Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare le scuole dalla morsa di Google e Microsoft
di Rachel Knaebel
"Trasformare l'insegnamento e l'apprendimento e consentire a ogni studente e insegnante di esprimere il proprio potenziale personale". Questa è la promessa - commerciale - che il gigante digitale Google sta pubblicizzando con i suoi strumenti Google for Education per le scuole. Offre soluzioni online per i libri di testo e la comunicazione in classe. L'azienda promuove servizi "centralizzati" e "facili da usare". L'argomento sta conquistando le scuole di tutto il mondo.
Google e Microsoft, le due principali multinazionali dell'industria big-tech globale, sono sempre più presenti nelle scuole europee. Ma in tutto il continente, genitori, insegnanti e attivisti per la libertà digitale stanno cercando di opporsi alla morsa delle aziende sugli studenti.
"All'inizio della pandemia, quando è stato necessario decidere come organizzare una scuola a distanza, ogni scuola ha fatto quello che poteva. Non c'erano criteri per la scelta degli strumenti, nemmeno per la protezione dei dati", dice Inge Klas, genitore nel sud della Germania. Nella sua regione, la chiusura iniziale ha spinto molte scuole a rivolgersi a Microsoft. Lo Stato regionale voleva utilizzare Microsoft 365 per la scuola a distanza e per tutto il resto, come la registrazione dei voti degli alunni. Sono stati i sindacati degli insegnanti a dire subito che qualcosa non andava.
Anche la sezione locale dell'associazione di hacker Chaos Computer Club ha reagito prontamente. "Hanno chiamato i politici a rispondere del fatto che molti dati sensibili di minori sarebbero stati inseriti in questo software. È stato un campanello d'allarme per l'opinione pubblica", afferma Inge Klas.
Alla fine, l'ufficio per la protezione dei dati personali di questa regione della Germania (Baden-Württemberg) ha vietato l'uso del pacchetto Microsoft in tutte le scuole della regione in primavera. Un'altra regione (Renania-Palatinato) ha vietato alle scuole lo strumento di videoconferenza Microsoft Teams, sempre per motivi di protezione dei dati degli alunni. In Danimarca, l'ufficio nazionale per la protezione dei dati ha dichiarato a luglio che Google for Education non era conforme al Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (GDPR).
Sebbene gli strumenti dei Gafam siano stati dichiarati non idonei dalle autorità, le scuole devono ancora trovare delle alternative. "Nel nostro caso, la decisione del responsabile della protezione dei dati è stata emessa a giugno, vietando Microsoft 365 dall'inizio dell'anno scolastico. Ma non tutte le scuole hanno ancora trovato soluzioni alternative. Molte scuole utilizzano ancora Microsoft", afferma Inge Klas, che lavora in un'associazione di genitori per un approccio diverso alla scuola digitale. Negli ultimi mesi molte famiglie si sono rivolte al nostro collettivo perché nelle loro scuole vengono utilizzati Microsoft e Google, chiedendo come possono opporsi. Consigliamo di parlarne con la direzione della scuola, che però spesso è sopraffatta dal problema. E questo a volte porta a conflitti tra genitori e scuole. È un problema che riguarda tutto il Paese.
Tuttavia, al di là del Reno, come in Francia e nel resto d'Europa, sono già disponibili per le scuole strumenti alternativi ai Gafam. "La maggior parte delle scuole della regione utilizzava Moodle (per l'apprendimento online) o BigBlueButton (per le classi virtuali con videoconferenza). Avremmo bisogno di una dozzina di persone che ci lavorino per sviluppare uno strumento più completo", afferma Inge Klas.
Una suite di strumenti open-source
Questo è esattamente ciò che stanno facendo gli attivisti dell'associazione Xnet, con sede a Barcellona, che si impegna per le libertà digitali. L'organizzazione ha sviluppato una suite di strumenti digitali per l'istruzione, chiamata DD, per "digitalizzazione democratica". "DD è come un Google Education, con ancora più funzioni", spiega Simona Levi, fondatrice di Xnet. La grande differenza con Google e Microsoft è che tutto funziona con software libero e open source, con codice aperto e trasparente, senza raccogliere dati all'insaputa degli utenti. Ogni attore può contribuire a migliorarlo.
Xnet è partito da software libero esistente e li ha messi insieme sulla stessa piattaforma. "Lavoriamo con Moodle, BigBlueButton, Nextcloud, Etherpad, tutto in un unico strumento. È un'alternativa che mira a essere agile come gli strumenti Gafam", continua l'attivista di Barcellona. Il software libero è sempre esistito nel settore dell'istruzione, ma spesso è più complicato e bisogna disporre di software diversi per svolgere compiti diversi. L'obiettivo del progetto DD è quello di avere un'unica piattaforma, di inserirvi il meglio delle soluzioni gratuite, di semplificarla e di renderla ancora più leggera rispetto alle grandi opzioni tecnologiche.
Xnet ha ricevuto il sostegno finanziario della città di Barcellona. "Il Comune ci dà dei soldi e ci lascia lavorare. Ma è proprio la società civile a farlo", afferma Simona Levi. La suite è stata utilizzata per un anno nelle scuole comunali. Abbiamo bisogno che più istituzioni siano coinvolte nel progetto per creare un codice aperto per gli strumenti di educazione digitale disponibile per tutta l'Europa, che ogni Paese potrebbe poi adattare. Proponiamo la nostra suite ai Paesi in cui le autorità di protezione dei dati hanno vietato i Gafam nelle scuole.
In Francia, il software dominante è quello francese, ma proprietario.
In Francia la situazione è molto diversa da quella della Spagna o della Germania. "Nelle scuole francesi non sono Google e Microsoft a dominare. La maggior parte delle implementazioni di software per la gestione della classe e della vita scolastica avviene con Pronote", riassume Brendan Chabannes, insegnante e portavoce del sindacato Sud Éducation.
Pronote è un pacchetto software sviluppato da una società francese, Index Éducation, che qualche anno fa è entrata a far parte di Docaposte, una filiale delle Poste francesi e della Caisse des dépôts et consignations. L'azienda che fornisce a un gran numero di scuole francesi un software di gestione delle classi non ha nulla a che fare con Gafam. Pronote non è un software libero", afferma Brendan Chabannes. Non abbiamo accesso al codice sorgente, è un software proprietario che funziona solo se si paga la licenza e la si rinnova ogni anno.
L'insegnante si rammarica che il sistema educativo nazionale francese non abbia adottato una soluzione centralizzata per tutte le scuole. Allo stato attuale, ogni scuola può scegliere il proprio software. "Potete immaginare le economie di scala se avessimo un unico software centralizzato, possibilmente gratuito!
Secondo il sindacalista, un software sviluppato internamente sarebbe preferibile anche in considerazione della delicatezza dei dati in questione: "In Pronote abbiamo pagelle, valutazioni, ritardi, assenze e motivi delle assenze, sanzioni, indirizzi e numeri di telefono dei genitori. Oggi, ogni scuola che utilizza Pronote può scegliere di ospitare i dati nel data center della società Index Education, oppure di "distribuire Pronote sulla propria rete locale", spiega l'azienda.
Quando il Ministero dell'Istruzione francese assume il fondatore di Framasoft
L'impulso per una maggiore diffusione del software libero nelle scuole potrebbe venire dal Ministero dell'Istruzione? L'anno scorso, il Dipartimento Digitale del Dipartimento dell'Educazione Nazionale ha assunto uno dei co-fondatori di Framasoft, la storica associazione francese per la promozione del software libero. Da allora, Alexis Kauffmann si occupa dello sviluppo di progetti di software libero e di risorse educative. (Il grassetto è del traduttore)
Il ministero (e il suo "centro di competenze per il software libero") ha anche sviluppato una piattaforma di strumenti digitali gratuiti per i professionisti dell'istruzione nazionale: Apps éducation. Da questo sito, gli insegnanti possono utilizzare direttamente software per videoconferenze e classi virtuali, condivisione di documenti, video, ecc. La maggior parte di questi software sono gratuiti (ad esempio BigBlueButton, Peertube, Nextcloud, ecc.). Il Dipartimento Digitale del Ministero dell'Istruzione ha investito quasi un milione di euro nel progetto. Inoltre, per le classi virtuali gestite dal Cned (Centre national d'enseignement à distance), lo strumento gratuito BigBlueButton sostituirà il vecchio software Blackboard, i cui dati erano ospitati da Amazon, a partire dal prossimo autunno.
Alcuni insegnanti, tuttavia, sono dei pionieri e non hanno aspettato che il loro ministero passasse all'open source. Thomas Crespin, insegnante di matematica, ha sviluppato nel 2009 Sacoche, uno strumento digitale gratuito dedicato alla valutazione delle competenze degli studenti. Sacoche è un'applicazione open source, gratuita, fatta dagli insegnanti per gli insegnanti e non rivolta ai dirigenti scolastici", spiega l'insegnante-sviluppatore. Sacoche permette di fare tonnellate di cose che Pronote non fa: si possono fare valutazioni, gli studenti possono presentare richieste di rivalutazione, si possono associare risorse di lavoro in modo che gli studenti lavorino in modo indipendente. Con Sacoche, abbiamo risposto alle esigenze degli insegnanti attraverso un forum.
Garantire la sovranità dei dati
Lo sviluppo del software è stato finanziato da un'associazione di insegnanti, Sésamath, che pubblica libri di testo di matematica, anch'essi con licenza aperta, che possono essere scaricati gratuitamente. Sacoche non ha ancora ricevuto alcun finanziamento dal sistema educativo francese. Tuttavia, "sarebbe opportuno riprendere il lavoro svolto per Sacoche e svilupparlo ulteriormente", afferma Thomas Crespin. L'insegnante di matematica si rammarica anche del fatto che solo "una minoranza di genitori è a conoscenza del Gafam e si oppone ad esso".
Per Simona Levi, attivista di Barcellona, la cosa principale oggi è fare pressione sugli Stati e sull'Unione Europea. "La società civile sta già facendo un grande sforzo. Se le grandi multinazionali tecnologiche hanno potuto avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono assunte le loro responsabilità. L'Unione europea e i governi devono impegnarsi a creare una piattaforma europea aperta per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini.
Rachel Knaebel
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Per chi odia i contanti
Il 10 novembre 2022 il governo ha approvato il “Decreto Aiuti quater”, che fra le altre cose prevede un aumento al limite d’uso dei contanti fino a €5.000. Il nuovo tetto entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023.
Una piacevole differenza rispetto al limite di €1999,99 che ci ha accompagnato nel 2022, ed indubbiamente una buona notizia per chiunque abbia un minimo di senno. Non c’è però troppo da festeggiare, visto che su 28 paesi facenti parte dell’Unione Europea, solo 12 attualmente hanno limiti come in Italia.
