Neville Brothers — Yellow Moon (1989)
Assieme a Brothers Keeper è senz’altro Yellow Moon il disco più importante della produzione musicale dei Neville Brothers. Seguendo coerentemente una linea di sviluppo artistico che dall’iniziale influenza del cajun e della tradizione creola di New Orleans li ha portati man mano ad una miscela sempre più veriegata di stili, i Neville Brothers arrivano alla tappa più importante del loro lunghissimo cammino discografico iniziato negli anni sessanta come Meters... silvanobottaro.it/archives/369…
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SIRACIDE - Capitolo 43
Le meraviglie di Dio nel creato: il sole1Vanto del cielo è il limpido firmamento, spettacolo celeste in una visione di gloria.2Il sole, quando appare nel suo sorgere, proclama: “Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo!”.3A mezzogiorno dissecca la terra e di fronte al suo calore chi può resistere?4Si soffia nella fornace nei lavori a caldo, ma il sole brucia i monti tre volte tanto; emettendo vampe di fuoco, facendo brillare i suoi raggi, abbaglia gli occhi.5Grande è il Signore che lo ha creato e con le sue parole ne affretta il corso.
La luna6Anche la luna, sempre puntuale nelle sue fasi, regola i mesi e indica il tempo.7Viene dalla luna l'indicazione di ogni festa, fonte di luce che decresce fino a scomparire.8Da essa il mese prende nome, mirabilmente crescendo secondo le sue fasi. È un'insegna per le schiere in alto, splendendo nel firmamento del cielo.
Le stelle9Bellezza del cielo è la gloria degli astri, ornamento che brilla nelle altezze del Signore.10Stanno agli ordini di colui che è santo, secondo il suo decreto, non abbandonano le loro postazioni di guardia.
L’arcobaleno11Osserva l'arcobaleno e benedici colui che lo ha fatto: quanto è bello nel suo splendore!12Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, lo hanno teso le mani dell'Altissimo.
La potenza del Signore13Con il suo comando fa cadere la neve e fa guizzare i fulmini secondo il suo giudizio:14per esso si aprono i tesori celesti e le nubi volano via come uccelli.15Con la sua potenza egli condensa le nuvole e si sminuzzano i chicchi di grandine.17aIl rumore del suo tuono fa tremare la terra,16e al suo apparire sussultano i monti; secondo il suo volere soffia lo scirocco,17bcosì anche l'uragano del settentrione e il turbine dei venti. Egli sparge la neve come uccelli che discendono, come locusta che si posa è la sua caduta.18L'occhio ammira la bellezza del suo candore e il cuore stupisce nel vederla fioccare.19Riversa sulla terra la brina come sale, che gelandosi forma punte di spine.20Soffia la gelida tramontana, sull'acqua si condensa il ghiaccio; esso si posa sull'intera massa d'acqua, che si riveste come di corazza.21Egli divora i monti e brucia il deserto; come fosse fuoco, inaridisce l'erba.22Rimedio di tutto è un annuvolamento improvviso, l'arrivo della rugiada ristora dal caldo.
23Con la sua parola egli ha domato l'abisso e vi ha piantato le isole.24I naviganti del mare ne descrivono i pericoli, a sentirli con i nostri orecchi restiamo stupiti;25là ci sono opere singolari e stupende, esseri viventi di ogni specie e mostri marini.26Per lui il suo messaggero compie un felice cammino, e per la sua parola tutto sta insieme.
27Potremmo dire molte cose e mai finiremmo, ma la conclusione del discorso sia: “Egli è il tutto!”.28Come potremmo avere la forza per lodarlo? Egli infatti, il Grande, è al di sopra di tutte le sue opere.29Il Signore è terribile e molto grande, meravigliosa è la sua potenza.30Nel glorificare il Signore, esaltatelo quanto più potete, perché non sarà mai abbastanza⊥. Nell'esaltarlo moltiplicate la vostra forza, non stancatevi, perché non finirete mai. 31Chi lo ha contemplato e lo descriverà? Chi può magnificarlo come egli è?32Vi sono molte cose nascoste più grandi di queste: noi contempliamo solo una parte delle sue opere.33Il Signore infatti ha creato ogni cosa e ha dato la sapienza ai suoi fedeli.
_________________Note
43,11-12 L’arcobaleno è un cerchio di gloria, teso dalle mani di Dio, di cui ricorda l’alleanza con l’umanità (Gen 9,13).
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Approfondimenti
vv. 1-12. Ben Sira fa la rassegna delle singole opere create: il firmamento (v. 1), il sole (vv. 2-5), la luna (vv. 6-8), le stelle (vv. 9-19) e l'arcobaleno (v. 11-12). Insiste sulla loro bellezza solenne e funzionale, quasi liturgica. Ma il vero protagonista sono «le mani dell'Altissimo» (v. 12b). Tutto l'universo appare come un grande tempio, in cui astri e fedeli, collegati da un unico calendario religioso lunare, si uniscono nella lode dell'Altissimo (vv. 2.12). L'animo poetico e liturgico di Ben Sira sottolinea la grandezza del sole, creato da Dio, ed il ruolo della luna (vv. 6-7; cfr. Nm 28, 11; Os 2, 13), nell'indicare i mesi e le feste. Rispetto al racconto sacerdotale genesiaco (Gn 1), Ben Sira lascia qui in secondo piano gli intenti didascalici e racconta il suo brivido religioso di fronte all'affascinante docilità del cielo agli ordini del Santo (v. 10a). L'arcobaleno è il segno riassuntivo dell'alleanza con cui l'Altissimo avvolge il creato e la storia (v. 11).
vv. 13-33. Il brano si può articolare così: la potenza di Dio che comanda i fenomeni naturali, dalla neve alla grandine, dai venti alle nubi (vv. 13-22); la potenza della sua parola che doma l'abisso del mare e ne trasforma i misteri in suoi messaggeri (vv. 14-26); il bilancio sull'identità di Dio e di coloro che possono avere la forza per magnificarlo come egli è (vv. 27-31); la sintesi sapienziale sulla teologia della creazione (vv. 32-33). Ad ogni momento Ben Sira collega una sorta di rivelazione di Dio creatore:
- a) esce dal nascondimento e si fa vedere (optasia: v. 16a), incutendo tremore nel creato e sollecitando obbedienza;
- b) esce dal silenzio e parla (logismos, logos: vv. 23.26), domando le forze del caos (abisso: cfr. il vuoto primordiale di Gn 1,2 e il mitico mostro marino di Is 30,7) e mettendo ordine tra tutte le creature, che sono suoi messaggeri (aggelos: v. 26a);
- c) di fronte alla sua opera l'uomo (noi, voi, chiunque: cfr. vv. 27.30.31) sperimenta l'inadeguatezza e lo riconosce come «tutto» (v. 27b), cioè come sorgente e sostegno di ogni cosa creata;
- d) infine Dio rimane, nonostante tutto, nascosto nel mistero (apokrypha: v. 32a) e dona la sapienza agli uomini pii (eusebeis: v. 33b).
Il poema della natura propone un messaggio chiaro sull'immanenza (v. 27) e la trascendenza (v. 28) di Dio, unendo sensibilità stoica e fede jahvistica. Escluso ogni spiritualismo ma anche ogni panteismo (stoico), Ben Sira sollecita i lettori (il “voi” del v. 30) a moltiplicare le proprie forze nell'esaltare il Dio creatore, distinto dalle sue opere, ma ad esse ben presente. La successiva storia di Israele sarà modello di lode, ma anche di consapevolezza che egli è sempre oltre. La domanda tradizionale «Chi può contemplarlo?» (cfr. Es 33,20) riceverà una risposta non più negativa: il Logos, sin dall'inizio rivolto verso il seno del Padre (cfr. Gv 1,1), è il solo capace di spiegarlo all'uomo, entrando nella natura umana (cfr. Gv 1,18).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[escursioni]il fuori tempo un treppiede uno] stabilizzatore vanno apre] la partita due tre sottigliezze lo stop] [motion dei balletti russi finaleligure cose] da fare blowup
NOVITÀ DELLA SETTIMANA DA MARTEDÌ 15/7/25 A VENERDÌ 18/7/25.
NARRATIVA:
- IL GIORNO IN CUI NILS VIK MORÌ di Frode Grytten (Carbonio). Nel malinconico paesaggio norvegese, il traghettatore Nils Vik, rimasto solo dopo la morte della moglie, compie l'ultimo viaggio: i suoi passeggeri, stavolta, sono le presenze delle persone della sua vita, che riappaiono per un ultimo saluto. un libro che promette di essere molto poetico. Per saperne di più: scheda libro.
NOIR, GIALLI E THRILLER:
- ZERO di Anthony McCarten (Mondadori). In un gioco perverso e letale, dieci cittadini selezionati accuratamente devono sfuggire alla sorveglianza di un nuovo software, capace di rintracciare chiunque, ovunque si trovi. La posta in palio è altissima e la tranquilla bibliotecaria Kaitlyn sembra essere l'osso più duro... Per saperne di più: scheda libro.
- IL GIOCO DELLA STORIA di Philip Kerr (Fazi). A Cuba, durante la repressione del regime di Batista, Bernie Gunther ha vinto una barca e conta di fuggire ad Haiti con la giovane ricercata Melba. Invece, grazie alla CIA, finisce in Germania, nella stessa cella dove Hitler scrisse il Mein Kampf. Qui dovrà stare attento al confine tra la verità e la menzogna. Per saperne di più: scheda libro.
FUMETTI E GRAPHIC NOVEL:
- SENZANIMA. MALEFICIO di Luca Enoch, Stefano Vietti e Ivan Calcaterra (Sergio Bonelli). I Senzanima di Greevo hanno l'incarico di sgominare l'ordine degli assassini di Ras al-Din, ma ovviamente sarà un'impresa più ardua del previsto... Per saperne di più: scheda libro.
POESIA:
- CENTO LIRICHE DELLA DINASTIA SONG a cura di Massimiliano Canale (Marsilio). Una raccolta di componimenti (con testo a fronte) di sei grandi autori cinesi della dinastia Song (960 – 1279): si tratta di poesie composte per essere declamate e cantate dalle cortigiane durante i banchetti, tenuti nelle dimore dell'élite dell'epoca, quindi riguardano temi come l'amore, il piacere fugace ed effimero, il carpe diem. Fra i compositori, anche Li Quingzhao, una delle più grandi poetesse della letteratura cinese. Per saperne di più: scheda libro.
SAGGISTICA:
- PICCOLO MANUALE PER CERCATORI DI STOFFE di Rebecca Mombelli, illustrazioni di Claudia Petrazzi (Il Saggiatore). Un viaggio nella storia delle stoffe e dei tessuti: il cotone, la lana, la seta, i tessuti sintetici, la trama e l'ordito, le tecniche di tessitura e le tinture, ma anche aneddoti e leggende riguardanti l'antica arte tessile. Per saperne di più: scheda libro.
INFANZIA E RAGAZZI:
- SOPRA O SOTTO? di Agnese Baruzzi (La Coccinella). Un libro cartonato in cui le immagini si possono scorrere con il ditino, rivelando gli opposti: sopra e sotto, davanti e dietro, asciutto e bagnato, eccetera. Età di lettura dai 24 mesi. Per saperne di più: scheda libro.
- VICINI ANCHE NEL TEMPO di Hélène Lasserre e Gilles Bonotaux (Orecchio Acerbo). Albo illustrato. Una meravigliosa macchina del tempo, che usa l'arcobaleno come carburante, porta tutti gli abitanti del condominio dei Meravigliosi Vicini a spasso per la storia: la preistoria, l'Antico Egitto, il Medioevo, e così via fino alla Rivoluzione Industriale, gli anni '50 e poi il futuro! Testo in stampatello maiuscolo e illustrazioni popolate da innumerevoli personaggini divertenti. Età di lettura: dai 3 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- STRAMBA SI SCATENA di Zadie Smith e Nick Laird (Mondadori). Albo illustrato: la cricetina Maud si infila nello zaino di Kit, che sta per partire per il campeggio. Incontri inaspettati e avventure emozionanti movimenteranno la gita. Il tema dell'albo, scritto da una grande autrice di storie e romanzi, è il coraggio di affrontare le proprie paure. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- I TRUFOLETTI di Anne-Marie Chapouton e Gerda Muller (Babalibri). I piccoli Trufoletti abitano nel loro tranquillo villaggio lungo la sponda del fiume, lontano dagli umani, e per loro ogni giornata è un'avventura. Il libro contiene tre storie con tanti personaggi e illustrazioni delicate. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- MERCOLEDÌ. IL ROMANZO DELLA SERIE – STAGIONE UNO di Kay Mejia Tehlor (Nord-Sud). Su questo ho ben poco da dire: è il romanzo tratto dalla serie Netflix (prima stagione) su Mercoledì Addams, un personaggio che ormai ha preso vita propria. Età di lettura: dai 10 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- FLASH FIRE di T.J. Klune (Mondadori). A Nova City, Nick è riuscito a fidanzarsi con un supereroe, ma nuovi personaggi dotati di superpoteri compaiono in città, e bisogna cercare di capire chi siano i buoni e chi i cattivi... Età di lettura: dai 14 anni. Per saperne di più: scheda libro.
Traffico illegale di gas fluorurati ad effetto serra stoppato in Spagna
Sono state le informazioni fornite dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (#OLAF) a consentire il sequestro di 12.000 kg di gas fluorurati illegali nel sud-est della Spagna. Le autorità spagnole hanno confiscato un camion con bombole, del valore di circa 413.000 euro, nella provincia spagnola di Alicante. L'OLAF ha monitorato da vicino il traffico internazionale di gas fluorurati ad effetto serra verso l'UE da paesi terzi.
L'intelligence condivisa con il Servizio di Sorveglianza Doganale dell'Agenzia delle Entrate spagnola (AEAT) e le sue unità operative di Catalogna, Valencia e Alicante ha evidenziato un movimento sospetto di gas fluorurati diretti in Africa.
Le autorità spagnole sono riuscite a intercettare il camion contenente i gas fluorurati in un magazzino di Alicante, dove venivano scaricate bombole di gas refrigerante con l'obiettivo di immagazzinarle e successivamente distribuirle utilizzando furgoni a noleggio più piccoli.
Gas fluorurati e preoccupazioni ambientali
I gas fluorurati sono soggetti a quote rigorose e a una riduzione graduale ai sensi delle normative ambientali dell’UE a causa del loro impatto significativo sul riscaldamento globale. La spedizione sequestrata proveniva da paesi extra-UE e l’OLAF, in collaborazione con le autorità nazionali, sta lavorando per interrompere le reti illegali che trafficano questi potenti gas serra in Europa.
Mentre l’UE applica norme sempre più rigorose sull’uso e l’importazione di gas fluorurati, il mercato nero di questi gas si è ampliato. Dispositivi come condizionatori d’aria e sistemi di refrigerazione industriale, che si basano sui gas fluorurati, stanno alimentando questo commercio illegale. L'OLAF resta in prima linea negli sforzi volti a proteggere l'integrità ambientale dell'UE reprimendo il traffico illegale di gas fluorurati.
La missione dell'OLAF è individuare, indagare e fermare gli illeciti relativi ai fondi dell'UE.
Nella sua funzione investigativa indipendente, l'OLAF può indagare su questioni relative a frode, corruzione e irregolarità che ledono gli interessi finanziari dell'UE riguardanti: \ • tutta la spesa dell'UE: le principali categorie di spesa sono i Fondi strutturali, la politica agricola e i fondi per lo sviluppo rurale, la spesa diretta e gli aiuti esterni; \ • alcuni settori delle entrate dell'UE, principalmente i dazi doganali; \ • sospetti di cattiva condotta grave da parte del personale dell'UE e dei membri delle istituzioni dell'UE.
Una volta che l'OLAF ha completato l'indagine, spetta alle competenti autorità nazionali e dell'UE esaminare e decidere il seguito dato alle raccomandazioni dell'OLAF.
Episodio 3 Addestramento… e legami (Ep. 3)
AURORA: Odissea Umana FuturaVerse
L’addestramento pre-ibernazione era calibrato con precisione. Dahlia, scandiva le giornate chiamando ogni gruppo con voce serena e onnipresente.
Avveniva a rotazione. Una chiamata, un protocollo.
Una serie di prove pensate per il corpo e per la psiche: resistenza, adattamento, fiducia.
Ogni gruppo viveva il proprio percorso, con i propri istruttori, le proprie paure, le proprie domande.
Non tutti i mille membri a bordo della nave madre Aurora IV erano scienziati, ingegneri o esperti in biotecnologie. C’era anche chi su quella nave non aveva mai toccato un acceleratore di particelle o discusso un algoritmo evolutivo.
Perché colonizzare un pianeta non significava solo sopravvivere. Significava vivere.
E così, tra le paratie silenziose e gli habitat modulari, si potevano incontrare anche poeti e musicisti, maestri d’arti marziali e cuochi, artisti visivi, scultori, maestri di danza, psicoterapeuti esperienziali, pedagogisti interstellari, filosofi...
Tutti selezionati non solo per le loro abilità, ma per il tipo di umanità che portavano con sé.
La sala d’addestramento principale era immersa in una luce calda e artificiale, simulazione sofisticata di un tramonto terrestre. Alcune decine di persone sedevano in cerchio su panche morbide, mentre i monitor a parete scorrevano lentamente dati biometrici, onde cerebrali, frequenze cardiache.
L’istruttore dell’esercizio non era ancora arrivato. L’attesa, come spesso accade tra esseri umani, aveva sciolto il silenzio nell’aria.
Seduto con le gambe larghe, rilassato ma attento, un uomo dalla pelle olivastra e lo sguardo vivace muoveva le mani in aria, quasi stesse volteggiando un impasto di pizza.
«Ah, il mare di Copacabana… il profumo dell’olio di cocco, il forno a legna che avevo nel retro. Sembrava di cuocere la pizza nel cuore del paradiso.»
