da Radio Popolare: Gli “indesiderabili” secondo Trump. Come l’amministrazione Usa identifica e deporta le persone migranti 11 APRILE 2025 | DI MARCO SCHIAFFINOradiopopolare.it/gli-indesider…
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mozione congiunta per la palestina, di avs, pd e m5s + petizione per tenere lo yankee fuori da gazaslowforward.net/2025/04/16/moz…
breve lista di link a fini di ambientamento & cornice per l’incontro di domani, 17 aprile, a padova, sulle scritture di ricercaslowforward.net/2025/04/16/lin…
[escursioni]alternano o elimina il] backup aziona i meccanismi aliena il backup le binarie lo squadrone all'angolo lo] squaglio fanno diverse addizioni o rimangono in accordo squadre nell'ammollo del kerosene due eroi con le patacche quelli] delle tabelline hanno vita facile furti con backup scasso allarmante] oppure al mercato ogni sabato [alterni en plain air sanno] dei topi di marzipan del] [backup del bazooka premiato alle fiere
David Holmes - Let's Get Killed (1997)
Let's Get Killed è il secondo album in studio del DJ e produttore di musica elettronica di Belfast David Holmes. Pubblicato nel Regno Unito l'8 settembre 1997 per la Go! Beat Records, conteneva due singoli nella Top 40 del Regno Unito: “Don't Die Just Yet” e “My Mate Paul”; anche “Gritty Shaker” fu pubblicato come singolo. Inoltre, l'album include una rielaborazione del tema di James Bond, rinominato “Radio 7”, e un remake dei brani di Serge Gainsbourg “Melody” e “Cargo Culte”, rinominato “Don't Die Just Yet”. Let's Get Killed fu il primo album di Holmes pubblicato negli Stati Uniti, dopo il successo nazionale del suo LP di debutto This Film's Crap Let's Slash the Seats.
Ascolta: album.link/i/1444046403
Il viaggio del pesciolino parte 2/3
Oplà! Fa un balzo e si trova nel quarto ventricolo del cervello umano vivente. Si guarda intorno e scopre che questo si restringe in direzione del canale centrale del midollo spinale e verso l'acquedotto cerebrale, così come nei recessi laterali dove presenta aperture nella cisterna magna. Si tratta sicuramente di un centro di funzionamento strategico!
Ruota lungo il pavimento del quarto ventricolo, osservando tutte le cellule nervose e le loro funzioni: i centri fisiologici del corpo umano. È molto importante che questi centri di regolazione e di controllo siano in buone condizioni funzionali. Nuota poi verso l'apice e vede il moto vivo del cervelletto, la parte anteriore del tetto. Passa molto tempo a guardarsi intorno e a chiedersi: che cosa succede qui?
[…] Guarda qua! Il cervelletto si muove durante l'inspirazione e l'espirazione come il soffietto del fabbro! Il pesciolino vede che i lobi cerebellari sono di tessuto bianco nella parte centrale e di sostanza grigia esternamente. Qui le cellule nervose gli sembrano antenne di apparecchi radioriceventi. Si chiede: Perché la struttura disposta in quel modo? […] Tutto ciò inizia sembrare un sistema naturale di fluttuazione dell'intero corpo di liquido cerebrospinale.
[…] quando imparate a controllare la marea comprimendo il quarto ventricolo, potete garantire subito un interscambio ritmico equilibrato tra tutti i liquidi corporei; intendo proprio tutti. Nel pavimento del quarto ventricolo ci sono tutti quei centri fisiologici, in particolar modo quello respiratorio e dieci nervi cranici (gli altri due sono parte del cervello). Non soltanto fate fluttuare il liquido, ma tutta quest'azione fornisce nutrimento grazie al “più elevato elemento conosciuto” che è trasmutato lungo le fibre (NdR nervose) verso tutti i tessuti: cuore, polmoni, milza e fegato. Questi sono centri fisiologici primari!
[…] Guardate l'intero sistema dei ventricoli all'interno del tubo neurale! Il terzo e il quarto (NdR ventricolo) sono come il corpo di un uccello: il midollo spinale è la coda, le ali sono i ventricoli laterali, circondati dal cervello che presenta motilità e sono inserite dove lo sarebbero tutte le ali. Queste ultime si elevano più posteriormente in volo e si ripiegano a riposo. Gli emisferi cerebrali dipendono da ogni ventricolo e si espandono. […] Ogni cosa che studiate indica la motilità del cervello, il movimento delle ossa e di tutte le parti del meccanismo respiratorio primario. Ho provato a smentirlo! (NdR il meccanismo respiratorio primario è il risultato osservabile nella palpazione osteopatica della fluttuazione del liquido cerebrospinale; tale movimento ha analogie con la respirazione diaframmatica per questo viene chiamato respirazione)
continua...
SALMO - 71 (70)
FIDUCIA IN DIO IN OGNI SITUAZIONE DELLA VITA1 In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso.
2 Per la tua giustizia, liberami e difendimi, tendi a me il tuo orecchio e salvami.
3 Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile; hai deciso di darmi salvezza: davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
4 Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio, dal pugno dell'uomo violento e perverso.
5 Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
6 Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno: a te la mia lode senza fine.
7 Per molti ero un prodigio, ma eri tu il mio rifugio sicuro.
8 Della tua lode è piena la mia bocca: tutto il giorno canto il tuo splendore.
9 Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze.
10 Contro di me parlano i miei nemici, coloro che mi spiano congiurano insieme
11 e dicono: “Dio lo ha abbandonato, inseguitelo, prendetelo: nessuno lo libera!“.
12 O Dio, da me non stare lontano: Dio mio, vieni presto in mio aiuto.
13 Siano svergognati e annientati quanti mi accusano, siano coperti di insulti e d'infamia quanti cercano la mia rovina.
14 Io, invece, continuo a sperare; moltiplicherò le tue lodi.
15 La mia bocca racconterà la tua giustizia, ogni giorno la tua salvezza, che io non so misurare.
16 Verrò a cantare le imprese del Signore Dio: farò memoria della tua giustizia, di te solo.
17 Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.
18 Venuta la vecchiaia e i capelli bianchi, o Dio, non abbandonarmi, fino a che io annunci la tua potenza, a tutte le generazioni le tue imprese.
19 La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo. Tu hai fatto cose grandi: chi è come te, o Dio?
20 Molte angosce e sventure mi hai fatto vedere: tu mi darai ancora vita, mi farai risalire dagli abissi della terra,
21 accrescerai il mio onore e tornerai a consolarmi.
22 Allora io ti renderò grazie al suono dell'arpa, per la tua fedeltà, o mio Dio, a te canterò sulla cetra, o Santo d'Israele.
23 Cantando le tue lodi esulteranno le mie labbra e la mia vita, che tu hai riscattato.
24 Allora la mia lingua tutto il giorno mediterà la tua giustizia. Sì, saranno svergognati e confusi quelli che cercano la mia rovina.
_________________Note
71,1 Confluiscono in questa lamentazione alcuni motivi già apparsi in diverse altre composizioni (i vv. 1-3 corrispondono a Sal 31,2-4a e forse riproducono un formulario che veniva usato per la richiesta del diritto di asilo, nel tempio). L’orante ha ormai varcato la soglia della vecchiaia e la sua preghiera rivela una profonda esperienza umana e spirituale. Su tutto prevale un sentimento di fiducia e gratitudine, che apre il cuore del fedele a un dialogo sereno con Dio, nelle cui mani sono posti il destino e le stagioni dell’esistenza.
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Approfondimenti
Supplica fiduciosa dell'anziano Supplica individuale [di un anziano] (+ motivi di fiducia, di lode e ringraziamento)
Il salmista, una persona anziana, amante della musica (vv. 22-24) supplica il Signore di salvarlo dalle mani dei nemici, empi, iniqui e oppressori (v. 4), che vedono nella sua vecchiaia un segno dell'abbandono di Dio. I versetti iniziali (1-3) di questo salmo corrispondono al Sal 31,2-4a. Per la figura dell'orante anziano il salmo 71 si avvicina al 92. Lo sviluppo tematico è a spirale con ritorno a motivi precedenti. È quasi antologico per le citazioni e reminiscenze di altri salmi (cfr. in particolare i Sal 22; 31; 35; 36; 40). Ciò tuttavia non fa difficoltà, data la psicologia della vecchiaia che ricorda volentieri il passato e fa uso di preghiere già conosciute, ricorrendo anche a ripetizioni e forzature. I personaggi sono quelli del triangolo delle suppliche: Dio, – io (con il suo passato e presente) – essi (i nemici). La simbologia è temporale, spaziale e teologica. La struttura si poggia su alcuni indizi formali: l'inclusione tra i vv. 1-3 e 22-24 (per le voci «giustizia» e «confondere»). Inoltre il v. 24b riprende i vv. 1 e 13 per il tema della «confusione». La tematica della «giustizia» di Dio occupa il primo posto nel salmo, ricorrendo 5 volte (vv. 2.15.16.19.24).
Divisione:
- vv. 1-8: I parte;
- vv. 9-11: II parte;
- vv. 12-17: III parte;
- vv. 18-24: IV parte.
I vv. 1-3, che riproducono il Sal 31,2-4a, unitamente a espressioni di fiducia, contengono appelli generici a Dio, perché ascolti e liberi l'orante. È la parte più stereotipa del salmo, e rispecchia un formulario adoperato anche per il diritto di asilo nel tempio (Sal 11,1; 16,1; 18,3.31; 25,20).
v. 4. Inizia la fisionomia propria del salmo. Esso contiene la richiesta specifica: la liberazione dalle mani dell'empio (rāšā), dell'iniquo (mᵉ‘awwēl) e dell'oppressore (ḥômēṣ). Le voci mᵉ‘awwēl e ḥômēṣ sono hapax! Questi nemici sono richiamati con altre specificazioni nei vv. 10-11. 13.24.
v. 5. «fin dalla mia giovinezza»: la giovinezza denota l'età dell'uomo in cui già si esercita la responsabilità, si incominciano a prendere delle decisioni e si fa la scelta dello stato di vita. L'espressione indica perciò che l'orante ha fatto una scelta per il Signore, coltivandone anche una speciale relazione amicale.
v. 6. «il mio sostegno»: la voce gôzî è enigmatica. Per espressioni simili, cfr. Sal 22,4.10-11.
v. 7. «un prodigio»: il termine ebraico corrispondente môpēt è ambivalente per indicare qualcosa che è oggetto, segno o simbolo di meraviglia sia in senso negativo (ludibrio, terrore: cfr. Dt 28,46; Gl 3,3; Sal 31,12) che positivo. Qui prevale quello positivo perché tutto il contesto dei vv. 5-8 è in chiave positiva. Il salmista dichiara che è diventato un segno, un simbolo, un esempio vivente per gli altri, di attaccamento e fiducia in Dio.
v. 13. «Siano confusi e annientati..»: è una reazione alquanto violenta dell'anziano salmista contro i suoi nemici (cfr. Ger 17,5-18). La breve imprecazione riproduce lo schema comune delle “Suppliche”. Il tema della confusione (verbo bwš) riguarda nel v. 1 lo stesso salmista e nei vv. 13 e 24 i nemici.
v. 15. «che non so misurare»: il salmista collega l'intervento salvifico di Dio nei suoi confronti, a tutti gli innumerevoli suoi atti salvifici nella storia a favore del suo popolo, cfr. Sal 139,17-18; Sir 43,28-30.
