Scuola e merito: lo studio è un mestiere faticoso
Lo ricordava anche Antonio Gramsci: studiare «è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza».
L’unica cosa che nella vita si può ottenere senza fatica è la vincita al superenalotto. Tuttavia, a parte che si tratta di un evento più unico che raro, anche in questo caso un piccolo sforzo va fatto: per vincere è necessario giocare. Dunque, se la fortuna aiuta gli audaci, non si capisce perché si sia immaginato di poter combinare qualcosa di buono senza mettere in conto di lavorare e di meritare il progresso individuale, familiare, sociale.
Forse, in tanti, in troppi hanno sognato di poter vincere al superenalotto ottenendo il massimo con il minimo. Ecco perché ha fatto benissimo Angelo Panebianco a sottolineare che in troppi in Italia non hanno voluto scuole di qualità cioè scuole che «premino lo studio» ossia «la fatica di imparare» perché «senza fatica non si impara mai nulla» (Corriere della Sera, 31 ottobre).
Così è accaduto che quando, con il nuovo governo in carica, si è associata la scuola al merito – per ora solo nominalmente – si è addirittura gridato allo scandalo sostenendo che il merito crea diseguaglianza. Dimenticando due cose fondamentali: 1) l’articolo 34 della Costituzione che dice che «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»; 2) che a pagare le conseguenze di una svalutazione del lavoro meritevole sono i più deboli che per migliorare hanno una sola via: la serietà degli studi.
Insomma, studiare è un lavoro e, anzi, il primo lavoro che i giovani devono imparare a fare per affrontare vita e società. Non a caso Antonio Gramsci insisteva in un suo scritto, da poco ripubblicato (Anche lo studio è un mestiere, Edizioni di Comunità), che «occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza». Altrimenti non resta che il superenalotto.
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Riccastri
L’intento di non disturbare chi vuole lavorare, proclamato in Parlamento dalla presidente del Consiglio, era da accogliersi con soddisfazione. Poi con qualche precauzione. Ora, viste le cose che si dicono sul fronte fiscale, anche con preoccupazione. Non vorremmo fare i conti con la delusione.
Se un Paese vuole vedere crescere la ricchezza deve incoraggiare, o quanto meno non scoraggiare, chi s’impegna a lavorare di più. Questi ultimi, se non sono tutti cavalli Gondrano (Fattoria degli animali), lavorano di più per avere di più. Il ricercatore sente vicina la scoperta e rinuncia a dormire; il contadino vuole ampliare l’orto e rinuncia alla pausa; il professore vede che i suoi studenti si appassionano e non li molla neanche a ricreazione e così via, ciascuno nel proprio lavora per il collettivo. Ciascuno mosso da smithiano egoismo, che sia per la gloria o per la grana.
Il sistema fiscale coadiuva l’incoraggiamento evitando il taglieggiamento. Nella nostra Costituzione è iscritto il sano principio della progressività, significa: chi più guadagna più contribuisce. Per evitare che divenga un modo per scoraggiare il lavoro e il guadagno, producendo miseria anziché ricchezza, la progressività funziona in modo che: fino al livello x non si paga niente; fino a y (detratto x) si paga tot; fino a z (detratto x e y) si paga di più e così via. La maggiore tassazione si riferisce, quindi, non al totale del reddito, ma alla parte che supera gli scaglioni con più basse aliquote. La falsa flat tax scassa tutto, produce evasione fiscale e crea ingiustizia, sicché disturba. E manco poco.
Ci sarebbero i contribuenti onesti, di cui sarà bene non dimenticarsi. Si dividono in due partiti: gli onestamente fessi e i fessamente onesti. I primi ritengono sia giusto essere onesti. I secondi non riescono ad essere disonesti. Pagano. E siamo in 5 milioni, su quasi 60 di residenti, a contribuire più di quel che (mediamente) costiamo.
Vi ho già detto che siamo fessi, ma accessoriamente onesti. Però è fastidioso essere indicati come i riccastri da punire. La destra fiscale somiglia davvero tanto alla sinistra radicale, quelli per cui anche i ricchi, se onesti, devono piangere. Spiego.
Negli allegati alla nota di aggiornamento di economia e finanza, roba del governo, giustamente non la chiamano flat tax, ma con il suo nome: regime forfettario per autonomi fino a 65mila euro. Che pagano il 15%. Vorrei ricordare che un dipendente paga il 23% fino a 15mila; il 25 fino a 28mila; il 35 fino a 50mila e il 43% oltre. Lo pagano tutti i fessi onesti, anche se non dipendenti, anche se autonomi sopra la soglia. Nel regime forfettario si rinuncia alle detrazioni: 15% sugli incassi e finiamola lì. Ma se superi i 65mila, torni alle aliquote Irpef.
Ora vogliono portare la soglia a 85mila. Ma non funziona come l’Irpef e così impostata crea povertà o evasione. Come dimostrano gli stessi conti del governo, visto che l’evasione Iva è molto scesa grazie alla fatturazione elettronica (andate a vedere chi era contrario), grazie a quella sono saliti i redditi e nel complesso il Tax gap, ovvero la stima di evasione è scesa. Evviva. Ma è risalita da quando s’è introdotta la falsa flat. Perché?
Facile: mi trovo vicino alla soglia, ovunque sia fissata, tanto cambia niente, dovrei emettere una fattura che mi porta oltre, delle due l’una: o non accetto il lavoro o non emetto la fattura. La prima cosa brucia ricchezza la seconda accende evasione.
Ma non basta, perché per pagare il costo di questa prodezza ora vogliono anche togliere detrazioni ai riccastri, ingordi, profittatori, accaparratori, accumulatori maniacali. Quei 5 milioni che pagano per tutti la devono finire di godere e devono soffrire, piangere, sborsare, come suggeriscono gli arrossati e piace agli anneriti.
Il che, tornando da dove partimmo, disturba. Disturba assai. Insolentisce pure. Fa sentire gli onesti fessamente fessi. E no, non è bello.
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Luisa Morgantini: “La guerra? Fra uccidere e morire c’è una terza via: vivere”
di Frida Nacinovich – Sinistra sindacale*
Luisa Morgantini, quanto andrà ancora avanti questa follia? Quando Russia e Ucraina si decideranno finalmente a negoziare il cessate il fuoco?
Questa situazione è allucinante. Si diceva che questo mondo era razionale, invece è un mondo totalmente irrazionale. Impazzito. Costruire, continuare a fabbricare armi è irrazionale. Costruiamo cose per distruggere. La bomba nucleare è fatta per distruggere ogni cosa. Perchè siamo arrivati a questo punto è difficile dirlo, ma la risposta non possono essere altre armi. Non si può incentivare, incrementare la distruzione e la morte. Dobbiamo dire basta, come donne, come pacifiste. Mi viene a mente una frase bellissima della scrittrice tedesca Christa Wolf, messa in bocca all’amazzone: “Fra uccidere e morire c’è una terza via, vivere”. Se ci siamo spinti così avanti è perché rinunciamo a pensare. Siamo di fronte alla morte dell’umanità. Non sarà l’apocalisse, ma per noi che siamo contro le guerre, contro la violenza, si intrecciano sentimenti di grande tristezza e preoccupazione”.
Specialmente nei primi mesi del conflitto russo ucraino, l’informazione ha messo l’elmetto ed è partita verso il fronte …
“Negli ultimi trent’anni, forse ancora di più, la guerra si è affermata e riproposta in tutte le sue dimensioni. Urlavamo “fuori la guerra dalla storia”, invece la guerra è rientrata prepotentemente nella storia. È pazzesco questo mondo va a rovescia. Oggi si parla di Europa per dire che non ha una linea comune, che non ha fatto una scelta politica. Non sono d’accordo.
Purtroppo l’Europa nelle sue dimensioni istituzionali, ha fatto una scelta politica ben precisa, che è quella di essere al servizio della Nato. Sono gli Stati Uniti che decidono e comandano, nelle basi militari del nostro paese ospitiamo le loro pericolosissime armi. Per anni abbiamo detto e ripetuto “via le basi americane dall’Italia”. Invece le ritroviamo ancora tutte, sempre di più”.
Dall’Europa ci si deve aspettare molto di più?
“L’Europa non è riuscita ad avere una voce autonoma. Questa è la realtà. Le istituzioni non sono state capaci di avere una propria autonomia, lo scollamento con il popolo è evidente. Dico di più, l’Europa non ha neppure cercato di prendere una strada diversa. Al contrario, è diventata sempre più guerrafondaia nelle parole dei suoi governi, a partire da quello italiano. Guerrafondaia come la presidente della Commissione europea. Abbiamo risposto alla guerra immorale scatenata da Putin con una politica di guerra. Così facendo abbiamo incentivato le distruzioni, e le morti degli ucraini e dei soldati russi. Abbiamo distribuito armi all’Ucraina invece di tentare come Europa di avere una politica diversa da quella degli Stati Uniti. Ed è una cosa incredibile, non si capisce perché dobbiamo essere al servizio della crescita a dismisura della presenza nord americana in Europa. Ricordo l’aggressione all’Iraq da parte degli Stati Uniti, anche allora con la nostra connivenza e complicità. Saddam Hussein aveva detto nel consesso arabo che, al posto del dollaro, la moneta di scambio sarebbe stato l’euro. E questa sarebbe stata una cosa importantissima. Niente da fare, l’Europa si è sempre accodata alle scelte degli Stati Uniti. Penso che lo abbia fatto con consapevolezza. Non ha mai voluto giocare un ruolo autonomo, e se l’ha fatto per un breve periodo ha assunto una posizione in qualche modo di ‘soft power’. Ma di fatto abbiamo sempre aderito a queste scelte di guerra: l’Iraq, la Libia, la Jugoslavia. Eppure avevamo un governo con Massimo D’Alema ministro degli Esteri. Credo che, in quel preciso momento, se invece di fare una dichiarazione di alleanza occidentale, con la Nato, avessimo avuto la forza e il coraggio di dire di no, noi la guerra non la facciamo, ripudiamo la guerra come dice la nostra Costituzione, sarebbe cambiato il mondo. Non so cosa sarebbe successo, forse avrebbero fatto un colpo di Stato contro di noi. Ma sicuramente ci troveremmo in una situazione completamente diversa. Perché, a partire dalle prime guerre del Golfo, per arrivare a quella in Jugoslavia, abbiamo visto crescere sempre di più la presenza degli Stati Uniti dalla nostraparte, Kosovo, Iraq, Afghanistan, sono serviti nei fatti ad accrescere la potenza statunitense”.
