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Una fabbrica di omicidi di massa: Il bombardamento calcolato di Gaza da parte di Israele (parte prima)


Gli attacchi aerei consentiti su obiettivi non militari e l'uso di un sistema di intelligenza artificiale hanno permesso all'esercito israeliano di condurre la sua guerra più letale contro Gaza, come rivela un'inchiesta di +972 e Local Call. L'articolo U

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Di Yuval Abraham – In collaborazione con Local Call*

L’ampliamento dell’autorizzazione dell’esercito israeliano a bombardare obiettivi non militari, l’allentamento dei vincoli relativi alle vittime civili previste e l’uso di un sistema di intelligenza artificiale per generare un numero maggiore di potenziali obiettivi rispetto al passato, sembrano aver contribuito alla natura distruttiva delle fasi iniziali dell’attuale guerra di Israele contro la Striscia di Gaza, come rivela un’inchiesta di +972 Magazine e Local Call. Questi fattori, come descritto da attuali ed ex membri dell’intelligence israeliana, hanno probabilmente giocato un ruolo nel produrre quella che è stata una delle campagne militari più letali contro i palestinesi dalla Nakba del 1948.

L’indagine di +972 e Local Call si basa su conversazioni con sette attuali ed ex membri della comunità di intelligence israeliana – tra cui personale dell’intelligence militare e dell’aeronautica che ha partecipato alle operazioni israeliane nella Striscia assediata – oltre a testimonianze palestinesi, dati e documentazione provenienti dalla Striscia di Gaza e dichiarazioni ufficiali del portavoce dell’IDF e di altre istituzioni statali israeliane.

Rispetto ai precedenti assalti israeliani a Gaza, l’attuale guerra – che Israele ha chiamato “Operazione Spade di Ferro” e che è iniziata in seguito all’assalto guidato da Hamas al sud di Israele il 7 ottobre – ha visto l’esercito espandere in modo significativo il bombardamento di obiettivi che non sono distintamente di natura militare. Questi includono residenze private, edifici pubblici, infrastrutture e grattacieli, che secondo le fonti l’esercito definisce “obiettivi di potere” (“matarot otzem”).

Il bombardamento di “obiettivi di potere”, secondo fonti dell’intelligence che hanno avuto esperienze dirette di tali pratiche a Gaza in passato, ha come scopo principale quello di danneggiare la società civile palestinese: “creare uno shock” che, tra l’altro, si riverberi con forza e “porti i civili a fare pressione su Hamas”, come ha detto una fonte.

Diverse fonti, che hanno parlato con +972 e Local Call in condizione di anonimato, hanno confermato che l’esercito israeliano dispone di file sulla stragrande maggioranza dei potenziali obiettivi a Gaza – comprese le case – che stabiliscono il numero di civili che potrebbero essere uccisi in un attacco a un determinato obiettivo. Questo numero è calcolato e noto in anticipo alle unità di intelligence dell’esercito, che sanno approssimativamente anche, poco prima di effettuare un attacco, quanti civili saranno uccisi.

In un caso discusso dalle fonti, il comando militare israeliano ha consapevolmente approvato l’uccisione di centinaia di civili palestinesi nel tentativo di assassinare un singolo alto comandante militare di Hamas. “I numeri sono aumentati da decine di morti civili [permessi] come danno collaterale nell’ambito di un attacco a un alto dirigente in operazioni precedenti, a centinaia di morti civili come danno collaterale”, ha detto una fonte.

“Nulla accade per caso”, ha detto un’altra fonte. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza, è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema ucciderla – che era un prezzo da pagare per colpire [un altro] obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente quanti danni collaterali ci sono in ogni casa”.

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Palestinians inspect the damage following an Israeli airstrike on the El-Remal aera in Gaza City on October 9, 2023. Israel continued to battle Hamas fighters on October 10 and massed tens of thousands of troops and heavy armour around the Gaza Strip after vowing a massive blow over the Palestinian militants’ surprise attack. Photo by Naaman Omar apaimages

Secondo l’indagine, un’altra ragione del gran numero di obiettivi e dei danni estesi alla vita civile a Gaza è l’uso diffuso di un sistema chiamato “Habsora” (“Il Vangelo”), che è in gran parte costruito sull’intelligenza artificiale ed è in grado di “generare” obiettivi quasi automaticamente a un ritmo che supera di gran lunga quello che era possibile in precedenza. Questo sistema di intelligenza artificiale, come descritto da un ex ufficiale dei servizi segreti, facilita essenzialmente una “fabbrica di omicidi di massa”.

Secondo le fonti, l’uso crescente di sistemi basati sull’intelligenza artificiale come Habsora consente all’esercito di effettuare attacchi su larga scala contro singole abitazioni in cui vive un singolo membro di Hamas, anche se si tratta di giovani operativi. Tuttavia, le testimonianze dei palestinesi a Gaza suggeriscono che dal 7 ottobre l’esercito ha attaccato anche molte residenze private in cui non risiedeva alcun membro noto o apparente di Hamas o di qualsiasi altro gruppo militare. Tali attacchi, hanno confermato le fonti a +972 e Local Call, possono uccidere deliberatamente intere famiglie.

Nella maggior parte dei casi, hanno aggiunto le fonti, l’attività militare non viene condotta da queste case prese di mira. “Ricordo di aver pensato che è come se [i militanti palestinesi] bombardassero tutte le residenze private delle nostre famiglie quando [i soldati israeliani] tornano a dormire a casa durante il fine settimana”, ha ricordato una fonte, che ha criticato questa pratica.

Un’altra fonte ha affermato che un alto funzionario dell’intelligence ha detto ai suoi ufficiali, dopo il 7 ottobre, che l’obiettivo era quello di “uccidere il maggior numero possibile di operativi di Hamas”, per cui i criteri relativi al danneggiamento dei civili palestinesi sono stati notevolmente allentati. Per questo motivo, ci sono “casi in cui bombardiamo sulla base di un’ampia localizzazione dell’obiettivo, uccidendo civili. Questo viene fatto spesso per risparmiare tempo, invece di fare un po’ più di lavoro per ottenere un’individuazione più accurata”, ha detto la fonte.

Il risultato di queste politiche è la sconcertante perdita di vite umane a Gaza dal 7 ottobre. Più di 300 famiglie hanno perso 10 o più familiari nei bombardamenti israeliani degli ultimi due mesi – un numero 15 volte superiore a quello di quella che è stata la guerra più letale di Israele contro Gaza, nel 2014. Al momento in cui scriviamo, sono circa 15.000 i palestinesi uccisi nella guerra, e non solo.

“Tutto questo sta avvenendo in contrasto con il protocollo utilizzato dall’IDF in passato”, ha spiegato una fonte. “C’è la sensazione che gli alti ufficiali dell’esercito siano consapevoli del loro fallimento il 7 ottobre e siano impegnati a capire come fornire all’opinione pubblica israeliana un’immagine [di vittoria] che salvi la loro reputazione”.

Una scusa per causare distruzione

Israele ha lanciato l’assalto a Gaza all’indomani dell’offensiva guidata da Hamas del 7 ottobre contro il sud di Israele. Durante quell’attacco, sotto una pioggia di razzi, i militanti palestinesi hanno massacrato più di 840 civili e ucciso 350 soldati e personale di sicurezza, hanno rapito circa 240 persone – civili e soldati – e hanno commesso diffuse violenze sessuali, tra cui stupri, secondo un rapporto dell’ONG Physicians for Human Rights Israel.

Fin dal primo momento dopo l’attacco del 7 ottobre, i responsabili delle decisioni in Israele hanno dichiarato apertamente che la risposta sarebbe stata di portata completamente diversa rispetto alle precedenti operazioni militari a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di sradicare totalmente Hamas. “L’enfasi è sul danno e non sulla precisione”, ha dichiarato il portavoce dell’IDF Daniel Hagari il 9 ottobre. L’esercito ha rapidamente tradotto queste dichiarazioni in azioni.

Secondo le fonti che hanno parlato con +972 e Local Call, gli obiettivi a Gaza che sono stati colpiti dagli aerei israeliani possono essere divisi approssimativamente in quattro categorie. La prima è quella degli “obiettivi tattici”, che comprende obiettivi militari standard come cellule militanti armate, magazzini di armi, lanciarazzi, lanciamissili anticarro, fosse di lancio, bombe di mortaio, quartieri generali militari, posti di osservazione e così via.

Il secondo è costituito dagli “obiettivi sotterranei”, principalmente i tunnel che Hamas ha scavato sotto i quartieri di Gaza, anche sotto le case dei civili. Gli attacchi aerei su questi obiettivi potrebbero portare al crollo delle case sopra o vicine ai tunnel.

Il terzo è quello degli “obiettivi di potere”, che comprende grattacieli e torri residenziali nel cuore delle città, ed edifici pubblici come università, banche e uffici governativi. L’idea che sta alla base del colpire questi obiettivi, affermano tre fonti dell’intelligence che sono state coinvolte nella pianificazione o nella conduzione di attacchi a “obiettivi di potere” in passato, è che un attacco deliberato alla società palestinese eserciti una “pressione civile” su Hamas.

L’ultima categoria è costituita dalle “case di famiglia” o “case degli operativi”. Lo scopo dichiarato di questi attacchi è quello di distruggere le abitazioni private per assassinare un singolo residente sospettato di essere un operativo di Hamas o della Jihad islamica. Tuttavia, nella guerra in corso, le testimonianze palestinesi affermano che alcune delle famiglie uccise non comprendevano alcun esponente di queste organizzazioni.

Nelle prime fasi dell’attuale guerra, l’esercito israeliano sembra aver prestato particolare attenzione alla terza e quarta categoria di obiettivi. Secondo le dichiarazioni rilasciate l’11 ottobre dal portavoce dell’IDF, nei primi cinque giorni di combattimenti, la metà degli obiettivi bombardati – 1.329 su un totale di 2.687 – erano considerati “obiettivi di potere”.

“Ci viene chiesto di cercare edifici alti con una parte di un piano che possa essere attribuito ad Hamas”, ha detto una fonte che ha partecipato alle precedenti offensive israeliane a Gaza. “A volte si tratta dell’ufficio del portavoce di un gruppo militare, o di un punto in cui si incontrano gli operativi. Ho capito che è una scusa che permette all’esercito di causare molta distruzione a Gaza. Questo è ciò che ci hanno detto”.

“Se dicessero al mondo intero che gli uffici [della Jihad islamica] al 10° piano non sono importanti come obiettivo, ma che la loro esistenza è una giustificazione per far crollare l’intero grattacielo con l’obiettivo di mettere sotto pressione le famiglie civili che vi abitano perché queste facciano a loro volta pressione sulle organizzazioni terroristiche, questo verrebbe visto come terrorismo. Quindi non lo dicono”, ha aggiunto la fonte.

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Diverse fonti che hanno prestato servizio nelle unità di intelligence dell’IDF hanno affermato che, almeno fino all’attuale guerra, i protocolli dell’esercito consentivano di attaccare “obiettivi di potere” solo quando gli edifici erano vuoti di residenti al momento dell’attacco. Tuttavia, testimonianze e video da Gaza suggeriscono che dal 7 ottobre alcuni di questi obiettivi sono stati attaccati senza preavviso agli occupanti, uccidendo intere famiglie.

L’attacco su larga scala alle abitazioni può essere ricavato da dati pubblici e ufficiali. Secondo l’Ufficio governativo per i media di Gaza – che fornisce il bilancio delle vittime da quando il Ministero della Salute di Gaza ha smesso di farlo l’11 novembre a causa del collasso dei servizi sanitari nella Striscia – al momento del cessate il fuoco temporaneo, il 23 novembre, Israele aveva ucciso 14.800 palestinesi a Gaza; circa 6.000 di loro erano bambini e 4.000 donne, che insieme costituiscono più del 67% del totale. Le cifre fornite dal Ministero della Salute e dall’Ufficio governativo dei media – entrambi sotto l’egida del governo di Hamas – non si discostano significativamente dalle stime israeliane.

Il Ministero della Salute di Gaza, inoltre, non specifica quanti dei morti appartenevano alle ali militari di Hamas o della Jihad islamica. L’esercito israeliano stima di aver ucciso tra i 1.000 e i 3.000 militari palestinesi armati. Secondo i media israeliani, alcuni di loro sono sepolti sotto le macerie o all’interno del sistema di tunnel sotterranei di Hamas, e quindi non sono stati conteggiati nei dati ufficiali.

I dati delle Nazioni Unite relativi al periodo fino all’11 novembre, quando Israele aveva ucciso 11.078 palestinesi a Gaza, affermano che almeno 312 famiglie hanno perso 10 o più persone nell’attuale attacco israeliano; per avere un termine di paragone, durante l’operazione “Protective Edge” del 2014, 20 famiglie a Gaza hanno perso 10 o più persone. Almeno 189 famiglie hanno perso tra le sei e le nove persone, secondo i dati delle Nazioni Unite, mentre 549 famiglie hanno perso tra le due e le cinque persone. Non sono ancora stati forniti dati aggiornati sulle cifre delle vittime pubblicate dall’11 novembre.

I massicci attacchi contro “obiettivi di potere” e residenze private sono avvenuti nello stesso momento in cui l’esercito israeliano, il 13 ottobre, ha richiesto agli 1,1 milioni di residenti della Striscia di Gaza settentrionale – la maggior parte dei quali risiede a Gaza City – di lasciare le loro case e a trasferirsi nel sud della Striscia. A quella data, era già stato bombardato un numero record di “obiettivi di potere” e più di 1.000 palestinesi erano già stati uccisi, tra cui centinaia di bambini.

In totale, secondo le Nazioni Unite, 1,7 milioni di palestinesi, la grande maggioranza della popolazione della Striscia, sono stati sfollati a Gaza dal 7 ottobre. L’esercito ha affermato che la richiesta di evacuare il nord della Striscia era volta a proteggere le vite dei civili. I palestinesi, tuttavia, vedono questo sfollamento di massa come parte di una “nuova Nakba”, un tentativo di pulizia etnica di una parte o di tutto il territorio.

“Hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di farlo”.

Secondo l’esercito israeliano, nei primi cinque giorni di combattimenti sono state sganciate 6.000 bombe sulla Striscia, per un peso totale di circa 4.000 tonnellate. I media hanno riferito che l’esercito ha spazzato via interi quartieri; secondo il Centro Al Mezan per i diritti umani, con sede a Gaza, questi attacchi hanno portato alla “completa distruzione di quartieri residenziali, alla distruzione delle infrastrutture e all’uccisione di massa dei residenti”.

Come documentato da Al Mezan e da numerose immagini provenienti da Gaza, Israele ha bombardato l’Università islamica di Gaza, l’Ordine degli avvocati palestinesi, un edificio delle Nazioni Unite che ospita un programma educativo per studenti eccellenti, un edificio appartenente alla Società palestinese per le telecomunicazioni, il Ministero dell’Economia nazionale, il Ministero della Cultura, strade e decine di grattacieli e case, soprattutto nei quartieri settentrionali di Gaza.

Il quinto giorno di combattimenti, il portavoce dell’IDF ha distribuito ai giornalisti militari in Israele immagini satellitari “prima e dopo” di quartieri nel nord della Striscia, come Shuja’iyya e Al-Furqan (soprannome di una moschea della zona) a Gaza City, che mostravano decine di case ed edifici distrutti. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito 182 “obiettivi di potere” a Shuja’iyya e 312 “obiettivi di potere” a Al-Furqan.

Il capo di Stato Maggiore dell’aviazione israeliana, Omer Tishler, ha dichiarato ai giornalisti militari che tutti questi attacchi avevano un obiettivo militare legittimo, ma anche che interi quartieri sono stati attaccati “su larga scala e non in modo chirurgico”. Notando che la metà degli obiettivi militari fino all’11 ottobre erano “obiettivi di potere”, il portavoce dell’IDF ha detto che sono stati attaccati “quartieri che servono come covi di terrore per Hamas” e che sono stati causati danni a “quartieri generali operativi”, “beni operativi” e “beni utilizzati dalle organizzazioni terroristiche all’interno di edifici residenziali”. Il 12 ottobre, l’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso tre “alti membri di Hamas“, due dei quali facevano parte dell’ala politica del gruppo.

