Giappone e Filippine varano un accordo militare contro la Cina
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di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 7 novembre 2023 – Continuano in Asia le manovre contro Pechino da parte di due importanti alleati degli Stati Uniti e con la supervisione di Washington. Le Filippine e il Giapponehanno infatti raggiunto un accordo per consentire lo schieramento reciproco di forze militari, come ha annunciato ieri il Ministro della Difesa di Manila.
Controversie territoriali
Sia Manila sia Tokyo sono in contrasto con Pechino a causa di alcune controversie territoriali che negli ultimi anni hanno causato un innalzamento della tensione nella regione e diversi scontri. Nel Mar Cinese meridionale, oltre alle Filippine, anche la Malesia, il Brunei, il Vietnam e Taiwan rivendicano dei tratti di mare e degli isolotti che Pechino considera sotto la sua sovranità.
Invece il Giapponesi contende con la Cina le isole Senkaku-Diaoyu nel Mar Cinese orientale. Si tratta di un piccolo arcipelago dalle acque ricche di pesce e il cui sottosuolo nasconde importanti giacimenti di petrolio e gas.
Verso un “Accordo di accesso reciproco”
«Attendiamo con ansia un Accordo di Accesso Reciproco tra i nostri due paesi, dato l’impegno del governo giapponese e di quello filippino a preservare l’ordine internazionale basato sulle regole e il diritto internazionale», ha detto il responsabile della Difesa filippino, Gilberto Teodoro, in una conferenza stampa.
Teodoro ha parlato a margine di una cerimonia in una base militare, a nord della capitale, che è una delle nove a cui gli Stati Uniti hanno avuto accesso nell’ambito dell’Accordo di Cooperazione Rafforzata per la Difesa (EDCA) varato nei mesi scorsi. Washington ha stanziato già 100 milioni di dollari per ammodernare e ampliare le basi aeree e navali alle quali ha avuto accesso.
«Gli Stati Uniti stanno aiutando il governo filippino a rafforzare la sua posizione difensiva per includere l’affermazione dei suoi diritti legittimi nel Mar delle Filippine occidentali» ha detto Teodoro.
Filippine e Giappone dovrebbero varare presto un accordo che prevede l’invio di truppe nel territorio del partner per effettuare esercitazioni e rafforzare la cooperazione. Una volta raggiunto, l’accordo dovrà essere sottoposto alla ratifica del Senato filippino e del parlamento di Tokyo.
Il patto dovrebbe assomigliare all’accordo già raggiunto tra le Filippine e gli Stati Uniti, che fornisce un quadro giuridico in base al quale gli Usa mantengono una presenza militare costante ma a rotazione nelle Filippine, finalizzato allo svolgimento di esercitazioni, al pattugliamento delle aree marittime contese con la Cina, all’addestramento.
La triangolazione con gli Stati Uniti
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida, in visita nelle Filippine lo scorso fine settimana, ha affermato che il suo Paese, le Filippine e gli Stati Uniti stanno collaborando per “proteggere la libertà” nel Mar Cinese Meridionale. «Il Giappone continuerà ad aiutare il rafforzamento delle capacità di sicurezza delle Filippine, contribuendo così alla pace e alla stabilità regionale», ha dichiarato il capo del governo nipponico che sabato è salito a bordo di una nave pattuglia di Manila – di fabbricazione giapponese – in una simbolica dimostrazione di sostegno.
L’assistenza militare giapponese a Manila
Negli ultimi anni il Giappone ha fornito una dozzina di navi pattuglia alle Filippine, inclusa quella visitata da Kishida, la “Teresa Magbanua”, lunga 97 metri. La guardia costiera di Manila utilizza queste navi per i pattugliamenti e per trasportare i rifornimenti e le truppe verso nove isole, isolotti e barriere coralline occupate dalle Filippine nel Mar Cinese Meridionale.
Ora il governo di Tokyo si è impegnato a fornire alle Filippine altre navi, oltre ad alcuni radar di sorveglianza che saranno posizionati in cinque aree lungo le coste, e a inviare un certo quantitativo di attrezzature militari.
Il Giappone è inoltre già il principale finanziatore di progetti infrastrutturali nelle Filippine, e fornisce aiuti economici per la realizzazione di progetti come la metropolitana di Manila, ponti e ferrovie in tutto il paese.
I legami militari sono iniziati nel 2012, dopo che Shinzo Abe è entrato in carica come primo ministro giapponese, e si sono notevolmente sviluppati da quando Ferdinando Marcos Junior (figlio dell’omonimo dittatore che ha governato il paese tra il 1965 e il 1986) è diventato presidente della Repubblica delle Filippine nel giugno del 2022.
Diversi movimenti nazionalisti e di sinistra si oppongono all’alleanza militare con il Giappone e gli Stati Uniti – che configura quella che molti analisti e lo stesso governo cinese considerano una sorta di “Nato asiatica” – memori della brutale occupazione nipponica nel corso della Seconda Guerra Mondiale e timorosi che il braccio di ferro con Pechino possa sfociare in un conflitto cruento. Le opposizioni accusano Tokyo, che recentemente ha deciso di raddoppiare gli stanziamenti per le spese militari, di voler imporre alle Filippine la propria egemonia militare ed economica sfruttando il contenzioso territoriale con la Repubblica Popolare Cinese. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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TURCHIA. Oggi il processo all’oppositrice politica che denuncia la tortura di Stato
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Pagine Esteri, 7 novembre 2023. È attesa per le 9.00 di questa mattina, le 11.00 in Turchia, l’udienza al tribunale di Istanbul per Ayten Öztürk, l’oppositrice politica turca che ha denunciato di essere stata rapita e torturata. Di recente, i suoi avvocati sono riusciti a individuare ad Ankara il centro segreto di tortura nel quale è stata trattenuta e abusata per sei mesi.
Da quando ha cominciato a denunciare di aver subito torture, Ayten è stata vittima di un forte accanimento giudiziario: attualmente è agli arresti domiciliari da più di due anni e rischia due ergastoli con accuse pretestuose.
Pochi mesi fa la polizia ha ritirato il suo libro, nel quale denuncia appunto gli abusi subiti e l’ha accusata di sostenere, con i proventi, un’organizzazione terroristica. Nell’ultima udienza, il 28 settembre, il Pubblico Ministero ha chiesto una condanna per “propaganda a un’organizzazione illegale”.
Oggi la nuova udienza, alla quale parteciperanno rappresentanti politici turchi, giornalisti, avvocati e osservatori indipendenti da tutto il mondo.
Pagine Esteri seguirà da Istanbul gli sviluppi e seguiranno aggiornamenti.