v. 17. «Tu mi hai istruito...»: l'orante anziano ricorda che da giovane, «fin dalla sua giovinezza», ha avuto come maestro di saggezza il Signore attraverso l'insegnamento concreto dei suoi «prodigi», i grandi fatti salvifici dell'alleanza (Sal 75,2; 96,3; 105,2.5; 145,5); da allora egli non ha smesso, anche nella vecchiaia e nella persecuzione dei nemici, di proclamare le meraviglie di Dio. La richiesta di essere istruiti da Dio è frequente nei salmi (cfr. 25,4.9; 143,10; 119).
v. 18. «a tutte le generazioni...»: è caratteristico degli atti di culto, sia a livello comunitario-nazionale (cfr. Sal 78,4) che personale (Sal 22,31-32), trasmettere a tutte le generazioni le meraviglie di Dio.
vv. 19-20. In questi versetti in forte contrasto vengono opposti la giustizia di Dio e l'altezza dei cieli (v. 19) alle angosce, sventure e abissi della terra (tᵉhōmôt hā’āreṣ) (v. 20). L'espressione così come giace è hapax. Designa qui il regno della morte descritto come il regno delle acque sotterranee primordiali.
vv. 22-24. Come spesso nelle suppliche individuali (cfr. Sal 22) alla fine del salmo c'è il ringraziamento. Qui si descrive il solenne ringraziamento liturgico (tôdâ), accompagnato dagli strumenti musicali classici come l'arpa e la cetra.
v. 22. «o mio Dio... o santo d'Israele»: il primo appellativo denota una certa familiarità e intimità dell'orante con Dio. Il secondo «santo d'Israele» denota la trascendenza di Dio, ma anche la vicinanza al suo popolo (Is 5,16.19; 6,3; 10,20; 12,6; 30,11).
v. 24. «quando saranno confusi...»: la seconda parte del v. 24 inizia nell'originale con la congiunzione «perché» (kî). Il poeta ricapitolando e in inclusione tematica con il v. 4, motiva ulteriormente la sua lode con la disfatta dei nemici, opera della giustizia di Dio.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
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🕹️ Dagli Arcade al Mondo: L’Ascesa di Pong e Space Invaders
🎮 L’inizio dell’era arcade
Negli anni ‘70, l’intrattenimento elettronico era agli albori. Il concetto stesso di “videogioco” era ancora un’idea sperimentale, relegata ai laboratori universitari o a progetti militari come Spacewar! (1962). Ma due giochi cambiarono tutto:
✅ Pong (1972): il primo grande successo arcade.
✅ Space Invaders (1978): il primo fenomeno di massa.
In questo articolo, analizzeremo in dettaglio la loro nascita, il loro impatto e le innovazioni tecnologiche che hanno reso questi titoli pietre miliari del gaming.
🎾 Pong (1972): Il Videogioco che Creò un’Industria
Se oggi esiste l’industria videoludica, lo dobbiamo a Pong. Ma come è nato il gioco che ha portato i videogiochi al pubblico di massa?
🔬 L’idea: Un esercizio di programmazione diventato leggenda
Alla fine del 1971, Nolan Bushnell, fondatore di Atari, decise di creare un videogioco ispirato a Tennis for Two (1958) e alla modalità tennis del Magnavox Odyssey. Chiese al suo ingegnere, Allan Alcorn, di creare un prototipo per fare pratica.
🔹 Curiosità: Pong doveva essere solo un esercizio per Alcorn, ma il risultato fu così divertente che Bushnell capì subito il potenziale commerciale.
🏗️ Tecnologia: Semplicità rivoluzionaria
Il primo cabinato di Pong fu installato nel bar Andy Capp’s Tavern in California. Dopo pochi giorni, il proprietario del locale chiamò Atari:
“Il gioco è rotto, venite a ripararlo.”
Quando arrivarono, scoprirono che la macchina era perfettamente funzionante: il problema era che il raccoglitore di monete era pieno fino all’orlo! 🤑
🔹 Pong usava solo circuiti logici TTL, senza un vero processore. Tutti i movimenti della pallina e delle racchette erano gestiti elettronicamente in modo analogico.
🕹️ Perché ebbe successo?
✔ Regole semplici e intuitive: Chiunque poteva capire Pong in pochi secondi.
✔ Competizione immediata: Il gioco era pensato per due giocatori, creando sfide coinvolgenti.
✔ Nuova esperienza sociale: Le persone si sfidavano nei bar e nei locali, rendendo il gioco un evento.
🔹 Curiosità: Nel 1973, l’azienda rivale Magnavox fece causa ad Atari, sostenendo che Pong fosse un plagio del suo gioco Tennis per Odyssey. La causa si concluse con un accordo da 700.000 dollari, ma l’Atari continuò a prosperare.
👾 Space Invaders (1978): Il Gioco che Ha Scatenato una Febbre Globale
Mentre Pong introdusse il mondo ai videogiochi, Space Invaders lo fece impazzire. Fu il primo gioco a diventare un fenomeno culturale internazionale, con effetti che andarono ben oltre l’industria del gaming.
🎯 La nascita del mito
Nel 1978, Tomohiro Nishikado, ingegnere della Taito, voleva creare un gioco che fosse più avvincente di Pong e che desse ai giocatori una sfida crescente.
🔹 Curiosità: All’inizio, Nishikado voleva usare soldati umani come nemici, ma la censura giapponese vietava di sparare a figure umane. Optò quindi per gli alieni, ispirandosi al film La Guerra dei Mondi (1953).
💡 Le Innovazioni Tecnologiche
Space Invaders introdusse elementi tecnici rivoluzionari:
✅ Nemici con IA dinamica: gli alieni acceleravano man mano che venivano eliminati.
✅ High Score: fu uno dei primi giochi a registrare il punteggio massimo, spingendo i giocatori a migliorarsi.
✅ Suono d’atmosfera: la musica in crescendo creava tensione crescente, aumentando il senso di urgenza.
🔹 Bug diventato feature: L’accelerazione dei nemici fu in realtà un errore di programmazione. Il processore non riusciva a gestire troppi sprite contemporaneamente, così il gioco diventava più veloce man mano che venivano distrutti alieni. Il risultato? Un’esperienza adrenalinica e unica!
🏛️ L’Impatto di Space Invaders sulla Società
Il successo di Space Invaders fu così grande che cambiò l’intero settore videoludico:
📌 La crisi delle monete in Giappone:
Nei primi mesi dal lancio, il gioco generò così tanti guadagni che in Giappone si verificò una carenza di monete da 100 yen. Il governo dovette coniare più monete per soddisfare la domanda!
📌 Il primo gioco a creare tornei su larga scala:
Nel 1980, Atari organizzò il primo campionato nazionale di Space Invaders, con oltre 10.000 partecipanti. Fu il primo evento eSport della storia.
📌 Merchandising e influenza sulla cultura pop:
✔ Space Invaders comparve in serie TV, film e fumetti.
✔ Fu uno dei primi giochi a generare gadget ufficiali, tra cui t-shirt, action figure e persino mobili da salotto.
✔ Ispirò decine di altri giochi e creò il genere degli shoot ‘em up.
🕰️ Eredità di Pong e Space Invaders
Oggi i videogiochi sono una industria miliardaria, e tutto è partito da Pong e Space Invaders.
🔹 Pong dimostrò che i videogiochi potevano essere un business redditizio.
🔹 Space Invaders mostrò che i videogiochi potevano essere un fenomeno di massa.
Senza questi due giochi, probabilmente oggi non avremmo titoli come Call of Duty, Fortnite o League of Legends.
[provetecniche]il dispositivo poi] nello spazio sufficiente fa un freddo fanno] un buco nel perigeo a mucchi] la disfatta è recente nemmeno una testata la] [saprebbe la descrive le prime] fotografie le] scattate in parte si ottengono per decantazione con sauri] e siluri in cambio gli accumuli lungo la linea già gotica ipertesa o] giallo passiflora public image] ltd melomani bis
𝗜𝗟 𝗡𝗘𝗠𝗜𝗖𝗢 𝗣𝗨𝗕𝗕𝗟𝗜𝗖𝗢 Accusati di essere un concreto pericolo per la salute e per l'incolumità pubblica. Accusati di creare disordini, violenza e abusi. Chi partecipa ad un rave party è complice di un reato! Chi lo organizza è marchiato come un criminale con pene fino a 6 anni di carcere.
Più concretamente: chi organizza una festa senza permesso rischia la stessa pena di chi sottrae un minore in affidamento, di chi causa un incendio doloso, di chi possiede armi da fuoco senza permesso o di chi causa lesioni personali gravi.
Forse bisognerebbe alzare lo sguardo dallo smartphone e guardare la realtà.
È dentro e fuori dai club e dai locali del centro città che avvengono abusi e riciclaggio. È durante le partite di calcio che migliaia di tifosi spaccano e imbrattano i centri cittadini. (e non durante rave party nelle periferie dimenticate) È lo stesso Stato che attenta alla salute pubblica guadagnando dalla vendita di alcol e sigarette. È la scuola pubblica di vostra figlia che attenta alla sua incolumità crollando a pezzi. È il vostro amico maresciallo (quello che vi toglie le multe) che da l'ordine di manganellare persone che ballano e studenti che manifestano per la pace o per il clima. (E che avrà l'avvocato pagato dallo stato per difendersi dalle accuse di eccesso di violenza.)
L’ATTUALE GOVERNO AUTORITARIO REPRIME OGNI FORMA DI DISSENSO. ANCHE BALLARE SENZA PERMESSO È UN REATO PUNITO CON LA VIOLENZA.
ATTENTO A NON PENSARE TROPPO LIBERAMENTE. IL PROSSIMO RICERCATO POTRESTI ESSERE TU!
Il nuovo negazionismo climatico: "ambientalisti ideologici!"
L'“ambientalismo ideologico” non esiste. Chi ha affibbiato questo attributo all'ambientalismo è un negazionista del climate change. Al contrario non esiste nulla di più ideologico di sostenere che l'ambientalismo e le politiche di mitigazione del cambiamento climatico debbano essere subordinate alle esigenze dell'economia, dell'industria e del benessere di ciascuno di noi.
Il cambiamento climatico è un fenomeno epocale di scala globale, che la scienza planetaria ha definito “la più grande minaccia esistenziale che l'umanità si sia mai trovata ad affrontare”. Il cambiamento climatico risponde unicamente a una legge, che si compone di 3 grandi articoli: laTermodinamica. Ma la Termodinamica è anche la legge invariabile e inesorabile che regola l'Universo, e con esso le nostre esistenze e le conseguenze delle nostre azioni.
Il climate change è lo scenario di fondo su cui le nostre azioni, o la nostra inazione, produrranno i loro effetti e dal quale saranno modellate.
I tempi li detta il climate change. Determina che cosa si deve o non si deve fare ora, quali strategie di adattamento e mitigazion è necessario adottare subito, senza sprecare tempo e risorse in fantasiose, costose e insostenibili soluzioni tecnologiche. Parlo per esempio dell'inesistente “nuovo” nucleare, degli SMR (Small Modular Reactors), del CCS (Carbon Capture and Storage).
Noi possiamo solo prenderne atto e concentrarci sul fattore tempo. Secondo la scienza planetaria unanime, l'umanità sta percorrendo velocemente la traiettoria dei +3,7-4,5 °C al 2100, rispetto all'era pre-industriale.
