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E’ attivo il più grande questionario psichedelico mai tentato


L’Associazione Luca Coscioni condivide il Global Psychedelic Survey 2025 della Michigan University, un questionario che mira a valutare il consumo globale delle molecole psichedeliche.

Il sondggio è aperto a chiunque, occorre aver compiuto 21 anni e aver consumato almeno una sostanza psichedelica. A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, funghi contenenti psilocibina, LSD, MDMA, ketamina, ayahuasca e protossido di azoto. Partecipare al sondaggio richiede dai 30 ai 40 minuti, la partecipazione è anonima e volontaria.

Qui le domande


Per un approfondimento consigliamo l’ascolto del 152° episodio di Illuminismo Psichedelico in cui Federico Di Vita ne ha parlato con Matteo Buonarroti, medico e psichiatra in formazione, vicepresidente di Simepsi, Società Italiana della Medicina Psichedelica.

La mia lotta per sbloccare l’utilizzo di cannabis e sostanze psichedeliche nella ricerca medica

La dottoressa Sue Sisley si batte per studiare la cannabis e i funghi allucinogeni contro il dolore, la dipendenza e il disturbo da stress post-traumatico.


Traduzione di Peppe Brescia del pezzo pubblicato da Nature il 28 aprile 2025

Fin dai primi anni della sua carriera, la dottoressa Sue Sisley si è dedicata con passione alla cura dei veterani militari statunitensi. All’epoca, molte delle persone che curava si automedicavano con la cannabis del mercato nero perché, a differenza dei farmaci da prescrizione, essa alleviava gli incubi e altri sintomi del disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Qualche boccata li aiutava ad addormentarsi.

“Inizialmente li scoraggiavo e, al pensiero, alzavo gli occhi al cielo”, racconta Sisley, la cui formazione le aveva insegnato a considerare come medicinali solo i farmaci approvati. “Non provavo alcuna empatia per le loro affermazioni e pensavo che fossero persone intente a ottenere droga”.

Ma col tempo, Sisley si rese conto di come l’inefficacia dei trattamenti per la salute mentale potesse alimentare la disperazione. Attualmente, in media, 17 veterani statunitensi muoiono per suicidio ogni giorno. I consumatori di cannabis tra i pazienti di Sisley erano spesso quelli che mantenevano la volontà di vivere.

“Mi ha fatto capire che ero stata ingannata dal governo e dai nostri programmi di formazione, nel credere che la cannabis fosse pericolosa”, dice. “Non sono stata formata riguardo alcun beneficio medico”.

I primi insegnamenti ricevuti dai suoi pazienti hanno influenzato Sisley. Nei due decenni successivi, ha sfidato le agenzie federali statunitensi, si è destreggiata in un labirinto legale e normativo e, con creatività, ha ottenuto finanziamenti per studiare e sviluppare trattamenti a base di cannabis e sostanze psichedeliche, che il governo statunitense aveva bloccato per decenni.

Nasce un medico-ricercatore


Dopo l’approvazione del Controlled Substances Act del 1970 da parte del Congresso degli Stati Uniti, la cannabis fu resa illegale e classificata come droga di Tabella I, definita come priva di qualsiasi uso medico riconosciuto. Questo poneva la marijuana nella stessa categoria dell’eroina e della maggior parte delle droghe psichedeliche: il possesso o l’uso di cannabis, nonché la coltivazione senza una licenza di ricerca di Tabella I, potevano comportare il carcere.

A metà degli anni ’90, diversi stati americani hanno iniziato a sfidare la legge federale, consentendo agli adulti di acquistare cannabis per scopi terapeutici. Nel 2008, quando la cannabis a fine terapeutico era ancora vietata in Arizona, Sisley fu uno dei pochi medici a parlare pubblicamente della sua legalizzazione. La sua attività di advocacy attirò l’attenzione di Rick Doblin, che si adoperò affinché alcune droghe psichedeliche e la cannabis venissero rimosse dalla Tabella I, in modo da poterle studiare e trarne i benefici terapeutici.

Doblin ha fondato un ente no-profit statunitense, la Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS), per raccogliere fondi da donatori privati ​​per le sperimentazioni cliniche. Ha contattato Sisley per guidare uno studio sulla cannabis.

Sebbene non avesse esperienza nella ricerca, Sisley era professoressa associata di psichiatria e vicedirettrice di telemedicina presso la Facoltà di Medicina dell’Università dell’Arizona a Phoenix, e Doblin ne intuì il potenziale. “Ciò che mi ha davvero colpito è che Sue guarda dove la scienza è bloccata dalla politica, ed è disposta a battersi per ciò che ritiene giusto”, afferma.

Nel 2014, Sisley e MAPS hanno ricevuto quasi 2,2 milioni di dollari dallo Stato del Colorado. Con l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, sarebbero stati pronti a condurre il primo studio clinico randomizzato e controllato al mondo sulla cannabis fumata come trattamento per il PTSD nei veterani.

Ma poi l’Università dell’Arizona si è rifiutata di rinnovare il contratto di Sisley. Nonostante Sisley affermi che l’università abbia semplicemente dichiarato che i suoi servizi non erano più necessari, ritiene che ci siano state pressioni politiche.

“Sebbene si trattasse di una ricerca legittima, e gli elettori dell’Arizona avessero approvato l’uso medico della marijuana nel 2010”, afferma Sisley, “credo che alcuni legislatori non volessero che la ricerca sulla cannabis trovasse posto all’università”.

Alla fine, però, la risoluzione del suo contratto “si è rivelata un enorme dono”, dice. Ha scoperto di non aver bisogno di un’università o di un ospedale per guidare la ricerca. Anzi, ora pensa che la burocrazia possa averla rallentata. Nei due anni successivi, Sisley ha co-fondato lo Scottsdale Research Institute, ha acquistato un edificio a Phoenix, in Arizona, e ha costruito un laboratorio per iniziare il suo studio.

Nel 2016, mentre si preparava ad arruolare i partecipanti, la cannabis per lo studio venne consegnata. All’epoca, l’Università del Mississippi a Oxford era l’unico fornitore di cannabis approvato dal governo statunitense per la ricerca umana. Ma quando Sisley aprì la scatola, rimase inorridita. La cannabis era ammuffita, polverizzata e disseminata di rametti. Non aveva niente a che vedere con le cime vendute nei dispensari, e alcuni partecipanti avevano difficoltà a inalarla perché irritava la gola.

Il team di Sisley ha scoperto che i partecipanti che avevano consumato cannabis mostravano un miglioramento rispetto al gruppo placebo, ma non abbastanza da dimostrare una significatività dal punto di vista statistico. La ricercatrice pensava che se i partecipanti avessero avuto accesso alla cannabis disponibile nei dispensari, avrebbero potuto tollerarla meglio e trarne maggiori benefici.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli ostacoli alla ricerca sulla cannabis, Sisley ha partecipato a un tour di conferenze (insieme a Dodger, il suo cane guida). Nel 2019, alla conferenza South by Southwest su musica, cinema, cultura e tecnologia ad Austin, in Texas, ha descritto quella che, all’epoca, era una battaglia decennale per completare la sua sperimentazione clinica, sottolineando un’operazione della Drug Enforcement Administration (DEA) statunitense che avrebbe potuto aiutarla. Nel 2016, l’agenzia aveva annunciato l’impegno ad ampliare la fornitura di cannabis al governo, quindi Sisley ha presentato domanda per una licenza di Tabella I per coltivare cannabis per una sperimentazione di fase IIb. Ma, dopo due anni e mezzo, la DEA non aveva ancora esaminato la sua domanda.

Fare causa al Governo per la scienza


Matthew Zorn, un avvocato di Houston, in Texas, ha partecipato alla conferenza di Sisley. Si era interessato alla cannabis come antidolorifico mentre si prendeva cura della sua compagna, successivamente morta di tumore alle ossa, ed era irritato dalla burocrazia che circondava la fornitura del farmaco per le sperimentazioni. “Tutto ciò che Sue cercava di fare era promuovere la ricerca. Ha fatto tutto secondo le regole”, afferma Zorn. Se la cannabis utilizzata in una sperimentazione “è spazzatura, ovviamente non si può dimostrare che qualcosa sia sicuro ed efficace, e quindi non sarà disponibile per i pazienti”.

Zorn reclutò il suo collega Shane Pennington, allora anch’egli residente a Houston, il quale aveva esperienza nel promuovere cause contro agenzie federali. Insieme, rappresentando Sisley pro bono, nel 2019 la aiutarono a fare causa alla DEA.

La causa ha spinto l’Ufficio di Consulenza Legale degli Stati Uniti a pubblicare un promemoria che spiegasse perché la DEA avesse trascurato la domanda di Sisley per la cannabis. Il governo degli Stati Uniti aveva ceduto il controllo della fornitura di cannabis per le sperimentazioni mediche all’Università del Mississippi, quando, in base ai termini di un trattato internazionale, avrebbe dovuto garantire che un’unica agenzia governativa possedesse e distribuisse la fornitura.

Con la pubblicazione del promemoria, “si resero conto che dovevano fare qualcosa”, afferma Anthony Coulson, ex agente speciale assistente responsabile dell’ufficio distrettuale della DEA a Tucson, in Arizona. “La causa di Sisley costrinse la DEA a presentarsi al tavolo delle trattative”.

Due mesi dopo la presentazione della causa, la DEA ha iniziato a esaminare la domanda di Sisley e di decine di altri scienziati statunitensi, consentendo loro di coltivare cannabis di grado medico per studi di ricerca. Questo è stato fondamentale, perché la cannabis utilizzata negli studi di fase III deve corrispondere a quella disponibile sul mercato per i pazienti, mentre la fornitura di cannabis del governo non lo era.

“Grazie ai suoi anni di sacrifici, Sue ha gettato le basi per ogni singolo ricercatore nel campo della cannabis”, afferma Coulson.

Il caso di Sisley si è risolto nel 2020 e lei ritiene che lottare sia valsa la pena. “Ci sono così tante persone che soffrono e che potrebbero riavere indietro la propria vita e trarre beneficio da questa ricerca”.

In quel periodo, Sisley sentì parlare di persone che si auto-somministravano la psilocibina, un farmaco presente in alcuni funghi, per trattare disturbi come la cefalea a grappolo e la tendenza al suicidio. Iniziò a documentarsi sulla terapia con psilocibina e apprese che bastavano poche sedute per sopprimere i sintomi del PTSD per mesi o anni, sebbene i partecipanti dovessero incontrare dei terapeuti per prepararsi e imparare dalle loro esperienze psichedeliche. Al contrario, le persone in genere fumano cannabis quotidianamente per mantenerne gli effetti.

Dopo aver ottenuto la licenza per la cannabis di Classe I, Sisley ha rapidamente presentato domanda per coltivare funghi che producono psilocibina. La DEA l’ha approvata immediatamente e “sembrava fare il tifo per noi”, dice la studiosa.

Coulson ha una teoria sul perché l’agenzia – che non solo fa rispettare le leggi antidroga, ma ha anche come obiettivo fondamentale il miglioramento della salute pubblica – potrebbe ora essere dalla parte di Sisley. “Vogliono che abbia successo perché è spinta a far progredire la scienza da un più profondo altruismo, ossia quello di aiutare i pazienti”, afferma. “Una volta che la conosci, ti rendi conto che non nutre alcun secondo fine. Questa è la magia di Sue”. Da quando si è ritirato dalla DEA nel 2010, Coulson ha lavorato come consulente per Sisley mentre quest’ultima costruiva l’infrastruttura per i suoi studi.

Una ricerca per studiare le medicine naturali


Negli attuali studi clinici sulla psilocibina, i partecipanti ricevono una versione sintetica del farmaco che offre un dosaggio preciso, cosa gradita sia alla FDA sia alle aziende farmaceutiche.

Ma Sisley è ansiosa di cambiare le cose. Vuole studiare i funghi interi per verificare se le diverse sostanze chimiche in essi contenute apportino benefici per la salute. Vede anche il potenziale per sviluppare trattamenti più accessibili, perché i funghi possono essere coltivati ​​a basso costo.

Ora, Sisley è impegnata a guidare il primo studio al mondo approvato dalla FDA sui funghi interi contenenti psilocibina. Ma ancora una volta, ha dovuto superare diversi ostacoli.

Per prima cosa, ha dovuto capire come consegnare i funghi in modo da rispettare gli standard di dosaggio della FDA. Ma non esisteva un protocollo pubblicato per questo.

Nicole Nichols, direttrice esecutiva dello Scottsdale Research Institute, coltiva funghi commestibili e si è offerta volontaria per sviluppare un protocollo del genere. Inizialmente, lei e Sisley hanno provato a somministrare i funghi in un tè caldo, ma i risultati sono stati incostanti. Poi hanno provato a usare le pillole, ma si sono rese conto che sarebbero state necessarie 18 capsule per somministrare la dose necessaria.

Alla fine, hanno sperimentato con il cioccolato, che mascherava il sapore sgradevole dei funghi e fungeva da involucro protettivo che stabilizzava la psilocibina. Dopo aver costantemente rispettato i requisiti di dosaggio della FDA, hanno pubblicato il loro protocollo.

“Stiamo ricevendo richieste da parte di ricercatori di tutto il mondo che vogliono accedere a funghi legalizzati a livello federale e standardizzati”, dice Sisley.

Nel frattempo, dopo aver completato il trial sulla cannabis del 2019, nel 2021 Sisley e MAPS hanno ricevuto 13 milioni di dollari dallo Stato del Michigan per uno studio di fase IIb sulla cannabis per veterani affetti da PTSD e dolore cronico. Anche questo studio ha incontrato un ostacolo quando la FDA si è opposta a una parte del protocollo di Sisley che avrebbe permesso ai partecipanti di autodosarsi. Convinta che fosse il modo corretto di condurre lo studio, Sisley ha assunto degli avvocati. Lo scorso Dicembre, la FDA ha ceduto, permettendo allo studio di proseguire. Sisley prevede di arruolare i partecipanti entro quest’anno.

Non avere paura


“Se vuoi studiare sostanze che sono state criminalizzate dal nostro governo, non bisogna avere paura,” dice Sisley, che attribuisce il suo successo al pensiero creativo e alla costruzione di coalizioni strategiche.

Nel 2023, insieme a Kevin Payne, politico repubblicano e all’epoca membro della Camera dei Rappresentanti dello Stato dell’Arizona, Sisley ha redatto la proposta di legge HB2486 per destinare fondi statali alla ricerca sulla psilocibina proveniente da funghi interi.

Afferma che c’è stata una reazione negativa da parte di altri gruppi in competizione per i finanziamenti, poiché lo Stato si trovava in deficit di bilancio in quel periodo.

“Credevamo però che ci fosse abbastanza sostegno da parte del pubblico,” dice. “Abbiamo lottato fianco a fianco con veterani militari, vigili del fuoco, poliziotti in pensione e disabili, tutti desiderosi di accedere a questa ricerca.”

La proposta di legge è stata approvata e lo Stato ha assegnato a Sisley 2,75 milioni di dollari per uno studio clinico sui funghi mirato al trattamento del PTSD grave, del dolore e della tendenza suicida. L’inizio della ricerca è previsto entro la fine dell’anno.

