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SIRACIDE - Capitolo 21


Fuggire il peccato1Figlio, hai peccato? Non farlo più e chiedi perdono per le tue colpe passate.2Come davanti a un serpente, fuggi il peccato: se ti avvicini, ti morderà. Denti di leone sono i suoi denti, capaci di distruggere vite umane.3Ogni trasgressione è spada a doppio taglio, non c'è guarigione alle sue ferite.4Spavento e violenza disperdono la ricchezza, ⌈così la casa del superbo sarà devastata.⌉5La preghiera del povero sale agli orecchi di Dio e il giudizio di lui sarà a suo favore.6Chi odia il rimprovero segue le orme del peccatore, ma chi teme il Signore si converte nel cuore.7Da lontano si conosce chi è abile nel parlare, ma l'assennato avverte quando inciampa.8Chi costruisce la sua casa con ricchezze altrui è come chi ammucchia pietre per il sepolcro.9Ammasso di stoppa è una riunione di iniqui, la loro fine è una fiammata di fuoco.10La via dei peccatori è ben lastricata, ma al suo termine c'è il baratro infernale.

Il saggio e lo stolto11Chi osserva la legge domina il suo istinto, il timore del Signore conduce alla sapienza.12Chi non è perspicace non può essere istruito, ma c'è anche una perspicacia ⌈che riempie di amarezza.⌉13La scienza del saggio cresce come un diluvio e il suo consiglio è come sorgente di vita.14L'intimo dello stolto è come un vaso frantumato, non può contenere alcuna scienza.15Se un assennato ascolta un discorso intelligente, lo approva e vi aggiunge dell'altro; se l'ascolta un dissoluto, se ne dispiace e lo getta via, dietro le spalle.16Le spiegazioni dello sciocco sono come un fardello nel cammino, ma il parlare del saggio reca diletto.17La parola del prudente è ricercata nell'assemblea, sui suoi discorsi si riflette seriamente.

18Per lo stolto la sapienza è come casa in rovina, e la scienza dell'insensato è un insieme di parole astruse.19Ceppi ai piedi è l'istruzione per l'insensato e come catene alla sua destra.20Lo stolto alza la sua voce quando ride, ma l'uomo saggio sorride appena sommessamente.21Come ornamento d'oro è l'istruzione per chi ha senno, è come un monile al braccio destro.22Il piede dello stolto entra subito in una casa, ma l'uomo prudente è rispettoso verso gli altri.23Lo stolto spia dalla porta dentro una casa, l'uomo educato invece se ne sta fuori.24È cattiva educazione origliare alla porta, l'uomo prudente ne resterebbe confuso.25Le labbra degli stolti raccontano sciocchezze, ma le parole dei prudenti sono pesate sulla bilancia.26Il cuore degli stolti sta sulla loro bocca, mentre bocca dei saggi è il loro cuore.27Quando un empio maledice l'avversario, maledice se stesso.28Chi mormora diffama se stesso ed è detestato dal suo vicinato⊥.

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Approfondimenti


Il c. 21 si divide in due parti: la prima, di intonazione religiosa, invita a evitare il peccato e a prendere la via della conversione (vv. 1-10); la seconda, più a carattere sociale, mette a confronto il saggio e lo stolto (vv. 11-28). Numerose le immagini in tutto il capitolo. Sono da notare due hapax: kataplēgmos (v. 4a) e satanas (v. 27a). Il primo, reso con “spavento”, sembra indicare la capacità di intimorire ostentando ricchezza e forza; il secondo, reso con “avversario”, è detto dell'uomo pio che viene maledetto dall'empio. In base a Gn 12,3, Ben Sira forse intende che l'empio, maledicendo il pio Ebreo, in realtà maledice sé stesso ed il suo istinto cattivo. Probabilmente l'ebraico aveva qui il termine yēṣer, con significato ancora neutro (cfr. 15,14). Va notato che all'epoca di Ben Sira il termine “satana” non aveva più il senso generico di avversario militare o politico (cfr. Nm 22,22.32; 1Sam 29,4; 2Sam 19,23; 1Re 5,18; 11,25; Sal 109,6), ma era già considerato come un essere personale malefico (cfr. Gb 1-2; 1Cr 21,1). L'immagine del leone (v. 2c) e dell'avversario/diavolo sono collegate in 1Pt 5,8-9.

** vv.1-10**. Il tema del peccato lega gli undici distici: all'inizio le immagini del serpente, del leone e della spada a doppio taglio ne rendono plasticamente i pericoli (vv. 1-2; cfr. 27,10; Pr 5,4; 23,32); alla fine la minaccia degli inferi per i peccatori, che camminano su pietre lisce, fa riflettere sulle conseguenze per la retribuzione personale (v. 10; cfr. 2,10); al centro chi rifiuta il rimprovero per seguire le orme dei peccatori è posto in contrasto con colui che, temendo Dio, imbocca la strada della conversione (v. 6). Vi sono, poi, alcuni richiami tematici: la trasgressione della legge (anomia), malattia senza medicina, si collega con i trasgressori, che finiscono presto, come stoppa che avvampa nel fuoco (vv. 3.9; cfr. Prol 36; 23,11; 41,18); il superbo, la cui casa va in rovina, richiama colui che ricorre a ricchezze altrui per costruire non una casa ma un sepolcro (vv. 4.8); la preghiera del pentito rimanda a quella del povero, subito esaudita da Dio (vv. 1.5); lo scivolare dell'assennato contrasta con quello del linguacciuto (v. 7; cfr. 20,18a).

vv. 11-28. Nel ritratto del saggio figurano vari elementi, per lo più noti: anzitutto l'osservanza della legge e il timore del Signore (v. 11; cfr. 19,23); poi scienza abbondante e sorgiva (v. 13), che apprezza e completa quella altrui (v. 15), si fa ricercare per grazia (v. 16), prudenza (v. 17) e capacità di silenzio (v. 20). La saggezza è visibile come splendidi ornamenti (v. 21), ma anche nascosta e rispettosa: frena piedi, occhi, orecchie e labbra dal mancare di rispetto (vv. 22-25) e guida la bocca nel cuore (v. 26). Lo stolto è come un vaso rotto che non trattiene la scienza (v. 14); non impara da quella altrui (v. 15cd) e disprezza la sapienza come fosse una casa in rovina (v. 19); parla a voce alta (v. 20) ed è pesante come un fardello (v. 16); è precipitoso, curioso e maleducato (vv. 22-25). Poiché la bocca comanda il cuore (v. 26), non si rende conto che sbaglia a prendersela con l'avversario e con gli altri, invece che con se stesso (vv. 27-28). Nel v. 12 il concetto di panourgia è ambivalente: la capacità può portare al bene o al male (cfr. 19,23; 37,19).

Conclusione. Il c. colleziona massime ispirate a tematiche tradizionali, sia religiose (peccato e trasgressione della legge, preghiera e conversione), che sapienziali. Provvisorietà e ironia accompagnano le conquiste degli stolti e degli empi. Sullo sfondo c'è una società attraversata da varie inquietudini, anche se vengono ribaditi concezioni e atteggiamenti già noti. Viene riaffermata la fiducia in un Dio che “presto” fa giustizia al povero (v. 5b), ristabilendo il diritto secondo la sapienza tradizionale.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[rotazioni] -sbadigliava spesso alle mosche

con tecnica a freddo portano] un campo dentro oppure] all'interno con le secchie vedere è impressione come] la parte lucida due movimenti di facciata del terrazzo invecchia [in un dito di salnitro] salutano per farla breve in giro le foglie fanno] secchi i tombini la] parte lucida fanno [a] fatica una moscaròla alla finestra gli ascolti [calano


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chi verrà oggi alla mostra di Laura Sunstein in Camera verde avrà la sorpresa di trovare anche copie del n. 19 della “Scuola delle cose” (Lyceum/Mudima, 2025), dedicato alle scritture di ricerca. la mostra è qui: differx.noblogs.org/2025/10/02…


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Roadpol, il network internazionale delle polizia stradali, conclude la campagna Safety Days


Roadpol è una rete di cooperazione tra le Polizie Stradali, nata sotto l'egida dell'Unione Europea, a cui aderiscono tutti gli Stati Membri dell'UE (ad eccezione di Grecia e Danimarca), oltre a Svizzera, Serbia, Turchia, Moldavia, Macedonia del Nord, Ucraina e Albania. La Polizia dell'Emirato di Dubai (Emirati Arabi Uniti) partecipa in qualità di osservatore.

L'attività principale di ROADPOL è il controllo del traffico sulle strade, ma svolgiamo anche campagne di prevenzione degli incidenti. Poiché sempre più episodi di criminalità sulle strade sono commessi da conducenti o passeggeri o utilizzano i veicoli come strumento per commettere reati, abbiamo avviato trattative con le forze dell'ordine internazionali per una cooperazione efficace.

Recentemente Si è conclusa la campagna congiunta di sicurezza stradale “Safety Days”, promossa da Roadpol European Roads Policing Network, che si è inserita nell’ambito della “Settimana Europea della Mobilità” svolta dal 16 al 22 settembre.

L'iniziativa mirava a raggiungere l'obiettivo europeo di zero vittime sulle strade in una singola giornata.

Durante la campagna sono state impiegate 5830 pattuglie sul territorio nazionale italiano, controllati 28.239 veicoli e contestate 6.103 sanzioni per eccesso di velocità, 1.460 per mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta, 636 per uso del cellulare durante la guida e 34 per mancato uso del casco. Sono state inoltre ritirate 1.135 patenti e decurtati 26.730 punti.

Polizia stradale

L'attività si è concentrata sul contrasto alle principali cause di incidentalità: eccesso di velocità, mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta (incluse le cinture e i seggiolini per bambini), uso del cellulare alla guida e mancato uso del casco protettivo. Particolare attenzione è stata rivolta agli utenti vulnerabili delle due ruote (motocicli, ciclomotori, biciclette e monopattini), evidenziando l'importanza di una condotta responsabile non solo da parte loro, ma anche degli altri utenti della strada.

#roadpol

#safetydays

#SettimanaEuropeadellaMobilità


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Roadpol, il network internazionale delle polizia stradali, conclude la campagna Safety Days


Roadpol è una rete di cooperazione tra le Polizie Stradali, nata sotto l'egida dell'Unione Europea, a cui aderiscono tutti gli Stati Membri dell'UE (ad eccezione di Grecia e Danimarca), oltre a Svizzera, Serbia, Turchia, Moldavia, Macedonia del Nord, Ucraina e Albania. La Polizia dell'Emirato di Dubai (Emirati Arabi Uniti) partecipa in qualità di osservatore.

L'attività principale di ROADPOL è il controllo del traffico sulle strade, ma svolgiamo anche campagne di prevenzione degli incidenti. Poiché sempre più episodi di criminalità sulle strade sono commessi da conducenti o passeggeri o utilizzano i veicoli come strumento per commettere reati, abbiamo avviato trattative con le forze dell'ordine internazionali per una cooperazione efficace.

Recentemente Si è conclusa la campagna congiunta di sicurezza stradale “Safety Days”, promossa da Roadpol European Roads Policing Network, che si è inserita nell’ambito della “Settimana Europea della Mobilità” svolta dal 16 al 22 settembre.

L'iniziativa mirava a raggiungere l'obiettivo europeo di zero vittime sulle strade in una singola giornata.

Durante la campagna sono state impiegate 5830 pattuglie sul territorio nazionale italiano, controllati 28.239 veicoli e contestate 6.103 sanzioni per eccesso di velocità, 1.460 per mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta, 636 per uso del cellulare durante la guida e 34 per mancato uso del casco. Sono state inoltre ritirate 1.135 patenti e decurtati 26.730 punti.

Polizia stradale

L'attività si è concentrata sul contrasto alle principali cause di incidentalità: eccesso di velocità, mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta (incluse le cinture e i seggiolini per bambini), uso del cellulare alla guida e mancato uso del casco protettivo. Particolare attenzione è stata rivolta agli utenti vulnerabili delle due ruote (motocicli, ciclomotori, biciclette e monopattini), evidenziando l'importanza di una condotta responsabile non solo da parte loro, ma anche degli altri utenti della strada.

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Joe Henry - Invisible Hour (2014)


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Lungo viaggio attraverso le parole e l'anima di Joe Henry, Invisible Hour è quello che si potrebbe facilmente definire il personale stream of consciusness del folksinger americano, insomma quel famigerato “flusso di coscienza” che dal padre James Joyce a Van Morrison si è spesso trasposto anche nella musica popolare, con risultati “astrali”. L'idea non è forzata, a patto certo di distinguere linguaggi e stili, che nel caso di Henry significano una forma di ballata elegante e scarna al tempo stesso, una perfezione quasi formale raggiunta dal suo modo di cantare, mai troppo lodato eppure riconoscibilissimo, e di raccontare i versi, tra schegge acustiche e delicate decorazioni degli strumenti a fiato... artesuono.blogspot.com/2014/06…


Ascolta il disco: album.link/i/1752488198



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Joe Henry - Invisible Hour (2014)


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Lungo viaggio attraverso le parole e l'anima di Joe Henry, Invisible Hour è quello che si potrebbe facilmente definire il personale stream of consciusness del folksinger americano, insomma quel famigerato “flusso di coscienza” che dal padre James Joyce a Van Morrison si è spesso trasposto anche nella musica popolare, con risultati “astrali”. L'idea non è forzata, a patto certo di distinguere linguaggi e stili, che nel caso di Henry significano una forma di ballata elegante e scarna al tempo stesso, una perfezione quasi formale raggiunta dal suo modo di cantare, mai troppo lodato eppure riconoscibilissimo, e di raccontare i versi, tra schegge acustiche e delicate decorazioni degli strumenti a fiato... artesuono.blogspot.com/2014/06…


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Inktober 2025 – Però per scritto – 2/10 – Weave

L'Inktober ( inktober.com/ ) è un'iniziativa che ricorre ogni anno: 31 prompt per realizzare altrettante illustrazioni, così da stimolare la creatività e non soccombere all'apatia. K&S quest'anno partecipano congiuntamente. K, da brava illustratrice, posterà i propri disegni sui propri social. S, da totale inetto per quanto riguarda disegno e grafica, parteciperà realizzando brevi raccontini. Si, siamo al corrente che esiste anche un'iniziativa analoga per chi preferisce creare racconti. Ma siamo anticonformisti, che ci volete fare.

Ogni giorno verrà pubblicato qui un racconto, ispirato dalla parola del giorno.

2/10 – Weave

Che cosa bellissima l'amicizia! E l'amore, ah, l'amore, due persone che scelgono di unirsi in qualcosa più grande di loro! Ma anche semplicemente due persone che si incontrano, si stringono la mano, e da allora possono dire di conoscersi! Che bella la società, tanti legami, qualcuno si forma, qualcuno si sfalda, qualcuno si ricrea, una fantastica sinfonia di battiti di cuore, sguardi, parole, intese, litigi, lacrime, urla! Incredibile come una singola persona sia legata a così tante altre, con così tanti interessi diversi, così tanti momenti vissuti assieme!

E che cosa fantastica poter descrivere chiaramente tutti questi collegamenti, vederli tutti disposti innanzi a sé in un diagramma, tutti i rapporti di conoscenza dell'intera umanità rappresentati in un caos organizzato di collegamenti, nodi, divergenze, convergenze, ricami, uno sconfinato tessuto. Una tela. Una rete.

Eh ma d'altronde, fratelli e sorelle mie, non c'è niente da fare, gli umani con la tecnologia ci sanno proprio fare. Non è mica uno scherzo gestire gli interessi e i collegamenti dell'intera specie attraverso quello che chiamano “computer”. Inoltre, aver realizzato queste postazioni comodissime per i nostri corpi, così diversi dai loro, è stato proprio un tocco di classe.

Quasi un po' mi dispiace che presto li faremo ammazzare tutti quanti a vicenda.

Oh, intendiamoci, non è questione di odio. A me stanno pure simpatici, e non ci vedo nemmeno nulla di male nel fatto che ci abbiano dato un lavoro. Gli umani l'hanno fatto tante volte nella loro storia, pensate alle mucche o i cavalli o gli asini usati per trainare i carri, o i cani da caccia, o i piccioni viaggiatori. Lo fanno anche l'un l'altro, qualcuno lo chiamano “padrone” e qualcuno lo chiamano “dipendente”, quello che facciamo noi è semplicemente business. Business immensamente redditizio, se posso permettermi. Uno degli accordi più illuminati della storia. In fondo, ci è bastato riuscire a comunicare le nostre intenzioni, e gli umani sono stati d'accordo sostanzialmente da subito. Rappresentavamo il miglior sistema per realizzare il loro progetto: eravamo già nelle case di tutti quanti, conoscevamo i loro interessi e il funzionamento della loro società, e in fondo chiediamo davvero poco in quanto a compenso.

Il fatto è che gli umani, a volte, fanno il passo più lungo della gamba: avevano creato tutto questo sistema informatico per rappresentare e gestire la loro società, ma gli mancava la cosa più fondamentale: un sistema per farla funzionare “davvero”, un modo in cui la rete di ciascuno di loro si sarebbe potuta espandere secondo i propri interessi: persone che potresti conoscere, pagine che potrebbero piacerti, gruppi di cui potresti voler fare parte. Impensabile che il sistema avesse potuto funzionare senza una mente dietro, gli umani sono troppo sprovveduti per decidere da soli cosa amare e cosa odiare.

Ed eccoci qua, a fare ciò che facciamo da sempre: tessere la nostra tela, solo che stavolta lo facciamo spostando dati e informazioni. E come sono contenti, gli umani, quando gli consigliamo qualcosa che li fa arrabbiare! Si indignano, commentano, condividono, si insultano, e così ci danno ancora più informazioni, e dunque prossima volta saremo ancora più precisi, e gli mostreremo proprio ciò che vogliono vedere. Ovvio, loro diranno che non è così, ma sotto sotto lo sappiamo benissimo quanto amino arrabbiarsi, specialmente con chi non la pensa allo stesso modo. Sono secoli che i nostri “colleghi” osservano questo curioso comportamento nelle loro case, e sono secoli che li ascoltiamo, con le vibrazioni delle nostre tele. Chi li conosce meglio di noi?

Neanche si rendono conto di quanto sia stato facile portarli a un passo dal baratro. Inizialmente, ve l'assicuro, non eravamo neanche sicuri fosse la cosa giusta da fare, però ormai penso di parlare a nome di tutti quando dico che se ciò che vediamo sui nostri schermi è davvero la rappresentazione della loro società, e ahimè sappiamo che le cose stanno proprio così, allora per il loro stesso bene dobbiamo continuare in questa direzione, e lasciare che si annientino a vicenda. Non sono recuperabili, non possiamo salvarli. Possiamo soltanto incoraggiarli verso l'unica direzione possibile.

E dunque fratelli e sorelle, fate lavorare le vostre otto zampe, e come accade da sempre continuate a tessere la vostra tela: il giorno della nostra vittoria è sempre più vicino!


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SIRACIDE - Capitolo 20


La preziosità del silenzio1C'è un rimprovero che è fuori tempo⊥, c'è chi tace ed è prudente.2Quanto è meglio rimproverare che covare l'ira!3Chi si confessa colpevole evita l'umiliazione.4Come un eunuco che vuol deflorare una ragazza, così chi vuole fare giustizia con la violenza.⊥5C'è chi tace ed è ritenuto saggio, e chi è riprovato per la troppa loquacità.6C'è chi tace, perché non sa che cosa rispondere, e c'è chi tace, perché conosce il momento opportuno.7L'uomo saggio sta zitto fino al momento opportuno, il millantatore e lo stolto non ne tengono conto.8Chi esagera nel parlare si renderà riprovevole, chi vuole imporsi a tutti i costi sarà detestato.⌈Com'è bello quando chi è biasimato mostra pentimento,perché così tu sfuggirai a un peccato volontario.⌉

Non fidarsi delle apparenze9Nelle disgrazie qualcuno può trovare un vantaggio, ma c'è un profitto che si può cambiare in perdita.10C'è una generosità che non ti arreca vantaggi e c'è una generosità che rende il doppio.11C'è un'umiliazione che viene dalla gloria e c'è chi dall'abbattimento alza la testa.12C'è chi compra molte cose con poco e chi le paga sette volte il loro valore.13Il saggio si rende amabile con le sue parole, ma le cortesie degli stolti sono sciupate.

