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  Laura Tussi Nipote di un ferroviere che ha pagato a caro prezzo la coerenza con i suoi ideali, Fabrizio Cracolici è attivista, ricercatore storico


Un'azione di solito considerata come priva di rilevanza, in un attimo speciale può scoprirsi magica e impossibile da tenere per sé: tocca scrivere una recensione.


La condizione carceraria, ci hanno insegnato Voltaire e Beccaria ( e lo ha ricordato Aldo Moro in uno splendido intervento all'Assemblea Costituente), è l'indi



Incapacità nociva


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Taiwan Files – Il passaggio di Lai negli Usa e la reazione di Pechino


Taiwan Files – Il passaggio di Lai negli Usa e la reazione di Pechino 8732506
Vademecum sul doppio transito negli Stati Uniti del vicepresidente taiwanese (candidato più ostile al Partito comunista alle presidenziali 2024). Pechino prepara la risposta. Politica taiwanese e relazioni intrastretto. Biden tra armi e commercio. TSMC tra Germania, Arizona e i 2 nanometri. La rassegna settimanale di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)

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Una curiosità su #thunderbird sperimentata per caso:

Nelle cartelle NON sincronizzate per l'uso offline la ricerca nel corpo del testo "pesca" anche nel contenuto degli allegati, con esito pressoché immediato (plain text ma anche pdf, excel e penso altri formati office e opendocument).

Se marchi la cartella per la sincronizzazione, salvandone in locale il contenuto, la stessa ricerca guarda solo nel testo del messaggio e non gli allegati.

Non so se sia voluto e sia così per tutti, ma ho potuto replicare il comportamento su più sistemi Windows 10, 11, server 2012 e 2019. Versione tb: 102.14.0

Su Linux sono affezionato a Evolution e non ho controllato

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Interecettazioni, un potere mai così esteso


Il Governo Meloni ha dunque varato, per di più con decretazione di urgenza, la più sostanziosa e micidiale estensione del potere di intercettazione delle conversazioni tra privati della storia repubblicana. Il regime già eccezionale delle intercettazioni

Il Governo Meloni ha dunque varato, per di più con decretazione di urgenza, la più sostanziosa e micidiale estensione del potere di intercettazione delle conversazioni tra privati della storia repubblicana. Il regime già eccezionale delle intercettazioni quando si è in presenza di associazioni mafiose, viene ora esteso anche a reati comuni che il PM ritenga commessi “con modalità mafiose”. Insomma, mentre per poter fare uso di quei poteri davvero eccezionali di ascolto era almeno necessario che vi fossero indizi del reato di associazione mafiosa, ora sarà sufficiente la agevole contestazione di quella fumosa aggravante per consentirlo per una assai vasta platea di reati comuni. Ciò che la Corte di Cassazione (non un manipolo di penalisti esagitati) aveva fermamente escluso con costante giurisprudenza, a difesa dell’art 15 della Costituzione, viene ora reso possibile dal Governo con il Ministro di Giustizia più dichiaratamente liberale degli ultimi decenni, in deferente ossequio alle pressanti richieste di alcune Procure (o super Procure) di mettere a tacere quella giurisprudenza così rigorosamente fedele al quadro dei valori costituzionali. Un paio di settimane fa a chiedevamo, da queste colonne, come avrebbe mai potuto il Ministro Nordio giustificarsi per una simile scelta (allora solo preannunciata dalla Presidente Meloni): oggi lo sappiamo. Alle impietose domande del bravo Francesco Grignetti su La Stampa, il Ministro ha sbrigativamente risposto che la misura serve solo a rendere “più incisivi” gli strumenti di indagine, ed anzi a “tipizzarne” l’uso, in ossequio al principio della certezza del diritto (sic!). Aggiungeva poi, in modo risolutivo, di non avvertire alcuna contraddizione con i propri convincimenti giacché la dicotomia garantisti/giustizialisti è fuffa, esistendo solo “la complessità della realtà”. Pensate che ingenui noi siamo: eravamo convinti che, pur nel rispetto della complessità della realtà, un ministro liberale eletto e scelto dalla propria maggioranza esattamente per tale sua qualità, dovesse realizzare da subito riforme liberali. Invece, dopo aver parlato senza tregua proprio della riforma liberale delle intercettazioni telefoniche quale snodo cruciale ed identitario della propria politica della giustizia penale, il Ministro Nordio vara una riforma di segno plasticamente opposto, in ossequio -ben si intende- alla complessità della realtà La quale ultima suggerisce anche -ci ricorda il Ministro- tempi lunghi per la separazione delle carriere, perché lì necessita una riforma costituzionale, e le priorità ora sono altre. Ed anche qui ci siamo scoperti ingenui, per aver pensato -che stupidi- che proprio trattandosi di una riforma costituzionale dai tempi lunghi, essa avrebbe dovuto iniziare il suo percorso quanto prima possibile. Quanto alla superflua dicotomia tra garantismo e giustizialismo, potrà essere utile sapere che la risposta di Nordio è quasi testualmente identica a quella che diede il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 7 febbraio 2020. Anche la transustanziazione di Nordio in Conte deve probabilmente avere a che fare con la “complessità della realtà”.

Il Riformista

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Non bastano le misure inutili e criminali come quelle del ridurre i soccorsi in mare e di ostacolare l'intervento delle Ong. Il ministro Piantedosi ha deciso, c


Oggi ricorre l'anniversario della nascita di Giuseppe Di Vittorio. Casualmente governo e opposizione parlamentare si incontreranno proprio in questo anniversari



Il parental control è di Stato: la Cina limita i social ai minori di 18 anni


Il parental control è di Stato: la Cina limita i social ai minori di 18 anni 8716345
L'ultima stoccata alle big tech. Dietro la nuova norma, aperta ai commenti fino al 2 settembre, c'è anche un po' di propaganda: imposti contenuti patriottici ai cittadini più giovani

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REPORTAGE – CUBA. Una macchina turchese nelle mani di Yemajà


Viaggio nell'isola dei Caraibi e della rivoluzione, tra contraddizioni e crisi economica, i colori delle città e le divinità della santeria L'articolo REPORTAGE – CUBA. Una macchina turchese nelle mani di Yemajà proviene da Pagine Esteri. https://pagine

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di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 07 agosto 2023Il turchese perfetto – La luce è perfetta. La parete turchese del salotto si apre con una porta finestra sul palazzo di fronte, anch’esso di un turchese accecante in quest’ora del giorno. Il sole disegna la sagoma dell’intercapedine e getta sulle piastrelle ocra del pavimento della casa la forma esatta dell’infisso, un abbagliante rettangolo di luce bianca distesa per terra. Intorno alla pozza luminosa e celeste, due sedie a dondolo. L’isola è probabilmente tenuta in equilibrio sull’oceano dal dondolio incessante dei cubani sulle loro sedie preferite. E due poltrone mezzo sfondate protette dalla polvere con larghi rivestimenti beige lavorati all’uncinetto – anche lì sopra, i raggi del sole che arrivano dallo squarcio turchese si uniscono alla trama del tessuto con una tenerezza commovente. Una luce così si incontra raramente. Sarebbe da immortalare subito in una fotografia, una cartolina antica e azzurra da riceverci migliaia di gradimenti sui social o da usare come copertina per un reportage di viaggio. Ma Ada sta raccontando, la sua voce è pacata e ferma mentre, seduta composta in un angolo di penombra fresca della stanza, passa in rassegna le sue preoccupazioni per il Paese, e non la si può interrompere per fotografare la luce perfetta di questo istante nella “casa particular” in cui lavora.

