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Flat Pack Toaster Heats Up the Right to Repair


A stainless steel metal toaster sits on a white table. Its cord is draped artfully around to the front and the leftmost toast holding apparatus is rotated out from the front of the device like a book pulled down and out from a bookshelf.

The toaster is a somewhat modest appliance that is often ignored until it stops working. Many cheap examples are not made to be easily repaired, but [Kasey Hou] designed a repairable flat pack toaster.

[Hou] originally planned to design a repairable toaster to help people more easily form an emotional attachment with the device, but found the process of disassembly for existing toasters to be so painful that she wanted to go a step further. By inviting the toaster owner into the process of assembling the appliance, [Hou] reasoned people would be less likely to throw it out as well as more confident to repair it since they’d already seen its inner workings.

Under the time constraints of the project, the final toaster has a simpler mechanism for ejecting toast than most commercial models, but still manages to get the job done. It even passed the UK Portable Appliance Test! I’m not sure if she’d read the IKEA Effect before running this project, but her results with user testing also proved that people were more comfortable working on the toaster after assembling it.

It turns out that Wikipedia couldn’t tell you who invented the toaster for a while, and if you have an expensive toaster, it might still be a pain to repair.


hackaday.com/2025/03/02/flat-p…



Dalla Eledra 3S a Intel: l’ingegnere italiano che portò l’Italia nella rivoluzione dei semiconduttori


Un’intervista esclusiva a Ettore Accenti. Pioniere dei pionieri della rivoluzione tecnologica in Italia. Ingegnere e imprenditore, ha segnato la storia dell’informatica italiana. Fondatore di Eledra 3S negli anni ’60, ha portato i microprocessori Intel in Italia negli anni ’70 e reso accessibili i computer Amstrad negli anni ’80, collaborando con aziende leader del settore.

Ho incontrato Ettore Accenti, ingegnere e fondatore di Amstrad Italia, in un grigio pomeriggio di febbraio. La nostra chiacchierata si è subito trasformata in un viaggio storico: un racconto che inizia a Milano, alla fine degli anni Sessanta, attraversa gli Ottanta e arriva ai giorni nostri, testimoniando in prima persona gli eventi che hanno forgiato la Silicon Valley.

La nascita dell’industria elettronica, lo sviluppo tecnologico e le storie di visionari che trasformarono la Valle di Santa Clara nel Sancta Sanctorum della tecnologia. Decisioni rivoluzionarie – come quella di Intel di abbandonare le memorie per concentrarsi sui microprocessori – vennero prese nelle stanze “segrete” dei colossi del settore, plasmando il futuro digitale. Scienziati, inventori e trilioni di dollari hanno catapultato il mondo nella rivoluzione informatica, partendo da una terra un tempo dominata da frutteti. In sole due ore di intervista, Accenti mi ha trasportato, con il pathos del suo racconto, in quegli ambienti, facendomi scoprire storie e persone che altrimenti sarebbero rimaste nell’ombra.

L’ingegnere Accenti incarna le qualità esemplari degli italiani: l’intraprendenza milanese, l’anarchia creativa napoletana, la tenacia dei meridionali e l’ingegno di una consorte siciliana. Questo mix spiega i suoi successi, nonostante un contesto spesso poco favorevole. Ma come ebbe inizio questa avventura? Scopriamolo insieme.

Nato a Milano in una famiglia di ingegneri, coltivò fin da piccolo una passione viscerale per la tecnologia, accompagnata dall’amore per la fotografia. Dopo il liceo, all’Istituto Zaccaria, si iscrisse al Politecnico di Milano. La scintilla definitiva si accese durante le scuole medie, quando, leggendo un libricino divulgativo, scoprì le onde hertziane e realizzò il suo primo ricevitore radio.

Negli anni in cui, all’Università di Berkeley, prendeva forma il movimento del Sessantotto – che in Italia culminò con l’autunno caldo – Accenti, a Milano, saldava transistor, replicando in piccolo la rivoluzione tecnologica d’oltreoceano. Collaborando con una rivista di elettronica, si immerse nello studio dei semiconduttori, i materiali alla base dei transistor che di lì a poco avrebbero sostituito le ingombranti valvole termoioniche. Fu così che ebbe inizio la sua missione: trasformare l’Italia da spettatrice a protagonista dell’era dei microchip.

Per colmare le lacune dell’editoria hobbistica, utilizzò le “replay card” – cartoline prestampate per richiedere dati tecnici alle aziende -. Grazie a questo sistema, ottenne manuali e componenti da aziende come Philips e SGS, realizzando progetti pionieristici. Ma il salto definitivo arrivò con Intel.
Ing. Ettore Accenti
Carlo: Ingegnere, come iniziò la collaborazione con Intel?

Accenti: Nell’agosto del 1969, leggendo la rivista Electronics, scoprii la neonata Intel, fondata da Robert Noyce e Gordon Moore a Mountain View. Da amministratore di Eledra 3S, inviai una lettera – scritta dalla mia segretaria, futura moglie e studentessa alla Bocconi – per propormi come loro rappresentante in Italia.

