Darwin, tecnologia, società e il caso del Fediverso. Torna il nostro consueto appuntamento con il #DarwinDay
Il post poliverso.org/display/0477a01e… è stato pubbicato anche su @Che succede nel Fediverso?
Come ogni anno (questa è la quarta volta) cercheremo di festeggiare il #DarwinDay con una riflessione che, prendendo spunto da quella teoria del caos che viene fissata per la prima volta nell'opera darwiniana, cerca di applicarla a realtà molto diverse. Oggi lo faremo parlando di fediverso, tecnologia e società.
Tra la fine del 2022 e quella del 2023 il Fediverso si è evoluto da fenomeno di nicchia, conosciuto al massimo da una comunità ristretta e orgogliosamente alternativa, ad argomento di tendenza per un pubblico generalista.
Contro ogni previsione e malgrado la sua apparente marginalità, le recenti condizioni ambientali (come l’insofferenza degli utenti verso il giardino recintato dei social tradizionali o la necessità delle aziende informatiche di reinventarsi) hanno premiato le caratteristiche del Fediverso che è diventato esso stesso un fattore di condizionamento ambientale per tutto il mondo dei social e del web.
Su quanto sia determinante il condizionamento ambientale e i meccanismi con cui esso agisce, la biologia evolutiva ci ha fornito un quadro concettuale così valido da poter essere impiegato anche oltre l’ambito biologico, per capire ad esempio il motivo per cui nella storia si sono affermate certe popolazioni, certe ideologie, certe tecnologie: non per un particolare merito, ma solo perché spesso le condizioni ambientali ne rendevano vantaggiose alcune caratteristiche. Inoltre l’affermazione di queste realtà determinavano a loro volta alcune modificazioni dello scenario che in seguito avrebbero premiato coloro che erano già forti o, paradossalmente, avrebbero agevolato altri nuovi attori concorrenti.
Il Fediverso rappresenta uno di questi casi: esiste da quasi un decennio, ma fino alla metà del 2022 non aveva riscosso particolare successo, né aveva inciso su alcun aspetto della tecnologia o, tantomeno, della società. A un osservatore imparziale il Fediverso sarebbe anzi sembrato un “caso di insuccesso” anche solo per il disinteresse di quello che doveva essere il suo pubblico ideale: infatti, benché una buona parte degli utenti storici del Fediverso fosse costituita da attivisti appartenenti alle più note comunità legate al software libero (quella dei linuxiani o quella dei wikipediani o quella degli hacker, per esempio), solo una minoranza di questi attivisti aveva un account nel Fediverso, mentre la maggior parte di essi preferiva frequentare i social commerciali.
Che il Fediverso potesse avere un successo così grande da poter diventare un fattore di condizionamento ambientale, abbiamo faticato a capirlo anche noi amministratori di istanza (se non lo sapete, siamo amministratori di tre istanze: poliverso.org, feddit.it e poliversity.it), sebbene quella del Fediverso fosse già la comunità basata su software open source più numerosa al mondo (già a inizio 2022 si contavano più di 400.000 utenti attivi nel Fediverso, contro i 32.000 di Wikipedia che pure è una comunità costituita da centinaia di milioni di utenti!); eppure tutto è cambiato quando nell’arco di un anno sono avvenuti tre eventi dirompenti: gli effetti dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, la svolta "autoritaria" di Reddit e il lancio di Threads da parte di Meta.
Questi tre eventi sono stati sicuramente causati dalle recenti politiche USA sui tassi di interesse che, impedendo alle Big Tech di attingere a finanziamenti a costo zero, le costringe a reinventarsi dopo anni di vita facile; ma al di là delle cause che li hanno determinati, quello che importa è che tali eventi hanno agito sul Fediverso come farebbe una fionda gravitazionale su una sonda interplanetaria: l’immensa massa critica delle tre piataforme, Twitter Reddit e Instagram, ha attratto il fediverso e l’ha rilanciato a una velocità impensabile.
Con il primo evento, l’epifania del Fediverso ha assunto la forma di Mastodon, un software nato dall’ingegneria inversa operata su Twitter. Il primo fattore ambientale ad averlo agevolato è stato l’aumento dell’avversione per Twitter da parte del pubblico più progressista (o, come dicono gli anglosassoni, “liberal”) e il fatto che proprio quel pubblico potesse contare su un prodotto nato a immagine e somiglianza (ma anche in opposizione a Twitter). Le reazioni scomposte del suo nuovo proprietario (il blocco degli account che pubblicizzavano Mastodon e degli stessi link verso le istanze più importanti) insieme ad altri provvedimenti (i licenziamenti, la limitazione delle API, le spunte blu a pagamento), hanno confermato il già pessimo pregiudizio degli utenti più insofferenti, accelerando la migrazione già in atto.
Il secondo evento è stato determinato dalle scelte dell’AD di Reddit, Steve Huffman che, annunciando l’accesso a pagamento alle API, avrebbe reso impossibile l’esistenza delle amatissime app non ufficiali. In questo caso, la migrazione è avvenuta verso un altro progetto del Fediverso, ossia Lemmy: la migliore alternativa federata a Reddit ha avuto un incremento tale da diventare il secondo servizio del Fediverso dopo Mastodon per utenti attivi.
A differenza dei due precedenti, il terzo evento non è stato provocato da una qualche tempesta reputazionale (non sarebbe stato insolito, considerando l’impatto talvolta drammatico delle creature di Zuckerberg sulla politica o la società), ma da un contributo attivo. Meta ha inaugurato Threads, un social di microblogging ispirato a Mastodon, pensato per attrarre gli utenti del vecchio Twitter (e del nuovo Bluesky) e già predisposto per interoperare con il Fediverso. Con Threads il Fediverso è diventato un “inserto” allegato a Instagram, il social più attivo e giovanile della scuderia di Meta, e l’entità di questa operazione ci racconta forse più cose sulla grandezza di Instagram che sull’importanza del Fediverso, ma il risultato è stato comunque l’adesione (anche se per ora quasi totalmente incompleta) di centinaia di milioni di utenti al Fediverso.
All’impatto determinato da questi tre eventi si è aggiunto anche quello, meno rilevante ma comunque significativo, dell’apertura al Fediverso di realtà come Wordpress, TumbIr, Flipboard, Discourse: questa “corsa all’apertura” ha probabilmente fatto preoccupare lo stesso Bluesky, che non fa parte del Fediverso, ma che ha deciso finalmente di aprire i suoi post al pubblico almeno in sola lettura e che nei giorni scorsi ha liberalizzato le iscrizioni che prima erano consentite solo su invito.
L’impatto sulla società digitale
L’impatto di Threads sui social network e sulla stessa comunità del “Fediverso libero” è stato spiegato su diverse testate e noi stessi ne abbiamo parlato su quste pagine, ma (anche se quasi tutti i nostri lettori conoscono il Fediverso) conviene fermarsi un momento sul concetto di interoperabilità tra piattaforme federate: questa è la possibilità di trasmettere in modo comprensibile, tra i diversi software installati su diversi server, tutte le informazioni su come descrivere “oggetti” (utenti o messaggi), “eventi” (dare o ricevere like, chi segue chi) e “visibillità” (chi può vedere cosa).
Il “protocollo” che fissa queste regole, il cosiddetto ActivityPub, fa funzionare il fediverso come un sistema di centri ricreativi convenzionati tra loro: i social come Mastodon o Friendica (su qualsiasi server si trovino) sono come comunità abitative: gli utenti li “abitano” come farebbero con motel, resort o campeggi e fruiscono di piattaforme di pubblicazione come Peertube e Funkwhale come farebbero con cinema e auditorium; tutti possono andare dovunque e restare vicendevolmente in contatto.
ActivityPub non è certo il migliore dei protocolli possibili, ma alcune sue caratteristiche ne hanno reso possibile il successo:
1. la diffusione: dieci milioni di utenti sono un pubblico interessante;
2. la versatilità: tanti utenti con esigenze diverse hanno fatto nascere progetti diversi: una palestra di ingegneria del software e ingegneria inversa (spesso si tratta di cloni di piattaforme famose) che ha attirato l’interesse delle aree ricerca e sviluppo;
3. il fattore “conoscenza aperta”: uno standard aperto attira chi sviluppa software libero ed ecco una biblioteca aperta in cui gli sviluppatori hanno potuto leggersi, copiarsi, infettarsi, ispirarsi e ramificare le proprie esperienze;
4. l’indeterminazione: ActivityPub non è un protocollo perfetto (complesso, documentato male e soggetto a processi decisionali poco chiari) ma questo ha fatto germinare tante idee utili a risolvere volta per volta problemi inattesi;
5. compatibilità con le attuali condizioni abientali: per i social commerciali in crisi reputazionale, reduci da fallimenti (qualcuno ha detto Metaverso?), incapaci di attirare nuovi utenti, colpiti dalle normative europee e sempre meno innovativi, il Fediverso è diventato un serbatoio di soluzioni e di utenti; e una terra promessa, per gli utenti delusi dai social.
Come spesso avviene, la fitness darwiniana conta più delle qualità intrinseche e così ormai nessun soggetto dei social, del web in generale e della produzione e fruizione dei contenuti potrà fare a meno di implementare strumenti di comunicazione con il Fediverso, né di riservare risorse allo sviluppo di soluzioni compatibili con il protocollo ActivityPub.
Il Fediverso è così diventato una di quelle realtà che modificano la realtà, così come quando l’atmosfera terrestre, satura di CO2, ha agevolato gli organismi che la utilizzavano per accrescersi ed espellevano ossigeno come prodotto di scarto; ma in tal modo la proliferazione di quegli organismi ha modificato l’ambiente rendendo l’atmosfera più ricca di ossigeno e determinando lo sviluppo delle specie più adattate a respirarlo.
Una società interoperabile?
Ma ActivityPub riverserà ossigeno nella nostra società reale? Quale sarà questo ossigeno? Quali saranno le specie che questo ecosistema potrà avvantaggiare?
L’interoperabilità ha diverse analogie con l’ossigeno, che può essere un gas instabile e infiammabile ma anche necessario a respirare: nell’economia dei servizi, l’interoperabilità espone i “gestori” a più imprevisti rispetto a un sistema chiuso, oltre al fatto che chi detiene un monopolio guarda all’interoperabilità come a un rischio esistenziale; tuttavia il consumatore-utente può solo essere avvantaggiato quando si sottrae al controllo di un unico fornitore.
Il valore dell’interoperabilità non è stato ancora apprezzato nella cultura di massa: i cittadini, le associazioni civiche, le unioni sindacali o gli stessi partiti, preferiscono ancora le strutture piramidali chiuse (o “federate” solo al proprio interno). D’altra parte le migliori élites intellettuali dell’Unione Europea hanno intuito da qualche anno che il valore dell’interoperabilità deve essere promosso.
La tecnologia è naturalmente l’aspetto in cui è più facile favorire l’interoperabilità, cosa che la Commissione Europea sta facendo sia in generale, con la pressione normativa determinata da Digital Markets Act e Digital Service Act, sia nello specifico, col finanziamento di progetti basati proprio su ActivityPub: la Next Generation Internet Initiative, che ha finanziato diversi progetti del Fediverso come Mastodon, PeerTube, Pixelfed, GoToSocial, Lemmy e Owncast, ha motivato chiaramente la finalità di queste iniziative:
“Nell’ambito della Next Generation Internet Initiative, abbiamo lavorato verso futuri alternativi di Internet per creare un’Internet resiliente, affidabile e sostenibile. Questi futuri alternativi hanno una cosa in comune: si basano su tecnologie comuni: standard aperti, software e hardware libero&open‑source e dati aperti. Questi sono ingredienti ideali per ripristinare la salute di Internet perché consentono ai singoli utenti e alla comunità di gestire i propri servizi Internet piuttosto che elevare una singola entità aziendale in una sovrapposizione dominante (link)”
e, più oltre,
“Offrendo ai cittadini un'alternativa ai principali attori commerciali, ActivityPub fornisce gli elementi concettuali per una cooperazione trasversale. Apre inoltre la porta a un’adozione diffusa del Fediverso, rendendo Internet nuovamente un’infrastruttura decentralizzata in grado di accogliere la diversità (grassetto nostro), formando un’alternativa libera e più democratica alla situazione odierna”
La diversità è quindi ufficialmente uno dei valori guida dell’Unione Europea: non solo la semplice tutela della diversità, ma la promozione della diversità futura. Con la NGI Initiative, la UE è forse la prima entità che abbia investito deliberatamente sulla diversità come risorsa per il futuro.