In presenza di scienziati che non sono riusciti a ottenere finanziamenti dai National Institutes of Health degli Stati Uniti, o che si trovano con i fondi sospesi a causa dei blocchi imposti dall’amministrazione Trump, Sisley incoraggia questi ultimi a non aspettare, ma a cercare attivamente finanziamenti filantropici e a proporre leggi proprie.

“I parlamenti statali vogliono dimostrare di essere all’avanguardia in materia di scienza che potrebbe portare subito a nuove terapie,” dice. “Il problema è che i legislatori possono vedere gli scienziati come distaccati e arroganti. Questo è ciò che dobbiamo cambiare.”

Così, Sisley percorre i corridoi del Campidoglio dell’Arizona, costruendo relazioni con i legislatori. Li informa sulla necessità di far progredire la scienza e creare un percorso verso l’approvazione da parte della FDA per le sostanze incluse nella Tabella I.

“Bisogna essere tanto attivista quanto scienziata,” dice, “perché altrimenti non si faranno progressi.”

E Sisley continua a portare avanti le sue istanze. A marzo, è tornata al South by Southwest per parlare dell’ibogaina, un composto psicoattivo derivato dall’arbusto di iboga (Tabernanthe iboga), che secondo lei potrebbe contribuire a mitigare la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti.

Tra il 1999 e il 2022, quasi 727.000 persone negli Stati Uniti sono morte per overdose da oppioidi.

Quando il Suboxone — una combinazione di naloxone e buprenorfina — è stato introdotto nel mercato statunitense nel 2002, Sisley era entusiasta all’idea di avere qualcosa che potesse aiutare a controllare i sintomi dell’astinenza da oppioidi.

“Ma ho avuto pazienti che sono rimasti dipendenti dal Suboxone per oltre 20 anni, tentando disperatamente di smettere gradualmente,” dice.

È in questo contesto che, secondo Sisley, l’ibogaina potrebbe essere utile. Alcune persone hanno riferito di essere guarite dalla dipendenza da oppioidi dopo una sola sessione terapeutica con ibogaina. Ma si tratta di una sostanza inclusa nella Tabella I ed è quindi illegale negli Stati Uniti.

Sisley intravede un’opportunità affinché gli studi sull’ibogaina vengano finanziati proprio dalle aziende farmaceutiche, dai distributori e dai rivenditori che hanno alimentato la crisi degli oppioidi. Gli accordi legali prevedono che queste aziende versino circa 57 miliardi di dollari agli stati americani nell’arco di 18 anni.

“Anche solo una piccola parte di questi fondi potrebbe davvero far progredire la ricerca,” afferma Sisley.

La passione che Sisley mette nella sua ricerca significa che continuerà a cercare soluzioni creative per aiutare chi ha avuto la vita segnata da PTSD, dolore e dipendenza.

“Non voglio mai smettere di vedere pazienti,” dice. “Mi insegnano tantissime cose.”

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A Belluno un evento su cannabis terapeutica e ludica con Matteo Mainardi
8 maggio 2025 – ore 17:45 – Sala Bianchi, Belluno

L’8 maggio 2025, alle ore 17:45, si terrà presso la Sala Bianchi di Belluno, in Viale Giuseppe Fantuzzi, l’incontro pubblico “Cannabis terapeutica e ludica: aspetti medici e giuridici”, organizzato con il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Belluno e del Comune di Belluno.


Tra i relatori, sarà presente anche Matteo Mainardi, Consigliere Generale dell’Associazione Luca Coscioni, da sempre impegnato nelle battaglie per la legalizzazione e l’accesso alla cannabis terapeutica.

Interverranno inoltre:

  • Dott. Francesco Crestani (specialista in anestesia e rianimazione)
  • Dott.ssa Roberta Gallego (magistrato)
    Introduce: Dott. Gerhard Kuehl (Cellula Coscioni Belluno-Dolomiti)

L’ingresso è libero.

Con il contributo di: Osteria Al Ponte e CanapAlpino.

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“18 anni per i diritti” – La Cellula Coscioni Lecco festeggia 18 anni di attivismo
9 maggio 2025 – dalle ore 19:30 – La Loco, Osnago (LC)

La Cellula Coscioni di Lecco invita tutte e tutti a partecipare a “18 anni per i diritti”, una serata di incontro e confronto per celebrare 18 anni di battaglie per la libertà e l’autodeterminazione, e per porre le basi degli impegni futuri.

L’iniziativa si terrà venerdì 9 maggio 2025, a partire dalle ore 19:30, presso La Loco di Osnago, in via Trieste 23.
Alle 20:00 inizieranno gli interventi, seguiti da un aperitivo conviviale.


L’evento è aperto a tutte e tutti. Prenotazione consigliata al numero 328-6449497.

Tra le partecipanti anche Alice Spaccini, membro della Giunta di Associazione Luca Coscioni APS

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Chiara Lalli partecipa a “MaternitHub – La festa delle mamme” alla Casa Internazionale delle Donne
11 maggio 2025 – dalle ore 16:00 – Casa Internazionale delle Donne, Roma

L’11 maggio 2025, a partire dalle ore 16:00, presso la Casa Internazionale delle Donne in via della Lungara 19, Roma, si terrà MaternitHub – cultura, networking e tempo per noi, un evento gratuito e aperto al pubblico, dedicato alla maternità nelle sue diverse forme e significati.


Tra le protagoniste del talk “Parto male. Maternità reale, possibile, desiderata” ci sarà anche Chiara Lalli, Consigliera Generale dell’Associazione Luca Coscioni, insieme a Greta Mauro, Giulia Minoli ed Eva Miella.

Il programma dell’evento, pensato per le mamme e i bambini, include:

  • ore 16:00 – “Madre Santissima”, installazione immersiva a cura del Collettivo Amori Difficili
  • ore 16:30 – Yoga in giardino con Antonella Marra
  • ore 16:30 – Laboratorio di produzione creativa per bambine e bambini (6-12 anni) con Giulia Arlen Livadiotti
  • ore 18:00 – Racconti d’opera “Il Barbiere di Siviglia”, laboratorio ludico-didattico a cura di Europa InCanto
  • ore 18:00 – Aperitivo a cura del Bistrot L’una e l’altra
  • ore 18:00 – Talk “Parto male. Maternità reale, possibile, desiderata”

Per prenotazioni: info@crisi-opportunita.org

L’evento è organizzato da Crisi come Opportunità, in collaborazione con Casa delle Donne, Europa InCanto, Collettivo Amori Difficili, Fandango, Zalib e altri partner culturali.

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Dopo 5 mesi di attesa, “Donatella” si vede negare il suicidio medicalmente assistito nonostante rientri nei requisiti previsti dalla Consulta


“Donatella” (nome di fantasia a tutela della privacy) è una donna veneta di 76 anni, affetta da una patologia neurodegenerativa. A seguito delle continue sofferenze cui è sottoposta a causa della malattia, “Donatella” il 6 settembre 2024 ha chiesto alla sua azienda sanitaria di riferimento la verifica delle condizioni di cui alla sentenza “Cappato-Dj Fabo”, per poter accedere legalmente in Italia al suicidio medicalmente assistito. Solamente dopo una lettera di diffida dei legali della signora “Donatella” del febbraio scorso, l’azienda sanitaria ha inviato la relazione finale della commissione medica multidisciplinare che rileva che “Donatella” è capace di autodeterminarsi, affetta da patologia irreversibile che determina sofferenza intollerabile ma non è tenuta in vita da un trattamento di sostegno vitale.

“Ma ‘Donatella’ dipende totalmente dai propri caregiver per lo svolgimento di ogni sua funzione: senza la loro assistenza non potrebbe prendere i medicinali, alimentarsi e bere dell’acqua, ma sarebbe abbandonata a sé stessa e morirebbe tra atroci sofferenze”, commenta l’avvocata Filomena Gallo, legale di “Donatella”, con un ampio collegio di difesa composto anche dagli avvocati composto dagli avvocati Angioletto Calandrini, Francesca Re e Alessia Cicatelli. “La stessa ASL è consapevole di questa sua totale dipendenza da terzi, lo evidenzia anche nella sua relazione finale. Ma nonostante questo, nega l’accesso al suicidio medicalmente assistito e disapplica quindi la sentenza 135/2024 della Corte costituzionale“.

La Corte, infatti, nella sentenza 135 del 2024, ha espressamente affermato che le “procedure che sono normalmente compiute da personale sanitario, e la cui esecuzione richiede certo particolari competenze oggetto di specifica formazione professionale, ma che potrebbero apprese da familiari o “caregivers” che si facciano carico dell’assistenza del paziente. Nella misura in cui tali procedure – quali, per riprendere alcuni degli esempi di cui si è discusso durante l’udienza pubblica, l’evacuazione manuale dell’intestino del paziente, l’inserimento di cateteri urinari o l’aspirazione del muco dalle vie bronchiali – si rivelino in concreto necessarie ad assicurare l’espletamento di funzioni vitali del paziente, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte del paziente in un breve lasso di tempo, esse dovranno certamente essere considerate quali trattamenti di sostegno vitale, ai fini dell’applicazione dei principi statuiti dalla sentenza n. 242 del 2019 (p. 8 considerato in diritto set, 135/2024)”.

“Donatella” si è opposta a questo diniego tramite i suoi legali con anche una consulenza medica del dottor Mario Riccio, perché tale diniego si basa su di una interpretazione dei requisiti illegittima e contraria alle sentenze della Corte costituzionale in materia. Il giorno successivo all’invio della “opposizione con diffida”, il Direttore sanitario della ASL ha chiesto urgentemente una rivalutazione delle condizioni di “Donatella” al Presidente del Comitato etico e non alla Commissione medica. Si attende ora l’esito.

“Non solo la ASL disapplica una sentenza della Corte costituzionale, ma ha completato la procedura di verifica in tempi troppo lunghi – oltre 5 mesi – e solamente dopo una diffida dei legali di ‘Donatella’ ha trasmesso la sua relazione finale. Non è accettabile che persone che patiscono sofferenze intollerabili si vedano negare i diritti che la Corte costituzionale ha garantito. È proprio per evitare che vi siano tempi di risposta diversi, a seconda della singola ASL, che è necessaria una legge che preveda tempi e procedure certi. Chiediamo al Veneto di seguire l’esempio della Toscana e tornare a discutere della proposta di legge ‘Liberi Subito’ perché nessuna persona malata debba più aspettare tutti questi mesi per avere una risposta”, conclude Marco Cappato.

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Incontro pubblico sul fine vita a Vicenza


Diego Silvestri (ALC e Cellula Coscioni Vicenza-Padova) partecipa all’incontro pubblico “Fine Vita” a Vicenza
9 maggio 2025 – ore 20:30 – Centro Civico Turra, Vicenza / Online

Diego Silvestri, Consigliere Generale dell’Associazione Luca Coscioni e membro della Cellula Coscioni Vicenza-Padova, parteciperà come relatore all’incontro pubblico “Fine Vita”.

L’appuntamento è per venerdì 9 maggio 2025 alle ore 20:30 presso il Centro Civico Turra, in via A. Turra 70, a Vicenza.


L’evento è patrocinato da enti locali ed è aperto alla cittadinanza, con la possibilità di partecipazione anche da remoto.Interverranno anche: Franco Figoli e Maria Luisa Trentin. È possibile seguire l’incontro online iscrivendosi a questo link.

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La Cellula Coscioni di Brescia organizza il convegno “DAT: disposizioni anticipate di trattamento”, con l’avv. Marzio Remus


La Cellula Coscioni di Brescia organizza il convegno “DAT: disposizioni anticipate di trattamento”
6 maggio 2025 – 15:00-17:00 – Via Zoom

La Cellula Coscioni di Brescia organizza, in collaborazione con la Camera Civile di Brescia, il convegno “DAT: disposizioni anticipate di trattamento – Analisi e Riflessioni”.

L’incontro si terrà il 6 maggio 2025 dalle 15:00 alle 17:00 in modalità online via Zoom.


Il convegno sarà un’opportunità di approfondimento sul tema delle disposizioni anticipate di trattamento, con interventi di esperti del settore. Tra i relatori:

  • Avv. Marzio Remus (coreferente Cellula Coscioni di Brescia)
  • Dott. Michele Posio (Giudice del Tribunale di Brescia)
  • Dott. Nicola Bortolotti (Medico anestesista)
  • Avv. Giulia Bolgiani (Camera Civile di Brescia)

L’incontro, che prevede l’assegnazione di 1 credito in Diritto Civile e 1 credito in Diritto Costituzionale, è aperto a tutti gli interessati. Le iscrizioni sono possibili tramite Sfera.

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La Cellula Coscioni di Torino partecipa al Forum interdisciplinare su psichedelia e sostanze psicoattive
07 maggio Aula Magna, Cavallerizza Reale, Torino

La Cellula Coscioni di Torino porterà i saluti istituzionali e sarà presente con un banchetto informativo durante l’intero Forum interdisciplinare dedicato a psichedelia e sostanze psicoattive. L’appuntamento è per il 7 maggio dalle ore 15.30, presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale di Torino.


Un’occasione per approfondire il tema degli psichedelici da prospettive scientifiche, letterarie, antropologiche e sociali, e per conoscere le attività dell’Associazione Luca Coscioni in questo ambito.

Il programma prevede interventi di studiose e studiosi provenienti da prestigiose università italiane ed europee. Tra i relatori:

  • Dott. Tommaso Barba (Imperial College London) – Psilocibina vs. antidepressivi classici nel trattamento della depressione
  • Dott. Tancredi Marrone (Masaryk University Brno) – Esoterismo Psichedelico: Molecole Spirituali
  • Prof.ssa Teresa Prudente (Università di Torino) – Sostanze psicoattive, allucinazione e testo letterario
  • Dott. Gabriele Marino (Università di Torino) – «Tutte le teste ti porti via»: stilemi della psichedelia musicale
  • Prof. Danilo De Gregorio (Università Vita-Salute San Raffaele) – Gli psichedelici in psichiatria: dalla circuiteria neuronale alla modulazione recettoriale
  • Dott. Fabrizio Serrao (Università di Milano-Bicocca) – Dalla psichedelia alla cyberdelia
  • Prof.ssa Lia Zola (Università di Torino) – Sciamanesimo e sostanze psicoattive: un connubio possibile?
  • Dott. Augusto Consoli (Società Italiana Tossicodipendenze) – Sostanze psicoattive, modalità ed economie del consumo (saluti istituzionali)

Il forum includerà anche una tavola rotonda con studenti e studentesse e un incontro con l’associazione Neutravel.

Tutti gli incontri si svolgeranno presso la Cavallerizza Reale, Aula Magna, in via Giuseppe Verdi 9, Torino.


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Laura Santi scrive ai sostenitori di Liberi Subito e dell’Associazione Luca Coscioni


Amici, in questi mesi non ci siamo sentiti ma io sto peggiorando sempre di più.

Sono stata capace di risolvere i miei problemi assistenziali, ho trovato persone che mi assistono validissime, rischiavo di perdere i fondi per l’assistenza e ne sono venuta a capo. Non è dunque questo il motivo della mia scelta.

Io ho bisogno di morire presto e il motivo della mia scelta è soltanto il corpo. Tutte le sere il corpo mi parla e mi dice che è ora.

