Gli Usa hanno usato l’AI per colpire le milizie iraniane in Iraq e Siria
Gli Stati Uniti hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per identificare i bersagli colpiti dai raid aerei in Medio Oriente questo mese, rivelando un crescente utilizzo militare di questa tecnologia in fase di sviluppo per il combattimento. Algoritmi di apprendimento automatico capaci di machine learning hanno identificato target e contribuito a restringere i bersagli per più di 85 raid aerei statunitensi il 2 febbraio, secondo quanto spiegato a Bloomberg da Schuyler Moore, chief technology officer del Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), che gestisce le operazioni militari in Medio Oriente.
Il Pentagono ha dichiarato che quei raid sono stati condotti da bombardieri e aerei da combattimento di vario genere e hanno colpito bersagli in sette strutture in Iraq e Siria come risposta a un attacco mortale contro il personale statunitense presso una base in Giordania, la Tower 22. “Abbiamo utilizzato la visione artificiale per identificare dove potrebbero esserci state minacce”, ha detto Moore e questo “ci ha dato più opportunità di individuare bersagli negli ultimi 60-90 giorni”. Gli Stati Uniti stanno attualmente cercando “un sacco” di obiettivi di forze ostili nella regione, dunque l’AI aiuta ad assolvere — rapidamente ed efficacemente — un compito complesso.
Era noto che l’intelligenza artificiale veniva usata a fini di intelligence, ma i commenti di Moore rappresentano la conferma più forte fino ad oggi dell’utilizzo della tecnologia da parte dello strumento militare statunitense per identificare bersagli nemici che sono stati successivamente colpiti. Gli algoritmi di targeting sono stati sviluppati nell’ambito del Progetto Maven, un’iniziativa del Pentagono avviata nel 2017 per accelerare l’adozione di intelligenza artificiale e apprendimento automatico in tutto il Dipartimento della Difesa e per sostenere l’intelligence della difesa, con un’enfasi sui prototipi usati all’epoca nella lotta statunitense contro i militanti dello Stato Islamico.
Maven aveva già fatto storcere il naso ad alcuni dipendenti del settore, Moore ha detto che le forze statunitensi in Medio Oriente hanno sperimentato algoritmi di visione artificiale capaci di individuare e identificare bersagli da immagini catturate da satellite e altre fonti di dati, provandoli in esercitazioni nell’ultimo anno. E le forze statunitensi sono state in grado di passare “in modo piuttosto fluido” all’utilizzo di Maven dopo un anno di esercitazioni digitali.
“Il 7 ottobre è cambiato tutto”, ha detto Moore, facendo riferimento all’attacco di Hamas contro Israele che ha preceduto la guerra a Gaza. “Ci siamo subito messi in moto ad un ritmo molto più elevato e con un’operatività molto più elevata di quanto non avessimo fatto in precedenza”. Moore ha sottolineato anche che le capacità di intelligenza artificiale di Maven sono state utilizzate per aiutare a individuare potenziali bersagli, ma non per verificarli o dispiegare armi.
Ha detto che le esercitazioni alla fine dell’anno scorso, durante le quali Centcom ha sperimentato un recommendation engine di intelligenza artificiale, hanno mostrato che tali sistemi “spesso non sono stati all’altezza” degli umani nel proporre l’ordine di attacco o la migliore arma da utilizzare. Gli operatori statunitensi prendono sul serio le loro responsabilità e il rischio che l’intelligenza artificiale possa commettere errori, ha precisato Moore, e “è tendenzialmente evidente quando c’è qualcosa che non va”.
“Non c’è mai un algoritmo che funziona semplicemente, giunge a una conclusione e poi passa al passo successivo”, ha detto. “Ogni passaggio che coinvolge l’intelligenza artificiale ha un umano che controlla alla fine”. Nella grande competizione tecnologica che ruota attorno all’AI (tra i grandi temi che l’Italia intende condividere con gli alleati del G7 che quest’anno guida), Centcom fa un passo avanti non solo operativo, ma verso gli standard che influenzeranno il futuro della tecnologia — altro grande fattore delle competizione.
UCRAINA. I russi avanzano, Macron propone l’invio di truppe occidentali
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di Marco Santopadre
Pagine Esteri, 27 febbraio 2024 – Il presidente ucraino ha di nuovo ammesso il fallimento della controffensivalanciata da Kiev parecchi mesi fa, ma ha promesso che presto le sue truppe torneranno all’attacco fino alla “vittoria finale”.
Ma per ora ad avanzare è l’esercito russo che dopo la conquista strategica di Avdiivka – ridotta ad un cumulo di macerie dopo quattro mesi di feroci combattimenti – si è impossessato di altri territori in Donbass. In vari punti le truppe di Mosca hanno sfondato le linee difensive ucraine, soverchiando i militari ucraini ormai sfiancati e a corto di munizioni.
I russi avanzano in Donbass
Ad Avdiivka inizialmente i comandi ucraini avevano imposto alle proprie truppe la resistenza ad oltranza, nonostante la “Brigata Autonoma d’Assalto Azov” – com’è stato ribattezzato il Battaglione Azov, l’unità militare costituita da gruppi di estrema destra nel 2014 – fosse quasi interamente circondata dalle truppe russe. Poi però, non è chiaro se in seguito ad un ordine di ritirata da parte dei comandi o ad una iniziativa delle truppe, la Azov ed altri reparti hanno abbandonato le posizioni ritirandosi oltre la “linea di difesa” già realizzata a qualche chilometro di distanza.
Nei mesi scorsi, infatti, quando ormai era chiaro che la controffensiva ucraina non stava producendo affatto i progressi decantati ed anzi l’apparato militare russo si preparava a nuovi assalti, forte del potenziamento dell’industria militare interna, il governo di Kiev ha ordinato la costruzione di una linea di difesa fortificata a poca distanza dal fronte, proprio per evitare un possibile sfondamento da parte russa.
Ma neanche il licenziamento del comandante in capo delle forze armate del generale Valery Zaluzhny e la sua sostituzione da parte di Zelensky con Oleksandr Syrsky, suo fedelissimo, ha impedito alla truppe di Mosca di approfittare dell’estrema debolezza di Kiev causata da fattori interni ma anche dal parziale allentamento del sostegno statunitense ed europeo.
I russi hanno preso prima il villaggio di Lastochkine, che si trova a circa 10 km ad ovest di Avdiivka, e poi i villaggi di Stepnoye e Severnoye, segno che l’avanzata di Mosca in Donbass sta procedendo in maniera spedita dopo la conquista, a metà febbraio, di un nodo strategico costato centinaia, forse migliaia di vittime da entrambe le parti.
Da alcuni giorni scontri molto violenti si stanno verificando a Marinka e a Vuhledar, ad ovest e a sud-ovest di Donetsk; le truppe russe stanno tentando una manovra a tenaglia contro alcuni reparti nemici, e di allontanare il più possibile il fronte dalla città oggetto di continui bombardamenti ucraini fin dal 2014, quando una parte della popolazione del Donbass, dopo il regime-change avvenuto a Kiev, si sollevò e proclamò un’indipendenza di fatto così come avvenne nel confinante oblast di Lugansk.
Mosca continua nel frattempo a martellare le città ucraine, mirando soprattutto alle infrastrutture e ai depositi di armi e munizioni. Durante la scorsa notte l’esercito russo ha lanciato una pioggia di droni e missili sulle regioni ucraine orientali e centrali, da Kharjiv a Sumy, da Dnipropetrovsk a Khmelnytska,
Di fronte ad una situazione che si aggrava di ora in ora e alla mancanza di rifornimenti di munizioni, il presidente Zelensky – scagliandosi in particolare contro Donald Trump e i repubblicani – ha avvertito Washington che senza la ripresa di aiuti militari massicci il suo paese non otterrà “alcun nuovo successo”.
Funerale di un militare ucraino
Macron: “truppe occidentali in Ucraina”
Nelle ultime ore quindici paesi europei si sarebbero detti favorevoli a sostenere la proposta ceca di acquistare munizioni in Europa per inviarle a Kiev, ma non si tratterebbe di un contributo risolutivo. Oltretutto il cancelliere tedesco Scholz ha ribadito che la Germania non ha per ora intenzione di consegnare agli ucraini i missili Taurus, come hanno fatto invece Francia e Regno Unito.
A prendere l’iniziativa è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che al vertice internazionale sull’Ucraina tenutosi ieri a Parigi ha annunciato la volontà di creare una nuova coalizione per fornire a Kiev missili e munizioni, aggiungendo di non escludere l‘invio di truppe europee per contrastare l’avanzata russa.