Infatti la lezione di Darwin ci ha insegnato che se una “specie” presenta maggiore variabilità, allora alcuni dei suoi membri potranno avere più spesso caratteristiche diverse che in futuro potranno determinare una capacità adattativa utile al momento opportuno, portando alla sopravvivenza di quei membri o, almeno, allo sviluppo di una nuova specie “figlia”. E infatti, avere stanziato degli investimenti (cifre tutto sommato limitate, ma indicative comunque di un certo coraggio visionario), su progetti diversi basati su ActivityPub, ci ha consentito oggi di disporre di un bouquet di soluzioni nuove, forse non sempre del tutto mature, ma che possono costituire dei semilavorati o almeno laboratori di idee utili ad affrontare problemi che ieri non eravamo neanche in grado di pensare.
E l’interoperabilità, intesa come il modo di mettere in comunicazione e far collaborare entità diverse malgrado le rispettive differenze, potrebbe essere l’ossigeno che, anche al di fuori dell’ambito tecnologico, offrirà un habitat ideale alla diversità ed è proprio qui che la nostra società potrà fare tesoro del modello del Fediverso e valutare quanto sia possibile investire in una ricerca etica e politica finalizzata a sperimentare forme di aggregazione sociali partecipate, interoperabili e aperte.
La gestione delle diversità può essere il principio per la costituzione di nuove organizzazioni sociali e, a offrirci un interessante modello “in vitro” dei sistemi di convivenza civica, potrebbero essere proprio le differenti gestioni delle istanze del Fediverso, le loro prassi di moderazione, i rapporti tra un’istanza e un’altra, le forme con cui queste istanze si organizzano e si autoregolano in funzione dei fattori ambientali.
Ancora più attuale è il modo in cui il fediverso ha gestito la convivenza a fronte delle recenti “grandi migrazioni”, del ricambio generazionale (i geek della prima ora, gli ex tweeter della prima migrazione, i redditors della terza, i curiosi dell’ultima), della gentrificazione di alcune istanze, dell’affermazione identitaria o dello spopolamento che ne ha caratterizzato altre: tutto ciò ci offre esempi di come può essere gestito un mondo policentrico e interculturale a “demografia differenziata” come quello in cui ci troviamo oggi.
Infine il modo in cui queste comunità reagiscono all’invazione da parte di BigTech come Meta, in base alla propria cultura di comunità o agli strumenti messi a disposizione dai software con cui funzionano le diverse istanze, è un interessante “ambiente di simulazione” per studiare come una società può reagire e resistere a una rivoluzione religiosa, a campagne di marketing politico e disinformazione oppure a una privatizzazione o, al contrario, a una collettivizzazione della società.
Sia chiaro: il Fediverso è un tema ancora troppo recente perché rilevare il suo influsso sulle teorie sociali e politiche; gli stessi seguaci di Abdullah Öcalan non si sono ancora accorti che il “confederalismo democratico” è oggi l’elaborazione politica che meglio rispecchia la gestione delle istanze del Fediverso e del sistema di cittadinanze trasversali dei suoi utenti. E se già è più pensabile calare la struttura federata nella società reale, ancora più complesso è traslare il concetto di interoperabilità nei processi sociali e politici.
Forse il “protocollo ActivityPub” della società futura risiederà nei nuovi metodi di democrazia partecipativa, ausiliaria a quella delle cadenze elettorali; o in nuove modalità per far comunicare e mettere a fattor comune diverse organizzazioni sindacali e associazioni di quartiere; o nell’elaborazione di nuovi concetti di transazione economica e di proprietà; e tutto ciò magari porterà a una rielaborazione di forme già conosciute in passato, come il corporativismo o il modello dei soviet, ma senza la struttura piramidale che li caratterizzava.
L’esperienza tuttavia ci mostra che capire quale sarà l’ActivityPub dietro al “Fediverso della società”, va al di là del nostro perimetro di conoscibilità. La lezione del Fediverso è che un nuovo modello arriva con più facilità se ci si allena a elaborare più “modelli possibili” e per farlo bisogna esercitare la fantasia: non solo quella che nasce dalla spontaneità, ma anche quella che deriva dalla conoscenza, quella grazie alla quale si possono realizzare costruzioni intellettuali come i protocolli informatici e il codice con cui sono scritti i software, come le regole di convivenza e i processi previsti per tutelare la privacy degli utenti, come la cultura progettuale e finanziaria per rendere i progetti sostenibili dal punto di vista economico e ambientale, e come la cultura sociale di tutti quegli utenti che si sono mostrati pronti ad apprezzare un ambiente piacevole, paritario e aperto come il Fediverso.
Le condizioni che hanno decretato il “successo” di ActivityPub e del Fediverso sono quindi contingenti, ma quelle -ben più importanti- che hanno permesso di realizzarlo prima che avesse successo, dipendono dal fatto che utenti e sviluppatori sono il prodotto di una società mediamente molto istruita e che dispone di un agevole accesso alla conoscenza.
Probabilmente riconosceremo il “fediverso della società” solo quando ci comparirà davanti ben vestito e con un grande cartello in mano, ma per ora possiamo renderne più facile la sua nascita, creando un sistema che incentivi sempre più istruzione (istruzione, non formazione) per tutte le fasce sociali e -non meno importante- tutte le fasce di età, incoraggiando il confronto transfrontaliero per renderlo più sostenibile e accessibile a tutti coloro che vogliano imparare o insegnare: un tale rimescolamento consentirà di contaminare culture e generazioni diverse con metodologie, conoscenze e didattiche diverse e sarà il miglior antidoto all’impoverimento, all’obsolescenza o al vero e proprio sottosviluppo che già colpisce alcuni sistemi educativi nazionali.
Ecco allora che lo scenario che ha prodotto il Fediverso può farci capire quanto il diritto all’istruzione e il diritto alla conoscenza siano ancora gli ingredienti più importanti per costruire una società evoluta. E forse proprio la tecnologia del Fediverso ci aiuterà a creare ambienti e strumenti per promuovere attivamente questi due diritti fondamentali, rivolgendosi con qualcuno dei suoi progetti, alle realtà che più di tutte ne condizionano l’esercizio: la scuola, la ricerca e l’editoria, ossia i tre settori fondamentali per costruire nuovi linguaggi o per recuperarne di meno nuovi, così da consentire a culture e società differenti di comunicare, riconoscersi e “interoperare” più facilmente l’una con l’altra.
Informa Pirata
*Darwin, tecnologia, società e il caso del Fediverso. Torna il nostro consueto appuntamento con il #DarwinDay* Il post https://poliverso.org/display/0477a0...poliverso.org
like this
reshared this
TURCHIA. Raid e arresti. L’appello internazionale dei giuristi: “rilasciate gli avvocati”
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
Eliana Riva –
Pagine Esteri, 12 febbraio 2024. Il 6 febbraio 2024 due persone, Emrah Yayla e Pinar Birkoc, un uomo e una ragazza, hanno attaccato, armati, il tribunale di Çaglayan, a Istanbul, morendo poi sotto i colpi delle forze armate.
Secondo fonti della polizia, si tratta di due membri del Partito-Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo (in turco Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi, DHKP-C), una formazione politica marxista-leninista considerata dal governo turco organizzazione terroristica. Nell’azione armata sono rimaste ferite sei persone, tra cui tre agenti di polizia. Uno dei civili coinvolti è morto a causa delle ferite riportate.
A seguito dell’attacco sono state numerose e violente le retate dei servizi di sicurezza turchi, che hanno perquisito 67 diverse abitazioni, comprese case private e sedi di associazioni che si occupano di diritti umani. Anche l’Ufficio legale popolare è stato preso d’assalto e sono stati arrestati quattro avvocati, tutt’ora trattenuti senza accuse. Nel giro di due giorni sono state più di 90 le persone fermate. A tutte, per 24 ore, è stato vietato consultare i propri legali.
Tra gli arrestati figurano membri dell’associazione TAYAD, partecipata dai parenti dei prigionieri politici detenuti nelle carceri turche. Molti dei membri di Tayad sono persone anziane, che hanno figli, mariti o mogli in prigione, condannati a pene pesanti, a volte con accuse pretestuose.
La polizia ha attaccato e vandalizzato l’Idil Cultural Centre, sede della band musicale Grup Yorum, gruppo da sempre politicamente impegnato.
Tra gli arrestati, Ayten Öztürk, l’oppositrice politica turca che ha denunciato di essere stata sequestrata e torturata per sei mesi dalla polizia segreta. Ayten era agli arresti domiciliari da più di due anni e mezzo, costantemente sorvegliata e perquisita. La polizia non ha concesso che le si staccasse la cavigliera elettronica neanche per il tempo necessario all’operazione chirurgica alla quale è stata lo sottoposta qualche mese fa.
Ayten Ozturk
È in attesa della pronuncia della Corte che potrebbe condannarla in via definitiva a due ergastoli con accuse che, secondo i suoi legali e le organizzazioni dei diritti umani, sono un obbrobrio normativo e rappresentano un’arma politica utilizzata per punire le sue denunce di tortura. Durante il raid a casa di Ayten, la polizia ha distrutto armadi, rovesciato librerie e sotto gli occhi di testimoni ha trascinato fuori la prigioniera sui vetri delle finestre rotte.
Tra gli avvocati arrestati, Didem Baydar Unsal, Berrak Çaglar, Seda Saraldi e Betül Vangölü Kozagaçli, ci sono anche i legali che seguono i casi di Ayten.
La Comunità giuridica internazionale, in un comunicato pubblicato l’8 febbraio, ha condannato l’incursione delle forze armate turche nell’Ufficio legale popolare e l’arresto dei membri dell’Associazione degli avvocati progressisti (CHD). Anche loro, come le altre persone arrestate, non hanno potuto incontrare familiari né legali. Né è consentito accedere ai propri fascicoli e dunque conoscere le accuse formulate e le ragioni dell’arresto. Cinque avvocati dell’Ufficio legale popolare sono in carcere ormai da anni. Secondo la Comunità giuridica internazionale, rappresentata da numerose associazioni, fondazioni, enti di diversi Paesi del mondo, gli avvocati sono stati arrestati in quanto si occupano o si sono occupati della difesa di presunti membri e sostenitori del DHKP-C: “questa inaccettabile identificazione degli avvocati con i loro clienti sembra essere anche la ragione dell’attacco del 6 febbraio all’Ufficio legale popolare […] Ricordiamo alle autorità turche che il mondo vi sta osservando”.
Anche il Consiglio Nazionale forense della Turchia ha espresso preoccupazione per gli arresti e chiesto di garantire l’esercizio di diritto alla difesa. Quattordici Organizzazioni internazionali di avvocati e di osservatori per i diritti legali, tra i quali UA Institute for the Rule of Law, The Law Society of England and Wales, International Observatory for Lawyers in Danger (OIAD), Institut des droits de l’Homme du Barreau de BRUXELLES, European Association of Lawyers for Democracy & Human Rights, World Organisation Against Torture (OMCT), FIDH (International Federation for Human Rights) e Giuristi Democratici italiani, hanno chiesto il rilascio immediato e incondizionato degli avvocati.
