#uncaffèconLuigiEinaudi – Lo Stato siamo noi…
Lo Stato siamo noi; il Governo è una nostra creatura; e lamentarsi del Governo, senza far nulla per renderlo migliore, è segno di animo fiacco.
«Corriere della Sera», novembre 1917
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Italia – Francia: Roma preferisce Cipro
«Abbassiamo i toni» dice Giorgia Meloni, ma i toni nella sostanza non cambiano; Mattarella telefona a Macron; Tajani va a Bruxelles, forte della sua armatina Brancaleonina Malta-Cipro-Grecia, ma la sua omologa non c'è, è a Bali; il Trattato del Quirinale traballa, l'Europa a due velocità, con l’Italia nella parte 'lenta', ci torna attendere
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Ho sempre prestato eccessiva attenzione al linguaggio pubblicitario, quello televisivo in particolare.
E se certe cose non hanno tempo (come piazzare ore pasti tutti gli spot che fanno passare l'appetito), altre segnano vere e proprie ondate.
Ad esempio c'è stato il periodo della body positivity, in cui più o meno goffamente veniva inserito - finendo per evidenziarlo invece che integrarlo - qualche corpo o volto normale in contesti di usuale perfezione di corpi e volti televisivi.
Ora, sarà che i recenti fatti elettorali mi avranno un po' colpito, ma: non suona anche a voi un po' esagerata la presentazione patriottica del cioccolato ITALIANO con latte ITALIANO e nocciole ITALIANE? Lo dice proprio così. (Segue personaggio con espressione grottesca che scandisce "mmmh, SFITZERO?" e surreale risposta corale di bambini perfetti.)
non guardo tv da anni, ma forse ho compreso di quale pubblicità si tratti. La mia memoria non è mai stata buona, ma la parte finale credo sia rimasta invariata da diversi anni, no?
In ogni caso anche a me sembra esagerata ed un po' paradossale questa presentazione estremamente patriottica dato che, giustamente, sono loro stessi a riportare come il cacao venga dall'Ecuador: elah-dufour.it/en/ingredients
Scopri la qualità degli ingredienti Elah Dufour Novi
Cacao dell’Ecuador, nocciole del Piemonte, menta piperita piemontese e agrumi italiani: per i nostri prodotti scegliamo solo ingredienti della migliore qualità.Elah Dufour Novi
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E LO SCRITTORE INCONTRO' DIO, PRIMA PARTE: vita e visioni dello scrittore Philip Dick, un uomo che visse in più di una realtà
Grazie a @davidedenti che ci ha segnalato da quarantunesima puntata del podcast di Rodolfo Toè!
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Aspetto la seconda parte.
Philip Dick è stato un grande, anche se non tutto era sempre scorrevole (magari in qualche caso c'è stato pure lo zampino del traduttore, che non l'ho letto in lingua). Di sicuro avanti, ai suoi tempi, oggi è più difficile capirne la genialità.
D'altronde, per dire, parlando di uno tra i più noti dei suoi capolavori,
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il 1992 per lui era il futuro
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, per noi un passato molto diverso e, sempre per dire,
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quegli androidi oggi sembrano un po' ingenui - perché dovrebbero torturare un ragno? Ma anche il protagonista: come fa ad essere tanto legato a una pecora e poi pensare che un rospo sia un buon sostituto?
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Certo, sono solo dettagli in una trama al tempo stesso semplice eppure molto complicata (che solo non confondersi coi vari personaggi non è poi così semplice o, almeno, ricordo [vagamente, che son passati un po' di anni], che un paio di volte ero tornato indietro per controllare chi fosse chi), però sono dettagli che un po' stonano (e non sono gli unici,
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tra tentativi di seduzione pensando in realtà di uccidere e poi rimanendo apparentemente vittime della seduzione stessa, o consigli di fare sesso con androidi per poi scoprire che l'unico che non lo ha fatto è proprio quello che lo consiglia - molto azzeccato, ma anche un po' sbilanciante: che c'entra la realtà con la fantascienza? 😁 ).
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Insomma son curioso di vedere se nella parte due qualcuno di questi temi viene discusso.
Il problema non è il ricambio dell’élite politica, ma la sua competenza.
Sono sempre le stesse facce, dice un conduttore di talk show. In realtà da 30 anni le facce continuano a cambiare, perché i leader cercano pretoriani. Ma non cercano una classe dirigente. La retorica dell’antipolitica
“Sono sempre le stesse facce”: è stato così che nei giorni scorsi un noto conduttore di talk show ha liquidato la qualità del nuovo Parlamento, suscitando espliciti cenni di rassegnata condivisione tra gli ospiti in studio. Sentimento sgradevole, affermazione discutibile. Il 41% degli attuali parlamentari, infatti, è stato eletto per la prima volta lo scorso ottobre. Quattro su dieci, un’enormità per qualsiasi altra “professione”.
Nella passata legislatura i parlamentari alla prima esperienza furono persino più numerosi: quasi il 65% degli eletti, il 30% dei quali era al primo incarico politico. Per la Politica non fu, nei fatti, l’inizio di una nuova e illuminata era; tuttavia fu, statistiche alla mano, un record repubblicano. Ma a guardare i grafici si trattò solo del prevedibile picco di una tendenza ormai trentennale. È, infatti, dall’inizio della cosiddetta Seconda repubblica che in Parlamento aumenta la percentuale delle “facce nuove”, evidentemente a scapito delle “stesse facce” di sempre.
La spiegazione è nei fatti della Storia. Rasa al suolo per via giudiziaria la Prima repubblica, i pochi partiti che si salvarono e i molti che nacquero in seguito non si sono mai strutturati davvero e non hanno creato una vera classe dirigente. Alcuni sono scomparsi, più d’uno si è scisso, diversi hanno cambiato nome, molti continuano a nascere. Ma sono tutti, con la parziale eccezione del Pd, “partiti del leader”. Leader nuovi, certo, ma in realtà fragili e forse per questo veloci. Velocissimi. Veloci a imporsi, veloci a cadere. Leader che non desiderano guidare un esercito di legioni ma una guardia pretoriana. E la vogliono composta essenzialmente da fedelissimi utili (divisi tra “complici”, con voti e/o con relazioni) e inutili yes man (meglio se ricchi e/o popolari). Con una pletora tra eletti, dirigenti e militanti volutamente abbandonata nelle province dell’impero e solennemente consegnata a farsi presidio.