Secondo le indiscrezioni finora filtrate, il leader francese non avrebbe parlato di una missione militare della Nato – coalizione guidata dagli Stati Uniti all’interno della quale Parigi si è spesso mossa in autonomia se non in antagonismo con Washington – ma di una coalizione di “paesi occidentali volontari”. Macron ha affermato che bisogna rendersi contro «che siamo sempre stati in ritardo di sei-otto mesi» per quanto riguarda le iniziative di sostegno all’Ucraina.
Lo scetticismo degli alleati, il rischio è la guerra totale
La proposta di Macron – che potrebbe essere una boutade propagandistica, strumentale a concedere alla Francia un maggiore ruolo internazionale nel momento in cui Washington si sta parzialmente sfilando da un sostegno all’Ucraina che non ha prodotto i risultati sperati – è stata accolta con estremo scetticismo tra i rappresentanti dei governi presenti a Parigi. La maggior parte dei rappresentanti europei avrebbero polemizzato con Macron.
Da parte sua un funzionario della Casa Bianca ha spiegato all’agenzia Reuters che Washington non ha alcuna intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina, anche se è noto che un certo numero di consiglieri militari e uomini dei corpi speciali statunitensi e di vari paesi occidentali sono presenti a Kiev ormai da anni a supporto delle truppe ucraine.
Ovviamente un coinvolgimento diretto degli eserciti europei nei combattimenti con le forze armate russe causerebbe una escalation ulteriore che potrebbe sfociare in un conflitto su vasta scala, ma Macron non sembra preoccuparsene. Anche in patria la proposta del capo dell’Eliseo ha provocato contestazioni e polemiche, sia tra le opposizioni di sinistra che tra quelle di destra. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto e Berria
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Quattro mesi dopo, pazienti e lavoratori di Gaza sono ancora bloccati in Cisgiordania
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di Fatima AbdulKarim* – +972
All’inizio di ottobre, Hiyam (nome di fantasia), 20 anni, ha lasciato Gaza per la prima volta. Suo fratello maggiore, Mohammed (nome di fantasia), soffriva di leucemia, e ai due erano stati concessi permessi difficili da ottenere per entrare in Israele in modo da poter ricevere cure specializzate che non sono disponibili nella Striscia a causa del lungo blocco israeliano.
All’ospedale nel centro di Israele, Mohammed ha inizialmente ricevuto buone cure: il personale era attento e cordiale e le sue condizioni sembravano migliorare. “Pensavo che saremmo tornati a Gaza con lui in piedi e che tutto sarebbe presto finito”, ha detto Hiyam malinconicamente, guardandosi intorno come se cercasse di ritrovare quella speranza.
L’8 ottobre, tuttavia – un giorno dopo che gli attacchi guidati da Hamas nel sud di Israele avevano ucciso oltre 1.100 israeliani e Israele aveva iniziato a bombardare Gaza – le condizioni di Mohammed peggiorarono rapidamente. All’improvviso, stava sanguinando in modo incontrollabile e, nonostante i disperati tentativi di Hiyam di allertare il personale medico della sua situazione, nessuno sembrava prestare attenzione. Nel giro di poche ore Mohammed morì.
Fu solo dopo la morte di suo fratello che Hiyam venne a conoscenza dello scoppio della guerra. Concentrati sulle condizioni di Mohammed non erano consapevoli della situazione che si stava svolgendo a poche miglia di distanza – uno sviluppo che ha lasciato Hiyam intrappolata nel limbo ad affrontare ostacoli burocratici quasi insormontabili mentre piangeva la perdita di suo fratello.
Per due giorni, Hiyam vagò senza meta per l’ospedale finché il personale non insistette per la sua partenza. Con l’aiuto di un’altra donna di Gaza, Hiyam è riuscita a procurarsi un’ambulanza per trasportare il corpo senza vita di suo fratello a Ramallah, nella Cisgiordania occupata, dove è stato sepolto. Quattro mesi dopo, Hiyam è ancora a Ramallah, impossibilitata a tornare a Gaza mentre la guerra infuria – e lei non è l’unica.
Secondo l’ospedale Augusta Victoria, più di 120 palestinesi che sono entrati in Israele da Gaza prima del 7 ottobre – sia come pazienti che ricevono cure mediche sia come loro accompagnatori – sono bloccati negli ospedali di Gerusalemme Est, impossibilitati a tornare nella Striscia ma definiti illegali da Israele. residenti a causa della scadenza dei permessi di ingresso.
Cinquantuno malati di cancro di Gaza all’Augusta Victoria hanno soggiornato, senza permesso, nell’area dell’ospedale o in alloggi in affitto nelle vicinanze dall’inizio della guerra. “Ognuno di loro ha perso qualcuno di caro e molti sperano di tornare a Gaza”, ha detto a +972 il dottor Yousef Hamamreh, un oncologo dell’ospedale.
Secondo Hamamreh, oltre 100 pazienti aggiuntivi da Gaza sarebbero dovuti arrivare per i loro piani di cura del cancro nelle settimane successive al 7 ottobre, ma non sono riusciti a lasciare la Striscia dopo che Israele ha sigillato i valichi di frontiera. Hamamreh ha spiegato che sta tenendo d’occhio i pazienti arrivati prima della guerra, il cui dolore per le perdite a Gaza è stato aggravato dalle restrizioni ai loro movimenti. Il risultato, ha detto, è stato un “grave impatto sul loro stato mentale”.
Secondo il Ministero della Sanità palestinese, circa altri 70 pazienti di Gaza e i loro accompagnatori sono bloccati in Cisgiordania; la maggior parte di loro stava già ricevendo cure negli ospedali della Cisgiordania prima del 7 ottobre, ma alcuni di loro erano in cura negli ospedali in Israele e sono stati costretti a trasferirsi dopo l’inizio della guerra. Alla loro lotta per tornare nella Striscia di Gaza assediata, si uniscono diverse migliaia di lavoratori a cui Israele ha revocato il permesso non appena è iniziata la guerra – vittime di un sistema burocratico di controllo che ostacola gravemente la libertà di movimento dei palestinesi nella Striscia di Gaza assediata e stabilisce dove e quando possono viaggiare.
“Pezzi di famiglia”
A Ramallah, la storia di Hiyam riecheggia nelle sale del modesto albergo dove alloggia da quando ha seppellito il corpo di suo fratello, insieme a decine di pazienti e loro parenti arrivati da Gaza prima dell’inizio della guerra. Alcuni degli occupanti stanno aspettando di tornare a Gaza, mentre altri stanno continuando i loro piani di trattamento negli ospedali palestinesi in Cisgiordania.
È stato qui che Hiyam ha incontrato Hana Matar, una donna malata di cancro di 43 anni e madre di quattro figli. Matar ha dovuto recarsi periodicamente in Cisgiordania negli ultimi tre anni per le sue cure mediche. Quando è arrivata a Ramallah il 3 ottobre – insieme a suo figlio di 3 anni, Khalil, che ha un problema cardiaco che richiede cure specialistiche in Cisgiordania – non avrebbe potuto immaginare che sarebbe rimasta lì più di quattro mesi dopo.
Con le lacrime agli occhi mentre scorreva le foto delle sue figlie sul telefono, Matar ha descritto una svolta agrodolce nella storia della sua famiglia: suo fratello, un medico che vive in Russia, è riuscito a far rilasciare alle sue figlie un visto che consente loro di uscire da Gaza. I tre figli di Matar e sua madre sono ora a Mosca, al sicuro, ma a migliaia di chilometri di distanza.
“Erano rimasti bloccati in una scuola delle Nazioni Unite a Deir al-Balah e poi a Rafah, tremando per il freddo e l’abbandono. Ora sono nella neve, ma al caldo”, ha detto Matar, guardando una foto della figlia maggiore a Mosca, vestita con un cappotto, un foulard e occhiali da sole colorati.
Il marito di Matar, tuttavia, rimane a Rafah, in attesa di essere inserito nella lista per l’evacuazione e di riunirsi ai suoi figli. Con il marito a Gaza, i figli e la madre in Russia e lei stessa con Khalil a Ramallah, Matar ha descritto di sentirsi come “un pezzo di una famiglia divisa”. Per il momento, però, non ha altra scelta che restare in Cisgiordania; partire richiederebbe l’ottenimento di permessi speciali per lei e Khalil per entrare in Giordania, mentre il costo di entrambe le cure in qualsiasi altra parte del mondo sarebbe insostenibile.
Nel frattempo, Matar, Hiyam e il resto degli abitanti di Gaza bloccati a Ramallah – a meno di 60 miglia dalle loro case nella Striscia – ricevono aggiornamenti frammentari da amici e familiari. I blackout intermittenti delle telecomunicazioni a Gaza hanno ridotto questi aggiornamenti ai messaggi più semplici, per lo più via sms, che spesso arrivano solo ore o giorni dopo essere stati inviati.
