluppare congiuntamente nuove tecnologie, attraverso l’esperienza e le capacità delle parti. Noti bene un particolare. Sto parlando di “piattaforma”. Infatti, il Mou è ad ampio spettro. Prevede collaborazioni in settori diversi. Si va – a titolo d’esempio – dallo spazio alla manutenzione/riparazione/revisione per aerostrutture; dalla localizzazione per sistemi di guerra elettronica, radar fino ad arrivare all’assemblaggio di elicotteri.
Come ha ricordato Lorenzo Mariani, l’accordo ci permetterà di fare una valutazione approfondita riguardo nuove opportunità di collaborazione in diversi settori. Lavoreremo insieme per studiare come rafforzare la nostra partnership con soluzioni ad alta tecnologia e capacità localizzate in campo R&D, industriale e dei servizi. Per decenni Leonardo ha fornito al Paese piattaforme, sistemi, tecnologie e servizi, dal trasporto aereo, al supporto all’industria energetica, agli elicotteri, fino a sistemi elettronici e sensori, a cui si aggiungono sistemi per la difesa marittima e cyber, oltre a un contributo chiave nel campo della difesa aerea.
Riad è coinvolta nelle attività basate sulla sua Vision 2030, il programma strategico per diversificare la propria economia che vede tra i suoi pilastri principali l’aumento degni investimenti nel settore dell’aerospazio e della difesa. Quali potrebbero essere le opportunità per il nostro sistema-Paese nel complesso derivanti dalla collaborazione con l’Arabia Saudita?
Credo che il Mou potrà contribuire significativamente alla Vision 2030 dell’Arabia Saudita finalizzata all’implementazione di riforme senza precedenti nel settore pubblico, alla diversificazione dell’economia, per consentire a cittadini e imprese di raggiungere pienamente il loro potenziale e creare opportunità di crescita innovative. In più, credo possa offrire un contributo reale su aree specifiche, sia nel settore del combattimento aereo, che in quello dell’integrazione multi-dominio, campi dove Leonardo sta sviluppando tecnologie di nuova generazione e implementando una serie di progetti dimostrativi abilitanti. Queste potrebbero includere sistemi a pilotaggio remoto, sensori integrati, tecnologie digitali, processi di industrializzazione e sviluppo del capitale umano. Ma c’è di più: nel Mou c’è scritto che le autorità saudite e Leonardo si impegnano ad esplorare opportunità per la supply chain locale in Arabia Saudita e, più in generale, per il ruolo di Leonardo nella regione e nella catena del valore globale.
In che modo questa collaborazione si allinea con la strategia internazionale di Leonardo e quali sono le prospettive di ulteriori collaborazioni simili?
In maniera totale. Vede, aziende come Leonardo immaginano il futuro. Creano, cioè, tecnologie che verranno utilizzate nei prossimi anni. È per queste ragioni che ripeto le parole di Amartya Sen: “La ricchezza di un Paese non si misura soltanto con il Pil”. La conoscenza tecnologica, in un’era informatica come l’attuale, fa la differenza. La conoscenza digitale si misura con la capacità computazionale installata sul territorio. Per l’Italia è 317 petaflop di potenza di calcolo a servizio della ricerca e dell’alta tecnologia. Cosa vuol dire? Che nel nostro Paese è possibile fare 317 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Un milione di miliardi è un “uno” seguito da 15 “zero”. Un risultato a cui partecipa Leonardo. Credo che siano stati anche questi indiscutibili successi tecnologici che abbiano spinto l’Arabia Saudita a consolidare la collaborazione con la nostra azienda.
Guardando al prossimo futuro, quali sono i passi che Leonardo intende compiere per consolidare e sviluppare ulteriormente questa partnership con l’Arabia Saudita?
Oltre ai programmi e i progetti che ho già illustrato, le posso anticipare che nella tarda primavera si sta ragionando di organizzare una Giornata della Difesa italo-saudita, proprio per dare seguito a tutte le iniziative in corso fra i due Paesi.