Carlo: Parliamo di Robert Noyce, co-inventore del circuito integrato, e di Gordon Moore, padre dell’omonima legge?

Accenti: Esatto. Dopo mesi di silenzio, mi chiamò Jean Paulsen di Intel Europa. Organizzammo un incontro a Milano e, nonostante le titubanze iniziali, ottenni un periodo di prova di tre mesi e la documentazione per due prodotti: la memoria i3101 e la Silicon-MOS da 256 bit.

Legge di Moore, Steve Jurvetson

Carlo: Ha conosciuto i giganti dell’informatica?

Accenti: Certo. Oltre agli affari, volevo scoprire le persone dietro i nomi, le cui storie sono leggendarie. Conosci la vicenda di Noyce e Moore?

Carlo: Racconti Ingegnere.

Accenti: William Shockley, premio Nobel per la Fisica nel 1956, lasciò i Bell Labs nel 1955 per fondare a Mountain View la Shockley Semiconductor. Tra i primi assunti vi furono Gordon Moore (chimico) e Robert Noyce (fisico), che nel 1957 abbandonarono l’azienda insieme ad altri sei colleghi, gruppo noto come gli “8 traditori”, per fondare la Fairchild Semiconductor. Nel 1968, Noyce e Moore lasciarono anche Fairchild per creare Intel. Altri ex Fairchild, come Jerry Sanders, fondarono AMD nel 1969, mentre National Semiconductor, esistente dal 1959, reclutò talenti proprio da Fairchild.
Per gentile concessione dell’Ing. Ettore Accenti
Carlo: Avviata la collaborazione, è mai volato in America, alla sede di Intel?

Accenti: Sì, già nel primo anno andai in California per incontrare i fondatori di Intel. Partecipai anche a incontri in Italia con dirigenti della stessa azienda, ma l’esperienza più significativa fu quella a Mountain View.

Carlo: Chi incontrò alla Intel?

Accenti: Oltre a Noyce e Moore, incontrai Bob Graham, il marketing manager. In Italia, negli uffici della mia azienda, ricevetti visite da Mike Markkula, Ted Hoff e Stan Mazor.

Carlo: Markkula è una figura chiave. Quale ruolo ricopriva?

Accenti: Markkula era sales manager di Intel, ma la svolta arrivò nel 1976, quando investì 250.000 dollari in Apple, salvando Jobs e Wozniak dal fallimento. Senza di lui, Apple come la conosciamo oggi forse non esisterebbe.

Carlo: All’inizio Intel produceva memorie, non processori. Si imbatté in problemi tecnici?

Accenti: Esatto. All’epoca il Dr. Faggin non era ancora arrivato in Intel. Come per ogni innovazione, non mancarono intoppi. Hai mai sentito parlare del “Soft Error”? Alcune aziende, come Honeywell, sostituivano le vecchie memorie magnetiche con i nostri chip, più compatti ed efficienti. Seguivo personalmente i test fino alla consegna al cliente, ma Honeywell iniziò a restituire le i1103, giudicate difettose. Sostituivo i chip e li inviavo per analisi, mentre Intel li dichiarava funzionanti. Dopo sei mesi, scoprimmo che il problema era causato dai raggi cosmici, particelle che, attraversando l’atmosfera, alteravano la carica elettrostatica dei chip, trasformando un bit da 1 a 0. La soluzione fu schermare i chip dalle radiazioni.

Carlo: Raggi cosmici? Incredibile. E in Italia, come reagì il mercato?

Accenti: Distribuivo memorie Intel a clienti come Olivetti, Siemens e Selenia. Il mercato italiano era strategico per loro: i dirigenti Intel venivano spesso qui. Ricordo un episodio esilarante.

Carlo: Lo Racconti!

Accenti: Nel 1970, accompagnai Gordon Moore, Ed Gelbach e Tom Lawrence alla Olivetti di Ivrea. Ero alla guida della mia Alfa Giulietta a 160 km/h sull’autostrada Milano-Torino, quando udii dal sedile posteriore gridare: “Ettore!!! Se non rallenti ti togliamo la rappresentanza! In questa auto stai trasportando metà del quartier generale Intel!
Per gentile concessione dell’Ing. Ettore Accenti
Carlo: Intel, da pioniera, ha sempre avuto successo?

Accenti: Negli anni ’70, con il mercato delle memorie saturo e la concorrenza in crescita, Intel cercò nuovi sbocchi puntando sul settore degli orologi al quarzo. Acquistò la “Microma”, un’azienda specializzata in orologi elettronici a cristalli liquidi. Robert Noyce mi mostrò il suo primo orologio al quarzo, con una precisione di pochi secondi all’anno e un design futuristico, ma a 200 dollari si rivelò un cattivo affare. Io, con Eledra 3S, ne acquistai un lotto ma il progetto fallì.