“Le nostre conversazioni si limitano a: ‘Sono vivo e sto bene’. Questo è tutto”, ha detto Matar. “Anche le decisioni più importanti della nostra vita, come evacuare da Gaza mia madre e le mie figlie, vengono prese con poche parole, pensando solo alla sicurezza”.
Niente lavoro, niente sicurezza
Oltre a questi pazienti e ai loro accompagnatori, il 7 ottobre migliaia di lavoratori provenienti da Gaza si trovavano in Israele o in Cisgiordania. Anche loro si sono poi ritrovati detenuti in Israele e trasferiti con la forza in Cisgiordania, essendo stati loro revocati i permessi. .
Prima del 7 ottobre, Israele ha concesso oltre 18.000 permessi di lavoro agli abitanti di Gaza, fornendo un’ancora di salvezza economica precaria a pochi fortunati per sfuggire all’economia soffocata della Striscia. In seguito agli attacchi, i lavoratori sono stati arrestati in massa; la maggior parte è stata trattenuta per settimane senza accusa né processo e senza che le autorità israeliane fornissero alcuna informazione alle organizzazioni umanitarie, inclusa la Croce Rossa Internazionale. Successivamente sono stati rilasciati a Ramallah.
L’Autorità nazionale palestinese (Anp) afferma di aver assicurato il ritorno a Gaza di oltre 5.000 lavoratori in diversi gruppi da ottobre, mentre un numero simile è stato rilasciato direttamente dalle autorità israeliane a novembre. In Cisgiordania rimangono alcune migliaia di lavoratori, molti dei quali alloggiano presso il quartier generale dell’accademia di polizia dell’Autorità Palestinese nella città di Gerico.
I lavoratori che sono tornati a Gaza affermano di essere stati riportati in autobus in un’area a diversi chilometri dal checkpoint di Kerem Shalom/Karem Abu Salem, costretti a percorrere a piedi la distanza rimanente fino alla città di Rafah, più meridionale di Gaza. Questa è stata l’umiliazione finale, che si è aggiunta all’esperienza traumatica della loro detenzione e dell’essere rimasti ammanettati, bendati e fatti inginocchiare per lunghe ore, nonché privati del cibo. Alcuni sono stati picchiati e a molti sono stati confiscati anche oggetti personali, comprese carte d’identità e denaro.
Tareq, 48 anni, era tra coloro che sono riusciti a tornare a Gaza. “Ci è stata data la possibilità di tornare, quindi ho deciso di tornare a Gaza anche se non sapevo chi avrei trovato ancora lì”, ha detto a +972. “Eravamo un flusso di uomini esausti che desideravano entrare a Gaza anche se non è più quella che era, e questa sensazione ci ha dato la forza di correre – a volte sembrava di volare – verso il valico, nonostante le percosse e le umiliazioni”. Tareq ha trascorso quasi 10 giorni in prigione dopo il 7 ottobre senza sapere dove si trovasse. È stato rilasciato solo dopo essere stato colpito da un ictus: è stato trasferito in un ospedale di Ramallah, dove ha trascorso cinque settimane in convalescenza. Secondo Tareq, quando è stato lasciato in ospedale, gli è stata restituita solo la carta d’identità ma non i soldi, le medicine o il telefono.
“Per 10 giorni siamo stati schiacciati in aree minuscole, ammanettati, senza acqua e poco cibo, e senza il permesso di parlarci. Sapevo a malapena chi c’era con me”, ha raccontato. Ora, tornato a Gaza, vive in una tenda improvvisata che ha costruito per la sua famiglia di otto persone a Rafah .
Hasan Yasin, 40 anni, lavorava in un supermercato a Giaffa quando è scoppiata la guerra. Rendendosi conto che lì non c’era sicurezza per lui, né alcuna prospettiva imminente di tornare al lavoro, lui e quattro colleghi hanno tentato di entrare in Cisgiordania pochi giorni dopo, ma sono stati catturati e arrestati. Sono stati detenuti per l’intera giornata e picchiati pesantemente. Alla fine sono stati rilasciati a un posto di blocco vicino a Jenin, ma i suoi effetti personali – inclusi telefono e denaro – non gli sono stati restituiti.
Dopo quella dura prova, Yasin ha deciso di restare in Cisgiordania e cercare un lavoro, nonostante le suppliche della sua famiglia di tornare a Gaza. “I lavoratori che sono tornati sono stati picchiati e umiliati, e ho deciso di non subire di nuovo una cosa del genere”, ha detto a +972. “Ho ancora una ferita sul palmo della mano che mi ricorda cosa potrebbe succedere.”
Ciononostante, Yasin cerca modi alternativi per tornare a Gaza: “Cercherò di viaggiare in Egitto ed entrare a Gaza attraverso Rafah [valico], ma non riesco ad attraversare [il valico della Cisgiordania] per raggiungere la Giordania”. I palestinesi di Gaza sono obbligati a ottenere un permesso speciale per entrare in Giordania attraverso il ponte Allenby, ma questi non vengono attualmente rilasciati, secondo un funzionario di frontiera giordano, nel tentativo di impedire “possibili piani israeliani di trasferimento [della popolazione palestinese] ”.
+972 si è rivolto alla polizia israeliana e al coordinatore delle attività governative nei territori (COGAT) – il dipartimento dell’esercito israeliano responsabile del rilascio dei permessi ai palestinesi – per un commento. Le loro risposte saranno pubblicate se e quando verranno ricevute.
*Fatima AbdulKarim è una giornalista con sede a Ramallah. Twitter @FatiabdulFatima
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Vane tentazioni
Guardate come sono futili le tentazioni proposte dal diavolo in questo racconto e dunque vano tutto quello che propone. Propone di sfamarsi come un gioco di prestigio, di buttarsi dall’alto del pinnacolo, in una vana dimostrazione di coraggio, propone tutti i regni del mondo con la loro gloria che è vana, perché sono soggetti alla distruzione e alla morte.
Invece, Gesù Cristo, come risorto, vincendo la morte, e quindi i poteri del mondo, che sulla paura della morte basano il loro potere, ci dà una speranza viva. E un dono reale ed eterno, non vano. Per questo non ha senso arrenderci al male e agli errori, ma è pieno di futuro il tentare il bene nuovamente e nuovamente in ogni tempo.
pastore D'Archino - Vane tentazioni
Il racconto delle tentazioni di Gesù annuncia che Egli è veramente il Figlio di Dio. Infatti, Gesù viene tentato, anzi messo alla prova come sarebbe più corretto tradurre, come Figlio di Dio. Viene…pastore D'Archino
Nel nuovo decreto legge #PNRR, approvato dal Consiglio dei Ministri, sono presenti le misure proposte dal Ministro Giuseppe Valditara.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/cdm-le…
Ministero dell'Istruzione
Nel nuovo decreto legge #PNRR, approvato dal Consiglio dei Ministri, sono presenti le misure proposte dal Ministro Giuseppe Valditara. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.it/web/guest/-/cdm-le-misure-del-mim-per-il-nuovo-dl-pnrrTelegram
Analisi della geopolitica occidentale: ipocrisia e genocidio - Giornalismo Libero
Nel panorama geopolitico attuale, emergono chiaramente le disparità di trattamento riservate a Russia ed Israele da parte dell'Occidente.homo vivo giuseppe rago (Giornalismo Libero)
In Cina e Asia – Cina, Luckin Coffee sorpassa Starbucks
Ministero del Commercio cinese: “Gli USA smettano di diffamare la Cina” Cambiogia, la vittoria del Partito Popolare Cambogiano alle elezioni per il Senato e il ritorno di Hun Sen Cina, Luckin Coffee sorpassa Starbucks Cina, amici in affitto contro la solitudine e il burnout da lavoro Cina, 87 funzionari di medio livello e tre “tigri” indagati per corruzione Cina, lavoratori ...
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Ben(e)detto del 27 febbraio 2024
Il Medio-Oriente nel mondo multipolare. L’analisi di Saïd Boumama l Contropiano
«Per contrastare l’immenso progetto cinese di infrastrutture di trasporto della Via della Seta, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno sviluppato un progetto concorrente che richiede il controllo di Gaza.
Annunciato al vertice del G20 a settembre 2023, questo progetto chiamato “Corridoio India-Europa-Medio Oriente” è stato presentato da una nota della Casa Bianca del 9 settembre.»
