Salta al contenuto principale



Grugni


Davvero dobbiamo credere che sia in corso un feroce scontro fra Meloni e Schlein? Talora la comunicazione prova a coprire con l’ampollosità dei vocaboli il sostanziale vuoto che ha alimentato un fine settimana di campagna elettorale. Laddove le cose preoc

Davvero dobbiamo credere che sia in corso un feroce scontro fra Meloni e Schlein? Talora la comunicazione prova a coprire con l’ampollosità dei vocaboli il sostanziale vuoto che ha alimentato un fine settimana di campagna elettorale. Laddove le cose preoccupanti sono due: a. si voterà a giugno, e un sì lungo strazio sembra destinato ad alimentare più l’indifferenza che la partecipazione; b. ci sono problemi seri e scadenze internazionali di rilievo – dal G7 di cui avremo a giorni la presidenza al Patto di stabilità e crescita, nel mentre abbiamo due guerre alle soglie di casa – che il furoreggiare delle propagande s’industria però a scantonare. Sicché più che uno scontro sembra un incontro, scegliendo l’una nell’altra l’avversario con cui motivare le tifoserie.

Chi governa ha, ancora una volta, evocato il nemico occulto e i suoi metodi oscuri, ma se chiedi conto di queste affermazioni ti rispondono con sguardi corrucciati e ammiccamenti a quel che tutti si suppone sappiano. Ma no, non lo sappiamo. Abbiamo visto il ministro della Difesa evocare un ordito giudiziario, ma lo abbiamo anche poi visto gettare acqua sul fuoco.

Chi si oppone contrappone l’elencazione dei guasti e dei drammi, naturalmente con il piglio del rimprovero. Ma poi emerge che ciascuna di quelle note dolenti non è stata suonata ora per la prima volta, ce le trasciniamo dietro da tempo, quindi coinvolgono anche la responsabilità degli elencatori. E comunque, a parte l’accorata evocazione, non c’è l’ombra di una proposta di soluzione.

Due esempi aiutano a capire. Ha fatto bene il governo a porre un freno (ulteriore, perché altri erano già stati attivati dal governo Draghi), anche brusco, all’oscenità del bonus 110%. Ma a generare quel disastro furono le scelte del secondo governo Conte, salvo poi essersi aperta una irresponsabile gara a chi ne prometteva e proponeva più proroghe. Gara ancora aperta, a cura di forze che pure sono al governo.

Il governo ha fatto bene anche a fermare il reddito di cittadinanza, almeno per come era stato concepito, ma a protestare contro questo provvedimento è la sinistra che votò contro quella legge. Così è tutto un fiorire di contrapposizioni senza ancoraggio al merito delle questioni e senza cura alcuna della coerenza.

Che in Italia i salari siano bassi e siano scivolati indietro, mentre quelli medi europei sono andati di molto avanti, non è un’opinione ma un fatto. Ripeterlo non serve a niente, semmai si dovrebbe avere qualche cosa da dire sulle cause e sui possibili rimedi. La responsabilità non è delle regole europee, altrimenti non ci sarebbero altri in enorme vantaggio. Quel dato è una media: se ci si guarda dentro si vede che l’Italia che compete ed esporta non è ferma manco per niente, quindi è l’altra che scivola indietro. A determinare quel dato medio è la scarsezza degli investimenti in ricerca e innovazione, stabilizzando produzioni a basso valore aggiunto che non possono certo generare redditi alti. Ad avere un peso notevole è l’insoddisfacente formazione, sia quella scolastica che quella permanente nel mondo del lavoro. Un insieme di questioni che giustificherebbe eccome idee e ricette diverse, ma riconoscendo un interesse comune: far uscire l’Italia dal tempo perso delle chiacchiere a vuoto, costringere l’Italia protetta e non competitiva a uscire dalle sabbie mobili in cui sprofonda chiedendo sovvenzioni che non evitano lo sprofondare.

Ci fu un tempo in cui la sceneggiata politica fu animata dalle due ‘grinte’, quella di Craxi e quella di De Mita. Che erano in competizione, ma alleati. E che pagarono a caro prezzo il non accorgersi di quel che cambiava nel mondo. Non porta da nessuna parte la versione odierna e ingrugnita. E se il governo ha il collante del potere, l’opposizione non troverà il mastice della competizione nella sola contrapposizione. Converrebbe riconoscere subito l’interesse nazionale nella collocazione internazionale, come profittevolmente fece Meloni quando a governare era Draghi.

La Ragione

L'articolo Grugni proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



La sinistra italiana. Ma quale sinistra? Ed esiste ancora la sinistra? I Il Mago di Oz

"La nuova sinistra, a forza di metamorfosi, è diventata una nuova destra, atlantica, neoliberale, seppur sempre progressista. Hanno vinto tra tante correnti e tra tante lotte di potere interno i democristiani di quell’area. C’è stato uno spostamento al centro. È diventato di fatto più centro che sinistra e sappiamo dai tempi della Dc che il centro in Italia è sempre stato una destra mascherata, occulta, seppur annacquata, rielaborata in chiave moderata e politicamente corretta. [...] La nuova sinistra mette come primo punto i diritti civili, ma non i diritti dei lavoratori e il diritto di lavorare; non parla di come risolvere il grave problema dei morti sul lavoro; se difende i diritti degli immigrati, non si occupa più di tanto delle ragioni e delle paure dei penultimi, ovvero degli italiani disoccupati, precari, in difficoltà economica, che a stento arrivano a fine mese, quando ci arrivano."

magozine.it/la-sinistra-italia…




L’Italia con Kyiv anche nel 2024. Strada spianata per l’ottavo pacchetto di aiuti


Ancora una volta, l’Italia sceglie di essere dalla parte della libertà delle Nazioni e del rispetto del diritto internazionale. Questo il commento del ministro della Difesa, Guido Crosetto, riguardo l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-leg

Ancora una volta, l’Italia sceglie di essere dalla parte della libertà delle Nazioni e del rispetto del diritto internazionale. Questo il commento del ministro della Difesa, Guido Crosetto, riguardo l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge che proroga di un ulteriore anno le cessioni di sistemi d’arma, mezzi, munizioni e forniture di difesa, militari e no, all’Ucraina. Il decreto-legge è stato presentato su iniziativa dei ministri della Difesa, Crosetto, degli Esteri, Antonio Tajani, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con il consenso dell’intero governo.

Coperto il 2024

La proroga va dal 1° gennaio al 31 dicembre del 2024, e stabilisce l’autorizzazione al governo, previo atto di indirizzo di Camera e Senato, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti alle autorità dell’Ucraina. Il prolungamento del conflitto russo-ucraino, in uno scenario internazionale aggravato dalla crisi mediorientale e dalla guerra tra Israele Hamas, ha imposto all’esecutivo l’allungamento dei tempi per gli aiuti all’Ucraina, in linea con gli impegni internazionali assunti dall’Italia in sede Ue e Nato. Il decreto-legge, quindi, consentirà al governo, per un ulteriore anno e previo obbligatorio mandato del Parlamento, di supportare la popolazione ucraina, mettendo a disposizione, come fatto finora, non solo armi, ma anche equipaggiamenti, gruppi elettrogeni e quanto necessario a sostenere le operazioni militari a difesa di civili.

Il sostegno italiano

“L’obiettivo – ha detto Crosetto, è – di arrivare, in linea con la posizione assunta dagli alleati Nato e Ue, a una pace giusta e duratura”. Per questo, ha proseguito il ministro, “abbiamo scelto di prorogare un atto di indirizzo, deciso ormai già un anno fa, dal governo precedente, lasciando immutato il dettato del decreto e decidendo di ottemperare, appena ve ne saranno le condizioni, a un passaggio parlamentare, e abbiamo scelto di farlo senza utilizzare strumenti secondari come il decreto Mille Proroghe o altri provvedimenti non omogenei per materia”. Rispetto al supporto italiano a Kyiv e, soprattutto, riguardo le possibili tensioni all’interno degli alleati di governo, il ministro a sottolineato come “non esiste alcun problema politico all’interno della maggioranza di Governo che intende invece rispettare il ruolo e il vaglio del Parlamento”. Del resto, anche nella sua ultima riunione, il Consiglio supremo di difesa riunitosi ieri “ha ribadito la ferma condanna dell’aggressione operata dalla Federazione Russa e il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina nella sua difesa contro l’invasore”.

L’ottavo pacchetto aiuti

Pochi giorni prima dell’approvazione del decreto, tra l’altro, Crosetto aveva confermato la preparazione dell’ottavo pacchetto di aiuti che entro fine anno verrà riproposto al Copasir per poi essere effettivo. “A fine anno scadrà il decreto per l’invio di armi all’Ucraina, la Camera dovrà esprimersi per vedere se nuovamente, per il prossimo anno, vorrà autorizzare il governo”, aveva spiegato Crosetto pochi giorni fa al palazzo dell’Informazione per il Forum Adnkronos. Come noto, il contenuto del decreto è secretato. Secondo alcune ipotesi avanzate, viste anche le richieste ucraine, l’invio potrebbe riguardare sistemi o munizioni di contraerea e apparecchiature antidrone.

Gli aiuti italiani

Lo scorso giugno il governo ha approvato il settimo pacchetto di aiuti (il secondo dalla nascita dell’esecutivo Meloni) comprensivo di sistemi per la difesa antimissilistica, equipaggiamenti contro il rischio nucleare, biologico, chimico e radiologico. Nel 2022 Roma aveva fornito a Kyiv 17,5 milioni di dollari posizionandosi così tra i primi dieci donatori. I sette pacchetti di aiuti a sostegno della Forze armate di Kyiv, che hanno visto l’approvazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), oggi guidato da Lorenzo Guerini, all’epoca dei primi cinque ministro della Difesa (quando presidente del Copasir era l’attuale ministro delle Imprese, Adolfo Urso).


formiche.net/2023/12/litalia-c…



Owncast ha avviato la propria newsletter mensile, curata da Kit Aultman, per fornire a tutti noi un posto dove aggiornarci su ciò che accade tra gli stream Owncast

owncast.ghost.io/owncast-newsl…

@Che succede nel Fediverso?

Questa newsletter è il prodotto e un servizio offerto alla comunità di sviluppatori, streamer, spettatori e appassionati di Owncast. Non possiamo essere una cassa di risonanza per la comunità senza il vostro sostegno. Non esitare a contattarci con notizie interessanti su progetti, eventi o altre notizie degne di nota e, se desideri contribuire a costruire il tessuto sociale della comunità Owncast, ti invitiamo a dare un'occhiata al canale owncast-community su rocket.chat.

owncast.ghost.io/owncast-newsl…

hairyfeet doesn't like this.



Discourse sta lavorando da tempo per unirsi al fediverso e il loro ultimo aggiornamento mostra a che punto sono.

Una categoria Discourse ora può seguire qualsiasi attore del fediverso.

Questo è un passo importante nell'espansione del fediverso e vale la pena tenerlo d'occhio.

@Che succede nel Fediverso?

meta.discourse.org/t/activityp…

don't like this

reshared this

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Per me lo scopo è sbagliato. Discourse è fatto per avere un forum chiuso ad un argomento preciso, non per essere interagibile da chiunque... non vorrei le foto dei gattini nel forum di supporto di Rust-lang ©
in reply to Basso Daniele

@Basso Daniele Premesso che la decisione di federale o meno un gruppo sta a ciascun amministratore del forum, trovo comunque che l'esperimento di federale un forum tradizionale sia comunque molto interessante


Stefania Brai* Le frasi di Paolo Corsini - direttore degli approfondimenti Rai - ad Atreju hanno fatto discutere molto e ancora di più arrabbiare molti. N


La sanità pubblica ormai non esiste più: il 68% degli italiani costretto a rivolgersi ai privati l La Notizia

"Il XXI Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità, presentato oggi a Roma al ministero della Salute, evidenzia che i cittadini sono sempre più spesso costretti a rivolgersi alla sanità privata. D’altronde le liste d’attesa infinite non sono ormai una novità e la situazione continua a peggiorare giorno dopo giorno in tutto il territorio nazionale."

lanotiziagiornale.it/la-sanita…



Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione della prof.ssa Angela Villani sul tema “Foi en l’Europe”


Quindicesimo ed ultimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunt

Quindicesimo ed ultimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si è articolato in 15 lezioni, che si sono svolte sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.

