Open Source ELINT Accidentally from NASA
You normally think of ELINT — Electronic Intelligence — as something done in secret by shadowy three-letter agencies or the military. The term usually means gathering intelligence from signals that don’t contain speech (since that’s COMINT). But [Nukes] was looking at public data from NASA’s SMAP satellite and made an interesting discovery. Despite the satellite’s mission to measure soil moisture, it also provided data on strange happenings in the radio spectrum.
While 1.4 GHz is technically in the L-band, it is reserved (from 1.400–1.427 GHz) for specialized purposes. The frequency is critical for radio astronomy, so it is typically clear other than low-power safety critical data systems that benefit from the low potential for interference. SMAP, coincidentally, listens on 1.41 GHz and maps where there is interference.
Since there aren’t supposed to be any high-power transmitters at that frequency, you can imagine that anything showing up there is probably something unusual and interesting. In particular, it is often a signature for military jamming since nearby frequencies are often used for passive radar and to control drones. So looking at the data can give you a window on geopolitics at any given moment.
The data is out there, and a simple Python script can pull it. We imagine this is the kind of data that only a spook in a SCIF would have had just a decade or two ago.
Jamming tech is secretive but powerful. SMAP isn’t the only satellite to have its mission unexpectedly repurposed.
Grazie a @Valter Vico per l'invito e a Shiatsu Milano Editore per l'ospitalità!
Tiziano reshared this.
Gli hacker criminali di Nova rivendicano un attacco informatico al Comune di Pisa
La banda di criminali informatici di NOVA rivendica all’interno del proprio Data Leak Site (DLS) un attacco informatico al Comune di Pisa.
Disclaimer: Questo rapporto include screenshot e/o testo tratti da fonti pubblicamente accessibili. Le informazioni fornite hanno esclusivamente finalità di intelligence sulle minacce e di sensibilizzazione sui rischi di cybersecurity. Red Hot Cyber condanna qualsiasi accesso non autorizzato, diffusione impropria o utilizzo illecito di tali dati. Al momento, non è possibile verificare in modo indipendente l’autenticità delle informazioni riportate, poiché l’organizzazione coinvolta non ha ancora rilasciato un comunicato ufficiale sul proprio sito web. Di conseguenza, questo articolo deve essere considerato esclusivamente a scopo informativo e di intelligence.
Nel post pubblicato nelle underground dai criminali informatici viene riportato che la gang è in possesso di 100GB di dati, esfiltrati dalle infrastrutture IT del comune. Minacciano la pubblicazione tra 14 giorni.
In quella data ci sarà un aggiornamento del post. Sicuramente la gang in quella data potrà pubblicare una parte dei dati in loro possesso per aumentare la pressione sulla vittima.
I criminali informatici, per poter attestare che l’accesso alle infrastrutture informatiche è avvenuto con successo, riportano una serie di documenti (samples) afferenti all’azienda.
Questo modo di agire – come sanno i lettori di RHC – generalmente avviene quando ancora non è stato definito un accordo per il pagamento del riscatto richiesto da parte dei criminali informatici. In questo modo, i criminali minacciando la pubblicazione dei dati in loro possesso, aumenta la pressione verso l’organizzazione violata, sperando che il pagamento avvenga più velocemente.
Come spesso riportiamo, l’accesso alle Darknet è praticabile da qualsiasi persona che sappia utilizzare normalmente un PC. Questo è importante sottolinearlo in quanto molti sostengono il contrario, spesso nei comunicati dopo la pubblicazione dei dati delle cybergang ransomware e tali informazioni sono pubblicamente consultabili come fonti aperte.
Come nostra consuetudine, lasciamo sempre spazio ad una dichiarazione da parte dell’azienda qualora voglia darci degli aggiornamenti sulla vicenda. Saremo lieti di pubblicare tali informazioni con uno specifico articolo dando risalto alla questione.
RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono utilizzare la mail crittografata del whistleblower.
Cos’è il ransomware as a service (RaaS)
Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.
Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.
Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:
- Il ransomware cos’è. Scopriamo il funzionamento della RaaS
- Perché l’Italia è al terzo posto negli attacchi ransomware
- Difficoltà di attribuzione di un attacco informatico e false flag
- Alla scoperta del gruppo Ransomware Lockbit 2.0
- Intervista al rappresentante di LockBit 2.0
- Il 2021 è stato un anno difficile sul piano degli incidenti informatici
- Alla scoperta del gruppo Ransomware Darkside
- Intervista al portavoce di Revil UNKNOW, sul forum XSS
- Intervista al portavoce di BlackMatter
Come proteggersi dal ransomware
Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.
Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:
- Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
- Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
- Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
- Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
- Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
- Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronica. Se un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
- Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
- Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
- Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
- Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.
Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.
La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.
Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.
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Per Apple Watch è scoccata l’ora più triste?
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L'esigenza di ottimizzare le spese, il flop del visore, la necessità di recuperare terreno sul fronte dell'Intelligenza artificiale, i dazi e le richieste di investimenti negli Usa da parte di Trump sembrano aver distratto Cupertino dal presidio
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Attacco informatico all’Università Roma Tre: intervengono ACN e Polizia Postale
Un grave attacco informatico ha colpito l’infrastruttura digitale dell’Università nella notte tra l’8 e il 9 maggio, causando l’interruzione improvvisa dei servizi online dell’Ateneo, inclusi siti istituzionali e piattaforme essenziali per studenti e personale docente.
Al momento è presente sul sito dell’università il seguente comunicato che mette offline il sito istituzionale.
Secondo quanto riportato dall’Ateneo stesso in una comunicazione ufficiale, il primo allarme è scattato nella notte dell’8 maggio, quando i servizi informatici hanno smesso improvvisamente di funzionare. Già nelle ore notturne, l’Area Sistemi Informativi ha attivato i protocolli di emergenza, allertando l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e la Polizia Postale, che si sono recate sul posto per le indagini.
Le operazioni di analisi e contenimento si sono protratte fino alle ore 2:00 del mattino successivo, consentendo di confermare la gravità dell’attacco e di avviare una prima valutazione dei danni all’infrastruttura digitale.
La Direzione 5 e la Direzione 7, insieme ai tecnici informatici dell’Università, sono al lavoro per il ripristino completo delle piattaforme, con l’obiettivo dichiarato di riportare online i principali servizi entro la giornata di lunedì.
Tra i sistemi prioritari:
- Contabilità
- Protocollo informatico
- IRIS (archivio della ricerca)
- Segreteria studenti (GOMP)
Proprio la piattaforma GOMP, fondamentale per studenti e docenti, è tornata accessibile già dalla serata del 9 maggio.
Mentre permangono difficoltà su alcuni fronti, la posta elettronica istituzionale risulta pienamente funzionante. Gli utenti possono accedervi utilizzando le proprie credenziali nei formati nome.cognome@stud.uniroma3.it
(per gli studenti) e ncognome@os.uniroma3.it
(per il personale). L’Ateneo ha promesso aggiornamenti continui sull’evoluzione della situazione e sui tempi di ripristino attraverso i canali ufficiali
Attacco informatico sull'infrastruttura dell'Ateneo
Nella notte dell’8 maggio, si è registrata una interruzione dei servizi informatici di Ateneo. A seguito delle operazioni di verifica effettuate già nella notte e proseguite per tutta la mattina del 9 si è potuto constatare che l'infrastruttura dell'Ateneo è stata oggetto di un grave attacco informatico che ha reso inaccessibili i siti web di Ateneo.
Immediatamente dopo aver rilevato l'attacco, l'Area Sistemi Informativi ha contattato l'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e la Polizia Postale che si sono prontamente recate presso le nostre sedi per attivare tutte le azioni necessarie. Tali procedure si sono protratte fino alle ore 02.00 di questa notte e sono state fondamentali per comprendere l'entità dell'attacco, valutare i danni e iniziare il processo di ripristino.
La Direzione 5 e la Direzione 7 stanno lavorando anche in queste ore per garantire il ripristino dei servizi principali entro la giornata di lunedì.
Tra questi, particolare attenzione è stata dedicata ai servizi di contabilità, protocollo informatico, Iris e segreteria studenti, fondamentali per la gestione amministrativa dell'Università. L’attività eseguita ha permesso, già dalla serata del 9, l’accesso a studenti e docenti ai servizi di segreteria (GOMP).
Ci scusiamo per il disagio, tutto il settore tecnico informatico è impegnato per il ripristino, seguiranno comunicazioni sui progressi nella riattivazione dei servizi.
La posta elettronica di Ateneo è funzionante, per poter accedere fare click qui ed inserire le credenziali tipo mrossi@os.uniroma3.it o mar.rossi@stud.uniroma3.it.
