Recensione di Donatella Pezzino a "Vita trasversale" di Felice Serino
Recensione di Donatella Pezzino a “Vita trasversale” di Felice Serino
In un mondo sempre più corporeo e materiale, viene spontaneo chiedersi se ci sia ancora posto per l'anima. Poi si legge la poesia di Felice Serino e allora tutta la prospettiva cambia. D'un tratto, il velo dell'apparenza si squarcia ed ecco la verità nuda, il significato ultimo dell'esistenza umana: l'evidenza che potrebbe, se solo lo volessimo, costituire l'abbrivio verso una vita piena, consapevole e scevra da paure.
In “Vita trasversale” l'anima è più che mai al centro, e la poesia diventa in toto ancella del pensiero. La silloge, infatti, raccoglie gli ultimi scritti (2017-2019) nei quali il pensiero e la spiritualità dell'autore campano emergono con più forza rispetto alla produzione precedente. Ed è una forza talmente dirompente da lasciare in chi legge un segno profondo: la poesia breve, il verso ridotto all'osso eppure pregno, vivo come non
mai di immagini e sensazioni, dicono che l'uomo, prima ancora che il poeta, ha trovato ciò che cercava da tutta una vita: è arrivato all'essenza delle cose. Quasi sorride sornione Serino, tra i versi, evocando ricordi e illusioni di tante vite precedenti, del sé stesso del passato angosciosamente fermo dinanzi al muro delle convenzioni che adesso si è finalmente sgretolato.
E cosa c'è al di là del muro? Semplice: l'Oltre. E quindi, il Tutto. Pur senza essersi ancora, nei fatti, spogliato del suo corpo di carne, Serino si è distaccato dal mondo e dalle sue pastoie e può quindi aprire gli occhi su ciò che ci aspetta “dopo”. Non la fine, la morte, l'annientamento: oltre c'è un altro piano di esistenza, anzi, infiniti piani di esistenza da dove non solo i nostri morti, ma anche i tanti noi stessi speculari ci guardano. La nostra anima è un dispiegarsi in infiniti alter ego e in infinite potenzialità: tutto quello che i nostri limiti fisici e le costrizioni imposte dalla società ci impediscono può essere realizzato altrove, anche quello che abbiamo cominciato qui e che non siamo riusciti a portare a termine.
ora
danzi il flamenco che amavi
col tuo corpo d'aria
e da un altrove “detti” poesie
quelle
che non hai avuto il tempo di scrivere
Ma questo oltre non è trascendenza, è trasversalità: nel corso della nostra esistenza terrena, quindi, possiamo scorgerlo in trasparenza dagli innumerevoli segni inspiegabili in cui ogni giorno ci imbattiamo, nella bellezza della natura che ci fa “sentire” la nostra realtà di esseri spirituali, e soprattutto, attraverso il sogno. La dimensione onirica è sicuramente uno degli aspetti più interessanti della poesia seriniana, data la valenza assolutamente peculiare che le viene attribuita. Il sogno, infatti, è il trait d'union fra i diversi piani di esistenza: un bivio nel quale tutte le strade dell'oltre convergono, la via che rende possibile la comunicazione con l'invisibile permettendoci di evadere per un attimo dal nostro “esilio di carne”.
Ogni notte, quindi, il sonno ci scioglie dai ceppi del sangue per lasciarci fluttuare in quel Tutto al quale non smettiamo mai di appartenere, anche quando la vita di ogni giorno ci restituisce alla nostra condizione di peccato e di polvere: quel Tutto che è Dio e che è amore, assoluto e incondizionato. La consolazione alla nostra pochezza, quindi, è questo sconfinato amore di Dio per noi, e la certezza che, benchè peccato e polvere, torneremo a Lui; che tutto è in tutto e tutto è Dio; che la vita nasce dalla morte e si rinnova da sé stessa. Così, l'anima è un continuo partorirsi e ritornare al Tutto: è grazie a questa consapevolezza che possiamo vincere la nostra atavica paura della morte. Perché, infatti, dovremmo temere quel “punto di non ritorno” che invece di distruggerci ci restituisce alla nostra vera vita?
fioriti
nelle braccia di Dio
come nella prima luce
La luce, altro punto nodale del nostro poeta-pensiero: una luminosità che fa quasi male agli occhi, tanto è intensa e inestinguibile. La poesia di Serino è tutto un immergersi in questa Luce dove l'umano e il divino sono allo stesso tempo sorgente, fiume, cascata, foce, in una continua simbiosi dove si può conservare la propria unicità solo annullandosi. Ed ecco, quindi, affiorare un nuovo concetto capace di rispondere a tutti i nostri interrogativi, soprattutto di fronte alla sofferenza, all'errore, all'inadeguatezza: questa vita sulla terra ha senso solo se trascendiamo la nostra animalità per trasformare il nostro sangue in ali. L'angelo e l'uomo, due facce della stessa medaglia che la carnalità rende opposte, nemiche:
convivere con gli umori
di un corpo di morte
dall'animalità all'angelo: questa
l'impervia salita
più d'una vita se dal sangue
fioritura sia d'ali levate:
ogni passo ne perdi una piuma
e ancora:
le mani affondi
nel sangue delle convenzioni
mentre
all'angelo lucente del sogno
tarpi le ali
facendolo all'alba svanire
Basta immergersi nel proprio spirito per annullare qualsiasi distanza fra noi stessi e l'angelo che siamo. Allo stesso modo, il distacco dalla realtà che ci circonda ci aiuta a prendere coscienza della verità che sempre ci sfugge: che vita e morte sono una cosa sola; che non c'è una fine, e che ogni morte non è che un nuovo inizio. Se a ciò fossimo sempre presenti, affronteremmo con serenità, quando non addirittura con gioia, il passo estremo che ci attende, e che altri hanno compiuto prima di noi:
rinfranca il pensiero d'essere
immortale -e già dalla ferita della
creazione lo sei-
la morte ti cerca?
uscito dal guscio tu sarai altro
l'anima libera sarà dai lacci
lo spazio mentale onde di luce e amore
niente d' imprevisto se la morte
non ti sorprenda più della vita
Avanzare negli anni, a questo punto, non è invecchiare, ma pervenire a nuova giovinezza; avvicinarsi sempre più alla verità mentre ci si allontana dalle meschinità del mondo. Eppure, come ogni altra creatura di carne e sangue, il Serino-uomo non può fare a meno di chiedersi: mi ricorderanno un giorno? Come sarà il momento del trapasso? Domande alle quali lo speculare Serino-pensiero risponde con l'ironia di chi ha già oltrepassato quella soglia e non può più essere scalfito. Il Serino che ricorda persone ed episodi del suo passato con tenerezza, con gioia struggente, filtrando ogni fotogramma alla luce dell'anima e conservando solo quelli in cui sia visibile il riflesso di Dio.
Così, il poeta rivolge lo sguardo solo alle strade che portano verso casa: l'amore, la bontà, la bellezza in grado di elevare, il donarsi che rende capaci di fare la differenza. Nonostante sia in continua introspezione, Serino non è mai chiuso in sé stesso. E in tutto ciò la parola lo aiuta, lo innalza, oltre le barriere che ovunque, su questa terra, ci opprimono e ci ostacolano. La parola acquista una valenza liberatoria grazie alle sue inesauribili possibilità di creazione: in questo sta il senso dello scrivere. Alla domanda: perché scrivi? Si potrebbe quindi rispondere: perché la parola è luce, e io detesto il buio. Perché la parola è casa. E' il respiro dell'anima, è la vita stessa. E l'assenza di ispirazione, di conseguenza, è un sentirsi disabitato/simile a quell'albero nudo/da cui son fuggiti i canti/vivere/di stelle spente.
Donatella Pezzino
Mavis Staples - We'll never turn back (2007)
We'll Never Turn Back è il settimo album in studio della cantante gospel e soul americana Mavis Staples, pubblicato il 24 aprile 2007 su ANTI-Records. Registrato nel 2007 e prodotto dal musicista roots rock e blues Ry Cooder, è un concept album con temi lirici legati al Movimento per i diritti civili degli anni '50 e '60. Al momento della sua uscita, We'll Never Turn Back ha ricevuto recensioni positive dalla maggior parte dei critici musicali. È stato anche nominato uno dei migliori album del 2007 da diversi scrittori e pubblicazioni musicali. La foto di copertina mostra due giovani donne di colore a una manifestazione per i diritti civili nel Sud, all'inizio degli anni '60.
Ascolta: album.link/i/1485055724
[filtri]tuttavia la città it's only cracked] it still works dalla rivoluzione il blocco del mandrino le matite di] Toppi la distanza è voluta il tavolo basso le tasse ecobag fare la punta l'allegoria] del buon governo il genio militare fanno] due conti con i gessi del Canova tutto] è messo a soqquadro oggi un terzo [senza fine le officinali portano] agli esteri
Cosa ci rende esseri umani?Ognuno di noi potrebbe rispondere a questa domanda in modo diverso. E, anche dopo aver ascoltato le opinioni di una miriade di persone, ci sarà sempre qualcuno che, per originalità o fantasia, sarà capace di stupirci ancora.
Potrebbe sembrare una questione filosofica, scientifica o religiosa, ma la domanda che vi sto ponendo si riferisce solo a voi stessi e al vostro modo di approcciarvi alla vita, come partecipazione attiva all’esperienza umana. La soluzione mi porta a un immaginario talmente ampio e antico che ho difficoltà a inquadrarlo nella mia mente.
Eppure, guardando all’evoluzione, la risposta è semplice: siamo il risultato delle nostre origini. La nostra crescita come specie è dipesa da un solo, imprescindibile elemento: la Natura.Un tempo, l’essere umano era molto più animale di quanto lo sia oggi, senza screditare le menti geniali e poliedriche che hanno abbattuto le barriere del tempo plasmando le nostre vite. Con “animale” intendo ciò che ci legava indissolubilmente alla Natura. Vivevamo in una situazione in cui la nostra sopravvivenza dipendeva dalla conoscenza e dal rispetto del pianeta: conoscere le peculiarità dei raccolti, le fasi lunari, il periodo di semina, era indispensabile per sopravvivere.
Era un’epoca “x”, un tempo non definito, più o meno lontano, ma certamente distante dalla nostra attuale dipendenza dalle tecnologie. Da qualche decennio, la trasmissione orale delle storie, la fatica di tramandare leggende e tradizioni, è stata soppiantata dalla tecnologia, cambiando completamente il nostro approccio alla conoscenza. Mi riferisco a un tempo in cui le grandi storie erano narrate soprattutto per ricordo o per sentito dire, rendendo l’origine di qualsiasi tradizione vicina e lontana, dinamica e costantemente mutabile. I nostri avi, non così diversi da noi, sapevano affascinarsi e stupirsi con grande facilità.
La loro vita era semplice ma dura. La nostra è confusa e complessa, a volte troppo facile, esagerata in ogni aspetto. Questo ci ammala psicologicamente e fisicamente. Oggi le grandi storie sono diventate facilmente reperibili, le troviamo ovunque, subito, e per questo abbiamo perso la capacità di stupirci e gioire ogni volta che ne abbiamo l’occasione.
Viviamo nell’epoca dell’Abbondanza – è una condizione che ci ha reso umani molto diversi; le nostre superficiali e viziate priorità hanno seppellito molti preziosi aspetti di un passato ormai dimenticato. In appena un secolo,ci siamo snaturalizzati a dismisura. Abbiamo cessato di essere legati alla Natura, cercando di diventare qualcos’altro di molto più subdolo e complesso, perdendo così la necessità di vivere in sintonia e in rispetto con l'ambiente circostante: abbiamo perso l’essenza stessa di ciò che ci rende umani, rendendoci irrimediabilmente infelici. Non sappiamo più cosa può renderci veramente felici.
La più grande rivoluzione comportamentale della nostra contemporaneità è definita dalle tecnologie smart. Questo nuovo aspetto invasivo e contaminante è diventato lo spartiacque di due epoche: il prima e il dopo. Ma per chi, come me, è nato già nel “dopo”, è difficile immaginare quanto saremmo potuti essere semplici, e semplicemente felici, senza il bisogno dell’abbondanza a caratterizzare la nostra quotidianità. L’odierno “essere umano” ha barattato le meraviglie della Natura con una malsana comodità e una consapevole ignoranza. Cosa ci rende esseri umani adesso?
Un tempo, procurarsi qualcosa di così semplice e indispensabile come il cibo, richiedeva fatica, intelligenza, attenzione. Ma il sistema attuale ha abbattuto ogni difficoltà, donandoci il piacere dell’Abbondanza: qualsiasi cosa desideriamo è a portata di scaffale, pronta e confezionata, e noi possiamo ignorare se sia una verdura di stagione o un animale che stiamo portando all’estinzione solo per distribuirlo nei nostri generici punti di rifornimento. Le tecnologie smart, oltre a non essere quasi mai usate per denunciare un meccanismo malsano e autodistruttivo, incentivano il consumo e lo spreco, un sistema pensato per arricchire pochi, a spese di tutti e di tutto.
Il rispetto dedicato alla Natura, unico fattore indispensabile per permetterci il nostro alto tenore di vita, è gravemente trascurato. Il nostro modo di ricambiare questa entità planetaria, che ci ha donato tutto ciò di cui abbiamo avuto bisogno, è la devastazione: la maggior parte della flora e fauna vengono trasferite nei supermercati, nati dalla nostra totale pigrizia e indifferenza. Il semplice e scontato supermercato, a cui tutti siamo abituati, è eticamente e moralmente sbagliato e disumano: crea una voluta ignoranza e un disequilibrio tra la società e le persone che la compongono. La consapevolezza data dalle nostre tecnologie smart, i nostri “distributori di conoscenza”, non ammette ignoranza e non giustifica il nostro comportamento egocentrico come specie animale. Siamo tutti consapevoli, me compreso.
Con ogni nostra scelta quotidiana che incrementa il nostro inattaccabile sistema autodistruttivo, scegliamo di voltare le spalle alle nostre origini. Alla domanda “Cosa ci rende esseri umani?”, rispondo con convinzione: siamo ciò che la Natura ci ha permesso di essere, e nutro un grande sentimento di debito da saldare con il Mondo. Un debito che si paga solo in un modo: proteggendo il Pianeta, sarà lui a provvedere alla preservazione delle nostre vite nei secoli e oltre. Preservare la Terra significa riconoscerci per ciò che siamo, abitanti e ospiti, trascurando la nostra malsana necessità di sentirci padroni.
***
Ciò che ci ha resi così diversi da come eravamo, e forse da come avremmo dovuto essere, è legato soprattutto alla tecnologia, che in brevissimo tempo ha mutato radicalmente le nostre abitudini e priorità. La nostra disumanizzazione è sicuramente iniziata prima della diffusione della tecnologia smart, ma con essa ha raggiunto l’apice economico e sociale.
I vertici del sistema hanno orchestrato una rapida trasformazione che ha avuto gravi ripercussioni sulla nostra vita, alimentando un infinito processo costantemente mutevole. La vita sociale si è spostata sugli schermi di computer e telefoni: interessi, passatempi e amicizie vengono consumati in un mondo filtrato. Questa esagerata necessità di adoperare continuamente la tecnologia ci ha resi dipendenti, schiavi di connessioni che però sono solo surrogati: non puoi sentirti solo finché fai parte di un gruppo WhatsApp. Oltre alla manipolazione comportamentale, lo scopo del sistema è il costante bombardamento pubblicitario, che crea bisogni utili solo all’apparenza, per renderci dei perfetti consumatori. La pubblicità è ovunque, ci dice cosa fare, cosa desiderare, come mostrarci, chi essere; più siamo uguali agli altri, più siamo accettati.
È così che nasce la competizione universale, una corsa senza senso verso un ideale esagerato. Il tuo ruolo determinerà la tua rispettabilità come persona. Per un uomo, il successo passa dall’auto costosa, dal telefono di ultima generazione, una carriera brillante, magari come imprenditore o avvocato, e da una compagna che ricalchi gli attuali canoni di bellezza. Una donna sa che, oltre a dover rispecchiare alcune precedenti caratteristiche, il suo valore è legato al suo corpo, la perfezione estetica è un dovere: solo la ragazza perfetta potrà avere la misera illusione di avere il mondo al proprio servizio. Seno troppo piccolo? O forse il sedere non è abbastanza rotondo? Da rifare. E quando la giovinezza inizia a svanire, resta solo la necessaria illusione di poterla comprare, chirurgicamente, per dimostrare a se stessa che non invecchia tanto velocemente quanto invecchia il mondo.
Tutti noi siamo corrotti da questi stimoli inutili, voluti per farci sentire sempre in difetto e renderci la vita impossibile, imprigionando i più deboli in un turbinio di imperfezioni. Queste imperfezioni vengono suggerite dal mondo umano stesso – siamo programmati per essere dei consumatori al servizio di chi ne trae profitto, come le grandi multinazionali che governano le pubblicità. Il miglior consumatore sarà sempre quello che sente l’estremo bisogno di avere ciò che ancora non ha, anche se potrebbe non servirgli a niente. I nostri smartphone non sono solo telefoni, ma hanno agito da catalizzatori al servizio di questi processi.
Vi rendo partecipi di una riflessione personale: Le persone che hanno vissuto i primi venti o trent’anni della loro vita nel “prima”, senza tutto questo, oggi sono comunque immerse nel sistema. Noi, che ci siamo nati dentro, quando saremo adulti, quando avremo cinquant’anni, sessanta, settanta... quando il mondo potrebbe essere completamente convertito alla fede delle tecnologie inutili: sapremo rinunciare alle più tossiche e invadenti? E se non ci riuscissimo? cosa resterebbe di noi e della nostra umanità?
***
Nella società odierna, il computer è diventato uno strumento indispensabile per la propria integrazione nel sistema, sia nella vita professionale che nella sfera personale: un’evoluzione più che giustificata per il pigro essere umano, da sempre incline alla comodità. Il nostro fidato Pc ha reso la vita più semplice, piú rapida, più autonoma. Anche la tecnologia smart è ormai considerata un bene di prima necessità.
Il nostro “telefono intelligente” ha amplificato le precedenti comodità, aggiungendo ben poco di inedito alle nostre vite, permettendoci di fare le stesse identiche cose di prima, ma in modo più veloce e seducente – eppure tutti abbiamo estremamente bisogno di possederne uno, due, tre... e poi la smart TV, lo smartwatch, gli occhiali smart. Siamo completamente assuefatti da questi strumenti, che ci rendono sempre piú pigri e rischiano di farci regredire in un sistema senza precedenti.
Eppure, le cose davvero importanti restano sempre le stesse: l’aria pulita, l’acqua incontaminata, la salvaguardia degli animali, la protezione dei ghiacciai. A livello sociale, abbiamo bisogno di sanità e istruzione di qualità, di una politica equa, dalla parte dei cittadini. Ma tutta questa comodità rischia di alterare le nostre priorità, facendoci dimenticare gli obiettivi comuni, smorzando il desiderio di reagire, di lottare, di ribellarci.
Un adolescente oggi ha bisogno di like, di visualizzazioni, di follower: ecco i nuovi valori. Questo processo, indotto su vasta scala, è un lavaggio del cervello orchestrato da pochi oligarchi che traggono profitto dal nostro disinteresse. Il modo migliore per vendere un prodotto è quello di creare un bisogno collettivo, anche se solo apparente. Ci sentiamo obbligati ad avere ciò che tutti gli altri hanno. Ma alle multinazionali non interessa davvero rendere le nostre vite più comode, più veloci e più facili. Vogliono solo vendere, e più diffuso è il prodotto, più ci guadagnano: in questa epoca il più venduto al mondo è proprio lo smartphone. E così abbiamo telefoni dotati di enormi prestazioni, totalmente sprecate per l’uso reale che ne facciamo. Anche il più povero sente il bisogno di investire centinaia di euro in uno strumento che spesso non comprende e non sfrutta appieno, ma quale interesse reale dovrebbe avere un consumatore verso uno strumento di cui ignora le vere potenzialità?
Servirebbe un’indifferenza collettiva, invece siamo spinti a possedere almeno uno. Il mondo si è così abituato all’esistenza di questo accessorio che, se smettessimo tutti di usarlo per qualche tempo, il sistema collasserebbe. Chiunque si senta obbligato ad avere uno smartphone costoso e di marca è vittima di un sistema che ci ha cresciuti come perfetti consumatori.
Se compriamo tutto ciò che la pubblicità ci propone, siamo davvero liberi? O siamo talmente condizionati da credere di esserlo, mentre scegliamo ciò che è già stato scelto per noi?
Non siamo più esseri umani: siamo consumatori, acquirenti potenziali. Io, almeno, vorrei sentirmi libero di dissociarmi da un sistema che non approvo, da una società che sfrutterebbe chiunque al posto mio.
La rete giudiziaria europea per la criminalità informatica EJCN in riunione plenaria per combattere le crescenti minacce informatiche
Il crimine informatico continua a rappresentare una minaccia significativa per la sicurezza globale e le economie. La Rete europea per la criminalità informatica giudiziaria (EJCN) ha tenuto la sua 18a riunione plenaria dal 28 al 29 aprile presso la sede di Eurojust a L'Aia. L'evento di due giorni ha riunito 60 partecipanti provenienti da 32 paesi.
Istituito nel 2016, l'EJCN svolge un ruolo vitale nel promuovere la cooperazione e la condivisione delle conoscenze tra i professionisti specializzati nella lotta al crimine informatico, con l'obiettivo di aumentare l'efficienza delle indagini e dei procedimenti giudiziari. Con il sostegno del partner chiave #Eurojust, l' #EJCN lavora per rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali, affrontando la natura senza confini del crimine informatico e le sfide che pone.
I progressi tecnologici creano nuove opportunità per i criminali di sfruttare la velocità, la convenienza e l'anonimato di Internet. Le conseguenti minacce informatiche non conoscono confini, causando danni e ponendo minacce reali alle vittime di tutto il mondo. Le autorità nazionali stanno adottando misure per combattere questa minaccia in crescita, ma spesso affrontano sfide al passo con l'ambiente tecnico in rapido cambiamento.
I pubblici ministeri e i giudici in tutta l' #UE sono alle prese con nuovi problemi legali e aree grigie, come cooperare con i fornitori di servizi che detengono prove elettroniche cruciali, sequestrare criptovalute sotto il controllo dei fornitori di servizi di cripto-attività o affrontare i complessi fenomeni del terrorismo abilitato al cyber. La 18a riunione plenaria dell'EJCN ha affrontato queste sfide frontalmente, presentando discussioni su argomenti chiave come l'intelligenza artificiale, criptovalute, il pacchetto E-evidence e le reti terroristiche che operano online. L'incontro ha incluso presentazioni su casi studio, incluso l'uso criminale di modelli linguistici di grandi dimensioni, evidenziando la natura in evoluzione delle minacce informatiche.
Una sessione ristretta del secondo giorno ha permesso ai partecipanti di condividere aggiornamenti su legislazioni, sentenze e casi nazionali. Le sessioni di approfondimento hanno riguardato argomenti come l'intelligenza artificiale, criptovalute, le prove elettroniche e la formazione per la magistratura su argomenti relativi al #cybercrime, fornendo una piattaforma per i partecipanti per condividere esperienze e anticipare le sfide future. L'incontro è stato un importante raduno di esperti e parti interessate, offrendo preziose informazioni e discussioni sulle principali sfide che l'industria della criminalità informatica deve affrontare e dimostrando l'impegno dell'EJCN a sostenere i suoi membri nei loro sforzi per combattere la criminalità informatica.
Nota di Giovanni Perri a "Vita trasversale" di Felice Serino
Nota di Giovanni Perri a “Vita trasversale” di Felice Serino
Col tratto suo solito, con la materia nuda dei versi alti e alati, Serino ci incanta di nuovo. E lo fa con un volume, il suo ultimo, corposo, “Vita trasversale”, che è un ben calibrato campionario di temi e motivi caratterizzanti la sua intera produzione poetica; ricca e profonda, tenuta in un suo prezioso tenore lessicale di figure svelate in altezza o come prelevate da un occhio ulteriore e quasi sempre girata nell'inconoscibile. Poesia che ci trattiene in un sollievo, oppure in una morsa, di grandi domande e di incognite. Agevole nell'andatura e nel respiro dei versi concepiti come in una stanza piena di sole, ma dalla cui finestra filtra un paesaggio piovoso, pieno di suoni incantevoli e sinistri: analitica, ma detta in stato quasi d'abbandono. Motivi di vita e di morte messi nel medesimo grandangolo, restituiti al loro più sensibile grado del sentire, in quel confine di corpi corrotti dalla loro stessa immagine; che allunga gli abissi mondani potandoli alla visionarietà più lirica, alla più ampia cosmogonia; ma è materia che vibra di una intimità pura, cogente, covata in un suo lembo etico, in una sua calma affezione di gesti e parole dettate da Amore. Parole levigate e vive, messe in versi come a mani giunte, piene di abbagli tuttavia improvvisi e rivelatori.