Le giornate stanno diventando sempre più una tortura, sia per il caldo che comincia – e dovrei affrontare l’estate come l’anno scorso ma con dodici mesi in più di progressione clinica di malattia – sia i dolori (e ne stanno venendo di sempre nuovi), sia la paralisi progressiva, sia la fatica neurologica.

Le giornate si stanno svuotando di tutto a livello di minima attività e partecipazione sociale, sono sempre più un corpo inerte pieno di dolori e da gestire in modo sempre più complicato. Lo dico per me ripeto, non per chi mi assiste: anche ricevere sempre più mani addosso è un continuo strazio.

Ho quindi preso contatto con un’organizzazione che si occupa di fornire l’aiuto alla morte volontaria in Svizzera. Quello della Svizzera è diventato un orizzonte concreto e obbligato, perché la mia regione, l’Umbria, e la mia ASL, Perugia, non mi hanno dato mai risposta sulla modalità pratica per ottenere l’attuazione di quello che è un mio diritto riconosciuto su carta, e confermato dalle visite mediche che riconoscono la presenza delle condizioni previste dalla Corte costituzionale per accedere al diritto al suicidio medicalmente assistito qui in Italia.

Affrontare la Svizzera per me significa pianificare un viaggio di oltre 9 ore, che saranno anche di più nelle mie condizioni, quando devo essere movimentata ogni momento, quando ho necessità di gestione vescicale e intestinale continua, incontinenze continue, quando il tronco non resterebbe dritto su nessuna autovettura, nessun braccio che mi aiuta, solo dolore protratto per oltre nove ore. Per cosa poi? Per andare in un paese straniero con persone estranee e seguire una procedura che francamente non pensavo di dover subire, perché da novembre scorso io ho il diritto di morire qui.

Quello a cui l’inerzia di Regione Umbria mi espone è un calvario che si aggiunge a quello che già affronto ogni giorno con la malattia in progressione.

Spero di non doverlo fare. Continuerò fino all’ultimo momento utile, cioè fino al giorno prima di partire per la Svizzera, a battermi per ottenere il rispetto in Italia del diritto che mi è già stato riconosciuto sulla carta. Mi manca un tanto così: è da dicembre che attendo l’approvazione di un protocollo farmacologico terapeutico e le modalità per eseguire la mia volontà.

Conto sul vostro aiuto per ottenerlo, e spero che Regione Umbria ponga fine all’ostruzionismo in atto.

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“Disobbedire – Un dialogo tra Chiara Lalli e Mimmo Lucano”, al Salone Internazionale del libro di Torino


Chiara Lalli, Consigliera Generale di Associazione Luca Coscioni, parteciperà come relatrice a Disobbedire – Un dialogo tra Chiara Lalli e Mimmo Lucano. Modera Vins Gallico.

L’appuntamento è per domenica 18 maggio alle ore 11.45, presso l’Arena Bookstock, all’interno del Salone Internazionale del libro di Torino, in Via Nizza 294, a Torino.


La disobbedienza civile ci serve per difendere i nostri diritti. Quando la giustizia e la legge confliggono, l’azione di singoli e gruppi ci richiama al dovere morale di opporsi a un potere illegittimo. Dal fine vita alla tragedia delle morti nel Mar Mediterraneo, passando per il dovere dell’accoglienza. Un dialogo fra Chiara Lalli, consigliera generale Associazione Luca Coscioni che rischia da 5 a 12 anni per aver aiutato Massimiliano a morire, e Mimmo Lucano, parlamentare europeo ed ex sindaco di Riace. Evento a cura di Salone del Libro in collaborazione con l’Associazione Luca Coscioni.

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Commento sull’accoglimento del TAR Emilia-Romagna dell’istanza di sospensiva della delibera sul Fine vita


A seguito della presentazione della proposta di legge regionale di iniziativa popolare, per avere tempi certi di risposta ai malati che, come previsto dalla sentenza Cappato, chiedono verifiche delle condizioni e delle modalità per accedere alla morte volontaria, in Emilia-Romagna hanno scelto di emanare invece una delibera.

Precisiamo che anche senza una legge regionale o una delibera come quella dell’Emilia-Romagna, che indichi chi ha l’obbligo di fare cosa all’interno della sanità regionale e i tempi di risposta ai malati che chiedono la verifica delle condizioni affinché non sia punito l’aiuto al suicidio, la sentenza Cappato della Corte costituzionale va applicata, lo prevede la Carta costituzionale. Non occorre alcun provvedimento applicativo. Questi atti mirano a fornire rispetto della scelta del malato che non può attendere dai 6 mesi ai 2 anni per sapere se potrà porre fine alla sue sofferenze. Inoltre, evitano contenziosi con le aziende sanitarie ed evitano spese legali per le Regioni.

Chiedere e ottenere la sospensiva della delibera in vigore non significa bloccare la sentenza 242/19, non è possibile infatti disattendere il dettato costituzionale. Si ha solo l’effetto di eliminare l’adempimento di quei tempi certi per il servizio sanitario regionale che la delibera tentava di introdurre nella Regione Emilia-Romagna, per garantire il rispetto delle volontà delle persone che si trovano in condizioni di sofferenza e vogliono accedere alla morte assistita. In ogni caso, dove ci saranno ritardi nelle risposte ai malati ritorneremo nei tribunali a difesa delle persone. Nel contempo chiediamo, come già avvenuto in Regione Toscana,che sia discussa e approvata la proposta di legge regionale di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni che ha visto 7300 sottoscrizioni e che aveva anche ricevuto parere positivo della commissione Statuto.

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Dichiarazione di Filomena Gallo sul destino degli embrioni e richieste al Ministro della Salute


“Apprendo che la ministra Roccella ha a cuore il destino degli embrioni che sono abbandonati o che non sono idonei per una gravidanza. Sono anni che chiediamo di conoscere come saranno utilizzati i circa 3700 embrioni prodotti prima del 2004, che in base al Decreto Sirchia risultano abbandonati. Questi embrioni non potranno essere utilizzati per l’eterologa totale (quindi donazione per il trasferimento in utero), perché le norme che governano la tracciabilità e sicurezza sono successive alla produzione di quegli embrioni. D’altra parte non possono essere adottati perché solo i bambini in stato di abbandono, per legge, possono essere adottati non delle cellule: le cellule, nelle normative italiane e europee, sono equiparate ai tessuti e, se idonee, si donano, ma non possono avere personalità giuridica. Attribuire personalità giuridica alle cellule, cambiando il codice civile (art. 1) che subordina tale capacità all’evento nascita, significherebbe bloccare i trapianti, le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), e le Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG).

Inoltre, dall’ultima Relazione al Parlamento sull’applicazione della legge 40 del 2004, e relativa all’anno 2022, è emerso che sono state oltre 7.000 le diagnosi genetiche preimpianto effettuate in Italia e da cui sono nati 1.713 bambini. In questi ultimi 21 anni di legge 40 c’è un numero di embrioni non idonei per una gravidanza che non conosciamo, anche per loro occorre decidere a cosa destinarli. I ricercatori nel resto del mondo utilizzano questi embrioni per la ricerca di cure a malattie oggi incurabili, in alcuni casi sono già in fase clinica, dare speranza alle speranze di tanti malati rispettando il loro diritto alla cura dovrebbe essere un impegno delle nostre istituzioni.

Con una lettera inviata al Ministro della Salute Schillaci nei giorni scorsi abbiamo chiesto che sia emanato un nuovo Decreto per la raccolta dati del Registro Nazionale PMA, affinché vi sia un censimento degli embrioni non idonei per una gravidanza e vengano forniti dati aggiornati e disaggregati per ogni ciclo di PMA, utili sia per chi accede alle tecniche e sia per la comunità scientifica. Inoltre abbiamo chiesto con l’Associazione Luca Coscioni che nei nuovi LEA sia inserita la diagnosi preimpianto e sia erogata a carico del SSN, perché sono poche le Regioni, che si fanno carico di questa prestazione con conseguente grave disparità, a livello nazionale, dell’accesso a questa indagine diagnostica prevista per legge e lecita per chi ne ha bisogno”.

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A Nichelino (TO) un evento sulle DAT con la Cellula Coscioni Torino


Il diritto di scegliere: testamento biologico e fine vita


La Cellula Coscioni di Torino, in collaborazione con AVS e alcune realtà locali, organizza un incontro aperto alla cittadinanza per approfondire il significato delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) e il loro valore come atto di consapevolezza e dignità.

L’appuntamento è per Lunedì 5 maggio alle ore 20.45, Sala Mattei, presso il Municipio di Nichelino (Piazza di Vittorio 1), (TO).


Intervengono:

  • Davide Di Mauro, Cellula Coscioni Torino
  • Tullia Penna, Università di Torino
  • Valentina Cera, Consigliera regionale AVS
    Introduce: Alessandro Azzolina, Assessore Pari Opportunità Nichelino

Organizzato dalla Cellula Coscioni Torino in collaborazione con AVS e realtà locali.

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All’università di Firenze Claudia Moretti interviene come relatrice al Seminario “Fine vita e diritto: attualità e prospettive”


Martedì 27 maggio 2025 – ore 15.00 – Aula D15/005, Università degli studi Studi di Firenze, Via Silvano Tosi 1

Il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Firenze, il Dottorato in Scienze Giuridiche, l’Ordine degli avvocati di Firenze, il Cogis e la Fondazione per la formazione forense dell’università di Firenze, organizzano un seminario dedicato al tema del fine vita e del diritto all’autodeterminazione.

Interverrà tra gli altri Claudia Moretti, membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice delle campagne Coscioni sugli psichedelici – che porterà una testimonianza attiva sul legame tra autodeterminazione, scienza e libertà terapeutica. La locandina completa dell’evento è disponibile a questo link.

L’appuntamento è per martedì 27 maggio 2025, ore 15.00 – 19.00 presso l’Aula D15/005, Università degli studi Studi di Firenze, in Via Silvano Tosi 1, a Firenze, e online. per informazioni e modalità di partecipazione segreteria.corsiperfezionamento@dsg.unifi.it


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L’amministrazione Trump non rinnega gli impegni psichedelici


Testo preparato con Peppe Brescia


Una delle ultimepuntate del podcast Shawn Ryan Show, ex componente delle forze speciali della marina militare americana e collaboratore della CIA, ha visto la partecipazione diDoug Collins, neo Segretario del Dipartimento per gli Affari dei Veterani (VA) dalle posizioni ultra-conservatrici.

Collins, avvocato e veterano dell’aeronautica militare, ha già ricoperto ruoli politici, prima come nello Stato della Georgia, poi come membro del Congresso. La conversazione tra i due è stata incentrata sull’impiego terapeutico delle sostanze psichedeliche, tema che sta guadagnando spazio e attenzione crescenti all’interno dell’agenda politica nazionale anche dopo l’elezione di Trump.

L’intervista ha offerto lo spunto per presentare una breve rassegna degli studi clinici in corso a opera del Dipartimento degli Affari dei Veterani sull’impiego di sostanze come la psilocibina e l’MDMA nell’ambito del trattamento di patologie tra cui in particolare il disturbo da stress post-traumatico e la depressione, o eventi traumatici, come nel caso delle lesioni cerebrali.

Il segretario Collins ha esposto la sua posizione in maniera inequivocabile: “Il trattamento sta funzionando, stiamo assistendo a un cambiamento radicale.” Rifacendosi alla sua esperienza da membro del Congresso, Collins ha ricordato di come, durante il suo mandato, oltre della metà delle richieste di sostegno sanitario erano state formulate proprio dal VA – concordando con Ryan sul fatto che in passato il Dipartimento si sia spesso fatto trovare impreparato di fronte a problematiche denunciate dai militari: “stiamo parlando di migliaia di telefonate all’anno ricevute in Senato o alla Camera per sollecitare un’organizzazione che dovrebbe essere già preparata per queste evenienze”.

Collins ha illustrato la possibilità che il Governo possa fornire delle agevolazioni per assicurare la copertura economica delle terapie a base di molecole psichedeliche, nello specifico si tratterebbe dell’erogazione di voucher per consentire ai veterani di accedere alle terapie tramite la mediazione di organizzazioni no-profit con costi coperti dal VA. L’aspetto più interessante delle dichiarazioni di Collins ha riguardato un altro particolare: stando a quanto rivelato dal segretario del VA, è in corso una proficua interlocuzione con Robert F. Kennedy Jr., attuale Segretario della Salute e dei Servizi Umani. L’intenzione sarebbe quella di coinvolgere, in un secondo momento, anche l’intero Dipartimento della Difesa.

L’incontro con Robert F. Kennedy Jr., definito “illuminante” nel corso dell’intervista con Ryan, avrebbe avuto come oggetto proprio i trattamenti assistiti da psichedelici, nonché gli ostacoli legislativi e i possibili ambiti d’intervento del Dipartimento della Salute e delle agenzie da esso controllate, come nel caso della Food and Drug Administration, in un’ottica di riforma della legislazione sugli psichedelici.

Kennedy Jr., che in un primo momento avrebbe mostrato un atteggiamento diffidente in ragione del suo passato didipendenza da eroina, si sarebbe successivamente convinto delle potenzialità curative delle molecole psichedeliche a seguito di un’esperienza personale che ha visto coinvolto il figlio.

Tra le opzioni discusse tra Kennedy Jr. e Collins ci sarebbe la possibilità di ricorso alle norme definite come “Right to Try” che istituiscono percorsi sanitari destinati ai pazienti cui è stata diagnosticata una condizione patologica letale, eventualità per la quale viene consentito l’accesso a trattamenti sperimentali. Un’ipotesi che potrebbe aprirsi ora anche per i veterani.

Nella puntata del podcast di Ryan è stato inoltre affrontato l’argomento delle opzioni sanitarie per le quali il Congresso ha imposto veti all’utilizzo di sostanze psicoattive da parte del VA. Collins ha citato in primo luogo la Cannabis come esempio di terapia alternativa che, nonostante i buoni risultati finora ottenuti, non è ancora stata resa disponibile.

Il nodo più duro da sciogliere resta quello culturale. “Il vero ostacolo? Il cambiamento di mentalità”, ha chiosato Collins, il quale ha ribadito il suo impegno a raccogliere dati, portare la questione all’attenzione del Congresso e richiedere fondi e risorse qualora ciò si rendesse necessario.

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PMA per tutte: a Roma un talk con Francesca Re sul femtech e i diritti delle donne


Francesca Re partecipa a Tech4Fem Advance con un talk sulla PMA per tutte
07 Maggio 2025 – 14.30

A maggio si terrà Tech4Fem Advance, una giornata interamente dedicata all’innovazione nel campo del FemTeche alla promozione della salute delle donne.

L’appuntamento è per mercoledì 7 maggio alla Casa delle Tecnologie Emergenti di Roma, presso Piazzale della Stazione Tiburtina.


Alle ore 14.30 è previsto il talk:“PMA per tutte” con l’avv. Francesca Re, Consigliera Generale Associazione Luca Coscioni APS.

L’art. 5 della legge 40/2004 vieta l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle persone singole e alle coppie dello stesso sesso.
Questo divieto è ingiusto, discriminatorio e contrario ai principi costituzionali.
Il FemTech aiuta le donne a prendersi cura della loro salute riproduttiva, così come della maternità e della genitorialità.
Come si unisce il FemTech alla difesa dei diritti delle donne?