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RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono accedere utilizzare la mail crittografata del whistleblower.
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Learn 15 Print-in-Place Mechanisms in 15 Minutes
3D printed in-place mechanisms and flexures, such as living hinges, are really neat when you can get them to print correctly. But how do you actually do that? YouTuber [Slant 3D] is here with a helpful video demonstrating the different kinds of springs and hinges (Video, embedded below) that can be printed reliably, and discusses some common pitfalls and areas to concentrate upon.
Living hinges are everywhere and have been used at least as long as humans have been around. The principle is simple enough; join two sections to move with a thinned section of material that, in small sections, is flexible enough to distort a few times without breaking off. The key section is “a few times”, as all materials will eventually fail due to overworking. However, if this thing is just a cheap plastic case around a low-cost product, that may not be a huge concern. The video shows a few ways to extend flexibility, such as spreading the bending load across multiple flexure elements to reduce the wear of individual parts, but that comes at the cost of compactness.
Moving on from springs, the second part of the video describes a few strategies for print-in-place hinges, describing how they fail, and what to do to mitigate. Again, robustness comes at a cost, in this case, increased bulk, but with 3D printing, you get what you pay for. Overall, it’s a nice, concise guide to the topic and well worth a mere seventeen minutes of your time, we reckon.
We see 3D printed flexure mechanisms a lot ’round here, like this for example. But how precise are they? Finally, we think this 3D printed spherical flexure joystick is cool, but must have been a bit tricky to model!
youtube.com/embed/AAKsl8zW-Ds?…
Thanks to [Hari Wiguna] for the tip!
PayPal sfida Apple e Google sui pagamenti via Nfc
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Lo scorso anno Bruxelles aveva spinto Apple ad aprire la propria tecnologia Nfc ai wallet di terze parti. Oggi ad approfittare della situazione è PayPal, che dopo aver passato l'ultimo quarto di secolo sul Web giunge nei negozi fisici, forte del suo sistema
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Exploring the RP2350’s UART-Bootloader
The RP2350 has a few advantages over its predecessor, one of which is the ability to load firmware remotely via UART, as [Thomas Pfilser] has documented on his blog and in the video below.
[Thomas] had a project that needed more PWM than the RP2350 could provide, and hit upon the idea of using a second RP2350 as a port expander. Now, one could hard-code this, but dealing with two sets of firmware on one board can be annoying. That’s where the UART bootloader comes in: it will allow [Thomas] to program the port-expander RP2350 using the main microcontroller. Thus he only has to worry about one firmware, speeding up development.
There are limits to this technique: for one, your code must fit into the RP2350’s RAM– but the chip has 512 kB. While 640 kB should be enough for anyone, 512 kB is plenty for the port-expander [Thomas] is working on. The second drawback is that your device now has a boot time of a second or so, since the UART connection is not exactly high-bandwidth. Third, using UART on the same pins as the bootloader within the program is a bit tricky, though [Thomas] found a solution that may soon be in the SDK.
[Thomas] also wanted to be able to perform this trick remotely, which isn’t exactly UART’s forte. RS-485 comes to the rescue, via TI’s THVD1450. That worked reliably at the 10m cable length used for the test. [Thomas] sees no reason it could not work over much longer distances. ([Thomas] suggests up to 100 m, but the baud rate is fairly low, so we wouldn’t be surprised if you could push it quite a bit further than that. The standard is good out to a kilometer, after all.) For all the wrinkles and links to tips and solutions, plus of course [Thomas]’s code, check out the blog. If you want to listen to the information, you can check out the video below.
We’re grateful to [Thomas] for letting us know about his project via the tip line, like we are to everyone who drops us a tip. Hint, hint.
Given that it is the new chip on the block, we haven’t seen too many hacks with the RP2350 yet, but they’re starting to trickle in. While a UART bootloader is a nice feature to have, it can also introduce a security risk, which is always something to keep in mind.
youtube.com/embed/eno0hiFSr18?…
Nuoce alla salute
@Politica interna, europea e internazionale
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Politica interna, europea e internazionale reshared this.
Consiglio per acquisto televisore
Da un paio di giorni il mio televisore si "dimentica" la password per collegarsi al mio telefonino che uso come hot spot (in casa non ho Wi-Fi né rete cablata, faccio tutto con la connessione dati del telefonino). L'ho aperto per vedere se c'era qualche pila a bottone da cambiare ma non ne ho viste.