Abbiamo incontrato Ayten solo pochi mesi fa, a novembre, presso la sua abitazione e anche all’interno del tribunale Çaglayan di Istanbul, dove abbiamo assistito all’udienza per una nuova accusa, quella di “propaganda per un’organizzazione terroristica”, formulata in seguito alla pubblicazione di un libro in cui denuncia gli abusi subiti dalla polizia segreta. In quell’occasione, alla presenza di giornalisti e osservatori internazionali, il suo team di avvocati è riuscito a ottenere l’assoluzione. In una lunga intervista rilasciataci, l’Avv. Seda Saraldi, ora in prigione insieme agli altri legali, ci ha parlato dell’inconsistenza delle accuse mosse contro Ayten Öztürk e di come avesse scelto di sostenere legalmente la sua lotta contro la tortura di stato e quella di altre donne vittime di orribili violenze, comprese quelle sessuali.
Seda Şaraldı, avvocata di Ayten Öztürk
Ayten è in prigione dal 7 febbraio. Non si sa, al momento, quale sarà la sua sorte. Il fatto che non si possa rivolgere ai suoi stessi avvocati, tutt’ora agli arresti, rende la sua posizione ancora più complicata. All’inizio del mese aveva denunciato la decisione del tribunale di non consentirle di effettuare una visita medica di controllo in seguito all’operazione chirurgica di asportazione di alcune masse per la quale è rimasta ricoverata in ospedale diversi giorni. “Esaminando il contenuto della richiesta, considerando l’entità della pena inflitta all’imputato, la richiesta viene respinta”. Queste sono state le motivazioni del tribunale.
Lo stato della giustizia in Turchia e le condizioni dei detenuti nelle carceri sono stati oggetto di numerose critiche e denunce da parte di organizzazioni internazionali e delle Nazioni Unite.
Il documentario “La rivoluzione di Ayten”, prodotto da Pagine Esteri, racconta la storia sua storia e quella di atri oppositori e oppositrici politici in Turchia.
Locandina del documentario “La rivoluzione di Ayten. Realizzato da Eliana Riva e prodotto da Pagine Esteri
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo TURCHIA. Raid e arresti. L’appello internazionale dei giuristi: “rilasciate gli avvocati” proviene da Pagine Esteri.
Spunti di riflessione
Emily Fox likes this.
Dallo Spazio agli abissi. Ecco i progetti su cui punta il Pentagono
Dalle profondità cosmiche alle profondità marine, il Dipartimento della Difesa di Washington mira a mantenere quella superiorità tecnologica che ha caratterizzato sino ad ora la sua postura militare. Suddividendo in modo equilibrato le risorse, ma al tempo stesso prestando particolare attenzione a determinati domini.
Come ad esempio quello spaziale. La Space Force del Pentagono sta lavorando all’espansione delle capacità dei suoi satelliti Gps, e sta chiedendo alle aziende di proporre idee per la fornitura di veicoli spaziali dimostrativi a basso costo finalizzati a testare nuove tecnologie. “Il governo sta studiando modi per ridurre i costi del ciclo di vita e aumentare il ritmo di sviluppo, produzione e messa in orbita dei satelliti GPS”, ha dichiarato il Comando dei sistemi spaziali, che con un avviso pubblicato il 5 febbraio ha affermato pubblicamente di star conducendo una ricerca di mercato per perfezionare il suo concetto di costellazione di satelliti dimostrativi Gps. “Il governo sta sviluppando una visione per tranche di satelliti prototipo dimostrativi con capacità sempre più complesse”.
Al momento la Space Force ha in orbita circa trentuno satelliti operativi, un mix vecchie e nuove che forniscono vari livelli di capacità. I satelliti più recenti (denominati Gps III) sono costruiti da Lockheed Martin e forniscono una precisione tre volte superiore, oltre che capacità anti-jamming molto migliorate rispetto alle varianti precedenti. Offrono inoltre una capacità chiamata M-code, che garantisce un segnale sicuro e preciso agli utenti militari. Lockheed sta già lavorando a un modello più avanzato (Gps IIIF), il cui lancio è previsto per il 2027. Accanto a questi satelliti, la Space Force sta valutando l’impiego di sistemi alternativi, più piccoli, più economici, più facili da produrre e in grado di operare in aree degradate dove il Gps non è oggi accessibile.
“L’intento di questo sforzo complessivo è quello di esplorare le opportunità per i fornitori spaziali non tradizionali e/o tradizionali di produrre rapidamente, integrare e rendere disponibili per il lancio, carichi utili per la navigazione che siano interoperabili con le apparecchiature utente GPS esistenti e future, riducendo al minimo le modifiche ai segmenti di controllo a terra GPS attuali e futuri”, ha dichiarato il Comando.
Ma oltre allo Spazio, ci sono anche gli abissi marini. La Defense Innovation Unit (unità responsabile dell’innovazione commerciale) del Pentagono ha assegnato ad Anduril Industries un contratto che porterà la sua famiglia di droni subacquei dalle grandi dimensioni nelle mani della Us Navy.
L’aggiudicazione avviene sulla base dei risultati di un test promosso l’anno scorso dalla Diu. In questo test i droni subacquei di grandi dimensioni già disponibili in commercio venivano messi alla prova per valutarne la maturità e l’applicabilità nel condurre “rilevamenti subacquei distribuiti, a lungo raggio e persistenti e per la consegna di carichi utili in ambienti contesi” secondo quanto si legge in un comunicato stampa rilasciato da Anduril l’8 febbraio.
La US Navy sta registrando difficoltà nel dotarsi di veicoli di questa tipologia. Nel 2017 ha avviato il programma di veicoli subacquei senza equipaggio di grande diametro Snakehead, anche se il programma di ricerca originale risale a prima del 2015. Il primo prototipo di Snakehead è stato battezzato solo nel 2022 e la Marina e il Congresso hanno deciso di cancellare il programma nel corso dello stesso anno. Tuttavia, è stato in qualche modo resuscitato come ricerca di mercato per identificare la tecnologia disponibile in commercio che potrebbe essere utile alla flotta statunitense. Parallelamente, la US Navy ha portato avanti anche il programma Orca, che a sua volta sta riscontrando dei ritardi, ma che continua a mantenere late le aspettative.
#laFLEalMassimo – Episodio 114: DDL Capitali Gattopardi e Silver Bullet
Questa rubrica, mantiene la consuetudine di ribadire in apertura il proprio sostegno al popolo ucraino e la ferma condanna della dell’invasione perpetrata dalla Russia, che rimane una minaccia per tutte le società aperte e i paesi democratici.
Di recente si è parlato del provvedimento legislativo che con un tocco di bacchetta magica dovrebbe guarire tutti i mali del nostro mercato dei capitali, indurre piccole e medie aziende a quotarsi con entusiasmo, investitori stranieri accorrere con le tasche piene e dulcis in fundo convincere marchi storici come la Ferrari a ritornare a quotarsi in patria.
Trattandosi di materia molto tecnica non mi permetto di emettere giudizi definitivi e mi limito a formulare qualche considerazione di principio. Troppe volte in questo paese, quando i problemi strutturali non vengono impunemente ignorati, si procede con una strategia diversiva per la quale si attribuiscono virtù taumaturgiche a provvedimenti marginali, attraverso staw man argument retorici, neanche troppo nascosti, che suggeriscono di sparare a un mosca con un cannone, per risolvere i mali del mondo.
Vorrei concedere il beneficio del dubbio al nuovo DDL capitali auspicando che possa portare qualche miglioramento al nostro sistema, se non altro per il merito di aver sottolineato diversi dei limiti che lo caratterizzano.
Rimane tuttavia opportuno mantenere un sano e scettico realismo: se i risparmiatori, piccoli e grandi, italiani e stranieri, non trovano abbastanza attraente o conveniente investire nella borsa di Milano, così come rare e poche sono le aziende che scelgono di quotarsi, non è modificando qualche regola macchinosa sui diritti di voto che si può immaginare di modificare radicalmente la situazione.
Uno dei benefici indiretti della libera circolazione dei capitali e delle persone è che innesca una salutare concorrenza tra i diversi ordinamenti. L’Italia per il momento ha battuto un colpo e il tempo ci dirà se si tratta di una misura efficace e utili oppure dell’ennesimo miagolio del gattopardo che si a parole si propone di cambiare tutto, ma nei fatti sta bene attento a che nulla cambi.
L'articolo #laFLEalMassimo – Episodio 114: DDL Capitali Gattopardi e Silver Bullet proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Il boomerang delle sanzioni. Russia e Cina aumentano le loro capacità ai danni del potere strategico degli USA l Red Hot Cyber
"Le recenti dinamiche geopolitiche stanno evidenziato un fenomeno già anticipato nel panorama tecnologico internazionale. Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti nei confronti di paesi antagonisti stanno spingendo questi ultimi verso una maggiore autonomia e indipendenza tecnologica."
La rivoluzione dei droni. Dottrina militare e nuove tecnologie viste da Borsari (Cepa)
Negli scenari di crisi del mondo attuale, l’impiego dei droni continua a crescere sempre di più. E questo incremento oggettivo rappresenta uno stimolo che le strutture politico-militari dei singoli attori internazionali non possono assolutamente ignorare. Federico Borsari, analista del Cepa ed esperto in materia, ne ha parlato con Formiche.net.
Quali sono i principali aspetti su cui si concentrano gli sforzi di ricerca e sviluppo nel mondo degli Uncrewed Aerial Systems (Uas)?
Il trend che stiamo vedendo a livello globale è quello di una trasformazione dei droni da semplici velivoli a pilotaggio remoto, de facto spostando il pilota dalla cabina di pilotaggio al centro di comando e controllo, in sistemi che possono fare tutto, o quasi, in modo autonomo. Da semplici velivoli pilotati da remoto a veri e propri computer volanti. Gli sforzi tecnologici mirando a rendere i droni sempre più autonomi per quel che riguarda tutte le loro capabilities. Quindi raccogliere dati, trasmetterli in tempo reale, ma anche processarli sul velivolo stesso, così da permettere al drone di sfruttare tali dati per scegliere quali courses of action seguire, dal continuare il monitoraggio all’ingaggiare un tale obiettivo piuttosto che un altro; ma anche processare le informazioni in modo complesso per estrapolare determinati indicatori che poi vengono trasmessi alla rete comando e controllo a distanza. Poi c’è ovviamente tutta la parte più legata alla fisica del volo e alle performance aereonautiche, al raggio d’azione, alla capacità di carico. Sotto questo aspetto l’impegno è profuso nella ricerca di nuovi materiali più leggeri, o di nuovi sensori che migliorino le prestazioni, o ancora nel miglioramento dell’efficienza della propulsione per garantire minor consumo e maggior durata della missione. Ma il “core” dei processi di ricerca e sviluppo è lo sforzo per rendere i droni, se non completamente autonomi, completamente automatizzati e semi-autonomi. Per arrivare, in un futuro, a droni completamente autonomi. Che apre le porte per il concetto di swarming.
Che si intende per swarming?
La capacità di operare in grande numero e all’unisono. Un determinato numero di droni, cento come un migliaio, connessi l’uno con l’altro, capaci di condividere informazioni in tempo reale e compiere scelte sulla base di quello che il contesto fornisce loro, reagendo anche a cambiamenti repentini dello stesso.