Ada non è il suo vero nome. Indicando il piano superiore del palazzo, che si affaccia sul patio al centro della casa, dice che, se i vicini la sentissero adesso, mentre si lamenta del governo, del cibo che non basta più e della sanità al collasso, nel giro di due ore si troverebbe la polizia sull’uscio, allertata dal Comitato di Difesa della Rivoluzione (CDR) locale. Neanche sua è la casa, dove vive col marito e le due figlie. Per quanto per venire a dormire in questa “casa particular”, una sorta di bed and breakfast sud-americano, il passaparola sia: “A L’Avana, vai nella casa di Ada”. Un appartamento coloniale, tutto colori pastello, porte a vetro, archi, piante e santi esotici appesi agli angoli, nel cuore della città “vieja”, che appartiene in realtà a un cubano emigrato in Florida e che ogni tanto passa da Cuba per controllare i suoi affari. “L’americano”, lo chiamano. “Fino a qualche anno fa, io e la mia famiglia abitavamo in un appartamento più piccolo delle camere da letto di questa casa, vivevamo gli uni sugli altri”, dice Ada. Adesso gestiscono la casa del ricco proprietario, la tengono pulita, accolgono gli ospiti, custodiscono questo simulacro coloniale e tutto quello che rappresenta, come se la muffa azzurra alle pareti la trattenesse cent’anni indietro, insieme al resto della città.

“La gente a Cuba è disperata, ormai sarebbe disposta a tutto”, spiega per giustificare i consigli a non camminare sul bordo delle strade, specie in quelle poco affollate, né a farsi avvicinare da sconosciuti. “Chiunque oggi rivolga la parola ai turisti, lo fa per chiedere soldi”, dice stringendosi nella sua maglietta fluorescente con la scritta “Moschino”, che viene da chiedersi da dove sia arrivata a Cuba con quel marchio lì, una maglietta del genere. Da dove arrivino le cose, con l’embargo che stringe l’isola in questa inedita morsa di fame. Da dove sia arrivato persino il pappagallo sul patio, comparso oggi con la sua gabbietta troppo stretta dopo tre giorni in cui era stato segregato chissà in quale ala della casa, per non appestare con l’odore dei suoi mangimi le nostre colazioni di uova e frutta tropicale. Per i turisti, uova e frutta si tirano sempre fuori da qualche posto sconosciuto, e i pappagalli si nascondono. Per gli abitanti dell’isola, le cose vanno al contrario.

I prezzi sono diventati insostenibili”. C’è un prima e un dopo nelle parole di Ada. Lei identifica nella pandemia la cesoia che ha drasticamente condannato Cuba alla fame. In un Paese sotto embargo che dipendeva principalmente dal turismo per la sua economia, gli anni di isolamento internazionale hanno lasciato conseguenze drammatiche. “Se fino a tre, quattro anni fa, con “la libreta” avevamo garantiti, per dire, sei chili di riso al mese, adesso il governo ce ne passa mezzo, ma con mezzo chilo di riso come si sopravvive?”, chiede a proposito della tessera annonaria che, dalla rivoluzione in poi, stabilisce per ogni cittadino residente a Cuba la razione di prodotti acquistabili mensilmente a prezzo politico.

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Svuotati – I negozi di alimentari sono semideserti. Alcune stanze protette da sbarre metalliche si affacciano sui marciapiedi improvvisando vendite al dettaglio e illegali di “refrescos” e bottiglie d’acqua a 200 pesos l’una (circa un euro e mezzo) dal retrogusto di petrolio o di ammorbidente per i vestiti. Le farmacie hanno sempre la porta d’ingresso spalancata sulla strada per mostrare file di scaffali immancabilmente vuoti. Al bancone, c’è puntualmente un farmacista a mani vuote che guarda inerme un cliente. Fuori un cartello invita gli avventori a portarsi dietro un barattolo da casa in cui versare le compresse e gli sciroppi – se disponibili.

I beni di prima di necessità semplicemente non ci sono, e quei pochi che si trovano in commercio hanno prezzi troppo alti. “Meglio di chi vive in città ci sono sicuramente i contadini che abitano in campagna”, osserva Ada, “che possono almeno prodursi direttamente qualcosa da mangiare”, ma anche per loro la situazione è cambiata bruscamente negli ultimi anni. I prezzi del mercato ortofrutticolo, stabiliti dallo Stato, sono aumentati, infatti, di tre o quattro volte rispetto al passato, mentre è rimasta costante la retribuzione statale agli agricoltori per le stesse materie prime. Per questo sempre più contadini, piuttosto che vendere allo Stato, preferiscono dirottare i loro prodotti sul mercato nero per sperare in guadagni più equi o scelgono, addirittura, di produrre meno per assicurare quasi esclusivamente la sussistenza delle loro famiglie. Intanto, gli alimenti a disposizione sul mercato continuano a ridursi e il loro costo cresce in maniera esponenziale, una legge della domanda e dell’offerta che affama tutti.

Cuba sta combattendo con una crisi economica e umanitaria senza precedenti, paragonabile soltanto a quella del “periodo especial” – la depressione economica che Cuba affrontò a partire dal 1991 dopo la caduta dell’URSS, suo fondamentale alleato politico e commerciale. Nonostante le restrizioni internazionali e un’agricoltura per niente diversificata, basata su zucchero e tabacco, facendo affidamento soprattutto sul turismo, l’isola era riuscita a resistere dignitosamente all’embargo storico. Poi, nel giro di pochi anni, una serie di fattori l’hanno fatta sprofondare nella congiuntura attuale.

Gli anni fatali – Il primo fattore si chiama Donald Trump: durante il suo mandato, ha inasprito le misure contro Cuba che la presidenza Obama aveva alleggerito e ne ha introdotte di nuove. Ha vietato il turismo statunitense nell’isola e abbassato il tetto di denaro che gli emigrati cubani negli States possono inviare ai loro parenti a Cuba. Non solo: agli sgoccioli della sua permanenza alla Casa Bianca, l’ha reinserita nella lista dei Paesi Sponsor del Terrorismo (SSOT), dalla quale Barack Obama l’aveva rimossa nel 2015. A farle compagnia, Corea del Nord, Siria e Iran. Un veto assoluto per gli scambi commerciali con l’isola che ha influenzato anche gli altri attori internazionali, spaventati dalle sanzioni economiche di Washington nei loro stessi confronti qualora avessero continuato a trafficare con l’isoletta nei Caraibi. Da un giorno all’altro, si racconta, il porto di L’Avana si è svuotato di tutte le navi commerciali. Una larga distesa azzurra che prometteva una crisi inedita.

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All’effetto Trump si è aggiunta poi la pandemia, una catastrofe per un Paese dipendente dal turismo. Secondo Bloomberg News, il numero di turisti è crollato dai quattro milioni del 2019 ai 356.000 del 2021. Un danno inestimabile. Per richiamarli, è stata abolita la moneta per gli stranieri, il CUC, ed è stato loro concesso di utilizzare la moneta dei cubani, il CUP, a cambi ballerini – prima di 1 dollaro a 25 CUP, poi di 1 a 120, poi a un’arbitrarietà che i turisti li stravolge (ma lo racconterò più avanti). E’ stato persino lanciato un programma di ristrutturazioni per favorire il turismo, ma in assenza di materie prime gli sforzi edilizi non si possono realizzare.

La guerra tra Russia e Ucraina non ha, infine, migliorato la situazione, riducendo ulteriormente le esportazioni e gli aiuti all’isola, un rubinetto ormai asciutto. Anche il soccorso umanitario – le ONG non sono legali, ma lavorano nell’ombra integrandosi con il sistema – si è drasticamente impoverito anche qui, come nel resto del mondo.

Nel maggio 2022, l’amministrazione Biden aveva lanciato “una serie di misure di supporto per la popolazione cubana”, in linea con la nuova politica promessa dal Presidente nei confronti dell’isola. Poco o niente, però, è cambiato nei rapporti tra i due Paesi e le restrizioni per l’economia cubana restano ancora pressoché tutte in vigore. Né Biden ha ancora cancellato Cuba dalla lista degli SSOT.