L’evento è patrocinato da Roma Capitale – Assessorato alle Attività Produttive e alle Pari Opportunità, da Fondazione Onda ETS, e promosso con il supporto di Pazzi Fuori, Ensemble e Sanidays.

Per partecipare è possibile registrarsi tramite il sito:
👉 www.tech4fem.it

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Bisogna ricordare che alle elezioni amministrative liste e candidature possono essere sottoscritte con firma digitale


In occasione degli ultimi giorni di raccolta firme per le candidature e la presentazione delle liste per le elezioni amministrative di decine di comuni, l’Associazione Luca Coscioni, che insieme a Eumans e Referendum e Democrazia aveva patrocinato il ricorso di Carlo Gentili che ha reso incostituzionali alcune parti della normativa in materia di elezioni, ricorda che grazie a una sentenza della Corte Costituzionale del gennaio scorso le persone con gravi disabilità possono sottoscrivere la propria candidatura o la presentazione di liste tramite firma digitale.

Nei mesi scorsi le tre associazioni avevano scritto invano al Governo perché tale novità fosse inserita chiaramente nel decreto legge sulle amministrative, a metà aprile, la disponibilità della vice-presidente del Senato aveva reso possibile presentare un ordine del giorno, accolto dal governo, che chiede la pubblicità di questa importante riforma che interessa migliaia di persone.

A oggi non si ha notizia di campagna informative istituzionali, per questi motivi l’Associazione Luca Coscioni lancia un appello pubblico perché le liste elettorali si adoperino affinché siano pronte a raccogliere candidature e sottoscrizioni con firma digitale. Per questi motivi occorre che partiti e liste elettorali mettano a disposizione la documentazione inerente la presentazione della lista liberamente scaricabile dai propri siti affinché possa essere firmata con firma elettronica.

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Il Municipio Roma VIII ospita l’incontro “Liberi di vivere, liberi di scegliere” – con Marco Perduca


Il Municipio Roma VIII ospita l’incontro “Liberi di vivere, liberi di scegliere”
6 Maggio 2025 – 18.00 – 20.00

Marco Perduca, ex senatore e responsabile delle attività internazionali di Associazione Luca Coscioni, interviene all’incontro organizzato dal Municipio Roma III “Liberi di vivere, liberi di scegliere – Una battaglia di civiltà che riguarda tutti e tutte”, un appuntamento pubblico dedicato al tema dei diritti civili e della libertà di scelta. Interverranno anche:

  • Marietta Tidei
  • Claudio Marotta
  • Michela Frappetta
  • Francesca Vetrugno, assessora alle politiche scolastiche ed educative Municipio III
  • Alessandra Aluigi, assessora alle politiche sociali Municipio VIII

Porterà i saluti istituzionali Amedeo Ciaccheri, Presidente del Municipio Roma VIII.

Modera l’incontro Francesca Mollo.

L’appuntamento è per martedì 6 maggio alle ore 18.00, presso la Villetta Social Lab, in Via degli Armatori 3, Roma.


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Paesi Bassi: La relazione per l’anno 2024 delle Commissioni Regionali di Controllo Euthanasia (l’RTE).


Secondo quanto stabilito nell’articolo 17 della legge del 2001 sul controllo dell’interruzione della vita su richiesta e del suicidio assistito (in seguito la Legge), il 24 marzo scorso è stata pubblicata la relazione delle Commissioni Regionali di Controllo AaM (in seguito RTE) per l’anno 2024¹.

Introduzione


Contrariamente a quanto pubblicato sovente dai media, l’assistenza a morire era di fatto legalizzata in seguito ad alcune sentenze della Corte costituzionale e dei tribunali minori già dal 1985, poiché il medico avrebbe potuto applicare l’AaM e l’assistenza al suicidio senza incorrere in sanzioni penali, seguendo i rigidi requisiti di accuratezza indicati nelle sentenze. A quei tempi, le segnalazioni, tramite il patologo comunale, erano inviate al Pubblico Ministero. Nel 1998 è stata costituita l’RTE, che poi si è occupata del controllo.

Seguendo la raccomandazione della World Federation Right to Die Societies, in seguito è utilizzata la terminologia “Assistenza a Morire”, abbreviata AaM, riguardo l’AaM e l’assistenza al suicidio.

➡ Ulteriore aumento delle segnalazioni


Il numero di casi segnalati di AaM nel 2024 – 9.958 (nel 2023 erano 9.068) – è aumentato del 10% rispetto all’anno precedente (nel 2023 la crescita era il 4%). Significa anche un incremento in rapporto con i decessi: 172.049² del 2024 contro i 169.363 del 2023. In termini percentuali significa, i deceduti a seguito di AaM sono stati il 5,8% del totale (nel 2023 erano stati il 5,4%, mentre nel 2022 erano stati il 5,1%).

Questa tendenza all’incremento è visibile su un periodo più lungo, sia in termini assoluti che in relazione al tasso di mortalità. Quest’ultimo dato è più rappresentativo: basandosi solo sui dati assoluti si potrebbe giungere a conclusioni errate. Partendo dal 2001, l’anno primo dell’entrata in vigore della legge, i casi segnalati erano 3.800, saliti in 23 anni a 9.958, un incremento medio di 268 casi all’anno, mentre i decessi sono aumentati da 140.377 nel 2001 a 172.049 nel 2024.

➡ Un’attenta applicazione dell’Assistenza a Morire


Per 6 casi, ossia lo 0,06% del totale, (nel 2023 erano stati 5 i casi, ossia 0,05% del totale) delle segnalazioni giudicate nell’ultimo anno – l’RTE ha deciso che il medico non ha agito in conformità ai requisiti di accuratezza, come stabiliti dalla Legge, durante l’applicazione dell’AaM. Questa percentuale è inferiore rispetto agli anni precedenti e rimane così bassa che, senza dubbio, si può trarre la conclusione che la pratica olandese dell’AaM è molto accurata. Ciò significa che i medici, nella stragrande maggioranza, agiscono con prudenza.

Per illustrare la pratica dell’applicazione della Legge, la relazione annuale contiene dieci pareri resi anonimi che concludono che i requisiti di accuratezza sono stati soddisfatti¹. Alla fine, osserva la RTE, detti – pochi – giudizi negativi avrebbero potuto essere evitati se il Codice Euthanasia 2022³ fosse stato seguito correttamente dai medici. Non risulta che l’RTE abbia deferito i medici all’Ispezione della Sanità e/o al Pubblico Ministero.

➡ Segnalazioni nel corso dei 21 anni


Il 2023 è stato il ventunesimo anno dopo l’entrata in vigore della Legge sul controllo dell’interruzione della vita su richiesta e del suicidio assistito (la Legge)¹², che ha legalizzato l’AaM e l’assistenza nei Paesi Bassi. L’RTE controlla ogni segnalazione di AaM rispetto ai requisiti stabiliti nella Legge.

In questi ventun anni, 110.571 segnalazioni di AaM sono state giudicate dall’RTE. Di queste, solo 138 (lo 0,14%) non soddisfacevano i criteri di accuratezza. La grande maggioranza dei giudizi non conformi è stata archiviata e solo in alcuni casi – da contare sulle dita di una mano – portati davanti al giudice, si è arrivati al processo, sempre con l’assoluzione del medico. I medici denunciati sono stati assolti.

➡ Il dibattito sociale


Anche il dibattito sociale e politico sull’AaM è continuato nel 2024. I principali argomenti sono:

  • l’AaM per anziani relativamente sani che soffrono della stanchezza di vivere. Nel 2023 una proposta di legge in tal senso è stata presentata alla Camera dei deputati⁴. Si tratta della riformulazione della proposta del 2020 e ha recepito le osservazioni del Consiglio di Stato. Fino ad oggi, la proposta non è stata ancora calendarizzata.
  • Nel settembre 2022 la Cooperativa Ultima Volontà (la CLW), promotrice di un prodotto chimico letale per chi considera la sua vita compiuta senza soffrire di una malattia infausta, ha intentato una causa contro lo Stato olandese, sostenendo che il divieto della distribuzione e il possesso di tale prodotto leda al diritto di autodeterminazione. Nella sentenza del febbraio 2023, il Tribunale dell’Aia ha sentenziato che lo Stato può porre dei limiti all’autodeterminazione. Il 5 giugno 2024, due membri del Consiglio della CLW sono stati condannati a una pena condizionale per avere fornito informazioni su detto prodotto. Il giudizio ha stabilito che detto atto è da considerare come istigazione al suicidio, vietata dalle leggi in vigore. Una ricerca dell’ASL di Amsterdam e della Suicide Prevention Foundation del 2023 mostra che, dal 2015, almeno 172 persone nei Paesi Bassi sono morte dopo aver usato il prodotto. L’età media è di 59 anni, secondo lo studio, che ha anche rilevato che il numero di persone morte a causa del farmaco è aumentato di anno in anno tra il 2017 e il 2021. Sin dall’emergere del prodotto suicida, ci sono stati dubbi sul fatto che il suo uso porti davvero a una morte dignitosa. Il Ministro della Salute ha osservato che l’uso del prodotto può portare a “gravi effetti collaterali”, come mancanza di respiro o convulsioni. Potrebbero anche volerci 40 ore prima che qualcuno muoia.
  • Dal 1° febbraio 2024, l’AaM di minori tra 1 e 11 anni è legale, seguendo l’esempio del Belgio. Detta legalizzazione non è stata inserita nella Legge, ma il Ministero della Sanità ha preferito estendere il Regolamento sull’Interruzione Tardiva e il Fine-vita di Neonati (LZA/LP). Sono previsti rigorosi criteri di accuratezza e il controllo delle segnalazioni obbligatorie dei medici, affinché detti criteri siano rispettati, è demandato alla Commissione Centrale di Esperti LZA/LP per il controllo dell’operato dei medici⁵.

L’RTE non interferisce in questi dibattiti.

Nel 2022 è stata prestata molta attenzione all’aggiornamento dell’Euthanasie Code 2018, che ha portato alla pubblicazione dell’Euthanasie Code 2022³. L’integrazione più significativa riguarda l’AaM nel caso di un malato incosciente che ha espresso la sua volontà sul fine vita in una dichiarazione quando era ancora in grado di intendere e volere. Il Codice indica chiaramente gli standard di valutazione generali utilizzati dall’RTE sulla base delle segnalazioni già giudicate. Il Codice crea chiarezza sull’applicazione dei criteri di accuratezza ed è quindi di grande importanza per il medico esecutivo.

Il Codice non è l’unico standard per il medico che applica l’AaM. Nel 2021 è stata pubblicata la nuova linea guida KNMG/KNMP (Ordini olandesi dei medici/farmacisti) per l’applicazione dell’AaM⁶.

L’aumento della frequenza dell’Assistenza a Morire (AaM) e della sedazione palliativa


Un’importante conclusione della quarta valutazione della Legge⁷ è che la frequenza dell’AaM e della sedazione palliativa ha continuato ad aumentare durante il periodo in esame (2017–2022), mentre non è il caso per altre decisioni mediche riguardanti il fine vita. Ci sono indicazioni che la distinzione tra AaM e la sedazione palliativa permanente, e altre forme di gestione (intensiva) dei sintomi nella fase finale della vita, sia diventata un po’ più chiara nella pratica. Pare che la dimensione della “zona grigia” tra l’interruzione della vita da un lato e il controllo regolare dei sintomi dall’altro sembri essere diminuita: la percentuale di decessi in cui c’è stato un controllo intenso dei sintomi, in parte con l’obiettivo di accelerare la fine della vita, e/o sono state utilizzate dosi di morfina più elevate del necessario. I medici hanno anche definito tali interventi come AaM più frequentemente di prima.

La richiesta di una spiegazione della crescente frequenza dell’AaM e della sedazione palliativa esiste da diversi anni. Nel 2019, l’Istituto Nivel ha condotto una ricerca sull’aumento delle richieste e delle segnalazioni di AaM⁸. Ciò ha dimostrato che una combinazione di vari fattori – l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento delle cause di morte, l’aumento della conoscenza ed accettazione dei cittadini e l’evoluzione dell’assistenza sanitaria – potrebbe avere un impatto. Questo studio mostra, inoltre, che l’aumento del numero di casi di AaM in parte potrebbe, ma certamente non solo, essere spiegato dall’aumento del numero di decessi. Dopotutto, c’è anche un chiaro aumento della percentuale, in valore relativo. Inoltre, l’aumento dell’AaM riguarda soprattutto le persone di età inferiore agli 80 anni.

L’invecchiamento non è un importante fattore esplicativo riguardo a questo sviluppo. Anche la volontà dei medici di eseguire l’AaM non è cambiata durante il periodo di studio. È stato riscontrato un netto aumento del numero di richieste di AaM, anche da parte di persone con diagnosi diverse dal cancro (per esempio la SLA). Ciò ha comportato una riduzione significativa della vita in una percentuale leggermente maggiore delle segnalazioni rispetto agli anni precedenti. La spiegazione principale dell’aumento di detta frequenza è probabilmente dovuta a una crescente domanda, anche da parte di persone che non sono ancora nell’ultima fase della loro vita.

Rispetto alla valutazione precedente, in questo studio non sono stati osservati grandi cambiamenti nelle opinioni dei cittadini. C’è molto sostegno tra i cittadini per l’idea che tutti debbano avere il diritto all’AaM. Inoltre, un numero crescente di persone anziane era in grado di immaginare che, a un certo punto, avrebbero chiesto a un medico di porre fine alla loro vita. Sembra anche che ci sia un cambiamento nell’interpretazione del ruolo dell’empatia nell’interruzione della vita su richiesta nei Paesi Bassi, da parte dei cittadini, dei medici e dell’RTE, in cui l’esperienza personale del paziente riguardo la sofferenza è sempre più centrale rispetto alla valutazione professionale di essa.

Anche la continua secolarizzazione della popolazione potrebbe essere una causa, oltre al numero di persone che hanno vissuto da vicino l’AaM di un loro caro. Che gli sforzi del governo, dei medici e delle associazioni pro-fine-vita volontario per fare conoscere la Legge ai cittadini abbiano avuto successo risulta da un sondaggio⁸ che mostra come la conoscenza della Legge oscilli tra il 70% e l’80%. L’84% dei cittadini ha risposto che è a favore o ha una posizione neutra alla domanda: La mia opinione è che ogni persona ha il diritto di disporre della propria vita e della propria morte. Soltanto il 16% era contrario. Un altro dato interessante è che il 46%, quasi la metà, degli elettori del partito politico Appèl (Appello Cristiano Democratico – CDA) è favorevole all’AaM.

L’aumento della frequenza della sedazione palliativa permanente non è stato un obiettivo specifico della valutazione della Legge, ma la ricerca è stata fatta da altre istituzioni⁹ ¹⁰. Ciò ha dimostrato che i sintomi psicosociali ed esistenziali pesano più di prima nella decisione di iniziare la sedazione. Inoltre, è più probabile che gli operatori sanitari considerino una combinazione di sintomi (fisici e di altro tipo) come non curabili (refrattari). Anche gli operatori sanitari hanno sperimentato una maggiore pressione per iniziare la sedazione palliativa permanente. A volte la sedazione palliativa è vista dai pazienti e dai parenti come un diritto che possono utilizzare in un momento di loro scelta.