Io uso il televisore SOLO per vedere Netflix quindi al momento ogni volta che lo accendo devo andare in configurazione e impostare nuovamente la password, operazione resa noiosa dal fatto che ho a disposizione solo una tastiera virtuale su cui andare a cercare lettere e numeri spostandomi con i tasti freccia del telecomando.
Proprio in questi giorni alla COOP c'è un'offerta per un Saba SA32B46 a 99 euro, sul sito di Mediaworld lo vendono a 194. Mi sembra una buona occasione, a voi?
Il problema è che questo televisore non ha il Wi-Fi ma solo la presa Ethernet quindi così com'è non me ne farei assolutamente nulla.
Cosa dovrei comprare secondo voi per trasformare quella presa Ethernet in un Wi-Fi con cui collegarlo al mio telefonino in tethering?
Se ne valesse la pena potrei comprare il televisore più il "pezzo mancante".
Grazie.
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Ti racconto la mia esperienza con linux e perché NON E' UN'ALTERNATIVA VALIDA (per me e altri per professionisti).
Dopo essermi riavvicinato a Linux a seguito di qualche anno di pausa, posso esprimere un parere che sarà senz'altro impopolare, severo, ma è quello che penso.
Il mio asus di tre anni fa ormai arranca con Windows 11. Un po' meglio dopo avere disattivato i servizi di indicizzazione (almeno, in questo modo, è diventato usabile).
Il fatto che stia rallentando a mio avviso è uno scandalo dopo soli 3 anni, ma mi aveva spinto a cercare alternative con Linux, con il quale il portatile, letteralmente, vola (con qualsiasi distribuzione). Questo aspetto continua a sorprendermi, anche se sapevo che sarebbe andata così resta comunque un punto a favore.
Il problema è un altro: l'insormontabile limite strutturale di semplicità di utilizzo, per un utente che non sia...non dico solo esperto, ma tanto esperto.
Finché si fa un utilizzo di base è tutto splendido e abbastanza abbordabile, ma quando cominci a fare degli utilizzi specifici, tanti auguri. Ed è per questo che la situazione è ancora più tragica nel contesto di un mondo in cui dipendiamo dagli USA per qualsiasi cosa, e purtroppo per me i sistemi GNU/Linux non sono ancora una valida alternativa per la massa.
Esempio per capirci meglio. Ho installato e provato le seguenti distribuzioni: Opensuse (LEAP, Tumbleweed), Fedora, Debian, MX Linux, Mageia, Linux Mint Debian Edition, Ufficio Zero, Xubuntu, Manjaro, Tuxedo. Se non erro sono quasi tutte distribuzioni "maggiori", o che derivano da esse. Alla fine ho scelto Mint perché è stata la distribuzione in cui più facilmente sono riuscito ad installare la maggior parte dei programmi che mi servono senza impazzire). Ma parlo solo dell'installazione!
Bene, oltre al fatto che ciascuna di questa ha comandi diversi per installare pacchetti (e già qui potremmo discutere, un utente comune non può e non deve sbattersi per capire come installare cosa gli serve). I dolori son venuti dopo l'installazione, infatti.
Visto che sono un utente un po' più evoluto della media, ho esigenze diverse: VMWare Workstation, un programma di video editing serio, ecc. (programmi per fotografia non li prendo neanche in considerazione, perché su Linux il meglio che esiste è GIMP, RawTherapee e Darktable, e per me non sono all'altezza della suite Adobe o di Luminar).
Bene, dicevamo: ecco le mie esigenze di Youtuber/Fotografo/Podcaster:
1) sviluppo foto veloce, efficiente, con funzioni AI avanzate
2) editing video semi-professionale
3) dirette su Youtube/Facebook
4) Virtualizzazione con VMWare (ho una certificazione VMWare).
5) Registrazione di podcast in modo professionale.
1: sviluppo foto. Come dicevo in altri post, purtroppo su Linux il mondo fotografico è rimasto indietro. Nei software proprietari non hai più bisogno di lavorare con maschere, maschere colore, maschere luminosità, selezioni con lazo, ecc. Sia i software di Adobe che quello di Luminar ti consentono di muovere un slider e (ad esempio) modificare tutto quello che è blu, o scurire un cielo troppo chiaro, o aumentare la luminosità soltanto degli oggetti in primo piano. Non devi selezionare nulla, è l'IA che capisce cosa è blu, cosa è lontano, che cosa è cielo, edificio, terreno.