Carlo: E con Apple? Collaborò con Steve Jobs?

Accenti: Nel 1979 incontrai Mike Markkula, ex Intel e investitore di Apple,allora CEO dell’azienda della “mela morsicata”. Avviammo una partnership per l’Apple II in Italia evitando conflitti con Iret, l’altro distributore italiano. L’Apple II decollò, mentre l’Apple III, causa circuiti difettosi e problemi di surriscaldamento non ebbe il successo meritato. Nel 1983, con Jobs emarginato e le attività sospese, intentammo una causa che si concluse con un accordo vantaggioso. Deluso, riorientai le attività verso nuove collaborazioni, trasformando la sede Apple di Milano in una divisione “Computer Professionali” e, nel 1984, raddoppiammo il fatturato.

Carlo: Qual è stato il giro d’affari di Eledra 3S?

Accenti: Nel 1984 il Gruppo Eledra raggiunse un fatturati di svariati miliardi di lire.

Carlo: Incredibile! Ma tornando a Intel, non abbiamo ancora menzionato i suoi prodotti di punta: i microprocessori.

Accenti: Durante la mia visita nel 1970 allo stabilimento Intel di Mountain View, dopo aver sottoscritto un patto di riservatezza, il Dr. Moore e il Dr. Noyce mi mostrarono un prototipo rivoluzionario: una ROM cancellabile con raggi UV. Il Dr. Dov Frohman, il suo inventore, me ne illustrò il funzionamento.

Carlo: Quindi assistette alla nascita delle EPROM?

Accenti: Sì. Quel prototipo divenne l’EPROM i1702 da 256 bit. All’epoca, Faggin era appena arrivato in Intel dalla Fairchild, e il microprocessore non era ancora stato realizzato. Il mercato restava quello delle memorie.

Carlo: Ma quando nacque il primo microprocessore Intel?

Accenti: Nel 1971, con l’Intel 4004, creato da Faggin, Hoff e Mazor. Inizialmente fu sottovalutato: i volumi di vendita erano irrisori rispetto alle memorie. Addirittura, Intel lo offriva come bonus per incentivare gli ordini di chip! La svolta arrivò nel 1986, quando Andy Grove, presidente di Intel, in vacanza in Austria, decise di abbandonare la produzione di memorie per concentrarsi esclusivamente sulla produzione di microprocessori.
Per gentile concessione dell’ing. Ettore Accenti
Carlo: Quindi fu sufficiente questo passaggio per far diventare Intel un colosso?

Accenti: Non solo. Il Crush Program, ideato dal capo marketing Bill Davidow, fu decisivo. Negli anni ’80, Intel era in crisi: Motorola dominava con il suo 68000 e Zilog, fondata da Faggin dopo aver lasciato Intel, con lo Z80. I clienti preferivano le loro CPU a 16 bit rispetto alle nostre a 8 bit (8008, 8080, 8085). Nove su dieci sceglievano i rivali.

Carlo: E come reagì Intel?

Accenti: Con il Crush Program: un piano segreto per annientare la concorrenza. Mobilitammo tutti, dai distributori come Eledra 3S fino ai vertici, come Grove. Per clienti strategici, quali Olivetti, organizzammo squadre pronte a intervenire in 24 ore. L’obiettivo era presentarci come partner di sistema, non solo fornitori. Rivelammo una roadmap con la serie x86 (286, 386, 486… Pentium), software retro compatibili, ma ancora su carta. Un azzardo geniale: promettemmo compatibilità futura per ridurre i costi di sviluppo.

Carlo: Ma come riuscì Intel a convincere i suoi clienti con prodotti inesistenti?

Accenti: Con la fiducia. Intel aveva già creato board prototipali e sistemi di sviluppo. Svelammo i piani x86 sotto accordi di riservatezza. I tecnici dovettero realizzare ciò che il marketing aveva promesso. E ci riuscirono: in un anno conquistammo 2.000 clienti, il doppio del previsto. Olivetti adottò l’8086, mentre Motorola e Zilog furono colte alla sprovvista. Quella visione trasformò Intel nel gigante di oggi.

Carlo: Passiamo a un altro successo: la nascita di Amstrad Italia. Quali sfide affrontò in quel periodo?

Accenti: Nel 1987, noi distributori navigavamo a vista. L’aumento della concorrenza giapponese e la decisione dei produttori di aprire filiali dirette nei principali Paesi ci resero la vita difficile. In Italia, la svalutazione della lira, il finanziamento del credito clienti e un tasso di cambio del dollaro sfavorevole ci costringevano a grandi sacrifici. Olivetti, nel 1983 manifestò interesse per la mia azienda, quindi valutai una joint venture. L’accordo si concretizzò solo nel luglio 1986, anno di crisi globale: Olivetti, grazie ad un aumento di capitale, entrò in Eledra come partner con il 49%, ma fraintese il nostro modello di business. Eravamo un distributore di servizi, non un trader. I prezzi erano fissati dai contratti con i produttori, e il nostro guadagno derivava da accrediti fissi, non dalla speculazione.