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I costi sociali della crisi immobiliare cinese
Il 29 gennaio un tribunale di Hong Kong ha disposto l’ordine di liquidazione di Evergrande, il colosso immobiliare cinese schiacciato sotto il peso di oltre 300 miliardi di dollari di debiti. Le lunghe trattative con i principali creditori si sono concluse con un nulla di fatto: era dal dicembre 2021, ovvero da quando l’azienda è andata in default su 82,5 ...
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Potresti aver notato che alcune persone pubblicano post molto più lunghi rispetto al solito limite di 500 caratteri. Ci sono tre modi in cui ciò è possibile:
-Il proprietario del server ha personalizzato il software del proprio server Mastodon per modificare il limite di caratteri
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-Il server non funziona affatto con il software Mastodon, ma con qualcosa di totalmente diverso come Friendica, WordPress ecc
Maggiori informazioni:
➡️ fedi.tips/why-do-some-people-o…
Il post di @Fedi.Tips
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Morto il militare Usa che si è dato fuoco davanti all’ambasciata israeliana
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di Redazione
Pagine Esteri, 26 febbraio 2024 – È morto oggi, dopo alcune ore di agonia in ospedale, il militare che ieri sera si era dato fuoco davanti all’ambasciata di Israele negli Stati Uniti a Washington, per protestare contro il massacro degli abitanti di Gaza.
Il protagonista dell’estremo gesto di protesta si chiamava Aaron Bushnell, aveva 25 anni ed era un aviatore dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti in servizio in Texas.
Il ragazzo, studente di ingegneria, ha filmato tutto ed ha trasmesso in diretta quanto accadeva sulla piattaforma streaming Twitch. Prima di immolarsi Bushnell – che indossava la sua uniforme – ha urlato «Palestina libera» e «non sarò complice di un genocidio». Alcuni agenti presenti davanti alla sede diplomatica hanno spento il fuoco e soccorso il militare che però non è sopravvissuto alle ustioni.
Prima di cospargersi di liquido infiammabile, Bushnell ha spiegato: «Non sarò più complice del genocidio. Sto per intraprendere un atto di protesta estremo ma, rispetto a quello che le persone hanno vissuto in Palestina per mano dei loro colonizzatori, non è affatto estremo. Questo è ciò che la nostra classe dirigente ha deciso sarà normale».
Già a dicembre un altro uomo si era dato fuoco davanti al consolato israeliano ad Atlanta, in Georgia, riportando gravi ferite. Pagine Esteri
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La Nato a caccia di sommergibili. Gli obiettivi dell’esercitazione Dynamic Manta
Sta iniziando al largo della costa siciliana l’esercitazione navale Nato Dynamic Manta, che coinvolgerà marine e aereonautiche militari dei Paesi dell’Alleanza Atlantica con l’obbiettivo di affinare le loro capacità di antisommergibile e aumentare il livello della cooperazione tra i paesi del patto Atlantico. L’attività addestrativa, pianificata dal Comando marittimo alleato Nato (Marcom) si svolgerà al largo delle coste orientali e meridionali della Sicilia.
L’esercitazione
L’evento vedrà la partecipazione di unità navali di Italia, Francia, Grecia, Spagna, Stati Uniti e Turchia e di unità aeree di Germania, Canada, Grecia, Regno Unito, Stati Uniti e Turchia. Le operazioni vedranno sette sommergibili alternarsi nei ruoli di cacciatori e prede per simulare istanze di guerra navale nel Mediterraneo. I sottomarini opereranno aiutati dagli asset navali di superficie e aerei schierati dai Paesi partecipanti. L’Italia, Paese ospitante dell’evento, parteciperà all’evento con unità navali e velivoli ad ala rotante oltre a mettere a disposizione dei partecipanti le sue strutture logistiche, in particolare la base navale di Augusta. Le navi inviate dall’Italia sono la fregata antisommergibile Carlo Margottini, il cacciatorpediniere Luigi Durand de la Penne, il pattugliatore Francesco Morosini e due sommergibili.
La centralità della cooperazione
L’esercitazione è fondamentale dato che lo scenario più realistico di un intervento navale Nato nel Mediterraneo consiste nel sigillare le tre entrate del Mare, gli stretti dei Dardanelli e Gibilterra e il canale di Suez, per impedire l’ingresso di potenze avversario, per poi, in una seconda fase, iniziare a pattugliare il mare individuando ed eliminando le minacce sottomarine. Lo sviluppo di capacità di collaborazione fra le aereonautiche e le marine dei diversi Paesi membri è la pietra d’angolo per tali operazioni e sarà centrale per controbilanciare l’ipotetica superiorità numerica delle marine avversarie.
Il ruolo della Turchia
È interessante la presenza della Turchia tra i partecipanti dell’esercitazione. Il Paese, infatti, di recente è stato al centro di alcuni dissidi all’interno del Patto, come per esempio relativamente all’ingresso della Svezia nella stessa. Erdogan, in un primo momento, aveva anche tentato di presentarsi come figura di mediazione tra la Russia e l’Occidente, in contrapposizione alla linea prevalente nel resto del blocco atlantico. La sua presenza nell’esercitazione Dynamic Manta è però il riconoscimento della sua centralità in qualunque piano di contenimento della Federazione russa. La Turchia avrebbe, infatti, un ruolo centrale nel mantenimento del blocco dello stretto dei Dardanelli e nell’eliminazione della flotta Russa nel mar Nero, grazie alla sua posizione geografica. Il contenimento della Russia nel mar Nero senza partecipazione e impegno della Turchia sarebbe quasi irrealizzabile.
La proiezione oltre Suez
L’esercitazione dimostra come l’avversario principale per cui si prepara l’Alleanza atlantica sia la Federazione russa. Il teatro mediterraneo implica chiare condizioni operative per le marine dell’Alleanza Atlantica che possono contare su catene logistiche molto corte ed efficienti e, soprattutto, su un avversario, Mosca, con limitate capacità navali. Una questione più complessa è la proiezione delle dinamiche relative all’esercitazione nel contesto di un’eventuale operazione proiettata verso l’Indo-Pacifico. Le marine europee dovrebbero riuscire ad acquisire le capacità logistiche per operare nel teatro asiatico con la stessa efficienza che hanno nel Mediteranno. La questione più pressante sarebbe il bisogno di un continuo rifornimento di missili intercettori, indispensabili, per rispondere alle minacce missilistiche che caratterizzerebbero il teatro dell’Indo-Pacifico. Probabilmente, anche in uno scenario diverso dal conflitto con la federazione Russa, le marine europee dovrebbero garantire la sicurezza del Mediterraneo allargato permettendo, così, alla marina statunitense di concentrare tutte le sue forze ad Oriente.
La paura dell’arma nucleare spaziale fa parlare Usa e Russia
William Burns, direttore della Central Intelligence Agency, ha parlato con Sergei Naryshkin, direttore di Služba vnešnej razvedki, il servizio russo di intelligence esterna. E Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano Joe Biden, con Yuri Ushakov, uno dei consigliere per la politica estera del leader russo Vladimir Putin ed ex ambasciatore negli Stati Uniti. Al centro dei colloqui, la nuova arma nucleare anti-satellite attualmente in via di sviluppo da parte di Mosca. Da Washington un avvertimento: un eventuale dispiegamento rappresenterebbe una violazione del Trattato sullo spazio extra-atmosferico, oltre che una minaccia alla sicurezza nazionale americana.
I contatti, riportati dal quotidiano Wall Street Journal e dall’emittente CBS News, seguono la nota con cui una decina di giorni fa Mike Turner, presidente della commissione Intelligence della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, ha avvertito di una “seria” minaccia che gli Stati Uniti potrebbero dover discutere con i loro alleati. John Kirby, consigliere per le comunicazioni sulla sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha successivamente spiegato che il deputato stava parlando di una capacità antisatellite spaziale sviluppata dalla Russia. Sia il giornale sia l’emittente hanno riferito che l’amministrazione Biden starebbe contattando anche Paesi come l’India e la Cina (Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha incontrato una settimana fa gli omologhi Subrahmanyam Jaishankar e Wang Yi a margine della Conferenza di Monaco sulla sicurezza) e gli alleati del G7 nel tentativo di convincerli a dissuadere la Russia dal dispiegare l’arma.
Sabato, i leader del G7 riunitisi per la prima volta quest’anno sotto la presidenza italiana hanno bollato come “inaccettabile” la retorica nucleare della Russia e condannato “l’atteggiamento di intimidazione strategica” di Mosca “e il suo indebolimento dei regimi di controllo degli armamenti”. La minacce da parte della Russia di utilizzo di armi nucleari, “per non parlare di qualsiasi utilizzo di armi nucleari da parte della Russia, nel contesto della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina, sono inammissibili”, si legge ancora nella dichiarazione.
