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Recensione di Donatella Pezzino a "Vita trasversale" di Felice Serino


Recensione di Donatella Pezzino a “Vita trasversale” di Felice Serino

In un mondo sempre più corporeo e materiale, viene spontaneo chiedersi se ci sia ancora posto per l'anima. Poi si legge la poesia di Felice Serino e allora tutta la prospettiva cambia. D'un tratto, il velo dell'apparenza si squarcia ed ecco la verità nuda, il significato ultimo dell'esistenza umana: l'evidenza che potrebbe, se solo lo volessimo, costituire l'abbrivio verso una vita piena, consapevole e scevra da paure.

In “Vita trasversale” l'anima è più che mai al centro, e la poesia diventa in toto ancella del pensiero. La silloge, infatti, raccoglie gli ultimi scritti (2017-2019) nei quali il pensiero e la spiritualità dell'autore campano emergono con più forza rispetto alla produzione precedente. Ed è una forza talmente dirompente da lasciare in chi legge un segno profondo: la poesia breve, il verso ridotto all'osso eppure pregno, vivo come non

mai di immagini e sensazioni, dicono che l'uomo, prima ancora che il poeta, ha trovato ciò che cercava da tutta una vita: è arrivato all'essenza delle cose. Quasi sorride sornione Serino, tra i versi, evocando ricordi e illusioni di tante vite precedenti, del sé stesso del passato angosciosamente fermo dinanzi al muro delle convenzioni che adesso si è finalmente sgretolato.

E cosa c'è al di là del muro? Semplice: l'Oltre. E quindi, il Tutto. Pur senza essersi ancora, nei fatti, spogliato del suo corpo di carne, Serino si è distaccato dal mondo e dalle sue pastoie e può quindi aprire gli occhi su ciò che ci aspetta “dopo”. Non la fine, la morte, l'annientamento: oltre c'è un altro piano di esistenza, anzi, infiniti piani di esistenza da dove non solo i nostri morti, ma anche i tanti noi stessi speculari ci guardano. La nostra anima è un dispiegarsi in infiniti alter ego e in infinite potenzialità: tutto quello che i nostri limiti fisici e le costrizioni imposte dalla società ci impediscono può essere realizzato altrove, anche quello che abbiamo cominciato qui e che non siamo riusciti a portare a termine.

ora

danzi il flamenco che amavi

col tuo corpo d'aria

e da un altrove “detti” poesie

quelle

che non hai avuto il tempo di scrivere

Ma questo oltre non è trascendenza, è trasversalità: nel corso della nostra esistenza terrena, quindi, possiamo scorgerlo in trasparenza dagli innumerevoli segni inspiegabili in cui ogni giorno ci imbattiamo, nella bellezza della natura che ci fa “sentire” la nostra realtà di esseri spirituali, e soprattutto, attraverso il sogno. La dimensione onirica è sicuramente uno degli aspetti più interessanti della poesia seriniana, data la valenza assolutamente peculiare che le viene attribuita. Il sogno, infatti, è il trait d'union fra i diversi piani di esistenza: un bivio nel quale tutte le strade dell'oltre convergono, la via che rende possibile la comunicazione con l'invisibile permettendoci di evadere per un attimo dal nostro “esilio di carne”.

Ogni notte, quindi, il sonno ci scioglie dai ceppi del sangue per lasciarci fluttuare in quel Tutto al quale non smettiamo mai di appartenere, anche quando la vita di ogni giorno ci restituisce alla nostra condizione di peccato e di polvere: quel Tutto che è Dio e che è amore, assoluto e incondizionato. La consolazione alla nostra pochezza, quindi, è questo sconfinato amore di Dio per noi, e la certezza che, benchè peccato e polvere, torneremo a Lui; che tutto è in tutto e tutto è Dio; che la vita nasce dalla morte e si rinnova da sé stessa. Così, l'anima è un continuo partorirsi e ritornare al Tutto: è grazie a questa consapevolezza che possiamo vincere la nostra atavica paura della morte. Perché, infatti, dovremmo temere quel “punto di non ritorno” che invece di distruggerci ci restituisce alla nostra vera vita?

fioriti

nelle braccia di Dio

come nella prima luce

La luce, altro punto nodale del nostro poeta-pensiero: una luminosità che fa quasi male agli occhi, tanto è intensa e inestinguibile. La poesia di Serino è tutto un immergersi in questa Luce dove l'umano e il divino sono allo stesso tempo sorgente, fiume, cascata, foce, in una continua simbiosi dove si può conservare la propria unicità solo annullandosi. Ed ecco, quindi, affiorare un nuovo concetto capace di rispondere a tutti i nostri interrogativi, soprattutto di fronte alla sofferenza, all'errore, all'inadeguatezza: questa vita sulla terra ha senso solo se trascendiamo la nostra animalità per trasformare il nostro sangue in ali. L'angelo e l'uomo, due facce della stessa medaglia che la carnalità rende opposte, nemiche:

convivere con gli umori

di un corpo di morte

dall'animalità all'angelo: questa

l'impervia salita

più d'una vita se dal sangue

fioritura sia d'ali levate:

ogni passo ne perdi una piuma

e ancora:

le mani affondi

nel sangue delle convenzioni

mentre

all'angelo lucente del sogno

tarpi le ali

facendolo all'alba svanire

Basta immergersi nel proprio spirito per annullare qualsiasi distanza fra noi stessi e l'angelo che siamo. Allo stesso modo, il distacco dalla realtà che ci circonda ci aiuta a prendere coscienza della verità che sempre ci sfugge: che vita e morte sono una cosa sola; che non c'è una fine, e che ogni morte non è che un nuovo inizio. Se a ciò fossimo sempre presenti, affronteremmo con serenità, quando non addirittura con gioia, il passo estremo che ci attende, e che altri hanno compiuto prima di noi:

rinfranca il pensiero d'essere

immortale -e già dalla ferita della

creazione lo sei-

la morte ti cerca?

uscito dal guscio tu sarai altro

l'anima libera sarà dai lacci

lo spazio mentale onde di luce e amore

niente d' imprevisto se la morte

non ti sorprenda più della vita

Avanzare negli anni, a questo punto, non è invecchiare, ma pervenire a nuova giovinezza; avvicinarsi sempre più alla verità mentre ci si allontana dalle meschinità del mondo. Eppure, come ogni altra creatura di carne e sangue, il Serino-uomo non può fare a meno di chiedersi: mi ricorderanno un giorno? Come sarà il momento del trapasso? Domande alle quali lo speculare Serino-pensiero risponde con l'ironia di chi ha già oltrepassato quella soglia e non può più essere scalfito. Il Serino che ricorda persone ed episodi del suo passato con tenerezza, con gioia struggente, filtrando ogni fotogramma alla luce dell'anima e conservando solo quelli in cui sia visibile il riflesso di Dio.

Così, il poeta rivolge lo sguardo solo alle strade che portano verso casa: l'amore, la bontà, la bellezza in grado di elevare, il donarsi che rende capaci di fare la differenza. Nonostante sia in continua introspezione, Serino non è mai chiuso in sé stesso. E in tutto ciò la parola lo aiuta, lo innalza, oltre le barriere che ovunque, su questa terra, ci opprimono e ci ostacolano. La parola acquista una valenza liberatoria grazie alle sue inesauribili possibilità di creazione: in questo sta il senso dello scrivere. Alla domanda: perché scrivi? Si potrebbe quindi rispondere: perché la parola è luce, e io detesto il buio. Perché la parola è casa. E' il respiro dell'anima, è la vita stessa. E l'assenza di ispirazione, di conseguenza, è un sentirsi disabitato/simile a quell'albero nudo/da cui son fuggiti i canti/vivere/di stelle spente.

Donatella Pezzino


noblogo.org/norise-2/recension…



Mavis Staples - We'll never turn back (2007)


immagine

We'll Never Turn Back è il settimo album in studio della cantante gospel e soul americana Mavis Staples, pubblicato il 24 aprile 2007 su ANTI-Records. Registrato nel 2007 e prodotto dal musicista roots rock e blues Ry Cooder, è un concept album con temi lirici legati al Movimento per i diritti civili degli anni '50 e '60. Al momento della sua uscita, We'll Never Turn Back ha ricevuto recensioni positive dalla maggior parte dei critici musicali. È stato anche nominato uno dei migliori album del 2007 da diversi scrittori e pubblicazioni musicali. La foto di copertina mostra due giovani donne di colore a una manifestazione per i diritti civili nel Sud, all'inizio degli anni '60.


Ascolta: album.link/i/1485055724



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Mavis Staples - We'll never turn back (2007)


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We'll Never Turn Back è il settimo album in studio della cantante gospel e soul americana Mavis Staples, pubblicato il 24 aprile 2007 su ANTI-Records. Registrato nel 2007 e prodotto dal musicista roots rock e blues Ry Cooder, è un concept album con temi lirici legati al Movimento per i diritti civili degli anni '50 e '60. Al momento della sua uscita, We'll Never Turn Back ha ricevuto recensioni positive dalla maggior parte dei critici musicali. È stato anche nominato uno dei migliori album del 2007 da diversi scrittori e pubblicazioni musicali. La foto di copertina mostra due giovani donne di colore a una manifestazione per i diritti civili nel Sud, all'inizio degli anni '60.


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[filtri]tuttavia la città it's only cracked] it still works dalla rivoluzione il blocco del mandrino le matite di] Toppi la distanza è voluta il tavolo basso le tasse ecobag fare la punta l'allegoria] del buon governo il genio militare fanno] due conti con i gessi del Canova tutto] è messo a soqquadro oggi un terzo [senza fine le officinali portano] agli esteri


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Cosa ci rende esseri umani?Ognuno di noi potrebbe rispondere a questa domanda in modo diverso. E, anche dopo aver ascoltato le opinioni di una miriade di persone, ci sarà sempre qualcuno che, per originalità o fantasia, sarà capace di stupirci ancora.
Potrebbe sembrare una questione filosofica, scientifica o religiosa, ma la domanda che vi sto ponendo si riferisce solo a voi stessi e al vostro modo di approcciarvi alla vita, come partecipazione attiva all’esperienza umana. La soluzione mi porta a un immaginario talmente ampio e antico che ho difficoltà a inquadrarlo nella mia mente.
Eppure, guardando all’evoluzione, la risposta è semplice: siamo il risultato delle nostre origini. La nostra crescita come specie è dipesa da un solo, imprescindibile elemento: la Natura.IMG-1273Un tempo, l’essere umano era molto più animale di quanto lo sia oggi, senza screditare le menti geniali e poliedriche che hanno abbattuto le barriere del tempo plasmando le nostre vite. Con “animale” intendo ciò che ci legava indissolubilmente alla Natura. Vivevamo in una situazione in cui la nostra sopravvivenza dipendeva dalla conoscenza e dal rispetto del pianeta: conoscere le peculiarità dei raccolti, le fasi lunari, il periodo di semina, era indispensabile per sopravvivere.
Era un’epoca “x”, un tempo non definito, più o meno lontano, ma certamente distante dalla nostra attuale dipendenza dalle tecnologie. Da qualche decennio, la trasmissione orale delle storie, la fatica di tramandare leggende e tradizioni, è stata soppiantata dalla tecnologia, cambiando completamente il nostro approccio alla conoscenza. Mi riferisco a un tempo in cui le grandi storie erano narrate soprattutto per ricordo o per sentito dire, rendendo l’origine di qualsiasi tradizione vicina e lontana, dinamica e costantemente mutabile. I nostri avi, non così diversi da noi, sapevano affascinarsi e stupirsi con grande facilità.
La loro vita era semplice ma dura. La nostra è confusa e complessa, a volte troppo facile, esagerata in ogni aspetto. Questo ci ammala psicologicamente e fisicamente. Oggi le grandi storie sono diventate facilmente reperibili, le troviamo ovunque, subito, e per questo abbiamo perso la capacità di stupirci e gioire ogni volta che ne abbiamo l’occasione.
Viviamo nell’epoca dell’Abbondanza – è una condizione che ci ha reso umani molto diversi; le nostre superficiali e viziate priorità hanno seppellito molti preziosi aspetti di un passato ormai dimenticato. In appena un secolo,ci siamo snaturalizzati a dismisura. Abbiamo cessato di essere legati alla Natura, cercando di diventare qualcos’altro di molto più subdolo e complesso, perdendo così la necessità di vivere in sintonia e in rispetto con l'ambiente circostante: abbiamo perso l’essenza stessa di ciò che ci rende umani, rendendoci irrimediabilmente infelici. Non sappiamo più cosa può renderci veramente felici.
La più grande rivoluzione comportamentale della nostra contemporaneità è definita dalle tecnologie smart. Questo nuovo aspetto invasivo e contaminante è diventato lo spartiacque di due epoche: il prima e il dopo. Ma per chi, come me, è nato già nel “dopo”, è difficile immaginare quanto saremmo potuti essere semplici, e semplicemente felici, senza il bisogno dell’abbondanza a caratterizzare la nostra quotidianità. L’odierno “essere umano” ha barattato le meraviglie della Natura con una malsana comodità e una consapevole ignoranza. Cosa ci rende esseri umani adesso?
Un tempo, procurarsi qualcosa di così semplice e indispensabile come il cibo, richiedeva fatica, intelligenza, attenzione. Ma il sistema attuale ha abbattuto ogni difficoltà, donandoci il piacere dell’Abbondanza: qualsiasi cosa desideriamo è a portata di scaffale, pronta e confezionata, e noi possiamo ignorare se sia una verdura di stagione o un animale che stiamo portando all’estinzione solo per distribuirlo nei nostri generici punti di rifornimento. Le tecnologie smart, oltre a non essere quasi mai usate per denunciare un meccanismo malsano e autodistruttivo, incentivano il consumo e lo spreco, un sistema pensato per arricchire pochi, a spese di tutti e di tutto.
Il rispetto dedicato alla Natura, unico fattore indispensabile per permetterci il nostro alto tenore di vita, è gravemente trascurato. Il nostro modo di ricambiare questa entità planetaria, che ci ha donato tutto ciò di cui abbiamo avuto bisogno, è la devastazione: la maggior parte della flora e fauna vengono trasferite nei supermercati, nati dalla nostra totale pigrizia e indifferenza. Il semplice e scontato supermercato, a cui tutti siamo abituati, è eticamente e moralmente sbagliato e disumano: crea una voluta ignoranza e un disequilibrio tra la società e le persone che la compongono. La consapevolezza data dalle nostre tecnologie smart, i nostri “distributori di conoscenza”, non ammette ignoranza e non giustifica il nostro comportamento egocentrico come specie animale. Siamo tutti consapevoli, me compreso.
Con ogni nostra scelta quotidiana che incrementa il nostro inattaccabile sistema autodistruttivo, scegliamo di voltare le spalle alle nostre origini. Alla domanda “Cosa ci rende esseri umani?”, rispondo con convinzione: siamo ciò che la Natura ci ha permesso di essere, e nutro un grande sentimento di debito da saldare con il Mondo. Un debito che si paga solo in un modo: proteggendo il Pianeta, sarà lui a provvedere alla preservazione delle nostre vite nei secoli e oltre. Preservare la Terra significa riconoscerci per ciò che siamo, abitanti e ospiti, trascurando la nostra malsana necessità di sentirci padroni.
***
Ciò che ci ha resi così diversi da come eravamo, e forse da come avremmo dovuto essere, è legato soprattutto alla tecnologia, che in brevissimo tempo ha mutato radicalmente le nostre abitudini e priorità. La nostra disumanizzazione è sicuramente iniziata prima della diffusione della tecnologia smart, ma con essa ha raggiunto l’apice economico e sociale.
I vertici del sistema hanno orchestrato una rapida trasformazione che ha avuto gravi ripercussioni sulla nostra vita, alimentando un infinito processo costantemente mutevole. La vita sociale si è spostata sugli schermi di computer e telefoni: interessi, passatempi e amicizie vengono consumati in un mondo filtrato. Questa esagerata necessità di adoperare continuamente la tecnologia ci ha resi dipendenti, schiavi di connessioni che però sono solo surrogati: non puoi sentirti solo finché fai parte di un gruppo WhatsApp. Oltre alla manipolazione comportamentale, lo scopo del sistema è il costante bombardamento pubblicitario, che crea bisogni utili solo all’apparenza, per renderci dei perfetti consumatori. La pubblicità è ovunque, ci dice cosa fare, cosa desiderare, come mostrarci, chi essere; più siamo uguali agli altri, più siamo accettati.
È così che nasce la competizione universale, una corsa senza senso verso un ideale esagerato. Il tuo ruolo determinerà la tua rispettabilità come persona. Per un uomo, il successo passa dall’auto costosa, dal telefono di ultima generazione, una carriera brillante, magari come imprenditore o avvocato, e da una compagna che ricalchi gli attuali canoni di bellezza. Una donna sa che, oltre a dover rispecchiare alcune precedenti caratteristiche, il suo valore è legato al suo corpo, la perfezione estetica è un dovere: solo la ragazza perfetta potrà avere la misera illusione di avere il mondo al proprio servizio. Seno troppo piccolo? O forse il sedere non è abbastanza rotondo? Da rifare. E quando la giovinezza inizia a svanire, resta solo la necessaria illusione di poterla comprare, chirurgicamente, per dimostrare a se stessa che non invecchia tanto velocemente quanto invecchia il mondo.
Tutti noi siamo corrotti da questi stimoli inutili, voluti per farci sentire sempre in difetto e renderci la vita impossibile, imprigionando i più deboli in un turbinio di imperfezioni. Queste imperfezioni vengono suggerite dal mondo umano stesso – siamo programmati per essere dei consumatori al servizio di chi ne trae profitto, come le grandi multinazionali che governano le pubblicità. Il miglior consumatore sarà sempre quello che sente l’estremo bisogno di avere ciò che ancora non ha, anche se potrebbe non servirgli a niente. I nostri smartphone non sono solo telefoni, ma hanno agito da catalizzatori al servizio di questi processi.
Vi rendo partecipi di una riflessione personale: Le persone che hanno vissuto i primi venti o trent’anni della loro vita nel “prima”, senza tutto questo, oggi sono comunque immerse nel sistema. Noi, che ci siamo nati dentro, quando saremo adulti, quando avremo cinquant’anni, sessanta, settanta... quando il mondo potrebbe essere completamente convertito alla fede delle tecnologie inutili: sapremo rinunciare alle più tossiche e invadenti? E se non ci riuscissimo? cosa resterebbe di noi e della nostra umanità?
***
Nella società odierna, il computer è diventato uno strumento indispensabile per la propria integrazione nel sistema, sia nella vita professionale che nella sfera personale: un’evoluzione più che giustificata per il pigro essere umano, da sempre incline alla comodità. Il nostro fidato Pc ha reso la vita più semplice, piú rapida, più autonoma. Anche la tecnologia smart è ormai considerata un bene di prima necessità.
Il nostro “telefono intelligente” ha amplificato le precedenti comodità, aggiungendo ben poco di inedito alle nostre vite, permettendoci di fare le stesse identiche cose di prima, ma in modo più veloce e seducente – eppure tutti abbiamo estremamente bisogno di possederne uno, due, tre... e poi la smart TV, lo smartwatch, gli occhiali smart. Siamo completamente assuefatti da questi strumenti, che ci rendono sempre piú pigri e rischiano di farci regredire in un sistema senza precedenti.
Eppure, le cose davvero importanti restano sempre le stesse: l’aria pulita, l’acqua incontaminata, la salvaguardia degli animali, la protezione dei ghiacciai. A livello sociale, abbiamo bisogno di sanità e istruzione di qualità, di una politica equa, dalla parte dei cittadini. Ma tutta questa comodità rischia di alterare le nostre priorità, facendoci dimenticare gli obiettivi comuni, smorzando il desiderio di reagire, di lottare, di ribellarci.
Un adolescente oggi ha bisogno di like, di visualizzazioni, di follower: ecco i nuovi valori. Questo processo, indotto su vasta scala, è un lavaggio del cervello orchestrato da pochi oligarchi che traggono profitto dal nostro disinteresse. Il modo migliore per vendere un prodotto è quello di creare un bisogno collettivo, anche se solo apparente. Ci sentiamo obbligati ad avere ciò che tutti gli altri hanno. Ma alle multinazionali non interessa davvero rendere le nostre vite più comode, più veloci e più facili. Vogliono solo vendere, e più diffuso è il prodotto, più ci guadagnano: in questa epoca il più venduto al mondo è proprio lo smartphone. E così abbiamo telefoni dotati di enormi prestazioni, totalmente sprecate per l’uso reale che ne facciamo. Anche il più povero sente il bisogno di investire centinaia di euro in uno strumento che spesso non comprende e non sfrutta appieno, ma quale interesse reale dovrebbe avere un consumatore verso uno strumento di cui ignora le vere potenzialità?
Servirebbe un’indifferenza collettiva, invece siamo spinti a possedere almeno uno. Il mondo si è così abituato all’esistenza di questo accessorio che, se smettessimo tutti di usarlo per qualche tempo, il sistema collasserebbe. Chiunque si senta obbligato ad avere uno smartphone costoso e di marca è vittima di un sistema che ci ha cresciuti come perfetti consumatori.
Se compriamo tutto ciò che la pubblicità ci propone, siamo davvero liberi? O siamo talmente condizionati da credere di esserlo, mentre scegliamo ciò che è già stato scelto per noi?
Non siamo più esseri umani: siamo consumatori, acquirenti potenziali. Io, almeno, vorrei sentirmi libero di dissociarmi da un sistema che non approvo, da una società che sfrutterebbe chiunque al posto mio.


log.livellosegreto.it/disattua…




La rete giudiziaria europea per la criminalità informatica EJCN in riunione plenaria per combattere le crescenti minacce informatiche


Il crimine informatico continua a rappresentare una minaccia significativa per la sicurezza globale e le economie. La Rete europea per la criminalità informatica giudiziaria (EJCN) ha tenuto la sua 18a riunione plenaria dal 28 al 29 aprile presso la sede di Eurojust a L'Aia. L'evento di due giorni ha riunito 60 partecipanti provenienti da 32 paesi.
Istituito nel 2016, l'EJCN svolge un ruolo vitale nel promuovere la cooperazione e la condivisione delle conoscenze tra i professionisti specializzati nella lotta al crimine informatico, con l'obiettivo di aumentare l'efficienza delle indagini e dei procedimenti giudiziari. Con il sostegno del partner chiave #Eurojust, l' #EJCN lavora per rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali, affrontando la natura senza confini del crimine informatico e le sfide che pone.
I progressi tecnologici creano nuove opportunità per i criminali di sfruttare la velocità, la convenienza e l'anonimato di Internet. Le conseguenti minacce informatiche non conoscono confini, causando danni e ponendo minacce reali alle vittime di tutto il mondo. Le autorità nazionali stanno adottando misure per combattere questa minaccia in crescita, ma spesso affrontano sfide al passo con l'ambiente tecnico in rapido cambiamento.

I pubblici ministeri e i giudici in tutta l' #UE sono alle prese con nuovi problemi legali e aree grigie, come cooperare con i fornitori di servizi che detengono prove elettroniche cruciali, sequestrare criptovalute sotto il controllo dei fornitori di servizi di cripto-attività o affrontare i complessi fenomeni del terrorismo abilitato al cyber. La 18a riunione plenaria dell'EJCN ha affrontato queste sfide frontalmente, presentando discussioni su argomenti chiave come l'intelligenza artificiale, criptovalute, il pacchetto E-evidence e le reti terroristiche che operano online. L'incontro ha incluso presentazioni su casi studio, incluso l'uso criminale di modelli linguistici di grandi dimensioni, evidenziando la natura in evoluzione delle minacce informatiche.
Una sessione ristretta del secondo giorno ha permesso ai partecipanti di condividere aggiornamenti su legislazioni, sentenze e casi nazionali. Le sessioni di approfondimento hanno riguardato argomenti come l'intelligenza artificiale, criptovalute, le prove elettroniche e la formazione per la magistratura su argomenti relativi al #cybercrime, fornendo una piattaforma per i partecipanti per condividere esperienze e anticipare le sfide future. L'incontro è stato un importante raduno di esperti e parti interessate, offrendo preziose informazioni e discussioni sulle principali sfide che l'industria della criminalità informatica deve affrontare e dimostrando l'impegno dell'EJCN a sostenere i suoi membri nei loro sforzi per combattere la criminalità informatica.


noblogo.org/cooperazione-inter…


La rete giudiziaria europea per la criminalità informatica EJCN in riunione...


La rete giudiziaria europea per la criminalità informatica EJCN in riunione plenaria per combattere le crescenti minacce informatiche


Il crimine informatico continua a rappresentare una minaccia significativa per la sicurezza globale e le economie. La Rete europea per la criminalità informatica giudiziaria (EJCN) ha tenuto la sua 18a riunione plenaria dal 28 al 29 aprile presso la sede di Eurojust a L'Aia. L'evento di due giorni ha riunito 60 partecipanti provenienti da 32 paesi.
Istituito nel 2016, l'EJCN svolge un ruolo vitale nel promuovere la cooperazione e la condivisione delle conoscenze tra i professionisti specializzati nella lotta al crimine informatico, con l'obiettivo di aumentare l'efficienza delle indagini e dei procedimenti giudiziari. Con il sostegno del partner chiave #Eurojust, l' #EJCN lavora per rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali, affrontando la natura senza confini del crimine informatico e le sfide che pone.
I progressi tecnologici creano nuove opportunità per i criminali di sfruttare la velocità, la convenienza e l'anonimato di Internet. Le conseguenti minacce informatiche non conoscono confini, causando danni e ponendo minacce reali alle vittime di tutto il mondo. Le autorità nazionali stanno adottando misure per combattere questa minaccia in crescita, ma spesso affrontano sfide al passo con l'ambiente tecnico in rapido cambiamento.

