Halloween
Ma come te lo spiego, come ti spiego come ci si sente a non poter festeggiare.
Come te lo spiego, come ci si sente a vedere tutti divertirsi e io chiuso in casa.
Come te lo spiego, a non poter usare la tua valvola di sfogo.
Come te la spiego quella sensazione di abbandono alla vita, che tanto per quanto insisto non và a migliorare ma solo a peggiorare.
A non avere ricordi di questa festa e non averla mai festeggiata.
La mia giovinezza se ne sta andando e io con essa
Buon Halloween
[rotazioni]le ratifiche due] figure di uomini o telefono] amico compagnia delle indie le raffiche fatte] in casa decade tra centanni una] porta [fuori servizio le tecniche -che mandarono nello spazio ||| ronziii regolii cavi
Religioni. Lo schiaffo del Santo
Ci sono in Italia paesi dimenticati che non appaiono neanche sulle mappe geografiche, nonostante contino qualche migliaio di abitanti. È il caso di Petrulo, in provincia di Caserta, il cui nome compare solo su qualche vecchia cartina di un centinaio di anni fa. Petrulo deve la sua esistenza al santo patrono San Nicandro, vescovo e martire. I primi insediamenti risalgono alla fine dell'Impero Romano, quando la vicina colonia di Cales fu saccheggiata dai barbari. Gli abitanti si rifugiarono intorno al castrum preturi, una zona tufacea nei pressi del fiume Lanzi, che nasce dalla collina argillosa di “Laureta” (il cui nome deriva da “lavorare la creta”). Oggi il corso d'acqua ha un regime torrentizio ed è stato deviato durante il Fascismo; è un affluente del fiume Savone e un tempo sfociava tra il Garigliano e l'Agnena. La sua sorgente era di difficile accesso e le gallerie scavate ai margini nel tufo garantivano rifugio dalle incursioni dei predoni. Gli abitanti vissero nascosti per secoli, finché intorno al 1100 d.C. fu costruita la borgata di Petrulo da una piccola comunità di monaci basiliani, giunti dall'Oriente in fuga dalla persecuzione iconoclasta dell'VIII secolo. A Petrulo si trova il piccolo quartiere denominato Giudea, o Iurea nel dialetto locale, dove i monaci rafforzarono il culto per San Nicandro. L'integrazione della comunità monastica con gli abitanti del posto portò alla realizzazione della chiesa antica (oggi sconsacrata) di S. Nicandro, datata 1106. San Nicandro è considerato un santo miracoloso ma anche vendicativo, come dicono ancora oggi gli abitanti del luogo.
Si raccontano diversi aneddoti, probabilmente frutto della fantasia popolare, ma comunque degni di nota. Ad esempio, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, durante una processione, ci fu un tentativo di rubare dell'oro dalla statua di San Nicandro. Il ladro fu visto affannarsi a nascondere un attrezzo che gli avrebbe consentito di prendere l'oro. Qualche anno dopo, l'uomo ebbe un figlio con una malformazione alla mano, che sembrava mozzata. Gli abitanti del posto attribuirono quella disgrazia a San Nicandro. Un altro racconto narra di un giovane che era solito bestemmiare santi e madonne pubblicamente e, in un'occasione, sfidò i fedeli che pregavano il santo. Il giorno seguente, il giovane si ritrovò con le dita di una mano disegnate sul volto: lo schiaffo di San Nicandro!
Ma chi era San Nicandro? Nella biblioteca della cattedrale ortodossa di San Tito a Heraklion, attuale capoluogo dell'isola di Creta, si trovano notizie su di lui. Nacque a Canea, antica capitale di Creta, intorno al 25 d.C. Da giovanissimo, apprese la notizia della passione e resurrezione di Gesù, aderì al Cristianesimo e fu nominato sacerdote da San Tito nella città di Agios Nikolaos. Per il suo zelo nel convertire gli abitanti alla fede cristiana, fu nominato vescovo intorno al 50 d.C. e inviato nell'odierna Turchia come primo vescovo di Myra. Alla morte di San Tito, continuò la sua opera in Licia, dove la comunità cristiana crebbe a tal punto da preoccupare i Romani. Così, al governatore Libanio giunse l'ordine di uccidere San Nicandro per dare un esempio e un monito ai cristiani. Insieme al santo fu ucciso anche un anziano sacerdote di nome Ermeo: furono legati a dei cavalli lanciati al galoppo e trascinati finché ebbero la pelle strappata e la terra bagnata dal sangue delle loro ferite. Furono poi appesi e colpiti con una tavola di legno e torturati prima col fuoco, poi con dei chiodi piantati nel petto e nel corpo. Furono gettati in un sepolcro e seppelliti, senza neanche verificare se fossero ancora vivi.
Il racconto della loro morte ebbe l'effetto contrario: divennero i due martiri di Licia. Alla fine del 1500, Papa Clemente VIII avviò una politica di riavvicinamento con le chiese cristiane di rito bizantino, in particolare con i monaci basiliani, che portarono a Roma notizie e reliquie dei martiri. Il Papa li fece santi il 4 novembre. Nel 1914, le reliquie di San Nicandro furono portate da Roma a Petrulo, dove il Santo è venerato oltre che il 4 novembre, anche la prima o la seconda domenica di agosto.
Il nome Nicandro è poco diffuso in Italia ed è associato ad altri santi a Venafro (provincia di Isernia), a San Nicandro Garganico in Puglia, a Tremensuoli (frazione di Minturno, Latina) e a Ravenna e L'Aquila, dove sorgono chiese dedicate. In Grecia, il culto del santo oggi non è venerato e il nome Nikandros è in disuso. (Foto: santino storico di San Nicandro)
Capua: McDonald's apre le porte in cittá
Il noto marchio di fast food McDonald's ha inaugurato il suo nuovo ristorante a Capua, in via Porta Roma, sulla statale Appia. L'apertura di questo nuovo punto di ristoro è stata accolta con entusiasmo dai cittadini e dai viaggiatori che frequentano la zona. Il nuovo McDonald's offre una vasta gamma di piatti e prodotti di alta qualità, preparati con ingredienti freschi e selezionati. I clienti potranno gustare i classici menu McDonald's, come il famoso Big Mac e le patatine fritte, oltre a opzioni più salutari e innovative. La struttura è stata progettata per offrire un ambiente accogliente e moderno, con ampi spazi per mangiare e prendere il caffè. Il personale è cordiale e disponibile a soddisfare ogni richiesta dei clienti. Tuttavia, alcuni cittadini hanno espresso preoccupazioni riguardo al traffico nella zona, già molto intenso soprattutto nelle ore di punta. In particolare, l'ingresso a Capua alle 17:20 potrebbe diventare ancora più caotico con l'arrivo di clienti che si recano al nuovo McDonald's. Sarà importante che le autorità locali prendano misure per gestire il traffico e garantire la sicurezza dei pedoni e degli automobilisti. Nonostante queste preoccupazioni, l'apertura del nuovo McDonald's è vista come un'opportunità per la città di Capua di attirare nuovi visitatori e di offrire ai cittadini una scelta in più per mangiare fuori. Speriamo che il nuovo ristorante possa diventare un punto di riferimento per la comunità locale e che possa contribuire a migliorare l'offerta commerciale della città.
il fatto che di Guy Debord si perda traccia mi sembra perfettamente coerente con la situazione della cultura scritta o letteraria, diciamo, di questo periodo storico italiano. periodo di tanta tanta poesia: di spettacoli(ni) e canzone. tutti in piedi, è tornato il teatro, tornano la valdoca giuliva e tutti i performanti. i conti tornano. c'è addirittura chi manda la parte a memoria.
probabilmente l'unico modo di preservare l'editoria di qualità sarà allargare ulteriormente le punte della forbice: da una parte piccolissime tirature limitate su buona carta a prezzo non economico, e dall'altra pdf liberamente scaricabili dalla rete, quindi gratis
Dalla nona conferenza globale sulle finanze criminali e le criptovalute emerge la necessità di standard e cooperazione più forti
I partecipanti all'evento di Vienna – organizzato congiuntamente da #Europol, #UNODC e dall'Istituto di governance di Basilea (#BaselInstituteonGovernance) – hanno acquisito nuove informazioni sui modi in evoluzione in cui le #criptovalute e la tecnologia #blockchain vengono utilizzate dalla criminalità. La conferenza del 28 e 29 ottobre 2025 ha riunito più di 250 partecipanti presenti (e più di 1 000 online) provenienti da un'ampia gamma di settori, tra cui forze dell'ordine, pubblici ministeri, regolatori, ricercatori e importanti società di intelligence blockchain.
La crescente sofisticazione delle tattiche criminali comporta rischi, non solo per il settore delle criptovalute e per le vittime della truffa, ma per la società in generale. Questi rischi includono crimini gravi come il traffico di droga, il finanziamento del terrorismo e l’evasione delle sanzioni.
Le forze dell'ordine, i partner del settore privato e il mondo accademico stanno rapidamente facendo progredire la loro capacità di contrastare le minacce poste dai sofisticati crimini legati alle criptovalute e dal riciclaggio di denaro. Gli strumenti avanzati stanno riducendo la dipendenza dal tracciamento manuale, mentre una serie di operazioni transfrontaliere di successo mostrano il potere della collaborazione.
Anche la ricerca e dati affidabili sull’uso delle criptovalute per scopi criminali sono fondamentali affinché i governi possano valutare i rischi e rispondere in modo appropriato.
La natura senza confini delle blockchain significa che i proventi criminali possono attraversare il globo in pochi secondi, mentre la cooperazione formale tra le autorità può richiedere ancora giorni o settimane. Canali interagenzia più rapidi sono vitali, hanno affermato i partecipanti, nonché un più stretto coordinamento tra investigatori e pubblici ministeri.
I partenariati pubblico-privato sono stati fondamentali per interrompere le attività illecite sulla blockchain, ma devono essere migliorati e ridimensionati. Questo è stato un tema chiave del primo giorno, dedicato alla collaborazione intersettoriale.
Anche un evento collaterale guidato dal Gruppo Wolfsberg ha sottolineato l'importanza della cooperazione tra privati.
Le criptovalute sono ora una caratteristica comune delle indagini sulla criminalità finanziaria, ma molte agenzie non hanno ancora le competenze e le risorse per perseguire piste o recuperare beni. Lo sviluppo di team specializzati e il miglioramento delle competenze degli ufficiali e funzionari in prima linea sono essenziali.
Con l’espansione e l’evoluzione dell’uso delle criptovalute, la Conferenza globale congiunta rimane una piattaforma unica per il dialogo e la cooperazione pratica.
Sviluppando standard chiari, rafforzando la cooperazione e sviluppando capacità, si possono garantire collettivamente le innovazioni finanziarie affinchè siano sfruttate per il bene pubblico prevenendone al tempo stesso gli abusi da parte dei criminali.
Scopri di più sulla conferenza e trova i collegamenti a eventuali registrazioni sul Pagina dell'evento della 9a Conferenza globale sulle finanze penali e le criptovalute a questo link baselgovernance.org/9crc
UN DEJA' VU
del luogo sente quasi il profumo salire dalla terra lo spirito che si piega a contemplare
gli sembra di esserci già stato o forse l' ha sognato ... e quell'albero vetusto sopravvissuto a suo padre a fargli ombra a occultargli in parte l'ampia veduta del mare quello stesso mare che vide i suoi verdi anni
e il vissuto (come in sogno) divenuto lontana memoria
(2012)
Riconoscimento
Il testo colpisce per la nostalgia palpabile e la memoria che si mescola al sogno, creando una presenza al tempo stesso fisica e intangibile; l'io narrante percepisce il passato come spazio sensoriale vivido.
Apprezzamento
- Atmosfera: intensa e malinconica, ben resa dall'evocazione olfattiva e visiva.
