Medio Oriente, Maria Gianniti (Tg1) ospite di Lumsanews: “A Gaza si rischia un nuovo Iraq”
A cura di Alessio Corsaro
L'articolo Medio Oriente, Maria Gianniti (Tg1) ospite di Lumsanews: “A Gaza si rischia un nuovo Iraq” su Lumsanews.
Retromarcia sul piano di Trump. Netanyahu: “L’esercito resterà nella Striscia” (Il Fatto del giorno)
[quote]A cura di Leonardo Macciocca
L'articolo Retromarcia sul piano di Trump. Netanyahu: “L’esercito resterà nella Striscia” (Il lumsanews.it/retromarcia-sul-p…
Dal nuovo missile Teseo Mk2E alla torretta Lionfish 30, cosa c’è in mostra a Seafuture 2025
@Notizie dall'Italia e dal mondo
A La Spezia ha preso il via Seafuture 2025, evento che, fino al 2 ottobre, mette in campo le ambizioni tecnologiche e strategiche della difesa navale italiana e non solo. Alla cerimonia inaugurale il ministro Guido Crosetto ha lanciato un messaggio chiaro: “non c’è progresso senza sapere, senza
“The Voice of Hind Rajab” a Orvieto il primo ottobre
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/09/the-voi…
Domani sera (primo ottobre), alle 20, presso il cinema Corso, promosso da Articolo 21 e dal coordinamento della Palestina, “The Voice of Hind Rajab”. Diretto da Kaouther Ben Hania (nominata agli Oscar per Four
Kruku reshared this.
freezonemagazine.com/articoli/…
C’è una rara coerenza tra vita e arte quando si parla di Angelica Mente, alias Nicoletta Magnani. Architetto, flautista e violoncellista, cantautrice, scrittrice di prosa poetica e disegnatrice, l’artista varesina ha sempre intrecciato i linguaggi in un unico ordito, dove ogni gesto creativo sembra rimandare all’altro, in pratica lei è un genio multiforme. Dopo l’avventura […]
L'articolo
Ucraina, la Russia colpisce i soldi della Nato
Il Corriere della Sera dice ai suoi lettori che Putin è un dittatore comunista, com’è d’uso per un giornale satirico che i suoi lettori e persino i suoi redattori prendono invece sul serio, dimostrando così il livello a cui è giunta quella che una volta si chiamava la buona borghesia italiana.
Non dice invece, assieme ai confratelli dell’ordine giornalistico Fatemalefratelli, che Putin va ascoltato con molta attenzione. Qualche tempo fa il presidente russo aveva detto che se i Paesi della Nato avessero creato in Ucraina nuove fabbriche di armi, esse sarebbero state distrutte. E il monito si è trasformato in realtà: è stata completamente azzerata la fabbrica di droni sentinella che i tedeschi avevano impiantato in una delle officine attorno al complesso Antonov, quello che ai tempi dell’Unione sovietica produceva l’aereo da trasporto più grande del mondo.
Si tratta di un cambiamento di strategia da parte russa che risponde alla nuova ondata di aggressività delle Nato e al suo tentativo di aggirare il problema del trasporto di armi in Ucraina, installando stabilimenti direttamente in loco.
Ma non si tratta solo di questo stabilimento: decine di fabbriche legare alla Nato in numerose località sono state colpite e distrutte, assieme a un certo numero, dai 5 ai 6, di F16 nell’aeroporto di Starokonstantinov.
Naturalmente l’Alleanza Atlantica, com’è suo inveterato costume, non bada molto alle vittime civili e così le fabbriche di armi sono situate, di proposito, in mezzo alle città in modo da rendere più problematico colpirle. Ma missili e droni russi sono piuttosto precisi e raramente danneggiano strutture civili: a fare vittime è piuttosto la contraerea ucraina i cui missili finiscono per cadere sulle case dopo aver colpito l’aria.
I cittadini ucraini hanno prodotto fino ad ora centinaia di migliaia, se non milioni di foto che raffigurano i resti di tali missili, dei Patriot in particolare, disseminati sulle strade e in qualche caso caduti anche sulle case e su ospedale.
Poco male, è tutta carne al fuoco per la propaganda antirussa: è molto facile per i carnefici trasformarsi in vittime, come hanno tentato persino di fare i sionisti, la cui strage era sotto gli occhi di tutti. Con il piccolo particolare che i missili ricadono sulla città quando non colpiscono i loro obiettivi e dunque alla fine si tratta di carcasse che narrano soprattutto la mediocrità dei sistemi di difesa occidentali.
Ad ogni modo questa nuova strategia russa, di passare dal colpire le infrastrutture energetiche e militari ucraine, alle vere e proprie fabbriche di armi, ha un significato che va al di là dell’ovvia distruzione della residua capacità militare ucraina, ma punta a colpire gli interessi economici che tengono viva la guerra al di là di ogni ragionevolezza.
Negli ultimi due anni parecchie industrie, soprattutto tedesche e francesi, ma anche britanniche e statunitensi hanno investito in fabbriche di armi in ucraina, soprattutto volte alla realizzazione di droni e rischiano ora di ritrovarsi con un mucchio di macerie.