Mi dispiace davvero, ma GIMP è ormai antico come concetto e ti impone di fare tutto questo lavoro manualmente, con livelli e altre cose tali per cui per sviluppare una foto per bene ci impieghi decine di minuti: non è pensabile per me tornare da un viaggio, sviluppare 800/1000 immagini e metterci 10 mesi. Darktable/RawTherapee funzionano anch'essi in modo "vecchio", non hanno una AI dietro.
2: Uso CapCut per editare i miei video, e non mi piace per niente perché è cinese e proprietario. Bene, mi sono detto, su Linux avrai delle alternative. Spoiler: no.
Non esiste niente che sia di utilizzo così immediato ma completo come CapCut.
Niente.
Ma, mi sono detto...ok, qui puoi fare uno sforzo. Vorrà dire che imparerai ad usare qualcosa di diverso. Vorrà dire che tribolerai un po' di più e che nei tuoi video ci saranno meno cose, ma può valere la pena.
Ho provato ad installare DaVinci Resolve, che ho usato in passato ma su Windows persino l'interfaccia andava a scatti.
Buone notizie? Neanche per idea, il software si installava ma non partiva. Dopo ore di ricerche su internet ho capito quali driver nvidia servissero su Linux e come installarli, poi Resolve partiva ma ora i video importati non si vedono, rimangono completamente oscuri e il programma si pianta. Inutile dirvi che con gli stessi video su Windows funziona tutto, al netto della pachidermica interfaccia.
Pazienza, mi son detto, userò KDEnlive! Sì, se avesse ciò che serve. Quando provi ad utilizzarlo qua e là compaiono scritte che indicano che alcune funzioni non sono disponibili perché manca (ad esempio) il pacchetto per il riconoscimento vocale o quello per l'italiano. Sì, benissimo, ma almeno dimmi il nome pacchetti!
La voglia è quella di lasciar perdere, non si possono buttare via ore e ore in questo modo. Le ore voglio dedicarle a fare video editing e imparare quello.
3) installato OBS studio, tutto fantastico ma non c'è modo di fargli prendere l'audio della mia scheda audio behringer 404HD (ovviamente, è selezionata e aggiunta alla scena, ma è muta). Anche qui, non ho tutte queste ore per cercare sui forum la potenziale causa. Se apro banalmente audacity funziona, su OBS no.
4) VMware Workstation sono riuscito a farlo funzionare solo su MX Linux e Mint. bastava installare il pacchetto gcc e i sorgenti del kernel. Questa cosa la sapevo perché avendo la certificazione l'avevo trovata nei testi di studio. Per le altre distro...boh, come si chiameranno i pacchetti? Chi lo sa? Anche cercando, ho fatto molta fatica a trovare queste informazioni e in ogni caso l'installazione di VMWare Workstation non andava comunque a buon fine.
5) Podcast. Buone notizie, uso già reaper! Peccato che i plugin VST che uso non vengano visti da Reaper su Linux. Di nuovo, non ho voglia di capire perché. Nei log vedo che reaper se li aspetta in un certo percorso, ma anche mettendoli lì o facendo un link simbolico non li vede.
Basta. Basta così.
La cosa che fa più incazzare è che Reaper, Reaper, OBS e KDEnlive su Windows vanno benissimo al primo colpo, Out of the box, così come VMWare Workstation, ma il punto è che i primi 4 sono open source, mi aspetterei che fosse più semplice usarli su Linux, e invece no. Ecco cosa mi fa pensare.
Certo, dipenderà anche dalle aziende che fanno software, ad es. Da Vinci Resolve potrebbe prevedere un pacchetto per distribuzioni debian-like già completo e funzionante, ma il punto è un altro: può un utente sbattersi in questo modo?
A mio avviso no, e finché Il mondo Linux non risolve questo problema, un uso professionale lo vedo davvero difficile.
Qualcuno di voi lettori starà già pensando che il problema è mio, che sono io che non so come funzionano le cose, cosa devo installare, e quindi dovrei mettermi a studiare prima di criticare.
Per me, no. Un utente qualsiasi non può sbattersi in questo modo.
Se scelgo di fare il podcaster o il videomaker non posso essere obbligato ad imparare tutto il funzionamento del sistema operativo, le librerie, i pacchetti. Se sono uno youtuber e voglio fare una diretta, un video, un podcast, con Windows/Mac ho la vita semplice, con Linux no.