In pratica, la sedazione palliativa permanente è attualmente vissuta meno come ultima risorsa ed è vista più come una prassi normale delle cure palliative dagli operatori sanitari, dai pazienti e dai loro cari. Quest’ultima può applicarsi anche all’AaM. La maggiore enfasi sull’esperienza personale di sofferenza del paziente – eventualmente, ma non necessariamente, in accordo con la famiglia – nelle decisioni sull’AaM e la ridotta importanza del giudizio professionale del medico, possono aver contribuito a questo cambiamento.

Informazioni dettagliate sui casi giudicati


L’infografica che segue mostra i dati demografici dei casi giudicati nel corso del 2024:

Per quanto riguarda le persone affette da demenza, si segnala che su 427 segnalazioni, 194 (nel 2023 erano state 131) riguardavano pazienti tra 81 e 90 anni, seguito da 149 (contro le 141 del 2023) tra 71 e 80 anni.

Nell’ambito di coloro che soffrivano di disturbi psichiatrici su 219 segnalazioni, 111 riguardavano pazienti tra 51 e 60 anni, 78 per la coorte 61 e 70 anni e 30 per quella compresa tra i 18 e 30 anni.

Per l’accumulo di disturbi legati all’età, la maggioranza dei pazienti aveva un’età superiore ai 90 anni: si tratta di 244 segnalazioni su 397 (nel 2023 erano state 224 su 349).

Nell’infografica che segue, invece, si illustrano dati più dettagliati in merito alla natura delle affezioni del richiedente ed il metodo prescelto.

Le percentuali riportate nelle infografica in merito alle affezioni fanno riferimento al totale delle segnalazioni, pari a 9.958 casi. Va altresì specificato che, di queste, 8.593 (pari all’86,3% del totale) presentavano le seguenti malattie:

Si riportano di seguito ulteriori specifiche rispetto le patologie:

➡ Demenza


Per quanto riguarda i casi di demenza, delle 427 segnalazioni ricevute nel 2024 (pari al 4,3% del totale, rispetto alle 328 del 2023, pari al 3,6%), ne sono state giudicate 346. Sei (8 nel 2023) segnalazioni hanno coinvolto pazienti in uno stadio molto avanzato di demenza. Questi pazienti non erano più in grado di riconfermare la loro richiesta di AaM. In tali casi, la dichiarazione di volontà scritta è stata determinante per accertare la volontarietà della richiesta. Secondo una recente sentenza della Corte Suprema, tuttavia, per questi casi non va considerata solo la dichiarazione scritta, ma anche il contesto complessivo del malato, come per esempio la volontà espressa più volte dal malato di terminare la propria vita alla famiglia o al medico curante, quando era ancora in grado di decidere autonomamente.

In 334 segnalazioni (320 nel 2023), la demenza ha costituito la causa della sofferenza nella fase iniziale della malattia. Si trattava di pazienti ancora in grado di percepire i sintomi della malattia – come la perdita di orientamento o di personalità – e quindi ritenuti capaci di esprimere validamente la propria volontà in merito alla richiesta di AaM, poiché consapevoli delle conseguenze.

➡ Disturbi psichiatrici


In 219 segnalazioni (2,2% del totale, rispetto ai 138 nel 2023, pari all’1,5% del totale), la sofferenza era causata da uno o più disturbi psichiatrici. In questi casi, il medico segnalante era uno psichiatra in 60 casi (56 nel 2023), un medico di base curante in 55 casi (contro i 35 del 2023) e uno specialista in geriatria o altro medico in 26 casi (47 nel 2023).

In 126 casi (70 nel 2023) in cui l’AaM è stata concessa a un paziente con disturbi psichiatrici, il medico esecutivo era affiliato al Centro Esperienza Eutanasia (il Centro). In questi giudizi, dove la sofferenza ha una base psichiatrica, il medico deve agire con particolare cautela. Inoltre, si osserva che è obbligatoria la consulenza di un terzo medico psichiatra. Per i casi complessi di AaM trattati dal Centro, la richiesta viene infine discussa da un comitato composto da uno psichiatra, un etico e un giurista.

La prudenza adottata è confermata dal fatto che il Centro accoglie mediamente solo l’8% circa delle richieste presentate da pazienti con disturbi psichiatrici.

➡ Esempio di richiesta accolta da parte di un malato con disturbo psichico


Segue un esempio dell’accoglienza di una richiesta di un malato psichiatrico. Il caso di riferimento è il Giudizio 2024 – 37 su un paziente minorenne, disturbo dello spettro autistico.

A un giovane, tra i sedici e i diciotto anni, era stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico (di seguito: ASD) con sintomi di ansia e umore circa quattro anni e mezzo prima della morte. Fin da bambino, aveva manifestato sentimenti depressivi e il desiderio di non vivere più. Da circa quattro anni prima della morte, soffriva di pensieri suicidi persistenti. Due anni prima della morte, aveva compiuto un grave tentativo di suicidio.

Il giovane descriveva la propria vita come “sfortunata”. Si sentiva molto solo, profondamente infelice e non provava piacere in nulla. Non riusciva a comunicare con i coetanei né a integrarsi nella comunità, sentendosi incompreso. Era per lui una sofferenza vedere gli altri crescere e svilupparsi, mentre lui non riusciva a usare le sue capacità e rimaneva bloccato. Ogni giorno rappresentava una sfida. Poiché ipersensibile agli stimoli ed incapace a regolare le emozioni, viveva gravi limitazioni. Difficilmente riusciva a uscire di casa perché, senza la presenza stabilizzante di sua
madre, si sovrastimolava troppo rapidamente e manifestava episodi di rabbia o attacchi di panico. Per lui, la vita era una lotta senza prospettive. Nelle ultime settimane prima della morte, non si alzava più dal letto.

Circa un anno prima della morte, il giovane si era registrato presso il Centro Expertise Eutanasia (Centro).

A causa dei lunghi tempi di attesa del Centro, dovuti alla mancanza di psichiatri – attualmente in fase di miglioramento – lui e i suoi genitori si sono rivolti a uno psichiatra infantile e adolescenziale per presentargli la richiesta di eutanasia. Il medico ha deciso di approfondire la richiesta di eutanasia del giovane e gli ha parlato per la prima volta cinque mesi prima della morte. Durante le visite, il giovane gli ha chiesto di effettuare l’AaM. In ogni conversazione successiva ha ripetuto questa richiesta.

Il medico ha consultato uno psichiatra indipendente anch’egli esperto in psichiatria infantile e adolescenziale e un medico SCEN indipendente come consulente. Il medico si è anche consultato con i genitori del giovane, con gli (ex) medici, con altri psichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, con associazioni di medici, con professori con competenze specifiche in questo campo ed esperti multidisciplinari. Con tre terapisti, due esperti, i genitori e un altro membro della famiglia del giovane, ha tenuto una conversazione morale sull’opportunità di accogliere la richiesta di eutanasia del giovane. Ha anche condotto ulteriori ricerche consultando fonti scientifiche sulla possibilità che la sofferenza del giovane potesse essere ridotta nel tempo dalla maturazione del cervello.

Richiesta volontaria e informata


Nonostante la giovane età, il medico non aveva alcun dubbio sulle capacità mentali del giovane riguardo alla richiesta di AaM. Il ragazzo era in grado di valutare la sua condizione e capire quali sarebbero state le conseguenze dell’eutanasia per lui e per i suoi cari. Era in grado di articolare bene la sua sofferenza e le sue considerazioni e aveva anche spiegato il suo desiderio in una richiesta scritta. Il suo desiderio di morire esisteva da molto tempo ed era coerente. Il medico era anche convinto che non ci fosse alcuna pressione dal suo ambiente. I suoi cari e gli operatori sanitari avevano cercato a lungo di fargli cambiare idea, senza successo. Il medico era anche convinto che il desiderio del giovane non fosse una conseguenza diretta del suo disturbo dello spettro autistico, ma derivasse dalla sofferenza accumulata negli anni per le conseguenze di questo disturbo. Il medico ha concluso che la richiesta del giovane era volontaria e deliberata. Il suo parere è stato confermato anche dallo psichiatra indipendente, dal medico SCEN e dai partecipanti alla deliberazione morale.

Sofferenza senza speranza e assenza di alternativa ragionevoli


Il fascicolo sanitario mostrava che il giovane era stato sottoposto a un lungo processo di trattamento e consulenza negli ultimi dieci anni. Fin dai primi anni era stato individuato un orientamento scolastico specifico e aveva seguito la terapia del gioco. Ha seguito la psicoeducazione, la terapia cognitivo comportamentale, quella di regolazione delle emozioni e la terapia sistemica con diversi psicologi e psichiatri. Da tre anni prima della morte, aveva una terapia della parola individuale settimanale. Inoltre, l’elaborazione degli eventi traumatici era stata affidata alla terapia EMDR (Eye Moviment Desensitization and Reprocessing). Il giovane aveva anche ricevuto una guida per il suo talento e ci sono stati interventi per promuoverne il recupero, come l’educazione speciale, un programma adattato a scuola e specifiche attività diurne. Inoltre, il giovane aveva seguito trattamenti con farmaci, tra cui antidepressivi e un antipsicotico atipico. Sebbene si fosse impegnato a sottoporsi a tutti i trattamenti, questi non avevano avuto gli effetti desiderati né avevano ridotto le sue sofferenze. Lo psichiatra curante del giovane aveva discusso più volte la sua situazione con i colleghi e aveva contattato le istituzioni per scoprire se fosse possibile una terapia alternativa o più intensiva ma non è stato trovato alcun trattamento adeguato. Come ultima possibilità, aveva suggerito un processo intensivo (un ricovero o un rinvio a un centro di competenza per l’autismo). Alla luce di questo percorso clinico che aveva attraversato, il medico si convinse che la sofferenza del giovane era senza speranza. Le aspettative eramo che i trattamenti attuali e futuri avrebbero migliorato la qualità della vita. Ci si aspettava che il desiderio di voler morire del giovane rimanesse, con buone probabilità che potesse commettere un nuovo tentativo di suicidio qualora il suo desiderio di AaM non fosse stato esaudito.

Lo psichiatra indipendente consultato ha scoperto che ancora un certo tipo di antidepressivi (triciclici) non erano ancora stati provati per lenire i disturbi dell’umore del giovane. Inoltre, altri trattamenti del protocollo per la depressione non erano ancora stati stati sperimentati, come la terapia Elettroconvulsivante (ECT) e la Ketamina.

Poiché questi trattamenti avrebbero avuto poco o nessun effetto sull’ASD, che era la causa delle sue lamentele ed era la base della richiesta di AaM, il medico non si aspettava che questi trattamenti sarebbero stati in grado di aiutare il giovane. Inoltre, potevano essere eseguiti solo durante un ricovero, il che lo avrebbe costretto a lasciare il suo ambiente familiare e, dunque, ad aumentare i suoi disturbi.

L’RTE ha stabilito che il medico poteva giungere alla convinzione che la sofferenza fosse senza speranza e che non vi fossero alternative ragionevoli. Anche i medici curanti, lo psichiatra indipendente e il terzo consulente hanno confermato questa valutazione.

Secondo l’RTE, il medico ha agito con estrema cautela e ha rispettato i requisiti di accuratezza e tutti gli altri previsti dalla Legge.


➡ L’accumulo di malattie legate all’età


L’accumulo di malattie legate all’età è, spesso, definito anche come poli-patologia, comprendendo cecità, sordità, osteoporosi (o decalcificazione ossea) e le relative conseguenze come l’artrosi (usura delle articolazioni). Anche problemi di equilibrio, declino cognitivo come la perdita della conoscenza e del sapere, potrebbero essere la causa di sofferenze insopportabili e senza prospettive di miglioramento.

Questi disturbi, spesso degenerativi, di solito si verificano nell’età più elevata e possono formare una somma di disturbi correlati. Essi possono portare a sofferenze che, in connessione con la storia della malattia, la biografia, la personalità, il modello di valore e la capacità di sopportazione del paziente, possono essere vissute dello stesso come insopportabili in maniera permanente.

Nel 2024, l’RTE ha ricevuto 397 segnalazioni in questa categoria, pari al 4,0% del totale (contro le 349 segnalazioni del 2023, pari al 3,8%). Segue un giudizio dell’RTE riguardo ad un caso di accumulo di malattie legate all’età per una donna ultracentenaria, ipovedente, ipocausica e sofferente di dolori articolari.

Una donna di età superiore ai cento anni soffriva ogni giorno di più di problemi di vista, un udito molto scarso e dolore dovuto all’usura delle articolazioni della schiena, delle mani, delle ginocchia e delle spalle.

Aveva spesso discusso il suo desiderio di AaM con lo specialista geriatrico della casa di cura in cui si trovava. Il medico aveva cercato in tutti i modi di alleviare le sofferenze della donna negli ultimi anni.

Nella Casa di cura in cui la donna era ricoverata, ci sono stati aggiustamenti al suo letto e alla sua sedia, ha ricevuto farmaci e fatto la fisioterapia. Alla fine, la donna divenne così stanca e dolorante che preferiva rimanere a letto quasi tutto il giorno.

Di conseguenza, il suo desiderio di eutanasia è diventato attuale. Il medico trovò la sofferenza della donna palpabilmente insopportabile e non vide più possibilità di alleviare la sua sofferenza.

È stato chiamato il medico SCEN (Supporto e Consulenza Eutanasia), d’accordo con il suo medico curante. La commissione ha stabilito che il medico aveva soddisfatto i requisiti di diligenza.


Infine, al momento della registrazione delle segnalazioni, la RTE utilizza la categoria residua altre affezioni. Queste sono condizioni che non sono classificabili tra le categorie precedentemente indicate, ad esempio una sindrome del dolore cronico o una rara malattia ereditaria. Si trattava di 237 casi, pari al 2,4% delle segnalazioni (contro le 203, pari al 2,2% del totale nel 2023).

➡ Medico segnalante e luogo del decesso


L’infografica che segue fornisce, invece, informazioni sul medico segnalante e il luogo in cui il decesso è avvenuto:

Il Centro Esperienza Eutanasia


Considerando la complessità di alcuni casi, sovente il medico che applica l’AaM consulta il Centro. Il compito del Centro prevede, oltre al supporto e l’informazione ai medici curanti, l’intervento diretto nell’applicazione dell’AaM.

Anche i medici che, per ragioni ideologiche, non applicano l’AaM oppure non vogliono intervenire quando si tratta di pazienti non (ancora) nello stato terminale o nei casi complessi (circa 20% dei medici olandesi), rimandano sovente loro pazienti al detto Centro. Capita anche che il paziente o la sua famiglia cerchino un contatto direttamente con il Centro.

Nel 2024, il numero di segnalazioni ricevute dall’RTE da parte di medici appartenenti al Centro è stato di 1.417 (rispetto a 1.277 nel 2023), con un incremento dell’11%.

