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Acn: a maggio recrudescenza dell’attività ransomware in Italia


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Con un incremento a doppia cifra rispetto alla media semestrale precedente, l’attività ransomware in Italia torna protagonista. Ecco i settori con più vittime e come mitigare il rischio
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This Relay Computer Has Magnetic Tape Storage


Magnetic tape storage is something many of us will associate with 8-bit microcomputers or 1960s mainframe computers, but it still has a place in the modern data center for long-term backups. It’s likely not to be the first storage tech that would spring to mind when considering a relay computer, but that’s just what [DiPDoT] has done by giving his machine tape storage.

We like this hack, in particular because it’s synchronous. Where the cassette storage of old just had the data stream, this one uses both channels of a stereo cassette deck, one for clock and the other data. It’s encoded as a sequence of tones, which are amplified at playback (by a tube amp, of course) to drive a rectifier which fires the relay.

On the record side the tones are made by an Arduino, something which we fully understand but at the same time can’t help wondering whether something electromechanical could be used instead. Either way, it works well enough to fill a relay shift register with each byte, which can then be transferred to the memory. It’s detailed in a series of videos, the first of which we’ve paced below the break.

If you want more cassette tape goodness, while this may be the slowest, someone else is making a much faster cassette interface.

youtube.com/embed/3r_vtB9umZ4?…


hackaday.com/2025/06/11/this-r…






Stefano Galieni*

Si parta dal fatto che il bicchiere referendario va visto come “mezzo pieno”. Che nell’afoso silenzio elettorale, nella melassa della distrazione di massa, nell’assenza quanto nell’indicazione da parte di alte cariche dello Stato a disertare le urne, che quasi 15 milioni di aventi diritto si rechino a votare su quesiti complessi, sovente spiegati male – a volte anche dagli stessi proponenti – è un risultato da cui partire e da non dimenticare, per innescare dinamiche più articolate attorno al rapporto fra democrazia e partecipazione. Dalle prime dichiarazioni del segretario nazionale della Cgil questo dato pare acquisito, così come sembra aver preso piede la necessità di riaprire un lavoro di inchiesta sul campo nel mondo articolato, variegato e complesso del mondo del lavoro, fatto di ascolto, di ricerca, di analisi, tanto nei singoli territori, con le loro complessità, quanto nei diversi comparti produttivi. Un impegno che non si può esaurire nei luoghi di lavoro – troppo spesso effimeri, frammentati, fondati sull’isolamento – ma che deve riconnettere l’intero tessuto sociale del Paese. Non si tratta di utilizzare termini idealisti quali “ottimismo” quanto di una verifica incontrovertibile dei risultati ottenuti laddove insieme ai referendum si votava per il primo turno delle elezioni amministrative (cfr Nuoro) o al ballottaggio (Taranto o Matera). In queste città il quorum referendario si è quasi sempre raggiunto o superato e i risultati hanno dato una netta prevalenza del si. Ogni dato ipotetico, legato ad un superamento generale del quorum va preso con le molle. Se è vero che la destra tende ad appropriarsi del blocco astensionista, questa non va imitata. Non bisogna credere o far credere a proiezioni arbitrarie dei risultati anche se, va detto, laddove nei ballottaggi hanno prevalso coalizioni di centro destra, sui referendum hanno vinto le posizioni dei promotori dei quesiti. C’è però un vulnus, profondo e dalla forte natura politica che va analizzato nelle sue diverse e complesse sfaccettature. I referendum che direttamente impattavano sul mondo del lavoro sono quelli che hanno ricevuto i maggiori consensi con i 12.249.649 voti, in percentuale l’89.6% dei votanti (contro il jobs act) e i 12.220.430, pari all’ 89,04 % sul terzo quesito, quello riguardante le maggior tutele per chi lavora nelle piccole imprese. Questo perché nel mondo produttivo nazionale, questo tessuto è divenuto prevalente. Il problema forte è nel divario fra i si ottenuti ai 4 referendum e quello erroneamente presentato come quesito su immigrazione e cittadinanza.

In realtà il quesito, che mirava a dimezzare i tempi necessari per poter chiedere (non per ottenere come erroneamente, a volte anche in buona fede ha sintetizzato qualcuno), ha ottenuto oltre 3.200 mila voti in meno rispetto agli altri e questo apre ad una necessaria e urgente riflessione politica che si dirama verso diverse direzioni. I 3 milioni e 200 mila che hanno votato no ad una proposta minimale di estensione dei diritti a loro colleghe e colleghi di lavoro, a studentesse e studenti, vanno cercati in ambiti diversi, tanto in base alle appartenenze politiche, quanto alla disinformazione dilagante, quanto ai territori in cui tale dissenso si è manifestato. Con questo approccio non si intende certo fare proposte per affrontare un tema vasto e complesso, ma si propone semplicemente di analizzarlo in maniera laica e basata su dati certi, non su ipotesi. Togliamo, almeno in parte, le elettrici e gli elettori del M5S a cui il movimento aveva lasciato “libertà di coscienza” pronunciandosi compiutamente solo sui primi quattro si. Non si può dimenticare la composizione di questa forza politica che unisce ad una posizione altamente progressista su tematiche come il lavoro e l’opposizione al riarmo, crepe significative rispetto ai diritti, in particolare sul tema dell’immigrazione. Hanno governato con Salvini, una parte di loro considera ancora le Ong come “taxi del mare” ed è difficile far comprendere ad un elettorato poco politicizzato, anzi dall’origine orientato all’antipolitica, la differenza che passa fra i richiedenti asilo e chi vive e lavora magari da decenni in questo assurdo Paese. In alcuni, non tutti, i casi, i vertici – al contrario di altre forze politiche – sono più avanzati della base e questo è un problema di cui tenere conto. C’è poi una piccola area, forse ancora poco rilevante in termini numerici ma capace di proporre forti argomentazioni di contrarietà all’estensione dei diritti e che, per necessità di sintesi, proviamo a definire come i sostenitori italiani dell’approccio BSW di Sahra Wagenknecht. Si tratta di un’area di “sinistra nazionalista” secondo cui le forze comuniste (per loro neoliberiste) hanno da troppo tempo dimenticato il proletariato nazionale in nome di valori e di una società cosmopolita. Lavoratori (non è il caso che utilizzino spesso il termine al maschile), che, sentendosi abbandonati e vedendo i colleghi immigrati come concorrenti al ribasso nei salari, li percepiscono come “nemici”. Un approccio da sinistra conservatrice che però, in un contesto come quello italiano, più impoverito di quello tedesco, può trovare spazio e costituire cultura di se. Peccato che l’impoverimento del Paese non sia certo dovuto alla presenza, peraltro non competitiva di lavoratrici e lavoratori stranieri quanto all’assenza di una sana conflittualità per il miglioramento delle condizioni salariali, per un welfare da ricostruire, per servizi da estendere e non da considerare privilegi per chi, magari individualmente, li ha ottenuti.