I pubblici ministeri e i giudici in tutta l' #UE sono alle prese con nuovi problemi legali e aree grigie, come cooperare con i fornitori di servizi che detengono prove elettroniche cruciali, sequestrare criptovalute sotto il controllo dei fornitori di servizi di cripto-attività o affrontare i complessi fenomeni del terrorismo abilitato al cyber. La 18a riunione plenaria dell'EJCN ha affrontato queste sfide frontalmente, presentando discussioni su argomenti chiave come l'intelligenza artificiale, criptovalute, il pacchetto E-evidence e le reti terroristiche che operano online. L'incontro ha incluso presentazioni su casi studio, incluso l'uso criminale di modelli linguistici di grandi dimensioni, evidenziando la natura in evoluzione delle minacce informatiche.
Una sessione ristretta del secondo giorno ha permesso ai partecipanti di condividere aggiornamenti su legislazioni, sentenze e casi nazionali. Le sessioni di approfondimento hanno riguardato argomenti come l'intelligenza artificiale, criptovalute, le prove elettroniche e la formazione per la magistratura su argomenti relativi al #cybercrime, fornendo una piattaforma per i partecipanti per condividere esperienze e anticipare le sfide future. L'incontro è stato un importante raduno di esperti e parti interessate, offrendo preziose informazioni e discussioni sulle principali sfide che l'industria della criminalità informatica deve affrontare e dimostrando l'impegno dell'EJCN a sostenere i suoi membri nei loro sforzi per combattere la criminalità informatica.


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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Nota di Giovanni Perri a "Vita trasversale" di Felice Serino


Nota di Giovanni Perri a “Vita trasversale” di Felice Serino

Col tratto suo solito, con la materia nuda dei versi alti e alati, Serino ci incanta di nuovo. E lo fa con un volume, il suo ultimo, corposo, “Vita trasversale”, che è un ben calibrato campionario di temi e motivi caratterizzanti la sua intera produzione poetica; ricca e profonda, tenuta in un suo prezioso tenore lessicale di figure svelate in altezza o come prelevate da un occhio ulteriore e quasi sempre girata nell'inconoscibile. Poesia che ci trattiene in un sollievo, oppure in una morsa, di grandi domande e di incognite. Agevole nell'andatura e nel respiro dei versi concepiti come in una stanza piena di sole, ma dalla cui finestra filtra un paesaggio piovoso, pieno di suoni incantevoli e sinistri: analitica, ma detta in stato quasi d'abbandono. Motivi di vita e di morte messi nel medesimo grandangolo, restituiti al loro più sensibile grado del sentire, in quel confine di corpi corrotti dalla loro stessa immagine; che allunga gli abissi mondani potandoli alla visionarietà più lirica, alla più ampia cosmogonia; ma è materia che vibra di una intimità pura, cogente, covata in un suo lembo etico, in una sua calma affezione di gesti e parole dettate da Amore. Parole levigate e vive, messe in versi come a mani giunte, piene di abbagli tuttavia improvvisi e rivelatori.

C'è un mondo di forme dette al limite dell'ombra, un buio di acque sconosciute da sentirne il suono lontano. Serino nuota come se volasse campi e fiumi e con lui stelle a far luce di parole, sotto un silenzio grave di vita. Ed è come trovarsi innamorati inaspettatamente, aver fiutato il senso in bilico e tirarselo con una corda, ad ogni strappo un grido d'amore, una preghiera di livida sopravvivenza, ad ogni affanno un seme di luce da salire in dolcezza, rimanendo con la voce nell'acqua.

E questa è acqua filosofica, tenuta in un suo denso nucleo lirico, in una sua mistica malinconia.

Ecco: qui stanno gli affetti, i ricordi, ogni piccola gioia terrena; qui è il teatro del mondo, il gioco che si gioca per fame e per sete: qui è l'ora dei ricami nel fuoco, di vecchie controversie e comunioni, di silenzi tenuti in una sacca di odio o di amore. Ma dopo, oltre, è l'aria dorata che viene per svelare il sogno, l'arcano che ci muove le ali, la forma tutta del cielo esplosa in una piccola divinazione.

Un pianto, par d'udire, di muta intelligenza: pensiero della morte sorella, felicità o speranza di pioggia rigeneratrice. Pensiero della vita che si espande ben oltre i suoi torbi furori: terragni infine, ma ubiqui, appunto: trasversali, pieni di un sole leggero.

Quanta preghiera nei testi di Serino. Quanta alta Poesia.

Giovanni Perri

Piccola scelta di testi

*

Sic transit

confidare

nelle cose che passano

è appendere la vita

al chiodo che non regge

è diminuirsi la vera ricchezza

-arrivare all'essenza

lo scheletro la trasparenza

*

Espansione

il sogno è proiezione? o

sei tu in veste onirica

uscito dal corpo?

sognare è un po'

essere già morti

come

nell'oltrevita

e l'essere si espande

si sogna moltiplicato

in fiore atomo stella

appendice? o

espansione è il sogno?

*

Vive una luce

vive nell'akasha una luce che

custodisce quel mosaico che dici

destino

tu sei l'ombra

del Sé: l'alterego o se vuoi

l'angelo che

ti vive a lato nei

paradossi della vita

*

Forse una nube

(a Pierluigi Cappello)

mi accoglierà un non-luogo

non più inalerò resina di abeti

alle finestre degli occhi colombe

bianche si poseranno

mi abbraccerà vaghezza

forse una nube vorrà dire casa

*

Eterno presente

kronos esce dal mare

prenatale

il domani è un imbuto

dove fluiscono gli oggi

coi sordi tamburi del sangue

dove in fondo

agli specchi annegherà la

realtà

relativa: lì il mondo che

si vede

rovesciato

*

Sull'acqua

sul grande mare del sogno

veleggiano i miei morti

gli occhi forti di luce

con un cenno m'invitano

al loro banchetto sull'acqua

d'argento striata

m'accorgo di non avere

l'abito adatto

cambiarmi rivoltarmi

devo

vestire l'altro da sé

Giovanni Perri


noblogo.org/norise-2/nota-di-g…



Felice Serino, Nell'infinito di noi (2015-2016) letto da Angela Greco

Nell'infinito di noi (2015-2016) la nuova raccolta di Felice Serino pubblicata su Poesie in Versi, uno spazio web ad accesso libero, con presentazione di Giovanni Perri, che raccoglie le poesie scritte a cavallo degli ultimi due anni e suddivise in due sezioni da quarantacinque testi ciascuna: Lo sguardo velato e la omonima Nell'infinito di noi.

Da sottolineare la generosità di Felice Serino, autore piiù volte e con gioia ospitato su Il sasso nello stagno di AnGre per stima reciproca; generosità espressa non solo nel numero di testi proposto, ma anche nell'aver affidato questo suo nuovo lavoro alla gratuità della rete, a beneficio di tutti coloro avranno voglia di incontrarlo sul sito sopra indicato. Felice Serino, nato a Pozzuoli e residente a Torino, autodidatta, un poeta che ha ottenuto numerosi consensi critici, che ha vinto molti premi letterari, pubblicato diverse raccolte di poesia ed è stato tradotto in otto lingue;

gestisce diverse realtà letterarie on-line, dove condivide con passione poesie e autori di livello e da tempo usa il mezzo telematico per affrontare il mondo non sempre docile e benevolo della poesia, senza scomporsi o intimorirsi, ma accettando il bene e il male ed anche i limiti che il mezzo offre e a sua volta offrendo a ciascun lettore o detrattore che approdi ai suoi lidi, un ringraziamento.

La poesia di Felice Serino anche nella nuova raccolta mantiene saldi i temi del rapporto con Dio, del tempo che passa, della visione del reale sulla base dell'esperienza vissuta e degli autori cari al poeta, come ad esempio Dino Campana, a cui è dedicata “Le vele” o Rafael Alberti a cui, invece, è dedicata “Angeli di carta”, creature, gli angeli, che ben si accordano con la voce di Serino sempre protesa verso il cielo e verso Dio. Perché un poeta di fatto è le sue letture ed è i suoi autori, quelli che, anche dopo la stesura di un testo e l'abbandono della penna o della tastiera, gli rimangono accanto e dentro per diventare a loro volta nuova materia, in un circolo vitale a cui Felice Serino non si sottrae. E ogni volta che leggo una selezione delle poesie di Felice, i suoi versi asciutti e brevi, domati dall'esperienza e solo in apparenza freddati per quella decantazione benefica a cui la poesia va drasticamente sottoposta, ritrovo sempre un colore, una luce, una scia positiva e benefica, capace di restituire serenità e fiducia.

Nell'infinito di noi si pone nel solco della poesia novecentesca, come tanta buona poesia italiana, assumendo toni e connotazioni care alla maggior parte dei lettori; mittente e destinatario dei versi sono evidenti e lo accompagna ogni composizione, rientrando tra gli elementi non eliminabili e delineando una presenza, che, però non disturba, ma si fa compagna di esperienza pronta a porgere la mano a chi è accanto; molti i rimandi ai testi sacri, alla dottrina cattolica e alla mistica occidentale; netta la percezione della ricerca data anche dal numero abbondante di testi raccolti, mentre la dimensione onirica, evidente in molti testi, conferisce levità agli argomenti tra i quali non sfigura nemmeno il tema della morte.

(Angela Greco)

.

poesie tratte da Nell'infinito di noi (2015-2016) di Felice Serino

Una giornata di

.

suvvia eccedi

a chi pensi

dare la colpa

come si dice è stata una giornata

così

.

esageri se pare

ti si spalanchi

d'instabilità un baratro

viola in fondo agli occhi

.

L'oltraggio

.

perso nelle forme strane

delle nuvole mi sento

lontano da un mondo estraneo

.

assisto all'oltraggio

della rosa che si

perpetua

.

sono esposto alla vita

.

.

Spleen

.

brusio di voci

.

galleggiare di volti

su indefiniti fiati

.

si sta come

staccati

da sé

.

golfi di mestizia

mappe segnate

dietro gli occhi

.

vi si piega

il cuore

nella sanguigna luce

.

.

.

Il Tuo splendere

.

su un remoto

di assonnate rive

-spiumata

di luce l'anima-

torna

.

a far breccia il Tuo splendere

.

settanta volte sette

ho conficcato i chiodi

altrettante non

basteranno

lacrime da versare

.

sulle Tue luminose piaghe

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Una mia nota di lettura alla silloge di Felice Serino "Orizzonti di palpiti"


Una mia nota di lettura alla silloge di Felice Serino “Orizzonti di palpiti”

Poeta presente ma appartato, silenzioso, distinto, Felice Serino raccoglie in questo suo ultimo lavoro “Orizzonti di palpiti” (www.poesieinversi.it 2018/19), gli ultimi testi prodotti in ordine di tempo nei quali appare sempre riconoscibile la traccia dei suoi precedenti lavori; giocati con medesima grazia e perizia nel vivissimo campionario di illuminazioni profonde e pulsanti; nel variare consueto di tensioni ontologiche, nel dilemma inconcluso della soglia e del fine, nell'arte di incidere amore e dolore, delusione, speranza, perdono, col solo taglio di un lemma, con la sola scintilla della lingua, Serino descrive, o finge di descrivere, un'alba visionaria dove una luce quieta ti accoglie in un suo grembo sorgivo.

Ancora una volta vediamo il poeta salire da quella stessa luce che lo genera e da un interno ne sentiamo la voce, quell'espansa poesia degli interrogativi e dei silenzi che rendono possibili

gli approdi, li toccano appena in punta di vertigine, ne liberano il suono e il senso.

Più che una poesia del vedere mi pare di riconoscere dunque una poesia del sentire; un avvertire a distanze altissime il più piccolo rumore di fondo dell'universo mondo, e in quel rumore toccare il nudo stupore di un'origine.

C'è sempre in Serino l'inclinazione al racconto mondano ma esso è reso filosoficamente aereo, plana cioè sui campi lirici di un sogno che è possibile sentire o immaginare come attraverso una musica,

un ultratempo, un ultramondo, e come attraverso un gioco di associazioni melodiche produce impulsi invisibili che finiscono per catturare nella figura di un uomo il senso più autentico della sua intera esistenza.

Il Poeta che vediamo è la sua stessa poesia, il luogo concreto dell'anima; quel camminare sempre in bilico tra la vita e la morte, sempre col piede nel mistero, come se i versi fossero tradotti paesi immaginari, passi prodotti dall'incontro della luce e del buio, estensioni miracolose, meravigliose, dell'unica grande incognita che ci spinge alla vita e all'arte. Così procede, in Serino, la gioia del verso, ovvero la tensione nella quale spinge il lettore a comprendere, in senso etimologico, gli affanni e le paure, gli inganni e le afflizioni, ogni minima pulsione, ogni minimo palpito di verità.

Giovanni Perri

.

Per stupirti

.

in extrema ratio

ti aggrappi a curve di sguardi

per poterti ancora stupire

conoscenza è dall'alba dell'uomo

il primo anelito

in un cielo di silenzi

il tuo richiamo si spezza

Nell'ultimo sangue

ora nell'ultimo sangue

è il vuoto delle braccia

ma sai non è difficile

far rivivere

la tua figura dall'ali recise:

un po' mi consola

la visione

di te languida riversa

sull'amaca

mentre gli uccelli ti cantano

sulla testa

https://issuu.com/felice.serino/docs/nota_perri-orizzonti_di_palpiti…

.


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FELICE SERINO

POESIE

IN ONDIVAGHI SPAZI

1 Mattone di poesie

non scarti niente metti metti anche quelle così nate tra il lusco e il brusco

vuoi farti del male – di' ?

ti attirerai i critici messo a nudo sotto tante lampade!

però devi pur riconoscere che quelli sono scarti della bellezza dell'angelo suggeriti in dormiveglia o trance

peccato tralasciarli – ti pare?

11.7.24

2 La parola

t'innamora di sé - abiti la parola – ti lasci abitare

in luce di sangue

14.7.24

3 Il linguaggio dei fiori

chissà se loro sentono di esserci: non come

gli animali o gli umani s'intende ma in qualche misterioso linguaggio

affratellati con la terra e l'aria nel respiro dell'humus-madre

sanno -i fiori- nell' offrirsi al bacio del sole -

del candore d'un impalpabile sogno

18,7.24

4 Altri tempi

nell'era del digitale non trovi più la cartolina a libretto che ti sorprendeva con la musichetta né il calendarietto profumato del barbiere con le foto sexy (vietato ai minori) né la letterina a Natale sotto il piatto che strappava una smorfia di commozione al papà né il pianino a manovella per le vie della città

altri tempi – oggi se cerchi qualcosa te lo dice google l'intelligenza artificiale pensa per te giacché ha un quoziente che ti supera!

25.7.24

5 Turbamento

meridiana a perpendicolo sull'altro lato un po' d'ombra altre -di ombre- a tratti le senti passeggiare a lato del cuore ondivaghe e sinistre – invochi l'angelo ma non t'ascolta sarà già impegnato ad assistere un più povero cristo

29.7.24

6 Ribaltato

prostituito alla vita giunta l'ora un tuffo nel “nero” di qua vedi buio di là tutto è ribaltato in vita trasfigurata un chiaro accecante vedi uscire gli scheletri dall'armadio con larghi sorrisi

9.8.24

7 Vita latente

qui solo apparenza ti dici il tutto -l'Assoluto- è vita latente:

la bellezza che mordi

16.8.24

8

Vele di nuvole

vele di nuvole e il cuore dove ti porta

s'attarda a svelarsi la musa tra pieghe dell'anima dove si leva un'alba rosata – a

celebrare la luce

9

L'albero

sono quell'albero reciso che mostra senza un grido la sua ferita bianca

la radice ha ritratto in sé la parola monca

10

Homeless

ho incontrato per strada un derelitto nelle tasche solo sogni avevo -veder fiorire una luce in quegli occhi senza cielo: aprirgli la porta e il cuore

11

La passione

aveva le sue “cose” e una luna sghemba quando lo copriva d'improperi lui zittiva pensando di mandarla in quel posto ma la fiamma della passione lo strappava dal letto di procuste d'ogni screzio faceva tabula rasa e rasserenava il cielo

12

Gli anni oscuri

(alle vittime dell'olocausto)

udimmo dietro le porte pianti ed urla mentre s'incupiva il cielo e s'espandeva l'ombra del male

l'aria era nera del fumo dei corpi bruciati

ora apparteniamo anche noi alla terra alle radici al vento

ed ha voce di pietà il cuore

13

Vade retro

“vade retro” ripetevo in dormiveglia – poi da sveglio: “nulla puoi se Lui invoco” – seppur lacerato da estenuanti lotte – io che abbraccio ogni giorno la Croce

(affetto da DOC: disturbo ossessivo compulsivo)

14

Quel motivetto

quel motivetto che mi gira a vuoto e non mi lascia e mi riporta agli anni andati quando con un soldo compravo caldarroste all'angolo

quel motivo che mi accompagnava nelle scorribande per vicoli emulando sandokan o il pirata barbanera -banda d'obbligo sull'occhio-

a fare da sfondo al tempo d'un'età spensierata

15

Per A.

caro fratello non ti è stato dato di “giocare” la vita: appena un affaccio sul mondo fuori dall'alveo di nostra madre che hai subito rimesso le ali per altri lidi

potevamo giocare insieme io giovincello tu ancora bambino avrei potuto tenerti a cavalluccio avremmo corso per i prati e guardare con innocente meraviglia la farfalla posarsi su un fiore o immergere le mani nelle acque del ruscello e poi ridere ridere nell'incoscienza dell'età

ora -strappato il velo del sogno- posso solo ricordarti nella mia preghiera mentre tu mi guardi dai cieli con occhi d'angelo

16

Sul ciglio

(nightmare)

sempre in bilico sul ciglio a lato voragini e fiamme

il più delle volte non rispondo più di me stesso:

sono il grido dei perduti

al cospetto dell'Altissimo sarò giustificato?

17

Non più quei brividi

sono arida sabbia più non mi lecca l'onda si è ritirato il mare

non più quei brividi sulla pelle della musa che latita propiziassero le braccia a conforto

in queste aride notti al lume d'una luna controversa

18

Poesia è quando

stasera un film già visto di bevute e scopate (factotum) per nulla emotivo o poetico se la poesia è viva ti domandi: lei è quando seduto sul water leggi un libro o davanti a un tramonto bevi per dimenticare e ti vien da piangere -ami bukowski quando t'ispira cavolate

19

In lacero lucore

andare su cocci – nelle stanze del cuore

defluisce arido sangue riflesso in volti d'angeli distorti

gridano piaghe in lacero lucore

20

Primavera

freme primavera in surplus canoro

in una sospensione lucente t'ispira la musa uno spunto

mentre il chiurlo ti fa il verso

21

Nightmare

quel senso amaro di sperdimento di quando ragazzo scappasti da casa ecco te lo ritrovi nei sogni nel percorrere strade allucinanti di un paese sconosciuto e attraversare tortuosi cunicoli e tunnel che ti avviteranno in un girone dantesco se non ti svegli prima

22

Antenati

sarà bene tenerselo buono quello che ogni tanto ti appare in stato ipnagogico un ectoplasma forse un antenato di una vita precedente che vuol rivalersi in questa d'uno sgarbo subito?

23

Come nella prima luce

“qualcosa c'è” -dici?

vuoi mettere? al confronto il “qui” lo traduci

nel transeunte l'apparire – il caduco

di là: il Reale l'Assoluto – l'Aleph

l'essere che in sé rinasce come nella prima luce

24

Boomerang

il male è un boomerang per la legge del contrappasso

è un verme che rode viscere e cuore

gira la banderuola nel vento dei vinti

“beati voi quando vi perseguiteranno a causa della giustizia”

25

Yakamoz

esco da un sogno e mi culli dolcemente la mente

donna dei boschi che di sé m’innamora

una luna complice si specchia nel lago fra silenzi d’acque

naufrago approdo fra le tue braccia nell’ora desiosa languida

* (yakamoz: riflesso della luna sull’acqua)

26

L'infinito di noi

apparire del mondo a specchio di cielo

non può finire tutto in un pugno di terra

ci è stato messo nel cuore il senso dell'eterno

27

Brindisi

m'inseguono gli anni dappresso come lupi affamati

tra i malanni un brindisi al genetliaco

paresi distrofia trombo: sono una mina inesplosa

28

Il tempo

un tempo lento s'appoggia a una spalliera di brezza

l'anima un lento navigare in sogno

29

Seguendo una scia

parole e parole -

vagheggi seguendo una scia d'ispirazione questa dove ti porta

sei come quel tronco in balia della corrente

30

Gli ultimi giorni di A.

povero fratello mio imbottito di morfina e ossigeno ad obnubilare il cervello ora vedi nei tuoi deliri acque che ti sommergono abissi che ti attraggono e fiamme che ti lambiscono e vorresti scappare ti strappi tubicini e flebo legato gridi verso un cielo denso di silenzi entro una infinita notte

(una luce breve si posa sul tuo viso di pietra)

(povero fratello mio non ti ha baciato nuova primavera)

31

Gli scomparsi

nel primo pomeriggio ti lasci dondolare sul filo di un dolce intontimento hai quasi la sensazione possa apparirti un tuo caro da un altrove in una luce spalmata intuita anche se gli scomparsi non sono a comando ci celano sono presenti magari nascosti tra le pieghe del divano

32

Su binari sconnessi

nei corridoi della mente scorre il sangue della verità anche se non lo riconosciamo o non vogliamo “vederlo”

il coltello nello zainetto scolastico la dice lunga su una giovinezza sviata e la famiglia? sorpassata va su binari sconnessi

o è 'allargata' in modo innaturale

33

Ritrovarsi

nascere in un altrove questo il morire -ferve la mente

“tutto si crea nulla si distrugge” sembra ti legga nel pensiero mentre poggi la testa nell'incavo della spalla

un volo mi si ferma negli occhi - penso agli anni andati: i tuoi non hanno sciupato questa luminosità del viso

certo lo sai anche tu: sognando lontananze ci ritroveremo

in un dove che non sappiamo

34

Ipnagogica

il mio doppio con le braccia d'aria s'inabissa nei fondali d'inconscio

35

Le tue ceneri

(ad A.)

una nube si specchia nel lago in pareidolie bizzarre le tue ceneri disperse nel roseto

anche tu a precedermi – io nel vortice degli anni

36

La lotta

all'alba continua l'eterna lotta dell'angelo

folgorato dagli strali lucenti “quello” si ritira ma per poco

per rimontare più agguerrito bava alla velenosa bocca

37

Sognare uno svolìo

arte e poesia tendono a cicatrizzare ferite

si bea il cuore di bellezza

sogna in fondo agli specchi uno svolìo di ali

(ispirata a “L'oisseau blu” 1909, di Maeterlinck: “...gli uccelli azzurri del sogno si nutrono di raggi di luna...”)

38

Una ridda la mente

una ridda la mente crocifissa al blasfemo

sarebbe forse un cadere in demenza meno devastante che questo abbuiarsi del sangue

mostro che come un gioco m'intrappola in un giro vizioso *

ah la non voluta offesa ricada su di me Signore ch'io resti trafitto sulla punta delle stelle

e il sangue ricami le parole: “Ti amo!”

  • affetto da DOC: disturbo ossessivo compulsivo

39

Epifanie

rifrangersi dei rinsanguati echi del divenire

40

Riconciliazione

Verbo fatto bambino nato in una mangiatoia Ti darai in pasto “questo è il mio corpo” sarai appeso ad una croce

Tu compassionevole ci vuoi simili a Te un dì trasfigurati noi nati da uno sputo nella polvere

o felice colpa!

41

La ripulsa

fioca luce emana la tua aura se il cuore non risponde a impulsi di perdono

per legge di contrappasso la tua ripulsa è un boomerang

42

Quel motivo

mi venisse almeno in sogno quel motivo che mi sfugge a ogni ora del giorno e che mi prende il cuore in una lacerante nostalgia

che sia di debussy o di vivaldi o chissà chi?

il non ricordare mi fa mutilato nell'anima

fantastico - un altr'anno se ne va - nell'ora meridiana me ne sto s'una panchina ancora calda di sole seguendo pareidolie in bianche nuvole

43

I difetti

usa le posate in modo non ortodosso infila la manica da sopra la spalla odia gli ombrelli e le filastrocche farsi fare la barba (acconsentirebbe da mani femminili!) deve dare la destra a chi gli cammina a fianco detesta la verbosità vuol sempre dire la sua e interrompe chi sta parlando (ma non pretende l'ultima parola) si accende per questioni di lana caprina fa ogni tanto 6-7 starnuti a raffica è affetto da DOC (disturbo ossessivo compulsivo)

44

Irriverente la mente

irriverente la mente del vegliardo scivola su osceni pensieri

impiccato all'albero più alto il puro ideale

che nutriva il fanciullo a specchio di cielo

45

Fotografie

affacciato sui ricordi da finestra che abbaglia:

vi si sfoglia il quaderno degli anni

ti risucchiano a imbuto gli io i tuoi fantasmi

46

Placebo

poi uscito dal dormiveglia alcune note ti affiorano alla mente che ti lasciano uno stato di grazia tutta la mattina

poco importa se si è trattato di autosuggestione o effetto placebo

47

Lo spartito (a Piergiorgio Frassati)

tendi l'orecchio

ascolta lo spartito che il Signore suona per te solo

48

Invocazione alla Vergine

stargate – Tu orifiamma - misericorde – Mater dulcissima - Avvocata

infinite voci per la Tua grazia

fluenti nell'infinito mare delle beatitudini

49

Corpo di luce

uscire da te stesso è un ritrovarti

non più guardare un orizzonte che “il guardo esclude”

la mente un'espansione dei sensi

là dove si perpetua la bellezza

avrai un corpo di luce

e potrai volare

28.1.25

50

Scomosciuti

le volte -rare- che l'incrocio il suo garbo è una mano che mi carezza il cuore

e il sorriso da 'gioconda' nel dare il buongiorno è balsamo – stato di grazia

rare le volte e si resta sconosciuti

come un'apparizione: è forse l'angelo che me la fa incontrare

rari gl'incontri che vanno a molcere questo scorcio d'anni

29.1.25

51

Sogno impossibile

un mare incantevole luccicante – piatto . la sensazione di voler trasferire quella visione fuori dal sogno . intatta – viva – con sottofondo incluso . poi riavermi da quella illusione . 30.1.25

52

L'inconoscibile

chi ci dice che non siamo feti nel grembo dell'universo

“tutta la natura geme delle doglie del parto”

lì nel tumulto del sangue si agitano le nostre emozioni

chi ci dice che non è il nostro Sé a sognarci

noi “materia” del possibile

5.2.25

53

Il nostro sì

noi “siamo” – a prescindere dal corpo di terra

che limita il volo sognato con ali di luce

essere vita non vuoto:

il nostro sì

9.2.25

54

In ondivaghi spazi

(visione)

in ondivaghi spazi lasciano tracce nella carne del cielo ali d'angeli

17.2.25

55

Lui mi conosce

Lui mi conosce più di quanto io non mi conosca

chi non ha scheletri non è di questo mondo

17.2.25

56

Poesia che nasci

ti levi dal letto di tenebra monco alfabeto e annaspi nella luce

veleggia la tua barchetta di carta tra perigliosi flutti

sognando un'itaca lontana

19.2.25

57

Ove bellezza ti levi

solare sangue vortica sul perno dell'esistere ove bellezza ti levi a scalzare la morte

21.2.25

58

Doppio celeste

l'uomo celeste l'uomo terreno:

l'essere sdoppiato – la sua ombra proiettata

nell'apparire

23.2.25


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FELICE SERINO

POESIE

QUALCOSA PUO' ANCORA ACCADERE

01 Reliquie

a scrivere non la mano ma la mia radice ferita

testimonianza siano non lettere storte sull'acqua

o che volteggino eteree dissanguandosi in volo

ma i momenti che restano nel tempo appesi al cuore

26-28.11.23

02 DOC

il turbamento è graffio sul foglio bianco

artiglia la pelle del cielo lasciando tracce di sangue

nella notte è un grido osceno

DOC: disturbo ossessivo compulsivo.