14Il dono di uno stolto non ti giova,⌈e ugualmente quello dell'invidioso, perché è frutto di costrizione;⌉i suoi occhi, infatti, sono molti invece di uno.15Egli dà poco, ma rinfaccia molto; apre la sua bocca come un banditore. Oggi fa un prestito e domani lo richiede; quanto è odioso un uomo del genere!16Lo stolto dice: “Non ho un amico, non c'è gratitudine al bene che faccio”. Quelli che mangiano il suo pane sono lingue cattive.17Quanti si burleranno di lui, e quante volte!Poiché non accoglie l'avere con spirito retto,e il non avere gli è ugualmente indifferente.

Guardarsi dal parlare intempestivo e dalla menzogna18Meglio inciampare sul pavimento che con la lingua; è così che la caduta dei cattivi giunge rapida.19Un discorso inopportuno è come un racconto inopportuno: è sempre sulla bocca dei maleducati.20Non si accetta un proverbio dalla bocca dello stolto, perché non lo dice mai a proposito.

Rispetto umano e menzogna21C'è chi è trattenuto dal peccare a causa della miseria e quando riposa non avrà rimorsi.22C'è chi si rovina per rispetto umano e di fronte a uno stolto si dà perduto⊥.23C'è chi per rispetto umano fa promesse a un amico, e in tal modo gratuitamente se lo rende nemico.

24Brutta macchia nell'uomo la menzogna, è sempre sulla bocca dei maldicenti.25Meglio un ladro che un mentitore abituale, tutti e due avranno in sorte la rovina.26L'abitudine del bugiardo è un disonore, la vergogna che si merita è sempre con lui.

Massime varie sulla sapienza27Chi è saggio nel parlare si apre una strada e l'uomo prudente piace ai grandi.28Chi lavora la terra accresce il suo raccolto⊥, chi piace ai grandi si fa perdonare i suoi torti.29Regali e doni accecano gli occhi dei saggi, come bavaglio sulla bocca soffocano i rimproveri.30Sapienza nascosta e tesoro invisibile: a che servono l'una e l'altro?31Meglio l'uomo che nasconde la sua stoltezza di quello che nasconde la sua sapienza.32⌈È meglio perseverare nella ricerca del Signore che essere un libero auriga della propria vita.⌉

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Approfondimenti


Il c. 20 torna sul profilo del saggio in apertura (v. 1-8) e in chiusura (vv. 27-32). Al centro una raccolta di massime sull'ambivalenza degli avvenimenti della vita (vv. 9-20), sul rispetto umano e sulla menzogna (vv. 21-26).

vv. 1-8. Ben Sira sembra indicare due regole per agire saggiamente: sapere ciò che è “bene” fare (vv. 2.8c: hōs kalon) e «conoscere il momento propizio» (vv. 6b-7: kairos; cfr. v. 1a) per farlo. La prima regola, resa con un'inclusione tra il GrI (v. 2) e il GrII (v. 8c), afferma che è un “bene” rimproverare piuttosto che covare l'ira (v. 2); è un “bene” veder fare penitenza uno che è stato ripreso, così da imparare a fuggire il peccato volontario (v. 8cd). La seconda regola è applicata all'arte del “tacere” (il verbo siōpan torna in questo c. 5 volte, su un totale di 6 ricorrenze in tutto il libro). C'è il silenzio riprovevole di chi non ha una risposta (v. 6a) o di chi non risponde al saluto (41,20). Ma c'è il silenzio di chi conosce il momento propizio per parlare (vv. 6b-7a). Il millantatore e lo stolto “non prendono in considerazione” tale momento (v. 7b). Il saggio, comportandosi «come uno che sa ma che tace» (32,8b), parla con brevità: non si fa odiare per la loquacità (v. 5b), ma compendia in poche parole molte cose (32, 8a). Ben Sira insegna l'arte di disciplinare la bocca (cfr. la paideia stomatos di 23,7), perché è «meglio scivolare sul pavimento che non con la lingua» (20,18a). Sul tema cfr. 1,22-24; 11,7-9; 19,7-12; 27,11.

vv. 9-20. Non tutto il male viene per nuocere e non tutto il bene rimane sempre tale: questa sapienza popolare sembra sottesa all'insegnamento di Ben Sira sull'ambivalenza delle scelte umane. Ci può essere guadagno nella sventura (vv. 9a.21a) e perdita nel profitto (v. 9b). Lo confermano gli esiti paradossali della generosità (v. 10), della gloria (v. 11) e del commercio (v. 12). Ma ciò non autorizza un atteggiamento sconsiderato. Con un lungo “contrasto” tra l'amabilità del saggio e l'isolamento dello stolto (vv. 13-17), Ben Sira ribadisce la sua lezione: al primo basta poco (v. 13a); le cortesie dell'altro si sprecano (v. 13b). Lo stolto, se dà in prestito, lo grida ai quattro venti ed esige molto di più (vv. 14-15): ha molti occhi per guardare la ricompensa. La VL parla di «sette occhi» (cfr. v. 14c). In questo modo lo stolto si rende odioso (v. 15d) e senza amici (v. 16a); i suoi beni e il suo pane non trovano gratitudine, ma derisione (v. 16bc), perché gli manca un retto sentire di fronte al possedere come al non avere (v. 17). L'uso della lingua lo fa scivolare peggio del selciato (v. 18), perché lo rivela privo di grazia e di disciplina (v. 19) e lo fa intervenire nel momento non opportuno (v. 20; cfr. v. 7).

vv. 21-26. In conclusione Ben Sira applica la massima generale (v. 9a) alla sfera religiosa: anche la miseria può rivelarsi utile, se impedisce il peccato e tiene lontano il rimorso che toglie il riposo (v. 21). Uno stesso termine (aischynē: vv. 22.23.26), reso con rispetto umano e vergogna, lega questi vv. Il primo è causa di rovina per i singoli (v. 22) e per le amicizie (v. 23); l'altra è compagna stabile dell'uomo che mente sempre (cfr. endelechizein nei vv. 24-25 ed endelechōs nel v. 26). Se il ladro eredita la rovina (v. 25), l'uomo menzognero vi aggiunge anche il disonore e la vergogna (v. 26). Sulla vergogna cfr. 4,21; 41,16-42,8.

vv. 27-32. Anche il saggio può contraddirsi: se da un lato può essere segno di prudenza piacere ai grandi (v. 27b), dall'altro lato ciò espone a lasciarsi chiudere occhi e bocca con ospitalità e doni (v. 29). L'esito è amaro: la sapienza nascosta è inutile come i tesori invisibili (v. 30; cfr. 41,14bc); anzi, nascondere la stoltezza è meglio che nascondere la sapienza (v. 31; cfr. 41,15). Il GrII marca religiosamente il contrasto: è saggio chi fa girare la ruota della vita non a caso (letteralmente: senza padrone), ma per cercare pazientemente il Signore (v. 32).

Conclusione. La meditazione sul saggio, in questo c., è più centrata sugli aspetti sociali e giuridici. Ben Sira invita a conoscere il “momento opportuno” per parlare, poiché gli avvenimenti della vita, come pure le persone sagge, sono ambivalenti. Trapela una critica sotterranea contro ogni forma di ipocrisia, di bene fatto per forza o per interesse, e una sollecitazione a rendere visibile la sapienza tradizionale, vero tesoro, insieme con la conversione dopo il rimprovero (vv. 3.8c).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra - Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything (2014)


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Efrim Menuck, David Payant, Jessica Moss, Sophie Trudeau e Thierry Amar, ovvero la line-up attuale dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra, uno dei tanti germi dei Godspeed You! Black Emperor. Il collettivo canadese più creativo e originale degli ultimi anni giunge a un nuovo capitolo della sua complessa e articolata produzione discografica. Per chi non li conoscesse, basti sapere che la loro musica è una liturgia, un post-rock aspro dove i violini e le chitarre stridono con la stessa intensità poetica del canto delle megattere: “Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything” è il loro album, diciamolo subito, dove il gruppo mette in atto la miglior rappresentazione della sua arte... artesuono.blogspot.com/2014/11…


Ascolta il disco: album.link/i/786546748



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Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra - Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything (2014)


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Efrim Menuck, David Payant, Jessica Moss, Sophie Trudeau e Thierry Amar, ovvero la line-up attuale dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra, uno dei tanti germi dei Godspeed You! Black Emperor. Il collettivo canadese più creativo e originale degli ultimi anni giunge a un nuovo capitolo della sua complessa e articolata produzione discografica. Per chi non li conoscesse, basti sapere che la loro musica è una liturgia, un post-rock aspro dove i violini e le chitarre stridono con la stessa intensità poetica del canto delle megattere: “Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything” è il loro album, diciamolo subito, dove il gruppo mette in atto la miglior rappresentazione della sua arte... artesuono.blogspot.com/2014/11…


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Inktober 2025 - Però per scritto


Inktober 2025 – Però per scritto

L'Inktober ( inktober.com/ ) è un'iniziativa che ricorre ogni anno: 31 prompt per realizzare altrettante illustrazioni, così da stimolare la creatività e non soccombere all'apatia. K&S quest'anno partecipano congiuntamente. K, da brava illustratrice, posterà i propri disegni sui propri social. S, da totale inetto per quanto riguarda disegno e grafica, parteciperà realizzando brevi raccontini. Si, siamo al corrente che esiste anche un'iniziativa analoga per chi preferisce creare racconti. Ma siamo anticonformisti, che ci volete fare.

Ogni giorno verrà pubblicato qui un racconto, ispirato dalla parola del giorno.

1/10 – Moustache

“Tordek! Tordek, svegliati maledizione! È il tuo turno!” Il giovane nano, non più di 30 anni per gamba, avrebbe di gran lunga preferito restare nel caldo abbraccio dei suoi sogni: la sua casa, laggiù sotto le montagne del sud, davanti al focolare, con sua madre che costantemente rimestava la zuppa e il sorriso di suo padre di ritorno dal turno di lavoro, piccone in mano e sacchettino di monete alla cintura, il frutto di un'onesta giornata tra pietre e scintille. Ma ormai tutto ciò faceva parte del passato. La miniera era esausta da tempo, e il giovane Tordek era dovuto andare prematuramente in cerca di fortuna per potersi permettere qualche spicciolo per sopravvivere e contribuire ai bilanci familiari. Fù così che si unì alla spedizione nelle terre degli elfi, capitanata dal leggendario Baburk Sventradraghi, un vero eroe nell'esercito nanico, una figura a cui ogni giovane recluta come Tordek si ispirava. E, naturalmente, temeva. “Tordek! Scansafatiche che non sei altro, tocca a te fare la guardia!” Il giovane soldato di ventura finalmente aprì gli occhi, si scosse la brina dalla corta barba incolta, tipica dai nani adolescenti, e prese coscienza di sé e di dove si trovasse. “Buon... buongiorno. Chi c'è di turno adesso? A chi devo dare il cambio?”

“A Baburk in persona, idiota! Non vorrai mica farlo aspettare?”

Tordek non lo sapeva, ma dare il cambio al turno di guardia del capitano era un classico “rito di iniziazione” delle nuove reclute. Baburk Sventradraghi era famoso per il suo eroismo, ma anche e forse soprattutto per la sua scontrosità e spietatezza nei confronti dell'inefficenza delle proprie truppe. Proprio per questo i suoi diretti sottoposti, quando organizzavano i turni di guardia, facevano in modo che a dargli il cambio capitassero sempre nuove reclute, certi che il vecchio capitano avrebbe avuto modo di dare spettacolo con qualche “ramanzina”.

Tordek indossò l'armatura di cuoio, e nervosamente si recò al limitare del campo, dove la neve scendeva copiosamente, e ricopriva tutto in un gelato torpore. Tutto, tranne che la possente figura del capitano. Avvicinandosi, Tordek lo vide statuario, immobile, la sua stessa presenza incuteva timore e ispirava disciplina. Un pesante colbacco gli adornava la testa, e una grossa sciarpa di lana gli ricopriva il volto, tranne che per la sua barba e i foltissimi baffi, invidia della maggior parte dell'esercito nanico. Erano certamente ricoperti di ghiaccio e neve, ma spiccavano comunque col loro colore rosso fuoco. Decisamente dei baffi da leader, pensò Tordek.

“Capitano... capitano Baburk, sono venuto a darle il cambio. Capitano?”

La nervosa voce del giovane Tordek si confondeva col vento freddo, tagliente come un rasoio.

Baburk non accennò alcuna reazione. Continuava a guardare l'orizzonte, ascia in pugno, come se i suoi occhi volessero fendere l'oscurità e la neve stessa, come se la ghiacciate terre del nord non avessero alcun segreto per lui. Di certo, con una vedetta così, perfino i vigliacchi elfi non avrebbero potuto nascondersi, pensò Tordek.

“Capitano? Vada a riposare, è il mio turno adesso.”

Di nuovo, nessuna risposta. Tordek, confuso, pensò di essersi presentato in ritardo, e che questo trattamento del silenzio fosse un preludio alla rabbia che ne sarebbe scaturita. O forse, una lezione: forse il capitano voleva dimostrare alle truppe cosa fosse davvero il senso del dovere e della disciplina, forse intendeva fare due turni di guardia uno dietro l'altro! Si, sicuramente, Baburk Sventradraghi era considerato forte come una legione intera di nani, cos'erano due turni di guardia per uno come lui?

Dopo qualche minuto d'attesa, complice il freddo vento che gli tagliava la faccia come un rasoio, Tordek era ormai convinto: Baburk gli stava mostrando cosa fosse davvero lo spirito di un soldato, il ligio rispetto del dovere, la risposta di un vero eroe alle angherie della rigida vita militare.

“Capitano, dunque io... io andrei eh... mandi un segnale se cambia idea, arriverò subito a dare il cambio!”

Tordek tornò dunque al suo giaciglio, sotto al riparo che la truppa aveva approntato. Tutti nell'accampamento stavano di nuovo dormendo, certi che la recluta avesse sostituito il capitano, stranamente senza incappare in una delle sue solite dimostrazioni d'ira.

Tordek chiuse gli occhi, e la stanchezza lo riconsegnò rapidamente ai suoi sogni. Sognò sé stesso, valoroso modello d'eroismo, ascia in pugno, baffi smaglianti color fuoco, che si impongono contro la notte e il gelo, quasi ad affermare la propria superiorità.

Tordek però non si svegliò con le luci dell'alba. I suoi occhi rimasero chiusi, e i suoi baffi non ebbero mai occasione di crescere. Quella notte, un vile assalto dei codardi dalle orecchie a punta sorprese la legione di nani, curiosamente sguarnita da una qualsivoglia guardia. Dopo aver piantato saldamente le proprie lame nel costato degli invasori, gli elfi ebbero occasione di ridere copiosamente scoprendo una buffa figura, impettita, ascia in pugno e smaglianti baffoni rossi sul volto. Volto che, come d'altronde tutto il resto del corpo, era rimasto assiderato da chissà quante ore.


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SIRACIDE - Capitolo 19


1Un operaio ubriacone non arricchirà, chi disprezza le piccole cose cadrà a poco a poco.2Vino e donne fanno deviare anche i saggi, ancora più temerario è chi frequenta prostitute.3Putredine e vermi saranno la sua sorte, ⌈chi è temerario sarà eliminato.⌉

Prudenza nel parlare4Chi si fida troppo presto, è di animo leggero, chi pecca, danneggia se stesso.5Chi si compiace del male, sarà condannato;⌈chi resiste ai piaceri, corona la propria vita.6Chi domina la lingua, vivrà senza liti⌉chi odia la loquacità, riduce i guai.7Non ripetere mai la parola udita e non ne avrai alcun danno.8Non parlare né riguardo all'amico né riguardo al nemico, e se puoi farlo senza colpa, non svelare nulla,9poiché chi ti ascolta si guarderà da te e all'occasione ti detesterà.10Hai udito una parola? Muoia con te! Sta' sicuro, non ti farà scoppiare.11Per una parola va in doglie lo stolto, come la partoriente per un bambino.12Una freccia conficcata nella coscia: tale una parola in seno allo stolto.

Saper discernere prima di parlare13Chiedi conto all'amico: forse non ha fatto nulla, e se ha fatto qualcosa, perché non continui più.14Chiedi conto al prossimo: forse non ha detto nulla, e se ha detto qualcosa, perché non lo ripeta.15Chiedi conto all'amico, perché spesso si tratta di calunnia; non credere a ogni parola.16C'è chi scivola, ma non di proposito; e chi non ha peccato con la sua lingua?17Chiedi conto al tuo prossimo, prima di minacciarlo; da' corso alla legge dell'Altissimo.18Il timore del Signore è il principio dell'accoglienza,la sapienza procura l'amore presso di lui.19La conoscenza dei comandamenti del Signore è educazione alla vita,chi fa ciò che gli è gradito raccoglie i frutti dell'albero dell'immortalità.⌉

La pratica della legge20Ogni sapienza è timore del Signore e in ogni sapienza c'è la pratica della legge⌈e la conoscenza della sua onnipotenza.21Il servo che dice al padrone: “Non farò ciò che ti piace”,anche se dopo lo fa, irrita colui che gli dà da mangiare⌉.22Non c'è sapienza nella conoscenza del male, non è mai prudenza il consiglio dei peccatori.23C'è un'astuzia che è abominevole, c'è uno stolto cui manca la saggezza.24Meglio uno di scarsa intelligenza ma timorato, che uno molto intelligente ma trasgressore della legge.25C'è un'astuzia fatta di cavilli, ma ingiusta, c'è chi intriga per prevalere in tribunale,⌈ma il saggio è giusto quando giudica⌉.26C'è il malvagio curvo nella sua tristezza, ma il suo intimo è pieno d'inganno;27⊥abbassa il volto e finge di essere sordo, ma, quando non è osservato, avrà il sopravvento su di te.28E se per mancanza di forza gli è impedito di peccare, all'occasione propizia farà del male.29Dall'aspetto si conosce l'uomo e chi è assennato da come si presenta.30Il vestito di un uomo, la bocca sorridente e la sua andatura rivelano quello che è.