C'è un mondo di forme dette al limite dell'ombra, un buio di acque sconosciute da sentirne il suono lontano. Serino nuota come se volasse campi e fiumi e con lui stelle a far luce di parole, sotto un silenzio grave di vita. Ed è come trovarsi innamorati inaspettatamente, aver fiutato il senso in bilico e tirarselo con una corda, ad ogni strappo un grido d'amore, una preghiera di livida sopravvivenza, ad ogni affanno un seme di luce da salire in dolcezza, rimanendo con la voce nell'acqua.
E questa è acqua filosofica, tenuta in un suo denso nucleo lirico, in una sua mistica malinconia.
Ecco: qui stanno gli affetti, i ricordi, ogni piccola gioia terrena; qui è il teatro del mondo, il gioco che si gioca per fame e per sete: qui è l'ora dei ricami nel fuoco, di vecchie controversie e comunioni, di silenzi tenuti in una sacca di odio o di amore. Ma dopo, oltre, è l'aria dorata che viene per svelare il sogno, l'arcano che ci muove le ali, la forma tutta del cielo esplosa in una piccola divinazione.
Un pianto, par d'udire, di muta intelligenza: pensiero della morte sorella, felicità o speranza di pioggia rigeneratrice. Pensiero della vita che si espande ben oltre i suoi torbi furori: terragni infine, ma ubiqui, appunto: trasversali, pieni di un sole leggero.
Quanta preghiera nei testi di Serino. Quanta alta Poesia.
Giovanni Perri
Piccola scelta di testi
*
Sic transit
confidare
nelle cose che passano
è appendere la vita
al chiodo che non regge
è diminuirsi la vera ricchezza
-arrivare all'essenza
lo scheletro la trasparenza
*
Espansione
il sogno è proiezione? o
sei tu in veste onirica
uscito dal corpo?
sognare è un po'
essere già morti
come
nell'oltrevita
e l'essere si espande
si sogna moltiplicato
in fiore atomo stella
appendice? o
espansione è il sogno?
*
Vive una luce
vive nell'akasha una luce che
custodisce quel mosaico che dici
destino
tu sei l'ombra
del Sé: l'alterego o se vuoi
l'angelo che
ti vive a lato nei
paradossi della vita
*
Forse una nube
(a Pierluigi Cappello)
mi accoglierà un non-luogo
non più inalerò resina di abeti
alle finestre degli occhi colombe
bianche si poseranno
mi abbraccerà vaghezza
forse una nube vorrà dire casa
*
Eterno presente
kronos esce dal mare
prenatale
il domani è un imbuto
dove fluiscono gli oggi
coi sordi tamburi del sangue
dove in fondo
agli specchi annegherà la
realtà
relativa: lì il mondo che
si vede
rovesciato
*
Sull'acqua
sul grande mare del sogno
veleggiano i miei morti
gli occhi forti di luce
con un cenno m'invitano
al loro banchetto sull'acqua
d'argento striata
m'accorgo di non avere
l'abito adatto
cambiarmi rivoltarmi
devo
vestire l'altro da sé
Giovanni Perri
Felice Serino, Nell'infinito di noi (2015-2016) letto da Angela Greco
Nell'infinito di noi (2015-2016) la nuova raccolta di Felice Serino pubblicata su Poesie in Versi, uno spazio web ad accesso libero, con presentazione di Giovanni Perri, che raccoglie le poesie scritte a cavallo degli ultimi due anni e suddivise in due sezioni da quarantacinque testi ciascuna: Lo sguardo velato e la omonima Nell'infinito di noi.
Da sottolineare la generosità di Felice Serino, autore piiù volte e con gioia ospitato su Il sasso nello stagno di AnGre per stima reciproca; generosità espressa non solo nel numero di testi proposto, ma anche nell'aver affidato questo suo nuovo lavoro alla gratuità della rete, a beneficio di tutti coloro avranno voglia di incontrarlo sul sito sopra indicato. Felice Serino, nato a Pozzuoli e residente a Torino, autodidatta, un poeta che ha ottenuto numerosi consensi critici, che ha vinto molti premi letterari, pubblicato diverse raccolte di poesia ed è stato tradotto in otto lingue;
gestisce diverse realtà letterarie on-line, dove condivide con passione poesie e autori di livello e da tempo usa il mezzo telematico per affrontare il mondo non sempre docile e benevolo della poesia, senza scomporsi o intimorirsi, ma accettando il bene e il male ed anche i limiti che il mezzo offre e a sua volta offrendo a ciascun lettore o detrattore che approdi ai suoi lidi, un ringraziamento.
La poesia di Felice Serino anche nella nuova raccolta mantiene saldi i temi del rapporto con Dio, del tempo che passa, della visione del reale sulla base dell'esperienza vissuta e degli autori cari al poeta, come ad esempio Dino Campana, a cui è dedicata “Le vele” o Rafael Alberti a cui, invece, è dedicata “Angeli di carta”, creature, gli angeli, che ben si accordano con la voce di Serino sempre protesa verso il cielo e verso Dio. Perché un poeta di fatto è le sue letture ed è i suoi autori, quelli che, anche dopo la stesura di un testo e l'abbandono della penna o della tastiera, gli rimangono accanto e dentro per diventare a loro volta nuova materia, in un circolo vitale a cui Felice Serino non si sottrae. E ogni volta che leggo una selezione delle poesie di Felice, i suoi versi asciutti e brevi, domati dall'esperienza e solo in apparenza freddati per quella decantazione benefica a cui la poesia va drasticamente sottoposta, ritrovo sempre un colore, una luce, una scia positiva e benefica, capace di restituire serenità e fiducia.
Nell'infinito di noi si pone nel solco della poesia novecentesca, come tanta buona poesia italiana, assumendo toni e connotazioni care alla maggior parte dei lettori; mittente e destinatario dei versi sono evidenti e lo accompagna ogni composizione, rientrando tra gli elementi non eliminabili e delineando una presenza, che, però non disturba, ma si fa compagna di esperienza pronta a porgere la mano a chi è accanto; molti i rimandi ai testi sacri, alla dottrina cattolica e alla mistica occidentale; netta la percezione della ricerca data anche dal numero abbondante di testi raccolti, mentre la dimensione onirica, evidente in molti testi, conferisce levità agli argomenti tra i quali non sfigura nemmeno il tema della morte.
(Angela Greco)
.
poesie tratte da Nell'infinito di noi (2015-2016) di Felice Serino
Una giornata di
.
suvvia eccedi
a chi pensi
dare la colpa
come si dice è stata una giornata
così
.
esageri se pare
ti si spalanchi
d'instabilità un baratro
viola in fondo agli occhi
.
L'oltraggio
.
perso nelle forme strane
delle nuvole mi sento
lontano da un mondo estraneo
.
assisto all'oltraggio
della rosa che si
perpetua
.
sono esposto alla vita
.
.
Spleen
.
brusio di voci
.
galleggiare di volti
su indefiniti fiati
.
si sta come
staccati
da sé
.
golfi di mestizia
mappe segnate
dietro gli occhi
.
vi si piega
il cuore
nella sanguigna luce
.
.
.
Il Tuo splendere
.
su un remoto
di assonnate rive
-spiumata
di luce l'anima-
torna
.
a far breccia il Tuo splendere
.
settanta volte sette
ho conficcato i chiodi
altrettante non
basteranno
lacrime da versare
.
sulle Tue luminose piaghe
.literary.it/dati/literary/g/gr…
Una mia nota di lettura alla silloge di Felice Serino "Orizzonti di palpiti"
Una mia nota di lettura alla silloge di Felice Serino “Orizzonti di palpiti”
Poeta presente ma appartato, silenzioso, distinto, Felice Serino raccoglie in questo suo ultimo lavoro “Orizzonti di palpiti” (www.poesieinversi.it 2018/19), gli ultimi testi prodotti in ordine di tempo nei quali appare sempre riconoscibile la traccia dei suoi precedenti lavori; giocati con medesima grazia e perizia nel vivissimo campionario di illuminazioni profonde e pulsanti; nel variare consueto di tensioni ontologiche, nel dilemma inconcluso della soglia e del fine, nell'arte di incidere amore e dolore, delusione, speranza, perdono, col solo taglio di un lemma, con la sola scintilla della lingua, Serino descrive, o finge di descrivere, un'alba visionaria dove una luce quieta ti accoglie in un suo grembo sorgivo.
Ancora una volta vediamo il poeta salire da quella stessa luce che lo genera e da un interno ne sentiamo la voce, quell'espansa poesia degli interrogativi e dei silenzi che rendono possibili
gli approdi, li toccano appena in punta di vertigine, ne liberano il suono e il senso.
Più che una poesia del vedere mi pare di riconoscere dunque una poesia del sentire; un avvertire a distanze altissime il più piccolo rumore di fondo dell'universo mondo, e in quel rumore toccare il nudo stupore di un'origine.
C'è sempre in Serino l'inclinazione al racconto mondano ma esso è reso filosoficamente aereo, plana cioè sui campi lirici di un sogno che è possibile sentire o immaginare come attraverso una musica,
un ultratempo, un ultramondo, e come attraverso un gioco di associazioni melodiche produce impulsi invisibili che finiscono per catturare nella figura di un uomo il senso più autentico della sua intera esistenza.
Il Poeta che vediamo è la sua stessa poesia, il luogo concreto dell'anima; quel camminare sempre in bilico tra la vita e la morte, sempre col piede nel mistero, come se i versi fossero tradotti paesi immaginari, passi prodotti dall'incontro della luce e del buio, estensioni miracolose, meravigliose, dell'unica grande incognita che ci spinge alla vita e all'arte. Così procede, in Serino, la gioia del verso, ovvero la tensione nella quale spinge il lettore a comprendere, in senso etimologico, gli affanni e le paure, gli inganni e le afflizioni, ogni minima pulsione, ogni minimo palpito di verità.
Giovanni Perri
.
Per stupirti
.
in extrema ratio
ti aggrappi a curve di sguardi
per poterti ancora stupire
conoscenza è dall'alba dell'uomo
il primo anelito
in un cielo di silenzi
il tuo richiamo si spezza
Nell'ultimo sangue
ora nell'ultimo sangue
è il vuoto delle braccia
ma sai non è difficile
far rivivere
la tua figura dall'ali recise:
un po' mi consola
la visione
di te languida riversa
sull'amaca
mentre gli uccelli ti cantano
sulla testa
https://issuu.com/felice.serino/docs/nota_perri-orizzonti_di_palpiti…
.
FELICE SERINO
POESIE
IN ONDIVAGHI SPAZI
1 Mattone di poesie
non scarti niente metti metti anche quelle così nate tra il lusco e il brusco
vuoi farti del male – di' ?
ti attirerai i critici messo a nudo sotto tante lampade!
però devi pur riconoscere che quelli sono scarti della bellezza dell'angelo suggeriti in dormiveglia o trance
peccato tralasciarli – ti pare?
11.7.24
2 La parola
t'innamora di sé - abiti la parola – ti lasci abitare
in luce di sangue
14.7.24
3 Il linguaggio dei fiori
chissà se loro sentono di esserci: non come
gli animali o gli umani s'intende ma in qualche misterioso linguaggio
affratellati con la terra e l'aria nel respiro dell'humus-madre
sanno -i fiori- nell' offrirsi al bacio del sole -
del candore d'un impalpabile sogno
18,7.24
4 Altri tempi
nell'era del digitale non trovi più la cartolina a libretto che ti sorprendeva con la musichetta né il calendarietto profumato del barbiere con le foto sexy (vietato ai minori) né la letterina a Natale sotto il piatto che strappava una smorfia di commozione al papà né il pianino a manovella per le vie della città
altri tempi – oggi se cerchi qualcosa te lo dice google l'intelligenza artificiale pensa per te giacché ha un quoziente che ti supera!
25.7.24
5 Turbamento
meridiana a perpendicolo sull'altro lato un po' d'ombra altre -di ombre- a tratti le senti passeggiare a lato del cuore ondivaghe e sinistre – invochi l'angelo ma non t'ascolta sarà già impegnato ad assistere un più povero cristo
29.7.24
6 Ribaltato
prostituito alla vita giunta l'ora un tuffo nel “nero” di qua vedi buio di là tutto è ribaltato in vita trasfigurata un chiaro accecante vedi uscire gli scheletri dall'armadio con larghi sorrisi
9.8.24
7 Vita latente
qui solo apparenza ti dici il tutto -l'Assoluto- è vita latente:
la bellezza che mordi
16.8.24
8
Vele di nuvole
vele di nuvole e il cuore dove ti porta
s'attarda a svelarsi la musa tra pieghe dell'anima dove si leva un'alba rosata – a
celebrare la luce
9
L'albero
sono quell'albero reciso che mostra senza un grido la sua ferita bianca
la radice ha ritratto in sé la parola monca
10
Homeless
ho incontrato per strada un derelitto nelle tasche solo sogni avevo -veder fiorire una luce in quegli occhi senza cielo: aprirgli la porta e il cuore
11
La passione
aveva le sue “cose” e una luna sghemba quando lo copriva d'improperi lui zittiva pensando di mandarla in quel posto ma la fiamma della passione lo strappava dal letto di procuste d'ogni screzio faceva tabula rasa e rasserenava il cielo
12
Gli anni oscuri
(alle vittime dell'olocausto)
udimmo dietro le porte pianti ed urla mentre s'incupiva il cielo e s'espandeva l'ombra del male
l'aria era nera del fumo dei corpi bruciati
ora apparteniamo anche noi alla terra alle radici al vento
ed ha voce di pietà il cuore
13
Vade retro
“vade retro” ripetevo in dormiveglia – poi da sveglio: “nulla puoi se Lui invoco” – seppur lacerato da estenuanti lotte – io che abbraccio ogni giorno la Croce
(affetto da DOC: disturbo ossessivo compulsivo)
14
Quel motivetto
quel motivetto che mi gira a vuoto e non mi lascia e mi riporta agli anni andati quando con un soldo compravo caldarroste all'angolo
quel motivo che mi accompagnava nelle scorribande per vicoli emulando sandokan o il pirata barbanera -banda d'obbligo sull'occhio-
a fare da sfondo al tempo d'un'età spensierata
15
Per A.
caro fratello non ti è stato dato di “giocare” la vita: appena un affaccio sul mondo fuori dall'alveo di nostra madre che hai subito rimesso le ali per altri lidi
potevamo giocare insieme io giovincello tu ancora bambino avrei potuto tenerti a cavalluccio avremmo corso per i prati e guardare con innocente meraviglia la farfalla posarsi su un fiore o immergere le mani nelle acque del ruscello e poi ridere ridere nell'incoscienza dell'età
ora -strappato il velo del sogno- posso solo ricordarti nella mia preghiera mentre tu mi guardi dai cieli con occhi d'angelo
16
Sul ciglio
(nightmare)
sempre in bilico sul ciglio a lato voragini e fiamme
il più delle volte non rispondo più di me stesso:
sono il grido dei perduti
al cospetto dell'Altissimo sarò giustificato?
17
Non più quei brividi
sono arida sabbia più non mi lecca l'onda si è ritirato il mare
non più quei brividi sulla pelle della musa che latita propiziassero le braccia a conforto
in queste aride notti al lume d'una luna controversa
18
Poesia è quando
stasera un film già visto di bevute e scopate (factotum) per nulla emotivo o poetico se la poesia è viva ti domandi: lei è quando seduto sul water leggi un libro o davanti a un tramonto bevi per dimenticare e ti vien da piangere -ami bukowski quando t'ispira cavolate
19
In lacero lucore
andare su cocci – nelle stanze del cuore
defluisce arido sangue riflesso in volti d'angeli distorti
gridano piaghe in lacero lucore
20
Primavera
freme primavera in surplus canoro
in una sospensione lucente t'ispira la musa uno spunto
mentre il chiurlo ti fa il verso
21
Nightmare
quel senso amaro di sperdimento di quando ragazzo scappasti da casa ecco te lo ritrovi nei sogni nel percorrere strade allucinanti di un paese sconosciuto e attraversare tortuosi cunicoli e tunnel che ti avviteranno in un girone dantesco se non ti svegli prima
22
Antenati
sarà bene tenerselo buono quello che ogni tanto ti appare in stato ipnagogico un ectoplasma forse un antenato di una vita precedente che vuol rivalersi in questa d'uno sgarbo subito?
23
Come nella prima luce
“qualcosa c'è” -dici?
vuoi mettere? al confronto il “qui” lo traduci
nel transeunte l'apparire – il caduco
di là: il Reale l'Assoluto – l'Aleph
l'essere che in sé rinasce come nella prima luce
24
Boomerang
il male è un boomerang per la legge del contrappasso
è un verme che rode viscere e cuore
gira la banderuola nel vento dei vinti
“beati voi quando vi perseguiteranno a causa della giustizia”
25
Yakamoz
esco da un sogno e mi culli dolcemente la mente
donna dei boschi che di sé m’innamora
una luna complice si specchia nel lago fra silenzi d’acque
naufrago approdo fra le tue braccia nell’ora desiosa languida
* (yakamoz: riflesso della luna sull’acqua)
26
L'infinito di noi
apparire del mondo a specchio di cielo
non può finire tutto in un pugno di terra
ci è stato messo nel cuore il senso dell'eterno
27
Brindisi
m'inseguono gli anni dappresso come lupi affamati
tra i malanni un brindisi al genetliaco
paresi distrofia trombo: sono una mina inesplosa
28
Il tempo
un tempo lento s'appoggia a una spalliera di brezza
l'anima un lento navigare in sogno
29
Seguendo una scia
parole e parole -
vagheggi seguendo una scia d'ispirazione questa dove ti porta
sei come quel tronco in balia della corrente
30
Gli ultimi giorni di A.
povero fratello mio imbottito di morfina e ossigeno ad obnubilare il cervello ora vedi nei tuoi deliri acque che ti sommergono abissi che ti attraggono e fiamme che ti lambiscono e vorresti scappare ti strappi tubicini e flebo legato gridi verso un cielo denso di silenzi entro una infinita notte
(una luce breve si posa sul tuo viso di pietra)
(povero fratello mio non ti ha baciato nuova primavera)
31
Gli scomparsi
nel primo pomeriggio ti lasci dondolare sul filo di un dolce intontimento hai quasi la sensazione possa apparirti un tuo caro da un altrove in una luce spalmata intuita anche se gli scomparsi non sono a comando ci celano sono presenti magari nascosti tra le pieghe del divano
32
Su binari sconnessi
nei corridoi della mente scorre il sangue della verità anche se non lo riconosciamo o non vogliamo “vederlo”
il coltello nello zainetto scolastico la dice lunga su una giovinezza sviata e la famiglia? sorpassata va su binari sconnessi
o è 'allargata' in modo innaturale
33
Ritrovarsi
nascere in un altrove questo il morire -ferve la mente
“tutto si crea nulla si distrugge” sembra ti legga nel pensiero mentre poggi la testa nell'incavo della spalla
un volo mi si ferma negli occhi - penso agli anni andati: i tuoi non hanno sciupato questa luminosità del viso
certo lo sai anche tu: sognando lontananze ci ritroveremo
in un dove che non sappiamo
34
Ipnagogica
il mio doppio con le braccia d'aria s'inabissa nei fondali d'inconscio
35
Le tue ceneri
(ad A.)
una nube si specchia nel lago in pareidolie bizzarre le tue ceneri disperse nel roseto
anche tu a precedermi – io nel vortice degli anni
36
La lotta
all'alba continua l'eterna lotta dell'angelo
folgorato dagli strali lucenti “quello” si ritira ma per poco
per rimontare più agguerrito bava alla velenosa bocca
37
Sognare uno svolìo
arte e poesia tendono a cicatrizzare ferite
si bea il cuore di bellezza
sogna in fondo agli specchi uno svolìo di ali
(ispirata a “L'oisseau blu” 1909, di Maeterlinck: “...gli uccelli azzurri del sogno si nutrono di raggi di luna...”)
38
Una ridda la mente
una ridda la mente crocifissa al blasfemo
sarebbe forse un cadere in demenza meno devastante che questo abbuiarsi del sangue
mostro che come un gioco m'intrappola in un giro vizioso *
ah la non voluta offesa ricada su di me Signore ch'io resti trafitto sulla punta delle stelle
e il sangue ricami le parole: “Ti amo!”
- affetto da DOC: disturbo ossessivo compulsivo
39
Epifanie
rifrangersi dei rinsanguati echi del divenire
40
Riconciliazione
Verbo fatto bambino nato in una mangiatoia Ti darai in pasto “questo è il mio corpo” sarai appeso ad una croce
Tu compassionevole ci vuoi simili a Te un dì trasfigurati noi nati da uno sputo nella polvere
o felice colpa!
41
La ripulsa
fioca luce emana la tua aura se il cuore non risponde a impulsi di perdono
per legge di contrappasso la tua ripulsa è un boomerang
42
Quel motivo
mi venisse almeno in sogno quel motivo che mi sfugge a ogni ora del giorno e che mi prende il cuore in una lacerante nostalgia
che sia di debussy o di vivaldi o chissà chi?
il non ricordare mi fa mutilato nell'anima
fantastico - un altr'anno se ne va - nell'ora meridiana me ne sto s'una panchina ancora calda di sole seguendo pareidolie in bianche nuvole
43
I difetti
usa le posate in modo non ortodosso infila la manica da sopra la spalla odia gli ombrelli e le filastrocche farsi fare la barba (acconsentirebbe da mani femminili!) deve dare la destra a chi gli cammina a fianco detesta la verbosità vuol sempre dire la sua e interrompe chi sta parlando (ma non pretende l'ultima parola) si accende per questioni di lana caprina fa ogni tanto 6-7 starnuti a raffica è affetto da DOC (disturbo ossessivo compulsivo)
44
Irriverente la mente
irriverente la mente del vegliardo scivola su osceni pensieri
impiccato all'albero più alto il puro ideale
che nutriva il fanciullo a specchio di cielo
45
Fotografie
affacciato sui ricordi da finestra che abbaglia:
vi si sfoglia il quaderno degli anni
ti risucchiano a imbuto gli io i tuoi fantasmi
46
Placebo
poi uscito dal dormiveglia alcune note ti affiorano alla mente che ti lasciano uno stato di grazia tutta la mattina
poco importa se si è trattato di autosuggestione o effetto placebo
47
Lo spartito (a Piergiorgio Frassati)
tendi l'orecchio
ascolta lo spartito che il Signore suona per te solo
48
Invocazione alla Vergine
stargate – Tu orifiamma - misericorde – Mater dulcissima - Avvocata
infinite voci per la Tua grazia
fluenti nell'infinito mare delle beatitudini
49
Corpo di luce
uscire da te stesso è un ritrovarti
non più guardare un orizzonte che “il guardo esclude”
la mente un'espansione dei sensi
là dove si perpetua la bellezza
avrai un corpo di luce
e potrai volare
28.1.25
50
Scomosciuti
le volte -rare- che l'incrocio il suo garbo è una mano che mi carezza il cuore
e il sorriso da 'gioconda' nel dare il buongiorno è balsamo – stato di grazia
rare le volte e si resta sconosciuti
come un'apparizione: è forse l'angelo che me la fa incontrare
rari gl'incontri che vanno a molcere questo scorcio d'anni
29.1.25
51
Sogno impossibile
un mare incantevole luccicante – piatto . la sensazione di voler trasferire quella visione fuori dal sogno . intatta – viva – con sottofondo incluso . poi riavermi da quella illusione . 30.1.25
52
L'inconoscibile
chi ci dice che non siamo feti nel grembo dell'universo
“tutta la natura geme delle doglie del parto”
lì nel tumulto del sangue si agitano le nostre emozioni
chi ci dice che non è il nostro Sé a sognarci
noi “materia” del possibile
5.2.25
53
Il nostro sì
noi “siamo” – a prescindere dal corpo di terra
che limita il volo sognato con ali di luce
essere vita non vuoto:
il nostro sì
9.2.25
54
In ondivaghi spazi
(visione)
in ondivaghi spazi lasciano tracce nella carne del cielo ali d'angeli
17.2.25
55
Lui mi conosce
Lui mi conosce più di quanto io non mi conosca
chi non ha scheletri non è di questo mondo
17.2.25
56
Poesia che nasci
ti levi dal letto di tenebra monco alfabeto e annaspi nella luce
veleggia la tua barchetta di carta tra perigliosi flutti
sognando un'itaca lontana
19.2.25
57
Ove bellezza ti levi
solare sangue vortica sul perno dell'esistere ove bellezza ti levi a scalzare la morte
21.2.25
58
Doppio celeste
l'uomo celeste l'uomo terreno:
l'essere sdoppiato – la sua ombra proiettata
nell'apparire
23.2.25
FELICE SERINO
POESIE
QUALCOSA PUO' ANCORA ACCADERE
01 Reliquie
a scrivere non la mano ma la mia radice ferita
testimonianza siano non lettere storte sull'acqua
o che volteggino eteree dissanguandosi in volo
ma i momenti che restano nel tempo appesi al cuore
26-28.11.23
02 DOC
il turbamento è graffio sul foglio bianco
artiglia la pelle del cielo lasciando tracce di sangue
nella notte è un grido osceno
DOC: disturbo ossessivo compulsivo.