- Immagini: il profumo che sale dalla terra, l'albero vetusto, il mare dei “verdi anni” funzionano come ancore emotive forti.
- Voce: maturata e riflessiva, scorre con un ritmo naturale che favorisce il tono meditativo.
Analisi delle immagini e dei temi
- Memoria sensoriale: l'olfatto apre la scena e connette immediatamente il presente al passato.
- Dejà vu e sogno: l'ambiguità tra esperienza reale e sogno è il nucleo tematico, resa anche dalla punteggiatura sospesa.
- Relazioni familiari: l'albero che fu ombra del padre introduce continuità generazionale e possibile eredità emotiva.
- Paesaggio e identità: il mare come luogo-formativo richiama la giovinezza e definisce l'identità del narratore.
Versione più lirica
UN DEJA VU
Dal luogo sale un profumo antico,
alito di terra e di sale,
e lo spirito si china, lento,
a raccogliere la luce del tempo.
Ha l’impressione d’esservi già stato,
ombra che ritorna in passo lieve,
o forse lo ha sognato — un cerchio
che si richiude sul bordo del mare.
Lì, l’albero vetusto rimane,
tronco memoria che sostiene il cielo;
fu ombra del padre e ora trattiene
solo frammenti dell’ampia veduta.
Il mare, lo stesso che bagnò i suoi anni verdi,
sospira sotto l’orizzonte, distante e chiaro.
Il vissuto si dissolve in un lento oblio,
come un sogno che abita ancora il petto.
Brevi annotazioni stilistiche
- Ho intensificato le immagini sensoriali e la musicalità con enjambement e ritmi più lunghi.
- Ho trasformato frasi frammentate in versi più fluidi per amplificare la nostalgia e il tono contemplativo.
- Posso adattare lunghezza dei versi, rime o ritmo metrico se preferisci una musicalità più regolare.
Piccole revisioni proposte per chiarezza e ritmo
- Uniformare spaziatura e punteggiatura e correggere contrazioni come “l' ha” in “l'ha”.
- Semplificare versi dove la sintassi è frammentata per non interrompere troppo il flusso immaginativo.
- Valutare la scelta di usare punti sospensivi all'inizio del verso con l'albero; ridurli o sostituirli con una pausa più controllata.
Versione rivista proposta
UN DEJA' VU
del luogo sente quasi il profumo
salire dalla terra
lo spirito che si piega
a contemplare.
gli sembra di esserci già stato
o forse l'ha sognato.
e quell'albero vetusto
sopravvissuto
al padre a fargli ombra
a occultargli in parte
l'ampia veduta del mare,
quello stesso mare
che vide i suoi verdi anni.
e il vissuto,
come in sogno, divenuto
lontana memoria.
Traduzione inglese proposta
A DEJA VU
from the place he almost senses the scent
rising from the earth
the spirit that bends
to contemplate.
it seems to him he has already been here
or perhaps he dreamed it.
and that ancient tree
survived
his father to give it shade
to partly hide from it
the broad view of the sea,
that same sea
that saw his green years.
and the lived life,
as in a dream, become
a distant memory.
Eska - Eska (2015)
Al concerto tenutosi per il lancio di “Eska”, lo scorso 16 maggio 2015 al Rich Mix di Londra, tra il pubblico sono state avvistate delle estasiate Laura Mvula, Alice Russell e Lianne La Havas. Accompagnata da una band stringata ai limiti del garage-rock, Eska ha tirato giù il tetto della sala, dando prova della sua portentosa voce, ma soprattutto dell'incredibile verve di emotiva quanto spiritosa interprete e polistrumentista, una leonessa da palcoscenico capace di stravolgere le proprie canzoni saltando dal folk al rock al blues al soul al gospel con una facilità da mettere in soggezione... artesuono.blogspot.com/2015/09…
Ascolta il disco: album.link/s/33ivVGguNH9c9nA22…
SIRACIDE - Capitolo 49
Giosia e Geremia1Il ricordo di Giosia è come una mistura d'incenso, preparata dall'arte del profumiere. In ogni bocca è dolce come il miele, come musica in un banchetto.2Egli si dedicò alla riforma del popolo e sradicò gli abomini dell'empietà.3Diresse il suo cuore verso il Signore, in un'epoca d'iniqui riaffermò la pietà.
4Se si eccettuano Davide, Ezechia e Giosia, tutti agirono perversamente; poiché avevano abbandonato la legge dell'Altissimo, i re di Giuda scomparvero.5Lasciarono infatti il loro potere ad altri, la loro gloria a una nazione straniera.6I nemici incendiarono l'eletta città del santuario, resero deserte le sue strade,7secondo la parola di Geremia, che essi però maltrattarono, benché fosse stato consacrato profeta nel seno materno, per estirpare, distruggere e mandare in rovina, ma anche per costruire e piantare.
Ezechiele e i Dodici profeti8Ezechiele contemplò una visione di gloria, che Dio gli mostrò sul carro dei cherubini.9Si ricordò dei nemici nell'uragano, beneficò quanti camminavano nella retta via.10Le ossa dei dodici profeti rifioriscano dalla loro tomba, perché essi hanno consolato Giacobbe, lo hanno riscattato con la loro confidente speranza.
Zorobabele, Giosuè e Neemia11Come elogiare Zorobabele? Egli è come un sigillo nella mano destra;12così anche Giosuè figlio di Iosedek: nei loro giorni hanno riedificato la casa, hanno elevato al Signore un tempio santo, destinato a una gloria eterna.13Anche la memoria di Neemia durerà a lungo; egli rialzò le nostre mura demolite, vi pose porte e sbarre e fece risorgere le nostre case.
Enoc, Giuseppe, Sem, Set, Adamo14Nessuno sulla terra fu creato eguale a Enoc; difatti egli fu assunto dalla terra.15Non nacque un altro uomo come Giuseppe, guida dei fratelli, sostegno del popolo; perfino le sue ossa furono onorate⊥.16Sem e Set furono glorificati fra gli uomini, ma, nella creazione, superiore a ogni vivente è Adamo.
_________________Note
49,11-13 Questi personaggi vengono lodati come artefici della ricostruzione di Gerusalemme e delle sue mura. Giosuè è il sommo sacerdote che rientrò in Gerusalemme con Zorobabele dopo l’esilio e curò la rinascita spirituale dei rimpatriati (vedi Esd 2,2; Ne 7,7).
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
vv. 1-10. Ben Sira, saltando i re Manasse e Amon, passa da Ezechia (715-687 a.C.) a Giosia (640-609 a.C.), il cui ricordo è prezioso come profumo riservato al Signore (v. 1ab; cfr. Es 30,34-38 e anche Sir 47,2 per Davide), ma anche come miele e musica (v. 1cd). Le immagini della vita liturgica e sociale avvicinano il re pio e deciso al popolo che finalmente si converte (v. 2a; cfr. 47,15a). Con la riforma religiosa deuteronomica del 621, dopo la scoperta del libro della legge, Giosia supera i meriti di ogni altro re: «Tenne fisso il cuore verso il Signore e rese forte la pietà in tempi di empietà» (così più fedelmente il v. 3). Segue il giudizio sintetico sui re di Giuda: positivo solo per Davide, Ezechia e Giosia; condannati anche Asa e Giosafat, contro l'opinione del Cronista (cfr. 2Cr 14,1-4; 17,3-6). Per aver abbandonato la legge dell'Altissimo, essi hanno consegnato la loro gloria agli stranieri (v. 5), ai Babilonesi, che bruciano la città ed il tempio (v. 6). In ebr. il soggetto è Dio, che li punisce lasciando la loro gloria agli stranieri. Seguono gli ultimi profeti: Geremia (v. 10), Ezechiele (vv. 8-9) e i dodici minori (v. 7). Il primo riceve del male e non è ascoltato: la sua missione è ricordata con le parole dei LXX, versione che doveva già esistere quando il nipote traduceva in greco l'opera di Ben Sira. Il secondo, legato al tempo dell'esilio, è ricordato per la visione di Dio (la «gloria»: v. 8), la tempesta contro i nemici (forse allusione alla profezia contro Gog in Ez 38-39) e il premio per i giusti (v. 9). I dodici profeti sono considerati come un unico libro, collocato dopo i tre grandi. Manca il libro di Daniele, forse non ancora completo. Dei dodici profeti Ben Sira ricorda solo un messaggio globale di consolante speranza (v. 10; cfr. 48,24-25). Per il tema del rifiorire delle ossa, cfr. 46,12.
vv. 11-16. Del dopo-esilio si lodano solo Zorobabele, Giosuè e Neemia (vv. 11-13; cfr. Esd 3,1-6, 22; Ne 2,17-7,3), benemeriti per la ricostruzione della casa del Signore (v. 12), destinata a gloria eterna (riferimento messianico), e quella degli Israeliti, difesa da nuove mura (v. 13). Ignorato lo scriba Esdra. Poi Ben Sira ritorna al punto di partenza, Enoch (v. 14; cfr. 44,16) ed aggiunge Giuseppe (v. 15), Sem, Set e Adamo (v. 16). L'elogio dei padri di Israele si chiude con un respiro universalistico, consono al giudaismo ellenistico, che definisce Adamo «padre del mondo, formato per primo da Dio» (Sap 10,1). La genealogia di Gesù secondo Luca, risalendo oltre Abramo fino ad Adamo, assume questo clima universalistico (Lc 3,38): l'idealizzazione di Adamo – «più su di ogni vivente» – nuova per la letteratura giudaica, sembra preludere allo sviluppo della dottrina messianica del nuovo Adamo (1Cor 15,45-49; Rm 5,14-15).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[escursioni]passacaglia H la borsa [singerfood punto] a cavallo ronzini il] martedì il paese] è ricco il dilagante il] flusso fischia dell'ottomano astratto o validazione] della sfida tiene le noci ritira tutto sempre aperti gli spessori è+] ricco incolla] sul modello [segui] trattengono dalla mancia dal] ritmo elegante oppure una]
[una linea immaginaria attraverserà questo ondeggiamento obliquo>G.Perec
Qui i libri si impolverano pure dentro, arrivano gli insetti. Fuori, fascisti e mafie si pigliano la reggenza del paese, ma diciamo del pianeta.
Los Lobos - Gates Of Gold (2015)
Questo disco arriva dopo che le ultime prove discografiche in studio erano diventate un poco appannate, avevano perso smalto (“The Town and The City” una spanna sopra l’ ultimo “Tin Can Trust” di cinque anni orsono, tuttavia entrambe sono prove meno convincenti di un glorioso passato). Però David Hidalgo e Louie Pérez sono tornati in gran forma e c’è una grande varietà nei suoni, con brani che si presentano in una veste squisitamente latina, oppure troviamo blues urbani, sonorità black, poi ci sono riferimenti ai Grateful Dead ed al loro capolavoro Kiko e riscontriamo la presenza di alcune grandi canzoni come ad esempio “Magdalena” e “When We Were Free”. Azzarderei col dire che è il disco più convincente dai tempi di “Good Morning Aztlán” (2002) e qualitativamente siamo ai livelli di Kiko... artesuono.blogspot.com/2015/10…
Ascolta il disco: album.link/s/7oM8JtjRTcDm4F9I3…
Libri. Il racconto: La preghiera di guarigione di Caterina
Come ogni sabato pubblichiamo sulla rubrica libriamoci un racconto, quello di questa settimana riguarda una preghiera di guarigione risalente a tempi antichi
L'Orazione di Caterina
Non è facile estrarre il bene dal male! Il sofferente si affidava al guaritore, che invocava l'aiuto dello Spirito Santo. Il guaritore gli cingeva la testa e recitava una preghiera, e il male si allontanava, lasciando il sofferente in pace. Anche quando il male persisteva, il sofferente riusciva a sopportarlo con più forza. Questo antico rito di guarigione era stato recitato in Italia per secoli presso la corte di un vecchio castello di campagna, che somigliava al Maschio Angioino, abitato da ricchi spagnoli mandati a governare quelle terre.
