2025 One-Hertz Challenge: A Clock Sans Silicon
Just about every electronic device has some silicon semiconductors inside these days—from transistors to diodes to integrated circuits. [Charles] is trying to build a “No-Silicon digital clock” that used none of these parts. It looks like [Charles] is on the way to success, but one might like to point out an amusing technicality. Let’s dive in to the clock!
Instead of silicon semiconductors, [Charles] is attempting to build a digital clock using valves (aka tubes). More specifically, his design relies on seven dekatrons, which are the basic counting elements of the clock. By supplying the right voltages to the various cathodes of the dekatrons, they can be made to step through ten (or sometimes twelve) stable states, used as simple memory elements which can be used as the basis for a timepiece. [Charles] will set up the first dekatron to divide down mains frequency by 5 or 6 to get down to 10 Hz, depending on whether the supply is 50 Hz or 60 Hz. The next dekatron will step down 10 times to 1 Hz, to measure seconds. The next two will divide by ten and six to count minutes, while a further two will divide the same way to create an impulse per hour. A final dekatron will divide by 12 to count the hours in a day.
Naturally, time will be displayed on Nixies. While silicon semiconductors are verboten, [Charles] is also considering the use of some germanium parts to keep the total tube count down when it comes to supporting hardware. Also, [Charles] may wish to avoid silicon, but here’s the thing about tubes. They use glass housings, and glass is made of silicon.
Cheeky technicalities aside, it’s a great project that promises to create a very interesting clock indeed. Progress is already steaming along and we can’t wait to see the finished product. We’ve seen dekatrons put to good use before, too. If you’re cooking up your own practical projects with mid-century hardware, don’t hesitate to let us know!
Signal Injector Might Still be Handy
Repairing radios was easier when radios were simple. There were typically two strategies. You could use a signal tracer (an amplifier) to listen at the volume control. If you heard something, the problem was after the volume control. If you didn’t, then the problem was something earlier in the signal path. Then you find a point halfway again, and probe again. No signal tracer? You can also inject a signal. If you hear it, the problem is before the volume. If not, it is after. But where do you get the signal to inject? [Learn Electronics Repair] sets out to make a small one in a recent video you can see below.
Both signal tracers and injectors were once ubiquitous pieces of equipment when better options were expensive. However, these days, you can substitute an oscilloscope for a signal tracer and a signal generator for an injector. Still, it is a fun project, and a small dedicated instrument can be handy if you repair a lot of radios.
The origin of this project was from an earlier signal injector design and a bet with a friend about making a small version. They are both working on their designs and want people to submit their own designs for a little ad hoc contest.
We always preferred a signal tracer since it is more passive. Those were typically just audio amplifiers with an optional diode in the input to demodulate RF. A computer amplified speaker and a diode can do the job, as can an LM386. Or, you can build something complex, if you prefer.
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Il kernel Linux verso il “vibe coding”? Le regole per l’utilizzo degli assistenti AI sono alle porte
Sasha Levin, sviluppatore di kernel Linux di lunga data, che lavora presso NVIDIA e in precedenza presso Google e Microsoft, ha proposto di aggiungere alla documentazione del kernel regole formali per l’utilizzo degli assistenti AI nello sviluppo. Ha anche proposto una configurazione standardizzata per strumenti come Claude e altri assistenti AI, già attivamente utilizzati per creare patch del kernel.
Levin ha pubblicato una RFC (richiesta di commenti) proponendo di aggiungere un file di configurazione speciale al repository del kernel, che possa essere letto dagli assistenti AI. Ha anche presentato una serie iniziale di regole che descrivono come utilizzare correttamente l’IA nello sviluppo del kernel, inclusi i requisiti applicabili alla formattazione e all’attribuzione dei commit.
La patch proposta si compone di due componenti principali. La prima aggiunge un singolo file di configurazione a cui fanno riferimento strumenti come Claude, GitHub Copilot , Cursor, Codeium, Continue, Windsurf e Aider. Questo dovrebbe garantire che l’IA si comporti in modo coerente in tutto il codice del kernel. La seconda patch include le regole stesse: aderenza allo stile di programmazione Linux, rispetto dei processi di sviluppo consolidati, corretta attribuzione nell’utilizzo dell’IA e conformità alle licenze.
Gli esempi nel documento dimostrano come dovrebbe essere formalizzata esattamente la partecipazione dell’IA ai commit, incluso l’uso del tag “Co-sviluppato da”, che indica direttamente la co-creazione dell’assistente virtuale. Questo approccio, a parere dell’autore, garantirà trasparenza ed equità nell’accettazione delle patch nel ramo principale.
Non è ancora noto come reagirà Linus Torvalds , ma la discussione si preannuncia accesa. Il tema del ruolo dell’IA nella creazione di software di sistema critici è in fermento da tempo e ora la comunità ha l’opportunità di sviluppare regole chiare e trasparenti.
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DDoS ancora contro l’Italia. NoName057(16) colpisce altri 6 obiettivi italiani
Gli hacker di NoName057(16) continuano le loro attività ostili contro diversi obiettivi italiani, attraverso attacchi di Distributed Denial-of-Service (DDoS).
NoName057(16) è un gruppo di hacker che si è dichiarato a marzo del 2022 a supporto della Federazione Russa. Hanno rivendicato la responsabilità di attacchi informatici a paesi come l’Ucraina, gli Stati Uniti e altri vari paesi europei. Questi attacchi vengono in genere eseguiti su agenzie governative, media e siti Web di società private
- Comune di aymavilles
- Progetti e iniziative del Comune di Milano
- Città di Catania
- Aeronautica Militare Italiana (segnalata come dead on ping, cioè non raggiungibile)
- Porti di Olbia e Golfo Aranci
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale
Che cos’è un attacco Distributed Denial of Service
Un attacco DDoS (Distributed Denial of Service) è un tipo di attacco informatico in cui vengono inviate una grande quantità di richieste a un server o a un sito web da molte macchine diverse contemporaneamente, al fine di sovraccaricare le risorse del server e renderlo inaccessibile ai suoi utenti legittimi.