L’ultima lezione si svolgerà lunedì 18 dicembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma ZOOM.

La lezione sarà tenuta dalla prof.ssa Angela Villani (Ordinaria di Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università di Messina), che relazionerà sull’opera “Foi en l’Europe” di Gaetano Martino.

In tale occasione verranno altresì comunicate le tracce delle tesine, la cui redazione (riservata a chi abbia un’età inferiore ai 32 anni e abbia frequentato almeno i 2/3 delle lezioni del corso) dà diritto a concorrere alla aggiudicazione delle borse di studio messe in palio. La consegna degli elaborati da parte dei corsisti interessati è fissata alle ore 12.00 di sabato 30 dicembre, mentre la premiazione dei vincitori è fissata per giovedì 11 febbraio 2024, in occasione della cerimonia di chiusura della XIII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina.

La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.

Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.

Per ulteriori informazioni riguardanti la Scuola di Liberalismo di Messina, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM

Pippo Rao, Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina

Visita la pagina della Scuola di Liberalismo 2023 – Messina

L'articolo Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione della prof.ssa Angela Villani sul tema “Foi en l’Europe” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



La missione Dragonfly partirà per Titano nel 2028 l reccom.org

"Unica missione della NASA sulla superficie di un altro mondo oceanico, Dragonfly è progettata per indagare la complessa chimica che è il precursore della vita. Il veicolo, che il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL) di Laurel, nel Maryland, costruirà e utilizzerà, sarà dotato di telecamere, sensori e campionatori per esaminare aree di Titano note per contenere materiali organici che potrebbero essersi precedentemente mescolati con liquidi. acqua ormai congelata sulla superficie ghiacciata."

reccom.org/la-missione-dragonf…



Sabino Cassese – Intellettuali


L'articolo Sabino Cassese – Intellettuali proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/sabino-cassese-intellettuali/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


La pace passa attraverso il diritto: cronologia sulla Palestina (4) | Pressenza

"La storia dei Palestinesi risale lontano nel passato del Vicino Oriente. Tuttavia, la storia tragica del popolo palestinese ha radici nel desiderio del popolo ebraico di creare il proprio Paese su un territorio già occupato e nelle promesse contraddittorie delle potenze coloniali dell’inizio del XX secolo. Il desiderio di creare uno Stato ebraico inizia a manifestarsi alla fine del XIX secolo e si accelera al termine della Seconda Guerra Mondiale."

pressenza.com/it/2023/12/la-pa…



In Cina e Asia – Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti


In Cina e Asia – Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti terremoto
Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti Cina: nuove misure per rilanciare la “circolazione interna” Xi guida “personalmente” le riforme in Cina Pentagono: manovre “pericolose” dei caccia cinesi ridotte dopo vertice Xi-Biden Cina. In calo i casi polmonite batterica tra i bambini Cina. Giustiziata la serial killer Lao Rongzhi, latitante per vent’anni Corea del Nord: Usa, Giappone e ...

L'articolo In Cina e Asia – Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti proviene da China Files.



Il Cile boccia la Carta di destra, ma la crisi di Boric sembra irreversibile


In Cile gli elettori bocciano anche la bozza di Costituzione scritta dall'estrema destra. Gabriel Boric tira un sospiro di sollievo ma la sua crisi sembra irreversibile L'articolo Il Cile boccia la Carta di destra, ma la crisi di Boric sembra irreversibi

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 19 dicembre 2023 – Nel settembre del 2022 gli elettori avevano bocciato una proposta di Costituzione che tentava, seppur in maniera parziale e contraddittoria, di superare in senso progressista la Carta imposta nel 1980 dalla dittatura militare fascista di Augusto Pinochet. Si pensava quindi che il nuovo testo, elaborato negli ultimi mesi da un Consiglio Costituzionale dominato dalla destra, sarebbe passato agevolmente.

La seconda bocciatura in due anni
E invece anche la seconda proposta è stata bocciata nel plebiscito tenutosi in Cile domenica. I “no” sono stati quasi 6,9 milioni, il 55,76% degli elettori che si sono recati alle urne, contro i quasi 5,5 milioni di “sì”, il 44,24%. Al voto, grazie all’obbligatorietà introdotta lo scorso anno, ha partecipato alla fine circa l’84% degli aventi diritto, ma l’appuntamento non ha suscitato particolari passioni nell’opinione pubblica.

Il testo respinto era organizzato in 216 articoli divisi in 17 capitoli ed era stato licenziato grazie al voto affermativo di 33 dei 50 membri del Consiglio Costituzionale eletto il 7 maggio, esponenti dei partiti di destra ed estrema destra, in particolare del Partito Repubblicano di José Antonio Kast. I 17 rappresentanti dei partiti di centrosinistra e sinistra che sostengono il presidente Gabriel Boric avevano votato contro, denunciando i notevoli passi indietro sul piano dei diritti civili ed economici.

Sconfitta la destra radicale
Per i rappresentanti della maggioranza di governo – finiti però in minoranza nel Consiglio Costituzionale – il nuovo testo era «escludente, dogmatico, retrogrado e divisivo», per certi versi peggiore di quello pinochettista. Tra gli articoli più contestati quello che assicurava la protezione ideologica del “diritto alla vita” e una legislazione che “protegge la vita che sta per nascere”, prefigurando un passo indietro rispetto all’esercizio – peraltro già molto limitato – del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza.

Al centrosinistra non piaceva poi la promessa di nuovi vincoli nella composizione della Camera dei deputati, a partire dall’introduzione di una soglia di sbarramento al 5% e dalla riduzione da 155 a 138 dei deputati. Senza prevedere grandi differenze con la Costituzione in vigore, quella sottoposta al plebiscito proponeva che sanità, istruzione e sistema pensionistico fossero finanziati dalle entrate fiscali generali, assicurando però un’erogazione mista e prevedendo l’esistenza di un sistema statale e di uno privato.

I partiti che appoggiano Boric hanno anche contestato la formulazione del diritto di sciopero previsto nell’articolo 16; la disposizione avrebbe privato il diritto di sciopero del necessario rango costituzionale, limitandone l’esercizio al rispetto della norma secondaria.
Molte riserve sono state espresse inoltre a proposito del fatto che secondo la nuova costituzione la contrattazione collettiva nazionale e di categoria fosse penalizzata a vantaggio di quella d’impresa, favorendo così gli imprenditori e indebolendo i sindacati.

Contrarietà aveva suscitato infine l’articolo che attribuisce alla legge il potere di «rimpatrio o espulsione nel minor tempo possibile» dei cittadini stranieri entrati nel paese «in forma clandestina o per valichi non autorizzati», fatti salvi i casi di asilo politico.

11188893
Il leader dell’estrema destra José Antonio Kast

Il Cile si tiene la Costituzione di Pinochet
Gli elettori hanno comunque bocciato a maggioranza la nuova proposta. Il risultato è che la costituzione reazionaria pinochettista – basata su un mix di autoritarismo politico e di turboliberismo, sottoposta dal 1980 a decine di revisioni – rimarrà la legge fondamentale del paese. Un fallimento netto per Gabriel Boric, eletto presidente grazie ad un ciclo di grandi proteste e mobilitazioni contro Sebastián Piñera che nel 2019 attraversarono il paese anche per chiedere una nuova Carta, l’estensione dei diritti civili e sociali e un serio contrasto alle diseguaglianze.

L’ex leader studentesco eletto presidente, già tradito dalla bocciatura col 62% di ‘no’ della “sua” bozza costituzionale nel 2022, ha infatti dichiarato che nel caso di un nuovo fallimento non avrebbe attivato nuovi tentativi di riforma. Dopo le speranze e le contrarietà suscitate dall’apertura del processo costituente, il paese torna quindi al punto di partenza in un contesto dominato dalla disillusione.

Un sospiro di sollievo per Boric
La Moneda tira però un sospiro di sollievo, perché l’approvazione della bozza costituzionale varata dalla destra radicale avrebbe rappresentato uno stop definitivo per una maggioranza di centrosinistra. Il governo soffre l’avanzata dei populisti del Partito Repubblicano e di fronte alle difficoltà incontrate nell’approvare le riforme sociali e politiche promesse ha scelto di improntare il proprio discorso e la propria azione ad una mera gestione dell’esistente, scontentando e allontanando molti settori progressisti della società cilena.

Il duello tra le due destre
A gioire per la bocciatura di un testo frutto soprattutto delle rivendicazioni di José Antonio Kast è anche la destra più moderata che cercherà ora di approfittare del passo falso del Partito Repubblicano per ottenere la guida dell’opposizione, magari per accordarsi con i settori centristi dell’attuale maggioranza.
L’estrema destra, però, è stata finora abile a sfruttare l’incapacità e la contraddittorietà dell’azione di governo e a strumentalizzare la grave situazione sociale con campagne demagogiche che fanno breccia non solo nelle classi alte ma anche tra i settori popolari.

Il tema principe della propaganda di Kast – che Boric ha deciso di cavalcare legittimando però gli argomenti del suo principale avversario – è quello della “sicurezza”, in un paese dove negli ultimi 5 anni il tasso di omicidi è passato da 4,5 a 6,7 ogni 100 mila abitanti. Secondo i dati ufficiali, gli omicidi sono passati dagli 845 del 2018 ai 1322 del 2022. Il leader repubblicano è stato molto abile a puntare il dito contro “gli stranieri” e le bande formate da immigrati, promettendo la mano dura in caso di vittoria.

La crisi economica, a picco i consensi per Boric
La verità è che l’economia non cresce più da un decennio e il sistema sanitario privato in crisi potrebbe trascinare nel baratro anche quello pubblico, per non parlare del fatto che dal 2019 tutti gli indici sociali ed economici sono peggiorati.

La portavoce del governo, l’ex leader studentesca e dirigente comunista Camila Vallejo, ha annunciato che nei prossimi giorni la maggioranza si concentrerà sull’approvazione della riforma delle pensioni. Ma secondo un sondaggio appena pubblicato, solo il 31% dei cileni approva l’operato del presidente Boric, mentre il 61% lo disapprova. Pagine Esteri

11188895* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo Il Cile boccia la Carta di destra, ma la crisi di Boric sembra irreversibile proviene da Pagine Esteri.



Articolo pubblicato sul quotidiano il manifesto sabato 16 dicembre. L’austriaco Walter Baier, presidente di Sinistra Europea, eletto un anno fa nel Congresso


Carissim* compagne e compagni, amiche e amici, ancora una volta siamo costretti a rivolgerci a voi facendo appello alla vostra generosa solidarietà per poter


La NASA ha rilasciato foto strepitose di Urano riprese dal James Webb! l Passione Astronomia

"Poiché Urano ruota su un fianco con un’inclinazione di circa 98 gradi, ha le stagioni più estreme del sistema solare. Per quasi un quarto di ogni anno uraniano, il Sole splende su un polo, facendo precipitare l’altra metà del pianeta in un oscuro inverno lungo 21 anni. Grazie all’impareggiabile risoluzione e sensibilità a infrarossi di Webb, gli astronomi ora vedono Urano e le sue caratteristiche uniche con una chiarezza incredibile. Questi dettagli, in particolare del vicino anello Zeta, saranno preziosi per pianificare eventuali future missioni su Urano."

passioneastronomia.it/la-nasa-…



Barbera: nuovi fondamentalismi minacciano la laicità dell’Occidente


Diceva Nicola Matteucci, faro della politologia e del pensiero giuridico liberale, che «il liberalismo è un metodo». Dice Augusto Barbera, neopresidente della Corte Costituzionale, che «la laicità è un metodo». Liberalismo e laicità sono, in effetti, facc

Diceva Nicola Matteucci, faro della politologia e del pensiero giuridico liberale, che «il liberalismo è un metodo». Dice Augusto Barbera, neopresidente della Corte Costituzionale, che «la laicità è un metodo». Liberalismo e laicità sono, in effetti, facce della stessa medaglia e il metodo che gli appartiene è il medesimo: porre al centro della scena pubblica e del sistema costituzionale non lo Stato, non un Dio, non la Verità, ma la persona con le sue inviolabili libertà e, riconoscendo nel pluralismo una ricchezza dovuta alla «convivenza di piu valori» piuttosto che una rinuncia o un’indebita concessione al relativismo, contribuire alla crescita della persona attraverso il sistematico confronto tra tesi diverse spinti da una naturale tendenza alla sintesi.