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Il contante è per i criminali
Come c’era da aspettarsi, alla notizia sono immediatamente seguiti i cupi e tristi lamenti delle orde di progressisti Veri Liberali per la lotta all’evasione e per i pagamenti elettronici. Uno dei più grandi esponenti di questa orda di Veri Liberali, Carlo Cottarelli, esprime così la sua idea in merito:
Cottarelli, si sa, non capisce.
Non capisce a cosa possano mai servire tutti questi contanti. Ma se Socrate si accontentava di sapere di non sapere, Cottarelli evidentemente non si accontenta. Il problema è semmai l’opposto: lui vorrebbe proprio sapere cosa ci fate coi vostri soldi.
E come lui, tonnellate di persone seguono la stessa linea. Non capiscono proprio cosa debba farci una persona onesta con tutti quei contanti. Vi riporto qualche commento di questi giorni:
Una persona onesta non ha bisogno di girare con le mazzette di banconote.
Poi faranno la legge si pistole e munizioni perché “andando in giro con il contante il cittadino deve sentirsi sicuro…”
Per curiosità: cosa se ne fa? PS: c’è chi si e no li ha sul conto corrente. Peraltro -per legge- si può aprire un conto corrente gratuitamente fino ai 5.000 euro…
Per i segnalati CRIF esiste BancoPosta. Migliaia di euro in contanti servono solo ai criminali.
I miei soldi sono nelle carte di credito ed uso solo quelle. Anche 2€ al supermercato pago con carta di credito. Evito di essere scoppiata e impazzire con la moneta. Lei fa finta di non capire che il tetto di 5000€ in contanti è puro nero sommerso.
La facile scusa per combattere i contanti, quella a cui quotidiani e telegiornali si aggrappano da anni, è che con l’uso del contante aumenta l’evasione fiscale. Ma è facile reperire online i dati sull’evasione fiscale dei paesi dell’Unione Europea e compararli coi rispettivi limiti ai contanti.
Dati alla mano, nonostante i limiti così rigidi l’Italia è comunque in testa alle classifiche per evasione fiscale. Viceversa, paesi senza limiti come l’Austria hanno livelli molto più bassi. La risposta all’evasione non è evidentemente il contante. E come potrebbe esserlo in ogni caso: gli evasori tendono a non rispettare le regole e se ne fregano dei limiti. Chi l’avrebbe mai detto, eh?
Insomma, è un’argomentazione talmente stupida che non vale neanche la pena parlarne. Ciò di cui vale la pena parlare sono invece gli assiomi su cui si fondano i ragionamenti dei cari concittadini che vi ho riportato sopra. Ne ho trovati almeno due:
Primo assioma: la ricchezza è una colpa. Il cittadino italiano onesto è mediamente povero, e non potrebbe in ogni caso permettersi di pagare in contanti qualcosa con valore pari o superiore a €5.000. Se giri con “tanti” soldi in tasca, c’è qualcosa che non va.
Secondo assioma: chiunque scelga di usare contanti, pur avendo l’alternativa del pagamento elettronico, evidentemente ha qualcosa da nascondere ed è pertanto un criminale fino a prova contraria. Spendere soldi senza essere tracciabili dallo Stato è quasi un peccato capitale.
Gli Zombie che odiano i contanti
I due assiomi sono quelli tipici dell’ideologia dello Zombie collettivista.
Il cittadino virtuoso, ormai zombificato dall’ideologia statalista-collettivista, è totalmente trasparente verso lo Stato e dignitosamente povero.
Il cittadino virtuoso-zombie è un codice a barre con le gambe immediatamente e sistematicamente scansionabile dallo Stato, che non aspira a null’altro che pagare il suo pegno per il bene comune, anche a costo della propria vita e libertà. Il pagamento elettronico, meglio ancora se con adesione ai vari honeypot di stato come il cashback, è un simbolo di fede e sottomissione al Dio burocratico-tecnocratico che vede e provvede.
La peculiarità degli zombie è che, pure nel caso, come questo, in cui il loro Dio decida di tornare sui suoi passi e concedergli un briciolo di libertà in più—aumentando il limite dei contanti da €2.000 a €5.000—non sanno cosa farci. Non riescono ad assimilare questa ritrovata libertà e cadono in crisi isterica. D’altronde, il loro stato di decomposizione mentale può soltanto avanzare, mai regredire.
Gli zombie ignorano il concetto di proprietà privata, sminuiscono il concetto di privacy e travisano l’idea stessa di libertà. Insomma, disprezzano chi vorrebbe vivere secondo principi umani ed essere lasciato in pace, perché gli ricorda ciò che non sono e non potranno mai essere.
Non ce l’hanno solo coi contanti, ma con tutto ciò che è strumento di libertà, privacy e proprietà, che viene demonizzato come immorale e pericoloso. Essere “ricchi” è immorale; nascondersi dallo Stato è immorale; il contante è immorale; privacy e libertà sono immorali.
La moneta elettronica (di stato) non è moneta
Per capire i pregi del contante bisogna prima capire la natura e il ruolo della moneta.
Ci sarebbero fiumi di parole da spendere, e in parte l’ho già fatto. In questa sede mi limiterò quindi a dire che la moneta è la tecnologia che ci permette di scambiare il valore del nostro tempo e lavoro con il valore del tempo e lavoro altrui.
La moneta è quello strumento che ci permettere di vivere e di sopperire alle nostre necessità pacificamente invece che sopraffarci violentemente l’un l’altro. Ma la moneta ha senso solo in quanto strumento per scambiare liberamente.
Se per libertà intendiamo la capacità di agire senza ingerenze di terzi, allora è chiaro che compiere transazioni private, non monitorate, analizzate e autorizzate da terzi, è condizione necessaria per scambiare liberamente. Rimanendo nell’ambito della moneta di stato1, il contante è l’unica forma che lo permette, diversamente dalle transazioni elettroniche.
Primo, le transazioni elettroniche sono totalmente e sistematicamente monitorate e analizzate da migliaia di algoritmi e persone che hanno l’unico scopo di giudicarne la legittimità. Dietro agli algoritmi usati per “mitigare il rischio” di riciclaggio, terrorismo, evasione e criminalità di vario tipo si nascondono modelli predittivi dal funzionamento ambiguo e spesso erroneo. Sono le banche stesse ad ammettere che questi algoritmi non funzionano e che i falsi positivi sono all’ordine del giorno.
Come possiamo dire di essere liberi di scambiare tra noi, se ogni transazione viene giudicata e monitorata da terzi?
Secondo, i pagamenti elettronici sono gestiti da intermediari privati come banche commerciali e circuiti di pagamento che oltre ad essere portatori di interessi privati sono anche portatori di interessi statali antitetici rispetto agli interessi dei clienti. Lo vediamo con le politiche assurde di PayPal, che si arroga il diritto di congelare conti senza preavviso e di sanzionare gli utenti fino a €2.500 se violano in qualche modo la loro Acceptable Use Policy. E lo vediamo anche con le banche, che non si fanno scrupoli a bloccare conti sulla base di facili pressioni politiche.
In questo senso si è espresso di recente anche il Presidente del Consiglio Meloni: "Imporre agli italiani l'utilizzo quasi esclusivo della moneta elettronica non è soltanto un macroscopico e illegittimo regalo alle banche e alle finanziarie che vendono questo tipo di servizio, ma è potenzialmente un rischio per il risparmio del cittadino".
La moneta elettronica non è infatti un’alternativa digitale al contante, ma una cosa totalmente diversa; un servizio privato che non ha neanche lo stesso valore giuridico del contante, come afferma anche Banca d’Italia:
I soldi in banca e nel tuo account PayPal non sono esattamente i tuoi, e non sono esattamente neanche soldi.
Terzo, i soldi in banca non esistono. Non nel senso figurativo del termine, no. Proprio non ci sono. Tutte le banche operano secondo il principio di riserva frazionaria, che gli permette di detenere a deposito soltanto una piccolissima parte di contante o asset facilmente liquidabili. È il segreto di pulcinella, ed è il motivo per cui tutto il mondo spinge affinché più persone possibile utilizzino pagamenti elettronici invece del contante.
Spiace, ma senza contanti non solo non sei libero di spendere i tuoi soldi, ma non sono neanche i tuoi e — a ben vedere, neanche esistono.
Il contante è libertà
Abbiamo quindi imparato che il contante è l’unica forma di moneta di stato2 che permette di possedere concretamente il proprio denaro, poiché le transazioni elettroniche sono subordinate al rispetto di regole arbitrarie di intermediari a loro volta soggetti a pressioni politiche, anche extra-territoriali, che diluiscono la nostra capacità di agire.
Abbiamo anche imparato che il contante è in grado di garantire la riservatezza delle nostre transazioni e quindi renderci liberi da ingerenze di terzi e algoritmi, al contrario dei sistemi degli intermediari di pagamento.
E infine abbiamo imparato che quei soldi che usiamo con carte di credito e intermediari di pagamento vari, non solo non sono tecnicamente “moneta con corso legale”, ma neanche esistono.
Che dire, a questo punto, dell’innalzamento del limite a €5.000? Che è un contentino per chi è ancora nel limbo—per tutti coloro che ancora non hanno iniziato il processo di zombificazione e decomposizione mentale e si accontentano di vivere entro limiti alla loro libertà sufficientemente alti da non sembrare neanche tali.
Ma se il limite all’uso del contante è misura di libertà, allora dobbiamo tristemente constatare che un limite di €5.000 è comunque pericolosamente più vicino allo zero che a infinito (nessun limite).
Il contante ha altri gravi problemi, derivanti dalla natura delle valute FIAT. Purtroppo questi problemi non solo risolvibili, salvo uscire completamente dal sistema e passare a una moneta superiore sotto ogni aspetto, come Bitcoin.
Il contante è bello, ma Bitcoin è ancora più bello.
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ho provato #FirefoxTranslate nelle mie webapp per #LivelloSegreto e #Poliverso e funziona a meraviglia! Ovviamente la traduzione non è perfetta, ma è in locale e non è "invadente": non mi viene mai proposta, ad esempio, se nel flusso della TL spunta un solo post in lingue diverse dall'italiano. Ma se apro uno specifico post in lingua straniera, eccolo farsi vivo e, dopo aver macinato un po' mi serve il contenuto tradotto.
So che l'ho già detto, ma è la parte più importante: il tutto senza cloud, cioè senza che nessuno prenda nota di cosa mi sia servito tradurre
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MASTODON, FINE DELLA PRIMA PARTE?