Eppure, nonostante il bombardamento israeliano senza freni, i danni alle infrastrutture militari di Hamas nel nord di Gaza durante i primi giorni di guerra sembrano essere stati minimi. In effetti, fonti dell’intelligence hanno dichiarato a +972 e Local Call che gli obiettivi militari che facevano parte di “obiettivi di potere” sono stati usati molte volte come foglia di fico per danneggiare la popolazione civile. “Hamas è ovunque a Gaza; non c’è edificio che non abbia qualcosa di Hamas al suo interno, quindi se si vuole trovare un modo per trasformare un grattacielo in un obiettivo, lo si potrà fare”, ha detto un ex funzionario dell’intelligence.

“Non colpiranno mai un grattacielo che non abbia qualcosa che possiamo definire come obiettivo militare”, ha detto un’altra fonte dell’intelligence, che ha effettuato precedenti attacchi contro “obiettivi di potere”. “Ci sarà sempre un piano nel grattacielo [associato ad Hamas]. Ma per la maggior parte, quando si tratta di “obiettivi di potere”, è chiaro che l’obiettivo non ha un valore militare che giustifichi un attacco che abbatta un intero edificio vuoto nel mezzo di una città, con l’aiuto di sei aerei e bombe del peso di diverse tonnellate”.

Infatti, secondo le fonti che hanno partecipato alla compilazione degli “obiettivi di potere” nelle guerre precedenti, anche se gli obiettivi di solito contengono qualche tipo di presunta associazione con Hamas o altri gruppi militari, colpirli funziona principalmente come “mezzo che consente di danneggiare la società civile”. Le fonti hanno capito, alcune esplicitamente e altre implicitamente, che i danni ai civili sono il vero scopo di questi attacchi.

Nel maggio 2021, ad esempio, Israele è stato pesantemente criticato per aver bombardato la Torre Al-Jalaa, che ospitava importanti media internazionali come Al Jazeera, AP e AFP. L’esercito ha affermato che l’edificio era un obiettivo militare di Hamas; fonti hanno dichiarato a +972 e Local Call che si trattava in realtà di un “obiettivo di potere”.

“La percezione è che Hamas subisca un duro colpo quando vengono abbattuti i grattacieli, perché questo crea una reazione pubblica nella Striscia di Gaza e spaventa la popolazione”, ha detto una delle fonti. “Volevano dare ai cittadini di Gaza la sensazione che Hamas non avesse il controllo della situazione. A volte hanno abbattuto edifici, a volte il servizio postale e gli edifici governativi”.

Sebbene sia senza precedenti che l’esercito israeliano attacchi più di 1.000 “obiettivi di potere” in cinque giorni, l’idea di causare devastazioni di massa alle aree civili per scopi strategici è stata formulata in precedenti operazioni militari a Gaza, affinate dalla cosiddetta “Dottrina Dahiya” durante la Seconda guerra del Libano del 2006.

Secondo la dottrina – sviluppata dall’ex Capo di Stato Maggiore dell’IDF Gadi Eizenkot, che ora è membro della Knesset e fa parte dell’attuale gabinetto di guerra – in una guerra contro gruppi di guerriglieri come Hamas o Hezbollah, Israele deve usare una forza sproporzionata e schiacciante, colpendo le infrastrutture civili e governative, al fine di stabilire una deterrenza e costringere la popolazione civile a fare pressione sui gruppi per porre fine ai loro attacchi. Il concetto di ““obiettivi di potere”” sembra essere nato da questa stessa logica.

La prima volta che l’esercito israeliano ha definito pubblicamente gli “obiettivi di potere” a Gaza è stato alla fine dell’operazione Protective Edge nel 2014. L’esercito ha bombardato quattro edifici durante gli ultimi quattro giorni di guerra: tre edifici residenziali a più piani a Gaza City e un grattacielo a Rafah. L’establishment della sicurezza ha spiegato all’epoca che gli attacchi avevano lo scopo di comunicare ai palestinesi di Gaza che “nulla è più immune” e di fare pressione su Hamas affinché accettasse un cessate il fuoco. “Le prove che abbiamo raccolto dimostrano che la massiccia distruzione [degli edifici] è stata effettuata deliberatamente e senza alcuna giustificazione militare”, ha dichiarato un rapporto di Amnesty alla fine del 2014.

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In un’altra violenta escalation iniziata nel novembre 2018, l’esercito ha nuovamente attaccato “obiettivi di potere”. Questa volta Israele ha bombardato grattacieli, centri commerciali e l’edificio della stazione televisiva Al-Aqsa, affiliata a Hamas. “Attaccare “obiettivi di potere” produce un effetto molto significativo sull’altra parte”, ha dichiarato all’epoca un ufficiale dell’Aeronautica. “Lo abbiamo fatto senza uccidere nessuno e ci siamo assicurati che l’edificio e i suoi dintorni fossero stati evacuati”.

Operazioni precedenti hanno anche dimostrato come colpire questi obiettivi non sia solo per danneggiare il morale dei palestinesi, ma anche per sollevare il morale all’interno di Israele. Haaretz ha rivelato che durante l’operazione Guardian of the Walls, nel 2021, l’unità dei portavoce dell’IDF ha condotto una psy-op contro i cittadini israeliani per aumentare la consapevolezza delle operazioni dell’IDF a Gaza e dei danni causati ai palestinesi. I soldati, che hanno utilizzato falsi account sui social media per nascondere l’origine della campagna, hanno caricato su Twitter, Facebook, Instagram e TikTok immagini e filmati degli attacchi dell’esercito a Gaza per dimostrare al pubblico israeliano la prodezza dell’esercito.

Durante l’assalto del 2021, Israele ha colpito nove obiettivi definiti di potere, tutti grattacieli. “L’obiettivo era quello di far crollare i grattacieli per fare pressione su Hamas e anche perché l’opinione pubblica [israeliana] vedesse un’immagine di vittoria”, ha dichiarato una fonte della sicurezza a +972 e Local Call.

Tuttavia, ha continuato la fonte, “non ha funzionato. Come persona che ha seguito Hamas, ho sentito in prima persona quanto non si preoccupassero dei civili e degli edifici abbattuti. A volte l’esercito ha trovato qualcosa in un grattacielo che era legato ad Hamas, ma era anche possibile colpire quell’obiettivo specifico con armi più precise. Il risultato è che hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di abbattere un grattacielo”.

“Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi”.

L’attuale guerra non solo ha visto Israele attaccare un numero senza precedenti di “obiettivi di potere”, ma ha anche visto l’esercito abbandonare le politiche precedenti che miravano a evitare danni ai civili. Mentre in precedenza la procedura ufficiale dell’esercito prevedeva che fosse possibile attaccare gli “obiettivi di potere” solo dopo che tutti i civili fossero stati evacuati, le testimonianze dei residenti palestinesi a Gaza indicano che, dal 7 ottobre, Israele ha attaccato i grattacieli con i loro residenti ancora all’interno, o senza aver preso misure significative per evacuarli, causando molte morti tra i civili.

Questi attacchi molto spesso causano l’uccisione di intere famiglie, come già sperimentato in precedenti offensive; secondo un’indagine dell’AP condotta dopo la guerra del 2014, circa l’89% delle persone uccise nei bombardamenti aerei delle case familiari erano residenti disarmati, e la maggior parte di loro erano bambini e donne.

Tishler, il capo di stato maggiore dell’aeronautica, ha confermato un cambiamento di politica, dicendo ai giornalisti che la politica dell’esercito di ” bussare ai tetti” – in base alla quale si sparava un piccolo colpo iniziale sul tetto di un edificio per avvertire i residenti che stava per essere colpito – non è più in uso “dove c’è un nemico”. Il “Roof Knocking”, ha detto Tishler, è “un termine che riguarda le battaglie e non la guerra”.

Le fonti che hanno lavorato in precedenza sugli “obiettivi di potere” hanno detto che la strategia sfacciata dell’attuale guerra potrebbe essere uno sviluppo pericoloso, spiegando che l’attacco agli “obiettivi di potere” era originariamente inteso per “scioccare” Gaza, ma non necessariamente per uccidere un gran numero di civili. “Gli obiettivi sono stati pianificati con il presupposto che i grattacieli sarebbero stati evacuati dalle persone, quindi quando stavamo lavorando [alla compilazione degli obiettivi], non c’era alcuna preoccupazione riguardo al numero di civili che sarebbero stati danneggiati; il presupposto era che il numero sarebbe sempre stato zero”, ha detto una fonte con una profonda conoscenza della tattica.

“Questo significa che ci dovrebbe essere un’evacuazione totale [degli edifici presi di mira], che richiede dalle due alle tre ore, durante le quali i residenti vengono chiamati [per telefono ad evacuare], vengono lanciati missili di avvertimento e facciamo anche un controllo incrociato con i filmati dei droni per verificare che le persone stiano effettivamente lasciando i grattacieli”, ha aggiunto la fonte.

Tuttavia, le testimonianze da Gaza suggeriscono che alcuni grattacieli – che presumiamo fossero “obiettivi di potere” – sono stati abbattuti senza preavviso. +972 e Local Call hanno individuato almeno due casi durante la guerra in corso in cui interi grattacieli residenziali sono stati bombardati e sono crollati senza preavviso, e un caso in cui, secondo le prove, un grattacielo è crollato sui civili che si trovavano all’interno.

Il 10 ottobre, Israele ha bombardato il Babel Building a Gaza, secondo la testimonianza di Bilal Abu Hatzira, che quella notte ha estratto dei corpi dalle macerie. Nell’attacco all’edificio sono rimaste uccise dieci persone, tra cui tre giornalisti.

Il 25 ottobre, l’edificio residenziale di 12 piani Al-Taj, a Gaza City, è stato bombardato senza preavviso fino alle fondamenta, uccidendo le famiglie che vi abitavano. Circa 120 persone sono state sepolte sotto le rovine dei loro appartamenti, secondo le testimonianze dei residenti. Yousef Amar Sharaf, un residente di Al-Taj, ha scritto su X che 37 membri della sua famiglia che vivevano nell’edificio sono stati uccisi nell’attacco: “Il mio caro padre e la mia cara madre, la mia amata moglie, i miei figli e la maggior parte dei miei fratelli e le loro famiglie”. I residenti hanno dichiarato che sono state lanciate molte bombe, danneggiando e distruggendo anche gli appartamenti degli edifici vicini.

Sei giorni dopo, il 31 ottobre, l’edificio residenziale di otto piani Al-Mohandseen è stato bombardato senza preavviso. Secondo quanto riferito, il primo giorno sono stati recuperati dalle rovine tra i 30 e i 45 corpi. Un bambino è stato trovato vivo, senza i suoi genitori. Alcuni giornalisti hanno stimato che oltre 150 persone sono rimaste uccise nell’attacco, mentre molte sono rimaste sepolte sotto le macerie.

L’edificio si trovava nel campo profughi di Nuseirat, a sud di Wadi Gaza – nella presunta “zona sicura” verso cui Israele ha indirizzato i palestinesi fuggiti dalle loro case nel nord e nel centro di Gaza – e serviva quindi come rifugio temporaneo per gli sfollati, secondo le testimonianze.

Secondo un’indagine di Amnesty International, il 9 ottobre Israele ha bombardato almeno tre edifici a più piani e un mercato all’aperto in una strada affollata del campo profughi di Jabaliya, uccidendo almeno 69 persone. “I corpi erano bruciati… non volevo guardare, avevo paura di guardare il volto di Imad”, ha detto il padre di un bambino ucciso. “I corpi erano sparsi sul pavimento. Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi. Ho riconosciuto mio figlio solo dai pantaloni. Volevo seppellirlo immediatamente, così ho preso in braccio mio figlio e l’ho portato via”.

Secondo l’indagine di Amnesty, l’esercito ha dichiarato che l’attacco all’area del mercato aveva come obiettivo una moschea “dove erano presenti operativi di Hamas”. Tuttavia, secondo la stessa indagine, le immagini satellitari non mostrano alcuna moschea nelle vicinanze.

Il portavoce dell’IDF non ha risposto alle domande di +972 e Local Call su attacchi specifici, ma ha dichiarato più in generale che “l’IDF ha fornito avvertimenti prima degli attacchi in vari modi e, quando le circostanze lo hanno permesso, ha anche consegnato avvertimenti individuali attraverso telefonate a persone che si trovavano presso gli obiettivi o nelle vicinanze (ci sono state più di 25.000 conversazioni dal vivo durante la guerra, oltre a milioni di conversazioni registrate, messaggi di testo e volantini lanciati allo scopo di avvertire la popolazione). In generale, l’IDF lavora per ridurre il più possibile i danni ai civili nell’ambito degli attacchi, nonostante la sfida di combattere un’organizzazione terroristica che usa i cittadini di Gaza come scudi umani”. (fine prima parte, domani la seconda).

*Yuval Abraham è un giornalista e attivista basato a Gerusalemme.

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Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Glossario (3) | Pressenza

"Boicottaggio-Disinvestimenti-Sanzioni (BDS)
BDS è una campagna internazionale, promossa nel 2005 da 172 organizzazioni, che si batte per il rispetto dei diritti del popolo palestinese e per mettere fine all’impunità di cui gode lo Stato di Israele. Questa campagna mette in campo delle azioni nonviolente: il Boicottaggio da parte dei cittadini dei prodotti provenienti dalle colonie israeliane, l’appello al Disinvestimento rivolto alle istituzioni, ai fondi pensione e alle aziende, la necessità di Sanzioni da parte degli Stati, dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite."

pressenza.com/it/2023/11/pales…



In Cina e Asia – Gli e-book di China Files n°24


In Cina e Asia – Gli e-book di China Files n°24 Cina Asia 2024 - N7 - V3 - DIC23 - CHINA FILES
Come da tradizione, è ora disponibile il nuovo dossier dedicato all'Asia del 2024. Tra numerosi appuntamenti elettorali e sfide economiche, ecco quali sono i punti chiave che determineranno il futuro asiatico (e un po' anche il nostro)

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AR Scorpii: una rara nana bianca pulsar | reccom.org

"Gli astronomi hanno scoperto una rara nana bianca pulsar, facendo avanzare la nostra comprensione dell’evoluzione stellare e dei campi magnetici nelle nane bianche. Questa scoperta supporta il modello della dinamo e suggerisce l’esistenza di più pulsar simili nell’universo."

reccom.org/ar-scorpii-una-rara…



Cina, sono sempre meno i matrimoni


Cina, sono sempre meno i matrimoni matrimoni
Il Covid-19, l’invecchiamento della popolazione e il cambio di mentalità tra i giovani. Secondo gli esperti, sono questi i principali fattori che incidono sul continuo calo dei matrimoni in Cina.

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Israele e la guerra nel Mar Rosso: anche MSC cambia rotta


Quattro delle cinque più grandi compagnie marittime al mondo hanno deciso di circumnavigare l'Africa per evitare gli attacchi dei ribelli Houthi in Yemen L'articolo Israele e la guerra nel Mar Rosso: anche MSC cambia rotta proviene da Pagine Esteri. htt

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di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 17 dicembre 2023. La più grande compagnia di navigazione al mondo, la MSC (Mediterranean Shopping Company), modificherà le rotte marittime a causa dell’aumento del numero degli attacchi alle sue navi cargo. La comunicazione arriva subito dopo quella della società francese CMA CGM, che ha seguito a sua volta il gigante danese Maersk e la società di trasporti tedesca Hapag-Lloyd.

Lo Yemen, l’estremità meridionale della Penisola Arabica, è teatro di un violento conflitto civile ormai dal settembre 2014. Il nord del Paese, compresa la capitale Sana’a, è stata occupata dai miliziani Houthi. Questi ultimi, sostenuti dall’Iran, hanno più volte, negli ultimi anni, attaccato le navi israeliane che transitavano nei pressi del Golfo di Aden con lanci di droni e di razzi.

Israele considera gli Houthi, i cui attacchi con i droni vanno solitamente a segno, una sorta di unità missilistica al servizio delle forze armate iraniane, utilizzati all’occorrenza da Teheran come una minaccia a Israele.

Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, che ha causato 1.200 morti in Israele, e i violenti bombardamenti di quest’ultimo che hanno ucciso a Gaza più di 18.800 persone, il lancio di droni e razzi dallo Yemen è aumentato e gli Houthi hanno dichiarato di rivolgere i propri attacchi non solo alle navi cargo israeliane e statunitensi ma contro tutte quelle che attraverso il Mar Rosso intendono raggiungere Israele. Le navi da guerra statunitensi hanno più volte intercettato e distrutto i droni lanciati da Ansrallah.

Lo scorso venerdì la nave-container MSC PALATIUM III è stata attaccata da droni mentre si apprestava ad entrare nel Mar Rosso attraverso lo stretto di Bab al-Mandab, in italiano letteralmente “Porta del lamento funebre”. Il passaggio congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden, che separa l’Africa dalla Penisola Arabica.

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Gli attacchi a MSC e agli altri colossi, che rappresentano quattro delle cinque compagnie marittime più grandi al mondo, non hanno causato feriti ma alcuni danni alle imbarcazioni. Un effetto immediato dell’incremento dell’insicurezza e dei pericoli nella navigazione è stato l’aumento dei costi delle polizze assicurative, saliti alle stelle. Ma non è questo l’unico problema.

Passando per lo stretto di Bab al-Mandab, le navi cargo che attraversano il Mar Rosso, raggiungono il Canale di Suez e arrivano quindi al Mar Mediterraneo, il tutto in 13 ore, rappresentano il 12% del commercio mondiale. L’unico percorso alternativo possibile è quello che prevede la circumnavigazione del continente africano, allungando il viaggio di circa 10 giorni, un aumento del 30% che incide in maniera importante sui costi relativi all’equipaggio, al rifornimento, alla gestione dei depositi. Difficile immaginare che tali aumenti non interesseranno i consumatori finali.

Israele conduce via mare il 98% circa del suo commercio e negli ultimi decenni l’importanza del Mar Rosso per Tel Aviv è cresciuta sensibilmente, anche perché in esso fluisce circa un quarto del commercio estero israeliano, quello che riguarda l’Asia, con la quale Israele intende stringere nuovi e più stretti rapporti, anche per limitare l’eccessiva dipendenza dall’Europa. Quando nel 1973, durante la guerra dello Yom Kippur, lo Yemen, in collaborazione con l’Egitto chiuse lo stretto di Bab el-Mandeb, bloccò tutte le attività commerciali che avevano destinazione Eilat. In ottobre, le importazioni israeliane di merci, esclusi i diamanti, ammontavano a 17,5 miliardi di NIS. Circa il 49% delle importazioni proveniva da paesi europei e il 25% proveniva da paesi asiatici, secondo i dati dell’Ufficio centrale di statistica. Le importazioni dall’Estremo Oriente, principalmente dalla Cina, includono macchinari per infrastrutture e progetti di costruzione, prodotti di consumo e merci ordinati da siti web cinesi, tra cui Ali Express, nonché prodotti elettronici e negli ultimi anni veicoli di fabbricazione cinese.

Circa il 30% delle importazioni israeliane arriva attraverso il Mar Rosso su navi portacontainer prenotate con due o tre mesi di anticipo per i prodotti di consumo o di altro tipo

Il 16 dicembre, i portavoce del governo di Tel Aviv hanno dichiarato che una nuova nave da guerra stava raggiungendo il Mar Rosso. Il presidente Nethanyahu ha richiesto una “coalizione internazionale” contro gli Houthi, proposta rilanciata dagli Stati Uniti, che però intendono allargare il più possibile il coinvolgimento di attori internazionali, per non rimanere isolati su un fronte di conflitto che si rivela sempre più insidioso e problematico.

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L'articolo Israele e la guerra nel Mar Rosso: anche MSC cambia rotta proviene da Pagine Esteri.




IL FENOMENO DEGLI OMICIDI IN AMBITO GLOBALE (CON UN FOCUS SUI FEMMINICIDI)


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Logo dell’UNODC

Interessante studio dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe ed il crimine (#UNODC, con sede a Vienna) sugli omicidi in ambito globale.

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Copertina dello studio

La quarta ed ultima edizione – riferita ai dati del 2022 - del Global Homicide Study (reperibile qui: unodc.org/unodc/data-and-analy…) offre un esame completo delle tendenze e dei modelli di omicidio intenzionale nel mondo, nonché un’analisi delle complesse dinamiche dietro questi numeri. Lo studio approfondisce diversi aspetti dell'omicidio, inclusa l'entità dell'omicidio intenzionale in numeri e tassi assoluti. Evidenzia le tendenze regionali e subregionali, i dati demografici, l’età e i profili di genere delle vittime. Esplora anche l’impatto della pandemia di COVID-19 sulle tendenze degli omicidi.
Riguardo alle tipologie di omicidio lo studio copre tre categorie: omicidi legati ad attività criminali, omicidi interpersonali e omicidi di matrice socio-politica.
Inoltre, lo studio considera gli impatti dei megatrend come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, la disuguaglianza, l’urbanizzazione e i cambiamenti tecnologici, con l’obiettivo di fornire informazioni su come questi sviluppi globali più ampi possano intersecarsi e influenzare i tassi di omicidio

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Copertina dello studio sul femminicidio

I FEMMINICIDI

Un'analisi dettagliata dei modelli e delle tendenze negli omicidi di donne e ragazze legati al genere (femminicidio) è fornita in un documento di ricerca separato, pubblicato in tandem. Lo trovi qui: unodc.org/documents/data-and-a… .
A livello globale, quasi 89.000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente nel 2022, il numero annuale più alto registrati negli ultimi due decenni.
Donne e ragazze in tutte le regioni del mondo sono colpite da questo tipo di violenza di genere.
Con circa 20.000 vittime nel 2022, l’Africa – per la prima volta dal 2013, quando l’UNODC ha iniziato a pubblicare stime regionali - ha superato l'Asia come regione con il maggior numero di vittime in termini assoluti. Tra il 2010 e il 2022, l'Europa ha assistito a una riduzione media del numero di intimi femminili omicidi legati al partner o alla famiglia (del 21%), anche se con differenze tra le sotto regioni e con alcune battute d’arresto nell’Europa occidentale e meridionale, soprattutto dopo l’inizio della pandemia di Covid-19 nel 2020.

I DATI RIFERITI ALL’ITALIA

I dati nazionali sugli omicidi e sulla risposta del sistema di giustizia penale raccolti dall’UNODC sono disponibili sul portale dei dati ( dataunodc.un.org/dp-intentiona… ).

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I dati italiani complessivi

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Diagramma sull’andamento degli omicidi in Italia negli anni



VERSIONE ITALIANA IRLANDA, ARRIVA L’APPROVAZIONE DEL GABINETTO PER IL PROGETTO DI LEGGE SULLA TECNOLOGIA DI RICONOSCIMENTO FACCIALEHelen McEntee – Ministro della Giustizia irlandese – ha ottenuto l’approvazione per la pubblicazione della bozza di legge che permetterà alla Garda nazionale di utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale. Questa normativa permetterà alla polizia di utilizzare l’identificazione biometrica, …

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Threads starts the federation process. PeerTube releases their plans for new year. Discourse starts federating.
[share author='Laurens Hof' profile='https://fediversereport.com/author/laurenshof/' avatar='https://poliverso.org/photo/206608119366e42c304ffac007248590-5.jpeg?ts=1734620326' link='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/' posted='2023-12-17 18:03:06' guid='08552256-1ddf0fc771694f69-18d1fabf' message_id='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/']Last Week in Fediverse – ep 48

It’s been quite a week for news in the fediverse, with the news that Threads has started their process of incrementally adding federation to Threads taking most of the attention. But lots of other great stuff happened in the fediverse as well:

Threads


Threads has started their implementation process of federation and adding ActivityPub to Threads. The first careful step is that a few Threads profiles are now visible in the fediverse, and that posts made by them can be viewed from fediverse servers. For now only the accounts for the profiles of Threads head Adam Mosseri and 2 Threads engineers are visible. Replies to their post made by a fediverse account does not federate back yet. Mosseri says that the process of adding federation will be done gradually in steps, and that he expects that this process will take most of the year. In another post, Mosseri also notes that federation will likely be opt-in for Threads accounts. This is in contrast with most fediverse software, which federates with all other fediverse servers by default, and federation is opt-out (blocking).

PeerTube


Framasoft announced their plans for PeerTube for the next year, in an extensive blog. I also hosted a livestreamed AMA with Framasoft for the community to ask all their questions about PeerTube, and it turned out amazing, with lots of great information. The entire AMA can be rewatched here. I’ll do a larger writeup on all the PeerTube news next week, but for now already the highlights: PeerTube is doubling their dev team, creating a mobile app, and will work on better moderation tools, and a review and redesign of the user interface. Stay tuned!

In other news


Lemmy has released their latest big update, v0.19. In this blog post they go over all the changes they’ve made. Two major new features are improved post ranking and instance blocking for individual accounts. With the new feed sorting of scaled sort, the community size where the post is made gets taken into account. This allows for smaller communities to have better visibility, and should increase their reach. People can now block entire instances as well, which should provide a significant increase in the ability for people to curate their digital spaces.

Discourse has been working on joining the fediverse for a while, and their latest update shows how far along they are. A Discourse category can now follow any actor in the fediverse. Check out their video to show this in practice, with federation between both different Discourses as well as Mastodon. This is a major step in expanding the fediverse, and worth keeping your eyes on.

The links


  • FediForum, the online unconference about the fediverse, has opened registrations for the third edition, on March 19-20, 2024. More information and registration on the website.
  • Mozilla.social, the fediverse server by Mozilla, is slowly opening up the server, and have added the first group of people from the waitlist.
  • Mastodon is experimenting with a new recommendation algorithm for finding interesting accounts to follow. The experiment is only available on the mastodon.online server.
  • Event Federation is a project that aims to federate WordPress events with the rest of the fediverse, and make it interoperable with programs like Mobilizon and Gancio. They just showed a sneak peak on the interoperability between WordPress Events and Mobilizon.
  • Bonfire has released documentation on their framework, that further explains how it is both a social network as well as a toolkit for communities to (re)design their digital spaces.
  • IFTAS has announced a sandbox server intended for moderators to practice moderation in a safe environment.
  • Owncast has started their own monthly newsletter, the first edition is available here.


Other articles


I wrote other articles as well this week, check it out!

Newsmast and news curation in the fediverse


fediversereport.com/newsmast-a…

Bluesky – mid December update


fediversereport.com/bluesky-mi…

Study on the Twitter Migration


fediversereport.com/study-on-t…

Threads and Tumblr on fediverse connections


laurenshof.online/threads-and-…

Thats all for this week, thanks for reading! If you want to receive this update directly in your mailbox, subscribe below:

#fediverse

fediversereport.com/last-week-…

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Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Cartina e dati sulla Palestina (2) | Pressenza

"Pressenza ripropone, in 10 capitoli, il dossier «Palestina: la pace attraverso il diritto» pubblicato nel luglio 2022 da ritimo. Il territorio palestinese."

pressenza.com/it/2023/11/pales…



Task Force sui Balcani occidentali. Istituzione di un sistema di allerta precoce nella lotta al traffico di esseri umani


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Venti paesi dell'UE hanno firmato a Roma presso la Scuola Superiore di Polizia una dichiarazione sulla lotta al traffico di esseri umani. A sostegno Europol, Eurojust e FRONTEX

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Il 12 dicembre 2023, 20 paesi dell’Unione Europea (#UE) hanno firmato la Dichiarazione congiunta di intenti (JDoI) in una riunione della Task Force sui Balcani occidentali (#TFWB) tenutasi a Roma. Le agenzie #Europol, #Eurojust e #FRONTEX opereranno come partner mentre sarà l' #Austria ad assumere il sostegno delle misure operative agli Stati dei Balcani e agli Stati dell'UE nella lotta contro il traffico illegale di esseri umani.

A tale proposito il ministro dell'Interno Gerhard Karner ha affermato “L’Austria svolge da tempo un ruolo pionieristico nella lotta contro la brutale e disumana mafia del contrabbando. Grazie all'ufficio di coordinamento per la lotta alla tratta di esseri umani, Vienna è diventata un importante centro informativo. Vorrei ringraziare tutti gli investigatori coinvolti per la maggiore cooperazione internazionale nella lotta contro la mafia del contrabbando”.

La Task Force sui Balcani occidentali

La Task Force sui Balcani occidentali fu lanciata il 7 giugno 2018 dai ministri degli Interni dei paesi europei Austria, Croazia, Slovenia, Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia, Ungheria, Grecia e Kosovo.

Da allora, la cooperazione internazionale nella lotta contro la tratta di esseri umani gode di grande riconoscimento da parte dei soggetti coinvolti. La TFWB ha il mandato dei decisori politici e solide risorse finanziarie. La task force è incardinata nell'ambito dell'Ufficio federale di polizia criminale austriaco.

Attività della Task Force Balcani occidentali

La TFWB si caratterizza in particolare per le reazioni rapide e il lavoro strategico e operativo, volto a prevenire i crimini nel campo della tratta di esseri umani. La tecnologia all’avanguardia abbinata all’elevato livello di conoscenza specialistica da parte di esperti è stato il fattore decisivo perché l’Austria ha registrato una significativa diminuzione degli arresti di trafficanti nel 2023.
Le riunioni periodiche degli Stati membri della TFWB consentono lo scambio bilaterale e lo sviluppo di altre misure importanti nella lotta al traffico di esseri umani.

Dichiarazione congiunta di intenti

Uno dei risultati di una riunione della TFWB tenutasi all’inizio del 2023 in Albania e Montenegro fu la necessità di un impegno dei vertici/leadership delle rispettive unità di polizia e dei decisori politici nei confronti della task force sui Balcani occidentali. Per implementare i contenuti è stata ora redatta una Dichiarazione congiunta di intenti.

Il JDoI è un “progetto faro”, parte del più ampio progetto da 36 milioni di euro dell'Unione Europea titolato “Sostegno al rafforzamento della lotta contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani nei Balcani occidentali” (#EU4FAST).

Il 12 dicembre 2023, 20 stati europei, supportati da Europol, Eurojust e dai membri FRONTEX del TFWB, hanno firmato a Roma la dichiarazione congiunta di intenti.

Obiettivi della Dichiarazione congiunta di intenti

Oltre alla creazione di un sistema di allarme rapido che dovrebbe reagire a determinati indicatori, nonché alla creazione di rapporti sulla situazione strategica e operativa, due obiettivi sono particolarmente importanti nell’attuazione del JDoI:

- L'istituzione di un “meccanismo di risposta rapida” è intesa a garantire in futuro che le forze di reazione forniscano il più rapidamente possibile un sostegno attivo nella gestione dei casi di traffico sul posto.
- L'istituzione di un punto di contatto unico (SPOC) che sarà costantemente accessibile per le questioni relative alla TFWB e quindi alla tratta di esseri umani.

Attualmente fanno parte del TFWB 22 paesi europei nonché le agenzie Europol, Eurojust e FRONTEX. I Paesi Bassi si uniranno dal 2024.



Intelligenza artificiale e scuola: facciamo chiarezza


di Enrico Nardelli

Stiamo osservando una corsa frenetica all’utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale (IA) nel mondo della scuola, quando essi presentano ancora alcuni aspetti critici che, soprattutto in questo settore in cui gli interventi sono grado di produrre effetti di lungo periodo, andrebbero invece considerati con estrema attenzione e studiati con tempi maggiormente dilatati. Mi sembra importante evitare che accada qualcosa di simile a quanto avvenuto con l’utilizzo dei dispositivi digitali, introdotti a tappeto nel settore dell’istruzione nel corso degli ultimi vent’anni e per i quali solo recentemente si sta facendo attenzione ai problemi che tale uso eccessivo ha creato. Si veda a tal proposito il documento finale, pubblicato nel giugno 2021, dell’indagine conoscitiva “Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riguardo ai processi di apprendimento” svolta dalla Commissione “Istruzione Pubblica e Beni Culturali” del Senato.

Espongo quindi nel seguito qualche elemento utile ad una riflessione più meditata su questo tema.