Un’altra componente in cui ha prevalso la diffidenza vede insieme problemi di classe e generazionali. Ci si riferisce ad una marea di persone, sovente pensionate, con basso reddito e la cui informazione è basata sul livello infimo dei canali televisivi. Per questi il cambiamento sociale epocale dovuto all’immigrazione è da decenni – anche grazie a politiche di governo di diverso orientamento, complici o vigliacche – sinonimo di sconvolgimento, di paura, di insicurezza perché i volti che si incontrano sono considerati ancora sconosciuti e minacciosi. Tale paura, che secondo la narrazione tossica televisiva modello Rete 4 è generalizzante, nell’esperienza personale è rivolta principalmente contro quelle e quelli che vengono percepiti come poveri e, in quanto tali, concorrenti alla spartizione delle poche briciole lasciate da un welfare a pezzi. L’impressione, ancora da misurare con rilevazioni più accurate, è che laddove prevale un elettorato giovane e colto, spesso universitario, il divario delle opinioni sui diversi quesiti, si assottiglia molto. Resta, sia ben chiaro, ma c’è un segnale che contrasta invece con una ricerca basata su quanto accade nei territori. Nelle grandi città il si alla riforma della legge sulla cittadinanza ha avuto risultati migliori rispetto alle piccole province, significativo il divario fra un Nord più restio – pesa ancora l’influenza leghista – e un sud, in cui si è votato di meno ma dove la percentuale dei favorevoli al quinto referendum è stata maggiore. Non da ultimo, ad una prima analisi, si conferma anche un altro forte divario fra i risultati nei seggi ubicati nelle periferie e quelli in zone più borghesi.

Ad una lettura che si fermi alla fotografia del presente, i risultati sembrano confermare le tesi del BSW, che colgono la contraddizione fra un ceto medio progressista, più teso a difendere i “diritti civili” di chi non ha il problema di mettere insieme il pranzo con la cena, ed un proletariato / sottoproletariato, privo di strumenti di tutela e privo persino di quella consapevolezza di diritto alla rivolta verso le classi dominanti. E ci siamo infine arrivati, questi risultati si dimostrano questione politica da affrontare. O le soggettività politiche e sindacali si assumono la responsabilità di operare per una concreta ricomposizione di classe che passi attraverso lotte comuni, formazione, ricostruzione di una egemonia culturale in grado di ridare una spiegazione materiale e ideologica al presente o si è condannati a subire quella dell’avversario di classe.

Secondo alcune / i, questo referendum non andava fatto, secondo il parere di altre / i è stato impostato su valori di carattere liberale – come spesso capita sulle questioni inerenti diritti civili – non comunicandone la sua specificità all’interno di una complessità di classe. Chi scrive pensa che entrambe le reazioni siano inadeguate. Il referendum era necessario a seguito di totale inadempienza delle forze politiche presenti in parlamento che, o per opposizione ad ogni miglioramento di una legge razzista come la 91/1992 o per il timore di perdere consensi, non è mai stata seriamente messa in discussione. Solo una partecipazione popolare poteva riproporre meglio tale tema nell’agenda politica del Paese e questo in parte, certamente insufficiente, è avvenuto. Sulla seconda critica il ragionamento che va fatto è più articolato, spettava ai settori di classe organizzati e più avanzati, presentarlo nei luoghi critici come elemento di ricomposizione di classe ma spettava anche al ceto medio “illuminato” valorizzare il fatto che questo non era un “referendum sull’immigrazione” ma un primo tentativo per fare i conti con un Paese che è cambiato nel profondo nella propria composizione sociale.

Ora diventa necessario non disperdere quel consenso che comunque si è accumulato per farlo crescere, magari con un percorso più visibile, per ottenere non piccoli miglioramenti legislativi o accettare le proposte al ribasso come lo “ius scholae” già rilanciato da Forza Italia, ma modifiche molto più sostanziali. Bisogna puntare in alto partendo da alcuni elementi, questi si profondamente di classe. In Italia le questioni sociali sono divenute divisive quando scientemente si è scelto di separarle. Si pensi alle cd politiche inclusive per i rom, per i rifugiati, per i senza fissa dimora, per le persone con disagio psichico. Va invece reimposto di affrontare i problemi che attanagliano la vita di chi ha meno diritti o meno opportunità, riportandoli ad un carattere di universalismo. Serve edilizia popolare? Il solo modo per evitare che un quartiere di una periferia si mobiliti in maniera aggressiva perché legittimamente è stato dato un alloggio pubblico ad una famiglia “straniera” è quello di aumentare il numero di alloggi per edilizia pubblica, facendo conoscere bene i criteri di graduatoria. Lo stesso ragionamento va fatto per i presidi sanitari, per i posti negli asili nido, per tutti quei bisogni primari in cui la concorrenza fra ultimi e penultimi è determinata in realtà dal fatto che entrambi non sono garantiti dai poteri dominanti. Questo tipo di intervento che è sociale, economico, ma persino pedagogico, non va lasciato all’improvvisazione ma deve vedere come protagonisti tanto lo Stato, le regioni, i Comuni e gli enti pubblici di prossimità, quanto i corpi intermedi di cui questo Paese ha estremo bisogno, partiti, sindacati, mondo associativo eccetera. E riguardando un cambiamento sociale in atto da decenni ed irrefrenabile, deve vedere come protagoniste/i anche quelle forze vive, nate e/o cresciute in Italia che potrebbero svolgere un ruolo propulsivo.