Un concetto affascinante. Per renderlo operativo ed efficiente però sembra che sia più importante la quantità, che la qualità…
Certo. Non a caso c’è una tendenza generale nel cercare di abbassare i costi, investendo su tecnologie dual-use facilmente rimpiazzabili e replicabili, favorendo sistemi considerati come “sacrificabili” proprio per i costi contenuti che ne consentono la produzione su larga scala. E in caso di conflitto sarebbe un fattore importante, poiché ci sarebbe la necessità di sostituire un gran numero di sistemi che vengono persi per varie ragioni, e che però visto il costo più ridotto rispetto non solo agli aerei tradizionali, ma anche rispetto a droni più costosi e sofisticati, sarebbe decisamente più sostenibile come processo. Perdere un qualsiasi drone First-Person View non è come perdere un MQ-9 Reaper. Ma anche perderne cento, o mille. Il concetto di affordable mass si basa proprio questo principio.
Un’evoluzione tecnologica che presuppone anche un adattamento dottrinario. Secondo quale processo?
Se ci pensiamo i droni non sono una tecnologia nuova. La sua introduzione nei sistemi militari era già avvenuta anni fa. Prima però i droni venivano perlopiù utilizzati quasi esclusivamente con funzioni di ricognizione in contesti a bassa intensità, come in operazioni di counterinsurgency caratterizzate da spazi arei praticamente non contesi e con larghissimo spazio di manovra. Oggi invece i droni vengono impiegati in una serie di missioni diverse, dalla ricognizione all’attacco, dalla soppressione delle difese aeree nemiche al combat search and rescue. C’è quindi la necessità di adattare la dottrina militare a questi nuovi ruoli, integrando al suo interno la componente tecnologica. E allo stesso tempo serve testare la “nuova dottrina” sul campo, per sviluppare determinati concetti operativi necessari ad una dottrina generale più ampia, che serve per determinare che ruolo avrà il drone in ciascuna situazione, e come integrarlo con altre capabilities.
Secondo una notizia recente, le forze armate ucraine starebbero istituendo al loro interno una vera e propria branca dedicata esclusivamente ai droni. Cosa significa?
Il caso dell’Ucraina è esemplare. Kyiv si stava accorgendo dell’importanza dei droni già nelle settimane immediatamente successive all’invasione russa, e stava già adattando di conseguenza la propria dottrina. Ricordiamoci che l’Ucraina è stato uno dei primi Paesi occidentali a introdurre delle vere e proprie unità specializzate esclusivamente nell’impiego di Uas. Lo abbiamo visto soprattutto nel dominio navale, dove queste unità hanno impiegato “droni suicidi” per infliggere duri colpi alla flotta russa del Mar Nero. Ma il loro utilizzo si sta ampliando sempre di più, anche nelle altre dimensioni. Ogni unità dell’esercito ucraino ha le proprie capacità unmanned integrate, e questo permette grande flessibilità. A cambiare non è solo la dottrina, ma la struttura stessa delle forze armate. Il nuovo servizio che Kyiv sta istituendo, dedicato all’addestramento all’uso dei droni e allo sviluppo dei concetti operativi, che va proprio in questa direzione, è una cosa senza precedenti. Ed è ovviamente conseguenza delle necessità dell’Ucraina impegnata in guerra. Questi aspetti sono tanto importanti quanto la tecnologia stessa.
Maggiore l’importanza che assumono questi sistemi, maggiore l’importanza di avere a disposizione contromisure efficaci. Si è visto un adattamento proporzionale in questo senso?
I sistemi counter-Uas hanno acquisito sempre più importanza di pari passo con il ruolo offensivo di questi sistemi, che è aumentato esponenzialmente nell’ultimo periodo. Fino a poco tempo fa c’era una situazione di sostanziale svantaggio per chi doveva difendersi dai droni, soprattutto di piccole dimensioni, per via del loro numero sempre maggiore. Svantaggio che derivava non tanto dall’ incapacità di colpirli, quanto da una sostanziale diseconomicità nell’utilizzo di difese aeree tradizionali. Abbattere droni che costano ventimila o trentamila dollari impiegando sistemi intercettori con un costo unitario di un milione di dollari non era assolutamente sostenibile. Inoltre, l’utilizzo di Uas in numero sempre maggiore, anche all’interno della stessa operazione offensiva, rende difficile un loro contrasto con sistemi di difesa aerea tradizionali. Quindi le soluzioni sono due: o si aumenta il numero di sistemi aerei difensivi e di intercettori, con gli enormi costi che ne conseguono, oppure si cercano soluzioni alternative che possano offrire flessibilità e modularità nell’approccio.
Come ad esempio?
Come ad esempio il ricorso alla guerra elettronica, che sta vedendo un interesse rinnovato in questo periodo. La guerra elettronica offre una vasta gamma di “soluzioni”, dall’interruzione del segnale di navigazione del drone o della connessione con l’operatore, all’invio di dati di navigazione falsi all’apparecchio (il cosiddetto spoofing). Un approccio molto efficace, soprattutto quando integrato con sistema di difesa aerea “tradizionali” per offrire un ulteriore livello di protezione. Ma anche sistemi d’intercettazione “tradizionali” specifici per droni, di dimensioni relativamente piccole e basati sull’uso di testate a frammentazione che rilasciano tantissimi frammenti proprio per distruggerei droni avversari, stanno vedendo un uso sempre più estensivo. E ancora, ci sono soluzioni “passive”, e anche banali, ma comunque efficaci: pensiamo alle reti anti-drone impiegate con successo in Ucraina.
E per il futuro a cosa si guarda, da questo punto di vista?
A metodi sofisticati come le armi che utilizzano l’energia diretta: laser ad alta intensità, emettitori di microonde, et cetera. Queste tecnologie va ad agire sul drone in diversi modi: mentre i laser sfruttano l’energia della luce per fondere il drone, o comunque danneggiarlo, le microonde distruggono o danneggiano i circuiti interni dello stesso. Queste tecnologie sono ancora in una fase embrionale, anche se alcune sono già operative. Israele è uno dei pionieri nel campo, soprattutto per le armi che sfruttano il laser. Tel Aviv sta concentrando sforzi importanti nel programma noto come “Iron beam”, un sistema non ancora operativo, ma che è stato già testato con successo. Lo svantaggio di queste armi sono le dimensioni molto grandi, che rendono complesso l’aspetto logistico. Ma sono già in sviluppo sistemi più piccoli e portatili che possono essere installate su piattaforme mobili. Gli Usa lo stanno testando con il loro programma “M-Shorad”, di cui vedremo le prime applicazioni entro due anni circa. E anche dei “droni anti-droni” stanno venendo testati con successo.
Io scendo qua – Pensieri disordinati di una povera pazza
Io scendo qua – Pensieri disordinati di una povera pazza
Io scendo qua. Senti come suona bene questa frasetta, Corta, semplice, senza possibilità di replica. La fine di un viaggio, più o meno lungo, condiviso con qualcuno. Una frase che non ammette replicwww.ilblogdichiara.it
Così la Russia ruba Starlink all’Ucraina
Per Kyiv, Starlink potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Pare infatti che le forze russe stiano utilizzando il servizio di comunicazione che SpaceX aveva messo a disposizione delle truppe ucraine e che ora invece starebbe aiutando anche i suoi invasori, ha spiegato DefenseOne.
Fonti ucraine riportano che le truppe di Kyiv avrebbero rilevato per la prima volta l’utilizzo in prima linea da parte della Russia dei dispositivi collegati al satellite diversi mesi fa, a cui sono poi seguiti altri episodi dove veniva registrato un simile utilizzo. Al momento, le forze russe sembrano utilizzare decine di terminali Starlink lungo l’intero fronte. A diffondere questa notizia non sono solo fonti ucraine: anche importanti gruppi di volontari russi che sostengono l’invasione hanno mostrato i terminali Starlink acquistati per le unità dell’esercito.
Il portavoce del Pentagono Jeff Jurgensen ha dichiarato che i funzionari statunitensi sono a conoscenza delle notizie, ma ha rimandato le domande ai “nostri partner ucraini per qualsiasi informazione operativa attuale riguardante attività di comunicazione satellitare di questo tipo”.
In un post su X dell’8 febbraio, i funzionari di SpaceX hanno dichiarato che l’azienda “non fa affari di alcun tipo con il governo russo o con i suoi militari. Starlink non è attivo in Russia, il che significa che il servizio non funzionerà in quel Paese. SpaceX non ha mai venduto o commercializzato Starlink in Russia, né ha spedito attrezzature a località russe […] Se i negozi russi affermano di vendere Starlink per il servizio in quel Paese, stanno truffando i loro clienti”, si legge nel tweet.
Ma questo divieto può essere aggirato: i russi possono facilmente acquistare i servizi Starlink all’estero e poi distribuirli alle loro forze armate, ha osservato la seconda fonte ucraina. Non a caso, nel post SpaceX non ha fatto riferimento all’effettivo impiego dei servizi di Starlink in Ucraina.
In linea teorica, SpaceX sarebbe in grado di impedire l’uso dei dispositivi Starlink nel territorio occupato dalla Russia. Il suo fondatore Elon Musk afferma di aver rifiutato una richiesta dell’Ucraina di abilitare l’accesso a Starlink nella Crimea occupata dai russi, così da permettere di sfruttarlo in operazioni offensive. Tuttavia, secondo Bryan Clark, senior fellow dell’Hudson Institute, le truppe russe potrebbero nascondere a SpaceX l’uso di Starlink.
La Russia potrebbe semplicemente “fornire un falso segnale GPS al terminale Starlink in modo da fargli credere che l’utente si trovi in territorio ucraino” ha detto Clark, che ha anche sostenuto l’idea che l’Ucraina potrebbe capire se la Russia sta usando Starlink, poiché i segnali dei terminali possono essere identificati con apparecchiature di intelligence dei segnali.
I dispositivi consentono alle truppe di prima linea di creare reti di comunicazione mobili da utilizzare nei centri operativi e per coordinare i colpi di artiglieria. Anche l’esercito americano utilizza sempre più spesso i dispositivi Starlink, come si è visto nelle recenti esercitazioni presso il National Training Center in California. A settembre il Comando spaziale ha assegnato a SpaceX un ordine di 70 milioni di dollari per Starshield, una versione militare di Starlink.
Ucraina due anni dopo. Il ruolo della deterrenza secondo Caruso (Sioi)
Il 24 febbraio verrà ricordato nei libri di storia e da tutti noi come lo è stato per la caduta del muro di Berlino o l’attacco alle Torri gemelle. Le conseguenze e le ripercussioni dell’invasione russa dell’Ucraina hanno avuto un impatto profondo su diversi aspetti della geopolitica e della sicurezza internazionale. A due anni dall’inizio dell’invasione russa, il conflitto ha segnato profondamente il panorama internazionale, con ripercussioni che vanno ben oltre i confini dei due Paesi coinvolti.
Indubbiamente l’invasione russa dell’Ucraina ha causato un riorientamento dell’ordine internazionale accelerando un riassetto geopolitico già in corso e spingendo molti Paesi a rivalutare le loro alleanze e le loro strategie di sicurezza. La risposta dell’Occidente, in particolare dell’Unione europea e degli Stati Uniti, ha mostrato un rafforzamento della solidarietà transatlantica, ma anche l’emergere di divisioni più profonde a livello mondiale, accentuandone la polarizzazione globale.