Carlo: Cosa portò al collasso della joint venture?

Accenti: Continuarono i conflitti: mi accusarono di non saper “acquistare”, confondendo i contratti di accredito con la compravendita. Olivetti pretese liquidazioni insensate e bloccò persino un’offerta di salvataggio da un grande distributore internazionale, chiedendomi le dimissioni.

Carlo: Ma come la fenice è rinato dalle ceneri della sua azienda!

Accenti: Rifiutai una proposta tedesca e scelsi Alan Sugar per lanciare Amstrad in Italia. Fu un’avventura intensa di tre anni, seguita da altri tre come vicepresidente di Memorex-Telex.

Carlo: In quanto tempo organizzò Amstrad Italia e quali risultati raggiunse?

Accenti: Dopo aver lasciato Eledra, creai Amstrad Italia da zero in solo tre mesi. In tre anni raggiungemmo un fatturato di centinaia di miliardi di lire, dimostrando che l’innovazione poteva vincere anche in un mercato turbolento.

Carlo: Siamo giunti alla conclusione dell’intervista. La ringrazio per il tempo che ci ha dedicato. Vorrei porle un’ultima domanda: avendo conosciuto, collaborato, e stretto amicizia con figure storiche dell’informatica come Gordon Moore, Robert Noyce, Mike Markkula, Steve Jobs e Steve Wozniak, potrebbe condividere con noi un tratto distintivo della loro personalità?

Accenti: Steve Jobs era un visionario e un genio del marketing, capace di anticipare i desideri delle persone. Tuttavia, poteva risultare divisivo nella leadership e necessitava del supporto tecnico di Steve Wozniak, il vero genio dietro i primi computer Apple. Robert Noyce, invece, era sobrio e accessibile, combinando un rigoroso approccio scientifico con una rara umanità. Mike Markkula riconobbe subito il potenziale dell’Apple II e contribuì significativamente alla crescita di Apple, investendo personalmente e fornendo una guida strategica all’azienda.

Carlo: E per restare in tema, ha conosciuto anche Jack Tramiel, vero?

Accenti: Sì. La mia azienda fu tra i principali distributori del Commodore 64. In quegli anni, fatturammo diversi miliardi di lire grazie a quel modello. Tramiel mi invitò, insieme alla mia famiglia, a Los Angeles per una cena di lavoro, accompagnato dal suo direttore commerciale.

Carlo: Ingegnere, non posso che ringraziarla a nome mio e del pubblico che leggerà questa intervista, tanto piacevole quanto ricca di spunti.

Oggi, l’ingegnere Ettore Accenti, oltre a vantare un glorioso passato, è attivo come consulente per piccole e medie imprese, collabora con diverse Università e scrive articoli e libri, disponibili per l’acquisto sulle principali piattaforme online

L'articolo Dalla Eledra 3S a Intel: l’ingegnere italiano che portò l’Italia nella rivoluzione dei semiconduttori proviene da il blog della sicurezza informatica.



Making The Alarmo Customizable, By Any Means Necessary


A picture of the Alarmo running a tweaked firmware, showing a theme with (Debug) added to its name, obviously a firmware modification

Last year, Nintendo has released the Alarmo, a bedside-style alarm clock with a colourful display. Do you own one? You deserve full control over your device, of course. [KernelEquinox] has been reverse-engineering an Alarmo ever since getting one, and there’s no shortage of cool stuff you’ll be able to do with an Alarmo thanks to this work.

Now, just how can you improve upon the Alarmo? Looking through the Alarmo dev community site and threads on the subreddit, there are plenty of ideas, from themes to a ton of possible behaviour tweaks! In particular, Nintendo has already changed Alarmo’s behaviour in a way that is jarring to some users – a third-party development community will help us all make sure our Alarmos work exactly like we expect them to. Want to replace the sound files, tie your Alarmo into your smart home setup, write your apps, tweak the UI or default behaviour, fix a bug that irks you real bad, or access a debug menu? Or, ensure that Alarmo doesn’t contribute to light pollution in your room? All appears to be doable.

Like the Alarmo, but don’t own one yet? They’re limited-release for now, but it will be more widely available this March; we thank [KernelEquinox] for the work in making Alarmo hacker-friendly. If you’ve forgotten, this project started off thanks to the efforts of [Gary] last year. We covered it back then — cat pictures included!


hackaday.com/2025/03/02/making…



Hackaday Links: March 2, 2025


Hackaday Links Column Banner

It’s been quite a week for asteroid 2024 YR4, which looked like it was going to live up to its “city killer” moniker only to be demoted to a fraction of a percent risk of hitting us when it swings by our neighborhood in 2032. After being discovered at the end of 2024, the 55-meter space rock first popped up on the (figurative) radar a few weeks back as a potential risk to our home planet, with estimates of a direct strike steadily increasing as more data was gathered by professional and amateur astronomers alike. The James Webb Space Telescope even got in on the action, with four precious hours of “director’s discretionary” observation time dedicated to characterizing the size and shape of the asteroid before it gets too far from Earth. The result of all this stargazing is that 2024 YR4 is now at a Level 1 on the Torino Scale of NEO collision risk, with a likely downgrade to 0 by the time the asteroid next swings through again in 2028. So, if like us you were into the whole “Fiery Space Rock 2032” thing, you’ll just have to find something else to look forward to.

