[rotazioni] -non porta gli occhiali
al danno scompare pulire il pavimento finché l'inclinazione] permettono sentono la radio ora sotto] il tavolo chippendale dove rubano minùzie brevi] escursioni teleguidate il container] la] placca sistemica la perforazione un sonar fratta le gelatine fossili forma] colonne di piombo flani a freddo pentolame [stagno alla] radio sotto la zattera la] medusa
Dov'è Dio?
Predicazione su 1 Re 8,22-24.26-28
Nota: per ragioni tecniche oggi non c'è la registrazione dell'audio.
Lontano ... lontano ... a volte Dio sembra tanto lontano, troppo lontano. Potremmo pensare che fossero i momenti difficili in cui Dio ci sembra lontano anni luce, tempi in cui Egli ci lascia soli.
Infatti, i salmi sono pieni anche dell’accusa che Dio ci lascia soli quando ci troviamo nei guai. Il Salmo 22 con il suo “Dio mio perché mi hai abbandonato?” è solo l’esempio più evidente e noto.
Ma è davvero così che sia proprio la sofferenza, la malattia, il fatto che la vita vada storta ci allontani da Dio, o meglio, ci faccia pensare che Dio fosse lontano?
A me piace pensare che non è così. Basti pensare al famoso e commovente racconto delle impronte nella sabbia dove la persona chiede a Dio: perché mi hai lasciato solo? Per farsi rispondere: non ti ho lasciato solo, ti ho portato sulle mie spalle.
Penso che il rischio di sentire Dio lontano, non lo corriamo tanto nei momenti difficili in cui sembriamo abbandonati da Dio, ma che, al contrario, lo corriamo proprio quando stiamo bene.
Non è raro che Dio per me non conta, non è presente nella vita normale di tutti i giorni, quando tutto va per il verso giusto. La sua presenza in tutto il tram tram della vita quotidiana sembra stranamente svanire, e la sua parola nelle mie orecchie, che ho sentito ancora domenica durante il culto, è a malapena nella mia memoria.
Non sono le situazioni insolite che fanno dimenticare Dio, ma l'attività quotidiana che lo fa passare in secondo piano, non perché Dio non ci sia ma perché pensiamo di non aver bisogno di lui, come se Dio servisse solo quando stiamo male.
Povera immagine del Dio, che deve intervenire solo quando sto male e la cui presenza non è percepita quando sto bene. Dio degradato a un essere supremo confezionato a mio bisogno, anziché essere Colui con cui mi relaziono e da cui mi faccio ispirare per concretizzare la sua volontà in tutti gli ambiti della vita.
Il problema è che, allontanandoci da Dio, comunque rimane in noi una sensazione strana: sembra mancare qualcosa nella vita.
Non possiamo liberarci dal nostro essere immagine e somiglianza di Dio. Dio ci ha creati così, a immagine e somiglianza. Dio ci ha creati per una relazione intima e stretta, per fare di noi i suoi vicari sulla terra. Vuole relazione, non qualche preghierina ogni tanto. Vuole esserci nella mia vita e perciò la Bibbia è un libro pieno di un Dio che per amore ci dice: “mi manchi”.
Noi, lasciando Dio nell’angolo del pompiere che deve solo intervenire quando serve, abbiamo quindi comunque questa sensazione vaga di qualcosa o qualcuno che ci manchi. E cerchiamo dappertutto per riempire in qualche modo questa sensazione, questa mancanza.
Ciò ci spinge in tutte le direzioni. Cerchiamo Dio ovunque.
Il sociologo tedesco Christoph Deutschmann per esempio lo dice chiaramente: il capitalismo è diventato una religione, perché utilizza un linguaggio di fede.
La dichiarazione di Accra del 2004 in cui le nostre chiese a livello mondiale hanno preso posizione contro il neoliberismo che schiaccia i deboli dice: “Si tratta di un’ideologia che pretende di non avere alternative (verità!), che esige un flusso senza fine di sacrifici da parte dei poveri e del creato. Avanza la falsa promessa di essere in grado di salvare il mondo per mezzo della creazione di ricchezza e prosperità, pretendendo di avere signoria sulla vita e esigendo una devozione totale, il che equivale ad una idolatria.”
Allora, come rendere presente e visibile Dio nella società?
Il Re Davide, padre del Re Salomone, si è posto questa domanda rispondendo ad essa con la costruzione del Tempio di Gerusalemme, che suo figlio Salomone è finalmente in grado di inaugurare.
Crea così un santuario centrale, che non solo diventa un luogo di pellegrinaggio, ma si ancora anche, per la sua architettura e per la sua posizione centrale, nella coscienza del popolo.
L'edificio è luogo della presenza Dio stesso, questo Dio invisibile, in mezzo alla sua gente, il Dio che non può e non vuole essere raffigurato, ecco riceve una casa che lo rende toccabile nel vero senso della parola.
Dove, se non qui, a casa sua, si può essere sicuri di incontrarlo?! Questo è anche il motivo per cui gli ebrei in esilio hanno avuto grossi problemi a mantenere la loro fede. Il Tempio distrutto ha lasciato delle ferite profonde. Si sono sentiti come se Dio si fosse ritirato e non più presente.
Anche il cristianesimo dopo i primi tempi in cui si incontrava nelle case, ha cercato di ancorare Dio ai monumenti e, di conseguenza, anche la fede cristiana. Sono state create grandi cattedrali. In realtà, ogni singolo campanile di una chiesa, per quanto piccolo, è un segno tangibile che ci fa alzare lo sguardo verso il cielo e ci ricorda che Dio ha preso casa in mezzo a noi. Ma può anche illuderci come se dovessimo cercare Dio lassù in un non meglio definito cielo e non qui sulla terra in mezzo a noi dove Dio ama stare.
Ora viviamo in un momento in cui questi stessi segni hanno perso il loro ruolo. Sempre più chiese vengono abbandonate, anzi talvolta anche abbattute. Molti dicono che così Dio stesso si allontana da noi, ma penso che ciò non sia vero. Perché Dio non lega la sua presenza ad un luogo. Allo stesso modo anche la festa dell'Ascensione può essere una metafora fraintesa: Dio è andato altrove e questo mondo è lasciato a se stesso. Dio è sopra ogni cosa e non è più raggiungibile.
Come Salomone, molti oggi chiedono: ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra?
In un momento in cui non siamo più disposti a costruire monumenti a Dio come Davide, dobbiamo trovare altre risposte alle domande e ai bisogni della gente. Forse non sono cosi visibili come tutte le cattedrali e le chiese, ma potrebbero essere un'opportunità per mantenere viva la fede.
In realtà, Salomone è consapevole di questa possibilità quando inaugura il Tempio di Gerusalemme. Perché sa che Dio non ha bisogno di un edificio per stare vicino all'uomo. Più delle pietre valgono le parole che Salomone esprime: Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, ascolta il grido e la preghiera che oggi il tuo servo ti rivolge.
Forse non è un caso che L'Ascensione segua la domenica Rogate, pregate. Dove vive Dio? Una possibile risposta sarebbe: né in cielo né in terra. Vive nelle conversazioni che ho con lui.
Ed ecco, la via per rendere visibile Dio nel mondo, è renderlo visibile dagli effetti che la sua presenza fa. E’ questa la “ricetta” di successo della fede cristiana sin dagli inizi. I discepoli non hanno mai detto di aver visto la risurrezione o di credere nella risurrezione. Loro hanno apertamente parlato e concretizzato nella vita quanto il risorto ha cambiato in loro.
La loro testimonianza non era vuota, ma invitava: vedi come può cambiare la tua vita se segui il risorto come lo faccio io. Il mondo può diventare un luogo migliore.
Ascensione significa che Dio lega la sua presenza alla nostra testimonianza, a noi e a come lo rendiamo visibile. Se siamo nel mondo e del mondo Dio non si vede in noi, se siamo mondo e una spina profetica nel fianco in parole e azione, allora la gente vede Dio che opera in noi e per mezzo di noi, la gente vede la nostra relazione con Dio e vede che Dio non è relegato ai margini della nostra vita.
Ali Farka Toure' & Toumani Diabate' - Ali and Toumani (2010)
Ali and Toumani non riprende esattamente da dove si era interrotto In the Heart of the Moon. La prima volta, i due uomini stavano improvvisando in una struttura improvvisata a Bamako, in Mali. Ali and Toumani fu registrato in uno studio di Londra nel 2005; Diabaté e Gold avviarono la sessione di registrazione con Touré, il cui cancro alle ossa stava avanzando. Ali and Toumani, quindi, è un lavoro più raffinato, con riprese e sovraincisioni; il bassista cubano e pilastro del Buena Vista Social Club, il compianto Orlando “Cachaito” López, riaccorda il suo basso discreto per adattarlo. La conversazione tra Touré e Diabaté, tuttavia, non ha fatto che approfondirsi, un fluido tira-tira fluire generosamente tra i due.
Ascolta: album.link/i/1716601796
[undici]vedi, avrei sbagliato. avrei scelto il Basquiat minore. la sua gioventù ci abbaglia. avrei perso milioni di dollari inutilmente. mio figlio parla con la gatta. la sgrida sottovoce. sudo da fermo seduto al tavolo. già descritto. ho un occhio iniettato di sangue. capillari. forse. forse pressione. nei fumetti ci sono meno briciole e polvere che nel mondo reale. il sinistro. non sento i limiti del mio corpo. come dei cavi tesi, del materiale strutturale. andiamo avanti così – nella tradizione. similitudini. personaggi. proprio non ne riesci fare a meno eh. dialoghi, certo. flussi di coscienza. mi sono sporcato di latte. di soia. sul dito sembrava dolce. così non te ne frega niente. errore comune. non è mai fregato niente a nessuno. eppure si continua. quando vuoi il secondo caffè fai un fischio. così la mia anima si nutriva – non di parole – ma di suoni e immagini in movimento – il mio – che partito dal cuore del niente, nel buio più denso che sta a settentrione, a passi rapidi e nervosi ero sceso lentamente – sciogliendo metro dopo metro la zona annichilita – anchilosata – dell'immaginario delle ultime facciamo ventiquattro ore, ma potrebbero tranquillamente essere il doppio – si scioglieva man mano che apparivano i colori delle luci elettriche, i suoni umani le voci che si disarticolavano le une nelle altre – la rapida apparizione delle tribù umane quanto il sottoscritto – quindi intrinsecamente umane – quindi violentemente animali – aumentavano di numero e di varietà sociale man mano che lasciavo la noce nera del nucleo suburbano e mi avvicinavo al centro – il popoloso affastellamento di unità abitative – c'è un numero preciso che ora non ricordo – superato il quale – eccetera- mappe catastali sovrapposte come un labirinto minotaurico, voi non avete idea di quanto io apprezzi tanto il brutalismo architettonico delle piramidi in cemento e acciaio in forma di altissimi parallelepipedi infilati a forza nel fango e tenuti uniti alla civiltà da fragili colonnati che reggono possenti ponti e camminatoi che sul vuoto permettono allo sciame di accedere alla propria tana – i relitti dell'edilizia abitativa popolare del secolo scorso – pronti per la cronaca nera locale – quanto il centro in questo suo respiro concreto di terra e pietre e mattoni attaccate ogni volta che espira emette materia – stratifica giardini, muri perimetrali, divisioni di particelle, accastamenti improvvisi e sanatorie improvvide – inspira – espira ancora strati di cementificazione ricostruzione riqualificazione e accesso al degrado sfondamento abbandono delle istituzioni che – la meraviglia dell'umanità fatta cosa – casa- luci colorate ombre di visitatori – turisti che corrono sbalorditi verso il maelstrom dell'intrattenimento sociale – fondi e bassi – zone interdette – una popolazione di questo campionario – avevo scritto database ma ho cancellato – questo campionario di materie e lingue e frammenti di storie in cui mi lascio annegare e osservo come se io fossi un elemento estraneo e interno al tempo stesso, immateriale e concreto – no non ho soldi mi spiace non ho niente – che transita e si beve tutto l'armamentario di pieni e di vuoti – una intera promenade fatta camminando verso un auto lontana con le luci accese sparate addosso a me che mi avvicino e penso – fino a a raggiungerla chiudo gli occhi per un attimo li riapro a vedere l'interno dell'abitacolo – adesso alla mia sinistra – motore acceso luci puntate sulla promenade – la guardia giurata con lo sguardo sbarrato il regime del motore al minimo – ora parte – ho pensato – e inizia a colpire le ombre nere che appaiono in distanza – aumentano di dimensione fino a formare una sostanza che sembra umana di cui puoi provare a immaginare la forma – la storia – gli anni passati su questa terra – il logoramento degli arti dopo così tanto sforzo, così tanto lavoro costante, così tanta energia per essere qua a persistere – così tanta energia per essere qua a persistere dando le spalle a quell'immensa ombra che si stende come una coperta oceanica a nascondere le vergogne della crosta terrestre, le cartillagini respiranti degli abissi – non senti lo strappo di quando la narrazione si spezza così, all'improvviso, perché ha finito tutta la sua ragione elastica
SALMO - 117 (116)
DA TUTTI I POPOLI, LODE AL SIGNORE
1 Genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti, cantate la sua lode,
2 perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre.