Ministero dell'Istruzione
Oggi #7febbraio è la Giornata contro il #bullismo e il #cyberbullismo, introdotta nel 2017 dal Ministero dell’Istruzione per sensibilizzare su questa piaga sociale e per riflettere sugli strumenti utili a contrastarla in tutte le sue forme.Telegram
Weekly Chronicles #63
Questo è il numero #63 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era dell’Informazione e come sopravvivere: tecnologia, sorveglianza di massa, privacy, sicurezza dei dati e molto altro.
Nelle Cronache della settimana:
- VisionPro di Apple è sul mercato: che ne direbbe Nietzsche?
- Binance: un nuovo data leak
Nelle Lettere Libertarie:
- Hoppe, Israele e la scomunica di Walter Block
Rubrica OpSec:
- Come riconoscere un tentativo di phishing
- Primi passi pratici verso la privacy: la storia di Piersandro e la sua botta in testa profetica
VisionPro di Apple è sul mercato: che ne direbbe Nietzsche?
Dal 2 febbraio, per soli $3.499 o $294 al mese gli americani potranno finalmente immergersi nella nuova dimensione della realtà aumentata1. Su X già impazzano i video di persone che lo usano in giro per strada, in metro, mentre puliscono casa o perfino mentre guidano.
La realtà aumentata permetterà alle persone di visitare luoghi distanti centinaia di chilometri senza muoversi dal divano, come ad esempio una casa in vendita o la sala riunioni della sede corporate a Hong Kong.
La gamification la farà da padrone, tra deep fake2 e app che rendono anche attività come passare l’aspirapolvere in casa un gioco interattivo. Non saranno solo giochi, divertimento e lavoro. Una tecnologia del genere può avere un impatto importante nel plasmare la nostra società negli anni a venire, come fu già per il computer e per Internet. Le implicazioni non saranno solo materiali, ma anche filosofiche.
Così come oggi è assurdo parlare di “online” e “offline” (nessuno e nulla è davvero più “offline”), domani la realtà fisica si fonderà con quella virtuale, fino a rendere inutile ogni tentativo di separazione netta tra le due, che saranno una cosa sola.
BitcoinVoucherBot sponsorizza Privacy Chronicles. Niente siti web o app, niente tracking IP, nessun documento richiesto. Solo Telegram. Clicca qui per iniziare a usarlo!
E così scopriremo cosa intendeva Nietzsche quando scriveva “se scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te". In più di un modo. Il primo, più materiale, è legato al valore economico dei dati legati a questo visore, che ci osserva mentre noi osserviamo la realtà attraverso di lui: un tesoro incredibile che farà gola a chiunque abbia interessa a sapere cosa vedono i nostri occhi, cosa muovono le nostre mani, e in che modo interagiamo contestualmente sia col mondo digitale che fisico. È lo strumento definitivo di estrazione, che proietta finalmente anche Apple nell’Olimpo di cosiddetti Capitalisti della Sorveglianza3.
Il secondo modo in cui lo scopriremo è che le masse, già suscettibili a esperimenti di riprogrammazione e ricostruzione della realtà (propaganda, psy-ops, storiografia…) saranno ancora più manipolabili dai “mostri” che attraverso il Visore potranno osservarli costantemente.
Non dubito che il VisionPro avrà un successo fenomenale: da anni ormai il sistema in cui siamo ingabbiati è impegnato nel creare il consumatore perfetto proprio per questo tipo di tecnologia: centinaia di milioni di uomini bianchi soli, frustrati, lontani dalla famiglia e da ogni concetto di Dio; figli demoralizzati di un collettivismo globalista che gli ha inculcato un senso di colpa atavico verso la loro stessa natura ed ha rimosso ogni senso d’identità e realtà.
Come cantavano i Bad Religion in 21st Century (Digital Boy): I don’t know how to live but I got a lot of toys.