2.12.23
03 Era solo un sogno
si apriva il sole con un sorriso largo ai suoi dardi l'abetaia prendeva fuoco la chioma era fatta cenere
(un natale che si piange i suoi abeti: te lo immagini ?)
4.12.23
04 Senza titolo (chiamalo sogno o fantasia)
il daimon mi condusse in una città nella città con un vociante luna park apri i polmoni mi disse qui si respira una bell'aria di mare -era la costa di los angeles?- fu così che m'imbattei nell'affascinante marilyn uscita da un ritratto di warhol
6.12.23
05 Quante volte (disturbo ossessivo)
quante volte scorrettamente Ti chiamo di notte o fuori casa affaccendato
“non nominare il mio nome invano”
quante volte
scrivo per non soccombere - un altro me forse spia questo me “fuori posto”
ah quest'afflizione mi pesa come un macigno
oh quando mi chiamerai dall'oltre e starò nella pace dei tuoi invocati cieli
10.12.23
06 Nel nonsense di onirici pensieri
la fanno da padrona i suoi occhi nel nonsense di onirici pensieri che sostano su curve e anfratti
uscita dal sogno si leva in un'alba rosata ectoplasma o angelo
15.12.23
07 Dove sei
purgatorio: lo vive ciascuno il proprio il gelo nelle ossa le stelle fatte cenere nelle desolate notti
la persona che non vedi e non è a te accanto ti sembra sfiorarti a volte con tocco leggero i capelli
nelle notti dove urla la bestia dello smarrimento
18.12.23
08 Alberi radici
alberi vedi alberi mutilati capovolti nel tuo cielo capovolto
gridano radici
-selva di mani prensili cupidi sguardi-
a sovrastarli la natura con le sue infinite vite
di rinascita
22.12.23
09 L'animula
non ha occhi che per voi occhioni grandi innocenti vi leccherebbe anche l'anima
tradendo di voi la parte buona ve ne liberate lasciando si maciulli in tangenziale
ancora non avrà occhi che per voi la sua animula sempre a perdonare voi bestie umane-non-umane
1.1.24
010 Elucubrazioni
se il pensiero è sotteso alla fine Lui ce la tiene nascosta – e meno male: ché impazziremmo
nelle ultime sue ore l'animale si nasconde lontano dagli occhi al contrario dell'umano
che -se all'addiaccio e solo- piange un ultimo abbraccio
3.1.24
011 Dove vegliano angeli
(Colui che tutto il mondo alluma (Dante)
fatti figli nel Figlio su rive dell'essenza approderemo
allumati d'immenso
dove vegliano angeli ai cancelli della bellezza
8.1.24
012 Vikinghi
(ispirandomi alla raccapricciante notizia del gatto torturato nel gennaio 2024)
i nuovi vikinghi scendono in città sulle loro harley davidson danneggiano per soddisfare la febbre del sangue terrore dei negozianti dalle vetrine spaccate
scuoiano un gatto vivo sotto i loro sguardi sconvolti poi fieri della vigliaccata tracannano birra scura stravaccati al bar le gambe allungate sul tavolo
-gli sguardi persi dietro notti brave e misfatti
14.1.24
013 Apparenze e sogno
“non di questo mondo”: parafrasando franco – uno sguardo
al cielo da cui cademmo ricusando la luce
ci rifugiamo nel sogno – noi quaggiù apparenze
legati a questo radicato cordone ombelicale
Franco Bonvini, virgolettato il titolo del suo blog.
16.1.24
014 Era solo un sogno 2
legato alla catena di montaggio agli ottanta e più che mi ritrovo? mi vien da piangere
-ma era solo un sogno
(calura estiva e non poter bere alla fontanella a due passi ché la linea se ne “andava”...
-era questa realtà!)
19.1.24
015 Guardare oltre
And death shall have no dominion. Dylan Thomas
guardare lungo: oltre la naturale dissoluzione
un'alba rosata ti pettina i pensieri carezza i progetti del giorno
nulla può la morte se tendi alla bellezza
21.1.24
016 Cadranno
“non puoi 'permetterti' di essere sfiduciato” (da una omelia)
le Sue piaghe lucenti dolorano nei derelitti agli angoli delle strade a due passi dai palazzi di vetro
il barlume di speranza sarà un vero tsunami cadranno ideologie regni potenze
quando si dissolveranno l'eigengrau * e la polvere del tempo
e il cuore si placherà alle porte della Gerusalemme celeste .
- Lontani dalla luce della verità, ora è come vedessimo il “colore del buio”.
24.1.24
017 Fuggiti i canti (riveduta)
ho sognato d'essere un bosco devastato
-fuggiti i canti incenerite le chiome-
in me cadevo con schianti d'alberi
cadevo
27.1.24
018 Muro d'ombra
il tuo giro al parco il canto fitto tra gli alberi t'ispira
e chi lo dice: potresti andartene domani o fra degli anni finché viva questa febbre della passione
e parole ti danzano nella mente e la rosa vorrà fiorire nel gelo
poi sarà il muro d'ombra
30.1.24
019 La realtà che vedi
“pensare positivo è il viatico per il viaggio” f.s.
vedi la realtà secondo il tuo pensiero
è la mente a crearla a farla e disfarla penelope imperterrita
sì che realtà è il suo farsi implicito è lo stacco nell'aria
dello sfrecciare delle rondini o del salto del cavallo all'ostacolo
è realtà il suo accadere – tutto appare sospeso quando è già altro
3.2.24
020 Nightmare
vide il suo corpo lanciarsi dall'empire state building librarsi nell'aria e non sfracellarsi restare sospeso in quel senzatempo voleva liberarsi del peso che tiene legati alla terra
annaspò nell'aria destandosi non trovava più il cuore
8.2.24
021 Un attimo e il lampo
(a Mary)
il ragazzo bruciato sul ciglio della notte -alfabeto dell'amore malato a librarsi sulle nere ali del vento
“Mary – o mia o di nessuno” un attimo e il lampo della lama
(senza il coraggio di rivolgerla su di sé)
12.2.24
022 Qualcosa può ancora accadere
sempre nutri i tuoi scheletri anche questo febbraio sta andando la mente è ancora fervida negli anni al declino qualcosa può ancora accadere un prossimo libro da licenziare chissà un nuovo sussulto del cuore
15.2.24
023 La cruna
per tantissimi è il purgatorio altri vivono l'inferno qui
passano per la cruna futuri santi
per tanti “il paradiso può attendere” .
virgolettato: film di Warren Beatty e Buck Henry
16.2.24
024 D'un oltretempo
di cose sconnesse senza capo né coda questi dormiveglia per fatue ispirazioni
trattengo d'alfabeti perle d'acqua
una barca di carta su onde dipinte tiene il mare aperto dei sensi
complice è una luna bislacca s'uno scenario d'oltretempo
18.2.24
025 Mala tempora currunt
“tutto sbagliato tutto da rifare” da qualche parte c'è sempre una perdita come in borsa se l'ago oscilla sul versante di vacche magre
24.2.24
026 Primavera
mattina sul lago: si spalma sugli occhi la luce intonano melodie uccelli di passo
è un fremere di gioia la pineta
26.2.24
027 Le mie notti
i nonsense dei dormiveglia alternati al conteggio delle pecore (andare al frigo non mi attira) queste le mie notti di lettere amorfe di asimmetrici voli che si spaccano alla volta del cuore
29.2.24
028 Un cielo bianco di silenzi
il tuo “purgatorio” da scontare in questa vita te lo sei creato prendendo strade storte
un cielo bianco di silenzi accompagna il tuo pellegrinare affamato d'amore
1.3.24
029 I cari morti (a Gabriele Galloni)
nei tuoi versi i cari morti si cercano e ci cercano o forse
di noi fanno a meno ché hanno già negli occhi le radici della luce – quelle
a noi nascoste d'insondabile mistero
2.3.24
030 Untitled
il corpo quest'opera d'arte che governeremo fino alla polvere le gambe incrociate o a percorrere una vita in salita le braccia spalancate come Cristo se mani non abbiamo che piene di niente quel pizzico di follia ch'è da tutti dietro lo schermo della mente la bocca che sputa sentenze gli occhi lucenti di voli e vele per un infinito sogno di terre lontane
16-3-24
031 Nell'ultima ora (preghiera)
Ti riconosco nel bambino ch'elemosina all'angolo a cui dono una moneta ed un sorriso
Ti riconosco nel carcerato pentito che vede il sole a scacchi lontano dagli occhi e dagli affetti
Tu Taumaturgo Tu stargate Signore Gesù Cristo Guaritore di anime
ora che s'approssima l'ora Ti prego ricordati di me:
generato dal Tuo seme celeste consegno nelle Tue mani benedette la mia pochezza che ai Tuoi occhi splende
19.3.24
032 Sarò foglia
giungendo alla Tua soglia sarò foglia dondolante nel vento
19.3.24
033 Stanotte
stanotte in bagno scivolo sul mio vomito un'imprecazione colorita è scontata da previsioni una giornata radiosa mi ripagherà lo spero mi frulla qualche verso bizzarro le cose rimandate la barba d' una settimana
fa chiaro mi alzo e una leccatina avverto al calcagno della cagna che dal “piano” di sotto fa capolino
21.3.24
034 Resurrezione
lasciarsi sorprendere dal divino - aspersi da acqua e sangue si è vita nascosta nel Risorto
rotolare di massi dagli antri del cuore
fino ad aprirsi alla luce
1.4.24
035 Forse con gli anni
forse con gli anni non ricorderemo più i volti in seppia custoditi nel baule né i souvenir portati dai nonni dall'africa
ma avremo negli occhi il sangue dei papaveri su distese a perdita d'occhio quando ragazzini si emulava sandokan in scorribande spericolate pei vicoli
e viva ci resterà di quell'età l'ammicco d'una luna a prime cotte
sotto un mutevole cielo lasciammo aruspici emettere sentenze
3-5.4.24
036 Cavalli di nuvole
“scusi mi può aiutare? che c'è scritto qui non vedo bene”
riconoscente a chi si prodiga più del dovuto -si vede che ispiro tenerezza apparendo proprio 'vecchio' ai suoi occhi
volano mesi anni: attraversano il cielo come cavalli di nuvole che si scompongono a un soffio di brezza
10.4.24
037 Parole in dormiveglia
sfiorandomi la spalla un angelo all'orecchio mi sussurra lieve:
“superato lo scoglio spunta luce a oriente”
11.4.24
038 Poesia
ti avviti con lucido delirio nella ridda di parole - tra sprazzi di coscienza e sogno insegui gibigiane echi
ecco sfrondarti forbici-di-luce: la pagina è tuo lenzuolo quando in amplessi cerebrali muori-rinasci
la tua anima-di-carta ricrea armonie in cuore a spirali più alte
(prima stesura 1995, riveduta 17.4.24)
039 Altre dimensioni
lessi non ricordo dove -ti parrà strano- che anche i morti sognano
in diverse dimensioni oniriche sognano di loro stessi e di noi -noi morti-vivi
17.4.24
040 Archetipi
(come quando a sera non t'accorgi cadere nelle braccia di morfeo così vorresti il tuo distacco ultimo)
il momento imprecisato è punto vagante nell'aria da cui si diramano linee imprevedibili del sogno che luce ridonano agli archetipi e vita autonoma hanno nel sangue
(prima stesura 2004, riveduta 22.4.24.)
041 L'ultima morte
ogni fine sgomenta pur nella natura delle cose
dopo tante piccole morti -ti dici- benvenuta sia l'ultima: poi non vi sarà necessità di sorta né
dovrai chiedere: avrai sempre piena la faretra di frecce d'amore
23.4.24
042 Metamorfosi
sbattevo contro le porte della notte
mi affila oggi un vento di passione: che dirà la “cicatrice” se non bene del sé “rivalutato”
ora che mi vendemmia il tempo
25.4.24
043 Madre celeste
irrorasti i piedi della croce di lacrime salvifiche
Madre col tuo manto copri di pietà
i derelitti
Tu dei viventi avvocata Tu incoronata
2.5.24
044 Dissonanze
(della cervicale)
da qualche anno dormo su un lato non quello del cuore evito gli aerei precipizi della stanza capovolta . (degli acufeni) capita sovente che ad agitare i miei sonni siano folletti nella testa che schiamazzano a più non posso dilatano l'oscena notte . 4.5.24
045 Tra ondivaghe ombre
nel sogno è l'essere bilocato allucinati pensieri assumono forma e volto si destano dal loro sonno i morti
tra ondivaghe ombre ti specchi nel tuo doppelganger
9.5.24
046 Era una favola il mare
consapevole di trovarti nel sogno chiederti se riuscirai ad uscirne tuttavia volendoci restare ancora un poco
ché era una favola il mare su creste d'onde guizzavano pesci dalle squame luccicanti nel sole
calavano gabbiani a frotte
16.5.24
047 L'origine
in profondità celesti plasmati dal cuore del Suo sogno
in una piena di luce
19.5.24
048 Cielo indaco
deriva del sangue - . si staccano dal tramonto voli di sogni infranti . 20.5.24
049 D'un sogno
il ricevimento la torta a tre piani – ci potevi annegare in quel mare di panna -
“dateci sotto – let's go”: così suggeriva melliflua lei
la primadonna – gambe accavallate ben tornide – sembrava uscita dalla copertina di playboy
23.5.24
050 Divagazioni 2
notti agitate insonni – verrà pure il “sonno del giusto”
nonsense sfarfallano fra le coltri
la giornata si allunga l'albero rinverdisce
25-27.5.24
051 Il compianto
il caro trapassato vede non visto i commensali e il posto vuoto
vede gli scheletri usciti dall'armadio
-lo spirito è tra loro inavvertito
il compianto è sulla bocca dei congiunti in decorrenza del “compleanno”
-senza il brindisi
3-5.6.24
052 Coniunctio
e allora avremo dissolto insieme allo schermo di apparenze nomi e forme
con lo scenario della storia e i fiumi di sangue e di parole
anche il sale delle nostre lacrime
(poesia anni 90, riveduta 9.6.24)
053 Vasi comunicanti
hai aperto la camera e ti sei visto nel tuo letto -sdoppiato
ti sorprendi? dovresti intuirlo che ondivago sogno e reale son vasi comunicanti
e allora: quale la realtà ti chiedi se è sogno nel sogno o che – trovandoti uscito da te
9-15.6.24
054 Naufrago d'anni
accogli da naufrago d'anni il canapo che ti porge l'angelo
ai sussulti del cuore s'innerva la deriva del sangue che alluma
23.6.24
055 Dove andremo
(“Solo Tu hai parole di vita eterna”)
di sé l'io ci ha vestiti da che ci staccammo da Lui scegliendo l'albero della conoscenza
da allora ci convoglia a imbuto un tempo fugace al varco è un vuoto affamato
“da chi andremo”
26.6.24
056 Febbre creativa
inesauribile febbre di Dio febbre creativa di universi-mondi
febbre per l'uomo di cui Lui non è mai stanco
2.7.24
057 Ma Rainey
(omaggio alla indimenticabile 'mother of the blues')
Ma – un fremere viscerale lei il blues il ritmo la vertigine
Ma è l'ansimare dell'onda la bocca del mare gli abissi profondi è il sudore e il sangue delle piantagioni di cotone è il senzatetto è occhi secchi
Ma è il vuoto del braccio tranciato
portato via col pianto del vento
3.7.24
Ma Rainey, pseudonimo di Gertrude Rainey (nata Gertrude Pridgett; Columbus, 26 aprile 1886 – Columbus, 22 dicembre 1939),
058 Irrazionale
l'uzzolo di annotare dei versi balenati tra veglia e sonno cosa volevano dire ti chiedi lascia che parli il cuore tendi l'orecchio quando lo senti sussultare cogline i suoni di un altrove la poesia al più è irrazionale ti sorprende alle spalle
9.7.24
FELICE SERINO
POESIE
PERCORSI 2024
1 Doppelganger
(alla maniera di Caproni)
quel giorno uscire da me per incontrarmi
2 L'essenza
la senti fuori e dentro che ti attraversa – non ha spaziotempo ubiqua ai primordi: come nella prima luce un soffio un respiro
nave astrale è l'anima che vola
19
AVIGLIANA
era solo ieri guarda ti dicevo in questa foto di famiglia sono quello che fa solecchi e mia madre mi sorride
oggi il lago è uno specchio lucente ove annegare le ambasce
tu nello scatto sorridi alle rughe
mentre faccio solecchi
20
ESTIVA
-davvero c'è un'altra vita? o è solo nella tua testa- pensa
gli scivola dalle mani il libro
ora lontanissima gli giunge la voce del mare
plana un gabbiano su una solitudine d'anime
21
IL FIAT
“essere” più del mondo vissuto
impastati di terra e di Dio - di Lui il dito la saliva il fiato
il fiat della luce
rientrare come scriccioli varcando la “soglia”
baciati dal sole della morte
22
DOVE SONO
è detto il mondo dei più e noi a chiederci dove sono ma piuttosto che un “dove” è uno “stato” simile a quando sognamo è percepibile a volte la loro presenza nei semplici gesti come impugnare la forchetta o la penna o quando ci adagiamo la notte nella loro ombra
23
ESSERE ALTRO
pulviscolo a librarsi nella luce ferma
il bruco dalla nascita anela essere altro
24
PARUSIA (VISIONE)
celeste diamante incrina il vetro opaco
svelato il Vero a farci veri
25
NEI GIORNI ANODINI
nei giorni anodini quell'aggrapparsi del cuore: un toccasana o se vuoi appiglio la poesia
ti sorride un'immagine d'aria ed è il suo volto ovattato
in un ritaglio del tempo sospeso
26
E POI FA SERA
il foglietto con alcuni versi finito nella schiuma della centrifuga
andati lui più non li ricorda
un “danno”?
e sì che gli si apre un nuovo giorno e poi fa sera e una luna ammicca
non finisce il tempo per la creazione
27
ELUCUBRAZIONI
essere – sentire: siamo nient'altro che pensiero
tutto dal ciclo delle maree al gabbiano che coglie la preda lucente all'arco lasciato nell'aria dall'acrobata al gesto dell'abbraccio
tutto appendice del Pensiero
questo gemello di conoscenza
consanguineo della preghiera
28
A SOPHIA
guagliunce' forse ti resta ancora l'intercalare delle mie parti
ti chiamavano 'a scugnizza poi sei cresciuta
t'immagino percorrere i vicoli di pozzuoli l'incedere provocante del tuo corpo acerbo slanciato verso il cielo
e ch'aggia fa' se ho anche gli occhi della mente e ancora la vivezza dei sensi
29
ISPIRAZIONE
fare spazio all'urgenza assecondare l'onda del sangue
passare al crivello le emozioni
librarsi dell'anima in un azzurro macchiato di rondini
30
FANTASTICANDO
ci si è evoluti dall'uomo-scimmia o homo erectus?
Dio si diletta con la creazione delle specie più strane
noi mortali a chiederci se sia nato prima l'uovo
31
IO SONO LE MIE EMOZIONI (visione)
-stanotte ti verrò a trovare- mi ha detto
-eccomi: sono con soma o senza le mie emozioni – grumo di passioni il cuore staccato da terra
-mi dici dov'è il tuo pungiglione?
32
SE TENDI OLTRE L'ORIZZONTE
riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi
33
POESIA
luce inquieta aleggia nei precordi
muore rinasce la parola sui crinali del sogno dove la musa è assisa
poesia è fanciulla che si specchia nella cattedrale del cuore
34 Nuove prospettive
cumuli-nembi - le tue pareidolie
specchi nel lago celeste la tua pena fatta pane che spezzi
col becco vi fa cerchi il cormorano
vagheggia la mente - t'intoni col respiro degli alberi
la vita ha nuove prospettive
10-15.8.23
35 Lontananze
tra smagliature del giorno scruto il cielo – sogno lontananze
nuove prospettive? tra pro e contro di pulsioni inverse
la vita imbroglia le carte
risillaba palpiti voci
16.8.23
36 Di spalle (ad A.)
di spalle ti sento avvinghiata come un ragno
avverto la tua gradevolezza come l'albero “quella” del venticello tra le foglie
stavo entrando in un sogno “voluto” poi svanito
19.8.23
37 Sillabe
conti sillabe sulle dita settembre il mare ancora invita il mormorio della risacca t'ispira? occhi chiusi “anneghi nel tempo” *
- Cardarelli
20.8.23
38 Il lampo
arrampicarti sugli specchi se vuota è la stanza della mente e lampo non ti è propizio
allumare d'anima a dar colore a una vita scialba
30.8.23
39 La colomba
chi più chi meno si sconta il proprio “purgatorio” qui come hitler e i satrapi l'inferno un'ala di colomba taglierà l'aria quando il tempo sarà compiuto per accoglierci il seno dell'Altissimo
4.9.23
40 Volti
(ti chiedi se agli altri non appari come te riflesso nello specchio)
volti e volti a ondeggiare in sequenza da film volti che s'eclissano
un ovale come se ne vedono solo una volta in sogno: l'ideale: frutto d'immaginazione? sia pure
in cadenza d'inganni scorre la vita fiume alla sua foce
8.9.23
41 Respiri di cielo
sono assetato di luce
non so penetrare il Suo profondo
ché di terra sono e inerme
mi si sciolgono le ore come cera
pure mi vivono dentro respiri di cielo
9.9.23
42 Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli
quanto sangue già versato il Tuo d'uomo-dio nei ghetti quello del nero che da secoli ancora grida
Padre nostro che sei nei cieli quanto ancora da versare dei nuovi Falcone e Romero a fare i martiri della storia
Padre nostro che ci guardi dal cielo Ti rendiamo grazie noi che baciamo il Tuo sangue salvifico
12.9.23
43 Bomba d'acqua
la sorprese giù in cantina dov'era discesa a sistemare gettare roba inutile pulire -il cellulare restò a quella data
oggi inebetito lui si aggira per i viali si chiederà “Dio perché” avendo perso la luce degli occhi
vedovo affranto percorre i margini del tempo parla con la sua ombra sul muro
14.9.23
44 Bomba d'acqua 2
la cantina era una cabina di veliero sommerso dove zigzagavano i pesci del sogno
sogno non era: lei era dell'acqua: un solo abbraccio
15.9.23
45 Divagando
la sventola attira gli sguardi degli avventori seduti al dehor pensi alla “bambola” di buscaglione
il solito giro pomeridiano -breve ormai per l'età- pensi: è buona decenza tenere in salute fido la prostata i denti che ballano
21.9.23
46 Questa frenesia di vita
sempre cerchi il tuo centro mai soddisfatto ripieghi sul digitale a tua immagine (il cellulare protendimento del tuo braccio)
usi e sei usato in questa frenesia di vita vissuta alla giornata in una gioia feroce:
sei trottola che gira all'impazzata
24.9.23
47 In dormiveglia all'alba
in dormiveglia all'alba mi sorprendono pensieri dove chiama il sangue lacerato sono dalle funi tra spirito e carne
ah infine dormire nell'abbraccio delle stelle indulgenti: azzurrità a cui da sempre anelo
26.9.23
48 Parusia
alla fine dei tempi si rivelerà l'arcano il Santo Spirito ti aprirà le braccia
non da sangue Lo riconoscerai
con la luce non col fango sarai ri-creato
30.9.23
49 Dell'intelligenza artificiale
l'amica guardandomi in foto “in gran forma!” mi dice e voglio crederci oltre gli ottanta un vortice d'anni penso chissà fra un secolo come sarà questo mondo in mano a chi verrà se s'userà per umani fini l'intelligenza artificiale se vita sarà ancora “vita” e il sentimento manipolato vieppiù svilito ?