Framablog pubblica la traduzione in francese di un interessante articolo di Hugh Rundle che analizza la nuova ondata migratoria da Twitter a #Mastodon dal punto di vista di un "mastonauta" della prima ora, che è anche amministratore di un'istanza di Mastodon, in originale il titolo è "Home invasion" 😀
L' articolo secondo me è ricco di spunti di riflessione, anche sulle "magnifiche sorti e progressive" del #Fediverso.
Qui sotto trovate i link al testo originale dell'articolo, alla sua traduzione su Framablog, e per chi proprio volesse una spolverata di italiano, c'è anche la traduzione dell'introduzione all'articolo su Framablog.
Buona lettura!
L'articolo in originale: hughrundle.net/home-invasion/
Qui invece l'articolo su Framablog: framablog.org/2022/11/12/masto…
Per finire, l'introduzione su Framablog:
Il recente afflusso di registrazioni su Mastodon, sotto forma di un'ondata di questa portata senza precedenti, è stato ampiamente riportato dai media. Molti hanno guardato al social network federato con nuova curiosità, per spiegare (a volte in modo goffo o frammentario, ma è normale ) di cosa si tratta ai molti "migranti" che hanno reagito con forza all'acquisizione dell'uccello azzurro da parte di E. Musk.
L'evento, perché di evento si tratta, visto che i social network sono diventati un tema cruciale, ha suscitato, e questo è abbastanza salutare, molte domande, ma spesso da un'unica prospettiva: "Tu che vieni dall'uccello che ha del piombo nelle ali, cosa puoi trovare e cosa devi temere registrandoti su Mastodon?". E in effetti questo risponde più o meno a una forte richiesta.
Tuttavia, ci è sembrato interessante adottare una sorta di momentaneo controcampo : "Che cosa possono sperare o temere i mastonauti (sì, possiamo chiamarli così) con i nuovi massicci arrivi ?
È quello che si propone di analizzare Hugh Rundle nel post che abbiamo tradotto qui sotto. Conosce bene Mastodon e ne gestisce un'istanza da diversi anni. La sua posizione può sembrare eccessivamente pessimistica, in quanto ritiene che dovremmo essere in lutto per Mastodon così come lo abbiamo conosciuto fin dai primi giorni del Fediverse. Chissà cosa porteranno i prossimi mesi alla federazione di server minuscoli o obesi che, grazie alla loro interconnessione, federano gli esseri umani, al di fuori della portata del capitalismo di sorveglianza?
@Poliverso notizie dal fediverso @maupao @informapirata :privacypride:
Home invasion - Mastodon's Eternal September begins
The fediverse is dealing with a huge wave of Twitter people bringing toxic ideas with them.Hugh Rundle
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@iusondemand @nilocram @notizie @informapirata
"Cookie wall: prosegue l’istruttoria del Garante privacy su alcune testate giornalistiche online."
"TEAM 4 PEACE - Lo sport come strumento per allenare alla pace", il concorso finalizzato a contrastare i fenomeni di odio e discriminazione razziale tra i giovani nell'ambito dello sport non agonistico.
Info ▶️ https://www.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola "TEAM 4 PEACE - Lo sport come strumento per allenare alla pace", il concorso finalizzato a contrastare i fenomeni di odio e discriminazione razziale tra i giovani nell'ambito dello sport non agonistico. Info ▶️ https://www.Telegram
Midterm USA 2022: debolezze assediate guardando al 2024
Anche se non ancora definitivi, i risultati del voto di midterm dello scorso 8 novembre permettono già di offrire qualche valutazione riguardo alle dinamiche della politica statunitense. Come è già stato ampiamento osservato, nonostante la perdita della Camera dei rappresentanti e nonostante l’incertezza dell’esito in Senato (che, probabilmente, sarà sciolta solo dal ballottaggio in Georgia, il […]
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Prendetevi il tempo
L’errore che rischia di commettere il Governo Meloni è quello di continuare la campagna elettorale
Un governo alla partenza può incontrare delle difficoltà, nel senso che è necessario prendere le misure. Inoltre, va considerato che una parte del personale di governo è nuovo a questa esperienza.
Ma l’errore che rischia di commettere il governo in carica, il Governo Meloni, proprio all’indomani di elezioni che Fratelli d’Italia ha trionfalmente vinto, è quello di continuare la campagna elettorale, anziché prepararsi seriamente a governare.
Lo si è visto su alcune cose, come aver fatto un decreto velocissimo e tempestivo sui rave party, quando, nel frattempo, il suddetto raduno era stato già sciolto con le vecchie norme e con una discreta saggezza da parte delle forze dell’ordine e della prefettura. L’hanno scritto così velocemente che subito dopo gli stessi che lo hanno scritto, una hanno detto che bisognerà correggerlo, perché ci sono degli errori.
Potevano prendersi anche qualche giorno in più, invece lo si è fatto perché si voleva dimostrare che con quello si sarebbe risolto il problema, ma le cose sono andate diversamente. In quel decreto si inserisce un nuovo reato, il reato di invasione, peraltro descritto in maniera pedestre. Però il povero Ministro della Giustizia era arrivato a via Arenula dicendo che bisogna depenalizzare, cioè far diminuire i reati da contestare in sede penale, e come prima novità ce ne aggiungiamo uno di cui non si sentiva minimamente il bisogno, perché non è che prima del decreto si potesse invadere la terra altrui o la terra pubblica.
A questo si è aggiunta anche la vicenda dell’ergastolo ostativo: era evidente che andava rimossa la condizione – incivile – che il detenuto, in base al reato che ha commesso e in base alla preclusione del non avere collaborato con la giustizia, non può chiedere alcuni benefici di legge. È ovvio che invece deve poterli chiedere, ma questo non significa che gli altri siano tenuti a darglieli, perché è il giudice a decidere.
Anche lì sono intervenuti con un decreto e, per mascherarlo hanno detto di averlo lasciato, mentre, invece, lo stavano togliendo: questo perché la Destra era assolutamente favorevole a lasciare l’ergastolo ostativo, Queste cose di propaganda non servono a molto. Poi arriveranno questioni serie, compreso il meccanismo europeo di stabilità, che l’Italia non ha ancora ratificato. Ed è l’unico Paese europeo.
Qualcuno afferma che non lo abbia fatto neanche la Germania, ma questo è falso. Il Parlamento tedesco lo ha già ratificato, solo che lì esiste un sistema costituzionale diverso: alcuni parlamentari hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge di conversione, non sul MES e sono dunque in attesa della sentenza della Corte Costituzionale. Ma noi siamo l’unico Paese che non l’ha convertito e siamo il Paese che ha forse più bisogno di protezione finanziaria.
Anche in questo caso, tanto vale affrontare queste questioni. Quello dei migranti, è stato l’ultimo capitolo affrontato in maniera sbagliata, perché pur di voler fare l’operazione di propaganda immediata, invocando il blocco, quando chiaramente era impossibile. Infatti c’era una nave dell’ONG che faceva sbarcare tutti in Calabria, quindi non c’era nessun blocco.
Quelli che dicevano di bloccare hanno poi inventato che il blocco era dovuto al fatto di far scendere le persone fragili. Chi dovrebbe stabilirlo se una persona è fragile o meno? Dei medici. Beh, i medici dopo poco hanno stabilito che erano tutti fragili. La decisione dei medici è stata definita “bizzarra” ma ad essere bizzarra è l’idea di far scendere le persone sulla base di un certificato medico.
Il Governo, attraverso queste situazioni, ha cercato di compiere azioni dimostrative. Io ho l’impressione che anche a causa della dispersione, per non dire inconsistenza, dell’opposizione di sinistra, il Governo Meloni è destinato a durare. Ecco, siccome siete destinati a durare, prendetevi il vostro tempo per prendere le decisioni. Evitate di inseguire la propaganda per la propaganda. Prendetevi il vostro tempo, perché l’efficacia del Governo italiano è interesse di tutti gli italiani, anche di quelli che non hanno votato minimamente per la destra.
L'articolo Prendetevi il tempo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
‘Passion economy’ ed imprese
La passione non è tutto, ma, senza di lei, non vai lontano nel business tradizionale e sociale. La definizione di ‘passion economy’ avvalora questa tesi; è il titolo del libro ‘The Passion Economy’ di Adam Davidson (2020), uno scrittore del New Yorker staff e cofondatore del Planet Money, podcast della National Public Radio. Un altro riferimento è il filosofo economista William […]
L'articolo ‘Passion economy’ ed imprese proviene da L'Indro.
Tra Parigi, Berlino e le trappole di Salvini
Meloni stretta in una tenaglia tra la guerra del leghista ai migranti, il Pnrr e il Patto di stabilità
La tenaglia in cui si trova stretta Giorgia Meloni è dura da sopportare. Forse persino troppo, considerando che il governo è in carica da poche settimane. Ma tant’è. L’ultima cosa utile in questo momento, con i problemi irrisolti del Patto di stabilità e del Pnrr, era inaugurare un conflitto sui migranti con la Francia e, in via indiretta, con il resto dell’Unione. Peraltro l’intera vicenda sembra condotta da Roma con imperizia e un certo velleitarismo. Era interesse del destra-centro aprire il contenzioso? In apparenza, no.
Di sicuro non era interesse della presidente del Consiglio, desiderosa invece di accreditarsi nelle capitali europee. Tuttavia il peggio è accaduto per varie ragioni. Una delle quali è l’attitudine di Salvini: per un verso il capo leghista tenta di dettare l’agenda, quanto meno sul controllo dei porti, vecchio cavallo di battaglia; e per l’altro lascia che sia la premier a sbrogliarsela, visto che lui non ha motivo per volerla tranquilla al centro della scena.
La guerra ai migranti, alle navi, alle Ong era destinata alla sconfitta in partenza: al momento attuale il governo non ha gli strumenti per vincerla. Prima deve costruire una rete di relazioni oltralpe, magari cominciando dalla Germania. L’ostilità dei mass-media è evidente e in Europa c’è chi non vedeva l’ora di far inciampare la destra italiana. Non occorreva un particolare talento per capirlo. Giorgia Meloni, per la verità, aveva cercato di seguire una linea accomodante, in particolare con la Francia, ricercando un’intesa, ma con ogni evidenza ha sottovalutato la posta in gioco.
È stato un errore pensare di risolvere il problema, che si trascina da anni, attraverso una garbata richiesta di solidarietà e poi scivolare nella gaffe di presentare come un cedimento il gesto di buona volontà francese. Così come ora lascia perplessi la reazione del ministro della Difesa che dice: “Vogliamo obbligare l’Unione europea a non voltarsi dall’altra parte e a prendere una decisione seria, razionale, definitiva”.