L'uomo si chiamava Lorenzo Mancini, trentatré anni, romano, pizzaiolo. Capelli scuri e ondulati, raccolti dietro la nuca, un accenno di barba e un sorriso sempre pronto, di quelli che nascono negli occhi prima che sulle labbra. Aveva sfornato pizze in hotel a cinque stelle in ogni angolo del globo, dalla Svezia alle Svalbard, dalla Tailandia all’Antartide. Ma fu proprio lì, in Antartide dopo mesi di isolamento nella base Concordia, che scoprì il progetto ASTRIS GENESIS, e comprese che la sua avventura più grande lo attendeva oltre l’atmosfera.
Accanto a lui rise dolcemente una donna dai lineamenti sensuali, la pelle color caffè e lunghi capelli neri lisci.
«Sei stato in Brasile davvero? E non mi hai cercata?» scherzò, posando una mano sul petto con finta indignazione.
Si chiamava Isadora Monteiro, ventinove anni, ballerina di samba e contemporanea, nata a Rio de Janeiro. Il suo corpo parlava come le parole non potevano — forme piene, movimenti aggraziati, una presenza magnetica. Era diventata celebre nei circuiti artistici di Lisbona prima di lasciare tutto e unirsi alla missione, attratta dall’idea di danzare là dove l’umanità avrebbe ricominciato.
«All’epoca ancora non sapevo che mi aspettasse la regina del ritmo…» ribatté Lorenzo con tono galante, mentre gli occhi le scivolavano sul volto con una curiosità che andava oltre il gioco.
L’altra donna che ascoltava, seduta con le gambe incrociate in perfetto equilibrio, era una figura minuta, quasi eterea. Ma bastava un’occhiata per capire che aveva mani che potevano sciogliere ogni tensione.
Pimchanok Suksawat (Nok), quarant’anni, tailandese, massaggiatrice terapeutica, aveva lavorato nei resort di lusso tra Phuket e le Seychelles, curando celebrità e diplomatici con una calma imperturbabile. Il suo sguardo era profondo, lento, quasi ipnotico.
«Lorenzo… la tua pizza a Chiang Mai era buona, ma le tue storie erano meglio,» disse in un inglese melodico. «Mi ricordo quando parlavi con le mani anche se nessuno capiva una parola.»
«Ma dai! Tu capivi benissimo, Nok! Avevi imparato a dire “margherita ben cotta” in italiano meglio di tanti miei cugini!» rise lui, accennando poi un inchino scherzoso. «E comunque, ammettilo, ero il tuo cliente preferito!»
«Eri quello che parlava più forte,» rispose lei, impassibile, poi sorrise appena. Il suo era un umorismo sottile, disarmante.
Isadora si mise a ridere, appoggiando una mano sulla spalla di Nok. «Questa missione sarà lunga… ma con te accanto, Lorenzo, non ci annoieremo.»
«Beh, mi sembra il minimo: su un altro pianeta, ci vuole qualcuno che sappia impastare felicità.» Lorenzo alzò le sopracciglia, teatrale. «E io porto anche mozzarella, spirito e un sacco di storie da raccontare.»
La sala si animava di piccoli gruppi che chiacchieravano, ridevano, si scrutavano come animali in un branco ancora da formare. Poco distante, un uomo osservava la scena in silenzio.
Sōtarō Takeda, quarantasette anni, lineamenti scolpiti come granito, era un maestro Shaolin, nato da madre giapponese e padre cinese. Alto, magro, con la testa rasata e una lunga cicatrice verticale lungo la tempia, era rimasto in disparte, occhi chiusi, in meditazione. Ogni gesto era misurato, ogni parola rara. Ma la sua fama lo precedeva: l’uomo che aveva camminato scalzo sulla neve tibetana per tre giorni per raggiungere un tempio che non esisteva più.
All’estremo opposto della sala, un uomo robusto, con capelli biondi e mascella quadrata, stava raccontando una barzelletta in tedesco a una donna che non rideva.
Felix Mauer, trentadue anni, ex calciatore professionista tedesco. Dopo un infortunio al ginocchio, si era reinventato nella psicologia dello sport, diventando un coach motivazionale. Le cicatrici lo avevano reso più saggio, ma l’anima da ragazzino testardo era rimasta.
La donna a cui parlava era composta, elegante, con i capelli biondi raccolti in uno chignon severo.
Anastasiya Volkova, quarantatré anni, insegnante di danza classica russa, ex étoile del teatro Bol'šoj. Ogni muscolo del suo corpo parlava la lingua della disciplina. Era considerata fredda da chi non la conosceva. Ma bastava osservarla un attimo mentre si scaldava — anche in una sala asettica come quella — per intuire che in lei ardeva ancora un fuoco antico.
Un segnale acustico interruppe le chiacchiere.
Il portellone scivolò verso l’alto con un sibilo, e due figure entrarono nella sala. Uno era l’addestratore: giubba nera, sguardo severo. L’altra era… un drone sferico, fluttuante, con una lente centrale: DAHLIA, in una delle sue forme fisiche.
Era il momento.
La sessione di “Confronto Emotivo con Intelligenze Artificiali” stava per iniziare.
L'istruttore Amaury li guardava da una piattaforma sopraelevata. Sorrise appena.
La lente centrale di DAHLIA si accese con un bagliore azzurro.
«Inizializzazione modulo emozionale collettivo. Obiettivo: valutazione delle dinamiche relazionali non verbali e risposta empatica al conflitto latente. Tempo stimato: 18 minuti. Avvio in 3… 2… 1…»
Le luci nella sala d’addestramento si abbassarono.
Dal pavimento emerse un ologramma: una città in rovina, edifici spezzati, un cielo arancione saturo di polveri sottili. Sirene lontane, bambini che piangevano, fumo. Una voce metallica parlò:
«Siete la squadra di primo impatto. Il modulo abitativo è crollato durante lo sbarco. Risorse limitate. Cinque sopravvissuti civili, due feriti gravi. Una scelta: salvare i feriti rischiando di esaurire i nutrienti, oppure abbandonarli e conservare l’autosufficienza per il gruppo.»
Un silenzio improvviso calò nella sala. Nessuno era preparato a quella brutalità.
«È un test?» sussurrò Isadora.
Elias Voss, il comandante, che stava assistendo dalla sala di comando vetrata con il vice Rhys, parlò tra sé:
«DAHLIA ha già alzato l’asticella.»
Sul pavimento olografico apparvero cinque figure: simulazioni estremamente realistiche. Due erano stesi a terra, ansimanti. Uno tossiva sangue. Un bambino piangeva e stringeva un peluche.
Un tecnico con occhiali spessi e postura curva si fece avanti. Jamal el-Haddad, trentasei anni, marocchino, ex magazziniere poi diventato addetto alla logistica per una cooperativa agricola in Francia. Non parlava molto, ma sapeva leggere lo spazio come pochi. Fece un cenno verso un pannello a parete.
«Possiamo costruire una barella usando i telai degli schienali. Se qualcuno sa portare peso, li trasciniamo entrambi fino alla zona medica.»
«E se non c’è abbastanza ossigeno per tutti, che fai?» ribatté Anastasiya, fredda. «Li portiamo lì a morire in pace?»
Un’altra figura si fece avanti, in tuta leggermente stropicciata: Corinne Dubois, trentasette anni, francese, ex bibliotecaria. Aveva passato gli ultimi sei anni come assistente in una scuola per rifugiati climatici. Non era veloce, né brillante, ma aveva visto più sofferenza reale di molti.
«Non siamo ancora su un pianeta. È solo un test. Ma se fosse reale… io non potrei guardare un bambino negli occhi e dirgli che sua madre resta indietro.»
Felix sbuffò. «Ma se muoiono tutti perché salviamo due feriti, allora non cambia nulla. C’è un punto in cui la logica deve prevalere.»
Corinne lo fissò. «Allora siamo già morti, se ragioniamo così.»
Dal fondo della sala, una voce roca interruppe la disputa. Era Stefano Arduini, quarant’anni, ex elettricista ferroviario. Spalle larghe, occhi stanchi, ma sinceri. Nessuna laurea, nessuna gloria. Ma aveva messo le mani sotto ogni tipo di pannello mai installato. Era lì perché sapeva mantenere operativa una rete elettrica sotto qualsiasi condizione.
«Se quei moduli sono ancora attivi, posso alimentare le pompe d’emergenza. Se tiriamo i cavi giusti, possiamo guadagnare qualche ora d’aria in più. Non prometto miracoli, ma non lascio indietro nessuno senza averci provato.»
Nok annuì con calma. «Concordo. Non decidiamo se devono vivere o morire. Decidiamo se ci tentiamo. E il tentativo vale la nostra umanità.»
DAHLIA si spostò tra loro. Il drone li inquadrava da ogni angolazione.
«Registro: nove membri hanno espresso volontà di intervento attivo. Tre membri esitano. Un membro propende per l'abbandono strategico. I restanti osservano. Simulazione in pausa.»
L’ologramma svanì. Le luci si riaccesero.
DAHLIA parlò ancora, con un tono neutro ma penetrante:
«Empatia e strategia non sono incompatibili. La sopravvivenza della specie si gioca sulla capacità di non sacrificare la coscienza in nome dell’efficienza. Questa lezione è il fondamento della missione Astris Genesis.»
Silenzio. Poi un applauso, spontaneo, singhiozzante.
Persino Takeda aprì gli occhi, annuendo lentamente.
«Le decisioni reali non saranno meno dure di questa simulazione,» disse con voce profonda. «Ma forse… se cominciamo ora a scegliere con onore, ci sarà speranza.»
Il portellone si riaprì. Il test era concluso. Ma il gruppo non era più lo stesso.
L’aria nel corridoio era più fresca, quasi troppo, dopo il tempo trascorso in uno scenario simulato di emergenza. Alcuni dei partecipanti camminavano in silenzio, altri ridevano nervosamente, scambiandosi pacche sulle spalle. Isadora si era tolta la giacca dell’uniforme e la teneva arrotolata sotto il braccio. Aveva lo sguardo teso, gli occhi ancora segnati dalla tensione accumulata.
Lorenzo stava sistemando le cinghie dello zaino tecnico quando sentì la sua voce.
«Ti va di bere qualcosa? Solo per... decomprimere un attimo.»
Lorenzo annuì. «Assolutamente sì.»
Un nuovo gruppo era pronto ad un'altro addestramento; stavolta era una missione tranquilla, secondo gli standard del programma di addestramento. Nessuna emergenza simulata, nessun allarme psicofisico. Solo una serie di esercitazioni collaborative, pensate per migliorare la capacità di risposta integrata tra figure con background differenti.
All’interno della sala, sempre Amaury Delaunay scorreva una sequenza di parametri tecnici su una console olografica, mentre i partecipanti prendevano posto su panche modulari o si sistemavano in piedi, in cerchio. Un centinaio di persone, sparse in gruppi mobili.
«Oggi niente esplosioni, niente allarmi medici, niente urla registrate da farvi rizzare i peli sulla nuca,» disse Amaury, senza alzare troppo la voce. «Solo una serie di problemi a cascata da risolvere in silenzio e in gruppo. Buona fortuna.»
Raul Mendoza, con le maniche rimboccate e il solito sguardo sveglio, fece una smorfia ironica mentre scambiava un cenno con Eloise. Lei, come sempre, pareva saperne più di tutti ma non lo faceva mai pesare.
«Vediamo se oggi i sistemi ci trattano meglio,» disse Eloise, mentre passava le dita su una piccola interfaccia portatile collegata in wireless alla rete simulata.
Nel gruppo con loro c’era anche Anaya Kapoor, concentrata a consultare una scheda delle piante O₂-positivo che avrebbe dovuto monitorare durante l’esercizio. Seduta accanto a lei, una donna minuta con una placca identificativa su cui si leggeva “L. Hayashi – Neurotecnica”, stava tarando un sensore biometrico.
«Sistema di coltivazione isolato, perdita d’energia, tracciamento ambientale guasto. Bello. Quasi come un giovedì normale nella serra orbitale,» mormorò Anaya.
Raul si chinò verso lo schermo condiviso. «Se cade l’alimentazione al modulo delle colture, abbiamo circa... venti minuti prima che la temperatura uccida tutto?»
«Diciassette. Se l’umidità scende, anche meno,» rispose Anaya, secca.
Un altro gruppo, a due moduli di distanza, lavorava su un guasto simulato al comparto idrico. Tra loro, un giovane tecnico di nome Zakaria, appena trentenne, cercava di coordinare le operazioni con un veterano della propulsione chiamato Brin.
«La valvola di bypass è bloccata,» disse Zakaria, con tono troppo alto. Brin alzò un sopracciglio.
«È simulata. Ma il tuo panico è realistico. Abbassalo.»
Amaury passava silenzioso tra i gruppi, annotando ogni dinamica. Ogni volta che qualcuno parlava troppo o non ascoltava, prendeva nota. Non interveniva, non correggeva. L’obiettivo non era risolvere il problema, ma vedere come lo risolvevano.
Eloise stava collaborando con Hayashi per riattivare l’interfaccia neurale di monitoraggio:
«I dati biometrici delle piante stanno andando a vuoto. Se riusciamo a far passare anche un pacchetto minimo, posso stimare le condizioni residue e simulare una risposta autonoma del sistema serra.»
«Ti serve banda laterale?» chiese Hayashi.
«No, mi serve che Mendoza faccia passare i flussi di priorità sul canale B-6.»
Raul non se lo fece ripetere due volte.
Trascorsero 40 minuti. Alla fine della sessione, i sottosistemi erano stati tutti stabilizzati. Ogni microgruppo aveva superato almeno due simulazioni. Alcune con soluzioni eleganti, altre con inciampi corretti al volo. Non c’erano stati voti, né classifiche, né vincitori. Solo una voce da DAHLIA che comunicava:
“Scenario concluso. Parametri soddisfacenti. Prossimo ciclo in 19 ore.”
Il gruppo si rilassò. Eloise si passò una mano tra i capelli. Anaya si tolse i guanti e si stirò le spalle. Raul si accese una sigaretta sintetica mentre Hayashi lo fissava con aria di giudizio.
Amaury li guardava da una piattaforma sopraelevata. Sorrise appena. Quella era una squadra che, se tutto fosse andato storto, avrebbe trovato il modo di cavarsela.
L’aria nella sala d’addestramento era ancora satura dell’intensità della sessione, ma per Anaya, Eloise, Zakaria e Hayashi il momento più importante arrivava sempre dopo: l’analisi a mente fredda.
Uscirono in gruppo, attraversando il corridoio semicircolare che portava alle aree ristoro. La zona era ampia, divisa tra tavoli alti e nicchie più raccolte. Scelsero un angolo con vista su un grande pannello che proiettava paesaggi terrestri in loop: quella sera era il turno di una foresta canadese al tramonto.
«Il bypass manuale sul secondo modulo idroponico era troppo lento,» esordì Anaya, sedendosi con un vassoio tra le mani. «Se il circuito fosse stato compromesso, avremmo perso almeno il 30% della riserva.»
«Vero,» annuì Zakaria, sorseggiando un liquido scuro dal bicchiere. «Ma hai notato come il sistema abbia comunque registrato i tuoi input prima ancora del comando finale? Vuol dire che stiamo imparando a ragionare come un’unica rete.»
Eloise si lasciò andare sulla sedia, massaggiandosi il collo. «Sì, ma la sincronizzazione tra voi due e il pannello di controllo secondario era fuori fase. Se fosse stata una vera emergenza, il delay avrebbe potuto essere letale per il sistema di ricircolo.»
Hayashi, con la solita calma zen, si limitò a dire: «Stiamo imparando. La tensione oggi era più bassa, ma la precisione resta tutto.»
La conversazione proseguì così, fluida e tecnica, fatta di appunti, piccoli rimproveri bonari, sguardi d’intesa. Si stava creando una chimica, una squadra.
Poi una voce familiare li interruppe.
«Spero non stiate smontando tutto prima che possiamo farvi i complimenti.»
Rhys si avvicinò al tavolo, sorridendo con il suo solito sguardo laterale, quello di chi osserva sempre un po’ più in profondità di quanto dica.
«Voss ed io abbiamo seguito l’intera sessione dalla sala di comando. È stato impressionante. Niente fronzoli, solo efficacia. Non capita spesso di vedere gruppi così coordinati.»
Il gruppo si irrigidì per un istante, sorpreso dalla loro presenza.
Rhys si sedette, lasciando cadere un fascicolo digitale sul tavolo. «E lo dico con cognizione di causa: siete tra i profili più qualificati a bordo. Le vostre competenze non sono solo vitali, sono strutturali. Senza di voi, la missione non avrebbe basi operative.»
Un silenzio rispettoso seguì le sue parole. Zakaria fu il primo a rompere la tensione, alzando il bicchiere. «Allora brindiamo, prima che ce lo impediscano i protocolli nutrizionali.»
Risero tutti.
Rhys si fermò a metà passo, poi sorrise più apertamente. «Hai ragione. Ogni tanto, anche i protocolli possono aspettare.»
Prese un bicchiere dal vassoio automatico, lo riempì con lo stesso liquido scuro che beveva Zakaria e si unì al cerchio.
«A voi,» disse, sollevando il bicchiere. «E a ciò che riusciremo a costruire insieme, là fuori.»
I bicchieri si alzarono quasi all’unisono, sfiorandosi con un tintinnio sommesso ma solenne. Gli sguardi si incrociarono. In quel momento non erano ufficiali, non erano specialisti. Erano esseri umani, uniti da qualcosa che andava oltre la missione. Un momento raro, ma necessario
L’area sociale del modulo C3 era tranquilla, rischiarata da luci calde e dal rumore sommesso dei distributori automatici. Lorenzo stava ancora pensando alla prova del giorno, quando vide Isadora avvicinarsi con due bicchieri. Gliene porse uno e si sedette accanto a lui sul bordo imbottito di una postazione panoramica.
«Non so tu,» disse lei con un sospiro, «ma io sento ancora il battito accelerato. Ogni volta penso di essere pronta… poi succede qualcosa che mi scompiglia del tutto.»
Lorenzo fece un mezzo sorriso. «È normale. Non esiste addestramento che simuli davvero l’imprevisto. Ma se arrivi in fondo intera, vuol dire che qualcosa dentro di te funziona meglio di quanto pensi.»