Queste richieste possono essere inviate da un grande numero di dispositivi infetti da malware e controllati da un’organizzazione criminale, da una rete di computer compromessi chiamata botnet, o da altre fonti di traffico non legittime. L’obiettivo di un attacco DDoS è spesso quello di interrompere le attività online di un’organizzazione o di un’azienda, o di costringerla a pagare un riscatto per ripristinare l’accesso ai propri servizi online.
Gli attacchi DDoS possono causare danni significativi alle attività online di un’organizzazione, inclusi tempi di inattività prolungati, perdita di dati e danni reputazionali. Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono adottare misure di sicurezza come la limitazione del traffico di rete proveniente da fonti sospette, l’utilizzo di servizi di protezione contro gli attacchi DDoS o la progettazione di sistemi resistenti agli attacchi DDoS.
Occorre precisare che gli attacchi di tipo DDoS, seppur provocano un disservizio temporaneo ai sistemi, non hanno impatti sulla Riservatezza e Integrità dei dati, ma solo sulla loro disponibilità. pertanto una volta concluso l’attacco DDoS, il sito riprende a funzionare esattamente come prima.
Che cos’è l’hacktivismo cibernetico
L’hacktivismo cibernetico è un movimento che si serve delle tecniche di hacking informatico per promuovere un messaggio politico o sociale. Gli hacktivisti usano le loro abilità informatiche per svolgere azioni online come l’accesso non autorizzato a siti web o a reti informatiche, la diffusione di informazioni riservate o il blocco dei servizi online di una determinata organizzazione.
L’obiettivo dell’hacktivismo cibernetico è di sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni importanti come la libertà di espressione, la privacy, la libertà di accesso all’informazione o la lotta contro la censura online. Gli hacktivisti possono appartenere a gruppi organizzati o agire individualmente, ma in entrambi i casi utilizzano le loro competenze informatiche per creare un impatto sociale e politico.
È importante sottolineare che l’hacktivismo cibernetico non deve essere confuso con il cybercrime, ovvero la pratica di utilizzare le tecniche di hacking per scopi illeciti come il furto di dati personali o finanziari. Mentre il cybercrime è illegale, l’hacktivismo cibernetico può essere considerato legittimo se mira a portare all’attenzione pubblica questioni importanti e a favorire il dibattito democratico. Tuttavia, le azioni degli hacktivisti possono avere conseguenze legali e gli hacktivisti possono essere perseguiti per le loro azioni.
Chi sono gli hacktivisti di NoName057(16)
NoName057(16) è un gruppo di hacker che si è dichiarato a marzo del 2022 a supporto della Federazione Russa. Hanno rivendicato la responsabilità di attacchi informatici a paesi come l’Ucraina, gli Stati Uniti e altri vari paesi europei. Questi attacchi vengono in genere eseguiti su agenzie governative, media e siti Web di società private
Le informazioni sugli attacchi effettuati da NoName057(16) sono pubblicate nell’omonimo canale di messaggistica di Telegram. Secondo i media ucraini, il gruppo è anche coinvolto nell’invio di lettere di minaccia ai giornalisti ucraini. Gli hacker hanno guadagnato la loro popolarità durante una serie di massicci attacchi DDOS sui siti web lituani.
Le tecniche di attacco DDoS utilizzate dal gruppo sono miste, prediligendo la “Slow http attack”.
La tecnica del “Slow Http Attack”
L’attacco “Slow HTTP Attack” (l’articolo completo a questo link) è un tipo di attacco informatico che sfrutta una vulnerabilità dei server web. In questo tipo di attacco, l’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete al server bersaglio, con lo scopo di tenere occupate le connessioni al server per un periodo prolungato e impedire l’accesso ai legittimi utenti del sito.
Nello specifico, l’attacco Slow HTTP sfrutta la modalità di funzionamento del protocollo HTTP, che prevede che una richiesta HTTP sia composta da tre parti: la richiesta, la risposta e il corpo del messaggio. L’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete, in cui il corpo del messaggio viene inviato in modo molto lento o in modo incompleto, bloccando la connessione e impedendo al server di liberare le risorse necessarie per servire altre richieste.
Questo tipo di attacco è particolarmente difficile da rilevare e mitigare, poiché le richieste sembrano legittime, ma richiedono un tempo eccessivo per essere elaborate dal server. Gli attacchi Slow HTTP possono causare tempi di risposta molto lenti o tempi di inattività del server, rendendo impossibile l’accesso ai servizi online ospitati su quel sistema.
Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono implementare soluzioni di sicurezza come l’uso di firewall applicativi (web application firewall o WAF), la limitazione delle connessioni al server e l’utilizzo di sistemi di rilevamento e mitigazione degli attacchi DDoS
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Arriva Koske: il malware per Linux sviluppato con l’Intelligenza Artificiale
Gli analisti di AquaSec hanno scoperto un nuovo malware per Linux. Il malware si chiama Koske e si ritiene sia stato sviluppato utilizzando l’intelligenza artificiale. Utilizza immagini JPEG di panda per iniettarsi direttamente nella memoria. I ricercatori descrivono Koske come una “minaccia Linux sofisticata” il cui comportamento adattivo suggerisce che il malware è sviluppato utilizzando modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) o framework di automazione.
L’obiettivo principale di Koske è implementare miner ottimizzati per CPU e GPU che utilizzino le risorse di elaborazione dell’host per estrarre varie criptovalute. Poiché durante lo studio del malware sono stati scoperti indirizzi IP e frasi serbi negli script, nonché la lingua slovacca nel repository GitHub in cui si trovavano i miner, gli esperti non sono stati in grado di stabilire un’attribuzione esatta.
Gli aggressori ottengono l’accesso iniziale sfruttando configurazioni errate di JupyterLab che consentono l’esecuzione di comandi. Quindi, caricano due immagini panda in formato .JPEG sul sistema della vittima, che vengono archiviate su servizi legittimi come OVH Images, FreeImage e PostImage. Queste immagini contengono il payload dannoso.