Obbligare? Questo atteggiamento, che vuole rappresentare l’orgoglio nazionale, in realtà dimostra debolezza. Da un lato infatti c’è un esecutivo appena nato, figlio di una cultura politica in buona misura eterodossa rispetto all’Europa come l’abbiamo conosciuta dal dopoguerra a oggi. Dall’altro c’è una Francia diffidente, timorosa del contagio destrorso, guidata da un Macron forte grazie ai poteri di cui dispone, ma fragile in parlamento. Un Macron che si considera il “lord protettore” di un’Italia riottosa e non esita a dimostrarlo, non senza una dose di arroganza.
Oggi la premier, che ha appena avuto l’occasione di confermare la sua lealtà all’alleanza atlantica, incontrerà Manfred Weber, autorevole esponente dei Popolari tedeschi. Questi desidera rapporti di buon vicinato con Fratelli d’Italia per coinvolgerli nella tutela degli equilibri a Bruxelles.
A sua volta, Giorgia Meloni può trarre vantaggio dal rapporto col Ppe, sullo sfondo delle crepe che attraversano il fronte franco-tedesco non più compatto come un tempo. È chiaro tuttavia che al governo italiano serve un’idea positiva su come stare in Europa; un’idea strategica senza la quale si troverà in balia di episodi sempre più distruttivi.
L'articolo Tra Parigi, Berlino e le trappole di Salvini proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Gas e non solo: l’Algeria può essere un’alternativa alla Russia?
L'Algeria può sfruttare le circostanze appena emerse per fornire gas all'Europa e acquisire enormi entrate aggiuntive per il bilancio statale. Non solo. L'economia algerina può trarre grandi benefici dagli investimenti europei diretti nel settore petrolifero e nelle energie rinnovabili
L'articolo Gas e non solo: l’Algeria può essere un’alternativa alla Russia? proviene da L'Indro.
#laFLEalMassimo – Episodio 76: Pacifismo ipocrita
Benvenuti al nuovo episodio della FLE al Massimo, questa rubrica porta avanti il suo sostegno al popolo Ucraino e dunque celebra la ritirata dell’invasore russo da Kherson.
Nell’episodio di oggi provo a spendere qualche parola su un atteggiamento che non esito a definire ipocrita, che nasconde dietro un autoproclamato e sedicente pacifismo l’incapacità di distinguere le ragioni della nazione invasa e i torti chiaramente attribuibile all’invasore.
Tutti siamo a favore della pace e del rispetto della vita umana. Almeno tutti gli esseri umani degni di questo nome respingono la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli, ma anche semplicemente come processo di distruzione e devastazione di individui e civiltà. Dunque, tutti desideriamo la pace e la cessazione delle ostilità.
Tutta la storia del genere umano ci insegna tuttavia che la pace non è una condizione che si ottiene con le dichiarazioni di intenti o con le manifestazioni di buona volontà. Si tratta di una condizione precaria e fragile che è il risultato dalle vittorie passate sui regimi totalitari e sulla sconfitta delle ambizioni di conquista da parte di chi non esita a calpestare i diritti umani per conseguire i propri obbiettivi politici ed economici. Si tratta di uno status che si regge sul potenziale di deterrenza nei confronti di chi vorrebbe minacciare la libertà e l’esistenza stessa delle società aperte.
Dunque è profondamente ipocrita parlare di pace come se fosse un obbiettivo raggiungibile senza combattere e resistere l’offensiva russa. Non ci può essere dialogo con un regime spietato che non esita a calpestare i diritti umani e non offre alcuna garanzia di tenere fede ai propri impegni. Inoltre, qualsiasi rallentamento o esitazione nel contrasto militare alla Russia aggrava la devastazione e la perdita di vite umane in Ucraina.
L’unica via concretamente possibile per raggiungere la pace passa dalla conmpleta sconfitta militare della Russia che a giudicare dagli eventi recenti potrebbe non essere troppo lontana. Slava Ucraini.
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Midterm USA: vittoria stretta, sconfitta larga, stallo duro
Il governo del Paese sarà molto difficile nei prossimi due anni, e però la vittoria stretta per i democratici e sconfitta larga per i repubblicani (in particolare per Trump), potrebbe portare, si, allo stallo di governo, ma non tanto da fare del Presidente l'attesa anatra zoppa. Ecco così si prevede per l'attività legislativa e la politica estera
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Midterm USA: ancora tanti voti da contare, ma è tutto normale
Le due corse al Senato per le quali non c'è definizione sono in Arizona e Nevada. Per quanto riguarda la Camera, ci sono 34 gare aperte. Migliaia i voti ancora da contare. Ma si tratta tempi lunghi imposti dai sistemi di voto, non ritardi, e per nulla anomali o nuovi, anzi, ci sarebbe da consolarsi a pensare al 1930
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USA 2024: Trump contro DeSantis?
L'analista politico di Eurasia Group, Jon Lieber, afferma che “il rischio per la corsa di DeSantis, il rischio più grande per il Partito Repubblicano nel 2024, è che Trump perda alle primarie, corra come indipendente e divida il voto repubblicano, facendo vincere i Democratici, indipendentemente dallo Stato dell'economia”
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Borsa: canapa, piccola ventata ottimista per Canada e USA
Una piccola -non si sa bene ancora quanto volatile- ventata positiva nelle Borse Canapa di USA e Canada, ovvero le due principali piazze borsistiche della Canapa a livello mondiale. Bisognerà vere cosa accadrà alla luce di fattori intervenienti esterni e terzi come l’andamento delle tratte commerciali, il costo dei propellenti, le materie prima e delle […]
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Canapa, sviluppo, cooperazione scientifica: gli esempi di Nuova Zelanda, Australia e USA
Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti, tre esempi di come si stia investendo sempre di più in materia di ricerca scientifica ed investimenti ma anche nel mettere in luce quanto sia importante -nello sviluppo della canapa a livello mondiale– il fattore della cooperazione tra varie entità in causa, private e pubbliche. Continuano le collaborazioni con la […]
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Battaglia di Kherson: la ritirata russa conferma che Putin sta perdendo la guerra
L’annuncio del 9 novembre della Russia di un ritiro generale da Kherson è un’ulteriore conferma che Vladimir Putin sta perdendo la guerra. La stessa battaglia di Kherson è ancora lontana dall’essere conclusa, ovviamente. Ci sono giorni e forse settimane di ulteriori combattimenti mentre decine di migliaia di truppe russe tentano di ritirarsi in buon ordine […]
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Ucraina: l’uscita russa da Kherson creerà i giusti ‘fatti sul campo’?
Secondo quanto riferito, le forze di Putin se ne stanno andando, forse fornendo un'apertura alla diplomazia che Zelensky afferma ora di sostenere
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Gran Bretagna: il declino di un ex-impero
Ovvero la morte per suicidio, perchè quando vengono meno le qualità nella classe dirigente, le civiltà e le società cominciano a disgregarsi ed a collassare
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Obbligo pneumatici invernali: ecco cosa dice la legge
Anche se in alcune regioni d’Italia potrebbe non sembrare, l’inverno si avvicina e tutti gli automobilisti devono essere pronti ed informati sulle norme di sicurezza da rispettare in vista del freddo. Dal 15 novembre, infatti, i guidatori dovranno per legge cambiare gli pneumatici estivi e installare quelli invernali, più adatti ad affrontare tratti stradali con […]
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USA/ISRAELE. L’insuccesso elettorale trumpista rovina la festa di Netanyahu
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 11 novembre 2022 – Benyamin Netanyahu potrebbe dormire tranquillo tra due guanciali. Ha vinto le elezioni e ha umiliato suoi rivali di sinistra e di destra. Ha ricevuto messaggi di congratulazioni persino dal presidente turco Erdogan, uno dei suoi avversari più agguerriti. E il suo principale partner di governo, l’estremista di destra Itamar Ben Gvir, ieri omaggiava pubblicamente il suo mentore, il rabbino Meir Kahane leader del partito razzista Kach, assassinato 32 anni fa negli Usa, senza suscitare reazioni sdegnate.
Ha davanti una strada in discesa. E invece il premier israeliano in pectore tra non pochi tormenti ha passato la notte di mercoledì a seguire gli aggiornamenti elettorali dagli Stati uniti. La netta sconfitta democratica in cui sperava non c’è stata.
Un’ampia maggioranza repubblicana alla Camera unita a un comodo margine al Senato avrebbe fatto di Joe Biden un presidente debole. E i media americani avrebbero iniziato il conto alla rovescia per il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che resta un alleato naturale di Netanyahu nonostante le invettive lanciate dal tycoon alla fine del 2020. L’allora primo ministro israeliano scelse di congratularsi con il presidente eletto degli Stati uniti e di non credere alla tesi trumpista della vittoria rubata. Con un Biden nell’angolo, il leader della destra israeliana e i suoi alleati si sarebbero sentiti pronti a respingere qualsiasi ammonimento della Casa Bianca. Invece il presidente Usa è ancora in piedi e alcuni governatori democratici sono stati rieletti in importanti Stati. Il Partito democratico ha ottenuto risultati positivi oltre ogni aspettativa e appare in grado di contrastare le ambizioni di Trump che si accinge a candidarsi per le presidenziali del 2024. A rendere più amaro l’esito del voto americano a Netanyahu è stata la vittoria di Josh Shapiro, il prossimo governatore della Pennsylvania, sul trumpista Doug Mastriano molto gradito alle forze che comporranno il nascente governo israeliano.
I Democratici, è bene ricordarlo, non sono ostili a Israele, anche con un governo di destra. E lo hanno dimostrato in innumerevoli occasioni. Biden non ha riportato l’ambasciata Usa a Tel Aviv, ha stretto i rapporti con lo Stato ebraico e rinunciato (per ora) a rilanciare l’accordo internazionale (Jcpoa) sul programma nucleare iraniano. E starà dalla parte di Israele se Netanyahu nei prossimi due anni ordinerà alla sua aviazione di attaccare le centrali atomiche iraniane. «Siamo fratelli» e «faremo la storia insieme» avrebbe detto Biden congratulandosi con Netanyahu. Ma l’attuale Amministrazione non asseconderà, come aveva fatto Trump, tutti i piani dell’estrema destra al potere in Israele. Netanyahu dovrà tenerne conto.