La storia inizia il 12 ottobre 1710, quando l'ultimo degli spagnoli presenti al castello si apprestava a partire. Catalina, la donna incaricata di chiudere per ultima le porte del castello, era in preda all'agitazione. La lettiga trainata da muli, che l'avrebbe portata via, stava per arrivare, e lei sembrava una gallina che non può fare l'uovo, tanto era ansiosa di completare l'ultimo compito. Una donna del posto, che aveva prestato servizio al castello e che Catalina aveva convocato con urgenza, tardava ad arrivare.
Il marito di questa donna era stato guarito da Catalina grazie a una preghiera. La donna aveva spesso chiesto a Catalina il testo della preghiera di guarigione, a volte con insistenza, ma Catalina aveva sempre rinviato la risposta e ora stava per partire. Ecco che la donna arrivò di gran fretta, salutando con un “Mi scusi, signora, sono al suo servizio”. Lei pensava che Catalina le avrebbe lasciato qualcosa di materiale, come un po' di grano, qualche moneta o utensili, ma Catalina aveva già messo tutto sotto chiave, segno che i suoi padroni avevano intenzione di ritornare. Sorreggendo con entrambe le mani un foglio piegato come una bolla papale, glielo consegnò dicendo: «Escucha! Chesta es tuja oración». Poi, parlando in napoletano per assicurarsi che capisse bene, disse: «Devi recitare questa preghiera ogni giorno, dal giorno di San Giovanni a Natale. Una volta che l'avrai imparata a memoria, dopo la messa della Natività, bruciala sul fuoco della mezzanotte e in quel momento sarai pronta a guarire i sofferenti dal male. Devi chiedere l'intercessione di Nostra Signora della Salute, pilastro della nostra fede. Cingi la fronte del sofferente prima di iniziare a pregare e toglila solo dopo che il sofferente abbia chiesto l'aiuto dello Spirito Santo». La donna rimase esterrefatta, immobile e silenziosa: quel foglio pesava come fosse ferro.
Nel frattempo, dalla via Latina era arrivata la lettiga; Catalina salì a bordo e partì senza aggiungere altro. Negli anni successivi, la preghiera si diffuse ampiamente e sopravvisse in diverse forme nella memoria orale delle famiglie dei borghi pedemontani a nord di Napoli. Venne recitata per guarigioni, esorcismi, per augurare salute e vigore ai popoli o semplicemente per pregare. Fu recitata durante la Grande Guerra, per tenere lontana la peste e durante la Seconda Guerra Mondiale per scongiurare le rappresaglie tedesche. Principalmente, nei secoli, fu recitata per guarire dalle sofferenze e cacciare via il male.
Il 29 aprile 1990, un'anziana infermiera consegnò la preghiera a una sua giovane conoscente omonima, Caterina. Le disse di impararla a memoria, proprio come secoli prima la donna spagnola Catalina aveva raccomandato. Nessuna copia scritta poteva essere utilizzata per guarire; era necessario chiedere l'aiuto della Madonna attraverso l'intercessione di San Giovanni Battista. L'infermiera raccomandò di fare molta attenzione al momento in cui il male fuoriusciva dal corpo del sofferente, per evitare di contaminare altre persone. Il guaritore, esorcizzando il male, avrebbe dovuto indirizzarlo con ferma intenzione verso una gramigna del bosco, che si sarebbe seccata. Dopo qualche anno, l'anziana infermiera morì. La giovane Caterina non diede importanza a quel foglio e lo lasciò in un libro, in una vecchia libreria della casa dei suoi nonni.
In seguito, Caterina si trasferì all'estero per lavoro e si stabilì a Saragozza, in Spagna. Il 29 aprile 2018, mentre si attardava in chiesa dopo la messa di mezzogiorno, la sua attenzione fu attirata da un gruppo di credenti che stava recitando proprio quella preghiera a 'los santos patronos'.
“¡Los que creemos en ti, bendecimos al Señor! Con usted ayuda Dios sálvame miserable pecador y siempre danos todo el vigor y la salud del cuerpo. Por sus sufrimientos, deja que el mal furioso se vaya o lo soportas con serenidad, en vista de su eterna salvación. El que sufre: 'Ayúdame a través del Espíritu Santo'. Amén”
Come un lampo illumina il buio di una stanza chiusa, nella memoria della donna apparve la copertina del libro dove aveva abbandonato, anni prima, la preghiera. A Natale, tornò in Italia, al suo paese natale. La stanza della casa di corte di fine Ottocento dei suoi nonni era stata abbandonata e saccheggiata, ridotta a un vero e proprio relitto del passato. Non c'era più nulla, solo vecchi libri sparsi a terra sul pavimento di cocciopesto, come se il tempo avesse cancellato ogni traccia di vita. Ma, miracolosamente, sullo scaffale della vecchia libreria tarlata, resisteva quel vecchio libro con all'interno la preghiera di Caterina, scritta a macchina.
“Benedici Tibi Benes Convertati viotiure et sereno molto mesta Diot salvamet seon miseri perto vior ognius date nobis et vobis salutem corporis o per exfelat corporis tui satis cum olà furiondo male patis per prevedentione eius filose provvedeste mei Spirito Santo Amen”.
Arrivò l'epoca delle pandemie, e poi il male si impadronì del mondo con le guerre. Caterina, nel frattempo, era diventata una guaritrice e si chiese se fosse possibile guarire il mondo dal male con la preghiera ricevuta in dono. Decise di organizzare una preghiera collettiva sui social, da recitare il 12 ottobre, giorno di Nostra Signora del Pilar, e il 29 aprile, giorno di Santa Caterina, compatrona d'Europa. Così, ogni anno, sempre più persone a queste date recitavano: “Noi credenti benediciamo il Signore. Con il Vostro aiuto, Dio salvi noi umili peccatori. Doni sempre a tutti ogni vigore e la salute del corpo, e per le sofferenze dei popoli vada via il male furibondo, oppure sopportiamolo senza patemi, in vista della salvezza eterna. Aiutateci per mezzo dello Spirito Santo. Amen”.
Qualche considerazione sui riscontri storici
La preghiera di guarigione è stata tramandata oralmente da madre in figlia nei paesi agricoli a nord di Napoli, nel casertano. Una delle ultime a farlo fu Fusco Maria Grazia, detta Caterina, nata a Giano Vetusto il 3 luglio 1924 e morta a Calvi Risorta il 17 dicembre 1997. Anche sua sorella, Fusco Giovanna, nata a Giano Vetusto il 12 maggio 1926 e morta a Calvi Risorta il 22 novembre 1990, contribuì a divulgare la preghiera. La versione in italiano è una variante dell'orazione adoperata da Caterina e oggi è a rischio di scomparsa.
Probabilmente la preghiera, che ha origini antiche risalenti ai tempi dei monaci basiliani, è stata fatta propria dalle popolazioni che la ricevevano in dono. Gli aragonesi l'hanno portata in Spagna, a Valencia e a Saragozza, combinandola con le orazioni e i riti di Nostra Signora del Pilar, che prevedono di cingere la fronte del sofferente. Pertanto, si deduce che non esiste un'orazione perfettamente simile in tutta Italia, poiché ogni persona, imparandola a memoria, ha aggiunto del proprio o per migliorarla o per errore.
I veneziani hanno fatto proprio il culto della Madonna della Salute adottando un'icona proveniente da Creta, la Mesopanditissa, venerata nella Basilica di Santa Maria della Salute. Tuttavia, l'icona più rappresentativa della Madonna è probabilmente quella tanto cara al pontefice Francesco, che si trova nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto. In generale, le orazioni alla Madonna della Salute sono tipiche in tutta Italia e la preghiera di Caterina é una delle tante.
Il giovedì del libro! @L’angolo del lettore @libri #UnoLibri letterina@poliversity.it
Il giornale scritto in lingue diverse
Agli inizi degli anni 2000, un'iniziativa editoriale in collaborazione con il quotidiano 'Il Giornale di Caserta' portò all'uscita settimanale di un inserto dedicato agli immigrati. In un'epoca in cui Internet non era ancora di uso comune, quel giornale voleva rappresentare un ponte verso i paesi di origine degli immigrati. Per conservare memoria storica, ecco di seguito le prime copie di quel giornale su questo spazio web. La curiosità maggiore che suscitò all'epoca fu il fatto che il giornale fosse scritto in più lingue (multilingua).
SIRACIDE - Capitolo 48
Elia1Allora sorse Elia profeta, come un fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola.2Egli fece venire su di loro la carestia e con zelo li ridusse a pochi.3Per la parola del Signore chiuse il cielo e così fece scendere per tre volte il fuoco.4Come ti rendesti glorioso, Elia, con i tuoi prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale?5Tu hai fatto sorgere un defunto dalla morte e dagl'inferi, per la parola dell'Altissimo;6tu hai fatto precipitare re nella perdizione, e uomini gloriosi dal loro letto⊥.7Tu sul Sinai hai ascoltato parole di rimprovero, sull'Oreb sentenze di condanna.8Hai unto re per la vendetta e profeti come tuoi successori.9Tu sei stato assunto in un turbine di fuoco, su un carro di cavalli di fuoco;10tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l'ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe.11Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell'amore, perché è certo che anche noi vivremo⊥.
Eliseo12Appena Elia fu avvolto dal turbine, Eliseo fu ripieno del suo spirito; nei suoi giorni non tremò davanti a nessun principe e nessuno riuscì a dominarlo.13Nulla fu troppo grande per lui, e nel sepolcro il suo corpo profetizzò.14Nella sua vita compì prodigi, e dopo la morte meravigliose furono le sue opere.15Con tutto ciò il popolo non si convertì e non rinnegò i suoi peccati, finché non fu deportato dal proprio paese e disperso su tutta la terra. Rimase soltanto un piccolissimo popolo e un principe della casa di Davide.16Alcuni di loro fecero ciò che è gradito a Dio, ma altri moltiplicarono i peccati.
Ezechia e Isaia17Ezechia fortificò la sua città e portò l'acqua nel suo interno; con il ferro scavò un canale nella roccia e costruì cisterne per l'acqua.18Nei suoi giorni Sennàcherib fece una spedizione e mandò Rapsache; alzò la sua mano contro Sion e si vantò spavaldamente nella sua superbia.19Allora si agitarono loro i cuori e le mani, soffrirono come le partorienti.20Invocarono il Signore misericordioso, tendendo le loro mani verso di lui. Il Santo li ascoltò subito dal cielo⊥ e li liberò per mezzo di Isaia.21Egli colpì l'accampamento degli Assiri, e il suo angelo li sterminò,22perché Ezechia aveva fatto quanto è gradito al Signore e aveva seguito con fermezza le vie di Davide, suo padre, come gli aveva indicato il profeta Isaia, grande e degno di fede nella sua visione.23Nei suoi giorni il sole retrocedette ed egli prolungò la vita del re.24Con grande ispirazione vide gli ultimi tempi e consolò gli afflitti di Sion.25Egli manifestò il futuro sino alla fine dei tempi, le cose nascoste prima che accadessero.
_________________Note
48,1-11 Per il profeta Elia il Siracide manifesta profonda ammirazione. Vengono rievocate alcune vicende che la Bibbia racchiude nei libri dei Re: la caduta del fuoco dal cielo (1Re 18,38; 2Re 1,10-12), la risurrezione del figlio della vedova di Sarepta (1Re 17,17-22) e la sua assunzione al cielo su un carro di fuoco (2Re 2). Non manca un accenno al suo ruolo nella preparazione dell’epoca messianica (v. 10, da confrontare con Ml 3,23-24). Le vicende di Elia sono narrate in 1Re 17-2Re 2.