Non tutto è perso, però. La corsa degli Stati per il controllo di questa nuova dimensione virtuale lascerà spazio per nuovi guizzi vitali nella dimensione fisica, specie se lontano dalle grandi metropoli. Ma anche in questo caso, bisognerebbe prima discutere delle necessità filosofiche e morali alla base della riconquista di questi spazi.
Binance: un nuovo data leak
SMANTELLATA DAI CARABINIERI UNA RETE EUROPEA DI PRODUZIONE E SPACCIO DI STUPEFACENTI
Risulta in 83 indagati e 5 mln euro sequestrati l’esito di una attività dei #Carabinieri di Firenze, con il supporto di altre forze di polizia europee e di #Interpol. Disarticolata una associazione transnazionale capace di movimentare centinaia di kg di stupefacenti.
Nelle prime ore del 6 febbraio scorso i Carabinieri hanno condotto un'operazione sull'intero territorio nazionale e in altri Paesi europei con il supporto delle forze di polizia di Albania, Spagna, Olanda e Turchia. L'operazione prevedeva un'operazione congiunta di perquisizioni personali e finanziarie, compreso l'arresto di 70 detenuti, di cui 28 stranieri, e il sequestro di 8 detenuti domestici e l'obbligo di presentarli alla stazione di polizia per altri quattro. L'operazione ha comportato anche il sequestro di oltre 5 milioni di euro a causa dell'attività illecita.
L'indagine è stata supportata da #Eurojust, #Europol, #Interpol e dalla Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana (#SPAK). L'operazione è stata coordinata dall'Ufficio Criminalità Organizzata dell'Arma dei Carabinieri e dalla #DirezioneCentraleServiziAntidroga, oltre che dal Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (#RACIS) e dall'Ufficio dell'Esperto per la Sicurezza dell'Ambasciata in Albania.
Dal 2019 al 2021 l'operazione ha portato alla scoperta di un ingente traffico di sostanze, tra cui cocaina, eroina, MDMA, hashish e marijuana, introdotte in Italia dall'Albania o dai Paesi Bassi. Tra loro collaboravano quattro diverse strutture criminali, composte da cittadini italiani e albanesi, con sede in Olanda, Albania e Toscana.
In totale sono state arrestate 28 persone per traffico di sostanze stupefacenti e 68 per trasporto o vendita delle stesse sostanze.
Il Segretario Generale dell’Interpol, Jurgen Stock, ha dichiarato a riguardo: “Un enorme merito va a tutti coloro che sono coinvolti in questa importante operazione volta a sconfiggere la criminalità organizzata in tutta Europa. Siamo orgogliosi del ruolo svolto dall'INTERPOL nell'emettere 50 RedNotices (Ordini di cattura internazionali) a sostegno degli straordinari sforzi dei carabinieri italiani
e delle Forze di Polizia di altri paesi della regione. Sfortunatamente, per quanto ampia possa risultare questa operazione, rimane la punta dell’iceberg, con riguardo alla criminalità organizzata in Europa e nel mondo; mai prima avevamo visto questa vastità, sofisticazione e globalizzazione delle reti di crimine organizzato”.
ivdp.it/14061-2/
News da Marte #25 l Coelum Astronomia
"In questa nuova puntata della rubrica ‘News da Marte’ facciamo lo stato con le ultimissime immagini e dichiarazioni da parte dell’agenzia NASA. In chiusura c’è spazio per alcune attività del rover Perseverance, legate anch’esse alla gestione dell’emergenza dell’elicottero."
sergiej reshared this.
Ministero dell'Istruzione
Sottoscritto oggi il Protocollo d’intesa tra #MIM e Guardia di Finanza per il contrasto ai “diplomifici”.Telegram
Lo sgarbo
Al governo serve gente competente. Alla sanità serve che si capisca di faccende sanitarie, non che si sia necessariamente un medico (pur non essendo escluso) ma che si conoscano i problemi e si abbia idea delle soluzioni. Se, però, sei il fondatore di una catena di cliniche un problema si crea. Si chiama “conflitto d’interessi” e lo si regola – più o meno efficacemente – senza per questo preferire i nullafacenti. Vale anche per la cultura, che non è soltanto arte della parola.