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È disponibile da oggi lo Sportello di edilizia scolastica #PNRR, strumento a supporto degli enti locali che consentirà a comuni, province e città metropolitane di prenotare un incontro online con l'Unita di missione per chiedere informazioni, evidenz…
Ministero dell'Istruzione
È disponibile da oggi lo Sportello di edilizia scolastica #PNRR, strumento a supporto degli enti locali che consentirà a comuni, province e città metropolitane di prenotare un incontro online con l'Unita di missione per chiedere informazioni, evidenz…Telegram
Se Meloni vuole il premierato, serve un accordo con le opposizioni
Se non ti chiami Charles de Gaulle, se non vuoi suicidarti politicamente e se vuoi sul serio cambiare la forma di governo, devi ottenere il consenso di una parte significativa dell’opposizione. La riforma potrebbe nascere solo grazie a un «patto costituzionale» fra la maggioranza e, quanto meno, una frazione quantitativamente rilevante degli oppositori parlamentari.
Quindi, se Giorgia Meloni avesse voluto davvero puntare (o se fosse stata nelle condizioni di poterlo fare) sulla riforma della nostra forma di governo, avrebbe dovuto lasciare perdere l’elezione diretta e proporre una soluzione diversa (come ha osservato Antonio Polito, sul Corriere del 5 novembre), ossia una qualche forma di Cancellierato: la fiducia al capo del governo (e non al governo nel suo insieme) da parte di una sola Camera e il suo diritto di licenziare i singoli ministri. Soprattutto, avrebbe dovuto mettere nelle mani del capo del governo il vero potere deterrente, l’arma decisiva per garantire la stabilità dell’esecutivo: la facoltà di ottenere, se le circostanze lo richiedono, lo scioglimento delle Camere (proprio come prevede la Costituzione tedesca). Il tutto accompagnato da una riforma elettorale adeguata: un qualche tipo di maggioritario, per esempio a doppio turno. Se questa fosse stata la proposta, Meloni avrebbe ottenuto un immediato successo politico: avrebbe spaccato in due il fronte dell’opposizione.
Una parte di essa, quella più ideologica, avrebbe fatto il solito fuoco di sbarramento. E siccome il Cancellierato sposta effettivamente alcuni poteri (come quello di scioglimento) dal presidente della Repubblica al capo di governo, apriti Cielo, gli ideologici avrebbero subito gridato al «golpe», alla svolta autoritaria. Come, del resto, fanno sempre e comunque. Avrebbero seguito, cantando Bella ciao, i soliti pifferai di Hamelin, quelli che «Non si tocca la Costituzione nata dalla Resistenza». Però, questa volta, un’altra parte dell’opposizione, composta dai pragmatici, non avrebbe potuto evitare di aderire al progetto. Una riforma del genere, infatti, se fosse passata, non avrebbe solo accresciuto le chance di creare e stabilizzare un grande partito conservatore sulla destra. Avrebbe anche offerto ai pragmatici di sinistra la possibilità di operare in un habitat istituzionale più favorevole a loro che alla parte più estremista dell’opposizione. Insomma, si sarebbe determinata una convergenza di interessi fra Meloni e gli oppositori pragmatici. E questa volta, forse, gli ideologici sarebbero usciti dallo scontro con le ossa rotte.
Meloni ha fatto invece una proposta che compatta contro di lei l’opposizione. Non solo: è un progetto che, per come è concepito, divide anche il fronte dei fautori di una riforma della Costituzione, quelli che, per intenderci, hanno perseguito proprio quel disegno — venendo alla fine sconfitti — fin dai tempi dei referendum Segni.
E allora perché Meloni, alla quale nessuno può negare accortezza e capacità politiche, ha scelto la strada più impervia, quella che porta più facilmente all’insuccesso che al successo? Forse ciò è avvenuto perché non aveva alternative. È probabile che il progetto tirato fuori dal governo sia una sorta di punto di equilibrio, il solo su cui le forze di maggioranza siano state in grado di convergere, di trovare un accordo.
Il testo presentato sembra più un ballon d’essai che una proposta compiuta. Destinato ad essere rimaneggiato in mille modi durante l’iter parlamentare. Ma se restiamo a ciò che ci è stato dato in pasto fin qui, si può forse dire quanto segue. Il principale aspetto negativo non consiste nel fatto che l’elezione diretta del premier non c’è da nessuna parte. Questa non può essere una obiezione decisiva. Nemmeno il semi-presidenzialismo esisteva prima che De Gaulle lo imponesse in Francia e ha funzionato a lungo e piuttosto bene nonostante che, quando nacque, fossero in tanti a prevederne il fallimento. L’aspetto negativo è un altro. Ossia il fatto che, stando a questa prima versione della riforma, il premier eletto sarebbe in realtà debole nonostante l’investitura popolare. Anche se gli ideologici, privi di fantasia, parlano già di «svolta autoritaria», il rischio, al contrario, è quello di un premier in balia dei ricatti di questa o quella frazione della maggioranza. Senza la possibilità di tenerle in riga minacciando lo scioglimento delle Camere. L’esito più probabile non è l’autoritarismo ma il caos, un blocco di sistema «alla messicana» (Francesco Clementi, Corriere del 4 novembre).
L’elezione diretta del premier potrebbe funzionare solo in un contesto bipartitico (governa un solo partito). Ma dove ci sono governi di coalizione, dove l’instabilità dipende dalla competizione fra i partiti entro l’alleanza di governo, l’elezione diretta del premier non stabilizza alcunché. Non basta cercare di irrigidire il sistema per impedire alla dinamica coalizionale (la competizione entro la maggioranza ) di paralizzare l’azione di governo. Tenuto conto della cosiddetta norma anti-ribaltone prevista (se cade il premier può essere sostituito, una volta sola, da un esponente della stessa maggioranza), la stabilità potrebbe essere forse assicurata da un patto segreto, tenuto nascosto agli elettori, stipulato fra i leader della coalizione prima delle elezioni, ossia un accordo che preveda una staffetta: ti presenti tu come candidato premier agli elettori perché hai più probabilità di vincere. A metà legislatura, ti dimetti e io ti sostituisco. Ma è concepibile che si possa stipulare, alle spalle degli elettori, un patto simile?
In ogni caso, comunque venga rimaneggiato in seguito il progetto, non potrebbe ottenere la maggioranza dei due terzi che serve per scongiurare un referendum. Da ormai molto tempo i referendum, non solo in Italia, si risolvono in sonore sconfitte dei governi. Votano soprattutto quelli che vogliono prenderli a legnate. Quando vieni sconfitto, il tuo carisma svanisce, la tua popolarità crolla. Ai sostenitori di Meloni conviene che la proposta si areni in Parlamento. Si scommette su tutto. Ma forse solo pochi temerari scommetteranno sul fatto che al prossimo giro eleggeremo direttamente un premier.
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In Cina e Asia – CIIE: Xi promette maggiore apertura al commercio internazionale. E incontra Albanese
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La Cina punta a diventare leader nella produzione di robot umanoidi
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Xi chiede a Scholz di cooperare per la pace a Gaza e in Ucraina
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Giappone, rafforzata la cooperazione militare con le Filippine
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Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Maurizio Ballistreri sul tema “Il futuro della Democrazia”
Terzo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si articolerà in 15 lezioni, che si svolgeranno sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.
La terza lezione si svolgerà lunedì 6 novembre dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma ZOOM (ID Riunione 817 3306 8640 – Passcode 855442).