Il risultato è questa “mancanza”, che assedia tutto. Mi domando molte volte, camminando per le strade di L’Avana, sorseggiando un refresco al mamey (impareggiabile frutto scoperto sull’isola) o gettandomi addosso acqua che sa di ammorbidente, cosa resterebbe se a quest’isola togliessero il turchese e le auto d’epoca. Il Campidoglio che imita quello statunitense, certo, i viali alberati, la Chiesa di San Francesco, ma si tratta di soggetti “inanimati”. Le Lada, forse, le automobili dell’industria russa fondata nel ’66 a Togliatti, scatoline mobili con la classica forma della macchina nei disegni dei bambini: il cofano, i quattro sportelli, il portabagagli, definiti da linee geometriche precise. Mi appassionano forse di più delle auto d’epoca del periodo americano – indubbiamente più fotogeniche, ma affidate ai turisti per giri di mezz’ora a non meno di 50 dollari. Serie, le Lada, sovietiche, con le loro famiglie proletarie dentro, i bambini sui sedili posteriori con le teste tonde, che mi immagino silenziosi o capaci solo di domande di algebra o sull’autobiografia certificata di Bakunin. Un viavai di Lada, forse, ma tutto intorno, comunque, la fame. Una fame che non è giusta mai, in nessuna parte del mondo. E qui o la si affronta o ci si affida a Yemajà.

Nelle mani di Yemajà – Le statue degli Orisha sono disposte lungo le pareti delle due sale al secondo piano del museo Yoruba, nel centro di L’Avana, poco lontano dal Campidoglio. Sono di gesso grigio, forme stilizzate e morbide, avvolte in una semi-penombra afosa. Talvolta il loro altarino è circondato da posticce piante di plastica. Yemajà è in un angolo sulla parete sinistra della prima sala, tiene le mani incrociate sul petto, il suo corpo emerge da un mare stilizzato – non c’è acqua. Gli Orisha sono le divinità ereditate dai cubani dalla mitologia yoruba, che gli schiavi deportati dall’Africa diffusero sull’isola tra il XVII e il XVIII secolo. A contatto con il cristianesimo dei coloni spagnoli, il pantheon degli Orisha si fuse e si integrò con quello dei santi cattolici, dando origine per sincretismo alla cosiddetta “santeria”, una religione che conosce ancora molti adepti tra i cubani, spesso riconoscibili per le loro tuniche bianchissime in giro per l’Avana o Trinidad.

La visita al museo degli Yoruba prevede questo: un giro intorno alle sue sale con sosta e descrizione davanti a ogni statua della divinità che rappresenta e delle sue caratteristiche. Eshù è l’orisha degli incroci della vita, dei bivi, dell’instabilità, ma è anche il messaggero degli dei, una specie di Mercurio; corrisponde a San Michele o a Sant’Antonio – la santeria mi sembra molto devota a Sant’Antonio. Ogun è il dio del fuoco, del ferro e dell’agricoltura, corrispondente a San Paolo e a San Giovanni Battista. Chango è il dio macho della giustizia e del tuono, una sorta di Zeus pronto ad accoppiarsi con qualsiasi creatura divina o terrestre, e così via. Il tour in passato prevedeva probabilmente la visita di altre sale, ma un’intera ala dell’edificio è stata distrutta nel maggio del 2022, quando una fuga di gas provocò l’esplosione del vicino Hotel Saratoga. Almeno 22 persone persero la vita nell’incidente, oltre 60 rimasero ferite. Le macerie di quello che rimane dello storico albergo di lusso formano ancora una montagnetta al lato del museo.

Yemajà è la madre degli dei e la divinità del mare. Può proteggere i naviganti o scatenare tempeste con la sua furia distruttrice. Accanto a lei, la guida del museo, un anziano habanero che schiuma nella sua camicia a maniche lunghe e che porta avanti la visita con un ininterrotto eloquio impastato senza mai concedersi un goccio d’acqua, si ferma con uno sguardo più commosso. “In questo Paese, abbiamo tutti creduto nell’Utopia. Ma quando l’utopia si sgonfia, rimane la realtà. E da questa realtà, le persone scappano”. Yemajà è la divinità dei migranti che si gettano in mare, dei barchini lanciati contro l’oceano in tutte le stagioni dell’anno, di chi preferisce affrontare le tempeste piuttosto che morire di fame. Parla con tono complice, il guardiano del museo, come a strizzare l’occhio a chi, provenendo dal Paese nel cuore del Mediterraneo, sa bene di che carico di morte si parli. “Le stime ufficiali”, dice, “parlano di almeno 250.000 cubani che hanno cercato di raggiungere gli Stati Uniti nell’ultimo anno. I numeri ufficiosi di questi viaggi clandestini, però, sono molto più alti”.

Tra il 2021 e il 2022, il numero di cubani fuggiti negli Stati Uniti è passato da 33.000 a oltre 250.000 persone. Circa il 2% della popolazione cubana, che conta 12 milioni di abitanti, sarebbe emigrata nell’ultimo anno verso gli Stati Uniti. Lasciare Cuba per vie legali è molto complicato, perché il governo applica restrizioni nei confronti di chi entra ed esce dal Paese in nome della “sicurezza nazionale”. Per ottenere un visto bisogna imbarcarsi in una giostra di burocrazia, controlli, indagini famigliari, che spesso si conclude con un diniego da parte delle autorità supportato da argomenti arbitrari. Spesso, l’unica soluzione è fuggire clandestinamente e affidarsi ai trafficanti di esseri umani, investendo nel viaggio tutti i propri risparmi.

Si affronta il mare e poi si viaggia via terra, attraverso le foreste, verso gli Stati Uniti. I confini tra Colombia e Panama e quelli con il Messico sono le zone più pericolose. Da quando il governo del Nicaragua ha sospeso l’obbligo dei visti per i cittadini cubani, molti preferiscono prendere un volo e poi cominciare il loro cammino verso gli Stati Uniti da lì. Nella foresta sono in molti a perdere la vita. Una volta arrivati negli Stati Uniti, i cubani possono, però, sperare di ottenere la nuova cittadinanza nel giro di un anno. La Ley de Ajuste Cubano (Legge di Aggiustamento Cubao), risalente al 1966, permette, infatti, agli immigrati cubani che testimoniano di aver lasciato il Paese d’origine per motivi politici di ottenere la cittadinanza statunitense dopo un anno e un giorno di permanenza negli USA.

“Prendono il mare e partono, muoiono nel viaggio, non diventano nemmeno dei numeri, restano dispersi nell’oceano, per sempre. Ma la gente continua a scappare, perché dopo l’utopia c’è sempre la realtà”, ci dice la nostra guida. Poi si rivolge alla statua e alza le mani verso di lei, mormora o forse è solo il suo gesto a dircelo: “Che li protegga Yemajà!”.

Sopravvivenza o muerte – Sul Malecon, il lungomare di L’Avana lungo 9 chilometri, gli habaneri vengono a pescare non appena il sole insopportabile del giorno inizia ad abbassarsi nella tregua del tramonto. Continuano a lanciare i loro ami nell’oceano almeno fino al suono del “Canonazo” delle 21, la cerimonia dello sparo di cannone dalla fortezza di San Carlos, di fronte alla costa. Noi siamo intenti a fare un conto mentale dei CUP che abbiamo e di quelli che ci serviranno fino alla fine del viaggio, un esercizio che ripeteremo ancora molte volte. Prelevare del contante non è possibile ovunque, le banconote a volte non sono disponibili e lo schermo del bancomat si colora di arancione annunciando un non precisato “errore”, e il cambio per i turisti è arbitrario come il clima nella stagione delle piogge. Quello ufficiale delle banche è di un dollaro o un euro a 125 CUP, ma se ci si è portati degli euro da casa saranno cambiati per 170 CUP a L’Avana, per 200 a Matanzas, per 180 a Santa Clara, e così via. Una peculiare Monopoli dei cambi che disorienta e svantaggia i turisti, formalmente illegale ma gestita alla luce del sole e col tacito benestare del governo.

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Siamo quindi lì a ripassare la questione dei cambi, che ci troviamo di fronte, dall’alto lato del Malecon, all’imponente palazzone sovietico dell’Hospital Clinico Quirurgico Hermanos Ameijeiras, il più importante ospedale di tutta Cuba. I piani si accavallano gli uni sugli altri nel monocolore e si confondono. Le finestre tutte uguali e strette forano stanze d’ospedale nelle quali scarseggiano le garze, il disinfettante, il paracetamolo. La sanità gratuita e d’eccellenza è stata uno dei fiori all’occhiello della rivoluzione castrista. Solo tre anni fa, come esempio dell’alto livello della formazione medica di questo Paese, i medici cubani arrivavano in Italia per aiutarla a fronteggiare la pandemia, nel frattempo gli scienziati cubani producevano un vaccino contro il Covid. Se nei porti cubani, però, non arrivano le merci, a farne le spese sono anche i malati.