Circa la metà delle segnalazioni di eutanasia legate a malattie mentali proveniva da medici del Centro: 126 delle 219 segnalazioni (57,5%). In termini percentuali, si è registrato un aumento rispetto al 50,7% del 2023 (70 su 138). Delle segnalazioni in cui la base della sofferenza derivava da una forma di demenza, 149 delle 427 segnalazioni (34,9%) provenivano da un medico del Centro. Inoltre, 140 delle 397 segnalazioni (35,3%) di disturbi legati all’età provenivano da medici del Centro. Si tratta di un calo rispetto al 2023, quando le segnalazioni erano state 151, pari al 43,3% dei casi5.

Non sono ancora disponibili i dettagli sulle attività svolte dal Centro. Comunque, i dati del 2023¹¹ rappresentano una buona indicazione per rendere conto dell’importanza del Centro nell’ attività di informazione per i medici e l’analisi di casi particolari di AaM. Nel 2023, il Centro ha ricevuto 4.508 richieste di AaM, in aumento rispetto alle 4.149 del 2022 (+8,6%). Di queste, 1.269 (28,1%) sono state accolte (rispetto alle 1.204 del 2022, pari al 23,9%).

Le richieste ricevute riguardavano le seguenti malattie:

  • Tumori: 904 richieste (20%)
  • Malattie psichiatriche: 898 richieste (20%), di cui accolte 70 (7,8%)
  • Combinazione di patologie legate all’età: 631 richieste (14%), di cui accolte 151 (23,9%)
  • Demenza: 586 richieste (13%), di cui accolte 134 (22,9%)
  • Affezioni del sistema nervoso (es. SLA): 410 richieste (9%)
  • Combinazione di affezioni: 406 richieste (9%)
  • Altre malattie somatiche: 673 richieste (15%)

Le percentuali di cui sopra sono in rapporto al totale delle richieste ricevute nell’ambito di quella specifica malattia.

L’aumento del numero di richieste da parte di persone con meno di 30 anni affette da sofferenze psichiatriche è significativo: 322 richieste (lo stesso numero del 2023). Tuttavia, la maggior parte dei richiedenti ritira la domanda dopo aver consultato i collaboratori del Centro, perché spesso è ancora possibile un trattamento alternativo ragionevole e, quindi, le richieste non soddisfano i requisiti di accuratezza.

Per quanto riguarda le richieste non accolte, o che non potevano essere più accolte, i dati sono:

  • Decesso per cause naturali: 1.037 casi (32%)
  • Ritiro volontario della richiesta: 777 casi (24%)
  • Rigetto per mancata soddisfazione dei criteri di accuratezza: 551 casi (17%)
  • Pratiche chiuse per mancanza di autorizzazione: 292 casi (9%)
  • Ritiro del medico curante: 227 casi (7%)
  • Suicidio: 65 casi (2%)
  • Decesso per sedazione profonda: 32 casi (1%)
  • Altri motivi: 258 casi (8%)


Per quanto riguarda la complessità dei casi, nel 2023 il Centro è intervenuto per:

  • 70 pazienti con malattie psichiatriche (50,7% del totale in questa categoria; 65 nel 2022 – 57,5%)
  • 134 pazienti affetti da demenza (40,9%; 119 nel 2022 – 41,4%)
  • 151 pazienti con una somma di affezioni (43,2%; 123 nel 2022 – 42,7%)

Più dei tre quarti dei pazienti deceduti in seguito ad AaM avevano un’età pari o superiore a 75 anni.

L’RTE ha valutato che, per tutte le segnalazioni ricevute, il Centro ha agito nel pieno rispetto dei criteri di accuratezza previsti dalla Legge.

Oltre all’applicazione dell’AaM, il Centro fornisce informazione a medici e altri collaboratori sociosanitari. Nello specifico, nel 2023, il Centro ha offerto:


  • 165 presentazioni rivolte a operatori sociosanitari;
  • 2.378 risposte fornite tramite l’Infopoint telefonico;
  • 487 partecipanti a corsi di formazione;
  • 517 accompagnamenti e supporti forniti a medici e psichiatri.


➡ La “duo-eutanasia” (o eutanasia di coppia)


Per 66 (66) segnalazioni è stata concessa l’AaM contemporaneamente a 33 (33) coppie (il cosiddetto duo AaM). Va da sé che ogni caso deve soddisfare individualmente i criteri di accuratezza richiesti dalla Legge.

Inoltre, entrambi i partner devono essere visitati da un consulente differente per garantire la valutazione indipendente della richiesta.

➡ I casi non conformi ai requisiti di accuratezza


Per confermare il rigore dell’RTE nel giudicare le segnalazioni, si riportano sinteticamente 6 casi (5 nel 2023) sui 9.958 totali (ovvero lo 0,06%, contro i 9.068 e lo 0,5% del 2023). Nessuno di questi giudizi è stato inviato al Pubblico Ministero e al Comitato disciplinare dell’Ordine dei Medici.

L’RTE verifica se il medico abbia seguito le linee guida dell’Euthanasie Code 2022, che riporta le interpretazioni dei requisiti di accuratezza e chiarimenti per i casi complessi (come per pazienti affetti da demenza o malattie psichiatriche).

Questi requisiti, stabiliti dalla Legge, all’articolo 2¹² sono i seguenti:

  • deve trattarsi di una richiesta volontaria, consapevole, incondizionata e ben ponderata del paziente;
  • deve trattarsi di una sofferenza insopportabile, senza alcuna speranza di miglioramento per il paziente;
  • il medico abbia informato il paziente della situazione clinica in cui si trovava e sulle prospettive che ne derivano;
  • il medico e il consulente devono giungere alla convinzione che per la situazione in cui il paziente si trova non vi è alcun’altra soluzione;
  • deve essere consultato almeno un altro medico indipendente, non coinvolto nella cura del paziente;
  • l’AaM deve essere attuata in maniera scrupolosa dal punto di vista medico.

Nel 2024, dei sei casi in cui l’RTE ha riscontrato inadempienze:

  • in due casi è stata rilevata un’insufficienza nella consultazione;
  • in un caso, la relazione ha sottolineato l’importanza della massima cautela da parte del medico nel valutare richieste di eutanasia che derivino (in larga parte) da sofferenza di origine psichiatrica;
  • in tre casi, l’esecuzione è stata giudicata carente dal punto di vista medico.

Un giudizio è descritto qui sotto e possono essere consultati in una forma più ampia sul sito web dell’RTE.

Giudizio 2024 – 005 Cancro, nessun controllo adeguato del coma durante l’applicazione complicata

A un uomo, tra gli ottanta e i novant’anni, erano state diagnosticate metastasi epatiche estese senza un tumore primitivo noto circa due mesi prima della morte. L’applicazione dell’AaM si è rivelata complessa.

Il medico aveva indicato nel modello di relazione, in un commento scritto e in seguito oralmente, che l’applicazione non era andata liscia. Il medico aveva prima somministrato la dose abituale dell’induttore del coma. Dopo che l’uomo non è caduto in coma, il medico gli ha somministrato un’altra dose di induttore del coma attraverso la stessa flebo e poi una dose di miorilassante.

Sebbene il medico abbia riscontrato un coma sufficientemente profondo nell’uomo dopo la somministrazione della seconda dose del induttore, l’uomo non è morto dopo che il medico ha successivamente somministrato la prima dose di miorilassante. Il medico ha quindi chiamato il servizio di ambulanza e ha fatto installare una nuova flebo. Il medico ha quindi somministrato una seconda dose di miorilassante senza determinare nuovamente se il coma fosse ancora sufficientemente profondo nel modo indicato nel Codice Eutanasia (il controllo del coma).

Subito dopo, il paziente è morto. L’intero intervento ha durata circa sessanta minuti.

L’RTE ha stabilito che il medico non ha agito in conformità con il Codice nell’applicazione dell’AaM. Dopo aver stabilito che l’uomo non rispondeva sufficientemente alla prima dose dell’induttore, il medico non aveva immediatamente reinserito un ago per la flebo prima di iniettare l’induttore per la seconda volta. Il medico ha spiegato di aver agito in questo modo perché in quel momento non dubitava sul funzionamento della flebo.

Dopo la seconda dose di induttore e prima della prima dose di miorilassante, il medico ha adeguatamente determinato che lo stato di coscienza del paziente era sufficientemente ridotta.

Secondo l’RTE, non vi era quindi alcun rischio reale che il paziente potesse aver sperimentato le conseguenze negative della prima dose di miorilassante. Il mancato reinserimento di un nuovo ago per la flebo prima di somministrare una seconda dose dell’induttore del coma non è però conforme alla Direttiva e il Comitato sottolinea l’importanza di agire in conformità con il Codice. Ciononostante, l’RTE è del parere che il medico non abbia agito con negligenza medica a tale riguardo.

Tuttavia, quanto detto non si applica alla fase successiva all’iniezione della nuova infusione. Quando la morte non si è verificata dopo la somministrazione della prima dose di miorilassante e il medico ha iniziato a dubitare della flebo, il medico avrebbe dovuto ripetere l’intera procedura in conformità al Codice. Il medico ha fatto inserire una nuova flebo, ma successivamente non ha somministrato nuovamente un induttore prima di somministrare la seconda dose di miorilassante e non ha eseguito un adeguato controllo della profondità del coma come descritto nel Codice di eutanasia 2022.

A causa del lungo lasso di tempo (circa trenta minuti) tra l’ultimo controllo della profondità del coma e la somministrazione della seconda dose di miorilassante, non è possibile stabilire con sufficiente certezza che il paziente fosse ancora in coma sufficientemente profondo. Il medico ha dichiarato di aver continuamente monitorato e valutato l’uomo. Era convinto che il paziente non avesse sentito nulla dell’intero processo, tranne la fase tra le due dosi dellinduttore del coma. Tuttavia, secondo l’RTE, ciò non ha ridotto sufficientemente il rischio che il paziente subisse le conseguenze negative della seconda dose di miorilassante.

Il medico deve sempre evitare il rischio che il paziente sia cosciente della somministrazione del miorilassante. Poiché non si poteva escludere con sufficiente certezza che il paziente potesse aver sperimentato le conseguenze negative della seconda dose di miorilassante, l’RTE non ha avuto altra scelta che concludere che il medico non aveva effettuato l’interruzione della vita su richiesta applicando le dovute cure mediche. Il medico aveva altresì soddisfatto gli altri requisiti di accuratezza.


Per meglio comprendere l’applicazione dell’AaM, l’RTE ha descritto nel capitolo 3 della relazione:

  • 5 esempi di segnalazioni delle malattie più frequenti:
  • 5 esempi di segnalazioni ordinate per criterio di accuratezza;
  • 4 esempi di malati con un affezione particolare.

Si rimanda alla relazione per l’anno 2022 per la descrizione di altri casi appartenente a queste categorie13.

Fonti e letteratura


Fonti e letteratura
1 Regionale Toetsingscommissie Euthanasie Jaarverslag 2024 (Relazione Annuale 2023 delle Commissioni Regionali di Controllo AaM). La relazione è scaricabile dal sito dell’RTE e a breve saranno disponibili le relazioni in inglese, spagnolo, francese e tedesco.
2 Centraal Bureau voor de Statistiek; Overlijden, geslacht en leeftijd (Ufficio Centrale di Statistico; decessi, gender e età), febbraio 2024.
3 RTE – Euthanasiecode 2022 (Codice Euthanasia 2022). La versione 2018 è tradotta in italiano, vedi la pubblicazione Fine-vita volontario in Olanda – per chi ne vuol sapere di più, 2018, Johannes Agterberg edito da NewPress Edizioni S.r.l. Lomazzo.
4 Wetsvoorstel toetsing levensbegeleiding van ouderen op verzoek (Proposta di legge sull’assistenza a morire su richiesta di persone anziane), novembre 2023.
5 Wijziging regeling beoordelingscommissie late zwangerschapafbreking en levensbeeindiging pasgeborenen (LZA/LP) naar aanleiding van de levensbeeindiging van kinderen van 1-12 jaar (Cambiamento del regolamento riguardo la Commissione di controllo dell’aborto tardivo e il fine-vita di neonati conseguente il fine-vita di minori tra 1 e 12 anni), gennaio 2024.
6 KNMG – Richtlijn uitvoering euthanasie en hulp bij zelfdoding (Linee guida per l’applicazione dell’Aa). Per la traduzione delle linee in italiano si rimanda alla pubblicazione Fine-vita volontario – Linee guida per l’applicazione dell’Eutanasia e della assistenza medica al suicidio, 2022, Johannes Agterberg edito da NewPress Edizioni S.r.l. Lomazzo;
7 Vierde Evaluatie Wet toetsing levensbeeindiging op verzoek en hulp bij zelfdoding (Quarta valutazione della Legge controllo dell’interruzione della vita e assistenza al suicidio), 2023, Zonmw.
8 Ontwikkelingen van het aantal euthanasiegevallen en de achterliggende factoren (Evoluzione del numero di casi di AaM e fattori sottostanti), 2019, Nivel;
9 Public and physicians’support for euthanasia in people suffering from psychiatric disorders: a cross sectional survey study, 2019, BMC Medical Ethics;
10 Changes in the use of continuous deep sedation in the Netherlands, marzo 2024, M.T. Heijltjes, Università di Utrecht (NL).
11 Expertisecentrum Euthanasie 2023 in beeld (Centro Expertise AaM – i dati del 2023), marzo 2024;

12 Wet toetsing levensbeeindiging op verzoek en hulp bij zelfdoding (Legge controllo dell’interruzione della vita e assistenza al suicidio) 2002. Per la traduzione si rimanda al sito
www.finevitavolontario.it.
13 Olanda: La relazione per l’anno 2022 delle Commissioni Regionali di Controllo Euthanasia (l’RTE).7 aprile 2023 (www.finevitavolontario.it)

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Il Municipio Roma III ospita l’incontro “Liberi di vivere, liberi di scegliere” – con Marco Perduca


Il Municipio Roma VIII ospita l’incontro “Liberi di vivere, liberi di scegliere”
6 Maggio 2025 – 18.00 – 20.00

Marco Perduca, ex senatore e responsabile delle attività internazionali di Associazione Luca Coscioni, interviene all’incontro organizzato dal Municipio Roma III “Liberi di vivere, liberi di scegliere – Una battaglia di civiltà che riguarda tutti e tutte”, un appuntamento pubblico dedicato al tema dei diritti civili e della libertà di scelta. Interverranno anche:

  • Marietta Tidei
  • Claudio Marotta
  • Michela Frappetta
  • Francesca Vetrugno, assessora alle politiche scolastiche ed educative Municipio III
  • Alessandra Aluigi, assessora alle politiche sociali Municipio VIII

Porterà i saluti istituzionali Amedeo Ciaccheri, Presidente del Municipio Roma VIII.

Modera l’incontro Francesca Mollo.

L’appuntamento è per martedì 6 maggio alle ore 18.00, presso la Villetta Social Lab, in Via degli Armatori 3, Roma.


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Nel “Bicycle Day” torniamo a chiedere al Governo e all’Europa di aprire alle terapie e alla ricerca sugli psichedelici


Dal 1985 il 19 aprile è noto come “Bicycle Day”, una celebrazione non ufficiale della rivoluzione psichedelica e del primo “viaggio” psichedelico con l’LSD di Albert Hofmann nel 1943, in concomitanza con il suo viaggio in bicicletta verso casa dai laboratori Sandoz.