Dunque il nuovo verso della guerra da parte dei russi è quella di scoraggiare chi pensasse di speculare sull’ucraina e di demolire assieme alle fabbriche, anche quell’atmosfera favorevole alla guerra che è anche frutto di questi investimenti. Insomma Putin che non è un dittatore comunista come dicono i venditori di balle all’ingrosso, sta dicendo agli occidentali: l’Ucraina non è un posto dove potrete fare soldi fomentando un’inutile strage.
Ma come si desume anche alla distruzione del centro logistico Nato di Vinnitsa, avvenuto due giorni fa, Mosca non ha più alcuna prudenza nel colpire le strutture dell’Alleanza. Ora che la pace sembra più lontana e l’accanimento della Nato non ha più ritegno nel sostegno della guerra, non c’è ragione di non colpire strutture che di ucraino hanno solo il nome.
È certamente un argomento molto più efficace di tutti quelli proponibili per porre fine al conflitto. Del resto l’unica strategia della Nato è ormai quella di colpire le città russe, di portare attacchi sotto falsa bandiera, di importare mercenari di cui intero battaglione è stato sgominato proprio l’altro giorno. Ma alla fine, persa la guerra, la Nato perderà anche la sua guerriglia.
ilsimplicissimus
Assemblea Nazionale “Convergiamo” del 27/09 – Le conclusioni
Stop Rearm Europe: "Governo dica a Israele che Flotilla non si tocca". Sì a Tavolo delle convergenze di Rete No DL Sicurezza e ad alleanze internazionali.Rifondazione Comunista
I lavoratori del Teatro La Fenice hanno dichiarato “lo stato di agitazione permanente” a seguito della nomina di Beatrice Venezi alla Direzione Musicale del teatro e chiedono la revoca della nomina giudicata non trasparente, “imposta” e “non all’altezza della tradizione del Teatro”.
In una lettera aperta al Sovrintendente le Professoresse e i Professori d’orchestra contestano il metodo della nomina, avvenuta senza nessuna consultazione dei lavoratori, e il merito: “il suo curriculum non è minimamente paragonabile a quello delle grandi bacchette che in passato hanno ricoperto il ruolo di Direttore Musicale” de La Fenice.
La nomina di Beatrice Venezi – che nel 2021 ha ricevuto il premio “Atreju21″ nell’ambito della festa Atreju organizzata annualmente dal partito Fratelli d’Italia e nel 2022 è stata nominata dall’allora ministro San Giuliano “consigliere per la musica” – è stata approvata all’unanimità dal presidente della Fondazione, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, e da tutti i consiglieri di indirizzo. Con le ovvie felicitazioni del ministro Giuli.
Dopo i lavoratori e l’Orchestra anche il pubblico de La Fenice si è fatto sentire: al solo annuncio della nomina si sono registrate disdette da parte degli abbonati storici del teatro.
Ancora una volta la destra al Governo pensa di poter imporre una sua fantomatica “egemonia culturale” attraverso nomine “improbabili” in tutti i luoghi di produzione culturale del paese, tagliando fondi agli artisti “scomodi” e imponendo censure.
Rifondazione comunista sostiene la lotta dei lavoratori e delle professoresse e dei professori d’orchestra in difesa del prestigio di un Teatro che ha fatto la storia culturale di questo paese e come tale è riconosciuto in tutto il mondo e in difesa di una gestione democratica e partecipata di quella che è una istituzione culturale pubblica.
Rifondazione comunista è con i lavoratori e gli orchestrali de La Fenice perché, come dicono in un loro volantino, “la musica non ha colore, non ha genere, non ha età. La musica è arte, non intrattenimento”.
Per Rifondazione comunista i teatri lirici hanno oggi più che mai bisogno di una grande riforma: devono tornare ad essere luoghi pubblici e democratici di produzione, formazione e diffusione culturale, devono poter contare sulla certezza di finanziamenti pubblici garantiti dallo Stato, devono poter valorizzare al massimo le grandi professionalità dei nostri lavoratori che devono poter partecipare alle scelte che li riguardano. Come tutti i luoghi della cultura devono essere sottratti alle ingerenze governative e devono avere un unico obiettivo: la qualità artistica delle produzioni.
Stefania Brai, responsabile nazionale cultura Prc/Se
Il 25 settembre Adriano Di Maio, direttore dell’area cinema e serie tv della Rai, annuncia alla stampa la programmazione su Raitre del film premio Oscar “No Other Land” per il 7 ottobre. La data è ovviamente simbolica come è simbolico il fatto che si tratta di un’opera diretta, prodotta, scritta e montata da un collettivo israelo-palestinese.
Mentre i coloni israeliani investivano uno dei registi – Basel Adra – e occupato la sua casa, mentre l’esercito israeliano aggrediva, picchiava e arrestava Hamdam Ballal, uno degli operatori del film, e mentre veniva ucciso da un colono Odeh Hadalin, tra i protagonisti del film, mentre accadeva tutto questo, la Rai ha pensato bene di sospendere la trasmissione di “No Other Land” senza nessuna giustificazione pubblica.
Rifondazione comunista chiede alla dirigenza del Servizio pubblico radiotelevisivo se è vero che la sospensione della programmazione del film è avvenuta a seguito di una “telefonata di natura politica”, come riportato dalla stampa.