Leader precari, dunque, partiti destrutturati e verticistici, regole democratiche scarse, proscrizione del dissenso, visione politica miope, radici culturali esili, orizzonte temporale corto. Difficile pensare che in queste condizioni possa affermarsi e crescere un ceto politico solido, competente e destinato durare nel tempo.
Come avviene in tutte le professioni, in tutte le arti, in tutti gli sport e in tutte le religioni, chi vuole dotarsi di personale qualificato e affidabile assume, se serve, due o tre figure apicali da fuori, ma il resto del personale lo forma in casa. Lo forma incessantemente e più lo forma più si augura che resti in servizio. Nel mondo reale l’anzianità di servizio è un valore, il valore dell’esperienza. È considerata un titolo di merito, un motivo di fiducia, una garanzia di sicurezza. In Politica no. In Politica è considerata un’onta perché la Politica è ritenuta una cosa sporca, oltre che un privilegio. Ed è considerata così, la Politica, anche e soprattutto perché così da trent’anni la rappresentano i media, specie quelli televisivi.
Il problema, dunque, non sta nel ricambio dell’élite politica, mai stato così consistente, ma nella qualità e nella libertà d’azione di quel 50% di parlamentari per così dire “vecchi” e nelle capacità politica del 50% nuovo. Problema difficilmente risolvibile fintantoché i conduttori di talk show e la maggior parte dei loro ospiti non la smetteranno di incarnare i vizi che rimproverano ai politici (superficialità, conformismo, dipendenza dai sondaggi/share) alimentando al tempo stesso i peggiori sentimenti antipolitici e le più irrazionali aspettative messianiche. Di uomini nuovi ne abbiamo avuto fin troppi, sarebbe opportuno concorrere all’avvento degli uomini capaci. Ma perché ciò avvenga occorre restituire alla Politica la dignità che le è stata sottratta in trent’anni di retorica antipolitica.
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Ron DeSantis, il repubblicano illiberale
E' considerato l'anti-Trump, anche se le posizioni di estrema destra sono uguali. Freddo, duro, per nulla carismatico, DeSantis non indica un ritorno al conservatorismo vecchia scuola. Piuttosto, si tratta di strategia e stile che distinguono i due forse candidati presidenziali repubblicani 2024. Funzionario repubblicano dell'indebolimento della democrazia liberale
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#uncaffèconLuigiEinaudi – Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile…
Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare.
da …, Lo scrittoio del Presidente (1948-1955), Einaudi, Torino, 1956
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Cina – Arabia Saudita sempre più alleate
La cooperazione Cina - Arabia Saudita e la sua influenza geopolitica. I cambiamenti strutturali nel campo energetico globale e l'allontanamento dell'Occidente dalla Cina, hanno gradualmente modificato il rapporto tra i due Paesi
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Ucraina: droni russi, cosa è andato storto?
Dall’inizio della sua aggressione su larga scala contro l’Ucraina, la Russia ha dimostrato capacità relativamente scarse riguardo ai suoi veicoli aerei senza pilota (UAV), molto più poveri di quanto ci si aspetterebbe date le vaste risorse che Mosca ha dedicato a questo aspetto delle sue forze armate. Negli ultimi 12 anni, la Russia ha investito […]
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Destra al governo: risentimento, riscatto, rivincita, rimozione
“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) La vittoria-non vittoria delle destre alle ultime elezioni che pescano in sostanza nel proprio bacino di votanti rimescolandone […]
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COP27 e il diritto ambientale sulle gambe dei giovani
Ancora pochi giorni, e poi, il 18 novembre, la COP27, che dal 6 novembre, sotto l’egida delle Nazioni Unite, è in svolgimento a Sharm el-Sheikh, in Egitto, chiuderà i battenti. Le aspettative per questa ‘conferenza delle parti’ erano molto contenute. Per giudicare i risultati ci sarà tempo. Un elemento, però, di questo ventisettesimo vertice annuale delle […]
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I filosofi di Putin: la lettura di Vasily Grossman al Cremlino
Cosa spinge Putin? Molti hanno tentato di rispondere a questa domanda. La maggior parte concludono, specialmente dopo l’invasione dell’Ucraina, che è malvagio, diabolico e un criminale di guerra. Potrebbe essere tutte queste cose, ma non ha iniziato in quel modo. Putin una volta era solo un altro medio ufficiale del KGB, non eccezionale. È chekist (un prodotto […]
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Per gli interessi nazionali USA occorre fermare Vladimir Putin in Ucraina
L’Ucraina è vittima di una guerra immotivata e ingiustificata lanciata dalla Russia di Vladimir Putin più di otto anni fa. L’ultima fase di questa guerra è l’invasione su vasta scala in corso iniziata il 24 febbraio 2022. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina “per tutto il […]
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C’è tempo
La gara al rilancio non ha senso ed è dannosa per tutti. Il più capace è quello che smorza per primo, avendo in mente la difesa degli interessi nazionali. Del problema degli sbarchi ci siamo occupati. Nella distribuzione degli sbarcati non ho mai creduto, in ogni caso non è fra le cose che stanno in cima agli interessi italiani. Dopo l’efficace tessitura fatta dalla presidenza Draghi, nei rapporti con la Francia, sarebbe una follia tornare all’insensato sparacchiare del primo governo Conte.
Il governo italiano è appena partito, l’opposizione non sembra godere di invidiabile salute, senza secessioni nella maggioranza di destra non esistono maggioranze alternative. Ciò comporta che il governo appena nato ha del tempo, tendenzialmente abbondante, davanti a sé. Visto che lo ha, se lo prenda. Con calma. Senza la fretta di dovere subito dimostrare tutto il dimostrabile. Tanto più che si è votati non per compiacere i votanti, ma per provare a realizzare le cose che si sono promesse. E ci vuole tempo.