Il Cremlino ha negato che la Russia stia progettando di lanciare in orbita delle testate nucleari, accusando la Casa Bianca di creare isteria su una nuova minaccia russa per fare pressione sul Congresso affinché approvi nuovi aiuti all’Ucraina. Allo stesso modo, dopo le indiscrezioni più recenti dei media americani, Sergei Ryabkov, viceministro degli Esteri russo, oltre a definire “assurde” le accuse americane, ha dichiarato che i negoziati non hanno prodotto alcun risultato: Mosca, inoltre, è molto scontenta nei confronti di Washington per la diffusione dei dettagli dell’incontro che avrebbe dovuto rimanere riservato.
Colloqui di lavoro a norma di privacy. Durante un colloquio di lavoro vietato chiedere ai candidati se sono stati licenziati o se hanno intenzione di avere figli. Nemmeno se l’intervistato è consenziente. Vietato, inoltre, pescare dati dai social
Dai social vietato prendere dati salvo che non si tratti di un network professionale con dati che riguardano la posizione lavorativa. Vietato anche domandare referenze a precedenti datori di lavoro, salvo assenso dell'interessato. Sono queste alcune delle prescrizioni del Codice di condotta per le Agenzie per il lavoro (Apl), promosso da Assolavoro e approvato dal Garante della privacy (provvedimento n. 12 dell'11/11/2024, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale).
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Il codice di condotta è una attuazione del Regolamento Ue sulla privacy n. 2016/670 (Gdpr) e ha il compito di precisare modalità applicative del Gdpr.Il codice è rivolto alle agenzie, autorizzate dall'Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro), che svolgono attività di somministrazione, intermediazione, mediazione tra domanda e offerta di lavoro, ricerca e selezione del personale e di supporto alla ricollocazione professionale.
L'adesione al codice, utile a dimostrare la conformità al Gdpr, è facoltativa ed è aperta a tutte le agenzie, anche quelle non iscritte ad Assolavoro.
Il codice per le Apl, corredato da due fac simile (modello di informativa e di registro dei trattamenti), è ricco di indicazioni pratiche.
Un primo chiarimento riguarda i ruoli privacy nei rapporti tra agenzie e loro clienti/utilizzatori: eccetto le attività di esecuzione di servizi in outsourcing, Apl e utilizzatori/clienti sono definiti titolari autonomi.
Nel modello di informativa, allegato al Codice, sono dettagliate basi di liceità del trattamento e specifici termini di conservazione dei dati. Con esclusione della somministrazione di lavoro, le Apl possono conservare i dati per 48 mesi (salvo cancellazione anticipata a richiesta). Con riferimento ai rapporti di somministrazione di lavoro, invece, le Apl conservano i dati per un periodo di undici anni dalla cessazione del rapporto di lavoro.
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A riguardo delle basi giuridiche, il Codice specifica che non ci vuole il consenso per verificare le informazioni sul candidato mediante consultazione di un social network, purché sia di natura professionale.Il Codice riprende anche la regola, ancora spesso disattesa nella prassi, per cui non è dovuto il consenso al trattamento dei dati presenti nei curricula spontaneamente trasmessi dagli interessati, ai quali deve essere fornita un'informativa privacy al primo successivo contatto utile.
Quanto alle operazioni di trattamento, il Codice dà una serie di prescrizioni. Durante le selezioni di personale, non si devono scremare i candidati sulla base di informazioni che riguardano stato matrimoniale, gravidanza, handicap, neanche con il consenso dei candidati.
Non si possono, poi, acquisire referenze professionali del candidato presso precedenti datori di lavoro e comunicarle ai chi ha commissionato una ricerca di personale, senza una previa autorizzazione esplicita del candidato.
Infine, non si possono trattare, neanche con il consenso del candidato, informazioni relative a illeciti disciplinari o procedimenti giudiziari (salvi obblighi di legge).
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Peraltro, la comunicazione dei dati dei candidati tra Apl e clienti è ammessa, senza necessità di consenso, per finalità strettamente connesse al perfezionamento dell'assunzione.Quanto all'uso di algoritmi e decisioni automatizzate, materia che dovrà essere necessariamente revisionata a seguito dell'entrata in vigore del regolamento UE sull'Intelligenza Artificiale, il codice riprende le disposizioni del Gdpr (obbligo di redazione della valutazione di impatto privacy e di informativa, rispetto dei diritti degli interessati all''intervento umano, ad esprimere la propria opinione e a contestare la decisione)
Con il citato provvedimento 12/2024 l'autorità guidata da Pasquale Stanzione ha, infine, accreditato l'Organismo di monitoraggio, un ente indipendente, chiamato a verificare l'osservanza del Codice e a gestire eventuali reclami.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito
🔶 Mobilità del personale docente, educativo e ATA per l'anno scolastico 2024/2025: online la sezione dedicata
🔶 Scuola, sottoscritto il cont…
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito 🔶 Mobilità del personale docente, educativo e ATA per l'anno scolastico 2024/2025: online la sezione dedicata 🔶 Scuola, sottoscritto il cont…Telegram
Online la sezione dedicata alla mobilità del personale docente, educativo e ATA per l'anno scolastico 2024/2025.
Per i docenti sarà possibile presentare domanda entro il 16 marzo 2024. Per il personale educativo dal 28 febbraio al 19 marzo.
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Una filastrocca delle tante che Gianni Rodari ha scritto in relazione al Professor Grammaticus, personaggio tramite il quale il poeta voleva insegnare la grammatica ai bambini e alle bambine ma anche insegnare il senso della vita...
Il professor Grammaticus
sentì dire da un tale:
-Questa bomba all’idroggeno
chissà poi se fa male!
Il bravo professore
lo rimbeccò all’istante
- La bomba, signore caro,
è già tanto pesante,
con tutti i suoi megatoni
è già tremenda così,
non aggravi il pericolo
raddoppiando la “g”!
Rispose sghignazzando
quel re degli ignoranti:
- Sono in contravvenzione
per eccesso di consonanti?
- No, signore, non scherzi
con tali materie:
l’ortografia e la chimica
sono cose assai serie.
Al vecchio gas idrogeno
chieda subito scusa,
cancelli dal suo nome
la lettera intrusa.
Poi con la stessa gomma
sa che cosa faremo?
Tutte quante le bombe acca
dalla terra cancelleremo.
La nonna legge Rodari
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#laFLEalMassimo – Episodio 115: Navalny Matteotti e i Martiri della Libertà
La morte di Alexei Navalny, durante la detenzione basata su accuse risibili ci obbliga a
prendere coscienza di quale sia il prezzo che si può pagare per la libertà e di quanto siamo al
tempo stesso fortunati ad averla ottenuta gratuitamente dalla nascita e sciagurati nel
metterla a rischio sottovalutando la pericolosità del dittatore Putin.
La storia dei libri e dei film a grande budget nel cinema si concentra su eroi valorosi e
condottieri vincenti da Napoleone a Giulio cesare, persone che con le loro gesta hanno
colpito inciso così nella la cultura popolare da inserire il proprio nome nel lessico comune e
da incantare ancora dopo secoli o millenni l’immaginario collettivo.
Eppure, l’umanità ha conosciuto anche eroi silenziosi, che non hanno mai ucciso, invaso o
conquistato nessuno, ma che anzi si sono opposti ai conquistatori e ai violenti, agendo
spesso inascoltati e incompresi e finendo per pagare con la vita l’incrollabile volontà di
affermare la propria libertà.
Personaggi come Giacomo Matteotti e Alexey Navalny, che hanno alzato la testa contro
dittatori come Mussolini e Putin, mentre il resto della popolazione preferisce guardare
altrove, o sottomettersi apertamente all’arbitrio dei potenti.
Quanto coraggio ci vuole a rischiare di continuo la vita fino a perderla pur di sostenere le
proprie idee? Io penso che sia un coraggio enorme, più grande di quello dei generali che
mandano i soldati semplici a morire o dei conquistatori che storia e letteratura amano
celebrare.
Alexei Navalny ha resistito a minacce intimidazioni, a tentativi di corruzione, è stato
avvelenato ed ha rischiato di morire eppure ha deciso volontariamente di rientrare nel
paese che non è certo meritasse la sua battagli di libertà. E’ andato avanti finchè il suo corpo
mortale non a ceduto agli oltraggi degli aguzzini che lo tenevano prigioniero, ma il suo
esempio immortale resterà di ispirazione per le generazioni future.