Sempre in prima linea contro la guerra, la ricordiamo vestita di nero ai tempi della guerra nell’ex Jugoslavia, per denunciare anche allora la follia di ogni conflitto armato.
Le guerre si fanno perché si producono le armi. E le armi devono essere sempre usate e poi cambiate, così si fanno nuovi investimenti e ci sono nuovi profitti per le aziende che realizzano armamenti. Questa guerra non è più russo-ucraina, è una guerra geopolitica. Come dicono molti studiosi, anche non di sinistra, questa è una guerra geopolitica in cui gli Stati Uniti continuano, noi tutti continuiamo a dare armi all’Ucraina per distruggere, invece di puntare fortemente su un piano negoziale. Anche le manifestazioni chiedono questo, il cessate il fuoco fuoco e puntare sui negoziati”.
All’inizio del secolo il Partito della pace fu definito dal New York Times la seconda superpotenza mondiale, ma a mani nude non è facile contrastare il Partito della guerra.
“Nel 2003 c’è stata l’ultima grandissima manifestazione per la pace. Ma secondo me in qualche modo ha segnato anche la rottura della nostra democrazia. Perché milioni e milioni di persone sono scese in piazza, non solo in Italia ma in tutto il mondo, contro la guerra, e invece la guerra l’hanno fatta lo stesso. Non si è più tenuto conto della posizione della società civile, dell’opinione pubblica. Io vedo il 2003 come un punto di non ritorno. La mia impressione è che da allora non viviamo più in un sistema democratico, ma in un sistema in cui la democrazia e la partecipazione delle persone non sono più prese in considerazione. Non soltanto rispetto alla guerra e alle pace, anche rispetto ai problemi di carattere sociale, al lavoro, ai diritti. E allora alle elezioni vanno a votare sempre meno persone. Da questo punto di vista hanno giocato un ruolo decisivo i media. La disaffezione alla politica, dovuta a un qualunquismo per cui son tutti uguali, tutti rubano, tutti sono corrotti. C’è la casta da abbattere. Il trentennio berlusconiano ha distrutto la partecipazione, ovviamente ci abbiamo messo del nostro anche noi di sinistra. Invece di essere uniti ci dividiamo in mille rivoli, prevale ancora il settarismo”.
Come ogni pacifista, ormai per trovare sintonia politica deve leggere il quotidiano dei vescovi l’Avvenire e ascoltare il pontefice?
“Leggo l’Avvenire, il Fatto quotidiano, il manifesto. E le parole giuste le usa Papa Francesco, non soltanto sulla pace e sulla guerra, anche sul lavoro, sulla produzione di armi. E forse non è un caso che questo Papa non sia nato in Italia, Germania, Polonia. In Argentina ha vissuto la dittatura dei militari, ha conosciuto le interferenze nordamericane nei sistemi dittatoriali. Questo mondo è grandissimo, grande e terribile, diceva Gramsci. Però, nello scacchiere ci sono ormai altri interlocutori, che vengono messi da una parte, come hanno fatto con Lula. Allora vedi quanto i media stiano influenzando la cultura. Come si nascondono le verità. Come ci siano due pesi e due misure nelle diverse situazioni. Pensiamo ai curdi. E io penso soprattutto alla Palestina. Se un ragazzino palestinese tira un sasso contro un carro armato è un terrorista, mentre viene invece esaltato da parte dei media occidentali l’eroismo di un ragazzino ucraino che spara. Intanto si permette a Israele di applicare l’apartheid, ammazzare tutti i giorni, rubare terra ai palestinesi, demolire le case, uccidere ragazzini. Tutto viene denunciato, i rapporti delle Nazioni Unite espongono chiaramente i fatti. Però nessuno tocca Israele”.
Occhio per occhio e il mondo sarà cieco, lo gridavano gli studenti di Berkeley ai tempi della guerra in Vietnam…
“Spero che le piazze siano piene per dire no alle guerre. Questo popolo che si schiera per la pace chiede basta guerre, basta violenza. Negoziate, cessate il fuoco, e poi vedremo cosa succede. Siamo tutti sconfitti nella follia della guerra. Abbiamo distrutto mezzo Medio Oriente, mezza Europa. Basta. Io spero, mi auguro che la gente capisca, sappia urlare il proprio ripudio della guerra, mostri una forza che possa far cambiare le linee politiche dei nostri governi. Dobbiamo disarmare questo mondo, e forse dobbiamo impegnarci di più per farlo. Contro guerre, sfruttamento, ingiustizie, diseguaglianze. Pochi giorni fa ero a un’iniziativa politica per sostenere Mimmo Lucano, contro di lui è stato intentato un processo aberrante, lo accusano di cose gravissime, anche se fortunatamente dagli atti è venuto fuori chiaramente che lui non si è mai appropriato di nulla. Al più ha commesso reati di umanità. No, non mi stancherò mai di scendere in piazza. Credo che valga comunque la pena di tener aperta questa luce, questa speranza. “Magari fossi una candela in mezzo al buio”. Vale la pena, vale sempre la pena”.
*https://www.sinistrasindacale.it/images/numero18_2022/SinistraSindacale18_2022.pdf
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Sicurezza sismica: quali sono le aree più a rischio in Italia?
L’Italia è una nazione caratterizzata dalla presenza di aree a rischio sismico di diversa entità e, unitamente alla fragilità del territorio, è possibile che si verifichino terremoti con conseguenze potenzialmente gravi per persone e insediamenti. In linea generale, l’Italia è considerata una zona sismica di rischio elevato, sia per la frequenza con la quale si […]
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INCHIESTA. Un decennio di sangue per i difensori dell’ambiente
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 9 novembre 2022 – Una vita soppressa ogni due giorni, tre a settimana, più di centocinquanta ogni anno. Le cifre fornite dal rapporto dell’ong Global Witness parlano di un’enorme, infinita strage.
Dal 2012 al 2021 l’organizzazione riporta la morte, in tutto il pianeta, di ben 1733 attivisti assassinati a causa del loro impegno nella difesa dei loro territori e delle loro comunità. I dati sugli omicidi, avverte la stessa organizzazione non governativa, rappresentano solo la punta dell’iceberg e sono sicuramente sottostimati; molti casi non vengono denunciati perché si verificano in territori dove esistono conflitti armati o restrizioni alla libertà di stampa, o a causa della complicità con le aggressioni da parte delle autorità locali quando non dei governi centrali.
«Questi numeri – scrive Vandana Shiva nell’introduzione al rapporto presentato alla fine di settembre – non diventano reali finché non si sentono alcuni dei nomi di coloro che sono morti. Marcelo Chaves Ferreira, Sidnei Floriano Da Silva, José Santos Lopez. Ognuno di loro era una persona amata dalla propria famiglia, dalla propria comunità. Jair Adán Roldán Morales, Efrén España, Eric Kibanja Bashekere. Ognuno di loro è stato considerato sacrificabile per motivi di lucro. Regilson Choc Cac, Orsa Bhima, Angelo Riva. Ognuno è stato ucciso difendendo non solo i propri luoghi preziosi, ma la salute del pianeta che tutti condividiamo».
Le vittime sono giornalisti, sindacalisti, attivisti sociali o ambientali, esponenti politici, membri delle comunità indigene, contadini, guardiaparchi. Tutti uccisi dai sicari di imprese – spesso multinazionali – voraci e senza scrupoli, oppure da coloni che per sopravvivere distruggono foreste, montagne, fiumi e laghi e tolgono di mezzo chi li difende, oppure ancora da contrabbandieri, membri di bande paramilitari o narcos. Spesso, poi, gli assassini sono agenti di polizia, militari o comunque emissari dei governi locali o nazionali.
Le vittime del 2021 per paese
Il 2021, uno degli anni peggioriTra quelli esaminati da Global Witness il 2021 è stato uno degli anni peggiori, con circa 200 morti, una media di quattro ogni settimana. Un decimo delle vittime sono donne, per lo più indigene.
A guidare la triste classifica è stato il Messico, con ben 54 vittime; dietro ci sono la Colombia con 33 e il Brasile con 26 omicidi; seguono le Filippine con 19, il Nicaragua con 15, l’India con 14, l’Hunduras e il Congo con 8.
Circa 50 delle persone uccise nel 2021 erano piccoli agricoltori, travolti dall’invadenza e dalla voracità dell’agricoltura industriale, il cosiddetto agrobusiness. Ogni anno le grandi piantagioni orientate che producono prodotti destinati all’esportazione o all’industria assorbono migliaia di chilometri quadrati di terre, spazzando via i piccoli appezzamenti a gestione familiare o comunitaria.
Un numero equivalente di vittime, spiegano gli autori del rapporto, è legato alle attività di imprese impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali – dalla deforestazione all’estrazione di minerali, gas e petrolio – oppure nella realizzazione di dighe e infrastrutture di vario genere.
Un decennio di sangueCome già appare evidente dai numeri del 2021, la maggior parte degli omicidi di difensori dell’ecosistema si concentra in America Latina, quasi il 70% del totale. Il 39% delle persone assassinate appartenevano alle comunità indigene (che pure rappresentano meno del 5% della popolazione mondiale).
A guidare la “lista nera” degli ultimi dieci anni è il Brasile con 342 omicidi, seguito dalla Colombia con 322 vittime, dal Messico con 154 morti, dall’Honduras con 117, dal Guatemala con 80, dal Nicaragua con 57 e dal Perù con 51.
Le Filippine sono il paese asiatico che ha registrato più omicidi, ben 270, seguite dall’India con 79 vittime. In Africa, invece, il paese più pericoloso per i difensori dell’ambiente è di gran lunga la Repubblica Democratica del Congo con 70 morti – la maggior parte degli omicidi sono avvenuti nel Parco Nazionale di Virunga – seguita dal Kenya con 6.
YULI VELAZQUEZ, RAPPRESENTANTE LEGALE DELL’ORGANIZZAZIONE AMBIENTALE FEDEPESAN GUARDA LE FOTO DEI DIFENSORI ASSASSINATI, BARRANCABERMEJA, COLOMBIA. NEGRITA FILMS/GLOBAL WITNESS
Brasile, Colombia e Messico: il trangolo della morte
Più della metà degli omicidi di difensori della terra del 2021 si concentra in soli tre paesi: Brasile, Colombia e Messico.