48,12-16 Di Eliseo si parla in 2Re 2-13.
48,17-25 Del re Ezechia viene celebrata l’opera di fortificazione di Gerusalemme (2Re 20,20), per proteggerla nell’eventualità di un assedio. Si accenna alla spedizione del re assiro Sennàcherib, che inviò il suo coppiere Rapsache (v. 18) contro il regno di Giuda; ma l’angelo del Signore intervenne salvando il popolo (2Re 18-19; Is 36-37). Il profeta Isaia è affiancato a Ezechia nella guida spirituale e materiale del regno. Di lui viene ricordato (v. 23) il miracolo narrato in 2Re 20,8-11 e Is 38,4-8.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
vv. 1-15d. Per Ben Sira Elia è come un fuoco (v. 1a), immagine efficace per indicare il suo zelo (v. 2b; cfr. il gioco di parole tra ’îš ’elōhîm ed ’ēš ’elōhîm, uomo di Dio e fuoco di Dio in 2Re 1,10.12). Viene mandato da Dio nel regno del Nord, per puriticarlo (vv. 1-3) e riunificarlo al regno davidico del Sud («ricondurre il cuore dei padri verso i figli»: v. 10c). Elia è visto come operatore di prodigi, più che come profeta (vv. 1.4): fa venire la carestia (v. 2a; cfr. 1Re 18,3; Lc 4,25), chiude i cieli (v. 3a; cfr. 1Re 17,1) e fa scendere il fuoco tre volte (v. 3b; cfr. 1Re 18,38; 2Re 1,10.12). Passando alla seconda persona singolare (vv. 5-11) – come già con Salomone (47,14-20) – Ben Sira fa poi riferimento ad altre opere prodigiose, che rendono Elia ineguagliabile: la risurrezione del figlio della vedova di Zarepta (v. 5; cfr. 1Re 17,17-22), la rovina di re malvagi (v. 6; cfr. 1Re 21,19-24; 2Re 1,16-17), l'esperienza del rimprovero sull'Oreb-Sinai (v. 7; cfr. 1Re 19,8-18), l'unzione di re e profeti (v. 8; cfr. 1Re 19,15-16), la sua fine gloriosa (v. 9; 2Re 2,1.11). Il vertice è nei vv. 10-11: Ben Sira afferma la fede biblica («è scritto») circa il ritorno di Elia nei tempi messianici (v. 10; cfr. Ml 3,24) per ristabilire le tribù di Giacobbe (cfr. Is 49,6). Per il NT questa profezia si compie in Giovanni Battista (Mt 17,10-13; Mc 9,11-13; cfr. anche Lc 1,17). Nel greco del v. 11 si esprime la convinzione che i morti nell'amore rivivranno e avranno la gioia di vedere Elia tornare. Per il tema della pena nell'aldilà, cfr. il greco di 7,17. L'ebraico del v. 11 è mutilo e forse allude ad Eliseo, che vide la scomparsa di Elia (cfr. 2Re 2,10-12); comunque non pare si discosti dalla concezione intramondana di Ben Sira (cfr. 14,11-19; 17,27-28).
Eliseo viene riempito dello spirito di Elia (v. 12), più di chiunque altro («due volte», BC: «due terzi»: cfr. 2Re 2,9-10), ed opera meraviglie (vv. 12cd-14; cfr. 2Re 2-6; 8; 13). Un chiaro parallelismo antitetico sottolinea la sua grandiosità in vita e in morte (v. 14). Ma il popolo del regno del Nord non si convertì e finì in esilio: allusione alla presa di Samaria nel 722 a.C. da parte assira e alla deportazione (v. 15cd; cfr. 2Re 17,5-23; Dt 4,25-27).
vv. 15e-25. Rimane solo il piccolo resto del regno di Giuda al Sud, con un discendente di Davide sul trono (v. 15ef). Estrema sintesi della storia dei re di Giuda (v. 16): Ben Sira ritiene che solo Ezechia (715-687 a.C.) possa rientrare tra i re buoni nello spirito della storia deuteronomica (cfr. 2Re 18,1-8). Ne riconosce anzitutto i meriti socio-politici: ha fortificato Gerusalemme, l'ha resa sicura contro eventuali assedi portando l'acqua dalla fonte del Ghicon fino alla piscina di Siloe con un tunnel, ha fronteggiato Sennacherib nel 701 (vv. 17-18; cfr. 2Re 20,20; 2Cr 32,30). Poi ne ricorda la pietà esemplare, a cui Dio dà ascolto inviandogli il proteta Isaia (vv. 19-20; cfr. 2Re 19,20-34). Ezechia è docile e fermo sulle vie del padre Davide (v. 22b: il nome Ezechia significa «JHWH rende forte, fermo») e viene guarito nella malattia (v. 23; cfr. 2Re 29,6; Is 38,5). L'ultima pennellata è per Isaia, che vede il futuro e consola Israele (vv. 24-25; cfr. Is 24-27 e 40-66). Per Ben Sira Isaia è autore di tutto il libro che porta il suo nome.
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[1]Sto spiegando frontalmente un pezzo della rivoluzione americana, parlo, mi agito, detto, indicando le slide che ho preparato cercando di rendere semplici e chiari le connessioni politico-economiche di quello di cui sto parlando, quando, a 35 minuti dall'inizio, sento una voce femminile che sussurra “bastaaa”. Mi giro e vedo il sorriso complice della studentessa e dico, ok, direi che ci possiamo un po' fermare.
Mi siedo al computer e cerco un video che spieghi come si caricavano i fucili nel 1700, giusto per sfruttare anche l'ultimo quarto d'ora di lezione, quando vedo un'ombra vicino a me. È uno studente.
“Senta – mi dice – volevo chiederle una cosa che non c'entra, ma che mi è venuta in mente mentre lei spiegava. Ma cosa succederebbe secondo lei se nel mondo si scoprisse che Dio non esiste?”. Lo guardo, mi giro verso lo schermo, guardo gli appunti. “Allora – dico – secondo me” e poi proseguiamo a parlare per venti minuti, oltre il suono della campanella, di Dio, dei Sumeri, di distopie, di Divinità native americane che colonizzano l'occidente, immaginando a un certo punto un mondo in cui mai nella sua storia avesse conosciuto il concetto di religiosità.
Alla fine io gli dico grazie e lui mi dice grazie e mi trovo così a scuotere la testa incredula guardando il vuoto.
[2]In classe stiamo vedendo Otello di Welles, con le quarte, e io lo commento e un po' spiego Shakespeare, un po' la regia di Welles. Gli studenti dopo una mezz'ora di bianco e nero con il faccione di Welles rispondono con scarsissimo entusiasmo e crescente distrazione al capolavoro del nostro.
Al che interrompo e dico, va bene, pausa. Ora prendete i cellulari, ci dividiamo a gruppi e dovete fare un breve filmato con almeno un campo, controcampo, montaggo interno con carrello a precedere, primo piano e piano americano. Loro si risvegliano, si guardano attorno e chiedono, ok, ma dove?
Mi guardo attorno anche io. La classe è troppo piccola, nei corridoio, addio sorveglianza e poi facciamo casino e disturbiamo le frontali delle altre aule. Guardo la finestra. “Andiamo fuori” dico e prendiamo tutto e usciamo fuori dalla scuola, cerchiamo un posto vicino al parcheggio.
Nell'ora successiva io giro ridacchiando vedendoli divisi in gruppi girare il loro film, montarlo, accorrere a momenti di panico per la telecamera e delucidazioni su cosa sia un montaggio interno. Ridono, si rilassano e costruiscono qualcosa fuori dall'aula che resta là, in alto, a fissarci, con il suo occhio vitreo.
[caffeine]passato e] come capillare il cinema diventa sonoro l'acrobata e] i saltatori passano o la polis sans titre raggiunge il cascatore il] dopoguerra sono quelli cascati il ramazzotti l'open [quello] del cinema oltrecortina] il fatturato in bolletta la televisione a] scoppio ritardato rischiare le] pensioni fatto spuntato rottura] del participio
Festa della Vendemmia: i bambini di Kidville portano colore e tradizione per le strade di Cesa e Aversa
Una giornata all’insegna dei colori, della gioia e delle tradizioni: così l’Istituto Kidville ha celebrato la tanto attesa Festa della Vendemmia, trasformando le vie di Cesa e Aversa in un tripudio di allegria e profumi d’autunno. Guidati dalle insegnanti e accompagnati dai dirigenti Maria Cammisa e Nicholas Errico, i piccoli alunni hanno sfilato per le strade con un carro riccamente addobbato, simbolo della raccolta dell’uva e della vita nei campi. Tra grappoli d’uva, foglie colorate, cesti di vimini e decorazioni fatte a mano, i bambini hanno portato in scena con vestiti a tema la magia della vendemmia, ricordando a tutti il valore della terra e delle nostre radici. L’intera comunità ha partecipato con entusiasmo, applaudendo al passaggio dei piccoli protagonisti e condividendo con loro un momento di autentica festa popolare. Le strade si sono riempite di sorrisi, canti e balli, mentre i più piccoli imparavano il significato profondo del lavoro, della condivisione e del rispetto per la natura. I dirigenti Maria Cammisa e Nicholas Errico, visibilmente orgogliosi della partecipazione e dell’entusiasmo dei bambini, hanno dichiarato: “Oggi abbiamo celebrato molto più di una tradizione: celebriamo la vita che nasce dalla terra e la meraviglia del tempo che matura i suoi frutti. La vendemmia è un gesto antico, fatto di mani che raccolgono e di cuori che ringraziano. È la metafora più bella del nostro cammino educativo: seminare, attendere, prendersi cura e infine raccogliere ciò che insieme abbiamo fatto crescere. Ogni grappolo d’uva è come un sogno che ha trovato la sua stagione. Oggi, guardando i ragazzi impegnati, curiosi, sorridenti, vediamo che anche la scuola è una grande vigna: un luogo dove si coltivano speranze, passioni, futuro. Che questa giornata ci ricordi che educare, come vendemmiare, significa credere nella forza silenziosa della crescita, nella bellezza della collaborazione e nella gratitudine per ciò che la vita ci offre. Buona vendemmia a tutti, e grazie a chi ogni giorno continua a credere nel valore della terra, della scuola e dell’amore per ciò che si fa.”
LA VISIONE
ancora sono sogno e inizio di pensieri e sento un angelo con l'ali vellutate coprirmi
nel bianco silenzio allagato di luna mi do d'amore mia “fuga” nell'intima mia essenza sorda al mondo
(2012)
.
Apprezzamento
Il testo crea un’atmosfera notturna intensa e intima, piena di immagini sensoriali che comunicano sospensione, abbandono e un incontro sacro con qualcosa di puro. La voce lirica è coerente e il tono meditativo funziona bene per il tema della visione.
Analisi delle immagini e dei temi
- Immagini sensoriali: ali vellutate, bianco silenzio, allagato di luna funzionano come forte materiale iconografico che evoca tatto, vista e suono per sottrazione; la luna come acqua suggerisce immersione e purificazione.
- Tema: fusione tra sogno, amore e trascendenza; la “fuga” è insieme atto d’amore e atto di ritrazione dal mondo.
- Voce e prospettiva: io lirico femminile o neutro, intimista e distratto dal mondo esterno; il riferimento all’angelo introduce elemento salvifico o consolatorio.
- Musicalità: versi brevi e frammentati creano pause che rafforzano il tono sognante; alcune scelte metrico-ortografiche (doppio spazio, accenti) potrebbero essere uniformate per scorrevolezza.