Non è un caso che il sottotitolo che Augusto Barbera ha voluto dare al suo saggio dedicato alla “Laicità” (ed. il Mulino) sia “Alle radici dell’Occidente”. Non è un caso perché Barbera ritiene, a ragione, che la laicità riassuma il complesso dei valori che caratterizzano il costituzionalismo liberaldemocratico occidentale. La storia delle dottrine politiche e il percorso di affermazione storica dei valori liberaldemocratici confermano l’intuizione di Barbera: la strada comune inizia nel Seicento con John Locke, prosegue con il pensiero illuminista e attraverso la rivoluzione inglese, quella francese e quella americana si conclude con la totale identificazione tra i due concetti, liberalismo e laicità, e con la conseguente secolarizzazione del potere politico.

Comunismo e nazionalsocialismo hanno di sovvertito l’ordine costituzionale liberaldemocratico ripristinando il potere della Verità sulla pratica del Dubbio. Ma, pur avendo marchiato a fuoco il Novecento, la loro esperienza storica si è conclusa con un fallimento.

Non per questo possiamo dormire sonni tranquilli. Non per questo possiamo ritenere che le conquiste della civiltà siano definitivamente al sicuro.

Augusto Barbera, infatti, ci mette in guardia. «La nostra epoca è segnata dal ritorno delle religioni dello spazio pubblico», scrive. E lo scrive dilatando il concetto di religione e applicandolo a tre dinamiche a dir poco attuali. La prima è il frutto della crisi di identità dell’Occidente minacciato dal fondamentalismo islamico, ovvero dalla spinta politica e militare di una religione, l’Islam, “per cui i diritti del cittadino sono tutelati esclusivamente in quanto credente”. Una religione in cui la legge dello Stato discende esclusivamente dalla parola di Dio e dei sui interpreti terreni. La minaccia rappresentata dall’Islam fondamentalista ha indotto e induce le società occidentali a rispondere non sul piano dei diritti individuali e della laicità della sfera pubblica, ma sul piano di un’identità religiosa contrapposta: il cristianesimo (sia chiaro, Barbera considera la radice giudaico cristiana alla base dell’identità europea e non condivide le resistenze “culturali” a tale riconoscimento nella travagliata storia del costituzionalismo europeo).

Diceva un grande storico delle religioni, Mircea Eliade, che l’alternativa alla religione non è il trionfo della dea ragione, ma la superstizione. Ed è a questa voce che Augusto Barbera sembra iscrivere alcuni fenomeni ideologici contemporanei che, oltre alla reazione all’Islam incombente, caratterizzano le società occidentali. Scrive Barbera: «La politicizzazione della “religione dei diritti umani” tende a riempire il vuoto della “teologia politica” quasi trasformando i diritti civili in ultimi “resti di trascendenza”… La massima espressione dei diritti civili sembra ormai una nuova verità di fede, un dogma indiscutibile». Un meccanismo perverso in virtù del quale «l’Occidente va sempre più sostituendo il fattore religioso, come tessuto aggregante e quindi “legittimante”, una nuova religione civile costruita sui diritti individuali, “inviolabili” e quindi “sacri”». Una evidente esasperazione della realtà che mette in discussione il principio di maggioranza sacralizzando, spesso, i diritti delle minoranze. L’ideologia gender, il fenomeno woke, la schwa e la cancel culture rapprendano, dunque, una nuova forma di fondamentalismo “religioso” che, non senza sorpresa, sta dilagando dalla “giovane” società americana alla vecchia Europa. Europa e Stati Uniti che, in reazione ai nuovi crismi del politicamente corretto, corrono il rischio di consegnarsi a vecchie forme di mitologia nazionale i cui effetti non sono poi diversi da certi fondamentalismi religiosi.

Terzo ed ultimo fenomeno che si contrappone al metodo liberale e a quello laico, lo scientismo. Ovvero la tendenza a sacralizzate i diritti e i desideri scaturiti dal progresso della scienza e della tecnica, mondi naturalmente ed unicamente tesi ad incrementare al massimo la propria potenza. La rivoluzione digitale pone problemi etici colossali, per governarla non occorre uno spirito fideistico ma quel sano scetticismo che per tre secoli ha animato il pensiero liberale al pari di quello laico. Perché, ed è questo il monito imperituro del bel saggio di Augusto Barbera, «vi può essere un metodo e un atteggiamento laico in chi è credente e vi può essere, viceversa, un atteggiamento non laico o da parte di chi, pur professandosi laico, pretende di imporre come assolute le proprie verità». È, appunto, un questione di metodo: «Seguire un metodo laico significa mantenere il pungolo del dubbio e non adagiarsi sulle chiusure dogmatiche che sono proprie non solo delle religioni vissute acriticamente, ma anche di talune ideologie».

Huffington Post

L'articolo Barbera: nuovi fondamentalismi minacciano la laicità dell’Occidente proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



UMBERTO TERRACINI RIVOLUZIONARIO COSTITUENTE è il titolo del convegno on line che martedì 19 dicembre, alle ore 18, Rifondazione Comunista dedica nel quarante


📌 Domani il MIM pubblicherà il bando per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici. Al #concorso potrà partecipare il personale docente ed educativo di ruolo con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni.

Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.



Laura Tussi*   Fabrizio De André ha sempre praticato consapevolmente l’esercizio del pensiero e la sua opera politica e musicale rappresenta una s


#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶 Scuola, iscrizioni per l'anno scolastico 2024/2025 dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024.


Una fabbrica di omicidi di massa: Il bombardamento calcolato di Gaza da parte di Israele (parte prima)


Gli attacchi aerei consentiti su obiettivi non militari e l'uso di un sistema di intelligenza artificiale hanno permesso all'esercito israeliano di condurre la sua guerra più letale contro Gaza, come rivela un'inchiesta di +972 e Local Call. L'articolo U

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

Di Yuval Abraham – In collaborazione con Local Call*

L’ampliamento dell’autorizzazione dell’esercito israeliano a bombardare obiettivi non militari, l’allentamento dei vincoli relativi alle vittime civili previste e l’uso di un sistema di intelligenza artificiale per generare un numero maggiore di potenziali obiettivi rispetto al passato, sembrano aver contribuito alla natura distruttiva delle fasi iniziali dell’attuale guerra di Israele contro la Striscia di Gaza, come rivela un’inchiesta di +972 Magazine e Local Call. Questi fattori, come descritto da attuali ed ex membri dell’intelligence israeliana, hanno probabilmente giocato un ruolo nel produrre quella che è stata una delle campagne militari più letali contro i palestinesi dalla Nakba del 1948.

L’indagine di +972 e Local Call si basa su conversazioni con sette attuali ed ex membri della comunità di intelligence israeliana – tra cui personale dell’intelligence militare e dell’aeronautica che ha partecipato alle operazioni israeliane nella Striscia assediata – oltre a testimonianze palestinesi, dati e documentazione provenienti dalla Striscia di Gaza e dichiarazioni ufficiali del portavoce dell’IDF e di altre istituzioni statali israeliane.

Rispetto ai precedenti assalti israeliani a Gaza, l’attuale guerra – che Israele ha chiamato “Operazione Spade di Ferro” e che è iniziata in seguito all’assalto guidato da Hamas al sud di Israele il 7 ottobre – ha visto l’esercito espandere in modo significativo il bombardamento di obiettivi che non sono distintamente di natura militare. Questi includono residenze private, edifici pubblici, infrastrutture e grattacieli, che secondo le fonti l’esercito definisce “obiettivi di potere” (“matarot otzem”).

Il bombardamento di “obiettivi di potere”, secondo fonti dell’intelligence che hanno avuto esperienze dirette di tali pratiche a Gaza in passato, ha come scopo principale quello di danneggiare la società civile palestinese: “creare uno shock” che, tra l’altro, si riverberi con forza e “porti i civili a fare pressione su Hamas”, come ha detto una fonte.

Diverse fonti, che hanno parlato con +972 e Local Call in condizione di anonimato, hanno confermato che l’esercito israeliano dispone di file sulla stragrande maggioranza dei potenziali obiettivi a Gaza – comprese le case – che stabiliscono il numero di civili che potrebbero essere uccisi in un attacco a un determinato obiettivo. Questo numero è calcolato e noto in anticipo alle unità di intelligence dell’esercito, che sanno approssimativamente anche, poco prima di effettuare un attacco, quanti civili saranno uccisi.

In un caso discusso dalle fonti, il comando militare israeliano ha consapevolmente approvato l’uccisione di centinaia di civili palestinesi nel tentativo di assassinare un singolo alto comandante militare di Hamas. “I numeri sono aumentati da decine di morti civili [permessi] come danno collaterale nell’ambito di un attacco a un alto dirigente in operazioni precedenti, a centinaia di morti civili come danno collaterale”, ha detto una fonte.

“Nulla accade per caso”, ha detto un’altra fonte. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza, è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema ucciderla – che era un prezzo da pagare per colpire [un altro] obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente quanti danni collaterali ci sono in ogni casa”.

11173026
Palestinians inspect the damage following an Israeli airstrike on the El-Remal aera in Gaza City on October 9, 2023. Israel continued to battle Hamas fighters on October 10 and massed tens of thousands of troops and heavy armour around the Gaza Strip after vowing a massive blow over the Palestinian militants’ surprise attack. Photo by Naaman Omar apaimages

Secondo l’indagine, un’altra ragione del gran numero di obiettivi e dei danni estesi alla vita civile a Gaza è l’uso diffuso di un sistema chiamato “Habsora” (“Il Vangelo”), che è in gran parte costruito sull’intelligenza artificiale ed è in grado di “generare” obiettivi quasi automaticamente a un ritmo che supera di gran lunga quello che era possibile in precedenza. Questo sistema di intelligenza artificiale, come descritto da un ex ufficiale dei servizi segreti, facilita essenzialmente una “fabbrica di omicidi di massa”.

Secondo le fonti, l’uso crescente di sistemi basati sull’intelligenza artificiale come Habsora consente all’esercito di effettuare attacchi su larga scala contro singole abitazioni in cui vive un singolo membro di Hamas, anche se si tratta di giovani operativi. Tuttavia, le testimonianze dei palestinesi a Gaza suggeriscono che dal 7 ottobre l’esercito ha attaccato anche molte residenze private in cui non risiedeva alcun membro noto o apparente di Hamas o di qualsiasi altro gruppo militare. Tali attacchi, hanno confermato le fonti a +972 e Local Call, possono uccidere deliberatamente intere famiglie.

Nella maggior parte dei casi, hanno aggiunto le fonti, l’attività militare non viene condotta da queste case prese di mira. “Ricordo di aver pensato che è come se [i militanti palestinesi] bombardassero tutte le residenze private delle nostre famiglie quando [i soldati israeliani] tornano a dormire a casa durante il fine settimana”, ha ricordato una fonte, che ha criticato questa pratica.