È importante sottolineare che gli hacker non utilizzano la steganografia per nascondere malware all’interno delle immagini. Si affidano invece a file poliglotti, che possono essere letti e interpretati in diversi formati. Negli attacchi Koske, lo stesso file può essere interpretato come un’immagine o uno script, a seconda dell’applicazione che lo apre o lo elabora.
Le immagini del panda contengono non solo l’immagine stessa, con le intestazioni corrette per il formato JPEG, ma anche script shell dannosi e codice scritto in C, che consentono di interpretare separatamente entrambi i formati. In altre parole, aprendo un file di questo tipo, l’utente vedrà solo un simpatico panda, ma l’interprete dello script eseguirà il codice aggiunto alla fine del file.
I ricercatori scrivono che ogni immagine contiene un carico utile ed entrambi vengono lanciati in parallelo. “Un payload è codice C che viene scritto direttamente in memoria, compilato ed eseguito come oggetto condiviso (file .so) e funziona come un rootkit”, spiegano gli esperti. “Il secondo payload è uno script shell che viene eseguito anch’esso dalla memoria. Utilizza le utilità di sistema standard di Linux per rimanere invisibile e persistente, lasciando una traccia minima.”
Lo script garantisce anche la stabilità della connessione e aggira le restrizioni di rete: riscrive /etc/resolv.conf per utilizzare i DNS di Cloudflare e Google, e protegge questo file con chattr +i. Il malware reimposta anche le regole di iptables, cancella le variabili di sistema relative al proxy ed esegue un modulo personalizzato per forzare l’avvio dei proxy funzionanti tramite curl, wget e richieste TCP dirette.
È proprio per questa adattabilità e questo comportamento che i ricercatori suggeriscono che il malware potrebbe essere stato sviluppato utilizzando LLM o piattaforme di automazione. Prima di distribuirsi al computer della vittima, il malware valuta le capacità dell’host (CPU e GPU) per selezionare il miner più adatto: Koske supporta il mining di 18 diverse criptovalute, tra cui Monero, Ravencoin, Zano, Nexa e Tari.
Se una valuta o un pool non è disponibile, il malware passa automaticamente a un’opzione di backup dal suo elenco interno, il che indica anche un elevato grado di automazione e flessibilità.
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L'Alter ego in gonnella di Trump, ha parlato, ripetendo le parole di Trump. Avesse qualche volta una propria opinione da esprimere, sarebbe un successo, invece... Pora donna!
Gaza, rischio di morte per 100mila bambini
Le autorità di Gaza lanciano un appello disperato per l'invio di aiuti umanitari alla popolazione della Striscia: 40mila neonati sono in pericolo di vita. Lazzarini, Unrwa: 6mila camion di cibo bloccati in Egitto e GiordaniaVatican News
⚠️ATTENTION!⚠️ - Several messages are circulating from fake "official Mastodon accounts" that are stealing credentials!
If you see these messages, please report them and forward the report to the source of the message!
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Oggi, 26 luglio, nel 1953: gli uomini di Fidel Castro assaltano la caserma Moncada
L’assalto alla caserma Moncada di Santiago di Cuba fu un clamoroso fallimento dal punto di vista militare ma rappresentò un punto di non ritorno per storia dell’isola caraibica. Fidel Castro ruppe definitivamente con il sistema istituzionale cubano e decise di affrontarlo frontalmente, tanto con le armi quanto con le idee.
#cuba
#FidelCastro
#otd
#accaddeoggi
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"...La metà degli italiani non vota più. E no, non è protesta. È che non gliene frega un cazzo. E peggio ancora, non se ne vergognano.
Vivono nel proprio piccolo regno di abitudini, dove nulla entra e nulla esce, dove tutto si tiene purché nessuno chieda loro di alzare la testa, di leggere, di capire, di prendere parte. Non è solo apatia. È ignavia. È l’assenza di qualsiasi senso del dovere. È il rifiuto anche solo di guardare in faccia la realtà, purché la domenica ci sia la Serie A e il sabato la spesa all’outlet.
Ignavi. Quelli che non scelgono non per paura, non per delusione, ma perché non gli interessa niente e nessuno. Non scelgono perché non sentono più il bisogno di distinguere il giusto dallo sbagliato, purché la bolletta non dia fastidio e il cellulare abbia campo.
E allora meglio niente. Meglio il silenzio. Meglio il divano. Meglio far finta che la politica sia lontana. Ma la politica non è lontana.
La politica vi ha già tolto la sanità, la scuola, i contratti stabili, le pensioni dignitose. Vi ha svuotato il frigo e riempito le strade di precari. Vi ha regalato Santanché, Sangiuliano, Dalmastro, Rampelli, Lollobrigida, Valditara. Vi ha tolto i diritti e vi ha venduto la retorica del decoro, della sicurezza, della famiglia come giustificazione per ogni porcata.
E voi?
Zitti. Fermi. A guardare."
(citazione di una citazione da X)
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Le disuguaglianze danneggiano il cervello dei bambini - Lucy sui mondi
Un quartiere troppo rumoroso. Una brava insegnante. Una mensa scolastica in cui si mangiava male. Una nonna dalla voce gentile. Un inverno senza riscaldamento.Giorgia Bollati (Lucy sui mondi)
Quando l’IA serve davvero: analisi delle iscrizioni romane in pochi minuti invece di giorni. Il modello Aeneas di Google
Aeneas è il nuovo modello IA che usa oltre 176.000 iscrizioni latine sui cui si è addestrato per accelerare il lavoro degli storici. La ricerca di paralleli e restauri richiede ora minuti invece di giorniSergio Donato (DDay.it)
governo stato israeliano
Sotto le nuvole
Sotto le nuvole
Tra il Golfo e il Vesuvio, la terra talvolta trema, le fumarole dei Campi Flegrei segnano l’aria. Sotto le nuvole è il nuovo film documentario di Gianfranco Rosi, presentato in Concorso alla 82ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezi…www.altrenotizie.org
Radio silence on the reservation
Indian Time, a newspaper that served the Mohawk Nation at Akwesasne, built and informed a loyal audience of Indigenous readers on the U.S.-Canada border for over 40 years.