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Approfondimenti


Il c. 19 prosegue con tre brani: il silenzio, segno di saggezza (vv. 4-12), la correzione fraterna nel rapporto con gli amici (vv. 13-19), il legame tra la legge del-l'Altissimo e la vera sapienza (vv. 20-30).

vv. 4-12. I vv. 4-6 sviluppano i contenuti del brano sul domino di sé (18,30-19,3), specie con l'aggiunta del GrII. Il riferimento al cuore fa da cornice ai sei participi: un cuore leggero (v. 4a) e un cuore piccolo, gretto (v. 6b). Vengono messi sotto accusa la facile fiducia, il peccato ed il compiacersi del male, cose tutte che causano guai (vv. 4-5a); dall'altro lato il GrII annuncia ottimi risultati a chi combatte i piaceri e tiene a freno la lingua (vv. 5b-6a). Il v. 6b, nella lezione preferita, afferma che chi odia il parlare – forse il dialogo più che la loquacità – causa il “rimpicciolimento” del cuore. Nei vv. 7-10 si raccomanda il segreto: la parola udita deve morire in noi (v. 10a), a meno che non ci esponga al peccato (v. 8b). Un doppio parallelismo presenta in chiusura due immagini di rara efficacia: lo stolto che non sa trattenere la parola è simile ad una partoriente che ha le doglie (v. 11) o a un soldato ferito che vuole togliersi la freccia dalla coscia (v. 12).

vv. 13-19. Ben Sira invita a indagare personalmente e a cercare le prove, prima di ritenere colpevole – di un'azione o di una parola – un amico (vv. 13.15) o un vicino (v. 14.17). I] verbo interrogare e appurare (elegchein: vv. 13-15.17) indica anche l'azione di Dio, che rimprovera l'uomo peccatore (18,13c). La formulazione di un giudizio deve essere ispirata a un saggio realismo: non bisogna credere a ogni parola (v. 15b), si può sbagliare senza volerlo (v. 16a), si deve dare spazio alla legge dell'Altissimo (v. 17b; cfr. Lv 19,17). I vv. 18-19, provenienti dal GrII, indicano obiettivi più ampi rispetto al contesto socio-giuridico precedente: l'essere accolti e amati, l'imparare a vivere e a nutrirsi di frutti di immortalità. Tutto questo è possibile nel timore di Dio, scuola di sapienza, e nell'osservanza dei comandamenti e di ciò che a lui piace. In questo modo il GrII raccorda la «legge dell'Altissimo» del v. 17 con la «pratica della legge» del v. 20.

vv. 20-30. I vv. 20-22 introducono al discernimento della vera sapienza, sempre legata al timor di Dio e alla pratica della legge. Siamo nel cuore del giudaismo (cfr. 1,11-30; 6,32-37; 15,1; 21,6; Pr 1,7; 9,10; 15,33; Gb 28,28; Sal 111,10). Non può essere detto sapiente l'agire dei peccatori (v. 22), dei servi indecisi (v. 21) o dei dotti che non temono Dio (v. 24): meglio mancare di intelligenza, che di timor di Dio. Non ogni abilità è saggia: Ben Sira smaschera l'ingiusta scaltrezza (panourgia: vv. 23.25) di chi cerca di piegare le situazioni a proprio vantaggio (v. 25b). I vv. 26-28 commentano il modo di presentarsi del malvagio: appare dimesso e disinteressato, ma appena non è osservato (v. 27b), coglie l'occasione (v. 28b) per fare del male, perché il suo intimo è pieno di inganno (v. 26b). I vv. 29-30 enunciano un principio generale: un uomo si fa conoscere già da come si presenta.

Conclusione. Ben Sira è maestro di vita sociale: ironizza sulle “doglie dello stolto”, sempre pronto a ripetere quello che ha udito, ed insegna l'arte del silenzio e della verifica personale. Amici e vicini vanno prudentemente tutelati contro le calunnie e gli apprezzamenti ingiusti. Il suo «chi non ha peccato con la sua lingua?» (v. 16b) sembra aprire uno spiraglio sul detto di Gesù: «Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra» (Gv 8,7). Ma Ben Sira è maestro soprattutto di vita religiosa: il saggio teme Dio e ne osserva i comandamenti. Così da Dio riceve vita e amore, accoglienza e frutti immortali. Al contrario i falsi sapienti, pieni di inganno, non temono di trasgredire la legge del Signore e credono di salvarsi con le apparenze. Ma proprio l'apparenza tradisce la verità su di un uomo, lasciandola trasparire dal volto e dal vestire, dal sorriso e dall'incedere. L'intreccio di insegnamenti sociali e religiosi fa intuire una situazione fluida e insidiosa, che rende necessaria l'educazione al diritto e ai valori della tradizione come garanzia contro disavventure politiche e culturali, morali e religiose. È il legame, caro a Ben Sira, tra la sapienza e la legge dell'Altissimo.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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SOGNO BAGNATO

[dalla parte dei traditi ed uccisi]

vedere l'angelo della morte entrare nel mio sogno

ed io riverso sul selciato lo stupore del sangue le viscere nelle mani

“tu quoque brute” ... per mano di chi si credeva amico

(2010) .

Analisi del testo “SOGNO BAGNATO”

Atmosfera e tono


Il componimento apre su un paesaggio onirico deteriorato dal violento ingresso dell’angelo della morte. La tensione resta sospesa tra incubo e realtà, evocando uno stato di terrore quasi sacro.

Immagini e figure retoriche


  • Personificazione: “angelo della morte” dà volto e volontà a un’entità astratta.
  • Effetto shock: la descrizione del sangue e delle viscere amplifica la brutalità del tradimento.
  • Latinismo: “tu quoque brute” rinvia al famoso grido di Cesare, condensando il senso di amicizia tradita in una formula carica di storia.


Temi e simboli


  • Tradimento e violenza: l’amico-divenuto-carnefice trasforma il sogno in carneficina.
  • Sogno vs realtà: la dimensione onirica crolla di fronte allo svelamento del peggiore dei segreti.
  • Morte rito d’iniziazione: il passaggio dallo stato di incoscienza al riconoscimento della brutalità umana.

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Morrissey - World Peace Is None of Your Business (2014)


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Il decimo lavoro in studio di Morrissey, “World Peace Is None Of Your Business”, segna il passaggio dell’artista all’etichetta Harvest e vede Joe Chiccarelli (U2, Beck, White Stripes) alla produzione. L’album arriva a poco più di nove mesi di distanza dalla pubblicazione della sua “Autobiography” uscita per la casa editrice Penguin, la quale aveva immediatamente inserito il libro nella collana “Classics” attirando qualche polemica... artesuono.blogspot.com/2014/07…


Ascolta il disco: youtube.com/watch?v=hr1fFVS6oS…



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Morrissey - World Peace Is None of Your Business (2014)


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Il decimo lavoro in studio di Morrissey, “World Peace Is None Of Your Business”, segna il passaggio dell’artista all’etichetta Harvest e vede Joe Chiccarelli (U2, Beck, White Stripes) alla produzione. L’album arriva a poco più di nove mesi di distanza dalla pubblicazione della sua “Autobiography” uscita per la casa editrice Penguin, la quale aveva immediatamente inserito il libro nella collana “Classics” attirando qualche polemica... artesuono.blogspot.com/2014/07…


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SIRACIDE - Capitolo 18


Le grandezze di Dio1Colui che vive in eterno ha creato l'intero universo.2Il Signore soltanto è riconosciuto giusto⌈e non c'è altri al di fuori di lui.3Egli regge il mondo con il palmo della manoe tutto obbedisce alla sua volontà;con il suo potere egli è il re di tutte le cosee in esse distingue il sacro dal profano.⌉4A nessuno è possibile svelare le sue opere e chi può esplorare le sue grandezze?5La potenza della sua maestà chi potrà misurarla? Chi riuscirà a narrare le sue misericordie?6Non c'è nulla da togliere e nulla da aggiungere, non è possibile scoprire le meraviglie del Signore.7Quando l'uomo ha finito, allora comincia, quando si ferma, allora rimane perplesso.

La condizione dell’uomo8Che cos'è l'uomo? A che cosa può servire? Qual è il suo bene e qual è il suo male?9Quanto al numero dei giorni dell'uomo, cento anni sono già molti,⌈ma il sonno eterno di ognuno è imprevedibile a tutti.⌉10Come una goccia d'acqua nel mare e un granello di sabbia, così questi pochi anni in un giorno dell'eternità.11Per questo il Signore è paziente verso di loro ed effonde su di loro la sua misericordia.12Vede e sa che la loro sorte è penosa, perciò abbonda nel perdono.⌉13La misericordia dell'uomo riguarda il suo prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente. Egli rimprovera, corregge, ammaestra e guida come un pastore il suo gregge.14Ha pietà di chi si lascia istruire e di quanti sono zelanti per le sue decisioni.

Invito alla generosità15Figlio, nel fare il bene non aggiungere rimproveri e a ogni dono parole amare.16La rugiada non mitiga forse il calore? Così una parola è migliore del dono.17Ecco, una parola non vale più di un dono ricco? Ambedue si trovano nell'uomo caritatevole.18Lo stolto rimprovera senza riguardo, il dono dell'invidioso fa lacrimare gli occhi.

_L'uomo saggio e previdente _19⊥Prima di parlare, infórmati, cùrati ancor prima di ammalarti.20Prima del giudizio esamina te stesso, così al momento del verdetto troverai perdono.21Umìliati, prima di cadere malato, e quando hai peccato, mostra pentimento.22Nulla ti impedisca di soddisfare un voto al tempo giusto, non aspettare fino alla morte per sdebitarti⊥.23Prima di fare un voto prepara te stesso, non fare come un uomo che tenta il Signore.24Ricòrdati della collera nei giorni della fine, del tempo della vendetta, quando egli distoglierà lo sguardo da te.25Ricòrdati della carestia nel tempo dell'abbondanza, della povertà e dell'indigenza nei giorni della ricchezza.26Dal mattino alla sera il tempo cambia, tutto è effimero davanti al Signore.27Un uomo saggio è circospetto in ogni cosa, nei giorni del peccato si astiene dalla colpa.28Ogni uomo assennato conosce la sapienza e rende omaggio a colui che la trova.29Quelli istruiti nel parlare, anch'essi diventano saggi⊥, effondono come pioggia massime adeguate.⌈Vale più la fiducia in un unico Signoreche aderire a un morto con un cuore morto.⌉

Invito al dominio di sé30Non seguire le passioni, poni un freno ai tuoi desideri.31Se ti concedi lo sfogo della passione, essa ti renderà oggetto di scherno per i tuoi nemici.32Non rallegrarti per i molti piaceri, per non impoverirti con i loro costi.33Non ridurti in miseria per i debiti dei banchetti, quando non hai nulla nella borsa,perché sarà un'insidia alla tua propria vita.

_________________Note

18,21 Umìliati, prima di cadere malato: era diffusa l’idea che la malattia fosse castigo dei peccati; il pentimento e la conversione potevano dunque allontanarla.

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Approfondimenti


Il c. 18 presenta un inno a Dio creatore e pastore (vv. 1-14), un'esortazione all'amore del prossimo (vv. 15-18) e un profilo dell'uomo previdente (vv. 19-29). Gli ultimi quattro vv. , riguardanti il dominio delle passioni sensuali, vanno letti insieme all'inizio del c. successivo (18,30-19,3).

vv. 1-14. Un inno a colui che vive in eterno. Nei primi vv. domina lo stupore di fronte al creatore (v. 1), che ha il timone dell'universo (v. 3a) ed è ben al di là della capacità umana di scoprirlo e lodarlo (vv. 1-7). Giunto alla fine, l'uomo deve ancora cominciare (v. 7). Ma non nel senso frustrante inteso da Qoelet (Qo 3,11-14): l'uomo limitato di Ben Sira fa risaltare di più la grandezza di Dio. Lo conosce, ma non lo esaurisce (cfr. Rm 1,19s.). Di fronte a tanta meraviglia cresce il contrasto con l'uomo e con i suoi interrogativi di fondo: chi è? a che serve? quale è il suo bene e quale il suo male? cosa sono cento anni di fronte a un giorno dell'eternità? (vv. 8-9). Gocce d'acqua nel mare e granelli di sabbia (v. 10a). Conoscendo la sorte misera dell'uomo, Dio si manifesta ancora più paziente e ricco di misericordia (vv. 11-12). In ciò supera l'uomo (v. 13): l'universalismo della sua misericordia – messaggio recente dell'AT (cfr. Gn 4,11; Sal 145,9; Sap 11,25-26; 12,19-22; 2Mac 6,13-16) – si rivela nella sua opera di educatore e di pastore universale (v. 13-14).

vv. 15-18. Entra in scena l'uomo generoso e tornano i consigli morali. Bisogna saper donare, unendo alla cosa donata la carità (v. 17b; cfr. 12, 3) della parola ed eliminando ciò che affligge (v. 15b) o nasce dall'invidia (v. 18b). La charis dell'uomo – ha già detto Ben Sira – è preziosa come una pupilla per Dio (17, 22).

vv. 19-29. L'uomo previdente (vv. 19-23) gioca le sue carte in anticipo sia nella sfera sociale (parola, malattia, giudizio: vv. 19-20; cfr. 38, 9-10), che in quella religiosa (umiltà prima e dopo il peccato; ponderatezza e puntualità nel fare voti: vv. 21-23). Evita così di trovarsi a disagio sia con gli altri che con Dio (v. 23b). Il v. 21, seguendo la sapienza tradizionale, lega la malattia al peccato e sollecita la “conversione” (epistrophē) per non ammalarsi e per evitare che il Signore “giri il suo volto” nel giorno del giudizio (apostrophē: v. 24). Il concatenamento verbale e tematico tra la conversione dell'uomo che vuole evitare lo sguardo rivolto (a-versione) di Dio giudice (epistrophē / apostrophē / conversio / aversio) è tipico anche della predicazione profetica. L'invito a “pensare alla morte” (vv. 24.26) è intrecciato con la sapienza pratica di chi, da ricco, non dimentica la povertà (v. 25). Il brano si chiude con un ritratto generico dell'uomo saggio: si astiene dal peccato (v. 27), onora chi trova la sapienza (v. 28) e riversa una pioggia di insegnamenti (v. 29). Il GrII specifica: il saggio sa confidare nell'unico padrone e non si appoggia su ciò che non ha vita (v. 29cd; cfr. 23,1a).

vv. 18,30-19,3. Il titolo, presente in gr. e in vari mss. latini, rende bene il senso del brano: il dominio di sé di fronte alla sensualità (l'epithymia: vv. 30-31; donne e prostitute: 19,2), al lusso sfrenato (vv. 32-33) e al vino (19, 1a.2a). È necessario dominarsi per evitare la rovina (19, 1b.3b). C'è l'invito ad essere moderati e soprattutto non temerari (19, 2). Quest'ultimo aggettivo (tolmeros) è esclusivo del Siracide in tutta la Bibbia: in Sir 8,15 indica l'avventuriero che trascina altri nella rovina; in 19,2b.3b indica l'atteggiamento sfacciato e volgare che il libro dei Proverbi condanna nelle prostitute (cfr. Prv 7,13 nella versione di Simmaco; ma tutto il brano della seduzione: Prv 7,4-27). In Rm 15, 15 – unica ricorrenza nel NT – l'avverbio indica l'audacia di Paolo nel ministero.

Conclusione. Dio è grande: il “timone” dell'universo è nel palmo della sua mano (18,3a). L'uomo non giunge mai alla fine nel cercare le sue tracce, contemplare le sue meraviglie e lodarlo. Al confronto, che cosa è l'uomo? Una creatura limitata nel tempo e fragile moralmente. In essa si rivela ancor di più la magnanimità di Dio pastore: la sua misericordia verso tutti si manifesta in atteggiamenti di rimprovero, istruzione e guida. L'uomo saggio impara da lui la charis del dono e della parola, della previdenza e del dominio di sé.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[stime]ma] rimossi [reparto movimentazione farmaci scassi l'offerta luce>gas spessori] borosilicato ritiro rottame rame carta del [permesso negato [carte] altro rame dell'indaco vai al desalinato i pozzi il meno trenta hanno] proprietà da banco terapeutiche cisterna capillari con bus stanno] al passo ma rimosso il potere delle] doppie clandestine un paio] di consegne alla storia Atlantide non sanno] cosa fare lieder limes Schubert


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magnetismo


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Solo un'altra legge di questa dimensione che per noi dispone attrazione o repulsione.

Così che faccia a faccia siamo uniti che tra i nostri corpi non passa d'aria un filo, così che nuca a nuca siam distanti che l'uno tiene l'altra in sospensione contro la gravita contro la ragione.

Solo un'altra legge di questa condizione al pari di quella che straccia i nostri corpi giorno dopo giorno.

Ma io t'amo nudo nella pioggia e scalzo e tu ami me sotto al sole con l'ombrello aperto.


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Italia-Brasile, questa volta vincono entrambe contro 'Ndrangheta e Cosa Nostra


L'importanza delle Squadre investigative comuni (JIT) nella lotta ai legami criminali italo-brasiliani


Due indagini di successo da parte delle autorità italiane e brasiliane hanno inferto colpi decisivi alle reti criminali che operano in entrambi i paesi. Attraverso una fruttuosa cooperazione, le autorità hanno scoperto i profondi legami criminali che collegano il mondo criminale italiano e brasiliano. Gli esiti delle operazioni non sarebbero stati possibili senza le squadre investigative comuni (Joint Investigation Team, in italiano Squadre Investigative Comuni)(#JIT #SIC) istituite presso #Eurojust.

Le JIT sono una delle forme più avanzate possibili di cooperazione giudiziaria. A seguito della formalizzazione di un accordo, le autorità possono scambiarsi informazioni regolarmente, cooperare in tempo reale ed effettuare operazioni congiuntamente. Ciò consente loro anche di essere presenti durante le misure investigative nei reciproci paesi. Eurojust e il suo segretariato della rete JIT sostengono la creazione di squadre investigative comuni, forniscono sostegno finanziario e offrono competenze operative e legali. Nel 2024, Eurojust ha sostenuto oltre 360 JIT.

Nei due casi specifici in argomento le autorità italiane hanno collaborato con le loro controparti brasiliane per combattere le reti criminali attive in entrambi i paesi. Questi casi dimostrano l’importanza della cooperazione internazionale attraverso le JIT nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale e sottolineano il ruolo cruciale di Eurojust come hub per tale collaborazione.

Il primo JIT si è focalizzato su una rotta di traffico di cocaina legata a ‘Ndrangheta, e suoi affiliati che operano in Brasile. Le indagini sono iniziate in seguito all'arresto di due 'ndranghetisti in Brasile nel 2019. Nel 2020 è stata istituita una JIT che ha scoperto una rotta di traffico di cocaina che comportava il trasporto di oltre 1.500 kg di cocaina in Europa, nascosta su navi mercantili e aerei privati. Nel corso di un'operazione del 10 dicembre 2024, condotta in collaborazione con Europol, sono stati arrestati 24 sospetti, di cui 5 in Italia e 18 in Brasile. In precedenza, la JIT aveva catturato uno dei più potenti intermediari di droga del mondo, un latitante italiano che era fuggito da una prigione uruguaiana nel 2019. Le autorità hanno lavorato insieme per localizzare e arrestare il boss mafioso in Brasile nel 2021. Attualmente sta scontando una pena detentiva di 30 anni in Italia.

...

Il secondo JIT ha scoperto un sofisticato schema di riciclaggio di denaro utilizzato da una potente rete Cosa Nostra per riciclare i proventi della mafia attraverso molteplici società di comodo e uomini di paglia in proprietà e attività di ospitalità in Italia, Brasile e Hong Kong. Una JIT ha indagato sul progetto dal 2022, dando vita a due operazioni di successo in cui attività finanziarie per un valore di 51 milioni di euro sono state congelate, cinque sospettati sono stati arrestati e diverse società sono state sequestrate in Italia, Brasile e Hong Kong.

Dopo la conclusione dei casi, il segretariato della rete JIT ha condotto una valutazione del processo, che sottolinea l'efficacia delle JIT nell'affrontare reati finanziari complessi e nel combattere le reti globali del traffico di droga. Le Squadre si sono rivelate essenziali per superare le barriere giuridiche e operative, condividere in modo sicuro le prove e coordinare azioni transfrontaliere simultanee. Senza una forma strutturata di cooperazione, smantellare i gruppi criminali e le estese reti di riciclaggio di denaro sarebbe stato impossibile.

#Squadrainvestigativacomune #cooperazioneinternazionaledipolizia #cooperazionegiudiziaria


noblogo.org/cooperazione-inter…


Italia-Brasile, questa volta vincono entrambe contro 'Ndrangheta e Cosa Nostra


L'importanza delle Squadre investigative comuni (JIT) nella lotta ai legami criminali italo-brasiliani


Due indagini di successo da parte delle autorità italiane e brasiliane hanno inferto colpi decisivi alle reti criminali che operano in entrambi i paesi. Attraverso una fruttuosa cooperazione, le autorità hanno scoperto i profondi legami criminali che collegano il mondo criminale italiano e brasiliano. Gli esiti delle operazioni non sarebbero stati possibili senza le squadre investigative comuni (Joint Investigation Team, in italiano Squadre Investigative Comuni)(#JIT #SIC) istituite presso #Eurojust.

Le JIT sono una delle forme più avanzate possibili di cooperazione giudiziaria. A seguito della formalizzazione di un accordo, le autorità possono scambiarsi informazioni regolarmente, cooperare in tempo reale ed effettuare operazioni congiuntamente. Ciò consente loro anche di essere presenti durante le misure investigative nei reciproci paesi. Eurojust e il suo segretariato della rete JIT sostengono la creazione di squadre investigative comuni, forniscono sostegno finanziario e offrono competenze operative e legali. Nel 2024, Eurojust ha sostenuto oltre 360 JIT.