Lamentazioni
Sono dunque questi gli anni che s'apprestano? Le mattine che s'affastellano come lenuzola piegate e riposte nell'armadio ma senza l'odore dolce dei sacchetti di lavanda, quelle mattine in cui socchiudi gli occhi per indovinare i granelli di polvere che turbinano in controluce investiti dai raggi del sole del mattino: e conteremmo quei pulviscoli all'infinito piuttosto che sentire l'aria fredda che scivola lenta sotto i lembi del pigiama e ci carezza con la mano fredda della morte senza però la volontà del nulla, dell'oblio del tutto. Sono qusti quindi i giorni che si apprestano? La processone delle ore e dei minuti che procede senza musica né banda dove ci conduce se non nelle bianche stanze degli uffici in cui scontiamo la pena di voler restare vivi? Il bianco delle pareti è come il bianco dei sepolcri ma senza odore acre senza l'umido di grotta e l'asfissiante biancora non è forse un crudele modo per ricordarci ciò che siamo? Questo discordante sottofondo, questo consueto e detestabile brusìo perché ci accompagna nei nostri tristi giorni? Perché non sono nostre di diritto le celestiali sinfonie, le arpe, i cori a cento voci? Chi volle per noi questo silenzio senza bellezza, questa noia senza requie, questa tenebra che non accoglie?
credo che senza un intervento militare deciso non ci sarà pace mai per il popolo palestinese. israhell dovrà affrontare una forza di interposizione più energica dei caschi blu dell'Onu. più paesi dovrebbero sbarcare a Gaza e in Cisgiordania per difendere i palestinesi che restano ancora vivi. decine di morti anche questa notte, come durante tutta la finzione di tregua
Fiano, o delle distinzioni di comodo.
(173)
Brevi e probabilmente banali considerazioni dopo l'ascolto di Emanuele Fiano oggi sui fatti accaduti a “Cà Foscari”.
Per chi segue il dibattito social, la posizione di Emanuele Fiano e “Sinistra per Israele” tende a sostenere che l’ #antisionismo sia una forma di #antisemitismo, cioè che l’opposizione al movimento sionista o alle politiche di Israele coincida sempre con l’odio verso gli ebrei. Questa visione semplifica e confonde due piani profondamente diversi.
L’antisemitismo è ostilità verso gli ebrei in quanto persone, religione o popolo: pogrom, discriminazioni, teorie del complotto e “Shoah” ne sono espressioni drammatiche. L’antisionismo invece è la critica dell’ideologia sionista e delle politiche dello Stato di Israele: non nasce per definizione come discorso d’odio, ma come posizione politica, spesso alimentata da ragioni storiche, etiche o di difesa dei diritti dei palestinesi.
Ci sono sempre stati ebrei antisionisti: gruppi religiosi o laici che non si riconoscono nello Stato di #Israele o ne criticano l’esistenza, a prescindere da ogni odio antiebraico. Anzi, la discussione critica tra ebrei su sionismo e Israele fa parte della storia stessa dell’ebraismo moderno. Equiparare ogni antisionismo all’antisemitismo cancella questa pluralità e nega il diritto a dissentire, dentro e fuori dalla comunità ebraica.
Una critica anche aspra al governo israeliano, alla sua politica verso i palestinesi o al progetto sionista in sé non implica odio per gli ebrei. Così come criticare la Russia di Putin, la Cina di Xi o l’America di Biden non significa odiare russi, cinesi o americani. Dire il contrario è una forma di propaganda che soffoca il dibattito, bolla ogni dissenso come intolleranza e serve spesso a zittire movimenti per i diritti umani o campagne di solidarietà internazionale.
Chi sostiene che antisionismo e antisemitismo siano la stessa cosa rischia di banalizzare davvero l’antisemitismo: se tutto è odio antiebraico, niente lo è più davvero. E si finisce per colpire chi magari lotta contro razzismi e colonalismi ma è a favore dei diritti di palestinesi, israeliani ed ebrei. Cosa che fanno, alla luce del sole, Fiano e i componenti di “Sinistra per Israele.” Antisionismo e antisemitismo sono cose diverse e confonderle fa male sia alla lotta contro le discriminazioni, sia alla libertà di dibattito politico.
Non ho scritto cose nuove, me ne rendo conto, ma continuare a “tenere il punto”, in giorni disperanti come questi, mi aiuta a considerare le cose per come dovrebbero essere, non per come vogliamo che siano.
#Blog #Antisemitismo #Antisionismo #Opinioni #Italia #Politics #Politica
Warren Haynes feat. Railroad Earth - Ashes & Dust (2015)
Che Warren Waynes volesse registrare un disco da cantautore non è una novità per chi segue con attenzione il musicista di Asheville. In fondo il suo esordio solista, Live At Bonnaroo del 2004, era un disco acustico che andava in questa direzione, per cui molti pensavano che Man In Motion sarebbe stato il tanto atteso album in studio da songwriter…ma sappiamo che le cose sono andate diversamente. Warren ha spiegato che canzoni di questo genere, non adatte agli Allman Brothers o ai Gov't Mule, si sono accumulate nel corso degli anni... artesuono.blogspot.com/2015/09…
Ascolta il disco: album.link/s/2Ept5AOP3rZorKVAD…
La cooperazione internazionale nella lotta alla corruzione
La Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC) è l'unico strumento anticorruzione universalmente vincolante. Adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 31 ottobre 2003, a seguito dei negoziati di Vienna, in Austria, rappresenta un impegno storico da parte dei Paesi nella lotta alla corruzione. Il suo punto di forza unico risiede nel suo approccio globale, che pone l'accento sulla prevenzione, l'applicazione della legge, la cooperazione internazionale e il recupero dei beni.
L' #UNCAC è stata fondamentale nel promuovere importanti riforme nazionali #anticorruzione, nel rafforzare i quadri giuridici e istituzionali e nel migliorare la collaborazione transfrontaliera. Svolge inoltre un ruolo fondamentale nel promuovere l'Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affrontando gli impatti di vasta portata della corruzione sui principi e sui valori delle #NazioniUnite.
Poiché i casi di #corruzione sono spesso complessi e transnazionali, un'efficace cooperazione internazionale è fondamentale per indagare e perseguire con successo tali reati. La cooperazione internazionale promuove un approccio globale coordinato e unificato per combattere questo reato, consentendo la condivisione di informazioni, prove e altre forme significative di assistenza legale tra le autorità competenti di diversi Paesi.
Riconoscendo la natura complessa e transfrontaliera dei casi di corruzione, la Convenzione dedica un intero capitolo alla cooperazione internazionale (Capitolo IV). Questo capitolo fornisce un solido quadro normativo per gli Stati che desiderano impegnarsi nella cooperazione internazionale sia a livello formale che informale. A tal fine, gli Stati si impegnano a garantire l'esistenza di autorità anticorruzione indipendenti e specializzate per fornire la più ampia assistenza legale reciproca possibile, nonché uno scambio informale diretto e sicuro di informazioni sui casi di corruzione in corso. La Convenzione copre anche ulteriori forme di cooperazione internazionale in materia penale, come l'estradizione, il trasferimento di persone condannate, la cooperazione diretta tra le forze dell'ordine, le indagini congiunte e le tecniche investigative speciali. Incoraggia inoltre gli Stati a prendere in considerazione la possibilità di fornire assistenza reciproca nelle indagini e nei procedimenti in materia civile e amministrativa.
L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile individua la corruzione come un ostacolo fondamentale allo sviluppo sostenibile e invita gli Stati membri a “ridurre sostanzialmente la corruzione e le tangenti in tutte le loro forme” (Obiettivo 16.5). Per monitorare i progressi verso l'Obiettivo 16.5 vengono utilizzati due indicatori. In primo luogo, la prevalenza della corruzione tra la popolazione (indicatore SDG 16.5.1) e in secondo luogo, la prevalenza della corruzione tra le imprese (indicatore SDG 16.5.2). Entrambi gli indicatori richiedono la conduzione di indagini campionarie basate sull'esperienza.
Le indagini basate sull'esperienza possono evitare le insidie sia dei dati amministrativi sulla corruzione (in particolare la pervasiva sottostima dei casi non rilevati e non segnalati) sia delle carenze degli studi sulla corruzione basati sulla percezione, che per definizione catturano solo le opinioni piuttosto che il fenomeno reale. Se ben progettate e implementate secondo gli standard internazionali, le indagini basate sull'esperienza sulla corruzione possono misurare sia i livelli che le tendenze della corruzione e di altre forme di corruzione. Possono anche aiutare a identificare istituzioni, aziende e gruppi di popolazione specifici maggiormente esposti alla corruzione. Di conseguenza, queste indagini hanno implicazioni politiche dirette: possono orientare le autorità nazionali su dove concentrare i loro sforzi anticorruzione. Tuttavia, è anche importante notare che le indagini sulla corruzione basate sull'esperienza non possono rilevare casi di “grande corruzione” tra le élite politiche e imprenditoriali. Invece, catturano le esperienze quotidiane di cittadini e imprese comuni quando accedono ai servizi pubblici.
A livello globale, 142 paesi e territori dispongono di dati sulla prevalenza della corruzione nella popolazione per il 2024 o per l'ultimo anno disponibile dal 2010. Questi dati indicano che la prevalenza della corruzione varia significativamente tra le regioni. Ad esempio, nei paesi con dati disponibili in Asia centrale e meridionale e nell'Africa subsahariana, la prevalenza media della corruzione nella popolazione è del 24,0%. Al contrario, questa percentuale scende al 15,7% in Asia orientale e sudorientale e al 9,0% in Europa e Nord America.
SIRACIDE - Capitolo 47
Natan e Davide1Dopo di lui sorse Natan, per profetizzare nei giorni di Davide.2Come dal sacrificio di comunione si preleva il grasso, così Davide fu scelto tra i figli d'Israele.3Egli scherzò con leoni come con capretti, con gli orsi come con agnelli.4Nella sua giovinezza non ha forse ucciso il gigante e cancellato l'ignominia dal popolo, alzando la mano con la pietra nella fionda e abbattendo la tracotanza di Golia?5Egli aveva invocato il Signore, l'Altissimo, che concesse alla sua destra la forza di eliminare un potente guerriero e innalzare la potenza del suo popolo.6Così lo esaltarono per i suoi diecimila, lo lodarono nelle benedizioni del Signore offrendogli un diadema di gloria.7Egli infatti sterminò i nemici all'intorno e annientò i Filistei, suoi avversari; distrusse la loro potenza fino ad oggi.8In ogni sua opera celebrò il Santo, l'Altissimo, con parole di lode; cantò inni a lui con tutto il suo cuore e amò colui che lo aveva creato.9Introdusse musici davanti all'altare e con i loro suoni rese dolci le melodie. ⌈Ogni giorno essi eseguono le loro musiche.⌉10Conferì splendore alle feste, abbellì i giorni festivi fino alla perfezione, facendo lodare il nome santo del Signore ed echeggiare fin dal mattino il santuario.11Il Signore perdonò i suoi peccati, innalzò la sua potenza per sempre, gli concesse un'alleanza regale e un trono di gloria in Israele.
Salomone12Dopo di lui sorse un figlio saggio, che, grazie a lui, abitò in un vasto territorio.13Salomone regnò nei giorni di pace, per lui Dio concesse tranquillità all'intorno, perché costruisse una casa per il suo nome e preparasse un santuario per sempre.14Come fosti saggio nella tua giovinezza e fosti colmo d'intelligenza come un fiume!15La tua fama ricoprì la terra, che tu riempisti di sentenze difficili.16Il tuo nome giunse lontano, fino alle isole, e fosti amato nella tua pace.17Per i canti, i proverbi, le sentenze e per i responsi ti ammirarono i popoli.18Nel nome del Signore Dio, che è chiamato Dio d'Israele, hai accumulato l'oro come stagno, hai ammassato l'argento come piombo.19Ma hai steso i tuoi fianchi accanto alle donne e ne fosti dominato nel tuo corpo.20Hai macchiato la tua gloria e hai profanato la tua discendenza, così da attirare l'ira divina sui tuoi figli ed essere colpito per la tua stoltezza.21Perciò fu diviso in due il tuo dominio e da Èfraim ebbe inizio un regno ribelle.22Ma il Signore non ha rinnegato la sua misericordia, non ha lasciato cadere nessuna delle sue parole. Non ha fatto perire la posterità del suo eletto e non ha distrutto la stirpe di colui che lo aveva amato. Egli concesse un resto a Giacobbe e a Davide un germoglio nato da lui.