È più facile prodursi in alcune azioni dimostrative che non in fatiche realizzative. Ma le prime volano via, mentre contano le seconde. Interpretare l’avvio del governo come continuazione della campagna elettorale può compiacere, ma porta male, perché incorpora una fretta che è assai cattiva consigliera. Il decreto legge su rave e invasioni ne è una dimostrazione, tanto che gli stessi autori ne auspicano la modifica, riconoscendone la necessità.
Alexis Tsipras, da sinistra, aveva costruito il successo elettorale soffiando sul fuoco di paure e proteste. Giunto al governo è stato subito pressato dal protagonismo alternativo del suo ministro dell’economia, Yanis Varoufakis, che lo incalzava chiedendogli di dimostrare coerenza e andare alla rottura dei vincoli europei. Tsipras scelse di rompere con Varoufakis, regalandogli il ruolo di adorato leader europeo di tutte le minoranze antagoniste e irrilevanti di sinistra, scelse di mettere in sicurezza i conti della Grecia. Il suo Paese gli deve molto. La sua capacità di fare politica (vera) gli ha conquistato un posto nella storia greca. E, dettaglio di passaggio, non gli ha fatto perdere voti (è Varoufakis che non li prende).
La Francia e l’Italia hanno comuni interessi nella più importante partita europea in corso: la modifica del patto di stabilità. Draghi è riuscito a rimediare a un guasto storico, interno all’Unione europea, ovvero che la Francia non facesse mai blocco con i latini, preferendo l’asse con la Germania. Per ottenere questi risultati occorre perizia e prudenza, mentre è puerile supporre che tutto si giochi su un miserevole tavolo del dare e avere.
Tanto è vero che l’importante unità europea è stata mantenuta sulla linea dura, nei confronti dei russi invasori, nonostante la Francia non sentisse proprio lo slancio e avesse ripetutamente provato a mediare (e i rifiuti di Putin a Macron restano la prova che voleva la guerra, non il negoziato), e nonostante per la Germania fosse un danno economico grande e permanente. Non serve la logica del baratto. Serve la capacità di inserire le questioni particolari nella logica dei più alti interessi nazionali e comuni. E se qualche nodo ferma il pettine, il saggio non ne forza la corsa, rompendolo o strappando lo scalpo, ma lo aggira per scioglierlo.
È un grosso guaio se chi governa non riesce ad essere protagonista delle scelte che compie, restando attore secondario che si esibisce per strappare un applauso alla propria tifoseria. Ed è un guaio anche peggiore se i nazionalismi raggiungono il grado di ottusità che spinge a non distinguere gli interessi che si confrontano, sollecitando solo la difesa dei propri colori. L’Italia in cui ci si rimproverava d’essere “al servizio” di altri Paesi era quella in cui si era: <<calpesti ,derisi/ perché non siam popolo,/ perché siam divisi>>. Il canto degli italiani. Dal suo incipit: Fratelli d’Italia. E si era <<pronti alla morte>>. Mentre altri canta: <<l’etendard sanglant est levé>> (Marsigliese).
Quello è il glorioso passato. Oggi siamo concittadini. Calma, quindi. E si badi al sodo.
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Come andrà l’Italia alla Ministeriale dello spazio?
Le prossime settimane avranno un gran peso per lo spazio italiano. E quanto ci preoccupa particolarmente è che se ne parla poco. O addirittura per niente. Le cronache, lo comprendiamo, sono piene di polemiche sterili e la vicenda degli sbarchi di profughi da un’Africa settentrionale devastata da un caos provocato dall’occidente è e resta un […]
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Incontro Xi e Biden: servirà loro leadership e coraggio
Solo questi due uomini possono spezzare la spirale discendente su Taiwan. Ecco una guida su come potrebbero sfruttare al meglio l'incontro di oggi. Le due parti devono mostrare un po' di vera leadership e coraggio prima che sia troppo tardi
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Presentazione del libro “Non diamoci del tu. La separazione delle carriere” di Giuseppe Benedetto. Prefazione di Carlo Nordio
La Fondazione Luigi Einaudi è lieta di invitarvi alla presentazione del novo libro del Suo Presidente.
30 novembre 2022 ore 17:30 presso Vicus Caprarius La Città dell’Acqua, Vicolo del Puttarello, 25, Roma
Introduce: Giuseppina Rubinetti
Relatori: Sabino Cassese, Beniamino Migliucci, Carlo Nordio
Coordina: Andrea Cangini, Segretario General della FLE
Sarà presente l’autore
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ANALISI. Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA? (Prima parte)
di Antonio Perillo –
Pagine Esteri, 14 novembre 2022 – Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA di martedì 8 novembre?
Rispondere a questa domanda non è affatto semplice, anche considerando che mentre scriviamo, sei giorni dopo l’election day, in alcuni stati si stanno ancora contando i voti, la maggioranza alla Camera non è ancora stata annunciata ufficialmente, così come il risultato di due elezioni per i governatori statali.
Hanno vinto i Repubblicani?
Con ogni probabilità, in ogni caso, il partito repubblicano riprenderà il controllo della Camera dei Rappresentanti, la Camera bassa del parlamento a stelle e strisce che è stata rinnovata integralmente dal voto. I Democratici avevano ottenuto nel 2020 una pur risicata maggioranza di 221 membri, con la soglia della maggioranza assoluta posta a 218. Ad ora, con diversi seggi ancora in fase di scrutinio soprattutto in Nevada e California, i Repubblicani sono già sicuri di 212 seggi, ma secondo le previsioni dovrebbero raggiungere una quota fra 220 e222. I Rep avranno cioè debole maggioranza alla Camera, simile quella democratica nei primi due anni dell’amministrazione Biden, ma ben lontana dalle previsioni decisamente più rosee che i principali istituti di rilevamento e gli stessi Rep facevano alla vigilia. Il noto sito di sondaggi FiveThirtyEight, nelle sue simulazioni, considerava come probabili anche scenari con 240 o persino 250 seggi repubblicani. La delusione del GOP (il Grand Old Party repubblicano) è apparsa evidente nella cancellazione dei party già previsti per la notte delle elezioni.