Per il terzo anno consecutivo, Global Witness ha documentato un aumento degli attacchi letali in Messico; delle 54 vittime del 2021, la metà circa erano membri di popoli indigeni.
Due terzi degli omicidi sono avvenuti negli stati di Oaxaca e Sonora, presi di mira da imponenti progetti di sfruttamento minerario. Tra le più colpite ci sono le popolazioni Yaqui che abitano i territori meridionali del Sonora, aggredite anche dai cartelli della droga oltre che dalle imprese minerarie. Tra le vittime messicane spicca Irma Galindo Barrios, scomparsa nell’ottobre del 2021 dopo anni di minacce e campagne di diffamazione subite a causa delle sue attività in difesa delle foreste.
In Brasile l’era del presidente di estrema destra Bolsonaro ha portato ad un aumento della violenza contro i difensori dell’ambiente e in particolare contro i protettori dell’Amazzonia. «Da quando Bolsonaro è salito al potere ha incoraggiato il disboscamento e l’estrazione illegale, annullato la protezione dei diritti sulla terra degli indigeni, attaccato i gruppi di conservazione e smantellato e tagliato i budget e le risorse delle foreste e delle agenzie di protezione degli indigeni. Ciò ha portato bande criminali a invadere impunemente le aree indigene e protette» scrive Global Witness.
Nel gennaio dell’anno scorso Fernando Araujo, un membro del Movimento Sem Terra, è stato assassinato nella sua fattoria a Pau d’Arco, nello stato del Pará. Nel 2017 il contadino aveva assistito all’assalto della polizia contro la comunità di Santa Lúcia, che si saldò con la morte di dieci lavoratori rurali, ed aveva avuto un ruolo chiave nel successivo procedimento giudiziario, che però finora non ha prodotto nessuna condanna.
A febbraio, invece, un agente della polizia militare brasiliana ha ucciso Isaac Tembé, uno dei leader del popolo Tenetehara; secondo gli indigeni, il corpo di sicurezza militare funge da milizia privata al soldo degli agricoltori e degli allevatori che occupano illegalmente vaste aree del loro territorio, aprendo la strada alle grandi compagnie.
Nel giugno scorso, poi, sono stati assassinati l’indigenista Bruno Pereira e il giornalista Dom Phillips. Dopo l’ascesa al potere di Jair Bolsonaro, Pereira era stato rimosso dalla guida della Fondazione Nazionale dei Popoli Indigeni del Brasile (la Funai), “reo” di aver diretto una megaoperazione contro una delle più grandi miniere illegali del paese.
Anche in Colombia il 2021 è stato un anno drammatico, nonostante il quinto anniversario dell’accordo di pace tra il governo e le Farc. La maggior parte degli attacchi mortali hanno preso di mira attivisti, membri delle comunità indigene, contadini e leader delle comunità locali che si oppongono ai narcos e alle milizie delle grandi compagnie. La rete della società civile colombiana denominata “Programa Somos Defensores”, che documenta e denuncia gli attacchi contro i protettori dell’ambiente e delle comunità, ha ripetutamente condannato l’inerzia quando non la complicità dello Stato e in particolare della magistratura.
MANIFESTANTI INDIANI PROTESTANO A CHENNAI CONTRO IL MASSACRO DI THOOTHUKUDI
Il massacro di ThoothukudiAnche in India, come altrove, i difensori dell’ambiente sono vittime delle istituzioni e dei corpi repressivi dello stato.
L’episodio più tragico risale al 22 maggio del 2018 quando la polizia ha attaccato violentemente una manifestazione a Thoothukudi, nello stato meridionale indiano del Tamil Nadu, uccidendo 11 persone e ferendone altre 100 che protestavano contro un impianto di produzione di rame, lo Sterlite Copper, di proprietà della multinazionale “Vedanta Limited”. Gli abitanti delle comunità circostanti si opponevano al raddoppio dell’impianto, accusato di contaminare l’aria e l’acqua. Numerosi testimoni hanno riferito che i cecchini della polizia sparavano contro i manifestanti pacifici e nei giorni seguenti altre quattro persone furono uccise. Per avere la meglio sulle proteste popolari le autorità statali imposero lo stato d’emergenza e bloccarono internet a Thoothukudi per alcuni giorni. A quattro anni dalla strage nessuno dei colpevoli è stato condannato, e molti promotori della protesta hanno dovuto sopportare arresti e minacce di vario tipo.
In dieci anni pochi progressi
Negli ultimi anni, anche grazie al lavoro di ong come Global Witness e delle organizzazioni locali, si è registrato in alcuni paesi un lieve miglioramento della situazione. Ma in generale la situazione non è cambiata molto. Più si intensifica la crisi climatica, più aumenta lo scontro tra multinazionali e stati per il controllo della terra e delle risorse, e più gli attivisti e le comunità che difendono i territori e gli ecosistemi sono considerati un ostacolo da rimuovere a qualsiasi costo.
La corruzione e la connivenza tra gli interessi imprenditoriali, quelli delle bande criminali e quelli delle leadership politiche concedono agli assassini e ai loro mandanti una generalizzata impunità. I governi non si dimostrano certo zelanti al momento di individuare e condannare i colpevoli degli eccidi e degli omicidi. Il dato del Messico è eclatante: oltre il 94% delle aggressioni contro i difensori dell’ambiente e dei territori non vengono denunciate, e solo lo 0,9% del totale conduce ad una condanna. In America Latina, lo scorso anno, è entrato finalmente in vigore l’Accordo di Escazù, che impegna i governi a proteggere i difensori dell’ambiente e a favorirne l’iniziativa, ma finora gli effetti pratici della pur lodevole iniziativa sono stati poco rilevanti. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
LINK E APPROFONDIMENTI:
globalwitness.org/en/campaigns…
cambio16.com/1-733-activistas-…
ojo-publico.com/3516/defensore…
nytimes.com/es/2022/09/29/espa…
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Ucraina: rimboccarsi le maniche noi, ora, qui, sulla terra, per la pace
Due buone ragioni per 'volere' la pace. E questo è il momento di fare valere concretamente questa volontà. Quella parte dell’Europa che è davvero 'l’Europa', ha la possibilità di intervenire, spingendo ad una trattativa. La Russia è già pronta a farlo, l’Ucraina va 'convinta'
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Pericolo migrante
“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) Non mi occupo da tempo su questo quotidiano direttamente di migranti siano naufraghi rifugiati ‘irregolari’. Ma poiché è […]
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«È preoccupato che la guerra Russia-Ucraina possa degenerare in uno scambio nucleare tra Stati Uniti e Russia?
"Penso che sia una possibilità significativa ed è possibile in diversi modi. Nonostante i nostri migliori piani, potremmo trovarci in una situazione in cui non avremmo avuto intenzione di usare le armi nucleari, ma in realtà lo abbiamo fatto. Questo per me è più preoccupante di una situazione in cui avremmo intenzione di usarle. In quel caso non si sa dove si sta andando, da entrambe le parti, soprattutto quando c'è molta incertezza e nessuna delle due parti parla con l'altra, le cose possono andare molto male molto rapidamente. 60 anni fa siamo stati molto fortunati che le armi nucleari non siano state usate [durante la crisi dei missili di Cuba], ma la fortuna non è una strategia a lungo termine per la sopravvivenza nazionale e internazionale, la fortuna alla fine si esaurisce".»
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EU lawmakers and civil society call on Member States for a strong ban on biometric mass surveillance as the negotiations on the AI Act come to a close
Yesterday, several EU parliament negotiators on the AI Act from Socialists and Democrats, Greens/EFA, Renew and The Left groups gathered in the European Parliament to discuss how far the AI Act should go in banning Biometric Mass Surveillance in Europa. They were joined by 20 NGOs coming from all over the EU, representing a “Reclaim Your Face” coalition of 76 NGOs in favour of a strong ban.
The event, co-hosted by a cross-group coalition of 10 Members of the European Parliament, including co-Rapporteur Brando Benifei, ended with several commitments not to agree to an AI Act trilogue agreement which doesn’t include a ban on BMS. The speakers covered different areas which they argued ought to be in the scope of the ban: remote biometric recognition – whether for law enforcement or border control purposes – but also emotion and gender categorisation, polygraphs, behavioural analysis and crowd control. The impact of biometric mass surveillance on democracy, on fundamental rights such as the freedom of expression, and specific communities such as people on the move was highlighted. All speakers concurred about the need to ban the practise, and that this ban should take a strict and ambitious form.
The NGOs present were coming from Germany, France, Czechia, Serbia, Portugal, Greece, the Netherlands, Slovenia, Belgium, Italy and Croatia, on top of the umbrella organisation EDRi. They were accompanied by activists, artists and the association Football Supporters Europe. NGOs provided perspectives from their Member State regarding existing practices and technologies being deployed, and categorically called for a strong ban.
MEP Patrick Breyer, who moderated the event, said:
“We know of the chilling effect that monitoring anybody would have on our society. People who constantly feel watched cannot freely and courageously stand up for their rights and for a just society. This is not the diverse society I want to live in, and in which I want my child to grow up!”
Brando Benifei (S&D IMCO Rapporteur):
“In the Parliament, knowing that the Council has a very different stance, we need to be very comprehensive in the ban we propose, and include all the different aspects: public and private, ‘real time’ and ‘ex post’, etc. Today there are two different loopholes in the ‘ban’ proposed by the Commission: private spaces and ‘ex-post’ recognition are not covered, but there are also exceptions regarding some criminal investigations and prosecutions. We should – and I will do my best to – have a complete ban in the Parliament. We need to make a public case/debate of this, because people need to know what we are trying to defend against control and fake security pushed by the governments.”