Secondo voi la massa cosa sceglierà?
Se vi è parso uno sfogo è perché lo è. Perdonatemi.
Lo dico con tanto dispiacere, ma io tutto questo tempo e voglia non ce l'ho, perché queste cose le faccio nel tempo libero e non può diventare una via crucis.
Continuerò ad utilizzare sistemi GNU/Linux quando posso, magari sui vecchi dispositivi che uso per navigare, ma un utilizzo professionale, per me e per le mie esigenze, rimane un sogno. Spero che la comunità FOSS rifletta su questo: anziché dedicare tempo ad altro (vedi l'esistenza di migliaia di distribuzioni), secondo me sarebbe preferibile lavorare per ottimizzare, semplificare, rendere la vita davvero semplice agli utenti.
Ho lasciato un mondo linux che era già complesso qualche anno fa, per ritrovarlo oggi ancora più complesso. Finché non si semplificherà pesantemente, saremo sempre legati a Windows/Mac, agli USA, ai sistemi proprietari.
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Simon Perry likes this.
@Emanuele grazie.
Più che altro, penso io, è inutile arrampicarsi sugli specchi e voler adottare per forza l'open source se un programma proprietario ti risparmia tempo, fatica, lavoro.
Chi lavora con il software non può permettersi di essere meno competitivo o metterci più tempo per fare qualcosa per usare a tutti i costi FOSS.
Quando facevo il sistemista ho installato centinaia di server web (o db server) linux con distribuzioni diverse, non solo per una questione di licenze ma perché per quella funzione linux è a dir poco perfetto.
Quando il fornitore del software che usi è un'azienda come Canon, Philips, e ti dice che il suo prodotto gira solo su windows, non ci puoi fare nulla, perché un'alternativa non esiste (penso al biomedicale, ad esempio). Ma anche banalmente active directory di Microsoft, fare tutto quello che fa AD con Linux sarebbe molto più dispendioso in termini di tempo.
Più in piccolo, vale la stessa cosa. Se devi scrivere una lettera o fare grafici e tabelle, va benissimo, ma se ti serve una cosa come Power Bi, c'è poco da fare: o usi Windows o usi Windows.
Tutto qua.
Sì, lo ammetto: il mio post era anche il mezzo sfogo di un fotografo frustrato perché i programmi che gli fanno editare uno scatto in 10 secondi anziché mezz'ora, per Linux non esistono, ma era anche più di questo. Sono contento che almeno tu e qualcun altro lo avete colto.
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Trump ha fatto bene ad abbandonare i controlli sui chip di Biden. Report Economist
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Donald Trump ha ragione ad abbandonare le norme di Joe Biden sull'esportazione dei chip. È ora di essere realistici, secondo il startmag.it/innovazione/trump-…
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Informa Pirata likes this.
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@RaccoonForFriendica This weekend I took some time to investigate how much work would be needed to build an iOS version of the app, and it turned out that at least building and running a basic version of the app is doable with some minor changes (see here).
What do you think about it? Would you like to see a Raccoon on iOS too?
#friendica #friendicadev #androidapp #androiddev #fediverseapp #raccoonforfriendica #kotlin #multiplatform #kmp #compose #cmp #opensource #foss #procyonproject
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Great, many thanks for that. This list seems to be much more accurate and up-to-date than the FediDB one.
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@feb It only lists open source projects but it's been around longer (for community contributions) and is pretty comprehensive. The list of platforms is good, too.
codeberg.org/fediverse/delight…
delightful-fediverse-apps
A curated list of server applications with support for the ActivityPub protocol (Fediverse network) and related standards.Codeberg.org
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Non solo riarmo. Cosa vuol dire davvero Difesa europea comune. Scrive Mario Mauro
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La contingenza attuale e i continui e repentini sviluppi strategici nello scacchiere globale hanno messo l’Europa di fronte a un bivio da sempre evitato: quello di dover scegliere se dotarsi o meno di un qualche tipo di architettura militare di sicurezza. Oggi in Europa
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Papa Leone XIV e l’intelligenza artificiale
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"La Chiesa risponda alle sfide dell'intelligenza artificiale", ha detto Papa Leone XIV. Estratto del Settimanale "Tech e Privacy", la newsletter di Claudia Giulia Ferrauto.