Alleluia.
_________________Note
117,1 Con le sole 17 parole che lo compongono nel testo ebraico, questo inno si presenta come il salmo più breve. Tuttavia è anche uno dei più intensi nel proporre il cuore della fede biblica (l’amore e la fedeltà del Signore, v. 2) e l'universalità della salvezza offerta da Dio.
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Approfondimenti
Lode a Dio per il suo amore Inno
È il più breve di tutto il Salterio. Qualcuno dubita che in origine sia stato un canto a sé stante, ma lo crede piuttosto un'introduzione a un inno (cfr. Sal 117,1; 135,1). Tuttavia, pur nella sua brevità, il salmo ha tutti gli elementi del genere letterario degli inni e nella Bibbia si trovano altri inni simili (cfr. Is 49,13; Ger 20,13). Ciascuno dei due versetti che lo compongono ha un perfetto parallelismo: c'è un duplice invito (v. 1) e una duplice motivazione.
Divisione:
- v. 1: doppio invito;
- v. 2: doppia motivazione.
v. 1. «popoli tutti...»: si esprime la totalità dei popoli, l'universalità degli uomini senza esclusione di qualsiasi genere.
v. 2. «perché forte è il suo amore..»: cfr. Sal 103,11. È adoperato il verbo ebraico gbr (= essere forte, robusto, valido) che di solito richiama a contesti bellici. Il Signore stesso è chiamato «Dio forte» (’el gibbôr) (Dt 10,17; Is 9,5; 10,21) e si vede in azione tra l'altro in Es 15,1-21. L'amore del Signore perciò ha mostrato la sua fortezza nel prevalere sui nemici del suo popolo; lo difende sempre e supera anche la sua durezza di cuore e l'infedeltà all'alleanza, restandogli fedele, «per noi»: alla lett. «su di noi»; suggerisce la stabilità dell'amore di Dio «su Israele».
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
🎮 Nolan Bushnell vs Shigeru Miyamoto: L’Impatto Culturale e Sociale dei Pionieri del Gaming
🏆 Dal Videogioco alla Cultura Pop
Negli anni ‘70 e ‘80, i videogiochi erano ancora considerati un fenomeno di nicchia. Erano roba da nerd, da ragazzini con troppo tempo libero, da adulti che non volevano crescere. Oggi, il gaming è un’industria più grande del cinema e della musica messi insieme, un fenomeno culturale che influenza mode, linguaggi e persino il modo in cui interagiamo con la tecnologia.
A rendere possibile questa evoluzione ci sono due uomini: Nolan Bushnell e Shigeru Miyamoto.
Il primo ha fatto dei videogiochi un fenomeno sociale e commerciale, il secondo li ha trasformati in opere d’arte interattive. Ma qual è stato il loro vero impatto sulla società? E in che modo le loro idee continuano a plasmare la cultura pop?
🎰 Bushnell e la Gamification della Vita Quotidiana
🍕 Atari, Pizza e Silicon Valley
Nolan Bushnell non ha solo fondato Atari. Ha cambiato il modo in cui pensiamo all’intrattenimento, creando un modello che oggi vediamo ovunque.
👀 Lo sapevi? Dopo aver lasciato Atari, Bushnell fondò Chuck E. Cheese’s, la prima catena di ristoranti in cui si poteva mangiare e giocare agli arcade contemporaneamente. Il concetto? Trasformare il gioco in un’esperienza sociale, dove le famiglie potessero riunirsi davanti a un videogioco, un’idea che ha poi ispirato le sale giochi e, più avanti, i moderni eSports bar.
📱 L’influenza di Bushnell su App e Social Network
Ma l’impatto di Bushnell non si ferma agli anni ‘70. Il suo modello di gioco veloce, accessibile e basato sulla monetizzazione ha ispirato l’intera industria mobile.
✔ Candy Crush, Clash of Clans, Fortnite – Tutti questi giochi devono qualcosa all’approccio di Atari: meccaniche semplici, ripetibili e con una monetizzazione studiata al millimetro.
✔ I social network stessi hanno adottato le tecniche di engagement dei videogiochi: notifiche, ricompense giornaliere, livelli di progressione… tutto arriva dalle idee di Bushnell sui sistemi di gratificazione.
📌 In breve: Se oggi controlliamo il telefono compulsivamente per vedere quanti “mi piace” abbiamo ricevuto, è perché Bushnell ci ha insegnato che premiare il giocatore (o l’utente) è il modo migliore per tenerlo coinvolto.
🎨 Miyamoto e l’Emozione nel Gioco
🌍 Dai Videogiochi alla Narrazione Interattiva
Se Bushnell ha trasformato il gioco in business, Miyamoto ha trasformato il videogioco in esperienza emozionale.
✔ The Legend of Zelda ha ispirato non solo altri giochi, ma anche il mondo del cinema e della narrativa. Le sue strutture open world hanno influenzato film interattivi, serie TV e persino libri game.
✔ Super Mario Bros. ha reso il platform un genere universale, tanto che oggi lo troviamo persino nei giochi educativi per bambini.
👀 Curiosità: Hayao Miyazaki, leggendario regista dello Studio Ghibli, ha più volte dichiarato di ammirare la capacità di Miyamoto di creare mondi coinvolgenti, e si dice che alcuni elementi di La Principessa Mononoke siano stati ispirati dal senso di avventura che si respira in Zelda.
🎮 Dai Videogiochi alla Realtà Virtuale
L’idea di videogioco come esperienza immersiva ha portato a un’altra grande innovazione: la realtà virtuale.
✔ Oggi, giochi come The Legend of Zelda: Breath of the Wild sono considerati capolavori di game design che hanno ispirato architetti, designer e persino sviluppatori di VR.
✔ Miyamoto è stato tra i primi a dire che il videogioco è più di un passatempo: è un ponte tra il mondo reale e quello immaginario.
📌 In breve: Se oggi parliamo di game design emozionale e di immersione totale nel videogioco, è grazie alla visione di Miyamoto.
🏛️ L’Eredità nella Cultura Pop
Oggi, il lascito di Bushnell e Miyamoto è ovunque:
✔ La cultura arcade ha dato vita agli eSports.
✔ Il game design di Miyamoto ha ispirato artisti e scrittori.
✔ Il modello Atari ha influenzato l’intera economia digitale, dai social network agli e-commerce.
🕹️ Cosa Sarebbe Successo Se…?
❓ E se Bushnell non avesse reso i videogiochi mainstream? Forse sarebbero rimasti un hobby di nicchia, relegato a poche sale giochi senza mai diventare un fenomeno globale.
❓ E se Miyamoto non avesse dimostrato che i giochi potevano raccontare storie? Oggi potremmo avere un’industria molto più simile a quella del gioco d’azzardo, fatta solo di sistemi di monetizzazione senza alcuna profondità narrativa.
Il punto è che entrambi hanno cambiato il mondo.
🎙️ Conclusione: Bushnell o Miyamoto?
Oggi, ogni volta che avviamo un gioco, che sia un mobile game o un colossal tripla A, vediamo le impronte di entrambi:
- Quando giochiamo a un battle royale su smartphone, stiamo vivendo l’eredità di Bushnell.
- Quando esploriamo un mondo aperto in un RPG, stiamo camminando nel sogno di Miyamoto.
Nessuno dei due ha creato l’industria da solo, ma entrambi hanno fatto in modo che il videogioco diventasse parte integrante della nostra vita quotidiana.
Nothing to desire, Nowhere to go: I choose to embody The Brownian motion Of my thoughts.
[escursioni] -chi porta gli occhiali
ripreso dal vivo un filo] protetto da scavi ipertrofici tonalità un] periscopio da ghiaia il viale con bachi un] ghiaietto sotto] le ghiale fanno assunzioni con le misure estreme fanno] il petto delle oche bisbidis bisbidis dalle postazioni nei [pressi nelle vicinanze] [
Commento alla poesia Stanze di Felice Serino
STANZE
[ispirata leggendo Il corponauta – appunti di viaggio di uno spirito libero, di Flavio Emer]
io pensiero dilatato
a spolverare le stanze dell'oblio
sulle pareti la memoria
ancestrale
metteva in luce emozioni dipinte
su volti che furono me
rifluiva dai bui corridoi
degli anni il vissuto
a imbuto
mi perdevo come in sogno
nell'abbraccio di quelle figure che
accendevano il mio sangue
STANZE DAI SOFFITTI ALTI
Ombre cinesi sulle pareti della stanza, sui piani alti del cielo sui nembi delle nubi: profili di un volto nelle dormite del tempo, il volto di Felice Serino ora ragazzino ora maturo, ora bambino ora maggiorenne.
La vita si stampa nei cieli e noi aguzziamo l'occhio per vederla e lasciamo crescere le penne per afferrarla nel volo.
Non ci si possiede e allora la nostra anima trasborda, si libera delle staffe, si fa risucchiare dai cieli come spirale nell'imbuto. La carne non ha più debolezze se quell'istinto cattivo lo muove l'anima che non c'è. Se la testa e il cuore se ne sono andati insieme…
E' amaro e faticoso tornare da viaggio e rioccupare la cella del corpo, sappiamo però che sarà per poco perché il nostro indirizzo è andato oltre, il nostro sogno non è fermarsi mai.
Saper convivere, accettare e magari sorridere quando si pensa alla nostra “carne”, al nostro essere limite, devianza, beh, non è semplice. Ci vuole un allenamento costante, un equilibrio notevole.
Un'elasticità che passa la misura del nostro orgoglio, della nostra presunzione.
D'altronde è Dio che deve salvarci e non noi con le armi che non abbiamo. La volontà (unica arma) da abbinare alla fede, o il desiderio, chiamiamolo come ci pare, sono le nostre braccia tese che solo
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ACCOSTAMENTI A "CREATURA" DI FELICE SERINO
ACCOSTAMENTI A “CREATURA” DI FELICE SERINO
(riflessioni, riferimenti personali ed altro)
CREATURA
mi godo la luce
come farfalla
sul palmo della tua mano
Signore non posso
che offrirti il mio niente –
fragile creatura
ti devo una morte
Quante morti, per non pensare a quella ultima, abbiamo reso a Dio?!… e, quindi, quante resurrezioni!
C'è un'intuizione strabiliante in questa poesia.
Ovvero la figura della farfalla abbinata alla morte.
Qualche anno fa ho avuto il privilegio di seguire da vicino un ragazzino dodicenne malato di tumore (uno dei cancri più rari e tremendi).
L'ultima volta che l' ho potuto portare davanti casa, semi-seduto su una sdraio, ho assistito a questa scena. Aveva una piaga sul ginocchio sinistro e, mentre si stava meditando il rientro, un nuvolo di farfalle bianche (le cavolaie) andò a posarsi su di lui e a baciare quella ferita. Era coperto di farfalle, stettero in quel posto sacro, su quell'altare umano per minuti che sembravano eterni, prima di allontanarsi come uno sciame d'api venuto dal nulla.
Era il segno che stava per essere accolto, dopo la morte, da quella luce straripante che in quegli istanti particolari ci aveva invaso.
I giorni seguenti videro Samuele (così si chiamava) in coma. Un pomeriggio pensai che era il caso di portargli la comunione e pregare un po' insieme. In effetti si svegliò dal coma e pregò profondamente insieme a tutti i presenti (familiari e amici). Il mattino dopo sullo stradello che porta a casa sua trovai una cavolaia morta. Piombò dentro me il dolore della perdita assieme alla certezza consolante di avere un santo, ora presente, “solo” in maniera spirituale.
Le morti interiori a causa del male commesso sono l'offerta del nostro niente a Dio. Offerta per il rifacimento totale del nostro essere che cerca la vita nuova nella grazia.