Prima di iniziare è necessario ricordare che i vari livelli della formazione (primaria, secondaria inferiore, secondaria superiore, terziaria, professionale) hanno esigenze diverse e richiedono approcci diversi. In questo articolo mi concentro quindi sul settore scolastico. Del mondo universitario ne ho parlato qua. Agli studenti di un corso di laurea magistrale, che hanno già competenze di base in un certo settore e le devono approfondire e raffinare, si può, ad esempio, chiedere che esaminino criticamente elaborati prodotti da strumenti dell’IA, come importante esercizio di verifica del loro livello di preparazione. Questo approccio non mi sembra invece così rilevante nel mondo scolastico, dove i discenti stanno ancora formando le loro competenze di base. Per poter criticare bisogna prima di tutto sapere e saper fare.

Bisogna poi distinguere tra i diversi ruoli per la fruizione dell’IA nella scuola: studenti, docenti, personale amministrativo. Le ultime due categorie possono usare questi strumenti per essere aiutati nello svolgimento di attività ripetitive (facendo attenzione agli aspetti relativi alla privacy dei dati ad essi forniti), laddove per gli studenti l’esercizio, anche ripetuto, delle funzioni cognitive non può essere evitato (mediante l’uso di questi strumenti) pena l’inevitabile carenza che ne conseguirebbe per lo sviluppo delle loro competenze. Questo elemento viene troppo spesso dimenticato, laddove un’esperienza educativa plurisecolare ci ricorda che non solo le capacità fisiche ma anche quelle intellettuali hanno necessità di esercizio costante e ripetuto per poter essere sviluppate.

Inoltre, è necessario differenziare tra uso della tecnologia e formazione sui suoi princìpi scientifici: si tratta di una distinzione troppo spesso ignorata. Gli strumenti dell’IA, pur potendo essere enormemente utili nel lavoro cognitivo razionale, cioè quello che a partire da elementi oggettivi consente di produrre nuovi dati logicamente consistenti con quelli di partenza e conseguenti da essi (qualcosa che – più in generale – fanno tutti i sistemi informatici, le “macchine cognitive” di cui ho parlato nel mio libro “La rivoluzione informatica”), hanno dei meccanismi di funzionamento abbastanza complessi che, per poter essere compresi, richiedono di essere introdotti solo in presenza degli adeguati prerequisiti matematici e scientifici che normalmente la scuola non fornisce.

Infatti, in Italia siamo ancora in ritardo sulle competenze scientifiche di base necessarie per poter affrontare con successo la transizione digitale (su questo tema invito a consultare gli atti del convegno svolto il 19 ottobre u.s. presso l’Accademia dei Lincei in tema di insegnamento dell’informatica nella scuola), come raccomandato ad Aprile 2023 della Commissione Europea di aprile 2023, COM(2023) 206 final, che ha esortato tutti gli stati membri a inserire un’istruzione di alta qualità sull’informatica fin dall’inizio dell’istruzione obbligatoria. Il grande pubblico non ha ancora capito cos’è davvero l’informatica, la disciplina scientifica alla base del mondo digitale. L’IA è un settore molto specialistico dell’informatica e se, come per molti altri settori dell’informatica, gli strumenti che esso produce sono utilizzabili anche dall’uomo comune, una comprensione dei suoi meccanismi di funzionamento deve essere basata su conoscenze di base di informatica che al momento le persone comuni non posseggono. Invece, è come se cercassimo di spiegare il calcolo differenziale e integrale a chi non ha mai studiato matematica nella scuola.

Infine, ma non meno importante, bisogna valutare rischi e benefici dell’inserimento degli strumenti dell’IA nella scuola. Essi possono apportare vantaggi, per alcune tipologie di utenti, riducendo la fatica legata ad attività cognitivo-razionali di tipo ripetitivo, ma i possibili vantaggi vanno valutati alla luce anche dei potenziali effetti negativi: riduzione della privacy, diffusione di disinformazioni, generazione di testi scorretti perché basati esclusivamente sulla statistica (le cosiddette allucinazioni – ne ho parlato qua), consumo energetico e relativo impatto ambientale (una query fatta ad uno strumento basato sull’IA ha un costo decine di volte superiore a quello di una query fatta ad un normale motore di ricerca), disumanizzazione del rapporto docente-studente in cui la componente relazionale è un aspetto essenziale.

Gli strumenti di IA possono infatti portare a una maggiore produttività per i docenti, se attraverso di essi riescono a ridurre il tempo dedicato alle attività ripetitive consentendo quindi loro di dedicarsi maggiormente alla cura degli studenti maggiormente bisognosi. Tra queste attività di routine ricordiamo, ad esempio: generazione di testi di esercizi e di esame, generazione di presentazioni a partire da testi (sommarizzazione), generazione di testi a partire da indici fini, fornire spiegazioni a richieste di chiarimenti semplici, etc. Ovviamente, è fondamentale essere sempre consapevoli che hanno dei margini di errore che richiedono di controllare sempre quanto da essi prodotto (e, quindi, di conoscere bene l’argomento che viene trattato) e che la responsabilità ultima è sempre della persona.

In generale, invece, il loro uso non sorvegliato da parte degli studenti per l’attività scolastica è da evitare. Alcuni, ad esempio, hanno suggerito che essi potrebbero usarli a casa per ottenere una prima valutazione dei loro compiti. Un po’ bizzarra, come idea, visto che a questo punto potrebbero poi anche usarli per produrre i compiti stessi! Ma soprattutto, alla luce delle possibili allucinazioni in cui questi strumenti incorrono, sono proprio gli studenti che più hanno bisogno di questa funzione quelli che meno sono in grado di rendersi conto di eventuali errori da essi commessi. Ovviamente gli studenti avranno comunque accesso ad essi attraverso i loro smartphone, e quindi bisognerà resistere a tentazioni proibizionistiche in favore di un’opera di informazione e diffusione di conoscenza, condotta – ad esempio – attraverso l’uso collettivo e la discussione critica nella classe. D’altro canto, è questa probabilmente è una buona notizia, il fatto che attraverso di essi sia possibile a chiunque produrre un testo scritto di buon livello, implicherà un ritorno e una maggiore presenza di rapporti umani diretti e dialogo orale.

Per alcuni indirizzi di scuola, penso in particolare agli istituti tecnici per l’informatica, andranno adeguati i curricoli (e sviluppato il necessario aggiornamento professionale per i docenti) per inserire un’adeguata formazione scientifica e tecnologica su questo settore, che influenzerà in modo significativo il mondo del lavoro nel prossimo futuro. Dato che chi sceglie questo indirizzo tecnico è generalmente orientato a entrare, al suo completamento, direttamente nel mercato del lavoro, è giusto che la preparazione in quest’ambito divenga parte della loro formazione.

Per concludere, sarà fondamentale che gli strumenti di IA usati nel mondo della scuola siano controllati/vigilati dal settore pubblico, onde evitare i rischi connessi a realizzazioni esclusivamente commerciali, che non hanno controlli indipendenti su come sono stati realizzati, con quali dati sono stati addestrati, a quali verifiche di sicurezza sono stati sottoposti, come usano e manipolano i dati forniti, in quali possibili discriminazioni legate al genere o ad altre diversità possono incorrere. Sono tutti aspetti che hanno un elevato impatto sociale e che per questo motivo richiedono il massimo livello di attenzione. Va anche ricordato che si tratta di una tecnologia ancora in fase sperimentale e che ogni nostra interazione con essa è un contributo al suo sviluppo fornito del tutto gratuitamente. Sarebbe accettabile solo per uno strumento posseduto dalla collettività e i cui miglioramenti vanno comunque a vantaggio di tutti.

Circa vent’anni anni dopo l’arrivo delle consolle di videogiochi e quindici anni dopo la diffusione degli smartphone in Italia, la Commissione Parlamentare citata in apertura concludeva la sua indagine con queste parole: «Ci sono i danni fisici ... E ci sono i danni psicologici ... Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica... Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e video-giochi produce sui più giovani ». Non vorrei che tra altrettanto tempo una nuova Commisione Parlamentare arrivasse alle stesse (forse più) terribili conclusioni in riferimento all’uso degli strumenti dell’Intelligenza Artificiale.

Il futuro dei nostri figli è troppo importante per sacrificarlo sull’altare della produttività e del progresso tecnologico.
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Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 19 novembre 2023.


link-and-think.blogspot.com/20…



Il successo di ITADINFO: quando la passione e le persone fanno la differenza


di Enrico Nardelli

È appena finito ITADINFO, il convegno italiano sulla didattica dell'informatica nella scuola, che ha avuto a Bari la sua prima edizione. Ne scrivo a caldo, prima che la memoria di questi tre giorni inizi ad essere ricoperta dai nuovi impegni.

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Quando con i colleghi del Laboratorio Informatica e Scuola, che raccoglie chi svolge attività di ricerca in questo ambito, avevamo discusso negli anni passati l'idea di avviare iniziative dedicate in modo specifico agli insegnanti, avvertivamo in qualche modo la loro importanza ma non sapevamo ancora quale avrebbe potuto essere la risposta da parte dei docenti. Insomma, di mestiere facciamo i ricercatori e i didatti, mentre far partire un convegno nazionale è un'attività più imprenditoriale, non esattamente nelle corde di un accademico. Teniamo presente che qui non stiamo parlando di sicurezza informatica o intelligenza artificiale, per le quali ci sono (giustamente) un'estrema attenzione e una grandissima disponibilità di risorse da parte di enti e istituzioni.

Qui si tratta di scuola, settore di cui spesso molti si riempiono la bocca, ma che ha purtroppo conosciuto dagli anni '80 ad ora un continuo definanziamento e degradazione del ruolo sociale, spingendo al contempo per una sua trasformazione da servizio essenziale di formazione di cittadini dotati di conoscenze e pensiero critico a fabbrica che deve sfornare in modo sempre più efficiente "prodotti" pronti ad essere consumati dal mercato. Atteggiamento suicida per una società che, nel secondo dopoguerra, grazie anche alla scuola di quel periodo che non faceva sconti a nessuno, era riuscita nel 1987 a diventare, da Paese semidistrutto da una guerra mondiale che aveva perso, la quinta potenza economica al mondo. Per un’analisi di questa tendenza e delle sue nefaste conseguenze segnalo, ex multis, "Il danno scolastico", il bel volume di Mastrocola e Ricolfi dal significativo sottotitolo “La scuola progressista come macchina della disuguaglianza”.

Poi, un paio di iniziative pilota (nel 2020 e nel 2022, ottimamente organizzate dai colleghi dell'Università di Milano Statale) ci avevano confortato e, alla fine, anche con l'incoraggiamento degli organi direttivi del CINI, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica di cui il Laboratorio è uno dei bracci operativi, ci siamo lanciati nell'organizzazione.

Abbiamo trovato sponsor che hanno avuto fiducia in noi, mettendo a disposizione quelle risorse economiche senza le quali solo in fantasiosi resoconti giornalistici si riescono a organizzare iniziative serie, e che ritengo quindi doveroso ricordare in segno di ringraziamento. Gli sponsor espositori: Axios Italia, Edizioni Themis, PLD Artech; e gli sponsor: SeeWeb e KnowK. Il Magazine che ospita questo mio articolo ci ha dato una mano sulla diffusione mediatica. Avevamo scelto Bari, come sede di questo primo convegno, anche perché è stato uno dei primi atenei ad attivare in Italia corsi di laurea in informatica (che a quel tempo si chiamava "scienze dell'informazione") e la Puglia è tuttora una delle regioni in cui la comunità dei docenti scolastici interessati dall’informatica è più numerosa e attiva. Città e Regione ci hanno dato subito il patrocinio. L’eccellente lavoro del comitato organizzatore locale, "le magnifiche tre" colleghe del Dipartimento di Informatica (Veronica Rossano, Enrica Gentile e Paola Plantamura), ci ha portato in una sede che è un capolavoro dell’architettura razionalista degli anni ’30 (date un’occhiata a storia e foto) e ha preparato un programma sociale coi fiocchi.

Le nostre aspettative hanno superato ogni più rosea previsione. La città, per chi di noi non ci era mai stato o mancava da parecchio tempo, si è rivelata affascinante e ci ha accolto con un clima semplicemente perfetto.

Anche la sessione iniziale dei saluti istituzionali si è trasformata in una tavola rotonda multidisciplinare e ricca di stimoli. Il rettore dell'Università Di Bari Stefano Bronzini ha sottolineato l’importanza di non trascurare il lato umano e la formazione umanistica quando si parla di innovazione, aspetto sul quale gli informatici sono via via maggiormente attenti, considerando che le tecnologie digitali incidono in modo sempre più profondo sulla vita delle persone e sulle loro relazioni sociali.

Eugenio Di Sciascio, vice sindaco di Bari, ha ricordato che il problema di questo Paese non è mettere computer nelle scuole e nelle aziende, ma creare competenza sulla capacità di capire e governare questi strumenti. Osservazione che purtroppo, nella corsa alla trasformazione digitale, viene spesso dimenticata e che invece spinge a rimettere il ruolo della didattica scolastica e universitaria al centro della riflessione e della pianificazione.

Su questa linea ha continuato Filippo Lanubile, direttore del Dipartimento di informatica dell’ateneo barese, chiedendo di ridare importanza alla valutazione dell’attività didattica nella valutazione della carriera universitaria, pena l’impossibilità di far crescere quelle professionalità che sono necessarie per affrontare le sfide che ci pone una formazione universitaria moderna.

Ernesto Damiani, il presidente del CINI, ha riportato questa esigenza generale allo specifico mondo della scuola, dove per governare nel modo migliore un futuro sempre più digitale sarà fondamentale insegnare l’informatica facendo attenzione a far capire gli aspetti concettuali della disciplina, evitando di considerarne solo gli elementi tecnologici.

Nel chiudere questo giro di considerazioni, la cui singolare concordia mi ha fatto immediatamente capire che con questo evento avevamo centrato il bersaglio, ho ripreso lo stimolo del rettore, non a caso un letterato. Ho ricordato come Platone nei suoi immortali Dialoghi, abbia – con estrema pregnanza – evidenziato la componente affettiva della relazione educativa tra didàskalos e mathetés, maestro e allievo, come un aspetto fondamentale della paideia, la crescita etica e spirituale del discepolo. E affinché questa componente eserciti il suo effetto non ci deve essere tecnologia di mezzo, ma compresenza in uno stesso luogo fisico. La tecnologia digitale può arricchire le relazioni umane, se opportunamente utilizzata, ma rischia di impoverirle e distruggerle, se male utilizzata. Di questo aspetto noi informatici dobbiamo essere estremamente consapevoli e assumercene la responsabilità, esattamente allo stesso modo con cui nella seconda metà del secolo scorso i fisici si sono impegnati per evitare che il nucleare conducesse l’umanità all’estinzione.

Il programma scientifico che si è poi sviluppato ha visto docenti scolastici e ricercatori universitari offrire e assistere a resoconti di esperienze e laboratori formativi, in un dialogo stimolante e arricchente. L'uditorio è stato, dal primo all'ultimo momento, sempre presente, attento e numeroso, esperienza non proprio abituale, come ben sa chi per mestiere va a convegni scientifici.

Alla fine, quasi non volevamo più smettere.

I complimenti da parte dei docenti che hanno partecipato (molti visibili sulla pagina social del convegno) ci hanno dato la spinta a continuare, con la voglia di creare una comunità sempre più attiva e collaborativa.
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Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 16 ottobre 2023.


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Fuori dall'Università di Bergamo sono apparsi orrendi manifestini che attaccano il movimento femminista Non Una di Meno, presente e attivo sul territorio. Dopo

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Toni Negri è stato uno dei più importanti intellettuali marxisti e comunisti degli ultimi decenni, un riferimento obbligato nel dibattito internazionale. Si


Le regole della politica: riforme e trappole (ignorate)


Le tessere del mosaico non combaciano. La mai sedata zuffa sulla giustizia, riaccesa qua e là anche da esternazioni ministeriali, le perplessità sul premierato, espresse persino da padri nobili del centrodestra, e le trasversali diffidenze sull’autonomia

Le tessere del mosaico non combaciano. La mai sedata zuffa sulla giustizia, riaccesa qua e là anche da esternazioni ministeriali, le perplessità sul premierato, espresse persino da padri nobili del centrodestra, e le trasversali diffidenze sull’autonomia differenziata svelano, tuttavia, un senso più ampio delle polemiche contingenti. E segnalano nel loro insieme una difficoltà oggettiva a fare del 2024, anno cruciale delle elezioni europee, pure l’anno delle grandi riforme italiane. Non che di riforme non s’avverta il bisogno. La complessa macchina che regola la nostra convivenza mostra da tempo l’esigenza di una messa a punto, al di là della retorica sulla «Costituzione più bella del mondo» rispolverata ogni volta dai conservatori d’ogni colore e dalle loro corporazioni di complemento perché nulla si muova nella mappa incartapecorita dei poteri (sul palcoscenico e dietro le quinte, per dirla con Sabino Cassese). Provare a cambiare, peraltro, non porta molta fortuna.