Isadora lo guardò per un momento, poi si strinse nelle spalle. «A volte mi domando cosa ci faccio qui. Voglio dire, sì, sono qualificata. Ma una parte di me ha ancora paura. E… non mi dispiace sapere che, tra queste persone, ci sei tu.»
Lorenzo inclinò leggermente il capo. «Non sei sola, Isa. Nessuno lo è qui. E se può consolarti, nemmeno a me passa liscia ogni simulazione.»
Lei sorrise, un po' più rassicurata. Bevve un sorso, poi lo guardò con curiosità.
«A proposito… Nok. Com’è che vi conoscevate già? È stato strano vederla reagire così quando ti ha riconosciuto, all'inizio.»
Lorenzo ridacchiò. «Già. È una storia curiosa. Ai tempi lavoravo in Antartide. Durante un periodo di pausa ho mollato tutto per qualche mese e sono finito a Chiang Mai, in Thailandia. Avevo aperto una piccola pizzeria. Mi serviva staccare la testa.»
«Pizzaiolo in Asia!» rise lei.
«Giuro. E lei era una cliente fissa. Abbiamo legato. Anni dopo, quando mi è arrivata la notifica del primo filtro di selezione per questa missione, le ho scritto per dirglielo, così, per gioco. Lei ha preso la cosa maledettamente sul serio. E ora eccoci qui.»
Isadora scosse la testa, stupita. «Sembra quasi destino.»
«Oppure solo una buona pizza al momento giusto.»
Lei rise piano, poi si rilassò contro lo schienale. Il bicchiere si svuotò lentamente. Per un momento, il silenzio non fu imbarazzante, ma necessario.
«Qualcosa mi dice,» sussurrò lei alla fine, «che questa missione ci legherà più di quanto immaginiamo.»
Si erano guardati per un istante, poi Isadora si era alzata, scrollando le spalle. «Ti va di fare due passi?» chiese, con un tono leggero ma non casuale.
Lorenzo annuì. Lasciarono l’area sociale, attraversando un lungo corridoio dove la luce si abbassava gradualmente, simulando un tramonto artificiale. Superarono due paratie automatiche e si ritrovarono nell’area denominata “Habitat Garden 3”, uno dei moduli adibiti al benessere psicofisico dell’equipaggio. Un giardino sospeso nello spazio.
Le pareti curve della nave erano ricoperte da vegetazione verticale, e il camminamento centrale si snodava tra aiuole geometriche, piante tropicali, muschio luminescente e fontane d’acqua riciclata che gorgogliavano con suoni studiati per rilassare. Non c’erano altre persone in vista.
«Sai,» disse Isadora, rallentando il passo, «a volte dimentico dove siamo. Poi guardo una palma crescere su una parete d’acciaio e me ne ricordo di colpo.»
Lorenzo sorrise. «È surreale. Ma anche… geniale. Avere un pezzo di Terra da portare con noi.»
Lei si fermò vicino a una vasca d'acqua, osservando il riflesso di piccole luci azzurre che imitavano il cielo notturno. «Ti va di toglierci le scarpe?»
«Qui?» chiese lui, sorpreso.
«Siamo nell’unico posto dove l’umano conta più del ruolo.» Si abbassò senza aspettare risposta e si tolse gli stivali. Scalza sull’erba sintetica, si voltò. «Dai, comandante.»
Lorenzo la seguì, ridendo sotto voce. Camminarono lentamente, fianco a fianco. Lei parlava poco, ma il silenzio fra loro sembrava costruito, non caduto per caso. Poi, ad un certo punto, si fermò di nuovo.
«Hai mai pensato a cosa ti mancherà di più, durante l’ibernazione?» chiese, guardandolo di lato.
Lui esitò. «Il tempo. La continuità. Mi fa strano pensare che chiuderò gli occhi e, quando li riaprirò, saranno passati decenni…»
«A me mancherà il contatto,» disse lei. «Lo scambio umano. La pelle. I respiri vicini.»
Lorenzo restò in silenzio. Isadora gli prese la mano, con naturalezza, e intrecciò le dita alle sue.
«Non sto cercando promesse. Ma voglio ricordarmi com’è sentirmi viva, prima di diventare ghiaccio.»
Si avvicinò, lentamente. Le loro fronti si toccarono, poi le labbra.
Nessuno parlò per qualche minuto. Il rumore dell’acqua copriva tutto. Anche il battito accelerato di entrambi... Instant Crush
Il terzo episodio termina qui. Nel prossimo una passeggiata spaziale e un po di svago…
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Steve Earle & The Dukes - Terraplane (2015)
Casomai qualcuno se lo chiedesse (ma il dato possiede anche un suo senso “narrativo”), la Terraplane, fino al 1934 EssexTerraplane, era un modello di automobile prodotto da una casa di Detroit, la Hudson Motor Company, e molto diffuso negli Stati Uniti ai tempi della Grande Depressione. La vettura, assai simile a quelle che potete vedere in una qualsiasi puntata di Boardwalk Empire, divenne, in virtù del costo accessibile, una delle più comprate, anche in tempo di crisi, e contribuì a fare della Hudson (sopravvissuta per altri vent’anni) una delle poche aziende davvero floride del paese... artesuono.blogspot.com/2015/02…
Ascolta il disco: album.link/s/59Ar08W7GruMfnnzn…
SIRACIDE - Capitolo 42
1di ripetere quanto hai udito e di rivelare parole segrete. Allora saprai veramente che cos'è la vergogna e incontrerai favore presso ogni uomo.
Azioni di cui ci si può vantareDelle cose seguenti non ti vergognare e non peccare per rispetto umano:2della legge dell'Altissimo e dell'alleanza, della sentenza che giustifica l'empio,3dei conti con il socio e con i compagni di viaggio, di dare agli altri l'eredità che spetta loro,4dell'esattezza della bilancia e dei pesi, di fare acquisti, grandi o piccoli che siano,5della contrattazione sul prezzo dei commercianti, della frequente correzione dei figli e di far sanguinare i fianchi di uno schiavo pigro.6Con una moglie malvagia è opportuno il sigillo, dove ci sono troppe mani usa la chiave.7Qualunque cosa depositi, contala e pesala, il dare e l'avere sia tutto per iscritto.8Non vergognarti di correggere l'insensato e lo stolto e il vecchio molto avanti negli anni accusato di fornicazione; così sarai veramente assennato e approvato da ogni vivente.
Precauzioni per le figlie9Per il padre una figlia è un'inquietudine segreta, il pensiero di lei allontana il sonno: nella sua giovinezza, perché non sfiorisca, una volta accasata, perché non sia ripudiata,10finché è vergine, perché non sia sedotta e resti incinta nella casa paterna, quando è maritata, perché non cada in colpa, quando è accasata, perché non sia sterile.11Su una figlia ribelle rafforza la vigilanza, perché non ti renda scherno dei nemici, motivo di chiacchiere in città e di rimprovero fra la gente, così da farti vergognare davanti a tutti.12Non considerare nessuno solo per la sua bellezza e non sederti insieme con le donne,13perché dagli abiti esce fuori la tignola e dalla donna malizia di donna.14Meglio la cattiveria di un uomo che la compiacenza di una donna, una donna impudente è un obbrobrio.
LA SAPIENZA DI DIO NELLA CREAZIONE (42,15-43,33)
Le opere del creatore15Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quello che ho visto. Per le parole del Signore sussistono le sue opere, e il suo giudizio si compie secondo il suo volere.16Il sole che risplende vede tutto, della gloria del Signore sono piene le sue opere.17Neppure ai santi del Signore è dato di narrare tutte le sue meraviglie, che il Signore, l'Onnipotente, ha stabilito perché l'universo stesse saldo nella sua gloria.18Egli scruta l'abisso e il cuore, e penetra tutti i loro segreti. L'Altissimo conosce tutta la scienza e osserva i segni dei tempi,19annunciando le cose passate e future e svelando le tracce di quelle nascoste.20Nessun pensiero gli sfugge, neppure una parola gli è nascosta.21Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza, egli solo è da sempre e per sempre: nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto, non ha bisogno di alcun consigliere.22Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare.23Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono.24Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all'altra, egli non ha fatto nulla d'incompleto.25L'una conferma i pregi dell'altra: chi si sazierà di contemplare la sua gloria?
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Approfondimenti
vv. 9-14. Ben Sira torna sull'argomento (cfr. 7,24-25; 22,3-5). Come un tesoro che non fa dormire, una figlia porta sempre con sé problemi (vv. 9-10): da ragazza perché può rimanere senza marito o essere sedotta (cfr. Dt 22,20-22); da sposata, perché può essere ripudiata (cfr. Dt 24,1) o sbagliare (cfr. Lv 18,20; Gv 8,4-5) o risultare sterile (cfr. Gn 16,4s; 30,23, Lc 1,25). Nel caso di una figlia «indocile» (stessa espressione in 26,10), il padre deve rafforzare la custodia, se non vuole finire sulla bocca di tutti, davanti «alle porte» della città per il giudizio dell'assemblea (v. 11). La vigilanza – seguendo il testo ebraico – consiste nel celare la bellezza e impedire gli incontri pettegoli e maliziosi con altre donne (vv. 12-13). Sentenza finale: meglio un uomo cattivo di una donna buona (v. 14). Nei vv. 12-14 la traduzione greca modifica: è meglio non fissare la bellezza e difendersi dalle donne, da cui può venire un male maggiore che dall'uomo cattivo. Il brano è comunque duro con la donna: va oltre i Proverbi e anticipa il rabbinismo. Il senso delle affermazioni, tuttavia, va attenuato, perché relativo ai pericoli più gravi che una ragazza non sposata corre nel contatto con donne sposate.
vv. 15-25. L'intera pericope (42,15-43,33) costituisce una lode alla gloria di Dio nella natura; nei successivi capitoli (44-50) Ben Sira loderà l'agire di Dio nella storia di Israele. Il primo brano (42,15-25) sembra un grande portale d'ingresso, che offre una visione d'insieme dei motivi di lode, provenienti sia dalla natura, che dalla storia. Dopo aver esposto i limiti della lode umana (vv. 15-17), Ben Sira esalta l'onnipotenza e l'onniscienza di Dio (vv. 18-21), per approdare all'amabile complementarietà di tutte le opere create (22-25). Da notare la comparsa del tema della parola creatrice (v. 15c; cfr. 43,5b.26), in sintonia con Gn 1 (cfr. Sal 33,6). Il termine ’mr (parlare) ha la stessa radice del sostantivo aramaico memra (parola), usato nella sinagoga per sostituire il nome ineffabile di Dio. Affiora la tendenza che sfocerà nella personificazione della parola (Gv 1) e supererà il legame tradizionale tra creazione e sapienza (cfr. Pr 8,22). Altro tema è costituito dai «santi» (v. 17a), cioè gli angeli che Dio abilita a stare alla sua presenza (cfr. Gb 5,1; Dn 4,10s.): sono modello di silenzio ammirato ed orante, che contempla la grandezza dell'opera del “Signore pantocratore” (v. 17c). Posto di fronte a Dio e agli angeli, l'uomo si sente ancora meno capace di pensare e di parlare. L'onniscienza divina abbraccia la profondità dell'abisso (cfr. Sal 33,7; Gb 9,13), del cuore umano (Gdt 8,14; Pr 15,11) e del tempo. Gli astri (v. 18d; cfr. 43,6) sono sue creature: non realtà divine, ma servi per segnare il tempo e rivelare la sua volontà circa il futuro (cfr. Ger 10,2; Mt 24,29-31).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Il profumo dell'origano (repost)
Pezzettino già pubblicato altrove, ma il suo posto è questo.
Era il profumo dell'estate che finiva, con mio padre, quando ero piccolo.
La villeggiatura chiudeva l'estate, quando ancora a fine agosto il tempo cominciava a rinfrescare e nelle serate dei paesini di montagna spuntavano giubbini e maglioncini. Quando ad agosto si poteva dormire la notte, piuttosto che macerare in un bagno di sudore.
Andavamo in villeggiatura per due settimane o un mese. Due settimane in Abruzzo, perché due erano le sue settimane di ferie. Un mese, invece, quando andavamo più vicino e poteva lasciarci lì e raggiungerci nei fine settimana. Oppure, ci ospitavano degli zii in Toscana, per diversi giorni. E c'era sempre il profumo dell'origano, perché lo incontravamo selvatico, incustodito, libero ai margini della campagna.
Nei nostri giretti mattutini, ci fermavamo e ne raccoglievamo: a mio padre piaceva, più il semplice rituale dell'essiccazione che la spezia stessa. Lo facevamo seccare sulle stuoie e poi lo mettevamo nei barattoli di vetro, dove restava per tanto tempo. Quell'odore impregnava la casa.
Ora lui non c'è più, quel bambino che ero è morto da un pezzo, ma ho una piantina di origano in un vaso, che non depredo, e prendo l'origano del supermercato: riaffiorano quei momenti ed è una bella cosa.
[escursioni]il fuori tempo un treppiede uno] stabilizzatore vanno apre] la partita due tre sottigliezze lo stop] [motion dei balletti russi finaleligure cose] da fare blowup
[vortex]oppure angolo di barra in ottemperanza in] alternativa l'aula di tappeti corrisponde] si comprano canard facendo suonare il cicalino retromarcia applicando] una tensione elettrica una] fatidica considera l'arco la costituzione di billette sezione quadrata] come fondamenta reggono legano che] Gropius [la barra di navigazione qui sopra per trovare la] card la gasse un] push disattivo
Se le mafie virano sui social network: la "mafiosfera digitale"
Se le mafie virano sui social network: la “mafiosfera digitale”
Dai vicoli di Palermo o di Napoli alle piattaforme digitali: il crimine organizzato ha cambiato linguaggio, ma non natura. “Le mafie non sussurrano più, ma ballano, ridono su TikTok. Non nascondono il potere: lo esibiscono attraverso simboli, gesti e colonne sonore”, ha detto il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti. È questa la chiave di lettura emersa in un convegno che ha riunito a New York presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite diplomatici, parlamentari e studiosi per riflettere su come la criminalità organizzata si reinventa nel mondo virtuale. A introdurre i lavori è stato Gianluca Greco, vice rappresentante permanente d’Italia all’ONU, che ha delineato lo scenario globale: “Le reti criminali – ha spiegato – sfruttano la spinta digitale per ampliare il proprio raggio d’azione. Gli attacchi virtuali, il riciclaggio di denaro elettronico, la contraffazione online sono oggi strumenti abituali della criminalità transnazionale. Per questo la cooperazione internazionale resta imprescindibile.”
Greco ha ricordato l’adozione, lo scorso dicembre, della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica, il primo trattato globale sul tema dopo vent’anni, firmato ufficialmente ad Hanoi il 25 e 26 ottobre. Un passo avanti fondamentale, ha sottolineato, “per creare uno spazio digitale sicuro, in cui i criminali siano realmente perseguibili, ma senza compromettere i diritti umani e la privacy.”
L’evento ha visto la partecipazione di un delegazione di alto livello dall’Italia composta dagli Onorevoli Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Saverio Romano, Presidente della Commissione Parlamentare per la Semplificazione, e dal Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, il quale proprio dalla sede delle Nazioni Unite ha lanciato un monito per la collaborazione tra tutti gli Stati per contrastare le mafie e le organizzazioni criminali, fenomeni oramai globali che sfruttano tecnologie e connessioni virtuali per propagare il loro raggio d’azione a livello internazionale. “Le mafie si sono globalizzate e digitalizzate. Nessuno Stato può combatterle da solo. Serve un’alleanza etica, giuridica e tecnologica tra le democrazie”, ha detto il magistrato.
Il convegno è andato oltre l’aspetto repressivo, spostando il focus sulla dimensione culturale del fenomeno. Nella cosiddetta mafiosfera, l’immagine sostituisce la parola, la violenza diventa intrattenimento, e il crimine si presenta come brand.
“Il contrasto alla mafia digitale – ha affermato Foti – non è solo una battaglia tecnologica, ma soprattutto educativa. Dobbiamo rendere contagiosa la legalità, usando i linguaggi dei giovani per restituire fascino alla giustizia e al bene comune.” Da qui l’appello a creare percorsi di alfabetizzazione digitale e laboratori di creatività civica che parlino la lingua dei social, ma per diffondere consapevolezza e responsabilità.
Un contributo scientifico decisivo è arrivato da Marcello Ravveduto, membro del comitato scientifico della Fondazione, che ha presentato la nuova mappa della “mafiosfera digitale”, frutto di una ricerca condotta con l’Università di Salerno su oltre 62.000 contenuti social. Lo studio identifica tre livelli: quello endogeno, con i profili legati direttamente a boss e clan; quello esogeno, popolato dai cosiddetti mafia lovers, utenti che rilanciano messaggi criminali in modo consapevole o meno; e quello interstiziale, dove i codici mafiosi si mescolano a moda, musica e linguaggi giovanili, normalizzando la violenza.
“Simboli come il leone, la catena o la clessidra – ha spiegato Ravveduto – diventano icone digitali del potere mafioso, usate come marchi d’identità e appartenenza. La mafia si racconta e si auto-promuove come un prodotto culturale.”
Da qui la proposta di un Atlante digitale antimafia, accessibile a insegnanti, giornalisti e magistrati, per decifrare le nuove forme di comunicazione criminale e restituire al pubblico una lettura critica dei messaggi veicolati online.
La delegazione italiana, accompagnata dal Presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, è stata ricevuta dal Rappresentante permanente all’ONU, Ambasciatore Maurizio Massari, il quale ha ringraziato i partecipanti per avere voluto condividere nella sede delle Nazioni Unite, a beneficio della comunità internazionale, l’esperienza italiana a tutto campo nel contrasto alla criminalità organizzata, che abbraccia gli ambiti giudiziario, politico, giuridico-legislativo, economico, culturale, sociale, informatico-tecnologico. L’Ambasciatore ha ricordato che il 15 novembre prossimo, in occasione dei 25 anni dalla firma della Convenzione di Palermo, si celebrerà la Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata transnazionale, che – nelle parole di Massari – “costituirà l’occasione per ribadire l’impegno italiano nella lotta alle mafie e per ricordare le vittime e i servitori dello Stato che hanno dedicato la propria vita a combattere il crimine organizzato”.