Svenja Hahn (Renew IMCO shadow):
“This is a defining question of our society – what kind of society do we want to be. There is broad consensus in the EU that we do not want to go in the direction of authoritarian regimes such as China, Iran and Russia. We see that in these countries that AI is strategically used for repression, social scoring, human rights violations, against minorities, total surveillance… this is something that should be a red line for us, and I hear everyone saying that. But I see worrying things in Europe, such as governments using these technologies claiming to have good intentions, to do it for something they deem a qualified reason. But I think the line is very thin. Democracy cannot be taken for granted inside the EU. We currently have countries which are working against democratic principles inside the Union, and [AI and BMS] are powerful tools. We cannot take for granted that our democracies are forever there, and forever strong, and cannot be undermined.I will not take it for granted that [the ban on BMS] will make it in the final legislation, because it is the Member States that want these tools, to be used for what they call ‘good causes’. We are working on the Parliament’s position, but what we really need now is pressure on Member States. [To NGOs:] we will need you help in the Member States to raise the public awareness. So far it is only Germany that is actually against it [in the Council] because it is in the government agreement.”
Birgit Sippel (S&D LIBE coordinator):
“We must demand a ban on the use of biometric surveillance systems. […] Our EU centralised information systems (SIS, VIS, Eurodac and others) are initially excluded from the scope of the AI Act, and this loophole in Article 83 should be deleted.Many here say that [BMS] is not something we want for our future – but it is already happening. We cannot allow for further deploying AI systems to automate and normalise a culture of suspicion against persons. We will all fight so that the Parliament has a strong position on that. And let me be very clear: even if we could have systems without any error rates, we cannot accept them.”
An audio recording is available
The NGOs which gave presentations were, in order of appearance: European Digital Rights (EU, at 05:06), Chaos Computer Club (DE, at 11:14), Citizen D (SI, at 15:34), Bits of Freedom (NL, at 20:17), La Quadrature Du Net (FR, at 26:18).
The MEPs were, in order of appearance: Brando Benifei (33:18), Kim van Sparrentak (39:40), Svenja Hahn (43:00), Petar Vitanov (47:59), Sergey Lagodinsky (52:43), Karen Melchior (57:11), Birgit Sippel (1:00:50), Cornelia Ernst (read-out by Patrick Breyer, 1:05:36). The ECR LIBE shadow, MEP Rob Rooken, was in the audience and gave his support to an ambitious ban too (1:07:10).
patrick-breyer.de/en/eu-lawmak…
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International Forum on Digital and Democracy
Abbiamo il piacere di invitarvi alla seconda edizione di “International Forum on Digital and Democracy”, il 17 e 18 novembre 2022.
L’Associazione Copernicani, in collaborazione con Re-Imagine Europa e Fondazione Luigi Einaudi, promuove l’evento che si tiene sotto l’ombrello della Commissione Europea, dell’UNESCO, del SDSN, e del Ministero italiano degli Affari Esteri. Questa seconda edizione continuerà a indagare il modo in cui le tecnologie digitali utilizzate per fini politici possono influenzare positivamente il processo elettorale e rafforzare le istituzioni democratiche con due prospettive aggiuntive: il potere algoritmico dell’e-Government e la disinformazione online.
Porge i saluti istituzionali:
Andrea Cangini, Segretario Generale della Fondazione Luigi Einaudi
Più di quaranta relatori, tra cui:
Věra Jourová, Vice Presidente della Commissione Europea
Romano Prodi, Ex Presidente UE
Jeffrey Sachs, Analista delle politiche pubbliche
Gabriela Ramos, Vicedirettore Generale Social and Human Sciences dell’UNESCO
Organizzato come evento live e digitale, il forum garantirà l’opportunità di scambi diretti tra il pubblico e i relatori, offrendo molteplici sessioni di domande e risposte. Il “Best Paper Award”, selezionato tra i lavori presentati durante la conferenza, sarà votato dai delegati presenti alla conferenza e annunciato al termine del Forum.
Il programma dettagliato è disponibile qui.
La conferenza è un evento solo su invito, per iscriversi cliccare su questo link.
L’iscrizione assicura l’accesso a tutte le sessioni online della conferenza e l’ammissione all’evento in presenza, venerdì mattina dalle 9:00 alle 13:00 a Roma presso la Fondazione Luigi Einaudi, Via della Conciliazione 10. La diretta dell’evento sarà comunque disponibile sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube.
We have the pleasure to invite you to the second edition of International Forum on Digital and Democracy, on November 17th – 18th, 2022.
Associazione Copernicani together with Re-Imagine Europa and Fondazione Luigi Einaudi, promotes the event held under the umbrella of the European Commission, Unesco, SDSN, Italian Ministry of Foreign Affairs. This second edition will continue to investigate how digital technologies exploited for political purposes can positively affect electoral process and strengthen democratic institutions with two additional perspectives: the algorithmic power of eGovernment and online disinformation.
Institutional greetings of:
Andrea Cangini, General-Secretary of Fondazione Luigi Einaudi
Over forty speakers among others:
Věra Jourová, The Vice-President of the European Commission,
Romano Prodi, The former EU President
Jeffrey Sachs, Public policy analyst
Set up as a live and digital event, the forum will safeguard the opportunity of direct exchanges between the audience and speakers offering several Q&A sessions. “Best Paper Award” selected among the works presented during the conference will be voted by the delegates attending the conference and announced at the closing of the Forum.
Detailed program available here.
The conference is an invite only event, register to get your Unique Join Link.
The registration ensures the access to all online sessions of the conference and the admittance to the in-presence event on Friday morning 9:00-13:00 in Rome at Fondazione Luigi Einaudi, Via della Conciliazione 10. All the session will be available online on Facebook and YouTube.
L'articolo International Forum on Digital and Democracy proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
📚 Grazie a ioleggoperché, l’iniziativa nazionale dell’Associazione Italiana Editori (AIE), è possibile sostenere le biblioteche scolastiche con un semplice gesto: donare un libro!
📅 Fino al 13 novembre, nelle librerie aderenti, potrete acquistare de…
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«Il liberalismo serve, perché l’Italia non è un Paese liberale» intervista ad Andrea Cangini su La Gazzetta di Parma
Lei è giornalista, è stato direttore del Resto del Carlino e di QN, poi, nella scorsa legislatura, senatore di Forza Italia. Infine, dopo la decisione di FI di togliere la fiducia a Draghi, di Azione. Ora è il nuovo segretario generale della Fondazione Einaudi. Ci può parlare del suo nuovo percorso?
Questa è la terza fase della mia vita, o, forse, la quarta, tenuto conto che fare il cronista è diverso dal fare il direttore. Eppure, c’è un filo rosso che lega tutte queste esperienze diverse. Ed è l’adesione al pensiero liberale, non come ideologia, ma come cassetta degli strumenti di pensiero, in senso einaudiano, per cercare di migliorare l’Italia, in modo pragmatico, verso una maggior efficienza ed efficacia. Per rendere questo Paese un po’ migliore.
Deluso o appagato dalla sua esperienza politica?
Non ci pensavo. Di solito un giornalista che prende la via della politica o sta per andare in pensione o sta per essere licenziato. Io come direttore del Carlino e di QN, all’epoca, tenevo i contatti con principali leader politici, faceva parte del mio lavoro giornalistico. In questo modo è arrivata la proposta di Silvio Berlusconi. Io, in principio, avevo pensato di non accettare. Ma poi, il giorno dopo, accettai. E non me ne sono pentito. Quella che è appena finita è stata la legislatura “più pazza del mondo”, nel senso che è partita con la vittoria – senza maggioranza – dei 5 Stelle ed è finita con Mario Draghi. La seconda Repubblica è finita proprio con la scorsa legislatura. Ora è iniziato un ciclo politico nuovo. La cosa anomala è che l’offerta politica è ancora quella del ciclo vecchio. Quindi ci saranno ulteriori cambiamenti. E io spero anche nell’assetto istituzionale, visto che sono ormai 40 anni che parliamo di riforme. Quindi una grande esperienza di vita. Con tanti ripensamenti. Le stesse cose viste da dentro sono diverse rispetto a come appaiono da fuori. E così, su molte cose, ho cambiato opinione.
La Fondazione è uno storico Think Tank di impronta liberale. Secondo lei perché in Italia ci sono così poche Fondazioni (a parte quelle messe in piedi per mere esigenze di finanziamento politico)?
La Fondazione Einaudi ha una storia gloriosa e festeggia quest’anno i 60 anni di vita. Fu fondata da Malagodi di cui detiene l’archivio. Abbiamo digitalizzato tutta l’Opera omnia einaudiana e stiamo per metterla online. Così chiunque potrà consultare il corpus dei testi di Einaudi anche facendo ricerche per parole chiave. E questo può essere utile alla diffusione del verbo einaudiano. Credi che mai come oggi istituzioni come la Fondazione abbiano una funzione storica. I centri che sono serviti a elaborare progetti politici, interventi governativi sul merito delle questioni sono tutti in crisi. Sono in crisi i partiti politici, i giornali non se la passano bene come un tempo, i parlamenti sono delegittimati ed esautorati dagli esecutivi; quindi, i governi e i ministri di volta in volta decidono sulla base delle emergenze senza avere una visione d’insieme, un retroterra culturale. Questo grande vuoto di analisi e conoscenze sul merito delle questioni deve essere riempito da istituzioni come la Fondazione Einaudi. Allo stesso modo la Fondazione deve avere, e spero avrà, un ruolo perché tutti si dicono liberali, ma pochi in Italia lo sono. Dobbiamo cercare di offrire al ceto politico una chiave liberale per risolvere problemi complessi. Sarebbe un “buon servizio alla Nazione”, come direbbe Giorgia Meloni.
Tra pochi giorni cominceranno le attività per celebrare i 60 anni della Fondazione. Ci può spiegare in cosa consistono?
Oltre alla messa online del corpus delle opere einaudiane, di cui abbiamo già parlato, tra il 30 di questo mese e il 1° dicembre organizzeremo una serie di importanti eventi in Senato. Verranno rappresentanti della Federazione delle fondazioni liberali europee, l’Elf, di cui la Fondazione Einaudi ha la vicepresidenza. È un network che dà forza alla nostra capacità d’analisi e ci consente di approfondire temi che ormai sono quasi tutti di dimensione almeno europea. Questo ci consente di avere interlocutori autorevoli in tutti i Paesi a cui fare riferimento per approfondimenti scientifici.
Perché l’Italia ha bisogno delle idee liberali?