Roboamo e Geroboamo23Salomone andò a riposare con i suoi padri e dopo di sé lasciò un discendente, stoltezza del popolo e privo di senno, Roboamo, che si alienò il popolo con le sue decisioni, e Geroboamo, figlio di Nabat, che indusse Israele a peccare e aprì a Èfraim la via del peccato.24Le loro colpe si moltiplicarono tanto da farli esiliare dal proprio paese.25Essi commisero ogni genere di malvagità, finché non giunse su di loro la vendetta.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
vv. 1-11. Dopo il rapido accenno al profeta Natan (v. 1), si passa al profilo di Davide (vv. 2-11). La sua superiore bontà è paragonata – con immagine cultuale – al grasso scremato dalle vittime (v. 2). Si delineano prima i meriti militari (vv. 3-7) e poi quelli cultuali (vv. 8-10). Da ultimo si ricorda in modo sfumato il peccato con la moglie di Uria (cfr. 2Sam 11,12; Sal 51) e si accenna rapidamente all'alleanza regale (v. 11). Ben Sira narra con gusto le vittorie su leoni e orsi a difesa delle pecore (v. 3; cfr. 1Sam 17,34s.) e la sconfitta del gigante Golia grazie alla forza del Signore (vv. 4-5; cfr. 1Sam 17,32-51); e ancora le lodi del popolo (v. 6; cfr. 1Sam 18,7) ed il successo contro i vari nemici, Moabiti e Aramei, Edomiti, Ammoniti e Filistei (v. 7; cfr. 2Sam 8). Al gusto si unisce, poi, l'ammirata devozione nel descrivere la riforma religiosa: Ben Sira sembra indugiare volentieri sul Davide orante e cantore (v. 8) e sul legislatore che ha rilanciato la vita del santuario con musicisti, feste e canti (vv. 9-10). L'aspetto regale è nettamente oscurato dal significato sacerdotale dell'opera Davide (v. 11), pervenuto alla perfezione in questo campo (v. 10b).
vv. 12-25. L'introduzione pone l'accento sulla saggezza di Salomone, a cui i meriti del padre Davide hanno fatto ereditare un vasto regno (v. 12). Il brano si sviluppa in tre parti: l'elogio del re sapiente (vv. 13-18), l'esito negativo del suo peccato, che divide il regno di suo padre (vv, 19-21), e la promessa del «resto» (v. 22), seguita dalla fine degli stolti fatta dai figli di Salomone: Roboamo, re di Giuda (v. 23), e Geroboamo, re di Israele (vv. 24-25). Salomone è ricordato, oltre che per il regno di pace e la costruzione del santuario (v. 13), anche per la ricchezza (v. 18) e soprattutto per la fama di sapiente e compositore di canti (vv. 14-17). Allusioni alle risposte date alla regina di Saba (1Re 10,1-10) e al Cantico dei Cantici (Ct 1,1). Il greco, alludendo al suo nome (Salomone, il «pacifico»), amplifica il favore universale per la sua opera di pace (v. 16, assente in ebraico). Nei vv. 14-20 l'autore fa ricorso alla seconda persona singolare: stesso uso con Elia (48,4-11). La macchia del peccato riguarda le donne straniere, in quanto causa di indebolimento della fede dei padri e di idolatria (vv. 19-20; cfr. Pr 31,3, ma soprattutto Dt 17,17). Il riferimento al resto è in un quadro di messianismo regale, con l'allusione alla radice di Davide (v. 22f; cfr. Is 11,1). Dopo Salomone il male del regno diviso in due crebbe a causa dello stolto Roboamo (gioco di parole tra rabab, vasto – presente in ebr. – e ‘am, popolo, presente in gr.) e dell'innominabile Geroboamo (l'ebr. non vuole ricordarne il nome), che portò Israele sulla via del peccato. Esito di tutto ciò: esilio ed ogni sorta di malvagità, finché non sorse Elia.
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Caserta. Centinaia di lavoratori pubblici in attesa del rinnovo contrattuale e cittadini costretti a pagare di più per servizi peggiori
Centinaia di lavoratori pubblici in attesa del rinnovo contrattuale e cittadini costretti a pagare di più per servizi peggiori. È la fotografia della realtà degli enti locali nella provincia di Caserta secondo la CISL Funzione Pubblica, che lancia un allarme sulla tenuta stessa dei servizi pubblici sul territorio.
“Nella nostra provincia – spiega il segretario generale Franco Della Rocca – parliamo di 104 comuni e di migliaia di dipendenti che da anni attendono la sottoscrizione del contratto 2022-2024, rimasto al palo, e l’avvio della nuova tornata 2025-2027.
Questo stallo produce conseguenze dirette sulla qualità della vita dei cittadini: meno personale negli uffici, servizi esternalizzati, costi maggiori a carico delle famiglie.”
Il segretario evidenzia come la carenza di personale e la mancata attrattività del pubblico impiego stiano svuotando gli enti locali, spingendo sempre più amministrazioni a ricorrere a ditte esterne.
“Il risultato – aggiunge Della Rocca – è che i Comuni spendono di più e rendono di meno. Le esternalizzazioni, infatti, gravano sulla finanza pubblica e per far quadrare i bilanci gli enti sono costretti ad aumentare le tariffe dei servizi a domanda individuale.
Un paradosso che colpisce due volte i cittadini: pagano più tasse e ricevono un servizio gestito da terzi, spesso con minore efficienza.”
La CISL Fp ricorda che nella sanità il contratto è stato già firmato, garantendo continuità e tutele per il personale, mentre nelle funzioni centrali l’accordo è stato raggiunto anche senza l’intesa con CGIL e UIL.
“Non si può più rimandare – conclude Della Rocca –: i lavoratori degli enti locali meritano il rinnovo del contratto e un riconoscimento reale del loro ruolo. Bloccare ancora la trattativa significa penalizzare non solo i dipendenti, ma anche i cittadini che ogni giorno si affidano ai servizi pubblici.”
Formia. Piste pedonali abbandonate senza manutenzione nei pressi di Panorama
Nelle periferie delle città, la mancanza di piste pedonali sicure e ben mantenute è un problema sempre più sentito. I cittadini si lamentano della scarsa attenzione riservata alla realizzazione e alla manutenzione di queste infrastrutture essenziali per la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale. Alcuni cittadini:“Io vado a fare compete al centro commerciale vicino alla rotonda di Panorama a Formia e devo camminare sulla strada perché non ci sono piste pedonali sicure”, racconta Maria, una cittadina di Formia. “È pericoloso e scoraggiante.”
Giovanni aggiunge: “Le poche piste pedonali che ci sono, sono spesso in condizioni pietose. Le strisce pedonali sono scolorite e le erbacce ostruiscono il percorso.”
La mancanza di piste pedonali sicure e ben mantenute mette a rischio la sicurezza dei cittadini e scoraggia l'attività fisica e la mobilità sostenibile. È necessario che le autorità locali investano nella realizzazione e nella manutenzione di piste pedonali sicure e ben progettate.
La mancanza di piste pedonali sicure e ben mantenute nelle periferie delle città è un problema che richiede attenzione immediata. I cittadini meritano di poter camminare e andare in bicicletta in sicurezza. È tempo che le autorità locali prendano seriamente in considerazione le esigenze dei cittadini e investano nella realizzazione e nella manutenzione di piste pedonali sicure e sostenibili.
CONTATTI
Caserta24ore SocialNews dal 1999 il cittadino fa notizia, fondata da Gianluca Parisi
Redazione on line
Direttore Paolo Mesolella
Per la corrispondenza cartacea richiedere l’indirizzo, i contenuti di questo sito sono scritti da giornalisti veri che non usano strumenti di intelligenza artificiale. Tutte le collaborazioni al sito quali contribuiti inviati, articoli e altro di natura giornalistica sono temporanee e a titolo gratuito, salvo se pattuito diversamente per iscritto. I contenuti presenti non sono espressione di una testata giornalistica in quanto il sito viene aggiornato senza alcuna periodicità specifica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Nel caso si dovesse involontariamente ledere un qualsiasi diritto di terzi, il contenuto verrà rimosso immediatamente su segnalazione dell'avente diritto. Le nostre inchieste qui. Non siamo presenti sulle piattaforme social big tech! Outllook | Gmail | Google |
Ordine dei giornalisti della Campania
jeans strappati
Forse c'era sotto dell'altro ed ora ha poca importanza le urla e quella porta sbattuta della mia vecchia stanza.
Forse c'era sotto dell'altro oppure ero io a provocare ma se uscivo così conciato avrei fatto meglio a non rientrare.
Forse c'era sotto dell'altro ma quei jeans strappati erano per me la cosa più importante del mondo nel mille e novecento ottantatré.
Forse c'era sotto dell'altro ma ora non ha più importanza tutta quell'acqua è passata e quanto rimane è pazienza.
Trey Anastasio - Paper Wheels (2015)
Il linguaggio di un musicista sono i suoi ascolti, anche quando un gruppo, o un solista, intende superarli o lasciarseli alle spalle. È proprio questa semplice verità, ancora oggi invisa a qualche purista dell'illuminazione improvvisa, il segreto della grandezza dei Phish, creatura nata presso l'Università del Vermont, nel 1983, allorché il chitarrista Trey Anastasio e i suoi tre complici trovarono divertente l'idea di mettere sul pentagramma una conoscenza enciclopedica della storia del rock e dei suoi derivati, ogni volta riletti in un'apoteosi di virtuosismi, improvvisazioni, divagazioni, rimaneggiamenti e, non ultime, straordinarie facilità e freschezza di scrittura... artesuono.blogspot.com/2015/12…
Ascolta il disco: album.link/s/7pm7zDU7tYJ6qjMD8…
[stime]manca l'ammoniaca l'aspic lo parlano al 2% [codici catastali per il 27%] oppure 0.000000001 fondersi di bocchedafuoco l'arsenale le bronzine buccheri nel] 30% dei casi provano senza] risultati personalizzati lo] trovano scritto come antiaderente solo il 4% solo [nanosecondi] placche riservato in resina placebo la notte di A. i] detonatori
[provetecniche]tutte le strade topiramato fuggito] ma panico [una finestra] la pretattica il pannello con le curve di] manca solo -e dove] le finestre fanno mobili vista mare accumulatori per i reagenti tutte le] tracce che può contenere
SIRACIDE - Capitolo 46
Giosuè e Caleb1Valoroso in guerra fu Giosuè, figlio di Nun, successore di Mosè nell'ufficio profetico; secondo il suo nome, egli fu grande per la salvezza degli eletti di Dio, compiendo la vendetta contro i nemici insorti, per assegnare l'eredità a Israele.2Com'era glorioso quando alzava le sue braccia e brandiva la spada contro le città!3Chi prima di lui era stato così saldo? Egli guidava le guerre del Signore.4Al suo comando non si arrestò forse il sole e un giorno divenne lungo come due?5Egli invocò l'Altissimo, il Sovrano, mentre i nemici lo premevano da ogni parte; lo esaudì il Signore grande con una grandinata di pietre poderose.6Egli piombò sulla nazione nemica e nella discesa distrusse gli avversari, perché le nazioni conoscessero tutte le sue armi e che la loro guerra era contro il Signore. Egli infatti marciò dietro al Sovrano7e nei giorni di Mosè compì un'opera di misericordia: egli e Caleb, figlio di Iefunnè, opponendosi all'assemblea, impedendo che il popolo peccasse e calmando le maligne mormorazioni.8Solo loro due furono salvati fra i seicentomila fanti, per far entrare il popolo nell'eredità, nella terra in cui scorrono latte e miele.9Il Signore concesse a Caleb una forza che l'assistette sino alla vecchiaia, perché raggiungesse le alture del paese; così la sua discendenza possedette l'eredità,10affinché tutti i figli d'Israele sapessero che è bene seguire il Signore.