Se la notizia risponde a verità Rifondazione comunista chiede che sia reso pubblico il nome dell’autore della telefonata, il contenuto della conversazione e il nome del dirigente o dei dirigenti che hanno acconsentito alla richiesta di censura. Altrimenti la Rai – Servizio pubblico pagato dai cittadini e dalle cittadine – chiarisca pubblicamente le motivazioni di una scelta di tale gravità.
Rifondazione comunista chiede ai membri del Governo di assumersi pubblicamente la responsabilità di una gravissima interferenza e censura politica sul servizio pubblico radiotelevisivo e sulla libertà di espressione e di comunicazione.
Rifondazione comunista da anni si batte per una nuova legge di riforma della Rai che la sottragga alle ingerenze governative cui è sottoposta grazie alla legge del 2015 del Pd e che la riporti sotto il controllo del Parlamento. Oggi anche in obbligata attuazione di un Regolamento europeo.
Ma come Rifondazione comunista riteniamo che non sia sufficiente cambiare la “governance”. Occorre affrontare i nodi della sua missione, della sua struttura aziendale, delle sue professionalità, del suo rapporto col paese reale. Finché il consiglio di amministrazione sarà privato di qualsiasi ruolo, finché tutti i poteri rimarranno nelle mani di una sola persona al comando, finché non si restituirà potere decisionale e ideativo alle varie strutture e alle tante professionalità, finché non si attuerà un reale decentramento e una reale democratizzazione interna ed “esterna” della Rai, non ci sarà una reale riforma del servizio pubblico.
Stefania Brai, responsabile nazionale cultura Prc/Se
reshared this
rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
La Flotilla entra in zona di blocco. Idf: “Ha legami con Hamas”. Delia: “Solo propaganda”
[quote]ROMA – Dopo lo stop definitivo a qualsiasi mediazione da parte del comitato direttivo, le quarantasei barche della Global Sumud Flotilla proseguono la loro rotta verso Gaza. Oggi, 30 settembre,…
L'articolo La Flotilla entra in zona di blocco. Idf: “Ha legami con
La Gallery di Settembre
Ecco un po’ di foto dalle nostre Cellule Coscioni in giro per l’Italia, dagli eventi precongressuali a PMA per tutte fino alla mobilitazione per la campagna “Aborto senza ricovero. Clicca sull’icona della macchina fotografica per scorrere le foto!
L'articolo La Gallery di Settembre proviene da Associazione Luca Coscioni.
Bis di Fratelli d’Italia nelle Marche, riconfermato Acquaroli. Ricci: “Lotta impari”
[quote]ANCONA – “Gli elettori hanno premiato una persona che in questi anni ha lavorato senza sosta per la sua Regione e i suoi cittadini”. Giorgia Meloni festeggia così la vittoria…
L'articolo Bis di Fratelli d’Italia nelle Marche, riconfermato Acquaroli. Ricci: “Lotta impari”
Come l’intelligenza artificiale rivoluzionerà l’industria
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Chi c'era e che cosa si è detto al seminario di Start Magazine “Ai alla prova dei fatti”
bomby reshared this.
Ucraina, linea comune Ue-Nato: “Serve un muro di droni”. Mosca replica: “Iniziativa triste”
[quote]KIEV – “L’Ucraina è la nostra prima linea di difesa, dobbiamo aumentare gli aiuti“. È questa la linea comune della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e del…
L'articolo Ucraina, linea comune Ue-Nato: “Serve un muro di droni”. Mosca
PODCAST. I 20 punti di Trump: un piano per cancellare la questione palestinese
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Festeggia Netanyahu che torna da Washington con in tasca un progetto che accoglie le sue condizioni per fermare la distruzione di Gaza e, più di tutto, non offre alcuna garanzia per la creazione di uno Stato palestinese
L'articolo PODCAST. I 20 punti
Driving a Laser at 200 Volts for Nanoseconds
If there’s one lesson to be learned from [Aled Cuda]’s pulsed laser driver, it’s that you can treat the current limits on electronic components as a suggestion if the current duration is measured in nanoseconds.
The components in question are a laser diode and an NPN transistor, the latter of which operates in avalanche mode to drive nanosecond-range pulses of high current through the former. A buck-boost converter brings a 12 volt power supply up to 200 volts, which then passes through a diode and into the avalanche transistor, which is triggered by an eternal pulse generator. On the other side of the transistor is a pulse-shaping network of resistors and capacitors, the laser diode, and a parallel array of low-value resistors, which provide a current monitor by measuring the voltage across them. There is an optoisolator to protect the pulse generator from the 200 volt lines on the circuit board, but for simplicity’s sake it was omitted from this iteration; there is some slight irony in designing your own laser driver for the sake of the budget, then controlling it with “a pulse generator we don’t mind blowing up.” We can only assume that [Aled] was confident in his work.
The video below details the assembly of the circuit board, which features some interesting details, such as the use of a transparent solder mask which makes the circuit layout clear while still helping to align components during reflow. The circuit did eventually drive the diode without destroying anything, even though the pulses were probably 30 to 40 watts. A pulse frequency of 360 hertz gave a nice visual beating effect due to small mismatches between the pulse frequency of the driver and the frame rate of the camera.