La lezione sarà tenuta dal prof. Maurizio Ballistreri (Ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università di Messina), con una relazione sul saggio “Il futuro della Democrazia” di Norberto Bobbio.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.
Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.
Per le iscrizioni alla XIII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina ed ulteriori informazioni riguardanti il corso, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM
Pippo Rao, Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina
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CISGIORDANIA. Arrestata Ahed Tamimi, palestinese ucciso ad Halhul. Due poliziotti feriti a Gerusalemme
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della redazione
Pagine Esteri, 6 novembre 2023 – La nota attivista palestinese Ahed Tamimi è stata arrestata la scorsa notte dall’esercito israeliano nel suo villaggio, Nabi Salih, in Cisgiordania, perché avrebbe minacciato di uccidere coloni israeliani in un post sui social scritto nei giorni scorsi.
Nel 2018, Tamimi venne arrestata e accusata di aver “aggredito un soldato”, dopo essere stata ripresa con un telefonino mentre schiaffeggiava il militare. Successivamente è stata condannata a otto mesi di reclusione e a una multa di 5.000 shekel (circa 1.200 dollari). Il ministro israeliano della Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, ha reagito alla notizia dell’arresto elogiando i soldati israeliani per aver “arrestato una terrorista”.
Questa mattina un palestinese è stato ucciso e tre sono rimasti feriti dagli spari dell’esercito nel villaggio di Halhul, a nord di Hebron. A Gerusalemme un adolescente palestinese di 16 anni è stato ucciso dopo aver, secondo la versione ufficiale dell’accaduto, ferito a coltellate due agenti della polizia israeliana, di cui uno gravemente. Pagine Esteri
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REPORTAGE. Lavoratori di Gaza descrivono gli abusi subiti durante la detenzione in Israele
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Di Lubna Masarwa a Gerusalemme e Nadda Osman a Londra – Middle East Eye
(articolo tradotto dall’inglese da Federica Riccardi*)
I lavoratori palestinesi di Gaza detenuti da Israele hanno raccontato di essere stati maltrattati, umiliati e torturati per quattro settimane dopo essere stati arrestati in risposta all’attacco guidato da Hamas del 7 ottobre. Si stima che circa 4.500 lavoratori di Gaza si trovassero in Israele quando centinaia di combattenti palestinesi hanno preso d’assalto le comunità israeliane vicino alla Striscia di Gaza, uccidendo circa 1400 persone.
Nonostante si trovassero in Israele con un permesso di lavoro, sono stati tutti radunati in strutture di detenzione e, secondo le testimonianze di prima mano, ripetutamente umiliati e maltrattati.
I lavoratori recentemente rilasciati da Israele hanno raccontato a Middle East Eye che i loro permessi di lavoro erano stati revocati e che sono stati rimandati a Gaza a piedi, nonostante l’enclave costiera fosse sottoposta a continui bombardamenti e a un’invasione di terra israeliana. I lavoratori sono stati costretti a camminare per 6 km fino a quando sono arrivati a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom, vicino alla città meridionale di Gaza, Rafah.
Nei video che circolano online, si vedono centinaia di lavoratori tornare a Gaza a piedi. Non è chiaro quanti dei 4.500 lavoratori siano stati rilasciati. I palestinesi hanno raccontato a MEE di vari abusi subiti durante la detenzione, molti dei quali sembrano equivalere a torture.
Un uomo mi ha chiesto se volevo qualcosa da bere, poi mi ha gettato addosso acqua bollente”. “Ragazzi della stessa età dei miei figli ci hanno spogliato e urinato addosso… nessuno ha parlato di noi lavoratori detenuti in Israele, non la Croce Rossa; l’Autorità Palestinese ci ha tradito, il mondo intero ci ha tradito”, ha detto un lavoratore ad Al Jazeera al suo arrivo a Gaza.
Miriam Marmur, direttrice del gruppo israeliano per i diritti Gisha, ha dichiarato a MEE che le informazioni ricevute sulla detenzione dei lavoratori sono “estremamente preoccupanti e allarmanti”. “Non abbiamo modo di sapere quante persone siano state trattenute illegalmente nei centri di detenzione israeliani perché Israele si è rifiutato di rivelare i nomi e la posizione delle persone detenute”, ha dichiarato Marmur.
Marmur ha aggiunto che i lavoratori sono stati trattenuti in strutture all’interno di basi militari israeliane nella Cisgiordania occupata e non è a conoscenza di quanti lavoratori siano ancora detenuti.
“Ci sono diverse segnalazioni di incursioni da parte delle forze israeliane, che prelevano i lavoratori palestinesi e li portano nei centri di detenzione”, ha detto Marmur, aggiungendo che “da quello che descrivono, le condizioni sono estremamente, estremamente terribili”.
Middle East Eye ha chiesto un commento all’esercito israeliano.
Abusi psicologici e fisici
I lavoratori palestinesi rilasciati hanno dichiarato di non aver avuto accesso a una rappresentanza legale. Agli operatori umanitari è stato anche vietato di entrare nelle strutture di detenzione per effettuare valutazioni delle condizioni.
“Siamo stati maltrattati per 25 giorni, eravamo circa 5.000-6.000 persone detenute”, ha dichiarato una persona ad Al Jazeera. Molti dei lavoratori hanno raccontato di essere stati costantemente minacciati mentre venivano loro poste domande su Hamas. “Alcune persone sono state interrogate. Hanno avuto la peggio, sono stati incatenati e picchiati. Ci hanno chiesto se conoscevamo qualcuno di Hamas”, ha raccontato un anziano signore ai media locali. “Ovviamente non sappiamo nulla, siamo solo lavoratori”, ha detto un altro uomo in un filmato che circola online.
I lavoratori hanno dichiarato che le autorità israeliane non hanno permesso loro di accedere ai telefoni o di telefonare alle loro famiglie, lasciando molti di loro preoccupati per il benessere dei loro cari sotto i bombardamenti.
“Se Dio vuole, torneremo e troveremo i nostri figli e le nostre famiglie sani e salvi”, ha dichiarato un uomo ai media locali. “Siamo stati torturati, nessuno ha avuto pietà di noi. Ci hanno preso soldi e vestiti, ci hanno lasciato nudi per tre giorni mentre ci torturavano. Eravamo affamati, ci hanno preso a calci e pugni, ci hanno calpestato la testa, ne sto ancora soffrendo”.
Secondo i lavoratori, sono stati consegnati alle forze israeliane dai loro datori di lavoro.
Nei filmati diffusi online, si vedono i lavoratori che mostrano le targhette blu applicate alle loro caviglie. Hanno dichiarato che nessuno dei loro effetti personali, compresi telefoni e denaro, è stato loro restituito prima del rilascio.
Gli israeliani acclamano i filmati degli abusi
Dopo l’attacco del 7 ottobre, la retorica e il sentimento anti-palestinese hanno raggiunto un massimo storico in Israele. I funzionari israeliani hanno chiesto l’eliminazione di Gaza e hanno invitato a torturare i palestinesi collegati all’attacco.