Vittorio Sgarbi – geniale protagonista inseguito da un tenace avversario di nome Sgarbi – è un dirigente del centrodestra fin da prima delle sue origini ed è stato chiamato al governo da chi si suppone lo conosca. Ora afferma che il problema del conflitto d’interessi non è limitato alla sua persona, aggiungendo piacevolezze sul ministro. Non è un qualunquista di passaggio né un oppositore dei governanti. La questione che pone non potrà essere scantonata sperando che taccia. Anche perché sarebbe una vana speranza.
La Ragione
L'articolo Lo sgarbo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
O.M.F.G
OMFG https://drive.google.com/file/d/1JYKQgozL-pSKjDNF1Qn9BW0bzWdORexL/view?usp=sharing NO COMMENTbernieri.blogspot.com
L'Interoperable Europe Act è stato adottato dalla plenaria del Parlamento europeo con 524 voti favorevoli, 18 contrari e 97 astensioni.
«Nonostante le ambiguità nella formulazione e l'esclusione della comunità #FreeSoftware dalla governance del regolamento, i decisori hanno ascoltato le nostre richieste»
Informatica (Italy e non Italy 😁) reshared this.
THE MIKE BELL CARTEL – AIN’T NO HIGH (THAT’S HIGH ENOUGH) / LIKE NO OTHER 7″
Attraversiamo i giorni della merla ed io odio l’inverno. Non patisco particolarmente il freddo, ma sono solito lamentarmene.
Trovo che sia fastidioso e sgradevole. Poi però penso alla mia fortuna, giacché che vivo a latitudini particolarmente felici in cui le temperature in fondo non scendono mai troppo vertiginosamente. Pensate come ci potremmo sentire se in questo momento fossimo teletrasportati a Helsinki.
iyezine.com/the-mike-bell-cart…
The Mike Bell Cartel - Ain't No High (That's High Enough) / Like No Other 7"
The Mike Bell Cartel: sul lato A trova posto Ain't No High, un pezzo esplosivo che, grazie al mirabile suono del farfisa, può ricordare i Lyres..In Your Eyes ezine
Musica Agorà reshared this.
Ma quanto è grande la misericordia di Dio!
A Naaman, il nemico, il superbo, che solo ora appena ha ammesso ci sia un solo Signore che vuole onorare, quando chiede "tuttavia" di poter violare il II comandamento (quello sull'adorare statue o immagini) per potersi inchinare di fronte all'idolo della sua nazione, Eliso dice: "Va’ in pace"!
Che significa, non ti preoccupare: Dio ti benedirà, e quindi avrai pace.
È una conclusione sorprendente. Dio si preoccupa di persone di popoli diversi e accetta che lo si onori in maniera un po’ diversa. Siamo infatti salvati per grazia, cioè non per nostri meriti e nemmeno per i nostri riti e nemmeno per la nostra teologia, ma siamo salvi per sola grazia di Dio.
pastore D'Archino - Ma quanto è grande la misericordia di Dio!
L’episodio (II Re 5:1-19) che commento è quello di Naaman, il Siro, il siriano, e di Eliseo uno degli antichi profeti (approssimativamente del IX secolo a. C.). Certamente ci sono varie cose della …pastore D'Archino
Ministero dell'Istruzione
Oggi per il #SaferInternetDay 2024 il #MIM aderisce con un evento dalle ore 10 per riflettere sui rischi e le opportunità della Rete con gli stessi protagonisti della comunità scolastica, studenti, docenti, insieme a stakeholder pubblici e privati.Telegram
ARRESTATI IN CORSICA E SPAGNA I CAPI DELLA “SOCIETÀ FOGGIANA”, LA QUARTA MAFIA.