La situazione per il GOP peggiora al Senato, che rinnovava un terzo dei suoi 100 componenti a queste Midterm. FiveThirtyEight assegnava una probabilità del 59% per i repubblicani di aggiudicarsi la maggioranza al Senato, che dal 2020 era sotto controllo democratico per il voto decisivo della vicepresidente Harris in un’aula spaccata a metà con 50 senatori Dem e 50 repubblicani.
Al momento, i Dem sono già certi di aver riconfermato il controllo sulla Camera Alta, con 50 seggi assegnati. Non avranno bisogno di attendere l’esito dei restanti del ballottaggio di dicembre per il seggio ancora conteso in Georgia. I democratici potrebbero quindi addirittura guadagnare un seggio rispetto al 2020, segnando una netta sconfitta del GOP.
Chi si aspettava quindi una “Red Wave”, un’onda rossa repubblicana, è stato quindi deluso. La maggioranza alla Camera sarà certo rilevante politicamente, ma il risultato del GOP è molto al di sotto di sotto delle aspettative in un tipo di elezione storicamente molto favorevole al partito che non esprime la presidenza.
Ha quindi vinto Biden?
Il Presidente ha espresso soddisfazione per i risultati. In un suo tweet ha parlato di un giorno positivo per l’America e per la democrazia e di una prestazione “forte” per i Democratici. Di certo quelle di questa settimana sono state fra le migliori performance della storia recente per il partito del presidente alle Midterm. Clinton e Obama, dopo i loro primi due anni di mandato, erano andati incontro a dei veri e propri disastri. Nel 2010, per dare un riferimento, i Dem del Presidente Obama persero 6 seggi al Senato e ben 63 alla Camera. Inoltre, la corsa nella quale il presidente si era più esposto personalmente, quella per il seggio senatoriale della Pennsylvania, è stata vinta dal democratico John Fetterman. Le dichiarazioni di Biden, che ha avuto ed ancora ha un indice di popolarità estremamente basso rispetto ai predecessori, sono in questo senso comprensibili.
Nonostante ciò, è difficile parlare di vittoria quando si perde la maggioranza in uno dei due rami del parlamento. In particolar modo nel contesto attuale. Negli ultimi due anni Biden ha dovuto battagliare ed affrontare gravose negoziazioni per far approvare i provvedimenti più significativi, in particolare quelli che prevedevano una forte spesa pubblica (come il pacchetto di aiuti per la pandemia, lo sconto per i prestiti degli studenti universitari e le misure contro l’inflazione) e riuscendoci il più delle volte coi soli voti democratici. La maggioranza repubblicana alla Camera renderà impossibile proseguire in questa maniera ed al Senato è in ogni caso inalterato il peso politico dell’ala più moderata dei Dem (rappresentata dai senatori Sinema e Manchin), che ha costretto Biden a ridimensionare diversi interventi.
Il leader della minoranza, fino a ieri, del GOP alla Camera, Kevin McCarthy, aveva annunciato in campagna elettorale dei cambiamenti nella politica USA di forte sostegno economico e militare all’Ucraina in caso di vittoria repubblicana. Vedremo nei prossimi mesi se la nuova maggioranza porrà nuove difficoltà al Presidente in uno dei settori in cui questi si è più caratterizzato e sicuramente uno dei più rilevanti di questa fase.
A tutto ciò si aggiunge il fatto, per i Dem, che in diversi stati controllati comodamente dai democratici, come le roccaforti New York e California, i candidati hanno mediamente preso molti meno voti in percentuale rispetto alla performance del presidente due anni fa. La scarsa affluenza dell’elettorato Dem è probabilmente sintomo del malumore per la fragilissima situazione economica ancora dominata dall’alta inflazione.
Ha vinto Trump?
Decisamente no, dati alla mano. E ciò rischia di pregiudicare le sue ambizioni per le elezioni presidenziali del 2024. Tantissimi candidati da lui sponsorizzati personalmente hanno perso la competizione nei loro seggi. In particolare, ad uscire ridimensionata è l’ala più di destra dei trumpisti, come il Freedom Caucus, l’organizzazione in parte erede del Tea Party.
Ma soprattutto, se c’è un vero vincitore di queste Midterm, questi è certamente Ron DeSantis, governatore della Florida rieletto a suon di voti. Nonostante nessuno dei due abbia ufficializzato la corsa, ad oggi il 44enne De Santis si può considerare il principale rivale di Trump nella corsa delle primarie repubblicane per le presidenziali. DeSantis ha vinto con 19 punti di vantaggio in quello che fino ad oggi era considerato uno “swing state”, cioè uno stato conteso alle presidenziali, ed il suo astro è in ascesa rispetto a quello del 76enne tycoon.
Trump ha in ogni caso previsto per il 15 novembre un “grandissimo annuncio” nella sua Mar-a-Lago, con ogni probabilità la formalizzazione della sua candidatura. E non ha lesinato attacchi a DeSantis, anche minacciando rivelazioni scottanti su di lui se dovesse decidere di correre per le presidenziali.
Il personaggio Trump è ben poco incline ad ammettere le sconfitte ed è improbabile, ad oggi, un suo passo indietro.
Quello che dicono queste Midterm è che l’ex presidente mantiene un importante presa sul partito repubblicano, avendo determinato la vittoria alle primarie di centinaia di candidati a lui vicini, ma non sembra garantire il successo alle elezioni generali. Grandi giornali come il New York Times ed il Washington Post hanno sottolineato la scarsa qualità dei candidati fedelissimi trumpiani, fra i quali spicca anche l’ex aderente a QAnon Marjorie Taylor-Greene (comunque rieletta). Ma anche FoxNews, la rete tv ultraconservatrice (e la più seguita durante le elezioni) considerata vicinissima a Trump, ha accusato l’ex presidente di aver determinato un successo repubblicano molto inferiore alle aspettative. La svolta di FoxNews è sicuramente un fatto di rilevanza enorme per quel mondo, con esiti difficili da prevedere.