Un’altra fonte ha affermato che un alto funzionario dell’intelligence ha detto ai suoi ufficiali, dopo il 7 ottobre, che l’obiettivo era quello di “uccidere il maggior numero possibile di operativi di Hamas”, per cui i criteri relativi al danneggiamento dei civili palestinesi sono stati notevolmente allentati. Per questo motivo, ci sono “casi in cui bombardiamo sulla base di un’ampia localizzazione dell’obiettivo, uccidendo civili. Questo viene fatto spesso per risparmiare tempo, invece di fare un po’ più di lavoro per ottenere un’individuazione più accurata”, ha detto la fonte.

Il risultato di queste politiche è la sconcertante perdita di vite umane a Gaza dal 7 ottobre. Più di 300 famiglie hanno perso 10 o più familiari nei bombardamenti israeliani degli ultimi due mesi – un numero 15 volte superiore a quello di quella che è stata la guerra più letale di Israele contro Gaza, nel 2014. Al momento in cui scriviamo, sono circa 15.000 i palestinesi uccisi nella guerra, e non solo.

“Tutto questo sta avvenendo in contrasto con il protocollo utilizzato dall’IDF in passato”, ha spiegato una fonte. “C’è la sensazione che gli alti ufficiali dell’esercito siano consapevoli del loro fallimento il 7 ottobre e siano impegnati a capire come fornire all’opinione pubblica israeliana un’immagine [di vittoria] che salvi la loro reputazione”.

Una scusa per causare distruzione

Israele ha lanciato l’assalto a Gaza all’indomani dell’offensiva guidata da Hamas del 7 ottobre contro il sud di Israele. Durante quell’attacco, sotto una pioggia di razzi, i militanti palestinesi hanno massacrato più di 840 civili e ucciso 350 soldati e personale di sicurezza, hanno rapito circa 240 persone – civili e soldati – e hanno commesso diffuse violenze sessuali, tra cui stupri, secondo un rapporto dell’ONG Physicians for Human Rights Israel.

Fin dal primo momento dopo l’attacco del 7 ottobre, i responsabili delle decisioni in Israele hanno dichiarato apertamente che la risposta sarebbe stata di portata completamente diversa rispetto alle precedenti operazioni militari a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di sradicare totalmente Hamas. “L’enfasi è sul danno e non sulla precisione”, ha dichiarato il portavoce dell’IDF Daniel Hagari il 9 ottobre. L’esercito ha rapidamente tradotto queste dichiarazioni in azioni.

Secondo le fonti che hanno parlato con +972 e Local Call, gli obiettivi a Gaza che sono stati colpiti dagli aerei israeliani possono essere divisi approssimativamente in quattro categorie. La prima è quella degli “obiettivi tattici”, che comprende obiettivi militari standard come cellule militanti armate, magazzini di armi, lanciarazzi, lanciamissili anticarro, fosse di lancio, bombe di mortaio, quartieri generali militari, posti di osservazione e così via.

Il secondo è costituito dagli “obiettivi sotterranei”, principalmente i tunnel che Hamas ha scavato sotto i quartieri di Gaza, anche sotto le case dei civili. Gli attacchi aerei su questi obiettivi potrebbero portare al crollo delle case sopra o vicine ai tunnel.

Il terzo è quello degli “obiettivi di potere”, che comprende grattacieli e torri residenziali nel cuore delle città, ed edifici pubblici come università, banche e uffici governativi. L’idea che sta alla base del colpire questi obiettivi, affermano tre fonti dell’intelligence che sono state coinvolte nella pianificazione o nella conduzione di attacchi a “obiettivi di potere” in passato, è che un attacco deliberato alla società palestinese eserciti una “pressione civile” su Hamas.

L’ultima categoria è costituita dalle “case di famiglia” o “case degli operativi”. Lo scopo dichiarato di questi attacchi è quello di distruggere le abitazioni private per assassinare un singolo residente sospettato di essere un operativo di Hamas o della Jihad islamica. Tuttavia, nella guerra in corso, le testimonianze palestinesi affermano che alcune delle famiglie uccise non comprendevano alcun esponente di queste organizzazioni.

Nelle prime fasi dell’attuale guerra, l’esercito israeliano sembra aver prestato particolare attenzione alla terza e quarta categoria di obiettivi. Secondo le dichiarazioni rilasciate l’11 ottobre dal portavoce dell’IDF, nei primi cinque giorni di combattimenti, la metà degli obiettivi bombardati – 1.329 su un totale di 2.687 – erano considerati “obiettivi di potere”.

“Ci viene chiesto di cercare edifici alti con una parte di un piano che possa essere attribuito ad Hamas”, ha detto una fonte che ha partecipato alle precedenti offensive israeliane a Gaza. “A volte si tratta dell’ufficio del portavoce di un gruppo militare, o di un punto in cui si incontrano gli operativi. Ho capito che è una scusa che permette all’esercito di causare molta distruzione a Gaza. Questo è ciò che ci hanno detto”.

“Se dicessero al mondo intero che gli uffici [della Jihad islamica] al 10° piano non sono importanti come obiettivo, ma che la loro esistenza è una giustificazione per far crollare l’intero grattacielo con l’obiettivo di mettere sotto pressione le famiglie civili che vi abitano perché queste facciano a loro volta pressione sulle organizzazioni terroristiche, questo verrebbe visto come terrorismo. Quindi non lo dicono”, ha aggiunto la fonte.

11173028

Diverse fonti che hanno prestato servizio nelle unità di intelligence dell’IDF hanno affermato che, almeno fino all’attuale guerra, i protocolli dell’esercito consentivano di attaccare “obiettivi di potere” solo quando gli edifici erano vuoti di residenti al momento dell’attacco. Tuttavia, testimonianze e video da Gaza suggeriscono che dal 7 ottobre alcuni di questi obiettivi sono stati attaccati senza preavviso agli occupanti, uccidendo intere famiglie.

L’attacco su larga scala alle abitazioni può essere ricavato da dati pubblici e ufficiali. Secondo l’Ufficio governativo per i media di Gaza – che fornisce il bilancio delle vittime da quando il Ministero della Salute di Gaza ha smesso di farlo l’11 novembre a causa del collasso dei servizi sanitari nella Striscia – al momento del cessate il fuoco temporaneo, il 23 novembre, Israele aveva ucciso 14.800 palestinesi a Gaza; circa 6.000 di loro erano bambini e 4.000 donne, che insieme costituiscono più del 67% del totale. Le cifre fornite dal Ministero della Salute e dall’Ufficio governativo dei media – entrambi sotto l’egida del governo di Hamas – non si discostano significativamente dalle stime israeliane.

Il Ministero della Salute di Gaza, inoltre, non specifica quanti dei morti appartenevano alle ali militari di Hamas o della Jihad islamica. L’esercito israeliano stima di aver ucciso tra i 1.000 e i 3.000 militari palestinesi armati. Secondo i media israeliani, alcuni di loro sono sepolti sotto le macerie o all’interno del sistema di tunnel sotterranei di Hamas, e quindi non sono stati conteggiati nei dati ufficiali.

I dati delle Nazioni Unite relativi al periodo fino all’11 novembre, quando Israele aveva ucciso 11.078 palestinesi a Gaza, affermano che almeno 312 famiglie hanno perso 10 o più persone nell’attuale attacco israeliano; per avere un termine di paragone, durante l’operazione “Protective Edge” del 2014, 20 famiglie a Gaza hanno perso 10 o più persone. Almeno 189 famiglie hanno perso tra le sei e le nove persone, secondo i dati delle Nazioni Unite, mentre 549 famiglie hanno perso tra le due e le cinque persone. Non sono ancora stati forniti dati aggiornati sulle cifre delle vittime pubblicate dall’11 novembre.

I massicci attacchi contro “obiettivi di potere” e residenze private sono avvenuti nello stesso momento in cui l’esercito israeliano, il 13 ottobre, ha richiesto agli 1,1 milioni di residenti della Striscia di Gaza settentrionale – la maggior parte dei quali risiede a Gaza City – di lasciare le loro case e a trasferirsi nel sud della Striscia. A quella data, era già stato bombardato un numero record di “obiettivi di potere” e più di 1.000 palestinesi erano già stati uccisi, tra cui centinaia di bambini.

In totale, secondo le Nazioni Unite, 1,7 milioni di palestinesi, la grande maggioranza della popolazione della Striscia, sono stati sfollati a Gaza dal 7 ottobre. L’esercito ha affermato che la richiesta di evacuare il nord della Striscia era volta a proteggere le vite dei civili. I palestinesi, tuttavia, vedono questo sfollamento di massa come parte di una “nuova Nakba”, un tentativo di pulizia etnica di una parte o di tutto il territorio.

“Hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di farlo”.

Secondo l’esercito israeliano, nei primi cinque giorni di combattimenti sono state sganciate 6.000 bombe sulla Striscia, per un peso totale di circa 4.000 tonnellate. I media hanno riferito che l’esercito ha spazzato via interi quartieri; secondo il Centro Al Mezan per i diritti umani, con sede a Gaza, questi attacchi hanno portato alla “completa distruzione di quartieri residenziali, alla distruzione delle infrastrutture e all’uccisione di massa dei residenti”.

Come documentato da Al Mezan e da numerose immagini provenienti da Gaza, Israele ha bombardato l’Università islamica di Gaza, l’Ordine degli avvocati palestinesi, un edificio delle Nazioni Unite che ospita un programma educativo per studenti eccellenti, un edificio appartenente alla Società palestinese per le telecomunicazioni, il Ministero dell’Economia nazionale, il Ministero della Cultura, strade e decine di grattacieli e case, soprattutto nei quartieri settentrionali di Gaza.

Il quinto giorno di combattimenti, il portavoce dell’IDF ha distribuito ai giornalisti militari in Israele immagini satellitari “prima e dopo” di quartieri nel nord della Striscia, come Shuja’iyya e Al-Furqan (soprannome di una moschea della zona) a Gaza City, che mostravano decine di case ed edifici distrutti. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito 182 “obiettivi di potere” a Shuja’iyya e 312 “obiettivi di potere” a Al-Furqan.

Il capo di Stato Maggiore dell’aviazione israeliana, Omer Tishler, ha dichiarato ai giornalisti militari che tutti questi attacchi avevano un obiettivo militare legittimo, ma anche che interi quartieri sono stati attaccati “su larga scala e non in modo chirurgico”. Notando che la metà degli obiettivi militari fino all’11 ottobre erano “obiettivi di potere”, il portavoce dell’IDF ha detto che sono stati attaccati “quartieri che servono come covi di terrore per Hamas” e che sono stati causati danni a “quartieri generali operativi”, “beni operativi” e “beni utilizzati dalle organizzazioni terroristiche all’interno di edifici residenziali”. Il 12 ottobre, l’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso tre “alti membri di Hamas“, due dei quali facevano parte dell’ala politica del gruppo.

Eppure, nonostante il bombardamento israeliano senza freni, i danni alle infrastrutture militari di Hamas nel nord di Gaza durante i primi giorni di guerra sembrano essere stati minimi. In effetti, fonti dell’intelligence hanno dichiarato a +972 e Local Call che gli obiettivi militari che facevano parte di “obiettivi di potere” sono stati usati molte volte come foglia di fico per danneggiare la popolazione civile. “Hamas è ovunque a Gaza; non c’è edificio che non abbia qualcosa di Hamas al suo interno, quindi se si vuole trovare un modo per trasformare un grattacielo in un obiettivo, lo si potrà fare”, ha detto un ex funzionario dell’intelligence.