Il primo a scorgere la necessità d’una «grande riforma» fu già negli anni Ottanta del secolo scorso Bettino Craxi e questa sua intuizione gli costò uno stigma da novello Mussolini con annessi stivaloni nelle vignette nonché, probabilmente, parte di quell’avversione a sinistra che si tradusse anche nello scontro (per lui esiziale) con la magistratura. Silvio Berlusconi lamentava da premier di avere una macchina “senza volante” e tentò nel 2006 una riforma che rafforzasse l’esecutivo, ricevendo una bocciatura popolare che confermò l’inizio del suo declino. Di certo la sconfitta referendaria del 2016 ha segnato l’eclissi dell’astro di Matteo Renzi, anche lui tentato dal miraggio eretico di modernizzare il Paese. Ora la questione si ripropone, ma frammentata su tre tavoli. Così, al di là della difficoltà di smuovere conservatorismi consolidati e trasversali, un ostacolo supplementare sembra trovarsi negli interessi di fazione, certo legittimi ma acuiti dai richiami identitari del voto europeo. Ciascuna delle principali forze della maggioranza detiene il segmento d’un progetto di cambiamento e pare sopportare, più che supportare, i progetti degli alleati.

Il partito di Giorgia Meloni ha innalzato il vessillo del premierato: un passo indietro rispetto alla vocazione presidenzialista di sempre, anche dettato, forse, dalla prudente volontà di non entrare in immediato conflitto con l’attuale inquilino del Quirinale. Il risultato è però un tableau non privo di ambiguità, poiché comunque il capo dello Stato sembra a molti ridimensionato nella diarchia con un premier eletto dal popolo ma, per attenuare questo effetto, gli si dà la facoltà di nominare in caso di crisi un premier «di riserva» che, sia pure espresso dalla medesima maggioranza, finisce per depotenziare a sua volta il premier eletto. La riforma, non avendo chance di passare coi due terzi del voto parlamentare, finirà sotto le forche caudine del referendum confermativo (quello che ha abbattuto Renzi e Berlusconi). Ha dunque la possibilità di essere bocciata ma, intanto, produrrà un primo contraccolpo politico: rimandare sine die la riforma della giustizia, quella vera, anch’essa di rango costituzionale, che dovrebbe separare le carriere dei magistrati con un doppio Csm e sciogliere l’equivoco dell’obbligatorietà dell’azione penale. Non essendo immaginabile che una maggioranza affronti due referendum costituzionali così rischiosi nella medesima legislatura, e avendo Meloni messo tutto il proprio peso sul premierato, il rinvio del dossier giustizia è nelle cose (oltre che nella scarsa propensione di Fratelli d’Italia a inimicarsi la magistratura): ad esso devono finire per acconciarsi tanto Carlo Nordio, che su questi temi s’è speso da intellettuale prima ancora che da guardasigilli, quanto la componente più garantista del centrodestra stretta attorno a ciò che resta delle bandiere berlusconiane. Non con iter costituzionale (poiché già prevista nella riforma del Titolo V del 2001) ma certamente molto impattante sugli assetti istituzionali si profila infine all’orizzonte l’autonomia differenziata, la riforma ultrafederalista da sempre voluta dalla Lega. Al netto del meticoloso lavoro del Comitato sui livelli essenziali delle prestazioni, il disegno di legge del ministro Calderoli ha contro uno schieramento trasversale articolato (al quale è difficile immaginare estranei persino spezzoni del partito di maggioranza relativa, che ha nell’unità della nazione la propria ragione sociale). Ove vedesse la luce, il regionalismo leghista andrebbe incontro probabilmente a un referendum (in questo caso abrogativo) dalle discrete probabilità di successo.

Si aggiunga, a fronte di tale puzzle, la quasi totale afasia delle opposizioni, per buona parte delle quali parlare di riforme equivale a voler distrarre la gente dai problemi veri dell’economia: come se i risultati economici non discendessero anche dalla razionalità dell’architettura istituzionale. Mancando persino il pungolo della controparte, non è allora difficile capire come si rischi di tornare sempre al punto di partenza, in un gioco dell’oca che fa male al Paese. Dunque? Le commissioni in generale, e quelle per la riforma della Costituzione in particolare, non hanno mai prodotto risultati decisivi. E parlare addirittura di una nuova Assemblea costituente (idea rilanciata di recente dalla Fondazione Einaudi) può sembrare un voler buttare la palla in tribuna, quasi un vecchio trucco da parrucconi moderati, a una destra che, legittimata dalle elezioni dell’anno scorso, ritiene suo dovere cambiare il Paese anche da sola. Ma, ammesso sia fattibile, modificare la Carta a spezzatino, senza un disegno d’insieme, può funzionare? La stabilità degli esecutivi, di cui già parlava Calamandrei, e la credibilità della giustizia sono senz’altro obiettivi condivisibili dai più, in una cornice equilibrata. Passata la gara identitaria delle europee, potrebbe non essere così inutile un pit stop per ragionare sulle prossime regole del gioco.

Corriere della Sera

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Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Introduzione (1) | Pressenza

"Pressenza ripubblica, in 10 capitoli, il dossier «Palestina: la pace passa attraverso il diritto» pubblicato nel 2022 da ritimo.

Dalla pubblicazione di «Lo Stato degli ebrei» di Theodor Herzl, nel 1897, fino agli annunci del Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sul progetto di annessione della Cisgiordania occupata, la tragedia vissuta dal popolo palestinese continua. Nell’estensione del colonialismo occidentale del XIX secolo, in particolare del colonialismo britannico, e delle persecuzioni nell’Europa dell’Est, il movimento sionista ha immaginato il popolamento di una «propria patria», in Palestina, per tutti gli ebrei del pianeta."

pressenza.com/it/2023/11/pales…



Contro ogni violenza


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L' AI ACT spiegato bene


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Ne abbiamo parlato qui 👉 noblogo.org/cooperazione-inter…

L' #AIACT spiegato bene: la legge-quadro dell' #UE sull' #intelligenzaartificiale , comprese alcune eccezioni per le forze di polizia. La racconta Enrico #Pagliarini nella sua trasmissione #2024 del 15 dicembre su #Radio24.
Ascolta qui dal minuto 48 👉 radio24.ilsole24ore.com/progra…



EPPO, LO STRUMENTO GIUDIZIARIO DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO LE TRUFFE AL BILANCIO


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L’Unione Europea si è dotata di uno strumento giudiziario per contrastare le truffe al suo bilancio. Si chiama European Public Prosecutor’s Office (in sigla EPPO).
È responsabile delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione). 22 paesi dell'UE hanno deciso di aderire all'EPPO e di partecipare alla cooperazione rafforzata, tra questi l’Italia. 36 uffici decentrati dell'EPPO sono ubicati in tutti i paesi dell'UE partecipanti.

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La sede di Palermo ha recentemente delegato la Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) alla esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari (G.I.P.) del Tribunale di Enna nei confronti di una donna, legata da rapporti parentali con persone appartenenti alla criminalità organizzata peloritana, ritenuta responsabile del reato di truffa aggravata ai danni dell’U.E.

La stessa donna era stata già raggiunta da analogo sequestro lo scorso ottobre in seguito all’attività di verifica da parte della DIA nei confronti di un elenco di società controindicate all’ottenimento di contributi pubblici, ma che avevano richiesto l’accesso ai finanziamenti del decreto “Cura Italia”. Allora la somma indebitamente percepita e di conseguenza “sottoposta a vincolo” è stata pari ad Euro 245.000,00 circa.

Le successive investigazioni hanno evidenziato come, al fine di ottenere il riconoscimento di benefici economici di cui al Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (F.E.A.S.R.), l’indagata avrebbe indicato nelle fraudolente Domande Uniche di Pagamento, relative agli anni 2016-2021, la disponibilità di superfici agrarie di cui non poteva legittimamente disporre, riuscendo ad ottenere dall’Ag.E.A. ulteriori finanziamenti pari a circa 405.000 euro, oggetto della misura cautelare patrimoniale in parola che ha interessato un agriturismo con struttura ricettiva riconducibile all’indagata.

Per saperne di più su EPPO

#dia


VERSIONE ITALIANA USA, LA FCC HA VOTATO PER APPROVARE NUOVE REGOLE DI NOTIFICA DEI DATA BREACH NEL SETTORE DELLE TELECOMUNICAZIONISono state da poco approvate dalla Commissione federale per le comunicazioni degli Stati Uniti le nuove regole di notifica delle violazioni dei dati per le telecomunicazioni, i servizi di interconnessione vocale tramite protocollo Internet e i …


In quali modi il Fediverso può reagire all’irruzione di Threads?


Lo scossone per il Fediverso sarà enorme: guardando alla sproporzione di risorse tra Meta e l’universo federato, sembra chiaro che tutto ciò porterà a una distruzione del Fediverso per come lo conoscevamo

Meta anche in Europa ha lanciato Threads, uno spin-off dedicato agli utenti di Instagram che si presnta sotto forma di una piattaforma di microblogging simile a Twitter. Threads è predisposto per far parte del Fediverso, dal momento che può interoperare attraverso il protocollo ActivityPub, lo stesso utilizzato da Mastodon, Friendica o Pixelfed. Al momento solo alcuni utenti…

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In quali modi il Fediverso può reagire all’irruzione di Threads?

Lo scossone per il Fediverso sarà enorme: guardando alla sproporzione di risorse tra Meta e l’universo federato, sembra chiaro che tutto ciò porterà a una distruzione del Fediverso per come lo conoscevamo

informapirata.it/2023/12/15/in…

#CarloGubitosa #Feddit #Fediverso #Friendica #kenobit #Lemmy #mastodonUno #Meta #Poliversity #Poliverso #Threads #XMPP

informapirata.it/2023/12/15/in…


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Salvare l’Ucraina per salvare l’Europa


Più che mai negli ultimi cinque anni, governare l’Unione europea è diventato l’arte di pensare l’impensabile. Se all’inizio del suo mandato qualcuno avesse detto a Ursula von der Leyen quali decisioni aspettavano la sua Commissione a Bruxelles, probabilme

Più che mai negli ultimi cinque anni, governare l’Unione europea è diventato l’arte di pensare l’impensabile. Se all’inizio del suo mandato qualcuno avesse detto a Ursula von der Leyen quali decisioni aspettavano la sua Commissione a Bruxelles, probabilmente neanche lei ci avrebbe creduto. Non avrebbe mai creduto che lei stessa avrebbe messo sul tavolo dei leader di 27 Paesi — quindi fatto approvare in tempi brevi — un eurobond da 800 miliardi di euro, di cui l’Italia ha una fetta di un quarto con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non avrebbe creduto che l’Unione europea, le sue istituzioni e i suoi governi, avrebbero fornito aiuti per oltre cento miliardi in un anno e mezzo all’Ucraina aggredita dalla Russia. Né avrebbe creduto che avrebbe aperto i negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione, come il Consiglio europeo ha deciso ieri.

Probabilmente Von der Leyen e Christine Lagarde, la presidente della Banca centrale europea, non immaginavano neanche che avrebbero rivisto un’inflazione a doppia cifra nei nostri Paesi, quindi l’aumento dei tassi d’interesse più rapido della storia recente, eppure nessuna crisi finanziaria.

Non è troppo dire che la sopravvivenza dell’Unione europea ora sarebbe in dubbio, se i suoi leader di questi anni non avessero saputo pensare l’impensabile. E poi non avessero saputo realizzarlo, di fronte a una successione di minacce. Ma proprio per questo il rischio più grande adesso è pensare di aver fatto il più. Perché malgrado le enormi innovazioni politiche e istituzionali recenti, malgrado l’aver smentito i profeti di sventura e gli euroscettici, il difficile inizia adesso. E non inizia necessariamente sotto i migliori auspici.
I leader dell’Unione europea, a Bruxelles e nelle capitali, devono ancora iniziare a fare i conti con alcune delle contraddizioni del sistema. Quelle che riguardano l’Ucraina sono le più evidenti. Abbiamo annunciato al mondo che stiamo parlando con il governo di Kiev dell’ingresso nell’Unione in un futuro imprecisabile, ma nell’immediato non ne abbiamo tratto le conseguenze. In concreto, in marzo scorso ci eravamo impegnati a fornire all’Ucraina un milione di pezzi d’artiglieria entro un anno. Invece, a soli quattro mesi dalla scadenza, i Paesi europei hanno inviato meno della metà dei quantitativi promessi e gli ultimi ordini di munizioni collocati dai governi attraverso l’Agenzia europea della difesa — secondo Reuters — sono di appena 60 mila pezzi da 155 millimetri: abbastanza per resistere nelle trincee dell’Ucraina per una settimana, non di più. Non abbiamo accresciuto la nostra capacità di produzione di artiglieria, così importante in questa guerra. Ma senza un numero sufficiente di proiettili per respingere l’esercito russo, nessun negoziato di adesione di Kiev sarà mai credibile.
È forse tempo che i leader europei spieghino alle opinioni pubbliche che occorre difendere l’Ucraina non solo in nome dei valori, ma soprattutto dei nostri interessi. Se quella guerra fosse persa — qualunque forma dovesse prendere una sconfitta, e ce ne sono diverse possibili — allora un’ombra si stenderebbe direttamente sul futuro dell’Unione europea. Vladimir Putin non ha mai fatto mistero di volerla disgregare in nome della sua idea zarista di impero. E se l’aggressività del Cremlino non viene respinta, la sicurezza europea sarà sempre un’illusione.

Per questo si fatica a comprendere perché i governi dell’Unione sembrino riluttanti a prepararsi alle sfide che pure sono ben visibili all’orizzonte. Durante l’attuale vertice a Bruxelles o tra qualche settimana, troveranno senz’altro il modo di sbloccare i 50 miliardi di euro già impegnati per il governo di Kiev. Già, ma dopo? Non è troppo tardi per prepararsi a uno scenario nel quale Donald Trump torna alla Casa Bianca, ritira il sostegno all’Ucraina o addirittura ritira gli Stati Uniti dalla Nato. Allo stesso modo, non è tardi per prepararsi a vedere l’antieuropeo Geert Wilders come premier di un Paese fondatore quale l’Olanda e poi ad assistere a un successo dei sovranisti alle europee di giugno prossimo. In base agli attuali sondaggi di Politico Europe, il gruppo di destra euroscettica «Identità e democrazia» (per intendersi, quello di Marine Le Pen, Alternative für Deutschland e Matteo Salvini) sarebbe terzo nell’emiciclo di Strasburgo dopo popolari e socialisti.

L’avverarsi di questi scenari non è sicuro, per fortuna. Ma è plausibile e l’Europa non può correre il rischio di lasciarsi sorprendere dagli eventi ancora una volta. Chi crede nell’Unione quale nostro spazio politico del presente e del futuro, deve abbandonare tutte le ambiguità e iniziare a prepararsi adesso. Serve un salto in avanti nella difesa e nella sicurezza. Serve una strategia molto più efficace per isolare e disinnescare le quinte colonne e i sabotatori interni dell’Europa, siano essi l’ungherese Viktor Orbán oggi o l’olandese Wilders domani. Serve che i governi dei principali Paesi smettano di sprecare energie per controllarsi a vicenda, per estrarre piccoli vantaggi gli uni dagli altri logorandosi su piccole regole interne, per minime ripicche e inutili rivalità. Il tempo di lavorare alle prossime svolte è ora. Domani potrebbe mancarci.