(FINE PRIMA PARTE)
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 Scuola, rinnovo del contratto: firmato l’accordo politico
🔸 Avviata la consultazione per l’attualizzazione del Piano Nazionale Scuola Digita…
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione. 🔸 Scuola, rinnovo del contratto: firmato l’accordo politico 🔸 Avviata la consultazione per l’attualizzazione del Piano Nazionale Scuola Digita…Telegram
L’epidemia di colera devasta Siria e Libano
di Valeria Cagnazzo
Pagine Esteri, 14 novembre 2022 – Senza precedenti – Continua a diffondersi l’epidemia di colera che alcuni mesi fa si è abbattuta sulla Siria e sul Libano. Soprattutto bambini tra le vittime, i più esposti al rischio di disidratazione acuta con la quale questa malattia può anche uccidere. “Nel 2022, le persone non dovrebbero morire di colera”, ha dichiarato Philippe Barboza, leader della commissione per l’emergenza colera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “Non c’è bisogno di un respiratore né di niente di complicato (per curarlo, ndr), ma la gente sta morendo semplicemente perché non ha accesso al sistema sanitario. E non è accettabile”.
Il colera è una malattia infettiva determinata dal batterio vibrio cholerae. L’infezione avviene attraverso l’ingestione di acque o cibi contaminati e può essere asintomatica, paucisintomatica o provocare una diarrea acquosa severa che alterando l’equilibrio idroelettrico dell’organismo può rivelarsi letale, se non trattata con un’adeguata reidratazione.
Nel mondo, colpisce tra 1.3 e 4 milioni di persone ogni anno, provocando tra le 21.000 e le 143.000 morti. La sua mortalità, a causa della crisi economica che si ripercuote sul diritto alla salute, è vertiginosamente aumentata. Secondo l’OMS, il tasso di fatalità dell’ultimo anno è tre volte superiore a quello dei cinque anni precedenti.
La malattia è al giorno d’oggi uno stigma dei Paesi poveri del mondo, perché la sua diffusione dipende da sistemi di depurazione delle acque inadeguati e da uno scarso accesso all’acqua potabile e a cure mediche di base.
Per questo, anche la Siria prima e successivamente anche il Libano sono sprofondati nell’incubo del colera, mentre i riflettori del mondo sono concentrati su altri scenari. Esordita a fine agosto, l’epidemia si è spostata in poco tempo attraverso il confine siriano fino a Beirut. Il vibrione isolato nei laboratori libanesi, infatti, sarebbe simile al patogeno circolante nella vicina Siria, secondo quanto dichiarato dall’OMS.
L’epidemia nata dall’Eufrate – In Siria, secondo il rapporto mensile sul colera pubblicato il 7 novembre scorso dall’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, tra il 25 agosto e il 29 ottobre sono stati registrati 30.219 casi di colera e 85 morti. I governatorati più colpiti Deir-ez-Zor, Ar-Raqqa, Aleppo e Al-Hasakeh. Si tratta della più grande epidemia di colera nel Paese dal 2009 a oggi. Anni di guerra e povertà che hanno distrutto infrastrutture e oltre due terzi degli impianti idrici alla base del contagio, probabilmente partito dalle acque del fiume Eufrate contaminate dalle fognature.
Diverse ONG continuano a cercare di frenare la diffusione della pandemia, in un Paese che è, però, in ginocchio. L’OMS ha dichiarato di aver supportato la formazione di personale sanitario locale nella gestione del colera, con 11 corsi per 275 professionisti sulla diagnosi, il trattamento e il riconoscimento dei sintomi e segni di allarme. 51 ospedali sono stati destinati esclusivamente alla gestione di casi di colera, come altri 96 centri di salute primaria ai servizi di reidratazione orale, la prima linea terapeutica per i pazienti con forme non severe e ancora in grado di reidratarsi per bocca.
Oltre alla gestione prettamente medica della malattia, sono stati stanziati fondi per favorire l’accesso ad acqua potabile, attraverso la distribuzione di ipoclorito di sodio per bonificare le falde acquifere in diversi governatorati, e distribuite nelle scuole, da parte dell’UNICEF (il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia), saponette e kit igienici. Si parla, tuttavia, di poche centinaia di posti letto negli ospedali o di kit di pulizia che da soli non saranno sufficienti ad arrestare un’epidemia che si moltiplica nella povertà dei Siriani, lasciati nella miseria da anni di guerra e ancora minacciati dal conflitto armato che vede le nuove unità di Al Qaeda tra i suoi principali attori.
Fino al Libano – Non è troppo diversa la situazione in Libano. Fino a pochi anni fa la perla del Medio Oriente, meta turistica da sogno con i suoi grattacieli e negozi sulle rive bianche di Beirut, anche il Paese dei cedri si trova in questi mesi a fronteggiare le piaghe della povertà, compreso lo stigma del colera, che marchia i Paesi non sviluppati o quelli colpiti dalle sanzioni economiche internazionali, come era successo all’Iraq di Saddam Hussein qualche decennio fa.
Non succedeva da decenni che il Libano si trovasse a fronteggiare una situazione simile. Dal 5 ottobre scorso, l’OMS ha registrato 1.225 casi confermati e 17 morti per colera (stime relative al 28 ottobre). Circa la metà dei colpiti sono bambini, in buona parte sotto i cinque anni di età. I distretti più colpiti sono al momento quelli di Akkar, Minnieh-Dinnieh, Baalbek, Zahle e Keserwan.
Una catastrofe annunciata da oltre tre anni di crisi economica causata da una corruzione non più sostenibile dalle casse dello Stato, disinvestimenti internazionali e sanzioni. A farne le spese come sempre la società civile, un tempo tra le più rigogliose in Medio Oriente, oggi costretta a contare i propri figli morti di gastroenterite. Tra i più fragili, i rifugiati siriani, oltre un milione nel Paese, che vivono nei campi profughi, facili serbatoi per il contagio.