2.12.23

03 Era solo un sogno

si apriva il sole con un sorriso largo ai suoi dardi l'abetaia prendeva fuoco la chioma era fatta cenere

(un natale che si piange i suoi abeti: te lo immagini ?)

4.12.23

04 Senza titolo (chiamalo sogno o fantasia)

il daimon mi condusse in una città nella città con un vociante luna park apri i polmoni mi disse qui si respira una bell'aria di mare -era la costa di los angeles?- fu così che m'imbattei nell'affascinante marilyn uscita da un ritratto di warhol

6.12.23

05 Quante volte (disturbo ossessivo)

quante volte scorrettamente Ti chiamo di notte o fuori casa affaccendato

“non nominare il mio nome invano”

quante volte

scrivo per non soccombere - un altro me forse spia questo me “fuori posto”

ah quest'afflizione mi pesa come un macigno

oh quando mi chiamerai dall'oltre e starò nella pace dei tuoi invocati cieli

10.12.23

06 Nel nonsense di onirici pensieri

la fanno da padrona i suoi occhi nel nonsense di onirici pensieri che sostano su curve e anfratti

uscita dal sogno si leva in un'alba rosata ectoplasma o angelo

15.12.23

07 Dove sei

purgatorio: lo vive ciascuno il proprio il gelo nelle ossa le stelle fatte cenere nelle desolate notti

la persona che non vedi e non è a te accanto ti sembra sfiorarti a volte con tocco leggero i capelli

nelle notti dove urla la bestia dello smarrimento

18.12.23

08 Alberi radici

alberi vedi alberi mutilati capovolti nel tuo cielo capovolto

gridano radici

-selva di mani prensili cupidi sguardi-

a sovrastarli la natura con le sue infinite vite

di rinascita

22.12.23

09 L'animula

non ha occhi che per voi occhioni grandi innocenti vi leccherebbe anche l'anima

tradendo di voi la parte buona ve ne liberate lasciando si maciulli in tangenziale

ancora non avrà occhi che per voi la sua animula sempre a perdonare voi bestie umane-non-umane

1.1.24

010 Elucubrazioni

se il pensiero è sotteso alla fine Lui ce la tiene nascosta – e meno male: ché impazziremmo

nelle ultime sue ore l'animale si nasconde lontano dagli occhi al contrario dell'umano

che -se all'addiaccio e solo- piange un ultimo abbraccio

3.1.24

011 Dove vegliano angeli

(Colui che tutto il mondo alluma (Dante)

fatti figli nel Figlio su rive dell'essenza approderemo

allumati d'immenso

dove vegliano angeli ai cancelli della bellezza

8.1.24

012 Vikinghi

(ispirandomi alla raccapricciante notizia del gatto torturato nel gennaio 2024)

i nuovi vikinghi scendono in città sulle loro harley davidson danneggiano per soddisfare la febbre del sangue terrore dei negozianti dalle vetrine spaccate

scuoiano un gatto vivo sotto i loro sguardi sconvolti poi fieri della vigliaccata tracannano birra scura stravaccati al bar le gambe allungate sul tavolo

-gli sguardi persi dietro notti brave e misfatti

14.1.24

013 Apparenze e sogno

“non di questo mondo”: parafrasando franco – uno sguardo

al cielo da cui cademmo ricusando la luce

ci rifugiamo nel sogno – noi quaggiù apparenze

legati a questo radicato cordone ombelicale

Franco Bonvini, virgolettato il titolo del suo blog.

16.1.24

014 Era solo un sogno 2

legato alla catena di montaggio agli ottanta e più che mi ritrovo? mi vien da piangere

-ma era solo un sogno

(calura estiva e non poter bere alla fontanella a due passi ché la linea se ne “andava”...

-era questa realtà!)

19.1.24

015 Guardare oltre

And death shall have no dominion. Dylan Thomas

guardare lungo: oltre la naturale dissoluzione

un'alba rosata ti pettina i pensieri carezza i progetti del giorno

nulla può la morte se tendi alla bellezza

21.1.24

016 Cadranno

“non puoi 'permetterti' di essere sfiduciato” (da una omelia)

le Sue piaghe lucenti dolorano nei derelitti agli angoli delle strade a due passi dai palazzi di vetro

il barlume di speranza sarà un vero tsunami cadranno ideologie regni potenze

quando si dissolveranno l'eigengrau * e la polvere del tempo

e il cuore si placherà alle porte della Gerusalemme celeste .

  • Lontani dalla luce della verità, ora è come vedessimo il “colore del buio”.

24.1.24

017 Fuggiti i canti (riveduta)

ho sognato d'essere un bosco devastato

-fuggiti i canti incenerite le chiome-

in me cadevo con schianti d'alberi

cadevo

27.1.24

018 Muro d'ombra

il tuo giro al parco il canto fitto tra gli alberi t'ispira

e chi lo dice: potresti andartene domani o fra degli anni finché viva questa febbre della passione

e parole ti danzano nella mente e la rosa vorrà fiorire nel gelo

poi sarà il muro d'ombra

30.1.24

019 La realtà che vedi

“pensare positivo è il viatico per il viaggio” f.s.

vedi la realtà secondo il tuo pensiero

è la mente a crearla a farla e disfarla penelope imperterrita

sì che realtà è il suo farsi implicito è lo stacco nell'aria

dello sfrecciare delle rondini o del salto del cavallo all'ostacolo

è realtà il suo accadere – tutto appare sospeso quando è già altro

3.2.24

020 Nightmare

vide il suo corpo lanciarsi dall'empire state building librarsi nell'aria e non sfracellarsi restare sospeso in quel senzatempo voleva liberarsi del peso che tiene legati alla terra

annaspò nell'aria destandosi non trovava più il cuore

8.2.24

021 Un attimo e il lampo

(a Mary)

il ragazzo bruciato sul ciglio della notte -alfabeto dell'amore malato a librarsi sulle nere ali del vento

“Mary – o mia o di nessuno” un attimo e il lampo della lama

(senza il coraggio di rivolgerla su di sé)

12.2.24

022 Qualcosa può ancora accadere

sempre nutri i tuoi scheletri anche questo febbraio sta andando la mente è ancora fervida negli anni al declino qualcosa può ancora accadere un prossimo libro da licenziare chissà un nuovo sussulto del cuore

15.2.24

023 La cruna

per tantissimi è il purgatorio altri vivono l'inferno qui

passano per la cruna futuri santi

per tanti “il paradiso può attendere” .

virgolettato: film di Warren Beatty e Buck Henry

16.2.24

024 D'un oltretempo

di cose sconnesse senza capo né coda questi dormiveglia per fatue ispirazioni

trattengo d'alfabeti perle d'acqua

una barca di carta su onde dipinte tiene il mare aperto dei sensi

complice è una luna bislacca s'uno scenario d'oltretempo

18.2.24

025 Mala tempora currunt

“tutto sbagliato tutto da rifare” da qualche parte c'è sempre una perdita come in borsa se l'ago oscilla sul versante di vacche magre

24.2.24

026 Primavera

mattina sul lago: si spalma sugli occhi la luce intonano melodie uccelli di passo

è un fremere di gioia la pineta

26.2.24

027 Le mie notti

i nonsense dei dormiveglia alternati al conteggio delle pecore (andare al frigo non mi attira) queste le mie notti di lettere amorfe di asimmetrici voli che si spaccano alla volta del cuore

29.2.24

028 Un cielo bianco di silenzi

il tuo “purgatorio” da scontare in questa vita te lo sei creato prendendo strade storte

un cielo bianco di silenzi accompagna il tuo pellegrinare affamato d'amore

1.3.24

029 I cari morti (a Gabriele Galloni)

nei tuoi versi i cari morti si cercano e ci cercano o forse

di noi fanno a meno ché hanno già negli occhi le radici della luce – quelle

a noi nascoste d'insondabile mistero

2.3.24

030 Untitled

il corpo quest'opera d'arte che governeremo fino alla polvere le gambe incrociate o a percorrere una vita in salita le braccia spalancate come Cristo se mani non abbiamo che piene di niente quel pizzico di follia ch'è da tutti dietro lo schermo della mente la bocca che sputa sentenze gli occhi lucenti di voli e vele per un infinito sogno di terre lontane

16-3-24

031 Nell'ultima ora (preghiera)

Ti riconosco nel bambino ch'elemosina all'angolo a cui dono una moneta ed un sorriso

Ti riconosco nel carcerato pentito che vede il sole a scacchi lontano dagli occhi e dagli affetti

Tu Taumaturgo Tu stargate Signore Gesù Cristo Guaritore di anime

ora che s'approssima l'ora Ti prego ricordati di me:

generato dal Tuo seme celeste consegno nelle Tue mani benedette la mia pochezza che ai Tuoi occhi splende

19.3.24

032 Sarò foglia

giungendo alla Tua soglia sarò foglia dondolante nel vento

19.3.24

033 Stanotte

stanotte in bagno scivolo sul mio vomito un'imprecazione colorita è scontata da previsioni una giornata radiosa mi ripagherà lo spero mi frulla qualche verso bizzarro le cose rimandate la barba d' una settimana

fa chiaro mi alzo e una leccatina avverto al calcagno della cagna che dal “piano” di sotto fa capolino

21.3.24

034 Resurrezione

lasciarsi sorprendere dal divino - aspersi da acqua e sangue si è vita nascosta nel Risorto

rotolare di massi dagli antri del cuore

fino ad aprirsi alla luce

1.4.24

035 Forse con gli anni

forse con gli anni non ricorderemo più i volti in seppia custoditi nel baule né i souvenir portati dai nonni dall'africa

ma avremo negli occhi il sangue dei papaveri su distese a perdita d'occhio quando ragazzini si emulava sandokan in scorribande spericolate pei vicoli

e viva ci resterà di quell'età l'ammicco d'una luna a prime cotte

sotto un mutevole cielo lasciammo aruspici emettere sentenze

3-5.4.24

036 Cavalli di nuvole

“scusi mi può aiutare? che c'è scritto qui non vedo bene”

riconoscente a chi si prodiga più del dovuto -si vede che ispiro tenerezza apparendo proprio 'vecchio' ai suoi occhi

volano mesi anni: attraversano il cielo come cavalli di nuvole che si scompongono a un soffio di brezza

10.4.24

037 Parole in dormiveglia

sfiorandomi la spalla un angelo all'orecchio mi sussurra lieve:

“superato lo scoglio spunta luce a oriente”

11.4.24

038 Poesia

ti avviti con lucido delirio nella ridda di parole - tra sprazzi di coscienza e sogno insegui gibigiane echi

ecco sfrondarti forbici-di-luce: la pagina è tuo lenzuolo quando in amplessi cerebrali muori-rinasci

la tua anima-di-carta ricrea armonie in cuore a spirali più alte

(prima stesura 1995, riveduta 17.4.24)

039 Altre dimensioni

lessi non ricordo dove -ti parrà strano- che anche i morti sognano

in diverse dimensioni oniriche sognano di loro stessi e di noi -noi morti-vivi

17.4.24

040 Archetipi

(come quando a sera non t'accorgi cadere nelle braccia di morfeo così vorresti il tuo distacco ultimo)

il momento imprecisato è punto vagante nell'aria da cui si diramano linee imprevedibili del sogno che luce ridonano agli archetipi e vita autonoma hanno nel sangue

(prima stesura 2004, riveduta 22.4.24.)

041 L'ultima morte

ogni fine sgomenta pur nella natura delle cose

dopo tante piccole morti -ti dici- benvenuta sia l'ultima: poi non vi sarà necessità di sorta né

dovrai chiedere: avrai sempre piena la faretra di frecce d'amore

23.4.24

042 Metamorfosi

sbattevo contro le porte della notte

mi affila oggi un vento di passione: che dirà la “cicatrice” se non bene del sé “rivalutato”

ora che mi vendemmia il tempo

25.4.24

043 Madre celeste

irrorasti i piedi della croce di lacrime salvifiche

Madre col tuo manto copri di pietà
i derelitti

Tu dei viventi avvocata Tu incoronata

2.5.24

044 Dissonanze

(della cervicale)
da qualche anno dormo su un lato non quello del cuore evito gli aerei precipizi della stanza capovolta . (degli acufeni) capita sovente che ad agitare i miei sonni siano folletti nella testa che schiamazzano a più non posso dilatano l'oscena notte . 4.5.24

045 Tra ondivaghe ombre

nel sogno è l'essere bilocato allucinati pensieri assumono forma e volto si destano dal loro sonno i morti

tra ondivaghe ombre ti specchi nel tuo doppelganger

9.5.24

046 Era una favola il mare

consapevole di trovarti nel sogno chiederti se riuscirai ad uscirne tuttavia volendoci restare ancora un poco

ché era una favola il mare su creste d'onde guizzavano pesci dalle squame luccicanti nel sole

calavano gabbiani a frotte

16.5.24

047 L'origine

in profondità celesti plasmati dal cuore del Suo sogno

in una piena di luce

19.5.24

048 Cielo indaco

deriva del sangue - . si staccano dal tramonto voli di sogni infranti . 20.5.24

049 D'un sogno

il ricevimento la torta a tre piani – ci potevi annegare in quel mare di panna -

“dateci sotto – let's go”: così suggeriva melliflua lei

la primadonna – gambe accavallate ben tornide – sembrava uscita dalla copertina di playboy

23.5.24

050 Divagazioni 2

notti agitate insonni – verrà pure il “sonno del giusto”

nonsense sfarfallano fra le coltri

la giornata si allunga l'albero rinverdisce

25-27.5.24

051 Il compianto

il caro trapassato vede non visto i commensali e il posto vuoto

vede gli scheletri usciti dall'armadio

-lo spirito è tra loro inavvertito

il compianto è sulla bocca dei congiunti in decorrenza del “compleanno”

-senza il brindisi

3-5.6.24

052 Coniunctio

e allora avremo dissolto insieme allo schermo di apparenze nomi e forme

con lo scenario della storia e i fiumi di sangue e di parole

anche il sale delle nostre lacrime

(poesia anni 90, riveduta 9.6.24)

053 Vasi comunicanti

hai aperto la camera e ti sei visto nel tuo letto -sdoppiato

ti sorprendi? dovresti intuirlo che ondivago sogno e reale son vasi comunicanti

e allora: quale la realtà ti chiedi se è sogno nel sogno o che – trovandoti uscito da te

9-15.6.24

054 Naufrago d'anni

accogli da naufrago d'anni il canapo che ti porge l'angelo

ai sussulti del cuore s'innerva la deriva del sangue che alluma

23.6.24

055 Dove andremo

(“Solo Tu hai parole di vita eterna”)

di sé l'io ci ha vestiti da che ci staccammo da Lui scegliendo l'albero della conoscenza

da allora ci convoglia a imbuto un tempo fugace al varco è un vuoto affamato

“da chi andremo”

26.6.24

056 Febbre creativa

inesauribile febbre di Dio febbre creativa di universi-mondi

febbre per l'uomo di cui Lui non è mai stanco

2.7.24

057 Ma Rainey

(omaggio alla indimenticabile 'mother of the blues')

Ma – un fremere viscerale lei il blues il ritmo la vertigine

Ma è l'ansimare dell'onda la bocca del mare gli abissi profondi è il sudore e il sangue delle piantagioni di cotone è il senzatetto è occhi secchi

Ma è il vuoto del braccio tranciato

portato via col pianto del vento

3.7.24

Ma Rainey, pseudonimo di Gertrude Rainey (nata Gertrude Pridgett; Columbus, 26 aprile 1886 – Columbus, 22 dicembre 1939),

058 Irrazionale

l'uzzolo di annotare dei versi balenati tra veglia e sonno cosa volevano dire ti chiedi lascia che parli il cuore tendi l'orecchio quando lo senti sussultare cogline i suoni di un altrove la poesia al più è irrazionale ti sorprende alle spalle

9.7.24


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FELICE SERINO

POESIE

PERCORSI 2024

1 Doppelganger

(alla maniera di Caproni)

quel giorno uscire da me per incontrarmi

2 L'essenza

la senti fuori e dentro che ti attraversa – non ha spaziotempo ubiqua ai primordi: come nella prima luce un soffio un respiro

nave astrale è l'anima che vola

19

AVIGLIANA

era solo ieri guarda ti dicevo in questa foto di famiglia sono quello che fa solecchi e mia madre mi sorride

oggi il lago è uno specchio lucente ove annegare le ambasce

tu nello scatto sorridi alle rughe

mentre faccio solecchi

20

ESTIVA

-davvero c'è un'altra vita? o è solo nella tua testa- pensa

gli scivola dalle mani il libro

ora lontanissima gli giunge la voce del mare

plana un gabbiano su una solitudine d'anime

21

IL FIAT

“essere” più del mondo vissuto

impastati di terra e di Dio - di Lui il dito la saliva il fiato

il fiat della luce

rientrare come scriccioli varcando la “soglia”

baciati dal sole della morte

22

DOVE SONO

è detto il mondo dei più e noi a chiederci dove sono ma piuttosto che un “dove” è uno “stato” simile a quando sognamo è percepibile a volte la loro presenza nei semplici gesti come impugnare la forchetta o la penna o quando ci adagiamo la notte nella loro ombra

23

ESSERE ALTRO

pulviscolo a librarsi nella luce ferma

il bruco dalla nascita anela essere altro

24

PARUSIA (VISIONE)

celeste diamante incrina il vetro opaco

svelato il Vero a farci veri

25

NEI GIORNI ANODINI

nei giorni anodini quell'aggrapparsi del cuore: un toccasana o se vuoi appiglio la poesia

ti sorride un'immagine d'aria ed è il suo volto ovattato

in un ritaglio del tempo sospeso

26

E POI FA SERA

il foglietto con alcuni versi finito nella schiuma della centrifuga

andati lui più non li ricorda

un “danno”?

e sì che gli si apre un nuovo giorno e poi fa sera e una luna ammicca

non finisce il tempo per la creazione

27

ELUCUBRAZIONI

essere – sentire: siamo nient'altro che pensiero

tutto dal ciclo delle maree al gabbiano che coglie la preda lucente all'arco lasciato nell'aria dall'acrobata al gesto dell'abbraccio

tutto appendice del Pensiero

questo gemello di conoscenza

consanguineo della preghiera

28

A SOPHIA

guagliunce' forse ti resta ancora l'intercalare delle mie parti

ti chiamavano 'a scugnizza poi sei cresciuta

t'immagino percorrere i vicoli di pozzuoli l'incedere provocante del tuo corpo acerbo slanciato verso il cielo

e ch'aggia fa' se ho anche gli occhi della mente e ancora la vivezza dei sensi

29

ISPIRAZIONE

fare spazio all'urgenza assecondare l'onda del sangue

passare al crivello le emozioni

librarsi dell'anima in un azzurro macchiato di rondini

30

FANTASTICANDO

ci si è evoluti dall'uomo-scimmia o homo erectus?

Dio si diletta con la creazione delle specie più strane

noi mortali a chiederci se sia nato prima l'uovo

31

IO SONO LE MIE EMOZIONI (visione)

-stanotte ti verrò a trovare- mi ha detto

-eccomi: sono con soma o senza le mie emozioni – grumo di passioni il cuore staccato da terra

-mi dici dov'è il tuo pungiglione?

32

SE TENDI OLTRE L'ORIZZONTE

riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi

33

POESIA

luce inquieta aleggia nei precordi

muore rinasce la parola sui crinali del sogno dove la musa è assisa

poesia è fanciulla che si specchia nella cattedrale del cuore

34 Nuove prospettive

cumuli-nembi - le tue pareidolie

specchi nel lago celeste la tua pena fatta pane che spezzi

col becco vi fa cerchi il cormorano

vagheggia la mente - t'intoni col respiro degli alberi

la vita ha nuove prospettive

10-15.8.23

35 Lontananze

tra smagliature del giorno scruto il cielo – sogno lontananze

nuove prospettive? tra pro e contro di pulsioni inverse

la vita imbroglia le carte

risillaba palpiti voci

16.8.23

36 Di spalle (ad A.)

di spalle ti sento avvinghiata come un ragno

avverto la tua gradevolezza come l'albero “quella” del venticello tra le foglie

stavo entrando in un sogno “voluto” poi svanito

19.8.23

37 Sillabe

conti sillabe sulle dita settembre il mare ancora invita il mormorio della risacca t'ispira? occhi chiusi “anneghi nel tempo” *

  • Cardarelli

20.8.23

38 Il lampo

arrampicarti sugli specchi se vuota è la stanza della mente e lampo non ti è propizio

allumare d'anima a dar colore a una vita scialba

30.8.23

39 La colomba

chi più chi meno si sconta il proprio “purgatorio” qui come hitler e i satrapi l'inferno un'ala di colomba taglierà l'aria quando il tempo sarà compiuto per accoglierci il seno dell'Altissimo

4.9.23

40 Volti

(ti chiedi se agli altri non appari come te riflesso nello specchio)

volti e volti a ondeggiare in sequenza da film volti che s'eclissano

un ovale come se ne vedono solo una volta in sogno: l'ideale: frutto d'immaginazione? sia pure

in cadenza d'inganni scorre la vita fiume alla sua foce

8.9.23

41 Respiri di cielo

sono assetato di luce

non so penetrare il Suo profondo

ché di terra sono e inerme

mi si sciolgono le ore come cera

pure mi vivono dentro respiri di cielo

9.9.23

42 Padre nostro

Padre nostro che sei nei cieli

quanto sangue già versato il Tuo d'uomo-dio nei ghetti quello del nero che da secoli ancora grida

Padre nostro che sei nei cieli quanto ancora da versare dei nuovi Falcone e Romero a fare i martiri della storia

Padre nostro che ci guardi dal cielo Ti rendiamo grazie noi che baciamo il Tuo sangue salvifico

12.9.23

43 Bomba d'acqua

la sorprese giù in cantina dov'era discesa a sistemare gettare roba inutile pulire -il cellulare restò a quella data

oggi inebetito lui si aggira per i viali si chiederà “Dio perché” avendo perso la luce degli occhi

vedovo affranto percorre i margini del tempo parla con la sua ombra sul muro

14.9.23

44 Bomba d'acqua 2

la cantina era una cabina di veliero sommerso dove zigzagavano i pesci del sogno

sogno non era: lei era dell'acqua: un solo abbraccio

15.9.23

45 Divagando

la sventola attira gli sguardi degli avventori seduti al dehor pensi alla “bambola” di buscaglione

il solito giro pomeridiano -breve ormai per l'età- pensi: è buona decenza tenere in salute fido la prostata i denti che ballano

21.9.23

46 Questa frenesia di vita

sempre cerchi il tuo centro mai soddisfatto ripieghi sul digitale a tua immagine (il cellulare protendimento del tuo braccio)

usi e sei usato in questa frenesia di vita vissuta alla giornata in una gioia feroce:

sei trottola che gira all'impazzata

24.9.23

47 In dormiveglia all'alba

in dormiveglia all'alba mi sorprendono pensieri dove chiama il sangue lacerato sono dalle funi tra spirito e carne

ah infine dormire nell'abbraccio delle stelle indulgenti: azzurrità a cui da sempre anelo

26.9.23

48 Parusia

alla fine dei tempi si rivelerà l'arcano il Santo Spirito ti aprirà le braccia

non da sangue Lo riconoscerai

con la luce non col fango sarai ri-creato

30.9.23

49 Dell'intelligenza artificiale

l'amica guardandomi in foto “in gran forma!” mi dice e voglio crederci oltre gli ottanta un vortice d'anni penso chissà fra un secolo come sarà questo mondo in mano a chi verrà se s'userà per umani fini l'intelligenza artificiale se vita sarà ancora “vita” e il sentimento manipolato vieppiù svilito ?