Ada è stata costretta a fare una colletta con i suoi parenti per comprare i bisturi, i fili di sutura, le garze e i medicinali, quando sua zia è caduta e si è rotta il femore. Quando sua cognata ha partorito con un taglio cesareo, Ada ci racconta che in reparto scarseggiavano i cateteri vescicali e che coi parenti le hanno procurato un tubo di gomma da collegare a una tanica e da infilarle su per l’uretra. I medici sono sottopagati, circa trenta dollari al mese, insufficienti con il caro prezzi dell’inflazione, “E non possono neanche arrotondare lo stipendio investendo in una casa particular o in un’altra attività commerciale”, aggiunge Ada. Malgrado questo, continuano a lavorare – sono gli strumenti che mancano.

La figlia di Ada studia infermieristica. Nel primo pomeriggio tutti i giorni torna dall’ospedale a casa nell’afa di luglio e si ripara al fresco della cucina della casa dell’”americano”. Ada ci racconta che vuole diventare una brava infermiera, ma è sempre più frustrata. Le sue mansioni sono semplici, è al primo anno: prendere la temperatura dei pazienti, misurarne la pressione, e trascrivere i parametri sulla loro scheda. “Ma nell’ambulatorio in cui fa adesso tirocinio non c’è neanche lo sfigmomanometro. Così l’altro giorno ha chiesto al medico come potesse misurare la pressione senza avere lo strumento. Sapete che le ha dovuto rispondere? “Inventatela”. I parametri si prendono così, a occhio.”.

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L’Hospital Hermanos Ameijeiras svetta poco dietro alla fila di palazzi storici che sul Malecon stanno cadendo a pezzi uno alla volta per fare spazio ai nuovi hotel di acquirenti privati internazionali. Potrebbe iniziare a cambiare volto proprio da questa costa la Cuba del Presidente Diaz Canel, che con la nuova Carta Costituzionale del 2019 ha riconosciuto la proprietà privata come parte dell’economia del Paese. Il volto dell’Ospedale è, invece, ancora quello sovietico del secolo scorso. La struttura è dedicata ai fratelli Ameijeiras: María Luisa (detta Mara), Manuel Melquíades (Chonchón), Gustavo, Salvador (soprannominato Nené), Enma, Ángel (Machaco), José (Pepincito), Evangelista, Efigenio (detto Ulisse) e Juan Manuel (il Mel). Quest’ultimo partecipò insieme al giovane avvocato Fidel Castro all’assalto alla Caserma Moncada, nella lotta contro il tiranno Batista. Vi rimase ferito e fu giustiziato nei giorni successivi. Suo fratello Efigenio fu tra i fondatori del movimento 26 luglio e partecipò alla spedizione della nave Granma nella Baia dei Porci. Anche Gustavo partecipò alla lotta clandestina contro la dittatura, nella quale perse la vita nel maggio del 1958. Pochi mesi dopo, perse la vita anche il Fratello Angel, anch’egli membro del movimento 26 luglio. Per il Paese, i fratelli Ameijeiras sono eroi nazionali, martiri della resistenza. “Un po’ come i fratelli Cervi da noi”, commentiamo, poco prima che il Canonazo esploda il suo cannone.

Le iguane silenziose della rivoluzione – Dalle città si scappa, a Cuba. Prima che i loro edifici decrepiti ti crollino addosso o che il caldo ti soffochi. I colori pastello delle case vuote non bastano a trattenere, i musei della rivoluzione sono chiusi per ristrutturazione. L’afa spinge verso il mare. Verso Matanzas, col suo nome di sangue, popolata di avvoltoi. Veri padroni del cielo cubano, volano in gruppo, a bassa quota. Vigilano in cerchio sui bambini che nei 45° gradi del mattino si allenano giocando a baseball, “beisbòl”, lo sport nazionale. O camminano nei giardini delle case o sotto gli alberi al bordo delle strade, con le loro teste rosse che emergono come braci dalle pellicce nere. Matanzas, col suo nome di massacri, i suoi ponti e con la sua minuscola casa editrice nella pacifica piazza centrale, che pubblica libri stampati a torchio e rilegati a mano in edizioni uniche, esposte nelle bancarelle in mezzo a quelle dei souvenir.

Si cerca il mare a Cienfuegos, città coloniale francese. Nella cattedrale della città, c’è la statua di una madonna – l’isola comunista è piena di chiese e di santi – alla quale le devote hanno la tradizione di regalare girasoli. Di fronte alla città, dalla parte opposta dell’anello costiero che forma un piccolo abbraccio nel mar dei Caraibi, si intravede il sito di Juraguà. Lì Fidel Castro aveva deciso di fondare il suo sogno nucleare, una centrale che avrebbe dovuto produrre almeno il 15% dell’energia dell’isola. Era l’inizio degli anni ‘80 e con il supporto economico e tecnico dell’URSS si iniziò a costruire sulla costa una vera e propria città nucleare, ma l’impresa era destinata a fallire. Con il crollo dell’Unione Sovietica e il “periodo especial”, i lavori si interruppero, finché nel 1992 Castro annunciò il definitivo abbandono dell’opera, nella quale Cuba aveva investito 1,1 miliardi di dollari. La cittadella, però, oramai esisteva, e continua a farlo: le famiglie degli operai che vi si trasferirono circa 30 anni fa popolano ancora la città occupata da edifici abbandonati e le sue strade deserte. Circa 9.000 abitanti dimenticati dal resto dell’isola, che vivono di pesca recintati nell’antico sogno nucleare.

Nel mare arancione del tramonto di Cienfuegos, di fronte alla sagoma lontana della città fantasma, gli abitanti si immergono in costume a mezzo busto per pescare con la lenza e le mani nude pesci piccoli da farci il brodo. Quando ne prendono uno, lo infilzano intorno a una cannuccia insieme agli altri, poi lanciano di nuovo il filo e aspettano trattenendolo con le dita, mentre i bambini intorno si fanno il bagno. Nel fuoco annacquato di un altro giorno che muore, sembrano lontani i malesseri dell’entroterra. Le carenze che uccidono, l’embargo che isola, la solitudine e le utopie sgonfiate. Nel mare, tutte le energie sono concentrate nel raccogliere pescetti e nell’ammirare le sagome dei figli che si tuffano.

Nella fuga universale verso il mare, poi, i turisti si rifugiano negli “all inclusive” dei Cayos, le isolette disseminate tutte attorno a Cuba e sacrificate alle vacanze dei ricchi occidentali. Lì tutto è miracolosamente disponibile. Sui buffet c’è la carne e ci sono le verdure, c’è il pane fatto a fette e anche in paninetti morbidi al latte, c’è la menta per i Mohito e il cocco per infinite pinacolada – si può avere tutto, all’infinito, finché l’esperienza del soggiorno non è esaurita. La penuria degli alimentari del Vedado o di l’Habana Vieja (due quartieri della città) sembra inverosimile, se a pochi chilometri di distanza, nella stessa terra, gli stranieri possono abbuffarsi di tutto, serviti da accaldatissimi cubani. Esattamente come doveva accadere prima del 1959 nella capitale, negli hotel di lusso per gli americani. Quella stessa disparità rivoltante che portò a mettere a ferro e fuoco l’isola per farne un simbolo, un emblema per generazioni di sinistra in tutto il mondo. Adesso, direttamente da Santa Clara, dove il Che riposa sotto al suo monumento, con un Viazul, un autobus per stranieri, si arriva a Cayo Santa Maria, dove come in un reportage di Wallace donne grassissime e bianche trascorrono le loro giornate affondate in un salvagente in piscina, collegate in videochiamata con qualche amica in Russia o negli States, sorseggiando pigramente un daiquiri.