Il leader della mafia foggiana, Marco Raduano, fuggito nel febbraio 2023 da una sezione di massima sicurezza del carcere di Nuoro, è stato arrestato giovedì 1 febbraio in Alta Corsica. Raduano, 40 anni, indicato come leader della “Società Foggiana”, è stato arrestato giovedì sera ad Aleria, nella parte orientale dell'isola, mentre cenava in un ristorante con una donna. Individuato dai carabinieri, è stato tratto in arresto dalla Gendarmeria Nazionale francese, in collaborazione con Europol.
(Marco Raduano a Bastia il 2 febbraio 2024 dopo il suo arresto)
Il suo braccio destro, Gianluigi Troiana, latitante dal 2021, è stato arrestato contemporaneamente a Otura, vicino a Granada, nel sud della Spagna. In questo caso la localizzazioe, sempre merito dei carabinieri, ha avuto il suo apice con la cattura da parte della Guardia Civil spagnola, sempre con il coordinamento internazionale di Europol. "L'arresto all'estero di due pericolosi latitanti, il boss Marco Raduano e il suo braccio destro Gianluigi Troiana (...), rappresenta un nuovo colpo alla criminalità ", ha dichiarato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.
(Il braccio destro di Marco Raduano, Gianluigi Troiana, dopo il suo arresto a Otura in Spagna)
Marco Raduano, alias “ Faccia d'angelo” , era evaso nel febbraio 2023 da una sezione di massima sicurezza del carcere di Nuoro, in Sardegna, utilizzando delle lenzuola annodate tra loro. Poi è sceso lungo il muro della prigione, prima di fuggire. Stava scontando una pena detentiva di ventiquattro anni per appartenenza ad un'organizzazione mafiosa, traffico di droga, possesso illegale di armi e altri crimini. In un altro caso in corso, è accusato di due omicidi commessi nel 2017 e per i quali, è sotto processo anche Gianluigi Troiana, il suo braccio destro, latitante dal 2021, mentre scontava una pena, agli arresti domiciliari, di nove anni e due mesi.
A lungo sottovalutata, la mafia foggiana, detta la "quarta mafia" - per la sua apparizione successiva - è considerata la più violenta della penisola. Il suo sradicamento è diventato “un’emergenza nazionale”, nelle parole dell’ex procuratore nazionale antimafia Francesco De Raho.
#Armadeicarabinieri #Europol #Guardiacivil #Gendarmerianazionalefrancese
Quei sottosviluppati che stanno al Parlamento Europeo hanno respinto una richiesta che chiedeva un dibattito sulla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia:
Clare Daly, europarlamentare Irlandese:
"Nonostante l'importante sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, secondo cui Israele è plausibilmente accusato di genocidio a Gaza, la nostra richiesta di "The Left" avanzata da Manu Pineda di aggiungere un dibattito al riguardo è stata respinta dalla maggioranza degli eurodeputati. La guerra è pace. La libertà è schiavitù. E "Israele ha il diritto di difendersi"."
Usa, UE e UK cancro del mondo. Che siate maledetti per l'eternità!