Questo significa che i primi pesanti effetti li vivremo noi e poi i nostri figli in età adulta e che gli effetti più catastrofici ricadranno sui nostri nipoti e pro-nipoti. Nel 2100 la Terra sarà un pianeta che molti scienziati non esitano a definire “ostile alla vita”, non solo quella umana ma di ogni essere vivente, animale e vegetale.
La variabile T(tempo) del sistema, imposta dal cambiamento climatico, non fa altro che confermare in ogni analisi seria, realmente concreta e pragmatica (non ideologica come quella di coloro che accusano gli altri di essere ideologici, per intenderci) che tutto ciò che dobbiamo fare adesso e subito, è investire ogni centesimo di euro/dollaro/yuan nelle tecnologie che abbiamo già, migliorandole e sviluppandole alla velocità maggiore che possiamo. Ogni altra soluzione proposta è soltanto l'ennesima nuova forma del mutevole o opportunista negazionismo climatico.
Perciò facciamola finita con la bugia semi-assolutoria “noi siamo in pericolo, non dobbiamo salvare la Terra. La Terra può farne a meno di noi e sopravviverà e continuerà ad esistere“: ciò che noi abbiamo causato e stiamo continuando imperterriti a peggiorare sarà catastrofico anche per tutte le altre ignare e incolpevoli specie viventi del pianeta, per tutta la biosfera nel sua meravigliosa complessità.
Neutralità tecnologica un piffero. Un'altra faccia del negazionismo è l'invocazione della neutralità tecnologica. La verità è che ci sono tecnologie economicamente, socialmente e ecologicamente più o meno vantaggiose a seconda del contesto attuale, dei tempi e degli obietti da raggiungere. Nessuna tecnologia è neutra e la tecnologia da sola non risolve i problemi.Ogni tecnologia è espressione del sistema di valori della società l'ha sviluppata.Senza un cambiamento non solo di modello di sviluppo ma anche di intero paradigma su cui si fonda la civiltà umana, ogni tecnologia non farà altro che peggiorare e amplificare i problemi che dovrebbe invece risolvere. Purtroppo le energie rinnovabili stanno per diventarne un esempio: sono la soluzione ottimale, la migliore tra tutte quelle oggi disponibili, o disponibili nel brevissimo periodo (ricordate la variabile T), ma non con l'attuale modello di sviluppo e sistema valoriale.
Now listening:“Black Friday” Sol Invictus – Faith No More – 2015
Arrivo/Partenza
Con uno suono a metà tra un fischio e uno sbuffo il regionale spegne i suoi motori, le vibrazioni si smorzano e le porte delle carrozze si aprono definitivamente. E’ una tarda mattina di primavera quando arrivo a Ventimiglia. Sgancio la chiusura del reggisella della mia fedele Brompton e le sue rotelle iniziano a rotolare in direzione di quella che sembra essere una rampa; purtroppo il mio è solo un abbaglio e davanti a me si spiega una ripida scala verso il sottopasso, in lontananza il simbolo di un ascensore che decido volontariamente di non seguire. Mi armo di pazienza, carico lo zaino in spalla abbasso il reggisella e sollevo di peso la bicicletta, fuori dalla stazione dovrò trovare un punto dove allestire il mezzo per pedalare fino al B&B. Uscito dal sottopasso il percorso obbligato mi guida verso l’atrio della stazione, prima di questo un imponente dispiegamento di forze dell’ordine controlla i viaggiatori in arrivo: vengo squadrato rapidamente, nessuno degli agenti ritiene di approfondire i motivi del mio viaggio e in pochi istanti eccomi sui gradini della piazza della stazione. Il primo impatto della città è gradevole, un percorso ciclabile si dirama in tre direzioni: alla mia sinistra, costeggiando un parcheggio il percorso sembra svilupparsi parallelamente ai binari, a destra sembra sparire tra dei capannoni ferroviari dismessi e infine il il terzo ramo mi dà l’impressione di addentrarsi nel cuore della città. Pur avendo già scelto quale direzione intraprendere devo prima allestire la bicicletta per renderla operativa: sgancio nuovamente il reggisella fino ad estenderlo completamente, ruoto il manubrio, lo fisso stringendo il primo morsetto a vite, apro il pedale e con il consueto gesto apro la bicicletta. Non mi resta che serrare la seconda vite e aprire il pedale: sono pronto a pedalare. Uno sguardo per controllare che non ci siano macchine e complice la pendenza favorevole sono in movimento verso il centro città. Nelle prime centinaia di metri incontro un’isola pedonale e a ridosso della stessa un grande mercato coperto, brulicante di persone intente a esaminare frutta e verdure dai mille colori. Sento anche profumo di prodotti da forno provenire dall'interno del mercato ma il mio occhio non riesce a individuare l’origine.Nell'isolato successivo la piazza del Municipio si apre alla vista, peccato sembri essere destinata ad uso parcheggio e si presenti come una spianata coperta di lamiere. Ancora oltre i giardini comunali dagli alti pini marittimi, la ciclabile sembra costeggiare il perimetro e finalmente vedo il mare. In realtà mi trovo in una piccola piazzetta con una fontana molto graziosa, a fianco il fiume, immagino sia il Roja futuro compagno di viaggio, sopra di esso si slancia una passerella pedonale non propriamente avveniristico ma utilizzato da molte persone. Mi avvicino e noto in prossimità dell’altra riva una bicicletta scendere lungo quella che sembrerebbe una rampa per disabili.
Il mare è più vicino ma non sono ancora giunto al litorale, decido di continuare seguendo lo scorrere del fiume e arrivato all'angolo tra la foce e il parco, dopo un ristorante si aprono finalmente le spiagge e l’orizzonte del mare. Pedalo tranquillamente lungo la costa sempre protetto dalla ciclabile, il traffico veicolare scorre lento eppure è bello spostarsi senza dover preoccuparsi dei mezzi che circolano sulla strada. Avanzo per circa un chilometro fino ad arrivare all'area naturalistica del torrente Nervia. Sembra essere un luogo incontaminato nonostante sia circondato dalle abitazioni. Potrei continuare oltre ma l'orologio mi ricorda che è ora di pranzo, decido allora di tornare indietro di qualche centinaio di metri, avevo adocchiato un baretto sul mare dove poter chiedere informazioni sulla zona. Mi siedo a uno dei tavoli, l'ambiente è molto disteso, sento del reggae dalle casse; sulla carta trovo il “grillé” una rivisitazione del croque-monsieur francese, vada per quello. Approfitto della pausa per cercare il B&B, scopro essere proprio dietro l'angolo e così dopo pranzo vado a presentarmi e lasciare il grande zaino per muovermi più agilmente. Passerò tre notti a Ventimiglia, domani visiterò Mentone e l'indomani Dolceacqua.
Arrivo/Partenza
Con uno suono a metà tra un fischio e uno sbuffo il regionale spegne i suoi motori, le vibrazioni si smorzano e le porte delle carrozze si aprono definitivamente. E’ una tarda mattina di primavera quando arrivo a Ventimiglia. Sgancio la chiusura del reggisella della mia fedele Brompton e le sue rotelle iniziano a rotolare in direzione di quella che sembra essere una rampa; purtroppo il mio è solo un abbaglio e davanti a me si spiega una ripida scala verso il sottopasso, in lontananza il simbolo di un ascensore che decido volontariamente di non seguire. Mi armo di pazienza, carico lo zaino in spalla abbasso il reggisella e sollevo di peso la bicicletta, fuori dalla stazione dovrò trovare un punto dove allestire il mezzo per pedalare fino al B&B. Uscito dal sottopasso il percorso obbligato mi guida verso l’atrio della stazione, prima di questo un imponente dispiegamento di forze dell’ordine controlla i viaggiatori in arrivo: vengo squadrato rapidamente, nessuno degli agenti ritiene di approfondire i motivi del mio viaggio e in pochi istanti eccomi sui gradini della piazza della stazione. Il primo impatto della città è gradevole, un percorso ciclabile si dirama in tre direzioni: alla mia sinistra, costeggiando un parcheggio il percorso sembra svilupparsi parallelamente ai binari, a destra sembra sparire tra dei capannoni ferroviari dismessi e infine il il terzo ramo mi dà l’impressione di addentrarsi nel cuore della città. Pur avendo già scelto quale direzione intraprendere devo prima allestire la bicicletta per renderla operativa: sgancio nuovamente il reggisella fino ad estenderlo completamente, ruoto il manubrio, lo fisso stringendo il primo morsetto a vite, apro il pedale e con il consueto gesto apro la bicicletta. Non mi resta che serrare la seconda vite e aprire il pedale: sono pronto a pedalare. Uno sguardo per controllare che non ci siano macchine e complice la pendenza favorevole sono in movimento verso il centro città. Nelle prime centinaia di metri incontro un’isola pedonale e a ridosso della stessa un grande mercato coperto, brulicante di persone intente a esaminare frutta e verdure dai mille colori. Sento anche profumo di prodotti da forno provenire dall'interno del mercato ma il mio occhio non riesce a individuare l’origine.Nell'isolato successivo la piazza del Municipio si apre alla vista, peccato sembri essere destinata ad uso parcheggio e si presenti come una spianata coperta di lamiere. Ancora oltre i giardini comunali dagli alti pini marittimi, la ciclabile sembra costeggiare il perimetro e finalmente vedo il mare. In realtà mi trovo in una piccola piazzetta con una fontana molto graziosa, a fianco il fiume, immagino sia il Roja futuro compagno di viaggio, sopra di esso si slancia una passerella pedonale non propriamente avveniristico ma utilizzato da molte persone. Mi avvicino e noto in prossimità dell’altra riva una bicicletta scendere lungo quella che sembrerebbe una rampa per disabili.
Il mare è più vicino ma non sono ancora giunto al litorale, decido di continuare seguendo lo scorrere del fiume e arrivato all'angolo tra la foce e il parco, dopo un ristorante si aprono finalmente le spiagge e l’orizzonte del mare. Pedalo tranquillamente lungo la costa sempre protetto dalla ciclabile, il traffico veicolare scorre lento eppure è bello spostarsi senza dover preoccuparsi dei mezzi che circolano sulla strada. Avanzo per circa un chilometro fino ad arrivare all'area naturalistica del torrente Nervia. Sembra essere un luogo incontaminato nonostante sia circondato dalle abitazioni.