Per lenire e dimenticare, a Cuba si viaggia sempre verso il mare. Mentre i dondoli incessanti sugli usci di Trinidad e di Matanzas evitano che l’isola vi anneghi dentro. Si fugge verso il mare di Varadero, altra lingua di terra attira-turisti per le sue spiagge abbacinanti, coi suoi cartelli segnaletici in spagnolo e in cirillico. Nella parte cubana della penisola, ogni tanto la realtà spaventosa del Paese si affaccia, quando alla sera nei ristoranti sono rimasti solo i “negros y cristianos” di contorno a piatti vuoti. Il resto, però, è ancora facile dimenticanza. Le famiglie cubane, mescolate ai cristianos stranieri, possono anche qui abbandonarsi a un silenzio pacifico che ottunde le domande. Lasciarsi cullare dalle onde e gettare nell’acqua tutte le lattine di birra che vogliono, senza paura di provocare le ire di Yemajà, perché qui il sentimento ecologico è molto molto più lontano dello spettro del capitalismo. Intanto, intorno tutto è placido. A debita distanza dai resort, continuano a moltiplicarsi le iguanine dalle code arricciate, organizzano congressi notturni nella lingua delle specie in estinzione e si confidano i loro sentimenti proletari, tramando una rivoluzione. Pagine Esteri

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Naufragio Sicilia, 41 morti. Sopravvissuti alla deriva per 4 giorni


I superstiti, due uomini, una donna e un minore, hanno raccontato la storia dei 41 compagni di viaggio, tra cui 3 bambini, caduti in mare e scomparsi tra le onde L'articolo Naufragio Sicilia, 41 morti. Sopravvissuti alla deriva per 4 giorni proviene da P

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Due uomini, una donna e un minore. Sono le sole 4 persone sopravvissute al naufragio che lo scorso giovedì ha causato la morte di 41 migranti tra cui 3 bambini.

Conosciamo la loro storia grazie a loro, che hanno raccontato come la barca si sia ribaltata dopo sole 6 ore di navigazione a causa di un’onda particolarmente alta. 7 metri di lunghezza, ospitava 45 persone, partite da Sfax in Tunisia, tentavano di raggiungere l’Italia.

Alcuni, una quindicina, indossavano un salvagente ma sono affogati lo stesso, hanno raccontato i 4 naufraghi, provenienti da Costa d’Avorio e Guinea Konakry, alla Guardia Costiera italiana.

Loro sono rimasti in acqua per ore. Poi hanno visto una barca abbandonata, probabilmente lasciata dopo un trasbordo di migranti e sono riusciti a salire. La barca, senza motore, è andata alla deriva per almeno 4 giorni finendo, trascinata dalle correnti, al largo della Libia.

La Guardia Costiera libica, seppur avvisata dalle autorità italiane, non sarebbe intervenuta, secondo la ricostruzione fatta da La Presse.

I sopravvissuti sono stati avvistati ieri da una barca mercantile battente bandiera maltese, la Rimona, che li ha salvati facendoli salire a bordo. Questa mattina sono trasbordati su una motovedetta della Guardia Costiera che li ha portati a Lampedusa.

Nessuna barca né autorità marittima ha avvistato cadaveri in mare. I corpi dei 41 migranti rimarranno, come centinaia di altri, sul fondo del Canale di Sicilia. Pagine Esteri

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Le nuove restrizioni tech di Biden e la reazione della Cina


Le nuove restrizioni tech di Biden e la reazione della Cina xi biden
Ennesime limitazioni agli investimenti statunitensi in aziende cinesi attive su semiconduttori, quantistica e intelligenza artificiale. Pechino la prende male, mentre al summit estivo di Beidaihe si parla di autosufficienza tecnologica

L'articolo Le nuove restrizioni tech di Biden e la reazione della Cina proviene da China Files.



Ho appena realizzato una piccola presa di coscienza. È passato quasi un mese dall'ultima volta che ho postato su Twitter, in particolare da quando il nome è cambiato in X. C'è stato un momento in cui mi aggiornavo quotidianamente su ciò che stava accadendo su quella piattaforma, ma le cose sono cambiate.

Ad essere onesto, ho appena perso interesse. Quando si tratta di tecnologia, il Fediverse sembra superare Twitter in ogni modo. Offre tutto ciò che offre Twitter, ma meglio.

Inoltre, dal punto di vista dei contenuti, trovo che il Fediverso copra tutte le esigenze. Posso facilmente trovare tutte le notizie e le informazioni di cui ho bisogno proprio qui, senza dover andare su Twitter. In realtà è più conveniente in questo modo.

Il motivo principale per cui le persone sembrano usare Twitter è per agitarsi su una sorta di argomento controverso. Ma onestamente, non è la mia tazza di tè. Semplicemente non mi interessa essere coinvolto in tutte le polemiche fabbricate su Twitter.

Il Fediverso soddisfa tutte le mie esigenze di microblogging e lo fa eccezionalmente bene.



Just had a little realization recently. It's been almost a month since I last posted about Twitter, particularly since the name change to X. There was a point in time when I used to update daily about what was happening on that platform, but things have changed.

To be honest, I've just lost interest. When it comes to technology, the Fediverse seems to surpass Twitter in every way. It offers everything that Twitter offers, but better.

Moreover, from a content perspective, I find that the Fediverse covers all the bases. I can easily find all the news and information I need right here, without having to go to Twitter. It's actually more convenient this way.

The main reason people seem to use Twitter is to get worked up about some sort of controversial topic. But honestly, that's not my cup of tea. I'm just not interested in getting caught up in all the manufactured controversies on Twitter.

The Fediverse fulfills all my microblogging needs, and it does so exceptionally well.


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L’offensiva sulle banche è sbagliata, ma Ezra Pound non c’entra


Ad ignorare il contesto, parrebbe un intervento ideologico ispirato da un tic culturale che da tempo caratterizza la Destra oggi di governo. “Attaccare le banche” tassandone i cosiddetti extraprofitti: quel che in giugno il ministro dell’Economia Giancarl

Ad ignorare il contesto, parrebbe un intervento ideologico ispirato da un tic culturale che da tempo caratterizza la Destra oggi di governo. “Attaccare le banche” tassandone i cosiddetti extraprofitti: quel che in giugno il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti escludeva categoricamente, in agosto il governo ha fatto inopinatamente. Si racconta che l’ispiratore dell’intervento sia stato il potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Uomo di fiducia di Giorgia Meloni, uomo di ampie letture. Pare che tra le sue preferite vi sia quella di Ezra Pound. Il poeta americano, autore dei meravigliosi Cantos, è caro alla destra non solo perché simpatizzò per il Fascismo, opinione che nel dopoguerra gli costò la reclusione, ma soprattutto perché fu ferocemente ostile alle banche.

Parlava di “usura legalizzata”, Pound, sosteneva che i governi avessero fatto della moneta “uno strumento malefico”, teorizzava la “sovranità popolare monetaria”. In Italia, le sue teorie poetiche furono tradotte in tesi economiche da un professore dell’Università di Teramo, Giacinto Auriti, che ai tempi della lira arrivò persino a denunciare per usura la Banca d’Italia . Un uomo profondamente di destra, Auriti, alla cui fonte si abbeverò però anche Beppe Grillo quando era solo un comico ma già esibiva idee “politiche”.

La tassazione del 40% degli extra profitti bancari rappresenta la prima crepa nell’inaspettato idillio tra il governo Meloni e l’establishment nazionale ed internazionale. Un intervento dirigista dello Stato che comprime i margini di libertà del mercato e che, a differenza di quel che accadde con Draghi sugli extraprofitti delle società energetiche, non appare giustificato da una condizione emergenziale straordinaria. L’aumento dei tassi di interesse, e di conseguenza delle rate dei mutui rimasti scriteriatamente a tasso variabile, era infatti largamente annunciato. Si tratta, dunque, di un precedente. Un precedente che un domani potrebbe essere applicato ad altri settori economici “colpevoli” di aver registrato profitto superiori alla media.