Mi piace immaginare una nuova Russia libera, che in un futuro non troppo lontano possa
dedicare piazze e viali ad Alexei Navalny, come ha fatto l’Italia con Giacomo Matteotti e
voglio credere che il percorso tra l’assassinio e la caduta del dittatore possa essere più breve
per il popolo russo.
L'articolo #laFLEalMassimo – Episodio 115: Navalny Matteotti e i Martiri della Libertà proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Sapetevate che c'è uno sviluppatore italiano che si sta cimentando con lo sviluppo di un'app per Lemmy? L'app si chiama #Raccoon...
Lo sviluppatore è @Dieguito 🦝 e qui potete trovare la sua app, qui la comunità Lemmy dedicata e qui il canale Matrix dedicato allo sviluppo.
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Sangue, sangue e ancora sangue l La Città Futura
"Per la quarta volta il Paese capofila dei guerrafondai ha posto il veto all’ONU su una risoluzione che chiedeva l'immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza. Dall’inizio del conflitto gli statunitensi si riempiono la bocca di pace con proclami ipocriti e poi operano per tenere non solo aperto il conflitto -continuando a vendere armi a Israele- ma ne aprono di nuovi come quello in Yemen."
Fin dove si estende la Fascia di Kuiper? I Passione Astronomia
"Il team ha scoperto un certo numero di oggetti trans-nettuniani (KBO) ben oltre il tradizionale bordo esterno della fascia di Kuiper. Si pensava che questo bordo esterno (dove la densità degli oggetti inizia a diminuire) si trovasse a circa 50 UA, ma le ultime osservazioni suggeriscono che potrebbe estendersi fino a 80 UA ed oltre."
La mafia albanese
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Sul European Law Enforcement Research Bulletin, numero 22, un periodico pubblicato online e in formato cartaceo (cepol.europa.eu/scientific-kno…) dalla #CEPOL, l'Agenzia dell'Unione europea per la formazione delle autorità di contrasto appare tra gli altri un articolo sull’impatto della Mafia Albanse sulla sicurezza dell’Unione Europea (#UE) di José Luis Gil Valero, della International Union of Judicial Officers.
PREMESSA
Lo studio si concentra sul pericolo delle organizzazioni criminali di lingua albanese nei Balcani, in Europa e altrove. La metodologia si basa su due aspetti: lo studio delle caratteristiche essenziali di questi gruppi criminali sulla base degli ultimi studi resi pubblici nel settore accademico e lo studio delle principali operazioni di polizia e delle azioni internazionali svolte durante questo periodo sulla base delle relazioni di #Europol sull'accesso aperto che coinvolgono il comunicato stampa di Europol.
L'analisi di questi dati rivela il volume e la portata delle operazioni e l'ambito geografico delle principali attività criminali delle organizzazioni balcaniche, in particolare della mafia albanese. Ciò dimostra che abbiamo a che fare con organizzazioni criminali uniche a causa delle loro caratteristiche _sui generis_ e della loro attività criminale, che le rendono estremamente difficili da combattere da parte delle forze dell'ordine.
L'articolo è diviso in tre sezioni ben definite: la metodologia utilizzata per raccogliere i dati, le caratteristiche delle organizzazioni criminali nei Balcani, e appunto il _focus_ sulla mafia albanese.
L'attenzione è quindi posta proprio sulla mafia albanese, e i dati ottenuti sono analizzati utilizzando sei punti chiave: (1) il numero di operazioni di polizia effettuate, (2) il tipo di attività criminale, (3) le operazioni di polizia per tipo di traffico di droga, (4) i paesi coinvolti nelle operazioni, (5) il numero di membri della mafia albanese arrestati, e (6) il numero di operazioni di polizia effettuate contro i diversi gruppi criminali.
Questo articolo presenta un quadro teorico delle organizzazioni criminali nei Balcani, con l'obiettivo di approfondire le caratteristiche specifiche che rendono sia i gruppi balcanici che la mafia albanese in un unico gruppo di organizzazioni criminali. Lo smantellamento della Kompania Bello, una delle più grandi organizzazioni criminali albanesi al mondo, è esposto per evidenziare questo punto.
La ricerca analizza anche le operazioni di polizia condotte da Europol negli anni 2018-2021, presentando in forma grafica i punti chiave che mostrano la rilevanza della minaccia rappresentata dai gruppi criminali organizzati balcanici, in particolare dalla mafia albanese, per l'Unione europea nel suo complesso.
I BALCANI
I Balcani hanno costantemente formato un quadro complesso su etnia, religione, crocevia geografico, fattori sociali, rimostranze regionali e politiche storiche tra paesi, guerre, terrorismo e crollo dell'ex Jugoslavia.
La mancanza di una forte democrazia e di valori giuridici, combinata con la debolezza delle istituzioni politiche, ha reso i gruppi criminali dei Balcani una _tempesta perfetta_ per i criminali e le loro attività. La globalizzazione ha contribuito a creare un mondo più connesso e meno sicuro, e i gruppi criminali dei Balcani ne hanno approfittato per passare da una minaccia regionale a una globale.
Il cartello balcanico, costituito principalmente da organizzazioni mafiose di lingua albanese, non solo costituisce una porta primaria per la droga verso l'Unione europea, ma crea anche un modello di business criminale essenziale che minaccia l'Unione europea. I limiti dello studio risiedono nei limitati dati disponibili, che estenderebbero la portata dello studio e lascerebbero la porta aperta per ulteriori ricerche sull'argomento
Le minacce alla sicurezza provenienti dai Balcani hanno avuto un impatto significativo sui paesi al di fuori della regione e dell’Unione Europea, in particolare sulla criminalità organizzata di lingua albanese, nota anche come mafia albanese. Questi gruppi si sono diffusi a causa delle specificità geografiche, delle condizioni politiche ed economiche nei Balcani, degli alti tassi di disoccupazione, delle ondate di immigrazione verso l’Europa e del sostegno dei membri della diaspora albanese. Hanno creato un panorama criminale complesso che mette alla prova le forze dell’ordine.
LA MAFIA ALBANESE
Europol e altre forze dell'ordine fanno riferimento a gruppi di lingua albanese, inclusi cittadini dell'Albania in senso stretto, albano-kosovari e persone di lingua albanese del Montenegro. Questi gruppi spesso appaiono come facilitatori e fornitori di servizi per altri gruppi criminali, ma potrebbero anche far parte di una rete criminale più ampia.
Europol descrive i gruppi criminali organizzati albanesi come organizzazioni di tipo mafioso, che combinano elementi tradizionali e moderni della criminalità organizzata. Questi gruppi sono governati da clan familiari chiamati 'fis' con rigide regole interne di comportamento e lealtà al clan. Le loro comunicazioni hanno caratteristiche come il linguaggio codificato, dialetti come il gheg albanese e il cosiddetto codice del silenzio.
I gruppi criminali albanesi seguono una solida gerarchia interna per interagire con altre squadre e hanno sviluppato un modello di business poli-criminale, occupandosi di droga e armi da fuoco e fornendo servizi come sicari. Alcuni membri di questi gruppi, soprattutto quelli di lingua albanese, sono considerati ex dipendenti dei servizi segreti o agenti di polizia e paramilitari, elementi che rimangono parte del loro carattere.
La mafia albanese ha dimostrato un’incredibile capacità di sviluppare operazioni internazionali altamente complesse, creando un avamposto vitale soprattutto nell’Unione Europea. Uno dei suoi maggiori successi è la grande segretezza e l'alto livello di professionalità mentre opera all'estero.
Nelle indagini, alcuni individui appartenenti a queste reti criminali potrebbero essere identificati in base ai loro ruoli, il che potrebbe portare a bersagli giudiziari. Questi obiettivi all’interno delle catene criminali rappresentano importanti punti di rottura e potrebbero portare a obiettivi di alto valore per sconfiggere la vera minaccia.
I gruppi mafiosi albanesi sono collegati alle istituzioni statali, come funzionari della polizia di frontiera, investigatori delle forze dell'ordine, giudici e pubblici ministeri, che svolgono un ruolo cruciale nel garantire il regolare svolgimento delle attività criminali. L'intermediario, elemento cruciale della struttura criminale, è un intermediario perfetto per contattare le persone e salvare entrambe le parti coinvolte in accordi illegali. Se le forze dell’ordine riuscissero a scoprire e contrastare questi elementi della catena illegale, potrebbero abbattere e sconfiggere alcune organizzazioni criminali.