Corriere della Sera

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Usa: il Congresso approva una legge che vieta ai presidenti il ritiro dalla Nato


Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge per vietare ai presidenti di uscire dalla Nato senza il consenso del Parlamento. Una norma ad hoc in previsione della vittoria di Trump L'articolo Usa: il Congresso approva una legge che vieta ai pres

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di Redazione

Pagine Esteri, 15 dicembre 2023 – Il Congresso federale degli Stati Uniti ha approvato questa settimana un disegno di legge che prevede il divieto per qualsiasi presidente di revocare unilateralmente l’adesione del paese all’Alleanza Atlantica senza la previa approvazione da parte del Senato o un atto del Congresso.

Il provvedimento bipartisan, promosso dal senatore democratico Tim Kaine della Virginia e dal repubblicano Marco Rubio della Florida, è stato incluso nell’annuale legge di bilancio della Difesa (National Defense Authorization Act) e approvato dalla Camera dei Rappresentanti, e in attesa della firma del presidente Joe Biden.

Secondo il senatore Kaine il disegno di legge «ribadisce il sostegno degli Stati Uniti a questa cruciale alleanza, fondamentale per la nostra sicurezza nazionale. Invia anche un forte messaggio agli autocrati di tutto il mondo che il mondo libero rimane unito». Rubio ha dichiarato invece che la misura rappresenta uno strumento diretto a permettere al Congresso di supervisionare l’operato dei presidenti.

La disposizione sottolinea l’impegno del Congresso nei confronti della Nato, che è stata oggetto di dure critiche da parte dell’ex presidente Donald Trump durante il suo mandato alla Casa Bianca. Il tycoon si è spesso scagliato contro la Nato e aveva ventilato la possibilità di un’uscita degli Stati Uniti dall’alleanza militare che pure controllano. Una proposta che è tornata al centro del dibattito politico anche nel corso dell’attuale campagna elettorale. Nel programma del candidato repubblicano di destra radicale, infatti, si legge: «dobbiamo portare a termine il processo iniziato sotto la mia amministrazione per rivalutare radicalmente lo scopo e la missione della Nato».

Ed è proprio per evitare un eventuale colpo di testa del miliardario, che tutti i sondaggi danno come vincente alle prossime elezioni presidenziali – le inchieste assegnano a Trump il 47% delle preferenze nei cosiddetti “Swing States” contro il 42% dell’attuale presidente – che il Congresso ha voluto varare un dispositivo legislativo ad hoc.

Dopo un periodo di decadenza, l’Alleanza Atlantica ha assunto una rinnovata importanza durante la presidenza di Joe Biden grazie all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio dello scorso anno e recentemente ha cominciato a stendere i suoi tentacoli anche in Asia. Pagine Esteri

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Non solo difesa, ecco il valore aggiunto del Gcap per Roma, Londra e Tokyo. L’analisi di Borsari


La firma del trattato per l’istituzione dell’Organizzazione Governativa Internazionale del Gcap (Gcap International Government Organization – Gigo) tra Italia, Giappone e Regno Unito consolida ulteriormente il percorso fatto dall’annuncio, esattamente un

La firma del trattato per l’istituzione dell’Organizzazione Governativa Internazionale del Gcap (Gcap International Government Organization – Gigo) tra Italia, Giappone e Regno Unito consolida ulteriormente il percorso fatto dall’annuncio, esattamente un anno fa, della coalizione trilaterale tra Roma, Tokyo, e Londra per la creazione di un caccia stealth di sesta generazione, e ne certifica definitivamente la solidità a livello politico.

Questo è un passaggio chiave poiché inaugura ufficialmente la cornice politico-istituzionale all’interno della quale si svilupperà il progetto, con l’organismo cardine – la Gigo – che dovrà guidarne le varie fasi e coordinare gli attori coinvolti sul piano industriale nonché su quello militare. Questo ruolo include, ovviamente, anche limare eventuali difficoltà o visioni divergenti, dalla fase di progettazione e sperimentazione, alla suddivisione del lavoro, alla gestione delle risorse, e così via. Questo aspetto è cruciale dato che si tratta di un progetto senza precedenti, tanto ambizioso quanto complesso, in virtù della sua natura multinazionale e degli approcci – oltre che degli interessi – propri dei singoli Paesi coinvolti.

I tre Paesi hanno già stanziato fondi dedicati nell’ordine complessivo di alcuni miliardi di euro in un orizzonte di breve-medio termine (Londra e Roma attualmente pianificano di spenderne – molto ottimisticamente – rispettivamente circa 10 e 7,7 da qui al 2035) e si apprestano ora ad intensificare la cooperazione a livello industriale per poter lanciare la fase di sviluppo vera e propria nel 2025. A tal proposito è doveroso notare come l’Italia, sia a livello di industria che di forze armate, si stia muovendo velocemente nell’ambito della sensoristica e dell’elettronica avanzate che caratterizzeranno il Gcap, con importanti accordi di collaborazione tra le imprese dei tre paesi nel dominio ISANKE & ICS (Integrated Sensing And Non Kinetic Effects & Integrated Communication System) e la “Gcap Acceleration Initiative” lanciata dalla Difesa per raccogliere le migliori proposte dall’industria nazionale su diverse capacità, tra cui sistemi ottici e laser, intelligenza artificiale (AI) applicata, sistemi di propulsione, gestione di sistemi autonomi e sistemi di missione, cybersecurity e molti altri.

Nel complesso, il valore aggiunto del progetto sta nella possibilità di rinforzare la cooperazione internazionale nel campo della difesa, bilanciare costi altrimenti proibitivi per i singoli Paesi – con evidenti implicazioni per la successiva attrattività del Gcap sul mercato, e rivitalizzare l’industria nazionale della difesa nonché l’economia grazie agli effetti a cascata in termini di tecnologie avanzate, expertise e internazionalizzazione per le imprese e la comunità scientifica.

Alla luce di ciò, è sempre più evidente la forte connotazione geostrategica che assume il programma Gcap, dato che il suo impatto andrà ben oltre la dimensione della difesa, interessando tutto il sistema paese, e influenzandone altresì il posizionamento internazionale con un focus crescente sulla connessione strategica tra teatro Europeo e Indopacifico. Ciò risulta ancor più importante alla luce della crescente attenzione di paesi come la Cina alla creazione di un caccia di sesta generazione. Al contempo, la sfida per Italia, Giappone e Regno Unito, sarà quella di garantire una collaborazione efficace in tutte le fasi del progetto, assicurare le risorse necessarie (le stime attuali andranno quasi certamente riviste al rialzo) e rispettare una scadenza – il 2035 – per l’iniziale operatività certamente molto ambiziosa.


formiche.net/2023/12/non-solo-…



E/OS su Redmi Note 5 Pro


Stava in un cassetto con lineageos e i servizi Google , come backup. Poi mi è capitato di vedere sul canale YT di Marco Calamari (Cassandra) la recensione dei telefoni E/OS senza Google... Su LOS il Redmi Note 5 non era più supportato e il passaggio a E/OS è stato quasi obbligato. Sono riuscito anche a provare, per bene, i servizi Nextcloud di Murena.io e li ho attivati anche sul telefono di tutti i giorni e sto lentamente abbandonando quelli di Google.



del 32, 5%. Sono dati contenuti nel rapporto Inapp del 2023 che confermano quanto già attestato dall’Ocse lo scorso anno. E’ impressionante e vergognoso


Dal Consiglio europeo, piccoli passi verso la difesa comune. L’analisi di Politi


Un quadro normativo per il settore industriale della difesa europea: lo prevede la bozza dedicata alla sicurezza e alla difesa delle conclusioni del Consiglio europeo, con l’obiettivo di coordinare gli acquisti congiunti e aumentare l’interoperabilità e l

Un quadro normativo per il settore industriale della difesa europea: lo prevede la bozza dedicata alla sicurezza e alla difesa delle conclusioni del Consiglio europeo, con l’obiettivo di coordinare gli acquisti congiunti e aumentare l’interoperabilità e la capacità produttiva dell’industria europea della difesa. Formiche.net ne ha discusso con Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation.

Attuare con urgenza le misure esistenti per facilitare e coordinare gli acquisti congiunti e per aumentare l’interoperabilità e la capacità produttiva dell’industria europea della difesa per ricostituire le scorte degli Stati membri, in particolare alla luce del sostegno da fornire all’Ucraina. Questa una delle richieste contenuta nel capitolo sicurezza e difesa delle conclusioni del Consiglio europeo. A questo punto il passo successivo è la difesa comune europea. Ma quando?

C’è una parolina che mi ha colpito della bozza, ovvero standardizzazione: è interessante che leader ancora alle prese con questa bozza abbiano deciso di introdurre questa parola per un passaggio puramente burocratico. Quindi nessuno va a toccare i programmi di armamento in quanto oggetti che poi finiscono nelle mani di una forza armata, però questa parola riguarda le procedure ed è chiaro che se si standardizzano le procedure si facilita la vita a valle.

Un punto di partenza o serviva dell’altro?

Dopo 40 anni di guerra fredda avrebbe già dovuto esser fatta: non pretendo già da oggi l’esercito europeo ma almeno standardizzare i sistemi d’arma e per ora siamo ancora molto lontani. Come si fa a mettere d’accordo 27 voci sull’unanimità? Già con il consenso è complicato, figuriamoci con l’unanimità. Non nascondo che dei passi in avanti siano stati compiuti, come il lavoro enorme sui sistemi radio che oggi si parlano fra loro.

Perché la seconda guerra nel giro di 600 giorni non ha stimolato un’accelerazione su certi processi?

Il problema è che nessuno vuole ridurre i margini di guadagno e mentre durante la guerra fredda sostenevamo che diversità dei sistemi d’arma complicava la pianificazione tattico-operativa del nemico, oggi vediamo che i russi reggono benissimo l’assalto degli ucraini, che tra le altre cose non hanno sistemi standardizzati. Per cui mantenere questa diversità di sistemi operativi è un incubo.

Questa iniziativa contenuta nelle conclusioni del Consiglio europeo quali vantaggi può portare all’Italia che nel suo background ha competenze, imprese e cervelli in quel settore che rappresenta una fetta importante di Pil?

In primis bisognerà valutare se quelle conclusioni presenti nella bozza verranno poi approvate. In quel caso questo tipo di accordo non dico che sarebbe un toccasana, per un sistema come quello tedesco caotico, ma certamente dovrebbe snellire, ad una condizione però: che quando poi si va a negoziare sul concreto ognuno negozi con le unghie e con i denti il meglio che ha. Se gli italiani, come gli altri, non negoziano il meglio di quello che possono offrire come procedure e concetti, allora si uniformano su una specie di ircocervo.

Una chiusura sull’Ucraina: si aspettava qualcosa di più dal Consiglio europeo?

Innanzitutto vorrei contestare alcune affermazioni apparse sulla stampa internazionale secondo cui le esitazioni a sostenere Kiyv sarebbero europee: falso. Sono tanto per cominciare degli americani e, a loro a rimorchio, anche di parte degli europei. Biden fin dall’inizio ha avuto il braccino corto con gli ucraini, tanto è vero che quando Olaf Scholz è stato pungolato dagli americani, ha promesso di mandare i suoi carri armati Leopard solo quando gli Usa avrebbero mandato gli Abrams. Questi ultimi non si sono ancora visti in Ucraina, mentre i Leopard sì: pochi, maledetti e vecchi ma sono arrivati. Quindi le esitazioni sono di tanta parte dei Paesi euro-atlantici. Certo c’è chi è più garibaldino e chi frena di più per ovvi motivi.

Ora è arrivata Gaza…

Che naturalmente ha tolto visibilità comunicativa all’Ucraina. Ma anche se non ci fosse stata Gaza, la fase attuale di stanchezza si sarebbe manifestata ugualmente, anche perché i Paesi hanno finito le scorte. È chiaro che i Paesi occidentali devono tenere duro sul principio che non ci sono cambi di territorio se non concordati tra le parti. Non ci sono perché in quel caso si aprirebbe un vaso di Pandora in tutta Europa, anche a danno dei russi.


formiche.net/2023/12/difesa-co…



RICICLAGGIO ATTRAVERSO FALSI NOLEGGI DI AUTO: AZIONE CONGIUNTA ITALIA - GERMANIA


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L’indagine è iniziata nel 2019 e si è sviluppata sull’asse Germania-Italia. Ad operare le Procure della Repubblica di Cagliari e Napoli e i comandi della Guardia di Finanza dei due capoluoghi, mentre sul fronte tedesco è stata impegnata la Procura di Colonia, con il supporto dell'Ufficio investigativo doganale di Stoccarda, della Questura di Colonia e dell'Ufficio investigativo fiscale di Colonia.
In cabina di regia Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale.
Nel mirino il riciclaggio di denaro su larga scala, attraverso il falso noleggio a lungo termine di auto, principalmente di lusso.
Sono state arrestate nei due paesi 8 persone (6 in carcere, 2 ai domiciliari), indagate per aver utilizzato un'agenzia di noleggio auto per riciclare i proventi del traffico di droga, dell'estorsione e delle scommesse illegali. Sono stati sequestrati, oltre ad un complesso immobiliare, quasi un centinaio di veicoli.
L’agenzia di autonoleggio era registrata in Germania, diretta da un soggetto campano incensurato, residente stabilmente in Germania col proprio nucleo familiare il quale, attraverso la ditta estera intestata alla consorte e con la collaborazione della figlia, produceva falsi contratti di noleggio a lungo termine (oltre 150 veicoli per periodi da tre a quattro anni), per auto di lusso immatricolate in Germania che venivano consegnate a clienti italiani, che pagavano le loro rate mensili con i proventi di attività criminali.
Eurojust ha favorito tra gli investigatori dei due paesi la creazione di una squadra investigativa comune (JIT) sin dal 2020 ed ha organizzato sei riunioni di coordinamento per preparare la giornata d'azione svoltasi questa settimana.
Oltre agli arresti e al sequestro dei veicoli e dell'agenzia di autonoleggio, sono stati congelati 14 conti bancari tedeschi per un totale di 142.000 euro. Sequestrati anche 25mila euro in contanti, oltre a gioielli e orologi. È stato sequestrato anche un conto bancario italiano

👉Per saperne di più sulle Squadre Investigative Comuni (JIT): europol.europa.eu/partners-col…



FPF Publishes New Report: A Conversation on Privacy, Safety, and Security in Australia: Themes and Takeaways


On October 27, 2023, the Future of Privacy Forum (“FPF”), in partnership with the UNSW Allens Hub for Technology, Law and Innovation (“Allens Hub”), convened a multidisciplinary meeting of experts on technology, privacy, safety, and security in Sydney, NS

On October 27, 2023, the Future of Privacy Forum (“FPF”), in partnership with the UNSW Allens Hub for Technology, Law and Innovation (“Allens Hub”), convened a multidisciplinary meeting of experts on technology, privacy, safety, and security in Sydney, NSW, Australia to discuss benefits, challenges, and unanswered questions associated with the Australian eSafety Commissioner’s (“eSafety”) forthcoming industry standards for the regulation of certain online content. Today, FPF publishes a report summarizing broad themes and takeaways gleaned from this discussion, “A Conversation on Privacy, Safety, and Security in Australia: Themes and Takeaways.”

Read the Report

Australia’s Online Safety Act of 2021 (“Online Safety Act”) mandates the development of industry codes or standards to provide appropriate community safeguards with respect to certain online content, including child sexual exploitation material, pro-terror material, crime and violence material, and drug-related material. Through September 2023, the eSafety has registered six industry codes that cover: Social Media Services, App Distribution Services, Hosting Services, Internet Carriage Services, Equipment, and Internet Search Engine Services. In May 2023, however, the Commissioner rejected proposed codes for relevant electronic services (“RES”) and designated internet services (“DIS”) on account that they “do[] not provide appropriate community safeguards.” Under the Online Safety Act, the rejection of the RES and DIS codes by the Office of the eSafety Commissioner initiated a process in which the Commissioner drafted industry standards for these sectors. A draft of the industry standards was published on November 20, 2023, and is open for public comment until December 21, 2023.