Arrivo/Partenza
Con uno suono a metà tra un fischio e uno sbuffo il regionale spegne i suoi motori, le vibrazioni si smorzano e le porte delle carrozze si aprono definitivamente. E’ una tarda mattina di primavera quando arrivo a Ventimiglia. Sgancio la chiusura del reggisella della mia fedele Brompton e le sue rotelle iniziano a rotolare in direzione di quella che sembra essere una rampa; purtroppo il mio è solo un abbaglio e davanti a me si spiega una ripida scala verso il sottopasso, in lontananza il simbolo di un ascensore che decido volontariamente di non seguire. Mi armo di pazienza, carico lo zaino in spalla abbasso il reggisella e sollevo di peso la bicicletta, fuori dalla stazione dovrò trovare un punto dove allestire il mezzo per pedalare fino al B&B. Uscito dal sottopasso il percorso obbligato mi guida verso l’atrio della stazione, prima di questo un imponente dispiegamento di forze dell’ordine controlla i viaggiatori in arrivo: vengo squadrato rapidamente, nessuno degli agenti ritiene di approfondire i motivi del mio viaggio e in pochi istanti eccomi sui gradini della piazza della stazione. Il primo impatto della città è gradevole, un percorso ciclabile si dirama in tre direzioni: alla mia sinistra, costeggiando un parcheggio il percorso sembra svilupparsi parallelamente ai binari, a destra sembra sparire tra dei capannoni ferroviari dismessi e infine il il terzo ramo mi dà l’impressione di addentrarsi nel cuore della città. Pur avendo già scelto quale direzione intraprendere devo prima allestire la bicicletta per renderla operativa: sgancio nuovamente il reggisella fino ad estenderlo completamente, ruoto il manubrio, lo fisso stringendo il primo morsetto a vite, apro il pedale e con il consueto gesto apro la bicicletta. Non mi resta che serrare la seconda vite e aprire il pedale: sono pronto a pedalare. Uno sguardo per controllare che non ci siano macchine e complice la pendenza favorevole sono in movimento verso il centro città. Nelle prime centinaia di metri incontro un’isola pedonale e a ridosso un grande mercato coperto, brulicante di persone intente a esaminare frutta e verdure dai mille colori. Sento anche profumo di prodotti da forno provenire dall’interno di questo mercato ma il mio occhio non riesce a individuare l’origine. Nell’isolato successivo la piazza del Municipio si apre alla vista, peccato sembri essere destinata ad uso parcheggio e si presenti come una spianata coperta di lamiere. Ancora oltre i giardini comunali dagli alti pini marittimi, la ciclabile sembra costeggiare il perimetro e finalmente vedo il mare. In realtà mi trovo in una piccola piazzetta con una fontana molto graziosa, a fianco il fiume, immagino sia il Roja futuro compagno di viaggio, sopra di esso si slancia una passerella pedonale non propriamente avveniristico ma utilizzato da molte persone. Mi avvicino e noto in prossimità dell’altra riva una bicicletta scendere lungo quella che sembrerebbe una rampa per disabili. Il mare è più vicino ma non sono ancora giunto al litorale, decido di continuare seguendo lo scorrere del fiume e arrivato all’angolo tra la foce e il parco, dopo un ristorante si aprono finalmente le spiagge e l’orizzonte del mare.
Arrivo/Partenza
Con uno suono a metà tra un fischio e uno sbuffo il regionale spegne i suoi motori, le vibrazioni si smorzano e le porte delle carrozze si aprono definitivamente. E’ una tarda mattina di primavera quando arrivo a Ventimiglia. Sgancio la chiusura del reggisella della mia fedele Brompton e le sue rotelle iniziano a rotolare in direzione di quella che sembra essere una rampa; purtroppo il mio è solo un abbaglio e davanti a me si spiega una ripida scala verso il sottopasso, in lontananza il simbolo di un ascensore che decido volontariamente di non seguire. Mi armo di pazienza, carico lo zaino in spalla abbasso il reggisella e sollevo di peso la bicicletta, fuori dalla stazione dovrò trovare un punto dove allestire il mezzo per pedalare fino al B&B. Uscito dal sottopasso il percorso obbligato mi guida verso l’atrio della stazione, prima di questo un imponente dispiegamento di forze dell’ordine controlla i viaggiatori in arrivo: vengo squadrato rapidamente, nessuno degli agenti ritiene di approfondire i motivi del mio viaggio e in pochi istanti eccomi sui gradini della piazza della stazione. Il primo impatto della città è gradevole, un percorso ciclabile si dirama in tre direzioni: alla mia sinistra, costeggiando un parcheggio il percorso sembra svilupparsi parallelamente ai binari, a destra sembra sparire tra dei capannoni ferroviari dismessi e infine il il terzo ramo mi dà l’impressione di addentrarsi nel cuore della città. Pur avendo già scelto quale direzione intraprendere devo prima allestire la bicicletta per renderla operativa: sgancio nuovamente il reggisella fino ad estenderlo completamente, ruoto il manubrio, lo fisso stringendo il primo morsetto a vite, apro il pedale e con il consueto gesto apro la bicicletta. Non mi resta che serrare la seconda vite e aprire il pedale: sono pronto a pedalare. Uno sguardo per controllare che non ci siano macchine e complice la pendenza favorevole sono in movimento verso il centro città. Nelle prime centinaia di metri incontro un’isola pedonale e a ridosso un grande mercato coperto, brulicante di persone intente a esaminare frutta e verdure dai mille colori. Sento anche profumo di prodotti da forno provenire dall’interno di questo mercato ma il mio occhio non riesce a individuare l’origine. Nell’isolato successivo la piazza del Municipio si apre alla vista, peccato sembri essere destinata ad uso parcheggio e si presenti come una spianata coperta di lamiere. Ancora oltre i giardini comunali dagli alti pini marittimi, la ciclabile sembra costeggiare il perimetro e finalmente vedo il mare. In realtà mi trovo in una piccola piazzetta con una fontana molto graziosa, a fianco il fiume, immagino sia il Roja futuro compagno di viaggio, sopra di esso si slancia una passerella pedonale non propriamente avveniristico ma utilizzato da molte persone. Mi avvicino e noto in prossimità dell’altra riva una bicicletta scendere lungo quella che sembrerebbe una rampa per disabili. Il mare è più vicino ma non sono ancora giunto al litorale, decido di continuare seguendo lo scorrere del fiume e arrivato all’angolo tra la foce e il parco, dopo un ristorante si aprono finalmente le spiagge e l’orizzonte del mare.
Arrivo/Partenza
Con uno suono a metà tra un fischio e uno sbuffo il regionale spegne i suoi motori, le vibrazioni si smorzano e le porte delle carrozze si aprono definitivamente. E’ una tarda mattina di primavera quando arrivo a Ventimiglia. Sgancio la chiusura del reggisella della mia fedele Brompton e le sue rotelle iniziano a rotolare in direzione di quella che sembra essere una rampa; purtroppo il mio è solo un abbaglio e davanti a me si spiega una ripida scala verso il sottopasso, in lontananza il simbolo di un ascensore che decido volontariamente di non seguire. Mi armo di pazienza, carico lo zaino in spalla abbasso il reggisella e sollevo di peso la bicicletta, fuori dalla stazione dovrò trovare un punto dove allestire il mezzo per pedalare fino al B&B. Uscito dal sottopasso il percorso obbligato mi guida verso l’atrio della stazione, prima di questo un imponente dispiegamento di forze dell’ordine controlla i viaggiatori in arrivo: vengo squadrato rapidamente, nessuno degli agenti ritiene di approfondire i motivi del mio viaggio e in pochi istanti eccomi sui gradini della piazza della stazione. Il primo impatto della città è gradevole, un percorso ciclabile si dirama in tre direzioni: alla mia sinistra, costeggiando un parcheggio il percorso sembra svilupparsi parallelamente ai binari, a destra sembra sparire tra dei capannoni ferroviari dismessi e infine il il terzo ramo mi dà l’impressione di addentrarsi nel cuore della città. Pur avendo già scelto quale direzione intraprendere devo prima allestire la bicicletta per renderla operativa: sgancio nuovamente il reggisella fino ad estenderlo completamente, ruoto il manubrio, lo fisso stringendo il primo morsetto a vite, apro il pedale e con il consueto gesto apro la bicicletta. Non mi resta che serrare la seconda vite e aprire il pedale: sono pronto a pedalare. Uno sguardo per controllare che non ci siano macchine e complice la pendenza favorevole sono in movimento verso il centro città. Nelle prime centinaia di metri incontro un’isola pedonale e a ridosso un grande mercato coperto, brulicante di persone intente a esaminare frutta e verdure dai mille colori. Sento anche profumo di prodotti da forno provenire dall’interno di questo mercato ma il mio occhio non riesce a individuare l’origine.Mercato Coperto Nell’isolato successivo la piazza del Municipio si apre alla vista, peccato sembri essere destinata ad uso parcheggio e si presenti come una spianata coperta di lamiere. Ancora oltre i giardini comunali dagli alti pini marittimi, la ciclabile sembra costeggiare il perimetro e finalmente vedo il mare. In realtà mi trovo in una piccola piazzetta con una fontana molto graziosa, a fianco il fiume, immagino sia il Roja futuro compagno di viaggio, sopra di esso si slancia una passerella pedonale non propriamente avveniristico ma utilizzato da molte persone. Mi avvicino e noto in prossimità dell’altra riva una bicicletta scendere lungo quella che sembrerebbe una rampa per disabili. Il mare è più vicino ma non sono ancora giunto al litorale, decido di continuare seguendo lo scorrere del fiume e arrivato all’angolo tra la foce e il parco, dopo un ristorante si aprono finalmente le spiagge e l’orizzonte del mare.Il centro di Ventimiglia
Weather Report - Heavy Weather (1977)
Heavy Weather è il settimo album dei Weather Report, pubblicato nel 1977 dalla Columbia Records. L'album vendette circa 500.000 copie e si sarebbe rivelato l'album di maggior successo commerciale della band. Heavy Weather ricevette una recensione a 5 stelle dalla rivista DownBeat e fu votato album jazz dell'anno dai lettori della rivista. Con lo standard jazz “Birdland”, l'album è uno dei più venduti del catalogo jazz della Columbia. Il brano di apertura fu un notevole successo commerciale, cosa non tipica della musica strumentale. La melodia era stata eseguita dal vivo dalla band come parte di “Dr. Honoris Causa”, tratto dall'omonimo album solista di Joe Zawinul. Sebbene non sia menzionato come registrazione dal vivo nelle note di copertina, “Rumba Mamá” (con percussioni e voce di Manolo Badrena e Alex Acuña) fu registrato durante un concerto della band a Montreux, in Svizzera, durante l'estate del 1976, e da questo brano sarebbe stato tratto un film in DVD nel 2007.
Ascolta: album.link/i/170409940
Domiziana. Ricostruito il ponte sull'Agnena
Venerdì 4 aprile alle ore 10, il presidente della Provincia Marcello De Rosa inaugurerà a Cancello Arnone il nuovo Ponte di scavalco del Canale Agnena, situato al Km 3+310 della Strada Provinciale 21 “Cancello Arnone – Cappella Reale”. L’intervento, finanziato con circa 600mila euro dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha previsto la demolizione e la ricostruzione del ponte, che misura circa 90 metri di lunghezza e 12 metri di larghezza. Questa infrastruttura strategica rafforza il collegamento tra l’Agro aversano e il Litorale Domizio, migliorando la viabilità e la sicurezza della zona. Il rifacimento del ponte è stato deciso a seguito delle verifiche di stabilità condotte negli anni scorsi in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, che avevano evidenziato gravi segni di dissesto statico e il conseguente rischio di crollo.
SALMO - 70 (69)
IMPLORAZIONE NELL’ANGUSTIA1 Al maestro del coro. Di Davide. Per fare memoria.
2 O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto.
3 Siano svergognati e confusi quanti attentano alla mia vita. Retrocedano, coperti d'infamia, quanti godono della mia rovina.
4 Se ne tornino indietro pieni di vergogna quelli che mi dicono: “Ti sta bene!”.
5 Esultino e gioiscano in te quelli che ti cercano; dicano sempre: “Dio è grande!” quelli che amano la tua salvezza.
6 Ma io sono povero e bisognoso: Dio, affréttati verso di me. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: Signore, non tardare.