Le reti mafiose di lingua albanese si stanno diffondendo in tutto il mondo, ma i loro legami sono incredibilmente fitti nell’Unione Europea. Una consapevolezza dettagliata di questi legami è necessaria per comprendere come questi gruppi regionali siano diventati una minaccia alla sicurezza internazionale di alto livello per le nostre società. I punti caldi delle reti internazionali con la partecipazione segnalata di gruppi criminali albanesi legati al traffico illecito di droga includono cocaina, eroina e cannabis. Inoltre, il traffico di armi da fuoco è un mercato critico in Europa, con i gruppi criminali organizzati italiani, in primo luogo la 'Ndrangheta, che agiscono come principali clienti degli albanesi.
I principali paesi europei in cui la mafia albanese mantiene le proprie reti di diffusione e le proprie radici sono Belgio, Paesi Bassi, Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Svizzera e Germania. Gli Stati Uniti e i paesi dell’America Latina sono i loro principali avamposti fuori dall’Europa.
LE OPERAZIONI DI POLIZIA
L’operazione di polizia LOS BLANCOS, coordinata da Europol nel settembre 2020, ha coinvolto oltre dieci Paesi, europei ed extraeuropei, contro la pericolosa e complessa mafia albanese, conosciuta come Kompania Bello. Il sindacato criminale, guidato da Dritan Rexhepi (recentemente arrestato, di cui ci siamo già occupati nel nostro blog), controllava l'intera catena del traffico di droga tra i cartelli della droga sudamericani e l'Europa, in particolare i porti dei Paesi Bassi e del Belgio. Da questi punti la cocaina veniva consegnata in Germania, Italia e Albania. Il gruppo coinvolgeva quasi quattordici gruppi criminali albanesi e reclutava i loro membri dalla estesa diaspora di lingua albanese nei paesi europei.
Durante l'indagine, le capacità di intelligence sviluppate dalla Kompania hanno dimostrato che i membri dei gruppi si scambiavano informazioni sulle operazioni di polizia e sui casi penali durante l'elaborazione in tribunale come analisi strategica focalizzata su future attività illegali. È stato osservato anche il ricorso a garanti e la corruzione di funzionari pubblici nei porti mercantili. Il sistema di pagamento utilizzava un sistema organizzativo cinese (feich’ien) senza portare contanti.
La situazione attuale tra il 2018 e il 2021 si basa sul comunicato stampa di Europol, che ha partecipato e coordinato queste operazioni in Europa e in altri paesi. Per rispondere alla domanda se la mafia albanese rappresenti una minaccia per l’UE, sono stati utilizzati sei punti di riferimento chiave rispetto ai quali valutare i dati ottenuti.
La minaccia della mafia albanese nell'ambiente europeo viene valutata utilizzando i dati dei comunicati stampa di Europol. La principale attività criminale della mafia albanese è il traffico di droga, a cui si aggiungono reati come il riciclaggio di denaro e il traffico di migranti identificato.
La principale sostanza illegale trafficata è la Cannabis Sativa e i suoi prodotti derivati, come la marijuana (74.755 piante di cannabis; 73 piantagioni; 3.400 kg sequestrati; e 280 kg di marijuana sequestrati), seguita dalla cocaina (5.650 kg sequestrati, principalmente a Kompania Bello, durante Operazione BLANCOS e anche operazione GOLDFINGER). L’Albania è il fulcro centrale della produzione e del traffico di cannabis verso l’UE, e uno dei principali varchi della cocaina dall’America Latina all’Europa utilizza la rotta balcanica, simile al cartello balcanico.
L’ESPANSIONE TERRITORIALE
Uno dei punti di forza delle organizzazioni criminali balcaniche, in particolare della mafia albanese, è la loro incredibile espansione territoriale. I dati forniscono informazioni preziose sulla minaccia della mafia albanese nell'ambiente europeo.
La mafia albanese, una minaccia significativa per l’UE, è attiva nella regione dal 2019, con una tendenza preoccupante all’arresto di circa 200 detenuti all’anno. Tra il 2018 e il 2021, 375 persone sono state arrestate in diverse operazioni di polizia sostenute da Europol. Tuttavia, non sono disponibili dati sul numero effettivo di persone detenute legate alla mafia albanese nei paesi membri dell’UE.
In questo periodo il numero delle operazioni di polizia contro tutti i gruppi organizzati della regione balcanica è arrivato a 21, con la mafia albanese in testa di dieci (47,65%) tra gli obiettivi operativi. Seguono altri gruppi balcanici con sei operazioni (28,57%) e il 'cartello balcanico' con cinque operazioni (23,80%). Il cartello balcanico è considerato la seconda minaccia più importante a causa dei suoi progressi strutturali e del carattere di sindacato della criminalità organizzata.
MAFIA ALBANESE ED AMERICA LATINA
Nei mercati criminali, il traffico di droga rimane l’attività criminale principale, con i prodotti derivati dalla cannabis seguiti dalla cocaina che costituiscono i principali stupefacenti. La mafia albanese rappresenta una continua minaccia per l’UE a causa del suo potere in America Latina e della sua complessa rete di facilitatori che garantiscono che la droga raggiunga i mercati europei. Il volume del traffico di cannabis all’interno dei confini dell’UE ha reso gli albanesi i principali produttori e distributori.
CONCLUSIONI
Per combattere queste organizzazioni criminali, è fondamentale prendere di mira i fattori chiave o i principali facilitatori delle loro attività, sia legali che illegali. L’UE dovrebbe considerare l’attuale numero di operazioni e arresti effettuati in tutta l’UE e lavorare per affrontare le sfide che pongono.
La mafia albanese è una rete criminale complessa e adattiva con cui le forze dell’ordine devono confrontarsi. La Kompania Bello, un ottimo esempio, rappresenta una minaccia per la sicurezza dell'UE. Le questioni chiave da affrontare includono la struttura dei clan, la diffusione della diaspora globale, i collegamenti internazionali tra altri gruppi criminali e lo sviluppo di attività criminali da parte di broker e intermediari. Le forze dell’ordine devono migliorare le capacità di intelligence e rafforzare la cooperazione tra polizia e agenzie di sicurezza. L’analisi di programmi come “AP Copper” di Europol e “IPA 2019 Countering Serious Crime in the Western Balkans” può aiutare a coordinare gli sforzi contro la criminalità organizzata di lingua albanese. Tuttavia, la complessità del fenomeno e i limiti delle indagini richiedono ulteriori ricerche sulla criminalità organizzata di lingua albanese nell’UE e altrove. Nonostante le molteplici operazioni di polizia, permangono significative lacune informative, che richiedono una ricerca continua per comprendere meglio la minaccia per le società europee.
# JoséLuisGilValero #InternationalUnionofJudicialOfficers #Mafiaalbanese #IPA #CounteringSeriousCrimeintheWesternBalkans
Ecco i motivi per cui è importante sostenere poliverso.org
Il progetto Poliverso è stato creato per mettere a disposizione degli utenti italiani un’intera istanza basata su Friendica, che non è solo la più completa alternativa a Facebook, ma è anche il software più potente per l’esplorazione del Fediverso! Con poliverso.org puoi interagire con tutti i profili delle Fediverso, ma puoi anche collegare il tuo account Bluesky; a differenza di Mastodon…
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Frode carosello nei prodotti ittici da Spagna e Portogallo verso Genova. E spunta l'ombra della mafia.
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La #GuardiadiFinanza di Genova ha arrestato cinque persone accusate di vari reati, tra cui frode, trasferimento fraudolento di valore, auto-riciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele e omesso versamento iva. Il tutto per un giro d’affari di oltre 3 milioni di euro.
Le indagini si sono sviluppate dal 2015 al 2021 e hanno coinvolto 12 persone, tutte accusate di aver creato un'associazione a delinquere.
Gli inquirenti indicano alla guida dell'associazione Salvatore Vetrano (i cui reati sono stati contestati con l’aggravante di aver commesso tali delitti al fine di agevolare l’associazione di stampo mafioso “Cosa Nostra”), che partecipava a varie società gestendo uno schema di evasione fiscale basato sull'importazione di prodotti ittici dalla Spagna e dal Portogallo in Italia. Lo schema prevedeva due tipi di evasione fiscale: uno in cui l'operatore inadempiente era costretto a pagare l'imposta applicata nel paese, e un altro in cui l'entità "cuscinetto" era autorizzata ad acquistare i prodotti e venderli a clienti con prezzi distorti.
Sono stati emessi mandati d'arresto europei per Vetrano e Bruno Anna, eseguiti a Barcellona da personale della Divisió d’Investigació Criminal de Mossos d’Esquadra, con il supporto del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Genova ed il coordinamento del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (SCIP), ed a Vigo da personale dalla Policia Nacional – Unidad de Delincuencia Económica y Fiscal. ll Giudice per le Indagini Preliminari ha confiscato beni per oltre 3 milioni di euro, secondo il profitto delle attività illecite.