L’ambasciatore statunitense in Israele Tom Nides ha avvertito in più di una intervista che la Casa Bianca respingerà qualsiasi tentativo del futuro governo israeliano di annettere la Cisgiordania palestinese come Netanyahu aveva provato a fare nel 2020 e che Itamar Ben Gvir, probabile ministro della pubblica sicurezza, intende inserire nel programma dell’esecutivo. «La nostra posizione è chiara: non sosteniamo l’annessione. Combatteremo qualsiasi tentativo in tal senso», ha detto Nides all’emittente pubblica Kan. I commenti dell’ambasciatore sono giunti dopo che Yariv Levin, figura di primo piano della destra, aveva dichiarato che l’annessione della Cisgiordania è in cima all’agenda del futuro governo. Pagine Esteri
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La Vie En Rose per la cooperazione militare tra Meloni e Macron
di Antonio Mazzeo*
(la foto in apertura è di Marie-Lan Nguyen/wikimedia commons)
Pagine Esteri, 8 novembre 2022 – “Ho avuto un dialogo telefonico con il ministro francese ed uno dei temi affrontati è la possibilità per le nostre Marine militari di cooperare sempre di più sul Mediterraneo. Pensiamo alle enormità di cavi, per non parlare del gas che transita nel Mediterraneo, per cui non possiamo permetterci eventi come quello accaduto al Nord Stream. Ormai, viviamo in un mondo diverso e questo ci impone una rivoluzione culturale per adeguarci ai cambiamenti ed il Mediterraneo va difeso. Il Mediterraneo è una priorità per l’Italia che deve riscoprire il suo ruolo con l’Africa e con gli altri paesi che sono ad Ovest ed a Est”. (1) Cannoniere italiane e francesi schierate nel Mare Nostrum, dunque, a difesa di reti di comunicazione digitale ed energia. Ad annunciarlo Guido Crosetto nella sua prima uscita da ministro della Difesa in un convegno internazionale, quello dal significativo titolo “Sicilia, Mediterraneo, Europa: le sfide dell’energia e della sicurezza”, svoltosi a Siracusa dal 27 al 29 ottobre scorso, presenti pure l’ex presidente Ue Romano Prodi, il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, il Comandante in capo della Squadra navale della Marina Aurelio De Carolis e l’ex Capo di Stato maggiore della difesa Vincenzo Camporini.
Temi chiave del meeting i cambiamenti nello scacchiere internazionale dopo l’invasione russa dell’Ucraina, le nuove strategie globali della NATO e il ruolo economico e militare della Sicilia nel Mediterraneo. “L’Isola è cruciale per l’Europa in due settori vitali: le comunicazioni e l’energia”, spiegano gli organizzatori del convegno. “Davanti alle coste siciliane c’è il Flag (Fiber-Optic Link Around the Globe) su cui viaggiano dati dall’Inghilterra al Giappone. A Palermo è presente un data center neutrale della Sparkle collegato a 18 cavi internazionali che fornisce connettività avanzata tra Medio Oriente, Africa e gli hub europei. Nel triangolo Siracusano, tra Priolo, Melilli, Augusta vi è inoltre uno dei poli chimici più importanti d’Europa, mentre altre raffinerie sono presenti a Gela e a Milazzo”. Un occhio infine al ruolo “rilevante” della Sicilia per la difesa europea e i rapporti transatlantici. “A Sigonella è ospitata una delle basi americane più importanti al mondo”, ricordano gli organizzatori. “A Niscemi insiste il Muos (Mobil User Objective Sistem) parte di un sistema globale e che consente comunicazioni sicure per l’Europa, il Mediterraneo e il continente africano. Infine, Lampedusa è sede di un importante osservatorio radar, mentre ad Augusta vi è uno strategico porto militare”. (2)
Dopo la crisi politico-diplomatica tra Roma e Parigi al tempo dei bombardamenti NATO alla Libia di Gheddafi, principale causa il pressing dei colossi energetici francesi per soffiare all’ENI una parte delle fonti petrolifere esistenti nel martoriato paese nordafricano, adesso si punta a fare fronte comune nel Mediterraneo per “stabilizzare” il nord Africa e la regione sub-sahariana. Progetto militare ambizioso che l’esecutivo di estrema destra Meloni-Crocetto eredita per intero dai predecessori Draghi-Guerini (quest’ultimo ministro della difesa Pd anche con il governo Conte bis).
“In virtù della propria storia, delle ottime relazioni e delle ambizioni condivise, Italia e Francia non possono che essere protagoniste attive del futuro, come del presente, dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica, anche a fronte delle sfide inedite poste dallo scenario internazionale”, aveva espresso con fin troppo enfasi Lorenzo Guerini in occasione della telefonata a Sébastien Lecornu, neoministro delle Forze Armate della Repubblica francese (8 giugno 2022). “Rimarcando l’ottima collaborazione sul piano militare, il Ministro Guerini si è inoltre soffermato sulle attività comuni svolte nelle aree di prioritaria importanza strategica, come il Sahel, la cui stabilità è decisiva per gli equilibri di sicurezza dell’intera Europa, confermandosi reciprocamente la convinta volontà di cooperare con la massima efficacia”, riportava l’ufficio stampa del Ministero della Difesa. In chiusura di colloquio, Guerini e Lecornu affrontavano il tema della cooperazione militare-industriale “indispensabile anche ai fini del conseguimento del progetto di Difesa Europea e della compiuta autonomia strategica dell’Europa”. (3)
A sigillo della ritrovata amicizia diplomatico-militare il 26 novembre 2021 era stato firmato a Roma dal Presidente del Consiglio Mario Draghi e dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron il “Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata”. Sicurezza comune, proiezione nello scacchiere africano, rafforzamento del pilastro europeo NATO e sostegno dei gruppi industriali-militari nazionali gli obiettivi strategici delineati dal Trattato. “Le Parti s’impegnano insieme a rafforzare le relazioni dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri con il continente africano, con particolare attenzione al Nord Africa, al Sahel e al Corno d’Africa”, si legge all’art. 1 (Affari esteri). All’art. 2 (Sicurezza e difesa) i due governi si dichiarano pronti “a promuovere le cooperazioni e gli scambi sia tra le proprie forze armate (formazione, addestramento, transito e stazionamento sul territorio, ecc.), sia sui materiali di difesa e sulle attrezzature” e a “sviluppare sinergie ambiziose sul piano delle capacità e su quello operativo ovunque i loro interessi strategici s’incontrino. Roma e Parigi si dicono concordi nel promuovere “alleanze strutturali” con la “costituzione di partnership industriali in specifici settori militari, nonché dei progetti congiunti nell’ambito della cooperazione strutturata permanente (PESCO), con il sostegno del Fondo europeo per la difesa”.
Ampia attenzione è riservata al potenziamento del settore spaziale. In particolare all’art. 7 del Trattato si riporta che Italia e Francia “favoriscono il coordinamento e l’armonizzazione delle loro strategie ed attività nel campo dell’esplorazione e dell’utilizzo dello spazio extra-atmosferico a fini pacifici e dell’accesso autonomo allo spazio da parte dell’Europa”, puntando a “consolidare la competitività e l’integrazione dell’industria spaziale” e a sostenere direttamente i “lanciatori istituzionali” Ariane e Vega e la base europea di lancio di Kourou (Guyana francese). “Nel settore dei sistemi orbitali, si intende incoraggiare e sviluppare la cooperazione industriale nel settore dell’esplorazione, dell’osservazione della terra e delle telecomunicazioni, della navigazione e dei relativi segmenti terrestri”, si specifica sempre all’art. 7. Infine l’impegno comune nel campo della cooperazione transfrontaliera tra le forze dell’ordine. “Le Parti lavorano alla creazione di un’unità operativa italo-francese per sostenere le forze dell’ordine in funzione di obiettivi comuni, in particolare nella gestione di grandi eventi e per contribuire a missioni internazionali di polizia”, si legge ancora nel Trattato. Previste a tal fine “attività di formazione comune e di scambio professionale e di conoscenze e competenze in ambito securitario”. (4)
In verità la collaborazione delle forze di polizia dei due paesi “contro il terrorismo e l’immigrazione irregolare” era stata rafforzata dopo l’incontro a Roma del 5 novembre 2020 tra l’allora ministra dell’interno Luciana Lamorgese e l’omologo francese Gerald Darmanin. “Per tale ragione, Parigi e Roma stanno per realizzare un piano sperimentale in cui brigate miste, ovvero pattuglie congiunte, verranno dispiegate per un periodo di sei mesi al confine franco-italiano”, aveva specificato la titolare del Viminale. Oltre alle operazioni alle frontiere furono concordate anche attività di contrasto dei flussi migratori provenienti dalla Tunisia, con lo schieramento di unità militari e delle forze di polizia al largo del Paese nordafricano e in collaborazione con le autorità di Tunisi. (5)
Si è assistito negli ultimi anni pure alla crescita del numero e delle dimensioni delle esercitazioni militari tra le unità navali, di terra e aeree italiane e francesi. Tra le più rilevanti va annotata la lunga campagna addestrativa di una decina di piloti e operatoti specialisti del 4° Gruppo Elicotteri della Marina militare di stanza a Grottaglie, a bordo della portaelicotteri anfibia Mistral e della fregata Guepratte. Le due unità della Marine Nationale dopo aver lasciato il 26 febbraio 2020 il porto di Tolone hanno raggiunto prima l’Oceano Indiano per collaborare con la “Combined Task Force 150”, la forza multinazionale sotto la guida del Comando navale USA in Bahrein che opera nell’area per “contrastare la pirateria e il terrorismo internazionale”; poi si sono spinte in navigazione fino all’Australia e alla Nuova Caledonia.