_________________Note
70,1 Già presente integralmente in Sal 40,14-18, questa composizione appartiene al genere delle lamentazioni individuali.
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Approfondimenti
Vieni presto, mio Dio Supplica individuale
Questo salmo appartenente al salterio “elohista” è riprodotto in un modo più completo nella forma “jahvistica” nel Sal 40, 14-18, di cui con poche varianti costituisce la strofa finale. Il salmo è unitario e ha un proprio titolo. Un'inclusione data dall'imperativo «vieni presto» (ḥûšāh) (vv. 2.6) ne racchiude la struttura. L'espressione «in memoria» (lᵉhazkîr) contenuta nel titolo fa pensare all'uso liturgico del salmo nel sacrificio dell'azkārâ (cfr. Lv 2,2-16; 5,11-12; 6,8). Il salmo è diventato famoso per il versetto iniziale (v. 2) usato come invitatorio in molte celebrazioni liturgiche. La struttura è la seguente:
- v. 2: invitatorio;
- vv. 3-5: corpo del salmo;
- v. 6: conclusione (appello all'intervento sollecito di Dio).
v. 3. «quanti attentano alla mia vita»: il Sal 40,15 attenua l'espressione dicendo: «quanti cercano di togliermi la vita».
v. 4. «quelli che mi deridono»: lett. «quelli che dicono: ah, ah!». Pare di sentire risate sguaiate e di scherno!
v. 5. Si capovolge qui la triplice azione malvagia dei nemici dei vv. 3-4. Dio causa nell'orante e in quelli che gli sono fedeli gioia e allegrezza. Infatti mentre i nemici cercano il fedele per rovinarlo, Dio colma di gioia e allegrezza coloro che lo cercano (v. 5a); inoltre, alle derisioni dei nemici, i fedeli oppongono la loro professione di fede nella potenza di Dio; e infine, all'odio dei nemici e al loro cinico piacere di far del male, contraccambiano l'opera salvifica di Dio con l'amore.
**v. 6. «Ma io sono povero e infelice»: il salmista si definisce «povero» (‘onî) e «infelice» (’ebyôn), due termini basilari nella teologia dei salmi (cfr. Sal 9-10). «mio aiuto e mio salvatore»: lett. «mio aiuto e mia liberazione». Al binomio indicante la povertà e la miseria del salmista, si contrappone un altro riferito a Dio come «difensore e protettore» di tutti gli oppressi. «Signore, non tardare»: il salmo si chiude con l'accorato appello di carattere escatologico. La salvezza senz'altro arriverà!
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[rotazioni]conservano i polpastrelli ai suoi tempi] fu molto apprezzato li riconoscono] il vetro non permette o un foro due fori [a perdere le cose sono cose in cinque] espressioni nei minuti secondi tendono il nastro fanno] l'ufficio all'aperto le pulci i commodori dal rito] [abbreviato l' Händel oratorio piove nelle cassette siglate la torpedo blu [è una abilità blindatissima quello che non si conserva]
Il viaggio del pesciolino parte 1
Il testo che segue è una raccolta di estratti presi da un discorso che il Dottor Sutherland improvvisava alla fine del percorso di insegnamento osteopatico. William Garner Sutherland, D.O. (1873-1954) era un allievo diretto del Dottor Andrew Taylor Still (1828-1917), il padre scopritore della scienza osteopatica. Questo “viaggio”, mai messo per iscritto da Will Sutherland, è composto dagli appunti dell'epoca presi dalla Signora Sutherland, Rebecca Lippincott, D.O., da Marion Wilder, D.O., da una registrazione su nastro trascritta da Rollin Becker, D.O.; infine è stato redatto da Anne Wales, D.O.
Durante il periodo dell'infanzia, abbiamo spesso dimostrato di utilizzare una vivida facoltà in nostro possesso: l'abilità di ampliare la nostra immaginazione. Il Creatore dell'Universo aveva Immaginazione: immaginazione con la l maiuscola. Senza di essa, l'Universo non sarebbe stato creato. Ora vi chiedo di utilizzare tale capacità ed intraprendere con me questo viaggio; sarà una nuotata in quell'importante corpo di potente fluido fluttuante, il liquido cerebrospinale.
Lasciate correre la vostra immaginazione e insieme accompagniamo un pesciolino, un pesciolino fluorescente, capace di accendere e spegnere la sua luce quando vuole, mentre esplora, ricerca e riflette; nuota con le pinne e si rende conto che quel movimento fa fluttuare il liquido cerebrospinale. Il pesciolino ha imparato che il liquido cerebrospinale è distribuito all'interno del cervello e del midollo spinale ed al loro esterno, negli spazi subaracnoidei. Deduce che il luogo più logico da cui iniziare il suo viaggio è il quarto ventricolo, dove c'è comunicazione tra i ventricoli e la cisterna cerebello midollare [...].
Tenendo conto di cio, il pesciolino ricorda quanto il Dottor Still disse nel suo libro intitolato Filosofia dell'Osteopatia: “[...] il liquido cerebrospinale è il più elevato elemento conosciuto, contenuto nel corpo umano e, a meno che il cervello non fornisca questo liquido in abbondanza, permarrà una condizione di inabilità nel corpo”.
Cibo biologico e a Km 0, perché è una scelta consapevole
Le moderne scienze alimentari raccomandano di consumare molta frutta e verdura e proteine di origine vegetale (contenute soprattutto nei legumi) e di ridurre la quantità di carne e di altre proteine di origine animale.
Ma non basta. Scegliere il più possibile prodotti di stagione, non sottoposti a trattamenti chimici e a Km 0, è una scelta consapevole che ha un notevole impatto sulla nostra salute, ma che innesca anche un circolo virtuoso che coinvolge noi come liberi cittadini e consumatori e coloro che producono in maniera naturale e responsabile il nostro cibo, traendone il giusto profitto.
Perché consumare prodotti di stagione?
Perché la stagionalità degli alimenti, così come la territorialità, è codificata nel patrimonio genetico di ciascuno; attenersi ad essa significa mantenersi in sintonia – e non in conflitto – con l'ambiente in cui viviamo.
Frutta e verdura di stagione (anche il pesce e altri alimenti di origine animale hanno una stagionalità!), diversamente da quelle coltivate in serra e poi stoccate o provenienti da molto lontano, possono essere consumate entro brevissimo tempo dalla raccolta e contengono una maggiore quantità di vitamine e sali minerali, perché arrivano in modo naturale a completa maturazione. Gli alimenti coltivati in serra e disponibili anche fuori stagione contengono mediamente meno vitamine, perché ricevono meno luce solare e sono raccolti prima della completa maturazione per aumentarne la durata di conservazione.
Perché consumare cibo biologico certificato o comunque non sottoposto a trattamenti chimici?
Per la nostra salute: i terreni sottoposti a intense lavorazioni e all'uso di prodotti chimici spesso sono causa dell'inquinamento delle falde acquifere da cui ci approvvigioniamo. Molti dei fitofarmaci chimici oggi utilizzati possono avere, in date quantità, un'azione tossica e mutagena sul nostro organismo, cioè provocare mutazioni nel processo di riproduzione cellulare che sono all'origine di gravi patologie come il cancro.
La scienza negli ultimi anni si sta interrogando anche sul cosiddetto effetto sinergico, la cui indagine scientifica è tuttavia complessa e molto costosa: due o più sostanze chimiche assunte dal nostro organismo, anche se ciascuna al di sotto della quantità stabilita dalla legge a nostra tutela, potrebbero reagire tra di loro causando un effetto combinato (sinergico) ben più nocivo della semplice somma delle loro piccole quantità.
Per la salute del suolo e del nostro ambiente: il largo utilizzo di prodotti chimici e la continua e intensa lavorazione del terreno che l'accompagna, nel lungo periodo causano l'erosione, il degrado e la perdita di struttura del suolo. Da ciò derivano, oltre all'inquinamento delle falde acquifere, il dilavamento dei nutrienti, la scomparasa degli insetti utili e l'impoverimento della popolazione microbica del terreno, che è l'elemento indispensabile per mantenere la fertilità e per rafforzare le difese naturali delle piante dai parassiti e dai microrganismi nocivi.
Tutto questo non fa che aumentare il ricorso ai fertilizzanti e ai fitofarmaci di sintesi, in particolare pesticidi e erbicidi, in un circolo vizioso che l'agricoltore e l'azienda agricola molto difficilmente riescono a interrompere.
L'impatto ambientale negativo di queste sostanze deriva anche dalle grandi quantità di energia (input energetico), soprattutto da fonti fossili, necessarie per la loro produzione e utilizzo.
Perché consumare prodotti locali e a Km 0?
Perché hanno richiesto molta meno energia per essere stoccati e hanno percorso molti meno chilometri per arrivare sulla nostra tavola, con conseguente minore inquinamento e impatto ambientale. Acquistare i prodotti dalla fattoria e dall'ortolano locali ci permette anche:
- di conoscere personalmente chi e con quali metodi produce il nostro cibo, ma soprattutto con quale attenzione egli cura il patrimonio che possiede: la sua terra e i suoi animali;
- di favorire e sostenere l'economia locale e permettere al produttore di ottenere il giusto guadagno pagando il giusto prezzo, che non è quello fissato dalla grande distribuzione, ormai con logiche più finanziarie che economiche. Per fare un esempio, 1 Kg dei pomodori che noi acquistiamo al supermercato, oggi viene pagato al produttore soltanto 10 centesimi (10 euro a quintale)!
- di instaurare un rapporto di fiducia reciproca e spesso di amicizia con l'agricoltore o l'allevatore;
- di non favorire lo sfruttamento e le vessazioni: perché dietro ai prodotti alimentari (e non solo) che acquistiamo a prezzi bassissimi e che arrivano da molto lontano, spesso c'è lo sfruttamento indiscriminato della terra e delle persone che la lavorano, sia come salariati sia come piccoli o micro-agricoltori.
Premessa
E’ ormai qualche anno che tengo un diario con varie annotazioni circa un percorso, un collegamento che, a partire dal mare di Ventimiglia, si snoda per la val Roja fino a Limone Piemonte.