Il conflitto ha evidenziato l’importanza della tecnologia e dell’innovazione militare, con un particolare focus sull’uso dei droni, della difesa missilistica, della guerra cibernetica e delle tecniche di informazione e disinformazione. Questo ha portato ad una riconsiderazione delle priorità di difesa e degli investimenti in tecnologia da parte di molti Paesi. L’Ucraina si è rapidamente militarizzata in risposta all’invasione, ricevendo un significativo supporto militare da parte dei Paesi occidentali con un conseguente cambiamento nelle dinamiche di potere nella regione. Allo stesso tempo, la minaccia percepita dall’aggressione russa ha accelerato i dibattiti sull’ampliamento della Nato, con la Svezia e la Finlandia che hanno cercato l’adesione all’alleanza, marcando una significativa evoluzione nella politica di sicurezza europea che ha cambiato profondamente gli equilibri geo-strategici, in Europa e nel mondo intero. La guerra ha spinto i Paesi Nato, e non solo, a rivedere le loro strategie di deterrenza e di difesa, con un’enfasi rinnovata sulla prontezza militare, la difesa collettiva, la sicurezza energetica e nuovi strumenti per affrontare le minacce ibride e cibernetiche.
La situazione sul campo di battaglia, secondo esperti consultati dall’Atlantic Council, è lontana dall’essere in stallo, evidenziando invece una dinamica di costante cambiamento. In particolare, l’Ucraina ha ottenuto successi significativi nel mar Nero, compromettendo le operazioni di blocco russe e aprendo corridoi marittimi per l’esportazione del grano ucraino sui mercati globali. Questi sviluppi dimostrano l’adattabilità e la resilienza ucraina, mentre la Russia non ha ottenuto il totale controllo del mar Nero, area che Vladimir Putin ritiene di vitale importanza per considerare la Russia come una potenza continentale.
Permangono, tuttavia, molteplici interrogativi riguardo alla sufficienza dell’aiuto militare fornito, con rilievi sulla necessità di un supporto più significativo per garantire successi concreti anche sul fronte terrestre. Le titubanze di molte cancellerie occidentali, l’incapacità delle economie europea e statunitense – a differenza di quella russa – di trasformarsi rapidamente in economie di guerra, hanno evidenziato l’incapacità dei Paesi occidentali di affrontare conflitti su larga scala e per lunghi periodi di tempo, che richiedono grande impegno di risorse economiche e umane.
Risorse umane che l’Ucraina ha dimostrato di saper impegnare sia in campo militare che civile. Se le Forze armate ucraine hanno subito perdite significative, la popolazione civile ucraina ha subito perdite devastanti e sfide umanitarie immense. Milioni sono stati sfollati, sia internamente che come rifugiati nei Paesi vicini, affrontando la distruzione delle infrastrutture e gravi crisi umanitarie. La resilienza civile, tuttavia, è stata notevole, con un forte senso di unità nazionale e di resistenza culturale emergente in risposta all’aggressione.
Dal punto di vista economico, le sanzioni economiche imposte alla Russia da una larga coalizione di Paesi hanno avuto un impatto significativo sulle relazioni commerciali internazionali, accelerando i processi di decoupling economico e la ricerca di catene di approvvigionamento più resilienti e diversificate. Fattori che stanno anche influenzando il dibattito su temi come la sicurezza energetica, la fragilità delle supply chain globali, specialmente in settori critici come quello energetico e alimentare. Paesi in tutto il mondo hanno risentito degli shock alle supply chain, con conseguenze sulla sicurezza alimentare, sui prezzi dell’energia e sull’inflazione globale.
Sul fronte della ricostruzione, la guerra ha imposto un pesante fardello all’Ucraina. Secondo Rand corporation, il costo per la ricostruzione del Paese è stato stimato in 349 miliardi di dollari già a settembre 2022, superiore al Pil pre-invasione dell’Ucraina e tre volte maggiore rispetto all’assistenza militare, umanitaria e finanziaria fornita dall’inizio del conflitto. Nonostante le richieste di riparazioni, appare improbabile che l’Ucraina riceva compensazioni dirette dalla Russia, preparandosi piuttosto a un conflitto prolungato e su larga scala.
In conclusione, l’invasione russa dell’Ucraina ha generato una complessa rete di sfide e cambiamenti che vanno dalla sicurezza militare alla geopolitica, dall’economia alla sicurezza energetica. La risposta internazionale e la resilienza ucraina continuano a essere fondamentali nel plasmare il futuro di questa crisi, con implicazioni che vanno ben oltre i confini regionali. Guardando al futuro, è chiaro che la guerra in Ucraina continuerà ad avere un impatto profondo a livello globale. La sfida per la comunità internazionale sarà non solo quella di sostenere l’Ucraina nel suo percorso di ricostruzione e resistenza, ma anche di riconfigurare le relazioni internazionali in un modo da prevenire conflitti futuri di questa scala. Il presidente americano Theodore Roosevelt usava dire: “Parla con gentilezza e portati dietro un grosso bastone”.
La deterrenza giocherà un ruolo essenziale in questi equilibri tra potenze sempre più polarizzate. La prevenzione dei conflitti si potrà ottenere solo con una visione lungimirante, un saggio impiego della diplomazia unito ad uno strumento militare credibile, ingredienti essenziali per affrontare le sfide poste da questa crisi senza precedenti e cruciali per navigare nelle acque turbolente dei prossimi anni.
Chi vusa püsé la vaca l'è sua. L'analisi di Christian Bernieri sul provvedimento del Garante che include il Documento di indirizzo in materia di posta elettronica.
Temo che alcuni consulenti e DPO potranno arroccarsi su posizione reattive, di pancia, elaborate come workaround in risposta al documento del Garante.Un’azienda potrebbe arrivare a misure paradossali, non tanto per eliminare il problema inteso come il rischio sottesa al trattamento, quanto per togliersi dall’impiccio se il problema viene percepito nella norma stessa.
bernieri.blogspot.com/2024/02/…
Chi vusa püsé la vaca l'è sua
Nota preliminare alla lettura: il Garante ha ragione. Non è mia intenzione confrontarmi ma ragionare e, purtroppo, lo so fare solo così. ...bernieri.blogspot.com
reshared this
sergiej reshared this.
Ritrovata senza vita Hind, la bimba palestinese scomparsa. Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
Pagine Esteri, 10 febbraio 2024. Si è conclusa nel peggiore dei modi la storia e la vita di Hind Hamada, La bambina palestinese di soli 6 anni che è rimasta per ore al telefono con i soccorritori nell’automobile attaccata dai carri armati israeliani.
Dopo 12 giorni la piccola, per la cui sorte si era alzato un coro di appelli internazionali, è stata ritrovata morta nel mezzo in cui viaggiava insieme ai suoi parenti, mentre fuggiva da Gaza City verso il sud della Striscia.
Tutti uccisi i membri della sua famiglia, compresi altri bambini.
La storia di Hind ha fatto il giro del mondo: la sua voce spaventata che supplicava aiuto, registrata per ore dal centralino della Mezzaluna Rossa Palestinese, rimarrà per sempre un grido inascoltato.
Come quella della sua cuginetta Layan, di 15 anni, la prima a rispondere ai volontari della PRCS. La sua morte è avvenuta in diretta audio: “siamo bloccati in macchina, ci sono i carri armati vicino a noi, ci stanno attaccando”. Poi spari, urla e nulla più.
Alla chiamata successiva è stata Hind a rispondere. Ha detto che tutti gli altri erano morti e che lei era ferita. Ha parlato per ore con Rana al-Faqeh, una coordinatrice della Mezzaluna Rossa e anche con sua madre, Wissam, che pur essendo di poco distante non poteva accedere alla zona in cui l’esercito israeliano stava operando con i mezzi corazzati.
Lo stesso valeva per le ambulanze della Mezzaluna che hanno provato a coordinare una difficile operazione di soccorso con i militari, per garantire il passaggio sicuro del mezzo e degli operatori che si trovavano all’interno, Yousef Zeino e Ahmed Madhoun.
Yousef Zeino e Ahmed Madhoun, i due volontari della Mezzaluna Rossa uccisi mentre provavano a salvare Hind, di 6 anni
Quel lunedì 29 gennaio l’ambulanza, infine, è partita: si stava facendo sera e Hind pregava al telefono di essere portata via, diceva di aver paura del buio.
I membri della Mezzaluna hanno comunicato alla sala operativa di essere arrivati sul posto in cui si trovava l’automobile con la bambina e la sua famiglia massacrata. Erano le 18 circa.
Secondo lo zio, Hind è riuscita a dire al telefono, in collegamento con la madre, di vedere da lontano l’ambulanza. E queste sono state le sue ultime parole.
Poi più nessuna notizia, per 12 giorni, di Hind né dei volontari della Mezzaluna.
Questa mattina è venuta a galla la terribile verità: tutti morti. La bimba di 6 anni, i suoi cuginetti e i suoi zii e anche Yousef e Ahmed. Uccisi tutti. L’ambulanza è stata bombardata.
Dal giorno della scomparsa la Mezzaluna ha pubblicato appelli quotidiani per provare ad avere notizie dei suoi membri e di Hind. Ma è stato tutto inutile. Erano tutti morti quel giorno eppure l’esercito israeliano ha prima dichiarato di non essere a conoscenza di “incidenti” nella zona e poi ha detto che avrebbe “indagato”.
Non è stato possibile per nessuno raggiungere l’area.
Hind si trovava in quell’automobile solo perché troppo piccola per camminare ore a piedi, come invece hanno fatto i suoi fratelli più grandi e i suoi genitori, per provare a raggiungere l’ospedale Ahli, nella speranza di trovarvi rifugio.
Quella mattina l’esercito israeliano aveva ordinato agli abitanti di evacuare la zona Ovest di Gaza City ed era esattamente quello che la famiglia di Hind stava facendo.
Mentre procedeva in direzione sud, l’automobile si è trovata circondata dai carri armati. Lo zio di Hind ha provato a fermarsi nella stazione di servizio di Fares, sperando di essere al sicuro. Ma è stato tutto inutile.
12 giorni ci sono voluti per avere notizie della loro sorte, per recuperare i corpi, in una Striscia di Gaza occupata ormai alla violenza senza controllo, dove la distruzione e gli omicidi extragiudiziali sono diventati il pane quotidiano per una popolazione abbandonata a se stessa e alla legge dell’esercito israeliano.
pagineesteri.it/wp-content/upl…
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo Ritrovata senza vita Hind, la bimba palestinese scomparsa. Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla proviene da Pagine Esteri.
Ministero dell'Istruzione
Oggi #10febbraio ricorrono i 20 anni dall’istituzione del #GiornodelRicordo dedicato alla memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.Telegram
Emily Fox likes this.
Arma dei Carabinieri italiana e la Polizia di Malta (Pulizija) impegnati in un'operazione contro una rete criminale coinvolta nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, nella frode documentale e nella falsificazione di valuta.
Nove arresti a Napoli e lo smantellamento di sette tipografie contraffatte sono il risultato di una prolungata attività di indagine avviata dal Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria di Roma nel settembre 2020. I sequestri comprendono centinaia di documenti di identità falsi, apparecchiature e materiali contraffatti nonché altri beni, per un valore complessivo di circa 1 milione di euro.
I membri della rete criminale avrebbero agevolato l'immigrazione clandestina attraverso la produzione e la diffusione di patenti di guida, documenti di immatricolazione e documenti di identificazione nazionale falsi, nonché falsificazione e traffico di banconote in valuta estera.
Il gruppo criminale è stato particolarmente attivo in Italia e a Malta, dove ha distribuito grandi quantità di passaporti vergini falsi a migranti irregolari provenienti da paesi sub-sahariani e del Medio Oriente. I documenti falsificati, di qualità particolarmente elevata, hanno permesso ai migranti di imbarcarsi su voli da Malta e dall'Italia verso numerose destinazioni dell'Europa occidentale. Le autorità hanno sequestrato molti di questi documenti contraffatti in Belgio, Svizzera, Francia e Italia.
L'indagine ha inoltre rivelato che il gruppo criminale era coinvolto in una serie di altre attività criminali, tra cui l'occultamento di veicoli rubati e la produzione di grandi quantità di banconote da 20.000 franchi congolesi contraffatte. Si stima che banconote contraffatte per un valore totale di 54 milioni di franchi congolesi (circa 18.000 euro) siano state prodotte con l'intenzione di essere introdotte nel sistema finanziario della Repubblica Democratica del Congo.