This isn’t the first laser driver to use avalanche breakdown for short, high-power pulses, but it’s always good to see new implementations. If you’re interested in further high-speed electronics, we’ve covered them in more detail before.
youtube.com/embed/OXhiX0EW5MI?…
YouTube… Over Dial Up
In the days of yore, computers would scream strange sounds as they spoke with each other over phone lines. Of course, this is dial up, the predecessor to modern internet technology, offering laughable speeds compared to modern connections. But what if dial up had more to offer? Perhaps it could even stream a YouTube video. That’s what the folks over at The Serial Port set out to find out.
The key to YouTube over dial up is a little known part of the protocol added right around the time broadband was taking off called multilink PPP. This protocol allows for multiple modems connected to a PC in parallel for faster connections. With no theoretical limit in sight, and YouTube’s lowest quality requiring a mere 175 Kbps, the goal was clear: find if there is a limit to multilink PPP and watch YouTube over dialup in the process.
Setting Up the Server Side Connection
For the ISP setup, a Cisco IAD VoIP gateway with a T1 connection to a 3Com Total Control modem was configured for this setup. On the client side, an IBM Net Vista A21I with Windows ME was chosen for its period correct nature. First tests with two modems proved promising, but Windows ME dials only one modem at a time, making the connection process somewhat slow.
But for faster speeds, more ports are needed, so an Equinox com port adapter was added to the machine. However, drivers for Windows ME were unavailable, so a Windows 2000 computer was used instead. Unfortunately, this still was an unusable setup as no browser capable of running YouTube could be installed on Windows 2000. Therefore, the final client side computer was an IBM Think Center A50 from 2004 with Windows XP.
But a single Equinox card was still not enough, so a second eight port com card was installed. However, the com ports showed up in windows numbered three through ten on both cards with the driver unable to change the addresses on the second card. Therefore, a four port Digi card was used instead, giving a total of thirteen com ports including the one on the motherboard.
Testing with a mere four modems showed that Windows XP had far better multilink support, with all the modems creating a cacophony of sound dialing simultaneously. Unfortunately, this test with four modems failed due to numerous issues ranging from dial tones to hardware failures. As it turned out the DIP switches on the bottom of the modems needed to be set identically. After a few reterminating cables, three of the four modems worked.
The next set was eight modems. Despite persistent connection issues, five modems got connected in this next test with just over 200 kbps, 2000 era broadband speeds. But a neat feature of multilink is the ability to selectively re-dial, so by re-trying the connection of the three unconnected modems, all eight could work in parallel, reaching over 300 kbps.
But still, this is not enough. So after adding more phone lines and scrounging up some more modems, an additional four modems got added to the computer. With twelve modems connected, a whopping 668.8 kbps was achieved over dial up, well in excess of what’s needed for YouTube video playback, and even beating out broadband of the era. Despite this logical extreme, there is still no theoretical limit in site, so make sure to stay tuned for the next dial up speed record attempt!
If you too enjoy the sounds of computers screaming for their internet connection, make sure to check out this dialup over Discord hack next!
youtube.com/embed/LZ259Jx8MQY?…
Ritorno all’On-Prem: Le Forze Armate austriache scelgono LibreOffice
Negli ultimi anni, molte aziende hanno fatto un “pieno di cloud”, affidando infrastrutture critiche e servizi aziendali a piattaforme gestite da fornitori esterni. Tuttavia, eventi recenti e le crescenti preoccupazioni legate alla sovranità digitale stanno spingendo molte organizzazioni a riconsiderare il livello di dipendenza da servizi cloud non controllabili all’interno delle proprie regioni.
La vulnerabilità dei dati critici e la possibilità che decisioni politiche o commerciali esterne possano limitare l’accesso alle risorse hanno reso evidente che la gestione interna e la scelta di soluzioni open source possono rappresentare un’alternativa strategica più sicura.
Le Forze Armate austriache hanno completato una profonda revisione della propria infrastruttura IT, abbandonando completamente Microsoft Office a favore della suite open source LibreOffice. La transizione, completata a settembre 2025, ha interessato circa 16.000 postazioni di lavoro ed è diventata uno degli esempi più visibili di trasformazione digitale in Europa.
I vantaggi finanziari sono evidenti: un abbonamento a Microsoft 365 E3, al prezzo di 33,75 dollari per utente, costerebbe circa 6,5 milioni di dollari all’anno, mentre LibreOffice non richiede costi iniziali. Tuttavia, in questo caso, il risparmio sui costi non è stato il fattore decisivo.
La ragione principale era il desiderio di sovranità digitale e indipendenza dai servizi cloud esterni. Come ha spiegato Michael Hillebrand, responsabile ICT e difesa informatica del Ministero della Difesa austriaco, era fondamentale per l’esercito garantire che i dati critici fossero elaborati esclusivamente all’interno del Paese e non dipendessero da decisioni prese da aziende straniere.
Le preoccupazioni si sono intensificate nel 2020, quando l’esercito ha riconosciuto i rischi della dipendenza dai fornitori di cloud americani. Conclusioni simili sono state raggiunte in Germania: già nel 2019, il Ministero dell’Interno aveva messo in guardia contro l’eccessiva dipendenza dai prodotti Microsoft.