For purposes of the FPF and meeting, participants were asked to assume the existence of industry standards that satisfies the Online Safety Act’s statutory requirements. As such, the goal was not to solicit arguments about any specific approach, but rather to provide an opportunity for experts to discuss underlying opportunities and challenges in regard to the creation of industry standards, particularly in regard to partially or entirely end-to-end encrypted services. While meeting participants were not in full agreement in regard to any specific point, there were many themes that came up multiple times within the conversation as well as areas of consensus on certain points, including:

  1. Participants agreed broadly on the goals of the e-Safety Act and the mission of the e-Safety Commissioner
  2. Several participants found deficits in the length and scope of the public consultation available throughout the process
  3. Participants identified several potential benefits of an industry code beyond its intended scope
  4. Participants broadly opposed any approach that would require otherwise encrypted messaging services to utilize content hashing and/or client-side scanning
  5. Many participants discussed the need for unique treatment for different types of content based on distinctions in context
  6. Participants flagged previous cases of mission drift in regard to certain legal authorities and warned of similar evolution
  7. Participants flagged an important role for greater education, both for individuals as well as enforcers
  8. Participants supported a broad public dialogue on effective responses and solutions
  9. Participants identified a large number of unanswered questions in regard to the creation, implementation, and enforcement of industry codes that left much uncertainty
  10. Australia has played a leadership role globally on issues related to Online Safety and is likely to continue to do so

fpf.org/blog/fpf-publishes-new…



    Paolo Favilli* Il complesso normativo liberista ha come punto di riferimento un complesso teorico.  Siamo portati a pensare che tra tenuta d



Denuncia GDPR contro X (Twitter) per micro-targeting illegale per gli annunci di controllo della chat X ha permesso il microtargeting politico illegale utilizzato dalla Commissione europea Twitter Political Micro-Targeting


noyb.eu/it/gdpr-complaint-agai…

Maronno Winchester reshared this.


in reply to Informa Pirata

Non ne ho idea. Secondo Wikipedia quando è stato introdotto ero poco più che un pargolo, quindi non ho vissuto direttamente quel periodo e mi rifaccio a racconti e testimonianze terze. Si tratta in ogni caso di un precedente e la storia può benissimo ripetersi. Comunque, vedendo l'operato di Meta e l'andazzo generale che queste aziende hanno, me ne tengo volentieri ben alla larga.



Weekly Chronicles #58


Affaire RADIOSBORO, nuove rivelazioni e libertari anti-sistema.

Questo è il numero #58 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Nelle Cronache della settimana:

  • Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
  • Nuove rivelazioni: i governi ci spiano con le notifiche push

Nelle Lettere Libertarie:

  • Klaus Schwab odia i libertari

Rubrica OpSec & OSINT:

  • Così ti hackerano l’automobile

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Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO


Dopo Patrick Zaki, è Gino Cecchettin il beniamino del momento della sinistra “woke” italiana. La tragedia che l’ha colpito è stata usata come forza inerziale per spingere Gino verso la luce del palcoscenico pseudo-politico, con una consacrazione che si è tenuta al tempio di Che Tempo Che Fa, con un rito presieduto dal sacerdote Fabio Fazio.

Gino Cecchettin è però anche stato il protagonista di un particolare hashtag nato in questi giorni su X: #RADIOSBORO.

L’Affaire RADIOSBORO riguarda la diffusione di alcuni contenuti pubblicati negli scorsi anni proprio da Gino sulla piattaforma social. Il tenore dei contenuti è quello tipico del boomer senza filtri, con commenti spinti di vario tipo a diverse donne, post golardici e l’indecifrabile post in cui scrisse semplicemente “radiosboro”, da cui è nato anche l’omonimo hashtag.

Molti “fact checker” in questi giorni hanno sostenuto che l’account fosse falso, ma è evidente che così non è, dato anche il confronto incrociato fatto con altri account social in cui era presente il link allo stesso account X, oltre a diversi dati di localizzazione. Ma non è questo a interessarci.

A interessarci è la reazione scomposta da parte di un ampio gruppo di utenti che hanno condannato aspramente la diffusione sul social dei contenuti scritti da Gino stesso. Bisogna lasciarlo stare, dicono. In altre parole: Gino avrebbe bisogno di un po’ di privacy, che qualcuno definì proprio come il “right to be left alone”.

Le stesse persone però non esitano un momento a chiedere a gran voce, anche politicamente, il divieto di ogni anonimato sui social network. Bisogna prendersi la responsabilità di ciò che si scrive, dicono.

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Questo accade ogni volta che un account pseudoanonimo osi scrivere contenuti contrari alla loro ideologia e pensiero (unico).

Insomma, questi soggetti hanno un rapporto a dir poco contraddittorio con la privacy: la odiano quando serve a tutelare le idee di qualcuno che la pensa diversamente da loro, mentre la chiedono a gran voce per proteggere i loro beniamini.

Se è vero che ognuno dovrebbe essere identificato e responsabile di ciò che scrive, perché mai prendersela con #RADIOSBORO, quando non è stato fatto altro che diffondere post scritti dall’autore? Una contraddizione vivente: non comprendono e non sono in grado di comprendere; solo odiare.


Finisce qui la preview gratuita. Se vuoi, considera l’abbonamento mensile o annuale per supportare Privacy Chronicles.

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📣 Oggi è stata inviata a tutte le scuole la nota con le indicazioni relative alle iscrizioni per l’anno scolastico 2024/2025.


Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies


Today, the Future of Privacy Forum (FPF) released its Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies for organizations to structure the collection, use, and onward transfer of body-related data. Organizations building immersive technologi

Today, the Future of Privacy Forum (FPF) released its Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies for organizations to structure the collection, use, and onward transfer of body-related data.

Organizations building immersive technologies like extended reality and virtual worlds often rely on large amounts of data about individuals’ bodies and behaviors. While body-related data allows for new, positive applications in health, education, entertainment, and more, it can also raise privacy and safety risks. FPF’s risk-based framework helps organizations seeking to develop safe, responsible immersive technologies, guiding them through the process of documenting how and why they handle body-related data, complying with applicable laws, evaluating their privacy and safety risks, and implementing best practices.

While the framework is most useful for organizations working on technologies with immersive elements, it is also useful for organizations that handle body-related data in other contexts.

Download the framework

fpf body related data risk framework graphic v2

Stage 1: Understanding How Organizations Handle Personal Data


Understanding your organization’s data practices is the first step toward identifying potential privacy risks, ensuring legal compliance, and implementing relevant best practices to improve privacy and safety. It can also allow organizations to better communicate about those practices. To this end, organizations should:

  1. Create data maps of their data practices, particularly in regard to body-related data types.
  2. Document the purpose of each data practice.
  3. Identify all relevant stakeholders impacted by data practices, including third-party recipients of personal data and data subjects.


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Stage 2: Analyzing Relevant Legal Frameworks and Ensuring Compliance


Collecting, using, or transferring body-related data may implicate a number of current and emerging U.S. privacy laws. As such, organizations should:

  1. Understand the individual rights and business obligations that apply under existing comprehensive and sectoral privacy laws.
  2. Analyze how emerging legislation and regulations will impact body-based data practices.


Stage 3: Identifying and Assessing Risks to Individuals, Communities, and Society


Privacy harms may stem from particular types of data being used or handled in particular ways, or transferred to particular parties. In that regard, legal compliance may not be enough to mitigate risks, and organizations should:

1. Proactively identify and minimize the risks their data practices could pose to individuals, communities, and society. Factors that impact the risk of a data practice include:

IdentifiabilityUse for critical decisions
SensitivityPartners and third parties
Potential for inferencesData retention
Data accuracy and biasUser expectations and understanding


2. Assess how fair, ethical, and responsible the organization’s data practices are based on the identified risks.

Stage 4: Implementing Relevant Best Practices


There are a number of legal, technical, and policy safeguards that can help organizations maintain statutory and regulatory compliance, minimize privacy risks, and ensure that immersive technologies are used fairly, ethically, and responsibly. Organizations should:

1. Implement best practices intentionally—adopted with consideration of an organization’s data practices and associated risks; comprehensively—touching all parts of the data lifecycle and addressing all relevant risks; and collaboratively—developed in consultation with multidisciplinary teams within an organization including stakeholders from legal, product, engineering, privacy, and trust and safety. Such practices include:

Data minimizationLocal and on-device processing and storage
Purpose specification and limitationThird party management
Meaningful notice and consentData integrity
User controlsPrivacy-enhancing technologies (PETs)


2. Evaluate best practices in regard to one another, as part of a coherent strategy.

3. Assess best practices on an ongoing basis to ensure they remain effective.


fpf.org/blog/risk-framework-fo…

Manuel D'Orso reshared this.



Pubblicata la guida alla privacy di Mastodon della Data Protection Foundation. L'articolo di Netzpolitik

Come funziona effettivamente la protezione dei dati in Mastodon? Una nuova guida della Data Protection Foundation fornisce informazioni preziose per chiunque desideri gestire i propri server e istanze in Fediverse.

@Che succede nel Fediverso?

Mentre il social network Twitter e il suo proprietario Elon Musk si spostano sempre più a destra, molte persone, media e istituzioni cercano una nuova casa digitale . Un’opzione è Fediverse, un’associazione di social network indipendenti in cui operano insieme molte migliaia di persone e istituzioni. Mastodon, un social network con funzionalità simili a Twitter, è attualmente il capofila del Fediverso.

Ma cosa devo considerare in termini di protezione dei dati se eseguo la mia istanza Mastodon? Il software può essere utilizzato in modo tale da essere compatibile con il regolamento generale sulla protezione dei dati e con le leggi tedesche sulla protezione dei dati? Quali impostazioni devo effettuare sul software affinché sia ​​conforme alla legge?

A queste e ad altre domande la Fondazione per la protezione dei dati ha risposto in una guida (qui il PDF). È rivolto a chiunque desideri gestire la propria istanza di Mastodon. Se invece volete cliccare solo su un account, al momento della selezione dell'istanza dovreste verificare quali norme sulla protezione dei dati si applicano lì.

La guida è stata scritta da Jens Kubieziel, Malte Engeler e Rebecca Sieber. Secondo i tre autori è possibile gestire la piattaforma nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati:

Tuttavia, è necessario un quadro adeguato. Ciò riguarda, ad esempio, le informazioni richieste dalla legge, le configurazioni tecniche e la relativa organizzazione della protezione dei dati.

La checklist è pratica , con la quale gli operatori delle istanze possono vedere direttamente cosa si trovano di fronte e cosa potrebbe mancare. I requisiti in questo caso vanno da una semplice nota legale o informativa sulla protezione dei dati fino agli aggiornamenti regolari del sistema operativo o dei certificati. Nel complesso, la guida copre diversi casi e mostra cosa dovete fare affinché la protezione dei dati nel vostro caso non diventi un problema, ma piuttosto una caratteristica. In futuro è previsto anche un generatore di testi sulla protezione dei dati, che secondo il sito è in fase di preparazione.

Se volete approfondire ancora di più il tema Fediverse e la protezione dei dati, vi consigliamo il saggio scientifico allegato (PDF) di Rebecca Sieber.

@Che succede nel Fediverso?

Qui l'articolo originale di Markus Reuter

Markus Reuter


@Markus Reuter è un ricercatore e scrive di politica digitale, disinformazione, censura e moderazione, nonché sulle tecnologie di sorveglianza. Si occupa anche di polizia, di diritti fondamentali e civili oltre che di protesta e movimenti sociali. Ha ricevuto il Premio dell'Associazione bavarese dei giornalisti nel 2018 per una serie di inchieste sulla polizia su Twitter e il Premio di giornalismo informatico nel 2020 per un'indagine su TikTok . Su netzpolitik.org come redattore da marzo 2016. Può essere raggiunto su markus.reuter | ett | netzpolitik.org, nonché su Mastodon e Bluesky.



Malgrado i recenti rallentamenti (per usare un eufemismo) l'integrazione di Tumblr con il "fediverso" è ancora sul tavolo...

Lo afferma il proprietario e CEO di Automattic Matt Mullenweg

Nonostante i ritardi, a quanto pare il piano per collegare il sito di blogging di #Tumblr al più ampio mondo dei social media decentralizzati, noto anche come "fediverso", è ancora in corso. Più di un anno fa, il CEO di Automattic Matt Mullenweg , la cui società ha acquisito Tumblr da Verizon nel 2019 , ha pubblicato su Twitter che il sito avrebbe "presto" aggiunto il supporto per ActivityPub , il protocollo che alimenta Mastodon, rivale di Twitter/X, e altre app social decentralizzate. Ma col passare del tempo da quella dichiarazione, non era chiaro se Tumblr si stesse ancora muovendo in quella direzione.

Per complicare ulteriormente le cose, Tumblr ha recentemente tagliato un certo numero di membri del personale , trasferendone molti su altri progetti all'interno della sua società madre Automattic , che gestisce WordPress.com, WooCommerce, Pocket Casts e altro, incluso Texts.com recentemente acquisito . La riorganizzazione aveva lo scopo di alleviare le pressioni finanziarie a cui Tumblr è stato sottoposto, poiché il sito continuava a perdere denaro . Ma ciò ha anche portato molti sostenitori di Fediverse a chiedersi se anche i piani di Tumblr di unirsi al mondo dei social media decentralizzati fossero stati scartati.

Inoltre, un post di un dipendente di Tumblr sembrava indicare che il progetto era ormai nel dimenticatoio poiché affermavano che il piano fediverse era stato spostato sul terreno di prova di Tumblr, Tumblr Labs.

Ora, il CEO Matt Mullenweg sta chiarendo lo stato delle ambizioni fediverse di Tumblr in un AMA (Ask Me Anything) condiviso sul suo blog Tumblr. In risposta a una domanda di TechCrunch, Mullenweg ha spiegato che, nonostante la riorganizzazione, che vedrà molti dipendenti di Tumblr spostarsi su altri progetti alla fine dell'anno, Automattic ha trasferito qualcuno su Tumblr per lavorare sull'integrazione fediverse, che lo farà continuare nel nuovo anno.

@Che succede nel Fediverso?

Tuttavia, Mullenweg ha avvertito che, finora, Automattic non aveva ancora visto una domanda eccessiva da parte degli utenti per i social media federati.

news.yahoo.com/tumblrs-fediver…



Preprint, teorie del complotto e necessità di governance della piattaforma

Una delle principali tendenze durante la pandemia di COVID-19 è stata l’aumento del volume di ricerche pubblicate come preprint prima della revisione formale tra pari. Mareike Fenja Bauer e Maximilian Heimstädt esplorano un esempio di come una prestampa sia stata parte integrante della costruzione delle teorie del complotto e suggeriscono come una migliore governance della piattaforma potrebbe mitigare questi rischi.

@Giornalismo e disordine informativo

blogs.lse.ac.uk/impactofsocial…

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Franc Mac

Scusa @FronteAmpio potresti spiegarti meglio? MI sembra che le cose che hai detto siano o imprecise o false o allusive.

> la veritá sulla famosa "pandemia" probabilmente non la sapremo mai.


A cosa fai riferimento? Alla genesi precisa del virus? Oppure al fatto che il virus sia stato bioingegnerizzato in laboratorio? Perché dovresti sapere che allo stato attuale della conoscenza scientifica (analisi delle sequenze del DNA, tecniche di modifica del genome) quest'ultima ipotesi è stata già scartata da tempo

> Non é scientifica la chiusura delle due bolle (burionisti e anti-burionisti). Io credo che la Veritá stia a metá.


Se per "le due bolle" intendi le tifoserie social, la cosa ha senso. Se per due bolle intendi chi ha studiato (come Burioni) e chi non sa un cazzo, allora stai sbagliando perché non si tratta di due bolle, ma di persone che da una parte stanno facendo il loro lavoro sulla base degli studi svolti e dall'altra stanno facendo caciara o ciarlataneria truffaldina, senza sapere nulla di scienza.

> Troppi gli indizi che si é bluffato, per ragioni economiche e politiche da entrambe le parti.


A quali bluff stai facendo riferimento? Al fatto che i morti di Covid siano sovrastimati (è una cazzata: sono sicuramente sottostimati!) o al fatto che il confinamento non servisse (meno di quanto sia stato detto, ma secondo tutti i modelli è oggettivamente servito) o a qualche altra teoria?

> Poi le minacce. Chi ha ragione spiega la questione non minaccia, non ricatta. É un segno di debolezza di idee.