Nei due casi specifici in argomento le autorità italiane hanno collaborato con le loro controparti brasiliane per combattere le reti criminali attive in entrambi i paesi. Questi casi dimostrano l’importanza della cooperazione internazionale attraverso le JIT nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale e sottolineano il ruolo cruciale di Eurojust come hub per tale collaborazione.

Il primo JIT si è focalizzato su una rotta di traffico di cocaina legata a ‘Ndrangheta, e suoi affiliati che operano in Brasile. Le indagini sono iniziate in seguito all'arresto di due 'ndranghetisti in Brasile nel 2019. Nel 2020 è stata istituita una JIT che ha scoperto una rotta di traffico di cocaina che comportava il trasporto di oltre 1.500 kg di cocaina in Europa, nascosta su navi mercantili e aerei privati. Nel corso di un'operazione del 10 dicembre 2024, condotta in collaborazione con Europol, sono stati arrestati 24 sospetti, di cui 5 in Italia e 18 in Brasile. In precedenza, la JIT aveva catturato uno dei più potenti intermediari di droga del mondo, un latitante italiano che era fuggito da una prigione uruguaiana nel 2019. Le autorità hanno lavorato insieme per localizzare e arrestare il boss mafioso in Brasile nel 2021. Attualmente sta scontando una pena detentiva di 30 anni in Italia.

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Il secondo JIT ha scoperto un sofisticato schema di riciclaggio di denaro utilizzato da una potente rete Cosa Nostra per riciclare i proventi della mafia attraverso molteplici società di comodo e uomini di paglia in proprietà e attività di ospitalità in Italia, Brasile e Hong Kong. Una JIT ha indagato sul progetto dal 2022, dando vita a due operazioni di successo in cui attività finanziarie per un valore di 51 milioni di euro sono state congelate, cinque sospettati sono stati arrestati e diverse società sono state sequestrate in Italia, Brasile e Hong Kong.

Dopo la conclusione dei casi, il segretariato della rete JIT ha condotto una valutazione del processo, che sottolinea l'efficacia delle JIT nell'affrontare reati finanziari complessi e nel combattere le reti globali del traffico di droga. Le Squadre si sono rivelate essenziali per superare le barriere giuridiche e operative, condividere in modo sicuro le prove e coordinare azioni transfrontaliere simultanee. Senza una forma strutturata di cooperazione, smantellare i gruppi criminali e le estese reti di riciclaggio di denaro sarebbe stato impossibile.

#Squadrainvestigativacomune#cooperazioneinternazionaledipolizia#cooperazionegiudiziaria


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DAI CIELI DEL SOGNO

precipitare dai cieli del sogno fino all'età adulta richiami di sapori di voci l'odore del mare inalare il vento salato sibilante sotto le porte - gibigiane echi liturgie di memorie l'iniziazione del sesso i segreti

cieli dell'adolescenza passati come in sogno

(2010)

.

Breve analisi del testo

Atmosfera onirica e passaggio all’età adulta


Il componimento si apre con un’immagine forte: il “precipitare dai cieli del sogno” evoca la caduta dall’innocenza verso la concretezza dell’età adulta. Quel “fino all’età adulta” diventa soglia tra visione e realtà, un momento carico di nostalgia e tensione.


Le immagini sensoriali


  • “richiami di sapori / di voci l’odore”: sinestesia che mescola tatto, gusto e udito
  • “del mare inalare il vento salato sibilante”: l’elemento naturale come veicolo di memoria
  • “gibigiane echi / liturgie di memorie”: eco di rituali interiori, rievocazione di gesti antichi

Temi e simboli


  • Sogno vs realtà: dalla leggerezza del volo onirico alla gravità del quotidiano
  • Iniziazione e segreti: l’adolescenza vista come rito di passaggio, con le sue scoperte e tabù
  • Memoria e liturgia: la costruzione dell’identità attraverso ricordi ritualizzati

noblogo.org/norise-3-letture-a…



in alcune persone, personaggi, letterati e artisti soprattutto (non parliamo poi di attori e scimmie alfa), succede spesso se non spessissimo che il carattere sia gioviale, positivo, e la convivialità felicissima; per poi trasformarsi in egotismo psikonarcisistico allucinatorio e aggressivo non appena dalla tasca esce fuori il Ruolo, l'incommensurabile 'altezza' pubblica – in pubblico, in cattedra – della loro presenza, retorica, bibliografia, cultura, rete di relazioni e persuasioni, scena.

ma, rifletto, per quale caspita di motivo dovrei continuare a sobbarcarmi il senso di colpa di vivere questa loro contraddizione come una incapacità mia di fare switch tra le loro due personalità, gioendo con la prima e lietamente tollerando la seconda? non potrei semplicemente e credo anche umanamente mandare affanculo entrambe?


noblogo.org/differx/in-alcune-…



La lotta al cybercrime di Interpol. Un approfondimento


La criminalità informatica è una crescente minaccia a livello globale. I criminali utilizzano tattiche in continua evoluzione come il #malware, il #phishing e i servizi di #cybercrime-as-a-service per massimizzare i profitti e colpire sia individui che infrastrutture critiche. Tale pervasività ha portato alla creazione tra gli studiosi del concetto di policriminalità, dove le attività criminali tradizionali si fondono con componenti digitali. #INTERPOL ha – nel tempo – implementto iniziative operative e le strategie, inclusi successi come l'Operazione Serengeti 2.0 (che ha portato a numerosi arresti e al recupero di fondi significativi e di cui abbiamo parlato qui noblogo.org/cooperazione-inter…), con una particolare attenzione all'impatto e alla creazione di reti robuste in regioni come l'Africa. In tale contesto, viene in rilievo il ruolo dell'intelligenza artificiale (#AI), che sebbene sia usata dai criminali per attacchi più sofisticati, viene anche impiegata dalle forze dell'ordine, come nel Progetto Rapid di Hong Kong, per identificare e smantellare i siti di phishing in modo proattivo.


Il tuo Smart TV è un complice? 5 rivelazioni sul Cybercrime moderno


La nostra vita quotidiana è ormai quasi interamente digitale. Lavoriamo, comunichiamo, facciamo acquisti e ci intratteniamo online, e con questa trasformazione cresce anche una paura costante, sebbene spesso astratta: quella della criminalità informatica. Pensiamo a hacker solitari in stanze buie, ma la realtà dipinta dalle più recenti analisi globali condotte da INTERPOL in collaborazione con i suoi partner del settore privato è molto più complessa, organizzata e sorprendente di quanto si possa immaginare.

La minaccia non riguarda più solo il furto di password o i virus informatici. È un ecosistema criminale in piena evoluzione, che sfrutta le stesse tecnologie che usiamo ogni giorno, trasformandole in armi.La distinzione tra crimine reale e virtuale si sta dissolvendo, creando sfide senza precedenti per le forze dell'ordine di tutto il mondo.

Viediamo cinque aspetti inaspettati e di grande impatto emersi dalle indagini di INTERPOL, che cambieranno radicalmente la percezione del cybercrime. La criminalità si è evoluta: quali strumenti utilizza e come la lotta per la sicurezza digitale stia definendo il nostro futuro?


Il crimine non è più quello di una volta: benvenuti nell'era del “Policrimine”


L'idea dell'hacker isolato è un ricordo del passato. Oggi ci troviamo di fronte al concetto di “policriminalità”, un fenomeno in cui i confini tra il crimine tradizionale e quello digitale sono quasi completamente svaniti. Quasi ogni tipo di reato, dalla frode al traffico di esseri umani, passando per il contrabbando, oggi ha una componente informatica fondamentale.

Questa non è una semplice evoluzione, ma una vera e propria fusione. Le reti criminali transnazionali non integrano più strumenti digitali solo per rendere le loro operazioni illegali più efficienti, ma anche per espandersi in nuove aree criminali. La tecnologia non è più un fine, ma un mezzo per diversificare e potenziare un intero portafoglio di attività illecite.


Si può “noleggiare” un attacco informatico con il cybercrime-as-a-Service


Proprio come le aziende legali utilizzano software “as-a-service” (SaaS) per le loro operazioni, anche il mondo criminale ha adottato un modello simile: il “Cybercrime-as-a-Service” (CaaS). Questo mercato illegale offre “pacchetti” pronti all'uso per lanciare attacchi informatici di vario tipo.

Questo modello ha abbassato drasticamente la barriera d'ingresso, diventando uno dei principali motori della policriminalità. Offre a reti criminali tradizionali, prive di competenze tecniche, l'accesso a strumenti digitali sofisticati. Oggi, chiunque può facilmente “noleggiare” kit per condurre attacchi ransomware, estorsioni online o frodi su larga scala, spesso economici e facili da reperire nel dark web. L'implicazione è terrificante: un numero sempre maggiore di criminali può entrare nel mondo del cybercrime, portando a un aumento esponenziale degli attacchi.


La smart TV potrebbe essere un complice inconsapevole


Una delle minacce più recenti e inquietanti riguarda i dispositivi che abbiamo in casa. I criminali stanno sfruttando un metodo chiamato “residential proxies” per mascherare le loro attività illecite. Il meccanismo è tanto semplice quanto geniale: infettano con malware i dispositivi connessi a Internet, come smart TV o elettrodomestici da cucina connessi.

A volte, questo malware viene installato addirittura durante il processo di produzione, prima ancora che il dispositivo arrivi a casa vostra. Una volta infettati, questi oggetti di uso quotidiano vengono utilizzati a insaputa del proprietario per commettere reati online. L'attività dannosa sembra provenire dall'indirizzo IP della vostra abitazione, garantendo un perfetto anonimato ai veri criminali e trasformando i vostri dispositivi in complici inconsapevoli. Questo fenomeno evidenzia una vulnerabilità critica nella sicurezza dell'intero ecosistema dell'Internet of Things (IoT).


La Polizia combatte l'Intelligenza Artificiale con l'Intelligenza Artificiale


È in corso una vera e propria “corsa agli armamenti” basata sull'intelligenza artificiale (IA). I criminali la usano per rendere i loro attacchi più efficaci: le email di phishing diventano indistinguibili da quelle legittime e tecniche come il “polymorphic phishing” permettono di aggirare i sistemi di sicurezza inviando rapidamente migliaia di varianti leggermente diverse dello stesso messaggio, finché non vanno a segno.

Tuttavia, le forze dell'ordine non stanno a guardare. Anch'esse stanno adottando l'IA per contrattaccare. Un esempio concreto è il “Project Rapid” della polizia di Hong Kong. Utilizzando l'IA, sono in grado di analizzare proattivamente il web per identificare siti sospetti. Quando ricevono un singolo link di phishing, l'IA scansiona Internet alla ricerca di migliaia di altri siti simili, smantellando intere campagne criminali.

L'impatto di questa iniziativa è destinato a diventare globale. Attraverso la nuova “Operation Rapid Strike”, la polizia di Hong Kong invierà i dati raccolti all'unità di intelligence informatica globale di INTERPOL. Lì verranno analizzati e distribuiti agli altri paesi membri per prevenire minacce simili, dimostrando la potenza di una risposta collaborativa e guidata dall'IA su scala mondiale.


Un'operazione di Polizia può accendere le luci di un villaggio


La lotta al cybercrime non si traduce solo in arresti e sequestri di server. A volte, può avere un impatto sociale diretto e profondamente positivo. Un esempio arriva dall'Angola, dove le autorità, con il supporto di INTERPOL, hanno smantellato 25 centri illegali di mining di criptovalute.

L'operazione ha portato alla confisca di attrezzature informatiche e per il mining per un valore di oltre 37 milioni di dollari, inclusi 45 generatori di corrente che operavano illecitamente. Ma il risultato più interessante è stato ciò che è accaduto dopo: il governo angolano utilizzerà questi beni recuperati per sostenere la distribuzione di energia elettrica in aree vulnerabili del paese. Combattere il crimine digitale significa anche proteggere e migliorare la vita delle persone nel mondo reale.

Uno sguardo al Futuro Digitale


L'analisi dell'INTERPOL ci svela un mondo dove il crimine non ha confini, dove un attacco può essere “noleggiato” con la stessa facilità di un software, dove la smart TV può diventare un complice involontario, e dove la lotta per la giustizia può, letteralmente, riaccendere la luce in un villaggio. La lotta al cybercrime è una sfida globale, complessa e in continua evoluzione, che va ben oltre gli stereotipi.

#criminalitàinformatica #cybercrime


noblogo.org/cooperazione-inter…


La lotta al cybercrime di Interpol. Un approfondimento


La lotta al cybercrime di Interpol. Un approfondimento


La criminalità informatica è una crescente minaccia a livello globale. I criminali utilizzano tattiche in continua evoluzione come il #malware, il #phishing e i servizi di #cybercrime-as-a-service per massimizzare i profitti e colpire sia individui che infrastrutture critiche. Tale pervasività ha portato alla creazione tra gli studiosi del concetto di policriminalità, dove le attività criminali tradizionali si fondono con componenti digitali.#INTERPOL ha – nel tempo – implementto iniziative operative e le strategie, inclusi successi come l'Operazione Serengeti 2.0 (che ha portato a numerosi arresti e al recupero di fondi significativi e di cui abbiamo parlato qui noblogo.org/cooperazione-inter…), con una particolare attenzione all'impatto e alla creazione di reti robuste in regioni come l'Africa. In tale contesto, viene in rilievo il ruolo dell'intelligenza artificiale (#AI), che sebbene sia usata dai criminali per attacchi più sofisticati, viene anche impiegata dalle forze dell'ordine, come nel Progetto Rapid di Hong Kong, per identificare e smantellare i siti di phishing in modo proattivo.


Il tuo Smart TV è un complice? 5 rivelazioni sul Cybercrime moderno


La nostra vita quotidiana è ormai quasi interamente digitale. Lavoriamo, comunichiamo, facciamo acquisti e ci intratteniamo online, e con questa trasformazione cresce anche una paura costante, sebbene spesso astratta: quella della criminalità informatica. Pensiamo a hacker solitari in stanze buie, ma la realtà dipinta dalle più recenti analisi globali condotte da INTERPOL in collaborazione con i suoi partner del settore privato è molto più complessa, organizzata e sorprendente di quanto si possa immaginare.

La minaccia non riguarda più solo il furto di password o i virus informatici. È un ecosistema criminale in piena evoluzione, che sfrutta le stesse tecnologie che usiamo ogni giorno, trasformandole in armi.La distinzione tra crimine reale e virtuale si sta dissolvendo, creando sfide senza precedenti per le forze dell'ordine di tutto il mondo.

Viediamo cinque aspetti inaspettati e di grande impatto emersi dalle indagini di INTERPOL, che cambieranno radicalmente la percezione del cybercrime. La criminalità si è evoluta: quali strumenti utilizza e come la lotta per la sicurezza digitale stia definendo il nostro futuro?


Il crimine non è più quello di una volta: benvenuti nell'era del “Policrimine”


L'idea dell'hacker isolato è un ricordo del passato. Oggi ci troviamo di fronte al concetto di “policriminalità”, un fenomeno in cui i confini tra il crimine tradizionale e quello digitale sono quasi completamente svaniti. Quasi ogni tipo di reato, dalla frode al traffico di esseri umani, passando per il contrabbando, oggi ha una componente informatica fondamentale.

Questa non è una semplice evoluzione, ma una vera e propria fusione. Le reti criminali transnazionali non integrano più strumenti digitali solo per rendere le loro operazioni illegali più efficienti, ma anche per espandersi in nuove aree criminali. La tecnologia non è più un fine, ma un mezzo per diversificare e potenziare un intero portafoglio di attività illecite.


Si può “noleggiare” un attacco informatico con il cybercrime-as-a-Service


Proprio come le aziende legali utilizzano software “as-a-service” (SaaS) per le loro operazioni, anche il mondo criminale ha adottato un modello simile: il “Cybercrime-as-a-Service” (CaaS). Questo mercato illegale offre “pacchetti” pronti all'uso per lanciare attacchi informatici di vario tipo.

Questo modello ha abbassato drasticamente la barriera d'ingresso, diventando uno dei principali motori della policriminalità. Offre a reti criminali tradizionali, prive di competenze tecniche, l'accesso a strumenti digitali sofisticati. Oggi, chiunque può facilmente “noleggiare” kit per condurre attacchi ransomware, estorsioni online o frodi su larga scala, spesso economici e facili da reperire nel dark web. L'implicazione è terrificante: un numero sempre maggiore di criminali può entrare nel mondo del cybercrime, portando a un aumento esponenziale degli attacchi.


La smart TV potrebbe essere un complice inconsapevole


Una delle minacce più recenti e inquietanti riguarda i dispositivi che abbiamo in casa. I criminali stanno sfruttando un metodo chiamato “residential proxies” per mascherare le loro attività illecite. Il meccanismo è tanto semplice quanto geniale: infettano con malware i dispositivi connessi a Internet, come smart TV o elettrodomestici da cucina connessi.

A volte, questo malware viene installato addirittura durante il processo di produzione, prima ancora che il dispositivo arrivi a casa vostra. Una volta infettati, questi oggetti di uso quotidiano vengono utilizzati a insaputa del proprietario per commettere reati online. L'attività dannosa sembra provenire dall'indirizzo IP della vostra abitazione, garantendo un perfetto anonimato ai veri criminali e trasformando i vostri dispositivi in complici inconsapevoli. Questo fenomeno evidenzia una vulnerabilità critica nella sicurezza dell'intero ecosistema dell'Internet of Things (IoT).


La Polizia combatte l'Intelligenza Artificiale con l'Intelligenza Artificiale


È in corso una vera e propria “corsa agli armamenti” basata sull'intelligenza artificiale (IA). I criminali la usano per rendere i loro attacchi più efficaci: le email di phishing diventano indistinguibili da quelle legittime e tecniche come il “polymorphic phishing” permettono di aggirare i sistemi di sicurezza inviando rapidamente migliaia di varianti leggermente diverse dello stesso messaggio, finché non vanno a segno.

Tuttavia, le forze dell'ordine non stanno a guardare. Anch'esse stanno adottando l'IA per contrattaccare. Un esempio concreto è il “Project Rapid” della polizia di Hong Kong. Utilizzando l'IA, sono in grado di analizzare proattivamente il web per identificare siti sospetti. Quando ricevono un singolo link di phishing, l'IA scansiona Internet alla ricerca di migliaia di altri siti simili, smantellando intere campagne criminali.

L'impatto di questa iniziativa è destinato a diventare globale. Attraverso la nuova “Operation Rapid Strike”, la polizia di Hong Kong invierà i dati raccolti all'unità di intelligence informatica globale di INTERPOL. Lì verranno analizzati e distribuiti agli altri paesi membri per prevenire minacce simili, dimostrando la potenza di una risposta collaborativa e guidata dall'IA su scala mondiale.


Un'operazione di Polizia può accendere le luci di un villaggio


La lotta al cybercrime non si traduce solo in arresti e sequestri di server. A volte, può avere un impatto sociale diretto e profondamente positivo. Un esempio arriva dall'Angola, dove le autorità, con il supporto di INTERPOL, hanno smantellato 25 centri illegali di mining di criptovalute.

L'operazione ha portato alla confisca di attrezzature informatiche e per il mining per un valore di oltre 37 milioni di dollari, inclusi 45 generatori di corrente che operavano illecitamente. Ma il risultato più interessante è stato ciò che è accaduto dopo: il governo angolano utilizzerà questi beni recuperati per sostenere la distribuzione di energia elettrica in aree vulnerabili del paese. Combattere il crimine digitale significa anche proteggere e migliorare la vita delle persone nel mondo reale.

Uno sguardo al Futuro Digitale


L'analisi dell'INTERPOL ci svela un mondo dove il crimine non ha confini, dove un attacco può essere “noleggiato” con la stessa facilità di un software, dove la smart TV può diventare un complice involontario, e dove la lotta per la giustizia può, letteralmente, riaccendere la luce in un villaggio. La lotta al cybercrime è una sfida globale, complessa e in continua evoluzione, che va ben oltre gli stereotipi.