Proprio perché le idee liberali ci appartengono poco. Abbiamo tante anomalie e siamo un paese tendente all’estremismo come carattere nazionale. Nella nostra storia repubblicana la cultura politica è stata egemonizzata da due filoni culturali, rispettabili entrambi ovviamente, ma che di liberale avevano poco. Intendo quello cattolico e quello socialista e poi comunista e, infine, socialdemocratico. Il pensiero liberale è sempre stato incarnato da personalità autorevolissime, ma è sempre stato minoritario, forse anche a causa della mancata riforma protestante. Ci sono radici storiche che potrebbero essere utilizzate per spiegare l’anomalia. Ma il fatto rilevante è che l’anomalia c’è e che in un mondo dove, a torto o a ragione, gli stati nazionali sono sempre più spogliati di competenze sovrane, c’è bisogno di un approccio liberale verso i problemi. Einaudi teorizzava l’Europa unita già nel 1919. Fu un precursore. Già allora sosteneva che la dimensione dello Stato sovrano era un’impostura. E oggi è vero più che mai. Quindi, da un lato il metodo liberale – il liberalismo non è un’ideologia è un metodo, un modo di affrontare i problemi – e dall’altro l’approdo europeista dovrebbero essere i due pilastri su cui qualsiasi governo oggi in Italia dovrebbe muoversi.
Liberalismo e populismo. Secondo lei è una polarizzazione più importante di quella destra-sinistra, oppure, conservatorismo-progressismo, oppure no?
L’antitesi è populismo-pluralismo. Il populismo, che può essere declinato da destra o da sinistra, è la pretesa di avere la verità in tasca. Il liberalismo è esattamente il contrario. Einaudi su questo insisteva moltissimo: serve il confronto tra idee diverse, c’è bisogno del Parlamento come luogo dove ci si parla e ci si convince, in alcuni casi, a partire da tesi contrapposte. Il vero bipolarismo, da alcuni anni, è quello tra demagogia e realismo. Esiste la demagogia di destra di cui spesso si parla, ma esiste anche la demagogia di sinistra che non è meno dannosa. È un lusso che non possiamo più permetterci, diciamo. Oltre un certo livello la demagogia rende la politica impotente. Ed è quello che è successo nell’arco della scorsa legislatura, tant’è che alla fine c’è stato bisogno di un premier tecnico. Ed è quello che rischia di succedere di nuovo se i partiti non abbandoneranno una quota significativa di propaganda e di demagogia per aderire il più possibile alla realtà. I voti possono essere interpretati come un fine o come un mezzo. Un liberale li interpreta come un mezzo per realizzare cose. Un demagogo li interpreta come un fine in sé. E quindi, alla fine, li rende inutili. Non ci fai nulla perché non li trasformi in azione politica concreta.
La cultura liberale dovrebbe avere una “vocazione maggioritaria”? O, sarebbe meglio, visto che si tratta di una tradizione importante ma che non fa il pieno di consensi, cercare di costruire alleanze con le culture affini?
Beh, sarebbe bello se la cultura liberale diventasse maggioritaria. Vivremmo in un Paese migliore, dove si dicono meno bugie e si ingannano meno gli elettori. E anche se stessi, visto che è tipico dei leader politici convincersi intimamente della giustezza di quello che gli conviene, spesso prendendo cantonate colossali. Quindi l’obiettivo di rendere la sensibilità liberale maggioritaria è un obiettivo da perseguire. Non so se è realistico, ma sono certo che se questo obiettivo fosse raggiunto vivremmo tutti in un Paese migliore.
Più specificamente – tenuto conto del voto regionale – pensa che siano possibili alleanze per battere l’attuale maggioranza di destra-centro? Oppure è meglio cercare, appunto, una maggioranza in un’ottica del Terzo Polo?
Io credo che il cosiddetto Terzo Polo faccia bene a non associarsi a carrozzoni elettorali trainati dai cavalli della demagogia. Quanto più si riuscirà a imporre a due coalizioni un po’ raffazzonate e a quel poco che le unisce un approccio realista ai problemi, tanto più si farà un buon servizio al Paese.
Risposta molto diplomatica… ma se si rimane da soli si perde con questo sistema elettorale.
Lo so, ma torno al discorso di prima. Vincere o perdere non ha un gran valore. Il punto vero o governare bene o non governare. Credo che sia più importante il passaggio preliminare, cioè creare le condizioni per un buon governo. E, perché si possa governare bene, bisogna che ci sia una cultura politica comune, una visione, delle sensibilità comuni tra alleati. Sennò vinci, ma hai il potere e non il governo. Sono due cose diverse. E non vanno confuse.
L’intervista di Paolo Ferrandi su La Gazzetta di Parma
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Ben(e)detto 9 novembre 2022
Essere terzo vuol dire diverso ed equidistante da tutti gli altri. Arrivare terzo significa arrivare al terzo posto in una gara, in una elezione. Ecco, il terzo polo dovrebbe comprendere che ai suoi potenziali elettori interessa la prima accezione del significato. Se poi, alle elezioni, arriva secondo o primo tanto meglio.
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GDPR Rights in Sweden: Court confirms that authority must investigate complaints.
Diritti GDPR in Svezia: La Corte conferma che l'autorità deve indagare sui reclami. Il tribunale amministrativo di Stoccolma ha stabilito che un reclamante ai sensi dell'articolo 77 del GDPR ha il diritto di chiedere una decisione all'Autorità svedese per la protezione dei dati (IMY) dopo sei mesi
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Il governo ruba i soldi ai poveri - Contropiano
Le “modifiche” del reddito di cittadinanza annunciate dal sottosegretario al lavoro Durigon sono una porcata schiavista contro i poveri. Passa infatti un Il messaggio di fondo del provvedimento è infatti: dovete lavorare anche per 500 euro al mese, anche in nero, perché sennò morite di fame. Saranno i poveri a subire il semplice e brutale ricatto della fame: non vuoi fare lo schiavo?, non ci sarà più il reddito a farti mangiare.
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Italy a national network to fight LNG regasifiers
LA LOTTA DI PIOMBINO FA NASCERE LA RETE NO RIGASSIFICATORI NO GNL NAZIONALE
LA LOTTA DI PIOMBINO FA NASCERE LA RETE NO RIGASSIFICATORI NO GNL NAZIONALE ASSEMBLEA NAZIONALE DEI COMITATI A PIOMBINO IL ...nadia darco (Blogger)
Su Repubblica l’intervista del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Potete leggerla qui ▶️ repubblica.it/cronaca/2022/11/…
Ministero dell'Istruzione
Su Repubblica l’intervista del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Potete leggerla qui ▶️ https://www.repubblica.it/cronaca/2022/11/07/news/valditara_scuola_merito_studenti_contratto-373320415/Telegram
III edizione Concorso nazionale per promozione di percorsi di educazione alla Cittadinanza europea ispirati al Manifesto di Ventotene per l'Europa unita e ai valori della Costituzione.
Info ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola III edizione Concorso nazionale per promozione di percorsi di educazione alla Cittadinanza europea ispirati al Manifesto di Ventotene per l'Europa unita e ai valori della Costituzione. Info ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
European Health Data Space: Threat to self-determination and privacy
This afternoon, the EU Commission will present draft legislation to the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) to create a “European Health Data Space” (EHDS). The proposal aims to connect patients‘ health data across Europe. For example, patients’ medical histories, test results or prescriptions are to be shared with hospitals and doctors treating a patient throughout the EU, unless the patient restricts access. Industry, research and authorities would also be given access to personal health data.
Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) is shadow rapporteur in the LIBE committee and comments on the proposal:
“Information revealing my physical and mental health is extremely sensitive. If I can’t rely on this information being treated confidentially by my attending physicians, then I may no longer feel confident to seek treatment at all. This puts sick people and their families at risk. That’s why the proposed EU-wide exchange of health data needs to meet the following requirements:
- Only the attending physician should have access to their own health records in the absence of the patient’s free consent. This includes the fact that a person is being treated by a particular doctor in the first place. There are good reasons, for example, to obtain a second opinion without the doctors involved knowing about each other.
- Without the free consent of the patient, treatment information may only be stored locally by the patient‘s trusted doctor and not automatically in centralised databases, where patients lose control over it. There is a risk that in the event of a loss of centrally stored data, the data of the entire population will suddenly be lost.
- If there is ever to be access by industry, by research or even by politics, then only to anonymised and aggregated data. It is not enough to simply remove the names of the patients. After all, treatment histories are so unique making it is easy to reassign them to the person in question.
The EU Commission’s legislative proposal fullfills none of these requirements. Obviously, the proposal was not designed in the interest of the patients, but of industry. There is a lot of work ahead to ensure that patients can continue to trust in the confidentiality and security of their highly sensitive health information and that their right to self-determination over their data is respected!”
Fr.#14 / Fu il welfare a uccidermi
La morte, il miglior servizio di welfare
Uccidere i pazienti potrebbe portare a un risparmio per il sistema sanitario nazionale fino a 136 milioni di dollari. Così si leggeva nel 2017 sul sito della CBC canadese, che riportava i dati di uno studio della Canadian Medical Association. Per arrivare a queste conclusioni pare che i ricercatori usarono i dati pervenuti dall’Olanda e dal Belgio, dove la pratica dell’eutanasia è già legale da tempo.
L’eutanasia in Canada divenne legale dopo che la Corte Suprema ribaltò una storica sentenza che vietava il “suicidio assistito”. Arrivò poi la legge, il Bill C-14 (“medical aid in dying”, o MAiD), entrato in vigore nel 2016, che per la prima volta prevedeva la possibilità di eutanasia per gli adulti con malattie terminali. Qualche tempo dopo, la legge fu emendata per estendere l’ambito legale dell’eutanasia anche ad ogni adulto vittima di “sofferenze permanenti e intollerabili (“enduring and intolerable suffering”) o “ragionevoli aspettative di morte (“reasonably foreseeable death”). Da marzo 2022 l’eutanasia è un’opzione anche per adulti che soffrono di malattie mentali.
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Qualcuno potrebbe dire: se le persone vogliono morire, perché non aiutarle, risparmiando anche dei soldi pubblici? Purtroppo, la realtà è molto più grottesca di così. Le storie di persone “gentilmente spinte” verso la morte dal sistema si stanno moltiplicando a vista d’occhio.
Come Denise, in sedia a rotelle, che da sette anni cerca inutilmente un alloggio economicamente accessibile a Toronto che possa essere adeguato alle sue necessità. Denise non riesce, e ha iniziato a considerare un’altra opzione: il suicidio assistito. Due medici hanno già approvato la procedura.