4.10.23
50 Il rifugio
sono il cormorano incatramato - non son capace che d'un amore piccolo legato come sono alla terra
così per il dolore fardello da portare se il cuore è squassato e la carne soltanto urlo animale
ah un rifugio anelo come grembo di madre
9.10.23
51 La vita leggera
ti dici: va' dove ti porta il cuore con la vela della passione verso terre viste solo in sogno
lungo la coda dell'occhio nuvole vaghe
a dire la vita leggera
11.10.23
52 Segmenti
loro -vien detto- ci vedono di là - saprò io rinonoscerti?
o saremo un unico fondersi di luce cosmica?
divago – mi arrabatto tra le righe
un moscerino attraversa la luminosità del monitor segnando in diagonale segmenti tortuosi
come i pensieri della mente
15.10.23
53 Borderline
avvolto in un mantello di vento a vivere contromano senza nervi di ricambio
puoi sentire la vita deragliare su binari del sangue
22.10.23
54 Alle origini
ci verrà resettata questa vita? e le emozioni e i sogni?
sentiremo in altro modo – forse -
torneremo alle origini come quando eravamo non duplicati non infangati: veri
come la prima luce
24.10.23
55 Un volgere d'anni
mi sveglia il canto del gallo non trovo la tua mano ti sei appena alzata
c'incalza tiranno il tempo in questo volgere d'anni
benché non t'abbia sciupato questa luminosità del viso
quanti da aspettare ancora inverni a gelare le ossa
30.10.23
56 Distese
t'innamori della parola colomba che sorvola distese dell'anima
3.11.23
57 I frutti
dal modo in cui vivi ti costruisci il tuo “altrove”
a cospirare il bene donato -l'angelo che in te si svela
sarà tempo di vendemmia
9.11.23
58 Vita parallela
storci la bocca a chi afferma di là non c'è niente – consapevole di una vita parallela
non sai come sia ma vuoi pensarla un infinito mare di luce dove vivere una giovinezza eterna
dove la Parola ti accoglie all'ombra delle sue ali
dove la Sapienza si fa conoscere
12.11.23
59 Nascere
sempre in bilico sul ciglio d'ondivago esistere
si è imparentati con la morte nel solco d'un continuo nascere
14.11.23
60 Storiella
lo vedeva sempre all'angolo della strada suonare l'ocarina un giorno d'istinto lo abbracciò gli disse suona per me
bel moro lineamenti latini -scintilla fu o desiderio? – gli aprì la sua casa e dopo un buon bagno finirono a letto
qualche mese dopo la storia finì lui uccel di bosco amava la libertà
(storiella dal sapore d'una favola ... ma a volte lo è la realtà)
17.11.23
SALMO - 87 (86)
SION, MADRE DI TUTTI I POPOLI1 Dei figli di Core. Salmo. Canto.
Sui monti santi egli l'ha fondata;2 il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe.
3 Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!
4 Iscriverò Raab e Babilonia fra quelli che mi riconoscono; ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato.
5 Si dirà di Sion: “L'uno e l'altro in essa sono nati e lui, l'Altissimo, la mantiene salda”.
6 Il Signore registrerà nel libro dei popoli: “Là costui è nato”.
7 E danzando canteranno: “Sono in te tutte le mie sorgenti”.
_________________Note
87,1 In questo “canto di Sion” (vedi nota a Sal 46) da una parte emerge la geografia materiale della città di Gerusalemme, caratterizzata dalla sua centralità nei confronti dei popoli che la circondano: Raab (cioè l’Egitto), Babilonia, Filistea, Tiro, Etiopia (v. 4); dall’altra parte affiora una geografia spirituale, che idealmente fa convergere a Sion ogni lingua, popolo e nazione, quasi anticipo dell’universalismo messianico.
87,4 Raab: è il nome di un mostro mitologico e qui simbolo dell’Egitto.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Gerusalemme, madre di tutti i popoli Cantico di Sion
Il salmista loda la città di Sion, amata da Dio, come centro di un nuovo ordine di rapporti tra gli uomini, che affratellati, formano con il popolo d'Israele una sola famiglia in una visione messianico-escatologica esplicita. Il salmo rispetto ad altri cantici di Sion è oggetto di numerose interpretazioni a causa delle difficoltà testuali, del probabile disordine nella posizione dei versetti e dell'ermeticità di alcune espressioni, che hanno l'immediatezza dell'arte impressionistica. Il Sal 87 abbraccia sinteticamente lo stesso simbolismo dei Sal 46 e 48: quello spaziale-urbano e quello materno (Gerusalemme è come un grembo fecondo che si apre alla nascita di nuovi figli, cfr. vv. 4-6). E presente inoltre il tema del ricordo e del libro (vv. 4.6).
La divisione del salmo, che si basa sul termine pausale selâ, è data da due strofe e un'acclamazione finale:
- vv. 1b-3 (I strofa): Gerusalemme, città di Dio;
- vv. 4-6 (II strofa) Gerusalemme, madre di tutti i popoli;
- v. 7: acclamazione finale.
v. 1b. «Le sue fondamenta...»: questo primo versetto è corrotto ed è perciò soggetto a varie ricostruzioni: manca probabilmente del primo emistichio. «sui monti santi»: si tratta di un plurale intensivo, usato per lo più per i luoghi santi, come atri, tende, dimore (Sal 84,2-3) o si accenna alle varie colline su cui giace la città (Sal 48,3). C'è un probabile riferimento anche al santuario celeste (cfr. Sal 29,2; 36,7; 78,69). Nel versetto si allude all'opera di Dio costruttore di Gerusalemme e alla sua stabilità.
v. 2. «le porte di Sion»: con la figura della sineddoche (la parte per il tutto) si indica tutta la città. «le dimore di Giacobbe»: il riferimento è a tutte le altre città d'Israele e a tutti i santuari dell'era patriarcale (cfr. Sal 78,59-69; Ger 7,12).
v. 3. «Di te si dicono..»: l'agente implicito dell'espressione impersonale è Dio stesso. Il discorso indiretto (vv. 1b-2) diventa qui diretto. Dio stesso canta il saluto alla «sua» città chiamata «città di Dio» (cfr. Sal 48,2-3.9).
v. 4. «Ricorderò...»: lett. «farò ricordare». Il versetto è un oracolo divino. Dio è visto nell'atto di iscrizione anagrafica dell'umanità (cfr. v. 6). L'atto del ricordare (zkr) è indicato dal v. 6 e dall'analogia con l'ufficio del segretario di corte (mazkîr) che aveva il compito di far ricordare al re i compiti che l'attendevano (cfr. 2Sam 8,16; 1Re 4,3). Qui il Signore scriverà in un'epoca prossima, nel libro dei popoli, fra i suoi «conoscenti», cioè tra i suoi «fedeli», anche le nazioni una volta nemiche del suo popolo o semplicemente straniere. La loro nascita impura sarà risanata e diventeranno familiari, «conoscenti» di Dio ed eredi della salvezza. «Raab e Babilonia»: Raab (cfr. Sal 89,11; Gb 9,13; Is 30,7; 51,9) è insieme mostro del caos primordiale e simbolo della potenza nemica egiziana; Babilonia è la superpotenza orientale, anch'essa nemica del popolo eletto. Le due nazioni rappresentano i popoli orientali: Raab (Egitto) i popoli del sud-est, Babilonia quelli del nord-est. «Palestina, Tiro ed Etiopia»: si indica con la Palestina e Tiro i popoli del litorale mediterraneo. Menzionando inoltre l'Etiopia, il paese di Cush (Is 18,1-7; Sal 68,32), ci si riferisce ai popoli del sud, dato che tale regione simbolizzava gli estremi confini della terra. «tutti là sono nati»: l'espressione zeh yullad-šām (là costui è nato), che si ripete identica nel v. 6 e in modo simile nel v. 5, insiste nel contemplare la città di Sion sotto l'immagine del grembo materno, da cui in un certo modo sono originati tutti i popoli della terra. Così i popoli stranieri, che una volta sono stati ostili a Israele, ricevono una filiazione spirituale dalla città di Gerusalemme e da Dio stesso che li adotta come figli. Si accenna qui a un certo ecumenismo e soprattutto si adombra la verità dell'unicità della salvezza universale per tutti (cfr. Is 49,12.22; 54,1-3; 66,7-11; Ger 3,17).
v. 5. «Si dirà di Sion...»: il versetto fa da risonanza corale al v. 4 da parte delle nazioni. Si ribadisce quanto detto là e si aggiunge la nota della stabilità della città garantita da Dio stesso. Egli, «l'Altissimo», la tiene compatta, perché l'ha fondata (Sal 48,7) e rifondata (Is 62,7).
v. 6. «libro dei popoli»: è il libro della vita, che Dio custodisce e di cui è unico arbitro. In questo libro sono scritti i giusti della comunità d'Israele. L'immagine simbolica è molto usata nella letteratura apocalittica, e trae origine probabilmente dai censimenti compiuti nel deserto (cfr. Nm 1,1-3,51; 26,1-65) e nell'epoca della restaurazione postesilica (Esd 2,1-70).
v. 7. «Sono in te tutte le mie sorgenti»: il motivo specifico, a parte il contenuto universalistico del salmo sopra espresso, è l'abbondanza d'acqua, fonte di vita, che richiama quella del paradiso già ricordata nel Sal 46,5; cfr. Ez 47,1-12; Zc 13,1; 14,8).
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[rotazioni] -erano le otto sul meridiano di Greenwich
le nove a] ingressi bilanciati sentono i] sibillini c'è il protocollo il set gratuito un cordone ossidabile c'è] il resto il diennea sparso nei bar nel presidio intorno] tufo da coltello l'età per l'apparecchio invisibile fa] fischi i controlli notturni un soffietto da grandtour [le dieci] sul meridiano vanno a vuoto] attraversano
valigiablu.it/roshchyna-giorna…
Le inchieste di Viktoriia Roshchyna, la giornalista ucraina torturata e seviziata a morte durante la prigionia russa, non si fermeranno
SALMO - 86 (85)
PREGHIERA NEI PERICOLI E NELLE PROVE1 Supplica. Di Davide.
Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero.
2 Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.
3 Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno.
4 Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia.
5 Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invoca.
6 Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.
7 Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido perché tu mi rispondi.
8 Fra gli dèi nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla come le tue opere.
9 Tutte le genti che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, Signore, per dare gloria al tuo nome.
10 Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.
11 Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.
12 Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome per sempre,
13 perché grande con me è la tua misericordia: hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi.
14 O Dio, gli arroganti contro di me sono insorti e una banda di prepotenti insidia la mia vita, non pongono te davanti ai loro occhi.
15 Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà,
16 volgiti a me e abbi pietà: dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua serva.
17 Dammi un segno di bontà; vedano quelli che mi odiano e si vergognino, perché tu, Signore, mi aiuti e mi consoli.
_________________Note
86,1 In questa lamentazione, che la liturgia ebraica riserva al giorno solenne dell’Espiazione (o Kippùr), compaiono elementi già incontrati in altre lamentazioni simili; ma il rinnovato sentimento di fiducia, il totale abbandono in Dio e la speranza del suo intervento nella situazione di sofferenza che attanaglia l’orante, la rendono particolarmente viva e appassionata.
86,4 rivolgo l’anima mia: vedi Sal 25,1 e nota relativa.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Preghiera di un fedele perseguitato Supplica individuale (+ motivi di ringraziamento e innici)
Il salmo si presenta senza un ordine nell'esposizione delle varie componenti del genere della “Supplica”. È di carattere antologico. Le dipendenze più chiare sono cinque: il v. 4 dal Sal 25,1; il v. 11 dal Sal 27,11; il v. 14 dal Sal 54,5; il v. 15 da Es 34,6; e il v. 16 dal Sal 25,13; Per i sentimenti esposti è simile al Sal 22 e per i concetti teologici al Sal 51. La pericope del ringraziamento è situata al centro del salmo, contrariamente all'impostazione strutturale del genere della “Supplica”, che lo riporta per lo più alla fine. Ma la sua collocazione al centro potrebbe avere la funzione retorica della captatio benevolentiae. La struttura in forma chiastica è vigorosa e precisa con l'inno di ringraziamento che funge da perno al centro (vv. 8-13). Il morfema kî (= perché) che ricorre quasi in tutti i versetti (1.2.3.4.5.7.9.10.12.13.17) ha una funzione sintattica e logica. È come se l'autore volesse giustificare ogni petizione o commuovere Dio con le sue argomentazioni. Gli appellativi divini sono molto frequenti. Il Dio delll'orante ricorre 19 volte in 17 versetti (il solo ’adōnāy ricorre 7 volte). L'appellativo personale JHWH, reso da BC con «Signore», fa inclusione maggiore nei vv. 1 e 17. Non c'è regolarità ritmica, giacché la lunghezza dei versi cambia spesso. Il salmo è di epoca tardiva. La simbologia è somatica, antropomorfica e bellica.
Divisione:
- vv. 1-7: I appello;
- vv. 8-13: inno di ringraziamento;
- vv. 14-17: appello finale.
v. 1. «tendi l'orecchio»: con questo antropomorfismo l'orante vuole attirare l'attenzione di Dio alla sua supplica, come nei Sal 31,3; 88,3. «povero e infelice»: l'orante si qualifica, come uno dei «poveri di JHWH» cioè bisognoso materialmente, ma fiducioso in Dio. Il versetto del TM è allitterato e ritmato in nî.
v. 2. «Custodiscimi...»: l'orante giustifica la sua richiesta di protezione contemplando la sua presentazione col dichiararsi «fedele» (ḥāsîd) nel senso spirituale (Sal 85,9) e sostenitore della fedeltà di Dio (ḥesed: vv. 5.15), «servo» (‘ebed), come Abramo, Mosè, Giosuè (cfr. Gs 24,14ss.), e «l'uomo che spera».
v. 5. «Tu sei buono..»: questi attributi di Dio richiamano quelli manifestati nell'esperienza esodale, cfr. Es 34,6; Nm 14,18; Dt 5,10; Ger 31,34; Dn 9,9; Sal 136,1.
v. 7. «Nel giorno... tu mi esaudirai»: l'orante esprime la certezza e la fiducia di essere esaudito, cfr. Sal 17,6; 77,3.
v. 8. «Fra gli dei nessuno è come te...»: l'orante esprime la sua fede monoteistica in Dio. Si sente l'eco dell'inno esodale (Es 15,11; Sal 89,7-9).
v. 9. «Tutti i popoli... verranno e si prostreranno»: si esprime la fede nell'unico Dio come sovrano anche della storia di tutti i popoli; questi alla fine lo riconosceranno dandogli gloria. Il motivo è ricorrente nel post-esilio: cfr. Is 56,1-9; 66,18-21; Ag 2,6-9; Ml 1,10-11; Тb 13.
v. 10. «grande tu sei...»: fa inclusione con il v. 8 e richiama, riecheggiando in forma di inno, il nucleo della fede d'Israele cfr. Sal 72,18, 83,19
v. 11 «Mostrami... la tua via...» cfr. Sal 27,11. «Camminare nelle vie di Dio», cioè nella «verità» significa adesione e fedeltà all'alleanza. «donami un cuore semplice»: lett. «fa' uno (ebr. yḥd) il mio cuore, perché tema il tuo nome», cfr. Ger 32,39; Sir 1,25. L'unità e l'indivisibilità del cuore è segno di fedeltà e di amore totale, mentre il cuore spezzato e diviso diventa sede di più padroni e di più amanti. Per la doppiezza del cuore, cfr. Sal 12,3.
v. 13. «perché grande con me è la tua misericordia...»: professione di fede, nella grandezza della misericordia di Dio, che chiude la sezione della lode, iniziata con la professione di fede nell'unicità di Dio (v. 8). «dal profondo degli inferi mi hai strappato»: gli inferi sono paragonati a un abisso senza fondo e sempre bramoso di vittime. Il salmista ringrazia il Signore di averlo liberato dal pericolo di morte, causata dai nemici arroganti e blasfemi (cfr. v. 14).
v. 14. «Mio Dio, mi assalgono gli arroganti...»: il versetto riecheggia quasi letteralmente il Sal 54,5.
v. 15. «Ma tu, Signore, Dio di pietà...»: contrariamente ai nemici “atei” del v. 14, il salmista crede in Dio e spera nella sua salvezza. Perciò contrappone ad essi la sua professione di fede come nel v. 5, che ricalca Es 34,6; Sal 103,8; 145,8.
v. 16. «volgiti a me...»: l'invocazione richiama in ebraico il volto di Dio che volgendosi al fedele porta speranza e gioia, cfr. la “benedizione sacerdotale” di Nm 6,25-26. «il figlio della tua ancella»: si richiama all'espressione «tuo servo» di vv. 2.4 e la rafforza sottolineando che egli è per nascita e per condizione «servo» del Signore. Cfr. Sal 116,16. L'espressione ha anche la funzione retorica di impietosire e commuovere Dio.
v. 17. «Dammi un segno di benevolenza»: il «segnale» (’ôt) è doppio: positivo per il salmista e negativo per i suoi nemici. Il segno positivo per l'orante può essere o un oracolo di liberazione emesso da un sacerdote o da un profeta cultuale, o un prodigio come quelli dell'esodo, cui il salmista si è riferito nel v. 10 («meraviglie»: niplᵉ’ôt). «mi ha soccorso e consolato»: si tratta qui di “perfetti di confidenza”. Il salmista è già sicuro che il Signore ascolterà la sua richiesta e confonderà, svergognerà così i suoi nemici. Il salmo si conclude con il riferimento al soccorso e alla consolazione di Dio.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
La vita immaginata
(2019 – 2023)
Con 14 <> della cultura
di Felice Serino
Youcanprint
Poesie e saggistica
Pagg. 417
ISBN 979-12-21481-26-6
Prezzo Euro 26,90
Un´opera corposa, ma varia
Ben 417 pagine che, anche considerando la settantina destinata ai profili di noti artisti, comprovano l´ingente produzione poetica di Felice Serino nell´ultimo periodo, cioè dal 2019 fino quasi a oggi. E questa copiosità nel creare versi è una delle altre caratteristiche di questo autore che sono più ampiamente tratteggiate nella mia presentazione dell´opera costituita da tre sillogi (Dell´indicibile, Trasparenze e La vita immaginata, donde il nome del libro). Voler parlare in modo esauriente di tutte le poesie si presenta impossibile, sia in termini di tempo che di spazio. Di conseguenza ho dovuto impostare il commento critico in modo che risultasse sintetico, ma nonostante ciò gli estimatori di Serino non potranno che trovare conferme. Che la sua poetica sia una continua analisi introspettiva è fuor di dubbio, tematica che solo in apparenza è limitativa, poiché la ricerca continua del nostro “io” è in grado di svelare nuovi risvolti con il trascorrere del tempo e anche con l´acquisizione dell´esperienza; pertanto non vi è nulla di ripetuto, eventualmente c´è qualcosa di già noto nelle linee generali, fermo restano quella sua capacità di permeare i versi di un alone di magia, con quell´evanescenza che li rende gradevoli, ma non banali. In narrativa potrebbe far venire in mente il realismo magico di Giuseppe Bonaviri o di Gabriel García Márquez, anche se non è proprio così, ma sostanzialmente il richiamo non è azzardato. Il suo è un particolare modo di esporre che penso di aver spiegato con scrupolo nella presentazione e che riporto di seguito:“Il poeta, di origini napoletane, ma dimorante a Torino, è un artista di lungo corso che via via negli anni ha affinato il proprio modo di verseggiare, e ciò è facilmente riscontrabile leggendo le sue composizioni in ordine temporale, fermo restando quella ricerca introspettiva che è materia propria dell´autore uso ad approfondire con progressività. Nel contesto di ricerca di ciò che può rivelare il proprio Io si nota particolarmente, apprezzando, una visione evanescente che dona particolare fascino, ammantando il verbo di magia, all´intero corpo. I versi tendono a volare, a superare confini naturali per congiungersi a un mondo di fantasia, la cui porta, lo stargate, è in attesa di essere valicata. In questo universo che si potrebbe definire poetico Serino s´invola, novello Ulisse verso un´Itaca che è la propria dimensione interiore, un´avventura senza fine in cui conta di più la conoscenza che si incontra nel percorso che il raggiungimento della meta. E tutto procede in una sorta di limbo, un sogno che porta ad altra dimensione, e in cui con maggior chiarezza è possibile leggere dentro di sé, in una visione che continua a essere evanescente, una sorte di ectoplasma che avvince e respinge. Si resta attoniti, anche sgomenti spettatori di una metamorfosi, di una trasformazione che è un´implosione della persona stessa, e, comunque, il tutto si riassume, si comprende con chiarezza.”. In ogni caso resta una personalità artistica peculiare, tanto che è difficile, se non impossibile, ipotizzare a quale corrente si ispiri. Un esempio che chiarisca il tutto è costituito da una poesia tratta dalla silloge La vita immaginata. Mi riferisco a Proiezioni (proiezioni del Suo pensiero siamo / vaganti tra realtà e sogno – in cerca / d'un'isola felice – viaggio / nell'infinito di noi / isole noi stessi – pure / ognuno anello d'una / catena senza inizio e fine). Ovviamente non è l´unica poesia, perché ve ne sono altre che possono ben illustrare il concetto esposto, ma per me questa costituisce forse l´esempio più lampante. Una novità poi è costituita da questi profili che, così come scrive Serino, hanno un filo spirituale che li lega ed è dato dall´amore nel campo della cultura e dell´arte. Non sono pochi, sono quattordici, un po´ biografia, un po´ analisi critica, e sono relativi a personaggi ben conosciuti (Dino Campana, Dylan Thomas, Vincenzo Cardarelli, Simone Weil, Nella Falzolgher detta Nil, Salvador Dalì, Maurice Maeterlinck, Kahlil Gibran, Arthur Rimbaud, Pier Giorgio Frassati, Rudolf Steiner, Jakob Lorber, Joe Bosquet, Teresio Zaninetti). Come è possibile notare non tutti sono poeti, anche se presentano caratteristiche di artisti o che comunque li ricollega all´arte; si tratta di analisi necessariamente brevi, ma non trascurabili, nel senso che Serino, che evidentemente ha ritenuto di particolare importanza questi artisti, ha fatto di tutto per presentarceli in modo accattivante, così che il lettore possa comprendere il rilievo che gli stessi hanno. Penso ci sia riuscito, resta solo da chiedersi il perché di tale lavoro che, tuttavia, è evidentemente il frutto di una passione fino a ora segreta, di cui ha voluto rendere edotti i terzi.
In questo libro c´è veramente tanto, ma è vario e proprio per questo si legge con piacere, certi che, fra le tante proposte, non sarà impossibile trovare quella che può soddisfare maggiormente.
Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941 e vive a Torino.
Copiosa la sua produzione letteraria (tra le raccolte di poesia: “La vita nascosta”, “Vita trasversale e altri versi”, “La vita immaginata”); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. E´ stato tradotto in nove lingue.
Intensa anche la sua attività redazionale.
Sue pubblicazioni sono presenti in Academia.edu e in Alessandria today.
Per notizie dettagliate, qui: literary.it/ali/dati/autori/se…
Renzo Montagnoli
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.La vita immaginata di Felice Serino letto da Angela Greco AnGre
24 NOVEMBRE 2023~ ANGELA GRECO – ANGRE
La vita immaginata – con 14 «profili» della cultura (2019-2023) è la nuova raccolta autoprodotta di Felice Serino, poeta di lungo corso, nato a Pozzuoli nel1941 e residente a Torino, che da anni è impegnato nella ricerca e nella divulgazione di poesia contemporanea. Questa antologia, corredata da un apparato di brevi saggi su figure di spicco soprattutto dell'ultimo secolo, confermala vocazione dell'autore allo sguardo attento e critico sul quotidiano e su quanto vive, sempre alla luce dei suoi capisaldi poetici, etici e religiosi. Se “la poesia è un dono fatto agli attenti”, come ha scritto Paul Celan, fermo restando il dono, quella di Serino è attenzione rivolta alla poesia e ai suoi lettori ed è, sempre secondo Celan, “un dono che implica destino”, allora questo Autore conosce bene la strada che è stata segnata per lui e che a sua volta segna. Nelle pagine di questa silloge ogni lettore può cogliere a piene mani il meticoloso lavoro poetico di ricerca e di introspezione che viene offerto, ed apprezzare altresì lo studio e l'impegno nel rendere vive figure d'eccellenza colte da differenti campi, che configurano il percorso letterario, emotivo e umano di Felice Serino, che qui manifesta anche le sue non indifferenti doti di saggista. La forma scelta per la quarta e ultima sezione dell'antologia – quella che comprende i quattordici profili della cultura – è il saggio breve, che avvicina il lettore con una scrittura accattivante, incuriosendolo, restando fedele alla forma – cara ai lettori stessi – asciutta ed essenziale, impreziosita da lemmi specifici che da soli aprono mondi, con la quale questo autore si esprime anche in poesia La vita immaginata è un lungo viaggio dentro e fuori l'essere umano volta alla scoperta e riscoperta dell'umanità non edulcorata, privo di barocchismi che sviino o diano false speranze a chi legge. “Immaginata” è sinonimo qui di “sperata” e non realizzata per questo declino che sembra oscurare qualsiasi cielo. Il poeta, però, nonostante l'inevitabile passare del tempo e della Storia, non cede al ripiegarsi su se stesso, ma diventa luce minima volta ad indicare una possibile alternativa per una vita, appunto, che ora non è. Anzi, che non è ancora. [Angela Greco AnGre]
*
Estratti da La vita immaginata – con 14 «profili» della cultura (2019-2023), YCP, 2023, di Felice Serino.