La morte può essere intesa pure come liberazione dai pesi terreni, la zavorra che si stacca dal nostro corpo che acquista leggerezza e sale nel cielo pari a una farfalla e, delicatamente, va a cercare la mano che l'ha generato e vi si posa [per sempre].
C'è un altro significato che mi preme venga messo in luce. Quello che sta a dire: la mano del Signore mi ha salvato ora gli devo la vita (o meglio, quella gliela dovevo anche prima, ora gli “devo una morte”.
Andrea Crostelli
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RIFLESSIONI SULLA RACCOLTA "FUOCO DIPINTO"
RIFLESSIONI SULLA RACCOLTA “FUOCO DIPINTO”
di Felice Serino
[edizione dell'autore, 2002]
Corpo di vetro
Ci sono poeti legati alla terra (e questi forse sono la maggioranza, nonostante la poesia venga dai luoghi più reconditi e inspiegabili) e ci sono poeti propendenti al cielo; sicuramente Felice Serino è di questa seconda fascia.
A volte il cielo parla con il sangue delle tue vene
più che con l'indaco delle tue arterie,
comunque sia vuole sentirsi uomo
forse solo per avvicinarsi a chi lo guarda
perché costui ci si rispecchi perché l'umanità nel mondo
è ciò che prevale e pervade il mondo
finché ci sarà mondo,
allora il cielo non può far altro
che ripiegarsi nel gesto d'amore iniziale
e improntare continuamente la sua somiglianza
col fiato sospeso di chi attende
la perfezione finale del ricongiungersi.
E' pure vero che il cielo può rapirti o che tu contemplandolo favorisca la sua “presa”, e in quel momento d'estasi che non t'appartieni sei finalmente libero. Cosa strana, libero di essere preso, libero di appartenere a qualcos' altro che ti ama e ti sovrasta d'amore.
In questo tipo di situazione puoi sentire il tuo corpo leggero, di vetro, accessorio superfluo, e quindi… “ride la tua immagine d'aria”.
E' la fusione del tuo corpo nell'immenso corpo cosmico.Diventa una fatica sottrarsi alla luce per tornare indietro sui passi che la terra chiama a percorrere.
Quella “carne attraversa un incendio”, un incendio piacevole, pienezza per l'anima la fusione col tutto, difficile accettare che si tratti di un momento, di un solo momento dal quale però ricevi carica per affrontare il quotidiano imperniato di materia. E affrontare il quotidiano significa mettersi a servizio, soffrire per chi fa uso di L S D, del fumo, del bere e delle donne come strumento di piacere, soffrire per chi naviga nel male e non si lascia investire dalla luce, soffrire di chi abusa del potere e che, quindi, è nemico della luce.
Felice Serino denuncia la violenza, la guerra con le armi potenti della poesia, e sa cosa potrebbe aspettargli: “di certo m'imbavaglieranno / non sopportano di guardarmi negli occhi”. Non scorda poeti assassinati (Dalton, Heraud, Urondo) per strada o nei manicomi (Campana) ma non può e non vuole trattenere la forza della parola che gli esce dal di dentro.
Dichiara che la morte è sconfitta dalla luce [vedi: “Frammento (lettera di un malato terminale)”], lui, infiammato da una luce, che va oltre i suoi interessi per l'astrologia.
Puntuali, brevi, atossiche e con lampi intuitivi niente male le poesie di Felice Serino ridanno fiducia all'uomo che vuole incontrare animi trasparenti per procedere incoraggiato e sollevato nel cammino dell'esistenza.
- * *
Clessidra in polvere
Il tempo è un'argomentazione che preme al poeta; Serino dice: “nel sangue un tempo tuo – rotondo”. Una continuità di pienezza a cui aspira, tende, come si tende alla perfezione. A me lancia l'immagine del ciclista, quello bravo dalla “pedalata rotonda”, costante, mai scomposto e bello da vedere.
Costui elimina i vuoti e va spedito verso il traguardo. Infiammare il sangue d'amore è benzina che brucia il l'acido lattico alle tue gambe che vorrebbe bloccare la tua corsa. Senza ostacoli nell' immaterialità delle cose avanzi con l'aiuto dell'angelo che “da dietro il velo / del tempo è luce al tuo passo”.
Il tempo frequentemente è l'accusatore e l'accusato delle nostre irrealizzazioni. Perché allora non velarlo d'irreale? Perché non portarlo in un altro contesto dove non sia lui a dirigere le danze bensì noi “cosmonauti di spazi / sovramentali”?! Perché non ipnotizzarlo o sognare di ipnotizzarlo?! Perché non condurlo nel nostro sogno per poterci camminare a braccetto?!
“Nel paese interiore” – aggiunge il poeta – “vivo una stagione rubata al tempo”.
Ma forse, o molto probabilmente, il tempo ideale di Felice Serino non esiste, perché egli ama guardare “all'indietro nell'imbuto fuori del tempo” e avanti “per volare fra le braccia della luce”, proiezione anch'essa d'eternità.
Andrea Crostelli
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SALMO - 116 (114-115)
1 Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera.
2 Verso di me ha teso l'orecchio nel giorno in cui lo invocavo.
3 Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia.
4 Allora ho invocato il nome del Signore: “Ti prego, liberami, Signore”.
5 Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso.
6 Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato.
7 Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché il Signore ti ha beneficato.
8 Sì, hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta.
9 Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
10 (115,1) Ho creduto anche quando dicevo: “Sono troppo infelice”.
11 (115,2) Ho detto con sgomento: “Ogni uomo è bugiardo”.
12 (115,3) Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?
13 (115,4) Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.
14 (115,5) Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo.
15 (115,6) Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli.
16 (115,7) Ti prego, Signore, perché sono tuo servo; io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene.
17 (115,8) A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore.
18 (115,9) Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo,
19 (115,10) negli atri della casa del Signore, in mezzo a te, Gerusalemme.
Alleluia. _________________Note
116,1 Diviso in due diverse composizioni dalle antiche versioni greca e latina (dando così origine ai Sal 114 e 115), questo inno contiene la professione di fede dell’orante, che Dio ha liberato dalla morte, e il suo ringraziamento nel tempio, con l’offerta di sacrifici e libagioni.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Fiducia e sacrificio di lode Salmo di ringraziamento (+ motivi di lamentazione-supplica e di fiducia)
Il salmo si presenta spezzato in due nei LXX e nella Vulgata (v. 1-9 = Sal 114; vv. 10-19 = Sal 115), ma la sua unità è corroborata dall'identità di stile, di sintassi, dall'uso di aramaismi (vv. 7.12.16) e da altri indizi nelle due parti. In particolare rilievo è il verbo «invocare» (qr’) (vv. 2.4.13.17) e l'espressione «invocare il nome del Signore» (vv. 4.13.17) che svolgono un ruolo strutturante. Si tratta di una lirica personalizzata, carica di passione e di sincerità, sebbene ricorra a citazioni e luoghi comuni. La simbologia è quella del dialogo, della morte-vita e liturgica.
Divisione:
- vv. 1-2: introduzione;
- vv. 3-13: I movimento: narrazione e soliloquio;
- vv. 14-19: II movimento: soliloquio e ringraziamento.
v. 1. «Amo il Signore...»: è una professione schietta e intensa di amore al Signore. È una formula che si ispira al Deuteronomio (vv. 6,5; 10,12; 11,1; 19,9) ed è originale all'inizio di un salmo. «perché ascolta»: è la motivazione della dichiarazione di amore, e anche una professione di fede.
v. 3. «funi di morte... lacci degli inferi»: cfr. Sal 18,4-7. La morte e gli inferi sono personificati. Essi sono visti come spietati avversari che stringono l'orante in una morsa per farlo morire. Si allude qui o alla morte reale o a quella morale determinata da pene e amarezze della vita (cfr. Sal 13; 31,11; 107,39; 119,28; Ger 20,18).
v. 7. «Ritorna, anima mia...»: alla lett. «Ritorna, anima mia, al tuo riposo». L'orante dialoga con se stesso in un autoincoraggiamento (cfr. Sal 42,6.12; 103,1-5) riconsiderando il beneficio del Signore, che lo ha sottratto alla morte (v. 8), e invita la sua coscienza a stare tranquilla, perché l'incubo mortale è passato.
v. 9. «Camminerò alla presenza del Signore..»: il salmista, sottratto alla morte dal Signore, adesso può stare tra i vivi, essere felice della vita, lodare e ringraziare Dio camminando alla luce dei suoi precetti. Si tratta perciò di una risurrezione fisica e spirituale, come per i reduci da Babilonia (cfr. Is 40,1-11).
vv. 10-11. Riprendendo il soliloquio il salmista ricorda la sua fede incrollabile del momento di angustia e di dolore mortale, mentre constata la fragilità e la caducità della condizione umana (v. 11).
vv. 12-13. «Che cosa renderò...»: dalla considerazione del beneficio avuto dal Signore l'orante non può non pensare a come mostrargli la sua riconoscenza: manifesterà il suo ringraziamento con una pubblica celebrazione.
v. 13. «calice della salvezza»: l'espressione si trova solo qui nella Bibbia. Può alludere a un banchetto rituale festoso di ringraziamento, cfr. Sal 16,5; 22,27, ma può riferirsi anche alla libazione rituale col vino e con l'olio (Es 29,40-41; Lv 6,14).
v. 14. «Adempirò i miei voti...»: l'espressione si ripete identica nel v. 18, quasi come ritornello e includendo quest'ultima strofa del salmo. «Sciogliere il voto» è basilare nell'Oriente Antico e nella Bibbia, ove è prevista una dettagliata normativa (cfr. Lv 7,16-17; 22,17-25; Nm 6; 15,1-10). L'adempimento avveniva mediante un sacrificio di ringraziamento (= o di lode), come il salmista è intenzionato a fare (v. 17).
v. 15. «Preziosa agli occhi del Signore...»: il salmista, partendo dalla sua esperienza trascorsa, asserisce che la morte dei fedeli non può lasciare Dio inattivo e indifferente, come non lo è stato nei suoi riguardi.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
A woman, if she could, Would put you in a bottle For future use; And you'll let her If you're careless.
You know, I used to believe that, to keep you, I could let go of myself. But really, that is a palace too dark and cold to lose myself in again. So, I'll let you go instead, so we can both bask in the light. ❤️
NOVITÀ DI MARTEDÌ 15/4/25.
Un altro carico consistente.
NARRATIVA:
- IL SOFFIO DEL GALLO FORCELLO di Mauro Corona (Mondadori). Il primo racconto di Mauro Corona, scritto trent'anni fa. È la storia di un padre che cammina nel bosco insieme a suo figlio, appena prima dell'alba. Un testo minimo e poetico accompagnato dalle illustrazioni dell'autore. Per saperne di più: scheda libro.
- LA NEBBIA E IL FUOCO di Roberto Cotroneo (Feltrinelli). Un percorso nella memoria del protagonista, nella città di Alessandria, all'inseguimento di uno stimato insegnante di inglese del liceo e del suo ruolo durante la seconda Guerra. Per saperne di più: scheda libro.
- NATI PER LA LIBERTÀ dei Modena City Ramblers (La nave di Teseo). Un libro di racconti di Resistenza, di amore ed eroismo a firma del celebre gruppo musicale. Per saperne di più: scheda libro.
- A proposito di Resistenza e secondo conflitto mondiale, per Sem abbiamo UNA DOMENICA SENZA FINE di Paolo Maggioni: è la storia del rivoluzionario spagnolo Agustino Barajas, detto “Carnera”, che, approfittando del caos durante la Liberazione dal fascismo, cerca di attuare un piano in stile Casa di carta per rovesciare il regime franchista. Per saperne di più: scheda libro.
- LA BICICLETTA RUBATA di Wu Ming-yi (Einaudi). Taiwan: il narratore e protagonista è alla ricerca del padre scomparso da tempo. La sua bicicletta rubata potrebbe essere la chiave per trovarlo, così conduce un'indagine accurata e rocambolesca che affonda le sue radici nella storia di Taiwan. Per saperne di più: scheda libro.
- QUANDO LE GRU VOLANO A SUD di Liza Ridzén (Neri Pozza). La storia di Bo, un novantenne dolente per tutti gli acciacchi e gli impedimenti che l'età gli procura, ma soprattutto un uomo che soffre per la mancanza dell'amata compagna. Il timore di perdere il proprio cane Sixten lo inquieta e lo spinge a ripensare alla sua lunga vita e al suo rapporto con gli altri. Per saperne di più: scheda libro.