Then, it vanished.
In late December 2024, the paper’s last edition was printed and website updates screeched to a halt. Indian Time’s hand was forced by the same pressures affecting newspapers nationwide — declining ad revenue and struggling finances. Despite breaking inimitable stories about the Mohawk Nation, the paper could not afford to keep the ink flowing.
“We thought the economic climate of Akwesasne could hold us,” said Marjorie Skidders, the longtime and last editor of Indian Time, “but it didn’t.”
Now, a population of over 10,000 people across two different countries is living under a tribal news blackout. With no paper of record, the community must rely on the local government, social media, and non-native news sources to piece together a broken portrait of Akwesasne life.
“There is no coverage of anything to hold anyone accountable, politically,” Skidders said. “There’s no coverage of meetings, there’s no coverage of gatherings.”
To better understand the demise of one of America’s oldest Indigenous newspapers and the impact on its community, Freedom of the Press Foundation (FPF) hosted a webinar July 22 with Skidders, former Indian Time reporter and FPF contributor Isaac White, and U.S. Press Freedom Tracker Senior Reporter Stephanie Sugars.
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Since the paper’s shuttering, no publication has stepped up to fill the void, White said. His frustration is compounded by the fact that he and Skidders are still the first points of contact for community members and sources they developed while at Indian Time, whom he has to remind “that the paper is closed” when they reach out to share a tip. It takes a “sensational” story, he said, to “draw outside reporters here.”
“A lot of us will say, ‘We are the invisible people,’” White said. “That’s one of the things that hurt so bad with Indian Time being gone. Who really cares about us, except for us? And I think that that’s a fair question to ask.”
He raised a couple of timely examples: Conservative commentator Ann Coulter recently posted on social media that, “We didn’t kill enough Indians,” a remark condemned by the Native American community but that drew little attention from national news outlets.
White also noted that, with all the coverage of the Trump administration’s “Alligator Alcatraz” immigration detention center, there has been little mention of the fact the facility was built on land belonging to the Miccosukee Tribe.
These are stories White and Skidders would have loved to share their perspectives on, but no longer have a platform to do so, they said.
“I think that kind of encapsulates everything,” White said. “Those two instances are things that really highlight why coverage of Indian culture is not sufficient, not even close to sufficient — and why we need our independent news outlets, like Indian Time or any other ones.”
Indian Time’s uniqueness as an independent tribal publication made the loss sting all the more. Many Indigenous news outlets “fell under the wing of the tribal government,” Skidders said. That afforded Indian Time’s staff freedoms other tribal journalists often didn’t have, like reporting without fear or favor.
“We strived to work the best that we could and be independent. And we never satisfied anyone,” she added. “We were either too one way or too the other way, but we just worked to try and do the best that we could.”
Like anywhere else in the world, press freedom violations can and do occur on Indigenous lands. White himself was arrested while covering a Mohawk land claim dispute in May 2024, and a large number of arrests and assaults of journalists took place during Dakota Access Pipeline protests in 2016 and 2017.
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But documenting these incidents requires additional sensitivity, Sugars said, as few tribal constitutions enumerate press freedom protections.
“There are a large number of things that we document in terms of denial of access, demands for prior review, tribal councils having control over funding, distribution, hiring, firing, decisions, things of that nature,” she said of the Tracker. “It is challenging for us to cover those things because we don’t want to be imposing our ideas about what is wrong or right.”
White also discussed cultural differences. The notion of objectivity becomes complicated in situations where Indigenous journalists are reporting on their own neighbors, to whom they are bonded outside the domain of a journalist-source relationship.
In the moments before White was arrested covering the land claim demonstration, for example, he said he helped community elders unload food and water from a cooler and prop up a canopy to shield them from the rain. “It was just a reflex,” he said, but after he was arrested, he was afraid outside journalists would see his common courtesy as unprofessional.
“I come from a longhouse. Margie comes from a longhouse. It’s something that you just do. If wood needs to be split, you just do it. If something needs to be cooked in the cookhouse, you help,” he said. “That’s just the way that we’re taught to do things.”
When White told Skidders what happened, she empathized with his moral conflict.
“It didn’t bother me,” she said. “Wherever he goes, whatever he’s doing, he’s a Mohawk first. And he’s going to behave honorably like that.”
The Akwesasne elders, like those White helped, treasured Indian Time, Skidders said. They were, after all, the “biggest population” of the paper’s readers, and they relished staying informed about the community.
“Now it’s gone,” she added about the paper. “I don’t know how we could do it again.”
White himself is trying to keep the flame alive. He runs a podcast available on YouTube called “Sage Against the Machine” (@SageAgainstTheMachinePod), which offers a more “unfiltered look” at Mohawk news. But its “raw” and conversational nature isn’t a platform to plumb deep topics like a newspaper, and it is no replacement for the dedicated work of Indian Time.
“By the book, as a journalist, you cannot do it part time,” he said. “It’s just not feasible. It’s a loss.”
They’re not even trying to hide it
Dear Friend of Press Freedom,
It’s the 122nd day that Rümeysa Öztürk is facing deportation by the United States government for writing an op-ed it didn’t like, and the 41st day that Mario Guevara has been imprisoned for covering a protest. Read on for more.
Paramount makes its capitulation official
President Donald Trump announced this week that he’d received CBS News parent Paramount Global’s $16 million payment to settle his frivolous lawsuit. Just days later, Trump’s FCC issued its long-delayed approval of Paramount’s merger with Skydance Media, confirming what we all knew — the payment has nothing to do with legal fees or liability risks and everything to do with greasing the wheels of a corrupt administration.
As Freedom of the Press Advocacy Director Seth Stern told Columbia Journalism Review, Paramount threw CBS journalists and the First Amendment under the bus, while making itself a punchline. “People can’t trust a news outlet that is bribing the same officials it’s supposed to hold accountable,” Stern said. But we’re not done fighting back against the enablers of this shakedown of a settlement — more on that soon. Read more in CJR.