. Oltre l' esilio
il più bel giorno è quando oltre l'esilio della carne mi verranno incontro i miei morti e i parenti giunti da lontano
a qualcuno scapperà una lacrima e nell'estremo saluto c' è chi leggerà con voce tremante alcuni versi
ti sei staccato come foglia adagiata su una spalliera di brezza
∼ Detrattori
non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante
contro i detrattori di bellezza – che splendenza emana e armonia
∼ Immortalare
immortalare il momento – la foto è sfocata immagine scivolata nel gorgo del tempo
così di te: appesa all'attimo dietro l'occhio un'ombra stampata
.
Nota di lettura a Felice Serino, "Asimmetrici voli" di Giovanni Perri
Nota di lettura a Felice Serino, “Asimmetrici voli” di Giovanni Perri
Non c'è volta che leggendo Serino, io non resta catturato da una luce. Luce immagine essa stessa. E non c'è volta ch'io non abbia tra le mani la maglia e ne senta l'esatta materia, la sua nuda trasparenza, lo smalto, l'eleganza.
Questo il primo elemento: il verso illuminante, da cui affiorano gli altri. Ma questa illuminazione, si badi, non è fatta per indicare qualcosa. Essa non descrive, né è tentata da alcuna cartografia per poeti raminghi; la mèta è la sua stessa radice, il suo primo significato, una sorta di matrice, non so come dire, epidermica, olfattiva. Un distico esemplificativo ci ricorda ch'essa è come l'odore della salsedine / del legno bagnato di cui non può che arrivarci, forse, un'eco sublime come quello della pelle dell'amore. Ci fa quasi tornare all'embrione della materia, al suo antichissimo battito dal quale ogni nostra azione, essendo principio, pretende la fine. Ed è questo il secondo elemento, mi pare, importante per riconoscere la consistenza di questa poesia: il limen. Luce dunque come elemento di confine, di soglia, ma anche come dimora. In questo appartenersi avviene il miracolo della parola, la soglia si spalanca e l'immagine urla: […] noi siamo l'alfabeto del corpo / che grida / il suo esserci / noi essenza degli elementi / appendici della terra […] e della terra quindi il lascito grave e generoso, il frutto panico che si fa […] strada nel sangue della parola […]. Procede così, lungo un itinerario aereo, ma anche corporeo, il vocabolo alla ricerca del suo fuoco primigenio, ed è sostanza sanguigna che alberga nella lingua, idioma del riconoscimento febbrile. Serino traduce questa febbre nel Volo asimmetrico, che è il terzo elemento e abbraccia in un certo senso gli altri, avvolgendoli in un magico defluire, in un tripudio di trasfigurazioni che è cifra esatta del suo sentire (o del suo andare per fotogrammi), pellicola del suo occhio interiore che cattura, imprigiona, e dopo libera. Come un diagramma d'Amore la poesia è fragile foglia / appoggiata a una spalliera di brezza. E il poeta anela a un avvicinamento che è infine identificazione, sostegno, fuga, segreto frammento di sé nel mondo, rammento di un'origine che si ripete ancora e ancora, definitiva, eppure incompiuta.
Giovanni Perri
Felice Serino: Asimmetrici voli. Prefazione Donatella Pezzino. E-book (2017) Finito di realizzare nel Dicembre 2018 da www. poesieinversi.it
*Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941. Autodidatta. Vive a Torino. Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang” del 1978 a “Lo sguardo velato” del 2018); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. È stato tradotto in otto lingue. Intensa anche la sua attività redazionale.
Gestisce vari blog e siti.
FELICE SERINO
POESIE
COORDINATE DELL'ANIMA (2023-2024)
1
NELLA STAGIONE CHE TI SPOGLIA
braccia frondose hai piene d'uccelli levate al cielo come inno alla vita
il forte abbraccio è il mio grazie di esistere
nella stagione che ti spoglia il fuggire dei canti mi fa triste il cuore
2
POESIA E' NEGLI OCCHI
poesia è negli occhi profondi di una donna è la leggerezza della piccola danza del passero sul davanzale è la fogliolina che spunta dalla terra poesia è il neonato attaccato al seno o l'attesa della mamma sull'uscio è l'interrogativo nello sguardo di meraviglia del bambino poesia è chiedere scusa è l'abbraccio sospeso nell'immobile luce
3
SPLEEN
irrazionale la vita a tradire in modo inatteso l'impulso del sangue
macera come foglie kronos giorni anodini a ridosso di ombre stampate
squarcerà una nube il sogno fatto carne? – forse qualcosa può ancora accadere
4
SENZA TITOLO
primavera ha le braccia piene di fiori canta con la voce degli uccelli
l'albero in germoglio ti è grato sentendosi abbracciato ti ricambia col suo ombrello di foglie
5
IN UN LEVITARE DI ANGELI
immaginazione pura spalmata nella Mente universale fatta palpito e sangue
sogno di Dio
un succedersi di miriadi di mondi in perfetta armonia
musica delle sfere inudibile all'orecchio in un levitare di angeli
6
IL COMMIATO
morire in buona salute ciò a cui l'anima tende mentre al capezzale accorrono compunti i congiunti
-poi al commiato vien da dire ad andarsene son sempre i migliori
7
FORGIO FONEMI SUONI
l'alba è una fucina: forgio fonemi suoni usciti dalla bocca della notte
mi sfiora il cuore che trepida un dio o un angelo
8
MADRE CELESTE
nel palpito di luce alta ti levi tu orifiamma tu stargate Madre dei derelitti – Avvocata
fa rivivere delacroix palpabile il Tuo implorare ai piedi della Croce
9
VISIONE
(ispirandomi a Borges)
una sequenza di figure ti sfila davanti tu ne afferri per la coda una quella che hai da sempre sognato
e proprio per averla scelta unica e irripetibile ti si fa sangue e respiro
sfociando nella luce
è l'aleph che cantò il poeta cieco
10
L'INSONDABILE
le pareidolie e l'occhieggiare del sole tra nuvole pigre
al crepuscolo degli anni la solita panchina ancora calda t'accoglie
insondabile il chi-siamo balenio saettante nella mente
11
PREGHIERA
(a Simone Weil)
nel sentire celeste – ginocchia piegate – il cuore vola alto
12
Deus absonditus
la vita è bella ed ogni nascita è dono e poesia ma il mondo è in mano al maligno che in efferatezze ha superato se stesso
da quando il Supremo gli ha dato carta bianca rientrando in sé
tu dici Dio ce ne scampi da patimenti e morte d'anima ma irreversibile la storia fa il suo corso prima che il fiume sfoci in mare aperto
prima che il Deus absonditus a noi si sveli in tutta la sua Gloria
13
Il mare ha tante voci
il mare ha tante voci di annegati di gabbiani sirene ha scatole nere sepolte
il mare è nel cuore di odisseo itaca è ancora lontana e
vi è chi ha mal di terra e narra ai nipitini di mostri marini e miti o realtà chissà dove vissute
forse in un'altra vita rimaste nella mente grumi di sogni
14
Rammendi
un'opera buona o una poesia rammendano gli strappi del cuore chiudendo antri di buio
l'abito logorato dagli anni abbisogna di attenzione e rattoppi
è una rete che più non trattiene i lucenti guizzi
15
Divagazioni sullo zero e sulla o
il nucleo l'anello l'uroboro due zeri abbracciati ti danno il simbolo dell'infinito puoi notare la vocale o di rimbaud gli ovali dell'ottocento la bocca spalancata nell'urlo di munch le bolle di sapone immagina gli occhielli delle forbici gli oblò simili allo zero o alla o
16
Il cuore senza voce
(di bimba sepolta da macerie)
sei parte di un cielo d'occhi
il cuore senza voce – bambola murata
a sognare librarsi d'ali
17
Se tendi oltre l'orizzonte
riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi
18
Angelo della volta
benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria
indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno
19
In veste d'angelo
l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario
che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi
20
Sogni
ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro
-è la sola mente che crea un oltretempo
gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare
21
Memento
bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite
(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)
22
Di là
“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina
quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi
e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda
23
In te l'immenso
quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive
questo accogliere in te l'immenso
oltre l'esilio di carne franta
24
Dietro il velario
che siamo -
un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti
maschere in una pantomima -
dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita
riconoscersi
25
Penso dunque sono
sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente
lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento
26
Gli ultimi giorni
essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa
“lasciare che i morti seppelliscano i morti”
no non ci sarà più tempo per piangere:
già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo
27
Kermesse
marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello
28
Solitudine
livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane
29
L'essere e il nulla
“credo nella resurrezione della carne”
pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla
l'esistere è da sempre
pensi: ed è già essere per sempre
l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla
il nulla non esiste
30
Visione
neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi
31
D'empiti
di fonemi indiarsi
d'empiti
a capriolare nell'aria presenze
ancora in fieri in ondivago sogno
32
Mentori
ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani
mentori della volta celeste dal volto rasserenante
33
Quasi estate
sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora
il vecchio sofferente aspetta il sole della morte
giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile
non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti
che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio
34
La ferita
si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca
35
Da quando la mano
tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo
da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri
si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens
36
Fogli-aquiloni
impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo
37
Assonanza
dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore
vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti
38
Fuori dall'ordinario
la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati
va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario
mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte
39
Dei miei detrattori
(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)
lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi
se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo
40
In questo giorno chiaro
(25 aprile)
s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio
libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti
41
Incanto
i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie
42
Dal nightmare
uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -
la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa d'infanzia
sogno dentro il sogno
43
Che luce
che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore la provvida Madre 'udranno':
“mangiate di me e non avrete più fame”
44
Chi eravamo
enigma la vita siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato – solo
incarnata nostalgia restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore immarcescibile nella luce
45
L'indicibile parte di cielo
indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori
basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:
e cessi di sentirti mortale
46
Alberi che camminano
il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano
(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)
47
Per poca fede
vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte
il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
48
Riflesso
(il soma: “appendice” del cielo)
siamo solo pensiero non espanso
frammento della Mente che crea universi-mondi
(riflesso questa vita che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
49
Fantasie (ipotesi dell'impossibile)
la vita
un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua
50
Lavavo la veste
trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste invischiata nelle panie della notte
51
Anime ferite
(è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)
raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *
laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento
- rifacendomi a un verso di Gregory Corso
52
Anime che si cercano
(ispirandomi a Borges e Pessoa)
anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere
giriamo in tondo senza mai trovare il centro
lontani da noi siamo
sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole
53
L'infinito di noi
dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson
percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo
“per speculum in aenigmate”
e ci sogniamo
54
Intatto lo spirito
ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
55
Con l'anima nuda
con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?
FELICE SERINO
POESIE
PROSPETTIVE
2024
1 Mare aperto
parvenza: “luogo” altro: il sogno che muove ondivaghi sensi
gesti evanescenti volteggi – voli
l'anima è un mare aperto
2 Il mare era una favola
“non vorrei più uscire da questa dimensione eppure basterebbe come altre volte stringere forte gli occhi e...”
ma voglia non ne avevo – poi giocoforza mi ritrovai quasi deluso nel mio letto
avevo lasciato un mare che era una favola un'immensa tavola imbandita per i gabbiani a frotte
3 Amo l'idea
più che amarla amo l'idea di lei
stato d'essere: che s'impregna di bellezza interiore
si ammanta di una luce affebrata mentre mi poggia la testa nell'incavo della spalla
e se combacia col mio pensiero mi chiedo
dove saremo domani
quando il mondo per noi sarà sparito
4 Il poeta
cavalli d'aria – virgola di fuoco il pensiero saettante: vederti un sansebastiano trafitto da strali della parola
5 Vita sommersa
in onde dell'inconscio si sdipana l'illusione ipnagogica e
nel gioco sempre inedito delle immagini emerge vita sommersa
come ombra che si rompe nell'acqua mossa
6 L'intima essenza
rifarti gli occhi davanti a foto che rispolverano anni di cui puoi dirti contento a voler fare un bilancio onesto
-non vasi di pandora-
ma per contraddizione stornare la realtà con l'immaginario ti sembra più congeniale: per lasciarti sfiorare
dal difficilmente percepibile
7 Delle vanità
I non hai mica visto la Madonna – se sei andato in estasi per uno scalmanato che si agita sul palco
-emulo sei sbavi per il successo
II “vedi tutto questo? sarà tuo se...” cogli l'intenso e breve l'offerta allettante – il “se” ti eccita lo temi
ah inganno del mondo che nasconde una mano nel sangue dei papaveri
8 I tuoi santi
corda tesa tra la bestia e l'angelo
scala al cielo per l'Assoluto
c'è sempre l'iconoclasta che
lascia osceni echi nel sangue
dileggiando i santi che tu Nina preghi incessante
9 Dismesso l'abito
(visione)
dismesso l'abito mi accompagnarono i cari estinti portatori di umiltà
non parole la bocca colma di luce
percorrendo la via per l'eliso non si toccava terra
10 Se tendi oltre l'orizzonte
luce letale per distrofici una grazia per altri e i gatti acciambellati nel sole
riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi
Nota: chi è affetto da distrofia corneale ha problemi a vedere la luce.
11 Quale limite
(parla un intellettuale)
[a tutti gli oppressi dai regimi]
aveva appena letto che subito arricciarono il naso quelli che si conformano
all'ultimo verso uni sbieco incrociare di sguardi
aveva superato il limite? quale
forse della paura
candidamente parlava di libertà
quella che accende le stelle sopra un oceano d'amore sconfinato
12 Vite alternative
(s'affaccia la notte su vite alternative freudiana “via regia”)
nel balzo lucente della tigre trema la bellezza immaginata
(“La tigre” è una famosa poesia di William Blake)
13 La vergogna
serpeggia sinistra eco in un cielo stravolto mentre nel mondo esplodono sogni
dalle emittenti: scoperti nuovi orrori
la vergogna si è nascosta dietro i morti
14 La colpa
sono io quel ragazzo che scappò da casa con poche lire in tasca e un quaderno d'improbabili versi?
lo sono sì ma dopo sei decenni
non mi riconosco in lui se non nel sogno ricorrente che al mattino mi lascia il cuore stretto dall'angoscia
sarà un residuo di “colpa da espiare” per aver procurato un veleno sottile a chi bene mi voleva
15 Elucubrazioni
(l'anima ha le stimmate della vita)
la morte è un artiglio sulla pelle del cielo
la sperimenta questo corpo che ci è dato
(corpo dall'invisibile aura ravvolto nella bolla-anima)
16 Viaggi psichici
sospeso alle attese in dolci smarrimenti
hai dimestichezza con la morte
con la stessa naturalezza del tuo saperti eterno
17 Belle penne
“non sono poeta” -da altri già affermato- sì che belle penne hai visto superarti con tua ammirazione vera
graffiavi fogli riempiendoli di zampe di gallina
tanto meno eri poeta quando t'isolavi e all'ombra d'una quercia t'ispiravi seguendo alti voli
ah quelle velleità custodite nello scrigno del cuore
18 Essere
(ti vien detto di là nell'oltre ma è molto più vicino intimo)
farti nell'aria stretta virgola di cielo
essere che scalzi la morte
diminuirti - per espanderti
19 L'avversario
al principio fu l'inganno – da allora i cieli capovolti e la morte
chi ci rubò dal cuore la bellezza originaria?
nella cattedrale del sangue l'avversario gioca a scacchi dall'inizio del mondo
20 L'ultima parola
gli furono strappati tutti i figli come pezzi di carne -si è provati secondo il grado di sopportazione pungolati dappresso dallo strale del maligno- Giobbe il giusto lo fu allo stremo privato dei suoi beni ridotto a solo guscio grumo di dolore fino a che non implorò basta hai vinto è tua l'ultima parola Dio del cielo e degli abissi
21 Quanto amore
giunto il momento cosa ti porterai non suppellettili o libri ma l'amore che hai saputo dare
non quel lasciarsi vivere nell'approssimato sogno di un pesce rosso nell'acquario
22 Oltre stravolti cieli
(ecologica)
sconsolata la fauna s'aggira in cerca d'erba buona
chi dirà alla rondine smarrita non ci sono più primavere e alla cernia quello che ingozzi è rifiuto dell'uomo sconsiderato
questi cercherà oltre cieli stravolti nuove terre da violentare
23 L'anima tendeva
l'anima tendeva alle stelle quando tu Nina apparivi rosavestita stagliata contro un lembo di cielo
ti fermavi nella piazzetta e ti facevano festa i colombi planando sul mangime che spargevi
allora il tuo sorriso era una pasqua mentre il tempo aveva una sosta
24 Lazzaro
mi addormenterò in Te finché non mi chiamerai per nome
ora qui mi trovo un Lazzaro risvegliato da cento morti
sempre dalle crepe dei muri spunta un fiore
25 Nascita
più a nascere che a morire pensiero capovolto dal profondo in dormiveglia il girasole ebbro di luce dice vita e tu languida sul divano mi chiami per accostare il mio orecchio al tuo ventre rotondo
come un mondo
26 L'angelo
qui sei terra poca cosa carne e sangue in bilico sul ciglio della morte ti porti un anchise sulle spalle
“di là” l'angelo di luce che ti percorre silenzioso i precordi
verrà a unificartisi quel giorno che sentirai cantare le tue ossa
27 Un verso
un verso che mi arrivi solo uno dei tanti gettati nel cestino da un po' che non vengo illuminato sono anziano e ancora affamato di sogni (più non si dice vecchio)
i migliori versi vengono nella veneranda età – un esempio è ungà col suo “taccuino del vecchio” - quando la mente ancor giovane vibra sul pentagramma dei sogni
28 Colpo di sonno
sentirmi inclinare da un lato mentre davanti al pc “guardo” un film e per una strana associazione di idee pensare per fortuna non guido più
non per un colpo di sonno ma l'abbaglio rischio reale per il distrofico di andare fuori strada
29 L'oasi
conti sulle dita della tua vita le fasi ne rimpiangi la prima prima della luce
quando non distingui realtà da sogno e
da sotto le “palpebre” segui la barchetta di carta nel tuo cielo-mare amniotico
dove il tuo orizzonte è un'oasi da cui uscirai con un grido
30 Candido
ti senti come una barca nel bosco un marinaio col mal di terra
non sei di quelli che saltano la cavallina ti levi al canto del gallo un brodino a sera per scaldarti le ossa
una frase tagliente ti scivola addosso non sanguini
31 Il Sé
niente paura saremo rinati
(e il corpo? dismesso l'abito d'affanni)
abiteremo il posto primevo luogo-non-luogo dove l'altro è il Sé
32 In treno
gambe accavallate la bionda platino all'anziano vis-a-vis risveglia sopite voglie
alberi case fuggono via lo sferragliare induce sonnolenza
33 Immortalare
immortalare il momento – la foto è sfocata
immagine scivolata nel gorgo del tempo
così di te: appesa all'attimo dietro l'occhio un'ombra stampata
34 Malgrado tutto
cervelli vuoti a perdere si schiantano contro un albero o un palazzo facendo parkour malgrado tutto le piste da sci son sempre frequentate (non v'è manna senza ingegno d'uomo) i monti si vestono sempre meno di bianco l'uggia pervade anche il cuore lascia a desiderare il sorriso del sole
35 Il ciliegio
(in memoria di A.)
ad ogni morte c'è resurrezione
primavera: davanti casa il ciliegio è fiorito – tu aleggi sopra la tua morte apparente
36 Pilato
oggi Cristo potresti vederlo su un barcone tra gli emigranti o al valico di frontiera portando insieme a loro la croce
come in un sogno atroce vedrai pilato distogliere lo sguardo dalle purulente piaghe
ci si dovrà aspettare forse discendano “gli dei” su un mondo malato?
37 Mi attraversa il tempo
non ho difese alla luce porto occhiali scuri dormo poco e male
sempre più brevi le passeggiate
il tempo mi attraversa la testa che sperimenta nuovi voli pindarici
38 L'intoccabile
lo scoprono con le mani nella marmellata e ci si meraviglia se ha spalle ancora larghe lui intoccabile coi sacrosanti privilegi di cui godono i governanti stiamo lavorando dice usando il plurale maiestatis la poltrona quella non gliela sfilano da sotto la poltrona è sempre calda
39 Il viaggio
il soma è l'imbarcazione dell'anima in questo viaggio d'Odisseo
ulissidi lo siamo a solcare aperti mari
per approdare sulle rive del mistero di noi
in infinito espandersi nell'armonia dell'universo
40 Un ragno tesse
uscirai dalla vita con le ossa rotte dappresso ti sta l'ombra di serpe che agita il tuo sonno gli offri i tuoi passi da sonnambulo e il sudore di sangue emotivo dove un ragno tesse di versi una tela
41 Nuove ali
impastato di terra e sogno quest'essere scompensato
-gravezza di carne -invidia di voli
lo attendono nuove ali a solcare l'indicibile
42 Cinico
sospetti anche della tua ombra il tuo vagare cane di nebbia dove ti porta se rifiuti la mano tesa e al garbato gli dai “li mortacci” tu creatura di terra nell'ora estrema degnerai il cielo di uno sguardo?
43 Preghiera
(Padre Pio da Pietrelcina)
irrorami della rugiada del Tuo Spirito questo cuore martoriato
in una violacea alba di passione indegno mi prostro sgabello ai Tuoi piedi
44 Come saremo
immagina una luce di mille soli che è in te e tu nel Tutto
immagina: un' inconcepibile ma possibile ubiqua entità in un donarsi d'amore universale
e ancora proviamo ad immaginare Lui che ci rivolta come un guanto
45 Itaca
averle coperte le spalle le volte che ti giungono strali dall'alto dov'è assisa nemesi che proietta ombre di morte
t'abbeveri alla fonte della grazia sebbene non eviterai t'investano procelle negli anni prima d'intravedere l'itaca celeste
46 Nel mio cielo
le belle nuvole che vestono forme d'animali i cari animali d'acqua terra e cielo i cumuli i nembi io li vedevo nel mio cielo con occhi innocenti lassù incantati immaginando quella la sede del paradiso
47 Allumare
il non detto esplicito tocca più del dire – dal profondo un allumare
(il sasso gettato dal capriccio della musa apre cerchi nel lago dello spirito)
48 Proiezioni
proiezioni del Suo pensiero siamo vaganti tra realtà e sogno – in cerca d'un'isola felice – viaggio nell'infinito di noi
isole noi stessi – pure ognuno anello d'una catena senza inizio e fine
49 Cuore aperto
pagina aperta cuore aperto: la poesia ? di tutti
la parola spira col vento -vento di luce-
espone la sua ferita creaturale
50 Domani credi giungerà
come canta vasco a questa vita non sai dare un senso domani credi giungerà un come un quando
all'alba le finestre avranno occhi nuovi per la meraviglia espansa nella misterica luce
51 Come il seme
domandarci se siamo bolo di questa vita
o come ungarettiane foglie
o semmai ci troviamo a galleggiare sulla superficie di un sogno
un chiederci qui disorientati — mentre
come il seme nella terra ci si aspetta di nascere alla luce
52 L'approccio
ai primi tentativi tremavo come una foglia la vocina mi diceva buttati anche a rischio di una sberla ma se usi le buone maniere (te le avranno pure insegnate) sta di fatto che ogni volta mi bloccavo — poi negli anni mi emancipai e oggi mi viene da ridere mi spiegò a suo tempo un'astrologa che la causa era una brutta opposizione venere-giove prima e settima casa già alla nascita e che coi transiti di là a breve veniva a sciogliersi
53 Fedeltà alla vita
(ad Aleksandr Solþenicyn)
fatti per la meraviglia la tenerezza l'amore
alla gerarchia e all'odio opponiamo il tuo j'accuse in virgole di fuoco
una vita fedele alla vita -allodola trafitta-
54 In ondivago esistere
impregnato di Spirito Santo mi specchio nella città eterna in ondivago esistere del sogno
55 Silenzi d'acque
silenzi d'acque - langue la luce -
e smemora
un grande lenzuolo avvolge gli alberi le case
FELICE SERINO
POESIE
DIETRO IL VELARIO (2021)
279
AVEVO IN MENTE UNA POESIA
stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso
ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e
ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei
sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri
280
ASPETTATIVE
vestono il rosso della passione le svolte del cuore
un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato
281
SENZA TITOLO
sono malato d'azzurro
sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso
mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e
sarò sgabello ai Tuoi piedi
282
LA BEFFA
ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso
283
UN BUCO NEL CUORE
lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno
relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata
284
SCOPIAZZARE
meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene
cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce
nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti
285
DETRATTORI
non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante
contro i detrattori di bellezza – che
splendenza emana e armonia
286
NELLA FINE L'INIZIO
(a Tiziano Terzani)
riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio
in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo
287
PER UN RICAMBIO D'ALI
Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni
manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali
ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo
288
DI NOI
di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue
i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva
-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri
289
IL VINO
il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre
prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo
“bevete tutti da questo calice di sangue”
290
PRIMA LUCE
i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata
quella della prima luce
291
L'ALTEREGO
il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue
quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo
amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger
che ogni volta annega nel lago della sua spocchia
292
ALLA STAZIONE
nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia
come volersi levare nell'aria – uccelli di passo
293
SI SPERA
si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico
294
IL LUOGO ACCANTO
dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti
come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita
295
AI PIEDI DELLA NOTTE
un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce
296
ANGELO DELLA VOLTA
benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria
indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno
297
IN VESTE D'ANGELO
l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario
che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi
298
SOGNI
ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro
-è la sola mente che crea un oltretempo
gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare
299
MEMENTO
bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite
(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)
300
DI LA'
“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina
quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi
e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda
301
ANIME FERITE
( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)
raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *
laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento
*rifacendomi a un verso di Gregory Corso
302
IN TE L'IMMENSO
quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive
questo accogliere in te l'immenso
oltre l'esilio di carne franta
303
DIETRO IL VELARIO
che siamo -
un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti
maschere in una pantomima -
dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita
riconoscersi
304
PENSO DUNQUE SONO
sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente
lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento
305
GLI ULTIMI GIORNI
essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa
“lasciare che i morti seppelliscano i morti”
no non ci sarà più tempo per piangere:
già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo
306
KERMESSE
marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello
307
SOLITUDINE
livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane
308
L'ESSERE E IL NULLA
“credo nella resurrezione della carne”
pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla
l'esistere è da sempre
pensi: ed è già essere per sempre
l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla
il nulla non esiste
309
VISIONE
neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi
310
D'EMPITI
di fonemi indiarsi
d'empiti
a capriolare nell'aria presenze
ancora in fieri in ondivago sogno
311
MENTORI
ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani
mentori della volta celeste dal volto rasserenante
312
QUASI ESTATE
sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora
il vecchio sofferente aspetta il sole della morte
giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile
non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti
che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio
313
LA FERITA
si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca
314
DA QUANDO LA MANO
tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo
da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri
si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens
315
FOGLI-AQUILONI
impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo
316
ASSONANZA
dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore
vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti
317
FUORI DALL'ORDINARIO
la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati
va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario
mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte
318
DEI MIEI DETRATTORI
(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)
lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi
se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo
319
ANIME CHE SI CERCANO
(ispirandomi a Borges e Pessoa)
anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere
giriamo in tondo senza mai trovare il centro
lontani da noi siamo
sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole
320
IN QUESTO GIORNO CHIARO
(25 aprile)
s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio
libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti
321
INCANTO
i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie
322
DAL NIGHTMARE
uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -
la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa d'infanzia
sogno dentro il sogno
323
L'INFINITO DI NOI
dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson
percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo
“per speculum in aenigmate”
e ci sogniamo
324
INTATTO LO SPIRITO
ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
325
CHE LUCE
che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':
“mangiate di me e non avrete più fame”
326
CHI ERAVAMO
enigma la vita siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato – solo
incarnata nostalgia restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore immarcescibile nella luce
327
L'INDICIBILE PARTE DI CIELO
indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori
basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:
e cessi di sentirti mortale
328
ALBERI CHE CAMMINANO
il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano
(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)
329
CON L'ANIMA NUDA
con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?