Anche #Europol ha sostenuto questa indagine facilitando lo scambio di informazioni, coordinando le attività operative e fornendo supporto analitico operativo su misura, nonché con due esperti – uno specialista nel traffico di migranti e uno nella contraffazione monetaria – per supportare le attività sul campo effettuando un controllo incrociato delle informazioni operative raccolte in tempo reale.
Per saperne di più sul Comando carabinieri Anfalsificazione Monetaria =>
carabinieri.it/chi-siamo/oggi/…
#Armadeicarabinieri #ComandoCarabinieriAntifalsificazioneMonetaria #Pulizija #Malta
GAZA. Mentre Israele attacca Rafah, gli Stati Uniti lanciano solo inviti alla cautela
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
della redazione con informazioni diffuse dall’agenzia Reuters
Pagine Esteri, 9 febbraio 2024 – Funzionari statunitensi hanno espresso in questi giorni le critiche più taglienti per le vittime civili fatte da Israele a Gaza. Lo stesso presidente Joe Biden ha descritto ieri come “esagerata” la reazione di Israele all’attacco di Hamas il 7 ottobre. Ma mentre lo Stato ebraico sposta il centro della sua offensiva militare su Rafah, ma non c’è nulla che suggerisca che la retorica di Washington sarà sostenuta da qualche azione concreta.
Mercoledì, durante il suo quinto viaggio nella regione dopo l’attacco mortale di Hamas del 7 ottobre, il Segretario di Stato Antony Blinken ha criticato l’attività militare israeliana a Gaza, affermando che il numero delle morti civili resta troppo alto anche dopo ripetuti avvertimenti e ha suggerito a Israele passi specifici da seguire.
Qualsiasi “operazione militare intrapresa da Israele deve mettere i civili al primo posto… E questo è particolarmente vero nel caso di Rafah”, a causa della presenza di più di un milione di sfollati, ha detto Blinken in una conferenza stampa. Ma quando gli è stato chiesto se gli Stati Uniti sarebbero rimasti a guardare mentre le forze israeliane prendevano di mira Rafah, Blinken ha solo ripetuto la posizione americana secondo cui l’operazione militare israeliana dovrebbe mettere i civili al primo posto.
I diplomatici statunitensi hanno esortato Israele a cambiare la sua tattica a Gaza per mesi, senza successo. Washington però non ha avviato misure che avrebbero potuto esercitare una maggiore pressione, come ridurre i 3,8 miliardi di dollari di assistenza militare annuale a Israele o modificare il sostegno alle Nazioni Unite al suo alleato di lunga data. I critici affermano che ciò fornisce un senso di impunità a Israele.
Aaron David Miller del Carnegie Endowment for International Peace ha citato fattori, tra cui il sostegno personale del presidente Joe Biden a Israele e alla sua politica come ragioni per cui gli Stati Uniti non hanno intrapreso tali passi. L’Amministrazione continuerà a “lavorare con gli israeliani, a volte parlerà duro, ma finché non si vedrà qualche prova concreta che sono pronti a fare davvero delle cose…non vedo cosa potrebbe accadere”, ha detto Miller.
Più della metà degli abitanti di Gaza si trovano a Rafah, al confine egiziano, molti dei quali si sono spostati più volte per sfuggire al conflitto. Israele ha già bombardato Rafah e i residenti temono un attacco di terra. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha detto che la campagna israeliana si espanderà alla città per prendere di mira i militanti (di Hamas). Ieri, il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha affermato che qualsiasi attacco a Rafah senza la dovuta considerazione per i civili sarebbe “un disastro”. Secondo funzionari del ministero della sanità a Gaza, quasi 28.000 persone sono state uccise nella campagna militare israeliana.
Israele ha scatenato la sua guerra affermando di voler sradicare Hamas dopo che i militanti di Gaza avevano lanciato un’incursione shock nel sud di Israele il 7 ottobre, uccidendo 1.200 persone e sequestrando circa 240 ostaggi. “Gli israeliani sono stati disumanizzati nel modo più orribile il 7 ottobre…Ma questa non può essere una licenza per disumanizzare gli altri”, ha detto Blinken.
Israele afferma di adottare misure per evitare vittime civili e accusa i militanti di Hamas di nascondersi tra i civili, anche nei rifugi scolastici e negli ospedali, provocando ulteriori morti tra i civili. Hamas lo nega. Pagine Esteri
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo GAZA. Mentre Israele attacca Rafah, gli Stati Uniti lanciano solo inviti alla cautela proviene da Pagine Esteri.
Netanyahu: “Attaccheremo Rafah. La popolazione deve evacuare”
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 9 febbraio 2024. “È impossibile raggiungere l’obiettivo di eliminare Hamas lasciando quattro battaglioni di Hamas a Rafah. Al contrario, è chiaro che l’intensa attività a Rafah richiede che i civili evacuino le zone di combattimento”. La dichiarazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato ciò che già da giorni si immaginava sarebbe accaduto e che metà della popolazione palestinese, per la maggior parte sfollati mandati a Rafah dall’esercito israeliano, più di tutto ora teme.
Il “piano finale” israeliano è partito. Nonostante il seppur timido e tardivo “no” del presidente degli Stati Uniti d’America. “Israele sta esagerando” ha dichiarato Biden dopo 28.000 morti. “Ogni operazione a Rafah, con oltre un milione di palestinesi che vi si rifugiano, sarebbe un disastro e non la sosterremmo senza un’appropriata pianificazione” gli ha fatto eco il segretario di Stato Blinken dopo la sua ultima, infruttuosa visita a Tel Aviv.
E il momento della pianificazione, per bocca dello stesso Netanyahu, è subito arrivato. Il premier ha infatti ordinato alle forze armate di presentare al governo un “piano combinato per l’evacuazione della popolazione e la distruzione di Hamas”.
Dopo il via libera americano alle “ammonizioni” per Israele, anche l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha scritto su X che l’attacco israeliano a Rafah avrebbe “conseguenze catastrofiche, peggiorando la già terribile situazione umanitaria e l’insopportabile bilancio civile”
1.4 million Palestinians are currently in #Rafah without safe place to go, facing starvation.Reports of an Israeli military offensive on Rafah are alarming. It would have catastrophic consequences worsening the already dire humanitarian situation & the unbearable civilian toll.
— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) February 9, 2024
Sono almeno 21 le persone uccise oggi dai cecchini israeliani appostati sui tetti delle abitazioni a Khan Yunis. Tutte provavano a entrare nell’ospedale Nasser o a uscirne. Anche il personale sanitario è stato attaccato. Un video mostra una giovane ragazza colpita dai cecchini a pochi metri dalle scuole piene di sfollati di fronte alla struttura sanitaria. Il sangue si è allungato in una lunga pozzanghera ed era ancora lì quando, ore dopo, decine di persone disperate provavano a conquistare due taniche di acqua potabile senza affacciarsi in strada. Con una lunga corda tiravano un piccolo carretto che doveva arrivare dall’ospedale alle scuole, attraversando così la strada, diventata ormai letale per gli esseri umani e, talvolta, anche per gli animali.
pagineesteri.it/wp-content/upl…
L’Autorità Nazionale Palestinese ha condannato le dichiarazioni di Netanyahu e ha dichiarato che l’intenzione di attaccare Rafah e di evacuare i cittadini palestinesi costituisce “un serio preludio all’attuazione della politica israeliana volta a cacciare il popolo palestinese dalla propria terra“. L’ANP ha aggiunto, con toni minacciosamente impotenti, che riterrà il governo israeliano e gli Stati Uniti responsabili delle ripercussioni. Facendo appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Autorità ha chiesto un intervento che possa evitare “un’altra Nakba che spingerà l’intera regione in infinite guerre”.
In serata, dal Libano, Hezbollah ha effettuato uno dei più numerosi lanci di missili (60 verso Kiryat Shmona) da quando il confronto armato con Israele ha avuto inizio.
A Rafah ci sono circa 1,2 milioni di palestinesi su una popolazione totale che a Gaza, prima della guerra, era di circa 2,3 milioni. Secondo Save the Children la maggior parte dei 610.000 bambini sfollati sono ora intrappolati a Rafah in un’area inferiore a un quinto della superficie totale della Striscia. Molti di loro sono stati già sfollati più volte dall’esercito israeliano, dal nord di Gaza verso il centro e poi dal centro verso il sud. Le autorità israeliane hanno lanciato volantini per avvisare la popolazione di andar via, nell’imminenza di attacchi aerei e incursioni dei mezzi di terra, indicando loro con complicate numerazioni, le zone designate come sicure. Una per una quelle zone sono state attaccate e alla popolazione è stato detto ancora di spostarsi. Sempre più al sud, fino a raggiungere il punto più estremo, al confine con l’Egitto, che è appunto Rafah.
Intanto al nord e al centro i bulldozer, i carri armati e gli esplosivi israeliani distruggevano interi quartieri residenziali, campi coltivati, stadi sportivi, moschee, scuole. Con l’obiettivo, non di rado pubblicamente dichiarato, anche sui social network, di rendere impossibile il ritorno dei cittadini gazawi mandati via dalle proprie case.
pagineesteri.it/wp-content/upl…
La situazione umanitaria a Rafah è disperata e inumana. Vi è affollata ormai circa metà dell’intera popolazione della Striscia. Non c’è spazio e non ci sono risorse per tutti. Si dorme in rifugi di fortuna, nelle scuole, negli ospedali, nelle macchine o per strada. Manca l’acqua e procurarsela, con i cecchini israeliani appostati, è estremamente difficile e pericoloso. I feriti non possono raggiungere gli ospedali e quelli che lo fanno trovano una situazione agghiacciante: non c’è spazio, non c’è personale, non bastano le medicine, i pazienti sono stesi a terra, tra i rifiuti medici non più smaltibili. La notizia di un’imminente attacco israeliano manda nel panico la popolazione già esageratamente provata. Non c’è altra via da percorrere per fuggire. Schiacciati al confine con l’Egitto che non intende prendersi cura di una popolazione che non vorrebbe lasciare la propria terra, il “piano finale” di cui lo stesso governo israeliano parlava a inizio guerra e che era stato apparentemente messo da parte, pare ore l’unico sviluppo possibile. A meno che non si trovi il modo di costringere Netanyahu a desistere, “l’evacuazione” della popolazione non potrebbe che avvenire al di fuori della Striscia di Gaza, fatta pezzi, saccheggiata, deflagrata, resa inabitabile, cancellata.
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo Netanyahu: “Attaccheremo Rafah. La popolazione deve evacuare” proviene da Pagine Esteri.
sergiej reshared this.
Brasile. Retata contro il partito di Bolsonaro. Trovate prove sul tentato golpe
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
di Redazione
Pagine Esteri, 9 febbraio 2024 – La polizia brasiliana ha realizzato una vasta operazione, denominata “Tempus Veritatis”, che ha sinora portato al sequestro del passaporto dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro (che lo scorso anno, in occasione dell’apertura delle indagini, si rifugiò per alcuni mesi negli Stati Uniti) e all’arresto di due suoi ex collaboratori, Felipe Martins e Marcelo Camara, oltre che del presidente del Partito Liberale, Valdemar Costa Netto, trovato in possesso di un’arma da fuoco illegale.
Le indagini coinvolgono anche Augusto Heleno, già ministro e capo del servizio di sicurezza statale, l’ex ministro della Giustizia Anderson Torres, l’ex ministro della Difesa, nonché candidato vice presidente, Walter Braga Netto, l’ex comandante dell’esercito Paulo Sergio Nogueira.