Journalists starve in Gaza
Reuters, the Associated Press, BBC News and Agence France-Presse jointly expressed their alarm about the terrible plight of journalists in Gaza, and particularly the risk of starvation. As one journalist put it, “I used to chase the truth. Now I chase calories.”
“Journalists endure many deprivations and hardships in war zones. We are deeply alarmed that the threat of starvation is now one of them. We once again urge the Israeli authorities to allow journalists in and out of Gaza. It is essential that adequate food supplies reach the people there,” their statement said.
We told CJR that “no matter what else they do while in power, governments and presidents that supported these horrors, and tolerated the killing of journalists who reported on them, will be remembered first and foremost for their complicity.” We also published a profile of the journalist who wrote our article, in collaboration with the Intercept, about the dire situation facing journalists in Gaza, Neha Madhira. Read it here.
Radio silence on the reservation
Indian Time, a newspaper that served the Mohawk Nation at Akwesasne, built and informed a loyal audience of Indigenous readers for over 40 years.
But in late December 2024, the paper printed its last edition. Indian Time’s hand was forced by the same pressures affecting newspapers nationwide — namely, declining ad revenue. The paper could not afford to keep the ink flowing.
To better understand the demise of the newspaper and the impact on its community, Freedom of the Press Foundation (FPF) hosted a webinar with Indian Time editor Marjorie Skidders, former Indian Time reporter and FPF columnist Isaac White, and U.S. Press Freedom Tracker Senior Reporter Stephanie Sugars. Read more and watch the discussion here.
ICE must stop harassing journalists
According to a recent report by AMNY, Immigrations and Customs Enforcement agents making arrests in New York City immigration courts are harassing journalists by photographing journalists’ press credentials and falsely telling them that common areas of the courthouse are “restricted areas” from which they can’t report.
These intimidation tactics can chill constitutionally protected reporting. That’s why FPF and other press freedom groups wrote to the New York Mayor’s Office of Media and Entertainment and to the Federal Protective Service asking that they reaffirm that journalists have the right to report the news in New York courts without intimidation and that they develop policies to end ICE’s harassment of journalists.
Read the full letters here and here, and a follow-up report from AMNY here
Comey cellphone tracking points to privacy erosion
You may remember that the Secret Service and Department of Homeland Security launched an investigation into former FBI Director James Comey for posting a picture on Instagram during his beach vacation of seashells spelling out “8647.”
Since then, the government has apparently been exercising emergency authority to warrantlessly track his real-time cellphone location, despite the absence of anything resembling an emergency. This abuse of power is also a threat to journalists and sources. Read more here.
Kentucky prosecutors must drop charges
Two Cincinnati journalists were arrested in Kentucky for documenting a protest, despite zero evidence that they did anything wrong.
The absurd felony rioting charges against them were dropped this week after we, along with the Society of Professional Journalists and National Press Photographers Association, wrote a letter to prosecutors expressing our concerns. But the misdemeanor charges against them are still pending, and they shouldn’t be. Read the letter here.
What we’re reading
Hypocrisy on display (Press Club of Southwest Florida). If the Trump administration hates interview editing enough to shake down CBS for $16 million over its Kamala Harris interview, why is it prosecuting journalist Tim Burke for exposing far more significant edits by Tucker Carlson of his interview with Ye?
Trump White House removes WSJ from Scotland trip press pool over Epstein report (CNN). “Hopefully the Journal reporters who were planning to join Trump for his golf trip are relieved that they can spend their newfound free time investigating more important stories, from Trump’s ties to Jeffrey Epstein to his unprecedented efforts to bully the press,” Stern told CNN.
This bill would fine social media companies $5 million every day for not fighting ‘terrorism’ (Reason). “The idea that the federal government even talked to social media platforms about their moderation was a major scandal … A bipartisan bill, however, would make it mandatory for social media companies to work with the federal government.”
Family, supporters urge release of Spanish-language journalist in ICE custody (The Associated Press). “Growing up, I didn’t always understand why my dad was so obsessed with his work, why he’d jump up and leave dinner to chase down a story. But now I do,” said Mario Guevara’s son, Oscar, who now works as a photojournalist.
FBI spied on journalists and activists who organized ‘Russiagate And WikiLeaks’ panel (The Dissenter). The surveillance was revealed by documents the FBI turned over to Defending Rights & Dissent as part of ongoing litigation under the Freedom of Information Act.
Hells Bells: il movimento DrinDrin ha un grosso problema di coerenza.
@Privacy Pride
Il post completo di Christian Bernieri è sul suo blog: garantepiracy.it/blog/drindrin…
Ringrazio De Mauro per aver definito molto bene il termine "coerenza": Sulla base di questa definizione, posso affermare che il movimento DrinDrin ha un serio problema di coerenza. No, la politica non è il mio mestiere. Esecro la politica. A
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le pubblicità di medicine…
la nostra medicina potrebbe contribuire…
forse… chissà.
Magari no.
La moltiplicazione probabilità.
“Libera”: la Consulta non entra nel merito, chiede verifiche sulla strumentazione idonea, ma non ha dichiarato inammissibile l’aiuto del medico
“Libera”, 55enne toscana completamente paralizzata, non potrà, per ora, essere aiutata da un medico nella somministrazione del farmaco letale, come aveva chiesto.
Il giudice dovrà verificare a livello nazionale l’esistenza di strumentazioni per l’autosomministrazione. Filomena Gallo: “Chiederemo che lo faccia con urgenza”
La Corte costituzionale non ha preso una decisione sull’eutanasia per mano di un medico. Infatti, con la sentenza 132/2025 pubblicata oggi, ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale per difetto di motivazione circa la reperibilità dei dispositivi di autosomministrazione. Ha quindi deciso di non affrontare nel merito la questione di costituzionalità sollevata con il caso di “Libera”, 55enne toscana, affetta da sclerosi multipla progressiva, completamente paralizzata e impossibilitata ad autosomministrarsi il farmaco.