- RACCONTI DELLA RESISTENZA EUROPEA a cura di Gabriele Pedullà (Einaudi). Aprile è il mese della Liberazione, quindi ecco un'antologia di racconti sulla lotta resistenziale, che non fu solo italiana, ma riguardò tutti i paesi europei che subirono l'occupazione nazifascista. Un composito e variegato affresco della grande letteratura europea sulla battaglia che coinvolse l'intero continente, con nomi del calibro di Romain Gary, Grossman, John Steinbeck, Dürrenmatt e tanti altri. Per saperne di più: scheda libro.
- DI FULMINI E TEMPESTA di Chiara Politi (Marsilio). È un giro pieno di libri e romanzi sulla Liberazione e la Resistenza. Questo in particolare è un libro che racconta una storia ambientata nel Veneto orientale, nel 1943: un'operaia quasi cinquantenne decide di unirsi ai partigiani della brigata Eraclea. Tra bambini ebrei da proteggere, messaggi segreti di combattenti, retate dei fascisti, le crudeltà e miserie della guerra impongono alla protagonista di schierarsi dalla parte della libertà. Per saperne di più: scheda libro.
NOIR, GIALLI E THRILLER:
- IL TALLONE DA KILLER di Alessandro Robecchi (Sellerio). Un noir ironico su una coppia di soci, sicari a pagamento nella Milano della malavita. Con un incarico “di lusso”, puntano a fare un salto di qualità nella loro professione di killer, ma va tutto storto. Per saperne di più: scheda libro.
- UNA STRADA TRANQUILLA di Seraphina Nova Glass (Fazi). In un sobborgo residenziale di lusso dell'Oregon, le vite brillanti e agiate dei ricchi abitanti sono piene di segreti inconfessabili. Per saperne di più: scheda libro.
- IL BOSCO DEGLI INNOCENTI di Allison Gunn (Piemme). La perdita del figlio allontana sempre di più lo scrittore Finn dalla compagna Rachel, capo della polizia in un piccolo paese della Virginia. Quando un crimine sconvolge la città, Rachel si ritrova inspiegabilmente contro l'intera città. E nel bosco sembra essersi risvegliato qualcosa di inquietante... Per saperne di più: scheda libro.
- LA PROFEZIA DEL POVERO ERASMO di Andrea Vitali (Rizzoli). Giallo ambientato nel 1934 sul lago, a Bellano (consueta ambientazione dei libri di Vitali). Tutto prende avvio dal ritrovamento di un cadavere senza identità sulla riva del lago, e la vicenda si intreccia con la storia di due piccoli truffatori bugiardi, piena di segreti ed equivoci. Per saperne di più: scheda libro.
SAGGISTICA:
- COME NON ESSERE STUPIDI di Igor Sibaldi (Mondadori). Un titolo provocatorio per un saggio che sta tra l'auto-aiuto, l'analisi psicologica e la lotta contro il conformismo. Analizzando 12 aree dell'esperienza umana, Igor Sibaldi indica tecniche, strategie ed esercizi con cui evitare di essere stupidi e conformisti. Per saperne di più: scheda libro.
- SU MISURA di Alison Smith (Gribaudo). Un manuale completo di sartoria: tecniche illustrate e cartamodelli per il taglio e la cucitura a mano o a macchina. Per saperne di più: scheda libro.
- GLI ARTIGLI DEL CONDOR di Marina Cardozo e Mimmo Franzinelli (Einaudi). Un libro sulle dittature militari sudamericane, e sui loro legami inediti e inquietanti con esponenti del neofascismo italiano e dell'intelligence americana. Per saperne di più: scheda libro.
- L'ERESIA LIBERALE di Alessandro Sallusti (Rizzoli). La storia personale, familiare e politica del direttore del Giornale, che si definisce liberal-conservatore. Per saperne di più: scheda libro.
- IMMINENT di Luis Elizondo (HarperCollins). Libro-rivelazione sui segreti degli UFO a firma di un ex alto funzionario dei servizi segreti americani. Una testimonianza sul gigantesco insabbiamento che avrebbe nascosto l'esistenza e l'influenza di intelligenze extraterrestri sul nostro pianeta. Per saperne di più: scheda libro.
- UNA PICCOLA FINE DEL MONDO di Paolo Milone (Einaudi). Un piccolo saggio sulla crisi psicotica, che costituisce come dice il titolo un “piccola fine del mondo”: storie di pazienti che hanno avuto esperienza di questo crollo improvviso e momentaneo dell'io e hanno affrontato un mostro di cui si parla poco. Per saperne di più: scheda libro.
- L'ULTIMO DEI CHIURLI di Fred Bodsworth (Adelphi). L'odissea di uno degli ultimi esemplari di chiurlo, una specie sterminata durante l'Ottocento: il lettore accompagnerà il solitario volatile nella usa avventura attraverso l'intero continente americano, dall'Antartide fino all'Artico, dove ogni primavera cerca una compagna per accoppiarsi. Per saperne di più: scheda libro.
- VIAGGI IN RUSSIA di Nikos Kazantzakis (Crocetti). Un'esplorazione culturale, storica e geografica della Russia, da parte di un genio della letteratura mondiale. Per saperne di più: scheda libro.
INFANZIA E RAGAZZI:
- Per i bambini dai 12 mesi, De Agostini (Abracadabra) pubblica tre libretti cartonati della serie Il tuo libro grattino, con inserti tattili in silicone da accarezzare. Ecco i titoli: IL LEONCINO (scheda libro), L'IPPOPOTAMO (scheda libro) e BABY SQUALO (scheda libro).
- IL BOSCO DELLE MILLE STORIE di Vicky Cowie, illustrazioni di Charlie Mackesy (Nord-Sud). Storie brevi e favole delicate, ambientate nei magici boschi inglesi. Età di lettura: dai 4 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- IL LADRO DI SOLE di Alice Hemming e Nicola Slater (Emme). Lo scoiattolo protagonista degli altri albi (IL LADRO DI FOGLIE, IL LADRO DI NEVE e IL LADRO DI FIORI) ora si è accorto che il sole scompare ogni giorno sempre più presto. Che ci sia in giro un ladro di sole? Età di lettura: dai 4 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- ALICE SOGNATRICE HA UN PROBLEMA CON I FOLLETTI di Holly Anna, illustrazioni di Genevieve Santos (Il Battello a Vapore). Alice Sognatrice e il suo amico immaginario Tully devono riportare la pace tra i litigiosi Follettini Carini, altrimenti la loro festa sarà un disastro. Età di lettura: dai 7 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- Per Gribaudo, abbiamo due guide illustrate per cimentarsi con l'osservazione della natura: FARFALLE E FALENE di Richard Jones (scheda libro) e MINERALI E ROCCE di Devin Dennie (scheda libro). Età di lettura: dai 7 anni.
- FRANKENSTINA – UN TESORO DI UNICORNO di Valentina Sagnibene (De Agostini). Frankenstina e i suoi amici Trapassati parteciperanno a una divertente caccia al tesoro, ma si imbattono in una creatura meravigliosa: un unicorno! Età di lettura: dai 7 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- THIS BOOK KILLS di Ravena Guron (Rizzoli). Un'esclusiva high school è sconvolta dalla morte improvvisa di uno degli studenti più popolari. Probabilmente l'omicida si aggira impunito nei corridoi della scuola, confuso fra gli studenti. Jess, una studentessa lontana dai riflettori della popolarità, riceve un messaggio che la mette al centro delle indagini, perché l'assassino pare essersi ispirato a un suo racconto. Età di lettura: dai 14 anni. Per saperne di più: scheda libro.
Il complotto del Telefono IntelligenteSiamo tutti consapevoli che, negli ultimi dieci anni, ha conquistato il mercato con una prepotenza senza precedenti il prodotto più venduto della storia contemporanea: lo smartphone. Il fenomeno è così eccezionale che tutti, o quasi, ne possiedono almeno uno. Lo ripeto per sottolineare il concetto: oggi, al mondo, è quasi impossibile trovare qualcuno che non lo possegga. Avere uno Smartphone è divenuto usuale, tanto da contaminare ogni aspetto della nostra esistenza, è ormai socialmente accettato che sia parte integrante della nostra persona. La nostra esistenza è conservata e garantita da uno strumento che è più desiderato e sopravvalutato che realmente necessario.L’effetto più insidioso del suo continuo utilizzo è la dipendenza che genera, espressa da una compulsione a consultarlo in continuazione, un bisogno costante di averlo accanto. Dal punto di vista psicologico, questo comportamento è paragonabile a quello di un tossicodipendente in crisi d’astinenza.
A livello sociale, molti ritengono che la tecnologia smart sia riuscita ad avvicinare le persone, permettendo loro di comunicare senza doversi vedere e stare davvero insieme. Possiamo non sentirci soli anche quando lo siamo. Questo strumento, paradossalmente, ha spesso allontanato proprio le persone che un tempo erano più vicine. E’ una tecnologia che ci ha resi soli tra altre persone sole. L’atto di chattare ha preso il posto del dialogo, la condivisione virtuale ha sostituito la bevuta in compagnia, l’immagine di un profilo social ha rimpiazzato il guardarsi negli occhi. Sono esempi estremi, che non sempre rappresentano la realtà di tutti, ma la logica del discorso è difficile da smentire.
Sul piano commerciale, le grandi multinazionali – Apple, Xiaomi, Samsung… – hanno puntato sul prodotto più facile da vendere per alimentare la loro brama di potere e denaro, aggiudicandosi il podio mondiale eterno fra i potenti. Chi conosce le dinamiche di una grande impresa, o aspirante tale, sa bene che non c’è spazio per filantropia o buon senso. Ogni impresa desidera possedere uno strumento che sia facilmente commerciabile e diffondibile, e le grandi aziende tecnologiche hanno trovato la loro gallina dalle uova d’oro.
Lo smartphone è stato venduto a chiunque: ricchi, poveri, giovani, anziani, americani, asiatici, africani, europei… È indiscutibilmente uno dei prodotti più acquistati al mondo, eppure per le proprie potenzialità lo utilizziamo spesso in modo superficiale. Tutto ciò che puoi fare con il tuo Telefono Intelligente, lo potevi fare anche prima in maniera meno immediata. Per scattare una foto si usava una macchina fotografica. Per inviare un messaggio, si ricorreva agli SMS. Per leggere le email, si apriva il computer. Per giocare, esistevano decine di piattaforme diverse. Per ascoltare musica, c’erano lo stereo, il giradischi, il mangiacassette, la radio, il lettore mp3. Il significato delle parole si cercava sul dizionario. Il giornale lo si comprava in edicola. Per trovare un numero di telefono, si sfogliavano le Pagine Bianche o le Pagine Gialle. La TV via cavo offriva programmi adatti a ogni età e gusto: cartoni, documentari, serie, film per tutti.
Ciò che ritengo sia il grande cambiamento è la nostra condizione: più la tecnologia diventa smart, più noi possiamo permetterci di essere superficiali. Abbiamo l’estremo bisogno di qualcosa che non dovrebbe essere indispensabile, ma che lo è già diventato. Se racchiudiamo in un solo accessorio tutto ciò che ci rappresenta, dagli interessi alle passioni e passatempi, allora sarà impossibile separarsene. Non sapremmo più vivere senza.
Lo smartphone è diventato indispensabile solo perché abbiamo delegato ad esso tutto ciò era già essenziale prima della sua esistenza. Ad esempio, si potrà accedere alla propria Tessera Sanitaria tramite app, così da non doverla più portare con sé. Ma mentre la tessera sanitaria è davvero indispensabile, lo smartphone non lo è. Ora sì: la tessera sparirà, lo smartphone diventerà irrinunciabile. È diventato un bene di prima necessità e questo lo rende esponenzialmente commerciabile: ogni individuo, di qualsiasi età, ceto, stato o cultura, potrà possederne uno. Potrebbe essere un complotto andato a buon termine, voluto dalle dalle multinazionali e dagli oligarchi per consolidare il loro dominio globale.
Per dimostrare la mia pesante ed accusatoria teoria del “complotto del telefono intelligente”, vi invito a ragionare sulle abitudini dell’ultimissima generazione. Da bambino, mi distraevo con la televisione, ma era una televisione molto diversa. Oggi, canali come Boing o Cartoon Network trasmettono pubblicità tempestate di riferimenti agli smartphone, creando un prematuro sentimento di necessità, per indottrinare fin da giovane età i consumatori del domani. Questo complotto, indiretto e puramente psicologico, garantisce alle multinazionali il podio economico e, per raggiungere i propri obiettivi egoistici, continueranno ad approfittare di ogni strumento disponibile. L'indipendenza dei bambini da accessori superflui è minacciata dalle logiche di mercato. Non siamo sempre consapevoli di questi subdoli meccanismi economici e psicologici, né possiamo dimostrarli su larga scala, ma possiamo quanto meno renderci conto dei grandi cambiamenti e dei pericolosi risultati nella nostra quotidianità.