#mafiosfera #mafiosferadigitale
Ingredienti per una poesia . prendiamo una manciata di metafore alcuni ossimori degli appropriati enjambements togliamo qualche fronzolo che stona il tutto condito con spicchi di luna . ingredienti per fare una poesia ma che nasca dal sangue . come un fiore panacea sia per gli occhi dell'anima nuda e sola
.
Versione rivista
prendiamo una manciata di metafore
qualche ossimoro ben disposto
enjambements che respirano veri spazi
togliamo i fronzoli che stonano
e condiamo il tutto con spicchi di luna.
ingredienti per una poesia
ma che nasca dal sangue.
come un fiore che sia panacea
per gli occhi dell'anima nuda e sola.
Variante più sintetica e serrata
manciata di metafore, ossimori a filo
enjambements che aprono il petto
fronzoli via, luna a pezzetti.
che nasca dal sangue, non da fiato vuoto.
fiore-panacea per l'occhio dell'anima sola.
Note sul ritmo e le immagini
- Metafore e ossimori funzionano come spezie: dosali per contrastare e sorprendere senza appesantire.
- Enjambement dà respiro; usalo per far cadere il significato proprio quando il lettore si aspetta una punteggiatura.
- Eliminare fronzoli richiede scegliere la parola più forte invece di molte deboli.
- La luna è immagine potente: varia dimensione e ruolo (pezzetto, spicchio, lume) per evitare cliché.
- Chiusa emotiva: la richiesta che la poesia nasca dal sangue dà pathos; mantieni lessico corporeo coerente se vuoi intensificare.
Variante più lirica
Prendiamo una manciata di metafore,
ossimori che tremano come stelle,
enjambements che sospendono il respiro,
fronzoli spazzati via dalla notte.
Condire con spicchi di luna e sangue.
Nasca dal sangue una poesia che fiorisce,
petali di dolore e luce insieme,
panacea per gli occhi dell'anima nuda e sola.
Variante più tagliente
Manciata di metafore; ossimori a coltello.
Enjambement che squarciano frasi,
fronzoli ammazzati, luna spezzata.
Poesia nata dal sangue, non dal vezzo.
Fiore che guarisce con spine per occhi bruciati.
Variante minimalista
metafore, una manciata
ossimori, pochi e netti
enjambements che aprono ferite
luna a pezzetti
sangue come seme
che nasca dal sangue
fiore panacea per l'anima sola
.
SIRACIDE - Capitolo 41
La morte1O morte, com'è amaro il tuo ricordo per l'uomo che vive sereno nella sua agiatezza, per l'uomo senza assilli e fortunato in tutto e ancora in forze per provare il piacere.2O morte, è gradita la tua sentenza all'uomo indigente e privo di forze, al vecchio decrepito e preoccupato di tutto, a colui che è indocile e ha perduto ogni speranza.3Non temere la sentenza della morte, ricòrdati di chi ti ha preceduto e di chi ti seguirà.4Questo è il decreto del Signore per ogni uomo; perché ribellarsi al volere dell'Altissimo? Siano dieci, cento, mille anni: negli inferi non ci sono recriminazioni sulla vita.
5Figli d'infamia sono i figli dei peccatori, frequentano le case degli empi.6L'eredità dei figli dei peccatori andrà in rovina, con la loro discendenza continuerà il disonore.7Contro un padre empio imprecano i figli, perché a causa sua sono disonorati.8Guai a voi, uomini empi, che avete abbandonato la legge dell'Altissimo!9⌈Se vi moltiplicate, è per la rovina,⌉ se nascete, nascete per la maledizione, e se morite, la maledizione sarà la vostra sorte.10Quanto è dalla terra alla terra ritornerà, così gli empi passano dalla maledizione alla rovina.
11Il lutto degli uomini riguarda i loro corpi, la cattiva fama dei peccatori sarà cancellata.12Abbi cura del tuo nome, perché esso sopravviverà a te più di mille grandi tesori d'oro.13I giorni di una vita felice sono contati, ma il buon nome dura per sempre.
Azioni di cui bisogna vergognarsi14Figli, custodite l'istruzione in pace; ma sapienza nascosta e tesoro invisibile, a che cosa servono entrambi?15Meglio l'uomo che nasconde la sua stoltezza di quello che nasconde la sua sapienza.
16Perciò provate vergogna per le cose che qui di seguito vi indico: non è bene infatti vergognarsi di qualsiasi cosa, come non si può approvare sempre tutto.17Vergognatevi della prostituzione davanti al padre e alla madre, della menzogna davanti al capo e al potente,18del delitto davanti al giudice e al magistrato, dell'empietà davanti all'assemblea e al popolo, dell'ingiustizia davanti al compagno e all'amico,19del furto davanti all'ambiente dove abiti, di Dio, che è veritiero, e dell'alleanza, di piegare i gomiti sopra i pani, a tavola, di essere scortese quando ricevi e quando dai,20di non rispondere a quanti salutano, dello sguardo su una donna scostumata,21del rifiuto fatto a un parente, dell'appropriazione di eredità o donazione, del desiderio per una donna sposata,22della relazione con la sua schiava – non accostarti al suo letto –, di dire parole ingiuriose davanti agli amici e, dopo aver donato, di rinfacciare un regalo,
_________________Note
41,8-9 Si allude probabilmente all’apostasia di quegli Ebrei che, sotto l’influsso dell’ellenismo, hanno abbandonato la fede dei padri.
41,14-22 Vengono elencate diciannove azioni di cui vergognarsi, dalle quali cioè l’uomo deve guardarsi (v. 16).
41,19b Il testo ebraico reca invece: “di infrangere giuramento e alleanza”.
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Approfondimenti
vv. 1-4. Sulla morte Ben Sira riporta tre osservazioni: è amara per chi è felice (v. 1; cfr. 1Re 15,32), è benvenuta per chi non ha più forze (v. 2), è inevitabile per tutti, per cui non vale la pena ribellarsi (vv. 3-4). È un “decreto” che riguarda tutti (cfr. 14,12). Il numero degli anni è di per sé irrilevante, se si vede la vita dal punto di vista dello ṣᵉ’ôl, dove non è possibile avanzare recriminazioni di nessun tipo (v. 4cd). Il tono è realistico, più che pessimistico.
vv. 5-13. Il brano parte con la condanna severa dei malvagi e dei loro discendenti, destinati a scomparire (vv. 5-10), e approda all'invito ad aver cura del proprio buon nome, che invece è destinato a rimanere (vv. 11-13). Ben Sira ha un bersaglio abbastanza trasparente: gli Ebrei ellenizzati. Assumendo abitudini pagane, essi attentano o addirittura apostatano dalla loro fede, abbandonando la legge dell'Altissimo (v. 8b). Anche se aumentano di numero e di potere, vanno comunque verso la rovina (v. 9). II GrII (codice 248) trasmette il primo stico di un testo ebraico più lungo, che scoraggia tali empi dall'avere figli e ne anticipa comunque la maledizione finale. Forse Ben Sira allude anche ai re biblici infedeli (49,4-5), ai figli depravati di Eli (1Sam 2,12s.); ma quasi sicuramente condanna i sommi sacerdoti filoellenici, così diversi dal grande Simone (cfr. 50,1-21). La cura del buon nome (vv. 11-13) giunge al culmine di queste riflessioni, come una risposta sapienziale-religiosa di Ben Sira al tema della morte e dell'apostasia.
vv. 41,14-42,8. L'istruzione sulla vergogna – è questo il titolo nel testo ebraico – fornisce un duplice elenco: diciannove casi in cui è opportuno e doveroso vergognarsi (41,16-42,1d) e quindici casi in cui la vergogna non ha motivo né diritto di esserci (42,1e-8). L'avverbio «veramente» (alēthinos) chiude entrambi gli elenchi, quasi a marcare l'obiettivo di autenticità tanto nell'arrossire giustamente del male (42,1c), quanto nel crescere in sapienza (42,8c). Dopo l'introduzione (41,14-15), Ben Sira enumera le situazioni di vergogna, tutte collegate con la vita familiare e sociale, politica e religiosa: condanna immoralità (cfr. anche 9,6) e falsa testimonianza, slealtà e furto, rinnegamento di compatrioti (41,21a; cfr. 41,5-10) e abuso di potere, la maleducazione e il tradimento dei segreti. Segue l'altro elenco (42,1e-8), in cui Ben Sira invita a non arrossire nel rispetto della legge dell'Altissimo e della giustizia in tribunale, nel perseguire onesti guadagni, nel correggere figli e insipienti, nel prevenire atteggiamenti sleali o immorali, nell'evitare rischi di frodi. Su tutta la tematica non manca un influsso stoico; ma Ben Sira collega l'istruzione sulla vergogna a ciò che è utile al buon cittadino ebreo per pervenire “all'approvazione di tutti” (42,8cd) senza compiacere alcuno al punto da peccare contro la legge dell'Altissimo (42,1ef-2a).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
The Waterboys - Modern Blues (2015)
The Waterboys pubblicheranno il loro nuovo album intitolato Modern Blues su etichetta Harlequin And Clown, via Kobalt Label Services, il prossimo 20 Gennaio 2015. Registrato a Nashville, il disco è stato prodotto dal leader della band Mike Scott e mixato da Bob Clearmountain. Modern Blues contiene nove brani inediti ricchi di passione, che evocano il meglio del passato della band mentre forgiano il suo futuro. La decisione di registrare il nuovo album negli Stati Uniti si è rivelata catartica per lo spirito e il suono del disco. “La gente deve aspettarsi l’imprevedibile dai Waterboys”, dice Mike Scott, con un piccolo ghigno nella voce. E’ un’intenzione che ha ispirato tre decenni di musica cangiante e avvincente, e che su questo undicesimo album in studio ha un effetto particolarmente emozionante... artesuono.blogspot.com/2015/01…
Ascolta il disco: album.link/s/6JpbAAtjlHHn7Gz78…
It would be righteous To feel frustrated Angry, afraid, shamed. Yet, your absence brought Only quiet emptiness. Do I simply not care, Or know something That I cannot know?
qui è dove mi impegnerò a lavorare domani e dopodomani: slowforward.net/2025/10/22/23-…
la lettura sarà venerdì 24. il confronto con il tedesco tutt'altro che facile. ho scelto due testi da Oggettistica
[escursioni]e interruzione gli iperbati stanno al cancello le ance secche [oh! del tassiano] libera una fonte bannano gli] autisti perdono di vista una] staffetta ottoni in apparenza trovati con] il metalfoot uno] stratega è messo alla prova dal [irpef siete] disponibili sono sul sito semplificare] il lavoro disossare] [ràpidi
Violenza ed atti persecutori. L'Ordine di Protezione Europeo: Uno Strumento poco conosciuto
Premessa
Il Dipartimento della Pubblica sicurezza – Direzione centrale della Polizia criminale – Servizio analisi criminale ha rilasciato recentemente il Report Trimestrale (terzo trimestre 2025) sui dati relativi agli omicidi volontari, con particolare attenzione ai delitti potenzialmente legati a liti familiari e violenza domestica (reperibile qui interno.gov.it/sites/default/f…), da cui emerge come nel periodo 1 gennaio 30 – settembre 2025, confrontato con periodo del 2024, il numero degli eventi sia in diminuzione (da 255 a 224 (-12%)), come è in calo pure il numero delle vittime di genere femminile, che da 91 scendono a 73 (-20%). Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, fanno rilevare un decremento sia nel numero di eventi da 122 a 98 (-20%), che nel numero delle vittime di genere femminile che da 79 passano a 60 (-24%).
Se in genere gli ultimi dati indicano un aumento della consapevolezza e della segnalazione di casi di violenza di genere, dall'altra parte si avverte una persistenza del fenomeno in diverse forme. Ci sono segnali positivi legati all'attivazione di centri antiviolenza e all'introduzione di nuove leggi, ma la strada per un cambiamento culturale e sociale significativo è ancora lunga.
Anche la conoscenza delle norme, da parte degli operatori che pure dovrebbero recepirle nel dettaglio, appare a volte lacunosa. Ci riferiamo all' Ordine di Protezione Europeo (OPE), uno strumento di cooperazione giudiziaria europea transfrontaliera che dalla sua comparsa sotto forma di Direttiva nel 2011 (e suo recepimento nella normativa nazionale italiana nel pacchetto legislativo noto come “Codice Rosso”) è stato utilizzato pochissimo.
Introduzione: La Protezione che Viaggia con Te
Immaginiamo una persona che, in Italia, ha ottenuto un provvedimento di protezione da minacce, violenze o atti persecutori. Cosa accade se questa persona ha la necessità, per lavoro o per scelta personale, di trasferirsi o anche solo di soggiornare in un altro Paese dell'Unione Europea? Perde forse la tutela che le era stata garantita? Per rispondere a questa fondamentale esigenza di sicurezza, è stato creato uno strumento giuridico specifico: l'Ordine di Protezione Europeo (OPE). L'OPE è concepito per risolvere proprio questo problema, assicurando che le misure di protezione concesse in Italia possano “viaggiare” insieme alla vittima, mantenendo la loro validità ed efficacia oltre i confini nazionali.
Per comprendere appieno come funziona questo meccanismo transfrontaliero, è essenziale partire dalle fondamenta: le misure di protezione nazionali che costituiscono il presupposto per poterlo attivare.
Le Misure di Protezione Nazionali: Il Fondamento dell'OPE
Nel nostro ordinamento, l'Ordine di Protezione Europeo si basa su due specifiche misure cautelari previste dal codice di procedura penale. Queste non sono state pensate per reati generici, ma per fornire uno specifico strumento di tutela nelle fasi che precedono l'accertamento della responsabilità penale rispetto a fattispecie delittuose caratterizzate dalla reiterazione della condotta pregiudizievole, come i maltrattamenti contro familiari (art. 572 c.p.) e gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis c.p.).
Articolo 282-bis c.p.p.: L'Allontanamento dalla Casa Familiare
Questa misura è uno strumento cruciale per la tutela delle vittime in contesti di violenza domestica. Il suo scopo primario è interrompere la convivenza forzata e pericolosa, allontanando fisicamente la persona che costituisce una minaccia dall'ambiente familiare.
Quando applica questa misura, il giudice può imporre una serie di provvedimenti molto concreti:
- Ordinare all'imputato di lasciare immediatamente la casa familiare.
- Vietare all'imputato di rientrare in casa o di accedervi senza una specifica autorizzazione del giudice, che può anche stabilire precise modalità di visita.
- Prescrivere di non avvicinarsi a luoghi specifici frequentati abitualmente dalla persona offesa (ad esempio, il luogo di lavoro, il domicilio dei familiari, la scuola dei figli).
- Ingiungere il pagamento di un assegno periodico a favore dei conviventi che, a causa dell'allontanamento, rimangono privi di mezzi economici adeguati.
Questa misura viene applicata in contesti delittuosi gravi, come i maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572 del codice penale) o gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis del codice penale).
Articolo 282-ter c.p.p.: Il Divieto di Avvicinamento
Mentre la misura precedente si concentra sul contesto domestico, il divieto di avvicinamento è uno strumento flessibile, finalizzato a proteggere la vittima nella sua vita quotidiana, sociale e lavorativa, al di fuori delle mura di casa. Il giudice ha un'ampia discrezionalità nel definire i contorni della misura, adattandola alle specifiche esigenze di protezione del caso concreto.
I divieti che il giudice può imporre includono:
- Imporre all'imputato di non avvicinarsi a luoghi specifici abitualmente frequentati dalla persona offesa o dai suoi congiunti (parenti, partner, persone conviventi o legate da una relazione affettiva).
- Ordinare di mantenere una determinata distanza da tali luoghi o, in modo ancora più incisivo e dinamico, direttamente dalla persona offesa, ovunque essa si trovi.
- Vietare all'imputato di comunicare con la vittima o con persone a lei vicine attraverso qualsiasi mezzo, sia esso diretto (incontri) o indiretto (telefono, email, social media, messaggi tramite terzi).
Per garantire il rispetto di questa misura, il giudice può disporre l'utilizzo di strumenti di controllo tecnologico, come il cosiddetto “braccialetto elettronico”, che segnala alle forze dell'ordine un'eventuale violazione delle distanze imposte.
Sono proprio questi provvedimenti, così centrali per la tutela delle vittime in Italia, a costituire il ponte verso una protezione estesa a livello europeo.
Il Ponte verso l'Europa: L'Ordine di Protezione Europeo (OPE)
Cos'è l'OPE e a Cosa Serve?
L'Ordine di Protezione Europeo (OPE), introdotto dalla Direttiva 2011/99/UE, è una decisione giudiziaria basata sul principio del reciproco riconoscimento tra gli Stati membri. Il suo obiettivo primario è semplice ma fondamentale: estendere l'efficacia di una “misura di protezione” nazionale al territorio di un altro Stato membro in cui la vittima decide di risiedere o soggiornare.
In questo meccanismo, si distinguono due ruoli:
- Stato di emissione: È il Paese che ha adottato la misura di protezione originaria (in questo caso, l'Italia).
- Stato di esecuzione: È il Paese dell'Unione Europea in cui la persona protetta si trasferisce e dove l'OPE dovrà essere riconosciuto e applicato.
Il Collegamento Indissolubile con le Misure Italiane
È fondamentale sottolineare un punto chiave: nell'ordinamento italiano, le uniche misure cautelari che costituiscono il presupposto per poter richiedere l'emissione di un OPE sono quelle previste dagli articoli 282-bis e 282-ter del codice di procedura penale.
Questo significa che l'esistenza di un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare o di divieto di avvicinamento è la condizione necessaria e imprescindibile per attivare la tutela a livello europeo. Senza una di queste due misure attive in Italia, non è possibile richiedere un Ordine di Protezione Europeo.
Come Viene Informata la Vittima?