Secondo la Corte costituzionale era necessario che il tribunale di Firenze, prima di sollevare la questione di legittimità, oltre a chiamare in causa l’Azienda Sanitaria competente, coinvolgesse organismi specializzati operanti a livello centrale (come l’Istituto Superiore di Sanità) per verificare la reperibilità di strumenti che “Libera” fosse in grado di attivare.
“Libera”, assistita dal collegio legale coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni – e formato anche dal professor Giacomo D’Amico e dagli avvocati Angioletto Calandrini, Francesca Re e Alessia Cicatelli – di fatto non può scegliere del suo fine vita: non può autosomministrarsi il farmaco letale a causa delle sue condizioni fisiche ma neanche ottenere la somministrazione del farmaco letale da parte del medico.
“La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione per motivi strettamente procedurali. Secondo i giudici, infatti, il tribunale di Firenze avrebbe dovuto fare una ricerca a livello nazionale, e non solo regionale, di un presidio che ‘Libera’ possa utilizzare per autosomministrarsi il farmaco.
La Corte non ha dichiarato infondata la questione. Anzi, ha dichiarato prive di fondamento tutte le eccezioni sollevate dall’Avvocatura di Stato e dagli intervenuti. È stato confermato dai Giudici che l’azione utilizzata era l’unico strumento per sollevare il dubbio di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale che è l’unica norma che si frappone tra ‘Libera’ e il suo diritto ad autodeterminarsi.
Adesso torneremo davanti al tribunale di Firenze chiedendo con urgenza la verifica a livello nazionale che la Corte ha sollecitato tramite organismi tecnici del Ministero della salute, anche citato in giudizio nel ricorso introduttivo dinanzi al tribunale di Firenze ma che non ha fornito alcuna informazione utile, con la speranza che questa indagine si concluda positivamente e in tempi brevi, perché la malattia di ‘Libera’ avanza, le sue condizioni peggiorano e rischia di non veder rispettate la sua scelta già autorizzata dal Servizio sanitario nazionale ma non realizzata perché tecnicamente non può solo a causa del fattore tempo.
In ultimo, nella decisione emerge chiaramente il ruolo del Servizio sanitario nazionale nel fine vita nelle verifiche delle modalità di esecuzione della volontà della persona al contrario di quanto la maggioranza di Governo vuole fare escludendolo” dichiara l’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e legale di “Libera” di cui coordina anche il collegio di studio e difesa.
“Dalla decisione della Corte emerge chiaramente che il ruolo del Servizio sanitario nazionale è posto a garanzia delle persone malate che chiedono di procedere con il fine vita. Tutto ciò fa emergere che il disegno di legge all’esame della commissione al Senato, che esclude dalla procedura di verifica qualsiasi ruolo in capo al Servizio sanitario nazionale, non può essere neppure discusso. Chiediamo pertanto ai Parlamentari di respingere la proposta di legge presentata dal Governo e di approvare la legge di iniziativa popolare “Eutanasia legale”, ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
“Libera” aveva chiesto che fosse rispettata la sua volontà di porre fine alle sue sofferenze, attraverso l’aiuto di un medico. Le sue condizioni erano state verificate da parte dell’ASL che aveva confermato la presenza di tutti i requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito stabiliti dalla sentenza 242 del 2019. L’azienda sanitaria aveva anche verificato che attualmente, almeno a livello regionale, non vi sono nel mercato dei dispositivi medici idonei all’autosomministrazione del farmaco per persone nelle condizioni di “Libera”.
Ma “Libera” non è fisicamente in grado di assumere autonomamente il farmaco letale: è completamente paralizzata dal collo in giù, ha difficoltà nel deglutire e dipende dai suoi caregiver per tutte le attività quotidiane. Ha rifiutato la sedazione profonda perché vuole essere lucida e cosciente fino alla fine. Per questo, aveva presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze, con un’azione di accertamento, affinché, alla luce dell’impossibilità di autosomministrarsi il farmaco letale, autorizzi il medico di fiducia alla sua somministrazione. Questo intervento diretto del medico però oggi integrerebbe il reato di omicidio del consenziente, punito dall’articolo 579 del codice penale, con la reclusione fino a 15 anni.
Il tribunale di Firenze, il 30 aprile scorso, aveva quindi sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che punisce con la reclusione fino a 15 anni “chiunque cagiona la morte di un uomo col consenso di lui”, senza ammettere eccezione alcuna, a differenza dell’attuale formulazione dell’articolo 580 che depenalizza l’aiuto al suicidio per persone nelle condizioni di “Libera”.
L'articolo “Libera”: la Consulta non entra nel merito, chiede verifiche sulla strumentazione idonea, ma non ha dichiarato inammissibile l’aiuto del medico proviene da Associazione Luca Coscioni.
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I Led Zeppelin pubblicheranno un EP dal vivo in occasione del 50° anniversario di Physical Graffiti. Sono quattro brani che vennero pubblicati nell’edizione in DVD uscita nel 2003, e mai editi in vinile o CD. a proposito di quell’iconico album live degli Zeppelin, Robert Plant ha detto: “Va da un estremo
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Grace ha solo 14 anni quando una mattina, all’improvviso, sua madre Sarah la tira via dal letto, la trascina sul ceppo su cui normalmente uccide i polli e con un coltellaccio le taglia i capelli, la veste con gli abiti del padre morto, facendo di lei un ragazzo. Sarah la manda via di casa per […]
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Grace ha solo 14 anni quando una mattina, all’improvviso,
Meloni su “Time”, la destra esulta ma nasconde dubbi e critiche
@Giornalismo e disordine informativo
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Lo scriviamo subito. Essere sulla copertina del Time non è cosa da tutti. Ricevere l’attenzione dell’iconica rivista statunitense è segno di grande rilievo politico, soprattutto con un
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Iraq: è scontro tra Moqtada al Sadr e le milizie filoiraniane
@Notizie dall'Italia e dal mondo
E' scontro in Iraq sul rafforzamento dello stato tra gli sciiti nazionalisti guidati da Moqtada al Sadr e le milizie fedeli all'Iran
L'articolo Iraq: è scontro tra Moqtada al Sadr e le milizie pagineesteri.it/2025/07/25/med…
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“Libera” non potrà, per ora, essere aiutata da un medico nella somministrazione del farmaco letale.