On the other hand, if you’re going to go out in a fiery cataclysm, going out as a trillionaire wouldn’t be a bad way to go. One lucky Citibank customer could have done that if only an asteroid had hit during the several hours it took to correct an $81 trillion credit to their account back in April, a mistake that only seems to be coming to light now. You’d think a mistake 80% the size of the global economy would have caused an overflow error somewhere along the way, or that somebody would see all those digits and think something was hinky, but apparently not since it was only the third person assigned to review the transaction that caught it. The transaction, which falls into the “near-miss” category, was reversed before any countries were purchased or fleets of space yachts were commissioned, which seems a pity but also points out the alarming fact that this happens often enough that banks have a “near-miss” category — kind of like a Broken Arrow.

We all know that near-Earth space is getting crowded, with everyone and his brother launching satellite megaconstellations to monetize our collective dopamine addiction. But it looks like things are even starting to get crowded around the Moon, at least judging by this lunar photobomb. The images were captured by the Lunar Reconnaisance Orbiter, which has been orbiting the Moon and studying the landscape for the last 16 years but stretched its capabilities a bit to capture images of the South Korean Danuri. The two probes are in parallel orbits but opposite directions and about 8 kilometers apart at the time, meaning the relative velocity between the two was an unreasonably fast 11,500 km/h. The result is a blurred streak against the lunar surface, which isn’t all that much to look at but is still quite an accomplishment. It’s not the first time these two probes have played peek-a-boo with each other; back in 2023, Danuri took a similar picture when LRO was 18 kilometers below it.

We don’t do much air travel, but here’s a tip: if you want to endear yourself to fellow travelers, it might be best to avoid setting up a phone hotspot named “I Have a Bomb.” That happened last week on American Airlines flight 2863 from Austin, Texas to Charlotte, North Carolina, with predictably results. The prank was noticed while the flight was boarding, causing law enforcement officers to board the plane and ask the prankster to own up to it. Nobody volunteered, so everyone had to deplane and go back through screening, resulting in a four-hour delay and everyone missing their connections. We’re all for fun SSIDs, mind you, but there’s a time and a place for everything.

And finally, we wanted to share this fantastic piece from Brian Potter over at Construction Physics on “Why it’s so hard to build a jet engine.” The answer might seem obvious — because it’s a jet engine, duh — but the article is a fascinating look at the entire history of jet propulsion, from their near-simultaneous invention by the principal belligerents at the end of World War II right through to their modern incarnations. The article is an exploration into the engineering of complex systems, and shows how non-obvious the problems were that needed to be solved to make jet engines practical. It’s also a lesson in the difficulties of turning a military solution into a practical commercial product. Enjoy!


hackaday.com/2025/03/02/hackad…



On Sensory Weaver Building


What is a sensory weaver? [Curiosiate] tells us: “A device which takes sensory data feeds in and converts it in various ways on the body as information streams as though a native sensory input.” As an example, they’ve built one.

This one, called “MK2 Lockpick” is a wrist-mounted array of linear actuators, with a lengthy design/build log to peek into. We don’t get PCB files (blame EasyEDA’s sharing), but we do at least get a schematic and more than enough pictures for anyone interested to reproduce the concept – the levels of bespoke-ness here warrant a new PCB for any newcomers to sensory weaver building, anyway. We also get a story of a proof-of-concept thermal input sensory weaver. The team even includes a lessons learned da, and plenty of inspiration throughout the posts on the blog.

This kind of tech is getting more and more popular, and we are sure there will be more to come — especially as we keep getting cool new gadgets like linear actuators in form of replacement parts. For instance, the actuators in this sensory weaver are harvested from Samsung S23 smartphones, and you could probably find suitable ones as iPhone replacement parts, too. Looking to start out in this area but want a quick build? Look no further than the venerable compass belt.


hackaday.com/2025/03/02/on-sen…



"Speaker Camera Usa, Zelensky dovrebbe dimettersi" ma guarda come sono volatili le opinioni... io pensavo invece che trump dovrebbe scusarsi e dimettersi...


chissà se la meloni sa cosa significa "esiziale"... avrà cercato una parola per lei "strana" per impressionare? di certo i suoi elettori non la conoscono e pensano adesso che la meloni sia una persona colta e di cultura.
in reply to simona

in italia abbiamo avuto il fascismo. come si faccia a essere nostalgici non riesco a capirlo. per certi versi dovremmo temere più il fascismo del comunismo. sbagliando, visto che i paesi ex urss stanno ancora cercando a fatica di allontanarsi dalla russia, ma sembrano si un tappeto mobile con la russia che continua a risucchiarli. è evidente che entrambe le opzioni sono da evitare come la peste.
in reply to simona

smetterò di sostenere che un comunista non è necessariamente filorusso, visto l'amore dei comunisti italiani per putin. i "comunisti italiani" in realtà sono solo anti-americani e anti-ucraini ma non hanno alcun a ideologia.