“Non colpiranno mai un grattacielo che non abbia qualcosa che possiamo definire come obiettivo militare”, ha detto un’altra fonte dell’intelligence, che ha effettuato precedenti attacchi contro “obiettivi di potere”. “Ci sarà sempre un piano nel grattacielo [associato ad Hamas]. Ma per la maggior parte, quando si tratta di “obiettivi di potere”, è chiaro che l’obiettivo non ha un valore militare che giustifichi un attacco che abbatta un intero edificio vuoto nel mezzo di una città, con l’aiuto di sei aerei e bombe del peso di diverse tonnellate”.

Infatti, secondo le fonti che hanno partecipato alla compilazione degli “obiettivi di potere” nelle guerre precedenti, anche se gli obiettivi di solito contengono qualche tipo di presunta associazione con Hamas o altri gruppi militari, colpirli funziona principalmente come “mezzo che consente di danneggiare la società civile”. Le fonti hanno capito, alcune esplicitamente e altre implicitamente, che i danni ai civili sono il vero scopo di questi attacchi.

Nel maggio 2021, ad esempio, Israele è stato pesantemente criticato per aver bombardato la Torre Al-Jalaa, che ospitava importanti media internazionali come Al Jazeera, AP e AFP. L’esercito ha affermato che l’edificio era un obiettivo militare di Hamas; fonti hanno dichiarato a +972 e Local Call che si trattava in realtà di un “obiettivo di potere”.

“La percezione è che Hamas subisca un duro colpo quando vengono abbattuti i grattacieli, perché questo crea una reazione pubblica nella Striscia di Gaza e spaventa la popolazione”, ha detto una delle fonti. “Volevano dare ai cittadini di Gaza la sensazione che Hamas non avesse il controllo della situazione. A volte hanno abbattuto edifici, a volte il servizio postale e gli edifici governativi”.

Sebbene sia senza precedenti che l’esercito israeliano attacchi più di 1.000 “obiettivi di potere” in cinque giorni, l’idea di causare devastazioni di massa alle aree civili per scopi strategici è stata formulata in precedenti operazioni militari a Gaza, affinate dalla cosiddetta “Dottrina Dahiya” durante la Seconda guerra del Libano del 2006.

Secondo la dottrina – sviluppata dall’ex Capo di Stato Maggiore dell’IDF Gadi Eizenkot, che ora è membro della Knesset e fa parte dell’attuale gabinetto di guerra – in una guerra contro gruppi di guerriglieri come Hamas o Hezbollah, Israele deve usare una forza sproporzionata e schiacciante, colpendo le infrastrutture civili e governative, al fine di stabilire una deterrenza e costringere la popolazione civile a fare pressione sui gruppi per porre fine ai loro attacchi. Il concetto di ““obiettivi di potere”” sembra essere nato da questa stessa logica.

La prima volta che l’esercito israeliano ha definito pubblicamente gli “obiettivi di potere” a Gaza è stato alla fine dell’operazione Protective Edge nel 2014. L’esercito ha bombardato quattro edifici durante gli ultimi quattro giorni di guerra: tre edifici residenziali a più piani a Gaza City e un grattacielo a Rafah. L’establishment della sicurezza ha spiegato all’epoca che gli attacchi avevano lo scopo di comunicare ai palestinesi di Gaza che “nulla è più immune” e di fare pressione su Hamas affinché accettasse un cessate il fuoco. “Le prove che abbiamo raccolto dimostrano che la massiccia distruzione [degli edifici] è stata effettuata deliberatamente e senza alcuna giustificazione militare”, ha dichiarato un rapporto di Amnesty alla fine del 2014.

11173030

In un’altra violenta escalation iniziata nel novembre 2018, l’esercito ha nuovamente attaccato “obiettivi di potere”. Questa volta Israele ha bombardato grattacieli, centri commerciali e l’edificio della stazione televisiva Al-Aqsa, affiliata a Hamas. “Attaccare “obiettivi di potere” produce un effetto molto significativo sull’altra parte”, ha dichiarato all’epoca un ufficiale dell’Aeronautica. “Lo abbiamo fatto senza uccidere nessuno e ci siamo assicurati che l’edificio e i suoi dintorni fossero stati evacuati”.

Operazioni precedenti hanno anche dimostrato come colpire questi obiettivi non sia solo per danneggiare il morale dei palestinesi, ma anche per sollevare il morale all’interno di Israele. Haaretz ha rivelato che durante l’operazione Guardian of the Walls, nel 2021, l’unità dei portavoce dell’IDF ha condotto una psy-op contro i cittadini israeliani per aumentare la consapevolezza delle operazioni dell’IDF a Gaza e dei danni causati ai palestinesi. I soldati, che hanno utilizzato falsi account sui social media per nascondere l’origine della campagna, hanno caricato su Twitter, Facebook, Instagram e TikTok immagini e filmati degli attacchi dell’esercito a Gaza per dimostrare al pubblico israeliano la prodezza dell’esercito.

Durante l’assalto del 2021, Israele ha colpito nove obiettivi definiti di potere, tutti grattacieli. “L’obiettivo era quello di far crollare i grattacieli per fare pressione su Hamas e anche perché l’opinione pubblica [israeliana] vedesse un’immagine di vittoria”, ha dichiarato una fonte della sicurezza a +972 e Local Call.

Tuttavia, ha continuato la fonte, “non ha funzionato. Come persona che ha seguito Hamas, ho sentito in prima persona quanto non si preoccupassero dei civili e degli edifici abbattuti. A volte l’esercito ha trovato qualcosa in un grattacielo che era legato ad Hamas, ma era anche possibile colpire quell’obiettivo specifico con armi più precise. Il risultato è che hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di abbattere un grattacielo”.

“Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi”.

L’attuale guerra non solo ha visto Israele attaccare un numero senza precedenti di “obiettivi di potere”, ma ha anche visto l’esercito abbandonare le politiche precedenti che miravano a evitare danni ai civili. Mentre in precedenza la procedura ufficiale dell’esercito prevedeva che fosse possibile attaccare gli “obiettivi di potere” solo dopo che tutti i civili fossero stati evacuati, le testimonianze dei residenti palestinesi a Gaza indicano che, dal 7 ottobre, Israele ha attaccato i grattacieli con i loro residenti ancora all’interno, o senza aver preso misure significative per evacuarli, causando molte morti tra i civili.

Questi attacchi molto spesso causano l’uccisione di intere famiglie, come già sperimentato in precedenti offensive; secondo un’indagine dell’AP condotta dopo la guerra del 2014, circa l’89% delle persone uccise nei bombardamenti aerei delle case familiari erano residenti disarmati, e la maggior parte di loro erano bambini e donne.

Tishler, il capo di stato maggiore dell’aeronautica, ha confermato un cambiamento di politica, dicendo ai giornalisti che la politica dell’esercito di ” bussare ai tetti” – in base alla quale si sparava un piccolo colpo iniziale sul tetto di un edificio per avvertire i residenti che stava per essere colpito – non è più in uso “dove c’è un nemico”. Il “Roof Knocking”, ha detto Tishler, è “un termine che riguarda le battaglie e non la guerra”.

Le fonti che hanno lavorato in precedenza sugli “obiettivi di potere” hanno detto che la strategia sfacciata dell’attuale guerra potrebbe essere uno sviluppo pericoloso, spiegando che l’attacco agli “obiettivi di potere” era originariamente inteso per “scioccare” Gaza, ma non necessariamente per uccidere un gran numero di civili. “Gli obiettivi sono stati pianificati con il presupposto che i grattacieli sarebbero stati evacuati dalle persone, quindi quando stavamo lavorando [alla compilazione degli obiettivi], non c’era alcuna preoccupazione riguardo al numero di civili che sarebbero stati danneggiati; il presupposto era che il numero sarebbe sempre stato zero”, ha detto una fonte con una profonda conoscenza della tattica.

“Questo significa che ci dovrebbe essere un’evacuazione totale [degli edifici presi di mira], che richiede dalle due alle tre ore, durante le quali i residenti vengono chiamati [per telefono ad evacuare], vengono lanciati missili di avvertimento e facciamo anche un controllo incrociato con i filmati dei droni per verificare che le persone stiano effettivamente lasciando i grattacieli”, ha aggiunto la fonte.

Tuttavia, le testimonianze da Gaza suggeriscono che alcuni grattacieli – che presumiamo fossero “obiettivi di potere” – sono stati abbattuti senza preavviso. +972 e Local Call hanno individuato almeno due casi durante la guerra in corso in cui interi grattacieli residenziali sono stati bombardati e sono crollati senza preavviso, e un caso in cui, secondo le prove, un grattacielo è crollato sui civili che si trovavano all’interno.

Il 10 ottobre, Israele ha bombardato il Babel Building a Gaza, secondo la testimonianza di Bilal Abu Hatzira, che quella notte ha estratto dei corpi dalle macerie. Nell’attacco all’edificio sono rimaste uccise dieci persone, tra cui tre giornalisti.

Il 25 ottobre, l’edificio residenziale di 12 piani Al-Taj, a Gaza City, è stato bombardato senza preavviso fino alle fondamenta, uccidendo le famiglie che vi abitavano. Circa 120 persone sono state sepolte sotto le rovine dei loro appartamenti, secondo le testimonianze dei residenti. Yousef Amar Sharaf, un residente di Al-Taj, ha scritto su X che 37 membri della sua famiglia che vivevano nell’edificio sono stati uccisi nell’attacco: “Il mio caro padre e la mia cara madre, la mia amata moglie, i miei figli e la maggior parte dei miei fratelli e le loro famiglie”. I residenti hanno dichiarato che sono state lanciate molte bombe, danneggiando e distruggendo anche gli appartamenti degli edifici vicini.

Sei giorni dopo, il 31 ottobre, l’edificio residenziale di otto piani Al-Mohandseen è stato bombardato senza preavviso. Secondo quanto riferito, il primo giorno sono stati recuperati dalle rovine tra i 30 e i 45 corpi. Un bambino è stato trovato vivo, senza i suoi genitori. Alcuni giornalisti hanno stimato che oltre 150 persone sono rimaste uccise nell’attacco, mentre molte sono rimaste sepolte sotto le macerie.

L’edificio si trovava nel campo profughi di Nuseirat, a sud di Wadi Gaza – nella presunta “zona sicura” verso cui Israele ha indirizzato i palestinesi fuggiti dalle loro case nel nord e nel centro di Gaza – e serviva quindi come rifugio temporaneo per gli sfollati, secondo le testimonianze.

Secondo un’indagine di Amnesty International, il 9 ottobre Israele ha bombardato almeno tre edifici a più piani e un mercato all’aperto in una strada affollata del campo profughi di Jabaliya, uccidendo almeno 69 persone. “I corpi erano bruciati… non volevo guardare, avevo paura di guardare il volto di Imad”, ha detto il padre di un bambino ucciso. “I corpi erano sparsi sul pavimento. Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi. Ho riconosciuto mio figlio solo dai pantaloni. Volevo seppellirlo immediatamente, così ho preso in braccio mio figlio e l’ho portato via”.

Secondo l’indagine di Amnesty, l’esercito ha dichiarato che l’attacco all’area del mercato aveva come obiettivo una moschea “dove erano presenti operativi di Hamas”. Tuttavia, secondo la stessa indagine, le immagini satellitari non mostrano alcuna moschea nelle vicinanze.

Il portavoce dell’IDF non ha risposto alle domande di +972 e Local Call su attacchi specifici, ma ha dichiarato più in generale che “l’IDF ha fornito avvertimenti prima degli attacchi in vari modi e, quando le circostanze lo hanno permesso, ha anche consegnato avvertimenti individuali attraverso telefonate a persone che si trovavano presso gli obiettivi o nelle vicinanze (ci sono state più di 25.000 conversazioni dal vivo durante la guerra, oltre a milioni di conversazioni registrate, messaggi di testo e volantini lanciati allo scopo di avvertire la popolazione). In generale, l’IDF lavora per ridurre il più possibile i danni ai civili nell’ambito degli attacchi, nonostante la sfida di combattere un’organizzazione terroristica che usa i cittadini di Gaza come scudi umani”. (fine prima parte, domani la seconda).