L’Austria non è l’unica a compiere questo passo. Lo stato tedesco dello Schleswig-Holstein sta migrando le sue agenzie governative a Linux e LibreOffice, mentre le autorità danesi hanno annunciato l’abbandono delle soluzioni Microsoft.
E Lione, in Francia, sta adottando Linux e LibreOffice per proteggere meglio i dati dei cittadini. Questa tendenza sta accelerando a fronte della crescente sfiducia dei paesi europei nei confronti dei fornitori di software americani.
Molti governi temono che la pressione politica possa influenzare il funzionamento di questi servizi. Queste preoccupazioni sono rafforzate da esempi recenti: Microsoft avrebbe recentemente bloccato l’accesso di Israele ad Azure, utilizzato per la sorveglianza palestinese, dimostrando che le aziende possono negare l’accesso a risorse critiche per scopi politici.
I preparativi per la transizione in Austria erano in corso da diversi anni. A partire dal 2022, i dipendenti potevano migrare volontariamente a LibreOffice e, nel 2023, sviluppatori esterni sono stati coinvolti per fornire formazione e perfezionare le funzionalità per le esigenze militari. Alcuni di questi miglioramenti, dalle funzionalità ampliate per grafici e tabelle pivot a un editor di presentazioni perfezionato, sono stati trasferiti nuovamente al progetto LibreOffice e sono ora disponibili a tutti gli utenti.
Sebbene Microsoft Office 2016 sia rimasto integrato nei flussi di lavoro dell’esercito per lungo tempo, è stato completamente rimosso nell’autunno del 2025. Tuttavia, per alcune attività, l’utilizzo dei moduli LTSC di Office 2024 o di programmi specializzati come Microsoft Access è consentito, ma solo su richiesta.
L'articolo Ritorno all’On-Prem: Le Forze Armate austriache scelgono LibreOffice proviene da il blog della sicurezza informatica.
Joe Vinegar reshared this.
HarmonyOS: 1 miliardo di dispositivi e un ecosistema open source in crescita
LaOpen Source Hongmeng Technology Conference 2025, recentemente svoltasi a Changsha, ha messo in luce i risultati raggiunti da HarmonyOS “Hongmeng” (鸿蒙) , il sistema operativo open source sviluppato da Huawei. Richard Yu, direttore esecutivo di Huawei e presidente del Device BG, ha dichiarato in un videomessaggio: “Negli ultimi cinque anni, grazie al supporto della Open Atom Open Source Foundation, l’industria, il mondo accademico e la ricerca hanno collaborato per sviluppare HarmonyOS come progetto open source, creando un vero e proprio miracolo nella storia dello sviluppo software cinese”.
Secondo i dati più recenti, la comunità open source di HarmonyOS conta oltre 9.200 collaboratori e più di 130 milioni di righe di codice contribuite fino al 31 agosto 2025 e il sistema operativo cinese è installato su quasi un miliardo di dispositivi. Il sistema operativo copre settori molto diversi, tra cui amministrazione pubblica, trasporti, finanza, energia, tutela delle acque e edilizia, affermandosi come il sistema open source in più rapida crescita.
L’avvio dell’open source risale a settembre 2020, quando la Open Atom Open Source Foundation ha integrato il codice delle funzionalità di base di HarmonyOS donato da Huawei, dando vita al progetto OpenHarmony. Da quel momento, tutte le aziende hanno potuto sviluppare versioni commerciali basate su questa piattaforma, tra cui il Hongmeng 5, rilasciato da Huawei.
Ban di Android e 6 anni per essere autosufficiente
Il progetto HarmonyOS nasce ufficialmente nel 2019, come risposta strategica di Huawei alla crescente incertezza geopolitica e tecnologica. L’idea iniziale era quella di sviluppare un sistema operativo distribuito, capace di operare su dispositivi diversi – dagli smartphone ai tablet, dai cruscotti per auto agli elettrodomestici connessi – offrendo un’esperienza utente uniforme e integrata.
La spinta decisiva allo sviluppo di HarmonyOS arrivò nel maggio 2019, quando il governo degli Stati Uniti inserì Huawei nella “Entity List”, impedendo all’azienda di ricevere tecnologia statunitense senza autorizzazioni speciali. Tra i blocchi più significativi c’era quello relativo a Google, che gestisce Android e i servizi Google Mobile Services (GMS). In pratica, Huawei si trovava di fronte all’impossibilità di aggiornare Android sui propri dispositivi con i servizi Google ufficiali.
Questo divieto accelerò in modo radicale l’autonomia tecnologica cinese.
Se prima il Paese poteva dipendere da sistemi controllati da altri, come Android o altre piattaforme americane, il ban ha imposto a Huawei e a tutta l’industria cinese di sviluppare soluzioni proprie, aperte e indipendenti. HarmonyOS non è quindi solo un sistema operativo: rappresenta un punto di svolta strategico, capace di ridurre la vulnerabilità tecnologica della Cina e di creare un ecosistema digitale nazionale competitivo.
Dal punto di vista della sicurezza e dell’intelligence internazionale, la situazione assume un peso notevole. L’incapacità di controllare il software cinese, che fino a pochi anni fa poteva essere influenzato indirettamente tramite piattaforme straniere, oggi appare come un errore strategico e di intelligence di proporzioni significative. La direzione è chiara: un sistema operativo completamente cinese, open source e distribuito, riduce la dipendenza da fornitori esterni e consolida l’autonomia nazionale, invertendo equilibri tecnologici che fino a poco tempo fa sembravano consolidati.