Si tratta di coesione sociale che deve poter comprendere quante più persone possibili e attraverso cui va declinato, da “sinistra” il termine sicurezza, alibi attraverso cui da decenni si consumano le peggiori nefandezze.

Dovremmo insomma produrre un programma più ambizioso per il futuro, capace di modificare radicalmente le gerarchie dell’agenda politica e di quella, conseguente, dei media mainstream. Fino a quando si continuerà unicamente a difendersi con termini compassionevoli, che si richiamano ad un’etica che risulta inutile nella giungla della competizione individuale, saremo – molto probabilmente e quando va bene – in grado di ottenere soltanto la riduzione del danno. Invece dobbiamo volere “il pane e le rose” ad esempio costruendo quelle relazioni per cui la parola “cittadinanza”, da concessione individuale per alcune/i, riassuma il suo significato originale di appartenenza ad una comunità aperta e capace di guardare in avanti. Occorre un lavoro lungo, di tutte e di tutti, in cui il passaggio referendario va visto, con le sue contraddizioni, come un primo risultato da non rinnegare.

P.S. i referendum hanno risentito sicuramente anche, come già detto, di una scarsa quando non distorta informazione. A chi scrive è capitato, almeno un paio di volte, di partecipare in orari improbabili, a tribune referendarie televisive. Nel backstage, prima della diretta, gli esponenti della maggioranza dialogavano mostrando di comprendere quanto la presenza soprattutto di giovani immigrate/i non fosse stata mai seriamente affrontata, parlavano di urgenza di dialogo. Ma non appena le telecamere si accendevano, gli stessi si scatenavano affermando che i promotori volevano regalare la cittadinanza a clandestini, delinquenti, stupratori e, chi più ne ha più ne metta, seguendo un trito copione di esaltazione del braccio forte e autorevole dell’attuale compagine governativa. Un triste show che va in onda ogni giorno a reti pressoché unificate e in cui il contraddittorio è spesso debole se non timido. Anche questo è un intervento da perseguire perché sul pensiero televisivo si formano ancora le opinioni delle persone. Ed anche questo è un terreno di scontro di classe.

*Transform Italia




"Raggiunto l'accordo su dazi e terre rare con la Cina"
ecco l'accordo: lui toglie i dazi e la cina continua a fornire terre rare (quelle in ucraina non sono terre rare)
ma non era così già dall'inizio, prima che trump trasformasse la credibilità degli usa in una barzelletta? ogni volta che lui fa uno dei suoi tira e molla come presidente usa e non come imprenditore qualcosa si rompe nello stato usa per non ricomporsi mai più... l'economia è così. pessimo uomo d'affari.


“Proteggere il futuro”, il nuovo libro di Luca Del Fabbro: una guida per governare il cambiamento


@Politica interna, europea e internazionale
È stato presentato oggi, 11 giugno 2025, a Roma, alla Camera dei deputati, “Proteggere il futuro”, il nuovo libro del Presidente di Iren Luca Dal Fabbro edito da Rubbettino. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, Gilberto Pichetto Fratin, Renato Loiero



Reconductoring: Building Tomorrow’s Grid Today


What happens when you build the largest machine in the world, but it’s still not big enough? That’s the situation the North American transmission system, the grid that connects power plants to substations and the distribution system, and which by some measures is the largest machine ever constructed, finds itself in right now. After more than a century of build-out, the towers and wires that stitch together a continent-sized grid aren’t up to the task they were designed for, and that’s a huge problem for a society with a seemingly insatiable need for more electricity.

There are plenty of reasons for this burgeoning demand, including the rapid growth of data centers to support AI and other cloud services and the move to wind and solar energy as the push to decarbonize the grid proceeds. The former introduces massive new loads to the grid with millions of hungry little GPUs, while the latter increases the supply side, as wind and solar plants are often located out of reach of existing transmission lines. Add in the anticipated expansion of the manufacturing base as industry seeks to re-home factories, and the scale of the potential problem only grows.

The bottom line to all this is that the grid needs to grow to support all this growth, and while there is often no other solution than building new transmission lines, that’s not always feasible. Even when it is, the process can take decades. What’s needed is a quick win, a way to increase the capacity of the existing infrastructure without having to build new lines from the ground up. That’s exactly what reconductoring promises, and the way it gets there presents some interesting engineering challenges and opportunities.

Bare Metal


Copper is probably the first material that comes to mind when thinking about electrical conductors. Copper is the best conductor of electricity after silver, it’s commonly available and relatively easy to extract, and it has all the physical characteristics, such as ductility and tensile strength, that make it easy to form into wire. Copper has become the go-to material for wiring residential and commercial structures, and even in industrial installations, copper wiring is a mainstay.