Nel corso di una perquisizione nei locali della sede del Partito liberale (Pl), della residenza di Bolsonaro e degli uffici di vari generali, la polizia avrebbe trovato le prove che una vasta rete politico-militare nel 2022 aveva organizzato un colpo di Stato alla vigilia delle elezioni di ottobre.
Nell’ambito delle indagini sul golpe organizzato per non riconoscere il risultato della competizione vinta da Lula da Silva – e che vide, l’8 gennaio 2023, migliaia di estremisti di destra marciare su Brasiliae mettere a ferro e fuoco numerose istituzioni federali sul modello dell’assalto al Campidoglio di Washington – la polizia ha affermato di aver trovato nella sede del Partito Liberale anche la bozza di un documento che «annuncia la dichiarazione dello stato d’assedio».
«Alla luce di quanto sopra, e per garantire il necessario ripristino dello Stato di diritto democratico in Brasile (…) sulla base di espresse disposizioni della Costituzione federale del 1988, dichiaro lo stato d’assedio e, come atto continuo, decreto l’operatività per garantire la legge e l’ordine», si legge nel paragrafo finale del documento, non firmato ma che presumibilmente avrebbe dovuto essere applicato dal presidente in carica per impedire l’avvicendamento con il vincitore delle elezioni.
Secondo gli inquirenti, sulla base della testimonianza del consigliere della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes, Bolsonaro non solo era a conoscenza del progetto di golpe ma ne era di fatto il regista occulto. Il leader dell’estrema destra avrebbe visionato personalmente la bozza del piano, correggendone alcune parti e dettando i tempi e le modalità di applicazione.
Nel corso della perquisizione gli agenti hanno anche rinvenuto, nel computer dell’ex aiutante di campo di Bolsonaro ed ora “collaboratore di giustizia” Mauro Cid, un filmato girato il 5 luglio 2022 in cui l’ex presidente Bolsonaro rivolge un appello ai ministri a lui più vicini, per preparare una strategia basata su fake news che contribuisse a creare un clima di forte conflitto nel paese alimentando i dubbi sulla trasparenza del sistema elettorale. Nel video Bolsonaro incita ex ministri e generale a diffondere informazioni false per sobillare una rivolta e ribaltare l’esito delle elezioni previste nel gennaio del 2023. Pagine Esteri
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo Brasile. Retata contro il partito di Bolsonaro. Trovate prove sul tentato golpe proviene da Pagine Esteri.
Movie Star Junkies Boy, Life Is Chaos/Days Gone 7"
Due sono le canzoni proposte; la prima è Boy, Life Is Chaos, tesa allo spasimo come una corda che sta per spezzarsi, evocando atmosfere poeticamente decadenti da crepuscolo della repubblica di Weimar.
iyezine.com/movie-star-junkies…
Movie Star Junkies Boy, Life Is Chaos/Days Gone 7"
Movie Star Junkies Boy, Life Is Chaos/Days Gone 7": Movie Star Junkies: una band che ho sempre seguito e apprezzato tantissimo.In Your Eyes ezine
reshared this
imolaoggi.it/2024/02/09/mattar…
Ministero dell'Istruzione
#Scuola, il Ministro Giuseppe Valditara ha firmato i due decreti che prevedono uno stanziamento di oltre 700 milioni di euro a favore delle scuole paritarie per l’anno scolastico 2023/2024.Telegram
sergiej reshared this.
Settimana delle #STEM: il webinar "La robotica educativa per l'acquisizione di competenze STEM" è rivolto ai docenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado statali e paritarie.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
Settimana delle #STEM: il webinar "La robotica educativa per l'acquisizione di competenze STEM" è rivolto ai docenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado statali e paritarie. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Sensibilizziamo le istituzioni ad aderire al Fediverso. Ricondividiamo l'appello di @Fedi.Tips
Numerosi governi (Francia, Germania, Svizzera, Paesi Bassi), ONG (UE, Consiglio d'Europa, W3C, ecc.), emittenti pubbliche (ZDF, BBC, affiliati PBS/NPR, ecc.) hanno creato server o account sul Fediverso.
Chiedi ai servizi pubblici del tuo paese/regione/area di seguire il loro esempio!
Il Twitter di Musk nasconde tutti i suoi account dietro una pagina di accesso, quindi non è più un canale pubblico.
reshared this
Passi avanti della Schengen militare per una UE armata nella NATO l Contropiano
"Lo scivolamento verso l’economia di guerra è cominciato dunque già da tempo, e non è il risultato di conflitti specifici, bensì della tendenza del capitale in crisi a trovare soluzioni solo nell’uso della forza. Nella distruzione e nella ricostruzione, nella cannibalizzazione di fette di mercato prima inaccessibili.
Se a ciò aggiungiamo le aspirazioni di autonomia della UE, abbiamo il quadro completo. Una corsa verso il baratro bellico di cui le spese sono tutte a carico dei settori popolari."
La democrazia occidentale è questa roba qua:
Tucker Carlson, a causa dell'intervista fatta a Putin, potrebbe incorrere in procedimenti giudiziari da parte degli Usa ed essere sottoposto a sanzioni da parte dell'UE.
Gli Usa, secondo quanto riporta Newsweek, potrebbero avviare un procedimento penale che lo vedrebbe indagato per spionaggio ai sensi della legge Espionage Act. Un po' quello che sta succedendo a Julian Assange.
L' UE invece, secondo quanto riporta sempre Newsweek, potrebbe valutare delle sanzioni per impedirgli di spostarsi in tutti i paesi Europei.
Tutto ciò solo perché si è permesso di intervistare Putin per far conoscere al mondo intero un altro punto di vista. A livello giornalistico questo è uno scoop di dimensioni immense.
In passato ci sono stati giornalisti che hanno fatto le stesse cose e hanno perfino vinto dei premi. Oggi invece fare il giornalista in occidente significa essere trattato come uno dei peggiori criminali.
Parlatemi ancora di democrazia su...
T.me/GiuseppeSalamone
Il mio intervento di oggi per Parole proibite di Michele Santoro, con Fiammetta Cucurnia e Nicolai Lilin.
Russia-Ucraina, sentenza censurata.
La Corte internazionale di giustizia dell'Onu ha respinto con sentenza definitiva quasi tutte le accuse avanzate dall'Ucraina contro la Russia, definita da Kiev "Stato terrorista" per la guerra in Donbass e l'occupazione della Crimea nel 2014.
Kiev accusava Mosca di aver finanziato il terrorismo armando i ribelli delle repubbliche separatiste, ma la Corte non ha ritenuto ci fossero i presupposti per accogliere la richiesta. Un'altra accusa era quella di aver discriminato i tatari e gli ucraini di Crimea, ma l’Aja ha "respinto tutti gli altri argomenti avanzati dall'Ucraina", precisando solo che la Russia non abbia preso misure sufficienti per consentire l'insegnamento della lingua ucraina nella penisola.
Una notizia passata in sordina su gran parte dei media italiani. Ne parliamo con Fiammetta Cucurnia, Nicolai Lilin e Giorgio Bianchi.
Come rubare una Rolls Royce con un'antenna
Vivere nell’Era dell’Informazione significa riconoscere che il digitale è ovunque, anche quando non ci facciamo caso. Anche le chiavi delle nostre automobili sono ormai pressoché quasi del tutto digitali. Quand’è l’ultima volta che hai usato una chiave meccanica per aprire e avviare un’auto?
Molte auto oggi hanno diversi sistemi elettronici che permettono alle portiere di aprirsi con la prossimità delle chiavi o col tocco di una mano, così come possono accendersi senza dover infilare la chiave di fianco al volante.
Il funzionamento è relativamente semplice: l’automobile è dotata di sensori che captano i segnali emessi dalla chiave elettronica. Così, quando la chiave è vicina, i sistemi dell’auto possono attivarsi grazie allo scambio di informazioni che avviene tra auto e chiave.
Un ladro cibernetico e un po’ hacker può sfruttare questo sistema per intercettare i dati trasmessi via onde radio e copiare i codici della chiave, truffando così i sistemi dell’automobile. Solitamente servono almeno due persone: una persona che stia vicino o dentro l’auto con la strumentazione necessaria, e una persona che cammini intorno alla casa con un’antenna per intercettare il segnale della chiave. Una volta intercettato, il dispositivo in possesso della persona nell’automobile simula i codici della chiave, truffando i sistemi dell’auto, che si mette in moto.
È il caso di questo video, in cui una coppia di ladri sono riusciti a rubare una Rolls Royce da $350.000 in pochi secondi e senza alcuna effrazione, semplicemente copiando a distanza le chiavi che il proprietario aveva in casa.
Questo è solo uno dei modi per hackerare le moderne automobili, che ormai sono dei veri e propri computer con le ruote. Nel numero #58 vi avevo parlato di come funziona il cervellone elettronico delle auto moderne, il Controller Area Network (CAN), e di come questo possa essere hackerato per prendere il controllo (anche da remoto) di ogni sistema dell’auto.
Fortunatamente, proteggersi da un attacco come quello del video non è complicato, né costoso. È sufficiente riporre le chiavi dentro una sacca Faraday, in grado di bloccare tutti i segnali (sia in ingresso che in uscita), come quelle prodotte dall’azienda americana SLTN.
Se vuoi acquistarne una, perché non approfitti del codice sconto dedicato a tutti gli abbonati a Privacy Chronicles? Sblocca tutto il potenziale dell’unica newsletter che ti racconta luci e ombre dell’Era dell’Informazione e goditi anche maggiore sicurezza con qualche gadget utile.
Emily Fox likes this.
ANCHE L’AEROPORTO DI FIUMICINO NEI CONTROLLI STRAORDINARI DI EUROPOL CONTRO IL TRAFFICO DI STUPEFACENTI
Europol ha sostenuto una “settimana d'azione” guidata dalla Spagna contro il traffico di droga attraverso gli aeroporti, incentrata sui controlli del traffico passeggeri e merci sia sui voli diretti che su quelli in coincidenza, principalmente dalle Americhe. La settimana d'azione, che si è svolta in 61 aeroporti tra l'11 e il 18 dicembre 2023, ha coinvolto anche #Frontex, #INTERPOL attraverso il progetto #AIRCOP (di cui vi parliamo più sotto) e le autorità di contrasto di 36 paesi, compresa l’Italia.
Durante la settimana, le autorità coinvolte hanno effettuato controlli sui passeggeri e sui loro bagagli, nonché sui pacchi e sulle spedizioni di merci, in 61 principali aeroporti, compreso quello di Roma-Fiumicino "Leonardo Da Vinci". I controlli miravano ad accertare il possesso o il traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto di cocaina, provenienti dall'America Latina. Un altro obiettivo era rafforzare la cooperazione tra le autorità di polizia e doganali su entrambe le sponde dell'Atlantico.]
La fase operativa, incentrata sull'intensificazione della sicurezza negli aeroporti, è stata preparata durante una fase preliminare di intelligence. Ciò ha portato all'analisi delle informazioni rilevanti relative ai flussi di traffico di droga, all'identificazione di possibili sospetti e al modus operandi oltre allo sviluppo di attività coordinate da svolgere durante la settimana di azione.
L'operazione ha conseguito questi risultati: 46 arresti, 356.464 kg di cannabis, 354.209 kg di cocaina, 37 kg di droghe sintetiche, 101.559 kg altri farmaci.
#Europol ha facilitato lo scambio di informazioni e ha fornito supporto analitico continuo durante la settimana di azione.
Le attività operative si sono svolte in 29 aeroporti in Europa, 32 tra Africa, Americhe e Caraibi.
Paesi partecipanti:
Gli Stati membri dell' #UE partecipanti sono stati: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovenia e Svezia.