O come Alan, che per 20 anni ha vissuto con dei dolori cronici e per 18 ha cercato di ottenere un intervento chirurgico che gli avrebbe risolto ogni problema. Purtroppo il sistema sanitario nazionale non l’ha mai approvato, riempiendolo invece di oppioidi. Così, dato che non può essere curato, ha deciso di farsi ammazzare.
O ancora, come Sathya, una donna di 44 anni che soffriva di SLA e che decise di farsi ammazzare dai medici, non a causa della sua malattia, ma a causa dell’assenza di un sistema di supporto adeguato da parte dello stato. Nelle sue ultime parole, dedicate agli amici e alla famiglia, scriveva: “Ultimately it was not a genetic disease that took me out, it was a system.”
Quando l’uomo diventa un ingranaggio del sistema
L’eutanasia in Canada, che incentiva le persone che sono un “peso” per la società (leggi: casse dello Stato) ad ammazzarsi, è una finestra sul futuro del (post)welfare universale.
È il risultato della vittoria dell’ideologia del sacrificio personale a favore della collettività. È ciò che abbiamo intravisto anche nel 2020 e 2021, quando le masse, i medici e i politici chiedevano alle persone di sacrificare le proprie convinzioni e la loro libertà per evitare di pesare sul sistema sanitario.
Sempre più le persone stanno perdendo la loro individualità, per trasformarsi in parte di un ingranaggio il cui fine ultimo è la realizzazione del “bene comune” (che non esiste): animali sacrificali che confondono ideologia di stato e valori morali, finendo per annientare se stessi in un circolo vizioso che non genera altro che odio, divisione sociale e morte.
Questo è il futuro del welfare universale. E come sempre, per comprendere il futuro non c’è nulla di meglio che guardare al passato. Richard Theodore Ely, intellettuale economista e principale leader del movimento Progressista, che diede vita alla nostra idea di welfare universale, era un fervido sostenitore dell’eugenetica. Cos’è questa, se non la sua degna eredità?
Gli incentivi funzionano
Che succederà quando gli stati occidentali concluderanno infine i loro progetti di identità digitale, sistemi interconnessi e profilazione1 continuativa della popolazione?
Che succederà quando inevitabilmente la pressione sociale verso categorie di persone già estremamente suscettibili, sarà tale da incentivarle ad ammazzarsi su parere del medico, invece di pretendere le cure per cui già pagano coi soldi estorti dalle tasse?
Che succederà quando una persona invalida o depressa si vedranno notificare dalla loro app di Stato qualcosa del tipo: “sappiamo che stai soffrendo, ecco perché hai diritto al suicidio assistito gratuito - contatta il tuo medico di fiducia”.
D’altronde, lo diceva già Colao: con l’identità digitale sarà lo Stato ad anticipare i bisogni delle persone. E tu hai davvero bisogno di ammazzarti, vero?
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Meme del giorno
Citazione del giorno
They paint the world full of shadows and then tell their children to stay close to the light. Their light. Their reasons, their judgment. Because, in the darkness...there be dragons.
But it isn't true. We can prove that it isn't true. In the dark there is discovery, there is possibility, there is...freedom. In the dark, once someone has illuminated it...
Captain Flint (Black Sails)
Frammenti è la rubrica gratuita in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles.
Sembra fantascienza ma non lo è: lo Stato già profila finanziariamente ogni cittadino. Dal 2021 in Italia il Ministero della Salute ha anche il potere di profilare la popolazione dal punto di vista sanitario. Ne ho parlato qui a gennaio.
Lowlife - Diminuendo (Full Album)
Track listing1. A Sullen Sky2. Big Uncle Ugliness3. Ragged Rise To Tumbledown4. From Side to Side5. Off Pale Yellow6. Tongue Tied and Twisted7. Licking One's...YouTube
Caspariae perpetua et firma Libertas
Nel confine fra l’Umbria e la provincia di Arezzo, sopra una lieve alzatura che fa da contrafforte all' Appennino, sorge il Villaggio di Cospaia, già capo-luogo della repubblica o meglio dello Stato Libero di questo nome, che dal 1440 al 1826 conservò la sua autonomia e indipendenza, quantunque si reggesse senza leggi scritte, senza capi, senza milizie, senza imposte.
La Repubblica di Cospaia fu uno stato anarchico e libero, che per più di quattro secoli, dal 1440 al 1826, venne riconosciuto e rispettato come indipendente dagli stati limitrofi (Stato Pontificio e Repubblica di Firenze).
Oggi vedremo come nacque e finì lo Stato Libero di Cospaia, come funzionava l’economia e la vita sociale e quali sono le lezioni che possiamo imparare da questa incredibile storia italiana.
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Caspariae perpetua et firma Libertas
La Repubblica di Cospaia nacque per errore il 24 febbraio del 1440. In quel giorno venne stipulato un concordato fra Papa Eugenio IV e la Repubblica di Fiorenza (Firenze) per la cessione di alcuni territori dello Stato Pontificio. Le casse erano vuote ed Eugenio IV non si faceva problemi a vendere terreno per pagarsi le numerose spese.
L’errore maldestro venne fatto dai funzionari inviati dal Papa e da Firenze a delimitare i nuovi confini tra i due Stati. Questi avevano ricevuto ordine di segnarli tra il territorio di San Sepolcro e San Giustino, lungo il torrente Rio. Un’operazione apparentemente semplice.
Se non fosse che di torrenti Rio ce n’erano due: uno settentrionale e uno meridionale. I funzionari dello Stato Pontificio e della Repubblica di Fiorenza, che evidentemente non si parlavano tra loro, segnarono rispettivamente i confini presso il Rio meridionale e quello settentrionale.
In mezzo ai due torrenti, come a formare un triangolo con la base verso il Tevere e la punta verso le colline, rimase così una terra di circa 330 ettari (3km²) che improvvisamente non era più di nessuno. Gli abitanti, circa 350-500 persone, non ci misero molto a rendersene conto, e presto si auto-proclamarono liberi. I due Stati decisero di rispettare questa dichiarazione, non valeva la pena spendere denaro e risorse per farsi guerra su un territorio così piccolo.
Filippo Natali, nel libro “Lo Stato Libero di Cospaia” (1892), descrive così la Repubblica: Un caso pratico di anarchia in mezzo ad una società basata sul principio autoritario il più assoluto […]
Liberismo e guerra: l’eterno oblio del passato
«Da tempo purtroppo mi sono accorto che è inutile informarsi: in un regime neoliberista verificare ed eventualmente contestare i “fatti” spacciati dall’apparato mediatico è vano; non perché non sia possibile dimostrarne, alla fine, l’eventuale mendacità, ma perché quando faticosamente ci si riesca, nel frattempo quei fatti già non contano più nulla per nessuno: il culto della novità e la pratica dell’innovazione continua, rapidissima e fine a sé stessa, ha come effetto l’oblio del passato, incluso quello recente, cancellato ancor prima che diventi passato da nuove pressanti novità che, sia pure per poche ore, assorbono tutta l’attenzione, peraltro scarsissima grazie a un sistematico addestramento, anche scolastico, alla superficialità.»
Pensieri di notte
Forse è davvero il momento di tirare i remi in barca. Forse è giunto il momento di lasciar perdere. Odio, cattiveria e ignoranza mi stanno soffocando. O forse sto solo diventando vecchia, troppo vecchia per certe cose. O forse, ancora, è il momento di pensare ad altro, a vivere questo spazio con la leggerezza che molti riescono ad avere, ma che a me è sempre stata impossibile da raggiungere. La verità è che non mi diverto più, che le polemiche e le discussioni su temi inutile e stupidi mi hanno stancata.
E se il mondo virtuale fosse uno specchio della mia esistenza reale? Se fosse quella ad avermi stancata? Se in questo momento la bilancia tra l'odio e l'amore che da oltre quarant'anni provo contemporaneamente verso me stessa pendesse ora dalla parte del secondo?
Non ho una risposta a questa domanda, la sola cosa che so è che sono stanca, di tutto e terribilmente schifata e non vedo vie d'uscita nel breve periodo.
Per questo forse è il momento di trovare, almeno nel mondo virtuale, una nuova dimensione, più intima, più privata, lontana dalle discussioni sterili e inutilmente faziose e ideologiche.
Questo non significa smettere di pensare e osservare le cose con occhio critico, ma semplicemente non discutere di esse in un luogo e con persone che non meritano che io perda del tempo.
Chissà, magari tornerò a scrivere quello che mi passa per la mente, brandelli di sogni, pensieri, desideri, a raccontare storie o scrivere racconti.
Forse non sarebbe poi così male, come modo per affrontare questo periodo così pieno di cose brutte.
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@Chiara R da parte mia, ti leggo con piacere.
Personalmente, salvo rari e brevi periodi, anch'io ho perso l'abitudine e il piacere di scrivere e condividere. Forse manca il tempo, forse è per i motivi che hai descritto per te.
Rimane l'interesse di leggere chi scrive su Internet, credo sia normale per chi era qui alla fine degli anni 90
In particolare in questi spazi che hanno ancora un po' il sapore del Web di una ventina d'anni fa, di irc, usenet, delle homepage e dei primi blog.
Quando influencer non era un mestiere e il prodotto non eravamo noi.
Chiara R likes this.
Il decreto che vieta i #rave è un guazzabuglio che si presta alla più arbitraria interpretazione da parte delle forze di polizia.
Tuttavia, il fatto di intensificare i provvedimenti di "confisca delle cose che servono" a organizzare il raduno è un attacco frontale al #fediverso come mezzo di supporto all'aggregazione di eventi.
E non non stiamo parlando soltanto di software come @Gancio e @Mobilizon Italia :mobilizon: che pure saranno colpiti in maniera estremamente violenta dai recenti provvedimenti; il rischio però è per TUTTO il fediverso, oltre che per i sistemi di messaggistica distribuiti.
È forse giunto il momento di ragionare su una protesta generale da parte della comunità del fediverso?
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@g10bl4ck la maggiore resilienza del sistema è che tu puoi salvare in qualsiasi momento i dati del tuo account e, nel caso in cui venisse sospesa la tua istanza, puoi sempre importarli in una istanza differente.