However, despite its advantages behind the meter, copper is rarely, if ever, used for overhead wiring in transmission and distribution systems. Instead, aluminum is favored for these systems, mainly due to its lower cost compared to the equivalent copper conductor. There’s also the factor of weight; copper is much denser than aluminum, so a transmission system built on copper wires would have to use much sturdier towers and poles to loft the wires. Copper is also much more subject to corrosion than aluminum, an important consideration for wires that will be exposed to the elements for decades.
ACSR (left) has a seven-strand steel core surrounded by 26 aluminum conductors in two layers. ACCC has three layers of trapezoidal wire wrapped around a composite carbon fiber core. Note the vastly denser packing ratio in the ACCC. Source: Dave Bryant, CC BY-SA 3.0.
Aluminum has its downsides, of course. Pure aluminum is only about 61% as conductive as copper, meaning that conductors need to have a larger circular area to carry the same amount of current as a copper cable. Aluminum also has only about half the tensile strength of copper, which would seem to be a problem for wires strung between poles or towers under a lot of tension. However, the greater diameter of aluminum conductors tends to make up for that lack of strength, as does the fact that most aluminum conductors in the transmission system are of composite construction.

The vast majority of the wires in the North American transmission system are composites of aluminum and steel known as ACSR, or aluminum conductor steel-reinforced. ACSR is made by wrapping high-purity aluminum wires around a core of galvanized steel wires. The core can be a single steel wire, but more commonly it’s made from seven strands, six wrapped around a single central wire; especially large ACSR might have a 19-wire core. The core wires are classified by their tensile strength and the thickness of their zinc coating, which determines how corrosion-resistant the core will be.

In standard ACSR, both the steel core and the aluminum outer strands are round in cross-section. Each layer of the cable is twisted in the opposite direction from the previous layer. Alternating the twist of each layer ensures that the finished cable doesn’t have a tendency to coil and kink during installation. In North America, all ACSR is constructed so that the outside layer has a right-hand lay.

ACSR is manufactured by machines called spinning or stranding machines, which have large cylindrical bodies that can carry up to 36 spools of aluminum wire. The wires are fed from the spools into circular spinning plates that collate the wires and spin them around the steel core fed through the center of the machine. The output of one spinning frame can be spooled up as finished ACSR or, if more layers are needed, can pass directly into another spinning frame for another layer of aluminum, in the opposite direction, of course.

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Fiber to the Core


While ACSR is the backbone of the grid, it’s not the only show in town. There’s an entire beastiary of initialisms based on the materials and methods used to build composite cables. ACSS, or aluminum conductor steel-supported, is similar to ACSR but uses more steel in the core and is completely supported by the steel, as opposed to ACSR where the load is split between the steel and the aluminum. AAAC, or all-aluminum alloy conductor, has no steel in it at all, instead relying on high-strength aluminum alloys for the necessary tensile strength. AAAC has the advantage of being very lightweight as well as being much more resistant to core corrosion than ACSR.

Another approach to reducing core corrosion for aluminum-clad conductors is to switch to composite cores. These are known by various trade names, such as ACCC (aluminum conductor composite core) or ACCR (aluminum conductor composite reinforced). In general, these cables are known as HTLS, which stands for high-temperature, low-sag. They deliver on these twin promises by replacing the traditional steel core with a composite material such as carbon fiber, or in the case of ACCR, a fiber-reinforced metal matrix.

The point of composite cores is to provide the conductor with the necessary tensile strength and lower thermal expansion coefficient, so that heating due to loading and environmental conditions causes the cable to sag less. Controlling sag is critical to cable capacity; the less likely a cable is to sag when heated, the more load it can carry. Additionally, composite cores can have a smaller cross-sectional area than a steel core with the same tensile strength, leaving room for more aluminum in the outer layers while maintaining the same overall conductor diameter. And of course, more aluminum means these advanced conductors can carry more current.

Another way to increase the capacity in advanced conductors is by switching to trapezoidal wires. Traditional ACSR with round wires in the core and conductor layers has a significant amount of dielectric space trapped within the conductor, which contributes nothing to the cable’s current-carrying capacity. Filling those internal voids with aluminum is accomplished by wrapping round composite cores with aluminum wires that have a trapezoidal cross-section to pack tightly against each other. This greatly reduces the dielectric space trapped within a conductor, increasing its ampacity within the same overall diameter.

Unfortunately, trapezoidal aluminum conductors are much harder to manufacture than traditional round wires. While creating the trapezoids isn’t that much harder than drawing round aluminum wire — it really just requires switching to a different die — dealing with non-round wire is more of a challenge. Care must be taken not to twist the wire while it’s being rolled onto its spools, as well as when wrapping the wire onto the core. Also, the different layers of aluminum in the cable require different trapezoidal shapes, lest dielectric voids be introduced. The twist of the different layers of aluminum has to be controlled, too, just as with round wires. Trapezoidal wires can also complicate things for linemen in the field in terms of splicing and terminating cables, although most utilities and cable construction companies have invested in specialized tooling for advanced conductors.

Same Towers, Better Wires


The grid is what it is today in large part because of decisions made a hundred or more years ago, many of which had little to do with engineering. Power plants were located where it made sense to build them relative to the cities and towns they would serve and the availability of the fuel that would power them, while the transmission lines that move bulk power were built where it was possible to obtain rights-of-way. These decisions shaped the physical footprint of the grid, and except in cases where enough forethought was employed to secure rights-of-way generous enough to allow for expansion of the physical plant, that footprint is pretty much what engineers have to work with today.

Increasing the amount of power that can be moved within that limited footprint is what reconductoring is all about. Generally, reconductoring is pretty much what it sounds like: replacing the conductors on existing support structures with advanced conductors. There are certainly cases where reconductoring alone won’t do, such as when new solar or wind plants are built without existing transmission lines to connect them to the system. In those cases, little can be done except to build a new transmission line. And even where reconductoring can be done, it’s not cheap; it can cost 20% more per mile than building new towers on new rights-of-way. But reconductoring is much, much faster than building new lines. A typical reconductoring project can be completed in 18 to 36 months, as compared to the 5 to 15 years needed to build a new line, thanks to all the regulatory and legal challenges involved in obtaining the property to build the structures on. Reconductoring usually faces fewer of these challenges, since rights-of-way on existing lines were established long ago.