Intenso periodo addestrativo (primavera 2020) nel Golfo di Leone (Mediterraneo nord-occidentale) per la fregata multi-missione Carlo Margottini a fianco del gruppo navale francese composto dalle navi Ducuing e Provence. “L’esercitazione organizzata dalla Marine Nationale, con il supporto del personale del Centro di Addestramento Aeronavale di Taranto, è stata indirizzata principalmente alla lotta anti-sommergibile”, ha spiegato lo Stato Maggiore della Marina. “Sotto la superficie del mare, invisibili agli occhi ma non ai moderni sonar delle unità navali, due sottomarini nucleari francesi hanno simulato lo schieramento delle forze nemiche per l’intera durata dell’esercitazione”. (6)
foto di Dimitri Torterat
Il 6 e 7 marzo 2021 si è tenuto nelle acque del Mediterraneo centrale un altro importante addestramento navale, con tre fregate “cugine” Fremm, un paio di sottomarini, un pattugliatore marittimo francese ATL2 proveniente dalla base siciliana di Sigonella e un elicottero SH101 ASW di Maristaeli Catania. (7) Ancora più complessa l’esercitazione “Polaris 21” (acronimo di Préparation Opérationnelle en Lutte Aéromaritime, Résilience, Innovation et Supériorité) nel novembre 2021, con assetti aereo-spaziali, terrestri, navali e subacquei di Italia (la fregata multi missione Carlo Bergamini), Francia, Grecia, Spagna, Regno Unito, USA e NATO (un aereo-radar E-3 “Awacs”). Ai war games hanno partecipato pure la portaerei nucleare Charles de Gaulle con una ventina di cacciabombardieri “Rafale”, un pattugliatore marittimo P-8A “Poseidon” di US Navy e un “Atlantique 2” transalpino decollati entrambi da Sigonella. (8) Quasi in contemporanea, presso il Massiccio dei Cerces, sulle Alpi francesi, si svolgeva l’esercitazione “Cerces 2021”, con la partecipazione del 9° Reggimento alpini dell’Aquila, del 32° Reggimento genio di Fossano (Cuneo) e della 27ª Brigade d’infanterie de montagne francese. “Lo scambio di esperienze nell’impiego di armi ed equipaggiamenti e l’integrazione delle procedure tattiche utilizzate dai reparti dei due Paesi, contribuisce ad incrementare l’interoperabilità e il coordinamento addestrativo e operativo, soprattutto nel cosiddetto Mountain Warfare, ossia la capacità di muovere e combattere in ambiente montano mediante l’impiego combinato di assetti di fanteria leggera, artiglieria, genio e unità”, riportava lo Stato Maggiore dell’Esercito. L’attività veniva condotta a seguito di specifici accordi bilaterali, nell’ambito del progetto Not Standing Bi-National Brigade Command che “prevede la costituzione di un comando brigata bi-nazionale non permanente e periodiche esercitazioni tra le unità della brigata alpina Taurinense e la 27ª brigata di fanteria francese – e che ne ha visto l’impiego all’estero nell’operazione UNIFIL in Libano nel 2015-16”. (9)
Nel febbraio 2022 Italia e Francia hanno promosso una serie di operazioni congiunte nel Mediterraneo tra le portaerei Cavour e Charles de Gaulle. Dal 24 febbraio (giorno dell’invasione russa dell’Ucraina) e fino al 2 marzo si è tenuta invece l’esercitazione multinazionale “Aster-X 2022”, promossa dal Ministero della Difesa francese per potenziare le capacità di “tracciamento di oggetti spaziali e flussi di comunicazione satellitare” e che ha visto il coinvolgimento del neocostituito Comando delle Operazioni Spaziali di Roma, del Centro Interforze di Gestione e Controllo SICRAL di Vigna di Valle e del Centro di Telerilevamento Satellitare di Pratica di Mare, i tre organismi a capo dell’onerosa strategia nazionale nel settore militare spaziale. (10) Infine ancora un’esercitazione alla guerra anti-sottomarini a metà giugno (“Squale 22”) nelle acque tra la Corsica e la Costa Azzurra, presenti le fregate Alpino, Languedoc, Alsace e Chavalier Paul, l’unità d’assalto anfibio Dixmude, il sommergibile nucleare Emeraude e il cacciatorpediniere statunitense USS Arleight Burke.
Numerosi i progetti di sviluppo industriale nel settore bellico proposti, avviati o ampliati con la firma del “Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata” di fine 2021. Già in occasione del vertice di Roma del 9 luglio 2020, gli allora ministri Lorenzo Guerini e Florence Parly si erano detti “orgogliosi di constatare che Italia e Francia si distinguono nella cooperazione europea, la PESCO, dove complessivamente guidano 20 progetti su 47 e compartecipano in numerosi altri”. I due ministri si dichiaravano d’accordo nel prendere a “esempio virtuoso” l’accordo siglato tra le grandi aziende Fincantieri SpA e Naval Group per dar vita ad una joint venture italo-francese della cantieristica navale militare, riproponendo lo schema anche per altri settori come ad esempio quello dello spazio e dei sistemi di difesa antimissile, della “progettualità multilaterale” per un drone armato europeo e per un mezzo pesante di nuova generazione per gli eserciti dei due paesi. (11)
In occasione degli ultimi Scambi per la dottrina, lezioni idendificate e simulazioni (i cosiddetti Colloqui Fidelis che si tengono annualmente tra i due eserciti nazionali), la delegazione italiana ha presentato agli alleati le nuove concezioni operative 2020-2035 e quelle per il “Dominio Spazio”, nonché i risultati della campagna di sperimentazione dei nuovi sistemi robotizzati e interamente automatizzati (Robotics and Autonomous Systems) e di quelli previsti dal “Programma Forza NEC (Network Enabled Capabilities)”, il progetto congiunto Difesa-Industria nato per “abbattere i tempi di comunicazione e di acquisizione delle informazioni” per la conduzione delle operazioni belliche più moderne. La delegazione francese ha invece presentato i programmi di rinnovamento e modernizzazione delle capacità di combattimento terrestre “Scorpion”, “Vulcain” e “Titan”. (12)
L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il generale francese Thierry Burkhard (foto dello Stato Maggiore della Difesa).
Il 23 giugno 2022, nel corso di un vertice tra il Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e l’omologo francese generale Thierry Burkhard, è stato deciso di rafforzare i rapporti tra i due Stati Maggiori con la firma di un Military Cooperation Framework. “Si tratta del documento quadro concettuale per la cooperazione bilaterale, discendente dal Trattato del Quirinale, entro il quale si svilupperanno le future aree di collaborazione tra Francia e Italia”, ha spiegato il Ministero della Difesa, omettendo però di fornirne i contenuti e le immaginabili ricadute di politica industriale-militare. Qualcosa di più è trapelata a conclusione dell’incontro a Napoli del 22 settembre 2022 tra il comandante logistico della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe Abbamonte, e il direttore centrale del servizio per il sostegno alla flotta francese, Guillaume de Garidel-Thoron. “Alla luce dei positivi ritorni degli accordi tecnici in vigore per la classe di fregate-cacciatorpediniere Orizzonte, su delega dei rispettivi Ministeri della Difesa, sono stati firmati due accordi tecnici dedicati al supporto comune delle unità navali Classe Fremm: uno per lo scambio di informazioni tecniche, l’altro per lo scambio di parti di ricambio”, annota l’ufficio stampa della Marina. “Dell’attuazione degli accordi beneficeranno gli impianti comuni installati a bordo di 18 fregate multi- missione, 10 italiane e 8 francesi”. (13)
L’affaire militare più redditizio per le industrie militari italo-francesi riguarda però lo sviluppo di una nuova generazione del sistema missilistico superficie-aria di “media portata terrestre” SAMP/T. Il 19 marzo 2021 l’Agenzia OCCAR (Organizzazione Congiunta per la Cooperazione negli Armamenti) ha stipulato a Parigi l’emendamento al preesistente contratto sottoscritto con il consorzio EUROSAM (composto dal gruppo aerospaziale francese Thales e dall’holding missilistica MBDA, controllata da Airbus, BAE Systems e dall’italiana Leonardo SpA) per dare il via alla progettazione del SAMP/T NG (New Generation) che impiegherà missili intercettori ipersonici con capacità di colpire bersagli fino a 1.000 km di distanza. “Il SAMP/T NG è l’evoluzione, più performante dell’omonimo sistema missilistico terrestre di difesa di area antiaereo ed antimissile sviluppato negli anni ’90 e in dotazione all’Esercito Italiano ed all’Aeronautica francese dal 2013”. spiega la Difesa. “In ambito nazionale è stato schierato, dal dicembre 2015 al dicembre 2016 per la sorveglianza dello spazio aereo della città di Roma, in occasione del Giubileo straordinario della misericordia mentre dal giugno 2016 al dicembre 2019 è stato schierato a ridosso del confine turco con la Siria, come assetto di difesa aerea della NATO (missione Active Fence)”. Allo sviluppo della nuova generazione di missili superficie-aria, oltre a MBDA Italia e Leonardo partecipano le aziende Avio e Simmel nella realizzazione dell’unità di controllo del fuoco, della testata di guerra e del radar Kronos GMHP. (14)
La firma del Trattato di cooperazione bilaterale del 26 novembre 2021 ha contribuito anche a una maggiore condivisione tra Roma e Parigi delle politiche di approvvigionamento energetico ed investimento finanziario a favore dei gruppi industriali che operano nel settore energia (gas, petrolio e nucleare di ultima generazione). “I rapporti italo-francesi nel campo energetico sono operativi già da decenni (possiamo citare ad esempio le presenze in territorio francese di ENI, ENEL, Saipem ed ERG e di EDF – Electricitè de France – attraverso il controllo di Edison nel nostro Paese), e si sviluppano soprattutto nell’ambito delle interconnessioni per la trasmissione di energia elettrica e il trasporto di gas naturale con infrastrutture già esistenti e funzionanti che con progetti in via di realizzazione”, rileva l’esperto di politiche e infrastrutture energetiche Antonello Assogna (Fondazione Tarantelli), già responsabile aziendale di Italgas Roma. “I rapporti italo-francesi nel comparto delle reti energetiche sono in via di potenziamento attraverso l’impegno, per quanto riguarda la competenza italiana, delle aziende Terna Spa (holding pubblica che controlla la rete di trasmissione e trasporto di energia elettrica) e Snam Spa (società sempre a maggioranza pubblica che gestisce i 32.000 km di metanodotti italiani)”.
Ancora Antonello Assogna ricorda come il gruppo Terna SpA, in collaborazione con la Società francese Réseau de Transport d’Electricité, stia sovrintendendo all’interconnessione elettrica tra Francia/Corsica e Italia e alla realizzazione di un nuovo collegamento di rete tra Piossasco (Torino) e Grande Ile (Savoia). “La Snam dal 2013 è azionista di maggioranza relativa della Terega SpA (nel 2013 TIGF), uno dei principali operatori di trasporto e stoccaggio del gas naturale, la cui rete è collocata in una vasta area territoriale in grado di garantire il flusso del gas naturale tra l’est e l’ovest e il nord e il sud dell’Europa”, conclude l’esperto della Fondazione Tarantelli. (15)
La guerra in Ucraina ha esso a nudo la fragilità e le contraddizioni dei sistemi di fornitura e produzione energetica, accelerando i processi di militarizzazione a “difesa” di rotte, reti e impianti. Il neo-ministro Crocetto a Siracusa ha delineato una visione strategica chiara e netta: nuove armi, nuovi eserciti e nuove flotte per l’espansione dei fatturati e dei dividendi dei colossi transnazionali dell’energia, con un’Italia sempre più guardia armata del Mediterraneo allargato, dall’Atlantico al mar Nero e dai mari del Nord fino al Golfo di Guinea, al Corno d’Africa e al Mozambico. Pagine Esteri
*Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).