Anche chi ha grandi difficoltà economiche si sente in dovere di possedere uno smartphone. Siamo indotti psicologicamente a volerlo. “Loro ce l’hanno e io no” “Senza di quello, sarò tagliato fuori” “Se non ce l’ho, non mi farò mai degli amici” “Senza, valgo meno di niente” … “Ora che ce l’ho, posso mostrarlo agli altri” “Ora posso fare tutto quello che voglio” … senza sapere o considerare che potevo farlo anche prima, sebbene meno comodamente.
L’invidia e l’insicurezza, nelle logiche di mercato, sono gli strumenti più efficaci verso di noi, l’ultimo gradino della società. Prima di essere persone, siamo consumatori, numeri in un database che non si ferma mai e che ci controlla, un insieme di algoritmi al servizio degli oligarchi. Hanno bisogno di influenzare le nostre scelte, decisioni, passioni e necessità, altrimenti smetteremmo di essere tali. E così ci sentiamo in dovere di avere un accessorio da centinaia, se non migliaia, di euro che, per le sue potenzialità e dato come lo usiamo, è spesso inutile o si avvicina ad esserlo… Perchè? Perché non sempre siamo padroni delle nostre scelte.
Non voglio essere complice
Signor Netanyahu, Le scrivo con la rabbia di chi ha visto troppe atrocità e troppa indifferenza. Le scrivo con la voce di chi non vuole tacere, perché il silenzio è sempre colpevole. Quello che sta accadendo a Gaza non è difesa. È genocidio. È crudeltà trasformata in strategia. È potere che si fa vendetta. È un popolo che muore due volte: sotto le bombe e nel disinteresse del mondo. Io non voglio essere complice. Non voglio essere tra quelli che guardano altrove, tra quelli “distratti”. La Shoah non va ricordata solo per l’orrore di un regime, ma anche per il silenzio che la rese possibile. Milioni di occhi videro. Milioni di bocche tacquero, mentre un popolo – il Suo popolo – veniva sterminato. Io non c’ero, ma sono certo che non avrei taciuto. Lei sta usando quella memoria come scudo per giustificare nuove atrocità. Ma non c’è giustizia nella rappresaglia. Non può esserci pace in uno Stato che umilia, affama, annienta. Lei sta portando alla rovina non uno, ma due popoli, e il secondo è il suo. E con questi due popoli Lei sta portando alla rovina l’umanità intera. I bambini non sono “effetti collaterali”. Sono bambini. Come quelli che anche Lei, probabilmente, ha tenuto in braccio. Come quelli che, forse, l’hanno chiamata “papà”. Eppure, li seppellite vivi. Li lasciate senza acqua, senza rifugi, senza sogni. Con franchezza Le dico anche che trovo offensivo il nome dell’operazione militare in corso: “Carri di Gedeone”. Gedeone, nella Bibbia, è il liberatore d’Israele, chiamato da Dio a salvare il suo popolo con giustizia e umiltà. Ma Dio non può guardare con favore chi distrugge, chi semina terrore, chi calpesta l’umanità in nome della vendetta. Non si può evocare il sacro per giustificare l’empio. Non mi rivolgo a Lei da politico. Le parlo da essere umano. Da figlio. Da padre. Perché il dolore dei palestinesi è anche il nostro dolore, è il dolore dell'umanità, ed è insopportabile. Lei combatte “Hamas”, ma colpisce ospedali. Parla di “difesa”, ma rade al suolo quartieri interi. Dice “pace”, ma costruisce muri e barriere. La verità è che ha fatto della paura un mestiere. Dell’odio, un’ideologia. Dell’occupazione, una forma di governo. Un giorno tutto questo finirà. E la Storia sarà lì ad aspettarLa, come aspetterà anche i capi di governo che hanno permesso tutto questo. Non ci saranno medaglie, ma domande. “Dov’era la sua coscienza, signor Netanyahu?” “Dov’era la coscienza di chi poteva fermarLa e non l’ha fatto?” Non si può invocare la memoria dell’Olocausto e, insieme, costruire un’altra catastrofe. Non si possono piangere i morti del passato e ignorare i morti del presente. Io non ci sto. Non voglio restare in silenzio. Perché chi tace oggi, domani non potrà più dire: «Io non sapevo».
Sono un essere umano. Che ha scelto di non essere complice.
- Vi prego di condividere e rompere insieme il muro del silenzio.
La favola del carrello ribelle
#storie #morale #società C'era una volta un carrello di metallo di quelli alti, che si usano nei magazzini dei supermercati per trasportare le merci e che tecnicamente si chiamano roll container. Stanco di sottostare al volere dei magazzinieri e di venir caricato tanto da far cigolare le sue grosse ruote di acciaio e gomma piena, sfruttò il vento della libertà che quel giorno soffiava forte dal mare e fuggì dal suo posto vicino alla porta del magazzino. Aiutato dalla gravità e dal basso coefficiente d'attrito, scese la rampa di metallo, oltrepassò il marciapiede e scese in strada, andando a fermarsi proprio sulla linea di mezzeria, vicino all'incrocio con la via principale. Quello però non era proprio un buon posto dove stare, va bene la lotta di classe carrellistica, ma così in mezzo rischiava di causare un incidente. La prima auto arrivò dal lungomare, imboccò la stradina e si ritrovò il carrello proprio davanti, immobile in mezzo alla strada. Esitò, rallentò e rallentò fino a fermarsi. Aggirò il carrello passando sulla destra, lentamente, cercando di non toccarlo per non rigarsi la preziosissima carrozzeria. Anche la seconda auto arrivò dal lungomare, ma decise, forse spinta da un moto di anarchia, di aggirare il carrello a sinistra, invadendo la corsia opposta e rischiando un frontale con la terza auto che, ignara dello scontro tra teorie politiche in atto e girò l'angolo all'incrocio con troppa irruenza. Scongiurato l'incidente, le due auto si fronteggiarono per interminabili istanti, le mani dei conducenti che sfioravano i clacson come pistoleri in un duello a mezzogiorno di fronte al saloon, finché l'ultima arrivata non decise di cedere il passo. La quarta auto affrontò il carrelo da sola, arrivando dal lato della città, e lo aggirò con naturalezza, come se i carrelli in mezzo alla strada fossero un evento consueto, e si allontanò in direzione del mare. A quel punto il ragazzo del supermercato mise fine alla breve ribellione del carrello, afferrandolo e trasciandolo nel buio del magazzino. La strada fu così di nuovo libera. La morale della favola è che puoi essere come il carrello e ribellarti, o come il ragazzo del supermercato e riportare le cose com'erano, ma se stai sulla tua macchinetta e ti basta solo andare per la tua strada, sei proprio una persona di merda.
Roky Erickson with Okkervil River - True Love Cast All Evil (2010)
True Love Cast Out All Evil è un album del 2010 di Roky Erickson, il suo primo album di nuovo materiale in 14 anni. Prodotto da Will Sheff degli Okkervil River, l'album vede i membri degli Okkervil River suonare nella maggior parte dei brani come band di supporto di Erickson. L'album include anche registrazioni sul campo di brani risalenti al periodo in cui Erickson era ricoverato in un manicomio in Texas. È stato pubblicato da ANTI- in America e da Chemikal Underground in Europa. L'album è stato ben accolto dalla critica: secondo Metacritic, l'album ha ricevuto un punteggio medio di 82/100, basato su 26 recensioni, indicando “un plauso universale”. PopMatters ha definito l'album “un lavoro incredibilmente avvincente che ti rimane nell'anima molto tempo dopo che le note finali risuonano”. Il recensore dell'A.V. Club Christopher Bahn, notando che la difficile vita personale di Erickson aveva reso improbabili nuove registrazioni da parte sua, ha affermato che “è un trionfo semplicemente il fatto che questo album esista, ma la ricchezza musicale di True Love va oltre ciò che ci si sarebbe potuto ragionevolmente aspettare anche da un Roky in ripresa”.[6] Mark Deming di AllMusic ha definito l'album “più di un semplice ritorno, è l'album migliore e più profondamente commovente della carriera solista [di Erickson]“.
Ascolta: music.apple.com/us/album/true-…
SALMO - 115 (113B)
L’UNICO VERO DIO E I FALSI IDOLI
1 (113,9) Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria, per il tuo amore, per la tua fedeltà.
2 (113,10) Perché le genti dovrebbero dire: “Dov'è il loro Dio?”.
3 (113,11) Il nostro Dio è nei cieli: tutto ciò che vuole, egli lo compie.
4 (113,12) I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo.
5 (113,13) Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono,
6 (113,14) hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano.
7 (113,15) Le loro mani non palpano, i loro piedi non camminano; dalla loro gola non escono suoni!
8 (113,16) Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida!
9 (113,17) Israele, confida nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.
10 (113,18) Casa di Aronne, confida nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.
11 (113,19) Voi che temete il Signore, confidate nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.
12 (113,20) Il Signore si ricorda di noi, ci benedice: benedice la casa d'Israele, benedice la casa di Aronne.
13 (113,21) Benedice quelli che temono il Signore, i piccoli e i grandi.
14 (113,22) Vi renda numerosi il Signore, voi e i vostri figli.
15 (113,23) Siate benedetti dal Signore, che ha fatto cielo e terra.
16 (113,24) I cieli sono i cieli del Signore, ma la terra l'ha data ai figli dell'uomo.
17 (113,25) Non i morti lodano il Signore né quelli che scendono nel silenzio,
18 (113,26) ma noi benediciamo il Signore da ora e per sempre.
Alleluia. _________________Note
115,1 (113,9) Questo salmo, che le antiche versioni greca e latina hanno unito al precedente, ha come sfondo la comunità d’Israele (chiamata casa d’Israele, v. 12, vedi anche v. 9), che con i suoi sacerdoti (chiamati casa di Aronne, vv. 10.12) loda e celebra la grandezza del suo Dio.
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Approfondimenti
Gloria e fiducia nell’unico vero Dio Salmo di fiducia (+ motivi di supplica, liturgici e innici)
Il carme è stato classificato come “penitenziale”, “di rinnovamento dell'alleanza» o “per una generica funzione liturgica”. È indubbio tuttavia la sua origine nell’ambiente liturgico, tanto più che fa parte dell'Hallel pasquale. Probabilmente risale al post-esilio. II TM è ben conservato ed è ritmato con 3 + 3 accenti; nei vv. 4-8 è ripreso dal Sal 135, 15-18 con delle varianti. A livello strutturale ha la tendenza a procedere per agganci di parole, come «Dio» (nei vv. 2-3), «opera» (nei vv. 3-4), «confidare» (nel vv. 8-9), «cielo e terra» (nei vv. 15-16). La voce «cieli» fa da inclusione nei vv. 3 e 16. Lo sviluppo del pensiero è per antitesi. Il nome del Signore (JHWH) ricorre 12 volte. La simbologia è personale-somatica, spaziale-temporale (universalità), liturgica.
Divisione:
- v. 1: introduzione: supplica d'intervento di Dio;
- vv. 2-8: polemica antidolatrica;
- vv. 9-15: fiducia e benedizione;
- vv. 16-18: inno corale finale.
v. 1. «Non a noi...»: la comunità d'Israele non chiede direttamene il suo interesse, ma quello del Signore. È la sua gloria che desidera. E Dio stesso è pregato di manifestarla ancora.
v. 2. «Dov'è il loro Dio»: con l'intervento salvifico d'Israele Dio attesta la sua esistenza e la sua potenza presso i popoli, che ne hanno messo in dubbio ironicamente la sua esistenza e potenza (cfr. Sal 42,4-11; 79,10) ed è perciò un atto di gloria alla sua persona («suo nome») (cfr. Is 42,8; 48,11).
v. 3. Il salmista professa la fede nella trascendenza e onnipotenza di Dio. È la risposta alla provocazione dei pagani.
v. 8. «Sia come loro..»: è un'imprecazione contro i fabbricanti di idoli e chi pone in essi (idoli) la sua fiducia (cfr. Is 44,9).
v. 9. «loro aiuto e loro scudo»: l'espressione si ripete anche nei vv. 10b.11b, cfr. Sal 33,20; Dt 33,29.
v. 10. «la casa di Aronne»: si riferisce ai sacerdoti (Nm 3,10), custode del tempio e responsabile del culto divino.
v. 14. L'effetto della benedizione si manifesta nella fecondità, cfr. Gn 1,28; 8,17; 9,1; Dt 1,11; 1Cr 21,3. Ciò vale specialmente nel contesto storico del postesilio, dopo le sofferenze e la decimazione della popolazione.
v. 16. «I cieli sono i cieli del Signore»: in linea con i vv. 3-7 si afferma ancora che solo il Signore abita i cieli e non gli altri dei. Solamente lui è il re dell'universo. Egli ha dato la terra agli uomini per abitarla. Ad Israele ha dato la terra di Canaan nel contesto dell'alleanza.