*Yuval Abraham è un giornalista e attivista basato a Gerusalemme.

972mag.com/mass-assassination-…

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo Una fabbrica di omicidi di massa: Il bombardamento calcolato di Gaza da parte di Israele (parte prima) proviene da Pagine Esteri.



In Cina e Asia – Gli e-book di China Files n°24


In Cina e Asia – Gli e-book di China Files n°24 Cina Asia 2024 - N7 - V3 - DIC23 - CHINA FILES
Come da tradizione, è ora disponibile il nuovo dossier dedicato all'Asia del 2024. Tra numerosi appuntamenti elettorali e sfide economiche, ecco quali sono i punti chiave che determineranno il futuro asiatico (e un po' anche il nostro)

L'articolo In Cina e Asia – Gli e-book di China Files n°24 proviene da China Files.



Cina, sono sempre meno i matrimoni


Cina, sono sempre meno i matrimoni matrimoni
Il Covid-19, l’invecchiamento della popolazione e il cambio di mentalità tra i giovani. Secondo gli esperti, sono questi i principali fattori che incidono sul continuo calo dei matrimoni in Cina.

L'articolo Cina, sono sempre meno i matrimoni proviene da China Files.



Threads starts the federation process. PeerTube releases their plans for new year. Discourse starts federating.
[share author='Laurens Hof' profile='https://fediversereport.com/author/laurenshof/' avatar='https://poliverso.org/photo/206608119366e42c304ffac007248590-5.jpeg?ts=1734620326' link='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/' posted='2023-12-17 18:03:06' guid='08552256-1ddf0fc771694f69-18d1fabf' message_id='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/']Last Week in Fediverse – ep 48

It’s been quite a week for news in the fediverse, with the news that Threads has started their process of incrementally adding federation to Threads taking most of the attention. But lots of other great stuff happened in the fediverse as well:

Threads


Threads has started their implementation process of federation and adding ActivityPub to Threads. The first careful step is that a few Threads profiles are now visible in the fediverse, and that posts made by them can be viewed from fediverse servers. For now only the accounts for the profiles of Threads head Adam Mosseri and 2 Threads engineers are visible. Replies to their post made by a fediverse account does not federate back yet. Mosseri says that the process of adding federation will be done gradually in steps, and that he expects that this process will take most of the year. In another post, Mosseri also notes that federation will likely be opt-in for Threads accounts. This is in contrast with most fediverse software, which federates with all other fediverse servers by default, and federation is opt-out (blocking).

PeerTube


Framasoft announced their plans for PeerTube for the next year, in an extensive blog. I also hosted a livestreamed AMA with Framasoft for the community to ask all their questions about PeerTube, and it turned out amazing, with lots of great information. The entire AMA can be rewatched here. I’ll do a larger writeup on all the PeerTube news next week, but for now already the highlights: PeerTube is doubling their dev team, creating a mobile app, and will work on better moderation tools, and a review and redesign of the user interface. Stay tuned!

In other news


Lemmy has released their latest big update, v0.19. In this blog post they go over all the changes they’ve made. Two major new features are improved post ranking and instance blocking for individual accounts. With the new feed sorting of scaled sort, the community size where the post is made gets taken into account. This allows for smaller communities to have better visibility, and should increase their reach. People can now block entire instances as well, which should provide a significant increase in the ability for people to curate their digital spaces.

Discourse has been working on joining the fediverse for a while, and their latest update shows how far along they are. A Discourse category can now follow any actor in the fediverse. Check out their video to show this in practice, with federation between both different Discourses as well as Mastodon. This is a major step in expanding the fediverse, and worth keeping your eyes on.

The links


  • FediForum, the online unconference about the fediverse, has opened registrations for the third edition, on March 19-20, 2024. More information and registration on the website.
  • Mozilla.social, the fediverse server by Mozilla, is slowly opening up the server, and have added the first group of people from the waitlist.
  • Mastodon is experimenting with a new recommendation algorithm for finding interesting accounts to follow. The experiment is only available on the mastodon.online server.
  • Event Federation is a project that aims to federate WordPress events with the rest of the fediverse, and make it interoperable with programs like Mobilizon and Gancio. They just showed a sneak peak on the interoperability between WordPress Events and Mobilizon.
  • Bonfire has released documentation on their framework, that further explains how it is both a social network as well as a toolkit for communities to (re)design their digital spaces.
  • IFTAS has announced a sandbox server intended for moderators to practice moderation in a safe environment.
  • Owncast has started their own monthly newsletter, the first edition is available here.


Other articles


I wrote other articles as well this week, check it out!

Newsmast and news curation in the fediverse


fediversereport.com/newsmast-a…

Bluesky – mid December update


fediversereport.com/bluesky-mi…

Study on the Twitter Migration


fediversereport.com/study-on-t…

Threads and Tumblr on fediverse connections


laurenshof.online/threads-and-…

Thats all for this week, thanks for reading! If you want to receive this update directly in your mailbox, subscribe below:

#fediverse

fediversereport.com/last-week-…

Carlo Gubitosa reshared this.



E/OS su Redmi Note 5 Pro


Stava in un cassetto con lineageos e i servizi Google , come backup. Poi mi è capitato di vedere sul canale YT di Marco Calamari (Cassandra) la recensione dei telefoni E/OS senza Google... Su LOS il Redmi Note 5 non era più supportato e il passaggio a E/OS è stato quasi obbligato. Sono riuscito anche a provare, per bene, i servizi Nextcloud di Murena.io e li ho attivati anche sul telefono di tutti i giorni e sto lentamente abbandonando quelli di Google.



FPF Publishes New Report: A Conversation on Privacy, Safety, and Security in Australia: Themes and Takeaways


On October 27, 2023, the Future of Privacy Forum (“FPF”), in partnership with the UNSW Allens Hub for Technology, Law and Innovation (“Allens Hub”), convened a multidisciplinary meeting of experts on technology, privacy, safety, and security in Sydney, NS

On October 27, 2023, the Future of Privacy Forum (“FPF”), in partnership with the UNSW Allens Hub for Technology, Law and Innovation (“Allens Hub”), convened a multidisciplinary meeting of experts on technology, privacy, safety, and security in Sydney, NSW, Australia to discuss benefits, challenges, and unanswered questions associated with the Australian eSafety Commissioner’s (“eSafety”) forthcoming industry standards for the regulation of certain online content. Today, FPF publishes a report summarizing broad themes and takeaways gleaned from this discussion, “A Conversation on Privacy, Safety, and Security in Australia: Themes and Takeaways.”

Read the Report

Australia’s Online Safety Act of 2021 (“Online Safety Act”) mandates the development of industry codes or standards to provide appropriate community safeguards with respect to certain online content, including child sexual exploitation material, pro-terror material, crime and violence material, and drug-related material. Through September 2023, the eSafety has registered six industry codes that cover: Social Media Services, App Distribution Services, Hosting Services, Internet Carriage Services, Equipment, and Internet Search Engine Services. In May 2023, however, the Commissioner rejected proposed codes for relevant electronic services (“RES”) and designated internet services (“DIS”) on account that they “do[] not provide appropriate community safeguards.” Under the Online Safety Act, the rejection of the RES and DIS codes by the Office of the eSafety Commissioner initiated a process in which the Commissioner drafted industry standards for these sectors. A draft of the industry standards was published on November 20, 2023, and is open for public comment until December 21, 2023.

For purposes of the FPF and meeting, participants were asked to assume the existence of industry standards that satisfies the Online Safety Act’s statutory requirements. As such, the goal was not to solicit arguments about any specific approach, but rather to provide an opportunity for experts to discuss underlying opportunities and challenges in regard to the creation of industry standards, particularly in regard to partially or entirely end-to-end encrypted services. While meeting participants were not in full agreement in regard to any specific point, there were many themes that came up multiple times within the conversation as well as areas of consensus on certain points, including:

  1. Participants agreed broadly on the goals of the e-Safety Act and the mission of the e-Safety Commissioner
  2. Several participants found deficits in the length and scope of the public consultation available throughout the process
  3. Participants identified several potential benefits of an industry code beyond its intended scope
  4. Participants broadly opposed any approach that would require otherwise encrypted messaging services to utilize content hashing and/or client-side scanning
  5. Many participants discussed the need for unique treatment for different types of content based on distinctions in context
  6. Participants flagged previous cases of mission drift in regard to certain legal authorities and warned of similar evolution
  7. Participants flagged an important role for greater education, both for individuals as well as enforcers
  8. Participants supported a broad public dialogue on effective responses and solutions
  9. Participants identified a large number of unanswered questions in regard to the creation, implementation, and enforcement of industry codes that left much uncertainty
  10. Australia has played a leadership role globally on issues related to Online Safety and is likely to continue to do so

fpf.org/blog/fpf-publishes-new…



Denuncia GDPR contro X (Twitter) per micro-targeting illegale per gli annunci di controllo della chat X ha permesso il microtargeting politico illegale utilizzato dalla Commissione europea Twitter Political Micro-Targeting


noyb.eu/it/gdpr-complaint-agai…

Maronno Winchester reshared this.


in reply to Informa Pirata

Non ne ho idea. Secondo Wikipedia quando è stato introdotto ero poco più che un pargolo, quindi non ho vissuto direttamente quel periodo e mi rifaccio a racconti e testimonianze terze. Si tratta in ogni caso di un precedente e la storia può benissimo ripetersi. Comunque, vedendo l'operato di Meta e l'andazzo generale che queste aziende hanno, me ne tengo volentieri ben alla larga.



Weekly Chronicles #58


Affaire RADIOSBORO, nuove rivelazioni e libertari anti-sistema.

Questo è il numero #58 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Nelle Cronache della settimana:

  • Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
  • Nuove rivelazioni: i governi ci spiano con le notifiche push

Nelle Lettere Libertarie:

  • Klaus Schwab odia i libertari

Rubrica OpSec & OSINT:

  • Così ti hackerano l’automobile

Iscriviti ora

11053539


Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO


Dopo Patrick Zaki, è Gino Cecchettin il beniamino del momento della sinistra “woke” italiana. La tragedia che l’ha colpito è stata usata come forza inerziale per spingere Gino verso la luce del palcoscenico pseudo-politico, con una consacrazione che si è tenuta al tempio di Che Tempo Che Fa, con un rito presieduto dal sacerdote Fabio Fazio.

Gino Cecchettin è però anche stato il protagonista di un particolare hashtag nato in questi giorni su X: #RADIOSBORO.

L’Affaire RADIOSBORO riguarda la diffusione di alcuni contenuti pubblicati negli scorsi anni proprio da Gino sulla piattaforma social. Il tenore dei contenuti è quello tipico del boomer senza filtri, con commenti spinti di vario tipo a diverse donne, post golardici e l’indecifrabile post in cui scrisse semplicemente “radiosboro”, da cui è nato anche l’omonimo hashtag.

Molti “fact checker” in questi giorni hanno sostenuto che l’account fosse falso, ma è evidente che così non è, dato anche il confronto incrociato fatto con altri account social in cui era presente il link allo stesso account X, oltre a diversi dati di localizzazione. Ma non è questo a interessarci.

A interessarci è la reazione scomposta da parte di un ampio gruppo di utenti che hanno condannato aspramente la diffusione sul social dei contenuti scritti da Gino stesso. Bisogna lasciarlo stare, dicono. In altre parole: Gino avrebbe bisogno di un po’ di privacy, che qualcuno definì proprio come il “right to be left alone”.

Le stesse persone però non esitano un momento a chiedere a gran voce, anche politicamente, il divieto di ogni anonimato sui social network. Bisogna prendersi la responsabilità di ciò che si scrive, dicono.

232194


Questo accade ogni volta che un account pseudoanonimo osi scrivere contenuti contrari alla loro ideologia e pensiero (unico).