l'idea di dover sentire putin sostenere che finalmente l'amministrazione usa sostiene attivamente la pace mi prostra pesantemente...


c'è chi sostiene che gli usa sono sempre stati quelli di trump e che mascheravano un po' meglio la loro idea criminale del mondo come supermercato da rapinare con la forza. magari è anche così, però sono convinta che gli ucraini preferissero comunque la politica di prima e abbiano notato una minima spiacevole differenza. un po' tipo sentirsi traditi? già tra usa ed europa abbiamo rifilato loro gli avanzi, ma qua adesso neppure quelli...


il papa dice che la guerra è assurda. si è assurdo che un paese europeo possa invaderne un altro perché non si prostra e non accetta di essere vassallo... io continuo a essere perplessa per tutte le scelte di parole dove pare che ci sia un confronto o una sfida. è solo un paese che ha aggredito un altro e quello che cerca di difendersi. cosa impedisce di capire questa semplice cosa? non vogliamo essere vassalli degli usa, non riusciamo a capire che farlo significa far diventare l'europa più forte, ma poi ci sta bene essere vassalli della russia?


Rientro da Malaga!


Oggi sono rientrato da Malaga.

Malaga è Spagna, è Europa, e io amo l'Europa: unita, comune a tutti noi e - mi auguro - da ora in poi più forte.

Anche l'Italia è Europa, ma da qualsiasi Paese io provenga, ogni volta che ci ritorno, che ritorno a casa, ho un'impressione pessima del nostro Paese, che dura qualche ora, a volte un giorno o 2, perché ho ancora gli occhi dell'esploratore. Quelli del cittadino che vive qui ci mettono un po', a tornare.

Con quegli occhi vedo un Paese decadente, triste, che cade letteralmente in pezzi, mentre il resto dell'Europa va avanti.

E' vero, in alcuni Paesi europei sto meglio che in Italia, per i miei problemi di salute, ma non è solo questo. Parlo della qualità delle strade, dei trasporti, di cosa vedi quando ti guardi in giro: piste ciclabili, panorami urbani, lungomare, autostrade, aeroporti, eccetera.

Certo, ci sono anche ell'estero posti come quelli che ho appena descritto, ma ho la netta sensazione che nel nostro Paese tutti questi problemi siano...più densi, più presenti.

Se viaggiate spesso in Europa, vi chiedo: sono pazzo io o anche voi avete questa sensazione?



Firefox sta bruciando: sarà una fenice o resterà solo un cumulo di cenere?


@Privacy Pride
Il post completo di Christian Bernieri è sul suo blog: garantepiracy.it/blog/ffox/
Il più delle volte guardo qualcosa, una persona, una scena, un posto, un documento e mi concentro sulle novità, i dettagli nuovi, quelli che prima non c'erano e che testimoniano un cambiamento. È più difficile accorgersi che qualcosa manca, che

Privacy Pride reshared this.

in reply to The Privacy Post

A costoro cosi bravi nel criticare vorrei chiedere come finanziare lo sviluppo.
@privacypride

Privacy Pride reshared this.







F35 in India? Ecco perché il dossier è importante

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Gli Stati Uniti stanno rafforzando la loro cooperazione militare con l’India, consolidando un’alleanza strategica fondamentale per il contenimento dell’influenza cinese nell’Indo-Pacifico e per sganciare New Delhi dalla storica dipendenza dall’industria militare russa. La recente apertura alla condivisione del caccia di



Israele blocca tutti gli aiuti umanitari a Gaza e si rimangia l’accordo


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Con il sostegno degli Stati Uniti, Tel Aviv decide nuovamente di utilizzare la fame come arma di guerra per costringere Hamas a rigettare l'accordo sottoscritto, proseguendo con lo scambio dei prigionieri senza garantire un cessate il fuoco permanente
L'articolo



La mostra
freezonemagazine.com/rubriche/…
Il 1982 è per tutti noi italiani, bambini o adulti che lo abbiamo vissuto, l’anno in cui la nazionale di calcio italiana vinse i mondiali in Spagna con Cabrini, Tardelli e Paolo Rossi. Fu un’estate memorabile, caldissima e divertente. La mia storia, invece, comincia il 25 aprile di quello stesso anno. Sono una bambina di […]
L'articolo La mostra proviene da FREE ZONE MAGAZINE.
Il 1982 è per tutti noi italiani, bambini o adulti che


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La più grande spesa militare del mondo è controllata da un uomo disturbato che ha dichiarato una guerra economica contro l'Europa, ed è al servizio di criminali di guerra ricercati dal tribunale penale europeo, insieme a stupidi leader europei che insistono nel sostenere il suo potere, per pagare guerre per procura alimentate dalla CIA, pensando di possedere una sorta di potere militare mentre possiedono solo l'ombra pallida di una folle macchina da guerra che dovrebbe essere considerata uno stato canaglia pericoloso. Democratizzate l'ONU il prima possibile! Utilizziamo questa spesa per la ricerca, la scienza, lo spazio, la conoscenza, sostanzialmente: la vita.