4.10.23

50 Il rifugio

sono il cormorano incatramato - non son capace che d'un amore piccolo legato come sono alla terra

così per il dolore fardello da portare se il cuore è squassato e la carne soltanto urlo animale

ah un rifugio anelo come grembo di madre

9.10.23

51 La vita leggera

ti dici: va' dove ti porta il cuore con la vela della passione verso terre viste solo in sogno

lungo la coda dell'occhio nuvole vaghe

a dire la vita leggera

11.10.23

52 Segmenti

loro -vien detto- ci vedono di là - saprò io rinonoscerti?

o saremo un unico fondersi di luce cosmica?

divago – mi arrabatto tra le righe

un moscerino attraversa la luminosità del monitor segnando in diagonale segmenti tortuosi

come i pensieri della mente

15.10.23

53 Borderline

avvolto in un mantello di vento a vivere contromano senza nervi di ricambio

puoi sentire la vita deragliare su binari del sangue

22.10.23

54 Alle origini

ci verrà resettata questa vita? e le emozioni e i sogni?

sentiremo in altro modo – forse -

torneremo alle origini come quando eravamo non duplicati non infangati: veri

come la prima luce

24.10.23

55 Un volgere d'anni

mi sveglia il canto del gallo non trovo la tua mano ti sei appena alzata

c'incalza tiranno il tempo in questo volgere d'anni

benché non t'abbia sciupato questa luminosità del viso

quanti da aspettare ancora inverni a gelare le ossa

30.10.23

56 Distese

t'innamori della parola colomba che sorvola distese dell'anima

3.11.23

57 I frutti

dal modo in cui vivi ti costruisci il tuo “altrove”

a cospirare il bene donato -l'angelo che in te si svela

sarà tempo di vendemmia

9.11.23

58 Vita parallela

storci la bocca a chi afferma di là non c'è niente – consapevole di una vita parallela

non sai come sia ma vuoi pensarla un infinito mare di luce dove vivere una giovinezza eterna

dove la Parola ti accoglie all'ombra delle sue ali

dove la Sapienza si fa conoscere

12.11.23

59 Nascere

sempre in bilico sul ciglio d'ondivago esistere

si è imparentati con la morte nel solco d'un continuo nascere

14.11.23

60 Storiella

lo vedeva sempre all'angolo della strada suonare l'ocarina un giorno d'istinto lo abbracciò gli disse suona per me

bel moro lineamenti latini -scintilla fu o desiderio? – gli aprì la sua casa e dopo un buon bagno finirono a letto

qualche mese dopo la storia finì lui uccel di bosco amava la libertà

(storiella dal sapore d'una favola ... ma a volte lo è la realtà)

17.11.23


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SALMO - 87 (86)


SION, MADRE DI TUTTI I POPOLI1 Dei figli di Core. Salmo. Canto.

Sui monti santi egli l'ha fondata;2 il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe.

3 Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!

4 Iscriverò Raab e Babilonia fra quelli che mi riconoscono; ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato.

5 Si dirà di Sion: “L'uno e l'altro in essa sono nati e lui, l'Altissimo, la mantiene salda”.

6 Il Signore registrerà nel libro dei popoli: “Là costui è nato”.

7 E danzando canteranno: “Sono in te tutte le mie sorgenti”.

_________________Note

87,1 In questo “canto di Sion” (vedi nota a Sal 46) da una parte emerge la geografia materiale della città di Gerusalemme, caratterizzata dalla sua centralità nei confronti dei popoli che la circondano: Raab (cioè l’Egitto), Babilonia, Filistea, Tiro, Etiopia (v. 4); dall’altra parte affiora una geografia spirituale, che idealmente fa convergere a Sion ogni lingua, popolo e nazione, quasi anticipo dell’universalismo messianico.

87,4 Raab: è il nome di un mostro mitologico e qui simbolo dell’Egitto.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Gerusalemme, madre di tutti i popoli Cantico di Sion

Il salmista loda la città di Sion, amata da Dio, come centro di un nuovo ordine di rapporti tra gli uomini, che affratellati, formano con il popolo d'Israele una sola famiglia in una visione messianico-escatologica esplicita. Il salmo rispetto ad altri cantici di Sion è oggetto di numerose interpretazioni a causa delle difficoltà testuali, del probabile disordine nella posizione dei versetti e dell'ermeticità di alcune espressioni, che hanno l'immediatezza dell'arte impressionistica. Il Sal 87 abbraccia sinteticamente lo stesso simbolismo dei Sal 46 e 48: quello spaziale-urbano e quello materno (Gerusalemme è come un grembo fecondo che si apre alla nascita di nuovi figli, cfr. vv. 4-6). E presente inoltre il tema del ricordo e del libro (vv. 4.6).

La divisione del salmo, che si basa sul termine pausale selâ, è data da due strofe e un'acclamazione finale:

  • vv. 1b-3 (I strofa): Gerusalemme, città di Dio;
  • vv. 4-6 (II strofa) Gerusalemme, madre di tutti i popoli;
  • v. 7: acclamazione finale.

v. 1b. «Le sue fondamenta...»: questo primo versetto è corrotto ed è perciò soggetto a varie ricostruzioni: manca probabilmente del primo emistichio. «sui monti santi»: si tratta di un plurale intensivo, usato per lo più per i luoghi santi, come atri, tende, dimore (Sal 84,2-3) o si accenna alle varie colline su cui giace la città (Sal 48,3). C'è un probabile riferimento anche al santuario celeste (cfr. Sal 29,2; 36,7; 78,69). Nel versetto si allude all'opera di Dio costruttore di Gerusalemme e alla sua stabilità.

v. 2. «le porte di Sion»: con la figura della sineddoche (la parte per il tutto) si indica tutta la città. «le dimore di Giacobbe»: il riferimento è a tutte le altre città d'Israele e a tutti i santuari dell'era patriarcale (cfr. Sal 78,59-69; Ger 7,12).

v. 3. «Di te si dicono..»: l'agente implicito dell'espressione impersonale è Dio stesso. Il discorso indiretto (vv. 1b-2) diventa qui diretto. Dio stesso canta il saluto alla «sua» città chiamata «città di Dio» (cfr. Sal 48,2-3.9).

v. 4. «Ricorderò...»: lett. «farò ricordare». Il versetto è un oracolo divino. Dio è visto nell'atto di iscrizione anagrafica dell'umanità (cfr. v. 6). L'atto del ricordare (zkr) è indicato dal v. 6 e dall'analogia con l'ufficio del segretario di corte (mazkîr) che aveva il compito di far ricordare al re i compiti che l'attendevano (cfr. 2Sam 8,16; 1Re 4,3). Qui il Signore scriverà in un'epoca prossima, nel libro dei popoli, fra i suoi «conoscenti», cioè tra i suoi «fedeli», anche le nazioni una volta nemiche del suo popolo o semplicemente straniere. La loro nascita impura sarà risanata e diventeranno familiari, «conoscenti» di Dio ed eredi della salvezza. «Raab e Babilonia»: Raab (cfr. Sal 89,11; Gb 9,13; Is 30,7; 51,9) è insieme mostro del caos primordiale e simbolo della potenza nemica egiziana; Babilonia è la superpotenza orientale, anch'essa nemica del popolo eletto. Le due nazioni rappresentano i popoli orientali: Raab (Egitto) i popoli del sud-est, Babilonia quelli del nord-est. «Palestina, Tiro ed Etiopia»: si indica con la Palestina e Tiro i popoli del litorale mediterraneo. Menzionando inoltre l'Etiopia, il paese di Cush (Is 18,1-7; Sal 68,32), ci si riferisce ai popoli del sud, dato che tale regione simbolizzava gli estremi confini della terra. «tutti là sono nati»: l'espressione zeh yullad-šām (là costui è nato), che si ripete identica nel v. 6 e in modo simile nel v. 5, insiste nel contemplare la città di Sion sotto l'immagine del grembo materno, da cui in un certo modo sono originati tutti i popoli della terra. Così i popoli stranieri, che una volta sono stati ostili a Israele, ricevono una filiazione spirituale dalla città di Gerusalemme e da Dio stesso che li adotta come figli. Si accenna qui a un certo ecumenismo e soprattutto si adombra la verità dell'unicità della salvezza universale per tutti (cfr. Is 49,12.22; 54,1-3; 66,7-11; Ger 3,17).

v. 5. «Si dirà di Sion...»: il versetto fa da risonanza corale al v. 4 da parte delle nazioni. Si ribadisce quanto detto là e si aggiunge la nota della stabilità della città garantita da Dio stesso. Egli, «l'Altissimo», la tiene compatta, perché l'ha fondata (Sal 48,7) e rifondata (Is 62,7).

v. 6. «libro dei popoli»: è il libro della vita, che Dio custodisce e di cui è unico arbitro. In questo libro sono scritti i giusti della comunità d'Israele. L'immagine simbolica è molto usata nella letteratura apocalittica, e trae origine probabilmente dai censimenti compiuti nel deserto (cfr. Nm 1,1-3,51; 26,1-65) e nell'epoca della restaurazione postesilica (Esd 2,1-70).

v. 7. «Sono in te tutte le mie sorgenti»: il motivo specifico, a parte il contenuto universalistico del salmo sopra espresso, è l'abbondanza d'acqua, fonte di vita, che richiama quella del paradiso già ricordata nel Sal 46,5; cfr. Ez 47,1-12; Zc 13,1; 14,8).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[rotazioni] -erano le otto sul meridiano di Greenwich

le nove a] ingressi bilanciati sentono i] sibillini c'è il protocollo il set gratuito un cordone ossidabile c'è] il resto il diennea sparso nei bar nel presidio intorno] tufo da coltello l'età per l'apparecchio invisibile fa] fischi i controlli notturni un soffietto da grandtour [le dieci] sul meridiano vanno a vuoto] attraversano


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Le inchieste di Viktoriia Roshchyna, la giornalista ucraina torturata e seviziata a morte durante la prigionia russa, non si fermeranno


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SALMO - 86 (85)


PREGHIERA NEI PERICOLI E NELLE PROVE1 Supplica. Di Davide.

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero.

2 Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

3 Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno.

4 Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia.

5 Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invoca.

6 Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.

7 Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido perché tu mi rispondi.

8 Fra gli dèi nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla come le tue opere.

9 Tutte le genti che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, Signore, per dare gloria al tuo nome.

10 Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.

11 Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.

12 Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome per sempre,

13 perché grande con me è la tua misericordia: hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi.

14 O Dio, gli arroganti contro di me sono insorti e una banda di prepotenti insidia la mia vita, non pongono te davanti ai loro occhi.

15 Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà,

16 volgiti a me e abbi pietà: dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua serva.

17 Dammi un segno di bontà; vedano quelli che mi odiano e si vergognino, perché tu, Signore, mi aiuti e mi consoli.

_________________Note

86,1 In questa lamentazione, che la liturgia ebraica riserva al giorno solenne dell’Espiazione (o Kippùr), compaiono elementi già incontrati in altre lamentazioni simili; ma il rinnovato sentimento di fiducia, il totale abbandono in Dio e la speranza del suo intervento nella situazione di sofferenza che attanaglia l’orante, la rendono particolarmente viva e appassionata.

86,4 rivolgo l’anima mia: vedi Sal 25,1 e nota relativa.

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Approfondimenti


Preghiera di un fedele perseguitato Supplica individuale (+ motivi di ringraziamento e innici)

Il salmo si presenta senza un ordine nell'esposizione delle varie componenti del genere della “Supplica”. È di carattere antologico. Le dipendenze più chiare sono cinque: il v. 4 dal Sal 25,1; il v. 11 dal Sal 27,11; il v. 14 dal Sal 54,5; il v. 15 da Es 34,6; e il v. 16 dal Sal 25,13; Per i sentimenti esposti è simile al Sal 22 e per i concetti teologici al Sal 51. La pericope del ringraziamento è situata al centro del salmo, contrariamente all'impostazione strutturale del genere della “Supplica”, che lo riporta per lo più alla fine. Ma la sua collocazione al centro potrebbe avere la funzione retorica della captatio benevolentiae. La struttura in forma chiastica è vigorosa e precisa con l'inno di ringraziamento che funge da perno al centro (vv. 8-13). Il morfema (= perché) che ricorre quasi in tutti i versetti (1.2.3.4.5.7.9.10.12.13.17) ha una funzione sintattica e logica. È come se l'autore volesse giustificare ogni petizione o commuovere Dio con le sue argomentazioni. Gli appellativi divini sono molto frequenti. Il Dio delll'orante ricorre 19 volte in 17 versetti (il solo ’adōnāy ricorre 7 volte). L'appellativo personale JHWH, reso da BC con «Signore», fa inclusione maggiore nei vv. 1 e 17. Non c'è regolarità ritmica, giacché la lunghezza dei versi cambia spesso. Il salmo è di epoca tardiva. La simbologia è somatica, antropomorfica e bellica.

Divisione:

  • vv. 1-7: I appello;
  • vv. 8-13: inno di ringraziamento;
  • vv. 14-17: appello finale.

v. 1. «tendi l'orecchio»: con questo antropomorfismo l'orante vuole attirare l'attenzione di Dio alla sua supplica, come nei Sal 31,3; 88,3. «povero e infelice»: l'orante si qualifica, come uno dei «poveri di JHWH» cioè bisognoso materialmente, ma fiducioso in Dio. Il versetto del TM è allitterato e ritmato in .

v. 2. «Custodiscimi...»: l'orante giustifica la sua richiesta di protezione contemplando la sua presentazione col dichiararsi «fedele» (ḥāsîd) nel senso spirituale (Sal 85,9) e sostenitore della fedeltà di Dio (ḥesed: vv. 5.15), «servo» (‘ebed), come Abramo, Mosè, Giosuè (cfr. Gs 24,14ss.), e «l'uomo che spera».

v. 5. «Tu sei buono..»: questi attributi di Dio richiamano quelli manifestati nell'esperienza esodale, cfr. Es 34,6; Nm 14,18; Dt 5,10; Ger 31,34; Dn 9,9; Sal 136,1.

v. 7. «Nel giorno... tu mi esaudirai»: l'orante esprime la certezza e la fiducia di essere esaudito, cfr. Sal 17,6; 77,3.

v. 8. «Fra gli dei nessuno è come te...»: l'orante esprime la sua fede monoteistica in Dio. Si sente l'eco dell'inno esodale (Es 15,11; Sal 89,7-9).

v. 9. «Tutti i popoli... verranno e si prostreranno»: si esprime la fede nell'unico Dio come sovrano anche della storia di tutti i popoli; questi alla fine lo riconosceranno dandogli gloria. Il motivo è ricorrente nel post-esilio: cfr. Is 56,1-9; 66,18-21; Ag 2,6-9; Ml 1,10-11; Тb 13.

v. 10. «grande tu sei...»: fa inclusione con il v. 8 e richiama, riecheggiando in forma di inno, il nucleo della fede d'Israele cfr. Sal 72,18, 83,19

v. 11 «Mostrami... la tua via...» cfr. Sal 27,11. «Camminare nelle vie di Dio», cioè nella «verità» significa adesione e fedeltà all'alleanza. «donami un cuore semplice»: lett. «fa' uno (ebr. yḥd) il mio cuore, perché tema il tuo nome», cfr. Ger 32,39; Sir 1,25. L'unità e l'indivisibilità del cuore è segno di fedeltà e di amore totale, mentre il cuore spezzato e diviso diventa sede di più padroni e di più amanti. Per la doppiezza del cuore, cfr. Sal 12,3.

v. 13. «perché grande con me è la tua misericordia...»: professione di fede, nella grandezza della misericordia di Dio, che chiude la sezione della lode, iniziata con la professione di fede nell'unicità di Dio (v. 8). «dal profondo degli inferi mi hai strappato»: gli inferi sono paragonati a un abisso senza fondo e sempre bramoso di vittime. Il salmista ringrazia il Signore di averlo liberato dal pericolo di morte, causata dai nemici arroganti e blasfemi (cfr. v. 14).

v. 14. «Mio Dio, mi assalgono gli arroganti...»: il versetto riecheggia quasi letteralmente il Sal 54,5.

v. 15. «Ma tu, Signore, Dio di pietà...»: contrariamente ai nemici “atei” del v. 14, il salmista crede in Dio e spera nella sua salvezza. Perciò contrappone ad essi la sua professione di fede come nel v. 5, che ricalca Es 34,6; Sal 103,8; 145,8.

v. 16. «volgiti a me...»: l'invocazione richiama in ebraico il volto di Dio che volgendosi al fedele porta speranza e gioia, cfr. la “benedizione sacerdotale” di Nm 6,25-26. «il figlio della tua ancella»: si richiama all'espressione «tuo servo» di vv. 2.4 e la rafforza sottolineando che egli è per nascita e per condizione «servo» del Signore. Cfr. Sal 116,16. L'espressione ha anche la funzione retorica di impietosire e commuovere Dio.

v. 17. «Dammi un segno di benevolenza»: il «segnale» (’ôt) è doppio: positivo per il salmista e negativo per i suoi nemici. Il segno positivo per l'orante può essere o un oracolo di liberazione emesso da un sacerdote o da un profeta cultuale, o un prodigio come quelli dell'esodo, cui il salmista si è riferito nel v. 10 («meraviglie»: niplᵉ’ôt). «mi ha soccorso e consolato»: si tratta qui di “perfetti di confidenza”. Il salmista è già sicuro che il Signore ascolterà la sua richiesta e confonderà, svergognerà così i suoi nemici. Il salmo si conclude con il riferimento al soccorso e alla consolazione di Dio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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La vita immaginata

(2019 – 2023)

Con 14 <> della cultura

di Felice Serino

Youcanprint

Poesie e saggistica

Pagg. 417

ISBN 979-12-21481-26-6

Prezzo Euro 26,90

Un´opera corposa, ma varia

Ben 417 pagine che, anche considerando la settantina destinata ai profili di noti artisti, comprovano l´ingente produzione poetica di Felice Serino nell´ultimo periodo, cioè dal 2019 fino quasi a oggi. E questa copiosità nel creare versi è una delle altre caratteristiche di questo autore che sono più ampiamente tratteggiate nella mia presentazione dell´opera costituita da tre sillogi (Dell´indicibile, Trasparenze e La vita immaginata, donde il nome del libro). Voler parlare in modo esauriente di tutte le poesie si presenta impossibile, sia in termini di tempo che di spazio. Di conseguenza ho dovuto impostare il commento critico in modo che risultasse sintetico, ma nonostante ciò gli estimatori di Serino non potranno che trovare conferme. Che la sua poetica sia una continua analisi introspettiva è fuor di dubbio, tematica che solo in apparenza è limitativa, poiché la ricerca continua del nostro “io” è in grado di svelare nuovi risvolti con il trascorrere del tempo e anche con l´acquisizione dell´esperienza; pertanto non vi è nulla di ripetuto, eventualmente c´è qualcosa di già noto nelle linee generali, fermo restano quella sua capacità di permeare i versi di un alone di magia, con quell´evanescenza che li rende gradevoli, ma non banali. In narrativa potrebbe far venire in mente il realismo magico di Giuseppe Bonaviri o di Gabriel García Márquez, anche se non è proprio così, ma sostanzialmente il richiamo non è azzardato. Il suo è un particolare modo di esporre che penso di aver spiegato con scrupolo nella presentazione e che riporto di seguito:“Il poeta, di origini napoletane, ma dimorante a Torino, è un artista di lungo corso che via via negli anni ha affinato il proprio modo di verseggiare, e ciò è facilmente riscontrabile leggendo le sue composizioni in ordine temporale, fermo restando quella ricerca introspettiva che è materia propria dell´autore uso ad approfondire con progressività. Nel contesto di ricerca di ciò che può rivelare il proprio Io si nota particolarmente, apprezzando, una visione evanescente che dona particolare fascino, ammantando il verbo di magia, all´intero corpo. I versi tendono a volare, a superare confini naturali per congiungersi a un mondo di fantasia, la cui porta, lo stargate, è in attesa di essere valicata. In questo universo che si potrebbe definire poetico Serino s´invola, novello Ulisse verso un´Itaca che è la propria dimensione interiore, un´avventura senza fine in cui conta di più la conoscenza che si incontra nel percorso che il raggiungimento della meta. E tutto procede in una sorta di limbo, un sogno che porta ad altra dimensione, e in cui con maggior chiarezza è possibile leggere dentro di sé, in una visione che continua a essere evanescente, una sorte di ectoplasma che avvince e respinge. Si resta attoniti, anche sgomenti spettatori di una metamorfosi, di una trasformazione che è un´implosione della persona stessa, e, comunque, il tutto si riassume, si comprende con chiarezza.”. In ogni caso resta una personalità artistica peculiare, tanto che è difficile, se non impossibile, ipotizzare a quale corrente si ispiri. Un esempio che chiarisca il tutto è costituito da una poesia tratta dalla silloge La vita immaginata. Mi riferisco a Proiezioni (proiezioni del Suo pensiero siamo / vaganti tra realtà e sogno – in cerca / d'un'isola felice – viaggio / nell'infinito di noi / isole noi stessi – pure / ognuno anello d'una / catena senza inizio e fine). Ovviamente non è l´unica poesia, perché ve ne sono altre che possono ben illustrare il concetto esposto, ma per me questa costituisce forse l´esempio più lampante. Una novità poi è costituita da questi profili che, così come scrive Serino, hanno un filo spirituale che li lega ed è dato dall´amore nel campo della cultura e dell´arte. Non sono pochi, sono quattordici, un po´ biografia, un po´ analisi critica, e sono relativi a personaggi ben conosciuti (Dino Campana, Dylan Thomas, Vincenzo Cardarelli, Simone Weil, Nella Falzolgher detta Nil, Salvador Dalì, Maurice Maeterlinck, Kahlil Gibran, Arthur Rimbaud, Pier Giorgio Frassati, Rudolf Steiner, Jakob Lorber, Joe Bosquet, Teresio Zaninetti). Come è possibile notare non tutti sono poeti, anche se presentano caratteristiche di artisti o che comunque li ricollega all´arte; si tratta di analisi necessariamente brevi, ma non trascurabili, nel senso che Serino, che evidentemente ha ritenuto di particolare importanza questi artisti, ha fatto di tutto per presentarceli in modo accattivante, così che il lettore possa comprendere il rilievo che gli stessi hanno. Penso ci sia riuscito, resta solo da chiedersi il perché di tale lavoro che, tuttavia, è evidentemente il frutto di una passione fino a ora segreta, di cui ha voluto rendere edotti i terzi.

In questo libro c´è veramente tanto, ma è vario e proprio per questo si legge con piacere, certi che, fra le tante proposte, non sarà impossibile trovare quella che può soddisfare maggiormente.

Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941 e vive a Torino.

Copiosa la sua produzione letteraria (tra le raccolte di poesia: “La vita nascosta”, “Vita trasversale e altri versi”, “La vita immaginata”); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. E´ stato tradotto in nove lingue.

Intensa anche la sua attività redazionale.

Sue pubblicazioni sono presenti in Academia.edu e in Alessandria today.

Per notizie dettagliate, qui: literary.it/ali/dati/autori/se…

Renzo Montagnoli

ibs.it/vita-immaginata-libro-f…

arteinsieme.net/renzo/index.ph…lafeltrinelli.it/vita-immagina…

amazon.it/review/R1TVVTN1ED0EP…kultunderground.org/art/41739/

poetare.it/recensioni.html

libreriauniversitaria.it/vita-…

mondadoristore.it/La-vita-imma…

.


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.La vita immaginata di Felice Serino letto da Angela Greco AnGre

24 NOVEMBRE 2023~ ANGELA GRECO – ANGRE

La vita immaginata – con 14 «profili» della cultura (2019-2023) è la nuova raccolta autoprodotta di Felice Serino, poeta di lungo corso, nato a Pozzuoli nel1941 e residente a Torino, che da anni è impegnato nella ricerca e nella divulgazione di poesia contemporanea. Questa antologia, corredata da un apparato di brevi saggi su figure di spicco soprattutto dell'ultimo secolo, confermala vocazione dell'autore allo sguardo attento e critico sul quotidiano e su quanto vive, sempre alla luce dei suoi capisaldi poetici, etici e religiosi. Se “la poesia è un dono fatto agli attenti”, come ha scritto Paul Celan, fermo restando il dono, quella di Serino è attenzione rivolta alla poesia e ai suoi lettori ed è, sempre secondo Celan, “un dono che implica destino”, allora questo Autore conosce bene la strada che è stata segnata per lui e che a sua volta segna. Nelle pagine di questa silloge ogni lettore può cogliere a piene mani il meticoloso lavoro poetico di ricerca e di introspezione che viene offerto, ed apprezzare altresì lo studio e l'impegno nel rendere vive figure d'eccellenza colte da differenti campi, che configurano il percorso letterario, emotivo e umano di Felice Serino, che qui manifesta anche le sue non indifferenti doti di saggista. La forma scelta per la quarta e ultima sezione dell'antologia – quella che comprende i quattordici profili della cultura – è il saggio breve, che avvicina il lettore con una scrittura accattivante, incuriosendolo, restando fedele alla forma – cara ai lettori stessi – asciutta ed essenziale, impreziosita da lemmi specifici che da soli aprono mondi, con la quale questo autore si esprime anche in poesia La vita immaginata è un lungo viaggio dentro e fuori l'essere umano volta alla scoperta e riscoperta dell'umanità non edulcorata, privo di barocchismi che sviino o diano false speranze a chi legge. “Immaginata” è sinonimo qui di “sperata” e non realizzata per questo declino che sembra oscurare qualsiasi cielo. Il poeta, però, nonostante l'inevitabile passare del tempo e della Storia, non cede al ripiegarsi su se stesso, ma diventa luce minima volta ad indicare una possibile alternativa per una vita, appunto, che ora non è. Anzi, che non è ancora. [Angela Greco AnGre]

*

Estratti da La vita immaginata – con 14 «profili» della cultura (2019-2023), YCP, 2023, di Felice Serino.

. Oltre l' esilio

il più bel giorno è quando oltre l'esilio della carne mi verranno incontro i miei morti e i parenti giunti da lontano

a qualcuno scapperà una lacrima e nell'estremo saluto c' è chi leggerà con voce tremante alcuni versi

ti sei staccato come foglia adagiata su una spalliera di brezza

∼ Detrattori

non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante

contro i detrattori di bellezza – che splendenza emana e armonia

∼ Immortalare

immortalare il momento – la foto è sfocata immagine scivolata nel gorgo del tempo

così di te: appesa all'attimo dietro l'occhio un'ombra stampata

.