Da qualche giorno sento la necessità di rivedere e migliorare questo materiale per pubblicarlo; la scintilla è scattata partecipando all'inaugurazione di un tratto di pista ciclabile nella città di Imperia, quel sabato ho colto l’occasione per tornare fino a Ventimiglia in bicicletta percorrendo la totalità di quel percorso (Imperia – Ospedaletti, circa 40 km). Ho avuto la riprova definitiva che un percorso simile non è solo un manufatto costruito dall'uomo, è un sistema che crea dei nuovi legami, collega sinapsi sociali prima isolate. Nella pedalata ho trovato molte persone vivere la mia provincia in una maniera unica, godere di scorci spettacolari, fermarsi nei ristori lungo il percorso, parlare con amici ma anche riflettere nel silenzio del mare. Da questa riprova la necessità di condividere,di non lasciare che resti tutto chiuso in un cassetto, nella speranza che possa far nascere una riflessione così come quelle nate anni addietro con il progetto della Ciclabile Tirrenica o il sistema Eurovelo 8. Questi nomi sono in realtà i pilastri fondativi del mio pensiero. La prima è un percorso ciclabile in senso stretto, in sede propria e votato ad un turismo più semplice; la seconda è invece una delle grandi ciclovie che attraversano l’Europa, con un carattere più indicativo e meno infrastrutturale. Entrambe passano per Ventimiglia ma in direzioni opposte, rendendo così la città un crocevia di carattere internazionale. A un immaginario trivio ci si trova a poter scegliere la litoranea verso Roma o verso Cadice, dall'altro tentare di valicare le Alpi Marittime risalendo la Val Roja. Proprio questa valle giace dal 2020, anno della catastrofica tempesta Alex che distrusse buona parte della strada e bloccò l’accesso stradale al Col di Tenda, in uno stato di torpore e sembra destinata a spegnersi. Il progetto di raddoppio del traforo del colle ha subito anni e anni di ritardi e anche qualora venisse concluso non credo si possa più tornare ai fasti di un tempo.Almeno non continuando a ragionare in un’ottica così arretrata.La Val Roja è ostica, stretta nelle sue gole, scoscesa nei suoi pendii eppure ospita delle comunità capaci di accettare e valorizzare il loro territorio. Penso ai Brigaschi e alle loro pecore, ma anche ai comuni di Tenda e Breil sur Roya, chiusi in quelle gole eppure ricercati da molte persone stanche del rumore delle grandi città, volenterosi di mettersi in contatto con la natura. Sicuramente un collegamento canonico alle estremità è necessario ma un nuovo futuro non può basarsi solo su questo. Sono convinto che l’unica possibilità sia quella di infondere nuova linfa dando modo ai viaggiatori di trovare un attraversamento lento, a piedi o in bicicletta, alla giusta velocità per avere uno scambio con il territorio e non limitandosi ad attraversarlo. Seguiranno le mie idee, esposte nella forma di un diario di appunti di un viaggio immaginario in sella alla mia reale bicicletta, arricchite da disegni e schemi che tanto mi piace realizzare.
Lettera a te, che non invierò mai
E sai, alle volte vorrei scriverti e dirti che mi manchi e mi chiedo se mi manchi tu o cosa eravamo. Però dopo che ti ho lasciata sono successe tante cose, tantissime, ho fatto tutte quelle cose che non facevo quando stavamo insieme, che mi impedivo da solo di fare pensando che non potessi farle perchè tu non potevi, visto il tuo problema di salute, ma forse ero più io che ti limitavo di quanto non fossi tu stessa limitata. Ti vedevo fragile e da proteggere e l'ho fatto a lungo, con tutte le mie energie, ma facendo questo ho trascurato me stesso e mi sono privato di essere felice. Non che ora sia felice, perchè spesso mi piacerebbe averti ancora accanto, avere il tuo supporto, raccontarti tutto quello che faccio, che penso, le novità. Non sai che sono stato in quel paese all'estero dove tutti vorrebbero andare, che ho usato il passaporto, che facemmo entrambi ma non abbiamo mai usato. Sono stato in campeggio, dove nessuno di noi sarebbe mai andato e mi è piaciuto tanto. Ho fatto sport estremi che tu non avresti mai fatto. Ho comprato di nuovo la moto, una scomoda, non pensata per due persone, perchè è diventata una cosa mia. Sto bene anche da solo, anche se con gli amici fin troppo spesso si fanno battute sul fatto che sia single. E non mi voglio accontentare, non voglio un'altra tipa qualsiasi che può rendermi solo parzialmente felice. Io voglio tutto, voglio una persona con cui essere sempre felice. Mi manca il nostro sesso, eravamo bravi, e ci divertivamo molto a fare le nostre porcherie e solo tu mi facevi eccitare così tanto. Ma io continuo a chiedermi se fossi proprio tu o semplicemente io volevo “qualcuno”. Non ti ho sostituita, ci ho provato. Sono uscito con qualcun'altra. E' stato carino ma non mi sono comunque sentito completo. Sto bene anche da solo, ho degli amici che mi vogliono bene, altre nuove comitive con cui faccio cose “divertenti”. Però boh, ma forse la vita è questo. Ogni giorno mi sveglio e mi chiedo come dare un senso alla giornata. Il lavoro ultimamente è spesso poco soddisfacente e passo la giornate annoiato. Forse è il destino di chi non è povero ma nemmeno troppo ricco. Devo lavorare per vivere, ma allo stesso tempo posso cader quasi sempre in piedi. Mi sento quasi in colpa per questo. Alle volte dimentico il privilegio che ho. Vorrei di più forse, ma per farmene cosa. Ho un'auto, una moto, una famiglia che mi vuole bene, degli amici, un lavoro discreto, una bella casa (a scrocco dai miei genitori) eppure spesso mi sento insoddisfatto dalle cose che ho. Ho pensato di scriverti più volte, ma non lo faccio, non voglio illuderti, non voglio farti soffrire ancora. Alla fine ti ho voluto bene, tanto, tantissimo, e vorrei tu possa trovare qualcuno che ti possa far sentire come meriti. Ci sono cose che hai iniziato a fare, lo vedo, mi fa molto piacere, sono orgoglioso di te. Cioè da un lato penso siano un po' da sfigata, io sono abituato a fare le cose solo se riesco a raggiungere il top, e spesso mi privo di farle perchè ho paura di non riuscire a farle nel migliore dei modi. Ma ho imparato un po' ad essere imperfetto, a fare le cose di pancia, cosa che non è assolutamente da me. Eppure ti invidio, hai sempre fatto le cose in modo entusiasta nel tuo piccolo, senza ambire chissà a che cosa. Un giorno, spero tu possa riuscire invece a raggiungere il top ed avere in cambio tutto ciò che la vita non ti ha donato. Lato mio boh, ho paura della mediocrità, mediocrità in cui ricado. Non sento di avere uno scopo, ho ridotto le mie ambizioni perchè forse non mi frega più tanto far faville. Chissà cosa mi piace, le piccole cose, le esperienze semplici con gli amici. Una passeggiata e quattro chiacchiere di sera con un amico; una escursione in montagna, un panorama sul mare. Dovrei farlo ogni giorno eppure spesso mi blocco, resto a casa e sento di sprecare le mie giornate. Mi fa male la schiena. Ieri sono uscito in bici, non lo facevo da una decina di giorni. Ho ripreso a fumare un po', l'elettronica, ma fa lo stesso.. Sono forse tecniche per darmi un piccolo scopo, dei piccoli obiettivi. Ho cancellato l'app di instagram, ero diventato un tossico, la aprivo in automatico in continuazione e impegnavo il mio tempo, forse per sentirmi meno annoiato, meno solo. Ma forse siamo tutti soli. Mi sono chiesto se e quando conoscerò qualcuno, ma se continuo a non uscire non succederà. Dove si conosce la donna della propria vita a 30 anni? Vedo da un lato amici accasati con le loro vite che puntano a metter su famiglia di qui a poco ed altri scapestrati che hanno 40 anni e giocano a fare ancora gli hippie. Io non sento di appartenere a nessuno dei due gruppi e questo è ancora peggio perchè mi sento privato di una identità. O meglio la ho, ma sento che è così anomala che boh, forse difficilmente troverò qualcuno compatibile. La palestra, la dieta, esser figo per attrarre più donne, boh, non so se lo voglio. Cioè mi piace scopare, come a tutti, mi piace essere coccolato, ma io penso anche al lungo termine, se quella persona andrà bene, riuscirà a soddisfarmi anche quando sarà difficile. Tu lo facevi, però io mi sentivo limitato. Il fatto che non hai un lavoro e non potevamo costruire insieme qualcosa perchè avevo paura e non potevo prendermi in carico entrambi, te con i tuoi problemi di salute, ed io con le mie fisime mentali, tu che studiavi ancora, io che non mi sono laureato e sono terrorizzato dal rimanere disoccupato e non riuscire a fare molto nella mia vita. Non so bene cosa pensare, penso solo che oggi, al posto di lavorare, sto vomitando su internet i miei pensieri, le mie paure e comunque resto bloccato, senza far davvero qualcosa per me, lasciando che il destino, in qualche modo, possa sistemare tutto, o almeno, lo spero.
La "svastica" è singolare femminile...
Non ci andrò leggero, perché adesso mi sono stancato per davvero di questo delirio ideologico privo di senso logico, solo in Nazismo osava apporre un peccato ideologico "naturale" essere Ebrei era un peccato a prescindere, se eri Ebreo eri cancro del mondo, responsabile di ogni dolore, di ogni male. Oggi le signorine Mein Kampf 2.0 stabiliscono che nessun uomo è innocente, perché ci sono uomini che uccidono altri uomini e fin quì poco male, fino a che si ammazzano tra di loro, ma ci sono uomini che uccidono le donne, quindi se alcuni uomini le uccidono significa che tutti gli uomini sono assassini o peggio femminicidi... La premessa delle signore Mein Kampf è questa, sei uomo, sei colpevole, senza se e senza ma, il loro manifesto puzza di integralismo, di razzismo, combattono una battaglia epocale, la loro battaglia appunto, non si rendono conto che il mondo reale è altro, non hanno alcun amore per il diritto, non riconoscono alcuna realtà se non quella dettata da una ideologia radicale e pericolosa. Pericolosa perché incita alla discriminazione, all'odio, manifestazione plastica del dividi et impera che si spinge sino alla radice dell'essere biologico, dividi le femmine dai maschi, mettili in contrasto, se pensano alla fine del mondo la fine del mese non sarà più un problema... Le sciocche signorine Mein Kampf pensano che esista nel mondo una misteriosa alchimia, tale per cui, se sei uomo, maschio, ti alzi al mattino e la strada sia per te in discesa e che la pendenza favorevole di questa sia costituita dai "cadaveri" delle donne sacrificare in nome della tua soddisfazione "maschia", spoiler, boom, non è così, i maschi, incredibile ma vero, sono incasinati anche loro, come i Russi che hanno figli a loro volta in una famosa canzone, siamo nella merda ogni giorno anche noi maschi, con una società che ti vuole forte, fico, sempre sul pezzo, attivo, con gli addonimali scolpiti e il cazzo di trenta centimetri, ed è un shock quanto di ritrovi davanti allo specchio, senza capelli, con i denti ingialliti e la pancia che copre quel peduncolo che madre natura avida ti ha concesso... Abbiamo anche noi la nostra cellulite e la nostra prima di seno... L'importante per le signorine Mein Kampf è semplificare, ridurre, facile trova un nemico un capro espiatorio ad un mondo storto e tutto sarà più semplice... Quello che è avvilente per davvero è come questo trucco funzioni sempre, pasasno gli anni, la società si ammala, si aggrava e nulla sembra cambiare nel disegno generale, trova un nemico e tutto ti sembrerà più facile, trovva qualcuno da accusare a prescindere e presentagli il conto per tutto anche per quello che non è a suo carico. Funziona, è semplice, è come si dice ora un "Win Win" non ci si può sbagliare, dire che è colpa di tutti per quanto generico non è rassicurante, dire che è colpa degli uomini a prescindere è più semplice per qualcuno, per altri è colpa dei negri, per altri dei cinesi e alla via così, sino a pleiadiani, alieni grigi e rettiliani... Non assolvo nessuno dalle proprie resonsabilità, ci mancherebbe, preciso, ribadisco che alla sbarra ci si debba presentare chi il fatto lo ha commesso, lo ha pensato, ideato e compiuto, senza sconti senza formalismi o altro, nei limiti sacrosanti del diritto. Il patriarcato è una cosa seria, per fortuna debellata nello stato di diritto dal suo ordinamento, e ci mancherebbe pure... Il patriarcato non sono le barzelette sulle presunte attitudini alla guida delle donne, così come il rispetto o meno delle forze dell'ordine non è legato alle barzellette sulle stesse, Ebrei, Scozzesi e Genovesi non sono parsimoniosi per religione, nazionalità o residenza. Sulla metro, sul bus o sul treno potrò sedermi con le gambe leggermente divaricate, ho cinquantanni un'ernia tra intestino e scroto, al momento non operabile che mi ingrossa un po' queust'ultimo oltre a darmi dolore al testicolo destro di tanto in tanto, ho anche un po' di pancia e quindi tendo un po' ad allargare le gambe, ma niente paura nulla che abbia a che vedere con la spaccata anni 90 di Van Damme, che posso fare ? Farmi castrare come un cavallo da macello ? Usare sempre un mezzo di trasporto privato per spostarmi così da non infastidire la signorine Main Kampf sui mezzi pubblici con uno sgradevolissimo man spreading ? E l'hair assault femminile, che vede queli maledetti capelli invadere ogni cosa ? Non si dovrebbe imporre per legge di raccoglierli sui mezzi pubblici ? Ma per favore, su, un po di cervello... Se stiamo camminando per strada e sono dietro ad una donna, ma ho un passo più lento non potendo superarla "devo" cambiare marciapiede, queste sono alcune genialate nelle linee guida del nuovo protocollo di resistenza al patriarcato. Camminando nel marciapiede opposto, mi ritroverò nel Sud Africa di qualche tempo fa. Ed in tutto questo esistono alcune persone di sesso maschile, che affascinati dalla possible partecipazione ad una lotta pregiudiziale, c'è sempre chi si innamora del proprio carnefice, parla di processo di decostruzione dello stigma maschile, ma decostruzione di che ? Mai nella mia vita ho prevaricato una donna in nessun ambito ed in nessun modo, cosa dovrei decostruire ? Ho riso a qualche barzelletta ? Si! Confesso, ho guardato con desiderio qualche femmina attraente ? Si! Confesso, preparatemi la cella vicino a Turetta, in condivisione con i papà, i fratelli e i compagni delle signorine Main Kampf.