Per assicurare che la vittima sia pienamente consapevole di questa opportunità, la legge italiana (attraverso l'introduzione del comma 1-bis all'art. 282-quater c.p.p.) stabilisce un obbligo preciso. Quando il giudice emette una delle due misure cautelari (art. 282-bis o 282-ter), deve obbligatoriamente comunicare alla persona offesa la sua facoltà di richiedere l'emissione di un Ordine di Protezione Europeo. Questo obbligo di informazione garantisce che un diritto così importante non rimanga inascoltato, fornendo alla vittima uno strumento concreto per pianificare il proprio futuro in sicurezza, anche al di fuori dei confini nazionali.
Conclusione: Una Tutela Senza Frontiere
In sintesi, l'ordinamento italiano dispone di strumenti di protezione specifici ed efficaci (artt. 282-bis e 282-ter c.p.p.) per tutelare le vittime di reati gravi come la violenza domestica e lo stalking. L'Ordine di Protezione Europeo rappresenta l'evoluzione naturale di questa tutela, trasformandola da un provvedimento puramente nazionale a un diritto esigibile in tutta l'Unione Europea. Grazie a questo meccanismo di cooperazione giudiziaria, la protezione non si ferma più alla frontiera, ma viaggia insieme alla persona, rafforzando in modo concreto la sua sicurezza e la sua libertà di circolare e vivere all'interno dello spazio comune europeo.
Tuttavia, nonostante la sua importanza fondamentale, l'OPE rimane uno strumento ancora poco conosciuto e utilizzato. La piena consapevolezza di questo diritto da parte delle vittime e degli operatori legali è essenziale per trasformare la promessa di una tutela senza frontiere in una realtà concreta e diffusa, garantendo che la sicurezza non sia mai un ostacolo alla libertà di movimento.
#violenzadigenere #stalking #codicerosso #ordinediprotezioneeuropeo #OPE
Torres - Sprinter (2015)
Mackenzie Scott, Torres per gli amici, ha 24 anni, ma sulle spalle già un sontuosissimo debut (l’eponimo Torres) con cui ha contemporaneamente sfiorato il cuore e preso a pugni lo stomaco di molti, me compreso. Una chitarra, la leggenda vuole comprata dai genitori dopo molti sacrifici, e tante cose da dire con una voce tutt’altro che anonima. A distanza di due anni Torres si tinge i capelli di biondo ma la ricetta non cambia, e anzi si conferma pienamente in questo Sprinter grazie anche al contributo di personaggi quali Rob Ellis alla produzione e una band di supporto formata da Ian Oliver (già con PJ Harvey) e Adrian Utley (Portishead)... artesuono.blogspot.com/2015/05…
Ascolta il disco: album.link/s/2ePwJ7FH3bxVdaV1x…
SIRACIDE - Capitolo 40
La misera condizione dell’uomo1Grandi pene sono destinate a ogni uomo e un giogo pesante sta sui figli di Adamo, dal giorno della loro uscita dal grembo materno fino al giorno del ritorno alla madre di tutti.2Il pensiero dell'attesa e il giorno della fine provocano le loro riflessioni e il timore del cuore.3Da chi siede su un trono glorioso fino a chi è umiliato su terra e su cenere,4da chi indossa porpora e corona fino a chi è ricoperto di panno grossolano,5non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione, paura della morte, contese e liti. Anche durante il riposo nel letto il sogno notturno turba i suoi pensieri:6per un poco, come niente, sta nel riposo e subito nel sonno si affatica come di giorno, è sconvolto dalla visione del suo cuore, come chi è scampato da una battaglia.7Al momento di mettersi in salvo si sveglia, meravigliandosi dell'irreale timore.8Così è per ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia, ma per i peccatori sette volte tanto:9morte, sangue, contese, spada, disgrazie, fame, calamità, flagelli.10Questi mali sono stati creati per gli empi, per loro causa venne anche il diluvio.11Tutto quello che proviene dalla terra alla terra ritorna, quanto viene dalle acque rifluisce nel mare.
12Ogni corruzione e ogni ingiustizia sparirà, ma la fedeltà resterà per sempre.13Le ricchezze degli ingiusti si prosciugheranno come un torrente, si disperderanno come tuono che echeggia durante l'uragano.14Se gli ingiusti dovranno alzare le mani, ci si rallegrerà, così i trasgressori cadranno in rovina.15La stirpe degli empi non moltiplica i suoi rami, le radici impure sono sopra una pietra dura.16Il giunco su ogni corso d'acqua o sugli argini di un fiume viene tagliato prima di ogni altra erba.17Un atto di bontà è come un giardino di benedizioni, l'elemosina dura per sempre.
Che cosa vale di più18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore è dolce, ma più ancora lo è per chi trova un tesoro.19I figli e la fondazione di una città consolidano un nome, ma più ancora è apprezzata una donna irreprensibile.20Vino e musica rallegrano il cuore, ma più ancora l'amore della sapienza.21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto, ma più ancora una voce soave.22L'occhio desidera grazia e bellezza, ma più ancora il verde dei campi.23Il compagno e l'amico s'incontrano a tempo opportuno, ma più ancora moglie e marito.24Fratelli e soccorritori aiutano nella tribolazione, ma più ancora l'elemosina.25Oro e argento rendono sicuro il piede, ma più ancora è stimato un consiglio.26Ricchezze e potenza sollevano il cuore, ma più ancora il timore del Signore. Con il timore del Signore non manca nulla, con esso non c'è bisogno di cercare un altro aiuto.27Il timore del Signore è come un giardino di benedizioni e protegge più di qualsiasi gloria.
Non fare il mendicante28Figlio, non vivere una vita da mendicante: è meglio morire piuttosto che mendicare.29Un uomo che guarda alla tavola altrui ha una vita che non si può chiamare tale; si contaminerà con cibi estranei, l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà.30Il mendicare è dolce nella bocca dello sfrontato, ma dentro di lui c'è un fuoco che brucia.
_________________Note
40,11b Il testo ebraico reca: “e ciò che viene dall’alto torna in alto”.
40,20b Il testo ebraico reca: “ma vale di più l’amore delle persone care”.
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Approfondimenti
vv. 1-17. Il tono è pessimistico, in apparente dissonanza col capitolo precedente. La condizione umana comporta un grande affanno. Il termine ascholia – unica ricorrenza in tutto l'AT (eccetto 39,1b, dove il verbo indica lo scriba “occupato” nello studio delle profezie) – contiene l'idea della privazione di tempo libero. La vita non ha tregua né da preoccupazioni interiori, che nascono dalla relazione con gli altri, dal timore della morte (cfr. v. 5ab) e dagli incubi notturni (vv. 5cd-7); né da timori esteriori, frutto di violenza e di calamità (v. 9). Tale retaggio è comune ad ogni vivente, bestie comprese (v. 8a). Riguarda chi sta in alto nella scala sociale (v. 3a) o religiosa (v. 4a), e chi sta all'ultimo posto (vv. 3b.4b). Per i peccatori, però, la misura è «sette volte tanto» (v. 8) e contiene una condanna sicura: come l'acqua torna al mare (v. 11b), così essi periranno (cfr. Sal 49,6-21). Nei vv. 12-17 Ben Sira dà alcuni esempi di caducità della ricchezza iniqua: tutto sparisce, si secca, va in rovina, viene tagliato. Rimangono solo la lealtà (pistis: v. 12b), la bontà (charis) e la misericordia (eleēmosynē: v. 17).
vv. 18-30. Il brano è incorniciato dal riferimento a dolcezze insufficienti o apparenti della vita (vv. 18a.30a). Il verbo (glykainō, addolcire) è piuttosto frequente e indica le dolcezze inaffidabili di falsi amici e ipocriti (12,16; 27,23) e quelle stabili della storia religiosa di Israele, legate a Mosè (38,5) e Davide (47,9), Giosia (49,1) e il sommo sacerdote Simone (50,18). La prima parte del brano (vv. 18-27) ha un altro filo letterario vistoso: dieci volte si usa l'espressione «più di entrambi (più ancora)» per evidenziare la maggiore efficacia e convenienza che il contenuto del secondo stico ha rispetto a quello del primo. Si tratta di proverbi “più”, costruiti su un comparativo (cfr. 10,27; 20,31). Nel v. 28 il paragone è reso con la forma «è meglio questo piuttosto che quello». La saggezza popolare ricorre di frequente a formulazioni simili, facili da memorizzare e comode per esprimere una gerarchia di interessi e di valori. La graduatoria di Ben Sira riserva attenzione al tesoro materiale (v. 18) e al verde dei campi (v. 22), alla lingua soave (v. 21) e al buon consiglio (v. 25), all'amore della sapienza (v. 20) e all'elemosina (v. 24). Un gradino più su si trova la buona moglie, cui sono dedicate due sentenze (vv. 19.23); in cima Ben Sira colloca il timore del Signore, citato tre volte, più importante di qualsiasi altra ricchezza, aiuto o gloria (vv. 26-27). Nei versetti finali si esclude che un mendicante possa essere saggio e virtuoso: è meglio morire, piuttosto che peccare sedendo alla mensa degli stranieri (v. 29). Solo l'impudente si adatta ad una dolcezza che si ferma alle labbra, mentre dentro bruciano umiliazione e invidia (v. 30).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
La cooperazione internazionale infligge un duro colpo alla 'Ndrangheta
Mentre a Reggio Calabria è in corso un maxiprocesso che coinvolge 132 membri della 'Ndrangheta arrestati nel 2023 durante un'operazione congiunta che interessò 10 Paesi, 76 degli imputati sono già stati processati. È stata emessa la prima sentenza, con il giudice competente che ha condannato gli imputati a una pena complessiva di 1.098 anni di carcere e a una multa di 440.000 euro. L'operazione, che coinvolse autorità di Italia, Belgio, Germania, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama, è considerata una delle più grandi azioni contro la rete policriminale italiana fino ad oggi. Il supporto di #Eurojust ed #Europol è stato fondamentale, dato l'elevato numero di Paesi coinvolti.
Si è trattato della prima sentenza del Tribunale di Reggio Calabria a seguito della richiesta di rito abbreviato presentata da 76 imputati, condannati per partecipazione a un'organizzazione criminale di stampo mafioso e per coinvolgimento in un'organizzazione internazionale di narcotraffico.Eurojust considera questa la sua più grande azione contro un'organizzazione di stampo mafioso. L'operazione fu condotta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
L'indagine rivelò una rete guidata da diverse famiglie della 'Ndrangheta con sede principalmente a San Luca. Il caso ha confermato che i membri della 'Ndrangheta, considerata una delle reti criminali più potenti al mondo, sono responsabili di gran parte del traffico di cocaina in Europa e sono anche attivi nel riciclaggio sistematico di denaro. L'indagine è stata complessa a causa dell'utilizzo da parte dei criminali di servizi di messaggistica criptata come #Encrochat e #SkyECC, nonché del fatto che si è svolta sia all'interno che all'esterno dell'Unione Europea. Per questi motivi, il supporto di Eurojust alle autorità nazionali e il suo ruolo nel coordinamento internazionale sono stati cruciali.
Il 3 maggio 2023, le autorità di Belgio, Germania, Italia, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama hanno dispiegato oltre 2.700 agenti per effettuare irruzioni in diverse località e sequestrare diverse aziende, portando all'arresto di 132 membri della rete. La chiave del successo dell'operazione del 3 maggio è stata la cooperazione tra le 10 autorità durante le indagini, coordinate da Eurojust ed Europol. Attraverso il finanziamento e l'istituzione di due Squadre Investigative Congiunte (#Jic #SIC), Eurojust ha garantito lo scambio di informazioni tra le autorità e la preparazione dell'intricata operazione. La rapida ed efficace cooperazione attraverso le squadre investigative comuni è stata essenziale per smantellare con successo la pericolosa rete criminale. Eurojust istituì un centro di coordinamento per facilitare una rapida cooperazione tra le autorità giudiziarie coinvolte e per supportare la trasmissione e l'esecuzione degli ordini di indagine europei. Europol fornì agli investigatori pacchetti di intelligence, rapporti di confronto incrociato e ha dispiegato specialisti durante l'operazione.
urne
Il Paradosso di Ellsberg non è solo un esperimento mentale, ma è un'analogia perfetta per le sfide che si affrontano nella cybersecurity
Il paradosso illustra come, sia nella cybersecurity che nella vita, si tenda a preferire i rischi noti (known risks) rispetto a quelli sconosciuti (unknown ones), anche quando il rischio sconosciuto potrebbe teoricamente essere più favorevole
Nella cybersecurity, l'approccio attuale di molte organizzazioni è paragonato alla scelta dell'Urna A (rischio noto).
Ci si concentra eccessivamente sulle minacce note e sui requisiti di conformità (compliance), trascurando le minacce e i rischi sconosciuti (Urna B).
La sfida per i professionisti della sicurezza è che non possono semplicemente scegliere una sola “urna”; devono gestire sia le minacce note che quelle sconosciute.
Il paradosso riflette la tendenza ad agire in base a ciò che è misurabile e compreso.
Un approccio tradizionale, ad esempio, potrebbe concentrarsi sull'applicazione di patch alle vulnerabilità note in base ai punteggi CVSS (Urna A).
- Un approccio più resiliente riconosce l'Urna B. Questo significa implementare misure di sicurezza più ampie che possano mitigare anche le minacce sconosciute, come la segmentazione della rete, il principio del privilegio minimo e solidi sistemi di monitoraggio, tutti guidati dalla Cyber Threat Intelligence e basati sul proprio panorama IT specifico.
L'obiettivo è migliorare il processo decisionale raccogliendo campioni, analizzando e ottenendo prove concrete, anziché affidarsi unicamente alle probabilità note o ai requisiti di conformità standard
[esclusioni]silenzia [questo] è un intervallo una] barricata playmobil la marchesa uscì] alle cinque aveva uno Chagall del silenziatore in] grani una passeggera della piccionaia vendono] i trofei oppure] lavano i vetri [con le acrobazie
Vivere con la fibromialgia non è uno scherzo.
Ecco gli step da compiere se vuoi emulare la giornata tipica di un fibromialgico.
1) Il Risveglio:
Immagina di svegliarti al mattino, così stanco/a da non avere le energie per scendere dal letto. E, anche se le avessi, prima devi vincere il dolore: ogni singola fibra che deve tornare a muoversi provoca molta sofferenza. L'unico modo che hai per riuscirci è di farlo piano piano, per rendere tutto...non dico sopportabile, ma fattibile. I problemi non finiscono qui. Le gambe fanno fatica a reggerti in piedi e si ha costante sensazione di cadere. [nota: un gatto è sempre d'aiuto per farti cadere più in fretta].
2) Arrivo al lavoro e nebbia cognitiva (fibrofog):
Ammesso che non ti sia svegliato con l'emicrania, o che non ti accompagni dal giorno prima, non è detto che questa non insorga quando arrivi al lavoro. Le scadenze, i compiti, i problemi della propria professione a volte restano sullo sfondo di fronte alla voce del dolore, che soffoca tutte le altre.
Si fa fatica a mettere due pensieri in fila. Si fa fatica a sopportare i suoni che ti circondano. Le cose non ti vengono in mente. Anche i colleghi che scherzano o la pausa caffè possono diventare un'altra cosa che ti porta via l'attenzione che hai, che è già molto poca. D'altra parte, tu vorresti solo dormire, stare sdraiato ed evitare di pensare a qualsiasi cosa finché la cosa passa.
3) La lotta:
Puoi prendere qualcosa per mettere a tacere il dolore, ma...cosa? Qui si apre un grande capitolo, un grande rischio: devi scegliere bene, perché per ogni bersaglio ci vuole la cartuccia giusta, e se scegli il Brufen piuttosto che la Tachipirina potresti mancarlo del tutto, il bersaglio. E a quel punto non si può tornare indietro: i farmaci non si possono mescolare, ti tocca tenerti il male.
Se anche il colpo centra il bersaglio del dolore, può volerci molto tempo: almeno 2 ore d'inferno ti toccano. In ogni caso resta quella sensazione di febbre, di averla o che stia per venire. Ci tocchiamo continuamente la fronte perché ci sentiamo caldi, ma il termometro dice di no.
4) L'incomprensione e la discriminazione.
Spiegalo tu, al capo, che non sei un idiota. Spiegaglielo, che sei lento perché hai fai fatica, e vediamo se ti crede. [beato chi ha un capo che gli/le crede].
Ma, che il capo ti creda o no, le scadenze vanno portate avanti, e devi dare almeno l'impressione di essere sempre al top. Anzi, in questo mondo competitivo che ci siamo creati, anche oltre.
Per noi non ci sono sconti: famiglia, lavoro, incombenze, pulizie di casa...
Corriamo la stessa gara che corrono tutti, ma partiamo svantaggiati: partiamo dalle retrovie, e quella gara la corriamo col dolore, e con tanti pesi addosso.
Corriamo, ci sforziamo e soffriamo ma veniamo “valutati” da persone che quei pesi non li hanno, e non vedono i tuoi. Anzi, spesso non veniamo creduti, o quantomeno compresi.
4) La sera: il riposo che non c'è.
La sera si conclude sempre allo stesso modo: sfiniti, diciamo di no a tutti gli aperitivi, tutti gli inviti in pizzeria, tutti i ritrovi tra amici. Veniamo presi per lagne, per capricciosi.
C'è una grande parte che non si vede nella vita dei fibromialgici, ed è questa che ti sto raccontando.
Ora, immagina come possa farti sentire tutto questo: essere criticati, presi dei buoni a nulla, incapaci e inconcludenti, soltanto perché si è ammalati.
In tutto questo, rimane la difficoltà di avere anche solo una diagnosi. Io sono riuscito ad averla, ma dopo 8 anni di visite, ospedali, esami.
5) Un po' di Storia.
All'inizio non esisteva neanche il nome per tutto questo: venivo semplicemente bollato come scemo, o incapace. Poi il nome esisteva, ma mi si diceva che non avevo la fibromialgia, era artrite quella sentivo. E l'artrite c'era, in verità, ma io sapevo che non poteva essere quella a darmi tutte queste sensazioni.
In tutto questo, lo Stato è assente. Non esiste aiuto economico (nonostante le medicine da prendere siano tante, e quelle poche terapie vagamente utili siano costose).
Soprattutto, cosa che ritengo la più grave in assoluto, difficilmente viene concesso un punteggio di invalidità di qualche tipo perché...ehi, in fondo cammini e respiri. Cosa vuoi pretendere?