Tutta colpa di Ezra Pound? No, affatto. Così fosse, analoga misura non sarebbe stata presa in Spagna dal governo del socialista Sanchez. E soprattutto non sarebbe stata entusiasticamente sostenuta in Italia da tutte le forze politiche. Fanno accezione solo i leader del cosiddetto Terzo Polo e, col senno di poi, Forza Italia, che pure quella norma l’ha ratificata in Consiglio dei ministri.

Se ne ricava, pertanto, una duplice spiegazione: i bilanci pubblici languono e i governi si sentono legittimati a reperire risorse in deroga alle regole non scritte della società aperta e dell’economia di mercato; le banche erano e restano lo spauracchio pubblico per antonomasia, sì che metterle in mora è motivo di sicura popolarità.

Questo, dunque, è il contesto. E in tale contesto Ezra Pound non c’entra: è solo politica. Di buono c’è che i mercati finanziari sembrano averlo capito, e al netto del crollo iniziale dei titoli bancari non dato ulteriore prova di sfiducia.

formiche.net

L'articolo L’offensiva sulle banche è sbagliata, ma Ezra Pound non c’entra proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Tra Gcap ed esercitazioni, il rapporto più forte tra Italia e Giappone secondo Camporini


Il 2009 fu un anno difficile per l’economia mondiale, e italiana in particolare, e la parola d’ordine per chi gestiva fondi pubblici era “tagliare”. La Difesa fu fortemente penalizzata e si cercò di risparmiare l’impossibile; un provvedimento fu quello de

Il 2009 fu un anno difficile per l’economia mondiale, e italiana in particolare, e la parola d’ordine per chi gestiva fondi pubblici era “tagliare”. La Difesa fu fortemente penalizzata e si cercò di risparmiare l’impossibile; un provvedimento fu quello della revisione dello schieramento degli addetti militari: alcune sedi vennero accorpate, altre vennero semplicemente chiuse. Tra quelle da chiudere venne presa in considerazione la sede di Tokyo, in quanto i rapporti tra i due Paesi in tema di difesa erano da anni praticamente inesistenti, sia dal punto di vista della cooperazione militare sia da quello industriale. L’importanza dei rapporti bilaterali, tuttavia, era tale da far scartare l’idea ed oggi, a distanza di pochi anni, dobbiamo esserne oltremodo lieti.

Non solo in questo periodo è radicalmente mutato il quadro strategico, ma si sono via via incrementati i rapporti bilaterali, prima con il forte interesse giapponese alla produzione elicotteristica nazionale e poi con lo stabilirsi di relazioni tra i rispettivi vertici della difesa, grazie anche alle occasioni di incontri in fori multilaterali.

Da qui la decisione di Tokyo di inserire allievi piloti militari e istruttori giapponesi nei corsi di addestramento avanzato (Fase IV) presso l’International flight training school (Ifts) che l’Aeronautica militare ha costituito a Decimomannu in partnership con Leonardo.

La decisione giapponese di guardare alla Gran Bretagna e all’Italia per lo sviluppo del proprio futuro sistema da combattimento aereo, il Global combat air programme (Gcap), ha ulteriormente consolidato i crescenti rapporti fra i nostri Paesi in un’ottica di mutua fertilizzazione tecnologica, ma con importantissime conseguenze dal punto di vista operativo: disporre dello stesso sistema d’arma comporta la necessità di un continuo scambio delle rispettive esperienze, al fine di ottimizzare l’output capacitivo offerto dal sistema.

È in questa prospettiva che deve essere guardato il rischieramento sulla base di Komatsu, sulla costa occidentale del Giappone, di un gruppo tattico dell’Aeronautica militare italiana, comprendente quattro F35, un Caew, tre aerorifornitori KC-767A e un C130J, perché soltanto con queste attività congiunte si può sviluppare quella conoscenza reciproca, anche a livello personale, che rende possibile lo scambio di esperienze e di conoscenze e l’affinamento delle tattiche di impiego.

Il rischieramento in sé costituisce un prezioso momento addestrativo, per la complessità logistica della sua organizzazione e della sua esecuzione; e il patrimonio di esperienza che se ne trarrà darà un contributo significativo all’affinamento delle necessarie capacità operative.

Non bisogna certo sottacere anche il significato politico dell’operazione: si è ormai radicato il concetto dell’appartenenza del Giappone alla più ampia comunità delle democrazie sviluppate, con rapporti organici anche nell’ambito militare. Ed è altrettanto chiaro che una delle aree del globo dove si stanno concentrando gli ingredienti per una drammatica crisi è incentrata nelle immediate vicinanze del Giappone che si trova periodicamente ad assistere alle prodezze missilistiche della Corea del Nord e che non può non guardare con estrema preoccupazione alla progressiva nazionalizzazione del Mar della Cina Meridionale da parte di Pechino, con tutte le conseguenze sull’agibilità delle rotte commerciali vitali per Tokyo.

Ovviamente ciò non significa che ci debba essere un coinvolgimento diretto dei Paesi europei, ma che ci si debba impegnare per aiutare le potenze regionali ad acquisire le necessarie capacità militari, questo sì.

Da ciò l’opportunità di forme di addestramento congiunte che possano migliorare la capacità di reazione di ciascun componente.

In quest’ottica, l’effettuazione di esercitazioni complesse con l’impiego di mezzi dell’ultima generazione assume una duplice valenza: quella tecnico-militare e quella di mutuo supporto politico. Per questo motivo l’iniziativa dell’Aeronautica militare, così come quella similare della nostra Marina, merita pieno apprezzamento e costituisce un valido investimento delle risorse necessarie.


formiche.net/2023/08/partnersh…



Blur The Ballad of Darren


I Blur sono sempre I Blur anche in questo disco meraviglioso The Ballad of Darren da comprare ascoltare, girando il giradischi e velocità inusitate.

iyezine.com/blur-the-ballad-of…

@Musica Agorà

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#NotiziePerLaScuola

FIRST® LEGO® League, la competizione per promuovere lo sviluppo delle soft skill fondamentali per la costruzione di una dimensione del divertimento e di un ambiente sereno in cui tutti si sentano al posto giusto.




Mutui, lo Stato ingiusto discrimina i terremotati e sostiene i furbi


Oltre ad uccidere 299 persone, il terremoto che nel 2016 scosse l’Italia centrale distrusse o rese inagibili più di 80mila abitazioni e una quantità incalcolabile di attività commerciali. Una tragedia cui si aggiunse la beffa: dover pagare mensilmente le

Oltre ad uccidere 299 persone, il terremoto che nel 2016 scosse l’Italia centrale distrusse o rese inagibili più di 80mila abitazioni e una quantità incalcolabile di attività commerciali. Una tragedia cui si aggiunse la beffa: dover pagare mensilmente le rate di mutui su abitazioni, negozi o capannoni rasi al suolo o comunque inservibili.

Da allora, si sono avvicendati ben sei governi, nessuno dei quali ha ritenuto opportuno spendere un solo euro di denaro pubblico per aiutare famiglie e imprese a sostenere i costi dei mutui sui propri immobili fantasma. Unico sollievo, il fatto che nel 2017 il sistema bancario abbia deciso di sospendere i pagamenti delle rate. Ma le rate sono state sospese, non azzerate. Dunque si accumulano, e alcune banche applicano persino interessi di mora sulle rate congelate.

Di terremoto non si parla più. Solo l’1% delle abitazioni distrutte è stato ricostruito: i cittadini terremotati di Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio sono stati inopinatamente abbandonati dallo Stato. Una vergogna senza fine.

In materia di mutui, la discrepanza balza agli occhi. Lo Stato ha ignorato e ignora i bisogni primari di chi ha avuto la vita sconvolta da un evento straordinario (il terremoto), mentre si fa carico di chi è stato toccato da un evento ordinario (l’aumento dei tassi di interesse). C’è qualcosa che non torna.