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Nota di lettura a Felice Serino, "Asimmetrici voli" di Giovanni Perri


Nota di lettura a Felice Serino, “Asimmetrici voli” di Giovanni Perri

Non c'è volta che leggendo Serino, io non resta catturato da una luce. Luce immagine essa stessa. E non c'è volta ch'io non abbia tra le mani la maglia e ne senta l'esatta materia, la sua nuda trasparenza, lo smalto, l'eleganza.                                                                                                                                                 

Questo il primo elemento: il verso illuminante, da    cui affiorano gli altri.                                                                                                                                                      Ma questa illuminazione, si badi, non è fatta per indicare qualcosa. Essa non descrive, né è tentata da alcuna cartografia per poeti raminghi; la mèta è la sua stessa radice, il suo primo significato, una sorta di matrice, non so come dire, epidermica, olfattiva. Un distico esemplificativo ci ricorda ch'essa è come l'odore della salsedine / del legno bagnato di cui non può che arrivarci, forse, un'eco sublime come quello della pelle dell'amore. Ci fa quasi tornare all'embrione della materia, al suo antichissimo battito dal quale ogni nostra azione, essendo principio, pretende la fine.                                                                                                                                                    Ed è questo il secondo elemento, mi pare, importante per riconoscere la consistenza di questa poesia: il limen. Luce dunque come elemento di confine, di soglia, ma anche come dimora.                                                                                                                                                    In questo appartenersi avviene il miracolo della parola, la soglia si spalanca e l'immagine urla: […] noi siamo l'alfabeto del corpo / che grida / il suo esserci / noi essenza degli elementi / appendici della terra […] e della terra quindi il lascito grave e generoso, il frutto panico che si fa […] strada nel sangue della parola […].                                                                                                                                                           Procede così, lungo un itinerario aereo, ma anche corporeo, il vocabolo alla ricerca del suo fuoco primigenio, ed è sostanza sanguigna che alberga nella lingua, idioma del riconoscimento febbrile. Serino traduce questa febbre nel Volo asimmetrico, che è il terzo elemento e abbraccia in un certo senso gli altri, avvolgendoli in un magico defluire, in un tripudio di trasfigurazioni che è cifra esatta del suo sentire (o del suo andare per fotogrammi), pellicola del suo occhio interiore che cattura, imprigiona, e dopo libera.                                                                                                                                                           Come un diagramma d'Amore la poesia è fragile foglia / appoggiata a una spalliera di brezza. E il poeta anela a un avvicinamento che è infine identificazione, sostegno, fuga, segreto frammento di sé nel mondo, rammento di un'origine che si ripete ancora e ancora, definitiva, eppure incompiuta.

Giovanni Perri

Felice Serino: Asimmetrici voli. Prefazione Donatella Pezzino. E-book (2017) Finito di realizzare nel Dicembre 2018 da www. poesieinversi.it

*Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941. Autodidatta. Vive a Torino.                                                                                                                                          Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang” del 1978 a “Lo sguardo velato” del 2018); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici.                                                                                                                                          È stato tradotto in otto lingue.                                                                                                                                          Intensa anche la sua attività redazionale.                                                                                                                                         

Gestisce vari blog e siti.


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FELICE SERINO

POESIE

COORDINATE DELL'ANIMA (2023-2024)

1

NELLA STAGIONE CHE TI SPOGLIA

braccia frondose hai piene d'uccelli levate al cielo come inno alla vita

il forte abbraccio è il mio grazie di esistere

nella stagione che ti spoglia il fuggire dei canti mi fa triste il cuore

2

POESIA E' NEGLI OCCHI

poesia è negli occhi profondi di una donna è la leggerezza della piccola danza del passero sul davanzale è la fogliolina che spunta dalla terra poesia è il neonato attaccato al seno o l'attesa della mamma sull'uscio è l'interrogativo nello sguardo di meraviglia del bambino poesia è chiedere scusa è l'abbraccio sospeso nell'immobile luce

3

SPLEEN

irrazionale la vita a tradire in modo inatteso l'impulso del sangue

macera come foglie kronos giorni anodini a ridosso di ombre stampate

squarcerà una nube il sogno fatto carne? – forse qualcosa può ancora accadere

4

SENZA TITOLO

primavera ha le braccia piene di fiori canta con la voce degli uccelli

l'albero in germoglio ti è grato sentendosi abbracciato ti ricambia col suo ombrello di foglie

5

IN UN LEVITARE DI ANGELI

immaginazione pura spalmata nella Mente universale fatta palpito e sangue

sogno di Dio

un succedersi di miriadi di mondi in perfetta armonia

musica delle sfere inudibile all'orecchio in un levitare di angeli

6

IL COMMIATO

morire in buona salute ciò a cui l'anima tende mentre al capezzale accorrono compunti i congiunti

-poi al commiato vien da dire ad andarsene son sempre i migliori

7

FORGIO FONEMI SUONI

l'alba è una fucina: forgio fonemi suoni usciti dalla bocca della notte

mi sfiora il cuore che trepida un dio o un angelo

8

MADRE CELESTE

nel palpito di luce alta ti levi tu orifiamma tu stargate Madre dei derelitti – Avvocata

fa rivivere delacroix palpabile il Tuo implorare ai piedi della Croce

9

VISIONE

(ispirandomi a Borges)

una sequenza di figure ti sfila davanti tu ne afferri per la coda una quella che hai da sempre sognato

e proprio per averla scelta unica e irripetibile ti si fa sangue e respiro

sfociando nella luce

è l'aleph che cantò il poeta cieco

10

L'INSONDABILE

le pareidolie e l'occhieggiare del sole tra nuvole pigre

al crepuscolo degli anni la solita panchina ancora calda t'accoglie

insondabile il chi-siamo balenio saettante nella mente

11

PREGHIERA

(a Simone Weil)

nel sentire celeste – ginocchia piegate – il cuore vola alto

12

Deus absonditus

la vita è bella ed ogni nascita è dono e poesia ma il mondo è in mano al maligno che in efferatezze ha superato se stesso

da quando il Supremo gli ha dato carta bianca rientrando in sé

tu dici Dio ce ne scampi da patimenti e morte d'anima ma irreversibile la storia fa il suo corso prima che il fiume sfoci in mare aperto

prima che il Deus absonditus a noi si sveli in tutta la sua Gloria

13

Il mare ha tante voci

il mare ha tante voci di annegati di gabbiani sirene ha scatole nere sepolte

il mare è nel cuore di odisseo itaca è ancora lontana e

vi è chi ha mal di terra e narra ai nipitini di mostri marini e miti o realtà chissà dove vissute

forse in un'altra vita rimaste nella mente grumi di sogni

14

Rammendi

un'opera buona o una poesia rammendano gli strappi del cuore chiudendo antri di buio

l'abito logorato dagli anni abbisogna di attenzione e rattoppi

è una rete che più non trattiene i lucenti guizzi

15

Divagazioni sullo zero e sulla o

il nucleo l'anello l'uroboro due zeri abbracciati ti danno il simbolo dell'infinito puoi notare la vocale o di rimbaud gli ovali dell'ottocento la bocca spalancata nell'urlo di munch le bolle di sapone immagina gli occhielli delle forbici gli oblò simili allo zero o alla o

16

Il cuore senza voce

(di bimba sepolta da macerie)

sei parte di un cielo d'occhi

il cuore senza voce – bambola murata

a sognare librarsi d'ali

17

Se tendi oltre l'orizzonte

riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi

18

Angelo della volta

benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria

indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno

19

In veste d'angelo

l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario

che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi

20

Sogni

ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro

-è la sola mente che crea un oltretempo

gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare

21

Memento

bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite

(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)

22

Di là

“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina

quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi

e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda

23

In te l'immenso

quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive

questo accogliere in te l'immenso

oltre l'esilio di carne franta

24

Dietro il velario

che siamo -

un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti

maschere in una pantomima -

dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita

riconoscersi

25

Penso dunque sono

sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente

lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento

26

Gli ultimi giorni

essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa

“lasciare che i morti seppelliscano i morti”

no non ci sarà più tempo per piangere:

già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo

27

Kermesse

marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello

28

Solitudine

livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane

29

L'essere e il nulla

“credo nella resurrezione della carne”

pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla

l'esistere è da sempre

pensi: ed è già essere per sempre

l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla

il nulla non esiste

30

Visione

neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi

31

D'empiti

di fonemi indiarsi

d'empiti

a capriolare nell'aria presenze

ancora in fieri in ondivago sogno

32

Mentori

ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani

mentori della volta celeste dal volto rasserenante

33

Quasi estate

sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora

il vecchio sofferente aspetta il sole della morte

giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile

non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti

che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio

34

La ferita

si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca

35

Da quando la mano

tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo

da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri

si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens

36

Fogli-aquiloni

impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo

37

Assonanza

dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore

vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti

38

Fuori dall'ordinario

la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati

va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario

mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte

39

Dei miei detrattori

(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)

lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi

se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo

40

In questo giorno chiaro

(25 aprile)

s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio

libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti

41

Incanto

i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie

42

Dal nightmare

uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -

la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi

nel letto della vecchia casa d'infanzia

sogno dentro il sogno

43

Che luce

che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi

se con l'orecchio del cuore la provvida Madre 'udranno':

“mangiate di me e non avrete più fame”

44

Chi eravamo

enigma la vita siamo non siamo

chi eravamo: dimenticato – solo

incarnata nostalgia restiamo

della bellezza sulla fronte del giorno

l'urlo del fiore immarcescibile nella luce

45

L'indicibile parte di cielo

indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori

basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:

e cessi di sentirti mortale

46

Alberi che camminano

il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano

(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)

47

Per poca fede

vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte

il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza

e la luce non ci conoscerà

48

Riflesso

(il soma: “appendice” del cielo)

siamo solo pensiero non espanso

frammento della Mente che crea universi-mondi

(riflesso questa vita che si guarda vivere:

un mondo in un altro)

49

Fantasie (ipotesi dell'impossibile)

la vita

un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra

e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua

50

Lavavo la veste

trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera

a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue

lavavo la veste invischiata nelle panie della notte

51

Anime ferite

(è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)

raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *

laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento

  • rifacendomi a un verso di Gregory Corso

52

Anime che si cercano

(ispirandomi a Borges e Pessoa)

anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere

giriamo in tondo senza mai trovare il centro

lontani da noi siamo

sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole

53

L'infinito di noi

dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson

percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo

“per speculum in aenigmate”

e ci sogniamo

54

Intatto lo spirito

ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

55

Con l'anima nuda

con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà

mi attraverserà l'aria

senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?

e io di lei?

ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?


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FELICE SERINO

POESIE

PROSPETTIVE

2024

1 Mare aperto

parvenza: “luogo” altro: il sogno che muove ondivaghi sensi

gesti evanescenti volteggi – voli

l'anima è un mare aperto

2 Il mare era una favola

“non vorrei più uscire da questa dimensione eppure basterebbe come altre volte stringere forte gli occhi e...”

ma voglia non ne avevo – poi giocoforza mi ritrovai quasi deluso nel mio letto

avevo lasciato un mare che era una favola un'immensa tavola imbandita per i gabbiani a frotte

3 Amo l'idea

più che amarla amo l'idea di lei

stato d'essere: che s'impregna di bellezza interiore

si ammanta di una luce affebrata mentre mi poggia la testa nell'incavo della spalla

e se combacia col mio pensiero mi chiedo

dove saremo domani

quando il mondo per noi sarà sparito

4 Il poeta

cavalli d'aria – virgola di fuoco il pensiero saettante: vederti un sansebastiano trafitto da strali della parola

5 Vita sommersa

in onde dell'inconscio si sdipana l'illusione ipnagogica e

nel gioco sempre inedito delle immagini emerge vita sommersa

come ombra che si rompe nell'acqua mossa

6 L'intima essenza

rifarti gli occhi davanti a foto che rispolverano anni di cui puoi dirti contento a voler fare un bilancio onesto

-non vasi di pandora-

ma per contraddizione stornare la realtà con l'immaginario ti sembra più congeniale: per lasciarti sfiorare

dal difficilmente percepibile

7 Delle vanità

I non hai mica visto la Madonna – se sei andato in estasi per uno scalmanato che si agita sul palco

-emulo sei sbavi per il successo

II “vedi tutto questo? sarà tuo se...” cogli l'intenso e breve l'offerta allettante – il “se” ti eccita lo temi

ah inganno del mondo che nasconde una mano nel sangue dei papaveri

8 I tuoi santi

corda tesa tra la bestia e l'angelo

scala al cielo per l'Assoluto

c'è sempre l'iconoclasta che

lascia osceni echi nel sangue

dileggiando i santi che tu Nina preghi incessante

9 Dismesso l'abito

(visione)

dismesso l'abito mi accompagnarono i cari estinti portatori di umiltà

non parole la bocca colma di luce

percorrendo la via per l'eliso non si toccava terra

10 Se tendi oltre l'orizzonte

luce letale per distrofici una grazia per altri e i gatti acciambellati nel sole

riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi

Nota: chi è affetto da distrofia corneale ha problemi a vedere la luce.

11 Quale limite

(parla un intellettuale)

[a tutti gli oppressi dai regimi]

aveva appena letto che subito arricciarono il naso quelli che si conformano

all'ultimo verso uni sbieco incrociare di sguardi

aveva superato il limite? quale

forse della paura

candidamente parlava di libertà

quella che accende le stelle sopra un oceano d'amore sconfinato

12 Vite alternative

(s'affaccia la notte su vite alternative freudiana “via regia”)

nel balzo lucente della tigre trema la bellezza immaginata

(“La tigre” è una famosa poesia di William Blake)

13 La vergogna

serpeggia sinistra eco in un cielo stravolto mentre nel mondo esplodono sogni

dalle emittenti: scoperti nuovi orrori

la vergogna si è nascosta dietro i morti

14 La colpa

sono io quel ragazzo che scappò da casa con poche lire in tasca e un quaderno d'improbabili versi?

lo sono sì ma dopo sei decenni

non mi riconosco in lui se non nel sogno ricorrente che al mattino mi lascia il cuore stretto dall'angoscia

sarà un residuo di “colpa da espiare” per aver procurato un veleno sottile a chi bene mi voleva

15 Elucubrazioni

(l'anima ha le stimmate della vita)

la morte è un artiglio sulla pelle del cielo

la sperimenta questo corpo che ci è dato

(corpo dall'invisibile aura ravvolto nella bolla-anima)

16 Viaggi psichici

sospeso alle attese in dolci smarrimenti

hai dimestichezza con la morte

con la stessa naturalezza del tuo saperti eterno

17 Belle penne

“non sono poeta” -da altri già affermato- sì che belle penne hai visto superarti con tua ammirazione vera

graffiavi fogli riempiendoli di zampe di gallina

tanto meno eri poeta quando t'isolavi e all'ombra d'una quercia t'ispiravi seguendo alti voli

ah quelle velleità custodite nello scrigno del cuore

18 Essere

(ti vien detto di là nell'oltre ma è molto più vicino intimo)

farti nell'aria stretta virgola di cielo

essere che scalzi la morte

diminuirti - per espanderti

19 L'avversario

al principio fu l'inganno – da allora i cieli capovolti e la morte

chi ci rubò dal cuore la bellezza originaria?

nella cattedrale del sangue l'avversario gioca a scacchi dall'inizio del mondo

20 L'ultima parola

gli furono strappati tutti i figli come pezzi di carne -si è provati secondo il grado di sopportazione pungolati dappresso dallo strale del maligno- Giobbe il giusto lo fu allo stremo privato dei suoi beni ridotto a solo guscio grumo di dolore fino a che non implorò basta hai vinto è tua l'ultima parola Dio del cielo e degli abissi

21 Quanto amore

giunto il momento cosa ti porterai non suppellettili o libri ma l'amore che hai saputo dare

non quel lasciarsi vivere nell'approssimato sogno di un pesce rosso nell'acquario

22 Oltre stravolti cieli

(ecologica)

sconsolata la fauna s'aggira in cerca d'erba buona

chi dirà alla rondine smarrita non ci sono più primavere e alla cernia quello che ingozzi è rifiuto dell'uomo sconsiderato

questi cercherà oltre cieli stravolti nuove terre da violentare

23 L'anima tendeva

l'anima tendeva alle stelle quando tu Nina apparivi rosavestita stagliata contro un lembo di cielo

ti fermavi nella piazzetta e ti facevano festa i colombi planando sul mangime che spargevi

allora il tuo sorriso era una pasqua mentre il tempo aveva una sosta

24 Lazzaro

mi addormenterò in Te finché non mi chiamerai per nome

ora qui mi trovo un Lazzaro risvegliato da cento morti

sempre dalle crepe dei muri spunta un fiore

25 Nascita

più a nascere che a morire pensiero capovolto dal profondo in dormiveglia il girasole ebbro di luce dice vita e tu languida sul divano mi chiami per accostare il mio orecchio al tuo ventre rotondo

come un mondo

26 L'angelo

qui sei terra poca cosa carne e sangue in bilico sul ciglio della morte ti porti un anchise sulle spalle

“di là” l'angelo di luce che ti percorre silenzioso i precordi

verrà a unificartisi quel giorno che sentirai cantare le tue ossa

27 Un verso

un verso che mi arrivi solo uno dei tanti gettati nel cestino da un po' che non vengo illuminato sono anziano e ancora affamato di sogni (più non si dice vecchio)

i migliori versi vengono nella veneranda età – un esempio è ungà col suo “taccuino del vecchio” - quando la mente ancor giovane vibra sul pentagramma dei sogni

28 Colpo di sonno

sentirmi inclinare da un lato mentre davanti al pc “guardo” un film e per una strana associazione di idee pensare per fortuna non guido più

non per un colpo di sonno ma l'abbaglio rischio reale per il distrofico di andare fuori strada

29 L'oasi

conti sulle dita della tua vita le fasi ne rimpiangi la prima prima della luce

quando non distingui realtà da sogno e

da sotto le “palpebre” segui la barchetta di carta nel tuo cielo-mare amniotico

dove il tuo orizzonte è un'oasi da cui uscirai con un grido

30 Candido

ti senti come una barca nel bosco un marinaio col mal di terra

non sei di quelli che saltano la cavallina ti levi al canto del gallo un brodino a sera per scaldarti le ossa

una frase tagliente ti scivola addosso non sanguini

31 Il Sé

niente paura saremo rinati

(e il corpo? dismesso l'abito d'affanni)

abiteremo il posto primevo luogo-non-luogo dove l'altro è il Sé

32 In treno

gambe accavallate la bionda platino all'anziano vis-a-vis risveglia sopite voglie

alberi case fuggono via lo sferragliare induce sonnolenza

33 Immortalare

immortalare il momento – la foto è sfocata

immagine scivolata nel gorgo del tempo

così di te: appesa all'attimo dietro l'occhio un'ombra stampata

34 Malgrado tutto

cervelli vuoti a perdere si schiantano contro un albero o un palazzo facendo parkour malgrado tutto le piste da sci son sempre frequentate (non v'è manna senza ingegno d'uomo) i monti si vestono sempre meno di bianco l'uggia pervade anche il cuore lascia a desiderare il sorriso del sole

35 Il ciliegio

(in memoria di A.)

ad ogni morte c'è resurrezione

primavera: davanti casa il ciliegio è fiorito – tu aleggi sopra la tua morte apparente

36 Pilato

oggi Cristo potresti vederlo su un barcone tra gli emigranti o al valico di frontiera portando insieme a loro la croce

come in un sogno atroce vedrai pilato distogliere lo sguardo dalle purulente piaghe

ci si dovrà aspettare forse discendano “gli dei” su un mondo malato?

37 Mi attraversa il tempo

non ho difese alla luce porto occhiali scuri dormo poco e male

sempre più brevi le passeggiate

il tempo mi attraversa la testa che sperimenta nuovi voli pindarici

38 L'intoccabile

lo scoprono con le mani nella marmellata e ci si meraviglia se ha spalle ancora larghe lui intoccabile coi sacrosanti privilegi di cui godono i governanti stiamo lavorando dice usando il plurale maiestatis la poltrona quella non gliela sfilano da sotto la poltrona è sempre calda

39 Il viaggio

il soma è l'imbarcazione dell'anima in questo viaggio d'Odisseo

ulissidi lo siamo a solcare aperti mari

per approdare sulle rive del mistero di noi

in infinito espandersi nell'armonia dell'universo

40 Un ragno tesse

uscirai dalla vita con le ossa rotte dappresso ti sta l'ombra di serpe che agita il tuo sonno gli offri i tuoi passi da sonnambulo e il sudore di sangue emotivo dove un ragno tesse di versi una tela

41 Nuove ali

impastato di terra e sogno quest'essere scompensato

-gravezza di carne -invidia di voli

lo attendono nuove ali a solcare l'indicibile

42 Cinico

sospetti anche della tua ombra il tuo vagare cane di nebbia dove ti porta se rifiuti la mano tesa e al garbato gli dai “li mortacci” tu creatura di terra nell'ora estrema degnerai il cielo di uno sguardo?

43 Preghiera

(Padre Pio da Pietrelcina)

irrorami della rugiada del Tuo Spirito questo cuore martoriato

in una violacea alba di passione indegno mi prostro sgabello ai Tuoi piedi

44 Come saremo

immagina una luce di mille soli che è in te e tu nel Tutto

immagina: un' inconcepibile ma possibile ubiqua entità in un donarsi d'amore universale

e ancora proviamo ad immaginare Lui che ci rivolta come un guanto

45 Itaca

averle coperte le spalle le volte che ti giungono strali dall'alto dov'è assisa nemesi che proietta ombre di morte

t'abbeveri alla fonte della grazia sebbene non eviterai t'investano procelle negli anni prima d'intravedere l'itaca celeste

46 Nel mio cielo

le belle nuvole che vestono forme d'animali i cari animali d'acqua terra e cielo i cumuli i nembi io li vedevo nel mio cielo con occhi innocenti lassù incantati immaginando quella la sede del paradiso

47 Allumare

il non detto esplicito tocca più del dire – dal profondo un allumare

(il sasso gettato dal capriccio della musa apre cerchi nel lago dello spirito)

48 Proiezioni

proiezioni del Suo pensiero siamo vaganti tra realtà e sogno – in cerca d'un'isola felice – viaggio nell'infinito di noi

isole noi stessi – pure ognuno anello d'una catena senza inizio e fine

49 Cuore aperto

pagina aperta cuore aperto: la poesia ? di tutti

la parola spira col vento -vento di luce-

espone la sua ferita creaturale

50 Domani credi giungerà

come canta vasco a questa vita non sai dare un senso domani credi giungerà un come un quando

all'alba le finestre avranno occhi nuovi per la meraviglia espansa nella misterica luce

51 Come il seme

domandarci se siamo bolo di questa vita

o come ungarettiane foglie

o semmai ci troviamo a galleggiare sulla superficie di un sogno

un chiederci qui disorientati — mentre

come il seme nella terra ci si aspetta di nascere alla luce

52 L'approccio

ai primi tentativi tremavo come una foglia la vocina mi diceva buttati anche a rischio di una sberla ma se usi le buone maniere (te le avranno pure insegnate) sta di fatto che ogni volta mi bloccavo — poi negli anni mi emancipai e oggi mi viene da ridere mi spiegò a suo tempo un'astrologa che la causa era una brutta opposizione venere-giove prima e settima casa già alla nascita e che coi transiti di là a breve veniva a sciogliersi

53 Fedeltà alla vita

(ad Aleksandr Solþenicyn)

fatti per la meraviglia la tenerezza l'amore

alla gerarchia e all'odio opponiamo il tuo j'accuse in virgole di fuoco

una vita fedele alla vita -allodola trafitta-

54 In ondivago esistere

impregnato di Spirito Santo mi specchio nella città eterna in ondivago esistere del sogno

55 Silenzi d'acque

silenzi d'acque - langue la luce -

e smemora

un grande lenzuolo avvolge gli alberi le case


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FELICE SERINO

POESIE

DIETRO IL VELARIO (2021)

279

AVEVO IN MENTE UNA POESIA

stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso

ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e

ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei

sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri

280

ASPETTATIVE

vestono il rosso della passione le svolte del cuore

un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato

281

SENZA TITOLO

sono malato d'azzurro

sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso

mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e

sarò sgabello ai Tuoi piedi

282

LA BEFFA

ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso

283

UN BUCO NEL CUORE

lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno

relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata

284

SCOPIAZZARE

meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene

cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce

nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti

285

DETRATTORI

non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante

contro i detrattori di bellezza – che

splendenza emana e armonia

286

NELLA FINE L'INIZIO

(a Tiziano Terzani)

riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio

in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo

287

PER UN RICAMBIO D'ALI

Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni

manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali

ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo

288

DI NOI

di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue

i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva

-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri

289

IL VINO

il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre

prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo

“bevete tutti da questo calice di sangue”

290

PRIMA LUCE

i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata

quella della prima luce

291

L'ALTEREGO

il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue

quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo

amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger

che ogni volta annega nel lago della sua spocchia

292

ALLA STAZIONE

nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia

come volersi levare nell'aria – uccelli di passo

293

SI SPERA

si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico

294

IL LUOGO ACCANTO

dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti

come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita

295

AI PIEDI DELLA NOTTE

un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce

296

ANGELO DELLA VOLTA

benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria

indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno

297

IN VESTE D'ANGELO

l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario

che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi

298

SOGNI

ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro

-è la sola mente che crea un oltretempo

gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare

299

MEMENTO

bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite

(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)

300

DI LA'

“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina

quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi

e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda

301

ANIME FERITE

( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)

raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *

laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento

*rifacendomi a un verso di Gregory Corso

302

IN TE L'IMMENSO

quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive

questo accogliere in te l'immenso

oltre l'esilio di carne franta

303

DIETRO IL VELARIO

che siamo -

un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti

maschere in una pantomima -

dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita

riconoscersi

304

PENSO DUNQUE SONO

sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente

lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento

305

GLI ULTIMI GIORNI

essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa

“lasciare che i morti seppelliscano i morti”

no non ci sarà più tempo per piangere:

già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo

306

KERMESSE

marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello

307

SOLITUDINE

livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane

308

L'ESSERE E IL NULLA

“credo nella resurrezione della carne”

pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla

l'esistere è da sempre

pensi: ed è già essere per sempre

l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla

il nulla non esiste

309

VISIONE

neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi

310

D'EMPITI

di fonemi indiarsi

d'empiti

a capriolare nell'aria presenze

ancora in fieri in ondivago sogno

311

MENTORI

ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani

mentori della volta celeste dal volto rasserenante

312

QUASI ESTATE

sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora

il vecchio sofferente aspetta il sole della morte

giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile

non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti

che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio

313

LA FERITA

si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca

314

DA QUANDO LA MANO

tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo

da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri

si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens

315

FOGLI-AQUILONI

impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo

316

ASSONANZA

dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore

vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti

317

FUORI DALL'ORDINARIO

la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati

va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario

mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte

318

DEI MIEI DETRATTORI

(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)

lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi

se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo

319

ANIME CHE SI CERCANO

(ispirandomi a Borges e Pessoa)

anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere

giriamo in tondo senza mai trovare il centro

lontani da noi siamo

sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole

320

IN QUESTO GIORNO CHIARO

(25 aprile)

s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio

libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti

321

INCANTO

i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie

322

DAL NIGHTMARE

uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -

la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi

nel letto della vecchia casa d'infanzia

sogno dentro il sogno

323

L'INFINITO DI NOI

dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson

percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo

“per speculum in aenigmate”

e ci sogniamo

324

INTATTO LO SPIRITO

ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

325

CHE LUCE

che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi

se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':

“mangiate di me e non avrete più fame”

326

CHI ERAVAMO

enigma la vita siamo non siamo

chi eravamo: dimenticato – solo

incarnata nostalgia restiamo

della bellezza sulla fronte del giorno

l'urlo del fiore immarcescibile nella luce

327

L'INDICIBILE PARTE DI CIELO

indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori

basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:

e cessi di sentirti mortale

328

ALBERI CHE CAMMINANO

il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano

(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)

329

CON L'ANIMA NUDA

con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà

mi attraverserà l'aria

senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?

e io di lei?

ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?

330

PER POCA FEDE

vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte

il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza

e la luce non ci conoscerà

331

RIFLESSO

(il soma: “appendice” del cielo)

siamo solo pensiero non espanso

frammento della Mente che crea universi-mondi

(riflesso questa vita che si guarda vivere:

un mondo in un altro)

332

FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)

la vita

un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra

e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua

333

LAVAVO LA VESTE

trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera

a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue

lavavo la veste invischiata nelle panie della notte

...........................................................

DIETRO IL VELARIO (2021)

279

AVEVO IN MENTE UNA POESIA

stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso

ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e

ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei

sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri

280

ASPETTATIVE

vestono il rosso della passione le svolte del cuore

un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato

281

SENZA TITOLO

sono malato d'azzurro

sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso

mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e

sarò sgabello ai Tuoi piedi

282

LA BEFFA

ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso

283

UN BUCO NEL CUORE

lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno

relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata

284

SCOPIAZZARE

meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene

cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce

nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti

285

DETRATTORI

non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante

contro i detrattori di bellezza – che

splendenza emana e armonia

286

NELLA FINE L'INIZIO

(a Tiziano Terzani)

riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio

in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo

287

PER UN RICAMBIO D'ALI

Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni

manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali

ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo

288

DI NOI

di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue

i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva

-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri

289

IL VINO

il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre

prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo

“bevete tutti da questo calice di sangue”

290

PRIMA LUCE

i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata

quella della prima luce

291

L'ALTEREGO

il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue

quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo

amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger

che ogni volta annega nel lago della sua spocchia

292

ALLA STAZIONE

nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia

come volersi levare nell'aria – uccelli di passo

293

SI SPERA

si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico

294

IL LUOGO ACCANTO

dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti

come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita

295

AI PIEDI DELLA NOTTE

un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce

296

ANGELO DELLA VOLTA

benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria

indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno

297

IN VESTE D'ANGELO

l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario

che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi

298

SOGNI

ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro

-è la sola mente che crea un oltretempo

gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare

299

MEMENTO

bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite

(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)

300

DI LA'

“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina

quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi

e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda

301

ANIME FERITE

( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)

raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *

laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento

*rifacendomi a un verso di Gregory Corso

302

IN TE L'IMMENSO

quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive

questo accogliere in te l'immenso

oltre l'esilio di carne franta

303

DIETRO IL VELARIO

che siamo -

un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti

maschere in una pantomima -

dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita

riconoscersi

304

PENSO DUNQUE SONO

sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente

lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento

305

GLI ULTIMI GIORNI

essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa

“lasciare che i morti seppelliscano i morti”

no non ci sarà più tempo per piangere:

già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo

306

KERMESSE

marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello

307

SOLITUDINE

livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane

308

L'ESSERE E IL NULLA

“credo nella resurrezione della carne”

pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla

l'esistere è da sempre

pensi: ed è già essere per sempre

l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla

il nulla non esiste

309

VISIONE

neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi

310

D'EMPITI

di fonemi indiarsi

d'empiti

a capriolare nell'aria presenze

ancora in fieri in ondivago sogno

311

MENTORI

ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani

mentori della volta celeste dal volto rasserenante

312

QUASI ESTATE

sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora

il vecchio sofferente aspetta il sole della morte

giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile

non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti

che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio

313

LA FERITA

si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca

314

DA QUANDO LA MANO

tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo

da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri

si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens

315

FOGLI-AQUILONI

impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo

316

ASSONANZA

dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore

vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti

317

FUORI DALL'ORDINARIO

la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati

va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario

mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte

318

DEI MIEI DETRATTORI

(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)

lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi

se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo

319

ANIME CHE SI CERCANO

(ispirandomi a Borges e Pessoa)

anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere

giriamo in tondo senza mai trovare il centro

lontani da noi siamo

sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole

320

IN QUESTO GIORNO CHIARO

(25 aprile)

s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio

libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti

321

INCANTO

i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie

322

DAL NIGHTMARE

uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -

la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi

nel letto della vecchia casa d'infanzia

sogno dentro il sogno

323

L'INFINITO DI NOI

dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson

percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo

“per speculum in aenigmate”

e ci sogniamo

324

INTATTO LO SPIRITO

ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

325

CHE LUCE

che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi

se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':

“mangiate di me e non avrete più fame”

326

CHI ERAVAMO

enigma la vita siamo non siamo

chi eravamo: dimenticato – solo

incarnata nostalgia restiamo

della bellezza sulla fronte del giorno

l'urlo del fiore immarcescibile nella luce

327

L'INDICIBILE PARTE DI CIELO

indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori

basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:

e cessi di sentirti mortale

328

ALBERI CHE CAMMINANO

il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano

(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)

329

CON L'ANIMA NUDA

con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà

mi attraverserà l'aria

senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?

e io di lei?

ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?

330

PER POCA FEDE

vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte

il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza

e la luce non ci conoscerà

331

RIFLESSO

(il soma: “appendice” del cielo)

siamo solo pensiero non espanso

frammento della Mente che crea universi-mondi

(riflesso questa vita che si guarda vivere:

un mondo in un altro)

332

FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)

la vita

un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra

e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua

333

LAVAVO LA VESTE

trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera

a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue

lavavo la veste invischiata nelle panie della notte

...........................................................

DIETRO IL VELARIO (2021)

279

AVEVO IN MENTE UNA POESIA

stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso

ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e

ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei

sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri

280

ASPETTATIVE

vestono il rosso della passione le svolte del cuore

un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato

281

SENZA TITOLO

sono malato d'azzurro

sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso

mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e

sarò sgabello ai Tuoi piedi

282

LA BEFFA

ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso

283

UN BUCO NEL CUORE

lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno

relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata

284

SCOPIAZZARE

meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene

cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce

nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti

285

DETRATTORI

non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante

contro i detrattori di bellezza – che

splendenza emana e armonia

286

NELLA FINE L'INIZIO

(a Tiziano Terzani)

riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio

in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo

287

PER UN RICAMBIO D'ALI

Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni

manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali

ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo

288

DI NOI

di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue

i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva

-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri

289

IL VINO

il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre

prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo

“bevete tutti da questo calice di sangue”

290

PRIMA LUCE

i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata

quella della prima luce

291

L'ALTEREGO

il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue

quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo

amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger

che ogni volta annega nel lago della sua spocchia

292

ALLA STAZIONE

nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia

come volersi levare nell'aria – uccelli di passo

293

SI SPERA

si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico

294

IL LUOGO ACCANTO

dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti

come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita

295

AI PIEDI DELLA NOTTE

un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce

296

ANGELO DELLA VOLTA

benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria

indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno

297

IN VESTE D'ANGELO

l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario

che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi

298

SOGNI

ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro

-è la sola mente che crea un oltretempo

gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare

299

MEMENTO

bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite

(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)

300

DI LA'

“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina

quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi

e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda

301

ANIME FERITE

( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)

raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *

laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento

*rifacendomi a un verso di Gregory Corso

302

IN TE L'IMMENSO

quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive

questo accogliere in te l'immenso

oltre l'esilio di carne franta

303

DIETRO IL VELARIO

che siamo -

un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti

maschere in una pantomima -

dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita

riconoscersi

304

PENSO DUNQUE SONO

sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente

lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento

305

GLI ULTIMI GIORNI

essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa

“lasciare che i morti seppelliscano i morti”

no non ci sarà più tempo per piangere:

già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo

306

KERMESSE

marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello

307

SOLITUDINE

livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane

308

L'ESSERE E IL NULLA

“credo nella resurrezione della carne”

pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla

l'esistere è da sempre

pensi: ed è già essere per sempre

l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla

il nulla non esiste

309

VISIONE

neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi

310

D'EMPITI

di fonemi indiarsi

d'empiti

a capriolare nell'aria presenze

ancora in fieri in ondivago sogno

311

MENTORI

ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani

mentori della volta celeste dal volto rasserenante

312

QUASI ESTATE

sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora

il vecchio sofferente aspetta il sole della morte

giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile

non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti

che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio

313

LA FERITA

si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca

314

DA QUANDO LA MANO

tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo

da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri

si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens

315

FOGLI-AQUILONI

impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo

316

ASSONANZA

dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore

vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti

317

FUORI DALL'ORDINARIO

la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati

va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario

mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte

318

DEI MIEI DETRATTORI

(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)

lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi

se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo

319

ANIME CHE SI CERCANO

(ispirandomi a Borges e Pessoa)

anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere

giriamo in tondo senza mai trovare il centro

lontani da noi siamo

sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole

320

IN QUESTO GIORNO CHIARO

(25 aprile)

s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio

libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti

321

INCANTO

i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie

322

DAL NIGHTMARE

uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -

la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi

nel letto della vecchia casa d'infanzia

sogno dentro il sogno

323

L'INFINITO DI NOI

dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson

percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo

“per speculum in aenigmate”

e ci sogniamo

324

INTATTO LO SPIRITO

ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

325

CHE LUCE

che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi

se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':

“mangiate di me e non avrete più fame”

326

CHI ERAVAMO

enigma la vita siamo non siamo

chi eravamo: dimenticato – solo

incarnata nostalgia restiamo

della bellezza sulla fronte del giorno

l'urlo del fiore immarcescibile nella luce

327

L'INDICIBILE PARTE DI CIELO

indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori

basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:

e cessi di sentirti mortale

328

ALBERI CHE CAMMINANO

il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano

(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)

329

CON L'ANIMA NUDA

con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà

mi attraverserà l'aria

senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?

e io di lei?

ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?

330

PER POCA FEDE

vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte

il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza

e la luce non ci conoscerà

331

RIFLESSO

(il soma: “appendice” del cielo)

siamo solo pensiero non espanso

frammento della Mente che crea universi-mondi

(riflesso questa vita che si guarda vivere:

un mondo in un altro)

332

FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)

la vita

un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra

e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua

333

LAVAVO LA VESTE

trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera

a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue

lavavo la veste invischiata nelle panie della notte


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Lucinda Williams - West (2007)


immagine

West è l'ottavo album in studio della cantautrice statunitense Lucinda Williams, pubblicato il 13 febbraio 2007 dalla Lost Highway Records. L'album ha debuttato al numero 14 della Billboard 200, vendendo circa 57.000 copie quella settimana. Secondo Nielsen SoundScan, l'album aveva venduto 250.000 copie negli Stati Uniti entro ottobre 2008. Il brano “Are You Alright?” è stato utilizzato nelle scene finali di un episodio di Dr. House (“Fetal Position”), trasmesso per la prima volta il 3 aprile 2007. È apparso anche nel quarto episodio della serie HBO True Detective, trasmesso per la prima volta il 9 febbraio 2014. Il brano “Rescue” è stato utilizzato in un episodio della prima stagione di Brothers and Sisters (episodio 18, trasmesso per la prima volta l'8 aprile 2007). Il brano “Come On” è valso a Williams due nomination ai Grammy Award nel 2008: Miglior interpretazione vocale rock solista e Miglior canzone rock. Entrambi i premi sono andati a Bruce Springsteen per “Radio Nowhere”. Il brano “Unsuffer Me” è stato inserito nei titoli di coda del film del 2022 All the Beauty and the Bloodshed.


Ascolta: album.link/i/1440786535



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Lucinda Williams - West (2007)


immagine

West è l'ottavo album in studio della cantautrice statunitense Lucinda Williams, pubblicato il 13 febbraio 2007 dalla Lost Highway Records. L'album ha debuttato al numero 14 della Billboard 200, vendendo circa 57.000 copie quella settimana. Secondo Nielsen SoundScan, l'album aveva venduto 250.000 copie negli Stati Uniti entro ottobre 2008. Il brano “Are You Alright?” è stato utilizzato nelle scene finali di un episodio di Dr. House (“Fetal Position”), trasmesso per la prima volta il 3 aprile 2007. È apparso anche nel quarto episodio della serie HBO True Detective, trasmesso per la prima volta il 9 febbraio 2014. Il brano “Rescue” è stato utilizzato in un episodio della prima stagione di Brothers and Sisters (episodio 18, trasmesso per la prima volta l'8 aprile 2007). Il brano “Come On” è valso a Williams due nomination ai Grammy Award nel 2008: Miglior interpretazione vocale rock solista e Miglior canzone rock. Entrambi i premi sono andati a Bruce Springsteen per “Radio Nowhere”. Il brano “Unsuffer Me” è stato inserito nei titoli di coda del film del 2022 All the Beauty and the Bloodshed.


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Lavoro povero. Povero lavoro!


Esistono solo tre modi per distribuire la ricchezza:

  • lavoro pagato adeguatamente
  • tasse pagate da tutti
  • sussidi ai più poveri

Potrei anche finire qua il post. Basta essere minimamente informati e non ancora imbesuiti dalle fake, dai social e dai reality, o non essere in totale malafede, per sapere quanto questi tre strumenti fondamentali per ogni società, in Italia siano maltrattati, demoliti, demonizzati, ignorati.

Quelli poco o niente informati, a cui piace ripetere come ebeti le menzogne dei legaioli e dei neofascisti ultra-liberisti, si sono anche bevuti la favola che la lotta di classe non esiste più, che è roba del passato, così sono andati a votare per gli stessi partiti votati dai loro padroni, quelli della Confindustria.

E magari rientrano in quel 15% dei contribuenti che paga il 64% di tutte le tasse incassate dallo Stato, oppure la loro famiglia fa parte del 23,1% di famiglie a rischio povertà e esclusione sociale, o ancora appartengono al 9% di lavoratori a tempo pieno (+0,3% rispetto al 2023) a rischio povertà. Mi sa che qualcuno ha sbagliato a votare. Che siano stati i padroni?

Lo sanno anche i sassi ormai: i nostri salari sono scesi del 2,9% negli ultimi 30 anni, in tutti gli altri Paesi UE sono saliti con tassi a due cifre. Lo ha certificato l'OCSE. Il tasso di occupazione in Italia nel 2024 è stato del 61,5%, mentre la media UE è del 70,3%. Il divario Italia/UE dell'occupazione femminile (53%) è dell'11%, dell'occupazione maschile (70%) del 6,5%.

ISTAT e Federcontribuenti ci dicono che un italiano su due ha un reddito netto inferiore a 1.100 euro al mese. Il 18% dei lavoratori ha un contratto part-time, il 58% di questi sono part-time involontari. Il doppio rispetto alla media europea. Addirittura il 70% delle donne lavoratrici ha un contratto part-time involontario. Nel 2024 il 38% delle assunzioni è stato con contratto part-time.Siamo un Paese fondato sul lavoro povero e sul part-time.

In Italia esistono quasi 800 contratti di categoria. La stragrande maggioranza dei quali non è altro che sfruttamento legalizzato. Lo sfruttamento da parte dei prenditori italiani, incentivato dalle leggi, è la norma, l'unica norma meticolosamente rispettata nel nostro Paese.

Il solo fattore con cui le nostre imprese riescono a competere (male) sul mercato è il basso salario dei lavoratori. Altro che Cina. Di innovazione di prodotto e di processo non se ne parla nemmeno. Formazione e aggiornamento dei lavoratori sono una bestemmia. La sicurezza sul lavoro è un intralcio fastidioso e costoso.

La produttività italiana è tra le più basse d'Europa, ma le ore lavorate tra le più alte: 1580 ore/anno per lavoratore. In Francia lavorano 90 ore in meno, in Germania 230 ore in meno ma hanno il 25% in più di produttività.

Ed ecco il paradosso, in realtà soltanto apparente: negli ultimi anni la crescita del PIL italiano è stata dello 0 virgola (vale a dire stagnazione), ma il tasso di occupazione, o meglio il numero degli occupati (si conta chi lavora almeno 2 ore/settimana) è aumentato sensibilmente.

I motivi del paradosso più occupazione senza PIL sono diversi, ma i principali sono abbastanza semplici e intuitivi:

  • la maggiore occupazione è per posti di lavoro a basso valore aggiunto. Cioè lavori meno qualificati, poco produttivi e mal pagati: lavoro domestico, turismo, logistica, delivery, agricoltura, ecc.
  • la scarsissima propensione a innovare prodotti e processi fa sì che le aziende italiane preferiscano fare svolgere ai lavoratori (manualmente o semi-manualmente) lavori semplici e ripetitivi che dovrebbero fare le macchine già da parecchio tempo, se solo le comprassero.
  • la maggior parte di nuovi posti di lavoro è legata a contratti a orario ridotto involontari, o addirittura a chiamata e voucher. Contratti che non possono certo portare una corrispondente crescita di ricchezza, di PIL.

Il PIL. Questo indice anacronistico (risale agli anni '30 del 1900) e oggi inadeguato con cui si pretende di misurare non solo la ricchezza di un Paese ma anche il suo livello di benessere. Eppure ne sono già stati elaborati di più precisi e moderni da un pezzo: l'indice di Gini, il GPI (Genuine Progress Indicator), il BLI (Better Life Index), il BES (Benessere Equo e Sostenibile). Ma non vengono mai citati da nessuno, qualche volta solo il Gini.

Basta così, è fin troppo chiaro. Si sa di chi è la colpa di tutti i nostri mali e si sa anche che cosa dobbiamo fare. Dobbiamo bloccare le frontiere, alzare muri, lasciare affondare barconi e finanziare lager oltremare, perché la colpa di tutto è degli immigrati!

Now playing:“The Carpet Crawlers”The Lamb Lies Down on Broadway – Genesis – 1974


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FELICE SERINO

POESIE

MARE APERTO

(2021)

197

ORIONE

da tempo i libri di mitologia sono soppiantati dai videogiochi - negli occhi dei ragazzi non più l'incantesimo di un cielo percorso dal Carro celeste e da Orione -che annaspa in un mare nero seppia

198

M' INDUCEVA L'ESTRO

poeti si nasce? – non sapevo d' esserlo quando m' induceva l' estro a scribacchiare su carta da zucchero e alzavo gli occhi al cielo per un gioiello da carpire al divino

199

LAGHI DI MISTERO

ombre stampate – ombre a vestire figure passeggere

luce degli occhi ai primordi -ritagliata nel blucielo – ove

immergersi in laghi di mistero

200

CONGETTURE

più che terra mi dico un cielo in frammenti il sogno e la ferita

siamo

più in su quel levarsi dell' onda che ci avvolge il punto zenitale della luce

201

MARE APERTO

ho un “posto” dove andare -che mi aspetta- a cui fanno eco non sirene ma aneliti dove nella morte apparente spasima la composizione della luce

ho un luogo che mi aspetta: come andare in mare aperto con la bussola del cuore

202

COME ENTRARE NEL DIPINTO

cavalcare onde irrazionali di nonsense onirici come entrare nel dipinto e vedere da una nuova angolazione ri-creata dall' occhio il confondersi del sangue coi colori

203

ALZHEIMER

la memoria s' è addormentata nell' anima - la memoria che come un fuoco inestinguibile ti faceva dire io sono

ora non sai più chi sei e perdi la strada di casa

giorni e notti attraversano le tue ossa e la tua voce si è rotta nel vento

e se al mattino tì sporgi dietro i vetri è per vedere solo ombre o fantasmi come in un sogno ininterrotto

204

ISPIRAZIONE

cos' è l' ispirazione se non un qualcosa che urge nel sangue prima di vedere la luce

una folata di vento e sei il vento una vampata di fuoco e sei il fuoco -con spasimi d' anima vivi le cose

parole come lacrime cadono dagli occhi della mente solo qualcuna preziosa si posa ai piedi dell' angelo

sul bianco immacolato del foglio

205

ANELITO

(sfogliando Salgari)

quella porta che apri sull'infanzia ha gli echi del mare e il caldo rovente di scogliera che ricorda il tuo passo inquieto ribelle i tumulti del sangue

resiliente come l' insonnia della vela per il buonvento

206

LA VITA SCORRE

la vita scorre e quel senso sempre del fugace in ogni cosa

ma il mare il mare è nel cuore di Odisseo che si interroga a specchio del cielo

l'uomo è per la meraviglia

207

OLTRE IL VISIBILE

anima siamo con un corpo frale

la beltà è fiamma sotto la cenere:

di là dal visibile a dircelo è il cuore dove discreto l' angelo ci affianca

208

PAESAGGI INTERIORI

tu dici la vita è della morte vita che indossi che mastichi e ti mastica

la chiave o il rovescio -sai- è quella “vita fedele alla vita” – ad aprirti

paesaggi interiori ritagliandoti uno spicchio di cielo

209

L' ETA' SPAVALDA

il volo degli aeroplanini con su scritte indecenze o un candido complimento e la destinataria avvampa dal primo banco c' è chi lascia cadere la penna per guardare le mutandine della prof poi fuori come scalmanati allo squillo della campanella e ahi ci scappa l'occhio pesto innato senso di rivalità tra bulli per una bocca di rosa

210

NONSENSE

il pensiero allucinato ti apre varchi daliniani di nonsense

anche la tua figura si deforma come gli orologi molli

e il cuore si libra sul fiato del dove e del quando

211

IN INFINITO ESPANDERTI

(a Gabriele Galloni)

ti vedo con fare garbato rivolgerti ai morti tu che anzitempo sei dei loro sei come loro tu che ne scrivevi chiedendoti “in che luce cadranno”

tu cuore amante dell' ignoto alla sua riva in infinito espanderti

(tra virgolette il titolo di una sua opera – 2018, RP)

212

NON SEI DEI LORO

nel chiuso della stanza o di pomeriggio nel sole da un po' ti sorprendono a parlare coi morti – questi non tornano e tu non sei dei loro -ancora-

sono spirito (ma di essi poco si sa) -ubiqui ti leggono il pensiero e a volte giocano con le nuvole – quando nelle tue pareidolie ti pare ravvisarli

213

LUNGO UN FIUME D'ECHI

quel che accade “deve” accadere? stabilito dall'alto o da occulta trama? e il libero arbitrio allora: è al 50? al 30?

vestiamo le possibilità le decisioni sofferte tra gorghi del sangue

sarà un caso ma trovarci di qua della strada invece che di là potrebbe ribaltarci la vita!

siamo tenui fiammelle lungo un fiume d' echi

(“caso” o quella definita “sincronicità” junghiana)

214

CONDONO

“condono” dici? se era massacrato – una maschera di sangue la persona: un solo grande urlo

guerriglia urbana - la pelle rischiano gl' inviati del tg tra lacrimogeni e manganelli che fendono l' aria

abuso di potere: come vuoi chiamarlo -un nuovo caso Cucchi come tanti altri cristi in croce

215

UTOPIA

presi in un giro mortale lasciare tra le mani trascorrere le ombre della sera

utopia raccogliere i frammenti di una vita in un numerabile infinito

(primo verso: parafrasando Ungaretti)

216

L'INFERNO

(mala tempora ed è belzebù a guidare la danza)

l'inferno è sulla terra è l' uomo stesso a crearselo da quando caino alzò la mano sul fratello da quando fiammate di odio aizzano popolo contro popolo per la supremazia di nazioni e nascono come funghi velenosi nuovi satrapi

(le vittime a migliaia le raccoglie Dio nelle sue braccia - giammai può il suo Amore contenere l' inferno)

esso è in terra se vedi annegare negli acquitrini la bellezza

217

PER UNA VOLTA

(quasi una preghiera)

volesse il cielo una volta mi conducesse il mio angelo e in una visione ipnagogica sentirei il mio sangue espandersi ai quattro lati della terra a forma d' una grande croce

sentirei allora esplodermi il cuore in tanti frammenti d' amore

ma sono un peccatore

218

A VOI MORTI

mi rivolgo a voi morti usciti dalla morte voi non più in morte-vita vivi ben più che i vivi

siete in noi e in nessun luogo lontanissimi e vicini

lungi da voi ripercorrere i meandri della memoria perdervi e ritrovarvi e ancora perdervi nei dedali delle passioni fuggevoli

è l' atavico sangue a dire “sono” - è ritorno all'origine: come nella prima luce

219

L' INCONOSCIUTO

vertigine dei numeri all' infinito

tanto più che i granelli di sabbia

così gli universi le miriadi di mondi

l' aleph: il punto inconosciuto dove Dio li vide specchiati nel Suo Sogno

220

LE PAROLE NON DORMONO

le parole non dormono cercano il loro sangue incessanti si affacciano alle finestre degli occhi

nude presenze emerse dal fondo dove è coro di voci che sanguina in luce

221

IL VIAGGIO

vedi aleggiare il tuo soma d' aria a varcare confini di mistero

ulisside su rifiorite rive d' un' itaca celeste

222

MATTINO

nello specchio del comò si guarda una luna sghemba – prima di dissolversi

indugiano nel sangue sfilacciati sogni - si attende supini mano nella mano che cresca la luce

e c' inondi col suo buongiorno


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FELICE SERINO

POESIE

ASSONANZE (2021)

223

PIETRA DI SOLE

scintilla il sogno sopra la vita ondivaga

luce affebrata accompagna questo scorcio d' anni

nel meriggiare ti accoglie una pietra calda di sole

224

NEL SUO SEGRETO

non senti il grido della terra? la natura si rivolta araba fenice la sacralità della vita violata è intatta

non è la notte del mondo

la rosa ha in sé nel suo segreto la bellezza

225

SECONDA VITA

all'alba svaniscono i sogni? o sono parte di noi insediati nell' intime fibre come una seconda vita disincarnata?

attori-spettatori secondo la “via regia” trovarsi alla stazione o in riva a un mare cristallino -déjà-vu che ricorrono in placida naturalezza

via regia: definizione di Freud del sogno

226

I POTENTI

“beato chi pratica la giustizia”: i potenti voltano la faccia i potenti operano al buio non sopportano la luce che li acceca ogni opera buona di chi è troppo “umano” è sasso d' inciampo i potenti dileggiano chi osa parlare d' amor fraterno al grido del povero prostituito alla vita oppongono un ghigno feroce

227

LE PAROLE

imbastire dei versi e renderli appetibili? suvvia non cercarli attendi che vengano a te come in sogno propiziatorie parole neo-nate dal sangue emerse in luce

228

L' APPAGAMENTO

(visione)

ti accoglie un mare di luce e sei come appagato di tutto tu essendo tutto nel Tutto ti si apre lo sguardo su infinite dolcezze mai sognate nemmeno in alveo materno la trasparenza del cuore ecco librarsi sulle corde del fanciullo luminoso

229

NATALE PRAGHESE

(da una omelia)

la maestra imprigionata la verità bendata -macché! tutte fantasie! -Gesù bambino non esiste!

di qui il tumultuare in crescendo di quei piccoli cuori:

e a quelli -i miscredenti- sarà stato negato l' abbaglio di luce che avvolgeva

le anime innocenti

quando esse chiamarono all' unisono il Verbo incarnato

230

LA VITA SI GUARDA

la vita si guarda vivere specchiata essendo dell' Oltre il suo rovescio

solo apparire – geme la natura: non senti le doglie del parto?