Note:
1) siracusapress.it/cronaca/sirac…
2) https://www.blogsicilia.it/siracusa/geopolitica-difesa-meeting-mannino-crosetto-prodi/793279
4) governo.it/sites/governo.it/fi…
5) menanews.info/2020/11/07/franc…
6) marina.difesa.it/media-cultura…
7) marina.difesa.it/media-cultura…
8) navalnews.com/naval-news/2021/…
9) esercito.difesa.it/comunicazio…
10) reportdifesa.it/esercito-itali…
11) difesa.it/Pagine/PageNotFoundE…
12) esercito.difesa.it/comunicazio…
13) marina.difesa.it/media-cultura…
14) difesa.it/SGD-DNA/InfoCom/News…
15) geopolitica.info/rapporti-ener…
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Ucraina – Kherson: di là dal fiume e tra gli alberi
Cosa sta succedendo in città tra annunci di ritiro, timori per una trappola e speranze per una trattativa? Cosa faranno i russi una volta giunti in massa dall’altra parte del fiume? Si potrebbe parlare di negoziato, magari già quest’inverno?
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Opposing expansion of Bristol airport
Solidarity from Florence, Italy, where they are trying to expand Peretola airport
grassrootsalternatives.uk/2022…
An update on actions opposing the expansion of Bristol Airport
Firstly, this is the piece we wrote back in October outlining our objections to the expansion of the airport: Why it has to be no go for Bristol Airport expansion 20.10.22. It’s getting close…GRASSROOTS ALTERNATIVES
Perché resta pericolosa l'esportazione di dati verso gli USA
Trasferimento dati Ue-Usa: tutti i dubbi sull’ordine esecutivo di Biden
L’executive order firmato da Biden risponde alla necessità di trovare un accordo che permetta alle imprese europee di trasferire verso il nuovo continente i dati personali trattati.Elio Franco (Agenda Digitale)
DiPorto
In porto è andata assai male. Così si arreca un danno all’Italia fingendo di presidiarne gli interessi. Fuori dal porto è andata anche peggio, perché si è avuta l’impressione che il governo non avesse cognizione di quel che stava accadendo. Abbiamo anche ringraziato la Francia per averci, non a torto, rimproverato. Se si vuole difendere gli interessi italiani si sappia che l’ottuso nazionalismo li danneggia e il propagandismo monotono e negatore della realtà è stucchevole. Mettiamo in fila gli errori e immaginiamo come si possa evitarne la replica.
Più della metà degli sbarchi irregolari, secondo i dati del ministero degli Interni, avviene dopo una traversata fatta a bordo di barconi. Quelli o li fai scendere o li condanni a morte. Poco meno della metà degli sbarchi avviene a seguito di ribaltamenti e naufragi, quindi arrivano a terra, per la grande parte, a bordo delle imbarcazioni italiane, in primis Guardia Costiera. Le Ong coprono il 16%, in questa seconda metà. Ammesso abbia un senso dichiarare loro guerra, resterebbero i tre quinti del problema. Ciò basti per capire che la propaganda della fermezza smotta sulla realtà.
Alcuni degli sbarchi da navi Ong avvengono in modo concordato con le autorità italiane. Da ultimo in Calabria. Per gli altri, senza generalizzare, la questione è: se si ritiene di avere gli elementi per accusare una nave di avere agito in combutta con i trafficanti, si fanno scendere gli occupanti e si sequestra la nave. Il ministro Minniti, uomo della sinistra sbranato dalla sinistra (e sono colpe che non si cancellano), era andato oltre: le Ong firmino un protocollo, altrimenti non ci parliamo.
Pensare di fare scendere alcuni e non altri, come stabilito dal governo, è un doppio errore. Intanto perché non c’è base giuridica, difatti sono poi sbarcati tutti. Per giunta con la tremula ipocrisia del certificato medico. Poi perché far scendere malati e fragili significa avere di sé stessi l’idea d’essere un ospedale. O un lazzaretto. Facciamo scendere solo quelli che ci costeranno e non quelli che potranno produrre. Non è fermezza, è fissità allocca.
L’Italia è il Paese che riceve più fondi europei, come ci ha delicatamente ricordato la Francia, pensare di agire in contrasto con leggi e Unione europea per il solo gusto di affermare una propaganda di parte significa subordinare gli interessi nazionali ai propri.
Detto ciò, posto che propaganda fessa è questa e propaganda fessa è anche quella del volemose bene e venite tutti a farci compagnia, che fare? Primo, regolare i rapporti con le Ong, considerando quelle navi non pescherecci di passaggio, ma strumenti dedicati alla raccolta di emigranti, come, del resto, hanno scritto sulla fiancata. Se vuoi collaborare con l’Italia ti registri e firmi un accordo, senza presentarci i casi a uno a uno.
Secondo, si chiede che gli accordi di Dublino (firmati prima dalla destra e poi dalla sinistra, in ogni caso accettati dall’Italia, ove abbia un senso parlarne in termini di nazione) siano modificati: una cosa è il signore che becco alla frontiera da irregolare, sicché è mio dovere territoriale identificarlo e valutarne l’ingresso o il respingimento, altra, assai diversa, sono gli arrivi in massa, quel che va chiesto è che gli sbarchi di questi ultimi avvengano in zona sicura, pronti al soccorso, ma extraterritoriale, di competenza Ue.
In altre parole: non ci si rivolge al Tar, ma alla Commissione Ue. In quella zona la competenza e giurisdizione esclusiva è Ue, operata per il tramite delle forze nazionali presenti nel punto di sbarco. Quindi non si sbarca più in Italia o in Francia, ma in Ue, con quel che consegue. Compreso il fatto che i soldi non li prendiamo più noi, ma finanziano quella struttura.
Il tutto ricordando che abbiamo bisogno di immigrati, che dovremmo sceglierli e per farlo si devono emanare decreti flussi continui e congrui. Sempre che si stia parlando di interessi italiani e non di propagande da diporto.
L'articolo DiPorto proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Il fondatore di Mastodon, rivale di Twitter, ha una visione per la democratizzazione dei social media
Articolo originale: time.com/6229230/mastodon-euge…
Mentre Twitter cambiava proprietario alla fine di ottobre, un altro sito di social media molto simile stava vivendo una sorta di ondata.
Mastodon, un sito di microblogging decentralizzato che prende il nome da un tipo di mammut estinto (sic, ndt), ha registrato 120.000 nuovi utenti nei quattro giorni successivi all'acquisizione di Twitter da parte del miliardario Elon Musk, come racconta il suo fondatore tedesco Eugen Rochko a TIME. Molti di loro erano utenti di Twitter alla ricerca di un nuovo luogo uogo di residenza online.
Questi utenti, che lo sapessero o meno, stavano seguendo le orme di Rochko, 29 anni, che ha iniziato a creare Mastodon nel 2016 dopo essere rimasto deluso da Twitter. "Pensavo che potermi esprimere online con i miei amici attraverso brevi messaggi fosse molto importante per me, importante anche per il mondo, e che forse non avrebbe dovuto essere nelle mani di un'unica società", racconta Rochko. "Era generalmente legato a un sentimento di sfiducia nei confronti del controllo dall'alto che Twitter esercitava".
Mastodon, che proclama con orgoglio di non essere "in vendita" e di avere circa 4,5 milioni di account utente, è piuttosto simile a Twitter, una volta che gli utenti superano il complicato processo di registrazione. La differenza principale è che non si tratta di un'unica piattaforma coesa, ma di un insieme di server diversi, gestiti in modo indipendente e autofinanziati. Gli utenti dei diversi server possono comunque comunicare tra loro, ma chiunque può creare il proprio server e stabilire le proprie regole di discussione. Mastodon è un'organizzazione no-profit finanziata dal crowdfunding, che finanzia il lavoro a tempo pieno di Rochko, il suo unico dipendente, e diversi server popolari.
La piattaforma non ha il potere di obbligare i proprietari dei server a fare qualcosa, nemmeno a rispettare gli standard di moderazione dei contenuti. Sembra la ricetta per un paradiso online per i troll di estrema destra. Ma in pratica, molti dei server di Mastodon hanno regole più severe di Twitter, dice Rochko. Quando appaiono server che incitano all'odio, gli altri server possono unirsi per bloccarli, ostracizzandoli essenzialmente dalla maggior parte della piattaforma. "Credo che si possa chiamare processo democratico", dice Rochko.
Secondo Rochko, il recente afflusso da Twitter è stato una conferma. "È una cosa molto positiva scoprire che il proprio lavoro viene finalmente apprezzato, rispettato e conosciuto in modo più ampio", afferma. "Ho lavorato molto, molto duramente per spingere l'idea che c'è un modo migliore di fare social media rispetto a quello che le aziende commerciali come Twitter e Facebook permettono".
TIME ha parlato con Rochko il 31 ottobre.
Questa intervista è stata condensata e modificata per chiarezza.
Cosa pensa di ciò che Elon Musk sta facendo a Twitter?
Non lo so. Quest'uomo non è del tutto comprensibile. Non condivido molti dei suoi comportamenti e delle sue decisioni. Credo che l'acquisto di Twitter sia stata una decisione impulsiva di cui si è presto pentito. E che si sia trovato in una situazione che lo ha costretto a impegnarsi nell'affare. Ora è coinvolto e deve affrontare le conseguenze.
In particolare, non sono d'accordo con la sua posizione sulla libertà di parola, perché penso che dipenda dalla vostra interpretazione di cosa significhi libertà di parola. Se si permette alle voci più intolleranti di esprimersi a voce alta, si rischia di far tacere anche le voci di opinioni diverse. Quindi, permettere la libertà di parola consentendo tutti i discorsi non porta alla libertà di parola, ma solo a una fogna di odio.
Credo che questa sia un'idea tipicamente americana, quella di creare un mercato delle idee in cui si possa dire tutto ciò che si vuole senza limiti. È molto estranea alla mentalità tedesca dove, nella nostra Costituzione, la priorità numero uno è il mantenimento della dignità umana. Quindi, l'incitamento all'odio non fa parte del concetto tedesco di libertà di parola, ad esempio. Quindi credo che quando Elon Musk dice che tutto sarà permesso, o qualsiasi altra cosa, in genere non sono d'accordo.
Come fate a garantire su Mastodon, visto che è decentralizzato e non avete il potere di bandire gli utenti, che lo spazio sia accogliente e sicuro?