Riportiamo la traduzione italiana di un post di @Fabian Schaar :friendica: pubblicato in tedesco sul blog di @GNU/Linux.ch
Friendica: funzionalità ricca ma comprensibile
Il social network Friendica è una delle piattaforme più versatili del Fediverse, che non deve nascondersi da Mastodon per le sue utili funzionalità. Tempo di lettura: 13 minuti
> Lun, 31 ottobre 2022, Fabian Schaar
I social media sono e saranno sempre un'arma a doppio taglio. Da un lato, offrono un grande potenziale per quanto riguarda i movimenti democratici su Internet, dall'altro c'è sempre il pericolo di essere influenzati da minoranze rumorose o di essere appropriati da potenti multinazionali e brusche divagazioni.
Soprattutto in tempi in cui l'uomo più ricco del mondo può semplicemente acquistare una delle piattaforme più influenti e ricostruirla secondo le proprie preferenze personali, ma ovviamente anche in base alle sue opinioni politiche, c'è un bisogno indissolubile di reti indipendenti che possano essere controllate dal grande pubblico: La risposta è "Fediverse"!
Non solo da quando Elon Musk ha acquistato Twitter è stato chiaro che Mastodon è di gran lunga il servizio di maggior successo nel Fediverse. Tuttavia, la rete federata offre molto di più; questo post dovrebbe riguardare Friendica. Un servizio gratuito Fediverse che, per me, rappresenta la ricchezza di funzioni di Fediverse come nessun altro, pur rimanendo semplice e di facile comprensione.
Come probabilmente molti altri, ho avuto la mia prima esperienza con i social network attraverso servizi proprietari. Dopo un po', però, Twitter e Instagram non sono stati più in grado di prendermi in giro: per me, Twitter rimane una piattaforma che non sa più dove si trovino alti e bassi tra pubblicità, tempesta di merda e una cultura malsana del dibattito; Non ho nemmeno bisogno di iniziare con Instagram: potrebbe essere interessante per tutti coloro che amano la forma assoluta di commercio su Internet, ma sicuramente non per me.
Quindi nell'aprile 2021 volevo cercare delle alternative, quindi mi sono imbattuto in Mastodon. Ovviamente, è un bel cambiamento a cui abituarsi all'inizio, passare da una rete basata su algoritmi come Twitter a una piattaforma Fediverse, ma ne è valsa la pena. Dopo alcuni mesi, alcuni tentativi di camminare e l'uno o l'altro cambio di autorità, secondo la mia esperienza entri in conversazione con le persone quando ti avvicini attivamente a loro:
Per me, Mastodon ha un problema: le sue restrizioni. Continuo a non capire perché la maggior parte delle istanze di mastodonte si limiti a soli 500 caratteri: i dibattiti possono essere tenuti proprio quando non sono limitati artificialmente, quando non sono limitati ma possono essere pienamente supportati da argomenti.
Quando stavo cercando un'istanza di mastodonte che potesse almeno darmi un po' più di spazio (sì, esiste davvero), i simpatici Fedinauts hanno attirato la mia attenzione su Friendica. Per me, il tutto all'inizio sembrava un po' distante, ma anche molto affascinante.
Chi usa Friendica spesso lo giura, anche rispetto a Mastodon e simili: Friendica non è solo pensato per il microblogging, ma offre anche ai suoi utenti praticamente tutte le opzioni che ci si può aspettare dai noti social e, nel caso di servizi proprietari, piuttosto antisociali I media lo sanno: con Friendica puoi scrivere testi brevi e lunghi, condividere foto e video, mantenere contatti, pianificare appuntamenti e molto altro.
Le impostazioni di Friendica consentono un'ampia configurazione, sia in termini di interfaccia che di comportamento della piattaforma.
Rispetto ad altre piattaforme di Fediverse, Friendica colpisce chiaramente per la sua portata: quasi tutto può essere regolato, indipendentemente dal fatto che si tratti dell'aspetto di Friendica stessa, della gestione dei contatti o delle notifiche. Di seguito, quindi, vorrei approfondire alcune delle funzioni che mi piacciono particolarmente di Friendica e che, secondo me, distinguono la piattaforma dalle altre:
vorrei iniziare con le notifiche. Questo può sembrare noioso; Posso capirlo. Le notifiche sono solo notifiche, cosa dovrebbe esserci di speciale in questo? In effetti, è quello che ho pensato quando ho iniziato a usare Friendica. Col tempo, tuttavia, ho imparato ad amare il sistema che sta dietro.
Sui social media, è comune far sapere all'utente quando si verificano eventi speciali in relazione ai propri post, bene e bene. Tuttavia, mentre Mastodon e Twitter si basano sulla notifica agli utenti quando un post è preferito o condiviso, Friendica va dall'altra parte.
Qui l'utente viene anche informato se un post con cui si è interagito in precedenza ha ricevuto risposta da un altro. Non intendo qui dire che sarò informato quando saranno incluse le mie stesse risposte, no. Per me è importante che Friendica mi tenga costantemente aggiornato al riguardo.
Quando interagisco con un post, mi iscrivo a quell'argomento in una certa misura. Ad esempio, non appena rispondo a un post, Friendica sa che mi interessa e di conseguenza condivide con me tutte le interazioni relative ai contenuti.
Nel tempo, la piattaforma rivela una forza sopra la media: tanto più che Friendica, come è consuetudine in Fediverse, non si basa su algoritmi di filtraggio, devo scegliere qui i miei contatti da solo. Cosa c'è di più utile che trovare persone che condividono i miei interessi attraverso gli argomenti stessi?
Quando ero nuovo di Mastodon, ho avuto difficoltà a trovare account da seguire. Le persone che soggiornano in Fediverse e poi appartengono anche alla mia cerchia relativamente ristretta di conoscenze sono ancora una rarità assoluta; le poche eccezioni di solito sono solo eccezioni perché ho parlato loro del Fediverse.
Soprattutto quando puoi portare con te pochi contatti analogici su una piattaforma digitale, è ancora più importante incontrare persone interessanti nel mondo digitale: Friendica dà un contributo importante per far girare la palla.
Ovviamente, una volta trovati i contatti, puoi anche vedere i post condivisi dai contatti esistenti nella sequenza temporale: a quel punto, è facile mantenere la piattaforma interessante e varia per te stesso. All'inizio, tuttavia, può essere un po' noioso riempire un feed solo con query di ricerca.
Ora, il mio feed di Friendica è pieno, ma non traboccante: non vedo solo i post di poche persone che pubblicano molto o di siti di notizie che non pubblicano solo per interesse. Contrariamente al mio feed Twitter a lungo dimenticato, la mia cronologia di Friendica sembra colorata, ogni volta che carico la pagina potrei catturare impressioni da qualcun altro ed è piuttosto interessante.
Se non ne avessi voglia o semplicemente fossi troppo pigro per scorrere, posso anche dare i miei due centesimi ai contributi delle personalità di Fediverse che stanno emergendo ora; quindi tutto ciò che devo fare è aspettare che il fantastico meccanismo di notifica di Friendica mi alimenti i contenuti.
Certo, capita anche che mi venga in mente qualcosa di cui vorrei liberarmi. Ancora una volta, Friendica non mi limita. Se voglio, posso scrivere davvero molto. Non esiste o esiste solo un limite di caratteri irrilevante. Naturalmente, Friendica è adatta anche come piattaforma di blogging interattivo; per me, il sito sta diventando sempre più un tuttofare quando si tratta di social media.
Dopo aver postato un post #neuhier, come è consuetudine, ho avuto la sensazione per la prima volta di essere approdato su una piattaforma che in realtà era all'altezza del nome del "social" che generalmente le veniva attribuito.
L'istanza su cui risiede il mio Friendicaaccout è preconfigurata in modo tale da non essere esplicitamente informato sui preferiti o sulle condivisioni dei miei post. Vedo un piccolo segno di notifica sull'icona della sezione I miei post, ma questo è tutto. Friendica si concentra sottilmente sul contenuto e non sulla ricerca di Mi piace e condivisioni. Questo è molto rinfrescante, soprattutto rispetto a Instagram e Twitter.
Friendica è suddivisa in diverse sezioni attraverso le quali è possibile filtrare i contenuti in modo significativo.
Un'altra grande caratteristica di Friendica è la varietà di protocolli che supporta: posso vedere i post condivisi tramite Mastodon, Pleroma, Peertube o writefreely, ovvero usare il protocollo ActivityPub o anche entrare in contatto con persone che fanno uso della diaspora. Su piattaforme come Mastodon, questi non vengono visualizzati affatto, poiché Diaspora utilizza un protocollo interno che Mastodon non conosce - viceversa, ovviamente, sembra anche vuoto.
Molti sono anche i contributi interessanti degli utenti di Friendica, che vengono trasmessi tramite il protocollo DFRN. Inoltre, Friendica può essere utilizzato come lettore RSS/Atom, i feed possono essere semplicemente aggiunti al feed e quindi trattati quasi come un normale account. Per fare ciò è sufficiente inserire l'indirizzo del feed nella riga di ricerca e seguire lo pseudo profilo che viene poi visualizzato.
In Friendica, i feed RSS possono essere trattati come normali account.
A differenza di Mastodon, Friendica offre anche gruppi, a cui non solo puoi iscriverti qui; con Friendica puoi anche inserire i tuoi contenuti al suo interno. In particolare, piattaforme basate su forum come Lemmy come alternativa Reddit a Fediverse saranno probabilmente in grado di integrarsi molto meglio in Friendica che in Mastodon o Pleroma in futuro.
Ovviamente, questa è solo una frazione di ciò che offre Friendica, ma per me sono anche, se non esattamente le piccole cose, che rendono la piattaforma interessante. Certo, devi prima abituarti, ma una volta fatto, puoi davvero sentirti a casa su Friendica.
Ma solo perché ti sei "allenato" non significa che non ci siano più sorprese positive in attesa di utenti interessati; Ad esempio, ho appena scoperto oggi che il calendario di Friendica può essere compilato non solo da te, ma anche dai contatti: ad esempio, qui vengono visualizzati i compleanni o gli eventi delle persone che seguo.
È una buona cosa quando ti viene in mente quanti compleanni ti sei perso questo mese!