La "svastica" è singolare femminile...
Non ci andrò leggero, perché adesso mi sono stancato per davvero di questo delirio ideologico privo di senso logico, solo in Nazismo osava apporre un peccato ideologico "naturale" essere Ebrei era un peccato a prescindere, se eri Ebreo eri cancro del mondo, responsabile di ogni dolore, di ogni male. Oggi le signorine Mein Kampf 2.0 stabiliscono che nessun uomo è innocente, perché ci sono uomini che uccidono altri uomini e fin quì poco male, fino a che si ammazzano tra di loro, ma ci sono uomini che uccidono le donne, quindi se alcuni uomini le uccidono significa che tutti gli uomini sono assassini o peggio femminicidi... La premessa delle signore Mein Kampf è questa, sei uomo, sei colpevole, senza se e senza ma, il loro manifesto puzza di integralismo, di razzismo, combattono una battaglia epocale, la loro battaglia appunto, non si rendono conto che il mondo reale è altro, non hanno alcun amore per il diritto, non riconoscono alcuna realtà se non quella dettata da una ideologia radicale e pericolosa. Pericolosa perché incita alla discriminazione, all'odio, manifestazione plastica del dividi et impera che si spinge sino alla radice dell'essere biologico, dividi le femmine dai maschi, mettili in contrasto, se pensano alla fine del mondo la fine del mese non sarà più un problema... Le sciocche signorine Mein Kampf pensano che esista nel mondo una misteriosa alchimia, tale per cui, se sei uomo, maschio, ti alzi al mattino e la strada sia per te in discesa e che la pendenza favorevole di questa sia costituita dai "cadaveri" delle donne sacrificare in nome della tua soddisfazione "maschia", spoiler, boom, non è così, i maschi, incredibile ma vero, sono incasinati anche loro, come i Russi che hanno figli a loro volta in una famosa canzone, siamo nella merda ogni giorno anche noi maschi, con una società che ti vuole forte, fico, sempre sul pezzo, attivo, con gli addonimali scolpiti e il cazzo di trenta centimetri, ed è un shock quanto di ritrovi davanti allo specchio, senza capelli, con i denti ingialliti e la pancia che copre quel peduncolo che madre natura avida ti ha concesso... Abbiamo anche noi la nostra cellulite e la nostra prima di seno... L'importante per le signorine Mein Kampf è semplificare, ridurre, facile trova un nemico un capro espiatorio ad un mondo storto e tutto sarà più semplice... Quello che è avvilente per davvero è come questo trucco funzioni sempre, pasasno gli anni, la società si ammala, si aggrava e nulla sembra cambiare nel disegno generale, trova un nemico e tutto ti sembrerà più facile, trovva qualcuno da accusare a prescindere e presentagli il conto per tutto anche per quello che non è a suo carico. Funziona, è semplice, è come si dice ora un "Win Win" non ci si può sbagliare, dire che è colpa di tutti per quanto generico non è rassicurante, dire che è colpa degli uomini a prescindere è più semplice per qualcuno, per altri è colpa dei negri, per altri dei cinesi e alla via così, sino a pleiadiani, alieni grigi e rettiliani... Non assolvo nessuno dalle proprie resonsabilità, ci mancherebbe, preciso, ribadisco che alla sbarra ci si debba presentare chi il fatto lo ha commesso, lo ha pensato, ideato e compiuto, senza sconti senza formalismi o altro, nei limiti sacrosanti del diritto. Il patriarcato è una cosa seria, per fortuna debellata nello stato di diritto dal suo ordinamento, e ci mancherebbe pure... Il patriarcato non sono le barzelette sulle presunte attitudini alla guida delle donne, così come il rispetto o meno delle forze dell'ordine non è legato alle barzellette sulle stesse, Ebrei, Scozzesi e Genovesi non sono parsimoniosi per religione, nazionalità o residenza. Sulla metro, sul bus o sul treno potrò sedermi con le gambe leggermente divaricate, ho cinquantanni un'ernia tra intestino e scroto, al momento non operabile che mi ingrossa un po' queust'ultimo oltre a darmi dolore al testicolo destro di tanto in tanto, ho anche un po' di pancia e quindi tendo un po' ad allargare le gambe, ma niente paura nulla che abbia a che vedere con la spaccata anni 90 di Van Damme, che posso fare ? Farmi castrare come un cavallo da macello ? Usare sempre un mezzo di trasporto privato per spostarmi così da non infastidire la signorine Main Kampf sui mezzi pubblici con uno sgradevolissimo man spreading ? E l'hair assault femminile, che vede queli maledetti capelli invadere ogni cosa ? Non si dovrebbe imporre per legge di raccoglierli sui mezzi pubblici ? Ma per favore, su, un po di cervello... Se stiamo camminando per strada e sono dietro ad una donna, ma ho un passo più lento non potendo superarla "devo" cambiare marciapiede, queste sono alcune genialate nelle linee guida del nuovo protocollo di resistenza al patriarcato. Camminando nel marciapiede opposto, mi ritroverò nel Sud Africa di qualche tempo fa. Ed in tutto questo esistono alcune persone di sesso maschile, che affascinati dalla possible partecipazione ad una lotta pregiudiziale, c'è sempre chi si innamora del proprio carnefice, parla di processo di decostruzione dello stigma maschile, ma decostruzione di che ? Mai nella mia vita ho prevaricato una donna in nessun ambito ed in nessun modo, cosa dovrei decostruire ? Ho riso a qualche barzelletta ? Si! Confesso, ho guardato con desiderio qualche femmina attraente ? Si! Confesso, preparatemi la cella vicino a Turetta, in condivisione con i papà, i fratelli e i compagni delle signorine Main Kampf.
SALMO - 69 (68)
INVOCAZIONE DI AIUTO1 Al maestro del coro. Su “I gigli”. Di Davide.
2 Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola.
3 Affondo in un abisso di fango, non ho nessun sostegno; sono caduto in acque profonde e la corrente mi travolge.
4 Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio.
5 Sono più numerosi dei capelli del mio capo quelli che mi odiano senza ragione. Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere, i miei nemici bugiardi: quanto non ho rubato, dovrei forse restituirlo?
6 Dio, tu conosci la mia stoltezza e i miei errori non ti sono nascosti.
7 Chi spera in te, per colpa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per causa mia non si vergogni chi ti cerca, Dio d'Israele.
8 Per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre la faccia;
9 sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre.
10 Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
11 Piangevo su di me nel digiuno, ma sono stato insultato.
12 Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato per loro oggetto di scherno.
13 Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi deridevano.
14 Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza.
15 Liberami dal fango, perché io non affondi, che io sia liberato dai miei nemici e dalle acque profonde.
16 Non mi travolga la corrente, l'abisso non mi sommerga, la fossa non chiuda su di me la sua bocca.
17 Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18 Non nascondere il volto al tuo servo; sono nell'angoscia: presto, rispondimi!
19 Avvicìnati a me, riscattami, liberami a causa dei miei nemici.
20 Tu sai quanto sono stato insultato: quanto disonore, quanta vergogna! Sono tutti davanti a te i miei avversari.
21 L'insulto ha spezzato il mio cuore e mi sento venir meno. Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati.
22 Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
23 La loro tavola sia per loro una trappola, un'insidia i loro banchetti.
24 Si offuschino i loro occhi e più non vedano: sfibra i loro fianchi per sempre.
25 Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente.
26 Il loro accampamento sia desolato, senza abitanti la loro tenda;
27 perché inseguono colui che hai percosso, aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28 Aggiungi per loro colpa su colpa e non possano appellarsi alla tua giustizia.
29 Dal libro dei viventi siano cancellati e non siano iscritti tra i giusti.
30 Io sono povero e sofferente: la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31 Loderò il nome di Dio con un canto, lo magnificherò con un ringraziamento,
32 che per il Signore è meglio di un toro, di un torello con corna e zoccoli.
33 Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
34 perché il Signore ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35 A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brulica in essi.
36 Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di Giuda: vi abiteranno e ne riavranno il possesso.
37 La stirpe dei suoi servi ne sarà erede e chi ama il suo nome vi porrà dimora.
_________________Note
69,1 Una grande sofferenza interiore e l’ingiusta persecuzione da parte dei nemici costituiscono lo sfondo di questa lamentazione. Insieme con il Sal 22, questa composizione è interpretata, nella lettura cristiana, alla luce della passione di Cristo e di alcune vicende della sua vita terrena (Mt 27,34.48; Lc 23,36; Gv 2,17; 19,28-29; vedi anche At 1,20, dove si cita il v. 26).
69,13 quanti sedevano alla porta: presso le porte della città si svolgeva la vita pubblica degli antichi.
69,23-29 Per queste imprecazioni vedi nota a Sal 109.