Beh, questa è la strana dicotomia di come le cose si sono evolute. Da un lato, la tecnologia stessa permette a chiunque di ospitare il proprio server di social media indipendente e di poterne fare tutto ciò che vuole. Non c'è modo per Mastodon, per l'azienda o per chiunque altro - a parte le normali procedure di applicazione della legge - di perseguire chiunque gestisca specificamente un server Mastodon. Il modo in cui si chiude un normale sito web è lo stesso in cui si chiude un server Mastodon, non c'è alcuna differenza. Quindi, da questo punto di vista, risulta essere la piattaforma definitiva per la libertà di parola. Ma ovviamente questo è solo un effetto collaterale della creazione di uno strumento che può essere usato da chiunque. È un po' come le automobili. Le auto sono usate da tutti, anche da persone cattive, anche per scopi sbagliati, e non c'è niente che si possa fare, perché lo strumento è là fuori. Tuttavia, credo che il fattore di differenziazione rispetto a qualcosa come Twitter o Facebook sia che su Mastodon, quando si ospita il proprio server, si può anche decidere quali regole far rispettare su quel server, il che consente alle comunità di creare spazi più sicuri di quelli che potrebbero altrimenti avere su queste grandi piattaforme che sono interessate a servire il maggior numero di persone possibile, magari aumentando il coinvolgimento di proposito per aumentare il tempo che le persone trascorrono sul web.
Le comunità possono avere regole molto più rigide di quelle di Twitter. E in pratica, molte di esse sono più severe. E questo è un aspetto in cui, ancora una volta, la tecnologia si interseca con la guida o la leadership dell'azienda Mastodon. Credo che, grazie al modo in cui comunichiamo pubblicamente, abbiamo evitato di attirare una folla di persone come quelle che si trovano su Parler o Gab, o qualsiasi altro forum di odio su Internet. Abbiamo invece attirato il tipo di persone che, quando gestiscono i propri server, si moderano contro i discorsi d'odio. Inoltre, fungiamo anche da guida per chiunque voglia unirsi a noi. Sul nostro sito web e sulle nostre app, infatti, forniamo un elenco predefinito di server curati su cui le persone possono creare account. E grazie a ciò, ci assicuriamo di curare l'elenco in modo tale che qualsiasi server che voglia essere promosso da noi debba accettare un certo insieme di regole di base, una delle quali è che non sono consentiti discorsi di odio, sessismo, razzismo, omofobia o transfobia. In questo modo ci assicuriamo che l'associazione tra i Mastodon, il marchio e l'esperienza che le persone desiderano sia quella di uno spazio molto più sicuro rispetto a qualcosa come Twitter.
Ma cosa succede se le persone che incitano all'odio creano un server?
Beh, ovviamente non vengono promossi sul nostro sito web "Join Mastodon" o nella nostra app. Quindi, qualsiasi cosa facciano, la fanno per conto loro e in modo completamente separato, e gli altri amministratori che gestiscono i propri server Mastodon, quando scoprono che c'è un nuovo server di incitamento all'odio, possono decidere di non voler ricevere alcun messaggio dal server e di bloccarlo da parte loro. Attraverso il processo democratico, il server che incita all'odio può essere ostracizzato o può essere diviso in una piccola camera d'eco, che non è né migliore né peggiore di un'altra camera d'eco. Internet è pieno di spam. È pieno di abusi, ovviamente. Mastodon fornisce le strutture necessarie per gestire i contenuti indesiderati, sia per gli utenti che per gli operatori.
Cosa l'ha spinta a creare un servizio come questo nel 2016?
Ricordo che non ero molto soddisfatto di Twitter e mi preoccupavo di dove sarebbe andato a finire. C'era qualcosa di molto discutibile nel suo futuro. Questo mi ha fatto pensare che la possibilità di esprimermi online con i miei amici attraverso brevi messaggi era molto importante per me e anche per il mondo, e che forse non dovrebbe essere nelle mani di un'unica società che può farne quello che vuole. Ho iniziato a lavorare su una cosa mia. L'ho chiamato Mastodon perché non sono bravo a dare un nome alle cose. Ho scelto quello che mi veniva in mente in quel momento. Ovviamente all'epoca non c'era l'ambizione di diventare grandi.
Deve essere una sensazione speciale vedere qualcosa che hai creato crescere dal nulla fino a dove è ora.
È vero. È una cosa molto positiva scoprire che il proprio lavoro viene finalmente apprezzato, rispettato e conosciuto in modo più ampio. Ho lottato a lungo per questo, ho iniziato a lavorare su Mastodon nel 2016, ma allora non avevo alcuna ambizione che andasse lontano. All'inizio era un progetto molto hobbistico, poi quando l'ho lanciato pubblicamente è sembrato toccare le corde almeno della comunità tecnologica ed è stato allora che ho ottenuto i primi sostenitori di Patreon che mi hanno permesso di intraprendere questo lavoro a tempo pieno. Da allora ho lavorato molto, molto duramente per rendere questa piattaforma il più possibile accessibile e facile da usare per tutti. E per portare avanti l'idea che c'è un modo migliore di fare social media rispetto a quello che permettono le aziende commerciali come Twitter e Facebook.
Thousands Have Joined Mastodon Since Twitter Changed Hands. Its Founder Has a Vision for Democratizing Social Media
Thousands of users have joined Mastodon since Elon Musk took control of Twitter. Mastodon's founder Eugen Rochko says it's been a vindicationBilly Perrigo (Time)
Migranti, Francia, Germania 1989: inadeguatezza ‘carte alla mano’
A Catania con i migranti il governo non ci mette la faccia, i medici si, e altri medici si vergognano di aver fatto bene il loro dovere, mentre il giochetto con la Francia è tutto da vedere quanto ci costerà. Intanto il Ministro dell'Istruzione prova riscivere la storia e interpretare il comunismo, ma parrebbe alla maniera del ventennio
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Midterm USA 2022: cinque ragioni per cui i risultati elettorali contano
Con l’arrivo dei risultati delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, è evidente che l'”onda rossa” repubblicana prevista da molti esperti non si è concretizzata. I primi numeri indicano che è probabile che i repubblicani riprenderanno la Camera dei Rappresentanti, ma con numeri più esigui del previsto, anche se il Senato degli Stati Uniti […]
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I team di #privacy e sicurezza di #Twitter sono in subbuglio dopo che le modifiche apportate da Elon Musk al servizio hanno aggirato i suoi processi standard di governance dei dati. Ora, un avvocato dell'azienda sta incoraggiando i dipendenti a cercare la protezione degli informatori "se ti senti a disagio per qualcosa che ti viene chiesto di fare".
theverge.com/2022/11/10/234511…
Twitter lawyer warns that Elon Musk is putting company at risk of billions in FTC fines
Twitter’s chief privacy officer, chief compliance officer, and chief information security officer have all stepped down.Alex Heath (The Verge)
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Al3xI98O 🍁🤔
in reply to Roberto Resoli • • •yespa
in reply to Roberto Resoli • • •Flaviano Monge
in reply to yespa • •Il segreto è l'educazione corretta fin da subito... se cresciamo a latte e MS o respiriamo ossigeno e Google, qualsiasi altra soluzione è "più difficile". Se a un bambino insegni a camminare e poi a pedalare su un monociclo troverà d'impiccio e meno facile usare una bicicletta... ma forse il suo non sarebbe un giudizio obiettivo... Le soluzioni open hanno dalla loro parte che, capendo il perché si debba fare una cosa in un certo modo (e magari non imparandola solo perché "la scatoletta nera nella quale non posso curiosare" risponde BAU se inserisco in ingresso MIAO, altrimenti "non va...!") anche domani, anche fra 2 anni, anche con la 3za nuova versione di qualsiasi strumento, uno sarà in grado di usarlo molto più facilmente... Vita vissuta, provata e verificata negli anni con tanti studenti... e con gli adulti, meno "elastici", il discorso vale doppiamente!! 😀
yespa
in reply to Flaviano Monge • • •Flaviano Monge
in reply to yespa • •Uso quotidiananente solo strumenti opensource e... sono io traballallante, non certo gli strumenti in questione...! 😉 ma non c'é piú stato un solo minuto, da quando ho lasciato il closed, che mi sia reso conto di aver "perso" qualcosa o aver rinunciato a qualcosa... Solo vantaggi, impegno (tanto) ripagato 1000 volte, tanto mal di fegato risparmiato, tanta apertura mentale, cultura, etica professionale e coscienza conquistate!! 😉
yespa
in reply to Flaviano Monge • • •Flaviano Monge
in reply to yespa • •ITIS specializzazione Informatica... ma non credere: io e pochissimi altri colleghi siamo bestie rare in mezzo a branchi di esemplari tutti formattati alla stessa maniera... 🙁 ma ci proviamo ogni giorno: argomentare seriamente e testimoniare nella vita pratica... chissà che, goccia dopo goccia... 😀
Flaviano Monge
Unknown parent • •ma se continuiamo a ragionare per mega cloud, cosa c'è di diverso rispetto al monopolio dei GAFAM di oggi? Stiamo usando uno strumento (Friendica) che è uno dei più bei frutti del fediverso, e la forza di quest'ultimo è proprio la "frammentazione coordinata" di tante istanze che non sono un solo castello dorato in mano a un monarca... penso sia ovvio che la strada non sia fare un unico AWS europeo, magari open (posto che possa essere realizzabile) ma sempre con l'ingresso gestito da un solo portinaio. Sì, sarebbe già un passo avanti (almeno sarebbe europeo... GDPR... ecc...) ma non rifonderebbe il modo di pensare e lavorare che ha portato negli anni alla deformazione dei GAFAM...
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J. Alfred Prufrock
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Roberto Resoli
Unknown parent • •No @Flaviano Monge Friendica non c'entra: l'architettura di DD ("digitalizzazione democratica") è questa:
e la filosofia è spiegata qui: democratic-digitalisation.xnet…
Ma è una solo una delle possibili soluzioni. La cosa *molto* positiva è che è già in sperimentazione avanzata in alcune scuole della Catalogna.
@FabTheProgrammer :ubuntu: @nilocram
Flaviano Monge
in reply to Roberto Resoli • •Ma non c'entra con cosa? Scusate, mi sono perso... Io ho semplicemente detto che la forza del fediverso é che non c'é piú un supermercato gigante che apre chiude filtra profila decide ecc... x volere di un unico proprietario ma una serie (anche numerosa) di snelli negozi (anche del tipo "Friendica") che possono rispondere con maggiore puntualità alle esigenze dei "clienti" ma che allo stesso tempo possono interoperare e comunicare tra di loro con una lingua comune e aperta... C'é qualche imprecisione su questo? Quindi ritengo che non sia indispensabile che ogni servizio che si voglia adottare (x esempio di quelli della DD che hai perfettamente rappresentato nella tua infografica) debba essere ospitato su un unico big cloud che tornerebbe a centralizzare eccessivamente...! Solo questo intendevo... 😀
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Roberto Resoli
in reply to Flaviano Monge • •Scusa @Flaviano Monge, letto male, volevo rispondere a @FabTheProgrammer :ubuntu: , pensando si riferisse all'articolo nel post originale. Scusate il rumore inutile.
@nilocram
@FabTheProgrammer :ubuntu:
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