330
PER POCA FEDE
vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte
il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
331
RIFLESSO
(il soma: “appendice” del cielo)
siamo solo pensiero non espanso
frammento della Mente che crea universi-mondi
(riflesso questa vita che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
332
FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)
la vita
un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua
333
LAVAVO LA VESTE
trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste invischiata nelle panie della notte
...........................................................
DIETRO IL VELARIO (2021)
279
AVEVO IN MENTE UNA POESIA
stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso
ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e
ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei
sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri
280
ASPETTATIVE
vestono il rosso della passione le svolte del cuore
un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato
281
SENZA TITOLO
sono malato d'azzurro
sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso
mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e
sarò sgabello ai Tuoi piedi
282
LA BEFFA
ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso
283
UN BUCO NEL CUORE
lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno
relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata
284
SCOPIAZZARE
meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene
cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce
nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti
285
DETRATTORI
non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante
contro i detrattori di bellezza – che
splendenza emana e armonia
286
NELLA FINE L'INIZIO
(a Tiziano Terzani)
riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio
in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo
287
PER UN RICAMBIO D'ALI
Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni
manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali
ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo
288
DI NOI
di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue
i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva
-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri
289
IL VINO
il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre
prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo
“bevete tutti da questo calice di sangue”
290
PRIMA LUCE
i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata
quella della prima luce
291
L'ALTEREGO
il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue
quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo
amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger
che ogni volta annega nel lago della sua spocchia
292
ALLA STAZIONE
nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia
come volersi levare nell'aria – uccelli di passo
293
SI SPERA
si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico
294
IL LUOGO ACCANTO
dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti
come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita
295
AI PIEDI DELLA NOTTE
un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce
296
ANGELO DELLA VOLTA
benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria
indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno
297
IN VESTE D'ANGELO
l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario
che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi
298
SOGNI
ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro
-è la sola mente che crea un oltretempo
gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare
299
MEMENTO
bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite
(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)
300
DI LA'
“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina
quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi
e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda
301
ANIME FERITE
( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)
raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *
laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento
*rifacendomi a un verso di Gregory Corso
302
IN TE L'IMMENSO
quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive
questo accogliere in te l'immenso
oltre l'esilio di carne franta
303
DIETRO IL VELARIO
che siamo -
un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti
maschere in una pantomima -
dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita
riconoscersi
304
PENSO DUNQUE SONO
sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente
lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento
305
GLI ULTIMI GIORNI
essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa
“lasciare che i morti seppelliscano i morti”
no non ci sarà più tempo per piangere:
già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo
306
KERMESSE
marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello
307
SOLITUDINE
livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane
308
L'ESSERE E IL NULLA
“credo nella resurrezione della carne”
pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla
l'esistere è da sempre
pensi: ed è già essere per sempre
l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla
il nulla non esiste
309
VISIONE
neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi
310
D'EMPITI
di fonemi indiarsi
d'empiti
a capriolare nell'aria presenze
ancora in fieri in ondivago sogno
311
MENTORI
ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani
mentori della volta celeste dal volto rasserenante
312
QUASI ESTATE
sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora
il vecchio sofferente aspetta il sole della morte
giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile
non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti
che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio
313
LA FERITA
si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca
314
DA QUANDO LA MANO
tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo
da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri
si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens
315
FOGLI-AQUILONI
impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo
316
ASSONANZA
dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore
vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti
317
FUORI DALL'ORDINARIO
la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati
va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario
mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte
318
DEI MIEI DETRATTORI
(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)
lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi
se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo
319
ANIME CHE SI CERCANO
(ispirandomi a Borges e Pessoa)
anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere
giriamo in tondo senza mai trovare il centro
lontani da noi siamo
sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole
320
IN QUESTO GIORNO CHIARO
(25 aprile)
s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio
libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti
321
INCANTO
i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie
322
DAL NIGHTMARE
uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -
la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa d'infanzia
sogno dentro il sogno
323
L'INFINITO DI NOI
dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson
percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo
“per speculum in aenigmate”
e ci sogniamo
324
INTATTO LO SPIRITO
ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
325
CHE LUCE
che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':
“mangiate di me e non avrete più fame”
326
CHI ERAVAMO
enigma la vita siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato – solo
incarnata nostalgia restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore immarcescibile nella luce
327
L'INDICIBILE PARTE DI CIELO
indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori
basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:
e cessi di sentirti mortale
328
ALBERI CHE CAMMINANO
il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano
(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)
329
CON L'ANIMA NUDA
con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?
330
PER POCA FEDE
vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte
il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
331
RIFLESSO
(il soma: “appendice” del cielo)
siamo solo pensiero non espanso
frammento della Mente che crea universi-mondi
(riflesso questa vita che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
332
FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)
la vita
un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua
333
LAVAVO LA VESTE
trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste invischiata nelle panie della notte
...........................................................
DIETRO IL VELARIO (2021)
279
AVEVO IN MENTE UNA POESIA
stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso
ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e
ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei
sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri
280
ASPETTATIVE
vestono il rosso della passione le svolte del cuore
un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato
281
SENZA TITOLO
sono malato d'azzurro
sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso
mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e
sarò sgabello ai Tuoi piedi
282
LA BEFFA
ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso
283
UN BUCO NEL CUORE
lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno
relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata
284
SCOPIAZZARE
meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene
cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce
nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti
285
DETRATTORI
non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante
contro i detrattori di bellezza – che
splendenza emana e armonia
286
NELLA FINE L'INIZIO
(a Tiziano Terzani)
riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio
in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo
287
PER UN RICAMBIO D'ALI
Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni
manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali
ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo
288
DI NOI
di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue
i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva
-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri
289
IL VINO
il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre
prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo
“bevete tutti da questo calice di sangue”
290
PRIMA LUCE
i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata
quella della prima luce
291
L'ALTEREGO
il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue
quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo
amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger
che ogni volta annega nel lago della sua spocchia
292
ALLA STAZIONE
nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia
come volersi levare nell'aria – uccelli di passo
293
SI SPERA
si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico
294
IL LUOGO ACCANTO
dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti
come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita
295
AI PIEDI DELLA NOTTE
un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce
296
ANGELO DELLA VOLTA
benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria
indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno
297
IN VESTE D'ANGELO
l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario
che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi
298
SOGNI
ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro
-è la sola mente che crea un oltretempo
gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare
299
MEMENTO
bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite
(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)
300
DI LA'
“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina
quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi
e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda
301
ANIME FERITE
( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)
raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *
laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento
*rifacendomi a un verso di Gregory Corso
302
IN TE L'IMMENSO
quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive
questo accogliere in te l'immenso
oltre l'esilio di carne franta
303
DIETRO IL VELARIO
che siamo -
un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti
maschere in una pantomima -
dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita
riconoscersi
304
PENSO DUNQUE SONO
sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente
lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento
305
GLI ULTIMI GIORNI
essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa
“lasciare che i morti seppelliscano i morti”
no non ci sarà più tempo per piangere:
già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo
306
KERMESSE
marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello
307
SOLITUDINE
livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane
308
L'ESSERE E IL NULLA
“credo nella resurrezione della carne”
pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla
l'esistere è da sempre
pensi: ed è già essere per sempre
l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla
il nulla non esiste
309
VISIONE
neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi
310
D'EMPITI
di fonemi indiarsi
d'empiti
a capriolare nell'aria presenze
ancora in fieri in ondivago sogno
311
MENTORI
ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani
mentori della volta celeste dal volto rasserenante
312
QUASI ESTATE
sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora
il vecchio sofferente aspetta il sole della morte
giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile
non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti
che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio
313
LA FERITA
si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca
314
DA QUANDO LA MANO
tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo
da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri
si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens
315
FOGLI-AQUILONI
impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo
316
ASSONANZA
dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore
vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti
317
FUORI DALL'ORDINARIO
la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati
va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario
mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte
318
DEI MIEI DETRATTORI
(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)
lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi
se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo
319
ANIME CHE SI CERCANO
(ispirandomi a Borges e Pessoa)
anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere
giriamo in tondo senza mai trovare il centro
lontani da noi siamo
sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole
320
IN QUESTO GIORNO CHIARO
(25 aprile)
s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio
libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti
321
INCANTO
i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie
322
DAL NIGHTMARE
uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -
la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa d'infanzia
sogno dentro il sogno
323
L'INFINITO DI NOI
dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson
percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo
“per speculum in aenigmate”
e ci sogniamo
324
INTATTO LO SPIRITO
ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
325
CHE LUCE
che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':
“mangiate di me e non avrete più fame”
326
CHI ERAVAMO
enigma la vita siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato – solo
incarnata nostalgia restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore immarcescibile nella luce
327
L'INDICIBILE PARTE DI CIELO
indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori
basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:
e cessi di sentirti mortale
328
ALBERI CHE CAMMINANO
il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano
(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)
329
CON L'ANIMA NUDA
con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?
330
PER POCA FEDE
vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte
il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
331
RIFLESSO
(il soma: “appendice” del cielo)
siamo solo pensiero non espanso
frammento della Mente che crea universi-mondi
(riflesso questa vita che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
332
FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)
la vita
un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua
333
LAVAVO LA VESTE
trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste invischiata nelle panie della notte
Lucinda Williams - West (2007)
West è l'ottavo album in studio della cantautrice statunitense Lucinda Williams, pubblicato il 13 febbraio 2007 dalla Lost Highway Records. L'album ha debuttato al numero 14 della Billboard 200, vendendo circa 57.000 copie quella settimana. Secondo Nielsen SoundScan, l'album aveva venduto 250.000 copie negli Stati Uniti entro ottobre 2008. Il brano “Are You Alright?” è stato utilizzato nelle scene finali di un episodio di Dr. House (“Fetal Position”), trasmesso per la prima volta il 3 aprile 2007. È apparso anche nel quarto episodio della serie HBO True Detective, trasmesso per la prima volta il 9 febbraio 2014. Il brano “Rescue” è stato utilizzato in un episodio della prima stagione di Brothers and Sisters (episodio 18, trasmesso per la prima volta l'8 aprile 2007). Il brano “Come On” è valso a Williams due nomination ai Grammy Award nel 2008: Miglior interpretazione vocale rock solista e Miglior canzone rock. Entrambi i premi sono andati a Bruce Springsteen per “Radio Nowhere”. Il brano “Unsuffer Me” è stato inserito nei titoli di coda del film del 2022 All the Beauty and the Bloodshed.
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[caffeine]fine del palinsesto] [nota al dichiarante la nonosfera il corriere una stampa] appesa il pistolero muto non] sparare eri così] siglano le fessure
‘sonde poetiche’: le opere di antonio syxty, oggi online alle 18:30 e 21:30slowforward.net/2025/04/30/son…
Lavoro povero. Povero lavoro!
Esistono solo tre modi per distribuire la ricchezza:
- lavoro pagato adeguatamente
- tasse pagate da tutti
- sussidi ai più poveri
Potrei anche finire qua il post. Basta essere minimamente informati e non ancora imbesuiti dalle fake, dai social e dai reality, o non essere in totale malafede, per sapere quanto questi tre strumenti fondamentali per ogni società, in Italia siano maltrattati, demoliti, demonizzati, ignorati.
Quelli poco o niente informati, a cui piace ripetere come ebeti le menzogne dei legaioli e dei neofascisti ultra-liberisti, si sono anche bevuti la favola che la lotta di classe non esiste più, che è roba del passato, così sono andati a votare per gli stessi partiti votati dai loro padroni, quelli della Confindustria.
E magari rientrano in quel 15% dei contribuenti che paga il 64% di tutte le tasse incassate dallo Stato, oppure la loro famiglia fa parte del 23,1% di famiglie a rischio povertà e esclusione sociale, o ancora appartengono al 9% di lavoratori a tempo pieno (+0,3% rispetto al 2023) a rischio povertà. Mi sa che qualcuno ha sbagliato a votare. Che siano stati i padroni?
Lo sanno anche i sassi ormai: i nostri salari sono scesi del 2,9% negli ultimi 30 anni, in tutti gli altri Paesi UE sono saliti con tassi a due cifre. Lo ha certificato l'OCSE. Il tasso di occupazione in Italia nel 2024 è stato del 61,5%, mentre la media UE è del 70,3%. Il divario Italia/UE dell'occupazione femminile (53%) è dell'11%, dell'occupazione maschile (70%) del 6,5%.
ISTAT e Federcontribuenti ci dicono che un italiano su due ha un reddito netto inferiore a 1.100 euro al mese. Il 18% dei lavoratori ha un contratto part-time, il 58% di questi sono part-time involontari. Il doppio rispetto alla media europea. Addirittura il 70% delle donne lavoratrici ha un contratto part-time involontario. Nel 2024 il 38% delle assunzioni è stato con contratto part-time.Siamo un Paese fondato sul lavoro povero e sul part-time.
In Italia esistono quasi 800 contratti di categoria. La stragrande maggioranza dei quali non è altro che sfruttamento legalizzato. Lo sfruttamento da parte dei prenditori italiani, incentivato dalle leggi, è la norma, l'unica norma meticolosamente rispettata nel nostro Paese.
Il solo fattore con cui le nostre imprese riescono a competere (male) sul mercato è il basso salario dei lavoratori. Altro che Cina. Di innovazione di prodotto e di processo non se ne parla nemmeno. Formazione e aggiornamento dei lavoratori sono una bestemmia. La sicurezza sul lavoro è un intralcio fastidioso e costoso.
La produttività italiana è tra le più basse d'Europa, ma le ore lavorate tra le più alte: 1580 ore/anno per lavoratore. In Francia lavorano 90 ore in meno, in Germania 230 ore in meno ma hanno il 25% in più di produttività.
Ed ecco il paradosso, in realtà soltanto apparente: negli ultimi anni la crescita del PIL italiano è stata dello 0 virgola (vale a dire stagnazione), ma il tasso di occupazione, o meglio il numero degli occupati (si conta chi lavora almeno 2 ore/settimana) è aumentato sensibilmente.
I motivi del paradosso più occupazione senza PIL sono diversi, ma i principali sono abbastanza semplici e intuitivi:
- la maggiore occupazione è per posti di lavoro a basso valore aggiunto. Cioè lavori meno qualificati, poco produttivi e mal pagati: lavoro domestico, turismo, logistica, delivery, agricoltura, ecc.
- la scarsissima propensione a innovare prodotti e processi fa sì che le aziende italiane preferiscano fare svolgere ai lavoratori (manualmente o semi-manualmente) lavori semplici e ripetitivi che dovrebbero fare le macchine già da parecchio tempo, se solo le comprassero.
- la maggior parte di nuovi posti di lavoro è legata a contratti a orario ridotto involontari, o addirittura a chiamata e voucher. Contratti che non possono certo portare una corrispondente crescita di ricchezza, di PIL.
Il PIL. Questo indice anacronistico (risale agli anni '30 del 1900) e oggi inadeguato con cui si pretende di misurare non solo la ricchezza di un Paese ma anche il suo livello di benessere. Eppure ne sono già stati elaborati di più precisi e moderni da un pezzo: l'indice di Gini, il GPI (Genuine Progress Indicator), il BLI (Better Life Index), il BES (Benessere Equo e Sostenibile). Ma non vengono mai citati da nessuno, qualche volta solo il Gini.
Basta così, è fin troppo chiaro. Si sa di chi è la colpa di tutti i nostri mali e si sa anche che cosa dobbiamo fare. Dobbiamo bloccare le frontiere, alzare muri, lasciare affondare barconi e finanziare lager oltremare, perché la colpa di tutto è degli immigrati!
Now playing:“The Carpet Crawlers”The Lamb Lies Down on Broadway – Genesis – 1974
FELICE SERINO
POESIE
MARE APERTO
(2021)
197
ORIONE
da tempo i libri di mitologia sono soppiantati dai videogiochi - negli occhi dei ragazzi non più l'incantesimo di un cielo percorso dal Carro celeste e da Orione -che annaspa in un mare nero seppia
198
M' INDUCEVA L'ESTRO
poeti si nasce? – non sapevo d' esserlo quando m' induceva l' estro a scribacchiare su carta da zucchero e alzavo gli occhi al cielo per un gioiello da carpire al divino
199
LAGHI DI MISTERO
ombre stampate – ombre a vestire figure passeggere
luce degli occhi ai primordi -ritagliata nel blucielo – ove
immergersi in laghi di mistero
200
CONGETTURE
più che terra mi dico un cielo in frammenti il sogno e la ferita
siamo
più in su quel levarsi dell' onda che ci avvolge il punto zenitale della luce
201
MARE APERTO
ho un “posto” dove andare -che mi aspetta- a cui fanno eco non sirene ma aneliti dove nella morte apparente spasima la composizione della luce
ho un luogo che mi aspetta: come andare in mare aperto con la bussola del cuore
202
COME ENTRARE NEL DIPINTO
cavalcare onde irrazionali di nonsense onirici come entrare nel dipinto e vedere da una nuova angolazione ri-creata dall' occhio il confondersi del sangue coi colori
203
ALZHEIMER
la memoria s' è addormentata nell' anima - la memoria che come un fuoco inestinguibile ti faceva dire io sono
ora non sai più chi sei e perdi la strada di casa
giorni e notti attraversano le tue ossa e la tua voce si è rotta nel vento
e se al mattino tì sporgi dietro i vetri è per vedere solo ombre o fantasmi come in un sogno ininterrotto
204
ISPIRAZIONE
cos' è l' ispirazione se non un qualcosa che urge nel sangue prima di vedere la luce
una folata di vento e sei il vento una vampata di fuoco e sei il fuoco -con spasimi d' anima vivi le cose
parole come lacrime cadono dagli occhi della mente solo qualcuna preziosa si posa ai piedi dell' angelo
sul bianco immacolato del foglio
205
ANELITO
(sfogliando Salgari)
quella porta che apri sull'infanzia ha gli echi del mare e il caldo rovente di scogliera che ricorda il tuo passo inquieto ribelle i tumulti del sangue
resiliente come l' insonnia della vela per il buonvento
206
LA VITA SCORRE
la vita scorre e quel senso sempre del fugace in ogni cosa
ma il mare il mare è nel cuore di Odisseo che si interroga a specchio del cielo
l'uomo è per la meraviglia
207
OLTRE IL VISIBILE
anima siamo con un corpo frale
la beltà è fiamma sotto la cenere:
di là dal visibile a dircelo è il cuore dove discreto l' angelo ci affianca
208
PAESAGGI INTERIORI
tu dici la vita è della morte vita che indossi che mastichi e ti mastica
la chiave o il rovescio -sai- è quella “vita fedele alla vita” – ad aprirti
paesaggi interiori ritagliandoti uno spicchio di cielo
209
L' ETA' SPAVALDA
il volo degli aeroplanini con su scritte indecenze o un candido complimento e la destinataria avvampa dal primo banco c' è chi lascia cadere la penna per guardare le mutandine della prof poi fuori come scalmanati allo squillo della campanella e ahi ci scappa l'occhio pesto innato senso di rivalità tra bulli per una bocca di rosa
210
NONSENSE
il pensiero allucinato ti apre varchi daliniani di nonsense
anche la tua figura si deforma come gli orologi molli
e il cuore si libra sul fiato del dove e del quando
211
IN INFINITO ESPANDERTI
(a Gabriele Galloni)
ti vedo con fare garbato rivolgerti ai morti tu che anzitempo sei dei loro sei come loro tu che ne scrivevi chiedendoti “in che luce cadranno”
tu cuore amante dell' ignoto alla sua riva in infinito espanderti
(tra virgolette il titolo di una sua opera – 2018, RP)
212
NON SEI DEI LORO
nel chiuso della stanza o di pomeriggio nel sole da un po' ti sorprendono a parlare coi morti – questi non tornano e tu non sei dei loro -ancora-
sono spirito (ma di essi poco si sa) -ubiqui ti leggono il pensiero e a volte giocano con le nuvole – quando nelle tue pareidolie ti pare ravvisarli
213
LUNGO UN FIUME D'ECHI
quel che accade “deve” accadere? stabilito dall'alto o da occulta trama? e il libero arbitrio allora: è al 50? al 30?
vestiamo le possibilità le decisioni sofferte tra gorghi del sangue
sarà un caso ma trovarci di qua della strada invece che di là potrebbe ribaltarci la vita!
siamo tenui fiammelle lungo un fiume d' echi
(“caso” o quella definita “sincronicità” junghiana)
214
CONDONO
“condono” dici? se era massacrato – una maschera di sangue la persona: un solo grande urlo
guerriglia urbana - la pelle rischiano gl' inviati del tg tra lacrimogeni e manganelli che fendono l' aria
abuso di potere: come vuoi chiamarlo -un nuovo caso Cucchi come tanti altri cristi in croce
215
UTOPIA
presi in un giro mortale lasciare tra le mani trascorrere le ombre della sera
utopia raccogliere i frammenti di una vita in un numerabile infinito
(primo verso: parafrasando Ungaretti)
216
L'INFERNO
(mala tempora ed è belzebù a guidare la danza)
l'inferno è sulla terra è l' uomo stesso a crearselo da quando caino alzò la mano sul fratello da quando fiammate di odio aizzano popolo contro popolo per la supremazia di nazioni e nascono come funghi velenosi nuovi satrapi
(le vittime a migliaia le raccoglie Dio nelle sue braccia - giammai può il suo Amore contenere l' inferno)
esso è in terra se vedi annegare negli acquitrini la bellezza
217
PER UNA VOLTA
(quasi una preghiera)
volesse il cielo una volta mi conducesse il mio angelo e in una visione ipnagogica sentirei il mio sangue espandersi ai quattro lati della terra a forma d' una grande croce
sentirei allora esplodermi il cuore in tanti frammenti d' amore
ma sono un peccatore
218
A VOI MORTI
mi rivolgo a voi morti usciti dalla morte voi non più in morte-vita vivi ben più che i vivi
siete in noi e in nessun luogo lontanissimi e vicini
lungi da voi ripercorrere i meandri della memoria perdervi e ritrovarvi e ancora perdervi nei dedali delle passioni fuggevoli
è l' atavico sangue a dire “sono” - è ritorno all'origine: come nella prima luce
219
L' INCONOSCIUTO
vertigine dei numeri all' infinito
tanto più che i granelli di sabbia
così gli universi le miriadi di mondi
l' aleph: il punto inconosciuto dove Dio li vide specchiati nel Suo Sogno
220
LE PAROLE NON DORMONO
le parole non dormono cercano il loro sangue incessanti si affacciano alle finestre degli occhi
nude presenze emerse dal fondo dove è coro di voci che sanguina in luce
221
IL VIAGGIO
vedi aleggiare il tuo soma d' aria a varcare confini di mistero
ulisside su rifiorite rive d' un' itaca celeste
222
MATTINO
nello specchio del comò si guarda una luna sghemba – prima di dissolversi
indugiano nel sangue sfilacciati sogni - si attende supini mano nella mano che cresca la luce
e c' inondi col suo buongiorno
FELICE SERINO
POESIE
ASSONANZE (2021)
223
PIETRA DI SOLE
scintilla il sogno sopra la vita ondivaga
luce affebrata accompagna questo scorcio d' anni
nel meriggiare ti accoglie una pietra calda di sole
224
NEL SUO SEGRETO
non senti il grido della terra? la natura si rivolta araba fenice la sacralità della vita violata è intatta
non è la notte del mondo
la rosa ha in sé nel suo segreto la bellezza
225
SECONDA VITA
all'alba svaniscono i sogni? o sono parte di noi insediati nell' intime fibre come una seconda vita disincarnata?
attori-spettatori secondo la “via regia” trovarsi alla stazione o in riva a un mare cristallino -déjà-vu che ricorrono in placida naturalezza
via regia: definizione di Freud del sogno
226
I POTENTI
“beato chi pratica la giustizia”: i potenti voltano la faccia i potenti operano al buio non sopportano la luce che li acceca ogni opera buona di chi è troppo “umano” è sasso d' inciampo i potenti dileggiano chi osa parlare d' amor fraterno al grido del povero prostituito alla vita oppongono un ghigno feroce
227
LE PAROLE
imbastire dei versi e renderli appetibili? suvvia non cercarli attendi che vengano a te come in sogno propiziatorie parole neo-nate dal sangue emerse in luce
228
L' APPAGAMENTO
(visione)
ti accoglie un mare di luce e sei come appagato di tutto tu essendo tutto nel Tutto ti si apre lo sguardo su infinite dolcezze mai sognate nemmeno in alveo materno la trasparenza del cuore ecco librarsi sulle corde del fanciullo luminoso
229
NATALE PRAGHESE
(da una omelia)
la maestra imprigionata la verità bendata -macché! tutte fantasie! -Gesù bambino non esiste!
di qui il tumultuare in crescendo di quei piccoli cuori:
e a quelli -i miscredenti- sarà stato negato l' abbaglio di luce che avvolgeva
le anime innocenti
quando esse chiamarono all' unisono il Verbo incarnato
230
LA VITA SI GUARDA
la vita si guarda vivere specchiata essendo dell' Oltre il suo rovescio
solo apparire – geme la natura: non senti le doglie del parto?