The exact methods of reconductoring depend on the specifics of the transmission line, but in general, reconductoring starts with a thorough engineering evaluation of the support structures. Since most advanced conductors are the same weight per unit length as the ACSR they’ll be replacing, loads on the towers should be about the same. But it’s prudent to make sure, and a field inspection of the towers on the line is needed to make sure they’re up to snuff. A careful analysis of the design capacity of the new line is also performed before the project goes through the permitting process. Reconductoring is generally performed on de-energized lines, which means loads have to be temporarily shifted to other lines, requiring careful coordination between utilities and transmission operators.

Once the preliminaries are in place, work begins. Despite how it may appear, most transmission lines are not one long cable per phase that spans dozens of towers across the countryside. Rather, most lines span just a few towers before dead-ending into insulators that use jumpers to carry current across to the next span of cable. This makes reconductoring largely a tower-by-tower affair, which somewhat simplifies the process, especially in terms of maintaining the tension on the towers while the conductors are swapped. Portable tensioning machines are used for that job, as well as for setting the proper tension in the new cable, which determines the sag for that span.

The tooling and methods used to connect advanced conductors to fixtures like midline splices or dead-end adapters are similar to those used for traditional ACSR construction, with allowances made for the switch to composite cores from steel. Hydraulic crimping tools do most of the work of forming a solid mechanical connection between the fixture and the core, and then to the outer aluminum conductors. A collet is also inserted over the core before it’s crimped, to provide additional mechanical strength against pullout.

youtube.com/embed/QD7_7t4SeVY?…

Is all this extra work to manufacture and deploy advanced conductors worth it? In most cases, the answer is a resounding “Yes.” Advanced conductors can often carry twice the current as traditional ACSR or ACCC conductors of the same diameter. To take things even further, advanced AECC, or aluminum-encapsulated carbon core conductors, which use pretensioned carbon fiber cores covered by trapezoidal annealed aluminum conductors, can often triple the ampacity of equivalent-diameter ACSR.

Doubling or trebling the capacity of a line without the need to obtain new rights-of-way or build new structures is a huge win, even when the additional expense is factored in. And given that an estimated 98% of the existing transmission lines in North America are candidates for reconductoring, you can expect to see a lot of activity under your local power lines in the years to come.


hackaday.com/2025/06/11/recond…



Siti di viaggio italiani insicuri: serve più cultura della sicurezza nel turismo online


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Quasi la metà dei principali siti di viaggio italiani lascia i clienti esposti alle frodi via email. Ecco come mitigare il rischio in un settore che, a livello globale, registra una crescita del 26,4% tra il 2024 e il 2032
L'articolo



Spese militari al 5% del Pil. La Nato valuta di conteggiare anche gli aiuti all’Ucraina

@Notizie dall'Italia e dal mondo

In vista del vertice dell’Aia di fine mese, la Nato sta valutando una modifica significativa alla metrica della spesa dei membri, per includere i finanziamenti e gli aiuti militari destinati all’Ucraina nel computo del nuovo obiettivo di spesa che verrà stabilito durante il Summit. È quanto



Aggiornamenti Microsoft giugno 2025: corretta una zero day già sfruttata in rete


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Microsoft ha rilasciato gli aggiornamenti mensili con il Patch Tuesday di giugno 2025 che impatta su 67 nuove vulnerabilità: tra queste anche due zero-day, di cui una che risulta essere già attivamente sfruttata in rete. Ecco tutti i dettagli e i



“Proteggere il futuro”: un estratto del nuovo libro di Luca Del Fabbro


@Politica interna, europea e internazionale
Pubblichiamo un estratto di “Proteggere il futuro”, il nuovo libro del Presidente di Iren Luca Dal Fabbro edito da Rubbettino. Il volume, introdotto dalla prefazione dell’Ambasciatore Giampiero Massolo, si propone di affrontare in modo analitico i temi cruciali della sicurezza




Con Scale AI Meta supererà OpenAI, Anthropic e Google nell’IA?

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Mark Zuckerberg sarebbe frustrato dal fatto che concorrenti come OpenAI, Anthropic e Google sembrano essere più avanti nei modelli di intelligenza artificiale e per tentare la rimonta investirà circa 15 miliardi



All about the spy planes and burning Waymos at the anti-ICE protests in LA, and a guilty plea for a massive sex trafficking ring.#Podcast


se trump non condivide ideali (imperfettamente perseguiti) di libertà e correttezza, esattamente quando vuol rendere "l'america grande" in cosa consisterebbe in pratica questa grande e quali benefici ne avrebbero tutti i cittadini? se deve essere il canto del cigno pare essere una pessima fine.
in reply to simona

vorrei capire come fanno i popoli a scegliersi sempre leader così pessimi. va anche detto che se cerchi "l'uomo forte" non è che tu possa ottenere per caso anche "l'uomo intelligente". qualcosa è chiaramente andato storto.
in reply to simona

@simona se riesci a capirlo, fammi sapere 😀

In 48 anni non sono riuscito a capirlo. Presumo per ignoranza, plagio, retropensieri per cui non potendo essere forti si cerchi qualcuno forte che somigli a come si vorrebbe essere.

Sempre perché, alla base, c'è questa benedetta litania dell'uomo forte che avrebbe sinceramente anche stancato: ma ci educano così...