David Johansen, 1950-2025




in reply to Simon Perry

@perry sono molto al corrente di ciò che dici e d'accordo con le tue parole, ti ricordo però che in Europa proprio da una costola di #Nokia si sta ancora portando avanti qualcosa di buono e si chiama #SailfishOS
Spero che possa incominciare ad essere più conosciuto che arrivi qualche finanziamento serio, dato le ultime notizie di tutti i giorni. Non sarà una battaglia facile per il vecchio continente ma uniti si può.
in reply to Andrea

@Andrea non sapevo che Sailfish dipendesse in qualche modo da Nokia.

Sì, speriamo davvero. Di progetti ce ne sono e ce ne sono stati molti, a mio avviso per ora tutti molto promettenti ma non utilizzabili nel concreto. Non sarebbe male se, davvero, si cominciasse ad investire anche istituzionalmente in progetti di questo tipo.

Questo manca all'Europa, la volontà di farcela da sola e la consapevolezza di quanto sia indispensabile!

Andrea reshared this.





Vi presento la mia scuola 😊


Un altro passo prima di chiudere definitivamente il mio account G💩gle: migrare tutti i (pochi) video del mio canale su #Peertube Uno Italia!

Tra questi, ecco la breve presentazione che ho realizzato qualche anno fa per l'Indirizzo Musicale dell'I.C. "Leonardo da Vinci", di #Ciampino dove insegno ormai da una decina d'anni.

Abbiamo ben 8 strumenti (caso unico nel Lazio e molto raro anche in tutta Italia!) e da noi la musica e le emozioni non mancano mai!

(indiscrezione... sto portando avanti la proposta di aprire il canale ufficiale della scuola su peertube.uno... 😉🤞)

P.S.: tutti i brani che sentite sono stati registrati dal vivo durante i concerti dei nostri ragazzi (tranne l'ultimo, montato in pandemia con le loro riprese inviate da casa).

Buona visione! 😊



La leggenda di Johnny PeeBack


💥 Vi presentiamo il primo capitolo del scritto da KRK Kirk Dominguez libro "La leggenda di Johnny PeeBack", intitolato "Ti crescerà addosso, come una verruca". Un titolo intrigante, vero?
#raccontobreve
iyezine.com/la-leggenda-di-joh…


FUGA DAL METAVERSO
Non è stato così facile. Ho cominciato cancellando tutte le foto e i post condivisi negli ultimi 15 anni. Ho cercato di cancellare tutto il cancellabile anche dal cestino e poi ho chiuso il profilo. Già trovare il tastino per eliminare è stato macchinoso poi, quando finalmente trovato, son cominciate la serie di “Ma sei sicura? Ma non vorresti, invece, prenderti solo una pausa? Perderai tutto quello che hai condiviso, ne sei proprio sicura? Ma sei davvero sicurasicura?” Arrivata alla fine della lunga procedura mi hanno dato comunque 30 giorni per ripensarci.
Sono uscita dal metaverso sociale e son contenta. Come quando sono uscita dalla grande distribuzione o come quando sono uscita dalla grande città.
Nella mia paginetta non stavo particolarmente scomoda: un centinaio di contatti selezionati con cui condividevo pensieri, scatti particolarmente riusciti e i risultati di attacchi di creatività. Ricevevo feedback che mi stimolavano il continuare a farlo.
Ma da qualche tempo ho cominciato a sentirmi scomoda come quella volta che ho partecipato a un mercatino artigianale dentro a un centro commerciale.
Qui, in questo nuovo verso, in cui ho cominciato ad affacciarmi qualche anno fa grazie a certi raduni di genuino clandestino, sto prendendo confidenza. Comincio a dare un mio primo timido contributo. Qui, dove, senza lucine e aria condizionata le coccinelle respirano l’avvicinarsi della primavera e giocano all’amore.

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He was hanging out in an ancient Roman port town 2,000 years ago, when something struck him (a deadly volcanic eruption).#TheAbstract


Maria Rosaria Madonna
freezonemagazine.com/articoli/…
Poetica La storia poetica di Maria Rosaria Madonna è davvero singolare nel panorama della poesia contemporanea. Nata a Palermo nel 1940 e scomparsa nel 2002 a Parigi, pubblica una sola raccolta, dal titolo Stige, apparsa nel 1992 (con la prefazione della grande Amelia Rosselli; nel 2020 verrà data alle stampe un’antologia comprendente anche sue composizioni […]
L'articolo Maria Rosaria Madonna pro
Poetica La




Un pensiero personale su un problema collettivo


Quando l’Europa smetterà di guardare oltreoceano come se ogni risposta arrivasse da lì? Quando gli europei torneranno a usare la propria testa, senza prendere a modello Stati e leader che hanno già mostrato i loro limiti? È tempo di tagliare il cordone ombelicale, di maturare, di sciogliere dipendenze che ci rendono fragili.