Il chimico svizzero infatti aveva ingerito 0,25 milligrammi (250 microgrammi) di LSD. Poco tempo dopo, Hofmann sperimentò lenti e graduali cambiamenti nella sua percezione e chiese di accompagnarlo a casa dove la molecola fece effetto. Hofmann avrebbe continuato le sue ricerche ed esperimenti convinto che quanto da lui inventato o scoperto potesse avere efficaci impieghi terapeutici.

Da 40 anni il 19 aprile viene dedicato al ricordo di quel “viaggio”, un viaggio che di recente è tornato a interessare istituti e gruppi di ricerca nel mondo anglosassone per recuperare quanto previsto da Hofmann. L’LSD, come gli altri psichedelici, è al centro di decine di studi e sperimentazioni che ne stanno dimostrando l’efficacia nel trattamento di varie condizioni o dipendenze.

L’Associazione Luca Coscioni, che da anni dedica attenzione e iniziative a favore delle cosiddette psicoterapie assistite da psichedelici, rilancia l’appello al Governo affinché apra alle molecole in questione per le cure palliative, le terapie compassionevoli e il trattamento dello stress post-traumatico e la iniziativa civica europea Psychedelicare che invita la Commissione europea a investire nella ricerca, promuovere linee guida per l’impiego terapeutico degli psichedelici e adoperarsi per riclassificarli a livello internazionale.

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Il Municipio Roma III ospita l’incontro “Liberi di vivere, liberi di scegliere” – con Alessia Cicatelli


Il Municipio Roma III ospita l’incontro “Liberi di vivere, liberi di scegliere”
29 Aprile 2025 – 18.00 – 20.00

Alessia Cicatelli, membro di Giunta e parte del team legale dell’ Associazione Luca Coscioni, interviene all’incontro organizzato dal Municipio Roma III “Liberi di vivere, liberi di scegliere – Una battaglia di civiltà che riguarda tutti e tutte”, un appuntamento pubblico dedicato al tema dei diritti civili e della libertà di scelta. Interverranno anche:

  • Marietta Tidei
  • Claudio Marotta
  • Marta Marziali, Consigliera Municipio III
  • Michela Frappetta
  • Simone Filomena, Consigliere Municipio III

Porterà i saluti istituzionali Paolo Marchionne, Presidente del Municipio Roma III.

Modera l’incontro Paolo Cento.

L’appuntamento è per martedì 29 aprile alle ore 18.00, presso la Sala Consiliare del Municipio Roma III, in Piazza Sempione, Roma.


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No alla salute mentale “a tempo”: per il Consiglio di Stato il diritto alla salute prevale sui limiti di budget dell’Amministrazione


Con la sentenza n. 3074 del 10 aprile 2025, la Sezione III del Consiglio di Stato è tornata a occuparsi del tema dell’erogazione di prestazioni sanitarie in regime di accreditamento, focalizzandosi in particolare sulla possibilità di derogare ai limiti temporali di assenza dalla struttura terapeutica stabiliti dalle delibere regionali, quando siano presenti esigenze clinico-assistenziali specifiche e debitamente documentate.

Il caso nasce dal rifiuto dell’ATS di Milano – Città Metropolitana di riconoscere, anche solo parzialmente, il rimborso delle giornate di assenza superiori alle 40 consentite per una paziente affetta da una grave patologia cronica psichiatrica. La donna era ospite di una struttura in Liguria, nell’ambito di un progetto terapeutico condiviso che prevedeva un’alternanza tra la permanenza in comunità e il rientro periodico presso la famiglia, finalizzato a stabilizzare il suo quadro clinico. La base del diniego era la delibera ALISA n. 73/2018 della Regione Liguria, che all’art. 6 dell’allegato B2 prevede un limite massimo di 40 giorni annui per il riconoscimento del “mantenimento posto” (pari al 70% della retta). Superato questo limite, spetterebbe alla struttura e alla famiglia concordare sulla copertura dei costi.

Il TAR Lombardia, con la sentenza n. 2061/2023, aveva accolto il ricorso dell’ADS della paziente, sottolineando l’importanza della continuità terapeutica e la mancanza di alternative assistenziali equivalenti. Secondo il Tribunale, il limite dei 40 giorni non poteva essere infatti applicato rigidamente in presenza di un percorso terapeutico validato dal servizio sanitario. Il Consiglio di Stato ha confermato integralmente questa impostazione, precisando che l’art. 6 della delibera deve essere interpretato in coordinamento con l’art. 5, il quale consente il superamento del budget assegnato alla struttura in presenza di esigenze clinico-assistenziali specifiche, previa valutazione. Una lettura diversa, osserva il Consiglio, priverebbe di significato l’art. 5 e vanificherebbe la previsione stessa di una possibilità di deroga legata alle specificità del caso.

Dunque, non si possono applicare diritti di salute “a tempo”, se non si è proceduto alla verifica in concreto delle esigenze sociosanitarie ed assistenziali del caso, e ciò a prescindere dal dettato di legge che possa indicare un termine decadenziale dal beneficio.

Il Consiglio di Stato richiama, inoltre, un proprio precedente in sede cautelare (ordinanza n. 595/2023), dove si era già affermato che i rientri temporanei in famiglia non interrompono il percorso terapeutico, ma vi si inseriscono come momenti funzionali al benessere della paziente. In questa prospettiva, un diniego come quello oggetto del giudizio non incide solo sulla copertura finanziaria del servizio, ma va a colpire concretamente la possibilità stessa di attuare il regime assistenziale stabilito.

In conclusione, la decisione si inserisce in un orientamento giurisprudenziale sempre più netto nel riconoscere la prevalenza del diritto alla salute, sancito dall’art. 32 della Costituzione, rispetto a vincoli di natura gestionale o finanziaria. Le amministrazioni sanitarie sono tenute ad adeguare il proprio operato alle specificità del caso clinico, evitando un’applicazione rigida e formalistica delle regole che rischi di compromettere l’effettiva tutela dei diritti degli assistiti. Il Consiglio di Stato ribadisce così che le deroghe previste dalla normativa regionale non sono eccezioni marginali, ma strumenti necessari per garantire una risposta flessibile e proporzionata ai bisogni reali dei pazienti. Ignorarle senza una motivazione clinica adeguata configura un vizio dell’atto amministrativo, tanto sotto il profilo della motivazione quanto della proporzionalità.

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A Milano il dibattito dopo la proiezione “L’ultimo viaggio”, con Marco Cappato


L’ultimo viaggio – proiezione del film
Lunedì 5 maggio 2025 | ore 21.00

Sarà proiettato a Milano “L’ultimo viaggio”, un film di Lorenzo Ceva Valla e Mario Garofalo, con Fabio Marin e Debora Zuin. In sala saranno presenti i registi, insieme a Marco Cappato, tesoriere di Associazione Luca Coscioni APS, per un dialogo con il pubblico.

L’appuntamento è per lunedì 5 maggio, alle ore 21.00, presso la Cineteca Milano Arlecchino. Il biglietto ha il costo di 8,50 euro ed è disponibile a questo link.


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Marco Cappato ad Alessandria “Il diritto di scegliere – dialogo su eutanasia e democrazia”


Il diritto di scegliere – dialogo su eutanasia e democrazia
Giovedì 8 maggio | ore 18.00

Parteciperanno Marco Cappato, Presidente di Eumans, e Luca Savarino, Professore di Bioetica, per un confronto sui temi dell’eutanasia, della libertà di scelta e della democrazia. L’evento rientra nel ciclo di incontri “PCPol – Una rottura di scuola” e vede il sostegno di diverse realtà culturali e accademiche.

L’appuntamento è per giovedì 8 maggio alle ore 18.00 presso Associazione Cultura e Sviluppo, in Piazza Fabrizio De Andrè, 76, ad Alessandria. L’ingresso è gratuito prenotandosi tramite questo link.


Durante l’incontro, i due relatori si confronteranno sui nodi etici, giuridici ed esistenziali legati alla fine vita, tra esperienza personale, rigore scientifico e impegno civile. Un’occasione per ripensare insieme la morte non come tabù, ma come parte della vita. Un invito a riflettere, ascoltare, prendere posizione. Promosso da Cultura e Sviluppo con la compartecipazione dell’Università del Piemonte Orientale, il percorso di PopolX è rivolto in particolar modo agli under 35 ma è convintamente aperto anche a tutta la cittadinanza, e prevede 15 incontri distribuiti tra gennaio e giugno 2025. Obiettivo degli incontri: mettere a fuoco le criticità del mondo attuale, ricostruendone le principali genesi, proponendo però anche narrazioni e testimonianze capaci di rompere l’inerzia verso cui la nostra società sta tendendo mostrando come altre possibili vie sono ancora praticabili.

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“La decisione del TAR del Lazio sul cannabidiolo complica ulteriormente il settore e ignora le indicazioni dell’OMS”


Marco Perduca commenta la decisione della giustizia amministrativa sulla legittimità del Decreto del Ministero della Salute con l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope


Il TAR del Lazio ha deciso che è legittimo il Decreto con il quale il Ministero della Salute il 27 giugno 2024, nell’aggiornare le Tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, ha inserito nella Tabella dei medicinali soggetti a prescrizione medica non ripetibile le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis.

“La sentenza del TAR complica ulteriormente il settore della canapa, già colpito da norme irragionevolmente limitative, come dimostra il recente Decreto Sicurezza” – commenta Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni, già Senatore e Presidente del Comitato Promotore del Referendum Cannabis Legale, che in questi anni ha seguito da vicino la vicenda del ricorso presentato al TAR del Lazio da Canapa Sativa Italia, Giantec Srl, Società Biochimica Galloppa Srl e Orti Castello di Massimiliano Quai.

“Oltre ad attendere ora le reazioni delle varie associazioni, va segnalato come nella vicenda si siano sovrapposte preoccupazioni infondate su prodotti in cui interagiscono THC e CBD, evocando addirittura decessi legati all’assunzione orale di “cannabinoidi sintetici” non meglio specificati. Tali sostanze, peraltro, non risultano né nelle statistiche nazionali o europee, né nella – seppur lacunosa – letteratura scientifica consultata dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Consiglio Superiore di Sanità.

Lascia perplessi – per non dire altro – leggere che ‘la valutazione scientifica deve fondarsi su dati scientifici affidabili e su un ragionamento logico che porti a una conclusione, la quale esprima la possibilità del verificarsi e l’eventuale gravità del pericolo sull’ambiente o sulla salute di una popolazione data, compresa la portata dei possibili danni, la persistenza, la reversibilità e gli effetti’. Se tale valutazione fosse stata effettivamente svolta in modo approfondito, richiamando magari i contesti normativi di altri Paesi e le chiare pronunce e raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, non si sarebbe invocato il principio di precauzione come se fossimo ancora all’inizio del secolo scorso”.

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Michele De Luca, Stefania Bettinelli e la Cellula di Bari a Bisceglie – “Malattie rare – ricerca, prevenzione e diritti dei malati”


Malattie rare – ricerca, prevenzione e diritti dei malati
Sabato 26 aprile | ore 18.30

Parteciperanno in particolare Michele De Luca, Co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni APS, e Stefania Bettinelli, Membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni APS, nell’ambito dell’incontro dedicato alle malattie rare, promosso con il patrocinio della ASL BT, dell’Associazione Luca Coscioni e della Fondazione Telethon. Tra gli interventi, quelli di rappresentanti della Regione Puglia, del Centro Territoriale Malattie Rare della ASL BT e di varie coordinatrici provinciali di Fondazione Telethon, nonché esponenti del mondo accademico e sanitario.

L’appuntamento è per sabato 26 aprile, alle ore 18.30, presso le Vecchie Segherie Mastrototaro, in Via Porto 33, a Bisceglie.


Saranno presentate, a cura di Peppo Ruggieri, le poesie di Michele Ventura (dedicate al ventesimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta per distrofia muscolare di Duchenne). Il ricavato della raccolta andrà in beneficenza a Fondazione Telethon e all’Associazione Luca Coscioni. Ci sarà un tavolo informativo della Cellula Coscioni di Bari.

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Filomena Gallo a Rovereto: la gestazione per altri – dibattito pubblico
Martedì 6 maggio 2025 | 20.30

Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni APS, interverrà a Rovereto nell’ambito dell’incontro “La gestazione per altri”, promosso dall’Associazione Roveretana per la Giustizia, con il patrocinio del Comune di Rovereto, della Comunità della Vallagarina e dell’Ordine degli Avvocati di Rovereto. Parteciperanno inoltre il Prof. Massimo Gandolfini, neurochirurgo e presidente dell’Associazione Family Day, e l’Avvocato Claudio Malfer.

L’appuntamento è per martedì 6 maggio 2025, alle ore 20.30, presso la Sala Filarmonica di Rovereto, in Corso Antonio Rosmini, 86, 38068 Rovereto TN. L’Ordine degli Avvocati di Rovereto ha deliberato il riconoscimento di due crediti formativi in materia non obbligatoria.


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In Molise è stata depositata la proposta di legge Liberi Subito


La proposta di legge è stata proposta dall’Associazione Luca Coscioni e sottoscritta trasversalmente in Consiglio regionale. L’obiettivo è definire procedure e tempi certi per garantire il diritto alla morte volontaria medicalmente assistita


È stata depositata oggi nel Consiglio regionale del Molise la proposta di legge regionale promossa dall’Associazione Luca Coscioni, intitolata Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. La prima firmataria è la consigliera PD Alessandra Salvatore, e la proposta è sostenuta da dieci consiglieri di maggioranza e opposizione. L’iniziativa intende garantire tempi e procedure certe per l’accesso alla morte volontaria medicalmente assistita per le persone nelle condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale.

La proposta si fonda sulla sentenza “Cappato – DJ Fabo” della Consulta 242 del 2019, che ha depenalizzato l’”aiuto al suicidio” in casi ben determinati. L’iniziativa si inserisce nel solco della campagna nazionale Liberi Subito, promossa dall’Associazione Luca Coscioni in tutte le Regioni. Il testo prevede che la persona richiedente venga presa in carico da una commissione multidisciplinare permanente che entro venti giorni dovrà verificare la presenza dei requisiti stabiliti dalla Corte attraverso una valutazione clinica e il parere del Comitato Etico. Una volta completata la verifica, la Regione dovrà garantire, entro sette giorni, il supporto tecnico e farmacologico necessario. L’intero percorso dovrà essere concluso entro un massimo di trenta giorni dalla richiesta. Inoltre, è garantita la gratuità delle prestazioni sanitarie collegate, senza costi aggiuntivi per il richiedente e senza nuovi oneri per il bilancio regionale.

La proposta ha raccolto consensi trasversali tra le forze politiche presenti in Consiglio, ricevendo l’adesione da parte di Consiglieri del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle, di Fratelli d’Italia e della Lega. Un dato che conferma come il tema del fine vita non sia né ideologico né divisivo, ma una questione di civiltà e ascolto verso le persone che vivono ogni giorno la fatica di condizioni sanitarie irreversibili.