231
INCANTAMENTO
sorprendete sempre voi palpiti mutati in versi se il cuore ha un balzo per una metafora felice
come quando il bambino gli occhi ridenti spalanca per la novità delle ciliege appese alle orecchie
232
FEMMINICIDIO
tempo di ribollir del sangue e cielo e terra si tingono di rosso l'abbaglio della lama tra la folla impossibile sfuggire ai fendenti ciechi
l' attimo dopo lui è rivoltato in sé -non più lo stesso- nel proprio tragico buio
233
SENTO QUALCOSA IN ME
sento qualcosa in me che non è di questo mondo mi trapassano gli strali delle convenzioni ma nella curva degli occhi tremano frammenti di stelle – stimolo la mia innocua follia nel segreto degli specchi dove ali d' angeli leniscono l' ebrietà del sangue
234
L' INGANNO
-che vuoi da noi? -sei venuto a rovinarci?
vedono i loro progetti mondani contrastati da quest' uomo che si dice dio
le sottigliezze dello spirito maligno si attivano dal primo uomo e continuano a infierire con danni irreparabili
-che vuoi da noi?
il male lo credono il bene in quella loro cecità
235
DI LUCE E SOMMESSI GRIDI
è quasi fatta tutta in dormiveglia come nella testa una musica – poi da eliminare i nonsense o addomesticarli vestirli ché diano colore
emergono i fonèmi dal fondo tu li prendi di slancio e sono gonfi di luce e sommessi gridi
236
CHISSA' DOVE SEI
abbracci avvolgono il cuscino gioca un raggio di luna tra i tuoi capelli ti guardo dormire – penso chissà “dove” sei ora
tu che ami i viaggi interstellari tu immersa in un senzatempo d' esagoni e sfere
(ultimo verso: ispirato a J. L. Borges)
237
L'ISPIRATRICE
dopo forse più d' un migliaio dettate dall'alto o dal profondo di te ti chiedi se a crearle non sia stato un altro e non tu: specie delle più datate non riconosci la mano
l'ispiratrice vagheggia nella testa in auto per strada o si nasconde tra le pieghe del divano e nei momenti più inattesi ti dà la mano
stornando uno scialbo esistere
238
DAMMI CUORE (PREGHIERA)
dammi ancora tempo tempo per sognare altre vite tempo per arcobaleni e luce e voli
e che io fedele sia alla verità
alla fine dei giorni che non debba vergognarmi di me
dammi altro tempo – dammi dolore per gli ultimi dammi cuore per gli ultimi
239
L'ALBERO
l'abbraccio è scala al cielo l'albero che si sente abbracciato ti è grato con la sua ombra nel rinvigorire nell'incipiente primavera
è casa degli uccelli che sentono anch'essi il fraterno “contatto” -sei nella natura tutta che freme di vita
240
DIVAGANDO
senza pentimento strappai le poesie giovanili -sarà capitato a tanti- altre poi ripudiate
pezzetti di versi continuano a svolazzare farfalle nell' aria nuove poesie germogliano come alberi o fiori
241
NELL'ARMADIO 2
l'altro giorno nell'armadio non trovai uno scheletro ma in una giacca appesa da anni un foglietto con alcuni versi scritti in grafia minuta
li avevo nelle stanze della mente dapprima cullati poi un po' persi un po' ripresi
vi vedevo le vele del sogno andare su mari aperti ulissidi cotti dal sole legati a canti di sirene mogli a tessere tele all' infinito
e molto altro: visioni dissolte nel nulla
chissà quei versi avessero preso forma ne sarebbe uscita una piccola perla
no – diciamo una cosa decente ad essere onesti
242
NELL'INCERTA LUCE
nel sangue degli echi i tuoi franti aneliti le cicatrici di luna e il rosso grido delle estati che non vogliono morire
le pieghe dei ricordi a vestire sorrisi di sole
ora galleggi in questo brusio di vita mentre una vecchia pietra ti accoglie ancora calda di quel sole che lento annega
e ti attardi nell' incerta luce
243
RELATIVO
dall'apparire dello 'strisciante' inganno convenzioni lussuria i pilastri del mondo
relativo il tempo come il soma come la morte (il morire: una scrematura)
non del mondo l'Assoluto -che è vita nascosta
244
VISIONE
siamo mare aperto espandersi dei sensi in onde di luce
la nostra stella custodisce i vergini sogni
245
SIESTA
(barlume di ispirazione)
quel che resta nella mente dopo il dormiveglia non è che balenìo o nulla
tale presentire ha l' accortezza di non immediato svelarsi: resta nel limbo
sgusciante si cela tra pieghe del divano la voce della tivù rimasta accesa lo disorienta
246
UN GIORNO SENZA TEMPO
quando stavo per “andarmene” sentii tirarmi per i piedi
io nel sogno io sogno criptato
un giorno senza tempo nella meridiana di sole
ero tra gli angeli e i morti
247
CENERI E KRONOS
ti parrebbe certo fuori luogo durante un lauto pranzo se ascoltassi di morte e di ceneri
-io le custodisco in un' urna -no guarda preferisco le disperdano in mare o nell'aria
pensa: siamo niente – a divorarci kronos -occhi di vento e pulviscolo nell'aria
tra un boccone e l'altro guardando oltre questa morte che ci attraversa
248
IL FIORE DEL SEMPRE
(ispirandomi a una conferenza di Rudolf Steiner)
vivessi pure cent' anni non saprei mai chi sono laddove l'umano m' inibisce la memoria dell'origine
pure urge in me un essere superiore – il fiore-del-sempre – che mi sarà rivelato quando si aprirà all' eterno il trasfigurato corpo
249
LE PAROLE TI FANNO VOLARE
quell' immaginoso come in un sogno ad occhi aperti è un ondivagare di due versi nella mente domani forse se ne aggiungerà qualche altro le parole ti fanno volare ma la concisione vuole sia detto “tanto con poco”
empito che sale come una piccola marea da attentamente vegliare
250
RITORNARE
ri-tornare? per ancora sanguinare?
a sfiorarci una felicità effimera a trapassarci gli strali del destino
quando la gioia piena?
giunta l' ora risparmiaci la “ruota” se fosse nei Tuoi piani – e che la morte sia una
accoglici per sempre nell'alveo Tuo d' amore
(la ruota si riferisce al samsara)
251
NAUFRAGO DI SOGNI
cosa incresciosa
quel periodo no dell'aridità d' ispirazione -capita a tutti- e ti vedi impoverito annientato come disteso bocconi sull'arenile naufrago di sogni
252
STATO DI GRAZIA
non lui che scrive non volute le parole emergono dai recessi di un dove viscerale e in quel mentre si ritrae la morte - è lo stato di grazia per chi viene detto poeta o costruttore di sogni
253
QUESTO AVVICENDARSI DEGLI ANNI
le volte che ti coglie sonnolenza frammisti brevi tratti allucinati la testa reclina sulle braccia
lento meriggiare assolato il ronzio d' una mosca e voci indistinte dal cortile
e questo avvicendarsi degli anni come una marea che ti porta
ma ancora t' accora -inno alla vita- un non raro cinguettio sul davanzale
254
VAN GOGH
certo si può dire di lui che fu uno toccato dalla grazia se il senso del tempo spalmava la follia sulla tela col giallo a invadere visioni allucinate
255
ETERNO PRESENTE
ho sognato una piazza la sua circolarità senza confini forse dava nell'altra dimensione
chiamava il mio sangue l'aleph di borges il suo eterno presente – dove sei tutto e il Tutto è te – dove il Figlio rinnova le sue lucenti piaghe cogliendo i perduti
256
AFA
vene esplose di questo giorno d'afa
me ne sto seduto s'una pietra ancora calda di sole rimuginando pensieri
come nuvole vaganti
-nell'immaginario ora capre ora angeli-
257
I LIBRI
le tue creature hanno un respiro una voce mai che si annoino sebbene in ombra vivono nel cuore della luce i loro sguardi attraversano muri i dorsi nelle vetrine hanno occhi sempre vigili ristà il sangue delle sillabe in una malcelata calma
258
CERTO E' L'ETA'
se oggi ti senti in buona parte appagato è il caso di chiederti dove sarà finita quella spericolata baldanza esibita per i soli suoi occhi -lei distesa sull'amaca lo sguardo intinto nell'azzurra luce
certo è l'età che avanza e forse nei sogni t'incontrerà quell'io dal tempo ormai divorato
259
IL POSSESSO
-guarda: tutto questo sarà tuo
-ah padre padre che non ci hai saputo amare
mi trapassano gli strali della tua freddezza
le cose? non danno sicurezza schiavo ti fanno
non hai considerato la grande apertura alare che dà la libertà di amare
260
COME ANGELO
è un soffio la vita e già ti vedi nella dimensione nuova dove tra le “beatitudini” non c'è moneta né caffè né vino cui non sai fare a meno e neppure ha effetto la farina del diavolo non esiste l'amplesso come lo si pratica essendo tu come quell' asessuato angelo che pare strizzarti l'occhio dalla volta
261
OCCHI PULITI
questo stupido mondo da cui ti fai condizionare - non ti sentirai del mondo se levando lo sguardo in sù vedrai l'immenso specchiato nei tuoi occhi l'azzurro penetrarti quell'azzurro che è nel tuo nome
in te stupito d'essere come quel bimbo occhi-puliti che vuol toccare la luna
262
MAYA 2
la sera viola inghiotte tra le anime e le pietre apparenze di te di me
si leverà un grido dalla cenere che siamo a chiedere dov'è la vita quella vera
263
IL VERSO
sai per ore mi sono arrovellato chiedendomi se dovevo lasciare o eliminare un articolo in un verso
ridicolo? mania di perfezione? no – ti dico - il verso perché tenga deve dire armonia respirare lungo come il mare scorrere come sangue vivo nelle vene del cielo
inebriarsi morire rinascere in una smemorante dolcezza
264
FRAMMENTI DI UNA VISIONE
ali di luce s'invaghisce dell'angelo il cuore senza voce sordo ad ogni mieloso canto di sirene
itaca è negli occhi il ritorno l'approdo per l'indicibile altro da sé
265
SUI SESSANTA CREDENDOMI UN RAGAZZINO
sui sessanta credendomi un ragazzino saltai in malo modo una staccionata e mi ruppi il setto nasale
riandando addietro mi vedo smaniare per tom sawyer quando mi esibivo in acrobazie sconsiderate per i soli occhi di una graziosa becky thatcher
266
SU MARI APERTI
l'anima una finestra sull'immaginario in espansione dei sensi
azzurrità di cieli a invadere gli occhi
è senza tempo il viaggio su mari aperti
267
LA CONCA DEL CUORE
mani a giumella ad accogliere umori del numinoso
giammai siano infangati dalle cloache del mondo
268
INGREDIENTI PER UNA POESIA
prendiamo una manciata di metafore alcuni ossimori degli appropriati enjambements togliamo qualche fronzolo che stona il tutto condito con spicchi di luna
ingredienti per fare una poesia ma che nasca dal sangue come un fiore panacea sia per gli occhi dell'anima nuda e sola
269
RICUCIRE LE ALI
espandere la parte divina quella detta anima bistrattata non di rado quaggiù
ricucire le ali per contagiarsi di bellezza
270
LA MEMORIA E' UN GRIDO
(Auschwitz – Birkenau – Mauthausen)
non è dei morti ricordare: la memoria è svanita col fumo della carne bruciata
ai vivi le notti spaccatesi alla volta del cuore
la memoria è un grido inesausto che corre nell'aria su prati di sangue
271
ARBORESCENZE
scrivere su fogli d'aria ai piedi della notte dove evanescenti veleggiano i sogni
arborescenze dell'anima
umori sospesi sulla bocca di un dio minore
272
RESTARE IN BILICO
restare in bilico tra quel po' d'intontimento e una giusta lucidità il discorso del capotavola la cui lungaggine è latte alle ginocchia la gimkana dei camerieri -ascelle sudate e sorrisi smorti- che si aggirano tra vacue presenze il quadro infine è una recita smodata
273
IL GIOCO
averlo nel sangue sin dallo stato fetale scrivere “lettere” sulla sabbia come nostro Signore truccarsi con barba di nerofumo emulando un improbabile sandokan da adulti i giochi del sesso per stuzzicare l' “appetito”
intanto nella fantasia edonistica
vaghezze di nuvole fanno la vita leggera
274
YIN YANG
sei la mano destra che non sa della sinistra il buio la luce cerchi in un alone di mistero il tuo nome alle origini nomini la bellezza della rosa colta sul ciglio del mondo
275
LA PORTA
il cammello inginocchiato passa per la porta stretta
vi si passerà se spogliati di tutto
gli altri: “voi non vi conosco”
276
SIAMO OLTRE
siamo oltre: una parte di noi già nell'oltre senza saperlo – intangibili come nei sogni
qui in-consistenza d'ossa e sangue non si traduce nella “persona”: di lei è l'intaccabile: la sbiadita copia
277
NIGHTMARE
preso nel vortice sentirti cadere dalle nuvole vaganti su l'empire state building muri di carta ad avvolgerti strati e strati togliendoti l'aria nel cervello versi criptati come da profondità inviolabili da ogni lato nonsense a lacerarti come strali di luce
278
L'ABBRACCIO
sopra il letto piove luce di stelle mi giro sulla destra per stampare un bacio sulla gota dell'amata lei mi corrisponde con un abbraccio e dire ne sono passati tanti di anni ed è come fosse ieri
un gallo canta in lontananza ed è l'alba
FELICE SERINO
POESIE
OLTRE L'ESILIO (2020)
167
VIRGOLA DI CIELO
tu dici dopo non c'è più niente -e la coscienza? quella che ti fa dire sono persona
-che nell'aria stretta si fa virgola di cielo-
no non la distruggerà nessuno neanche il fuoco
168
INCANTESIMO
donna dei boschi: occhi di cerbiatta – la sua
anima di foglia di sé m'innamora
169
QUEL CHE SI DICE TSUNAMI
ingegnarsi per bypassare quel che si dice tsunami interiore pari al lutto di una persona cara
elaborarlo mettendo in campo l'autocontrollo (yoga) e spruzzate di benevolenza e autoironia – sviando il testacoda dei sensi
lasciarsele scivolare addosso le cose
destarsi allora con altri occhi
170
LA LUNGA ATTESA
-alla fine è dura questa coda da scorticare- gli scriveva trepidante d' attesa
come se lui dovesse tornare dal fronte (era in trasferta per tre settimane)
-sai: la bambina la sento come sorridermi in grembo - sogno i suoi dolci occhi azzurrocielo-
171
MOMENTI D'INCANTAMENTO
entro ed esco dalla tua anima dove dimorano pezzi di me un odore di pini ci avvolge -certo lo senti anche tu-
i nostri passi sul viale accecato di sole -un grido di gabbiani e l'ascolto del mare in una conchiglia:
questi i momenti d' incantamento fermati dal nostro amore imperituro
172
DOVE SEI
sparire nel nulla è l'urlo della rosa dischiusa
consola a tratti un palpito di luce selenica che abbraccia il ricordo ravviva empatie
gentile il velo spiegato dell'angelo
su un lato del cielo
173
IL TUO GARBO
forse solo nell' oltre saprò - si scioglierà l' enigma – e intanto i tuoi modi garbati che ritornano nella camera viola della mente mi sorreggono per il tempo a me concesso
mentre perso sono nel perimetrare il vuoto che lasci: un' ombra feroce mi strappa all'abbraccio del sangue
il buconero risucchia presenze umori respiri
non il tuo garbo che in me non si cancella
174
FRAMMENTO DI LUCE
(ispirandomi all' “Aleph” di Borges)
siamo un frammento di luce particella dell'Altissimo
tale splendere ha attraversato i mari dell'anima toccato terre inesplorate care all'odisseo
indiviso frammento custodito nel profondo di noi
l'aleph che unifica i mondi
175
CIELO STRAPPATO
c' è sempre una donna dietro una fiaschetta di whisky tenuta nascosta – semmai per illudersi di lenire la lacerazione di quella mancanza
un cedere all'ebbrezza e alla lunga trovarsi più che uno straccio
sulla specchiera profumi ninnoli a far bella mostra di sé
mentre un cielo strappato raccoglie il muto grido
176
LA GIOVINEZZA
e sì che nell'alta vegetazione si nasconde un cuore di paglia -solo a vederla svoltare l'angolo sono le fatidiche farfalle e l'onda del sangue che rimonta
ah i lunghi meriggi a passare tra sciabolate di sole
nella verde età fuggitiva
177
NELLA PRIMA LUCE
ci accorgeremo che non siamo esistiti che nel pensiero
è la mente che crea – essa si materializza in ciò che vuole
nel grembo del cielo fu l' immagine del primo uomo che Dio sognò nella prima luce
178
LA SACRALITA' DELLA VITA
il male si sa è la grande ferita -ma c' è tanta fede discreta:
il cui fervore equilibra i piatti della bilancia
si dirama il sangue della passione in direzioni inaspettate mentre
la sacralità della vita ha ali d' aquila a librarsi imperiosa sulla banalità del male
179
IN QUESTO CIELO BIANCO DI SILENZI
non ti vedrò più Nina se non in vaghezza di sogno - oggi mi nutro come un passero dei tuoi scritti di luce che aprono su universi solo a te noti
e che forse ospitano la tua essenza mentre mi appare delinearsi il tuo volto in una nuvola vagante
in questo cielo bianco di silenzi
180
OLTRE L'ESILIO
il più bel giorno è quando oltre l'esilio della carne mi verranno incontro i miei morti e i parenti giunti da lontano
a qualcuno scapperà una lacrima e nell'estremo saluto c' è chi leggerà con voce tremante alcuni versi
“ti sei staccato come foglia adagiata su una spalliera di brezza”
181
DA UN ALTROVE
e tu a lumeggiare le mie sere anima di candore e di sogno
si fa conca il cuore ad accogliere dei versi dettati da un altrove
182
SOSPENSIONE LUCENTE
lente figure d' animali in sogno t' appaiono le nuvole – mai somiglianti l' una all' altra
e le gocce della pioggia: sono sempre diverse cadendo anche se ti sembrerà incredibile
tutto così singolare – unico
vedi: in una sospensione lucente lo stacco dell' uccello dall' albero traccia un irripetibile arco d' amore nel vasto cielo
183
MARE APERTO
mare-anima sognata dai primordi in infinito creare
fa vela il cuore per l'azzurro pelago
184
LA POESIA
(da un po' che non brucio della sua luce: non mi prende febbre di quell' agitarsi del sangue)
tento qualcosa del tipo: “la vita ti ha tarpato le ali Nina rosavestita – ora è il vuoto delle braccia”
questo l'incipit ma ahi è latitante la musa che non mi dà il “la”
plana un gabbiano da me non lontano chissà non porti nel becco quel verso che mi manca
185
QUEI VERSI PERSI
[nel percorso col bus verso Brescello]
poi di ritorno a sera carta e penna o se vuoi tastiera il bianco che ti fissa e ti ci perdi un muro la mente un muro provi con un verso impreciso poi un altro ma no non era così che l'avevi pensata eppure ce l'avevi tutta lì come una cantilena tra veglia e sonno negli occhi la confusa striscia bianca sulla destra ed eri in uno stato di tortura-goduria trattenendoli ancora quei versi ma ora niente un muro la mente risucchiati da un buco nero
186
COVID-19
(navigano migliaia di morti sotto la volta viola della mente)
questa “bestia” viene dalle bestie -così dicono i ricercatori (?) – pipistrelli serpenti et similia
e così ancora una volta -certo per altri versi- come quando il primo uomo entrò nella morte
scende in campo il nemico invisibile: il serpente ingannatore
187
L'ANIMA CHE SCRIVE
uscita dal margine del foglio ove ha sostato per un tempo-non-tempo ora sorvola il mondo piagato
dove sola immacolata piuma in luce resta
188
AFFLATI
la scrittura si traduce in genesi di fonèmi – espansi in luce accensioni del sangue e voli
orifiamme o altezze pari ad afflati d' angeli
189
IL DOPO
ci aspetta sempre un dopo: il di là da venire
aria di nuovo aleggia negli occhi – che ci sorprenderà – e
ancora non sappiamo se croce o delizia
189 a
IL DOPO 2
distacco dal corpo -dall' albero della foglia
abbrividire della rosa appena colta e non sapersi di bellezza effimera
190
VITA LEGGERA
una vita in leggerezza ragazzi galleggiano sugli eventi sfidano la morte
se c' è un dio? – il suo silenzio - il corpo i sogni un tutt' uno col digitale
-uffa 'sto ciuffo alla elvis che non tiene! manate di gel
-ma è sorpassato ritrovi oggi la cresta da gallo cedrone
191
MAROSI
marosi mangiano l' arenile
sulla linea cielo-mare un battello dove suonano un blues -l' urlo del vento disperde le struggenti note
plana e becca la cresta bianca un gabbiano
leggo s' un muricciolo e mi confondo tra le righe -mi si specchia come in sogno il mio “doppelganger”
192
MOMENTO
in un silenzio ovattato filtrano le prime luci dell'alba
ancora viva la voce dei morti venuti a visitarti in sogno
a rigirarti ti trovi in intrecci di piedi di mani
-il morso della carne
-labbra che si cercano
193
CREATURA
sembra che il solo sguardo la mantenga in vita la sua creatura
ché Lui la pensò ancor prima di sognarla in forma ed essenza
poi del sogno il suo farsi carne e respiro
194
UN DIO MINORE
(a battesimo d' inchiostro un dio minore -molto ma molto minore)
quella “balaustrata” a cui s' appoggia verso dopo verso
il mio estro -musa malinconica non troppo-
(Balaustrata di brezza/ per appoggiare stasera/ la mia malinconia. G. Ungaretti)
195
IL GRIDO
si fionda nel buconero della carne l' angelo caduto:
materia densa non più luce lo veste il Grido-rimpianto che si sfilaccia in un tempo rallentato
(vita non è che ossimori e stelle di latta vita spezzata come lama nell'acqua:
vita incompiuta nell'immenso: puoi dirla infine un dettaglio
pure un amore disperato)
196
DEL SOGNO
anche il sogno è vita – con le sue -dicono- doti divinatorie ma attira anche quell'annullarsi quando non sei ostaggio di morfeo e sprofondi nel nero seppia assoluto
mentre intorno a te vivono le cose e tu non sei più che un tronco portato dalla corrente
LETTURE E RECENSIONI: DOVE PALPITA IL MIO SOGNO DI FELICE SERINO
La forza della poesia sta nell'emozione, nella vis che, nella scabra architettura dei versi, nella loro intima struttura genetica, riesce a creare empatia tra il lettore e l'autore, in uno sforzo diegetico che va oltre il normale sentire.