Negli ultimi anni, il pensiero americano ha dimostrato di essere malato, intrappolato in una spirale di estremismi, conflitti interni e illusioni di grandezza. Eppure, nonostante i segnali d’allarme, c’è ancora chi in Europa guarda a certi movimenti con ammirazione, senza comprendere il pericolo. Il fenomeno MAGA, con la sua retorica aggressiva e la sua nostalgia per un passato idealizzato, non è solo un problema americano: è una minaccia che rischia di contaminare anche noi.

L’Europa non può permettersi di importare modelli fallimentari, di lasciarsi trascinare in guerre culturali che non le appartengono, di diventare un’eco di una società che fatica a tenersi in piedi. Dobbiamo difendere il nostro spazio politico e culturale, riaffermare i nostri valori, costruire una visione autonoma del futuro. Il mondo non ha bisogno di copie sbiadite dell’America: ha bisogno di un’Europa forte, consapevole, indipendente.

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in reply to Simon Perry

@Simon Perry facciamo in maniera da non perdere altri treni, per esempio negli ambiti dell'energia e dell'intelligenza artificiale. Però ognuno deve impegnarsi e rivedere le proprie priorità, facendosi delle domande e soprattutto cambiando la mentalità. Penso ai viaggi lontani, alle automobili sempre più ingombranti, ai prodotti esotici che vogliamo avere sempre a disposizione ma anche ai mezzi di trasporto o di svago, che non vanno forzatamente tutti elettrificati: un po' di sano sforzo fisico non può che giovare e gli effetti collaterali (meno batterie, meno terre rare, meno sfruttamento, meno spostamenti) sulla massa si farebbero sentire.
in reply to CDN friendica

@CDN p1 è davvero un discorso molto ampio ma che merita di essere affrontato. Deve essere affrontato.

Per quanto riguarda i viaggi, sul mio canale dico sempre che non occorre andare dall'altra parte del mondo: abbiamo qualsiasi cosa in Europa, e sarebbe anche bene conoscere il nostro Paese (l'Europa) per sentirci davvero cittadini europei.

Eppure, questo non avviene. È forse l'ultima delle cose, ma sempre un esempio del fatto che ragioniamo in maniera poco coesa, come si goli più che come comunità.



Mi sto chiedendo cos'altro debba succedere perché capiamo che Trump è, nella migliore delle ipotesi, parte di un piano tutto suo e di Putin per soggiogare Ucraina ed Europa, e tante altre cose.

Nella peggiore delle ipotesi è proprio sul libro paga di Putin.

Per me è la seconda, mi sembra sempre più evidente.

Statunitensi, che vogliamo fare?

digiter doesn't like this.

in reply to Simon Perry

ma soprattutto... Europei e italiani: che vogliamo fare?



@RaccoonForFriendica version 0.4.1 has been finally released! I was waiting to fix a couple of old issues but I realized I was keeping people waiting too much since almost 2 months had passed since the previous stable version.

If you were on the latest beta, the only new feature is the possibility to see in every timeline the "source platform" each post is coming from (Friendica, Mastodon, Lemmy, Misskey/Sharkey, Pleroma/Akkoma, Kbin/Mbin, WordPress, GNU Social, Pixelfed, Peertube, GoToSocial, Diaspora, generic ActivityPub and more are coming).

If you were using 0.4.0 there are a ton of improvements, the most important of which are:

  • feat: add per-user rate limits;
  • feat: suggest hashtags while typing;
  • feat: swipe navigation between posts;
  • feat: exclude stop words from timelines;
  • feat: add shortcuts to other instances ("guest mode");
  • feat: open post detail as thread;
  • feat: post translation;
  • feat: followed hashtag indication;
  • feat: show source protocol for posts;
  • enhancement: support for embedded images.

This version is also available in the production track on Google Play, so you don't have to participate in the beta program any more to get it.

Let me know what you think about it, enjoy your weekend and as always #livefasteattrash

#friendica #friendicadev #androidapp #androiddev #fediverseapp #raccoonforfriendica #kotlin #multiplatform #kmp #compose #cmp #opensource #foss #procyonproject

in reply to Jonas ✅

Ok seen it. It is due to encrypted shared preferences (used to store on device your auth token). It fails to open after you restore the app, probably due to failure to decrypt them because the key changes when you reinstall it. I'll investigate more to see if there are workarounds.

Seemingly it is a known issue.

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DRM and big tech's war on ownership has led me to make my own media libraries, and you should too.

DRM and big techx27;s war on ownership has led me to make my own media libraries, and you should too.#Streaming #DataHoarding