Quando si è in presenza di una pandemia (vuoi negarlo?) in cui muoiono persone (vuoi negarlo?), allora ogni organizzazione statuale deve prendere provvedimenti che prevedano anche pene e sanzioni contro chiunque dica il contrario o inviti a comportamenti dannosi o autolesionisti, lo faccia per interesse personale, semplice stupidità, tattica politica o narcisismo. Non sono minacce, ma precauzioni!

> A parte che tante Veritá sui presunti "vaccini", su quanto valevano sono poi uscite fuori.


A cosa ti riferisci? Perché di solito, chi fa queste allusioni non porta mai argomenti seri, cita fonti sputtanate o aggiunge altre allusioni, come uno che per coprire la propria cacca, ci fa sopra una cagata ancora più grande...


@CuccU @Giornalismo e disordine informativo

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Franc Mac

@FronteAmpio @CuccU

> Non mi va di andare oltre su una tematica controversa e dove si ragiona a tifoserie

E invece sarebbe fondamentale smettere di definire controversa una questione che dal punto di vista scientifico non ha nulla di controverso. Non c'è nulla di controverso nella gravità della pandemia, nella Sicurezza dei vaccini o nella loro efficacia. Non c'è nulla di controverso relativamente alla inutilità e pericolosità delle pseudo terapie promosse dalla maggior parte delle persone che parlano di quanto siano controversi aspetti che controversi non sono.

Anche perché così facendo, e mi sembra che l'esperimento sia perfettamente riuscito, si finisce per Occultare gli aspetti veramente controversi della gestione pandemica: le responsabilità di chi ha lasciato arrivare ha un punto così basso la sanità all'alba della pandemia, i ritardi e gli errori commessi durante le primissime fasi in cui era possibile diminuire i contatti tra le persone, le politiche isteriche sul confinamento, i coprifuoco inutili, l'indiscriminata liberalizzazione della circolazione per i vaccinati, la strumentalizzazione pericolosissima della certificazione verde avvenuta solo in Italia.
È questo che mi fa venire il sangue al cervello quando sento parlare di presunte questioni controverse, A proposito di questioni che sono controverse solo nella testa di alcune persone che non hanno minimamente idea dello stato dell'arte dal punto di vista medico e che si lasciano usare non soltanto Dai ciarlatani che spesso gli spillano soldi, ma anche da quei politici ben contenti di scegliersi una opposizione di sciroccati, al fine di equiparare ogni critica, anche quelle più serie, ai deliri complottisti verso i quali la maggior parte della popolazione ha giustamente iniziato a provare disprezzo e intolleranza




Ci sono alcuni problemi su masto.host che si ripercuotono su tutte le istanze che utilizzano quel servizio gestito (AGGIORNAMENTO: il problema dovrebbe essere stato risolto)

"C'è attualmente un problema con i media. L'archiviazione degli oggetti fa fallire il caricamento dei media e i server sono lenti o non responsivi. Il fornitore di archiviazione degli oggetti sta lavorando su una soluzione"

(AGGIORNAMENTO: il problema dovrebbe essere stato risolto mastodon.social/@mastohost/111…)

@Che succede nel Fediverso?


There is currently a problem with the media Object Storage that is causing media uploads to fail and servers to be slow or unresponsive. The Object Storage provider (OVH) is working on a solution: public-cloud.status-ovhcloud.c…

Will update once I know more.


Questa voce è stata modificata (1 anno fa)


Five Big Questions (and Zero Predictions) for the U.S. State Privacy Landscape in 2024


Entering 2024, the United States now stands alone as the sole G20 nation without a comprehensive, national framework governing the collection and use of personal data. With bipartisan efforts to enact federal privacy legislation once again languishing in

Entering 2024, the United States now stands alone as the sole G20 nation without a comprehensive, national framework governing the collection and use of personal data. With bipartisan efforts to enact federal privacy legislation once again languishing in Congress, state-level activity on privacy dramatically accelerated in 2023. As the dust from this year settles, we find that the number of states with ‘comprehensive’ commercial privacy laws swelled from five to twelve (or, arguably, thirteen), a new family of health-specific privacy laws emerged in Democratic-led states while Republican-led states increasingly adopted controversial age verification and parental consent laws, and state lawmakers took the first steps towards comprehensively regulating the development and use of Artificial Intelligence technologies.

While stakeholders are eager to know whether and how these 2023 trends will carry over into next year’s state legislative cycle, it is too early to make predictions with any confidence. So instead, this post explores five big questions about the state privacy landscape that will shape how 2024 legislative developments will impact the protection of personal information in the United States.

1. Will Any State Buck the Consensus Framework for ‘Comprehensive’ Privacy Protections?


Following the adoption of the California Consumer Privacy Act (CCPA) in 2018, many stakeholders expressed concern that U.S. states were poised to enact a deluge of divergent and conflicting state privacy laws, confusing individuals and placing onerous burdens on businesses for compliance. To date, the worst case scenarios for this dreaded “patchwork” have largely not come to pass. Instead, lawmakers outside California have repeatedly rejected the convoluted and ever-shifting CCPA approach in preference of iterating around the edges of the more streamlined Washington Privacy Act-framework. Alternative approaches like the ULC model bill or frameworks rooted in the federal American Data Privacy and Protection Act proposal have failed to gain any serious traction. Will this trend hold, or is any state positioned to upend the bipartisan consensus on privacy legislation and adopt an alternative regulatory framework that creates novel individual rights, covered entity obligations, or enforcement provisions?

Despite the overarching trend of regulatory convergence there are still meaningful differences between the post-California comprehensive state privacy laws. Notable new wrinkles adopted in the 2023 legislative sessions include the Texas requirement that even small businesses obtain consent to sell sensitive personal data, Oregon creating a right-to-know the specific third parties who receive personal data from covered entities, and Delaware extending certain protections for adolescents up to the age of seventeen. However, for the most part, the new class of comprehensive commercial privacy laws adhere to the same overarching framework, definitions, and core concepts, enabling regulated entities to build out of one-size-fits-most compliance strategies.

Next year, states wishing to enact protections for personal data held by businesses will have a clear blueprint with a bipartisan track record of success for doing so. However, the emerging inter-state consensus for privacy protection is not without its critics. In particular, some privacy advocacy groups have argued that the current laws place too much of the onus for protecting privacy on individuals rather than the businesses and nonprofits that are engaged in the collection, processing, and transfer of user data and have supported various models that would take a different approach.

Based on the 2023 lawmaking sessions, two states stand out as potential candidates to buck the Washington Privacy Act-paradigm by virtue of having unique privacy proposals previously clear a chamber in their state legislature. First is the Kentucky Consumer Data Protection Act (SB 15) from Senator Westerfield which passed the State Senate by a 32-2 vote in 2023. This bill included a GDPR-style ‘lawful basis’ requirement for the collection of personal data. Second, in New York State, Senator Thomas (who is now running for Congress) shepherded the New York Privacy Act (S 365) through the State Senate. The proposal included numerous distinct privacy rights and protections, particularly with respect to first-party online advertising. Could 2024 be the year that one or both of these proposals cross the finish line?

2. What will California do on Artificial Intelligence?


Recent advancements and public attention to Artificial Intelligence (AI) systems, particularly those with generative capabilities, have placed AI high on the agenda for policymakers at all levels of government. To be sure, automated decision making and profiling technologies have been in use in various forms for many years and are regulated by existing legal regimes both within and outside the privacy context. Nevertheless, lawmakers appear keen to explore new governance models that will allow the U.S. to unlock the social and economic benefits promised by AI while minimizing risks to both individuals and communities. As has been the case with commercial privacy legislation, California once again appears poised to play an important role in establishing initial, generally applicable rules-of-the-road for business use of AI systems. However, this time there are two overlapping approaches that stakeholders must track.

Of the two efforts taking place in California, the first is with the California Privacy Protection Agency (“the Agency”). The CCPA charges the Agency with establishing rules “governing access and opt-out rights with respect to businesses’ use of automated decisionmaking technology” (ADMT). The Agency interprets this provision as an authorization to create standalone individual rights to opt-out of various automated processing technologies. Agency board member Alastair Mactaggart has gone so far as to call the Agency “probably the only realistic” AI regulator in the United States on the basis of this provision. To date, the Agency has proposed draft regulations that would create individual opt-out rights with respect to ADMT in six distinct circumstances that extend far beyond existing legal regimes. These include when ADMT is used to reach significant decisions about an individual, when ADMT is used to profile an employee or student, and when ADMT is used to profile an individual in a public place.

Second, California legislators have also taken an active interest in establishing broad protections and rights with respect to the use of AI systems. In 2023, Assemblymember Bauer-Kahan’s AB331 on automated decision tools made substantial legislative progress and appears likely to be reintroduced next year. The proposal is geared toward preventing algorithmic discrimination and imports a developer-deployer distinction from global frameworks for the allocation of risk management, rights, and transparency responsibilities. While the proposal was not enacted on its first attempt, AB331 has nevertheless already proven to be influential in shaping how policymakers in other states are considering AI systems.

Critically, these two emerging Californian approaches to regulating AI systems broadly overlap and are in tension on many key issues. For example, the CCPA’s draft regulations would include systems that so much as “facilitate” human decisions, while AB 331 is focused on systems that are the “controlling factor” for decisions. Separately, AB 331 is focused toward high-risk “consequential decisions,” while the CPPA is considering several applicability thresholds based on data collection and use in certain contexts that are unmoored from any objective standard of individual harm. The manner in which these diverging California processes advance, and questions about how they would operate in conjunction, is likely to play a major role in the emergence of standards for AI governance in the United States.

3. Will 2024 (Finally) be the Year of Privacy Enforcement Actions?


As the emerging state-driven approach to regulating individual privacy in the U.S. continues to mature, the contours of personal rights and business obligations will necessarily begin to be shaped not just by laws on the books, but also their interpretation, implementation and enforcement. While five ‘comprehensive’ state privacy laws will be in effect at the start of 2024, there remains a scarcity of regulator actions enforcing this new class of law. To date, the only known enforcement action that reached a financial penalty is the California Attorney General’s 2022 settlement with the French cosmetics retailer Sephora, which was based primarily on alleged failure to allow customers to opt-out of behavioral advertising. Following a quiet 2023, could 2024 be the year that the public first experiences widespread enforcement of their new privacy rights?

One structural reason for a lack of visible enforcement actions may be that Virginia, Colorado, Connecticut, and until recently, California all provide the ability for businesses to ‘cure’ many or all alleged violations of their privacy laws before a formal enforcement action can take place (this right to cure shall sunset in both Colorado and Connecticut in 2025). Therefore, initial enforcement activity in the first wave of state privacy laws may be happening largely out of the public eye, with businesses rapidly bringing their programs into compliance in response to notices of suspected noncompliance. Furthermore, while the CCPA’s right to cure has already sunset, the ability of its regulators to fully enforce the law has been thrown into doubt until next year due to missed rulemaking deadlines and a subsequent lawsuit from the California Chamber of Commerce.

Despite what may be perceived as initial slow going, there are several indicators of regulatory interest that may foreshadow forthcoming enforcement actions. For example, the Colorado Attorney General has announced the release of a series of enforcement letters focused on educating companies about their new obligations, particularly with respect to processing sensitive personal data. Furthermore, the California Attorney General’s Office and the California Privacy Protection Agency have launched separate inquiries with the Attorney General’s office seeking information about how businesses are applying the CCPA to employee data while the Agency is investigating the connected vehicle space. The fruits of these efforts may result in an upswing in public enforcement activity in 2024.

Separately, much of the Washington My Health, My Data Act (MHMD), the first major state privacy law to contain a broad private right of action since the adoption of the Illinois Biometric Information Privacy Act (BIPA) in 2008, will take effect in March 2024. MHMD is a far-reaching and novel commercial health data privacy framework that contains numerous ambiguous and inartfully drafted provisions which may generate both confusion and ripe grounds for litigation. In contrast to BIPA however, MHMD’s private right of action is tied to the state’s Consumer Protection Act, which lacks statutory damages and requires a showing of injury to ‘business or property’ to recover damages – a requirement that may temper the trial bar’s enthusiasm for lawsuits. The forthcoming litigation landscape around the MHMD and its perceived success or failure for advancing individual privacy protection may shape the state privacy enforcement landscape in 2023 and significantly influence whether private enforcement mechanisms are considered for inclusion in future privacy laws.

4. Which States will Tinker with their Existing Laws?


Despite the purported ‘comprehensiveness’ of the new state privacy laws, enacting a commercial privacy regime has been shown to often be just the start of a state’s legislative engagement on privacy matters. In 2023 alone, four of the initial five movers on state privacy took meaningful further steps on commercial privacy legislation. First, California lawmakers amended the CCPA to expand the definition of sensitive personal data and create protections for reproductive care information while also passing a first-of-its-kind law to establish a one-stop-shop mechanism to enable people to delete personal information held by data brokers. Second, before the Connecticut Data Privacy Act even took effect, its original sponsors successfully adopted amendments to dramatically expand its terms to include novel protections for health and child data. Third, Utah enacted new legislation creating far-reaching restrictions and age verification requirements for social media and adult content websites. Finally, Virginia came close to adopting a Governor-sponsored amendment to the landmark VCDPA which would have created verifiable parental consent requirements for the collection of personal information from children under age 18.

With a dozen comprehensive privacy laws now on the books that mostly share a similar framework, perhaps the question stakeholders should be asking is not ‘who is the next domino to fall’ but, ‘which existing law will be the first to be substantially revised?’

5. Is Any of this Constitutional Anyway?


Certain observers, particularly those more skeptical of government regulation, have long argued that wide reaching state privacy laws are Constitutionally suspect given the Dormant Commerce Clause and the First Amendment, particularly pursuant to Sorrell v IMS Health (2011) precedent. Such concerns and objections have been a long simmering feature of the conversation around the evolving state privacy landscape; however, they gained new life in September when an Obama-appointed federal judge enjoined California’s novel California Age Appropriate Design Code Act (AADC) from taking effect. What impact will this injunction and ongoing litigation involving the AADC have on the broader U.S. privacy landscape?

Adopted in 2022, the California Age-Appropriate Design Code Act was always an odd fit for the American legal context. The statute is directly rooted in a United Kingdom Code of Practice designed to implement aspects of the General Data Protection Regulation with respect to children. Certain non-privacy focused AADC business requirements – like conducting age estimation of users, limiting access to “potentially” harmful content, and granting the state Attorney General power to second guess whether organizations’ content moderation decisions conform with their posted policies – are in clear tension with longstanding U.S. precedent.

It was therefore expected when the trade association NetChoice initiated litigation against the AADC in December, 2022. However, in a surprise to many observers, the Court’s subsequent injunction systematically assessed and determined that essentially every affirmative obligation of the AADC is unlikely to survive commercial speech scrutiny, including privacy focused requirements for conducting data protection impact assessments (DPIAs), setting high default privacy settings, minimizing data collection and processing, and restrictions on so-called ‘dark patterns.’ Many of these provisions are common features (at least conceptually) of both comprehensive and sectoral U.S. commercial privacy laws. Should the full scope of District Court’s holding survive the state’s appeal intact, it will raise significant questions about the continued constitutional integrity of privacy laws across the country while providing a blueprint for subsequent legal challenges.

Conclusion


This commentary has noted several jurisdictions where impactful privacy legislation, regulation, enforcement, and litigation is a near certainty in the new year. However, the rate of state privacy activity has expanded each year since 2018, and observers should expect a new barrage of privacy proposals starting when state sessions formally start convening in January. There are many questions, but perhaps only one clear forecast: another turbulent and exciting year in the ongoing state-level efforts to advance and secure new privacy rights and protections for personal data is on the close horizon. Interested stakeholders can follow The Patchwork Dispatch for industry leading-updates and analysis tracking emerging trends and key developments throughout the year.


fpf.org/blog/five-big-question…



#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.


#Scuola, al via concorsi #PNRR per l’assunzione di oltre 30mila docenti. I bandi pubblicati questa mattina sul sito, prevedono la copertura di 9.641 posti nella Scuola primaria e dell’infanzia e di 20.


Intelligenza artificiale: spionaggio di massa?
punto-informatico.it/intellige…