La lettura di Dove palpita il mio sogno conduce all'essenza stessa della poetica di Felice Serino, impulsi creativi che diventano squarci di realtà mistica e surreale. Parole-simbolo, sprazzi di marmorea emotività che Serino scolpisce nella loro nudità, senza infingimenti o barocchismi letterari.
Il poeta rifugge da ogni manierismo lessicale e vive la propria spiritualità creativa in una dimensione quasi sincretica in cui la prosaicità della quotidianità sfocia in proiezioni estatiche: conosco le voci che muoiono / agli angoli delle sere.(…) e lo sferragliare dell'ultimo tram / la nebbia che mura le strade(…) e il freddo letto poi fuori/ dal tunnel/ un altro mattino”.
La palingenesi della natura è un tema costante nella poetica di Felice Serino che confonde in sé l'umano finito e un ermetismo di respiro universale: la luce si spalma / dentro la parola / che di sé vive. Ed ancora significativamente i versi: non si chiuderà il cerchio se / come si sa / è del Demiurgo un continuo creare / infiniti/ mondi-entità col solo sognarsi.
La dimensione onirica, più volte richiamata nei versi, è il privilegio dell'artista, l'isola dei sensi, del tempo che non passa e crea, l'eterno divenire dove la Musa trae la sua forza ermeneutica, il travaglio dell'opera e dove le assonanze emotive hanno la loro forza plasmatica.
Felice Serino vive una genuina stagione artistica, prolifica, raffinata e meritoria. Egli offre nei versi una lettura nuova della realtà sensoriale che trascina a sentire le poesie come frammenti di sogni, in cui la verità è a occhi nudi, che penetra dentro il cuore e la mente del poeta in una simbiotica ed intima sofferenza: sei come quell'albero reciso / la cui ferita bianca / non si vede sanguinare.
Il plasma poetico di Felice Serino, dunque, diventa lavacro di emozioni, candida essenza di sentimento nell'incontro con l'umano. Ma la sensibilità del poeta va oltre l'orizzonte meramente umano, egli, ha ben chiara la proiezione verticalistica del proprio spirito: i versi documentano la religiosità dell'autore che si sviluppa in un tormento che è allo stesso tempo sicurezza e fonte di ispirazione.
L'afflato della Creazione diventa il “sogno di Dio” che si capovolge a causa della insipienza umana, di quell'Adamo, che viene interrogato in modo pleonastico e che esprime nella sua stessa definizione tutta la sua limitatezza.
Il poeta è alla ricerca sofferta di un mondo di luce che rappresenta una moderna pure intima rappresentazione di un eden perduto, relegato alla sua inferiore limitatezza dalla caducità di una materialità imperfetta, a cui solo il sogno può rendere l'anelito a quello infinito essere che chiude il cerchio tra umano e divino.
Un plauso, dunque, all'attivissimo e prolifico Felice Serino che con le sue creazioni riesce sempre a sorprendere ed emozionare i suoi lettori, accompagnandoli in un cammino artistico che diventa anche comunione di sentimenti e di spirito.
By Michele Barbera
barberamichele.blogspot.com/20…
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Felice Serino, La vita nascosta (poesie 2014 – 2017) letto da Angela Greco
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sguardi e il tracimare
di palpiti
alle rive del cuore
aria dolce come
di labbra
incanutire di fronde
nella liquida luce
La vita nascosta (2017), di Felice Serino (Pozzuoli, 1941), ultima silloge edita per i tipi “Il mio libro” (in apertura di questa nota, Sguardi e il tracimare) sin dall'esordio propone un impegnativo corpo a corpo tra lettura e lettore sia per l'importante numero di liriche raccolte, sia per il percorso sacro-intimistico-sociale che in essa si snoda, attraversando momenti pubblici e privati, accadimenti reali e propositi a venire, in un caleidoscopio di sensazioni \ emozioni fedele alla poetica, allo stile e al tono pacato e garbato a cui l'autore ci ha felicemente abituati in questi anni da “autodidatta”, come egli stesso si definisce, rivelando con una sorta di meraviglia, in riferimento alla Poesia, l'essenzialità del fatto che in questo comparto non esistono scuole dove imparare il mestiere, ma, quasi si avesse a che fare con un destino, ognuno è artefice di se stesso. Ed in tempi di proclamate e ostentate scuole-correnti di pensiero non è poco affidarsi a se stesso, con tutte le conseguenze del caso, non per presunzione, quanto piuttosto per volontà di riconoscere fin dove si è capaci di arrivare e scoprendo, magari, che ogni limite può essere un'opportunità.
La silloge, introdotta da Giovanni Perri, propone trecento pagine di testi prodotti nell'ultimo triennio; un dato, questo, che fa ben comprendere il bisogno e la necessità che ancora si hanno della poesia, per la capacità di quest'ultima di riuscire ad esternare quel che è difficilmente esprimibile in altri modi. La poesia è, quindi, ancora un bene indispensabile – ed il lavoro di un poeta di lungo corso dovrebbe far riflettere sullo stato dell'arte – anche in questi nostri tempi di presunto futuro rivoluzionario, di cambiamenti, di distruzione dei valori fino allo sgretolamento della parte umana dell'essere vivente. Felice Serino crede nella poesia, come veicolo di miglioramento e di crescita, tanto del poeta quanto del fruitore della stessa, e nelle sue liriche racconta il vissuto, porta materialmente l'esperienza la riuscita e la disfatta con molta onestà, ad esempio, come si legge in Luce ed ombra:
luce ed ombra rebus in cui siamo
impronte di noi oltre la memoria
forse resteranno o
risucchiati saremo
ombre esangui nell'imbuto
degli anni
guardi all'indietro ai tanti
io disincarnati
attimi confitti nel respiro
a comporre infinite morti
L'interesse di Serino è senza dubbio l'Uomo, la Persona, in un'ottica trascendentale, plurale, e mai personalistica: anche quando il soggetto è l'Io, la riflessione poetica non si ferma mai al Sé, ma abbraccia sempre e comunque l'esperienza che può già essere o diventare patrimonio comune. Serino si pone come suggeritore, come consigliere, come insufflatore di positività. Ed ecco, allora, che anche l'esperienza più drammatica, come la morte, in questo poeta diventa qualcosa che non chiude, ma piuttosto apre ad una nuova visione e l'Uomo, nonostante i difetti, viene ad essere un elemento non attorno a cui ruota tutto il resto, ma un pezzo di un più grande disegno di cui si può solo tentare di dire attraverso la poesia, appunto. Ne La separazione si legge:
alla fine del tempo
è come ti separassi da te stesso
in un secondo ineluttabile strappo
simile alla nascita
quando
ti tirarono fuori dal mare
amniotico
luogo primordiale del Sogno
stato che
è casa del cielo
La poesia di Felice Serino, con la sua concretezza e il suo vissuto, anche laddove prevale il senso etereo o metafisico o quando richiama il sacro e finanche nei riferimenti all'arte, arriva al lettore diretta, mai sofisticata da espressioni scritte soltanto per destare scalpore, per mettersi in mostra o per creare un personaggio; puntuale e delicata anche negli argomenti più impegnativi, questa scrittura poetica rende in modo nitido e molto piacevole il frutto di riflessioni attente e dello studio continuo, sempre quali esternazioni di un grande amore per la conoscenza e per la materia vivente, in tutte le sue forme. Nella verticalità, nel tempo oltre la vita, nell'augurio di luce e nell'ineffabilità di cui è vestito il testo di In questo riflesso dell'eterno a parer mio è possibile leggere i temi cruciali della poetica di questo prolifico autore, che mostra senza fronzoli anche una dote poco comune tra i poeti, la generosità. (Angela Greco)
credimi vorrei dirti che quanto
avviene anche là avviene
oltre le galassie oltre
lo specchio dei tuoi occhi amore
anzi certamente è presente
da sempre in mente dèi
imbrigliati noi siamo in un giorno
rallentato
noi spugne del tempo
assediati da passioni sanguigne
credi mia cara che quanto
avviene semplicemente
lo rappresentiamo
sulla scacchiera del mondo
noi essenze incarnate
in questo riflesso dell'eterno
dove l'anima si specchia
mentre ci appare infinito
mistero la vita – miracolo
tutta questa luce che
ci attraversa
.
Riflessioni di Lorenzo Spurio su LA VITA NASCOSTA
(dalla lettera privata del 31 luglio 2017)
Caro Serino,
ho letto il tuo libro e mi complimento con te per questa estesa e notevole “opera omnia” (lasciami la libertà di usare questo termine, seppure improprio).
[…]
C'è tanto su cui riflettere (come ad esempio le poesie nelle quali rifletti sul potere della scrittura) e l'esigenza che la poesia “respiri”, ma finirei per scrivere un quaderno intero e forse stancare essendo, queste riflessioni, scaturite dalla mia personale lettura e possono anche non ritrovarsi nei tuoi intendimenti.
Tra le poesie più ricche e che tanto mi hanno trasmesso, ci sono
“L'indicibile, “A bocca piena”, la dolorosa lirica su Rigopiano, “Liquida”.
*
Qui di seguito sono trascritti i testi delle poesie menzionate, vi sono aggiunte la prima e l'ultima di cui nella lettera sono citati dei versi.
Conosco le voci
conosco le voci che muoiono
agli angoli delle sere
conosco le braccia appoggiate
sui tavoli nel risucchio
delle ore piccole
l'aria densa e le luci
che lacrimano fumo
e lo sferragliare dell'ultimo tram
la nebbia che mura le strade
conosco
i lampi intermittenti della mente
i singulti che accompagnano
quel salire pesante le scale
la morsa che afferra e non sai
risponderti se la vita ti scava
e il freddo letto poi fuori
dal tunnel
un altro mattino
per risorgere o morire
*
L'indicibile
dove deflagrano
nude parole al di là
della scrittura
ho cercato nel calamaio del cuore
l'inesprimibile
ciò
che non può essere detto
ho cercato stanze
inesplorate
negli anfratti del mare
le voci
trattenute
nella gola del vento
l'indicibile
nella luce della bellezza
*
A bocca piena
trucidata vita
dai lenzuoli di sangue nei telegiornali
un dire assuefatto freddo
che ti sorprende non più di tanto a bocca piena
che non arriva al cuore
-per quei bambini occhi rovesciati
a galleggiare
su un mare di speranza
la cui patria è ora il cielo
violata la sacralità
vita che non è più vita
vilipesa resa
quale fiore a uno strappo feroce
di vento
*
La slavina
perla nel cuore del Gran Sasso
il “quattro stelle” non esiste più
ghermito dalla mostruosa
mano di ghiaccio
meglio la sorte dei sopravvissuti
ti dici
e ancora sperare
sotto la neve una voce udire
pensi ai familiari perduti
deglutendo caffelatte e lacrime
[tragedia del 18 gennaio 2017]
*
Liquida
è striscia di luce verde
la mente
mentre la forma
assumi
dell'involucro-status quo
alchimie del sangue
nel vestire la vita
il chi-sei
serpeggia
si morde la coda
*
L'essenza
inadeguati noi
gettati nel mare-mondo
legati ad una stella di sangue
noi siamo l'alfabeto del corpo
che grida
il suo esserci
noi essenza degli elementi
appendici della terra
labbra del cielo
Tom Waits - Orphans (2006)
Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards è un cofanetto di tre CD in edizione limitata di Tom Waits, pubblicato dall'etichetta ANTI il 17 novembre 2006 in Europa e il 21 novembre 2006 negli Stati Uniti. Secondo Waits, l'album consiste in un sacco di canzoni cadute dietro i fornelli mentre preparavamo la cena, circa 60 brani che abbiamo collezionato. Alcuni provengono da film, altri da compilation. Altri sono roba che non entrava in un disco, cose che ho registrato in garage con i bambini. Cose strane, brani orfani. È diviso in tre dischi, ognuno una raccolta separata a sé stante. Il primo, Brawlers, è basato sul blues e sul rock; il secondo, Bawlers, è incentrato su ballate malinconiche; il terzo, Bastards, contiene brani di spoken word e altri lavori sperimentali. L'album include influenze di altri generi, tra cui folk, gospel, jazz e Americana. Orphans: Brawlers, Bawlers and Bastards ha ricevuto un plauso universale dalla critica, che ne ha elogiato la sperimentazione e la composizione, nonché la voce di Waits. È stato il secondo album con il punteggio più alto dell'anno su Metacritic ed è stato candidato ai Grammy Award come Miglior Album Folk Contemporaneo. È stato anche un discreto successo commerciale, entrando nella Billboard 200 degli Stati Uniti, così come in Australia, Svizzera e Austria, raggiungendo la top 20 in quest'ultima. Le radici dei brani sono diverse; alcuni sono cover di Waits di brani di altri artisti, come “Sea of Love” di Phil Phillips e “The Return of Jackie and Judy” dei Ramones; altri sono stati scritti da Waits per altri artisti; “Down There by the Train” e “Long Way Home” sono state scritte rispettivamente per Johnny Cash e Norah Jones. L'Orphans Tour è stato realizzato a supporto dell'album prima della sua uscita.
Ascolta: album.link/i/1485076540
SALMO - 85 (84)
SUPPLICA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.
2 Sei stato buono, Signore, con la tua terra, hai ristabilito la sorte di Giacobbe.
3 Hai perdonato la colpa del tuo popolo, hai coperto ogni loro peccato.
4 Hai posto fine a tutta la tua collera, ti sei distolto dalla tua ira ardente.
5 Ritorna a noi, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi.
6 Forse per sempre sarai adirato con noi, di generazione in generazione riverserai la tua ira?
7 Non tornerai tu a ridarci la vita, perché in te gioisca il tuo popolo?
8 Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
9 Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia.
10 Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.
11 Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
12 Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.
13 Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto;
14 giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.
_________________Note
85,1 Gioia, speranza e fiducia pervadono questa composizione, che sgorga dal cuore degli Ebrei rimpatriati dall’esilio babilonese e testimoni della ricostruzione materiale e spirituale della loro nazione. Non mancano, tuttavia, i motivi che caratterizzano le lamentazioni collettive e che fanno di questo salmo una supplica a Dio, perché ritorni a essere favorevole al suo popolo.
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Approfondimenti
Misericordia e verità, giustizia e pace Supplica collettiva (+ motivi innici e profetici)
Il salmo, come i Sal 77 e 126, rispecchia il difficile ma anche gioioso periodo del ritorno dall'esilio e della restaurazione. Alla forte speranza ed entusiasmo iniziali seguirono momenti di scoraggiamento (cfr. Esd; Ne; Is 56-66; Ag; Zc 1-8). A livello di struttura segnaliamo l'inclusione data dalla voce «terra» (’ereṣ) nei vv. 2 e 13. Questo stesso vocabolo ricorre quattro volte nel testo originale del salmo (vv. 2.10.12.13) come anche il verbo «ritornare» (šwb) (vv. 2.4.5.7.9). Il metro del TM è dato da 3 + 3 accenti. Il simbolismo dominante è quello spaziale (ove campeggia il verbo šwb) e quello temporale nella sua triplice suddivisione di passato, presente e futuro. C'è anche il simbolismo teologico (vv. 2-4).
Divisione:
- vv. 2-4: il ritorno d'Israele e di Dio nel passato;
- vv. 5-8: il ritorno d'Israele e di Dio nel presente;
- vv. 9-14: oracolo sul ritorno di Dio nel futuro.
vv. 2-4. In questi versetti il popolo riconosce che il ritorno dall'esilio è frutto della bontà del Signore e del perdono dei peccati. È un rendimento di grazie anche se non è espresso chiaramente.
v. 2. «la tua terra»: la terra d'Israele, che in inclusione nel v. 13 è chiamata «nostra», qui si riconosce appartenere a Dio. Più volte Dio dice nell'AT «mia è la terra» (Is 14,25; Ger 2,7; Ez 36,5; Gl 1,6).
vv. 5-8. Tenendo presente le difficoltà della ricostruzione (Esd; Ne; Is 59,9-11; Ag 1,5-6; Zc 1-8), dopo un globale e generale ringraziamento per i ritorno in patria, segue nei vv. 5-8 la supplica per superare le difficoltà e i contrasti che appaiono insormontabili.
vv. 9-14. Il Signore risponde con un oracolo di salvezza attraverso un profeta cultuale, un sacerdote o una persona presente alla supplica dell'assemblea, che riporta in terza persona le parole di speranza, di pace e di salvezza di Dio.
v. 9. «Ascolterò»: meglio: «Voglio ascoltare» che implica una sfumatura di impegno, una preparazione psicologica e spirituale ad ascoltare l'oracolo, cfr. Ab 2,1. «pace»: è il tema e il frutto dell'oracolo. È indirizzato al «popolo di Dio, ai suoi fedeli, a chi ritorna a lui con tutto il cuore». Perciò la pace è destinata a superare i confini razziali e arrivare a chi è davvero fedele al Signore. La pace (šalôm) biblica è la sintesi di tutti i beni.
v. 10. «la sua gloria abiterà la nostra terra»: si allude al tempio, luogo della presenza di Dio sulla terra. La gloria che secondo Ezechiele (cfr. 10,18; 11,22-23) si allontanò dal tempio e da Gerusalemme, in futuro ritornerà (cfr. Ez 43,1-4; 48,35).
v. 11. «Misericordia e verità»: sono le virtù dell'alleanza. «giustizia e pace si baceranno»: la giustizia salvifica e la pace messianica, insieme alle altre virtù personificate, ricostituiranno l'armonia della creazione interrotta con il peccato (cfr. Gn 2; Is 11).
v. 13. «la nostra terra darà il suo frutto»: nella pace universale anche la terra è coinvolta, con il suo benessere e la sua abbondanza. Al Signore che darà il suo bene (= la pioggia) la terra non sarà più ostile, ma risponderà con l'abbondanza di frutti (cfr. Ag 1,6.9-10; 2,19; Zc 8,12).
v. 14. Dopo che il mondo ha avuto la pace e i frutti della pace, in una maestosa visione appare Dio preceduto dalla giustizia e accompagnato dalla salvezza.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Quando dormivo mi succedevano cose strane. Alcune notti sentivo che sotto le coperte c'erano le bisce. Urlavo terrorizzato e alzavo le coperte e non c'erano, ma bastava che ritirassi su le coperte che tornavano e mi passavano tra le gambe. Altre notti sentivo le battaglie. Moltitudini di persone che urlavano e combattevano mandando dei gemiti terribili, ne ho già parlato. Due volte sono stato visitato dagli alieni, dalle persiane filtrava una luce accecante e loro – per dimostrazione della loro potenza – tagliarono in due una moneta da dieci lire.
In cucina avevamo queste piastrelle con i motivi in rilievo, delle linee ondulate in rilievo, e una luce fantastica entrava di mattina nella cucina mentre mia madre disinfettava tutti questi elettrodomestici anni settanta, in casa mia c'era sempre questo odore perenne di disinfettante e io e mio fratello eravamo in ginocchio in un angolo soleggiato della cucina con le mani dietro alla testa, nessuno di noi piangeva, ci guardavamo senza pensare a niente, era solo una punizione, e quando finalmente ci alzavamo avevamo i ginocchi con le righe rosse dei rilievi delle piastrelle, e finché non se ne andavano non potevamo uscire di casa per andare a giocare fuori; faceva di tutto per farci essere felici nostra madre e non sapeva che ci stava preparando ad una adolescenza identica a tutte le adolescenze avute in precedenza, ma questa volta con un forte plusvalore.
Mio padre mi urlava di spegnere “quel cazzo di computer” e di uscire fuori a giocare e io uscivo e cercavo un posto tranquillo dove poter pensare a quel computer; mio padre mi parlava di cose irripetibili della sua infanzia e io assaporavo la prima infanzia uguale per tutti e riproducibile. C'era Actarus in tutti i nostri corpi così giovani, ed era una cosa così poco importante e così determinante per tutti quelli che sarebbero venuti dopo di noi. Mio padre mi raccontava della natura, della sua infanzia a contatto con la natura e io lo ascoltavo senza che lui si rendesse conto che quella natura non era natura e non esisteva più. Il mercato l'aveva modificata, l'aveva deprecata e ora stava creando nuove nature irresistibili che sentivo mie e che non avevano niente a che fare con quelle versioni di natura di cui mi parlava mio padre. Il tempo si nutriva delle ingenuità delle generazioni precedenti, dei loro sogni e sfornava nuovi sogni che erano incompatibili con i precedenti. Non ci si fermava un attimo.
Ero pieno di Actarus e di BASIC, il linguaggio del futuro. Tanto pieno che non me lo sono ancora tolto tutto di dosso, neppure adesso che il futuro era tanto tempo fa. Eravamo pieni di Actarus e di Venusia, di BASIC e di tette esplosive, eravamo adolescenti tutti caldi e pieni di odori, pieni di insicurezze del cazzo di terrori quotidiani, di videogiochi che ci apparivano la sera quando cercavamo di dormire, di gruppetti che ci aspettavano per riempirci di calci e spaccarci le cose che avevamo tra le mani, di ragazzine che ridevano e quei denti noi li desideravamo come non avremo mai desiderato nessun altro dente, eravamo alieni persi nei boschi di Sant'Olcese e sogni, avevamo tutti sogni che non vedevamo neppure, sogni che era magari anche solo toglierci dai coglioni, lasciare quel paese giocattolo che era così felice e così bello da somigliare a un carcere perché ci dovevamo tornare ogni sera, ogni momento e invece quello che volevamo era andare nel mondo che era al di là del vetro, sentivamo l'odore del Giappone che usciva dal Pac-Man, sentivamo l'America sconosciuta che si riscaldava sul silicio, nei comandi che scrivevamo dopo il prompt.
Continuavo a svegliarmi ogni mattina, cercavo di essere felice, mi immaginavo le cose che avrei fatto dopo, negli anni novanta, nel duemila, avevo questa immaginazione in cui creavo grandi videogiochi, scrivevo racconti e libri che tutti avrebbero letto, avevo i miei sogni di grandezza e li coltivavo con amore mentre camminavo per i campi deserti del paese. Ero felice o almeno avrei dovuto esserlo, e questa cosa di essere felice ad un certo punto si è girata e mi ha morso. Ad un certo punto nel mezzo del frastuono, con qualcosa in mano, mentre ridevo nel mezzo del frastuono, ecco che mi sono chiesto, ma cosa ho da ridere, ma perché sono in questo posto a ridere con questa cosa in mano, ma cosa ho da essere così felice, cosa sta succedendo?
[da PÈCMÉN, Blonk, 2020]
per la palestina: francesca albanese, 25 aprile, romaslowforward.net/2025/04/29/per…
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Arrivo al bordo con domande che sono poco più che sibili Questa pace incatena, è una gabbia come questa pelle Le lacrime sono il linguaggio dell’addio improvviso Prima dell’odio c’è sempre amore frainteso prima dell’amore odio perdonato Bisogna riempirsi l’anima di questo orizzonte sconfinato e di una risata fragorosa che spezza il nostro silenzio
[escursioni]la campagna a effetto larmeggiano i codazzi l'ago] nervino tutto] stipulato con brevi oppure brevissime] sbaraglia le truppe l'ente idrocarburi guadagnano] terreno la pace di agosto il paleoquiz fallire rainews le alterne vicende decenni di guerra di bricolage la bancarotta le ombreggiature simboliche i] o in casa se tiene il cognac il trattatello un crack o l'avversario] le infiature a guisa di grannella l'uboot
si muove a stacco l'autovelox il troppo pieno l'artiglieria [leggera a propoli oppure le] polis il campanile di Giotto manca] la cupola
le arti liberali la raccolta delle scorie poco nuvoloso con l'aggeggio snooze il titolo] crolla