Le Agenzie coinvolte, come sopra cennato: Europol, Frontex, INTERPOL attraverso il progetto AIRCOP.
AIRCOP è un progetto multi-agenzia attuato dall' #UNODC (L’ agenzia delle Nazioni Unite per il controllo della droga e crimine) in collaborazione con l'INTERPOL e l'Organizzazione Mondiale delle Dogane (#OMD). Mira a rafforzare le capacità degli aeroporti internazionali di individuare e intercettare passeggeri, merci e posta ad alto rischio, come contributo alla lotta contro le droghe illecite e altre merci illecite (come i prodotti della fauna selvatica o i prodotti medici falsificati), le minacce legate al terrorismo (come le armi o i potenziali combattenti terroristi stranieri), la tratta di esseri umani e il traffico di migranti. Mira, inoltre, a facilitare la comunicazione e il coordinamento tra i paesi di origine, di transito e di destinazione per smantellare i flussi illeciti transfrontalieri e le reti criminali.
AIRCOP è implementato in 41 aeroporti in Africa, America Latina e Caraibi, Medio Oriente, Europa sud-orientale e Sud-est asiatico.
@Test: palestra e allenamenti :-)
L'ente di beneficenza ha detto che Barney è stato sequestrato dalla polizia del Kent dopo che gli operatori del benessere degli animali hanno fatto diversi tentativi per incoraggiare Springett a far strigliare il cane.
Test: palestra e allenamenti :-) reshared this.
#Funimation verrà chiuso il 2 aprile 2024. Il servizio di streaming di anime inizierà a migrare gli abbonati esistenti a #Crunchyroll, una mossa che non influenzerà solo i prezzi degli abbonamenti, ma cancellerà anche le librerie digitali.
@Test: palestra e allenamenti :-)
Una pagina di supporto sul sito Web di Funimation afferma che il servizio trasferirà automaticamente gli abbonati esistenti a Crunchyroll, sottolineando che il trasferimento "può variare a seconda della piattaforma di pagamento specifica, del tipo di abbonamento e della regione". Ma la pagina – inutilmente – non dice quanto gli abbonati dovranno pagare dopo la transizione, solo che gli abbonati legacy vedranno un aumento di prezzo. Dovrai controllare la tua email per vedere quanto dovrai pagare.
Test: palestra e allenamenti :-) reshared this.
FPF Joins the NIST Artificial Intelligence Safety Consortium
The Future of Privacy Forum (FPF) is collaborating with the National Institute of Standards and Technology (NIST) in the U.S. Artificial Intelligence Safety Institute Consortium to develop science-based and empirically backed guidelines and standards for AI measurement and policy, laying the foundation for AI safety across the world.
This initiative will help prepare the U.S. to address the capabilities of the next generation of AI models or systems, from frontier models to new applications and approaches, with appropriate risk management strategies.
“As an organization that has been at the forefront of responsible data practices for more than a decade, FPF is honored to be included in the list of influential and diverse stakeholders involved in the U.S. AI Safety Institute Consortium assembled by the National Institute of Standards and Technology. We look forward to contributing to the development of safe and trustworthy AI that is a force for societal good.”Jules Polonetsky, CEO, FPF
The consortium includes more than 200 member companies and organizations that are on the frontlines of creating and using the most advanced AI systems and hardware, the nation’s largest companies and most innovative startups, civil society and academic teams that are building the foundational understanding of how AI can and will transform our society, and representatives of professions with deep engagement in AI’s use today.
The consortium will be housed under the U.S. AI Safety Institute (USAISI) and will contribute to priority actions outlined in President Biden’s landmark Executive Order, including developing guidelines for red-teaming, capability evaluations, risk management, safety and security, and watermarking synthetic content. Additional information on this Consortium can be found here.
Scuola e Fediverso: l'Istituto di Istruzione Superiore Polo Tecnologico Imperiese di Imperia e il Liceo Statale Galileo Galilei di Verona entrano nel Fediverso
Dopo l'ingresso nel Fediverso di EduINAF, la rivista di didattica e divulgazione dell'INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica (ricercabile all'indirizzo @eduinaf@edu.inaf.it
), siamo lieti di condividere un'altra notizia che riguarda il fediverso nell'ambito educativo: due istituti scolastici sono infatti entrati a far parte del Fediverso, facendolo ognuno in maniera differente.
L'Istituto di Istruzione Superiore Polo Tecnologico Imperiese di Imperia
L'istituto @I.I.S. POLO TECNOLOGICO IMPERIESE ha deciso di attivare il plugin ActivityPub per Wordpress, così da permettere a qualsiasi account del Fediverso di seguire il suo sito web e di ricevere gli aggiornamenti direttamente dalla propria timeline (qui è possibile vedere come compare su Mastodon o su Friendica ).
Per seguire l'account del Polo basta incollare nella casella di ricerca del proprio account del fediverso il seguente indirizzo: @polo@www.polotecnologicoimperiese.edu.it
Il Liceo Statale Galileo Galilei di Verona
Il Liceo Statale Galileo Galilei di Verona, che già ha aderito a un progetto della Regione Veneto sull'uso consapevole dei social e della rete ha aperto una propria istanza Mastodon: mastodon.galileivr.org/
Al momento sono presenti solo alcuni account pubblici, di cui uno è l'amministratore @Carlo
......................................
Siamo fiduciosi che queste iniziative possano moltiplicarsi in tanti altri istituti scolastici!
Se avete notizia di altri istituti italiani che hanno intrapreso iniziative legate al Fediverso, fateci saper enei commenti!
reshared this
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
reshared this
Ora potremmo sapere chi c'è dietro la cannella contaminata dal piombo nei sacchetti di frutta dei bambini
@Test: palestra e allenamenti :-)
Un macinaspezie di nome Carlos Aguilera dell'Ecuador è la probabile fonte di cannella contaminata contenente livelli estremamente elevati di piombo e cromo, che si è fatta strada nei sacchetti di mela e cannella dei bambini americani, secondo un annuncio della Food and Drug Administration questa settimana. .
Test: palestra e allenamenti :-) reshared this.
Come se 2 vulnerabilità Ivanti
sotto exploit non fossero già abbastanza gravi, ora ce ne sono 3
@Test: palestra e allenamenti :-)
La nuova vulnerabilità, identificata come CVE-2024-21893, è nota come falsificazione delle richieste lato server. Ivanti lo ha rivelato il 22 gennaio, insieme a un'altra vulnerabilità che finora non ha mostrato segni di sfruttamento. Mercoledì scorso, nove giorni dopo, Ivanti ha affermato che CVE-2024-21893 era sotto sfruttamento attivo, aggravando alcune settimane già caotiche. Tutte le vulnerabilità riguardano i prodotti Connect Secure e Policy Secure VPN di Ivanti.
Test: palestra e allenamenti :-) reshared this.
Police data sharing: “Prüm II” lacks safeguards
Today, MEPs approved the trilogue outcome of the regulation for automated data exchange for police cooperation (“Prüm II”). Pirate Party Members of the European Parliament voted against Prüm II, because this unprecedented rise in personal data sharing among EU police forces lacks sufficient safeguards for affected individuals. Extending the existing system to soon include facial images and police records further accelerates this trend.
Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the German Pirate Party, comments:
“While police cooperation in Europe is of vital importance, it needs to respect the rule of law. But Europe-wide networked facial databases enable biometric mass surveillance in public spaces, which is an error-prone technology that regularly misidentifies citizens. The lack of safeguards for this data sharing monster called “Prüm II” is deeply worrying and opens the door for misuse of police power. No amount of mass surveillance can make up for authorities repeatedly having failed to watch terrorists-to-be known to the police long before they carried out an attack. In countering crimes and terrorism there is no deficit in surveillance, there is a deficit in targeted enforcement.”
Marcel Kolaja, Member and Quaestor of the European Parliament for the Czech Pirate Party, comments:
“Even the current system under which the police databases of individual Member States are linked has a number of flaws because it does not sufficiently protect civil liberties. It deserves a reform. But not one that turns a few partial problems into a single large one. I cannot therefore at this time support a stronger interconnection of the national databases. Moreover, the rules we have voted on today extend the scope of the system to include police records. This includes those that have been created on the basis of a mistaken assumption or hearsay. The review of the rules should focus on making the system more secure and enable sharing relevant data in order to make law enforcement more effective – not on including irrelevant information.“
Emily Fox likes this.
Se non avete ancora presentato la domanda delle #IscrizioniOnline vi ricordiamo che potete inviarla, attraverso la piattaforma #Unica, fino al 10 febbraio 2024, alle ore 20.
Qui tutti i dettagli ▶️ unica.istruzione.gov.
Ministero dell'Istruzione
Se non avete ancora presentato la domanda delle #IscrizioniOnline vi ricordiamo che potete inviarla, attraverso la piattaforma #Unica, fino al 10 febbraio 2024, alle ore 20. Qui tutti i dettagli ▶️ https://unica.istruzione.gov.Telegram
Il Regno cresce senza che sappiamo come
pastore D'Archino - Il Regno cresce senza che sappiamo come
Il Regno di Dio su questa terra, cioè il suo governo, avanza attraverso la sua Parola. E in effetti le parabole di Gesù, che parlano del Regno di Dio, sono proprio nella parte che parla della predi…pastore D'Archino
Ricercato dall'Italia per traffico di droga, il 26enne Kevin Kurti è stato arrestato nella sua casa di Durazzo. Considerato artefice dell'accordo tra camorra e ‘ndrangheta
Kevin Kurti, ricercato dall'Italia per traffico di droga è stato arrestato a Durazzo. È accusato dalle autorità italiane di traffico di droga. Il ventiseienne è stato localizzato nella sua abitazione di Durazzo, e durante l'arresto non ha opposto resistenza. È considerato un intermediario dei boss del narcotraffico. Il comunicato della polizia albanese: “Come risultato delle intense azioni di tracciamento e localizzazione per la cattura dei cittadini ricercati, che vengono condotte nell'ambito della mega-operazione 'Stato di diritto', nonché come risultato del continuo scambio di informazioni tra Interpol Tirana e Interpol Roma , i servizi della Direzione delle Forze Operative Speciali hanno portato a termine l'operazione di polizia denominata 'Operativa'. Nel corso dell'operazione, a Durazzo, il cittadino K.K., 26 anni, dichiarato ricercato internazionalmente, è stato individuato, catturato e arrestato provvisoriamente, per essere estradato in Italia”.
Kevin Kurti era sfuggito all'operazione di tre settimane fa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli (leggi qui sul nostro blog => noblogo.org/cooperazione-inter… ), allorquando sono state arrestate 32 persone, appartenenti a due organizzazioni criminali dedite al traffico e allo spaccio internazionale di droga. L'organizzazione trafficava cocaina, marijuana ed eroina. La via della droga era tra i Paesi Bassi e la Spagna.
Kurti era uno dei due albanesi coinvolti nell’organizzazione, ed è considerato il perno attorno al quale è stato stretto l'accordo tra Simone Bartiromo, elemento di spicco dell'organizzazione indagata, e Sebastiano Romeo, un 'fornitore' calabrese di cocaina con sede a Bianco. Le indagini non si sono mai fermate e i Carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e con la preziosa collaborazione dello SCIP (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) e della Polizia albanese, hanno rintracciato Kurti a Durazzo. Ora è rinchiuso in un carcere albanese, in attesa di estradizione.
reshared this
Ministero dell'Istruzione
Oggi #7febbraio è la Giornata contro il #bullismo e il #cyberbullismo, introdotta nel 2017 dal Ministero dell’Istruzione per sensibilizzare su questa piaga sociale e per riflettere sugli strumenti utili a contrastarla in tutte le sue forme.Telegram
sergiej
in reply to Rifondazione Comunista • • •