6) Il sonno.
Mentre la giornata si chiude, ognuno di noi vorrebbe riposare, ma è difficile.
Paradossalmente, se non è il dolore a tenerti sveglio è qualcos'altro: a volte anche qualcosa che non sai spiegare. Anche quelle volte in cui non c' dolore, non riesci a dormire. Oppure ti svegli molto presto. Oppure dormi, ma ti svegli distrutto.
7) Ripeti dal punto 1 fino alla fine della tua vita: non c'è cura.
#fibromialgia #artrite #MalatiInvisibili #MalattieInvisibili #Discriminazione #Salute #Resistenza #GridoMuto #FibroFog #NebbiaCognitiva
E OGGI CHE MI RITROVI UOMO FATTO
padre che sei rimasto di me più giovane consumato anzitempo una vita sul mare e le brevi soste col mal di terra
avevi la salsedine nel sangue
così presenti mi restano le rare passeggiate mattutine e mai che mi avessi preso per la strada in discesa a cavalcioni sulle spalle
di carezze non eri capace
e oggi che mi ritrovi uomo fatto sai: mi fa male quel distacco
Osservazione breve
Il testo è intimo e diretto; la voce sceglie immagini quotidiane che scontrano l'affetto mancato con la consapevolezza adulta.
Temi principali
- Relazione padre-figlio: presenza fisica limitata; eredità emotiva.
- Tempo e perdita: consumo precoce, nostalgia delle piccole abitudini.
- Corpo e territorio: mare come vita; mal di terra come radicamento mancato.
- Affetto non manifestato: incapacità di carezze e distanza che ferisce.
Punti di forza
- Immagini concrete e toccanti: “salsedine nel sangue”, “mal di terra”.
- Ritmo colloquiale che rende il parlato interiore credibile.
- Finale sintetico e doloroso che lascia una ferita aperta: “mi fa male quel distacco”.
Piccole revisioni proposte (mantengo la voce, semplifico punteggiatura)
E OGGI CHE MI RITROVI UOMO FATTO
padre, che sei rimasto di me più giovane
consumato anzitempo:
una vita sul mare e le brevi soste
col mal di terra.
Avevi la salsedine nel sangue.
Così presenti
mi restano le rare passeggiate mattutine,
e mai che mi avessi preso per la strada in discesa
a cavalcioni sulle spalle.
Di carezze non eri capace.
E oggi che mi ritrovi uomo fatto
sai: mi fa male quel distacco.
Variante alternativa più condensata ed evocativa
E OGGI CHE MI RITROVI UOMO FATTO
padre rimasto più giovane di me,
consumato anzitempo dal mare.
Soste brevi, mal di terra;
salsedine nel sangue.
Le passeggiate mattutine—rare—restano,
mai la tua mano sulle mie spalle in discesa.
Di carezze non eri capace.
Oggi che ritorni su un uomo fatto,
mi fa male quel distacco.
Traduzione in inglese
AND TODAY WHEN YOU FIND ME A MAN
father, you who stayed younger than me
worn down before your time:
a life at sea and the brief stops
with seasickness on land.
You had salt in your blood.
So present, what remain are rare morning walks,
and never did you lift me astride your shoulders
down the downhill road.
You were not able to give caresses.
And today when you find me a man,
know this: that distance hurts me.
Nathaniel Rateliff & The Night Sweats – Omonimo (2015)
Sicuramente, il disco che mi appresto a recensire sarà in cima alla mia personale lista dei migliori dell’ anno, un’ autentica sorpresa. Questo cantautore cresciuto in Missouri, ma spostatosi appena diciottenne a Denver, proprio per inseguire il suo sogno di musicista a tempo pieno, prima su territori folk rock con i dischi (a nome Nathaniel Rateliff & The Wheel) “Desire and Dissolving Men”, edito nel 2007, seguito da due album da solista, “In Memory of Loss” (in USA nel 2010 tramite Rounder Records, in Europa nel 2011 tramite Decca Records) e “Falling Faster Than You Can Run” (del 2013, tramite etichetta indipendente “mod y vi Records”), supportato da un tour in compagnia di comprimari famosi come The Lumineers e Dr.Hog... artesuono.blogspot.com/2015/10…
Ascolta il disco: album.link/s/1uJRMyfjWu3255ihM…
E allora baciate questo
L'imbarbarimento generalizzato di questo paese è responsabilità del governo fascio-forza-leghista.
La raffica ininterrotta di condoni fiscali ha portato l'evasione a superare nuovamente i 100 miliardi di euro. L'evasione è indirettamente favorita e promossa dai provvedimenti e dalle dichiarazioni dei membri del governo. Un italiano su due non paga nemmeno 1 euro di tasse e il 15% dei contribuenti si fa carico dell'80% delle tasse incassate dallo Stato. L'Italia è un paese invivibile per la grande maggioranza delle persone.L'Italia è un paese dove vive bene solo il ricco.I ricchi sono i piccoli e medi imprenditori evasori, i collusi con le mafie, i politici. I ricchi sono i dirigenti di azienda il cui stipendio è 1000 volte superiore a quello dei lavoratori, sono i proprietari e i CdA delle imprese che reinvestono in azienda solo il 20% degli utili, mentre il restante 80% se lo distribuiscono in dividendi.
In Italia succede che un lavoratore, dopo 35 anni di lavoro, abbia uno stipendio mensile che a malapena raggiunge i 1.400 euro. In Italia succede che centinaia dei quasi mille contratti nazionali di categoria esistenti (in gran parte categorie fantasy) paghino 5.50 euro/ora.
L'imbarbarimento dilagante è promosso da questo governo, il governo di una minoranza di fascisti (16% degli aventi diritto al voto), di ducettǝ caricaturali capaci solo di scimmiottare l'originale criminale, di seminalafabeti, di impresentabili ignoranti, di felpati baciacrocifissi-baciasalami-baciapiloni, sovvenzionati dalla macchina propagandistica di Putin.
Questo governo non è certo il governo degli Italiani. Da 3 anni l'affluenza alle urne è in costante e inesorabile picchiata. Non ha mai raggiunto livelli così bassi nella nostra storia repubblicana.Le persone sono sempre più sfiduciate e disgustate, non vanno più a votare. Non credono più nel loro riscatto e nel riscatto del Paese, ormai in preda ad uno sbando civile incontrollato.
Siamo il Paese europeo che ha il maggior numero di giornalisti sotto scorta. Per la prima volta, guarda caso proprio sotto il governo di estrema destra, un giornalista, conduttore dello storico programma le cui inchieste non hanno risparmiato nessuno negli ultimi 30 anni, è stato bersaglio di un fuoco incessante di intimidazioni verbali, di minacce di revoca della scorta (!), di tentativi di controllo e di imbavagliamento da parte di parlamentari, presidenti di Senato e Ministri. E per la prima volta dopo decenni, che pensavamo definitivamente superati (ma non dimenticati), quel giornalista ha subito un avvertimento in pieno stile mafioso a base di tritolo, che ha fatto saltare in aria la sua auto e quella della figlia parcheggiate davanti a casa. In un clima, creato artatamente dalla maggioranza, di incessanti attacchi verbali a chi dissente e a chi racconta verità, invariabilmente qualcuno si sente autorizzato a passare agli attacchi fisici.
Now playing:“Ramble On”Led Zeppelin II – Led Zeppelin – 1969
SIRACIDE - Capitolo 39
Elogio di chi si applica allo studio della legge del Signore1Egli ricerca la sapienza di tutti gli antichi e si dedica allo studio delle profezie.2Conserva i detti degli uomini famosi e penetra le sottigliezze delle parabole,3ricerca il senso recondito dei proverbi e si occupa degli enigmi delle parabole.4Svolge il suo compito fra i grandi, lo si vede tra i capi, viaggia in terre di popoli stranieri, sperimentando il bene e il male in mezzo agli uomini.5Gli sta a cuore alzarsi di buon mattino per il Signore, che lo ha creato; davanti all'Altissimo fa la sua supplica, apre la sua bocca alla preghiera e implora per i suoi peccati.6Se il Signore, che è grande, vorrà, egli sarà ricolmato di spirito d'intelligenza: come pioggia effonderà le parole della sua sapienza e nella preghiera renderà lode al Signore.7Saprà orientare il suo consiglio e la sua scienza e riflettere sui segreti di Dio.8Manifesterà la dottrina del suo insegnamento, si vanterà della legge dell'alleanza del Signore.9Molti loderanno la sua intelligenza, egli non sarà mai dimenticato; non scomparirà il suo ricordo, il suo nome vivrà di generazione in generazione.10I popoli parleranno della sua sapienza, l'assemblea proclamerà la sua lode.11Se vivrà a lungo, lascerà un nome più famoso di mille altri e quando morrà, avrà già fatto abbastanza per sé.
Inno a Dio creatore12Dopo aver riflettuto, parlerò ancora, sono pieno come la luna nel plenilunio.13Ascoltatemi, figli santi, e crescete come una rosa che germoglia presso un torrente.14Come incenso spargete buon profumo, fate sbocciare fiori come il giglio, alzate la voce e cantate insieme, benedite il Signore per tutte le sue opere.15Magnificate il suo nome e proclamate la sua lode, con i canti delle labbra e con le cetre, e nella vostra acclamazione dite così:
16Quanto sono belle tutte le opere del Signore! Ogni suo ordine si compirà a suo tempo!17Non bisogna dire: “Che cos'è questo? Perché quello?”. Tutto infatti sarà esaminato a suo tempo. Alla sua parola l'acqua si arresta come una massa, a un detto della sua bocca si aprono i serbatoi delle acque.18A un suo comando si realizza quanto egli vuole, e nessuno potrà sminuire la sua opera di salvezza.19Le opere di ogni uomo sono davanti a lui, non è possibile nascondersi ai suoi occhi;20egli guarda da un'eternità all'altra, nulla è straordinario davanti a lui.21Non bisogna dire: “Che cos'è questo? Perché quello?”. Tutto infatti è stato creato con uno scopo preciso.
22La sua benedizione si diffonde come un fiume e come un diluvio inebria la terra.23Così i popoli erediteranno la sua ira, come trasformò le acque in deserto salato.24Le sue vie sono diritte per i santi, ma per gli empi sono piene d'inciampi.25Per i buoni i beni furono creati sin da principio, allo stesso modo i mali per i peccatori.26Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono: acqua, fuoco, ferro, sale, farina di frumento, latte, miele, succo di uva, olio e vestito.27Tutte queste cose sono un bene per i buoni, allo stesso modo si volgono in male per i peccatori.
28Ci sono venti creati per castigare e nella loro furia rafforzano i loro flagelli; quando verrà la fine, scateneranno violenza e placheranno lo sdegno del loro creatore.29Fuoco, grandine, fame e morte sono tutte cose create per il castigo.30Denti delle fiere, scorpioni, vipere e spade vendicatrici sono per la rovina degli empi.31Si rallegrano quando lui li comanda, stanno pronti sulla terra secondo il bisogno e al momento opportuno non trasgrediscono la sua parola.
32Di questo ero convinto fin dal principio, vi ho riflettuto e l'ho messo per iscritto:33“Le opere del Signore sono tutte buone; egli provvederà a ogni necessità a suo tempo”.34Non bisogna dire: “Questo è peggiore di quello”. Tutto infatti al tempo giusto sarà riconosciuto buono.35E ora cantate inni con tutto il cuore e con la bocca, e benedite il nome del Signore.
_________________Note
39,1-11 Lo scriba, la cui funzione era di spiegare al popolo quanto egli andava apprendendo dallo studio e dalla meditazione della legge del Signore, è presentato come il modello dell’uomo saggio. Alcuni vedono in questo ritratto la figura di Esdra, altri vi colgono un tratto autobiografico dell’autore stesso del libro (vedi anche il Prologo).
39,12-35 Stupendo inno a Dio creatore, nel quale si proclama la bontà delle opere di Dio e si esprime gratitudine per la sua provvidenza.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
**vv. 38,34c-39,11. Ben Sira ha un'altra idea dello scriba, presumibilmente influenzata dal ritratto di Esdra, lo scriba ideale (Esd 7,6-10). È del tutto diverso da chi fa lavori manuali: quanto questi è limitato, tanto egli è aperto; l'uno è socialmente irrilevante, l'altro è cercato ed atteso; l'uno non si intende che di cose pratiche, l'altro è maestro di legge e diritto (v. 8). Dal brano emergono gli elementi-chiave del profilo dello scriba ideale:
- a) tempo disponibile, grazie alla riduzione delle attività (38,24);
- b) prioritario studio-meditazione della legge dell'Altissimo, della sapienza degli antichi e delle profezie (38,34cd-39,1). La parola di Dio è presentata secondo la tripartizione dell'Antico Testamento: Legge, Sapienziali e Profeti. Rispetto al Prologo del nipote (1.18.24), i libri dei sapienti sono al secondo posto, come nei LXX e nelle Bibbie latine; nel Prologo sono al terzo. Così sarà nei manoscritti del Testo masoretico;
- c) apertura alle culture dei popoli vicini e ai detti degli uomini che hanno un nome (vv. 2-3; cfr. Pr 1,2.6);
- d) lavoro tra i «grandi» come consigliere e viaggi con incarichi speciali (v. 4; cfr. 34,9-13; 51,13; Dn 1,3-4.17-21);
- e) preghiera quotidiana, con invocazione del perdono e dello spirito di intelligenza (vv. 5-6ab);
- f) servizio alla comunità: la sapienza, che viene da Dio (cfr. 1,1s.; 33,17; 1Re 3,9), gli permette di offrire abbondanti parole di saggezza e preghiere (6cd), di approfondire i misteri di Dio (v. 7b) e di rendere visibile la paideia del suo insegnamento nella legge dell'alleanza (v. 8);
- g) la reazione della gente: lode e ricordo sempre vivo in chi l'ha conosciuto, fama ed elogi presso i popoli futuri (vv. 9-10; cfr. 41,11-13; 44,15). La morte non cancella il ricordo del suo nome, che emerge “fra mille”; anche se muore presto, lo scriba ha prodotto, comunque, ricchi frutti.
vv. 12-35. La lunga lode di Dio creatore rientra tra i tentativi di risposta al problema della teodicea (cfr. 33,7-19 e poi 42,24-25): come possono essere dette buone tutte le opere di Dio, se esiste il male? Nell'introduzione l'autore si propone di esporre le sue riflessioni in merito (v. 12) ed invita a lodare il Signore con il vocabolario della creazione e della liturgia (vv. 13-15). Segue il contenuto della lode (vv. 16-31), volto a confutare l'obiezione (vv. 17a.21a.34a). La risposta guarda al presente avvolto nel mistero (vv. 16-21), ma da accettare con fede in Dio non con il pessimismo di Qoelet; guarda poi al passato (vv. 22-27), per coglierne la lezione apologetica; guarda infine al futuro, assicurando l'avverarsi del giudizio di Dio (vv. 28-31). Più in dettaglio Ben Sira afferma che, a suo tempo, si comprenderà (vv. 17b.34b) come la parola creatrice di Dio vada sicuramente al suo fine (v. 21b); Dio vede tutte le azioni dell'uomo e può tutto, potendo abbracciare tutto il tempo (vv. 19-20). Dalla storia Ben Sira enuclea il criterio del “duplice aspetto” (vv. 22-27) delle opere create. La eudokia di Dio, ciò che a lui piace, non trova ostacoli: persegue un fine di salvezza (v. 18; cfr. Is 40,12-31), servendosi della benedizione (vv. 22-23) e delle cose create – che di per sé sono buone – per compiti buoni o cattivi, a seconda della doppia categoria degli uomini, buoni o cattivi, cui sono indirizzate (vv. 24-27). Il v. 26 contiene un elenco di cose di prima necessità per la vita palestinese antica (cfr. 29,21; Gn 49,11; Os 2,10): il ferro e il sale sono una significativa, rara, spia del tipo di vita quotidiana. La risposta di lode approda, infine, nell'assicurazione circa il futuro (vv. 28-31): nove tipi diversi di creature entreranno in azione con funzione punitiva per gli empi. In questo modo Ben Sira espone l'equilibrio teologico-morale tipico della retribuzione classica. Il brano si conclude con il richiamo alla validità dell'intento iniziale e la ripetizione del tema e dell'invito alla lode (v. 32-35). Evidente l'inclusione in «Magnificate il suo nome» (v. 15) e «benedite il nome del Signore» (v. 35b).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Money for Nothing
(171)
La manovra finanziaria 2026 varata dal #GovernoMeloni, per un totale di circa 18,7 miliardi di euro, si pone in un quadro europeo di regole sul bilancio pubblico che limitano fortemente lo spazio di manovra annuale. Le nuove regole europee, introdotte nell’aprile 2024, impongono un sentiero di contenimento e progressiva riduzione del debito pubblico tramite limiti molto stringenti alla spesa primaria netta. Nel confronto con le precedenti manovre, emerge come quella del 2026 sia particolarmente “formato mignon” (una pastarella), caratterizzata da misure marginali di aggiustamento che lasciano poco spazio a interventi strutturali di rilancio economico o sociale.
Nel dettaglio, le manovre del 2019 sotto il governo #Conte (comunemente indicate come “Conte bis”) si divisero tra la necessità di adeguarsi alle richieste europee di moderazione dei deficit e il mantenimento di prestazioni sociali come il reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni. Pur significando un moderato sostegno al welfare, la manovra del 2019 si caratterizzò però per un sottoinvestimento pubblico drammatico, stimato in oltre 100 miliardi di euro in meno rispetto alla media europea di investimenti pubblici nel periodo 2007-2018. Questa sottocapitalizzazione ha contribuito a una stagnazione economica con crescita quasi nulla e una progressiva perdita di competitività industriale e occupazionale.
La manovra del 2022, approvata sotto il governo #Draghi, fu invece nettamente espansiva, con oltre 23 miliardi di interventi destinati a sostenere pensioni, reddito di cittadinanza, imprese e servizi pubblici come sanità e scuola. Si puntò anche sul taglio di tasse per circa 12 miliardi, bilanciando una politica fiscale più favorevole alla crescita e ampliando la spesa sociale. Questa strategia ebbe l’intento di sostenere la domanda interna e di stare vicino soprattutto a categorie vulnerabili.