Nel NT si riprende la polemica antidolatrica dei vv. 4-7 in 1 Cor 10,19-20; 12,2; Rm 1,23; Ap 9,20.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
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Religioni. La Mesopanditissa e il culto della Madonna della Salute nel Sud Italia
Il culto di nostra signora della Salute o semplicemente Madonna della Salute è stato portato in Italia dai monaci basiliani in fuga dall’Europa Orientale a causa delle persecuzioni iconoclastiche intorno all’anno 750. Nelle sue rappresentazioni spicca il dipinto noto anche col nome di Mesopanditissa che significa mediatrice di pace. I veneziani la ricevettero nel 1670, come sigillo alla fine della guerra tra veneziani e ottomanni». In precedenza nel 1264 i veneziani e gli abitanti di Creta posero fine alla lunghissima guerra durata circa sessanta anni proprio davanti a questa immagine. I monaci basiliani nelle loro sortite in Italia Meridionale avevano portato in precedenza il culto di questa Madonna che donava la pace agli ammalati In particolare una preghiera, una richiesta di grazia tra le tante della tradizione orale cristiana è giunta fino ai nostri tempi. A Taranto nel centro storico si trova un santuario dedicato alla Madonna della Salute a cui la città è stata consacrata nel 1936. In questo santuario già chiesa di Monteoliveto, la cui costruzione risale al 1700, si trova una copia seicentesca realizzata con ogni probabilità dal pittore leccese Antonio Verrio, della Salus populi romani, icona bizantina attribuita dalla tradizione a san Luca e venerata nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Papa Francesco I era solito andare a Santa Maria Maggiore prima e dopo ogni viaggio apostolico per affidare alla Salus populi romani i popoli da lui visitati. Nel marzo del 2020, durante la pandemia da COVID, ha fatto portare questa icona in piazza San Pietro e ha imploratola fine della pandemia: era il 27 marzo. Il culto di questa Madonna è molto diffuso in Spagna e nei paesi latino americani (Russo Gianluca).
RIFLESSIONI SULLA RACCOLTA "LA DIFFICILE LUCE" , 2005
RIFLESSIONI SULLA RACCOLTA “LA DIFFICILE LUCE” , 2005
di Felice Serino
Nostalgia immemore
Io penso che le nostalgie che trapelano dai tuoi scritti non sono nostalgie terrene.
Si tratta unicamente di una nostalgia che sfugge alla memoria, infatti non possiamo avere flash visivi, odori, suoni, gusti, sensazioni tattili se non in questo mondo. Non c'è un ricordo che inchioda il tempo, che languisce, che rimpiange e che rende amaro il quotidiano. Non c'è un ricordo bello e non c'è un ricordo brutto che infantilizza o rende immaturo il nostro vivere. Non c'è… non c'è, non c'è. Non ci sono regole nel mondo assoluto dell'amore da cui proveniamo, non ci sono schemi, non ci sono segni di riconoscimento, Dio si riconosce in tutto e in tutti e noi ci riconosciamo in lui. Nei cieli, per intenderci, non ci sono paletti che delimitano spazi né orologi che scandiscono tempi, l'eternità è fatta di ben altra pasta e noi non sappiamo quale. Avvertiamo solo un senso di appartenenza, un afflato, un desiderio d'infinito di quando siamo stati intessuti nel seno materno di Dio dalla Sapienza e dalla Parola che, nell'atto del creare, han separato Creatore e creatura. E' questo distacco – a me sembra – che porta, causa in te il pathos nostalgico, immenso, senza paragoni.
E' facile e naturale che un immigrato senta il richiamo delle sue radici; tutti noi siamo immigrati e mandiamo smisurate lettere al cielo:
preghiere o imprecazioni in attesa dell'immancabile ritorno.
Proveniamo da una dimensione celeste e quello che ce lo fa riconoscere è che Dio non ha mai tolto il suo amore da noi.
Siamo concittadini dei Santi e familiari di Dio catapultati su questo globo di creta per riconquistarci, nella prova, la Gerusalemme liberata, la Gerusalemme celeste e il volto di nostro Padre che bramiamo di vedere per poterci rispecchiare in lui. Già il Paradiso ce l'ha conquistato Gesù ma noi dobbiamo metterci del nostro e un giorno comprenderemo pienamente chi siamo. Per ora, nell'estasi, possiamo fare solo piccoli assaggi dell'Eden, come una goccia d'acqua che evaporando sale ma che presto ridiscende rientrando nel suo corpo.
Andrea Crostelli [lettera privata]
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TEMPO MALATO / DOLORE DI TEMPO
Frasi sulla poesia “IL PECULIO DI LUCE” (a Simone Weil) di Felice Serino
IL PECULIO DI LUCE
(a Simone Weil)
1.
(occhi come laghi
abbracciano da eco
a eco fremiti di vita)
ha mani che sfondano muri
di solitudine – amore
2.
germoglia grido di luce
da nuovo dolore
Tornano a te, come in un lago al centro della sua valle, gli echi della tua voce-dolore-di-tempo, di quando pronunciasti frasi o pensieri appena ieri, o tornano a te gli echi di chi, in un tempo più remoto, ti assomigliava nel suo “sentire”. Perché l'eco è un sentire che può arrivare dalle orecchie al cuore. Queste sono le “mani che sfondano muri” (e anni), mani prolungate in gesti d'amore e alzate in inni di lode.
L'eco della “luce” sorge come un grido potente di vittoria che abbatte mura di Gerico (la preghiera “funziona” quando uno non dubita che otterrà quel che chiede, anzi sa già di averlo ottenuto prima che questo accada), che stronca le resistenze nemiche più volitive, che smaschera la “notte” con le sue abissali contrapposizioni del bene e con l'offerta lieta delle proprie pene.
E' così che Felice Serino si specchia negli occhi di Simone Weil (intravede il suo sorriso come una mano tesa), è così che Felice Serino si specchia nella vita piena.
Andrea Crostelli
DALLA MIA CORNUCOPIA.
“Dalla mia cornucopia vorrei uscissero coriandoli, inni di pace contro le guerre di tutto il mondo, contro l'odio e l'ingiustizia.Vorrei uscissero rose rosse, gialle, bianche e rosa.Vorrei uscissero persone giuste che facciano ragionare i capi del mondo.Vorrei uscissero parole dolci, persone che si amano e che si vogliono bene in un mondo migliore.Vorrei uscissero politici consapevoli di quello che fanno, capaci di rendere il loro stato, regione, città o qualunque altra cosa sia un luogo accogliente e sano.Vorrei uscissero libri per tutti, non da leggere per forza, ma perché leggere rende liberi sia nel mondo reale sia nella nostra fantasia.Vorrei uscissero nuove coppie di animali in via d'estinzione, perché la natura è il bene più importante che abbiamo: ci ha dato la vita, ci dà quello per cui viviamo, abbiamo vissuto e vivremo.”
Poesia composta da C., 12 anni.
È passato moltissimo tempo da quando C., una mia amica/cliente (in ordine di importanza: prima amica, poi cliente) mi ha portato una sua poesia che ha scritto per la scuola. Ed è moltissimo tempo che ho in mente di scrivere qualcosa a riguardo, ma ho sempre rimandato, parandomi con l'alibi delle mille cose da fare, la mancanza di concentrazione, la vita febbrile. Ora, però, voglio rimediare.
Una “cornucopia”. Mi vengono in mente le antiche, ingiallite incisioni neoclassiche in cui belle e floride dee dell'abbondanza riversano da un cono ritorto ogni genere di frutti e ricchezze. Non ho idea dell'ultima volta che ho sentito o letto questa parola. E adesso mi ritrovo una “cornucopia” in una poesiola di una ragazza di 12 anni, un richiamo a una ricchezza immateriale di desideri giocosi, nonviolenti: “Coriandoli, inni di pace contro le guerre di tutto il mondo...” Povera C.: nel tempo che è trascorso da quando mi ha consegnato la poesia, le guerre nel mondo si sono moltiplicate. Eppure, la sua ingenua speranza e la sua voce semplice di innocenza, una voce che scrive e pronuncia parole di miele, sono un balsamo che mi si diffonde dentro, come se potesse sbiadire, almeno un po', il nerume freddo della cattiveria che ci accerchia. C., nonostante la sua giovanissima età, è attenta alla politica e ai suoi valori più alti, e sa che questi vengono troppo spesso calpestati e traditi per gli scopi più bassi. C. pensa alla natura, culla della vita, come un'arca piena di animali, e capisce che il loro destino di salvezza è anche il nostro destino. C. ama leggere, e legge tantissimo (io lo so bene), perché crede nel potere liberatorio universale della lettura e dell'immaginazione, nella magia e nella bellezza delle parole scritte, nei cambiamenti positivi che la cultura porta con sé. Mi domando come sia possibile non farsi ammorbidire l'animo dalla luce della piccola, ingenua poesia di C., così piena di un biancore caldo e confortante. A C. non voglio dire nulla che possa disilluderla o amareggiarla – sarebbe un crimine dei peggiori – dissipando i suoi aerei castelli di utopie lievi e forse impossibili. Crescendo, ci proverà la vita stessa in tutti i modi a confonderla e a buttarla in un nero, crudele campo di battaglia dove il furbo vince, il sentimento è squalificato, la semplicità è derisa come banalità, la pietà e l'empatia sono considerate segni di debolezza, quindi dannose. Vorrei dire però a C. di conservare fra le sue cose più care quella poesia scritta a 12 anni, e, specialmente nei momenti più bui della sua storia, di rileggerla e farla di nuovo sua.
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La cinesata
La Cina è un regime comunista a capitalismo di Stato. Le due cose non sono in contraddizione o in conflitto tra loro. Semplicemente in Cina c'è un'economia capitalista fortemente diretta dalle decisioni dello Stato, che hanno come fine e obiettivo principale il bene del popolo cinese e della collettività. Ciò determina che le politiche economiche del governo cinese abbiano sempre, come tradizione nel socialismo reale, un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Al contrario, il capitalismo delle economie occidentali ormai è a trazione esclusivamente finanziaria, che ha inevitabilmente un orizzonte temporale di breve-brevissimo termine.
Si tratta di due modelli contrapposti. Il primo agisce prevalentemente sull'economia reale e programma i vantaggi, i benefici e i risultati sul lungo termine; il secondo è guidato dalla finanza, il cui solo interesse è il dividendo, la redditività delle azioni nel brevissimo tempo.
Questa differenza è cruciale. La Cina ha già adottato diverse misure per opporsi alla guerra commerciale incentrata sui dazi che gli ha dichiarato Trump: oltre a quelle sulla moneta e sul proprio portafoglio di debito pubblico americano, nelle ultime settimane ha attuato una politica di forte incentivo della domanda interna.
Lo sta facendo principalmente con la sua industria di punta, quella dell'automotive elettrico. Settore a sua volta strettamente interconnesso con quello delle rinnovabili e della transizione energetica, che in Cina galoppa. Per dare impulso alla domanda interna, il Governo ha imposto alle case produttrici cinesi, come BYD, di dimezzare il prezzo delle loro auto da circa 14.000 dollari a poco più di 7.000 dollari.
La case automobilistiche non sono sicuramente contente e neanche la borsa cinese, che in questi giorni va in rosso un giorno sì a l'altro pure. Ovvio, gli azionisti pretendono che la redditività delle loro azioni non diminuisca, non sono disposti a ricevere dividendi più bassi.
Ma le aziende cinesi si devono adeguare, perché è lo Stato cinese a decidere la politica economica e industriale. Penserà lui a compensare l'industria nel breve periodo dell'impatto della misura. Sticazzi gli azionisti.