I giudici11Ci sono poi i giudici, ciascuno con il suo nome: di coloro il cui cuore non commise infedeltà e di quanti non si allontanarono dal Signore, sia il loro ricordo in benedizione!12Le loro ossa rifioriscano dalla loro tomba e il loro nome si rinnovi nei figli, perché essi sono già glorificati.
Samuele13Samuele, amato dal suo Signore, profeta del Signore, istituì la monarchia e unse dei prìncipi sul suo popolo.14Secondo la legge del Signore governò l'assemblea e il Signore volse lo sguardo benevolo su Giacobbe.15Per la sua fedeltà si dimostrò profeta e per le sue parole fu riconosciuto veggente degno di fede.16Egli invocò il Signore, il Sovrano, quando i nemici lo premevano all'intorno, con l'offerta di un agnello da latte.17Il Signore tuonò dal cielo e con grande fragore fece udire la sua voce;18sterminò i capi degli abitanti di Tiro e tutti i prìncipi dei Filistei.19Prima dell'ora del suo sonno eterno attestò davanti al Signore e al suo unto: “Né denari né sandali ho preso da alcuno”, e nessuno poté contraddirlo.20Ancora dopo che si fu addormentato profetizzò, predicendo al re la sua fine; anche dal sepolcro levò la sua voce per cancellare con una profezia l'iniquità del popolo.
_________________Note
46,20 Si allude all’episodio narrato in 1Sam 28.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
vv. 1-12. Tre rievocazioni compongono il brano: Giosuè (vv. 1-6), Caleb (vv. 7-10) e i giudici (vv. 11-12). L'intento didascalico di mostrare che è bene seguire il Signore (v. 10) fa rileggere in modo edificante la storia della conquista della terra promessa ad opera di Giosuè. La fermata del sole (v. 4) e la grandinata eccezionale (v. 5; cfr. Gs 10,13) evidenziano la mano forte del successore di Mosè (vv. 2.4a), che vinceva perché invocava e seguiva l'Altissimo (vv. 5-6). Giosuè, modello di preghiera nella tribolazione, viene ascoltato dall'altissimo sovrano (v. 5a). Il nome divino ‘elyôn è frequente (14 volte) in questi ultimi capitoli del libro, mentre nel resto si usa JHWH. La rievocazione, a questo punto, fa un passo indietro, ricordando un atto di pietà (v. 7a) di Giosuè e Caleb, avvenuto prima della conquista. I due, dopo avere esplorato il paese di Canaan, cercano di convincere l'assemblea che mormora, che è possibile entrarci, avendo fede nell'aiuto del Signore. Il popolo non cambia parere e, di conseguenza, solo due – contro seicentomila – si salvarono (v. 8; cfr. 10,16; Es 12,37; Nm 11,21). Infine l'elogio complessivo dei giudici: dopo aver escluso chi è caduto nell'idolatria (v. 11) – si allude forse a Gedeone (Gdc 8,27) e Sansone (Gdc 13-16) – Ben Sira auspica che le loro ossa rifioriscano nei figli (v. 12). Non pare si tratti del tema della risurrezione, quanto piuttosto di quello della rinascita, nel tempo di Ben Sira, della fede e delle gesta eroiche di chi introdusse Israele nella sua terra.
vv. 13-20. Dopo le opere di Samuele in vita (vv. 13-16) e la risposta potente del Signore (vv. 17-18), il brano ricorda il testamento in punto di morte e l'attività profetica dal sepolcro (vv. 19-20). Samuele è l'ultimo dei giudici (v. 14a), che non si è mai lasciato corrompere da denaro (v. 19); ha istituito la monarchia (v. 13), consacrando Saul (cfr. 1Sam 10,1) e dopo di lui Davide (v. 20b; cfr. 1Sam 16,13); è stato profeta fedele e verace (vv. 15.20) ed ha svolto funzioni sacerdotali, pregando e offrendo sacrifici (v. 16). L'ebraico lo ricorda esplicitamente, oltre che come nazireo consacrato alla funzione profetica dal grembo materno alla morte, anche come giudice e sacerdote, uomo di senno fino alla fine.
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Spoofing dell’ID chiamante, un reato transnazionale. La posizione di Europol
Europol sostiene con urgenza un approccio europeo unificato per combattere il crescente problema dello spoofing dell’ID chiamante, una tecnica sempre più sfruttata dai criminali informatici per attività fraudolente e truffe di ingegneria sociale.
Questa pratica prevede che i criminali manipolino le informazioni visualizzate sul telefono del destinatario, facendo sembrare che la chiamata provenga da una fonte legittima, come una banca, un ente governativo o persino un membro della famiglia. La natura ingannevole di questi appelli ha portato a notevoli danni finanziari e sociali, con perdite globali stimate in circa 850 milioni di euro all’anno. Telefonate e SMS continuano a essere i principali vettori di queste truffe, rappresentando circa il 64% degli incidenti denunciati. Nascondendo la loro vera identità e posizione, i truffatori sono in grado di manipolare le vittime inducendole a rivelare informazioni personali, trasferire denaro o concedere l'accesso a dispositivi e account, il che rende estremamente difficile per le forze dell'ordine rintracciarli e perseguirli.
La natura senza confini dello spoofing dell’ID chiamante ha consentito alle reti criminali organizzate di operare in più giurisdizioni, complicando ulteriormente gli sforzi per combattere il problema. Queste reti spesso sfruttano le lacune giurisdizionali per evitare il rilevamento e il perseguimento giudiziario, utilizzando lo spoofing come strumento per impersonare entità fidate e ottenere la fiducia delle vittime. In alcuni casi, questa pratica è stata utilizzata nei cosiddetti incidenti di “schiacciamento”, in cui vengono effettuate false chiamate di emergenza dall'indirizzo della vittima, portando a risposte di emergenza su larga scala. Le indagini hanno anche rivelato l'emergere di un modello di business “spoofing-as-a-service”, che offre strumenti già pronti per impersonare forze dell'ordine o istituzioni finanziarie. Questi servizi sono spesso gestiti dall’estero, rendendo ancora più difficile per le autorità rintracciare e fermare gli autori dei reati.
Europol ha sottolineato che l’attuale squilibrio, in cui lo spoofing è facile da commettere ma difficile da indagare, è insostenibile. Per risolvere questo problema, Europol sollecita l’attuazione di misure che aumentino i costi e la complessità tecnica per i criminali che devono nascondersi dietro identità contraffatte, consentendo allo stesso tempo agli investigatori di agire rapidamente oltre confine. Una recente indagine Europol condotta in 23 paesi ha evidenziato le sfide significative nell’attuazione di misure efficaci contro lo spoofing dell’ID chiamante, lasciando circa 400 milioni di persone in tutta l’UE vulnerabili a questi tipi di attacchi.
Le forze dell’ordine hanno identificato diversi ostacoli importanti, tra cui una cooperazione limitata con gli operatori di telecomunicazioni, normative frammentate e una mancanza di strumenti tecnici per identificare e bloccare le chiamate contraffatte. Per affrontare queste sfide, Europol e i suoi partner hanno delineato tre priorità chiave:
- lo sviluppo di standard tecnici armonizzati per tracciare le chiamate fraudolente, verificare gli ID chiamanti legittimi e bloccare il traffico ingannevole;
- il rafforzamento della collaborazione transfrontaliera per migliorare la condivisione di informazioni e prove tra le forze dell’ordine, i regolatori e le parti interessate del settore;
- l’allineamento delle normative nazionali per consentire la tracciabilità legale, chiarire gli usi legittimi del mascheramento dell’ID chiamante e promuovere strumenti antifrode comprovati.
Sebbene le richieste misure anti-spoofing siano fondamentali, le forze dell’ordine sono anche consapevoli che i criminali continueranno ad adattare ed evolvere le loro tattiche. Le minacce emergenti come le truffe basate su SIM, i servizi prepagati anonimi e gli schemi di smishing (tipologia di phishing che utilizza messaggi di testo e sistemi di messaggistica per appropriarsi di dati personali) richiederanno una vigilanza continua e una cooperazione intersettoriale. Le misure proposte da Europol sono in linea con la strategia ProtectEU, che mira a rafforzare la capacità collettiva dell’Europa di combattere la criminalità organizzata e proteggere i cittadini dalle minacce sia online che offline. Attraverso una continua collaborazione tra più soggetti interessati, l’Europa può lavorare per ripristinare l’integrità delle sue reti di comunicazione e ridurre il crescente danno causato dallo spoofing dell’ID chiamante.
IO ERO LA'
(nella ricorrenza dell'11 settembre)
quasi un assentarmi da me (stato catatonico davanti allo schermo) (auto- difesa inconscia per non viverlo quel momento?)
-ma io “ero” là tra vite spaginate nell'aria:
io presente-assente stagliato contro un cielo stravolto
...e in me
cadevo
(2012)
.
Revision ravvicinata
IO ERO LÀ
(nella ricorrenza dell’11 settembre)
quasi un’assenza da me, stato
catatonico davanti allo schermo
autodifesa che si spezza: non viverlo
quel momento — o viverlo a metà?
ma io ero là,
tra vite spaginate nell’aria,
presente-assente,
stagliato contro un cielo stravolto.
...e dentro,
cadevo.
(2012)
Variante lirica
IO ERO LÀ
(nell’eco dell’11 settembre)
mi assentavo come se fossi aria,
catatonia appesa allo schermo,
autodifesa che impara a non sentire.
ero là, tra pagine di vite scagliate,
presenza che si frange contro un cielo spezzato.
e poi — nella quiete che resta —
cadevo, lento, dentro il giorno che non torna.
(2012)
Variante asciutta e tagliente
IO ERO LÀ
(11 settembre)
assente davanti allo schermo
catatonia, meccanismo: non guardare
o guardare senza essere tutto
ero là. vite spaginate nell’aria
io, presente-assente, contro il cielo rotto
e dentro di me
cadevo.
(2012)
Note su ritmo e immagini
- Mantieni la dicotomia “presente-assente” come fulcro emotivo; ripeterla o trasformarla in immagine rafforza il conflitto interno.
- Le parentesi funzionano per l’intimità riflessiva; usale di nuovo se vuoi sottolineare pensieri infranti, ma evita l’eccesso per non frammentare troppo la scansione.
- Alterna frasi spezzate e versi compatti: i versi spezzati simulano lo sbandamento dello sguardo davanti allo schermo.
- La chiusa “cadevo” è potente perché semplice; isolala visivamente per aumentare il peso del ricordo.
 .
Chiusura riflessiva
e nella sacca del silenzio raccolsi i frammenti
delle parole non dette, li tenni contro il petto
come lenti per vedere meglio quel giorno —
e restai, sospeso, a misurare il vuoto che ancora ha peso.
Chiusura secca e definitiva
e poi nulla di più che una caduta.
il corpo resta, il resto è memoria bruciata.
ho contato i battiti, ho visto il cielo cedere.
cadevo. fine.