Per oltre un decennio le famiglie e le imprese italiane hanno potuto contrarre mutui a tassi bassissimi. Chi ha scelto il variabile ne ha avuto vantaggi inimmaginabili in altri tempi. Tecnicamente, si è arricchito. O quantomeno si è impoverito molto meno di chi ha contratto lo stesso mutuo in epoche precedenti. Da almeno un anno, però, si sapeva che quest’anomala condizione paradisiaca sí sarebbe conclusa e che un po’ alla volta i tassi di interesse avrebbero cominciato a salire. Lo diceva la Tv, lo scrivevano i giornali, si spera lo spiegassero anche i consulenti finanziari ai loro clienti. Chi non ha convertito in fisso il proprio tasso variabile, e ancor peggio chi nei mesi scorsi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile anziché fisso, lo ha fatto spinto da una sorta di ottusa bramosia o da una colossale ignoranza. È vero che la cultura finanziaria in Italia scarseggia ed è vero che il governo avrebbe potuto e forse dovuto informare i cittadini, ma in un caso come questo l’ignoranza non è né può essere una giustificazione.

Dirlo è quanto di più impopolare, lo dimostra il fatto che, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, tutte, ma proprio tutte le forze politiche abbiano condiviso la scelta del governo di destinare parte del gettito ricavato dalla tassazione degli extra profitti delle banche al sostegno delle famiglie colpite dal rincaro dei mutui. Dirlo è impopolare, non c’è dubbio, ma l’onestà intellettuale impone di farlo: mettere a carico del contribuente, anche di quello che ha convertito per tempo il proprio mutuo pagandone il costo aggiuntivo, il sostegno di chi si è ostinato a contrarre muniti a tasso variabile non è un buon modo di spendere il denaro pubblico e di fare giustizia sociale. Un buon modo sarebbe aiutare i nostri connazionali messi in ginocchio sette anni fa dal terremoto, ma, chissà perché, di loro non si occupa più nessuno.

L'articolo Mutui, lo Stato ingiusto discrimina i terremotati e sostiene i furbi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Norway to fine Meta nearly $100,000 a day over data use


Norway's data protection agency said on Tuesday (8 August) it would start fining Facebook and Instagram owner Meta nearly $100,000 per day for defying a ban on using users' personal information to target ads.


euractiv.com/section/data-priv…



Il Ministro Giuseppe Valditara ha firmato un decreto che destina alle scuole oltre 8 milioni di euro del PNRR per investimenti nella didattica digitale integrata e nella formazione del personale scolastico alla transizione digitale.


È stato pubblicato oggi il bando di concorso per titoli ed esami, abilitante, per l’assunzione a tempo indeterminato di 1.


#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



I servizi di questa mattina sul server Poliverso sono stati risolti. Ci scusiamo per il disagio

@Che succede nel Fediverso?

Buongiorno e buona domenica a tutti gli utenti di poliverso.org che stamattina, a causa di un errore nel processo automatico di rinnovo del dominio e all'incapacità del provider nel segnalare tempestivamente la problematica, e risultato irraggiungibile per alcune ore.

Il server è comunque rimasto in esecuzione e pertanto tutte le attività automatiche già impostate (importazione delle timeline, importazione o ripubblicazione di feed, ripubblicazione su bluesky, etc) hanno continuato a funzionare, ma il server non era comunque raggiungibile da parte dell'utente finale.

Purtroppo le tempistiche per la risoluzione dell'inconveniente ci erano sconosciute, in quanto non erano sotto il nostro controllo, ma dipendevano semplicemente dai tempi di aggiornamento dei DNS. Fortunatamente il disservizio è durato poche ore.

Ci scusiamo ancora per il problema.

Gli amministratori

cc @Poliverso Forum di supporto




Con lo schema di decreto del Presidente della Repubblica, deliberato dal Consiglio dei Ministri, saranno autorizzate le assunzioni in ruolo a tempo indeterminato di:

📌 52 unità di personale educativo-PED;
📌 50.



- Benzinaio vicino al lavoro alla vigilia della legge che impone esposizione del prezzo medio: gasolio 1,61 €/Lt

- Prezzo medio: 1,798 €/Lt
- Benzinaio oggi: 1,769 €/Lt

Ottimo lavoro!

in reply to J. Alfred Prufrock

In realtà il salto è stato di soli 10 centesimi/Lt alla vigilia, per poi galoppare giorno per giorno su (sia prezzo medio che praticato)


Matteo Renzi e Ferruccio de Bortoli: uno scontro di titani



Anche nelle migliori immagini della sua propaganda, il boy scout di Rignano riesce comunuqe a figurare tra i soggetti meno fotogenici.

Un foglio di inizio agosto 2023 comunica che Matteo #Renzi ha perso in sede civile contro Ferruccio de #Bortoli.
Del primo è persino inutile parlare.
Il secondo è l'ideatore del prodotto Oriana Fallaci. Con questo non si intende dire che la distruzione del Medio Oriente, le stragi quotidiane in #Iraq e in #Siria, i ben vestiti in giro per #Riyadh intanto che nello #Yemen muoiono sotto le bombe donne di cui non importa nulla a nessuno perché sono compostamente vestite siano per intero colpa sua: negare la sua importanza come facilitatore e divulgatore delle più abiette istanze dell'"occidentalismo" contemporaneo sarebbe altrettanto irresponsabile.
Comunque: de Bortoli ha scribacchiato, diversi anni fa, cose che il boy scout di #Rignano non ha gradito. Qualche mese fa una certa Susanna #Zanda gli aveva già fatto presente che i tribunali non sono bancomat, e al tempo stesso gli aveva tolto di tasca sedicimila euro a titolo di maggiore incisività del consiglio.
La cosa deve essere servita a poco: ecco quindi dopo meno di sei mesi un approfondimento in materia di diritto privato.
Docente incaricata, sempre Susanna Zanda.
Che ha praticato a Matteo Renzi lo sconto che è d'uso in ogni ambiente riservare ai clienti affezionati, esigendo mille euro in meno rispetto all'altra volta.
Spiccioli, quando si passa da un ristorante costoso a una consulenza in urbanistica.
Cifra ragguardevole, invece, se si lavora sul serio.



Cyanide Pills - Soundtrack to the New Cold War


Garage punk per la vostra estate !

iyezine.com/cyanide-pills-soun…

@Musica Agorà

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5 anni di contenzioso: Meta sembra passare al consenso per gli annunci comportamentali Meta ha annunciato che presto passerà al "consenso" per gli annunci comportamentali. Resta da vedere quali saranno le conseguenze di questo passaggio Meta Opt Out


noyb.eu/it/5-years-litigation-…





Non so che pensare...
Nuova Diavoleria?
sostariffe.it/news/canone-rai-…


Ma che cos’è uno strumento educativo digitale responsabile?


In occasione della traduzione in italiano della home page di La Digitale, riprendo questo articolo di Emmanuel Zimmert in cui l’autore espone i principi su cui si basa La Digitale, un progetto che sviluppa e distribuisce gratuitamente una raccolta di strumenti digitali e applicazioni libere e responsabili (24 solo quelli online!) da utilizzare soprattutto nell’insegnamento/apprendimento in presenza e a distanza.

Ecco come vengono presentati gli obiettivi di La Digitale nella home page del sito:

1. progetta e sviluppa strumenti e applicazioni digitali liberi e responsabili per insegnanti;
2. accresce la consapevolezza delle buone pratiche e della sobrietà digitale in ambito educativo ;
3. difende una tecnologia digitale educativa virtuosa e inclusiva lontana dalle grandi aziende guidate dalla corsa al profitto e dalla raccolta e vendita di dati.

Viste le premesse, penso che valga la pena provare gli strumenti liberi che Emmanuel Zimmert ha sviluppato e messo a disposizione gratuitamente.


Qui sotto trovate la traduzione italiana del suo articolo che è distribuito con licenza Creative Commons BY-NC-SA.

A questo link potete ascoltare la lettura dell’articolo: funkwhale.it/library/tracks/17…

Buona lettura e buon ascolto 🙂

Ma che cos’è uno strumento educativo digitale responsabile?