Nel frattempo, si sono intensificati gli attacchi contro i cittadini palestinesi di Israele e i palestinesi della Cisgiordania occupata. All’inizio di questa settimana, gruppi israeliani di estrema destra hanno condiviso e celebrato sulle app di messaggistica video di quelli che sembravano essere lavoratori palestinesi in Cisgiordania maltrattati da soldati israeliani.
Molti di questi video sono stati pubblicati su “Without Limits”, un canale Telegram della destra israeliana, che conta oltre 117.000 iscritti, tra gli altri gruppi di destra.
In un video straziante, si vedono uomini palestinesi bendati con fascette intorno alle mani che vengono assaliti da truppe pesantemente armate. Gli uomini, alcuni dei quali sono stati spogliati completamente nudi, si sentono urlare mentre giacciono a terra. I soldati li trascinano per terra, mentre un soldato israeliano calpesta la testa di un detenuto. I suoi colleghi si sentono ridere in sottofondo.
La clip ha quasi 2.000 emoji di risate e centinaia di emoji di celebrazione, oltre a reazioni di occhi innamorati. L’esercito israeliano ha dichiarato in precedenza a MEE che le azioni dei soldati visti nel filmato sono “deplorevoli” e ha detto che indagini sono in corso. Pagine Esteri
GUARDA IL VIDEO – AVVERTENZA: IMMAGINI FORTI NON ADATTE A PERSONE IMPRESSIONABILI
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* l’articolo originale può essere visionato al link seguente
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L'ultima settimana nel Fediverso – ep 42: nuovi sviluppi per Mastodon, Pebble muore e rinasce con Mastodon, Mozillaverso, Mbin vs Kbin
Qui la newsletter di @Laurens Hof
- Pebble spegne e avvia un server Mastodon
- Mastodon prevede l'aggiornamento 4.3
- Registri di sviluppo Kbin e Mbin
- riflessioni sul primo anniversario dall'inizio della migrazione di Twitter
- il prossimo server fediverso di Mozilla
- Pixelfed ha semplificato la registrazione per i nuovi utenti
- Pleroma ha rilasciato un aggiornamento significativo e recentemente ha ottenuto anche un finanziamento NLnet
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La stupidità al vertice dell'Europa genera mostri. E farebbe anche ridere, se non fosse drammatica... L'intervista di Andreas Ericson a Ylva Johansson su chatcontrol
[Andreas Ericson] Posso chiederti solo una cosa, Ylva. Se ciò accadesse, ai sensi di questo disegno di legge, tu ed io potremmo avere contatti in futuro, se, ad esempio, ritieni di voler denunciare la Commissione europea e contattare Svenska Dagbladet protetti dalle leggi sulla protezione delle fonti? E con questo disegno di legge potremmo anche avere contatti crittografati che le autorità non sono in grado di leggere?
[Ylva Johansson] Sì, è ovvio.
[Andreas Ericson] Ma se così fosse, i pedofili non utilizzerebbero tutti quanti gli stessi strumenti criptati? E quindi, cosa ci avremmo guadagnato?
[Ylva Johansson] No, ma il fatto è che... (pausa) l'unica cosa è che... (pausa) l'abuso sessuale sui bambini, le immagini del genere, sono sempre criminali
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IA, il caso dello scienziato cinese finanziato dal Pentagono
Il governo degli Stati Uniti ha erogato almeno 30 milioni di dollari in sussidi federali per le ricerche di Song-Chun Zhu, uno scienziato che ritiene l’Intelligenza Artificiale come la bomba atomica per la sua importanza militare e che oggi è in prima linea nella corsa della Cina allo sviluppo di questa tecnologia. A rivelarlo è Newsweek.
Lo scienziato è stato direttore di un centro pionieristico sull’Intelligenza Artificiale dell’Università della California Los Angeles. Il Pentagono ha continuato a erogargli i finanziamenti pubblici anche quando aveva dato vita a un istituto parallelo vicino a Wuhan, ha occupato una posizione in un’università di Pechino il cui obiettivo principale è sostenere la ricerca militare cinese e si è unito a un “piano di talenti” del Partito comunista cinese i cui membri hanno il compito di trasferire conoscenze e tecnologie in Cina.
Il contesto accademico degli Stati Uniti, noto per la sua apertura alla collaborazione internazionale, ora si trova di fronte a una serie di complessità che trascendono i confini della pura ricerca scientifica. Un’indagine recente ha sollevato preoccupazioni sull’innovazione tecnologica in Cina e sulle sue possibili implicazioni militari, suscitando un dibattito significativo riguardo alla connessione tra lo sviluppo scientifico e le preoccupazioni per la sicurezza nazionale.
Al centro di tale discussione si pone il ruolo di figure chiave come Zhu, il cui contributo nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale non solo solleva interrogativi sulla collaborazione tra nazioni rivali, ma evidenzia anche l’interesse strategico e militare legato a tali progressi tecnologici. Le sue affermazioni esplicite sull’importanza dell’IA possono essere paragonate alla “bomba atomica” nel campo dell’informatica, innescando una corsa all’innovazione in un settore con implicazioni cruciali sia in termini militari che economici.
Mentre gli esperti occidentali rimangono preoccupati per i rischi legati all’intelligenza artificiale generale, la Cina, guidata da Xi Jinping, sta perseguendo attivamente un ruolo di leadership in questo campo. Le connessioni di Zhu con istituti di rilievo nel settore dell’IA in Cina evidenziano il legame stretto tra lo sviluppo tecnologico e gli obiettivi militari e di governance del Paese asiatico.
Negli Stati Uniti, al fine di preservare il proprio vantaggio tecnologico e di sicurezza, sono state avviate misure restrittive nei confronti dei ricercatori cinesi. Queste azioni includono il divieto per studenti laureati con legami militari cinesi, restrizioni sul trasferimento di tecnologia e l’ultimo ordine esecutivo di Biden, finalizzato a garantire la leadership statunitense nella tecnologia, alzando parallelamente gli standard di sicurezza.
La Cina ha costantemente respinto le accuse di furto tecnologico, nonostante la rete di intelligence Five Eyes abbia espresso preoccupazioni sull’ampia estrazione di tecnologia da parte cinese. Questo solleva dubbi sulla leadership degli Stati Uniti e dell’Occidente nella scienza e nell’innovazione, evidenziando la necessità di affrontare le minacce di potenziali falle nel sistema di ricerca.
Ulteriori complicazioni emergono dai casi di ritorno in Cina di altri ricercatori di alto profilo, suscitando preoccupazioni riguardo alle loro affiliazioni non dichiarate e al possibile trasferimento non autorizzato di tecnologia. Questi casi sollevano interrogativi sulla trasparenza nelle fonti di finanziamento, nelle affiliazioni e nei brevetti stranieri all’interno della ricerca, generando dubbi sugli ingenti investimenti statunitensi e sulla potenziale perdita di tecnologia a favore di nazioni concorrenti.
La carriera di Zhu diventa un esempio del delicato equilibrio tra i vantaggi della collaborazione internazionale e i rischi per la sicurezza nazionale nell’ambito della ricerca.