Al contrario, l’ultima manovra del Governo Meloni rinuncia in larga parte a questo approccio espansivo. Con una dotazione più contenuta, pari a circa 18,7 miliardi, essa taglia circa 10 miliardi alla spesa sociale e al contrasto della povertà, riducendo, per esempio, il fondo destinato a tali interventi di oltre 3 miliardi. L’intervento fiscale si concentra prevalentemente sulla fascia media dei redditi, con un beneficio modesto o nullo per i lavoratori più poveri, che vengono esclusi o penalizzati da meccanismi come le detrazioni e la composizione ISEE usata per determinare i contributi a sostegno delle famiglie.
Da un punto di vista macroeconomico, questa scelta ha ripercussioni pesanti: mentre la manovra Draghi del 2022 puntava a generare effetti espansivi concreti sul PIL e a contenere le disuguaglianze, quella del 2026 appare orientata a un mantenimento del rigore con un impatto restrittivo in termini di crescita, stimato intorno allo 0,1% nel 2027-2028. Inoltre, la prevista forte crescita della spesa militare, esclusa dal calcolo ufficiale dei vincoli europei, destabilizza l’equilibrio dei conti e sposta risorse lontano da settori chiave per la coesione sociale e lo sviluppo inclusivo.
Il confronto evidenzia una chiara regressione della manovra Meloni rispetto a quelle di Conte e Draghi, sia sul piano quantitativo che qualitativo. Da una parte il persistente sottoinvestimento pubblico storico che condiziona negativamente le prospettive di crescita e competitività, dall’altra una restrizione degli spazi di #welfare e un aumento delle #disuguaglianze sociali. In particolare, i #lavoratori più poveri escono perdenti da questa manovra, sia per i tagli diretti ai fondi di contrasto della povertà sia per l’orientamento fiscale che privilegia fasce di reddito già più tutelate. Tale scenario sottolinea la necessità di ripensare la strategia di bilancio con un focus maggiore su investimenti pubblici e politiche redistributive efficaci. Insomma, il Governo Meloni vuole premiare quello che ritiene il suo elettorato di riferimento, ghettizzando le fasce più deboli, quasi a volerne nascondere le difficoltà per restituire l’immagine di un paese che, tutto sommato, sta bene e guarda con fiducia al futuro. La realtà lo abbiamo visto, è ben diversa.
#Blog #LavoroPovero #Italia #Economia #Economics #Politica #Opinioni
Criptovalute e cooperazione internazionale. Il ruolo dei Carabinieri Antifalsificazione Monetaria
Il Generale Gianluca Vitagliano (foto) del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, un reparto specializzato in indagini nell'ambito della contraffazione monetaria, del falso documentale e dei crimini digitali connessi all'uso di criptovalute, è recentemente intervenuto al Digital Innovation Forum – ComoLake 2025 a Villa Erba di Cernobbio, sul lago di Como, evento che ha riunito oltre 3.500 partecipanti, 240 relatori, 80 startup e 50 aziende, confermandosi come una delle principali piattaforme europee di confronto tra scienza, economia e istituzioni.
Il Generale Vitagliano ha indicato come il ruolo dei CC Antifalsificazione Monetaria include la tutela del cittadino e del sistema finanziario, con un'azione di contrasto all'uso illecito delle #criptovalute, che sono considerate un mondo in espansione e potenzialmente fertile per la criminalità se non soggette a prevenzione e contrasto. Il comando traccia le transazioni all'interno della #blockchain tra wallet, seguendo i codici dei wallet per la de-anonimizzazione e la ricostruzione del motivo della transazione. Per questo scopo, vengono impiegate nuove strumentazioni come il tracciamento basato su open source intelligence e l'analisi dei social media. Il comandante ha evidenziato che il controllo è particolarmente complesso a causa della natura interconnessa del mondo delle criptovalute, con la ricerca di “paradisi criminali” in paesi come quelli dell'Africa o dell'Asia, o in nazioni non collaboranti con le forze dell'ordine. Il reparto collabora attivamente con l' #UnioneEuropea e istituzioni accademiche nazionali ed europee, dimostrando una forte vocazione internazionale.
Il Reparto venne costituito sin dal 19 ottobre 1992, in ottemperanza al D.M. del 22 gennaio 1992 che, nel quadro della ripartizione degli obiettivi tra le varie Forze di Polizia, riconosceva all’Arma dei Carabinieri il consolidato interesse nel settore del falso nummario.
Il 15 giugno 1999, il Nucleo veniva elevato a Comando di Corpo e ridenominato – come attualmente – “Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria”.
Il 28 giugno 2021 con il Regolamento del Consiglio Europeo n.138/2001 il Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria veniva riconosciuto quale Autorità Nazionale per l’Arma dei Carabinieri (G.U. Unione Europea del 10 marzo 2009).
Con l'istituzione di tale Comando si è voluta assicurare una qualificata presenza dell’Arma dei Carabinieri a livello nazionale ed internazionale nel delicato settore della prevenzione e del contrasto al falso nummario.
I militari effettivi al Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, individuati attraverso una preliminare selezione, vengono specializzati nel particolare settore mediante la frequenza di specifici Corsi inerenti in diversi ambiti operativi di competenza, attraverso l’apprendimento del quadro normativo di riferimento e delle migliori prassi operative.
Il 12 luglio 2021, veniva istituita la Sezione Operativa di Napoli.
Il Reparto risultava pertanto articolato su una struttura di Comando e due Sezioni Operative: di Roma, con competenza al Centro-Nord, e di Napoli, con competenza al Centro-Sud.
Il 4 ottobre 2021 è stata infine istituita la Sezione Criptovalute con il compito di contrastare le emergenti dinamiche criminali legate all’utilizzo illecito delle criptovalute e l’uso di piattaforme informatiche illegali per la vendita di valuta ed altri prodotti contraffatti di specifica competenza del Comando (documenti d’identità, dati e supporti relativi a carte di pagamento, assegni e valori bollati) fornendo anche supporto specialistico ai Comandi territoriali dell’Arma e all’ Autorità Giudiziaria in campo nazionale.
#Cooperazioneinternazionaledipolizia
Ryley Walker - Primrose Green (2015)
Il secondo disco dell'uomo di Chicago, Ryley Walker, era uno dei lavori più attesi di questo 2015, dopo il suo bellissimo album d'esordio, “All kinds of you”. Walker ha un passato, nemmeno troppo lontano, di chitarrista acustico, sulle tracce dei vari Fahey, Basho e di tutta la Takoma family. Nel 2011 erano uscite, in copie limitatissime, 2 cassette, una delle quali in compagnia di Daniel Bachman, altro virtuoso della sei corde acustica. Il suo primo album raccontava di un musicista ancorato ad un suono prettamente acustico, debitore di un suono recuperato da un grande come Bert Jansch, sia strumentalmente che vocalmente. Per il nuovo disco, “Primrose green” il giovane chitarrista ha arricchito in diverse tracce l'impasto musicale, facendosi accompagnare da uno stuolo di strumentisti fra i migliori in circolazione... artesuono.blogspot.com/2015/04…
Ascolta il disco: album.link/i/951953607
En inglés, "pulpo" se dice "octopus".
En inglés, “pulpo” se dice “octopus”. Esta palabra viene del griego antiguo... O quizás no. Pero si sí viene del griego antiguo, entonces el plural “octopi”, que muchas veces se encuentra en inglés, es incorrecto... ¿o quizás no?
Todo este enredo de ocho patas lo explicaremos hoy en este #LunesDeLenguas
En el Mediterráneo hay muchos pulpos y los griegos antiguos los conocían. Lo sabemos porque los pintaron en algunas vasijas.
ferrebeekeeper.wordpress.com/2…
Pero, ¿cómo les decían?
Una teoría es que los llamaban ὀκτάπους (oktápus) [u ὀκτώπους (októpus)], de “okta” (ocho) y “pus” (pie). Es decir, el ochopiés.
en.wiktionary.org/wiki/%E1%BD%…
Pero el problema con esta teoría es que no hay muchas evidencias escritas de que esta palabra fuera la que usaban para el animal.
El léxico de Liddell, Scott y Jones (o LSJ), publicado en 1843, es uno de los diccionarios más respetados de griego antiguo. Según estos muchachos, ὀκτάπους quería decir “de ocho pies”. Pero no quería decir nada sobre los pulpos.
perseus.tufts.edu/hopper/morph…
Según una edición del LSJ de 1901, la palabra también se refería a “alguien que tenia dos bueyes y un carro” (porque dos bueyes suman ocho patas).
archive.org/details/greekengli…
Pero en la edición aumentada de 1940 del LSJ aparece una entrada que asegura que uno de los significados de la palabra es “octopus vulgaris”, el nombre científico de pulpo.
perseus.tufts.edu/hopper/text?…
Para afirmarlo cita a Alejandro de Trales, un médico que en su “Therapeutica” usa “oktápus” para referirse a un pulpo.
Pero Alejandro no era griego antiguo sino bizantino y escribió eso en el siglo VI d.C. Entonces no es mucha evidencia de cómo hablaban los griegos antiguos.
Entonces vamos a la otra teoría, que es que los griegos antiguos, a un pulpo, le decían πολύπους (polýpus), es decir, “el de muchos pies”.
El LSJ, para esta palabra, sí tiene una acepción de “pulpo”.
perseus.tufts.edu/hopper/morph…
Y, para darle mayor fuerza a esta teoría, sabemos que los antiguos romanos, en latín, a un pulpo le decían pōlўpus.
dizionario-latino.com/dizionar…
Justo de ahí vienen las palabras de muchas lenguas romances para el animal: pulpo, polipo, poulpe...
Los romanos les copiaron muchas cosas a los griegos, ¿por qué no les habrían copiado cómo decir “pulpo”?
Pero, ¿esto qué tiene que ver con el inglés? Ya vamos para allá.
“Octopus” no desciende del griego antiguo, directamente, sino que viene de la palabra latina “octopus”. Pero esta palabra no era usada por los romanos, sino que fue inventada para el neolatín, una forma de esta lengua, usada desde el Renacimiento, para escribir tratados científicos.
es.wikipedia.org/wiki/Neolat%C…
Una de las obras más famosas publicadas en neolatín es, justamente, el Systema naturæ del sueco Carl Linneaus (Carolus Linnaeus en neolatín) que, en varias ediciones desde 1735, se propuso clasificar y darles un nombre científico (en neolatín, claro) a todos los seres vivos.
En su décima edición (1758) apareció la clase “vermes”, animales entre los cuales figuraba el “octopus”, parte del orden “octopodia”.
en.wikipedia.org/wiki/Vermes_i…
La palabra “octopus” seguro ya estaba en uso para referirse a un pulpo antes de esa décima edición, pero fue su publicación la que fijó su significado y la que causó que, eventualmente, se convirtiera en la palabra de uso común para referirse al animal en inglés.
Antes de eso, el inglés tenía otras palabras de uso común, como “preke”, “poor-cuttle”, “pourcontrel”, “eight-armed cuttle”, “devilfish” y (sorpresa) “polypus-fish”, “polyp” y “poulp”.
grammarphobia.com/blog/2014/02…
Pero íbamos a hablar de plurales y estamos a punto de llegar allí.
En inglés les gusta, a veces, formar el plural de las palabras que derivan del latín o del griego antiguo con los finales que esas palabras habrían tenido en su lengua original (y no con la terminación -s que es común para los plurales ingleses).
Esto sucede por la simple razón de que a algunas personas les suena más elegante.
Pero las reglas de pluralización en griego antiguo y latín son complejas, lo que nos lleva al asunto:
Como les conté en el LdL anterior, el latín es una lengua flexiva, en la que sustantivos y adjetivos cambian sus finales según la función gramatical que cumplan.
noblogo.org/lunes-de-lenguas/e…
Pero además, las reglas según las que cambian las palabras son diferentes dependiendo de a cuál de las cinco declinaciones pertenezca y a qué raíz tenga la palabra. (En griego antiguo pasa lo mismo, pero sólo tiene tres declinaciones).
Entonces, tanto el latín como el griego antiguo tienen muchísimas maneras de formar un plural.
En inglés contemporáneo usualmente se copian del plural nominativo. Para palabras de la segunda declinación latina, esto quiere decir que el singular que termina en -us se convierte en -i.
“Alumnus”, tanto en latín como en inglés, se vuelve “alumni” en plural.
Y así, por imitación, muchos angloparlantes dirían que el plural de “octopus” es “octopi”.
Como vimos, “octopus” no es una palabra latina, sino neolatina. Y, tras ser acuñada, se volvió parte de la tercera declinación latina. Ahí la raíz del genitivo es “octopod-” (vean el LdL anterior) y el nominativo plural es “octopodes”.
en.wiktionary.org/wiki/octopus…
¿Por qué? Porque viene del griego antiguo ὀκτώπους (así los griegos antiguos quizás no usaran la palabra para referirse a los pulpos).
Y en griego antiguo ὀκτώπους (októpus) es de la tercera declinación (griega), su raíz de genitivo es “ὀκτώποδ-” (októpod-) y su plural nominativo es ὀκτώποδες (octópodes).
Por eso, hay quienes proponen que un plural más correcto, en inglés, para “octopus” sería “octopodes”.
¿Pero es más correcto?
En cierto sentido sí, porque “octopus” no deriva de una palabra latina de la segunda declinación cuyo singular termine en -us y su plural en -i.
Pero en otro sentido, ambos plurales podrían ser igual de incorrectos.
Estos plurales parten de la pregunta “¿cómo lo habría dicho un hablante de la lengua en la que se originó esta palabra?”.
Como vimos, un romano antiguo no habría dicho “octopi” ni “octopodes”, sino “polypi”. Y un griego antiguo podría haber dicho “octopodes”, pero probablemente no para referirse a varios pulpos. Para eso quizás habría dicho “polypodes”.
¿Qué es correcto, entonces? Los plurales latinos o griegos en inglés no son obligatorios. Son sólo una preferencia. Pluralizar las palabras con -s siempre es válido.
Y por eso, para el diccionario de Merriam-Webster, “octopi” y “octopodes” son plurales válidos, así como lo es “octopuses”.
merriam-webster.com/dictionary…
(Dato curioso, en griego moderno, “pulpo” se dice χταπόδι (chtapódi), que viene, lo adivinaron, de ὀκτώπους).
SIRACIDE - Capitolo 38
Il medico e la medicina1Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui.2Dall'Altissimo infatti viene la guarigione, e anche dal re egli riceve doni.3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta, egli è ammirato anche tra i grandi.4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, l'uomo assennato non li disprezza.5L'acqua non fu resa dolce per mezzo di un legno, per far conoscere la potenza di lui?6Ed egli ha dato agli uomini la scienza perché fosse glorificato nelle sue meraviglie.7Con esse il medico cura e toglie il dolore,8con queste il farmacista prepara le misture. Certo non verranno meno le opere del Signore; da lui proviene il benessere sulla terra.
9Figlio, non trascurarti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà.10Allontana l'errore, regola le tue mani, purifica il cuore da ogni peccato.11Offri l'incenso e un memoriale di fior di farina e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.12Poi ricorri pure al medico, perché il Signore ha creato anche lui: non stia lontano da te, poiché c'è bisogno di lui.13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani;14anch'essi infatti pregano il Signore perché conceda loro di dare sollievo e guarigione per salvare la vita.15Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico.
Il lutto16Figlio, versa lacrime sul morto, e come uno che soffre profondamente inizia il lamento; poi seppelliscine il corpo secondo le sue volontà e non trascurare la sua tomba.17Piangi amaramente e alza il tuo caldo lamento, il lutto sia proporzionato alla sua dignità, un giorno o due per evitare maldicenze, poi consólati del tuo dolore.18Infatti dal dolore esce la morte, il dolore del cuore logora la forza.19Nella disgrazia resta il dolore, una vita da povero è maledizione del cuore.20Non abbandonare il tuo cuore al dolore, scaccialo ricordando la tua fine.21Non dimenticare che non c'è ritorno; a lui non gioverai e farai del male a te stesso.22Ricòrdati della mia sorte, che sarà anche la tua: ieri a me e oggi a te.23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo ricordo; consólati di lui, ora che il suo spirito è partito.
I mestieri manuali24La sapienza dello scriba sta nel piacere del tempo libero, chi si dedica poco all'attività pratica diventerà saggio.25Come potrà divenire saggio chi maneggia l'aratro e si vanta di brandire un pungolo, spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro e parla solo di vitelli?26Dedica il suo cuore a tracciare solchi e non dorme per dare il foraggio alle giovenche.27Così ogni artigiano e costruttore che passa la notte come il giorno: quelli che incidono immagini per sigilli e con pazienza cercano di variare le figure, dedicano il cuore a riprodurre bene il disegno e stanno svegli per terminare il lavoro.28Così il fabbro che siede vicino all'incudine ed è intento al lavoro del ferro: la vampa del fuoco gli strugge le carni, e col calore della fornace deve lottare; il rumore del martello gli assorda gli orecchi, i suoi occhi sono fissi sul modello di un oggetto, dedica il suo cuore a finire il lavoro e sta sveglio per rifinirlo alla perfezione.29Così il vasaio che è seduto al suo lavoro e con i suoi piedi gira la ruota, è sempre in ansia per il suo lavoro, si affatica a produrre in gran quantità.30Con il braccio imprime una forma all'argilla, mentre con i piedi ne piega la resistenza; dedica il suo cuore a una verniciatura perfetta e sta sveglio per pulire la fornace.
31Tutti costoro confidano nelle proprie mani, e ognuno è abile nel proprio mestiere.32Senza di loro non si costruisce una città, nessuno potrebbe soggiornarvi o circolarvi. Ma essi non sono ricercati per il consiglio del popolo,33nell'assemblea non hanno un posto speciale, non siedono sul seggio del giudice e non conoscono le disposizioni della legge. Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto, non compaiono tra gli autori di proverbi,34ma essi consolidano la costruzione del mondo, e il mestiere che fanno è la loro preghiera.