231

INCANTAMENTO

sorprendete sempre voi palpiti mutati in versi se il cuore ha un balzo per una metafora felice

come quando il bambino gli occhi ridenti spalanca per la novità delle ciliege appese alle orecchie

232

FEMMINICIDIO

tempo di ribollir del sangue e cielo e terra si tingono di rosso l'abbaglio della lama tra la folla impossibile sfuggire ai fendenti ciechi

l' attimo dopo lui è rivoltato in sé -non più lo stesso- nel proprio tragico buio

233

SENTO QUALCOSA IN ME

sento qualcosa in me che non è di questo mondo mi trapassano gli strali delle convenzioni ma nella curva degli occhi tremano frammenti di stelle – stimolo la mia innocua follia nel segreto degli specchi dove ali d' angeli leniscono l' ebrietà del sangue

234

L' INGANNO

-che vuoi da noi? -sei venuto a rovinarci?

vedono i loro progetti mondani contrastati da quest' uomo che si dice dio

le sottigliezze dello spirito maligno si attivano dal primo uomo e continuano a infierire con danni irreparabili

-che vuoi da noi?

il male lo credono il bene in quella loro cecità

235

DI LUCE E SOMMESSI GRIDI

è quasi fatta tutta in dormiveglia come nella testa una musica – poi da eliminare i nonsense o addomesticarli vestirli ché diano colore

emergono i fonèmi dal fondo tu li prendi di slancio e sono gonfi di luce e sommessi gridi

236

CHISSA' DOVE SEI

abbracci avvolgono il cuscino gioca un raggio di luna tra i tuoi capelli ti guardo dormire – penso chissà “dove” sei ora

tu che ami i viaggi interstellari tu immersa in un senzatempo d' esagoni e sfere

(ultimo verso: ispirato a J. L. Borges)

237

L'ISPIRATRICE

dopo forse più d' un migliaio dettate dall'alto o dal profondo di te ti chiedi se a crearle non sia stato un altro e non tu: specie delle più datate non riconosci la mano

l'ispiratrice vagheggia nella testa in auto per strada o si nasconde tra le pieghe del divano e nei momenti più inattesi ti dà la mano

stornando uno scialbo esistere

238

DAMMI CUORE (PREGHIERA)

dammi ancora tempo tempo per sognare altre vite tempo per arcobaleni e luce e voli

e che io fedele sia alla verità

alla fine dei giorni che non debba vergognarmi di me

dammi altro tempo – dammi dolore per gli ultimi dammi cuore per gli ultimi

239

L'ALBERO

l'abbraccio è scala al cielo l'albero che si sente abbracciato ti è grato con la sua ombra nel rinvigorire nell'incipiente primavera

è casa degli uccelli che sentono anch'essi il fraterno “contatto” -sei nella natura tutta che freme di vita

240

DIVAGANDO

senza pentimento strappai le poesie giovanili -sarà capitato a tanti- altre poi ripudiate

pezzetti di versi continuano a svolazzare farfalle nell' aria nuove poesie germogliano come alberi o fiori

241

NELL'ARMADIO 2

l'altro giorno nell'armadio non trovai uno scheletro ma in una giacca appesa da anni un foglietto con alcuni versi scritti in grafia minuta

li avevo nelle stanze della mente dapprima cullati poi un po' persi un po' ripresi

vi vedevo le vele del sogno andare su mari aperti ulissidi cotti dal sole legati a canti di sirene mogli a tessere tele all' infinito

e molto altro: visioni dissolte nel nulla

chissà quei versi avessero preso forma ne sarebbe uscita una piccola perla

no – diciamo una cosa decente ad essere onesti

242

NELL'INCERTA LUCE

nel sangue degli echi i tuoi franti aneliti le cicatrici di luna e il rosso grido delle estati che non vogliono morire

le pieghe dei ricordi a vestire sorrisi di sole

ora galleggi in questo brusio di vita mentre una vecchia pietra ti accoglie ancora calda di quel sole che lento annega

e ti attardi nell' incerta luce

243

RELATIVO

dall'apparire dello 'strisciante' inganno convenzioni lussuria i pilastri del mondo

relativo il tempo come il soma come la morte (il morire: una scrematura)

non del mondo l'Assoluto -che è vita nascosta

244

VISIONE

siamo mare aperto espandersi dei sensi in onde di luce

la nostra stella custodisce i vergini sogni

245

SIESTA

(barlume di ispirazione)

quel che resta nella mente dopo il dormiveglia non è che balenìo o nulla

tale presentire ha l' accortezza di non immediato svelarsi: resta nel limbo

sgusciante si cela tra pieghe del divano la voce della tivù rimasta accesa lo disorienta

246

UN GIORNO SENZA TEMPO

quando stavo per “andarmene” sentii tirarmi per i piedi

io nel sogno io sogno criptato

un giorno senza tempo nella meridiana di sole

ero tra gli angeli e i morti

247

CENERI E KRONOS

ti parrebbe certo fuori luogo durante un lauto pranzo se ascoltassi di morte e di ceneri

-io le custodisco in un' urna -no guarda preferisco le disperdano in mare o nell'aria

pensa: siamo niente – a divorarci kronos -occhi di vento e pulviscolo nell'aria

tra un boccone e l'altro guardando oltre questa morte che ci attraversa

248

IL FIORE DEL SEMPRE

(ispirandomi a una conferenza di Rudolf Steiner)

vivessi pure cent' anni non saprei mai chi sono laddove l'umano m' inibisce la memoria dell'origine

pure urge in me un essere superiore – il fiore-del-sempre – che mi sarà rivelato quando si aprirà all' eterno il trasfigurato corpo

249

LE PAROLE TI FANNO VOLARE

quell' immaginoso come in un sogno ad occhi aperti è un ondivagare di due versi nella mente domani forse se ne aggiungerà qualche altro le parole ti fanno volare ma la concisione vuole sia detto “tanto con poco”

empito che sale come una piccola marea da attentamente vegliare

250

RITORNARE

ri-tornare? per ancora sanguinare?

a sfiorarci una felicità effimera a trapassarci gli strali del destino

quando la gioia piena?

giunta l' ora risparmiaci la “ruota” se fosse nei Tuoi piani – e che la morte sia una

accoglici per sempre nell'alveo Tuo d' amore

(la ruota si riferisce al samsara)

251

NAUFRAGO DI SOGNI

cosa incresciosa
quel periodo no dell'aridità d' ispirazione -capita a tutti- e ti vedi impoverito annientato come disteso bocconi sull'arenile naufrago di sogni

252

STATO DI GRAZIA

non lui che scrive non volute le parole emergono dai recessi di un dove viscerale e in quel mentre si ritrae la morte - è lo stato di grazia per chi viene detto poeta o costruttore di sogni

253

QUESTO AVVICENDARSI DEGLI ANNI

le volte che ti coglie sonnolenza frammisti brevi tratti allucinati la testa reclina sulle braccia

lento meriggiare assolato il ronzio d' una mosca e voci indistinte dal cortile

e questo avvicendarsi degli anni come una marea che ti porta

ma ancora t' accora -inno alla vita- un non raro cinguettio sul davanzale

254

VAN GOGH

certo si può dire di lui che fu uno toccato dalla grazia se il senso del tempo spalmava la follia sulla tela col giallo a invadere visioni allucinate

255

ETERNO PRESENTE

ho sognato una piazza la sua circolarità senza confini forse dava nell'altra dimensione

chiamava il mio sangue l'aleph di borges il suo eterno presente – dove sei tutto e il Tutto è te – dove il Figlio rinnova le sue lucenti piaghe cogliendo i perduti

256

AFA

vene esplose di questo giorno d'afa

me ne sto seduto s'una pietra ancora calda di sole rimuginando pensieri

come nuvole vaganti

-nell'immaginario ora capre ora angeli-

257

I LIBRI

le tue creature hanno un respiro una voce mai che si annoino sebbene in ombra vivono nel cuore della luce i loro sguardi attraversano muri i dorsi nelle vetrine hanno occhi sempre vigili ristà il sangue delle sillabe in una malcelata calma

258

CERTO E' L'ETA'

se oggi ti senti in buona parte appagato è il caso di chiederti dove sarà finita quella spericolata baldanza esibita per i soli suoi occhi -lei distesa sull'amaca lo sguardo intinto nell'azzurra luce

certo è l'età che avanza e forse nei sogni t'incontrerà quell'io dal tempo ormai divorato

259

IL POSSESSO

-guarda: tutto questo sarà tuo

-ah padre padre che non ci hai saputo amare

mi trapassano gli strali della tua freddezza

le cose? non danno sicurezza schiavo ti fanno

non hai considerato la grande apertura alare che dà la libertà di amare

260

COME ANGELO

è un soffio la vita e già ti vedi nella dimensione nuova dove tra le “beatitudini” non c'è moneta né caffè né vino cui non sai fare a meno e neppure ha effetto la farina del diavolo non esiste l'amplesso come lo si pratica essendo tu come quell' asessuato angelo che pare strizzarti l'occhio dalla volta

261

OCCHI PULITI

questo stupido mondo da cui ti fai condizionare - non ti sentirai del mondo se levando lo sguardo in sù vedrai l'immenso specchiato nei tuoi occhi l'azzurro penetrarti quell'azzurro che è nel tuo nome

in te stupito d'essere come quel bimbo occhi-puliti che vuol toccare la luna

262

MAYA 2

la sera viola inghiotte tra le anime e le pietre apparenze di te di me

si leverà un grido dalla cenere che siamo a chiedere dov'è la vita quella vera

263

IL VERSO

sai per ore mi sono arrovellato chiedendomi se dovevo lasciare o eliminare un articolo in un verso

ridicolo? mania di perfezione? no – ti dico - il verso perché tenga deve dire armonia respirare lungo come il mare scorrere come sangue vivo nelle vene del cielo

inebriarsi morire rinascere in una smemorante dolcezza

264

FRAMMENTI DI UNA VISIONE

ali di luce s'invaghisce dell'angelo il cuore senza voce sordo ad ogni mieloso canto di sirene

itaca è negli occhi il ritorno l'approdo per l'indicibile altro da sé

265

SUI SESSANTA CREDENDOMI UN RAGAZZINO

sui sessanta credendomi un ragazzino saltai in malo modo una staccionata e mi ruppi il setto nasale

riandando addietro mi vedo smaniare per tom sawyer quando mi esibivo in acrobazie sconsiderate per i soli occhi di una graziosa becky thatcher

266

SU MARI APERTI

l'anima una finestra sull'immaginario in espansione dei sensi

azzurrità di cieli a invadere gli occhi

è senza tempo il viaggio su mari aperti

267

LA CONCA DEL CUORE

mani a giumella ad accogliere umori del numinoso

giammai siano infangati dalle cloache del mondo

268

INGREDIENTI PER UNA POESIA

prendiamo una manciata di metafore alcuni ossimori degli appropriati enjambements togliamo qualche fronzolo che stona il tutto condito con spicchi di luna

ingredienti per fare una poesia ma che nasca dal sangue come un fiore panacea sia per gli occhi dell'anima nuda e sola

269

RICUCIRE LE ALI

espandere la parte divina quella detta anima bistrattata non di rado quaggiù

ricucire le ali per contagiarsi di bellezza

270

LA MEMORIA E' UN GRIDO

(Auschwitz – Birkenau – Mauthausen)

non è dei morti ricordare: la memoria è svanita col fumo della carne bruciata

ai vivi le notti spaccatesi alla volta del cuore

la memoria è un grido inesausto che corre nell'aria su prati di sangue

271

ARBORESCENZE

scrivere su fogli d'aria ai piedi della notte dove evanescenti veleggiano i sogni

arborescenze dell'anima

umori sospesi sulla bocca di un dio minore

272

RESTARE IN BILICO

restare in bilico tra quel po' d'intontimento e una giusta lucidità il discorso del capotavola la cui lungaggine è latte alle ginocchia la gimkana dei camerieri -ascelle sudate e sorrisi smorti- che si aggirano tra vacue presenze il quadro infine è una recita smodata

273

IL GIOCO

averlo nel sangue sin dallo stato fetale scrivere “lettere” sulla sabbia come nostro Signore truccarsi con barba di nerofumo emulando un improbabile sandokan da adulti i giochi del sesso per stuzzicare l' “appetito”

intanto nella fantasia edonistica

vaghezze di nuvole fanno la vita leggera

274

YIN YANG

sei la mano destra che non sa della sinistra il buio la luce cerchi in un alone di mistero il tuo nome alle origini nomini la bellezza della rosa colta sul ciglio del mondo

275

LA PORTA

il cammello inginocchiato passa per la porta stretta

vi si passerà se spogliati di tutto

gli altri: “voi non vi conosco”

276

SIAMO OLTRE

siamo oltre: una parte di noi già nell'oltre senza saperlo – intangibili come nei sogni

qui in-consistenza d'ossa e sangue non si traduce nella “persona”: di lei è l'intaccabile: la sbiadita copia

277

NIGHTMARE

preso nel vortice sentirti cadere dalle nuvole vaganti su l'empire state building muri di carta ad avvolgerti strati e strati togliendoti l'aria nel cervello versi criptati come da profondità inviolabili da ogni lato nonsense a lacerarti come strali di luce

278

L'ABBRACCIO

sopra il letto piove luce di stelle mi giro sulla destra per stampare un bacio sulla gota dell'amata lei mi corrisponde con un abbraccio e dire ne sono passati tanti di anni ed è come fosse ieri

un gallo canta in lontananza ed è l'alba


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FELICE SERINO

POESIE

OLTRE L'ESILIO (2020)

167

VIRGOLA DI CIELO

tu dici dopo non c'è più niente -e la coscienza? quella che ti fa dire sono persona

-che nell'aria stretta si fa virgola di cielo-

no non la distruggerà nessuno neanche il fuoco

168

INCANTESIMO

donna dei boschi: occhi di cerbiatta – la sua

anima di foglia di sé m'innamora

169

QUEL CHE SI DICE TSUNAMI

ingegnarsi per bypassare quel che si dice tsunami interiore pari al lutto di una persona cara

elaborarlo mettendo in campo l'autocontrollo (yoga) e spruzzate di benevolenza e autoironia – sviando il testacoda dei sensi

lasciarsele scivolare addosso le cose

destarsi allora con altri occhi

170

LA LUNGA ATTESA

-alla fine è dura questa coda da scorticare- gli scriveva trepidante d' attesa

come se lui dovesse tornare dal fronte (era in trasferta per tre settimane)

-sai: la bambina la sento come sorridermi in grembo - sogno i suoi dolci occhi azzurrocielo-

171

MOMENTI D'INCANTAMENTO

entro ed esco dalla tua anima dove dimorano pezzi di me un odore di pini ci avvolge -certo lo senti anche tu-

i nostri passi sul viale accecato di sole -un grido di gabbiani e l'ascolto del mare in una conchiglia:

questi i momenti d' incantamento fermati dal nostro amore imperituro

172

DOVE SEI

sparire nel nulla è l'urlo della rosa dischiusa

consola a tratti un palpito di luce selenica che abbraccia il ricordo ravviva empatie

gentile il velo spiegato dell'angelo

su un lato del cielo

173

IL TUO GARBO

forse solo nell' oltre saprò - si scioglierà l' enigma – e intanto i tuoi modi garbati che ritornano nella camera viola della mente mi sorreggono per il tempo a me concesso

mentre perso sono nel perimetrare il vuoto che lasci: un' ombra feroce mi strappa all'abbraccio del sangue

il buconero risucchia presenze umori respiri

non il tuo garbo che in me non si cancella

174

FRAMMENTO DI LUCE

(ispirandomi all' “Aleph” di Borges)

siamo un frammento di luce particella dell'Altissimo

tale splendere ha attraversato i mari dell'anima toccato terre inesplorate care all'odisseo

indiviso frammento custodito nel profondo di noi

l'aleph che unifica i mondi

175

CIELO STRAPPATO

c' è sempre una donna dietro una fiaschetta di whisky tenuta nascosta – semmai per illudersi di lenire la lacerazione di quella mancanza

un cedere all'ebbrezza e alla lunga trovarsi più che uno straccio

sulla specchiera profumi ninnoli a far bella mostra di sé

mentre un cielo strappato raccoglie il muto grido

176

LA GIOVINEZZA

e sì che nell'alta vegetazione si nasconde un cuore di paglia -solo a vederla svoltare l'angolo sono le fatidiche farfalle e l'onda del sangue che rimonta

ah i lunghi meriggi a passare tra sciabolate di sole

nella verde età fuggitiva

177

NELLA PRIMA LUCE

ci accorgeremo che non siamo esistiti che nel pensiero

è la mente che crea – essa si materializza in ciò che vuole

nel grembo del cielo fu l' immagine del primo uomo che Dio sognò nella prima luce

178

LA SACRALITA' DELLA VITA

il male si sa è la grande ferita -ma c' è tanta fede discreta:

il cui fervore equilibra i piatti della bilancia

si dirama il sangue della passione in direzioni inaspettate mentre

la sacralità della vita ha ali d' aquila a librarsi imperiosa sulla banalità del male

179

IN QUESTO CIELO BIANCO DI SILENZI

non ti vedrò più Nina se non in vaghezza di sogno - oggi mi nutro come un passero dei tuoi scritti di luce che aprono su universi solo a te noti

e che forse ospitano la tua essenza mentre mi appare delinearsi il tuo volto in una nuvola vagante

in questo cielo bianco di silenzi

180

OLTRE L'ESILIO

il più bel giorno è quando oltre l'esilio della carne mi verranno incontro i miei morti e i parenti giunti da lontano

a qualcuno scapperà una lacrima e nell'estremo saluto c' è chi leggerà con voce tremante alcuni versi

“ti sei staccato come foglia adagiata su una spalliera di brezza”

181

DA UN ALTROVE

e tu a lumeggiare le mie sere anima di candore e di sogno

si fa conca il cuore ad accogliere dei versi dettati da un altrove

182

SOSPENSIONE LUCENTE

lente figure d' animali in sogno t' appaiono le nuvole – mai somiglianti l' una all' altra

e le gocce della pioggia: sono sempre diverse cadendo anche se ti sembrerà incredibile

tutto così singolare – unico

vedi: in una sospensione lucente lo stacco dell' uccello dall' albero traccia un irripetibile arco d' amore nel vasto cielo

183

MARE APERTO

mare-anima sognata dai primordi in infinito creare

fa vela il cuore per l'azzurro pelago

184

LA POESIA

(da un po' che non brucio della sua luce: non mi prende febbre di quell' agitarsi del sangue)

tento qualcosa del tipo: “la vita ti ha tarpato le ali Nina rosavestita – ora è il vuoto delle braccia”

questo l'incipit ma ahi è latitante la musa che non mi dà il “la”

plana un gabbiano da me non lontano chissà non porti nel becco quel verso che mi manca

185

QUEI VERSI PERSI

[nel percorso col bus verso Brescello]

poi di ritorno a sera carta e penna o se vuoi tastiera il bianco che ti fissa e ti ci perdi un muro la mente un muro provi con un verso impreciso poi un altro ma no non era così che l'avevi pensata eppure ce l'avevi tutta lì come una cantilena tra veglia e sonno negli occhi la confusa striscia bianca sulla destra ed eri in uno stato di tortura-goduria trattenendoli ancora quei versi ma ora niente un muro la mente risucchiati da un buco nero

186

COVID-19

(navigano migliaia di morti sotto la volta viola della mente)

questa “bestia” viene dalle bestie -così dicono i ricercatori (?) – pipistrelli serpenti et similia

e così ancora una volta -certo per altri versi- come quando il primo uomo entrò nella morte

scende in campo il nemico invisibile: il serpente ingannatore

187

L'ANIMA CHE SCRIVE

uscita dal margine del foglio ove ha sostato per un tempo-non-tempo ora sorvola il mondo piagato

dove sola immacolata piuma in luce resta

188

AFFLATI

la scrittura si traduce in genesi di fonèmi – espansi in luce accensioni del sangue e voli

orifiamme o altezze pari ad afflati d' angeli

189

IL DOPO

ci aspetta sempre un dopo: il di là da venire

aria di nuovo aleggia negli occhi – che ci sorprenderà – e

ancora non sappiamo se croce o delizia

189 a

IL DOPO 2

distacco dal corpo -dall' albero della foglia

abbrividire della rosa appena colta e non sapersi di bellezza effimera

190

VITA LEGGERA

una vita in leggerezza ragazzi galleggiano sugli eventi sfidano la morte

se c' è un dio? – il suo silenzio - il corpo i sogni un tutt' uno col digitale

-uffa 'sto ciuffo alla elvis che non tiene! manate di gel

-ma è sorpassato ritrovi oggi la cresta da gallo cedrone

191

MAROSI

marosi mangiano l' arenile

sulla linea cielo-mare un battello dove suonano un blues -l' urlo del vento disperde le struggenti note

plana e becca la cresta bianca un gabbiano

leggo s' un muricciolo e mi confondo tra le righe -mi si specchia come in sogno il mio “doppelganger”

192

MOMENTO

in un silenzio ovattato filtrano le prime luci dell'alba

ancora viva la voce dei morti venuti a visitarti in sogno

a rigirarti ti trovi in intrecci di piedi di mani

-il morso della carne

-labbra che si cercano

193

CREATURA

sembra che il solo sguardo la mantenga in vita la sua creatura

ché Lui la pensò ancor prima di sognarla in forma ed essenza

poi del sogno il suo farsi carne e respiro

194

UN DIO MINORE

(a battesimo d' inchiostro un dio minore -molto ma molto minore)

quella “balaustrata” a cui s' appoggia verso dopo verso

il mio estro -musa malinconica non troppo-

(Balaustrata di brezza/ per appoggiare stasera/ la mia malinconia. G. Ungaretti)

195

IL GRIDO

si fionda nel buconero della carne l' angelo caduto:

materia densa non più luce lo veste il Grido-rimpianto che si sfilaccia in un tempo rallentato

(vita non è che ossimori e stelle di latta vita spezzata come lama nell'acqua:

vita incompiuta nell'immenso: puoi dirla infine un dettaglio

pure un amore disperato)

196

DEL SOGNO

anche il sogno è vita – con le sue -dicono- doti divinatorie ma attira anche quell'annullarsi quando non sei ostaggio di morfeo e sprofondi nel nero seppia assoluto

mentre intorno a te vivono le cose e tu non sei più che un tronco portato dalla corrente


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LETTURE E RECENSIONI: DOVE PALPITA IL MIO SOGNO DI FELICE SERINO

La forza della poesia sta nell'emozione, nella vis che, nella scabra architettura dei versi, nella loro intima struttura genetica, riesce a creare empatia tra il lettore e l'autore, in uno sforzo diegetico che va oltre il normale sentire.