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Approfondimenti
La mento per l'odio e la calunnia subiti Supplica individuale
Il salmo è un lungo e straziante lamento, con tensioni ed emozioni, di un individuo sofferente spiritualmente a causa dell'odio e della cattiveria degli uomini, che lo calunniano infangando il suo onore. Racchiude in sé i sentimenti più contrastanti dell'animo umano: odio e amore, amarezza e speranza. Per alcuni esegeti è il risultato della fusione di due suppliche individuali, frutto di un collage di diversi pezzi, poiché non si riesce a individuare facilmente una struttura unitaria. Il salmo tuttavia è racchiuso da un'inclusione data dal verbo «salvare» (vv. 2.36). I vv. 36-37 possono essere un'aggiunta postesilica (cfr. Sal 14,7; 51,20-21). Il ritmo cambia continuamente, ma nonostante ciò è possibile trovarvi una certa coerenza. In alcuni tratti sembra rispecchiare la storia della persecuzione del profeta Geremia (cfr. Ger 38,6) o di un esiliato a Babilonia. Insieme al Sal 22 questo carme è stato interpretato nel NT in senso messianico con riferimento alla passione di Cristo. Il simbolismo è di carattere spaziale (cosmico-infernale), somatico, psicologico. Si può dividere così:
- vv. 2-5: grido accorato per la salvezza;
- vv. 6-19: lamento sul male interiore;
- vv. 20-30: lamento sul male esteriore;
- vv. 31-37: promessa di ringraziamento (tôdâ).
v. 3. «Affondo nel fango»: per l'immagine vedi Sal 40,3; 88,7; Lam 3,53. Per il riferimento a Geremia cfr. Ger 38,6.
v. 5. «mi odiano senza ragione...»: è la professione d'innocenza e il lamento di sofferenza ingiusta del poeta. Cfr. Ger 15,20; Sal 35,7.
v. 6. «Dio, tu conosci la mia stoltezza...»: il salmista sa di essere peccatore davanti a Dio e lo confessa, ma si sente innocente delle colpe di cui viene accusato dai suoi nemici.
v. 7. «Chi spera in te, a causa mia non sia confuso...»: l'orante si sente responsabile della comunità dei fedeli. Non vuole che il non intervento salvifico di Dio nella sua situazione crei disillusione e scandalo. Ma è sicuro e fiducioso che questo non accadrà. Dio manifesterà la sua giustizia!
v. 8. «Per te io sopporto l'insulto...»: l'orante «porta» (cfr. il verbo nś’) su di sé gli insulti rivolti contro Dio, come espiazione vicaria; cfr. Sal 44,23; Is 53,4-5.12; Ger 15,15b. La voce «insulto» (ḥerpâ) con il verbo «insultare» (ḥrp) ricorre 4 volte nei vv. 8-11.
v. 9. «sono un estraneo»: la solitudine e la fredda indifferenza perfino da parte dei familiari sono effetti sociali e conseguenze delle false accuse. Cfr. v. 21; Sal 31,12; 38,12; Ger 12,6; Gb 19,13-15.
v. 10. «lo zelo per la tua casa»: lo zelo (qin’â), cioè l'impegno entusiastico per la causa di Dio e del suo tempio. paragonato a una fiamma che «divora», porta a reazioni violente da parte degli uomini, nemici di Dio, presi da invidia e sospetti, che si riversano sull'orante (vv. 11-13). Per gli effetti dello zelo vedi: Nm 25,11.13; 2Re 10,16; Ger 7; Gv 2, 17. I vv. 11-13 sviluppano il v. 10, esemplificando gli effetti e le reazioni allo zelo dell'orante.
v. 14. Questo versetto ha la funzione di transizione: al lamento dei versetti precedenti segue la supplica. Infatti inizia con l'enfatico «Ma io» (che spesso nei salmi dà l'avvio a una nuova sezione) e anticipa sinteticamente le petizioni dei versetti seguenti.
vv. 15-16. «Salvami dal fango...»: si richiamano in inclusione i vv. 2-5. Si riprende l'immagine delle acque tumultuose.
vv. 20-30. Questa parte è parallela alla prima (vv. 6-19). All'espressione «Tu conosci», come nel v. 6, segue l'elenco dei mali, che qui hanno più un carattere esteriore, anche se con ripercussioni psicologiche e morali (vv. 20-22). All'elenco dei mali subiti seguono alcune imprecazioni (vv. 23-29) con le quali il salmista, maledicendo i suoi nemici, esprime un desiderio forte di giustizia vendicativa secondo la legge del taglione (Es 21,12-23.25; Lv 24,17-21), cfr. Dt 19,18-19; Dn 13,61.
v. 23. «La loro tavola sia per essi un laccio...»: si ricorre qui al simbolismo venatorio. La tavola consiste in una pelle bovina stesa per terra, come nell'antico uso orientale. Secondo l'imprecazione del salmista, essa con i suoi cibi collocati sopra (banchetti) in occasione di cerimonie ufficiali, invece di apportare felicità e gioia, deve produrre amarezza e orrore. «banchetti»: il testo originale (wᵉlišlômîm) è enigmatico. Leggiamo wᵉšalmêhem «i loro banchetti». Alla maledizione che colpisce la bocca (v. 23) mentre mastica cibo avvelenato, segue nel versetto seguente la maledizione che infiacchisce tutto il corpo: gli occhi con la cecità, i fianchi con la paralisi (v. 24) (cfr. Gn 19,11; Es 10,21-29; Sap 19,17).
v. 26. «La loro casa sia desolata...»: dal corpo fisico (vv. 23-25) si passa al corpo sociale (v. 26). La maledizione colpisce i nemici del salmista anche nei loro beni, nella loro discendenza, nelle loro famiglie, così da essere cancellati dal «libro dei viventi» con un giudizio inappellabile di Dio (vv. 28-29), cosicché non possano più nuocere (cfr. Ger 18,21-22).
v. 29. «libro dei viventi»: l'espressione sefer ḥayyîm è hapax nell'AT, ma cfr. Es 32,32-33; Is 4,3; Ger 22,30; Ez 13,9; Dn 12,1.
v. 34. «prigionieri»: accanto al significato più generico e simbolico di «prigioniero» riferentesi al giusto «perseguitato e angustiato» (cfr. Sal 22,25), si può intravvedere un riferimento storico alla prigionia di Geremia e dei suoi fedeli seguaci (Ger 37-38), ai deportati in Assiria (2Re 17) o a Babilonia (2Re 25,8-21).
vv. 36-37. Sebbene questi versetti siano chiaramente un'aggiunta liturgica di carattere nazionalistico riguardante la restaurazione del popolo eletto, a cominciare dal monte Sion (tempio) come nei Sal 14,7; 51,20-21; 53,7; 102,17ss.; 147,2, tuttavia per il verbo «salvare» del v. 36, che fa da inclusione con il v. 2, possono essere integrati nel tema della lode finale del salmo.
Nel NT si cita il Sal 69. Il v. 5 nell'espressione «mi odiano senza ragione» è citato in Gv 15,25; il v. 10a nell'espressione «mi divora lo zelo per la tua casa» è presente in Gv 2,17. Il v. 10b nell'espressione «ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta» è citato in Rm 15,3.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Lou Reed - Berlin (1973)
Berlin è il terzo album solista in studio del musicista americano Lou Reed, pubblicato nell'ottobre del 1973 dalla RCA Records. Un concept album, Berlin racconta la storia della lotta di una coppia contro la tossicodipendenza e l'abuso. Inizialmente, l'accoglienza della critica fu contrastante, ma le recensioni dell'album si sono affinate nel corso degli anni: nel 1973 Rolling Stone lo dichiarò “un disastro”, ma nel 2012 si classificò al 344° posto nella sua lista dei 500 migliori album di tutti i tempi.
Ascolta: album.link/i/257563947
ESPORTARE FILTRI THUNDERBIRD
Per esportare i filtri impostati in una casella di posta elettronica di Thunderbird su un altro computer con Thunderbird, entrare nel percorso C:\Users\nomeutente\AppData\Roaming\Thunderbird\Profiles\xxxx.default\Imapmail\Imap.tiscali (o googlemail o altro, a seconda del gestore di posta elettronica) e cercare il file msgFilterRules.dat copiarlo e inserirlo nella corrispondente cartella del pc su cui vanno copiati i filtri in Thunderbird.
PROBLEMA CON BUSYBOX (LINUX)
Se il pc non si avvia perché risulta esserci un problema con busybox, occorre:
riavviare il pc con cd live di linux (la versione installata, meglio) da terminale: sudo fdisk -l (per vedere qual è la partizione di linux) da terminale: sudo fsck -yv /dev/sda n. (dove n. è il numero assegnato alla partizione)
Se continua a non funzionare… per esperienza occorre reinstallare linux, magari un’altra versione.
GUIDA PER RIPRISTINARE IL GRUB SU LINUX
Ottima guida:
istitutomajorana.it/index.php?…
#linux #IloveLinux #grub
ELENCO ULTIMI FILES APERTI
Se vuoi visualizzare una lista più completa dei file aperti di recente sul PC, puoi richiamare il pannello Esegui… premendo la combinazione di tasti Win+R, digitare shell:recent nella finestra che compare sullo schermo e dare Invio. Si aprirà una finestra dell’Esplora File con la lista di tutti i file che sono stati aperti più di recente sul computer.
[esclusioni]capitolo primo separazione] o] rivoluzione? le pagine] suggerite le semicariche lasciano la soluzione nel mito dell'inferiorità si distende solo con 1le 2prime 3luci 4dell'alba la] chiave di volta il nemico il raggio copre mentre] le vecchie organizzazioni si disgregano il baglio e il gendarme si allontanano da una parte sono] 5cosmi da comodino 6teiere mai fruite in provincia i segreti] hanno 7vita 8breve capitoli
Niente di questo mondo ci risulta indifferente
- Più di cinquant’anni fa, mentre il mondo vacillava sull’orlo di una crisi nucleare, il santo Papa Giovanni XXIII scrisse un’Enciclica con la quale non si limitò solamente a respingere la guerra, bensì volle trasmettere una proposta di pace. Diresse il suo messaggio Pacem in terris a tutto il “mondo cattolico”, ma aggiungeva « nonché a tutti gli uomini di buona volontà ». Adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo pianeta. Nella mia Esortazione Evangelii gaudium, ho scritto ai membri della Chiesa per mobilitare un processo di riforma missionaria ancora da compiere. In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune.
- Otto anni dopo la Pacem in terris, nel 1971, il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è « una conseguenza drammatica » dell’attività incontrollata dell’essere umano: « Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione ».2 Parlò anche alla FAO della possibilità, « sotto l’effetto di contraccolpi della civiltà industriale, di […] una vera catastrofe ecologica », sottolineando « l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità », perché « i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo ».3
- San Giovanni Paolo II si è occupato di questo tema con un interesse crescente. Nella sua prima Enciclica, osservò che l’essere umano sembra « non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo ».4 Successivamente invitò ad una conversione ecologica globale.5 Ma nello stesso tempo fece notare che si mette poco impegno per « salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana ».6 La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli « stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società ».7 L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale e « tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato ».8 Pertanto, la capacità dell’essere umano di trasformare la realtà deve svilupparsi sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio.9
- Il mio predecessore Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a « eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente ».10 Ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché « il libro della natura è uno e indivisibile » e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, « il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana ».11 Papa Benedetto ci ha proposto di riconoscere che l’ambiente naturale è pieno di ferite prodotte dal nostro comportamento irresponsabile. Anche l’ambiente sociale ha le sue ferite. Ma tutte sono causate in fondo dal medesimo male, cioè dall’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti. Si dimentica che « l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura ».12 Con paterna preoccupazione ci ha invitato a riconoscere che la creazione risulta compromessa « dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi ».13
Testo dell'Enciclica "Laudato Si'" #1
Testo dell'Enciclica “Laudato Si'” #1
- « Laudato si’, mi’ Signore », cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».1
- Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del parto » (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.