Nel capitalismo occidentale una cosa del genere è impensabile. Perché è la finanza a determinare le politiche industriali di uno Stato sulla base delle proprie regole e interessi. Nessun governo occidentale può imporre alle aziende produttrici di ridurre i prezzi delle auto, pur con la prospettiva di una robusta ripresa delle vendite. Anche se sarebbe logico dal punto di vista economico e industriale. Ma non accade. Le auto in Europa continuano a costare troppo malgrado la domanda bassissima. L'industria automotive a trazione finanziaria non abbassa i prezzi, ma chiede incentivi e finanziamenti pubblici. Drena risorse pubbliche per non scontentare gli azionisti. E sarebbe questa la mitica economia di mercato?!
La Cina vincerà la guerra economica su scala globale contro gli USA, che non riusciranno più a riprendersi e a competere nei prossimi decenni con il colosso cinese. L'EU, ruotino di scorta degli USA, è fuori gioco da 15 anni. Sarà un attore sempre più marginale. Sui libri di Storia di domani questa sarà descritta come l'epoca del definitivo crepuscolo economico e geo-politico dell'Occidente.
La Cina ogni anno installa e investe in rinnovabili quanto tutto il resto del mondo messo assieme. Ha già totalmente elettricato i trasporti di città di 10 milioni di abitanti, come Shenzhen, e sta velocemente elettrificando la stessa Pechino. BYD investe quasi il 25% dei propri utili in ricerca e sviluppo e impiega un vero e proprio esercito di ingegneri. Il 25% in R&D!
Mi fanno ridere quelli che “eh, ma la Cina usa ancora tanto carbone!”. Solo un cretino può pensare che la transizione energetica di un paese di 1.4 miliardi di persone si possa fare con un semplice switch-off dall'oggi al domani. La Cina è lanciata a velocità spaventosa verso il futuro e in 25 anni ha fatto quanto l'Occidente ha fatto in 100 anni bruciando oceani di petrolio.
Le auto elettriche cinesi oggi sono dei tablet con le ruote, hanno un contenuto di tecnologia mostruoso. La ricerca nella guida autonoma è avanzatissima. Gli USA sembrano fermi all'età della pietra in confronto.
Le auto europee, come le Volkswagen, per i giovani cinesi sono delle auto da vecchio, da boomer. Chi andasse in giro con un SUV endotermico da 50 mila euro a Shenzhen sarebbe visto come uno sfigato e uno che rema contro il bene della collettività, sarebbe coperto di biasimo dai suoi concittadini. In Europa, soprattutto in Italia, il SUV è ancora uno status symbol. I mentecatti che circolano nel centro cittadino con SUV da 2 tonnellate sono dei fighi da ammirare.
Now playing:“Clandestino”Clandestino – Manu Chao– 1998
I watch my negative effort To catch a flash of serendipity Become all I know of myself
Operazione internazionale Zoulou: traffico di cocaina coinvolgente Belgio, Germania, Italia e Svizzera
Nell’attività condotta ad aprile 2025 sono stati effettuati 11 arresti (11 in Belgio, 2 in Germania e 1 in Italia), eseguite 11 perquisizioni domiciliari e smantellato un laboratorio clandestino
Le indagini hanno svelato che l’organizzazione criminale era guidata da una famiglia italiana, con collegamenti diretti sia con fornitori in Colombia sia con gruppi di chimici operanti in Belgio. Oltre al traffico di cocaina, il gruppo era anche coinvolto nello spaccio di eroina e in operazioni di riciclaggio di denaro. Queste evidenze rivelano come le reti criminali moderne si strutturino su livelli internazionali, facendo leva su legami trasversali per garantire la continuità e la resilienza delle loro attività illecite. Le forze dell’ordine hanno sequestrato oltre 780 kg di cocaina e intercettato la spedizione di pasta di cocaina originaria della Colombia, destinata al mercato europeo.
Il successo dell’operazione si basa sulla condivisione e sull’analisi reciproca di informazioni tra gli organismi di vari paesi e sulla creazione di un team di indagine congiunto tra le autorità belghe e italiane. Inoltre, l’operazione ha ricevuto il supporto del progetto ISF4@ON, promosso dalla Direzione Investigativa Antimafia italiana (DIA).
Le attività sono state svolte con il sostegno di #Eurojust ed #Europol.
#zoulou #trafficointernazionaledistupefacenti #cooperazioneinternazionaledipolizia #dia #rete@on #onnet
SALMO - 114 (113A)
LE MERAVIGLIE DELL’ESODO DALL’EGITTO
1 Quando Israele uscì dall'Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro,
2 Giuda divenne il suo santuario, Israele il suo dominio.
3 Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro,
4 le montagne saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge.
5 Che hai tu, mare, per fuggire, e tu, Giordano, per volgerti indietro?
6 Perché voi, montagne, saltellate come arieti e voi, colline, come agnelli di un gregge?
7 Trema, o terra, davanti al Signore, davanti al Dio di Giacobbe,
8 che muta la rupe in un lago, la roccia in sorgenti d'acqua.
_________________Note
114,1 Evocazione dell’esodo dall’Egitto, che abbraccia poesia e preghiera, fede e storia, lode e canto. A Dio che stende la mano per liberare il suo popolo dalla schiavitù egiziana, risponde con prontezza tutto il creato, alleandosi con lui in questa prodigiosa opera.
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Approfondimenti
La natura rema ed esulta Inno
Il salmo celebra la liberazione dall'Egitto e l'elezione d'Israele a essere santuario e dominio di Dio. Il tutto è visto nella luce di un unico intervento teofanico. È una lirica bella, vivace, ritmica, essenziale, regolare nei suoi elementi e ardita nelle immagini. Il centro del salmo è dato dal v. 2 ove si dice che Giuda e Israele diventano santuario e dominio di Dio; i restanti versetti sono esplicativi e evocativi. C'è un effetto di suspense perché il Signore, soggetto delle azioni, si rivela solo al v. 7, alla fine. La natura è personificata: mare, Giordano, monti, colline, terra si muovono e tremano davanti all'epifania del Signore. Gli accenti nel TM sono 3 + 3. L'invito iniziale alla lode, comune negli inni, è dato semplicemente dall'alleluia d'inizio. Non c'è conclusione. Nelle antiche versioni (LXX, Vulgata), il Sal 114 era considerato unito al 115, ma è del tutto diverso da esso per genere letterario e per stile.
La divisione formale è:
- vv. 1-2 (I strofa): Esodo ed elezione d'Israele;
- vv. 3-4 (II strofa): i miracoli dell'esodo (mare, Giordano, monti);
- vv. 5-6 (III strofa): domande al mare, al Giordano e ai monti protagonisti dei miracoli dell'esodo;
- vv. 7-8 (IV strofa): teofania e prodigi nel deserto.
v. 1. «da un popolo barbaro»: alla lettera: «popolo balbuziente», nel senso che parla una lingua incomprensibile, straniera (cfr. Dt 28,49; Is 28,11; 33,19; Ger 5,15). v. 2. «Giuda... Israele»: sebbene indichino i due regni divisi dopo Salomone, qui per la legge del parallelismo si riferiscono al popolo d'Israele nella sua unità e totalità. «il suo santuario... il suo dominio»: i due sostantivi sono da prendersi sia in senso territoriale che in senso spirituale. Si afferma la sacralità del popolo d'Israele, e del suo territorio, come anche il possesso divino sia d'Israele geografico, sia d'Israele come popolo. Le due dimensioni, quella territoriale e quella esistenziale, qui convergono. v. 3. «il Giordano si volse indietro»: stando al verbo originale sbb (girare), che è adoperato anche per il girare frenetico del danzatori, si allude qui al vorticoso movimento delle acque del fiume, che si ritira in fretta come un nemico messo in fuga. In questo versetto il poeta supera nella sua visione immaginifica il dato di Gs 3,16, ove si parla solo di arresto del fiume, e non di fuga all'indietro. Si accentua così maggiormente l'aspetto prodigioso.
v. 4. «i monti saltellarono come arieti..»: il poeta descrive il terremoto della teofania del Sinai (Es 19) con l'immagine di un gregge improvvisamente impaurito o invasato, che si abbandona a una danza frenetica determinata da eccitati sobbalzi.
v. 7. «Trema»: il verbo ḥwl significa specificamente «contorcersi» per i dolori del parto (cfr. Sal 96,9; Ab 3,10). La terra deve contorcersi come una donna che sta per partorire, davanti all'apparizione maestosa dell'onnipotenza del Dio di Giacobbe.
v. 8. «che muta la rupe in un lago...»: tra tutti i prodigi avvenuti nel cammino del deserto, il salmista prende solo quello dell'acqua fatta scaturire dalla roccia (a Refidim e a Kades), e lo ingigantisce nella sua visione poetica, come ha fatto per il miracolo del Giordano. «che muta»: si usa qui un participio innico (hahōpkî) sottolineando la durata dell'azione. Significa quindi che Dio dà sempre acqua abbondante al suo popolo (Is 41,18; 48,21; cfr. Sal 78,15-16.20; 107,35).
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
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Counting Crows - Saturday Nights and Sunday Mornings (2008)
Saturday Nights & Sunday Mornings è il quinto album in studio del gruppo rock statunitense Counting Crows, pubblicato negli Stati Uniti il 25 marzo 2008. È tematicamente diviso in due lati: la parte rock di Saturday Nights e quella più country di Sunday Mornings. Il cantante e paroliere Adam Duritz afferma che l'album “parla del voler davvero significare qualcosa e del non riuscirci. Vuoi che la tua vita significhi qualcosa. Vuoi essere qualcuno e poi quello che diventi è molto meno di quello che pensavi di essere”. La parte di Saturday Nights è stata prodotta da Gil Norton (che ha anche prodotto il secondo album della band, Recovering the Satellites), mentre Sunday Mornings è stato prodotto da Brian Deck, forse più noto per il suo lavoro di produzione sull'album The Moon and Antarctica dei Modest Mouse. L'album ha debuttato al numero 3 della Billboard 200, il picco più alto della band da Recovering the Satellites e ha venduto 106.000 copie nella prima settimana. La copertina raffigura l'Empire State Building a New York City.
Ascolta: album.link/i/1443660128
Attacco alla cultura
J.D. Vance : Le università sono il nemico. I professori sono il nemico. Nick Rufo : vogliamo costringere gli atenei a vivere in una condizione di terrore esistenziale.
Due citazioni a caso, che esprimono lo spirito dell’assalto alla conoscenza di questi delinquenti “eletti dal popolo”. Il regime autoritario si impone cosi, un giorno dopo l'altro. La schedatura degli studenti americani prelude, come già dichiarato da questi rozzi individui, al fatto che misure analoghe alla deportazione potrebbero essere applicate anche a cittadini americani che vengano ritenuti, tramite analisi sui social, “pericolosi” per gli interessi del paese. La fine del dissenso. In Italia non ne parla nessuno, i media tacciono, perchè? Stiamo preparando anche da noi qualcosa di simile?
Siamo tutti schedati, diventeremo “cittadini pericolosi”?
[caffeine]lo scrittoio scomodo il varano in paglia la ceramica incrinata saltano questo passaggio uno] affoga uno fa l'affogato [la] rivista dei due mondi il torpediniere una] grottesca fanno i tagli al tarassaco o danni altra paglia guida] ai bonus fa più danni] un occhio di pernice stabilisce il diametro del centro battere moneta stare in tasca l'inno] di un'intera generazione i] [due punti pastrone i peplum le guerre] tuniche fanno cassetta gli occulti] del mercato a tutela in progress il due] per mille cose da fare nella casa che ha le muffe nei millesimi nei] ristagni il tre per gli arabi dell'istituto [luce]
[caffeine]lo scrittoio scomodo il varano in paglia la ceramica incrinata saltano questo passaggio uno] affoga uno fa l'affogato [la] rivista dei due mondi il torpediniere una] grottesca fanno i tagli al tarassaco o danni altra paglia guida] ai bonus fa più danni] un occhio di pernice stabilisce il diametro del centro battere moneta stare in tasca l'inno] di un'intera generazione i] [due punti pastrone i peplum le guerre] tuniche fanno cassetta gli occulti] del mercato a tutela in progress il due] per mille cose da fare nella casa che ha le muffe nei millesimi nei] ristagni il tre per gli arabi dell'istituto [luce]
Ry Cooder - I. Flathead (2008)
I, Flathead: The Songs of Kash Buk and the Klowns è il quattordicesimo album in studio di Ry Cooder. È l'ultimo concept album di Ry Cooder. È il terzo della sua “trilogia californiana”, iniziata con Chávez Ravine (2005) e My Name Is Buddy (2007). L'edizione Deluxe dell'album è accompagnata da un libro con copertina rigida di 104 pagine che include un CD in una tasca di carta, un racconto (di 97 pagine) e i testi delle canzoni. Il titolo è un gioco di parole con il romanzo di Isaac Asimov “Io, Robot”, ma il flathead in questione è il motore Ford Flathead.