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La Ue fa scuola negli Usa? Cosa prevede l’App Store Freedom Act contro Google e Apple
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Negli Stati Uniti i repubblicani studiano l'App Store Freedom Act che, se passasse, aprirebbe la concorrenza nel settore deihttps://www.startmag.it/innovazione/app-store-freedom-act-duopolio-google-apple/
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Non è di meno nucleare che avremmo bisogno. La riflessione di Dottori
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il mondo continua ad essere un luogo intrinsecamente pericoloso, caratterizzato dalla compresenza di numerose potenze, che nutrono ambizioni e temono per la propria sicurezza. La pace perpetua immaginata da Immanuel Kant nel 1793 non si è ancora materializzata, a dispetto degli innumerevoli tentativi di prepararne l’avvento.
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Così la Marina ha segnato la rotta della politica estera italiana nel 2024
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il Rapporto annuale 2024 della Marina Militare Italiana restituisce l’immagine di una forza armata sempre più centrale nella strategia di sicurezza nazionale e nella proiezione internazionale del Paese. Le operazioni militari, le grandi esercitazioni multinazionali e
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freezonemagazine.com/articoli/…
Nato e cresciuto a Reno, Nevada, Willy Vlautin è autore di sette romanzi ed è il fondatore dei gruppi Richmond Fontaine e The Delines. Vlautin ha iniziato a scrivere storie e canzoni all’età di undici anni, dopo aver ricevuto la sua prima chitarra. Ispirato da cantautori e romanzieri come Paul
Spagna; collutorio con clorexidina: 4 € al litro.
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Non sto scherzando.
9 maggio giornata dell'Europa
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Il 9 maggio si celebra la Giornata dell'Europa, istituita per ricordare il 9 maggio 1950, quando il ministro degli Esteri francese Robert Schuman fece a Parigi la dichiarazione che segnò l'inizio dell'Europa comunitaria. RaiPlay Sostenibilità propone una selezione di contenuti per ripercorrere la storia della nascita del sogno europeo
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Una giovane donna con i capelli lunghi e castani sta sventolando la bandiera dell'Unione Europea. La bandiera è blu con dodici stelle gialle disposte in un cerchio. La donna indossa un top bianco e sorride, con le braccia alzate, mentre la bandiera si agita al vento. Lo sfondo è un cielo azzurro con qualche nuvola bianca. L'immagine trasmette un senso di orgoglio e appartenenza all'Unione Europea.
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Orly Noy sulla Conferenza di Pace: “A Gaza è genocidio, la sinistra parli di lotta non solo di speranza”
@Notizie dall'Italia e dal mondo
"Se l’intera conferenza non ha previsto nemmeno un panel che tratti del genocidio in atto a Gaza, per non parlare di un invito esplicito a rifiutarsi di prendervi parte, è improbabile che possa farci
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Dalle auto alla geopolitica. Così l’industria tedesca mira alla difesa e allo spazio
@Notizie dall'Italia e dal mondo
C’è una Germania che guarda nuovamente alla geopolitica, ma lo fa con i piedi ben piantati a terra e gli occhi puntati sullo spazio. Una Germania che, mentre cerca di lasciarsi alle spalle la monocultura dell’auto, riposiziona la propria industria al
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en.linuxadictos.com/Debian-is-…
Debian is already preparing to say goodbye to i386 support
Just as Wayland is displacing X.org, i386 is destined to leave the ranks of Linux and Debian is no exception becauseDarkcrizt (Linux Adictos)
Il quadro rubato
Il quadro rubato
Con Il quadro rubato, Pascal Bonitzer firma probabilmente il suo film più riuscito: un’opera elegante, complessa e ricca di sfumature.www.altrenotizie.org
Rinaldo Giorgetti
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in reply to Rinaldo Giorgetti • •@Rinaldo Giorgetti
Al mio televisore sto aggiornando il SW, dopodiché ripristinerò anche la configurazione di fabbrica, ma mi serve un piano B...
StatusSquatter 🍫
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in reply to Max su Poliverso 🇪🇺🇮🇹 • •Da qualche giorno ha ricominciato a ricordarsela, niente aggiornamento software in mezzo e niente modifiche alla configurazione.
Boh...
E grazie per i consigli.
Marco
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in reply to Marco • •@Marco
Per adesso lascio tutto com'è, poi Apple penso al prezzo e mi vengono i brividi 😁
Marco
in reply to Max su Poliverso 🇪🇺🇮🇹 • • •L'ho comperato a mia volta su ebay per pochi soldi.