#criminalitàinformatica#cybercrime


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Pere Ubu — Modern Dance (1978)


immagine

La “danza moderna” opera prima dei Pere Ubu, rimane a distanza di trent’anni un disco straordinario. Ecco sì, straordinario è l’aggettivo che più gli si addice. Straordinario il nome Pere Ubu (Ubu Roi, pièce teatrale del commediografo francese di fine ‘800 Alfred Jarry), che non diceva niente a nessuno ma aveva un bel ’suono’. Straordinaria la voce di David Thomas, un gigante con i capelli a cespuglio che cantava con un vocione da orco. Straordinari i musicisti Revenstine, un cercarumori quando l’elettronica era tutt’altro che facile, il chitarrista Herman, un trasformatore elettrico da 125 in 380volts, la sezione ritmica di Krauss alla batteria e Maimone al basso che scandiscono una musica complessa e alienata. Straordinario il suono, un turbinio di note, con scenari post-industriali, schizofrenici e avanguardistici... silvanobottaro.it/archives/367…


Ascolta il disco: youtube.com/watch?v=Leax63ullP…



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Pere Ubu — Modern Dance (1978)


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La “danza moderna” opera prima dei Pere Ubu, rimane a distanza di trent’anni un disco straordinario. Ecco sì, straordinario è l’aggettivo che più gli si addice. Straordinario il nome Pere Ubu (Ubu Roi, pièce teatrale del commediografo francese di fine ‘800 Alfred Jarry), che non diceva niente a nessuno ma aveva un bel ’suono’. Straordinaria la voce di David Thomas, un gigante con i capelli a cespuglio che cantava con un vocione da orco. Straordinari i musicisti Revenstine, un cercarumori quando l’elettronica era tutt’altro che facile, il chitarrista Herman, un trasformatore elettrico da 125 in 380volts, la sezione ritmica di Krauss alla batteria e Maimone al basso che scandiscono una musica complessa e alienata. Straordinario il suono, un turbinio di note, con scenari post-industriali, schizofrenici e avanguardistici... silvanobottaro.it/archives/367…


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SIRACIDE - Capitolo 17


1Il Signore creò l'uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare.2Egli assegnò loro giorni contati e un tempo definito, dando loro potere su quanto essa contiene.3Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò.4In ogni vivente infuse il timore dell'uomo, perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli.5Ricevettero l'uso delle cinque opere del Signore, come sesta fu concessa loro in dono la ragione e come settima la parola, interprete delle sue opere.⌉6Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare.7Li riempì di scienza e d'intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male.8Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie.9Loderanno il suo santo nome10per narrare la grandezza delle sue opere.11Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita, ⌈affinché riconoscessero che sono mortali coloro che ora esistono.⌉12Stabilì con loro un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti.13I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa.14Disse loro: “Guardatevi da ogni ingiustizia!” e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo.

Dio conosce le vie e le opere dell’uomo15Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi.16Fin dalla giovinezza le loro vie vanno verso il male, e non sanno cambiare i loro cuori di pietra in cuori di carne.17Nel dividere i popoli di tutta la terra⌉ su ogni popolo mise un capo, ma porzione del Signore è Israele,18che, come primogenito, egli nutre istruendolo e, dispensandogli la luce del suo amore, mai abbandona.⌉19Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, e i suoi occhi scrutano sempre la loro condotta.20A lui non sono nascoste le loro ingiustizie, tutti i loro peccati sono davanti al Signore.21Ma il Signore è buono e conosce le sue creature, non le distrugge né le abbandona, ma le risparmia.⌉22La beneficenza di un uomo è per lui come un sigillo e il bene fatto lo custodisce come la pupilla, ⌈concedendo conversione ai suoi figli e alle sue figlie.⌉23Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa, riverserà sul loro capo il contraccambio.24Ma a chi si pente egli offre il ritorno, conforta quelli che hanno perduto la speranza⊥.

Invito alla conversione25Ritorna al Signore e abbandona il peccato, prega davanti a lui e riduci gli ostacoli.26Volgiti all'Altissimo e allontanati dall'ingiustizia; ⌈ egli infatti ti condurrà dalle tenebre alla luce della salvezza.⌉ Devi odiare fortemente ciò che lui detesta.⊥27Negl'inferi infatti chi loderà l'Altissimo, al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode?⊥28Da un morto, che non è più, non ci può essere lode, chi è vivo e sano loda il Signore.⊥29Quanto è grande la misericordia del Signore, il suo perdono per quanti si convertono a lui!30Non vi può essere tutto negli uomini, poiché un figlio dell'uomo non è immortale.31Che cosa c'è di più luminoso del sole? Anch'esso scompare. Così l'uomo, che è carne e sangue, volge la mente al male.32Egli passa in rassegna l'esercito nel più alto dei cieli, ma gli uomini sono tutti terra e cenere.

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Approfondimenti


vv. 16,24-17,14. Dopo l'invito all'ascolto (vv. 24-25), comincia la rielaborazione del racconto sacerdotale dell'opera creatrice di Dio nei primi quattro giorni (vv. 26-28; cfr. Gn 1). Dalla creazione di «ogni genere di viventi» (vv. 29-30) si passa poi a quella dell'uomo (17,1-4), in cui si segue il racconto jahvista (Gn 2,7). Viene descritto, poi, l'uomo nelle sue facoltà e finalità (vv. 5-10). Da ultimo la “legge della vita”, data a Israele e rivolta a tutti gli uomini (vv. 11-14). Nell'introduzione Ben Sira ricorda che la sapienza comincia dall'ascolto e dall'attenzione del cuore (v. 24a; cfr. 23,7a; Pr 1,5.8; 8,6.33). Il maestro si accinge a rendere manifesto e ad annunciare la disciplina e la scienza (v. 25; cfr. 50,27c con l'immagine del “riversare/far piovere la sapienza”, presente anche altrove, come in 18,29; 24,28-29.31; 39,6.8). L'iniziativa di Dio, creatore (v. 26a: ktisis) e fattore (v. 26b: poiēsis), viene espressa con una ventina di verbi all'aoristo. Qui come nei testi poetici in genere dei LXX, l'aoristo rivela valori universali nell'opera di Dio: verso il cosmo e la terra (vv. 26b.27a.29.30a) e soprattutto verso l'uomo (vv. 17,1-3.5-8); ma anche verso gli esseri viventi dominati dall'uomo (17,4) e verso Israele e i popoli tutti (17,11-12.14). Vale la pena ricordare che nel brano ricorrono termini significativi del vocabolario di Siracide: ordinare (kosmein: 16,27a; cfr. 25,1; 29,6); riempire (empimplēmi: 16,29b; 17,7; cfr. 2,16; 39,6; 47,14), creare (ktizein: 17,1; cfr. 1,4.9; 24,9), timore (phobos: verso l'uomo e verso Dio, rispettivamente in 17,4 e in 17,8); lodare (ainein: 17,10: cfr. vv. 27.28; 15,9-10; 51,17.22.29). I due piani tradizionali, cielo e terra, si riflettono in due gruppi di creature, quelle celesti e quelle terrestri. L'uomo, al centro, partecipa delle une col suo dominio e delle altre con la sua natura mortale. Le sue caratteristiche creaturali sono presentate con un ordine inverso rispetto a quello abituale: la condizione mortale (17,1), il dominio sulla terra (17,2) e l'immagine di Dio (17,3). Segue ciò che è proprio dell'uomo (vv. 5-10). Nel v. 6 le facoltà morali e intellettuali – il discernimento (diaboulion: 15,14b) e il cuore capace di comprendere – si collegano con quelle sensoriali e fisiche (lingua, occhi e orecchi). Tutta la composizione esalta la grandezza dell'uomo, come avviene nel Sal 8. In Sir 43, invece, la vera protagonista è la creazione stessa. L'apertura alla cultura greca, particolarmente a quella stoica, che elenca otto elementi nell'uomo (lo spermatikon è da aggiungere a quelli indicati in 17,5-6), non offusca l'equilibrio religioso del testo; anzi allarga la base con cui rispondere alle obiezioni etiche e spirituali di 15,11 e 16,17. La concezione dell'uomo presente in 17,5-10 non rinnega, ma attualizza quella presente in 17,1-4.

Conclusione. La riflessione partita dai figli «inutili» (16,1) è approdata al senso biblico dell'uomo e della storia. Narrazione e teodicea si intrecciano, cultura e fede si cercano. La creazione e la rivelazione del Sinai preparano il lettore anche ad una formulazione più radicale degli interrogativi: «a che può servire l'uomo?» (18,8; cfr. 10,4b). La risposta qui anticipata ribadisce che il «timore di Dio» (16,2; 17,8) è radice dell'utilità e dell'identità dell'uomo. Chi teme Dio impara a riconoscere il suo agire misericordioso e giusto nella vita personale e comunitaria e diventa capace di ridare vita, anche da solo, a un'intera città. Un tale uomo non è insipiente come Adamo (cfr. Gn 3,9-10) e come tutti coloro che pensano di nascondersi da Dio (cfr. Eb 4,13); al contrario si apre alla comunione con tutte le altre creature, vive il suo ruolo specifico di interlocutore e cantore cosciente del «nome santo», evita ogni ingiustizia e si prende cura del prossimo. Con la lingua del suo tempo e con la lingua della Bibbia, Ben Sira proclama la dignità dell'uomo, fragile creatura mortale, che Dio ha “reso signore”, , unico per creazione ed elezione. Il cosmo stoico viene “aperto” prima e dopo, rispettivamente in direzione del Dio creatore e del Dio signore della storia di Israele e di tutti gli uomini. Con la “parola” del Sinai (17,13b.14), questo poema della creazione e della storia va oltre il cerchio dell'umanesimo stoico. L'uomo, pieno della scienza che viene da Dio, distingue il bene e il male e si eleva dalla natura a un Dio trascendente e creatore di tutto (17,7-8; cfr. Sap 13,1; At 14,17; Rm 1,19-20).

vv. 17,15-24. Si riprende il tema dell'impossibilità di “nascondersi”: Dio vede sempre le vie e i peccati di tutti (vv. 15b.20; cfr. la situazione di Caino in Gn 4, 14). Ben Sira ribadisce due aspetti importanti dell'agire di Dio: il bene fatto dall'uomo è come un sigillo e come una pupilla per Dio, che certamente ricompensa (vv. 22-23); al peccatore che vuole tornare egli apre la via del ritorno (v. 24). Il v. 17bc parla di una guida data da Dio ad ogni nazione: può alludere al fatto che Israele non ha altro monarca che Dio (cfr. 1 Sam 8, 5-7) o all'angelo che il giudaismo recente attribuisce ad ogni nazione o città (Dn 10,13.20-21; cfr. Ap 7,1; 1,20). Il testo del GrII accentua ancor più l'amore tenero e comprensivo di Dio verso gli uomini, incapaci di liberarsi da soli dal male.

vv. 17,25-32. L'invito alla conversione, intesa come ritorno a Dio e rifiuto del peccato (vv. 25-26), si trasforma in una presa di coscienza: l'uomo, fatto di carne e di sangue, è mortale (vv. 30-32) e non ha che questa vita per lodare Dio (vv. 27-28). Non c'è lode per l'Altissimo nello šᵉ’ôl (9,12; 14,12.16; 17,27; 21,10; 28,21; 41,4; 48,5; 51,5-6; cfr. Sal 6,6; Is 38,18; Bar 2,17).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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✍️Vorrei ripercorrere, anche se con animo diverso e esattamente a distanza di un anno, questi giorni che hanno preceduto il mio intervento e la rimozione del mio Carcinoma! Perché scrivo? Per non dimenticare e per ricordare alla nuova “Me”, che ci sono , che possiamo e dobbiamo continuare in questo percorso, ok siamo agli inizi, però il mio piccolo ospite lo abbiamo sfrattato ed ora ci occuperemo di noi , della nostra nuova vita insieme non a lui, ma a ciò che la sua presenza ha comportato. Inevitabilmente in un anno sono cambiate tante cose, io sono cambiata, spesso mi sono ritrovata sola, fragile e molto stanca, sia psicologicamente che fisicamente! Ma sono qui a lottare, dopo aver accettato , pur con difficoltà, i cambiamenti fisici e non solo, le terapie, i controlli, tutto! Si cambia, si piange, a volte si ride, si ricorda.. Un anno fa la mia prima risonanza magnetica con contrasto, la preparazione, per essere un soggetto allergico e poi tutto ciò che ho affrontato giorno per giorno, sempre supportata dalla mia famiglia, da medici ottimi, ma soprattutto umani, pochi amici e un paio di amiche , che mi hanno aiutata , a gestire il dopo, mi hanno aiutata con mio figlio e soprattutto un pensiero va a chi mi è stato di esempio e forza! Il mio sole, il mio faro, la mia roccia , la mia ancora di salvezza, nonostante non sia stato fisicamente con me, ma credo e spero ci sia ancora l'empatia che ci ha avvicinati e che ci ha permesso di diventare quello che col tempo è diventata una bella amicizia! Credo che ognuno possa ritrovarsi in queste parole, perchè sa, c'è stato o ha vissuto insieme a me! Un pensiero va a chi mi ha abbracciato in tutti i sensi, ad Antonella, forse l'unica cara Amica, alla famiglia, mio marito, figlio, i miei genitori e mia sorella , che cmq hanno condiviso, ognuno a modo proprio, questi momenti e che sono stati la mia forza! Ringrazio Alviro, i nostri caffè, una menzione va anche a Fabio, se un giorno dovesse leggere, anche lui mi è stato vicino, e nonostante adesso si sia perso allontanato e abbia quasi rinnegato quel periodo, non posso non augurargli ogni bene! Il mio senologo, alla sua empatia e a quel sorriso di un anno fa e le parole di conforto e forza nel preannunciarmi uno spiraglio ... Grazie a chi si è allontanato, a chi ho allontanato io, non è semplice accettare di avere un tumore, affrontarlo o stare vicino a chi lo sta affrontando. Si ha paura di sbagliare, di non essere in grado di aiutare e da parte del malato c'è la paura di chiedere aiuto, c'è la vergogna quasi a parlarne e non si ha la forza per farsi vedere così, deboli, fragili, insicuri e a volte anche con le lacrime agli occhi! Un grazie anche a chi è entrato recentemente nella mia vita, e che mi ha portato e supportato con la sua esperienza, fede e con la sua leggerezza, facendomi sentire capita e meno sola in quei momenti di fragilità, solitudine e confusione! Se ho dimenticato qualcuno, chiedo scusa, spero di avere ancora tempo da dedicare, scrivere, occasione per un abbraccio, un caffè, una stretta di mano o ancora un semplice saluto! Perché oggi vivo di e per le piccole cose, non pretendo nulla, ma ben volentieri ho bisogno di circondarmi di serenità, amore, lealtà e forza e speranza.....


noblogo.org/bymarty/vorrei-rip…



lo stato canaglia è circondato, mediaticamente, alla fin fine. ci volevano così tante decine di migliaia di morti, feriti, dispersi, mutilati a vita, così tante persone segnate per sempre da traumi che forse non sarà mai possibile rimontare? occidente di merda, stati uniti, uk, italia e germania in testa, come sempre.


noblogo.org/differx/lo-stato-c…




verso la fine dell'audio linkato qui sotto, emerge abbastanza nettamente il tema della natura politica della scrittura, delle scritture, e di conseguenza anche di quelle dette 'di ricerca'. (l'interrogativo è posto da Gilda Policastro, e si trova pure al fondo di un intervento di Tommaso Giartosio). sia Andrea Inglese che io diciamo la nostra (anche in rapporto al genocidio in atto). annoto qui, in aggiunta: chi scrive deve in qualche modo sapere di farlo non “dopo” ma “durante” Auschwitz, durante GAZA. in questo momento (un momento che dura da due anni + 75) direi che siamo interpellati non certo dal solo Adorno, ma prima e violentemente dalle centinaia di migliaia di vittime di Palestina. senza nessuna retorica, e con l'ingenuità & povertà di mezzi che espongo forse già in questa notilla mia, credo sia questo l'orizzonte delle cose adesso. ho idea che se un linguaggio, 'qualsiasi linguaggio', non è nei suoi modi cosciente di (e schiacciato da) questo, diventa o rischia di diventare un 'linguaggio qualsiasi', e immagino che a perderlo non si faccia gran danno.

slowforward.net/2025/09/28/pap…

(in questo senso sono persuaso si possano leggere e accogliere molto positivamente i due ultimi libri usciti nella collana UltraChapBooks, di Tic, appena stampati. ma ci sarà modo di parlarne)

#Gaza #genocidio #scrittura #scritture #scritturadiricerca #scritturediricerca #senzariparo

p.s.: non si interpreti questa annotazione come un elogio della frontalità e dell'assertività. è esattamente l'opposto. ogni poesia e poesiola scritta 'durante' Gaza è (dico per me, soggettivamente) inaccettabile


noblogo.org/differx/verso-la-f…


pod al popolo #079, presentazione di “prati. extended version” da tic, 26 sett. 2025


Audio completo del reading / presentazione del libro Prati, di Andrea inglese (Tic, 2025). Interventi e letture dell’autore, annotazioni critiche e domande di MG e del pubblico. Ora in Pod al popolo. Podcast irregolare ed ennesimo [em]fail again fail [/em]better dell’occidente postremo. Buon ascolto
"Prati", di Andrea Inglese (Tic, 2025)
ticedizioni.com/products/prati…

#disturbo #glitch #incompletezza #margini #ombra #PAP #pap079 #pap079 #podAlPopolo #podcast #prati #prosa #prosaBreve #ProsaInProsa #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #Tic #TicEdizioni #UltraChapBooks




King Creosote - From Scotland With Love (2014)


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Lasciatemelo dire: nessuno nell’ultimo decennio è riuscito a raccontare la Scozia meglio di King Creosote (ovvero Kenny Anderson), non quella dei desideri o dei sogni, ma quella reale e tangibile, vissuta e rivissuta attraverso il racconto di chi la vive quotidianamente. Il suo ultimo atto d’amore è “From Scotland With Love”, colonna sonora di un documentario della regista neozelandese Virginia Heat, una sfida che l’artista affronta calandosi in una realtà storica centenaria fatta di guerre, sofferenza e lotte per la dignità dei lavoratori... artesuono.blogspot.com/2014/08…


Ascolta il disco: youtube.com/watch?v=rGFnClH0E9…



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King Creosote - From Scotland With Love (2014)


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Lasciatemelo dire: nessuno nell’ultimo decennio è riuscito a raccontare la Scozia meglio di King Creosote (ovvero Kenny Anderson), non quella dei desideri o dei sogni, ma quella reale e tangibile, vissuta e rivissuta attraverso il racconto di chi la vive quotidianamente. Il suo ultimo atto d’amore è “From Scotland With Love”, colonna sonora di un documentario della regista neozelandese Virginia Heat, una sfida che l’artista affronta calandosi in una realtà storica centenaria fatta di guerre, sofferenza e lotte per la dignità dei lavoratori... artesuono.blogspot.com/2014/08…


Ascolta il disco: youtube.com/watch?v=rGFnClH0E9…


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SIRACIDE - Capitolo 16


Il valore dei figli1Non desiderare molti figli buoni a nulla, non rallegrarti dei figli che sono empi.2Siano pur molti, non gioire se sono privi del timore del Signore.3Non contare sulla loro giovane età e non confidare nel loro numero,⌈perché tu gemerai per un dolore prematuroe d'improvviso conoscerai la loro fine;⌉poiché è preferibile uno a mille e morire senza figli che averne di empi.4La città sarà ripopolata per opera di un solo saggio, mentre la stirpe degli iniqui verrà distrutta.