“Libera”, 55enne toscana completamente paralizzata, non potrà, per ora, essere aiutata da un medico nella somministrazione del farmaco letale, come aveva chiesto.
Il giudice dovrà verificare a livello nazionale l’esistenza di strumentazioni per l’autosomministrazione. Filomena Gallo: “Chiederemo che lo faccia con urgenza”
La Corte costituzionale non ha preso una decisione sull’eutanasia per mano di un medico. Infatti, con la sentenza 132/2025 pubblicata oggi, ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale per difetto di motivazione circa la reperibilità dei dispositivi di autosomministrazione. Ha quindi deciso di non affrontare nel merito la questione di costituzionalità sollevata con il caso di “Libera”, 55enne toscana, affetta da sclerosi multipla progressiva, completamente paralizzata e impossibilitata ad autosomministrarsi il farmaco.
Secondo la Corte costituzionale era necessario che il tribunale di Firenze, prima di sollevare la questione di legittimità, oltre a chiamare in causa l’Azienda Sanitaria competente, coinvolgesse organismi specializzati operanti a livello centrale (come l’Istituto Superiore di Sanità) per verificare la reperibilità di strumenti che “Libera” fosse in grado di attivare.
“Libera”, assistita dal collegio legale coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni – e formato anche dal professor Giacomo D’Amico e dagli avvocati Angioletto Calandrini, Francesca Re e Alessia Cicatelli – di fatto non può scegliere del suo fine vita: non può autosomministrarsi il farmaco letale a causa delle sue condizioni fisiche ma neanche ottenere la somministrazione del farmaco letale da parte del medico.
“La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione per motivi strettamente procedurali. Secondo i giudici, infatti, il tribunale di Firenze avrebbe dovuto fare una ricerca a livello nazionale, e non solo regionale, di un presidio che ‘Libera’ possa utilizzare per autosomministrarsi il farmaco.
La Corte non ha dichiarato infondata la questione. Anzi, ha dichiarato prive di fondamento tutte le eccezioni sollevate dall’Avvocatura di Stato e dagli intervenuti. È stato confermato dai Giudici che l’azione utilizzata era l’unico strumento per sollevare il dubbio di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale che è l’unica norma che si frappone tra ‘Libera’ e il suo diritto ad autodeterminarsi.
Adesso torneremo davanti al tribunale di Firenze chiedendo con urgenza la verifica a livello nazionale che la Corte ha sollecitato tramite organismi tecnici del Ministero della salute, anche citato in giudizio nel ricorso introduttivo dinanzi al tribunale di Firenze ma che non ha fornito alcuna informazione utile, con la speranza che questa indagine si concluda positivamente e in tempi brevi, perché la malattia di ‘Libera’ avanza, le sue condizioni peggiorano e rischia di non veder rispettate la sua scelta già autorizzata dal Servizio sanitario nazionale ma non realizzata perché tecnicamente non può solo a causa del fattore tempo.
In ultimo, nella decisione emerge chiaramente il ruolo del Servizio sanitario nazionale nel fine vita nelle verifiche delle modalità di esecuzione della volontà della persona al contrario di quanto la maggioranza di Governo vuole fare escludendolo” dichiara l’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e legale di “Libera” di cui coordina anche il collegio di studio e difesa.
“Dalla decisione della Corte emerge chiaramente che il ruolo del Servizio sanitario nazionale è posto a garanzia delle persone malate che chiedono di procedere con il fine vita. Tutto ciò fa emergere che il disegno di legge all’esame della commissione al Senato, che esclude dalla procedura di verifica qualsiasi ruolo in capo al Servizio sanitario nazionale, non può essere neppure discusso. Chiediamo pertanto ai Parlamentari di respingere la proposta di legge presentata dal Governo e di approvare la legge di iniziativa popolare “Eutanasia legale”, ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
“Libera” aveva chiesto che fosse rispettata la sua volontà di porre fine alle sue sofferenze, attraverso l’aiuto di un medico. Le sue condizioni erano state verificate da parte dell’ASL che aveva confermato la presenza di tutti i requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito stabiliti dalla sentenza 242 del 2019. L’azienda sanitaria aveva anche verificato che attualmente, almeno a livello regionale, non vi sono nel mercato dei dispositivi medici idonei all’autosomministrazione del farmaco per persone nelle condizioni di “Libera”.
Ma “Libera” non è fisicamente in grado di assumere autonomamente il farmaco letale: è completamente paralizzata dal collo in giù, ha difficoltà nel deglutire e dipende dai suoi caregiver per tutte le attività quotidiane. Ha rifiutato la sedazione profonda perché vuole essere lucida e cosciente fino alla fine. Per questo, aveva presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze, con un’azione di accertamento, affinché, alla luce dell’impossibilità di autosomministrarsi il farmaco letale, autorizzi il medico di fiducia alla sua somministrazione. Questo intervento diretto del medico però oggi integrerebbe il reato di omicidio del consenziente, punito dall’articolo 579 del codice penale, con la reclusione fino a 15 anni.
Il tribunale di Firenze, il 30 aprile scorso, aveva quindi sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che punisce con la reclusione fino a 15 anni “chiunque cagiona la morte di un uomo col consenso di lui”, senza ammettere eccezione alcuna, a differenza dell’attuale formulazione dell’articolo 580 che depenalizza l’aiuto al suicidio per persone nelle condizioni di “Libera”.