In conclusione, il dibattito attuale sottolinea l’importanza di una rigorosa supervisione e di una stretta collaborazione con le forze dell’ordine per affrontare le minacce alla sicurezza derivanti dalle collaborazioni di ricerca. È evidente che il panorama della ricerca scientifica e tecnologica si trova in una fase cruciale, in cui la trasparenza, la sicurezza nazionale e la collaborazione internazionale devono trovare un equilibrio per preservare l’innovazione senza compromettere la sicurezza globale.
#laFLEalMassimo – Episodio 106: Nazionalismo Economico e Protezionismo Verde
Continuo a ribadire in apertura la necessità di prendere una posizione chiara in merito al l’ingiusta aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina e auspicare che il conflitto in atto sulla striscia di Gaza possa essere in qualche modo contenuto limitando il numero delle vittime innocenti.
Passando dall’ambito militare a quello economico, rimanendo in tema di minacce per la libertà individuale, vorrei introdurre l’argomento del nazionalismo economico e del protezionismo verde, che collaborano per costruire un futuro grigio.
Quello che la rivista the Economist ha denominato Homeland Economics, che io tradurrei con nazionalismo economico, costituisce una risposta ai rischi per la sicurezza nazionale derivanti da shock inattesi, come una pandemia o una crisi finanziaria globale e alla volontà di proteggersi riducendo la dipendenza dalle catene di approvvigionamento e distribuzione internazionale.
L’invasione dell’Ucraina ha aggiunto rischi politici e strettamente militari che hanno messo ulteriormente in discussione i vantaggi di un sistema basato sulla libera circolazione di cittadini e merci. Ultimo, ma non per importanza, il cambiamento climatico solleva questioni di coordinamento tra stati, aziende e liberi cittadini che non sembra gestibile con meccanismi puramente privatistici.
Il risultato di questi processi è quindi il protezionismo verde, testimoniato dall’ Inflation Reduction Act degli Stati Uniti, che giustifica con argomenti legati alla sicurezza e al controllo il sussidio di imprese e iniziative domestiche rispetto al resto del mondo.
Questa rubrica si conferma dalla parte del libero mercato tanto quanto da quelle della libertà individuale, caratteristiche che spesso si presentano come due facce della stessa medaglia e neri prossimi proverà a illustrare in maggior dettaglio i limiti e le controindicazioni di questa ingerenza eccessiva dello stato nell’economia.
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L'articolo #laFLEalMassimo – Episodio 106: Nazionalismo Economico e Protezionismo Verde proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
In Ucraina, la Russia prepara i suoi nuovi ordigni per l’inverno
Anche se non vengono registrati significativi spostamenti del fronte, in Ucraina i combattimenti proseguono incessanti. E nonostante le riserve di equipaggiamento e munizioni di entrambe le parti coinvolte continuino a deteriorarsi, questo non impedisce ai due eserciti di dispiegare nuovi e più letali equipaggiamenti. L’ultima novità, introdotta sul campo di battaglia dalle truppe di Mosca, è un ordigno molto particolare.
La Fab-1500 appartiene alla famiglia delle glide bombs, termine italianizzabile con “bombe plananti”: ordigni dolati di appositi alettoni che permettono loro di essere sganciati a lunga distanza (così da evitare l’intercettazione da parte della contraerea nemica) e di planare con una discreta precisione contro il bersaglio. Come suggerisce il nome stesso, la Fab-1500 contiene al suo interno una tonnellata e mezzo di esplosivo, e all’impatto è in grado di colpire bersagli in un raggio che si estende fin quasi a 500 metri. Essa può distruggere bunker fino a 20 metri di profondità e sfondare tre metri di cemento armato. Tra i modelli di aereo in forza all’aereonautica di Mosca, sia il Su-30 che il Su-34 e il Su-35 possono essere impiegati come piattaforma di lancio dell’ordigno, che poi viene guidato da un operatore direttamente sul bersaglio.
Segnali dell’utilizzo di questo tipo di bomba erano già stati registrati nella primavera di quest’anno, quando il Ministero della Difesa ucraino ha segnalato sia un uso estensivo delle Fab-500 (le “sorelle minori” contenti mezzo chilogrammo di esplosivo) lungo tutto il fronte, assieme a segnali di preparazione “per un uso estensivo delle Fab-1500”.
L’avvicinarsi dell’inverno rende queste bombe ancora più efficaci, poiché con molta probabilità esse saranno impiegate negli attacchi alle infrastrutture critiche ucraine, accanto ai missili da crociera e alle loitering munitions che Mosca sta già impiegando in questo senso, così da mettere sotto ulteriore pressione i sistemi di difesa aerea avversari.
Secondo Frederik Mertens, analista del Centro di studi strategici dell’Aia, la Russia potrebbe iniziare a usare queste armi per colpire le infrastrutture energetiche dell’Ucraina “non appena l’inverno inizierà a farsi sentire. Negli ultimi mesi Mosca ha usato con parsimonia i suoi missili e dovrebbe di nuovo averne accumulato una discreta scorta-ha dichiarato. Il suo obiettivo più logico sarebbe l’infrastruttura energetica di Kiev, proprio nel momento in cui ne ha più bisogno”, ha dichiarato l’analista a Newsweek.
Anche Kyiv utilizza ordigni non troppo diversi da quelli russi, ordigni ricevuti all’interno dei pacchetti d’aiuti militari statunitensi già dal dicembre dello scorso anno. Tra queste le Jdam (Joint Direct Attack Munitions) e le Jdam-Er, versione con raggio ancora più lungo: kit che permettono di trasformare semplici bombe in munizioni “intelligenti” lanciabili da una varietà di aerei, proprio come le bombe della famiglia Fab.
Kenobit e il Livello Segreto: Mastodon vs Facebook. L'articolo di Natale Salvo su Pressenza
Fabio Bortolotti, in arte @Kenobit oltre che un musicista molto particolare suonando come strumento il … “Game Boy”, è editore di un vero e proprio Social Network che prende un nome che non appare strano se si sa che il nostro è anche un incallito gamer: “Livello Segreto”.
«I social network hanno assunto un’importanza cruciale nelle nostre vite, pervadendone quasi ogni aspetto. Li usiamo per comunicare, informarci, svagarci e spesso anche per lavorare o promuovere le nostre attività»
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Etiopia, la guerra genocida in Tigray e le conseguenze 3 anni dopo
La guerra genocida è iniziata in Tigray il 4 novembre 2020. I media italiani politicizzati non ne hanno dato degna visibilità, se non per mettere in luce qualche sporadica notizia sensazionalistica.
Personalmente coinvolto emotivamente per amicizie di lunga data e visto le premesse informative in Italia, ho cominciato a condividere aggiornamenti, per quel che potevo, per quel che riuscivo a sapere da varie fonti.
Il Tigray, stato regionale a nord dell’ Etiopia confinante con l’Eritrea, ha circa 7 milioni di abitanti.