In sintesi, il ban su Android ha rappresentato più che un semplice ostacolo commerciale: ha accelerato l’indipendenza tecnologica cinese, trasformando un momento critico in un’opportunità storica per l’industria nazionale e per l’evoluzione di ecosistemi digitali propri, come HarmonyOS.
Accelerazione della crescita
Al 20 settembre 2025, i dispositivi HarmonyOS sono installati su un miliardo di dispositivi e HarmonyOS 5 hanno superato i 17 milioni, mentre l’App Store di HarmonyOS ospita più di 30.000 applicazioni e meta-servizi. Yu Chengdong ha sottolineato come la crescita sia stata rapida: “Ci sono voluti quasi 10 mesi per raggiungere i 10 milioni di dispositivi, e solo due mesi per raddoppiare fino a 20 milioni”, evidenziando una curva di adozione in accelerazione senza precedenti.
Questa impennata indica un punto di svolta nell’ecosistema: HarmonyOS sta passando da un sistema “usabile” a uno “facile da usare”, integrandosi profondamente nella vita quotidiana degli utenti. La piattaforma non si limita più a un singolo dispositivo, ma crea un’esperienza connessa tra telefoni, tablet, laptop, cruscotti per auto e dispositivi per la smart home, migliorando l’efficienza e la fruibilità dei servizi digitali.
Esperienza utente integrata
Gli utenti hanno iniziato a sperimentare una gestione più intuitiva delle funzioni quotidiane. Per esempio, attraverso HarmonyOS è possibile prenotare ristoranti o acquistare biglietti anche all’estero utilizzando app come Dianping, senza dover passare da applicazioni isolate. Weibo, invece, ha introdotto immagini HDR Vivid ad alta definizione, migliorando la qualità visiva dei contenuti quotidiani.
Questa integrazione tra sistemi e applicazioni permette di combinare scenari di vita reale con funzionalità digitali avanzate, creando un ecosistema fluido che cresce grazie al feedback degli utenti e all’ottimizzazione costante del sistema.
Co-creazione con sviluppatori e partner
HarmonyOS non è più solo il prodotto di un singolo fornitore, ma un ecosistema collaborativo. L’App Store di Hongmeng 5 conta oltre 9.000 applicazioni coinvolte in 70 esperienze innovative, mentre più di 100 piattaforme governative e aziendali hanno adottato il sistema, coinvolgendo circa 38 milioni di aziende.
Le app leader, come la versione Hongmeng di Xiaohongshu, hanno introdotto funzionalità innovative basate sul riconoscimento dei gesti, mentre Weibo ha migliorato l’esperienza visiva. Il design leggero e l’architettura flessibile di HarmonyOS permettono agli sviluppatori di testare e ottimizzare nuove funzionalità rapidamente, riducendo costi e tempi di sviluppo. Questo modello di co-creazione genera un ciclo virtuoso di feedback, innovazione e crescita continua.
Ecosistema digitale in espansione
Con più di 20 milioni di dispositivi, HarmonyOS ha raggiunto una scala critica che amplifica gli effetti di rete. Ogni nuovo utente e ogni nuova applicazione rafforzano l’intero ecosistema, incrementando la qualità delle interazioni e stimolando ulteriori innovazioni. L’adozione diffusa del linguaggio ArkTS e l’evoluzione della toolchain DevEco Studio hanno semplificato l’ingresso di sviluppatori di piccole e medie dimensioni, contribuendo alla biodiversità dell’ecosistema.
Il sistema opera oggi come un ciclo auto-rinforzante tra utenti, partner e sviluppatori: il feedback guida l’ottimizzazione, le innovazioni ampliano l’ecosistema e la crescita complessiva attira ulteriori utenti e aziende. HarmonyOS dimostra così che il valore di un ecosistema digitale risiede nella sua simbiosi, piuttosto che nella quantità di singoli nodi.
Verso il futuro
Secondo Richard Yu, HarmonyOS continuerà a svilupparsi trasformando il feedback degli utenti in esperienze sempre più integrate e funzionali. Il percorso di crescita del sistema operativo mostra come l’evoluzione digitale vada oltre la tecnologia, puntando alla creazione di un ecosistema collaborativo dove utenti, aziende e sviluppatori coesistono in un equilibrio virtuoso.
L'articolo HarmonyOS: 1 miliardo di dispositivi e un ecosistema open source in crescita proviene da il blog della sicurezza informatica.
Gestione della crisi digitale: la comunicazione è la chiave tra successo o fallimento
Negli ultimi anni gli attacchi informatici sono diventati una delle principali minacce per le aziende, indipendentemente dal settore. Se i reparti tecnici si concentrano sulla risoluzione dei problemi e sul ripristino dei sistemi, il vero banco di prova per un’organizzazione è la capacità di comunicare con il pubblico in modo chiaro e credibile.
In una crisi digitale, infatti, la reputazione rischia di subire danni spesso più pesanti delle perdite economiche derivanti l’attacco stesso.