T.me/GiuseppeSalamone
Il governo Francese ha aperto un proprio server Fediverso ufficiale
social.numerique.gouv.fr è l'Istanza #mastodon gestita dalla Direzione Interministeriale Digitale (DINUM) e spita solo account istituzionali e certificati:
Eccoli qui:
➡️ @CNES - L'agenzia spaziale francese
➡️ @Ambassadeur Numérique 🇫🇷🇪🇺 - Ambasciatore francese per gli affari digitali (in inglese)
➡️ @Min. Enseign. sup. & Recherche - Ministero dell'Istruzione Superiore e della Ricerca
➡️ @IAP - Istituto di Astrofisica di Parigi
➡️ @CNRS 🌍 - CNRS, Centro nazionale francese per la ricerca scientifica
➡️ @Unité de Recherche Géoazur - Unità di ricerca geologica/geofisica per l'Università della Costa Azzurra, CNRS, Osservatorio della Costa Azzurra
➡️ @CNRS Terre & Univers - CNRS (dipartimento spazio, geologia, ambiente)
➡️ @CNRS Ingénierie - CNRS (dipartimento di ingegneria)
➡️ @CNRS Inist - Dipartimento del CNRS che si occupa di pubblicazioni e metodi scientifici
➡️ @La science ouverte au CNRS - Scienza aperta al CNRS
➡️ @IGN France - Istituto Nazionale per i Dati Geografici e Forestali
➡️ @data.gouv.fr - Piattaforma aperta per i dati pubblici francesi
➡️ @Comité pour la science ouverte - Comitato per la Scienza Aperta
➡️ @HAL science - Archivio Multidisciplinare HAL, accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche
➡️ @DINUM - Iniziativa di innovazione digitale nel governo francese
➡️ @Design des services numériques - Sviluppo dei servizi pubblici digitali
➡️ @arcep@social.numerique.gouv.fr - Autorità di regolamentazione delle comunicazioni elettroniche
➡️ @adresse.data.gouv.fr - Database nazionali e locali di indirizzi geografici
➡️ @Transfo. Num. des Territoires - Servizi pubblici digitali a livello nazionale e locale
➡️ @Etalab - Promozione dei dati pubblici aperti
➡️ @Démarches Simplifiées - Aiutare i funzionari governativi a offrire servizi online al pubblico
➡️ @api.gouv.fr - Catalogo delle API del governo francese
➡️ @bdnb@social.numerique.gouv.fr - Database aperto degli edifici francesi
social.numerique.gouv.fr
Instance :mastodon: gérée par la Direction Interministérielle du Numérique (DINUM) Elle héberge uniquement des comptes institutionnels et certifiés.Serveur Mastodon hébergé sur social.numerique.gouv.fr
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UNA SFIDA AMBIZIOSA: IL PROGETTO EUROPEO “@ON”, GUIDATO DALLA DIREZIIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA (DIA) ITALIANA
Nel numero di gennaio 2024 di Polizia Moderna, il mensile della Polizia di Stato, un approfondito articolo di Renzo Nisi (Capo del III Reparto relazioni internazionali a fini investigativi della Dia) che tratta della rete internazionale di polizia @ON, guidata dalla italiana Direzione Investigativa Antimafia (DIA).
Il progetto europeo denominato "@ON" mira a creare una rete tra le forze di polizia coinvolte, fornendo loro informazioni rapide sulle formazioni criminali internazionali su cui stanno indagando. Ciò avviene attraverso il canale sicuro “Siena” di Europol e la creazione di un database internazionale relativo alla criminalità organizzata.
La Rete @ON annovera 45 forze di polizia di 38 paesi diversi (vedi la nota in fondo). In qualità di capofila, la Dia si impegna nello sviluppo del progetto in maniera più strategica per il contrasto alla criminalità organizzata, concretizzandone gli interventi nella vera e propria attività di indagine attraverso l'utilizzo delle potenzialità disponibili.
L’Italia e la Dia sono in prima linea in questo senso, mettendo a disposizione conoscenze e competenze per contrastare efficacemente la criminalità organizzata in tutte le sue forme. Una sfida ambiziosa, che il Paese e la Dia hanno già raccolto e sono determinati a portarla a compimento.
La Direzione Investigativa Antimafia punta sulla cooperazione internazionale contro la criminalità organizzata non solo sul fronte operativo ma anche attraverso un'operazione più proattiva di educazione delle Forze di Polizia partner straniere, per sensibilizzare sulla criminalità transnazionale e sulla criminalità di tipo mafioso. Nell'ottobre 2013 è stata adottata la Risoluzione del Parlamento Europeo sulla criminalità organizzata e sul riciclaggio di denaro. Ciò ha portato alla creazione della Rete Operativa Antimafia @ON, una rete progettata per rispondere a specifiche esigenze di intelligence e ricevere informazioni europee e italiana in contrasto alla criminalità transnazionale di tipo mafioso.