Sono stati distrutti il 90% degli ospedali, lo stupro è stato usato come arma producendo una stima di 120.000 abusi su donne di ogni età, arresti di massa, deportazioni e detenzioni su base etnica contro il diritto umanitario internazionale su persone di ogni genere, di ogni età e ceto sociale (anche donne e umoni di chiesa) e persone solo per il sospetto che fossero sostenitori dei “ribelli”. Furono attaccati anche luoghi di culto. La guerra per strategia bellica fu combattuta in totale isolamento comunicativo e blackout elettrico: 2 anni in cui il popolo tigrino è stato tenuto in ostaggio. Le stime delle vittime parlano di 800.000 morti, tigrini civili uccisi direttamente da attacchi aerei, massacri, uccisioni extragiudiziali o per fame indota da volontà politiche del governo etiope. L’occupazione delle forze regionali amhara e milizie Fano nellla parte nord occidentale del Tigray hanno perpetrato attività di pulizia etnica, anche dopo l’inizio della tregua del novembre 2022, che ha decretato un formale cessate il fuoco con l’accordo di Pretoria tra il governo federale etiope e i membri del TPLF – Tigray People’s Liberation Front, partito del Tigray considerato gruppo terroristico dalla legge etiope dl maggio 2021. Questo ultimo anno di tregua formale comunque non ha fermato abusi e violenze sulla popolazione civile di etnia tigrina.
ARCHIVIO: Tigray : la Guerra Genocida Dimenticata dal Mondo – Archivio
Oggi la situazione si è normalizzata ma resta critica e grave.
Ci sono ancora più di 1 milione di sfollati interni, IDP, in Tigray in attesa oltre che di poter tornare a casa, anche di assistenza e supporto alimentare e per cure mediche.
Le persone continuano ancora a morire di fame dopo un anno dall afirma dell’ accordo di tregua.
Secondo uno studio congiunto condotto dal Tigray Health Bureau, dal Tigray Health Research Institute e dalla Mekelle University, almeno 1.329 persone sono morte di fame in soli 9 distretti nella regione per il periodo di 9 mesi che hanno portato ad agosto 2023.
La sospensione degli aiuti alimentari da parte di WFP e USAID per nove mesi consecutivi, ha aggravato le condizioni umanitarie di una regione già scosse da disastri come siccità, invasione di locuste nel deserto
La presenza degli sfollati crea disagi perché in varie zone occupano edifici scolastici per cui i ragazzi non possono tornare sui banchi di scuola.
Gli ospedali dopo 3 anni continuano ad essere in mancanza di risorse. Ci sono flebili segnali di ripresa e supporto nei più grandi centri, ma per le aree rurali e più decentralizzate, soprattutto quelle ancora occupate dalle forze amhara ed eritree, sussistono problematiche di accesso alle cure e al supporto umanitario alimentare.
Approfondimenti: Etiopia: le atrocità cessa l’anniversario del fuoco – Human Rights Watch
La commissione degli esperti sul diritto umanitario dell’ ONU – ICHREE, istituita per investigare in maniera indipendente sui crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati sul popolo tigrino, è stata bloccata nel suo operato. Il suo mandato non è stato rinnovato come sperato dalla diaspora e da tutta quella parte di società civile che chiede giustizia per le vittime. Il mandato non è stato rinnovato per due cause principali: la pressione da parte del governo etiope perché ha rivendicato, come strumento di distrazione di massa, di essere stato sovrano quindi che come da accrodo di Pretoria ha istituito un processo di giustizia di transizione come processo interno nazionale e dall’altra la volontà politica dell’ ONU che non ha rispettato il “mai più” voltandosi dall’altra parte il 4 ottobre durante la seduta della commissione per decidere le sorti del ICHREE. Il movente della comunità internazionale? Probabilmente tutelare le proprie risorse in gioco, vecchi e nuovi accordi economici mascherati da “crescita e sviluppo” in Etiopia.
In una dichiarazione rilasciata in occasione del primo anniversario dell’accordo di Pretoria, il TPLF afferma che il popolo del Tigrai continua a soffrire terribilmente a causa della sua mancata attuazione, affermando che:
“Milioni di persone nel Tigrai sono sparse ovunque in cerca di rifugio nei campi, e coloro che sono sotto le forze d’invasione sono costretti a cambiare la propria identità, mentre coloro che si trovano nei campi per sfollati stanno morendo di fame”
“Le forze d’invasione avrebbero dovuto ritirarsi dal Tigrai, ma non sono state ritirate.” ha osservato il TPLF. Il TPLF esorta il governo federale, l’UA, gli Stati Uniti, l’UE, l’IGAD e le organizzazioni internazionali dei media e dei diritti a mantenere i progressi raggiunti attraverso l’accordo di Pretoria e ad impegnarsi per assumersi i propri obblighi morali e legali per garantire la piena attuazione dell’accordo.”
Per l’Italia naturalmente si è tutto risolto con la firma dell’accordo di Pretoria, così i media italiani si sono sentiti legittimati di non scriverne più (non che prima di tale data avessero contribuito con l’informazione su tale contesto, anzi).
A fine ottobre 2023 funzionario USA rivela che la richiesta dell’Etiopia di idoneità AGOA è “ancora in sospeso”. “Queste decisioni sono ancora in sospeso”, ha detto la signora Hamilton ai giornalisti del continente, e che “probabilmente non ci sarà alcun annuncio al momento in cui arriveremo al Forum AGOA”. Il presidente Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo nel novembre 2021 che rimuoveva l’Etiopia dall’AGOA a seguito dell’escalation della guerra, iniziata un anno prima nella regione del Tigrè, e ha assistito a “grosse violazioni dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale. ”Il governo etiope ha condannato la decisione, descrivendola come “sbagliata e non riuscendo a considerare il benessere dei comuni cittadini.”
Approfondimento: L’accordo di pace di Pretoria: promesse infrante e l’appello urgente per l’emendamento e la rinegoziazione
La guerra genocida iniziata in Tigray il 4 novembre 2020 ha avuto fine formale il 3 novembre 2022 con l’accordo di cessazione ostilità, ma abusi e violenze continuano ancora oggi.
Come sempre a pagarne il caro prezzo, anche con la vita, sono i milioni di persone. Come prassi, l’informazione in Italia ha spento i riflettori su questa ennesima crisi umanitaria in atto per passare al prossimo scoop.
Una preghiera per tutte le vittime della guerra genocida in Tigray. Una pensiero di speranza per tutte le persone che ancora soffrono.
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Giacomo Matteotti” di Castelnuovo di Porto (RM) che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al PNRR.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Giacomo Matteotti” di Castelnuovo di Porto (RM) che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al PNRR. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
informapirata ⁂ reshared this.
Ministero dell'Istruzione
I Comuni e le Province impegnati nella costruzione di nuove scuole #PNRR, affinché sia garantita la continuità didattica nella fase dei lavori, potranno beneficiare di contributi per l’affitto di immobili o il noleggio di strutture provvisorie.Telegram
Dichiarazione della FPF sugli arresti ingiustificabili dei giornalisti dell'Alabama
E oggi, l'editore, Sherry Digmon, è stato arrestato di nuovo, questa volta per aver sollecitato annunci pubblicitari dal distretto scolastico locale mentre prestava servizio nel Board of Education.