La reputazione, un patrimonio fragile
La fiducia dei clienti, dei partner e persino dei dipendenti è un bene intangibile che si costruisce nel tempo e può essere compromesso in poche ore. Non è solo la gravità dell’attacco a determinare l’impatto sull’immagine aziendale, ma soprattutto la qualità delle informazioni che vengono trasmesse all’esterno.
Un’azienda che sceglie il silenzio o fornisce comunicazioni vaghe lascia spazio a interpretazioni negative e alla diffusione di voci incontrollate.
Al contrario, chi mostra trasparenza e mantiene un dialogo costante con gli utenti dimostra di avere la situazione sotto controllo, anche in condizioni di emergenza. La reputazione, in questo senso, diventa parte integrante della gestione della crisi.
Errori di comunicazione che danneggiano il brand
Durante un attacco informatico molte imprese cadono negli stessi errori, che finiscono per aggravare molto la crisi:
- Il silenzio totale. Non rilasciare alcun commento porta inevitabilmente i media e gli utenti a colmare il vuoto con supposizioni e notizie non verificate. Questo genera un danno reputazionale difficile da contenere.
- Troppi dettagli tecnici. Fornire un eccesso di informazioni può apparire come un segnale di panico e, in alcuni casi, offrire nuovi spunti agli stessi criminali. La comunicazione deve essere chiara ma sempre calibrata.
- Messaggi vaghi o impersonali. Minimizzare l’impatto o utilizzare un linguaggio troppo burocratico rischia di essere percepito come mancanza di sincerità, riducendo ulteriormente la fiducia del pubblico.
Queste strategie non proteggono il brand: anzi, creano un effetto boomerang che può durare ben oltre la fine dell’attacco.
La trasparenza come arma di difesa
Una comunicazione efficace durante una crisi informatica non significa divulgare ogni dettaglio tecnico, ma costruire un racconto chiaro e coerente. È fondamentale trasmettere tre messaggi chiave:
- Ammissione del problema, senza minimizzazioni.
- Azioni in corso, per dimostrare che il team tecnico e quello comunicativo stanno lavorando in sinergia.
- Tempistiche e aggiornamenti, per ridurre l’incertezza e mostrare che l’azienda è presente.
Questa trasparenza equilibrata è il miglior antidoto contro la diffusione di speculazioni, aiuta a rafforzare la credibilità e permette di mantenere neutro il tono delle conversazioni sui media e sui social.
PR e cybersecurity: una responsabilità condivisa
In passato la sicurezza informatica era considerata un ambito tecnico, affidato esclusivamente agli specialisti IT. Oggi è chiaro che la posta in gioco è molto più alta: la reputazione aziendale. Per questo motivo, i reparti di pubbliche relazioni devono essere coinvolti fin dai primi momenti della crisi.
Solo con un flusso costante di informazioni tra IT e PR è possibile fornire al pubblico aggiornamenti corretti e tempestivi. La mancanza di coordinamento, al contrario, espone l’azienda al rischio di comunicazioni incoerenti o contraddittorie, che aumentano la sfiducia e possono generare un danno di lungo periodo.
Verso un protocollo di comunicazione nelle crisi digitali
Ogni organizzazione dovrebbe predisporre in anticipo un protocollo condiviso per la gestione delle comunicazioni in caso di attacco informatico. Questo documento deve stabilire:
- i tempi entro cui fornire i primi aggiornamenti ufficiali;
- i canali da utilizzare (social, sito web, conferenze stampa);
- il portavoce autorizzato a parlare a nome dell’azienda;
- la linea di trasparenza da mantenere con clienti, partner e media.
Prepararsi prima significa evitare improvvisazioni durante la crisi e dimostrare professionalità, trasformando un momento critico in un’occasione per rafforzare la fiducia.
Conclusioni
La gestione di un attacco informatico non è soltanto un tema tecnico.
La comunicazione gioca un ruolo decisivo nel proteggere la reputazione aziendale. Le imprese che scelgono la trasparenza, la coerenza e la tempestività non solo riducono l’impatto immediato della crisi, ma possono persino rafforzare il legame con i propri clienti e stakeholder.
In un contesto in cui gli attacchi informatici sono sempre più frequenti, saper comunicare diventa un elemento strategico, al pari delle misure di difesa tecnologica.
Perché non si sta discutendo se verrai attaccato. Si sta solo discutendo come ne uscirai fuori dopo un attacco informatico. Ed è questa la cosa più importante sulla quale puntare.
L'articolo Gestione della crisi digitale: la comunicazione è la chiave tra successo o fallimento proviene da il blog della sicurezza informatica.
Gesundheitsdigitalisierung am Limit: Warum es bei der elektronischen Patientenakte noch immer hakt
Perù in fiamme, Bolouarte sotto accusa: contestata all’ONU e nelle piazze
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Dalla Generazione Z alle comunità indigene, cresce la contestazione contro un potere accusato di lawfare, repressione e sudditanza agli interessi delle élite
L'articolo Perù in fiamme, Bolouarte sotto accusa: contestata all’ONU e nelle piazze proviene da
UCRAINA. Giovani in fuga e accuse a Zelensky
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Mentre le trattative tra Russia e Ucraina sono in stallo, i giovani fuggono dal paese e crescono le accuse di accentramento e autoritarismo nei confronti del presidente Zelensky
L'articolo UCRAINA. Giovani in fuga e accuse a Zelensky proviene pagineesteri.it/2025/09/30/mon…
LE ACCUSE DEI POLITICI OCCIDENTALI E DEI MEDIA CONTRO LA RUSSIA RIGUARDO AGLI INCIDENTI CON I DRONI IN EUROPA NON SONO CONFERMATE DAI RISULTATI DELLE VERIFICHE DELLA NATO E DEI SERVIZI DI INTELLIGENCE NAZIONALI - Berliner Zeitung
L'analisi mostra che la maggior parte degli incidenti fa parte di operazioni standard o è conseguenza delle interferenze dei jammer ucraini, senza prove di intenzioni militari da parte della Russia. Il giornale afferma che queste accuse infondate, amplificate dai media, creano un clima di paura utilizzato per giustificare il riarmo dell'Europa.