Insomma, questi soggetti hanno un rapporto a dir poco contraddittorio con la privacy: la odiano quando serve a tutelare le idee di qualcuno che la pensa diversamente da loro, mentre la chiedono a gran voce per proteggere i loro beniamini.

Se è vero che ognuno dovrebbe essere identificato e responsabile di ciò che scrive, perché mai prendersela con #RADIOSBORO, quando non è stato fatto altro che diffondere post scritti dall’autore? Una contraddizione vivente: non comprendono e non sono in grado di comprendere; solo odiare.


Finisce qui la preview gratuita. Se vuoi, considera l’abbonamento mensile o annuale per supportare Privacy Chronicles.

Con l’abbonamento avrai:

  • accesso a tutte le Weekly Chronicles
  • accesso agli articoli di approfondimento e all’archivio degli articoli passati
  • uno sconto per l’acquisto dei prodotti anti-sorveglianza SLNT

Read more



📣 Oggi è stata inviata a tutte le scuole la nota con le indicazioni relative alle iscrizioni per l’anno scolastico 2024/2025.


Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies


Today, the Future of Privacy Forum (FPF) released its Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies for organizations to structure the collection, use, and onward transfer of body-related data. Organizations building immersive technologi

Today, the Future of Privacy Forum (FPF) released its Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies for organizations to structure the collection, use, and onward transfer of body-related data.

Organizations building immersive technologies like extended reality and virtual worlds often rely on large amounts of data about individuals’ bodies and behaviors. While body-related data allows for new, positive applications in health, education, entertainment, and more, it can also raise privacy and safety risks. FPF’s risk-based framework helps organizations seeking to develop safe, responsible immersive technologies, guiding them through the process of documenting how and why they handle body-related data, complying with applicable laws, evaluating their privacy and safety risks, and implementing best practices.

While the framework is most useful for organizations working on technologies with immersive elements, it is also useful for organizations that handle body-related data in other contexts.

Download the framework

fpf body related data risk framework graphic v2

Stage 1: Understanding How Organizations Handle Personal Data


Understanding your organization’s data practices is the first step toward identifying potential privacy risks, ensuring legal compliance, and implementing relevant best practices to improve privacy and safety. It can also allow organizations to better communicate about those practices. To this end, organizations should:

  1. Create data maps of their data practices, particularly in regard to body-related data types.
  2. Document the purpose of each data practice.
  3. Identify all relevant stakeholders impacted by data practices, including third-party recipients of personal data and data subjects.


fpf data categories graphic 1200x628 v1

Stage 2: Analyzing Relevant Legal Frameworks and Ensuring Compliance


Collecting, using, or transferring body-related data may implicate a number of current and emerging U.S. privacy laws. As such, organizations should:

  1. Understand the individual rights and business obligations that apply under existing comprehensive and sectoral privacy laws.
  2. Analyze how emerging legislation and regulations will impact body-based data practices.


Stage 3: Identifying and Assessing Risks to Individuals, Communities, and Society


Privacy harms may stem from particular types of data being used or handled in particular ways, or transferred to particular parties. In that regard, legal compliance may not be enough to mitigate risks, and organizations should:

1. Proactively identify and minimize the risks their data practices could pose to individuals, communities, and society. Factors that impact the risk of a data practice include:

IdentifiabilityUse for critical decisions
SensitivityPartners and third parties
Potential for inferencesData retention
Data accuracy and biasUser expectations and understanding


2. Assess how fair, ethical, and responsible the organization’s data practices are based on the identified risks.

Stage 4: Implementing Relevant Best Practices


There are a number of legal, technical, and policy safeguards that can help organizations maintain statutory and regulatory compliance, minimize privacy risks, and ensure that immersive technologies are used fairly, ethically, and responsibly. Organizations should:

1. Implement best practices intentionally—adopted with consideration of an organization’s data practices and associated risks; comprehensively—touching all parts of the data lifecycle and addressing all relevant risks; and collaboratively—developed in consultation with multidisciplinary teams within an organization including stakeholders from legal, product, engineering, privacy, and trust and safety. Such practices include:

Data minimizationLocal and on-device processing and storage
Purpose specification and limitationThird party management
Meaningful notice and consentData integrity
User controlsPrivacy-enhancing technologies (PETs)


2. Evaluate best practices in regard to one another, as part of a coherent strategy.

3. Assess best practices on an ongoing basis to ensure they remain effective.


fpf.org/blog/risk-framework-fo…

Manuel D'Orso reshared this.



Preprint, teorie del complotto e necessità di governance della piattaforma

Una delle principali tendenze durante la pandemia di COVID-19 è stata l’aumento del volume di ricerche pubblicate come preprint prima della revisione formale tra pari. Mareike Fenja Bauer e Maximilian Heimstädt esplorano un esempio di come una prestampa sia stata parte integrante della costruzione delle teorie del complotto e suggeriscono come una migliore governance della piattaforma potrebbe mitigare questi rischi.

@Giornalismo e disordine informativo

blogs.lse.ac.uk/impactofsocial…

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Franc Mac

Scusa @FronteAmpio potresti spiegarti meglio? MI sembra che le cose che hai detto siano o imprecise o false o allusive.

> la veritá sulla famosa "pandemia" probabilmente non la sapremo mai.


A cosa fai riferimento? Alla genesi precisa del virus? Oppure al fatto che il virus sia stato bioingegnerizzato in laboratorio? Perché dovresti sapere che allo stato attuale della conoscenza scientifica (analisi delle sequenze del DNA, tecniche di modifica del genome) quest'ultima ipotesi è stata già scartata da tempo

> Non é scientifica la chiusura delle due bolle (burionisti e anti-burionisti). Io credo che la Veritá stia a metá.


Se per "le due bolle" intendi le tifoserie social, la cosa ha senso. Se per due bolle intendi chi ha studiato (come Burioni) e chi non sa un cazzo, allora stai sbagliando perché non si tratta di due bolle, ma di persone che da una parte stanno facendo il loro lavoro sulla base degli studi svolti e dall'altra stanno facendo caciara o ciarlataneria truffaldina, senza sapere nulla di scienza.

> Troppi gli indizi che si é bluffato, per ragioni economiche e politiche da entrambe le parti.


A quali bluff stai facendo riferimento? Al fatto che i morti di Covid siano sovrastimati (è una cazzata: sono sicuramente sottostimati!) o al fatto che il confinamento non servisse (meno di quanto sia stato detto, ma secondo tutti i modelli è oggettivamente servito) o a qualche altra teoria?

> Poi le minacce. Chi ha ragione spiega la questione non minaccia, non ricatta. É un segno di debolezza di idee.


Quando si è in presenza di una pandemia (vuoi negarlo?) in cui muoiono persone (vuoi negarlo?), allora ogni organizzazione statuale deve prendere provvedimenti che prevedano anche pene e sanzioni contro chiunque dica il contrario o inviti a comportamenti dannosi o autolesionisti, lo faccia per interesse personale, semplice stupidità, tattica politica o narcisismo. Non sono minacce, ma precauzioni!

> A parte che tante Veritá sui presunti "vaccini", su quanto valevano sono poi uscite fuori.


A cosa ti riferisci? Perché di solito, chi fa queste allusioni non porta mai argomenti seri, cita fonti sputtanate o aggiunge altre allusioni, come uno che per coprire la propria cacca, ci fa sopra una cagata ancora più grande...


@CuccU @Giornalismo e disordine informativo

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Franc Mac

@FronteAmpio @CuccU

> Non mi va di andare oltre su una tematica controversa e dove si ragiona a tifoserie

E invece sarebbe fondamentale smettere di definire controversa una questione che dal punto di vista scientifico non ha nulla di controverso. Non c'è nulla di controverso nella gravità della pandemia, nella Sicurezza dei vaccini o nella loro efficacia. Non c'è nulla di controverso relativamente alla inutilità e pericolosità delle pseudo terapie promosse dalla maggior parte delle persone che parlano di quanto siano controversi aspetti che controversi non sono.

Anche perché così facendo, e mi sembra che l'esperimento sia perfettamente riuscito, si finisce per Occultare gli aspetti veramente controversi della gestione pandemica: le responsabilità di chi ha lasciato arrivare ha un punto così basso la sanità all'alba della pandemia, i ritardi e gli errori commessi durante le primissime fasi in cui era possibile diminuire i contatti tra le persone, le politiche isteriche sul confinamento, i coprifuoco inutili, l'indiscriminata liberalizzazione della circolazione per i vaccinati, la strumentalizzazione pericolosissima della certificazione verde avvenuta solo in Italia.
È questo che mi fa venire il sangue al cervello quando sento parlare di presunte questioni controverse, A proposito di questioni che sono controverse solo nella testa di alcune persone che non hanno minimamente idea dello stato dell'arte dal punto di vista medico e che si lasciano usare non soltanto Dai ciarlatani che spesso gli spillano soldi, ma anche da quei politici ben contenti di scegliersi una opposizione di sciroccati, al fine di equiparare ogni critica, anche quelle più serie, ai deliri complottisti verso i quali la maggior parte della popolazione ha giustamente iniziato a provare disprezzo e intolleranza




Five Big Questions (and Zero Predictions) for the U.S. State Privacy Landscape in 2024


Entering 2024, the United States now stands alone as the sole G20 nation without a comprehensive, national framework governing the collection and use of personal data. With bipartisan efforts to enact federal privacy legislation once again languishing in

Entering 2024, the United States now stands alone as the sole G20 nation without a comprehensive, national framework governing the collection and use of personal data. With bipartisan efforts to enact federal privacy legislation once again languishing in Congress, state-level activity on privacy dramatically accelerated in 2023. As the dust from this year settles, we find that the number of states with ‘comprehensive’ commercial privacy laws swelled from five to twelve (or, arguably, thirteen), a new family of health-specific privacy laws emerged in Democratic-led states while Republican-led states increasingly adopted controversial age verification and parental consent laws, and state lawmakers took the first steps towards comprehensively regulating the development and use of Artificial Intelligence technologies.

While stakeholders are eager to know whether and how these 2023 trends will carry over into next year’s state legislative cycle, it is too early to make predictions with any confidence. So instead, this post explores five big questions about the state privacy landscape that will shape how 2024 legislative developments will impact the protection of personal information in the United States.

1. Will Any State Buck the Consensus Framework for ‘Comprehensive’ Privacy Protections?


Following the adoption of the California Consumer Privacy Act (CCPA) in 2018, many stakeholders expressed concern that U.S. states were poised to enact a deluge of divergent and conflicting state privacy laws, confusing individuals and placing onerous burdens on businesses for compliance. To date, the worst case scenarios for this dreaded “patchwork” have largely not come to pass. Instead, lawmakers outside California have repeatedly rejected the convoluted and ever-shifting CCPA approach in preference of iterating around the edges of the more streamlined Washington Privacy Act-framework. Alternative approaches like the ULC model bill or frameworks rooted in the federal American Data Privacy and Protection Act proposal have failed to gain any serious traction. Will this trend hold, or is any state positioned to upend the bipartisan consensus on privacy legislation and adopt an alternative regulatory framework that creates novel individual rights, covered entity obligations, or enforcement provisions?

Despite the overarching trend of regulatory convergence there are still meaningful differences between the post-California comprehensive state privacy laws. Notable new wrinkles adopted in the 2023 legislative sessions include the Texas requirement that even small businesses obtain consent to sell sensitive personal data, Oregon creating a right-to-know the specific third parties who receive personal data from covered entities, and Delaware extending certain protections for adolescents up to the age of seventeen. However, for the most part, the new class of comprehensive commercial privacy laws adhere to the same overarching framework, definitions, and core concepts, enabling regulated entities to build out of one-size-fits-most compliance strategies.