"Arrestare giornalisti che riportano notizie è palesemente incostituzionale", ha affermato Seth Stern, direttore dell'advocacy della Freedom of the Press Foundation (FPF) . “Le regole di segretezza del Gran Giurì vincolano i gran giurati e i testimoni, non i giornalisti. Il procuratore distrettuale dovrebbe incolpare se stesso per non aver mantenuto la segretezza dei procedimenti del gran giurì, non i giornalisti carcerari per aver fatto il loro lavoro”."Il Primo Emendamento protegge i giornalisti che pubblicano informazioni ottenute legalmente da fonti", ha affermato Caitlin Vogus, vicedirettore dell'Advocacy della FPF . “In questo Paese non arrestiamo i giornalisti per aver riportato notizie che le autorità preferirebbero mantenere segrete”.
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L'Indipendente | La controrivoluzione delle élite di cui non ci siamo accorti: intervista a Marco D'Eramo
"Il mito originario (e mai confessato) del neoliberismo non è il baratto ma lo schiavismo. Il grande successo che hanno avuto i neoliberisti è di farci interiorizzare quest’immagine di noi stessi. È una rivoluzione culturale che ha conquistato anche il modo dei servizi pubblici. Per esempio le unità sanitarie locali sono diventate le aziende sanitarie locali. Nelle scuole e nelle università il successo e l’insuccesso si misurano in crediti ottenuti o mancanti, come fossero istituti bancari. E per andarci, all’università, è sempre più diffusa la necessità di chiedere prestiti alle banche. Poi, una volta che hai preso il prestito, dovrai comportarti come un’impresa che ha investito, che deve ammortizzare l’investimento e avere profitti tali da non diventare insolvente."
Weekly Chronicles #52
Questo è il numero #52 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di globalismo, sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati. Questa settimana parliamo di:
- Una guida anti-doxxing
- Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
- I poliziotti inglesi potranno confiscare le seed words
E poi,
Lettere Libertarie: Le radici della guerra
Scenario OpSec della settimana: Marco usa Bitcoin per acquistare prodotti online che sono considerati socialmente tabù. Se gli acquisti fossero resi noti, potrebbe avere conseguenze reputazionali e problemi con la famiglia o col lavoro. Pertanto, non vuole che le sue transazioni o le spedizioni siano associate a lui.
Una guida anti-doxxing
Il doxxing è l’attività di ricerca, documentazione e poi diffusione di dati personali riferibili a una specifica persona con lo scopo di molestarla o intimidirla.
È un fenomeno piuttosto diffuso nel campo del giornalismo e dell’attivismo, ma come ci insegna X in questi giorni con l’hashtag #SiamoTuttiGiardinieri, potrebbe riguardare chiunque abbia un’identità pseudoanonima online.
Equality Lab, un’organizzazione della società civile (noprofit) ha da poco rilasciato una guida anti-doxxing molto estensiva e dettagliata sul tema.
La guida ha l’obiettivo di aiutare attivisti particolarmente esposti politicamente a mitigare i rischi di doxxing, ma è applicabile a chiunque abbia voglia di limitare il rischio di esposizione della sua identità fisica online.
Si parte dalla definizione di doxxing per poi delineare i principi di threat modeling che dovrebbero guidare qualsiasi valutazione in materia di sicurezza personale, fino ad arrivare a numerosissimi consigli su come proteggere dati e identità personale.
Insomma, un piccolo manuale che fornisce numerosi spunti interessanti, soprattutto per chi ancora non ha molta dimestichezza con la privacy online.
Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
EU Commission’s “multi-cloud strategy” raises consistency questions
US cloud service Oracle advertised that the European Commission decided to include Oracle Cloud Infrastructure services into its offerings, raising consistency questions with its proposed cloud security schemes.
Update October 2023
Fediparty update, October 2023
Hi, fedizens! Long time no see.
@lostinlight here 👋, with a small announcement and a big question for everyone who’s still reading this blog or RSS feed (is anyone out there? 😀
Once upon a time Fediverse.Party tried to keep up with everything going on in Fedi. We posted about latest software releases and developments on the Chronicles page, via RSS and Friendica account. But no new posts have appeared for a long time.
It’s because there’re three great sources of Fediverse news now: fediversereport.com, wedistribute.org, and @weekinfediverse. They cover all the stories happening in our federated universe. Following them is the best way to stay well-informed!
What shall happen to Chronicles page of this website then? Removing it would not be right; yearly Fediverse recaps and Birthday posts should remain at least for the sake of history. Now that we have a Boosty page, I think it’ll be useful to post about website updates on a somewhat regular basis. Like release notes, but for a website. I hope it’ll help readers find out about new ActivityPub tools and Fediverse-related projects (even though some of the projects added to Software and Developer tools pages are not new, it just took a long time to find them).
So, here goes the summary of October site updates.
Projects added to Software:
- Mbin – a fork of kbin, community-focused;
- Messy – single user ActivityPub instance intended to add Fediverse compatibility to existing Django-based sites;
- SofaPub – a minimally functional ActivityPub implementation in Rust;
- Vidzy – federated alternative to TikTok;
- LibRate – libre media rating website for the Fediverse.
Projects added to Developer tools:
- GhostCMS ActivityPub – an ExpressJS server that integrates with GhostCMS webhooks to publish ActivityPub content on the Fediverse;
- Mobilizon Crossposter – a modular crossposter to bridge events from external sources to Mobilizon;
- M-OAuth – access token generator for Akkoma, Pleroma, Mastodon APIs;
- idkfa – proxy designed to consolidate multiple AP actors; it presents a single unified activity interface to the outside world, while communicating with a cornucopia of internal servers;
- Hatsu – self-hosted and fully automated ActivityPub bridge for static sites;
- Fedipage – Hugo based static page generator and blog with ActivityPub support;
- ActivityPub Test Suite – server-independent, full-automated test suite primary focused on ActivityPub server compliance testing;
- Lemmy Automoderator – automated removal of Lemmy posts, comments based on title, content or link; user whitelisting and exceptions for moderators;
- Lemmy Migrate – migrate your subscribed Lemmy communites to a new account;
- Lemmy Schedule – app for scheduling posts, pins/unpins and notifications about new content in Lemmy;
- Fedi safety – script that goes through Lemmy images in storage and tries to prevent illegal or unethical content;
- FediFetcher – tool for Mastodon that automatically fetches missing replies and posts from other Fediverse instances and adds them to your own Mastodon instance;
- GetMoarFediverse – import content into your instance that’s tagged with hashtags you’re interested in;
- FakeRelay – an API to index statuses on Mastodon acting as a relay;
- masto-backfill – fetches old posts on your Mastodon, Pleroma or compatible instance(s);
- Analytodon – monitor follower growth, identify popular posts, track boosts, favorites, and much more; can be self-hosted;
- LASIM – move your Lemmy settings from one account to another;
- Pythörhead – Python library for interacting with Lemmy;
- Granary – social web translator; it fetches and converts data between social networks, HTML and JSON, ActivityStreams/ActivityPub, and more;
- Combine.social – combine remote and local timelines; pre-fetch all missing replies in your home timeline;
- ActivityColander – Fediverse spam gateway, designed to keep unwanted messages from either reaching your ActivityPub server, or tagging them for handling later.