Tutti i piani di Nvidia per la Germania e il Regno Unito

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Nvidia costruirà un supercomputer ad alte prestazioni in Germania; intanto, l'amministratore delegato Jensen Huang loda l'investimento del Regno Unito per aumentare le capacità di calcolo per l'intelligenza artificiale. L'azienda americana si è



Un missile che cambia le carte in tavola? Kyiv svela l’Hrim-2

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Le capacità di attacchi a lunga distanza di Kyiv sembrano essere giunte ad un punto di svolta. Lo scorso 6 giugno è stato infatti svelato un nuovo missile balistico sviluppato domesticamente, il quale sarebbe stato testato sul campo nel mese di maggio, quando è stato utilizzato per colpire con



All Eyes on my Period? Period tracking apps and the future of privacy in a post-Roe world


Privacy International investigated eight of the most popular period-tracking apps to analyse how they function and process users’ reproductive health data. Their findings raised concerns for users’ privacy, given the sensitive nature of the health data involved. These findings come within the context of the global roll back on reproductive rights and fears over law enforcement forcing apps to hand over data.

The post All Eyes on my Period? Period tracking apps and the future of privacy in a post-Roe world appeared first on European Digital Rights (EDRi).

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LIBE vote on Europol reform blow to the Commission, but still legitimises an expanding surveillance regime


European Parliament's LIBE committee vote on a reform of the Europol Regulation was a mixed bag. Although it was a blow to the European Commission's original proposal, it still legitimised an expanding surveillance regime thanks to Europol's ever-growing power and resources. Read the Protect Not Surveil coalition’s statement.

The post LIBE vote on Europol reform blow to the Commission, but still legitimises an expanding surveillance regime appeared first on European Digital Rights (EDRi).

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Apple Intelligence ci riprova alla Wwdc 2025. Sarà la volta buona?

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Attesa al varco della Worldwide Developer Conference 2025 Apple concentra l'attenzione sul maquillage grafico del proprio sistema operativo con novità che la pongono in scia al rivale Android di Google.



Apple Intelligence ci riprova alla Wwdc 2025. Sarà la volta buona?

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Attesa al varco della Worldwide Developer Conference 2025 Apple concentra l'attenzione sul maquillage grafico del proprio sistema operativo con novità che la pongono in scia al rivale Android di Google.



Texas is about to ban all speech on campuses at night. Seriously.


Texas lawmakers trying to muzzle campus protests have just passed one of the most ridiculous anti-speech laws in the country, as Freedom of the Press Foundation senior adviser Caitlin Vogus explains in the Houston Chronicle.

A new bill, SB 2972, would require public universities in Texas to adopt policies prohibiting “engaging in expressive activities on campus between the hours of 10 p.m. and 8 a.m.” Expressive activity includes “any speech or expressive conduct” protected by the First Amendment or Texas Constitution.

As Vogus writes, Governor Greg Abbott “should veto this unconstitutional and absurd bill before Texas has to waste taxpayers’ money defending it. And Texans should find some time — preferably at night — to exercise their First Amendment right to question the competence of the legislators who wrote or supported this bill.”

Read the whole article here.


freedom.press/issues/texas-is-…



Danimarca ’92 – Seconda puntata
freezonemagazine.com/rubriche/…
Come abbiamo visto nella prima parte, Richard Moeller Nielsen, commissario tecnico della nazionale di calcio danese, è chiamato a radunare in fretta e furia i suoi giocatori, ormai in procinto di partire per le ferie estive, per poter allestire la squadra che prenderà parte alla fase finale della nona edizione dei campionati europei di calcio, […]
L'articolo Danimarca ’92 – Seconda puntata




GRETA THUNBERG: “Noi rapiti da Israele. L’assalto alla Madleen è un crimine”


@Notizie dall'Italia e dal mondo
"Eravamo 12 volontari pacifici a bordo di una nave civile che trasportava aiuti umanitari in acque internazionali. Non abbiamo violato la legge. Non abbiamo fatto nulla di male", ha dichiarato ai giornalisti la giovane attivista svedese
L'articolo GRETA



E io che mi lamentavo della situazione italiana!




Did you know it’s not just two journalists who’ve been shot while covering the LA anti-ICE protests?

It’s many more. They appear to be targeting the press. Trying to silence them. Dissuade them from reporting on what is one of the most important issues America is facing.

Does the country want to submit to a fascist authoritarian?

Or do they want to fight back?

LA has chosen to fight back. And journalists are showing up to cover it. As they should.

Adam Rose is keeping a running tally on a thread on Bluesky. Highly recommend checking it out.

here’s some of the injured:

Ryanne Mena, shot with pepper balls

Sean Becker-Carmitchel, hit multiple times

Anthony Cabassa hit in face with chemical munition

Ryanne and Sean were hit again the next day, with a tear gas cannister

No name has been given but reports of someone from KTLA being hit with less lethal ammo and going to urgent care

Lauren Tomasi hit with less lethal ammo

Nick Stern shot with less lethal ammo and requires emergency surgery

These people were clearly identifying themselves as members of the press

They were there to do their jobs

And at least in the case of Lauren Tomasi, there’s video evidence which appears to show an officer taking clear aim and firing directly at her

Say their names.

Speak up.

The public need to know the risks the press are taking just to attempt to bring truth to the masses.

The Regime have been attempting to silence, sue and throttle the press since day one.

We shouldn’t tolerate any direct attacks on them.

#ice #abolishice #uspol #fascism #journalism #la #losangeles #resist




Le pasticche rosa di Grace
freezonemagazine.com/rubriche/…
Dietro le quinte del Festival di Woodstock la confusione è massima. Fuori cade una pioggia torrenziale su cinquecentomila ragazzi ammassati nel fango con poco da bere e da mangiare. Gli organizzatori del festival avevano stimato la presenza di 200.000 ragazzi e sono stati travolti dalla folla che in lunghe file ha raggiunto la fattoria di […]
L'articolo Le pasticche rosa di Grace proviene da FREE


Cosa faranno Nokia e Leonardo sulle reti wireless per le infrastrutture critiche (e non solo)

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Il gigante finlandese delle telecomunicazioni collabora con il colosso della difesa aerospazio italiano per fornire reti wireless private

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Nel frattempo, nella civilissima Reggio Emilia...