In Libano scarseggia ormai l’acqua potabile, come anche l’energia elettrica. Interruzioni frequenti e prolungate di corrente hanno interrotto a loro volta il pompaggio dell’acqua e l’attività delle reti fognarie. Secondo quanto dichiarato da Ettie Higgins, rappresentante dell’UNICEF in Libano, all’Associated Press, “Abbiamo assistito purtroppo a un profondo crollo degli investimenti nei sistemi idrici e fognari nel Paese per un gran numero di anni. Si sono deteriorati al punto (…) che in molti casi non funzionano affatto”.
L’esplosione dell’epidemia di colera era inevitabile in queste condizioni. “Le tre stazioni di rifornimento (di acque reflue, ndr) erano tutte piene e si riversavano sulla costa”, racconta Higgins, “e le acque reflue non si riversavano in mare. Anche un solo caso di colera avrebbe significato una diffusione a macchia d’olio della malattia in tutto il sud”.
“La situazione in Libano è fragile, perché il Paese sta già combattendo altre battaglie, compreso il prolungato deterioramento politico ed economico”, ha dichiarato Abninasir Abubakar, rappresentante dell’OMS nel Paese. “Dobbiamo unire gli sforzi per assicurare alla popolazione l’accesso ai servizi sanitari, ad acqua pulita, alla sanificazione ed educarli su come comportarsi se qualcuno si ammala di colera”.
Vaccinarsi meno per vaccinarsi (quasi) tutti? – Se le misure delle ONG, delle Nazioni Unite e dell’OMS possono aiutare ad arginare la diffusione dei contagi, l’unico strumento per arrestare l’epidemia sarebbe la vaccinazione di massa della popolazione. Contro il colera, esistono due tipi di vaccini destinati alle emergenze epidemiche, somministrabili per bocca, efficaci nel proteggere l’individuo dalla malattia per circa sei mesi. Sia in Siria che in Libano, la situazione di emergenza imporrebbe una radicale distribuzione delle dosi vaccinali dalle città alle zone più rurali.
E’ quello che sta succedendo in alcuni distretti dell’area. Nelle regioni della Bekaa e di Akkar in Libano, ad esempio, dal 12 novembre e per una durata di 18 giorni, la campagna vaccinale del Ministero della Sanità Libanese impiegherà decine di squadre di medici e paramedici per vaccinare la popolazione casa per casa. Per la vaccinazione contro il colera in Siria, l’Italia ha da poco annunciato uno stanziamento di 500.000 euro e la Gran Bretagna di 2 milioni di sterline (oltre 2,2 milioni di euro). La situazione è, però, ancora più complicata.
Lo ha evidenziato lo stesso ministro della salute libanese, Firas Abiad, quando ha rivelato: “Abbiamo un problema con i vaccini anti-colera. Abbiamo chiesto alla comunità internazionale un approvvigionamento di vaccini, ma sfortunatamente ce n’è carenza, perché ci sono molte altre epidemie nel mondo”.
La carenza di vaccini è stata di fatto definita dall’OMS “senza precedenti”: nel 2022 non è stata solo la letalità del vibrione ad essere aumentata, ma si è registrata anche un’impennata di casi in tutto il mondo. Sono 29 i Paesi che attualmente stanno fronteggiando una epidemia di colera, almeno una decina in più rispetto agli anni passati. Così, a meno di due mesi dalla fine del 2022, le scorte del medicinale sono drammaticamente scarse: delle 36 milioni di dosi previste per quest’anno, 24 milioni sono già state spedite nel mondo e altre 8 milioni sono già state stanziate per campagne di vaccinazione emergenziale. Rimangono solo 4 milioni di dosi vaccinali da impiegare ancora, un numero insufficiente a qualsiasi pianificazione contro le epidemie attualmente in corso.
E’ per questo che l’OMS è arrivata in queste settimane alla drastica decisione di dimezzare la dose di vaccino somministrata per persona. “Un giorno triste”, lo ha definito Mike Ryan, direttore esecutivo del programma dell’OMS per le emergenze sanitarie. “Non avremmo dovuto farlo”, ha ammesso, “ed è una scelta unicamente basata sulla disponibilità globale di vaccini”.
Una mossa inevitabile, vista la scarsità di dosi e la spaventosa epidemia colerica, che, però, non poggia su nessuna evidenza scientifica. Non è chiaro, infatti, se una dose vaccinale dimezzata sarà sufficiente a immunizzare l’ospite contro il vibrione. Indubbiamente, se lo proteggerà, lo farà per una durata di tempo minore, forse solo uno o due mesi, e i bambini, a causa dell’immaturità del loro sistema immunitario e della loro vulnerabilità, sarebbero quelli più a rischio di rimanere “scoperti” da questa nuova posologia. Non si poteva fare altrimenti, secondo l’OMS, se si voleva arrivare a più persone e in più Paesi possibile, ma promette una produzione e pianificazione delle risorse più adeguata per il prossimo anno.
Difficile crederci, però, soprattutto alla luce di quanto rivelato dal quotidiano inglese The Guardian, che il 14 ottobre in esclusiva ha rivelato che l’industria di uno dei due soli tipi di vaccino impiegati nelle situazioni di emergenza ne interromperà la produzione nei prossimi mesi. Si tratta di Shantha Biotechnics, casa farmaceutica indiana interamente controllata dal gruppo Sanofi, che ha dichiarato che in quanto “partner responsabile” aveva avvisato della decisione le organizzazioni mondiali per la sanità con tre anni di preavviso. “Per usare un eufemismo”, ha commentato Philippe Barboza, “una strategia deludente”. Pagine Esteri
L'articolo L’epidemia di colera devasta Siria e Libano proviene da Pagine Esteri.