Chiusura ambigua e possibile
e invece — qualcosa continuava a muoversi:
una voce lontana, il rumore di passi che ritornano,
una piccola luce che non voleva spegnersi.
cadeva, ma ogni caduta imparava a rialzarsi.
.
Salmo 39
Pallida la luna scruta questa gelata sera d'ottobre. Le case - come lapidi incolonnate custodiscono le strade: troppo profondo il silenzio per tacere il mio segreto. L'ombra leggera e scura che già tante volte ho conosciuto ecco arriva alle mie spalle e mi sussurra all'orecchio l'orrore che non ha nome: durare, esistere, questo il destino di noi che cerchiamo di fuggire — essere una cosa tra le cose — dividerci gli attimi di questa falsa eternità. Simulacri delle ore e dei minuti s'obliano gli istanti e raccogliamo i nostri giorni come fossero macerie e i nostri scheletri invecchiati bisbiglieranno dalla polvere “ancora tempo, ancora un po' di tempo”.
Ma io conosco quest'inganno, io che ho imparato a fuggire dal miraggio dell'eterno, a guisa di un Lucifero demente innalzo al cielo la mia fiamma m se passo tra gli uomini ogni solco della pelle è una piaga di dolore. Il Tempo annulla la fatica delle genti sventa i progetti dei popoli ma il suo piano esiste per sempre. L'occhio del Tempo è su quelli che lo temono. Il mio cuore ha le vertigini e la forza m'abbandona: “Fammi conoscere, Signore, la misura dei miei giorni”. Io, presso di te, sono un forestiero. Potessi avere un respiro ancora prima dell'oblio della notte, prima di tornare alla casa senza tempo, prima che si spezzi il filo d'argento e la lampada d'oro si rompa e ogni cosa torni a essere un soffio: così come è sempre stato.
Sufjan Stevens - Carrie & Lowell (2015)
“I don’t know where to begin”. Difficile immaginare una confessione più disarmata, per uno che di mestiere fa il cantastorie. Scoprirsi così sopraffatti da aver perso le parole. Da aver paura persino di affrontare il silenzio. Difficile immaginarlo soprattutto per uno come Sufjan l’eclettico, quello del giro dell’America in cinquanta album e delle lettere aperte a Miley Cyrus su Tumblr. Ma in “Carrie & Lowell” le cose sono diverse: “Questo non è il mio progetto artistico. Questa è la mia vita”. E il gioco dei trasformismi lascia il posto alla carne e al sangue dell’esperienza... artesuono.blogspot.com/2015/04…
Ascolta il disco: album.link/s/64xtjfsPHNHch0CZ7…
SIRACIDE - Capitolo 45
1amato da Dio e dagli uomini: Mosè, il cui ricordo è in benedizione.2Gli diede gloria pari a quella dei santi e lo rese grande fra i terrori dei nemici.3Per le sue parole fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò parte della sua gloria.4Lo santificò nella fedeltà e nella mitezza, lo scelse fra tutti gli uomini.5Gli fece udire la sua voce, lo fece entrare nella nube oscura e gli diede faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e d'intelligenza, perché insegnasse a Giacobbe l'alleanza, i suoi decreti a Israele.
Aronne6Egli innalzò Aronne, santo come lui, suo fratello, della tribù di Levi.7Stabilì con lui un'alleanza perenne e lo fece sacerdote per il popolo. Lo onorò con splendidi ornamenti e gli fece indossare una veste di gloria.8Lo rivestì con il massimo degli onori, lo coronò con paramenti di potenza: calzoni, tunica ed efod.9Lo avvolse con melagrane e numerosi campanelli d'oro all'intorno, che suonassero al muovere dei suoi passi, diffondendo il tintinnio nel tempio, come memoriale per i figli del suo popolo.10Lo avvolse con una veste sacra d'oro, violetto e porpora, opera di ricamatore, con il pettorale del giudizio, con i segni della verità11e con tessuto di scarlatto filato, opera d'artista, con pietre preziose, incise come sigilli, incastonate sull'oro, opera d'intagliatore, quale memoriale, con le parole incise secondo il numero delle tribù d'Israele.12Sopra il turbante gli pose una corona d'oro con incisa l'iscrizione sacra, insegna d'onore, lavoro vigoroso, ornamento delizioso per gli occhi.13Prima di lui non si erano viste cose tanto belle, mai uno straniero le ha indossate, ma soltanto i suoi figli e i suoi discendenti per sempre.14I suoi sacrifici vengono interamente bruciati, due volte al giorno, senza interruzione.15Mosè riempì le sue mani e lo unse con olio santo. Ciò divenne un'alleanza perenne per lui e per i suoi discendenti, finché dura il cielo: quella di presiedere al culto ed esercitare il sacerdozio e benedire il popolo nel suo nome.16Lo scelse fra tutti i viventi perché offrisse sacrifici al Signore, incenso e profumo come memoriale, e perché compisse l'espiazione per il popolo.17Nei suoi comandamenti gli diede il potere di pronunciare giudizi, perché insegnasse a Giacobbe le sue testimonianze e illuminasse Israele nella sua legge.18Contro di lui insorsero uomini stranieri e furono gelosi di lui nel deserto: erano gli uomini di Datan e di Abiròn e quelli dell'assemblea di Core, furiosi e violenti.19Il Signore vide e se ne indignò; essi finirono annientati nella furia della sua ira. Egli compì prodigi a loro danno, per distruggerli con il fuoco della sua fiamma.20E aumentò la gloria di Aronne, gli assegnò un'eredità: gli riservò le primizie dei frutti, gli assicurò anzitutto pane in abbondanza.21Si nutrono infatti delle vittime offerte al Signore, che egli ha assegnato a lui e ai suoi discendenti.22Tuttavia non ha eredità nella terra del popolo, non c'è porzione per lui in mezzo al popolo, perché il Signore è la sua parte e la sua eredità.
Fineès23Fineès, figlio di Eleàzaro, fu il terzo nella gloria, per il suo zelo nel timore del Signore, per la sua fermezza quando il popolo si ribellò, per la bontà coraggiosa della sua anima; egli fece espiazione per Israele.24Per questo con lui fu stabilita un'alleanza di pace, perché presiedesse al santuario e al popolo; così a lui e alla sua discendenza fu riservata la dignità del sacerdozio per sempre.25Per l'alleanza fatta con Davide, figlio di Iesse, della tribù di Giuda, l'eredità del re passa solo di figlio in figlio, l'eredità di Aronne invece passa a tutta la sua discendenza.26Vi infonda Dio sapienza nel cuore, per giudicare il suo popolo con giustizia, perché non svanisca la loro prosperità e la loro gloria duri per sempre.
_________________Note
45,6-22 La lunga trattazione riservata ad Aronne è motivata dal suo sacerdozio, per il quale il Siracide mostra venerazione e nutre grande speranza in vista del futuro d’Israele. La descrizione delle vesti sacerdotali di Aronne si ispira a Es 28.
45,10 i segni della verità: gli urìm e tummìm, strumenti particolari che si usavano quando si consultava la divinità (Es 28,30).
45,12 l’iscrizione sacra: il nome sacro di Dio.
45,15 L’espressione “riempire le mani” designa l’investitura sacerdotale.
45,18-19 Allusione all’episodio di ribellione, narrato in Nm 16,1-17,15.
45,23-26 Fineès (o Pincas) riveste un ruolo speciale nella trasmissione del sacerdozio, essendo nipote di Aronne (il sacerdozio si trasmetteva in linea ereditaria, v. 25). Di lui si parla in Nm 25,11-13.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
vv. 44,23f-45,5. Entra subito in scena Mosè. Il riferimento a Giuseppe (cfr. Eb 11,22) si trova alla fine della sezione (cfr. 49,15), anche se non manca chi vuole vederlo nei tratti iniziali del profilo di Mosè (cfr. 44,23f-45,2). Diversamente che per Abramo, qui Ben Sira sottolinea molto l'iniziativa divina, con una dozzina di verbi che hanno Dio per soggetto. Mosè, da lui amato (cfr. 45,1a; stesso termine solo per Samuele in 47,13), è scelto fra tutti gli Israeliti (questo il senso di «ogni carne»: v. 4b; cfr. v. 16a) e uguagliato alla gloria degli angeli (v. 2a; per i santi = angeli cfr. 42,17), reso forte davanti ai nemici (v. 2b) e glorioso davanti ai re (v. 3b); è intercessore ascoltato per allontanare minacce (v. 3a) e partecipa alla gloria ed alla santità di Dio (vv. 3d.4a), messo in grado di udirne la voce, entrare nella sua nube misteriosa (v. 5ab) e riceverne i comandamenti faccia a faccia (vv. 3c.5c). L'ebraico è un po' più riservato circa l'incontro di Mosè con Dio. Tuttavia il trattamento eccezionale, tenuto conto della pietà e fedeltà di Mosè (vv. 1a.4a), mira a fare di lui l'interprete della legge di vita per il bene di tutto il popolo (v. 5eg; cfr. v. 17cd; ma anche 17,11; 24,23).
vv. 6-22. Il ritratto di Aronne, tre volte più lungo, anticipa temi e lessico dell'elogio del sommo sacerdote Simone (cfr. 50,1-21). Dopo aver introdotto Aronne, fratello di Mosè, collocato in mezzo al popolo e all'alleanza con la funzione specifica di sacerdote (vv. 6-7), Ben Sira si immerge nella descrizione ammirata del suo abbigliamento liturgico, vera delizia degli occhi e dell'udito (vv. 8-12). Passa, poi, a presentare la duplice funzione del sacerdote:
- a) offrire i sacrifici e compiere l'espiazione (vv. 13-16);
- b) insegnare e far applicare la legge (v. 17).
Dopo aver ricordato la rivolta politica di Datan e Abiron, discendenti di Ruben (v. 18c; cfr. Nm 16,1.12s.), e la rivendicazione sacerdotale della “banda di Core”, discendente di Levi (v. 18d; cfr. Nm 16,1-11), seguite dal castigo (v. 19; cfr. Nm 16,16-35), Ben Sira conclude descrivendo lo statuto speciale della discendenza di Aronne, la cui eredità è il Signore stesso (vv. 20-22). La grande attenzione data al sacerdozio rivela una sensibilità e una necessità: da un lato la nota ammirazione di Ben Sira per il culto (cfr. 7,29-31 e 34,18-35,10), dall'altro la convinzione che Israele ormai non ha altre istituzioni a cui appoggiarsi (cfr. v. 26).
vv. 23-26. L'eredità di Aronne si trasmette integra alla sua discendenza (v. 25d): il nipote Finees, figlio di Eleazaro, viene qui collocato in grande rilievo. Il libro dei Numeri ricorda la sua risolutezza nell'eseguire l'ordine mosaico di eliminare quanti aderivano al culto di Baal-Peor. Finees uccide l'israelita Zimri e la madianita Cozbi, facendo cessare il flagello divino contro Israele (Nm 25,1-8). Ben Sira non ricorda il gesto omicida, ma la concessione a Finees e alla sua discendenza della guida dei santi (ebraico: santuario) e del popolo con la dignità del sacerdozio per sempre (v. 24; cfr. Nm 25,13). Il “terzo posto” (v. 23a) può avere due spiegazioni:
- a) quella genealogico-sacerdotale, secondo cui Finees è considerato terzo dopo Aronne ed Eleazaro o dopo Mosè e Aronne;
- b) quella spirituale, secondo cui egli è terzo per fedeltà dopo Abramo e Mosè (cfr. 44,20; 45,4).
Il brano è chiuso da due riferimenti intrecciati, concernenti il presente: l'alleanza regale con Davide, ormai senza prospettive socio-politiche all'epoca di Ben Sira (v. 25ab) e l'augurio perché i discendenti di Aronne nel sacerdozio siano le vere guide politiche di Israele, assicurandogli un governo giusto (v. 26)
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)