La Rete @ON collabora con Europol e il Servizio di Cooperazione Internazionale (Scip) della Direzione Centrale di Polizia Criminale del Ministero dell’Interno, attuando quello che viene denominato il “Metodo Falcone”: centralizzare le informazioni sui gruppi criminali organizzati e snellire le procedure per gli investigatori. La Rete @ON si propone inoltre di sviluppare un approccio “amministrativo” per il contrasto alla criminalità organizzata e di tipo mafioso, recuperando i fondi criminali illecitamente acquisiti.
Il documento della Commissione Europea "Strategia dell'Ue per la lotta alla criminalità organizzata 2021-2025" delinea gli obiettivi e gli obiettivi della Rete @ON e del progetto ISF4@ON. L’obiettivo è intensificare la repressione delle strutture della criminalità organizzata, concentrandosi sui gruppi che rappresentano maggiori rischi per la sicurezza e gli individui europei. In sintesi, il documento:
• sottolinea la necessità di un efficace scambio di informazioni tra le autorità contraccettive e quelle giudiziarie per una lotta efficace contro la criminalità organizzata,
• espande, modernizza e finanzia la Piattaforma multidisciplinare europea per la lotta alla criminalità (EMPACT), una struttura che riunisce tutte le autorità europee e nazionali per identificare e combattere le attività criminali prioritarie,
• aggiungerà al quadro "Prum" per lo scambio di informazioni sul DNA, le impronte digitali e l'immatricolazione dei veicoli,
• prevede un codice di cooperazione di polizia dell'UE per sostituire il mosaico di diversi strumenti e accordi di cooperazione multilaterale,
• tende a rendere i sistemi di informazione interoperabili per la gestione del sospetto, delle frontiere e della migrazione entro il 2023,
• migliora la cooperazione dell'UE per contrastare tipologie specifiche di reati,
• esamina le norme UE rispetto agli impatti ambientali,
• crea un accordo a livello europeo per contrastare la contraffazione, in particolare quella dei dispositivi medici,
• presenta misure contro il commercio illegale di beni culturali,
• riesamina il quadro normativo dell'UE sulla confisca dei proventi, sviluppa norme anti-corruzione, e valuta la normativa anti-corruzione dell'UE.
Per saperne di più:
- L’articolo sul web qui => poliziamoderna.poliziadistato.…
- Un fascicolo, in pdf, in italiano, contenente l’intero articolo scaricabile qui => poliziamoderna.poliziadistato.…
- Il documento (in pdf) della Commissione Europea, in italiano, scaricabile qui => eur-lex.europa.eu/legal-conten…
Nazioni che partecipano alla rete @ON: Francia, Germania, Spagna, Belgio e Paesi Bassi costituiscono con l’Italia il Core Group della Rete. Unitamente ad Europol sono partner: Ungheria, Austria, Romania, Australia, Malta, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovenia, Polonia, Croazia, Georgia, Norvegia, Albania, Portogallo, Usa, Svezia, Canada, Lettonia, Lussemburgo, Lituania, Estonia, Bulgaria, Montenegro, Ucraina, Cipro, Bosnia-Erzegovina, Irlanda, Kosovo, Finlandia, Grecia, Moldova e Islanda.
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_aid_85_
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160 anni di governo repubblicano aiutano...
Pensa solo al fatto che dal '66 al 2009 la Francia ha posto le proprie forze armate fuori dalla NATO: alla Francia non piace essere un vassallo degli USA...
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Unknown parent • •@Alessandro sì, a quanto pare il Giappone è stato tra i primi paesi in cui la maggior parte degli adempimenti burocratici poteva essere fatta direttamente via fax. Il bello è che il fax come tecnologia alla base della burocrazia lo stanno dismettendo proprio in questi mesi!
È il modello storico evolutivo del Giappone: un motore a due tempi in cui fasi di conservatorismo patologico si alternano a fasi di evoluzione sfrenata verso il futuro...
@aid_85@mastodon.social
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