Ascolta: album.link/i/282701422
SALMO - 113 (112)
INNO A DIO, AMOREVOLE VERSO I POVERI
1 Alleluia.
Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore.
2 Sia benedetto il nome del Signore, da ora e per sempre.
3 Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore.
4 Su tutte le genti eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria.
5 Chi è come il Signore, nostro Dio, che siede nell'alto
6 e si china a guardare sui cieli e sulla terra?
7 Solleva dalla polvere il debole, dall'immondizia rialza il povero,
8 per farlo sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi del suo popolo.
9 Fa abitare nella casa la sterile, come madre gioiosa di figli.
Alleluia.
_________________Note
113,1 La collezione dei Sal 113-118 è conosciuta con il nome di Hallel, o “piccolo Hallel” (“inno di lode”, dall’acclamazione Alleluia, “Lodate il Signore”, che contraddistingue le singole composizioni) e fa da sfondo alla celebrazione di varie solennità della liturgia ebraica, soprattutto quella di Pasqua (vedi anche Mt 26,30; Mc 14,26). Da questo inno sale una lode universale a Dio che, con la sua bontà, abbraccia ogni ambito della vita dell’uomo e ogni dimensione del suo mondo ed estende la sua signoria su tutto il creato.
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Approfondimenti
Dio eccelso, giusto e pietoso Inno
È il primo del gruppo di salmi formanti l'Hallel (Sal 113-118), adoperati nel culto in occasione delle maggiori feste d'Israele (Pasqua, Pentecoste, Capanne, Dedicazione, Novilunio). Stando alla Mishnah, nella celebrazione pasquale, i primi due (Sal 113-114) venivano recitati prima della cena e gli altri (Sal 115-118) dopo. Nei vv. 5-9 si hanno nel TM le forme verbali con desinenza in y (segno di arcaizzazione o di antichità del salmo?). Tra gli elementi strutturanti abbiamo: un chiasmo tra i vv. 2a e 3b: «il nome del Signore sia benedetto... sia lodato il nome del Signore», e in 2b e 3a due polarismi di carattere temporale «ora e sempre» e «dal sorgere... al tramonto». Si noti il gioco di parole tra «sole» (šemeš) e «nome» (šēm) nel v. 3. Il movimento interno del salmo è in senso spaziale discendente nei vv. 4-6 e in senso ascendente nei vv. 7-8.
Divisione:
- vv. 1-3: introduzione: invito alla lode;
- vv. 4-9: corpo: motivazioni della lode. Manca la conclusione.
v. 1. «servi del Signore»: sono in senso stretto i sacerdoti o i leviti come in Sal 135,2, o più genericamente i fedeli (cfr. Sal 19,12.14; 27,9; 31,17; 34,23).
v. 4. «Su tutti i popoli eccelso è il Signore...»: si sottolinea la regalità e la maestà divina sugli uomini e sul creato, cfr. Sal 46,11; 92,2.
vv. 5-6. Questi due versetti centrali del salmo presentano nello stesso tempo la trascendenza (v. 5) e la condiscendenza di Dio (v. 6). Egli, la cui dimora sta oltre i cieli, al di sopra del firmamento (cfr. Sal 8,2; 47,10; 57,6.12; 104,3), «si china a guardare...» (v. 6), oltre i cieli che stanno ai suoi piedi, anche la terra, per venire incontro all'uomo.
vv. 7-9. I versetti riecheggiano il cantico di Anna (1Sam 2,1-10). Con alcune esemplificazioni si descrivono due casi di condiscendenza di Dio: il caso dell'indigente e del povero, e quello della sterile.
vv. 7-8. «l'indigente... il povero»: Dio solleva dallo stato di sofferenza, di miseria, di angoscia e di emarginazione l'indigente (ebr. dāl), colui che non ha un volto decoroso, e il povero (ebr. ’ebyôn) desideroso di pane e di dignità «polvere... immondizia»: l'indigente e il povero, come Giobbe (Gb 2,7-9), sono emarginati. Ma Dio li solleva dalla polvere e dall'immondizia, intese in senso materiale e morale, dando loro benessere e dignità (cfr. Gb 36,7).
v. 9. «Fa abitare la sterile...»: la sterilità nell'antico Israele era considerata maledizione di Dio (cfr. Gn 16,4-5; 1Sam 1,5-6; 2,5; Os 9,14). La sterile qui diventa madre, non solo, ma con numerosa prole; da triste ed emarginata si trasforma in «gioiosa».
Nel NT il Sal 113 ha contatti con il Magnificat: il v. 6 con Lc 1,48, e il v. 7 con Lc 1,52.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[stime]la] [meccanica convenzionale rocchi di colonne una pianura pluviale con percettibili ritocchi sim tarare sui ritardi in una pianura condensa otto per otto per] l'ascolto differito programmi [credevo] [avessi detto qualcosa] il numero dei borbonici passate le pieghe il numero] un cofano trasparente [con il santo di gesso nella settimana incom tutti] gli addobbi finto ottocento le] stragi i cestini parlanti smoke] signals
Universo, energia e IA Viviamo un tempo straordinario, dove le scoperte scientifiche e i progressi tecnologici sembrano rincorrersi in un gioco incessante di domande e risposte. L’intelligenza artificiale, l’espansione dell’universo e il mistero dell’energia oscura possono sembrare argomenti lontani dalla vita quotidiana, eppure sono molto più vicini a noi di quanto immaginiamo. Sono come tre fili di un unico tessuto: quello dell’esistenza umana, della nostra capacità di osservare, comprendere e trasformare la realtà che ci circonda. Iniziamo con l’intelligenza artificiale. Pensiamo per un attimo a un assistente vocale che ci suggerisce il percorso più veloce per tornare a casa, o a un’applicazione che ci consiglia una canzone in base ai nostri gusti. Sono esempi semplici, ma rivelano quanto le macchine stiano imparando a “capirci”. L’IA oggi non è più soltanto una trovata da film di fantascienza: è una presenza concreta nelle scuole, negli ospedali, nei laboratori scientifici. E dietro ogni algoritmo, ogni sistema di apprendimento automatico, c’è una domanda implicita: possiamo replicare il pensiero umano? Possiamo creare un “cervello artificiale” in grado di imparare da solo? Ma più ci avviciniamo a questa frontiera, più sorgono domande profonde. Se un giorno una macchina fosse più intelligente di noi, cosa significherebbe per la nostra idea di umanità? E soprattutto, chi saremo noi in quel nuovo scenario? L’intelligenza artificiale ci obbliga a riflettere non solo su cosa possiamo fare, ma su chi siamo davvero. Allo stesso tempo, mentre osserviamo queste meraviglie tecnologiche, volgiamo gli occhi al cielo. L’universo si espande, sempre più in fretta. Questo non è un semplice fatto astronomico: è una delle scoperte più sorprendenti della nostra epoca. Immagina di lanciare in aria dei coriandoli e scoprire che invece di rallentare, accelerano e si allontanano sempre più. Questo è ciò che accade con le galassie: si allontanano l’una dall’altra, spinte da una forza invisibile chiamata energia oscura. Nessuno sa con certezza cosa sia. Alcuni la vedono come una proprietà dello spazio stesso, altri come una nuova forza ancora da comprendere. Ma in ogni caso, ci parla di quanto ancora abbiamo da scoprire. E qui arriva il collegamento. Così come l’universo si espande e si evolve, anche la nostra conoscenza si allarga, alimentata dalla curiosità. L’intelligenza artificiale è uno degli strumenti con cui sondiamo i misteri cosmici: analizza dati, riconosce schemi, ci aiuta a decifrare segnali che da soli non sapremmo interpretare. Potremmo dire che l’IA è il nostro telescopio interiore, il nostro strumento per guardare sia fuori, verso il cosmo, sia dentro, verso la mente umana. Eppure c’è qualcosa di ancora più profondo. L’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia: è il frutto della nostra evoluzione, della capacità che l’universo stesso ci ha dato di riflettere su di sé. Come se l’universo, attraverso di noi, cercasse di capire se stesso. E l’espansione cosmica, alimentata dall’energia oscura, non è solo un fenomeno fisico: è il simbolo di una realtà in costante trasformazione, che si apre a nuove possibilità. Cosa significa tutto questo per noi, qui sulla Terra? Vuol dire che viviamo in un tempo in cui siamo chiamati a fare scelte consapevoli. L’intelligenza artificiale può migliorare le nostre vite, ma dipende da come la useremo. Sarà un alleato per curare malattie, proteggere l’ambiente, educare le nuove generazioni? Oppure diventerà uno strumento di controllo e disuguaglianza? E mentre ci interroghiamo su queste scelte, guardiamo l’universo e ci rendiamo conto della nostra fragilità. Siamo su un piccolo pianeta, in un angolo sperduto di una galassia tra miliardi. Ma proprio questa consapevolezza ci dà forza. Ci ricorda che ogni nostra azione ha valore, che ogni scelta conta. Intelligenza artificiale, espansione dell’universo, energia oscura: tre concetti apparentemente lontani che ci parlano dello stesso impulso vitale. Crescere, esplorare, evolvere. Non sappiamo dove ci porterà tutto questo. Ma possiamo decidere se restare spettatori o diventare protagonisti consapevoli del nostro tempo.
✍️ Vorrei trovare le parole, la forza e tutto il coraggio per dirti ciò che sento, le emozioni, l'amore racchiuso nel mio cuore e forse allora le lacrime cancelleranno ogni segno da me lasciato tra le pagine di questo mio libro.
Ti ho dato la vita, forse tardi o forse no, ti ho atteso incredula e impaurita per quasi nove mesi, ti ho visto venire al mondo forte e indifeso, bello, ma con tanta voglia di conoscere la tua vita! Ti ho dato Amore, tanto o mai abbastanza, ti ho tenuto accanto a me in un abbraccio, ti ho nutrito sentendomi e sentendoti parte di me e di questo legame, conservo ancora un ricordo meraviglioso..Ti ho reso unico figlio e forse solo, per egoismo o semplicemente per paura di essere, insicura imperfetta, non quella madre forte, giovane e intraprendente!
Carissimo figlio stai crescendo e il cordone che a me ti legava lentamente si sta dissolvendo.. Non c'è più tenerezza, ma consapevolezza, non c'è più timore, ma un po' di pudore, non c'è tempo per gli abbracci, i baci, le carezze e io madre piango ogni volta che tu avanzi in questa vita, che da me ti allontana..
Spesso ti osservo mentre dormi, catturo attimi di dolcezza, fugaci , mi inebrio dei tuoi respiri, dei tuoi sorrisi e mentre tu sogni, con le lacrime e un po' di emozione, io ti accarezzo e spero che sempre il mondo ti sorrida!
Forse anche tu un giorno piangerai, soffrirai per amore, proverai un dolore e la vita ti sembrerà crudele, a te che sei ancora un esile germoglio! La vita ci ha messo alla prova, mi ha concesso di scoprire, per poi combattere un piccolo, grande male e insieme al nostro amore, abbiamo avuto la forza per lottare. Ma ricordati che io per te, ci sarò sempre, nel tuo cuore è racchiuso un piccolo germoglio e quando e se ti sentirai solo e incompreso, cercalo, apri e leggi il tuo cuore, curalo quel germoglio non avere paura di sbagliare, non credere che impossibile sia amare, non perderti dietro facili illusioni, leggi le mie parole e non giudicare i miei errori. E vivi, alza gli occhi al cielo, osserva l'azzurro, e poi i tramonti, certo che seguiranno altre albe e godine i colori, il calore .. Sorridi alla tua vita e se hai coraggio, osa, crea, conquistati il mondo e combatti per i tuoi ideali, le tue vittorie, come le sconfitte, i tuoi traguardi e le mete che raggiungerai , saranno anche le mie e quando cadrai, in te troverai la forza e il coraggio per rialzarti, ricominciare, continuare e correre verso il tuo futuro figlio mio ..ancora più forte e più sicuro.
Un anno in più d'amore..Il giorno del suo compleanno!