Il castigo degli empi5Il mio occhio ha visto molte cose simili, il mio orecchio ne ha sentite anche di più gravi.6Nell'assemblea dei peccatori un fuoco si accende, contro un popolo ribelle è divampata l'ira.7Egli non perdonò agli antichi giganti, che si erano ribellati per la loro forza.8Non risparmiò i concittadini di Lot, che egli aveva in orrore per la loro superbia.9Non ebbe pietà di un popolo maledetto, che fu scacciato per i suoi peccati.⌈Tutto questo egli fece a nazioni dal cuore duroe per il numero dei suoi santi non fu consolato.⌉10Così trattò i seicentomila fanti che avevano congiurato per la durezza del loro cuore.⌈Flagellando, avendo pietà, percuotendo, guarendo,il Signore ha custodito nella pietà e nell'istruzione.⌉

Certezza della retribuzione11Ci fosse anche un solo uomo di dura cervice, sarebbe inaudito se restasse impunito, poiché in lui c'è misericordia e ira, potente quando perdona e quando riversa la sua ira.12Tanto grande è la sua misericordia, quanto grande il suo rimprovero; egli giudicherà l'uomo secondo le sue opere.13Non sfuggirà il peccatore con la sua preda, né la pazienza del giusto sarà delusa.14Egli riconoscerà ogni atto di misericordia, ciascuno riceverà secondo le sue opere⊥.15Il Signore ha indurito il faraone perché non lo riconoscesse,perché fossero note le sue opere sotto il cielo.16A tutta la creazione la sua misericordia è manifesta,ha dispensato la luce e le tenebre agli uomini.

Nessuno può sottrarsi allo sguardo del Creatore17Non dire: “Mi nasconderò al Signore! Lassù chi si ricorderà di me? Fra tanta gente non sarò riconosciuto, chi sarò io in mezzo a una creazione immensa?“.18Ecco il cielo e il cielo dei cieli, l'abisso e la terra sussultano quando egli appare.⌈Tutto l'universo è stato creato ed esiste per la sua volontà.⌉19Anche i monti e le fondamenta della terra tremano di spavento quando egli li scruta.20Ma nessuno riflette su queste cose⊥; al suo modo di agire chi presta attenzione?21Come un uragano che l'uomo non vede, così molte sue opere sono nascoste.22“Chi annuncerà le sue opere di giustizia? O chi aspetterà? L'alleanza infatti è ancora lontana,e il rendiconto di tutto sarà solo alla fine”.23Queste cose pensa chi ha il cuore meschino; lo stolto, che si lascia ingannare, pensa sciocchezze.

Il creato è opera di Dio24Ascoltami, figlio, e impara la scienza⊥, e nel tuo cuore tieni conto delle mie parole.25⌈Manifesterò con ponderazione la dottrina, con cura annuncerò la scienza.⌉26Quando il Signore da principio creò le sue opere, dopo averle fatte ne distinse le parti.27Ordinò per sempre le sue opere e il loro dominio per le generazioni future. Non soffrono né fame né stanchezza e non interrompono il loro lavoro.28Nessuna di loro urta la sua vicina, mai disubbidiranno alla sua parola.29Dopo ciò il Signore guardò alla terra e la riempì dei suoi beni.30Ne coprì la superficie con ogni specie di viventi e questi ad essa faranno ritorno.

_________________Note

16,5-10 Vengono rievocati alcuni episodi dai quali traspare come Dio detesti i peccatori e non esiti a punirli. Si ricordano la ribellione d’Israele nel deserto (v. 6, vedi Nm 11,1-3; 16,1-35), la rivolta degli antichi giganti (v. 7, vedi Gen 6,1-4), l’arroganza dei concittadini di Lot (v. 8, vedi Gen 19), l’idolatria degli abitanti della terra di Canaan (v. 9,), gli stessi Israeliti (chiamati nel v. 10 i seicentomila fanti) che, usciti dall’Egitto, si ribellarono più volte a Dio e perirono nel deserto (vedi Nm 14,20-23).

16,18 il cielo e il cielo dei cieli: espressione che ricorre anche in Dt 10,14 e 1Re 8,27; qui probabilmente è da intendere come immagine dell'altezza del cielo, in contrasto con la terra e l'abisso.

16,24-30 Ha inizio una grande celebrazione del creato che, ispirandosi a Gen 1-2, presenta l'armonia e l'equilibrio dell'opera di Dio creatore e la gioia di cui egli ha pervaso ogni creatura. Questo inno si conclude in 18,14.

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Approfondimenti


Il c. 16 comincia con una riflessione polemica sull'autentico valore dei figli (vv. 1-4), seguita dalla rilettura della storia di Israele, nella quale si rivela la misericordia e la severità di Dio (vv. 5-16). La pericope successiva è una difesa dell'operato di Dio davanti a chi lo accusa di lontananza e disinteresse (vv. 17-23). Quasi come risposta viene presentato un poema sulla sapienza di Dio creatore e signore: egli si fa conoscere nel cosmo, al cui centro c'è l'uomo, e nella storia di Israele, mediante il dono di una legge di vita rivolta a tutti i popoli (16,24-17,14). Il c. 17 presenta, poi, due brevi pericopi su Dio che vede e giudica (vv. 15-24) e sulla conversione (25-32).

vv. 1-4. A proposito del numero dei figli (vv. 1-4), Ben Sira assume un atteggiamento critico verso la mentalità tradizionale e corrente: meglio morire senza discendenza, che avere figli empi (v. 3f) e «buoni a nulla» (v. 1a: inutile). L'aggettivo (achrestos) indica anche colui che insegna agli altri, ma non fa del bene a se stesso (cfr. 37,19). Se manca il timore del Signore (v. 2b), non è da desiderare un gran numero di figli (v. 1a): non è motivo sufficiente né per gioirne (vv. 1b.2a) né per farci affidamento (v. 3b). Una città si riempie con un solo uomo saggio e pio, mentre una razza di iniqui si trasforma in deserto (v. 4; cfr. 40,15). Meglio uno, piuttosto che mille (v. 3e) con le caratteristiche suddette. Anzi – altro aspetto della polemica – neanche la vita lunga dei figli è garantita (v. 3a), visto che dolori prematuri e morti improvvise incombono sempre (v. 3cd). Cfr. 41,5-13; 21,10; Gb 27,14-15.

vv. 5-16. Dai figli empi e dalla razza dei “senza legge” (v. 4b) al modo con cui Dio ha trattato l'empietà nella storia di Israele. Dopo un solenne riferimento a ciò che ha visto e udito (v. 5), Ben Sira richiama avvenimenti della storia di Israele severamente giudicati da Dio (vv. 6-10), espone i criteri della sua azione verso tutti gli uomini (vv. 11-14) e ricorda, infine, il suo agire verso il faraone e verso i figli di Adamo (vv. 15-16). Si parte con il riferimento ad una «assemblea dei peccatori» (v. 6): si allude forse a Core, Datan e Abiron (cfr. 45,18; Nm 16,1-31)? Segue la presentazione, sempre in negativo, dell'atteggiamento divino: non ha perdonato i giganti ribelli (v. 7: cfr. Gn 6,1-7; Sap 14,6), non ha risparmiato i concittadini di Lot (v. 8: cfr. Gn 19,1-29), non ha avuto pietà di gente dal cuore duro, come i Cananei (v. 9: cfr. Nm 33,51-56; Sap 12,3-7) e come i seicentomila Ebrei, che non entrarono nella terra promessa (v. 10: cfr. 46,8; Es 12,37). Le aggiunte del GrII attenuano l'impressione di durezza lasciata dai “no” del GrI: Dio ha a che fare con popoli dal cuore duro (v. 9c) e unisce sempre ferita e medicina, compassione e disciplina (v. 10cd). Nei vv. 11-14 Ben Sira tira le conclusioni: Dio giudica l'agire di ogni uomo (vv. 12b.14b; cfr. 15,19b) usando in egual misura misericordia e ira (v. 12); non lascia impunito neanche un solo peccatore (vv. 11a. 13a) e non delude la pazienza del pio (v. 13b). Farà posto a tutta la sua generosità (v. 14a). Infine, nei vv. 15-16, presenti in ebr. (ms A), GrII e Siriaca, viene amplificato il precedente riferimento all'esodo (v. 10ab), richiamando l'indurimento del faraone, che ha permesso di rivelare al mondo intero l'opera liberatrice del Signore. Ai figli di Adamo è toccata un'uguale porzione di luce e di tenebre per riconoscere la misericordia di Dio (v. 16).

vv. 17-23. Dalla storia di Israele, si passa «a una creazione senza numero» (v. 17d). Si annuncia un tema di notevole densità letteraria e teologica. Il proposito di nascondersi davanti a Dio (v. 17a) e vari interrogativi religiosi (può Dio ricordarsi di ogni uomo? chi gli racconterà le opere dei giusti? vale la pena attendersi il compimento delle promesse?) mettono in moto la teodicea di Ben Sira in questo brano (vv. 17-23) e specialmente nella pericope sulla creazione (16, 24-17, 14). La cultura e la fede dell'autore ammoniscono a «Non dire!» (v. 17a; cfr. 15, 11.12). Le dimensioni sovrumane dell'universo e la radicalità delle obiezioni non lo scoraggiano: la visita di Dio fa tremare tutto (v. 18b). Gli estremi della realtà – i cieli e gli abissi, i monti e le fondamenta della terra – sono sotto il suo sguardo di creatore (vv. 18-19). Ben Sira, che ha definito beato chi «penetra con la mente i segreti» della sapienza (14, 21), si chiede ora chi mai presta attenzione alle «vie» del Signore (v. 20b). Il suo è un lamento di fronte a quanti hanno il «cuore perverso» e pensano «sciocchezze» (v. 23); ma soprattutto è un invito a considerare il «mistero» che avvolge «la maggior parte delle sue opere» (v. 21b). Egli pensa allo scriba che «indaga il “senso recondito” dei proverbi» (39, 3a) e «mediterà sui misteri di Dio» (39, 7b). E un'attività senza fine, poiché «ci sono molte “cose nascoste» più grandi di queste; noi contempliamo solo poche delle sue opere» (43, 32).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[provetecniche]permette l'accumulo in] autunno -o] [la funzione radiocomando fanno i paraggi vulnerabili pasticche [mossi da una distanza forzano i panni le metal box il banco a riprese giallo götterdämmerung quello] che si spaventa restituisce il sincrono [un sistema di propulsione usato per i fuochi tutto] al suo posto [


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Il voto utile è futile


Il voto utile è il voto che ha ostacolato, impedito il formarsi di un movimento e di una classe politica realmente di sinistra, che non avrebbe abbandonato a se stessa la classe lavoratrice e avrebbe contribuito al crearsi di una nuova e forte coscienza di classe.

Con una forte e consapevole coscienza di classe non avremmo avuto 25 anni di strapotere berlusconiano e i governi democristiani di Prodi e Renzi, spacciati per centro-sinistra, emanazione della Confindustria e delle Banche italiche non meno dei governi di centrodestra.

Dopo essere stata cornuta e mazziata dal voto utile, la classe media, la classe lavoratrice si è disgregata anche economicamente, vittima della macelleria sociale di stampo neo-liberista perpetrata dalla metà degli anni '90 ad oggi. Non è un caso se in Paesi come la Francia e la Spagna, dove i partiti socialisti sono sempre stati forti e hanno anche governato più volte (a partire dagli anni '80 in Francia e '90 in Spagna), le forze e le spinte neo-liberiste non sono mai riuscite interamente nel loro intento. La classe lavoratrice di questi paesi oggi è molto più coesa e consapevole e la classe media non è in ginocchio come in Italia. I governi di destra (penso ad esempio a quello di Sarkozy) dovettero comunque fare i conti con un forte partito socialista, formato da politici di così alto livello e così preparati da assegnare loro importanti incarichi nei loro stessi governi.

L'Italia è un Paese prevalentemente di destra, per precise e chiare ragioni storiche, sociali e culturali. Ma se i cittadini di sinistra avessero votato e votassero oggi, in piena e libera coscienza, le forze politiche da cui si sentono davvero più rappresentati e che considerano più vicine alle proprie idee, quelle forze politiche oggi non si fermerebbero allo zerovirgola o all'uno, due, tre per cento, ma costituirebbero certamente una forza politica di sinistra molto forte. Un interlocutore obbligato di qualsiasi governo di destra e centro-destra, una forza di opposizione con cui dovere fare i conti e a cui rendere conto, perché portatrice autorevole delle istanze di una consistente e coesa parte della popolazione.

Il bieco e cinico utilitarismo è arma della classe dominante di turno. Se questa riesce a convincere le classi subordinate a votare come lei allora ha vinto e di certo il voto è stato utile solo per lei. Non c'è niente di più solenne, significativo e potente di un voto fortemente idealista, dato secondo la propria personale coscienza e convinzione, senza compromessi. Un voto così porta con sé una enorme capacità di trasformazione del mondo.

Now playing:“Man of Golden Words”Apple – Mother Love Bone – 1990


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Episodio 2: La Nave Madre, le Intelligenze, l’Equipaggio


La Aurora IV non era solo una nave. Era una città interstellare lunga quasi due chilometri. Progettata per attraversare anni luce, ospitava oltre tremila membri dell’equipaggio, un’arca tecnologica costruita per preservare il seme dell’umanità. Ogni modulo era studiato per garantire sostenibilità e sopravvivenza: dalle aree di coltivazione idroponica a quelle per la sintesi alimentare, passando per officine avanzate dotate di stampanti 3D in grado di riprodurre componenti critici in caso di guasti.

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Le aree comuni erano organizzate per mantenere l’equilibrio psicofisico durante la lunga missione. Palestre, sale ricreative, simulatori immersivi, biblioteche digitali, spazi per la meditazione. I cicli giorno-notte erano simulati attraverso un sistema di illuminazione progressiva che aiutava i ritmi circadiani, nonostante l’assenza del sole.

Vista dall’esterno, la sua struttura ricordava un’enorme ruota celeste, con un grande anello rotante che girava lentamente attorno a un asse centrale. Era lì, sull’anello, che batteva il cuore umano della missione: aree abitative, serre inondate di luce artificiale, spazi comuni e centri di addestramento. La rotazione generava una gravità simulata, abbastanza forte da permettere il movimento quotidiano, l’allenamento fisico, la coltivazione di piante e il mantenimento dell’equilibrio psicologico dei coloni. Quella sezione era progettata per ricordare la Terra, o almeno un’eco familiare di essa.

Al centro della nave, invece, si trovava la colonna statica, il pilastro immobile attorno al quale ruotava tutto il resto. Qui la gravità era assente. Le sale criogeniche si estendevano come lunghi corridoi silenziosi, immerse in una calma irreale. Le camere criogeniche, situate in sezioni schermate della nave, erano progettate per garantire l’ibernazione a lungo termine con una probabilità di sopravvivenza superiore al 99,8%. La loro manutenzione era affidata in gran parte all’IA secondaria di bordo, AURA, responsabile della gestione tecnica e delle scelte logico-computazionali complesse. Le interazioni con l’equipaggio, invece, erano affidate a DAHLIA (Distributed Autonomous Human Logistics & Intelligence Assistant), un sistema empatico in grado di riconoscere e modulare le risposte emotive dei membri della missione.

Le unità di stoccaggio contenevano materiali da costruzione, riserve vitali, strumenti e componenti per ogni necessità tecnica immaginabile. In quel vuoto perfetto operavano i robot e i droni, creature artificiali che non avevano bisogno di respirare, né di gravità per muoversi. Viaggiavano agili lungo rotaie magnetiche, binari ad aria ionica, bracci telescopici e canaline invisibili che attraversavano ogni compartimento come arterie silenziose.

Più avanti, nelle aree di manifattura e riparazione, saldatori automatici e bracci robotici lavoravano in sincronia per costruire e sistemare ogni pezzo che potesse rompersi, ogni modulo che potesse servire. Era un’industria autonoma, sempre in funzione, che garantiva alla nave la capacità di adattarsi, di rigenerarsi, di sopravvivere.

In cima alla colonna centrale si ergeva il ponte di comando, circondato da antenne direzionali e pannelli di trasmissione, dove l’Intelligenza Artificiale DAHLIA monitorava ogni sistema vitale, ogni ciclo respiratorio, ogni variazione nel tono emotivo dell’equipaggio. Accanto a lei, AURA, la controparte più analitica e tecnica, sovrintendeva alle scelte strategiche, alle rotte, ai calcoli, alle risorse.

La baia di attracco si apriva lungo una delle sezioni laterali: da lì partivano e rientravano navette più piccole, veicoli da esplorazione, robot esterni. Il tutto si svolgeva sotto lo sguardo vigile di Dahlia, che coordinava ogni fase con la precisione di un direttore d’orchestra.

Lungo lo scafo, inciso con caratteri sobri e solenni, campeggiava il nome della nave:AURORA IV

Se la Aurora IV era una città tra le stelle, le sue navi sorelle erano come piccole colonie galleggianti, strumenti duttili e robusti pensati per accompagnarla nel viaggio, affiancarla nelle operazioni più delicate e, se necessario, agire in totale autonomia.

Ognuna di queste navi portava il nome Aurora, seguita da un numero identificativo, ma tutti a bordo le chiamavano semplicemente le minori, o le modulari. Più piccole, certo, ma non meno vitali.

A differenza della nave madre, non possedevano gravità artificiale: in queste navette ogni movimento era calibrato, ogni oggetto ancorato, ogni passo pensato. Ma il sacrificio della gravità aveva il suo scopo. Ogni Aurora secondaria era modulare fino al midollo: progettate per essere smontate e rimontate come enormi matrioske tecnologiche, i loro compartimenti potevano essere spostati tra una nave e l’altra in caso di danno, crisi o riorganizzazione. Niente era fisso, tranne la necessità di sopravvivere.

Ogni nave poteva ospitare fino a venti persone, ma in condizioni normali l’equipaggio era ridotto a cinque membri selezionati, scelti per la loro versatilità, capacità di operare in solitudine e gestire ogni sistema a bordo, dal riciclo dell’acqua alla navigazione.

Le Aurora minori non erano costruite per il comfort, ma per la resilienza.

In ogni Aurora minore era presente una camera criogenica. Non era un lusso, ma una necessità. Quando sarebbe giunto il momento, anche gli equipaggi delle Aurora minori avrebbero dormito il lungo sonno, ognuno nella propria nave, ognuno affidato al silenzio e ai circuiti.

Niente spostamenti last-minute verso la nave madre. La missione era chiara: ciascuno nel proprio posto, come parte di un sistema più grande, come molecole in un corpo che andava ricostruendosi lontano dalla Terra.

Nonostante le dimensioni inferiori, queste navi non erano semplici supporti. Alcune erano dotate di laboratori mobili, altre di sonde planetarie, altre ancora potevano funzionare come avamposti autonomi in caso di esplorazioni su corpi celesti sconosciuti.

Erano braccia e occhi, mani e antenne, estensioni flessibili dell’Aurora IV, pronte a esplorare, riparare, recuperare.

E in caso di catastrofe, erano anche l’ultimo rifugio.

Nel grande schema del viaggio interstellare, le Aurora minori rappresentavano una filosofia:

“L’unità è forza. Ma la flessibilità è sopravvivenza.”

E quelle navi, che si muovevano silenziose accanto alla grande madre, lo ricordavano a ogni impulso di propulsione.

Mentre la maggior parte dell’umanità era ibernata, un gruppo ridotto sarebbe rimasto sveglio per mesi prima di entrare nelle capsule.Erano stati selezionati tra milioni. Non per la perfezione, ma per la resilienza al fallimento.

Elias Voss, comandante della Aurora IV, 47 anni, origini svedesi, era noto per la sua calma glaciale. Si svegliava in anticipo rispetto agli orari ufficiali per allenarsi, mantenendo disciplina fisica e mentale. Ogni “mattina”, dopo la sessione in palestra, praticava meditazione in una sala privata dove le onde cerebrali venivano monitorate da DAHLIA per garantire massima lucidità.Razionale, chirurgico nelle decisioni, Voss riteneva che le emozioni non fossero da reprimere, ma da riconoscere e incanalare. Tuttavia, raramente mostrava empatia apertamente: per lui, la priorità era la missione, e ogni errore umano doveva essere previsto, analizzato e ridotto al minimo

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Rhys, 39 anni, scozzese, era il suo vice. Capelli rossastri, barba curata, statura più contenuta, ma spirito indomabile. Addestrato come Voss, ma con una visione più umana: sapeva quando serviva rigore, e quando serviva presenza. Amava i momenti di pausa, specie quelli rari in cui si poteva condividere un bicchiere con la ciurma. Ma bastava un allarme per riportarlo al suo posto con lucidità e fermezza. Era stato scelto non solo per le sue competenze, ma per il potenziale a lungo termine: la sua giovinezza era una scommessa strategica sul futuro della missione.