[accade spesso, tanto che diverse compagnie di noleggio hanno lasciato la città]



Dalla Newsletter di Haaretz


The U.K., Canada, Australia, New Zealand and Norway announced that they are imposing sanctions on Israeli ministers Itamar Ben-Gvir and Bezalel Smotrich, for inciting violence against Palestinians in the West Bank." In a joint statement, the five countries charged Ben-Gvir and Smotrich with inciting "extremist violence and serious abuses of Palestinian human rights."

The statement added that "the Israeli Government must uphold its obligations under international law, and we call on it to take meaningful action to end extremist, violent and expansionist rhetoric."

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In risposta al "Wilson" di oggi


Per chi non lo conoscesse, "Wilson" è il nuovo podcast di Francesco Costa, direttore del Post.

Nel numero di oggi Francesco Costa ha fatto alcune osservazioni, in parte condivisibili in parte no, per spiegare l'esito dei referendum.

A scanso di equivoci, premetto che per me che milito nella CGIL da quasi 15 anni questo referendum è stato una sconfitta tremenda. Non c'è nessun bicchiere mezzo pieno da guardare, c'è solo un bicchiere vuotissimo. Chi sta cercando di vedere la parte mezza piena del bicchiere (il mondo politico) si sta cimentando in un'opera ammirevole di free climbing sugli specchi che però mi sembra non avere alcuna consistenza sul piano dei contenuti.

Il segretario Landini ha affermato "Non abbiamo raggiunto il quorum. Non è una vittoria" che se da un lato non rende affatto l'idea di quanto sia stata una sconfitta pesante per tutti noi che ci abbiamo sperato e abbiamo lavorato per la sua riuscita, almeno ha il pregio di non attirare il ridicolo sui militanti della sua organizzazione. Ai militanti del PD non è andata altrettanto bene, e me ne dispiace; la ridicolaggine di certe affermazioni dei loro leader va ben oltre il giustificabile.

Per tornare al podcast, mi ha colpito innanzitutto la sicurezza con cui Francesco Costa ha individuato tutti i punti per cui, a suo parere, il referendum non doveva essere fatto, tutti i motivi che facevano capire fin dall'inizio che sarebbe andata male. Come scrivevo sopra, in parte concordo con le sue osservazioni, mi domando solo perché abbia aspettato il "dopo" per snocciolare le ragioni del fallimento e non l'abbia fatto prima. Mi è sembrato un tango ballato sulle note del senno di poi.

Ho anche riascoltato l'evergreen sulla "difficoltà dei quesiti", a suo dire troppo tecnici. Siamo un paese ben strano se ancora non abbiamo capito che un parere sul quesito non ce lo possiamo fare dentro la cabina, il giorno dei referendum, leggendo il testo sulla scheda, perché neanche il presidente dell'ordine degli avvocati ce la farebbe a raccapezzarsi tra quelle proposte di cancellare una parola sì e una no in leggi che rimandano ad altre leggi che rimandano ad altre leggi ancora. Il quesito lo si deve capire prima e altrove, nelle settimane che precedono il voto e sui giornali. Il Post ad esempio ha fatto diversi ottimi articoli e podcast sugli argomenti oggetto del referendum. Chi voleva capire di cosa si stava parlando lo poteva fare abbastanza facilmente informandosi al solito modo, leggendo e ascoltanto chi ne scriveva e ne parlava, non credo siamo un paese con bisogni educativi speciali.

E poi mi hanno colpito le assenze, quei temi che non ha toccato neanche di striscio. Provo a buttarne giù un paio.

Davvero non c'è nulla da dire sul fatto che venga indetta una consultazione e che il 70% dei votanti preferisca non andare a votare? Basta accennare, come è stato fatto nel podcast, al fatto che questi sono gli anni con il più gran numero di occupati a tempo indeterminato, che il problema dei licenziamenti non è sentito e che invece la gente si preoccupa dei salari che non crescono? Ma lo sa Francesco Costa quali sono le percentuali di metalmeccanici che partecipano agli scioperi per il rinnovo del loro contratto (quindi per il problema dei salari che non crescono)? Beh, nella mia azienda (150 impiegati) sono circa il 4%. Dov'è tutta questa gente che non si preoccupa dei licenziamenti e che vorrebbe invece occuparsi dei salari? A me sembra il solito "benaltrismo", quell'invenzione cognitiva in virtù della quale qualsiasi sia il problema c'è sempre un ottimo motivo per non occuparsene.

E ancora, è accettabile che in una consultazione referendaria il comportamento di chi non ha nulla da dire conti più di quello di chi invece ce l'ha qualcosa da dire? Possiamo aprire un dibattito sulla ragione per cui ci debba essere un quorum ai referendum abrogativi? Magari chi ritiene che il quorum sia utile ci potrebbe spiegare perché è utile solo sui referendum abrogativi e non, ad esempio, sui referendum costituzionali.

Perché ad un referendum sull'abolizione dell'articolo più insulso di una legge sulla materia più insulsa viene richiesto di garantire, tramite il raggiungimento di un quorum, che la decisione non sia presa da una minoranza di persone mentre ad un referendum costituzionale per l'approvazione di una riforma che sostituisse la Repubblica con la Monarchia, la Magistratura con le telefonate da casa e togliesse il diritto di voto a chi ha il cognome che inizia con "P" non verrebbe richiesto alcun quorum ma basterebbe il voto di una sola persona per procedere alla suddetta modifica?

E insomma, già perdere fa male, se poi bisogna anche elaborare il lutto con questi contributi del Post... sem a post!

#ilPost #referendum #CGIL



questo è matto da legare... ve lo dico io. matto e pericoloso. ha intenzione di invadere se stesso praticamente... l'esercito americano che invade gli stati uniti.