La lettura di Dove palpita il mio sogno    conduce all'essenza stessa della poetica di Felice Serino, impulsi creativi che diventano squarci di realtà mistica e surreale. Parole-simbolo, sprazzi di marmorea emotività che Serino scolpisce nella loro nudità, senza infingimenti o barocchismi letterari.

Il poeta rifugge da ogni manierismo lessicale e vive la propria spiritualità creativa in una dimensione quasi sincretica in cui la prosaicità della quotidianità sfocia in proiezioni estatiche: conosco le voci che muoiono / agli angoli delle sere.(…) e lo sferragliare dell'ultimo tram / la nebbia che mura le strade(…) e il freddo letto poi fuori/ dal tunnel/ un altro mattino”.   

La palingenesi della natura è un tema costante nella poetica di Felice Serino che confonde in sé l'umano finito e un ermetismo di respiro universale: la luce si spalma / dentro la parola / che di sé vive. Ed ancora significativamente i versi: non si chiuderà il cerchio se / come si sa / è del Demiurgo un continuo creare / infiniti/ mondi-entità col solo sognarsi.

La dimensione onirica, più volte richiamata nei versi, è il privilegio dell'artista, l'isola dei sensi, del tempo che non passa e crea, l'eterno divenire dove la Musa trae la sua forza ermeneutica, il travaglio dell'opera e dove le assonanze emotive hanno la loro forza plasmatica.

Felice Serino vive una genuina stagione artistica, prolifica, raffinata e meritoria. Egli offre nei versi una lettura nuova della realtà sensoriale che trascina a sentire le poesie come frammenti di sogni, in cui la verità è a occhi nudi, che penetra dentro il cuore e la mente del poeta in una simbiotica ed intima sofferenza: sei come quell'albero reciso / la cui ferita bianca / non si vede sanguinare.

Il plasma poetico di Felice Serino, dunque, diventa lavacro di emozioni, candida essenza di sentimento nell'incontro con l'umano. Ma la sensibilità del poeta va oltre l'orizzonte meramente umano, egli, ha ben chiara la proiezione verticalistica del proprio spirito: i versi documentano la religiosità dell'autore che si sviluppa in un tormento che è allo stesso tempo sicurezza e fonte di ispirazione.

L'afflato della Creazione diventa il “sogno di Dio” che si capovolge a causa della insipienza umana, di quell'Adamo, che viene interrogato in modo pleonastico e che esprime nella sua stessa definizione tutta la sua limitatezza.

Il poeta è alla ricerca sofferta di un mondo di luce che rappresenta una moderna pure intima rappresentazione di un eden perduto, relegato alla sua inferiore limitatezza dalla caducità di una materialità imperfetta, a cui solo il sogno può rendere l'anelito a quello infinito essere che chiude il cerchio tra umano e divino.

Un plauso, dunque, all'attivissimo e prolifico Felice Serino che con le sue creazioni riesce sempre a sorprendere ed emozionare i suoi lettori, accompagnandoli in un cammino artistico che diventa anche comunione di sentimenti e di spirito.

By Michele Barbera

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Felice Serino, La vita nascosta (poesie 2014 – 2017) letto da Angela Greco

————–

sguardi e il tracimare

di palpiti

alle rive del cuore

aria dolce come

di labbra

incanutire di fronde

nella liquida luce

La vita nascosta (2017), di Felice Serino (Pozzuoli, 1941), ultima silloge edita per i tipi “Il mio libro” (in apertura di questa nota, Sguardi e il tracimare) sin dall'esordio propone un impegnativo corpo a corpo tra lettura e lettore sia per l'importante numero di liriche raccolte, sia per il percorso sacro-intimistico-sociale che in essa si snoda, attraversando momenti pubblici e privati, accadimenti reali e propositi a venire, in un caleidoscopio di sensazioni \ emozioni fedele alla poetica, allo stile e al tono pacato e garbato a cui l'autore ci ha felicemente abituati in questi anni da “autodidatta”, come egli stesso si definisce, rivelando con una sorta di meraviglia, in riferimento alla Poesia, l'essenzialità del fatto che in questo comparto non esistono scuole dove imparare il mestiere, ma, quasi si avesse a che fare con un destino, ognuno è artefice di se stesso. Ed in tempi di proclamate e ostentate scuole-correnti di pensiero non è poco affidarsi a se stesso, con tutte le conseguenze del caso, non per presunzione, quanto piuttosto per volontà di riconoscere fin dove si è capaci di arrivare e scoprendo, magari, che ogni limite può essere un'opportunità.

La silloge, introdotta da Giovanni Perri, propone trecento pagine di testi prodotti nell'ultimo triennio; un dato, questo, che fa ben comprendere il bisogno e la necessità che ancora si hanno della poesia, per la capacità di quest'ultima di riuscire ad esternare quel che è difficilmente esprimibile in altri modi. La poesia è, quindi, ancora un bene indispensabile – ed il lavoro di un poeta di lungo corso dovrebbe far riflettere sullo stato dell'arte – anche in questi nostri tempi di presunto futuro rivoluzionario, di cambiamenti, di distruzione dei valori fino allo sgretolamento della parte umana dell'essere vivente. Felice Serino crede nella poesia, come veicolo di miglioramento e di crescita, tanto del poeta quanto del fruitore della stessa, e nelle sue liriche racconta il vissuto, porta materialmente l'esperienza la riuscita e la disfatta con molta onestà, ad esempio, come si legge in Luce ed ombra:

luce ed ombra rebus in cui siamo

impronte di noi oltre la memoria

forse resteranno o

risucchiati saremo

ombre esangui nell'imbuto

degli anni

guardi all'indietro ai tanti

io disincarnati

attimi confitti nel respiro

a comporre infinite morti

L'interesse di Serino è senza dubbio l'Uomo, la Persona, in un'ottica trascendentale, plurale, e mai personalistica: anche quando il soggetto è l'Io, la riflessione poetica non si ferma mai al Sé, ma abbraccia sempre e comunque l'esperienza che può già essere o diventare patrimonio comune. Serino si pone come suggeritore, come consigliere, come insufflatore di positività. Ed ecco, allora, che anche l'esperienza più drammatica, come la morte, in questo poeta diventa qualcosa che non chiude, ma piuttosto apre ad una nuova visione e l'Uomo, nonostante i difetti, viene ad essere un elemento non attorno a cui ruota tutto il resto, ma un pezzo di un più grande disegno di cui si può solo tentare di dire attraverso la poesia, appunto. Ne La separazione si legge:

alla fine del tempo

è come ti separassi da te stesso

in un secondo ineluttabile strappo

simile alla nascita

quando

ti tirarono fuori dal mare

amniotico

luogo primordiale del Sogno

stato che

è casa del cielo

La poesia di Felice Serino, con la sua concretezza e il suo vissuto, anche laddove prevale il senso etereo o metafisico o quando richiama il sacro e finanche nei riferimenti all'arte, arriva al lettore diretta, mai sofisticata da espressioni scritte soltanto per destare scalpore, per mettersi in mostra o per creare un personaggio; puntuale e delicata anche negli argomenti più impegnativi, questa scrittura poetica rende in modo nitido e molto piacevole il frutto di riflessioni attente e dello studio continuo, sempre quali esternazioni di un grande amore    per    la    conoscenza    e    per    la materia vivente, in tutte le sue forme. Nella verticalità, nel tempo oltre la vita, nell'augurio di luce e nell'ineffabilità di cui è vestito il testo di In questo riflesso dell'eterno a parer mio è possibile leggere i temi cruciali della poetica di questo prolifico autore, che mostra senza fronzoli anche una dote poco comune tra i poeti, la generosità. (Angela Greco)

credimi vorrei dirti che quanto

avviene anche là avviene

oltre le galassie oltre

lo specchio dei tuoi occhi amore

anzi certamente è presente

da sempre in mente dèi

imbrigliati noi siamo in un giorno

rallentato

noi spugne del tempo

assediati da passioni sanguigne

credi mia cara che quanto

avviene semplicemente

lo rappresentiamo

sulla scacchiera del mondo

noi essenze incarnate

in questo riflesso dell'eterno

dove l'anima si specchia

mentre ci appare infinito

mistero la vita – miracolo

tutta questa luce che

ci attraversa

.


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Riflessioni di Lorenzo Spurio su LA VITA NASCOSTA

(dalla lettera privata del 31 luglio 2017)

Caro Serino,

ho letto il tuo libro e mi complimento con te per questa estesa e notevole “opera omnia” (lasciami la libertà di usare questo termine, seppure improprio).

[…]

C'è tanto su cui riflettere (come ad esempio le poesie nelle quali rifletti sul potere della scrittura) e l'esigenza che la poesia “respiri”, ma finirei per scrivere un quaderno intero e forse stancare essendo, queste riflessioni, scaturite dalla mia personale lettura e possono anche non ritrovarsi nei tuoi intendimenti.

Tra le poesie più ricche e che tanto mi hanno trasmesso, ci sono

“L'indicibile, “A bocca piena”, la dolorosa lirica su Rigopiano, “Liquida”.

*

Qui di seguito sono trascritti i testi delle poesie menzionate, vi sono aggiunte la prima e l'ultima di cui nella lettera sono citati dei versi.

Conosco le voci

conosco le voci che muoiono

agli angoli delle sere

conosco le braccia appoggiate

sui tavoli nel risucchio

delle ore piccole

l'aria densa e le luci

che lacrimano fumo

e lo sferragliare dell'ultimo tram

la nebbia che mura le strade

conosco

i lampi intermittenti della mente

i singulti che accompagnano

quel salire pesante le scale

la morsa che afferra e non sai

risponderti se la vita ti scava

e il freddo letto poi fuori

dal tunnel

un altro mattino

per risorgere o morire

*

L'indicibile

dove deflagrano

nude parole al di là

della scrittura

ho cercato nel calamaio del cuore

l'inesprimibile

ciò

che non può essere detto

ho cercato stanze

inesplorate

negli anfratti del mare

le voci

trattenute

nella gola del vento

l'indicibile

nella luce della bellezza

*

A bocca piena

trucidata vita

dai lenzuoli di sangue nei telegiornali

un dire assuefatto freddo

che ti sorprende non più di tanto a bocca piena

che non arriva al cuore

-per quei bambini occhi rovesciati

a galleggiare

su un mare di speranza

la cui patria è ora il cielo

violata la sacralità

vita che non è più vita

vilipesa resa

quale fiore a uno strappo feroce

di vento

*

La slavina

perla nel cuore del Gran Sasso

il “quattro stelle” non esiste più

ghermito dalla mostruosa

mano di ghiaccio

meglio la sorte dei sopravvissuti

ti dici

e ancora sperare

sotto la neve una voce udire

pensi ai familiari perduti

deglutendo caffelatte e lacrime

[tragedia del 18 gennaio 2017]

*

Liquida

è striscia di luce verde

la mente

mentre la forma

assumi

dell'involucro-status quo

alchimie del sangue

nel vestire la vita

il chi-sei

serpeggia

si morde la coda

*

L'essenza

inadeguati noi

gettati nel mare-mondo

legati ad una stella di sangue

noi siamo l'alfabeto del corpo

che grida

il suo esserci

noi essenza degli elementi

appendici della terra

labbra del cielo


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Tom Waits - Orphans (2006)


immagine

Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards è un cofanetto di tre CD in edizione limitata di Tom Waits, pubblicato dall'etichetta ANTI il 17 novembre 2006 in Europa e il 21 novembre 2006 negli Stati Uniti. Secondo Waits, l'album consiste in un sacco di canzoni cadute dietro i fornelli mentre preparavamo la cena, circa 60 brani che abbiamo collezionato. Alcuni provengono da film, altri da compilation. Altri sono roba che non entrava in un disco, cose che ho registrato in garage con i bambini. Cose strane, brani orfani. È diviso in tre dischi, ognuno una raccolta separata a sé stante. Il primo, Brawlers, è basato sul blues e sul rock; il secondo, Bawlers, è incentrato su ballate malinconiche; il terzo, Bastards, contiene brani di spoken word e altri lavori sperimentali. L'album include influenze di altri generi, tra cui folk, gospel, jazz e Americana. Orphans: Brawlers, Bawlers and Bastards ha ricevuto un plauso universale dalla critica, che ne ha elogiato la sperimentazione e la composizione, nonché la voce di Waits. È stato il secondo album con il punteggio più alto dell'anno su Metacritic ed è stato candidato ai Grammy Award come Miglior Album Folk Contemporaneo. È stato anche un discreto successo commerciale, entrando nella Billboard 200 degli Stati Uniti, così come in Australia, Svizzera e Austria, raggiungendo la top 20 in quest'ultima. Le radici dei brani sono diverse; alcuni sono cover di Waits di brani di altri artisti, come “Sea of ​​Love” di Phil Phillips e “The Return of Jackie and Judy” dei Ramones; altri sono stati scritti da Waits per altri artisti; “Down There by the Train” e “Long Way Home” sono state scritte rispettivamente per Johnny Cash e Norah Jones. L'Orphans Tour è stato realizzato a supporto dell'album prima della sua uscita.


Ascolta: album.link/i/1485076540



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Tom Waits - Orphans (2006)


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Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards è un cofanetto di tre CD in edizione limitata di Tom Waits, pubblicato dall'etichetta ANTI il 17 novembre 2006 in Europa e il 21 novembre 2006 negli Stati Uniti. Secondo Waits, l'album consiste in un sacco di canzoni cadute dietro i fornelli mentre preparavamo la cena, circa 60 brani che abbiamo collezionato. Alcuni provengono da film, altri da compilation. Altri sono roba che non entrava in un disco, cose che ho registrato in garage con i bambini. Cose strane, brani orfani. È diviso in tre dischi, ognuno una raccolta separata a sé stante. Il primo, Brawlers, è basato sul blues e sul rock; il secondo, Bawlers, è incentrato su ballate malinconiche; il terzo, Bastards, contiene brani di spoken word e altri lavori sperimentali. L'album include influenze di altri generi, tra cui folk, gospel, jazz e Americana. Orphans: Brawlers, Bawlers and Bastards ha ricevuto un plauso universale dalla critica, che ne ha elogiato la sperimentazione e la composizione, nonché la voce di Waits. È stato il secondo album con il punteggio più alto dell'anno su Metacritic ed è stato candidato ai Grammy Award come Miglior Album Folk Contemporaneo. È stato anche un discreto successo commerciale, entrando nella Billboard 200 degli Stati Uniti, così come in Australia, Svizzera e Austria, raggiungendo la top 20 in quest'ultima. Le radici dei brani sono diverse; alcuni sono cover di Waits di brani di altri artisti, come “Sea of ​​Love” di Phil Phillips e “The Return of Jackie and Judy” dei Ramones; altri sono stati scritti da Waits per altri artisti; “Down There by the Train” e “Long Way Home” sono state scritte rispettivamente per Johnny Cash e Norah Jones. L'Orphans Tour è stato realizzato a supporto dell'album prima della sua uscita.


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SALMO - 85 (84)


SUPPLICA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.

2 Sei stato buono, Signore, con la tua terra, hai ristabilito la sorte di Giacobbe.

3 Hai perdonato la colpa del tuo popolo, hai coperto ogni loro peccato.

4 Hai posto fine a tutta la tua collera, ti sei distolto dalla tua ira ardente.

5 Ritorna a noi, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi.

6 Forse per sempre sarai adirato con noi, di generazione in generazione riverserai la tua ira?

7 Non tornerai tu a ridarci la vita, perché in te gioisca il tuo popolo?

8 Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

9 Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia.

10 Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.

11 Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.

12 Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.

13 Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto;

14 giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.

_________________Note

85,1 Gioia, speranza e fiducia pervadono questa composizione, che sgorga dal cuore degli Ebrei rimpatriati dall’esilio babilonese e testimoni della ricostruzione materiale e spirituale della loro nazione. Non mancano, tuttavia, i motivi che caratterizzano le lamentazioni collettive e che fanno di questo salmo una supplica a Dio, perché ritorni a essere favorevole al suo popolo.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Misericordia e verità, giustizia e pace Supplica collettiva (+ motivi innici e profetici)

Il salmo, come i Sal 77 e 126, rispecchia il difficile ma anche gioioso periodo del ritorno dall'esilio e della restaurazione. Alla forte speranza ed entusiasmo iniziali seguirono momenti di scoraggiamento (cfr. Esd; Ne; Is 56-66; Ag; Zc 1-8). A livello di struttura segnaliamo l'inclusione data dalla voce «terra» (’ereṣ) nei vv. 2 e 13. Questo stesso vocabolo ricorre quattro volte nel testo originale del salmo (vv. 2.10.12.13) come anche il verbo «ritornare» (šwb) (vv. 2.4.5.7.9). Il metro del TM è dato da 3 + 3 accenti. Il simbolismo dominante è quello spaziale (ove campeggia il verbo šwb) e quello temporale nella sua triplice suddivisione di passato, presente e futuro. C'è anche il simbolismo teologico (vv. 2-4).

Divisione:

  • vv. 2-4: il ritorno d'Israele e di Dio nel passato;
  • vv. 5-8: il ritorno d'Israele e di Dio nel presente;
  • vv. 9-14: oracolo sul ritorno di Dio nel futuro.

vv. 2-4. In questi versetti il popolo riconosce che il ritorno dall'esilio è frutto della bontà del Signore e del perdono dei peccati. È un rendimento di grazie anche se non è espresso chiaramente.

v. 2. «la tua terra»: la terra d'Israele, che in inclusione nel v. 13 è chiamata «nostra», qui si riconosce appartenere a Dio. Più volte Dio dice nell'AT «mia è la terra» (Is 14,25; Ger 2,7; Ez 36,5; Gl 1,6).

vv. 5-8. Tenendo presente le difficoltà della ricostruzione (Esd; Ne; Is 59,9-11; Ag 1,5-6; Zc 1-8), dopo un globale e generale ringraziamento per i ritorno in patria, segue nei vv. 5-8 la supplica per superare le difficoltà e i contrasti che appaiono insormontabili.

vv. 9-14. Il Signore risponde con un oracolo di salvezza attraverso un profeta cultuale, un sacerdote o una persona presente alla supplica dell'assemblea, che riporta in terza persona le parole di speranza, di pace e di salvezza di Dio.

v. 9. «Ascolterò»: meglio: «Voglio ascoltare» che implica una sfumatura di impegno, una preparazione psicologica e spirituale ad ascoltare l'oracolo, cfr. Ab 2,1. «pace»: è il tema e il frutto dell'oracolo. È indirizzato al «popolo di Dio, ai suoi fedeli, a chi ritorna a lui con tutto il cuore». Perciò la pace è destinata a superare i confini razziali e arrivare a chi è davvero fedele al Signore. La pace (šalôm) biblica è la sintesi di tutti i beni.

v. 10. «la sua gloria abiterà la nostra terra»: si allude al tempio, luogo della presenza di Dio sulla terra. La gloria che secondo Ezechiele (cfr. 10,18; 11,22-23) si allontanò dal tempio e da Gerusalemme, in futuro ritornerà (cfr. Ez 43,1-4; 48,35).

v. 11. «Misericordia e verità»: sono le virtù dell'alleanza. «giustizia e pace si baceranno»: la giustizia salvifica e la pace messianica, insieme alle altre virtù personificate, ricostituiranno l'armonia della creazione interrotta con il peccato (cfr. Gn 2; Is 11).

v. 13. «la nostra terra darà il suo frutto»: nella pace universale anche la terra è coinvolta, con il suo benessere e la sua abbondanza. Al Signore che darà il suo bene (= la pioggia) la terra non sarà più ostile, ma risponderà con l'abbondanza di frutti (cfr. Ag 1,6.9-10; 2,19; Zc 8,12).

v. 14. Dopo che il mondo ha avuto la pace e i frutti della pace, in una maestosa visione appare Dio preceduto dalla giustizia e accompagnato dalla salvezza.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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E' uscito il secondo numero della fanzine L'AlternativaL'Alternativa #2

Trovi qui la versione a colori e qui quella da stampa in bianco e nero


log.livellosegreto.it/lalterna…



Quando dormivo mi succedevano cose strane. Alcune notti sentivo che sotto le coperte c'erano le bisce. Urlavo terrorizzato e alzavo le coperte e non c'erano, ma bastava che ritirassi su le coperte che tornavano e mi passavano tra le gambe. Altre notti sentivo le battaglie. Moltitudini di persone che urlavano e combattevano mandando dei gemiti terribili, ne ho già parlato. Due volte sono stato visitato dagli alieni, dalle persiane filtrava una luce accecante e loro – per dimostrazione della loro potenza – tagliarono in due una moneta da dieci lire.

In cucina avevamo queste piastrelle con i motivi in rilievo, delle linee ondulate in rilievo, e una luce fantastica entrava di mattina nella cucina mentre mia madre disinfettava tutti questi elettrodomestici anni settanta, in casa mia c'era sempre questo odore perenne di disinfettante e io e mio fratello eravamo in ginocchio in un angolo soleggiato della cucina con le mani dietro alla testa, nessuno di noi piangeva, ci guardavamo senza pensare a niente, era solo una punizione, e quando finalmente ci alzavamo avevamo i ginocchi con le righe rosse dei rilievi delle piastrelle, e finché non se ne andavano non potevamo uscire di casa per andare a giocare fuori; faceva di tutto per farci essere felici nostra madre e non sapeva che ci stava preparando ad una adolescenza identica a tutte le adolescenze avute in precedenza, ma questa volta con un forte plusvalore.

Mio padre mi urlava di spegnere “quel cazzo di computer” e di uscire fuori a giocare e io uscivo e cercavo un posto tranquillo dove poter pensare a quel computer; mio padre mi parlava di cose irripetibili della sua infanzia e io assaporavo la prima infanzia uguale per tutti e riproducibile. C'era Actarus in tutti i nostri corpi così giovani, ed era una cosa così poco importante e così determinante per tutti quelli che sarebbero venuti dopo di noi. Mio padre mi raccontava della natura, della sua infanzia a contatto con la natura e io lo ascoltavo senza che lui si rendesse conto che quella natura non era natura e non esisteva più. Il mercato l'aveva modificata, l'aveva deprecata e ora stava creando nuove nature irresistibili che sentivo mie e che non avevano niente a che fare con quelle versioni di natura di cui mi parlava mio padre. Il tempo si nutriva delle ingenuità delle generazioni precedenti, dei loro sogni e sfornava nuovi sogni che erano incompatibili con i precedenti. Non ci si fermava un attimo.

Ero pieno di Actarus e di BASIC, il linguaggio del futuro. Tanto pieno che non me lo sono ancora tolto tutto di dosso, neppure adesso che il futuro era tanto tempo fa. Eravamo pieni di Actarus e di Venusia, di BASIC e di tette esplosive, eravamo adolescenti tutti caldi e pieni di odori, pieni di insicurezze del cazzo di terrori quotidiani, di videogiochi che ci apparivano la sera quando cercavamo di dormire, di gruppetti che ci aspettavano per riempirci di calci e spaccarci le cose che avevamo tra le mani, di ragazzine che ridevano e quei denti noi li desideravamo come non avremo mai desiderato nessun altro dente, eravamo alieni persi nei boschi di Sant'Olcese e sogni, avevamo tutti sogni che non vedevamo neppure, sogni che era magari anche solo toglierci dai coglioni, lasciare quel paese giocattolo che era così felice e così bello da somigliare a un carcere perché ci dovevamo tornare ogni sera, ogni momento e invece quello che volevamo era andare nel mondo che era al di là del vetro, sentivamo l'odore del Giappone che usciva dal Pac-Man, sentivamo l'America sconosciuta che si riscaldava sul silicio, nei comandi che scrivevamo dopo il prompt.

Continuavo a svegliarmi ogni mattina, cercavo di essere felice, mi immaginavo le cose che avrei fatto dopo, negli anni novanta, nel duemila, avevo questa immaginazione in cui creavo grandi videogiochi, scrivevo racconti e libri che tutti avrebbero letto, avevo i miei sogni di grandezza e li coltivavo con amore mentre camminavo per i campi deserti del paese. Ero felice o almeno avrei dovuto esserlo, e questa cosa di essere felice ad un certo punto si è girata e mi ha morso. Ad un certo punto nel mezzo del frastuono, con qualcosa in mano, mentre ridevo nel mezzo del frastuono, ecco che mi sono chiesto, ma cosa ho da ridere, ma perché sono in questo posto a ridere con questa cosa in mano, ma cosa ho da essere così felice, cosa sta succedendo?

[da PÈCMÉN, Blonk, 2020]


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Arrivo al bordo con domande che sono poco più che sibili Questa pace incatena, è una gabbia come questa pelle Le lacrime sono il linguaggio dell’addio improvviso Prima dell’odio c’è sempre amore frainteso prima dell’amore odio perdonato Bisogna riempirsi l’anima di questo orizzonte sconfinato e di una risata fragorosa che spezza il nostro silenzio


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[escursioni]la campagna a effetto larmeggiano i codazzi l'ago] nervino tutto] stipulato con brevi oppure brevissime] sbaraglia le truppe l'ente idrocarburi guadagnano] terreno la pace di agosto il paleoquiz fallire rainews le alterne vicende decenni di guerra di bricolage la bancarotta le ombreggiature simboliche i] o in casa se tiene il cognac il trattatello un crack o l'avversario] le infiature a guisa di grannella l'uboot

si muove a stacco l'autovelox il troppo pieno l'artiglieria [leggera a propoli oppure le] polis il campanile di Giotto manca] la cupola

le arti liberali la raccolta delle scorie poco nuvoloso con l'aggeggio snooze il titolo] crolla


noblogo.org/lucazanini/escursi…