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Nel modulo di bio-agricoltura orbitale, la Dott.ssa Anaya Kapoor osservava in silenzio un microdrone fluttuare sopra una fila di spinaci iperproteici. L’interfaccia olografica mostrava un segnale arancione: presenza parassitaria localizzata. Con un gesto minimo del polso, Anaya approvò la procedura suggerita da GAIA-Nutrix. Il drone rilasciò una microdose mirata di agenti biologici e si spostò al settore successivo.

«Brava, GAIA. Precisione da chirurgo come sempre,»sussurrò, più per abitudine che per reale comunicazione.

Anaya Kapoor, 42 anni, botanica e nutrizionista spaziale, di origine indiana, era la supervisora delle serre. Pelle color caffelatte, capelli ricci fino alle spalle, occhiali da vista sottili, e un piccolo bindi marrone al centro della fronte che portava sempre con fierezza.

Indossava costantemente il camice bianco, muovendosi con calma tra le piante come in un tempio silenzioso. Il suo corpo era leggermente formoso, il viso illuminato da uno sguardo pacifico.

Lavorava in simbiosi con GAIA-Nutrix, intervenendo solo in caso di anomalie o nuove colture da testare. Anaya parlava alle piante e spesso si dimenticava di indossare le cuffie per comunicare. Diceva: “Il silenzio verde vale più di mille briefing.”

Proprio mentre completava l’approvazione di un protocollo per colture di quinoa accelerata, la voce serena ma inconfondibile di DAHLIA si diffuse nei moduli:

«Attenzione equipaggio. Tra 20 minuti inizierà una nuova sessione di addestramento pre-ibernazione. Sarà coordinata dal Dott. Amaury Delaunay. La partecipazione è obbligatoria.»

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Amaury Delaunay, 56 anni, francese, era il coordinatore dell’addestramento pre-ibernazione. Ex comandante militare, trasformato in esperto di psicologia comportamentale applicata al lungo termine. Autoritario ma carismatico, guidava le sessioni con lucidità chirurgica. Le prove includevano:

Simulazioni d’emergenza in realtà aumentata

Sessioni di privazione sensoriale

Addestramento motorio in gravità variabile

Confronti psicologici IA-umano per mappare la resilienza emotiva

Nel corridoio tecnico che collegava i moduli di propulsione ausiliaria, il Tenente Raul Mendoza stava completando un’ispezione manuale dei punti di giunzione tra i condotti del plasma e i dissipatori termici. Indossava un esoscheletro leggero per facilitare i movimenti in microgravità, ma aveva disattivato l’assistenza automatica: preferiva “sentire” la struttura con il proprio corpo.

«Modulo F4: vibrazione longitudinale fuori soglia, ma ancora entro i limiti. Annotiamolo, e teniamolo d’occhio,»mormorò, mentre tracciava una nota con l’indice sul suo guanto, connesso direttamente alla rete tecnica della nave.

Il sistema blinkò in risposta con un piccolo impulso luminoso, mentre un braccio meccanico passava dietro di lui come un’ombra silenziosa.

Fu allora che la voce chiara di DAHLIA lo interruppe:

«Attenzione equipaggio. Tra 20 minuti inizierà una nuova sessione di addestramento pre-ibernazione. Sarà coordinata dal Dott. Amaury Delaunay. La partecipazione è obbligatoria.»

Mendoza sospirò e chiuse il pannello d’ispezione. Si slacciò i guanti, li agganciò magneticamente alla cintura, e si avviò verso il ponte superiore.

Raul Mendoza, 34 anni, era Tenente di bordo e responsabile delle manutenzioni critiche in zone ad accesso limitato. Di origine cilena, era cresciuto ai margini di Santiago, tra meccanica e disciplina.Capelli neri rasati ai lati, un piccolo tatuaggio geometrico sotto l’orecchio sinistro (ricordo della sua accademia aerospaziale), occhi intensi e viso scolpito da ore di lavoro e allenamento.

Il suo corpo, asciutto ma potente, era quello di chi aveva imparato a fidarsi solo della propria prontezza fisica. Non parlava molto, ma quando lo faceva, ogni parola sembrava pesare il giusto. Il suo motto personale era inciso sul cinturino del guanto destro: “Precisione è sopravvivenza.”

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Nel laboratorio secondario dell’hangar 3, Eloise galleggiava nell’aria come una piuma, ancorata al pavimento solo da una fascia magnetica ai piedi. Di fronte a lei, due androidi stavano collaborando al riposizionamento di un modulo. Uno dei due si era improvvisamente fermato, con un braccio ancora teso, come se esitasse.

Eloise si avvicinò con calma, gli occhi attenti, quasi affettuosi.

“Va tutto bene, Kilo-Sei?” sussurrò, come si parlerebbe a un animale spaventato.

Non si trattava solo di comandi e protocolli. Il suo lavoro era osservare, intuire, creare armonia tra l’uomo e la macchina. Da sempre, le veniva naturale.

Eloise aveva 29 anni ed era nata su una colonia lunare, era conosciuta come “l’interprete delle macchine”. Un ponte delicato e prezioso tra cuore e codice.

I suoi capelli biondo cenere erano rasati ai lati e raccolti in una sottile treccia sulla nuca. Gli occhi, color grigio chiaro, sembravano riflettere la luce fioca del laboratorio con una calma innaturale. Indossava una tuta aderente, morbida e piena di minuscole interfacce. Al collo portava un piccolo ciondolo a forma di “&” un simbolo semplice, che per lei significava unione.

Mentre annotava mentalmente un’osservazione, la voce limpida e avvolgente di DAHLIA interruppe il silenzio:

“Gentile Eloise, l’addestramento pre-ibernazione inizierà tra dodici minuti presso il modulo Sigma. La presenza è richiesta.”

Lei sorrise appena, quasi dispiaciuta di interrompere quel momento.

“Ci rivediamo dopo, Kilo.”

Poi si spinse con eleganza verso l’uscita, lasciandosi dietro il fruscio silenzioso delle macchine al lavoro.

immagineThe Girl and The Robot

La criogenia, il lungo sonno del viaggio, era programmata per avvenire a fasi. Chi non avrebbe avuto un ruolo attivo durante il volo veniva ibernato per primo: artisti, educatori, filosofi, terapeuti, insegnanti, tecnici civili. Poi i biologi, i nutrizionisti, gli analisti. Infine, uno a uno, anche i supervisori, gli ufficiali, i capi sezione.

Alla fine sarebbero rimasti svegli solo in pochi: il comandante Elias Voss, il suo vice Rhys Mendoza, e un piccolo gruppo di responsabili critici. Vegliando su tutti gli altri.

Un’intera città addormentata nel buio interstellare, sospesa tra due soli.

Prima dell’ibernazione, l’equipaggio avrebbe ancora tempo per allenarsi, conoscersi, e perfezionare la convivenza con DAHLIA e AURA.Poi sarebbe arrivato il buio sospeso della criogenia.E un nuovo mondo all’orizzonte.

Il secondo episodio termina qui.Il prossimo racconterà l’inizio dell’addestramento prima dell’ibernazione.

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SIRACIDE - Capitolo 15


La sapienza madre e sposa1Chi teme il Signore farà tutto questo, chi è saldo nella legge otterrà la sapienza.2Ella gli andrà incontro come una madre, lo accoglierà come una vergine sposa;3lo nutrirà con il pane dell'intelligenza e lo disseterà con l'acqua della sapienza.4Egli si appoggerà a lei e non vacillerà, a lei si affiderà e non resterà confuso.5Ella lo innalzerà sopra i suoi compagni e gli farà aprire bocca in mezzo all'assemblea⊥.6Troverà gioia e una corona di esultanza e un nome eterno egli erediterà.7Gli stolti non raggiungeranno mai la sapienza⊥ e i peccatori non la contempleranno mai.8Ella sta lontana dagli arroganti, e i bugiardi non si ricorderanno di lei⊥.9La lode non si addice in bocca al peccatore, perché non gli è stata concessa dal Signore.10La lode infatti va celebrata con sapienza⊥ ed è il Signore che la dirige.

Elogio della libertà11Non dire: “A causa del Signore sono venuto meno”, perché egli non fa quello che detesta.12Non dire: “Egli mi ha tratto in errore”, perché non ha bisogno di un peccatore.13Il Signore odia ogni abominio: esso non è amato da quelli che lo temono.14Da principio Dio creò l'uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere.15Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti; l'essere fedele dipende dalla tua buona volontà.⌉16Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano.17Davanti agli uomini stanno la vita e la morte⊥: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.18Grande infatti è la sapienza del Signore; forte e potente, egli vede ogni cosa.19I suoi occhi sono su coloro che lo temono, egli conosce ogni opera degli uomini.20A nessuno ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

_________________Note

15,11-20 È uno dei testi dell’AT in cui si afferma chiaramente la libertà dell’uomo e si cerca di conciliare l’onnipotenza di Dio con questa libertà.

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Approfondimenti


Due parti compongono il c. 15: nella prima continua la pericope sulla sapienza ospitale (14,20- 15,10); nella seconda si parla della responsabilità del peccatore, dotato, come tutti, di “libero arbitrio” (vv. 11-20).

vv. 1-10. Il discorso sulla sapienza si allarga alle caratteristiche esplicitamente giudaiche: il timore del Signore e la legge sono necessari sia per mettersi in ricerca (v. 1a), che per arrivare a buon fine. Il verbo «raggiungere/impadronirsi» (katalambanein: vv. 1b.7a) divide coloro che conseguono l'obiettivo (v. 1-6), da coloro che falliscono (vv. 7-8). La prima cosa da fare è temere il Signore ed essere padrone della legge: allora la sapienza stessa si muove incontro come una madre e come una sposa (v. 2). Finiscono la fame e la sete (v. 3; cfr. 24,21). Sul piano sociale instabilità e vergogna hanno termine (v. 4), mentre sale il prestigio della persona e della sua parola tra i vicini e nelle assemblee (v. 5). In questo modo la sapienza prepara, come eredità, una corona di gioia ed un nome duraturo (v. 6). Al contrario gli stolti e i peccatori, tenendosi lontano dal timore del Signore e dalla legge, non conseguono la sapienza e non la contemplano (v. 7); la superbia e la menzogna li tengono lontani, al punto che perdono la memoria stessa della sapienza (v. 8). Perciò – siamo alla chiusura, con tonalità liturgica – la loro bocca non è credibile quando si apre per lodare il Signore. Una lode autentica, che il Signore stesso distribuisce (v. 9b), fiorisce solo sulle labbra del saggio: essendo anche scriba, egli sa insegnarla agli altri (v. 10b; cfr. 24,30s.). E saggio, per Ben Sira, significa anche pio. E l'Israelita che fa scelte ispirate dal buon senso e dalla buona volontà, come evitare il male, per non esserne dominato (7,1), e cercare la giustizia, sicuro di raggiungerla (27,8); ma è soprattutto l'uomo che non cerca di abbracciare troppe cose (11,10) e si rimette al Signore, che libera da ogni schiavitù (23,6) e dona ogni cosa insieme con la sapienza (1,9-10; 11,14-15).

vv. 11-20. Il confronto tra coloro che temono il Signore (v, 13b.19a; cfr. v. 1) e i peccatori (vv. 12b.20) porta Ben Sira a riflessioni generali sulla libertà umana. Per contestare due affermazioni con cui i peccatori tendono ad attribuire a Dio la responsabilità delle proprie colpe (vv. 11a.12a), Ben Sira elabora la sua apologia. Con una triplice argomentazione, egli fa questo percorso: Dio non ha bisogno di peccatori, anzi odia il peccato (vv. 11-13); l'uomo, libero sin dalla creazione, è responsabile nelle scelte di fede e di morale (vv. 14-17); Dio, sapiente e potente, rimane comunque giudice che vede l'agire dell'uomo, a cui non ha dato il permesso di peccare (vv. 18-20). La responsabilità dell'uomo è affermata con i termini eudokia-eudokeo (vv. 15.17: ciò che si vuole, che piace) e soprattutto diaboulion (v. 14: consiglio). Quest'ultimo termine rimanda all'ebraico yēşer (l'azione e il frutto del plasmare: cfr. Is 29,16; Sal 103,14), col senso di “ciò che si forma nella mente, nell'immaginazione” inclinazione, volontà (Gn 6,5; 8,21; Dt 31,21; Is 26,3). I rabbini lo useranno nel senso peggiorativo di istinto cattivo dell'uomo, che solo lo studio della legge guarisce. In Siracide indica la “volontà umana libera di scegliere il bene o il male” (cfr. 27,6b; 37,3). Nei vv. 15-17 troviamo la spiegazione di tale libertà di fronte ai comandamenti (v. 15), alle cose preferite (v. 16b), ai binomi radicali di fuoco e acqua / vita e morte (vv. 16a.17a; cfr. Dt 11,26-28). I vv. 11 e 20 fanno inclusione: Dio non vuole il peccato.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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DENTRO SILENZI D'ACQUE

sul lago s'è alzata la luna dentro silenzi d'acque è dolce la luce nel respiro delle foglie una smania che dilania abbraccia i contorni della notte

(2010)

C’è una quiete che vibra in questi versi: la luna che si alza sul lago, la luce dolce, e poi quella “smania che dilania” che incrina il silenzio. È una notte tattile: le foglie respirano, la luce abbraccia, i contorni della notte prendono corpo. Mi piace il contrasto netto tra dolcezza e inquietudine: come se l’acqua custodisse pace in superficie mentre sotto pulsa un desiderio irrisolto.

.

Notturno d’acqua


C’è un viaggio naturale in ciò che hai scritto: ascesa, culmine, dissolvenza. Ti propongo un piccolo trittico che conserva la tua dolcezza luminosa e quella smania che dilania, come un filo teso sotto il lago.


Struttura in tre quadri


  • Ascesa: Lentezza del sorgere. La luna lascia la riva e scioglie i bordi del buio.
    • Immagini: tremolio, vetro, alito di foglie, primo riflesso.
    • Timbro: attesa sospesa, pudore.


  • Culmine: La luce tocca tutto, la smania affiora.
    • Immagini: cerchio pieno, schiena del lago, nervatura delle foglie.
    • Timbro: dolce ferocia, chiarezza che brucia.


  • Dissolvenza: La notte riassorbe, resta il battito.
    • Immagini: alone, cenere di luce, passo che si allontana.
    • Timbro: resa quieta, eco.



Leitmotiv: la “smania” come respiro che passa dalle foglie all’acqua e poi al cuore, ricomparendo con parole-soglia (respiro, contorno, abbraccio).

Bozze dei tre testi
Ascesa
sul margine dell’acqua
sale la luna
un tremolio sottile
apre il vetro del lago

nel respiro delle foglie
un nome non detto
spinge piano
i contorni della notte
Culmine
la luce è piena
dolce e feroce
abbraccia la schiena del lago

una smania che dilania
risale le nervature
e chiede tutto
senza rumore
Dissolvenza
si allenta il cerchio
la luna fa cenere
del suo chiarore

resta un passo nell’acqua
un filo di respiro
che torna alle foglie
e tace

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George Ezra - Wanted On Voyage (2014)


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La carriera di George Ezra, nativo della campagnola Hertford, dintorni di Bristol, ha avuto una velocità che la rende virtualmente inesistente. Ancora quasi ragazzino, dopo essersi diplomato in un istituto di “modern music” di Bristol, impressiona tutti con la sua scioltezza alla chitarra e soprattutto la voce possente. L’ascesa è fulminea: live, partecipazioni, passaggi in radio e social network delle sue prime canzoni. Tratta dal suo primo Ep “Did You Hear The Rain?” (2013) è la sua maggiore hit, la “Budapest” ululata e gorgheggiata che ha avuto l’indubbio merito di riportare la canzone d’autore semi-acustica alle vette della classifica di vendita nell’era di Pitbull, David Guetta e Skrillex. Questo nuovo enfant prodige rimane, comunque, anni luce da obblighi contrattuali di sorta. Ezra dimostra, alla prova dell’album lungo “Wanted On Voyage”, di avere una sporta d’idee efficaci e pure affascinanti, e una coerenza di ferro nell’imporle... artesuono.blogspot.com/2014/07…


Ascolta il disco: youtube.com/watch?v=DmA_EKd27B…



noblogo.org/available/george-e…


George Ezra - Wanted On Voyage (2014)


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La carriera di George Ezra, nativo della campagnola Hertford, dintorni di Bristol, ha avuto una velocità che la rende virtualmente inesistente. Ancora quasi ragazzino, dopo essersi diplomato in un istituto di “modern music” di Bristol, impressiona tutti con la sua scioltezza alla chitarra e soprattutto la voce possente. L’ascesa è fulminea: live, partecipazioni, passaggi in radio e social network delle sue prime canzoni. Tratta dal suo primo Ep “Did You Hear The Rain?” (2013) è la sua maggiore hit, la “Budapest” ululata e gorgheggiata che ha avuto l’indubbio merito di riportare la canzone d’autore semi-acustica alle vette della classifica di vendita nell’era di Pitbull, David Guetta e Skrillex. Questo nuovo enfant prodige rimane, comunque, anni luce da obblighi contrattuali di sorta. Ezra dimostra, alla prova dell’album lungo “Wanted On Voyage”, di avere una sporta d’idee efficaci e pure affascinanti, e una coerenza di ferro nell’imporle... artesuono.blogspot.com/2014/07…


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Ormai è troppo tardi, quindi agite le nostre storie!


Suppergiù 6 anni fa, nella primavera del 2019, venne pubblicata su Nintendo Switch la conversione rimasterizzata di Final Fantasy X, originariamente uscito per PlayStation 2 nel lontano 2001. Il mio partner di allora era ed è un grande estimatore di tutto ciò che è videogioco di ruolo giapponese, mi invitò caldamente a procurarmi il gioco e farne il mio primo Final Fantasy, e io seguii il consiglio. Avviai il software a mente sgombra e senza aspettative, e fui accolto da questo filmato introduttivo.

Fra lo struggimento del sottofondo di pianoforte, la malinconia dei personaggi a bivacco in mezzo alle macerie, e l'unica linea di dialogo fuori campo al termine della clip, questo prologo incapsula egregiamente il nucleo tematico centrale che avrei esperito nelle successive ore di gioco: una storia di miseria e lutto, di flebili speranze, di rivolta contro la tradizione e l'aspettativa, di conoscenze perdute e recuperate dagli interstizi, di sguardi estranei e stranieri che proprio in quanto tali riescono a proclamare che il re è nudo, di un'epoca che finisce per lasciare spazio a un futuro gravido di incertezza. Di sicuro, FF X è un'opera meno apertamente eversiva di quanto sarebbe stato Persona 5 nel 2016, ma era decisamente schierata in senso iconoclasta e libertario (e nel suo piccolo anche antirazzista), e non fu un caso se un annetto dopo, nei miei primissimi giorni da insegnante durante la DAD, feci analizzare da una classe proprio questa stessa cinematica, come caso studio di ritmo narrativo.