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Anche in Lombardia sarà possibile depositare le DAT presso le strutture sanitarie
Ieri sera, durante la Sessione di Bilancio di Regione Lombardia, è stato approvato l’Ordine del Giorno a firma Paladini-Palestra (Patto Civico), promosso dall’Associazione Luca Coscioni, che impegna la Regione a dotarsi delle procedure necessarie per permettere ai cittadini e alle cittadine di depositare le proprie Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) anche presso le strutture sanitarie (ospedali e ASL), e non solo presso il Comune di residenza o presso un notaio, come attualmente previsto dalla legge 219/2017 sul “Consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento”. Il provvedimento prevede anche un impegno per garantire adeguata comunicazione e informazione ai cittadini.
Per Cristiana Zerosi, coordinatrice in Lombardia dell’Associazione Luca Coscioni “Si tratta di un segnale importante e di un impegno concreto da parte del Consiglio Regionale, rafforzato dallo stanziamento di 100.000 euro destinati all’implementazione e alla comunicazione di una possibilità prevista dalla normativa nazionale ma che, fino ad oggi, è rimasta poco fruibile. Finalmente, viene riconosciuto il ruolo centrale dell’organizzazione sanitaria regionale, la più competente ad attuare un diritto ancora poco accessibile anche in Lombardia, come dimostrano i dati che l’Associazione Luca Coscioni diffonde periodicamente, sia in termini di scarso accesso al deposito delle DAT, sia per la mancanza di adeguata informazione sul tema.
A riprova dell’importanza del fare informazione sul biotestamento vi è l’evidenza che i comuni lombardi con il maggior numero di depositi di DAT coincidono spesso con i territori in cui le associazioni e in particolare le cellule territoriali dell’Associazione Luca Coscioni svolgono attività di informazione, attraverso banchetti in strada o sportelli dedicati.
“L’Associazione Luca Coscioni – conclude Zerosi – vigilerà affinché, all’Ordine del Giorno approvato, segua la necessaria delibera attuativa, che permetterà concretamente ai cittadini lombardi che desiderano esprimere anticipatamente le proprie volontà sui futuri trattamenti sanitari di farlo nel luogo più idoneo: l’ospedale o le altre strutture del sistema sanitario, garantendo così la possibilità di esercitare pienamente il proprio diritto all’autodeterminazione”.
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In Valle d’Aosta è stata bocciata “Liberi Subito”
Il commento di Filomena Gallo e Marco Cappato: “La competenza regionale esiste, han scelto di far attendere i malati fino e oltre tre anni”
“Il Consiglio regionale della Valle d’Aosta si è dichiarato incompetente a normare ciò che il Servizio sanitario regionale è già obbligato a fare: dare risposta a chi chiede aiuto a morire”. Così Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, commentano la bocciatura della proposta di legge regionale Liberi Subito.
Nell’ultima seduta della legislatura, la proposta è stata respinta con 27 astensioni e 7 voti favorevoli (Progetto Civico Progressista, parte del Partito Democratico e un consigliere di Pour l’Autonomie). Il testo, depositato a febbraio 2024 dalle consigliere Erika Guichardaz e Chiara Minelli, riprendeva la legge di iniziativa popolare già approvata in Toscana, mentre il Consiglio ha preferito approvare una risoluzione che chiede al Parlamento una legge nazionale.
“Questa scelta è un atto di irresponsabilità verso le persone malate e verso i medici, che restano senza regole chiare e tempi certi. La competenza regionale esiste ed è stata già esercitata in Toscana, dove la legge è operativa nonostante l’impugnazione del Governo. Quando si vuole, si può”, affermano Gallo e Cappato. Fa specie che questa rinuncia all’attuazione dell’autonomia regionale già esistente arrivi proprio da chi fa dell’autonomia la propria bandiera politica, tanto da chiederne ancora di più.
L’Associazione Luca Coscioni ricorda che il suicidio medicalmente assistito è già legale in Italia grazie alla sentenza della Corte costituzionale 242/2019, e che una legge regionale come “Liberi Subito” serve a garantire tempi rapidi e procedure chiare per evitare attese di mesi o anni, come avvenuto per Federico Carboni e Laura Santi. Il Servizio sanitario regionale ha comunque il dovere di rispettare la sentenza “Cappato-Dj Fabo”, che impone un intervento tempestivo, come confermato dalle condanne subite dalle ASL che hanno rifiutato di procedere.
“Continueremo ad assistere chi chiede aiuto, a denunciare nei tribunali i ritardi delle ASL e ad accompagnare materialmente le persone che hanno diritto a esercitare la loro libertà di scelta, anche in Valle d’Aosta”, concludono Gallo e Cappato.
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E se gli Usa si ritirassero dall’Europa? Tutti gli scenari e una lettura
@Notizie dall'Italia e dal mondo
C’è un timore che si aggira per le cancellerie d’Europa: che succederebbe se gli Stati Uniti decidessero di ritirare le loro truppe dal continente? L’idea che gli Usa possano ridurre drasticamente la loro presenza militare in Europa non è nuova — le prime suggestioni a tal riguardo risalgono addirittura
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L’Efj scrive all’UE su Gaza: la fame come arma, il silenzio come complicità
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/lefj-sc…
Il peggioramento della situazione a Gaza e le richieste inviate alla Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) da numerosi giornalisti hanno spinto la
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Druid
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MrKaplan
in reply to The Pirate Post • • •dual_sport_dork 🐧🗡️
Unknown parent • • •type of fraud where the victim unknowingly engages in one way trade with the perpetrator
Contributors to Wikimedia projects (Wikimedia Foundation, Inc.)Lucy :3
in reply to dual_sport_dork 🐧🗡️ • • •I'd guess all of the braindeads who'd fall for that are not in the fediverse anyway.
InformaPirata
in reply to Lucy :3 • • •These messages are much more dangerous than they seem!
InformaPirata
Unknown parent • • •Don't underestimate the danger behind these messages: I'll reply to you with the same message I wrote here.
InformaPirata
2025-07-26 14:55:48
MrKaplan
in reply to The Pirate Post • • •[.]
, e.g.netprocesse[.]com
.TootSweet
in reply to The Pirate Post • • •