Other improvements
There’s a new filter by license on Software page. And Lemmy was added to the frontpage.
UX research
Now comes the big question for all the readers of this blog and users of Fediparty website. We’ve been with you for more than 5 years, but never asked you how you’re using this site. What are the pages you visit most often? What pages or features you find most useful? Which ones you find poorly designed?
Any ideas, suggestions, complaints, feedback you have, please, share with us! Here’s a special Codeberg issue for it. Or you can write your suggestions as an answer to this Mastodon post.
Thanks in advance! 💜
FPF Statement on Biden-Harris AI Executive Order
The Biden-Harris AI plan is incredibly comprehensive, with a whole of government approach and with an impact beyond government agencies. Although the executive order focuses on the government’s use of AI, the influence on the private sector will be profound due to the extensive requirements for government vendors, worker surveillance, education and housing priorities, the development of standards to conduct risk assessments and mitigate bias, the investments in privacy enhancing technologies, and more. Also important is the call for bipartisan privacy legislation, the most important precursor for protections for AI that impact vulnerable populations.
Read FPF’s AI Resources for more information.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
X è il social con più disinformazione
X è la piattaforma con più disinformazione tra tutti i social. Secondo il commissario europeo Vera Jourova è un problema. Secondo me è una buona notizia, che dimostra il valore di X in quanto arena epistemologica.
Vera Jourova, commissario per i valori e la trasparenza dell'Unione Europea, ha affermato in una conferenza stampa che X è il social con il rapporto più alto tra post e contenuti di disinformazione. Il social di Musk è recentemente anche uscito dall’Anti-disinformation Code promosso dall’Unione Europea — a cui invece partecipano altri social come Facebook, Google, YouTube, TikTok or LinkedIn.
Perché all’Unione Europea interessa così tanto “combattere la disinformazione”?
È presto detto e non ne fanno mistero: “the upcoming EU elections next year, are particularly relevant, because the risk of disinformation is particulary serious”. Arrivano le elezioni, e tutti sono preoccupati di fare bella figura; che in altre parole significa controllare l’informazione pubblica per evitare fastidiosi colpi di scena.
Il Digital Services Act1 è l’arma prescelta dal legislatore europeo per assicurarsi che le elezioni del prossimo anno filino via lisce come l’olio e che le più grandi piattaforme social non ospitino pericolose opinioni in grado di “indebolire la nostra democrazia”.
Non ci stupisce allora che i vari commissari europei, tra cui anche Thierry Breton2, il papà del Digital Services Act, se la prendano con X — la pecora nera dei social network.
X è un’arena epistemologica
Forse è vero che il rapporto tra disinformazione3 e post è su X più alto rispetto alle altre piattaforme. È anche vero che non esiste un altro social network come X, che è a tutti gli effetti un’arena epistemologica.
Mi spiego. L’epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa della conoscenza. Studia cioè la natura, l’origine e i limiti della conoscenza. In sostanza, lo studio epistemologico si occupa di capire in che modo le persone acquisiscono conoscenza o e giustificano le proprie convinzioni.
X fornisce informazioni, opinioni e narrative in tempo reale su centinaia di migliaia, forse milioni, di eventi e fatti che accadono in giro per il mondo. Attraverso l’osservazione di X, possiamo quindi assistere e cercare di comprendere l’evoluzione stessa della conoscenza umana.
PD a Governo e ACN: “Perché viene liberalizzato il trasferimento del 95% dei dati PA in cloud di società extra UE”
Interrogazione in Senato del dem Nicola Irto, firmata anche dal senatore PD Antonio Nicita: “L’ACN ha abolito l’obbligo di autorizzazione da parte dell’amministrazione e di comunicazione all’Agenzia per il trasferimento al di fuori dell’Unione europea dei dati conservati in cloud dalle pubbliche amministrazioni qualificati come “ordinari” e “critici”, liberalizzando così de facto la pratica di trasferimento del 95 per cento dei dati che la PA detiene in cloud in tutti i Paesi del mondo…”.
Il testo dell'interrogazione parlamentare è nell'articolo di Luigi #Garofalo su #CybersecurityItalia
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ChatControl: la pedopornografia non si batte con la sorveglianza di massa
La proposta di legge Ue Child Sexual Abuse Regulation nota come ChatControl ha il nobile intento di lottare contro la pedopornografia, ma lo fa esaminando i contenuti di tutti i messaggi e le foto private scambiate tra utenti sulle piattaforme di messaggistica. Una misura sproporzionata, oltre che potenzialmente inefficace
L'articolo di @Vittorio Bertola Patrizia #Felettig @quinta :ubuntu: e @Valentino Spataro è stato pubblicato qui su Agenda Digitale
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grazie a Felettig @quinta @iusondemand e @vbertola per l'articolo chiaro e ricco di elementi
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quinta - Stefano Quintarelli reshared this.
Weekly Chronicles #51
Nelle Cronache della settimana:
- Tradito dall’app di fitness
- La tua città è pronta per la rivoluzione dei 15 minuti?
- Snowden se la prende con la community crypto al Bitcoin Amsterdam
Nelle Lettere Libertarie: La Rivoluzione Francese e le sue conseguenze sono state un disastro per il genere umano.
Scenario OpSec della settimana: Giulia, un'impiegata in un’azienda di circa 150 dipendenti, usa spesso il suo computer aziendale per questioni personali durante le pause. Non vuole che i suoi superiori sappiano quali siti web visita o le attività personali che svolge con il computer personale.
Tradito dall’app di fitness
Stanislav Rzhitskiy, capitano della marina russa, è stato trovato morto con alcuni colpi di pistola nella schiena1. Pare sia stato ammazzato mentre faceva jogging. L’assassino, secondo le notizie, l’avrebbe trovato grazie all’app Strava, su cui il capitano era solito pubblicare le sue routine di jogging.
Sembra che l’omicidio sia stato una sorta di vendetta per alcuni bombardamenti nel corso della guerra in Ucraina. La lezione qui però è un’altra: condividere le proprie routine online non è mai una buona idea; che siano social network o app di fitness.
La privacy è questione di libertà e autodeterminazione, ma anche di incolumità fisica. Se durante le tue corse su Strava non ti ritrovi davanti due energumeni che ti chiedono cortesemente di porgergli il portafoglio, è solo perché fortunatamente la maggior parte delle persone sono troppo sceme o troppo pigre per capire quanto sia facile oggi identificare e trovare le persone in strada.
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finalmente suona!
sono finalmente riuscito a far funzionare il mio primo abbozzo di sintetizzatore scritto in scheme, ovviamente è ora di suonare Flowering Night
@"Hello, World!" - Programmazione
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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •online casino games
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