_Editato con GoOnlineTools_
rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
Ministero dell'Istruzione
Il video racconto #NoiSiamoLeScuole è dedicato questa settimana alla Scuola Primaria Su Loi della Direzione Didattica “2° Circolo Capoterra” in provincia di Cagliari.Telegram
Ministero dell'Istruzione
Il #MIM, l'Istituto Nazionale di Astrofisica e Openet Technologies S.p.A. - Matera organizzano la XIII edizione della Scuola nazionale estiva di astronomia "A scuola di Stelle" per la preparazione e la partecipazione ai Campionati di Astronomia.Telegram
Operazione internazionale contro il più grande gruppo di ransomware al mondo. Aiuta il portale “No More Ransom”
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In un'azione coordinata supportata da #Eurojust ed #Europol, le autorità giudiziarie e di polizia di 10 paesi diversi hanno colpito #LockBit, l'organizzazione di ransomware più attiva al mondo.
Due membri del team ransomware sono stati arrestati in Polonia e Ucraina.
Inoltre, le forze dell’ordine hanno compromesso la piattaforma principale di LockBit e rimosso 34 server nei Paesi Bassi, Germania, Finlandia, Francia, Svizzera, Australia, Stati Uniti e Regno Unito.
LockBit è emerso per la prima volta alla fine del 2019, inizialmente chiamandosi ransomware “ABCD”. Da allora, è cresciuto rapidamente e nel 2022 è diventato la variante di ransomware più diffusa a livello mondiale. Si ritiene che gli attacchi LockBit abbiano colpito oltre 2.500 vittime in tutto il mondo. Il gruppo operava come "ransomware-as-a-service", il che significa che un team principale crea il proprio malware e gestisce il proprio sito Web, concedendo in licenza il proprio codice agli affiliati che lanciano attacchi.
L'azione congiunta ha permesso alle diverse forze di polizia di prendere il controllo di gran parte delle infrastrutture che permettono il funzionamento del ransomware LockBit, compresa la darknet, e, in particolare, il "muro della vergogna" utilizzato per pubblicare i dati delle vittime che si sono rifiutate di pagare il riscatto. Questa azione ha interrotto la capacità della rete di operare. Le autorità hanno inoltre congelato più di 200 conti di criptovaluta collegati all'organizzazione criminale.
Questa operazione internazionale segue una complessa indagine condotta dalla National Crime Agency del Regno Unito. Supportate da Eurojust ed Europol, le forze dell'ordine di altri nove paesi hanno lavorato su questo caso in stretta collaborazione con l'Agenzia nazionale anticrimine, comprese le autorità di Francia, Germania, Svezia, Paesi Bassi, Stati Uniti, Svizzera, Australia, Canada e Giappone.
Il caso è stato aperto presso Eurojust nell’aprile 2022 su richiesta delle autorità francesi. Il Centro europeo per la criminalità informatica (EC3) di Europol ha organizzato riunioni operative per sviluppare le piste investigative in preparazione della fase finale dell’indagine.
La polizia giapponese, la National Crime Agency e il Federal Bureau of Investigation hanno unito le loro competenze tecniche per sviluppare strumenti di decrittazione progettati per recuperare i file crittografati dal ransomware LockBit.
Queste soluzioni sono state rese disponibili gratuitamente sul portale “No More Ransom”, disponibile in 37 lingue.
Finora, più di 6 milioni di vittime in tutto il mondo hanno beneficiato di No More Ransom, che contiene oltre 120 soluzioni in grado di decrittografare più di 150 diversi tipi di ransomware.
Oltre le verie Autorità Giudiziarie dei Paesi interessati, hanno preso parte all'indagine le seguenti autorità di polizia:
Regno Unito: National Crime Agency, South West Regional Organized Crime Unit
Stati Uniti: Federal Bureau of Investigation – Newark
Francia: JUNALCO (National Jurisdiction Against Organized Crime) e Gendarmerie Nationale
Germania: Dipartimento centrale per la criminalità informatica del Nord Reno-Westfalia (CCD), Ufficio statale per le indagini penali dello Schleswig-Holstein (LKA Schleswig-Holstein), Ufficio federale della polizia criminale (Bundeskriminalamt)
Svezia: Centro svedese per la criminalità informatica,
Paesi Bassi: Team Cybercrime Zeeland-West-Brabant, Team Cybercrime Oost-Brabant, Team High Tech Crime);
Australia: Polizia federale australiana Canada: Polizia a cavallo reale canadese
Giappone: Agenzia nazionale di polizia ·
Svizzera: Polizia cantonale di Zurigo.
_Editato con GoOnlineTools_
Man
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in reply to Man • •@Man
Sì, vero, ma funziona così discretamente bene da browser mobile che la mancanza di un'app non è tutta questa grande tragedia
Diciamo 2010... dài! 😁
E comunque qui hai totalmente ragione: l'interfaccia è davvero retrò, ma qui su Poliverso stiamo valutando la possibilità di creare un accesso alternativo attraverso Soapbox o Semaphore (grazie a un'idea di @Chiara [Ainur] [Айнұр] ❤️). Questi strati applicativi sono molto interessanti e forniscono addirittura un'interfaccia molto più bella e moderna rispetto a quella dello stesso Mastodon, ma dobbiamo prima capire bene come farci girare le funzionalità più avanzate di Friendica, perché sono quelle funzionalità che rendono questo software così unico e vantaggioso rispetto agli altri software del fediverso
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informapirata ⁂, Pirati.io, Poliverso & Poliversity, m4cchia, H9k e Antonino Campaniolo 👣 reshared this.
Nerd02
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Has anyone defederated your instance? An update to the Defederation Investigator - Based Count
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in reply to Nerd02 • •@Nerd02 hai compreso perfettamente il problema: è vero, Friendica implementa l'api di Mastodon, ma per far funzionare alcune funzionalità devono essere tarati gli strati applicativi che oggi vanno bene per mastodon o per pleroma. Questo è il problema che, discutendo con @Fabio è emerso come Maggiore criticità.
Non sono un talebano di Friendica, ma bisogna fare una analisi funzionale per capire quali sono le cose alle quali poter rinunciare e quali no. Sì siamo costretti a eliminare alcune peculiarità distintive del sistema per far somigliare tutto a mastodon o misskey, Allora tanto varrebbe utilizzare mastodon o misskey 😅
Friendica è un software eccezionale nel quale c'è tutto o quasi, ma è chiaramente stato realizzato da sviluppatori eccezionali che tuttavia mancavano di una cultura adeguata nella gestione di prodotto.
Friendica sembra essere stato sviluppato Per esaudire tutti ma proprio tutti i desideri di tutti i potenziali utenti...
In pratica, si è voluto realizzare un gigantesco e potentissimo Mecha modulare come Voltron
Purtuttavia il risultato estetico ed ergonomico è stato più simile a uno di quei mostri Goffi e dimenticabili che venivano spediti a ogni puntata per sconfiggere il robottone protagonista...😁 😄 🤣
Nerd02
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Ahahaha splendida analogia.
Non metto in dubbio i vantaggi di Friendica. Anzi, volendomi avvicinare al mondo del microblogging (dal quale ahimé sono tagliato fuori, usando Lemmy) stavo giusto pensando di aprirmi un'istanza con Friendica, piuttosto che Mastodon. Però personalmente trovo l'UI davvero DAVVERO brutta, è ciò che finora mi ha allontanato dal provarlo.
Se si riuscisse ad avere un backend come l'attuale Friendica e un'UI bella moderna come Soapbox o Misskey sarebbe davvero il meglio dei due mondi.
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Man
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Unknown parent • •@Antonino Campaniolo 👣 :birra: sì, Infatti mi sembra chiaro che attualmente non ci siano energie nella community di Friendica per realizzare una nuova interfaccia...
Purtroppo noi siamo ancora nella fase 1, ossia quella per individuare uno strato applicativo versatile e affidabile. Sull'affidabilità, ovviamente, soapbox è avvantaggiato, considerando la sua maturità e la qualità del prodotto.
Il problema è che dobbiamo valutare anche la versatilità e per farlo ci serve tempo.
Una volta Superata la fase 1 bisogna passare alla fase 2 che è la valutazione della fattibilità di un'operazione del genere sulla base degli strumenti che abbiamo a disposizione.
Poi c'è la fase 3 che non consiste ancora nel mettere le mani sul codice, perché non abbiamo la forza per farlo, ma piuttosto di iniziare una campagna di coinvolgimento di persone disposte a contribuire allo sviluppo di una versione beta... in questa fase sarà importante coinvolgere sia la comunità di Friendica sia quella di Soapbox.
Solo dopo si può iniziare a fare qualcosa... 😭
@Man
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