Next year, states wishing to enact protections for personal data held by businesses will have a clear blueprint with a bipartisan track record of success for doing so. However, the emerging inter-state consensus for privacy protection is not without its critics. In particular, some privacy advocacy groups have argued that the current laws place too much of the onus for protecting privacy on individuals rather than the businesses and nonprofits that are engaged in the collection, processing, and transfer of user data and have supported various models that would take a different approach.

Based on the 2023 lawmaking sessions, two states stand out as potential candidates to buck the Washington Privacy Act-paradigm by virtue of having unique privacy proposals previously clear a chamber in their state legislature. First is the Kentucky Consumer Data Protection Act (SB 15) from Senator Westerfield which passed the State Senate by a 32-2 vote in 2023. This bill included a GDPR-style ‘lawful basis’ requirement for the collection of personal data. Second, in New York State, Senator Thomas (who is now running for Congress) shepherded the New York Privacy Act (S 365) through the State Senate. The proposal included numerous distinct privacy rights and protections, particularly with respect to first-party online advertising. Could 2024 be the year that one or both of these proposals cross the finish line?

2. What will California do on Artificial Intelligence?


Recent advancements and public attention to Artificial Intelligence (AI) systems, particularly those with generative capabilities, have placed AI high on the agenda for policymakers at all levels of government. To be sure, automated decision making and profiling technologies have been in use in various forms for many years and are regulated by existing legal regimes both within and outside the privacy context. Nevertheless, lawmakers appear keen to explore new governance models that will allow the U.S. to unlock the social and economic benefits promised by AI while minimizing risks to both individuals and communities. As has been the case with commercial privacy legislation, California once again appears poised to play an important role in establishing initial, generally applicable rules-of-the-road for business use of AI systems. However, this time there are two overlapping approaches that stakeholders must track.

Of the two efforts taking place in California, the first is with the California Privacy Protection Agency (“the Agency”). The CCPA charges the Agency with establishing rules “governing access and opt-out rights with respect to businesses’ use of automated decisionmaking technology” (ADMT). The Agency interprets this provision as an authorization to create standalone individual rights to opt-out of various automated processing technologies. Agency board member Alastair Mactaggart has gone so far as to call the Agency “probably the only realistic” AI regulator in the United States on the basis of this provision. To date, the Agency has proposed draft regulations that would create individual opt-out rights with respect to ADMT in six distinct circumstances that extend far beyond existing legal regimes. These include when ADMT is used to reach significant decisions about an individual, when ADMT is used to profile an employee or student, and when ADMT is used to profile an individual in a public place.

Second, California legislators have also taken an active interest in establishing broad protections and rights with respect to the use of AI systems. In 2023, Assemblymember Bauer-Kahan’s AB331 on automated decision tools made substantial legislative progress and appears likely to be reintroduced next year. The proposal is geared toward preventing algorithmic discrimination and imports a developer-deployer distinction from global frameworks for the allocation of risk management, rights, and transparency responsibilities. While the proposal was not enacted on its first attempt, AB331 has nevertheless already proven to be influential in shaping how policymakers in other states are considering AI systems.

Critically, these two emerging Californian approaches to regulating AI systems broadly overlap and are in tension on many key issues. For example, the CCPA’s draft regulations would include systems that so much as “facilitate” human decisions, while AB 331 is focused on systems that are the “controlling factor” for decisions. Separately, AB 331 is focused toward high-risk “consequential decisions,” while the CPPA is considering several applicability thresholds based on data collection and use in certain contexts that are unmoored from any objective standard of individual harm. The manner in which these diverging California processes advance, and questions about how they would operate in conjunction, is likely to play a major role in the emergence of standards for AI governance in the United States.

3. Will 2024 (Finally) be the Year of Privacy Enforcement Actions?


As the emerging state-driven approach to regulating individual privacy in the U.S. continues to mature, the contours of personal rights and business obligations will necessarily begin to be shaped not just by laws on the books, but also their interpretation, implementation and enforcement. While five ‘comprehensive’ state privacy laws will be in effect at the start of 2024, there remains a scarcity of regulator actions enforcing this new class of law. To date, the only known enforcement action that reached a financial penalty is the California Attorney General’s 2022 settlement with the French cosmetics retailer Sephora, which was based primarily on alleged failure to allow customers to opt-out of behavioral advertising. Following a quiet 2023, could 2024 be the year that the public first experiences widespread enforcement of their new privacy rights?

One structural reason for a lack of visible enforcement actions may be that Virginia, Colorado, Connecticut, and until recently, California all provide the ability for businesses to ‘cure’ many or all alleged violations of their privacy laws before a formal enforcement action can take place (this right to cure shall sunset in both Colorado and Connecticut in 2025). Therefore, initial enforcement activity in the first wave of state privacy laws may be happening largely out of the public eye, with businesses rapidly bringing their programs into compliance in response to notices of suspected noncompliance. Furthermore, while the CCPA’s right to cure has already sunset, the ability of its regulators to fully enforce the law has been thrown into doubt until next year due to missed rulemaking deadlines and a subsequent lawsuit from the California Chamber of Commerce.

Despite what may be perceived as initial slow going, there are several indicators of regulatory interest that may foreshadow forthcoming enforcement actions. For example, the Colorado Attorney General has announced the release of a series of enforcement letters focused on educating companies about their new obligations, particularly with respect to processing sensitive personal data. Furthermore, the California Attorney General’s Office and the California Privacy Protection Agency have launched separate inquiries with the Attorney General’s office seeking information about how businesses are applying the CCPA to employee data while the Agency is investigating the connected vehicle space. The fruits of these efforts may result in an upswing in public enforcement activity in 2024.

Separately, much of the Washington My Health, My Data Act (MHMD), the first major state privacy law to contain a broad private right of action since the adoption of the Illinois Biometric Information Privacy Act (BIPA) in 2008, will take effect in March 2024. MHMD is a far-reaching and novel commercial health data privacy framework that contains numerous ambiguous and inartfully drafted provisions which may generate both confusion and ripe grounds for litigation. In contrast to BIPA however, MHMD’s private right of action is tied to the state’s Consumer Protection Act, which lacks statutory damages and requires a showing of injury to ‘business or property’ to recover damages – a requirement that may temper the trial bar’s enthusiasm for lawsuits. The forthcoming litigation landscape around the MHMD and its perceived success or failure for advancing individual privacy protection may shape the state privacy enforcement landscape in 2023 and significantly influence whether private enforcement mechanisms are considered for inclusion in future privacy laws.

4. Which States will Tinker with their Existing Laws?


Despite the purported ‘comprehensiveness’ of the new state privacy laws, enacting a commercial privacy regime has been shown to often be just the start of a state’s legislative engagement on privacy matters. In 2023 alone, four of the initial five movers on state privacy took meaningful further steps on commercial privacy legislation. First, California lawmakers amended the CCPA to expand the definition of sensitive personal data and create protections for reproductive care information while also passing a first-of-its-kind law to establish a one-stop-shop mechanism to enable people to delete personal information held by data brokers. Second, before the Connecticut Data Privacy Act even took effect, its original sponsors successfully adopted amendments to dramatically expand its terms to include novel protections for health and child data. Third, Utah enacted new legislation creating far-reaching restrictions and age verification requirements for social media and adult content websites. Finally, Virginia came close to adopting a Governor-sponsored amendment to the landmark VCDPA which would have created verifiable parental consent requirements for the collection of personal information from children under age 18.

With a dozen comprehensive privacy laws now on the books that mostly share a similar framework, perhaps the question stakeholders should be asking is not ‘who is the next domino to fall’ but, ‘which existing law will be the first to be substantially revised?’

5. Is Any of this Constitutional Anyway?


Certain observers, particularly those more skeptical of government regulation, have long argued that wide reaching state privacy laws are Constitutionally suspect given the Dormant Commerce Clause and the First Amendment, particularly pursuant to Sorrell v IMS Health (2011) precedent. Such concerns and objections have been a long simmering feature of the conversation around the evolving state privacy landscape; however, they gained new life in September when an Obama-appointed federal judge enjoined California’s novel California Age Appropriate Design Code Act (AADC) from taking effect. What impact will this injunction and ongoing litigation involving the AADC have on the broader U.S. privacy landscape?

Adopted in 2022, the California Age-Appropriate Design Code Act was always an odd fit for the American legal context. The statute is directly rooted in a United Kingdom Code of Practice designed to implement aspects of the General Data Protection Regulation with respect to children. Certain non-privacy focused AADC business requirements – like conducting age estimation of users, limiting access to “potentially” harmful content, and granting the state Attorney General power to second guess whether organizations’ content moderation decisions conform with their posted policies – are in clear tension with longstanding U.S. precedent.

It was therefore expected when the trade association NetChoice initiated litigation against the AADC in December, 2022. However, in a surprise to many observers, the Court’s subsequent injunction systematically assessed and determined that essentially every affirmative obligation of the AADC is unlikely to survive commercial speech scrutiny, including privacy focused requirements for conducting data protection impact assessments (DPIAs), setting high default privacy settings, minimizing data collection and processing, and restrictions on so-called ‘dark patterns.’ Many of these provisions are common features (at least conceptually) of both comprehensive and sectoral U.S. commercial privacy laws. Should the full scope of District Court’s holding survive the state’s appeal intact, it will raise significant questions about the continued constitutional integrity of privacy laws across the country while providing a blueprint for subsequent legal challenges.

Conclusion


This commentary has noted several jurisdictions where impactful privacy legislation, regulation, enforcement, and litigation is a near certainty in the new year. However, the rate of state privacy activity has expanded each year since 2018, and observers should expect a new barrage of privacy proposals starting when state sessions formally start convening in January. There are many questions, but perhaps only one clear forecast: another turbulent and exciting year in the ongoing state-level efforts to advance and secure new privacy rights and protections for personal data is on the close horizon. Interested stakeholders can follow The Patchwork Dispatch for industry leading-updates and analysis tracking emerging trends and key developments throughout the year.


fpf.org/blog/five-big-question…



#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.


#Scuola, al via concorsi #PNRR per l’assunzione di oltre 30mila docenti. I bandi pubblicati questa mattina sul sito, prevedono la copertura di 9.641 posti nella Scuola primaria e dell’infanzia e di 20.


Intelligenza artificiale: spionaggio di massa?
punto-informatico.it/intellige…


Il Comandante Todaro e i cosplayer della Wehrmacht


Gli ambienti conservatori della penisola italiana apprezzano e promuovono le produzioni culturali che ritraggono la partecipazione alla seconda guerra mondiale in termini oleografici.
In molti casi i saggi, la memorialistica e soprattutto le opere cinematografiche ritraggono individui e gruppi presentati come esempi di virtù e di correttezza rinforzando l'idea di un primato etico che eviti di lasciare spazio al ricordo di una realtà poco presentabile. Nei film prodotti nella penisola italiana si privilegiano i salvatori di ebrei, i derelitti cui mancò la fortuna ma non il valore, gli ufficiali gentiluomini.
La figura di Salvatore Todaro rientra nell'ultima categoria; tenne testa anche a Karl Doenitz, notoriamente poco tenero con i Don Chisciotte del mare.
Nulla da spartire quindi con Einsatzgruppen, Sonderkommando, Nacht und Nebel.
Roba da farci un film di cui andare orgogliosi.
Solo che poi arrivano al cinema alcuni sostenitori dell'esecutivo.
Al momento in cui scriviamo, questo esecutivo è guidato da una madre non sposata, proposta come Primo Ministro da una formazione conservatrice. La coerenza che da sempre caratterizza la pratica politica peninsulare.
Insomma, in questo cinema di una cittadina qualsiasi, questi sostenitori dell'esecutivo si presentano indossando divise nazionalsocialiste.
Lo stato che occupa la penisola italiana presenta un tasso di laureati tra i più bassi del continente europeo. A fronte di un dato del genere non stupisce che scarseggino persino le competenze necessarie a interiorizzarne la propaganda.