Filomena Gallo dichiara: “L’accesso al suicidio medicalmente assistito, è già legale in Italia in forza di una sentenza della Corte Costituzionale che ha valore di legge. Come Associazione Luca Coscioni chiediamo che il Servizio Sanitario Regionale, così come disposto dal giudicato costituzionale, possa rispondere con tempi certi alle richieste delle persone che soffrono. In Toscana la nostra proposta di legge è stata approvata ed è legge in vigore dal 2 aprile, in molte altre Regioni si stanno avviando discussioni analoghe. Il Molise può ora essere parte di questo percorso istituzionale che mira a rispettare la libera scelta della persona alla luce delle competenze regionali, senza scaricare sui malati o sui tribunali la responsabilità di dare concretezza a un diritto già riconosciuto. Chiediamo che la proposta venga calendarizzata e discussa al più presto”.

In questo contesto, l’Associazione ha anche presentato richieste di accesso agli atti in tutte le Regioni italiane per ottenere dati sulle richieste di suicidio assistito pervenute alle aziende sanitarie dal 2020 a oggi. Il Molise è tra le cinque Regioni che non hanno fornito alcuna risposta, eludendo di fatto l’obbligo di trasparenza amministrativa previsto dalla normativa italiana sull’accesso civico.

L’assenza di dati ufficiali rende ancora più urgente e necessaria l’approvazione della proposta di legge regionale, per uscire dall’attuale condizione di opacità e incertezza, e garantire alle persone malate un percorso chiaro e rispettoso del loro diritto all’autodeterminazione.

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Caso di Massimiliano: disposta l’imputazione coatta per Cappato, Lalli e Maltese


L’udienza preliminare è fissata per il 4 giugno 2025


A seguito dell’ordinanza della giudice per le indagini preliminari (GIP), con la quale è stata disposta l’imputazione coatta, il pubblico ministero (PM) ha formulato l’imputazione nei confronti di Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese, per aver, in concorso fra loro, aiutato Massimiliano, affetto da sclerosi multipla in stato avanzato, fonte di sofferenze intollerabili, a raggiungere la Svizzera, dove ha avuto accesso legalmente al suicidio assistito attraverso l’autosomministrazione di un farmaco letale.

A seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 135/2024 che aveva ampliato il requisito del trattamento di sostegno vitale, la GIP di Firenze aveva comunque ritenuto necessario un processo. Per questo, a seguito dell’imputazione coatta, formulata dal PM, il giudice per l’udienza preliminare (GUP) ha fissato l’udienza per il prossimo 4 giugno.

Dichiarano Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Matese: “Affronteremo il processo con serenità come abbiamo fatto finora, convinti che l’aiuto fornito a Massimiliano è stato un aiuto doveroso e necessario, affinché una persona affetta da una patologia irreversibile e con sofferenze intollerabili potesse essere libera di scegliere come morire, anche se non – ancora – attaccata a una macchina”.

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A Udine il convegno Fine vita – liberi subito in FVG e in Italia


Fine vita – liberi subito in FVG e in Italia
Lunedì 14 aprile 2025 | dalle 16.45 alle 19.00

Dalla vicenda di Eluana Englaro alla sentenza Cappato, fino alla recente legge regionale della Toscana: la lunga e accidentata strada verso il riconoscimento del testamento biologico e del diritto all’autodeterminazione nelle scelte sul fine vita.

L’appuntamento è per lunedì 14 aprile 2025, dalle ore 16.45 alle 19.00, presso il Circolo Culturale Nuovi Orizzonti, in Via Brescia 3, a Udine. L’ingresso è libero.


L’incontro è articolato in due sessioni:

Sessione 1 – La scelta di Udine: da Loris Fortuna al caso Englaro
Modera: Enrico Bullian, consigliere regionale FVG

  • Federico Pirone, Assessore alla cultura di Udine
  • Furio Honsell, consigliere regionale FVG, già sindaco di Udine durante il caso Englaro
  • Renzo Tondo, già Presidente della Regione FVG durante il caso Englaro
  • Raffaella Barbieri, Cellula Coscioni Udine
  • Francesca Bonemazzi,Cellula Coscion Pordenone

Sessione 2 – La sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 e la prima Legge della Regione Toscana
E nella nostra Regione? Le richieste di fine vita a livello nazionale e in FVG

  • Serena Pellegrino, consigliera regionale FVG, relatrice di minoranza della PDL
  • Giulia Massolino, Rosaria Capozzi, consigliere regionali FVG
  • Enrico Sostegni, presidente della Commissione Sanità della Regione Toscana e relatore di maggioranza della LR
  • Gabriele Isola, Associazione Luca Coscioni Trieste/Gorizia
  • Joshua Honeycutt, consigliere comunale di Aviano (gruppo consigliare Facciamo Futuro)
  • Conclusioni: Roberto Cosolini, consigliere regionale FVG


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A Roma un evento informativo DAT: disposizioni anticipate di trattamento (testamento biologico)


DAT: disposizioni anticipate di trattamento (testamento biologico)
Mercoledì 16 aprile | ore 16.30 – 18.30

La Cellula Coscioni Roma organizza un incontro informativo su cosa sono le Disposizioni Anticipate di Trattamento, come si redigono e quali diritti garantiscono.

L’appuntamento è per mercoledì 16 aprile, dalle 16.30 alle 18.30, presso il Centro Anziani di Via Zanetta, a Roma.


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A legnano l’evento “Lascia che io vada” – Mobilitazione Nazionale per il Biotestamento 2025


Lascia che io vada – Mobilitazione Nazionale per il Biotestamento 2025
Domenica 13 aprile | dalle 10.00 alle 12.00

I volontari dell’Associazione Luca Coscioni di Legnano saranno in Corso Garibaldi (angolo Via Lanino), a Legnano, per un presidio informativo sul tema del biotestamento e sul diritto all’autodeterminazione in ambito di fine vita.

L’appuntamento è per domenica 13 aprile, dalle ore 10.00 alle 12.00, in Corso Garibaldi (angolo Via Lanino), a Legnano.


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Alle comunali del 2025 per la prima volta si potranno sottoscrivere candidature e liste con firma digitale, ma nessuno lo sa


Carlo Gentili ha scritto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiedere una campagna di informazione pubblica


In occasione delle elezioni comunali di maggio 2025, per la prima volta, le persone con disabilità fisiche gravi potranno sottoscrivere digitalmente le candidature e liste elettorali. È una riforma storica ottenuta grazie alla sentenza n. 3/2025 della Corte Costituzionale che ha riconosciuto il diritto all’uso della firma digitale per chi, per gravi impedimenti, non può firmare a mano. A poche settimane dal voto, nessuno ne è informato.

Il Ministero dell’Interno né le istituzioni locali hanno promosso attività di comunicazione chiara e accessibile che permettano a chi ha diritto di esercitare questo nuovo strumento di partecipazione.

Per questo Carlo Gentili, promotore del ricorso insieme all’Associazione Luca Coscioni che ha portato alla storica decisione della Consulta, ha scritto alla Presidente del Consiglio per chiedere che il Governo si attivi immediatamente con una campagna di informazione istituzionale, anche attraverso le redazioni regionali del servizio pubblico, per garantire che le persone con disabilità conoscano questa opportunità e possano partecipare pienamente alla vita democratica del Paese in occasione delle elezioni amministrative di maggio.

“Occorre che l’elettorato attivo e passivo godano del diritto a essere informati, quanto prima e debitamente, di questo importante primo passo a favore della transizione digitale per il pieno godimento dei diritti politici in Italia”, scrive Carlo Gentili a Giorgia Meloni. “Campagne di spot televisivi a cura delle redazioni regionali del servizio pubblico, che in termini semplici e chiari sopperiscano a questa lacuna informativa, sono quanto mai necessarie oltre che urgenti per consentire il godimento dei diritti di cittadinanza a persone che come me vivono in condizioni di grave disabilità”.


Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria Nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni: “L’Associazione Luca Coscioni, insieme a Eumans e Referendum e Democrazia” (che già un mese fa avevano scritto alla Presidente Meloni), invitano il governo ad apportare le necessarie modifiche legislative in fase di conversione del decreto sulle elezioni amministrative auspicando inoltre che la firma digitale possa essere utilizzata da tutto l’elettorato tramite la piattaforma pubblica già operativa per la raccolta di firme online per referendum e leggi d’iniziativa popolare.

La lettera è accompagnata da un appello pubblico promosso da Associazione Luca Coscioni, Eumans e Referendum e Democrazia, sottoscritto da oltre 56.000 cittadini in cui si chiede al Governo di:

  • estendere la possibilità della firma digitale a tutti i cittadini, non solo alle persone con disabilità;
  • consentire la presentazione di liste e candidature tramite la piattaforma pubblica digitale già attiva per referendum e leggi di iniziativa popolare;
  • aprire tale piattaforma anche ad altri strumenti di iniziativa popolare a livello locale (regioni, comuni, enti territoriali).

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Il Piemonte sarà la seconda Regione italiana dove sarà possibile depositare le proprie DAT negli ospedali e nelle ASL


L’iniziativa della Cellula dell’Associazione Luca Coscioni di Torino: “La campagna di informazione sul fine vita continua fino al 13 aprile anche in Piemonte: QUI tutti i tavoli


Il Piemonte è la seconda Regione d’Italia, dopo la Toscana, in cui si potrà depositare il testamento biologico ovvero le DAT (disposizioni anticipate di trattamento) negli ospedali e nelle ASL. Un importante passo in avanti reso possibile grazie all’approvazione, a piena maggioranza e senza nessun voto contrario, di un ordine del giorno in Consiglio Regionale, presentato dalla consigliera Alice Ravinale, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, su iniziativa della Cellula dell’Associazione Luca Coscioni di Torino.

Al momento, infatti, da quando la legge sul testamento biologico è entrata in vigore nel 2017, anche grazie alle battaglie dell’Associazione Luca Coscioni, in tutta Italia è possibile depositare il biotestamento di fatto solo presso il proprio Comune di residenza o un notaio. La legge prevede un coinvolgimento delle strutture sanitarie nel deposito, ma al momento di fatto quasi nessuna struttura sanitaria italiana ritira le DAT dei cittadini.

Grazie al testamento biologico è possibile esprimere le proprie indicazioni sui trattamenti sanitari cui si vuole essere – o non essere – sottoposti per un momento eventuale e futuro in cui si potrebbe non essere incapace di intendere e volere e quindi non in grado di esprimere le proprie scelte.

“Un sentito ringraziamento va ai proponenti per aver sollevato un tema cruciale di civiltà e dignità, a tutti i consiglieri che hanno condiviso la necessità di rafforzare i diritti delle cittadine e dei cittadini anche nella fase più delicata della vita, e all’assessore Riboldi per la sensibilità dimostrata nell’accogliere e sostenere l’iniziativa”, hanno dichiarato Davide di Mauro e Lidia Sessa della Cellula Coscioni di Torino. “Siamo certi che, a seguito dell’approvazione di questo atto di indirizzo, verrà avviato un percorso concreto per arrivare alla piena attuazione della legge, nei tempi necessari, garantendo così un applicazione omogenea ed efficace dei diritti sanciti dalla normativa nazionale”.

L’ordine del giorno in Consiglio Regionale è stato approvato proprio nella giornata che ha segnato l’inizio della mobilitazione nazionale 2025 per il testamento biologico, promossa ogni anno dall’Associazione Luca Coscioni e che grazie al lavoro delle Cellule è diffusa su tutto il territorio nazionale. A questo link tutti i tavoli con i punti informativi più vicini, dove i volontari saranno disponibili per fornire materiali e chiarimenti ai cittadini interessati fino al 13 aprile.

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A Trieste l’evento Si può dire “cure palliative”? Nuovi scenari – con Filomena Gallo


Si può dire “cure palliative”? Nuovi scenari
Sabato 17 maggio 2025 | dalle 9.00 alle 13.30

Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, interverrà nell’ambito della sessione “Scelte di fine vita. Il rispetto delle volontà della persona, l’assistenza, il diritto e le libertà fondamentali”. Il seminario ECM è promosso dal Centro Formazione Cure Palliative e Cure Palliative Pediatriche “F. Visintin” e dall’Associazione Amici Hospice Pineta OdV, con il patrocinio di numerose istituzioni e realtà del settore.

L’appuntamento è per sabato 17 maggio 2025, dalle ore 9.00 alle 13.30, presso l’Auditorium ITIS, in via Pascoli 31, a Trieste. Le iscrizioni sono gratuite e si effettuano tramite il link fornito sul sito www.hospicepinetatrieste.it/evento/si-puo-dire-cure-palliative/.


A questo link è possibile visualizzare la locandina del seminario.17 MAGGIO SI PUO DIRE CURE PALLIATIVE RICHIESTA PATROCINI (6) (14)

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A Pontedera (PI) il convegno con Marco Cappato “Fine vita, una legge di civiltà”


Fine vita, una legge di civiltà. Convegno con Marco Cappato
Lunedì 14 aprile | ore 21.00

Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, parteciperà come relatore nell’ambito dell’incontro “Fine vita, una legge di civiltà”. Interverranno anche Antonio Mazzeo, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Giuseppe Campanelli, Professore ordinario di Diritto costituzionale e Prorettore per gli affari giuridici all’Università di Pisa, e Roberto Andreini, già Direttore del Dipartimento Medico dell’USL Toscana NordOvest. Coordina la serata Sonia Luca, Assessora con delega alle Pari Opportunità del Comune di Pontedera.

L’appuntamento è per lunedì 14 aprile, alle ore 21.00, presso il Teatro ERA di Pontedera. L’ingresso è gratuito, con prenotazione obbligatoria sul sito www.ecoincontri.it.


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Liberi fino alla fine – A Santa Croce sull’Arno (FI) incontro pubblico sulla legge regionale toscana sul fine vita


Liberi fino alla fine – incontro pubblico sulla legge regionale toscana sul fine vita
Mercoledì 16 aprile | ore 21.00

Porterà i saluti Ivetta Parentini, Segretario PD Unione comunale Santa Croce sull’Arno e Staffoli. Ne parleranno Felicetta Maltese, attivista e coordinatrice della Cellula Coscioni di Firenze, Antonio Mazzeo, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, ed Emanuele Rossi, professore ordinario di diritto costituzionale presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Modera la serata Mariangela Bucci, capogruppo del gruppo consiliare “Insieme per Santa Croce”.

L’appuntamento è per mercoledì 16 aprile, alle ore 21.00, presso la Saletta Vallini in Piazza Matteotti 8, a Santa Croce sull’Arno (FI).


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A Roma una puntata dal vivo di Illuminismo Psichedelico dedicata all’LSD


Illuminismo Psichedelico – A Roma una puntata dal vivo dedicata all’LSD
Venerdì 11 aprile | ore 19.00

Andrà in scena una puntata dal vivo di Illuminismo Psichedelico, interamente dedicata all’LSD. A dialogare con Federico di Vita ci saranno Edoardo Camurri e la medica psichiatra in formazione Georgia Wilson Jones. L’episodio sarà pubblicato in occasione del Bicycle Day, il 19 aprile, anniversario della prima assunzione di LSD da parte del suo scopritore, Albert Hofmann.

L’appuntamento è per venerdì 11 aprile, a partire dalle ore 19.00, presso Campo Magnetico (vicolo delle Grotte 3), nelle immediate vicinanze di Campo de’ Fiori, a Roma.


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