Un'altra caratteristica che ho davvero imparato ad amare è il mirroring dell'attività dell'account: Friendica consente ai suoi utenti di impostare post su determinati profili da condividere sempre: per me, questa è una delle funzionalità più utili che una piattaforma social può avere. Ad esempio, ho un account mastodon; se pubblico qualcosa con questo, il mio profilo Friendica condividerà il post corrispondente in pochi secondi, rendendo più semplice l'utilizzo di più piattaforme contemporaneamente o in una fase di transizione dall'una all'altra.
Vorrei che ci fosse un'opzione come questa su così tanti altri servizi Fediverse basati su testo -- sì, voglio dire tu, Mastodon!
Per combinare i vantaggi qui menzionati: posso, ad esempio, importare un feed RSS per un blog su Friendica e quindi impostare il mirroring automatico di tutti i post pubblicati. Per i tuoi blog, questo potrebbe risparmiare un sacco di lavoro manuale che sarebbe altrimenti necessario per informare i follower di Fediverse sui nuovi post del blog.
Quando viene eseguito il mirroring di un profilo, ogni nuova voce viene condivisa.
Alla fine, ovviamente, resta una questione di gusto personale su quale piattaforma Fediverse ti basi, su quale istanza vuoi vivere, o se la ospiti tu stesso. Per dirla senza mezzi termini, Friendica può diventare una vera amica quando si tratta di social media. Per coloro che sopravvivono alla muscocalisse passando da Twitter a Fediverse, penso che Friendica dovrebbe almeno essere considerata.
Forse Friendica ha bisogno di un po' più di abitudine rispetto a servizi più semplici come Mastodon; alla fine può sicuramente valerne la pena. Secondo alcuni, l'interfaccia di Friendica ricorda Facebook: non posso dire se sia vero, non ho mai usato Facebook e non lo farò in futuro.
Per me il fatto è: vale sicuramente la pena provare Friendica, oltre a tutte le funzioni utili, una calda community attende i nuovi arrivati a braccia aperte.
Friendica è un software gratuito rilasciato sotto la GNU Affero General Public License (AGPL), una forte licenza copyleft. Ulteriori dettagli, compresi i dettagli tecnici, possono essere trovati sul sito web del progetto . Un'istanza altamente consigliata è poliverso.org, ma è giusto ricordare che l'autore del post originale ha suggerito l'istanza tedesca anonsys.net.
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#RecuperarLaCiudad (Riprendersi la città) è un gruppo di attivisti spagnoli che si occupa di uso degli spazi urbani, di sostenibilità e in particolare di mobilità sostenibile.
Hanno pubblicato una bella guida dal titolo “Guía para la ciudadanía con 40 ideas para una recuperación urbana” (Guida per i cittadini con 40 idee per riprendersi la città), disponibile anche in inglese e pubblicano una newsletter periodica che affronta gli stessi temi della guida.
Qui sotto trovate la traduzione parziale della newsletter del 30 settembre 2022 intitolata:
Perché abbiamo bisogno di più ciclistə nelle nostre città?
L’articolo presenta alcune delle conseguenze positive che l’aumento dell’uso della bicicletta in città può produrre in ambito ambientale, economico e sanitario.
Il testo completo dell’articolo si può scaricare da qui:
nilocram.eu/edu/newsletter_Rec…
Buona lettura e... pedalate piano 😀
Perché abbiamo bisogno di più ciclistə nelle nostre città?
Spostarci in bicicletta ci fa guadagnare in salute e in denaro. Ma non è solo il ciclista a trarne beneficio: l'impatto degli spostamenti in bicicletta interessa l'intera popolazione. Anche quelli che non pedalano mai.
Negli articoli precedenti abbiamo discusso di come la proprietà di un'auto non sia solo un costo individuale, ma anche sociale, a causa delle conseguenze negative collegate al suo possesso.
L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalle conseguenze positive, ossia qualsiasi azione che abbia un impatto globale positivo. Nel caso della bicicletta, queste sono molteplici e significative.
Riduzione delle emissioni
Nessuno si sorprende più che l'uso della bicicletta riduca le emissioni di gas che causano l’effetto serra. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature nell'agosto 2022 ha analizzato le tendenze nell'acquisto e nella produzione di biciclette, insieme alle conseguenze del loro utilizzo. La conclusione è che:
• se tutti percorressero 1,6 km in bicicletta, le emissioni di anidride carbonica potrebbero essere ridotte di 414 milioni di tonnellate (414 miliardi di chilogrammi). Per contestualizzare il dato, si tratta del 98% delle emissioni totali del Regno Unito nel 2015;
• se questa distanza viene aumentata a 2,6 km, la riduzione ammonta a 686 tonnellate di CO₂, pari all'86% delle emissioni della Germania nel 2015.
Anche un altro studio, condotto a Pechino per analizzare le conseguenze positive dei sistemi di noleggio delle biciclette, conferma la riduzione delle emissioni collegata all'uso della bicicletta grazie all'"effetto di sostituzione". Grazie all’accesso facilitato alla bicicletta, alcuni utenti dell'auto sono passati a questa modalità. Si stima che se il 75% degli spostamenti effettuati a Pechino nel 2015 venisse effettuato in bicicletta, le emissioni di CO₂ si ridurrebbero di 616.000 tonnellate insieme ad altri inquinanti atmosferici come il particolato inferiore a 2,5 micron, il biossido di zolfo e il NO₂.
Qui il testo completo dell’articolo:
nilocram.eu/edu/newsletter_Rec…
@Informa Pirata @maupao @Goofy 📖 🍝 @:fedora: filippodb :gnu: :BLM: @Scuola - Gruppo Fediverso @Ambiente :verified:
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Fr.#13 / Vola uccellino, vola
Dopo mesi, finalmente Elon Musk ha davvero comprato Twitter. In una lettera aperta, pubblicata anche su Twitter, Elon ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinto all’acquisto e le sue future intenzioni per la piattaforma:
Dice che è importante per il futuro dell’umanità avere una “piazza digitale comune” dove è possibile dibattere senza violenza. Questa violenza, secondo lui, nasce dalle famigerate casse di risonanza e bolle create dagli algoritmi di profilazione tipici di questi social, che provocano divisione sociale e odio. A questo si collegano anche le testate giornalistiche, il cui business è ormai il clickbait e
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Certo, Elon omette di dire esplicitamente che l’algoritmo di Twitter e la relativa moderazione sono stati finora pesantemente a favore della sinistra liberal. In questo caso però i fatti contano più delle parole, e certamente il licenziamento in tronco del CEO Parag Agrawal, il CFO Ned Segal e Vijaya Gadde, head of legal policy, trust, and safety, lascia ben sperare.
Moltissimi utenti in queste ore stanno scherzosamente testando l’algoritmo di moderazione scrivendo cose come “I vaccini covid non funzionano”. Non c’è molto da scherzare però, considerando che numerosi account sono ancora oggi shadowbannati o sospesi per aver semplicemente espresso opinioni contrastanti con l’ideologia liberal.
Un caso paradigmatico è la sospensione dell’account di Babylon Bee, una testata giornalistica sarcastica simile a The Onion o al nostro Lercio.
L’account venne sospeso dopo aver pubblicato su Twitter una storia in risposta a una notizia reale: il 13 marzo 2022 Usa Today decise di nominare Rachel Levine (precedentemente Richard) “Woman of the year”, commentando così la notizia:
Rachel Levine is one of USA TODAY’s Women of the Year, a recognition of women across the country who have made a significant impact.The annual program is a continuation of Women of the Century, a 2020 project that commemorated the 100th anniversary of women gaining the right to vote. Meet this year’s honorees at womenoftheyear.usatoday.com.
Alla notizia, Babylon Bee rispose nominando sarcasticamente Rachel Devine “Man of the year”:
The Babylon Bee has selected Rachel Levine as its first annual Man of the Year.Levine is the U.S. assistant secretary for health for the U.S. Department of Health and Human Services, where he serves proudly as the first man in that position to dress like a western cultural stereotype of a woman. He is also an admiral in the U.S. Public Health Service Commissioned Corps. What a boss!
Babylon Bee, accusati di hate speech, hanno pagato caro l'aver osato affermare in modo ironico una realtà oggettiva e fattuale letteralmente sotto gli occhi di chiunque.
La speranza è che la pulizia interna di Elon Musk possa riportare Twitter in una situazione di presunta neutralità, ripristinando gli account sospesi ingiustamente e dando così modo alle persone di dibattere tra loro in modo pacifico e senza censura. Le parole, soprattutto quando esprimono verità oggettive, non sono violenza, né hate speech. La censura, quella sì.
The bird is freed, ma non nell’Unione Europea
Noi europei faticheremo invece a spiccare il volo, nonostante l’acquisizione di Elon Musk.
Il motivo si chiama Digital Services Act - ne avevamo già parlato insieme qualche mese fa. La legge, che ha l’unico scopo di controllare e limitare la capacità di esprimere liberamente il pensiero degli europei su Internet, entrerà in vigore fra circa 20 giorni.
Thierry Breton, padrino del Digital Services Act, non ha esitato a tarpare le ali di Elon Musk:
Le nuove regole porteranno alla creazione di super fact-checkers, daranno alla Commissione europea poteri illimitati di censura in “situazioni di crisi” (cioè sempre) e obbligheranno le piattaforme come Twitter a sviluppare algoritmi automatizzati per la moderazione e la mitigazione dei rischi di “disinformazione”.
All’Unione Europea la libertà di pensiero e parola non piace, tanto che Alexandra Geese, nel commentare ad aprile la notizia del possibile acquisto di Twitter da parte di Musk, parlava del rischio democratico del “free speech absolutism”.
Cos’è il free speech absolutism? Se la storia ci insegna qualcosa: pensare e dire tutto ciò che non piace ai liberal. Tipo che Rachel Levine è un uomo.
Meme del giorno
Citazione del giorno
There are two sides to every issue: one side is right and the other is wrong, but the middle is always evil. The man who is wrong still retains some respect for truth, if only by accepting the responsibility of choice.
But the man in the middle is the knave who blanks out the truth in order to pretend that no choice or values exist, who is willing to sit out the course of any battle, willing to cash in on the blood of the innocent or to crawl on his belly to the guilty, who dispenses justice by condemning both the robber and the robbed to jail, who solves conflicts by ordering the thinker and the fool to meet each other halfway.
In any compromise between food and poison, it is only death that can win. In any compromise between good and evil, it is only evil that can profit.
Ayn Rand
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Neural Iso
in reply to Roberto Resoli • • •