Prima di proporre alcune caratteristiche di uno strumento educativo digitale responsabile, è innanzitutto necessario ricordare quali sono i mezzi utilizzati dalle aziende di tecnologia educativa e digitale in generale per monetizzare i propri prodotti
Il modello a pagamento: l’applicazione o il servizio è disponibile dopo il pagamento (una tantum o ricorrente). 
Il modello freemium: l’applicazione o il servizio possono essere utilizzati gratuitamente con funzionalità o possibilità di creazione limitate. Tutte le funzionalità vengono sbloccate dopo il pagamento. Questo è un modello comunemente utilizzato dalle società edtech, in quanto consente agli utenti di avere un’idea del prodotto (e potenzialmente di creare una dipendenza) prima di passare alla cassa.
Il modello gratuito: è anche un modello comune, soprattutto tra i GAFAM. Tutte le funzionalità sono immediatamente disponibili gratuitamente. Il potenziale di monetizzazione, spesso sconosciuto agli utenti, sta altrove: nei dati che queste aziende potranno raccogliere, utilizzare, mixare, rivendere per generare pubblicità mirata, per stabilire abitudini di consumo, ecc.
Bisogna sempre tenere presente che l’obiettivo rimane principalmente commerciale: si tratta ovviamente di offrire contenuti e servizi di qualità, ma si tratta soprattutto e prima di tutto di vendere, con strategie di marketing più o meno eleganti.

Alcune caratteristiche di uno strumento educativo digitale responsabile

Per La Digitale , uno strumento educativo digitale responsabile è …
• uno strumento con un modello economico chiaro e trasparente;
• uno strumento senza pubblicità;
• uno strumento con codice sorgente aperto e conforme ai valori del software libero;
• uno strumento che pone la rilevanza educativa al centro della sua progettazione;
• uno strumento di facile accesso (può essere utilizzato senza dover creare un account o con la creazione di un account senza un indirizzo email);
• uno strumento che non raccoglie dati personali (o che indica molto chiaramente quali dati vengono utilizzati e per quale scopo);
• uno strumento che non raccoglie dati statistici (o che utilizza strumenti gratuiti e self-hosted per farlo);
• uno strumento che ottimizza (compressione delle immagini, ecc.) o limita l’uso dei media (il video è ancora il modo più efficace per presentare un concetto, una nozione?);
• uno strumento con funzionalità mirate che non cerca di fare tutto, ma al contrario di fare una cosa e di farla bene;
• uno strumento che non mostra un numero eccessivo di notifiche e che non è invadente;
• uno strumento che è oggetto di una progettazione, concezione e sviluppo etico: caricamento rapido, codice ottimizzato, scelta delle tecnologie pertinenti, ecc. Su questo argomento, GreenIT.fr, con il supporto di oltre 50 collaboratori che sono membri del collettivo Conception Numérique Responsable, ha realizzato un manuale di 115 buone pratiche di web design ecocompatibile.

Uno strumento digitale responsabile considera anche l’utente responsabile e lo aiuta a implementare buone pratiche.

È sempre necessario essere inondati di notifiche per farci sapere in un flusso continuo cosa sta succedendo online, quello che qualcuno ha fatto o commentato, ecc.? Ovviamente si tratta di catturare il famoso tempo cerebrale disponibile.

È sempre necessario che il nostro telefono, questo caro amico, ci dica (ci detti?) cosa fare, dove andare in ogni momento? Non lo trovi “infantilizzante”? Stiamo ancora usando la nostra buona vecchia memoria umana?

Esempio di responsabilità e buona pratica: quando crei un nuovo contenuto con uno strumento La Digitale, è necessario recuperare e archiviare il collegamento a questo contenuto, perché non c’è altro modo per riottenere l’accesso a questo contenuto. Ciò richiede quindi organizzazione: il collegamento può essere aggiunto in una presentazione, nella cartella del corso o in un file di testo, ecc.

La discussione continua.
Digitalmente vostro
Emmanuel Zimmert

L'articolo si può scaricare anche in formato .pdf da qui: dgxy.link/ladigitale3

#scuola #softwarelibero #sostenibilità
@Scuola - Gruppo Forum
@scuola@a.gup.pe
@Informa Pirata


Che cos'è uno strumento digitale responsabile?


Lettura dell'articolo di Emmanuel Zimmert "Che cos'è uno strumento digitale responsabile?"(in traduzione italiana) pubblicato:
qui


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Sabato 8 luglio 2023, gli account utente hanno iniziato a scomparire dall'istanza Mastodon di Vivaldi. Cosa stava succedendo, come è successo e quali sono state le conseguenze?

@Che succede nel Fediverso?

> Guardando il database ho potuto vedere che gli account interessati erano stati apparentemente cancellati e quindi ricreati come un account completamente nuovo quando l'utente ha effettuato nuovamente l'accesso.

198 account in totale sono stati cancellati nel corso di questo incidente e nelle ore successive, insieme agli sviluppatori di Mastodon, abbiamo iniziato a esaminare cosa potesse essere accaduto. Su suggerimento di Eugen, abbiamo esaminato la possibilità che gli UserCleanupScheduleraccount eliminati fossero "non confermati", ma alla fine questo è stato escluso, poiché gli utenti eliminati non avrebbero mai potuto corrispondere alla query su cui operava.

TL; DR

Un bug nel codice combinato con una configurazione del database sconsiderata ha causato l'unione di 198 account utente in un unico account remoto. È stato impiegato un intero fine settimana per trovare la causa e riparare i danni causati.



Bluesky IN - Twitter OUT: dismesso il connettore Twitter di Poliverso ma è già attivo quello per Bluesky: e forse a settembre Friendica potrebbe federarsi anche con il nuovo social di Jack Dorsey

@Che succede nel Fediverso?

Il connettore twitter di Poliverso è stato dismesso, dopo aver onorevolmente svolto il suo dovere per quasi due anni: da alcuni giorni però non consentiva più di pubblicare messaggi su Twitter, limitandosi a importare messaggi sulla timeline di Friendica, e questo stava anche provocando continui errori e insopportabili rallentamenti del sistema.

Poco male: ci siamo risparmiati il rebranding e gli ultimi shitposting del suo padrone.

Annunciamo invece che è già attivo il connettore per Bluesky che consente al momento di pubblicare messaggi Friendica sul social azzurro!

Per gli utenti Poliverso sono disponibili alcuni codici di invito: se li volete contattateci qui!

Gli sviluppatori di Friendica però stanno lavorando per implementare con la nuova release di settembre la possibilità di federarsi effettivamente con Bluesky.
Siamo in attesa di capire cosa comporterà questa implementazione in termini di risorse e vi terremo aggiornati.

Infine vogliamo scusarci per i rallentamenti che si stanno verificando sul nostro server: purtroppo siamo giunti a un punto in cui il nostro cloud non può essere più potenziato in termini di potenza di calcolo (che è l'aspetto che più ci sta creando problemi) e perciò stiamo valutando se raddoppiare i costi mensili e passare a una nuova configurazione, oppure se cambiare fornitore.

Si tratta di una scelta che dobbiamo operare con una certa attenzione e probabilmente non riusciremo a compierla prima del mese di settembre. Se riscontrerete disguidi, fatecelo sapere.

A questo proposito ringraziamo tutti coloro che ci hanno generosamente finanziato attraverso la piattaforma Ko-Fi o tramite LiberaPay! Non ci aspettavamo questa attenzione da parte dei nostri utenti e di quelli delle nostre istanze collegate, l'istanza mastodon Poliversity e l'istanza Lemmy Feddit.it, che si è rivelata un bellissimo caso di successo degli ultimi mesi, oltre che un luogo di aggregazione per tutti gli utenti di tutte le istanze italiane del Fediverso

.

Grazie ancora a tutti e buone vacanze,
gli amministratori

@Poliverso Forum di supporto

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friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Signor Amministratore ⁂
@Van Veen mi dovresti seguire, altrimenti non posso inviarti messaggi privati
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Signor Amministratore ⁂
@Adri Aster sì ,ma se non mi segui, non posso inviarti messaggi privati


LORDS OF ALTAMONT – TO HELL WITH TOMORROW THE LORDS ARE NOW!


RECENSIONE : LORDS OF ALTAMONT – TO HELL WITH TOMORROW THE LORDS ARE NOW!

iyezine.com/lords-of-altamont-…

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