USA/ISRAELE. L’insuccesso elettorale trumpista rovina la festa di Netanyahu
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 11 novembre 2022 – Benyamin Netanyahu potrebbe dormire tranquillo tra due guanciali. Ha vinto le elezioni e ha umiliato suoi rivali di sinistra e di destra. Ha ricevuto messaggi di congratulazioni persino dal presidente turco Erdogan, uno dei suoi avversari più agguerriti. E il suo principale partner di governo, l’estremista di destra Itamar Ben Gvir, ieri omaggiava pubblicamente il suo mentore, il rabbino Meir Kahane leader del partito razzista Kach, assassinato 32 anni fa negli Usa, senza suscitare reazioni sdegnate.
Ha davanti una strada in discesa. E invece il premier israeliano in pectore tra non pochi tormenti ha passato la notte di mercoledì a seguire gli aggiornamenti elettorali dagli Stati uniti. La netta sconfitta democratica in cui sperava non c’è stata.
Un’ampia maggioranza repubblicana alla Camera unita a un comodo margine al Senato avrebbe fatto di Joe Biden un presidente debole. E i media americani avrebbero iniziato il conto alla rovescia per il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che resta un alleato naturale di Netanyahu nonostante le invettive lanciate dal tycoon alla fine del 2020. L’allora primo ministro israeliano scelse di congratularsi con il presidente eletto degli Stati uniti e di non credere alla tesi trumpista della vittoria rubata. Con un Biden nell’angolo, il leader della destra israeliana e i suoi alleati si sarebbero sentiti pronti a respingere qualsiasi ammonimento della Casa Bianca. Invece il presidente Usa è ancora in piedi e alcuni governatori democratici sono stati rieletti in importanti Stati. Il Partito democratico ha ottenuto risultati positivi oltre ogni aspettativa e appare in grado di contrastare le ambizioni di Trump che si accinge a candidarsi per le presidenziali del 2024. A rendere più amaro l’esito del voto americano a Netanyahu è stata la vittoria di Josh Shapiro, il prossimo governatore della Pennsylvania, sul trumpista Doug Mastriano molto gradito alle forze che comporranno il nascente governo israeliano.
I Democratici, è bene ricordarlo, non sono ostili a Israele, anche con un governo di destra. E lo hanno dimostrato in innumerevoli occasioni. Biden non ha riportato l’ambasciata Usa a Tel Aviv, ha stretto i rapporti con lo Stato ebraico e rinunciato (per ora) a rilanciare l’accordo internazionale (Jcpoa) sul programma nucleare iraniano. E starà dalla parte di Israele se Netanyahu nei prossimi due anni ordinerà alla sua aviazione di attaccare le centrali atomiche iraniane. «Siamo fratelli» e «faremo la storia insieme» avrebbe detto Biden congratulandosi con Netanyahu. Ma l’attuale Amministrazione non asseconderà, come aveva fatto Trump, tutti i piani dell’estrema destra al potere in Israele. Netanyahu dovrà tenerne conto.
L’ambasciatore statunitense in Israele Tom Nides ha avvertito in più di una intervista che la Casa Bianca respingerà qualsiasi tentativo del futuro governo israeliano di annettere la Cisgiordania palestinese come Netanyahu aveva provato a fare nel 2020 e che Itamar Ben Gvir, probabile ministro della pubblica sicurezza, intende inserire nel programma dell’esecutivo. «La nostra posizione è chiara: non sosteniamo l’annessione. Combatteremo qualsiasi tentativo in tal senso», ha detto Nides all’emittente pubblica Kan. I commenti dell’ambasciatore sono giunti dopo che Yariv Levin, figura di primo piano della destra, aveva dichiarato che l’annessione della Cisgiordania è in cima all’agenda del futuro governo. Pagine Esteri
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Il GARR, la Scuola e la rete UNIRE
LA RETE GARR E LA RETE UNIRE
di Maria Laura Mantovani
In questo video Enzo Valente ci racconta perché è stata fatta la Rete GARR, una storia che parte dal 1986. Oggi si dovrebbe decisamente fare la rete UNIRE, siamo in tremendo ritardo: 36 anni dopo la nascita dell’idea della rete GARR.
Chi è Enzo Valente?
Un sognatore che ha contribuito a realizzare un sogno. Una persona che se è convinto di realizzare una cosa, la porta a termine. Sicuramente un leader. È stato il primo direttore del GARR.
Che cos’è la Rete GARR?
GARR è la Rete Italiana della Ricerca. Connette tra loro tutte le università e gli enti di ricerca italiani con tecnologie da sempre all’avanguardia, al fine di garantire prestazioni ai massimi livelli resi possibili con le apparecchiature esistenti. Di reti della ricerca come la rete GARR (#NREN ) ce ne sono nel mondo una ottantina, ogni Stato ha la propria, e tutte sono connesse tra loro, così che i ricercatori in tutto il mondo hanno a disposizione delle tecnologie per connettersi tra di loro tra le più performanti al mondo. La Rete GARR è una sicura eccellenza italiana. I tecnici e gli scienziati che l’hanno costruita e ogni giorno contribuiscono a migliorarla sono tra i migliori cervelli d’Italia nel loro ambito. Per questo devono essere considerati dei patrioti. Italiani che fanno grande l’#italia.
Che cos’è la Rete UNIRE e perché non c’è ancora?
UNIRE è la proposta di legge che vorrebbe istituire la Rete Italiana delle Scuole. Era Maggio 2020, Governo Conte 2, quando sono stati deliberati 400 milioni di euro per portare la #bandaultralarga in tutte le scuole. Un passaggio straordinario di miglioramento della connettività scolastica. Ma nonostante questo sforzo, che si sta portando a termine, quello che si sta realizzando non è ancora la Rete Unica Italiana delle Scuole, sono solo tanti cavi che connettono le scuole ad Internet e nemmeno con una gran qualità del servizio.
Cosa manca per fare la rete UNIRE? Manca un cervello che coordini il corpo, che faccia sinergia, che permetta di risparmiare denaro aumentando le prestazioni, che fornisca un ambiente dove le idee possono maturare e svilupparsi.
La Rete UNIRE si potrebbe realizzare da subito, perché già 135 milioni sono in un fondo dedicato a questo progetto. Si tratta ora di fondare il soggetto istituzionale che deve occuparsi di realizzare tutto ciò.