LOTTA AL TRAFFICO ILLECITO MARITTIMO. L’ESPERIENZA DEL PROGRAMMA SEACOP


La cooperazione internazionale è fondamentale nel contrasto ai traffici illeciti marittimi per diversi motivi: la natura transnazionale dei traffici: le rotte del traffico illecito (droga, armi, esseri umani, legname, ecc.) attraversano più giurisdizioni. Nessun Paese può affrontare efficacemente il problema da solo.La condivisione di informazioni e intelligence: la cooperazione consente lo scambio tempestivo di dati tra forze dell’ordine, dogane e autorità marittime. La standardizzazione delle procedure: operare con protocolli comuni facilita le operazioni congiunte e migliora l’efficacia dei controlli. La formazione e rafforzamento delle capacità: i Paesi con meno risorse possono beneficiare del supporto tecnico e formativo di partner più esperti. La risposta coordinata: le operazioni congiunte permettono di colpire simultaneamente più nodi della rete criminale.

### Il progetto SEACOP dell’Unione Europea

Il SEACOP (Seaport Cooperation Project) è un’iniziativa finanziata dall’Unione Europea, giunta alla sua sesta fase (SEACOP VI), che mira a rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta contro il traffico illecito via mare.
Obiettivo principale è contrastare il traffico di droga e altri traffici illeciti (come il legname) attraverso il rafforzamento delle capacità operative e di intelligence nei porti di Africa, America Latina e Caraibi.
Le attività principali consistono nella creazione e supporto di Unità di Intelligence Marittima (MIUs) e Unità di Controllo Marittimo Congiunto (JMCUs); nella formazione di agenti locali su tecniche di ispezione, profilazione dei rischi e cooperazione internazionale; nella promozione della condivisione in tempo reale delle informazioni tra Paesi partner e agenzie europee come FRONTEX, MAOC-N, e le forze dell’ordine nazionali.

In sintesi, SEACOP rappresenta un esempio concreto di come la cooperazione internazionale possa tradursi in azioni operative efficaci contro le reti criminali transnazionali, contribuendo alla sicurezza globale e allo sviluppo sostenibile delle regioni coinvolte.

### SEACOP ed i Paesi del Caribe

Grazie a SEACOP, 13 paesi del Caribe hanno potuto aumentare la loro capacità di risposta ai pericoli marittimi, con oltre 120 sequestri di merci illecite e miglioramento della coordinazione nazionale e regionale.

Il progetto si basa su un approccio decentralizzato e rispondente alle esigenze della regione, formando “equipaggiamenti virtuali”, inter-agenzie che possono rispondere ai pericoli in modo rapido e efficace. In 10 anni, SEACOP ha formato oltre 750 ufficiali e ha migliorato la capacità di risposta dei paesi del Caribe ai pericoli marittimi.

### SEACOP VI


Il progetto SEACOP VI mira a combattere il traffico di stupefacenti e le reti criminali associate in America Latina, Caraibi e Africa Occidentale. L’obiettivo principale è interrompere i flussi illeciti e rafforzare la cooperazione tra le autorità responsabili della sicurezza dei confini e della lotta al crimine organizzato. Il progetto si concentra su tre obiettivi principali: rafforzare le capacità di analisi e identificazione di navi sospette, rinforzare le capacità di ricerca e intercettazione di merci illecite e migliorare la cooperazione e la condivisione di informazioni a livello regionale e transregionale.

Il progetto SEACOP VI è il sesto fase del progetto Seaport Cooperation e si concentra su una gamma più ampia di attività illecite, compresa la criminalità ambientale e i flussi illeciti transatlantici. Il progetto si avvale dell’esperienza di diverse agenzie europee e lavora in stretta collaborazione con le autorità locali per combattere il crimine organizzato e garantire la sicurezza dei confini.

### I principali successi di SEACOP

Operazione GRES-Atlantico-SUR (giugno-luglio 2024)
Questa iniziativa, nata nell’ambito di SEACOP, ha coinvolto Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Senegal e ha ottenuto risultati straordinari in appena un mese: oltre 5 tonnellate di cocaina sequestrate (4 tonnellate in Paraguay, 800 kg in Argentina, 380 kg in Brasile, 1 tonnellata di marijuana sequestrata in Paraguay, più di 10 arresti in operazioni coordinate, controlli su oltre 15 navi e container marittimi, numerosi controlli aerei e nei porti strategici come Santos (Brasile), Montevideo (Uruguay), Dakar (Senegal) e Asunción (Paraguay).
L’operazione ha dimostrato l’efficacia della condivisione di intelligence marittima e fluviale. Ha portato alla creazione di centri di coordinamento operativo in Argentina e Senegal. È in fase di espansione con il progetto GRES-Ports, che mira a rafforzare i controlli nei principali porti del Pacifico e dei Caraibi.
Il successo è stato possibile grazie alla collaborazione con: EMPACT (piattaforma europea contro le minacce criminali), MAOC-N (Centro di analisi e operazioni marittime), Progetto COLIBRI, EUROFRONT, e la Rete Iberoamericana dei Procuratori Antidroga (RFAI).
Questi risultati mostrano come SEACOP stia evolvendo da un progetto di formazione e capacity building a una rete operativa internazionale capace di colpire duramente le reti criminali transnazionali.


#SEACOP #UNIONEEUROPEA #UE #EU

@Politica interna, europea e internazionale



#USA-#Iran, diplomazia al limite


altrenotizie.org/spalla/10705-…


Nell'ambito della sua visita ufficiale in Montenegro, il Ministro Giuseppe Valditara, ha incontrato oggi il Ministro dell'Istruzione, della Scienza e dell'Innovazione del Montenegro, Anđela Jakšić-Stojanović.


Air traffic control (ATC) audio unearthed by an aviation tracking enthusiast then reviewed by 404 Media shows two Predator drones leaving, and heading towards, Los Angeles.#News
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