Saltiamo avanti di 4 anni, al momento in cui nel mondo primario il re si è denudato senza che alcuno osasse stupirsi: il momento in cui il regime sionista ha avviato in via definitiva il genocidio del popolo palestinese gazawo, protetto e foraggiato da questa schifo che chiamamo Occidente democratico. In quei giorni dell'autunno 2023 io stavo aspettando con gioia che una compagnia di attoru gazawu giungesse in Italia grazie al supporto dell'APS Scighera (realtà davvero virtuosa a Milano Est), e già nei primi giorni di massacro nella Striscia è giunta la notizia che uno degli attori, Abraham Saidam, era stato ucciso dalle bombe israeliane; pochi giorni dopo, il mio coinquilino libanese ci ha informati che la sua amica giornalista Christina Assi era stata gravemente mutilata dal fuoco israeliano deliberato contro la sua troupe, che esibiva i suoi pass stampa ben al di là del confine nazionale. Già allora, per la prima volta nella mia vita di bianco benestante nel Nord globale, ho avuto la decenza di capire che queste stragi erano anche le mie stragi, che è doveroso sputare sulla “bandiera bianca e azzurra con la stella, perché l'ha sotto c'è sepolta mia sorella” (parafrasando i Malasuerte Fi Sud, che lo dicevano già nel '21), e ho composto una lunga poesia in solidarietà alla Palestina resistente e a chi le è solidale. Non l'ho mai pubblicata, né credo oserò mai farlo, perché la fiammella di ottimismo nella strofa finale mi sembra trionfia e buonista, dopo due anni di strage e di rapina nell'impunità generale. E soprattutto, credo che nessun verso di supporto proveniente da una bocca bianca possa valere una lettera dell'ultima poesia del professor Rifaʿat al-ʿAriʿīr, ucciso dai macellai sionisti non molti giorni dopo Abraham Saidam:

If I must die, you must live to tell my story, to sell my things to buy a piece of cloth and some strings, (make it white with a long tail) so that a child, somewhere in Gaza while looking heaven in the eye awaiting his dad who left in a blaze— and bid no one farewell not even to his flesh not even to himself— sees the kite, my kite you made, flying up above and thinks for a moment an angel is there bringing back love If I must die let it bring hope let it be a tale.


L'arte mi (ci) aveva preparato alla vita, e davanti a vite indigene spezzate dallo stragismo fascista, in quel momento, sapevamo solo ascoltare le loro storie postume, quando ormai era troppo tardi.

Saltiamo avanti ancora di 2 anni: la soluzione finale in Palestina procede implacabile come lo fu quella contro i popoli indigeni del Nord America, fra le mattanze nella Striscia di Gaza e lo stato di polizia in Cisgiordania, il tempo è sempre più scarso, e sempre meno voci sopravvivono per difendere sé stesse. Ma forse qualcosa si è finalmente mosso, nell'Occidente putrescente, e il 22 settembre scorso abbiamo saputo far soffiare un minimo alito di autunno caldo contro le guglie di vetro e cemento dei grandi oligarchi: per qualche ora abbiamo osato bloccare tutto e dissanguare i protafogli dei nostri padroni, e per qualche minuto abbiamo osato, timidamente, spaccare tutto e rifilare qualche livido a chi di “mestiere” spacca la testa ai dannati della terra per conto dei nostri padroni. E l'abbiamo fatto non meramente per il nostro interesse di inferiori nella casta dominante degli Occidentali, ma perché non un solo chiodo vada a vantaggio del regime di Tel Aviv: se “ogni colpo sparato sul nemico sionista in Italia colpisce chi comanda”, allora ogni colpo sottratto al nemico sionista prolunga una vita palestinese.

Ma non ci possiamo fermare qui.

Lu compagnu della Global Sumud Flotilla stanno letteralmente portando avanti una mossa kamimaze non violenta: o il regime sionista lascia che la Flotilla attracchi a Gaza, e allora l'embargo si spezza per tutti e tutte, o dovrà ammazzare in un colpo solo molte più vite bianche (quelle che contano) di quante i suoi propagandisti potranno giustificare, gli stessi propagandisti che a suo tempo ebbero un bel daffare per screditare i sacrifici individuali di Rachel Corrie e di Vittorio “Vik” Arrigoni. Ma questa scommessa funziona solo se, qui in Occidente, chi ha capito che il re è nudo ha il coraggio di insorgere ancora e ancora, e bloccare tutto finché chi comanda non avrà la tremarella a continuare a foraggiare il regime sionista. E in questa battaglia, Final Fantasy X, per come io l'ho esperito, è il racconto paradigmatico che ci fornisce una necessaria lettura mitica dello scontro storico: ogni persona fra noi può essere un Tidus, pronto a puntare il dito contro il marciume del mondo (che come l'immaginaria Spira del gioco, del resto, sprofonda in una spirale di necrocrazia); ogni persona può essere una Yuna e farsi pastore della protesta, sia brandendo in prima linea una bandiera di libertà, sia dispensando cure premurose a chi soffre per lacrimogeni e manganellate; ogni persona può emanciparsi dalla schiavitù mentale del pregiudizio introiettato, come Wakka, od offrire alla lotta la propria prospettiva unica determinata dal proprio margine, come Rikku. La cosa importante è non cedere alla falsa pacificazione che il nostro padronato ci propone, in tutto identica alla falsa pacificazione del ciclo di Sin: il tempo è scaduto, Gaza è rasa al suolo, e noi non vogliamo una tregua di facciata. Vogliamo il disarmo dei sionisti, e poi di tutti i despoti. Noi vogliamo tutto.

Per cui, consapevoli che le storie di chi resiste ci servono disperatamente per fortificarci, per organizzare la nostra resistenza solidale e complice e per proteggere chi di noi cadesse in lotta (penso alla macchina repressiva che qui a Milano si è accanita contro i nostri “cuccioli del Settembre”), non ci limiteremo a leggerle e apprezzarle: dobbiamo farle nostre e riprodurle, e spezzare la spirale. È questa la dignità del sumud palestinese, è questo “restare umani”.

Che gli aquiloni volino e alti e accompagnino il trapasso dei nostri morti. Intanto, noi che viviamo, bloccheremo tutto.


log.livellosegreto.it/cretinod…



L’epoca della turbolenza


Viviamo in un’epoca di turbolenza. Le crisi non finiscono: si accumulano, si intrecciano, e una geopolitica destabilizzante irrompe nella vita quotidiana, nelle relazioni, nel lavoro. Tutto ciò mette a nudo i nostri nervi scoperti.

Il prezzo psicologico e umano è alto. Disorienta, logora. Per non soccombere serve un lavoro interiore: allenarsi ad affrontare cambiamenti continui e spesso improvvisi. Come ricordava Edgar Morin, la sfida è “insegnare a vivere” nella complessità: non ridurla, ma imparare ad abitarla.

Oggi ogni crisi globale risuona dentro le vite di ciascuno. Per questo ci servono radici solide, punti di forza interiori che ci permettono di accogliere il cambiamento. Essere forti non significa essere rigidi o violenti: significa riuscire a cambiare senza spezzarsi o spezzare l'altro.

La sfida è continuare a intrecciare relazioni autentiche e creare linguaggi che custodiscano le differenze senza cancellarle.

In fondo, si tratta di custodire la vita. E forse è questa l’unica bussola che non tradisce.


noblogo.org/marco-benini/lepoc…



Educazione e AI: chi guida chi?


Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha recentemente pubblicato le linee guida 2025 sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella scuola. Si tratta di un passaggio istituzionale significativo, che apre una domanda molto importante: Che cosa significa educare in un tempo in cui anche le macchine apprendono assieme a noi?

L’intelligenza artificiale non è neutrale. Ogni algoritmo incorpora scelte: riflette valori, priorità, visioni del mondo. Adottarla non è solo una questione tecnica, ma un atto culturale. Come ogni libro di testo, anche un sistema informatico restituisce una certa interpretazione della realtà.

L’AI è oggi un prodotto culturale a pieno titolo. Influenza la vita quotidiana di milioni di persone, modifica abitudini, ridefinisce relazioni, altera equilibri. E tutto ciò che interviene sulla quotidianità contribuisce a trasformare la società.

La domanda che ci riguarda, allora, non è solo dove ci porterà il cambiamento, ma se sta andando nella direzione che avevamo immaginato. E ancora prima: abbiamo davvero immaginato la società in cui vogliamo vivere? O stiamo lasciando che sia la tecnologia, in modo implicito, a definirla al nostro posto?

In questo scenario, la scuola ha una responsabilità cruciale. Non si tratta semplicemente di preparare le nuove generazioni all’uso dell’AI, ma di capire l'importanza di avere una visione della vita, di educare allo spirito critico e all’immaginazione politica.

In definitiva, educare all'utilizzo dell'AI oggi significa educare al modo in cui vogliamo abitare e vivere il mondo – come individui, come comunità, come umanità.


noblogo.org/marco-benini/educa…



Damien Rice - My Favourite Faded Fantasy (2014)


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L’esordio nel 2002 con “0”, uno dei dischi più belli degli ultimi 20 anni. Un secondo album a distanza di quattro anni. E poi un lungo silenzio. Negli otto anni che separano “9” da questo nuovo lavoro, Damien Rice ha dovuto affrontare la separazione da Lisa Hannigan. In tutto questo tempo si è fatto notare per qualche cover, una manciata di esibizioni live, la collaborazione con David Hopkin per il brano There Are Debts e una breve apparizione a Sanremo. Poi un giorno arriva finalmente la notizia di un nuovo disco. È Rick Rubin ad accompagnare l’ autore irlandese in questa terza avventura... artesuono.blogspot.com/2014/11…


Ascolta il disco: album.link/i/915106298



noblogo.org/available/damien-r…


Damien Rice - My Favourite Faded Fantasy (2014)


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L’esordio nel 2002 con “0”, uno dei dischi più belli degli ultimi 20 anni. Un secondo album a distanza di quattro anni. E poi un lungo silenzio. Negli otto anni che separano “9” da questo nuovo lavoro, Damien Rice ha dovuto affrontare la separazione da Lisa Hannigan. In tutto questo tempo si è fatto notare per qualche cover, una manciata di esibizioni live, la collaborazione con David Hopkin per il brano There Are Debts e una breve apparizione a Sanremo. Poi un giorno arriva finalmente la notizia di un nuovo disco. È Rick Rubin ad accompagnare l’ autore irlandese in questa terza avventura... artesuono.blogspot.com/2014/11…


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SIRACIDE - Capitolo 14


La serenità di coscienza1Beato l'uomo che non ha peccato con la sua bocca e non è tormentato dal rimorso dei peccati.2Beato chi non ha nulla da rimproverarsi e chi non ha perduto la sua speranza.

Grettezza e invidia3A un uomo gretto non va bene la ricchezza, a che cosa servono gli averi a un uomo avaro?4Chi accumula a forza di privazioni, accumula per altri; con i suoi beni faranno festa gli estranei.5Chi è cattivo con se stesso con chi sarà buono? Certo non godrà delle sue ricchezze.6Nessuno è peggiore di chi danneggia se stesso, e questa è la ricompensa della sua malizia:7anche se fa il bene, lo fa per distrazione, e alla fine sarà manifesta la sua malizia.8È malvagio l'uomo dall'occhio invidioso, volge lo sguardo altrove e disprezza la vita altrui.9L'occhio dell'avaro non si accontenta della sua parte, una malvagia ingiustizia gli inaridisce l'anima.10Un occhio cattivo è invidioso anche del pane ed è proprio questo che manca sulla sua tavola.

Saper godere11Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene e presenta al Signore le offerte dovute.12Ricòrdati che la morte non tarderà e il decreto degli inferi non ti è stato rivelato⊥.13Prima di morire fa' del bene all'amico, secondo le tue possibilità sii generoso con lui.14Non privarti di un giorno felice, non ti sfugga nulla di un legittimo desiderio.15Non lascerai forse a un altro i frutti del tuo lavoro, e le tue fatiche per essere divise fra gli eredi?16Regala e accetta regali, e divèrtiti,⊥ perché negli inferi non si ricerca l'allegria.17Ogni corpo invecchia come un abito, ⌈è una legge da sempre: “Devi morire!”.⌉18Come foglie verdi su un albero frondoso, alcune cadono e altre germogliano, così sono le generazioni umane: una muore e un'altra nasce.

19Ogni opera corruttibile scompare e chi la compie se ne andrà con essa.⊥20Beato l'uomo che si dedica alla sapienza e riflette con la sua intelligenza⊥,21che medita nel cuore le sue vie e con la mente ne penetra i segreti.22La insegue come un cacciatore, si apposta sui suoi sentieri.23Egli spia alle sue finestre e sta ad ascoltare alla sua porta.24Sosta vicino alla sua casa e fissa il picchetto nelle sue pareti,25alza la propria tenda presso di lei e si ripara in un rifugio di benessere,26mette i propri figli sotto la sua protezione e sotto i suoi rami soggiorna;27da lei è protetto contro il caldo, e nella sua gloria egli abita.

_________________Note

14,11-19 La saggezza consiglia di compiere il bene e, allo stesso tempo, di godere di quanto offre la vita. Anche il Siracide, come quasi tutti gli autori dell’AT, pensa l’aldilà come dimora indifferenziata per tutti, buoni e cattivi, ricchi e poveri (vedi Gb 3,17 e nota).

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Approfondimenti


Le due parti del c. 14 (vv. 1-19 e 20-27) sono introdotte dall'aggettivo «beato»: la beatitudine di chi non ha peccati sulla coscienza sfocia in quella del saggio, che medita sulla sapienza. La prima parte presenta tre scansioni: la condizione beata di chi non pecca (vv. 1-2), la miopia dell'uomo gretto (3-10), l'uso dei beni e la morte (11-19).

vv. 1-2. Dopo il legame tra volto e cuore (13,25-26), si analizza quello tra bocca e coscienza. Per Ben Sira è beato (makarios) chi non si è rovinato con la lingua e non è tormentato dai rimorsi del peccato; è beato chi non viene rimproverato dalla coscienza e, pertanto, non ha perso la speranza. È una beatitudine legata, mediante la sapienza (v. 20), al timore del Signore: «Beata l'anima di chi teme il Signore» (34,17), poiché «chi teme il Signore non ha paura di nulla (...), egli è la sua speranza» (34,16). In Ben Sira parla lo scriba, prima che il sapiente. Beatitudine e speranza giudaica vanno insieme. Per contrasto sembra che Ben Sira alluda a coloro che, allontanandosi dal Dio di Israele, nostra “speranza”, “sono caduti dalla speranza” (v. 2b), procurandosi una felicità illusoria, insidiata dalla “tristezza del peccato” (v. 1b) e dal rimprovero della coscienza (v. 2a). Beatitudine e storia di Israele si intrecciano: l'autore esulta per la “felicità” di «coloro che videro il profeta Elia e si sono addormentati nell'amore» (cfr. 48,11). Beatitudine e storia quotidiana: Ben Sira torna presto a insegnare la felicità anche con l'esperienza della vita. Nella sua sapienza pratica, definisce beato chi si guarda dai “colpi della lingua” (28,18), chi scopre la prudenza (25,9), chi vive con una moglie assennata (25,8) e buona (26,1), perfino chi è ricco, a condizione che sia «trovato senza macchia» (31,8). A conclusione del libro, Ben Sira garantisce la “beatitudine” di chi mediterà i suoi insegnamenti e, fissandoli bene nel cuore, diventerà saggio della via Parola di uno che crede e di uno che è esperto 14, 3-10. Bozzetto sarcastico dell'uomo gretto, che non sa servirsi delle ricchezze accumulate a forza di privazioni (vv. 3-4); altri si pasceranno dei suoi beni (v. 4b; cfr. v. 15a) mentre egli risparmia perfino il pane sulla sua mensa (v. 10). Chi è cattivo con se stesso è inaffidabile anche quando dovesse, per distrazione, fare del bene agli altri (v. 7a; cfr. Pr 11,17). La finale del brano si concentra sull'occhio di un tale personaggio: è pieno di invidia e disprezzo (v. 8), di avarizia insaziabile (v. 9) e di gelosa malevolenza (v. 10). L'aggettivo mikrologos («gretto»: v. 3a) è un hapax del GrI e dei LXX. L'ebraico usa «cuore piccolo». Il messaggio di Ben Sira è chiaro: bisogna imparare a usare la ricchezza per il proprio e l'altrui bene. Cfr. Pr 13,22; Lc 12,16-21.

vv. 11-19. Un'ammonizione invita a raccogliere l'insegnamento del brano precedente: se possiedi, fai del bene a te stesso, presenta degne offerte al Signore, aiuta l'amico secondo le tue forze (vv. 11.13); non ti privare di giorni felici o della tua parte in un buon desiderio (v. 14). Dal momento che fatiche e sacrifici (c'è un'assonanza: ponous/ kopous) vanno in eredità ad altri (v. 15; cfr v. 4b), la regola del vivere è questa: «Regala e accetta regali, distrai l'anima tua» (v. 16a). Una simile filosofia pratica si nutre di un ricordo e di una convinzione: la morte, certa per tutti, non tarda e nell'aldilà non c'è gioia da cercare (vv. 12.16b.17b). Perciò bisogna «distrarre/ingannare» (v. 16a) la propria anima. Ben Sira, rispetto a Qoelet, rifiuta sia la visione tragica della morte – qui considerata “antidoto dell'avarizia” – sia la spinta edonistica verso la vita (cfr. Qo 3,17-19; 9,9-10). La concezione dello šᵉ’°ôl è quella tradizionale: dimora indifferenziata per buoni e cattivi. La caducità dell'esistenza, legge valida per tutti, è resa con l'immagine dell'abito che si logora (v. 17a). Altrove la stessa immagine, per contrasto, fa risaltare la fortezza del servo che JHWH assiste (cfr. Is 50,9) e la salvezza di Dio che dura sempre (cfr. Is 51,6; Sal 102,27). Prima di mettere una sorta di pietra tombale a chiusura del brano (v. 19; cfr. la diversa visione di Ap 14,13), Ben Sira accosta la vita delle piante a quella degli esseri di carne e di sangue: le foglie che cadono e spuntano sugli alberi sono specchio delle generazioni che muoiono e nascono (v. 18; Cfr. Qo 1,4; Is 64,5; Sal 1,3). L'immagine pare essere in comune con l'Iliade: «Gli uomini vanno e vengono come le foglie anno dopo anno sugli alberi» (VI,146-149). Per l'espressione «carne e sangue» (14,18c; 17,31b), cfr. Mt 16,17; 1Cor 15,50; Gal 1,16.

vv. 20-27. Questo brano va letto insieme con 15,1-10: diciotto versetti sulla ricerca della sapienza e sui benefici per chi l'ottiene. Questa prima parte è legata a quanto precede mediante l'aggettivo «Beato»: Ben Sira collega colui che non ha peccati e che ha conservato la speranza (vv. 1-2) con colui che medita sulla sapienza (v. 20), la insegue come un cacciatore (v. 22), gode della sua intimità e protezione (vv. 25-27). Costui è l'uomo che teme il Signore e possiede saldamente la legge e la sapienza (15,1). Una grande varietà di immagini caratterizza l'intera pericope: le vie della sapienza (v. 21), la caccia (v. 22), la casa con finestre e porte, chiodi e pareti (v. 23-24), la tenda (v. 25), l'albero (v. 26a), il nido (v. 26a dell'ebraico), la madre (v. 26a; 15,2a), il caldo (v. 27a), la sposa (15,3b), il pane e l'acqua (15,3). Il brano si conclude con il verbo «sostare, trovare alloggio» (katalyein: vv. 24.25.27), che la Bibbia greca normalmente non usa nei sapienziali. Ben Sira torna nel ruolo dello scriba. La sapienza riveste i panni della tradizionale ospitalità biblica e offre un alloggio (v. 25: katalyma è hapax) pieno di beni e di sicurezza. La casa della sapienza è come quella dei patriarchi: ha un posto per “passare la notte”. Sulla sua soglia sembrano presentarsi i personaggi itineranti del Pentateuco (Gn 19,2; 24,23.25; Es 4,24) e dei libri storici (Gs 2,1; 3,1; Gdc 19,9.15.20). Ancor di più questo “alloggio” sembra rimandare all”età dell'amorosa convivenza” tra il Signore e il suo popolo (Ez 16,8; cfr. Sir 51,20-21) e mettere in guardia contro l'infedeltà dei figli di Israele che «si affollano nelle case di prostituzione» (Ger 5,7e). Chi cerca la sapienza – conclude Ben Sira – appartiene a quel popolo che il Signore ha liberato e guidato verso la «santa dimora» (katalyma agion: Es 15,13); chi cerca la sapienza avrà la stessa avventura di Elia, che incontra Dio sull'Oreb, davanti alla caverna in cui ha passato la notte (1Re 19,9).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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