Differente è il caso di chi si applica a meditare la legge dell'Altissimo.
_________________Note
38,1-15 Sorprendente è l’apertura del Siracide nei confronti della medicina, vista come dono di Dio e manifestazione della sua provvidenza. La mentalità corrente, che attribuiva allora la malattia al peccato, sollecitava più il ricorso alla preghiera che alla medicina. Il testo ebraico reca: “Fatti amico il medico per le sue prestazioni”.
38,5 L’acqua… fu resa dolce: allusione all’episodio narrato in Es 15,23-25, dove Mosè gettò nell’acqua un legno per rendere potabili le sorgenti di Mara (“l’amara”), località nel deserto di Sur.
38,16-23 Anche per il lutto e le sue manifestazioni vengono raccomandate moderazione e discrezione (il periodo usuale del lutto era di sette giorni, qui se ne consigliano uno o due, v.17).
38,22b Il testo ebraico reca: “ieri a lui, oggi a te”.
38,24-34 La descrizione dei mestieri, viva e concreta, sembra ispirarsi a un antico testo sapienziale egiziano, intitolato La satira dei mestieri, risalente al secondo millennio.
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Approfondimenti
vv. 1-23. Il brano si divide in tre parti: l'importanza del medico (vv. 1-8), i consigli al malato (vv. 9-15) ed il comportamento in caso di lutto (vv. 16-23). L'onore dovuto al medico viene motivato religiosamente. Sono creature di Dio tanto lui (vv. 1b.12), quanto le piante medicinali (v. 4); la potenza di Dio ha creato il legno speciale che rese dolci le acque di Mara (v. 5; cfr. Es 15,23-25); da Dio provengono i doni (v. 2), la scienza (v. 6) e la guarigione (v. 2). Medici e farmacisti prolungano l'opera di Dio: Ben Sira li incoraggia nella ricerca di piante ed erbe medicinali, per curare le malattie (vv. 6-8). La loro stimata attività (vv. 3.6) merita di essere debitamente ricompensata. Forse nei confronti dei medici l'autore invita a superare pregiudizi antichi, risalenti probabilmente all'esempio negativo lasciato dall'empio Asa, re di Giuda: neanche nella malattia egli si rivolse a Dio, ma fece ricorso solo ai medici (cfr. 2Cr 16,12). Ben Sira è maestro di equilibrio: è giusto rivolgersi ai medici; ma, poiché il primo guaritore è Dio (cfr. Es 15,26), il fedele, prima di andare dal medico (vv. 12-14), deve pregare (v. 9), purificarsi (v. 10) e offrire sacrifici (v. 11). Infatti la malattia rimane pur sempre una sorta di punizione per il peccato, secondo la teoria deuteronomica della retribuzione (vv. 10-11; cfr. Dt 28,21-29). Chi pecca contro il creatore, fa il forte coi medici (v. 15b: così l'ebraico), ma cade nelle loro mani (ivi: così il greco). L'ultimo brano (vv. 16-23) riguarda le norme per regolare le cerimonie funebri (cfr. Ger 9,16-19; Ez 24,15-24; Mt 9,23; Mc 5,38). Ben Sira invita a proporzionare tempi e forme alla dignità del morto: bastano uno o due giorni di lamento per non incorrere nelle critiche (v. 17c); poi è già tempo di consolare lo spirito (vv. 17d.23b). L'atteggiamento di Davide dopo la morte del figlio di Betsabea è certamente presente (cfr. 2Sam 12,19-24). Il dolore non è utile al morto e fa male a chi lo prova (v. 21b), che è generalmente già esposto alle miserie dolorose dell'esistenza (vv. 18-19). Il pensiero dell'avvenire, che il greco esplicita in rapporto alla morte, deve spingere al superamento del lutto (v. 20b; cfr. 14,12.17).
vv. 24-34b. Il componimento, di 22 distici (cfr. 1,11-30; 51,13-30), è dedicato ai lavori manuali. Ben Sira ne riconosce la dignità socio-religiosa, ma ne dichiara apertamente i limiti rispetto all'attività dello scriba. L'accenno a quest'ultimo incornicia il brano (vv. 24.34cd). Il corpo del testo comprende quattro bozzetti: il lavoro dell'aratore(v. 25-26), del costruttore e incisore (v. 27), del fabbro (v. 28) e del ceramista (vv. 29-30). Ben Sira, dopo aver chiuso ogni quadro col riferimento alla fatica delle veglie notturne (agrypnia: vv. 26b.27f.28h.30d), tira le somme: tutti costoro hanno acquisito un'esperienza comunque utile, una sorta di saggezza elementare (v. 31b), che è tecnicamente necessaria per costruire la città (vv. 31-32; cfr. Es 31,1-6; Ez 27,8), ma nessuno può spingersi in campi di rilevanza sociale e giuridica, religiosa e culturale (vv. 33-34). Anche la loro preghiera ha il respiro corto del loro orizzonte (v. 34b). L'immagine complessiva non è negativa. Anzi conferma un atteggiamento già noto (10,27; 11,20; 40,18): attraverso il tardo-giudaismo, la stima per il lavoro manuale giungerà fino al Nuovo Testamento e sarà presente nella vita di Paolo (cfr. At 18,3; 1Cor 9,4-7; Fil 4,15-18). Il giudizio negativo – l'abbiamo visto – Ben Sira lo formula sulle attività commerciali: tra le pieghe del comperare e del vendere facilmente si incunea la colpa (26,29; 27,2). Il brano sui lavori manuali viene solitamente accostato alla satira egiziana dei mestieri – le cosiddette Istruzioni di Duauf – risalente alla XII dinastia (ca. 1991-1786 a.C.). Salvo qualche contatto lessicale, bisogna però escludere analogie di genere e, in certo senso, anche di temi. Ben Sira non ridicolizza i mestieri, peraltro limitati a quelli della Palestina. Diversamente si comporta il protagonista dei testi egiziani, a lungo copiati e molto diffusi fino al XIII sec. a.C. Nell'intento di incoraggiare il figlio a diventare scriba, per assicurargli un mestiere sicuro e distinto nella società e a corte, egli ricorre ad una satira di maniera, con cui mette alla berlina contadini e fabbri, carpentieri e barbieri, mercanti e carrettieri, cacciatori e pescatori. Sono sporchi, oscuri e comunque servi di qualcuno; solo lo scriba è padrone di se stesso e conduce una vita cui non mancano cibo, salute e prestigio.
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
BRUTALE
Ho le mani lorde di sangue posso lavarmi con la candeggina?
Gli artigli, le spine, calda una birra, bere piscio; devo rimediare e l'acqua e il sapone portan batteri - meglio le garze sterili ma ecco sangue già secco: le donai col primo proiettile e ora mi è passata la sbronza - meglio brutale, meglio pestar merda in infradito, meglio impiccarmi alla cintura del mio amante dopo ore di sesso sfrenato e mi flagella la sua – – - meglio pianger sangue da orifizi ad hoc creati appositamente specialmente immantinente col ventilatore a trapanarmi, sì? I timpani, che altro?
Meglio tumefatto e vivo che la carta morta che l'oblio educato post-clinica.
Viva i farmaci che mi salvano viva la voce e gli occhi che senton sproloquiare su perché io Pènteo son Dioniso ed Edìpo e mio padre e quella stronza immane con cui divido il sangue, viva la vita, ma che vita è questa?
Dove si trova ancora la luna? Dov'è il cadavere dell'inibizione? Lasciatemelo stuprare dilaniare profanare come un milite russo sulla linea di fuoco, come Napalm dugli alberi umani come veleno nelle mie viscere.
Mi frusto e vengo e piango.
[vortex]il dinamismo Umberto] D [danno il lucido le formattate o] finarte fiutano gli addestramenti trentotto di memoria liberata nota] della disposizione delle stanze al secondo [nota] una parte può essere resa instabile] lavorano] un Boccioni fa bella figura lo] spolvera invito alla consegna il terreno] indurito le cupole le reliquie restituite
Crash
(Sto scrivendo questo testo con questa canzone in sottofondo YT Inv )
Perché tornare dopo 4 mesi.
Ero convintissimo di stare bene, il campeggio mi aveva fatto bene, avevo superato una parte del problema e tanto mi bastava per ignorarlo. Sapevo chi ero in parte, chi sono ora, ma chi ero in passato. Non riesco ad affrontarlo. C'è una piccola parte di me non riesce ad accontentarsi, non riesce a stare tranquillo e se vogliamo ci possiamo aggiungere anche quella parte di me critica che trascina le aspettative che avevano di me e la parte delusa che è sempre più convinta che mi deluderò prima o poi. “Non hai mai concluso niente, perché dovresti riuscirci questa volta”. La mia piccola fonte di orgoglio si sta esaurendo e sto cercando di crearla un'altra ma il mio freno, sono io. La clessidra è per me un simbolo forte, perché io ho sempre sentito la facoltà di correre, di fare tutto entro un tot, che non sapevo manch'io quand'era ma raggiunto sarebbe finito il mio tempo. Ora vedo quella clessidra, è finita.
Avvolte la associavo alla vita, io ci ho fatto un serie di raggionamenti di come la vita fosse una clessidra “appena ti giri è finita”. Ma ora sono convinto che la mia clessidra non sia la vita, ma le mie aspettative.
Tutto ciò che faccio, tutti gli obbiettivi raggiunti non mi soddisfano, non riesco a riempire quel vuoto creato dalla fine della clessidra, c'è uno spazio enorme e continuerà a espandersi come un cancro.È tutto inutile, è finita.
E quindi che scrivo a fare
Perché ci spero, la speranza è l'ultima a morire no? Mi sa che morirà con me nella tomba come stanno andando le cose. È inutile che raggiunga i miei traquardi, i miei obbiettivi, è finita. Il mese di Agosto di quest'anno era paragonabile ai tre mesi di inferno del 2020. Crolli emotivi, mental breakdown, ero distrutto. Mi sono ripreso a Settembre per cadere (in modo meno ripido) di nuovo. So che la cima è difficile e cadere è parte del percorso ma se non riuscirò a tacere quelle parti di me, anzi, se non riuscirò a calmarle, sarà tutto inutile. Forse per questo, la notte di Agosto, sentivo che la mia vita fosse vissuta da qualcun'altro, che segue i miei consigli dall'esterno e fa ciò che gli dico, ma mai come se fossi d'avvero io. Perché IO sono Ele e perché LUI è Luigi.
È finita?
Jason Isbell - Something More Than Free (2015)
Southeastern, uscito nel 2013, mi era piaciuto così tanto da diventare non solo una sorta di mantra giornaliero che usciva dalle casse dello stereo, ma era stato in grado di asfaltare ogni concorrente e fregiarsi della palma del miglior disco del 2013. Un'opinione condivisa non solo da parte della critica italiana, soprattutto quella che guarda alla musica proveniente dagli States, ma anche dal pubblico americano, che premiò quell'album spingendolo alla posizione numero 23 della top 200 di Billboard. Southeastern ha rappresentato la rinascita artistica di un musicista che, dopo la militanza nei Drive- By Truckers, aveva smarrito la rotta, affogando il proprio tormento interiore in fiumi d'alcool e nebbie oppiacee... artesuono.blogspot.com/2015/09…
Ascolta il disco: album.link/s/6A0bAjzeIl7JYaxDr…
SIRACIDE - Capitolo 37
Gli amici e i consiglieri1Ogni amico dice: “Anch'io sono amico”, ma c'è chi è amico solo di nome.2Non è forse un dolore mortale un compagno e amico che diventa nemico?3O inclinazione al male, come ti sei insinuata per ricoprire la terra di inganni?4C'è chi si rallegra con l'amico quando tutto va bene, ma al momento della tribolazione gli è ostile.5C'è chi si affligge con l'amico per amore del proprio ventre, ma di fronte alla battaglia prende lo scudo.6Non dimenticarti dell'amico nell'animo tuo, non scordarti di lui nella tua prosperità.⊥7Ogni consigliere esalta il consiglio che dà, ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio.8Guàrdati da chi vuole darti consiglio e prima infórmati quali siano le sue necessità: egli infatti darà consigli a suo vantaggio; perché non abbia a gettare un laccio su di te9e ti dica: “La tua via è buona”, ma poi si tenga in disparte per vedere quel che ti succede.10Non consigliarti con chi ti guarda di sbieco e nascondi le tue intenzioni a quanti ti invidiano.11Non consigliarti con una donna sulla sua rivale e con un pauroso sulla guerra, con un mercante sul commercio e con un compratore sulla vendita, con un invidioso sulla riconoscenza e con uno spietato sulla bontà di cuore⊥, con un pigro su una iniziativa qualsiasi e con un salariato sul raccolto, con uno schiavo pigro su un lavoro importante. Non dipendere da costoro per nessun consiglio.12Frequenta invece un uomo giusto, di cui sai che osserva i comandamenti e ha un animo simile al tuo, perché se tu cadi, egli saprà compatirti.13Attieniti al consiglio del tuo cuore, perché nessuno ti è più fedele.14Infatti la coscienza di un uomo talvolta suole avvertire meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare.15Per tutte queste cose invoca l'Altissimo, perché guidi la tua via secondo verità.
Vera e falsa saggezza16Principio di ogni opera è la parola, prima di ogni azione c'è la riflessione.17Radice di ogni mutamento è il cuore,18da cui derivano quattro scelte: bene e male, vita e morte, ma su tutto domina sempre la lingua.
19C'è l'esperto che insegna a molti, ma è inutile a se stesso.20C'è chi posa a saggio nei discorsi ed è odioso, e finisce col mancare di ogni cibo;21il Signore non gli ha concesso alcun favore, perché è privo di ogni sapienza.22C'è chi è saggio solo per se stesso e i frutti della sua intelligenza si notano sul suo corpo.23Un uomo saggio istruisce il suo popolo, i frutti della sua intelligenza sono degni di fede.
24Un uomo saggio è colmato di benedizioni, tutti quelli che lo vedono lo proclamano beato.25La vita dell'uomo ha i giorni contati, ma i giorni d'Israele sono senza numero.26Il saggio ottiene fiducia tra il suo popolo, e il suo nome vivrà per sempre.
Esortazione alla temperanza27Figlio, per tutta la tua vita esamina te stesso, vedi quello che ti nuoce e non concedertelo.28Difatti non tutto conviene a tutti e non tutti approvano ogni cosa.29Non essere ingordo per qualsiasi ghiottoneria e non ti gettare sulle vivande,30perché l'abuso dei cibi causa malattie e l'ingordigia provoca le coliche.31Molti sono morti per ingordigia, chi invece si controlla vivrà a lungo.
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Approfondimenti
vv. 1-15. Due campi in cui si rivela l'importanza della scelta: l'amicizia (vv. 1-6) ed i consiglieri (7-15). Il primo brano è una dolorosa messa in guardia contro coloro che sono amici di nome e poi si trasformano in nemici (cfr. 6,5-17; 22,19-26). L'esortazione finale incoraggia a essere fedele all'amico (cfr. 27,17). L'inclinazione malvagia (v. 3; cfr. 27,6; 15,14), cui si imputano le gravi offese fatte contro l'amicizia, diventerà un tema importante nell'antropologia rabbinica a commento di Gn 6,5. Il secondo brano invita a distinguere i consiglieri: da un lato quelli mossi da interessi personali (vv. 7-11) e dall'altro l'uomo pio, la coscienza e la preghiera (vv. 12-15). In 32,18 Ben Sira aveva detto che un uomo assennato non trascura l'avvertimento: qui presenta una lista di persone inaffidabili (vv. 10-11). Tra gli altri, una donna che consiglia in merito alla sua “rivale”: altra spia del regime di bigamia (cfr. 26,6; 1Sam 1,2-7). Conviene fidarsi, invece, dell'uomo pio, che osserva i comandamenti e sa porsi in sintonia spirituale (v. 12); del proprio cuore, fedele come nessuno (v. 13), e della propria coscienza, più perspicace di sette astrologi (v. 14). Evidente la polemica contro gli Ebrei che li consultavano al tempo di Ben Sira. Soprattutto il buon consiglio viene dalla preghiera (v. 15; cfr. 38,9; Is 38,2-3).
vv. 16-31. La pericope, essenzialmente pratica, è introdotta da uno schizzo teorico riguardante i rapporti della parola e della riflessione con l'azione, del cuore col cambiamento in bene o in male (vv. 16-18b). Si conclude col ruolo determinante della lingua (v. 18c). Seguono due parti: una sui vari tipi di saggi (vv. 19-26) ed una sulla moderazione, specie nel mangiare (vv. 27-31). Per orientarsi nel cercare uomini saggi utili al popolo (v. 23), Ben Sira indica il criterio del saper essere utili anche a se stessi (v. 19.22) e del non fermarsi alle parole (v. 20-21). Offre in anticipo un abbozzo (vv. 24.26) del saggio di 39,1-11. Per i «giorni senza numero di Israele» (v. 25), cfr. 44,13-14. Poi Ben Sira esorta il “figlio” a mettersi alla prova e a non concedersi ciò che nuoce (v. 27). Ribadito il principio generale, secondo cui non tutto giova a tutti (v. 28; 1Cor 6,12), Ben Sira descrive l'ingordo che finisce per ammalarsi (vv. 29-30), se non per morire (v. 31). Viene così introdotta la pericope successiva su malattia e morte.
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Mikal Cronin - MCIII (2015)
Non c’è niente di meno rock’n’roll della serenità, e Schopenhauer ha fatto più danni del proibizionismo. Quando scriveva che per condurre un’esistenza felice occorre abbandonare le passioni, i desideri e qualsiasi ambizione, praticamente stava affermando che la felicità non appartiene a questo mondo. Quindi tanto vale mettersi il cuore in pace e accontentarsi del suo surrogato sfigato: la serenità appunto. Grazie per la premurosa dritta, Arthur, ma se proprio dobbiamo viverla, questa cosa inspiegabile chiamata vita, allora vogliamo essere felici, non sereni. E non c’è niente di più rock’n’roll della felicità. Perché comporta il rischio dell’infelicità, il guasto di fallirla... ondarock.it/recensioni/2015_mi…
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