Info Defense
Klein has attempted to subpoena Discord and Reddit for information that would reveal the identity of moderators of a subreddit critical of him. The moderators' lawyers fear their clients will be physically attacked if the subpoenas go through.
Klein has attempted to subpoena Discord and Reddit for information that would reveal the identity of moderators of a subreddit critical of him. The moderatorsx27; lawyers fear their clients will be physically attacked if the subpoenas go through.#News #YouTube
Breaking News Channel reshared this.
In occasione del XXII Congresso Coscioni: “I diritti spiegati ai bambini – Laboratori sui temi della disabilità e dell’inclusione”
I diritti spiegati ai bambini
Laboratori sui temi della disabilità e dell’inclusione
Palazzo del Popolo, Piazza del Popolo 1 – Orvieto (TR)
Per il secondo anno, nel corso del Congresso, l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica è lieta di organizzare i laboratori “I diritti spiegati ai bambini”, sui temi della disabilità e dell’inclusione. I laboratori si svolgeranno sabato 4 ottobre 2025, dalle 15.00 alle 18.00, e domenica 5 ottobre, dalle 10.00 alle 12.00.
Un viaggio per scoprire la ricchezza della diversità
I laboratori sono pensati per bambini dai 4 ai 10 anni e guidano i più piccoli alla scoperta dei diritti, dell’unicità di ciascuno e del valore dell’inclusione. Attraverso giochi, racconti e attività creative, i bambini saranno accompagnati a riflettere in modo semplice e coinvolgente sul rispetto, sulla collaborazione e sulla bellezza della diversità.
Obiettivi pedagogici
- Sviluppare empatia e sensibilità verso le difficoltà degli altri.
- Riconoscere e valorizzare le proprie unicità e quelle altrui.
- Imparare collaborazione, rispetto reciproco e sostegno.
- Trasformare le barriere in occasioni di crescita e inclusione condivisa.
Preannuncia la partecipazione dei tuoi figli! Invia una mail a laboratoribambini@associazionelucacoscioni.it indicando quanti bambini sono, l’età e le sessioni cui prenderanno parte.
L'articolo In occasione del XXII Congresso Coscioni: “I diritti spiegati ai bambini – Laboratori sui temi della disabilità e dell’inclusione” proviene da Associazione Luca Coscioni.
Testamento biologico e diritti nel fine vita – Incontro informativo in provincia di Pavia
Testamento biologico e diritti nel fine vita – Incontro informativo a Travacò Siccomario
Venerdì 17 ottobre 2025
Ore 21:00
Biblioteca Comunale “C. Protti”, Via Po 18 – Sala Ermanno Bonazzi, Travacò Siccomario (PV)
Un incontro pubblico aperto alla cittadinanza per approfondire il tema del testamento biologico (DAT – Disposizioni Anticipate di Trattamento) e, più in generale, i diritti nel fine vita.
Durante l’evento si parlerà:
- della legge 219/2017 su consenso informato e DAT,
- delle modalità per redigere e depositare le disposizioni,
- dello stato della normativa nazionale dopo la sentenza Cappato-Antoniani,
- delle nuove leggi regionali approvate in Toscana e Sardegna,
- del servizio gratuito di orientamento legale e medico-sanitario attivo con il nostro Numero Bianco.
Interverranno:
- Cristiana Zerosi e Alice Spaccini, membri della Giunta dell’Associazione Luca Coscioni.
Sarà inoltre l’occasione per presentare ufficialmente alla cittadinanza la nascita della Cellula Coscioni di Pavia, attiva sul territorio per promuovere libertà civili, autodeterminazione e accesso ai diritti.
Prenotazione consigliata: biblioteca@comune.travacosiccomario.pv.it
L'articolo Testamento biologico e diritti nel fine vita – Incontro informativo in provincia di Pavia proviene da Associazione Luca Coscioni.
Screenshots shared with 404 Media show tenant screening services ApproveShield and Argyle taking much more data than they need. “Opt-out means no housing.”#News
Breaking News Channel reshared this.
What happened to RubyGems, Bundler, and the Open Source drama that controls the internet infrastructure.#Features
Neues Polizeigesetz in Berlin: „Abkehr von der grundrechtsfreundlichen Politik“
Neues Polizeigesetz: Berliner Senat will Verhaltenscanner gegen Bevölkerung einsetzen
Bundes-Klinik-Atlas: „Es muss immer um die bestmögliche Versorgung von Patienten gehen“
simona
in reply to simona • •