La rete UNIRE realizzerà, imitando il modello GARR, il coordinamento delle scuole italiane di ogni ordine e grado per l'accesso alla rete #INTERNET, oltre che la distribuzione di linee guida comuni ed un supporto tecnico centralizzato per risolvere i disservizi e per mantenere l’infrastruttura allo stato dell’arte.
UNIRE si occuperà inoltre del funzionamento della #didatticadigitale integrata e della #cybersecurity nelle scuole sia per le applicazioni usate che per i #datipersonali, con un'attenzione particolare al fatto che vengono trattati dati personali di bambini e ragazzi ossia di minorenni.
Infine la Rete sarà finalizzata alla realizzazione e alla gestione, attraverso un #privatecloud, dei servizi didattici e amministrativi della scuola.
Così anche le scuole italiane potranno vantare con UNIRE la propria eccellenza.
Vi invito a rivedere la storia del GARR in questo video per sognare come potrà essere bella la rete UNIRE
DDL Rete UNIRE : senato.it/service/PDF/PDFServe…
Per chi vuole approfondire e vedere com'è la Rete GARR adesso, progettata per la velocità di 1 Terabit/s, può guardare questo video u.garr.it/s3Qae
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L’incontinenza di Salvini, inguaia Meloni
Ancora una volta deve metterci una pezza il Quirinale. E a Bruxelles l'Italia è guardata con sospetto e diffidenza
L'articolo L’incontinenza di Salvini, inguaia Meloni proviene da L'Indro.
Di Jennifer #Rankin, inviata a Bruxelles per il #Guardian
theguardian.com/world/2022/nov…
Dutch MEP says illegal spyware ‘a grave threat to democracy’
European Commission wears ‘velvet gloves’ when dealing with spyware used on citizens, says chief of inquiry on hacking software such as PegasusJennifer Rankin (The Guardian)
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In discussione una nuova proposta per "trasferire" non-ebrei dalla Palestina storica | Infopal
Gerusalemme/al-Quds - MEMO. Il vicesindaco israeliano della Gerusalemme occupata, Aryeh King, sta aiutando un anonimo filantropo a trasferire cittadini
“Non è scritto nella Dichiarazione d’Indipendenza che Israele sia uno stato democratico, è uno stato ebraico in cui la minoranza ha dei diritti. Per me è più importante che il paese sia ebraico che democratico."
infopal.it/in-discussione-una-…
Protocollo d'Intesa con l'Associazione "Every child is my child", per la sensibilizzazione sui temi dell'arte, della cultura, della sostenibilità e della comunicazione nella scuola.
Info ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Protocollo d'Intesa con l'Associazione "Every child is my child", per la sensibilizzazione sui temi dell'arte, della cultura, della sostenibilità e della comunicazione nella scuola. Info ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare le scuole dalla morsa di Google e Microsoft
di Rachel Knaebel
"Trasformare l'insegnamento e l'apprendimento e consentire a ogni studente e insegnante di esprimere il proprio potenziale personale". Questa è la promessa - commerciale - che il gigante digitale Google sta pubblicizzando con i suoi strumenti Google for Education per le scuole. Offre soluzioni online per i libri di testo e la comunicazione in classe. L'azienda promuove servizi "centralizzati" e "facili da usare". L'argomento sta conquistando le scuole di tutto il mondo.
Google e Microsoft, le due principali multinazionali dell'industria big-tech globale, sono sempre più presenti nelle scuole europee. Ma in tutto il continente, genitori, insegnanti e attivisti per la libertà digitale stanno cercando di opporsi alla morsa delle aziende sugli studenti.
"All'inizio della pandemia, quando è stato necessario decidere come organizzare una scuola a distanza, ogni scuola ha fatto quello che poteva. Non c'erano criteri per la scelta degli strumenti, nemmeno per la protezione dei dati", dice Inge Klas, genitore nel sud della Germania. Nella sua regione, la chiusura iniziale ha spinto molte scuole a rivolgersi a Microsoft. Lo Stato regionale voleva utilizzare Microsoft 365 per la scuola a distanza e per tutto il resto, come la registrazione dei voti degli alunni. Sono stati i sindacati degli insegnanti a dire subito che qualcosa non andava.
Anche la sezione locale dell'associazione di hacker Chaos Computer Club ha reagito prontamente. "Hanno chiamato i politici a rispondere del fatto che molti dati sensibili di minori sarebbero stati inseriti in questo software. È stato un campanello d'allarme per l'opinione pubblica", afferma Inge Klas.
Alla fine, l'ufficio per la protezione dei dati personali di questa regione della Germania (Baden-Württemberg) ha vietato l'uso del pacchetto Microsoft in tutte le scuole della regione in primavera. Un'altra regione (Renania-Palatinato) ha vietato alle scuole lo strumento di videoconferenza Microsoft Teams, sempre per motivi di protezione dei dati degli alunni. In Danimarca, l'ufficio nazionale per la protezione dei dati ha dichiarato a luglio che Google for Education non era conforme al Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (GDPR).
Sebbene gli strumenti dei Gafam siano stati dichiarati non idonei dalle autorità, le scuole devono ancora trovare delle alternative. "Nel nostro caso, la decisione del responsabile della protezione dei dati è stata emessa a giugno, vietando Microsoft 365 dall'inizio dell'anno scolastico. Ma non tutte le scuole hanno ancora trovato soluzioni alternative. Molte scuole utilizzano ancora Microsoft", afferma Inge Klas, che lavora in un'associazione di genitori per un approccio diverso alla scuola digitale. Negli ultimi mesi molte famiglie si sono rivolte al nostro collettivo perché nelle loro scuole vengono utilizzati Microsoft e Google, chiedendo come possono opporsi. Consigliamo di parlarne con la direzione della scuola, che però spesso è sopraffatta dal problema. E questo a volte porta a conflitti tra genitori e scuole. È un problema che riguarda tutto il Paese.
Tuttavia, al di là del Reno, come in Francia e nel resto d'Europa, sono già disponibili per le scuole strumenti alternativi ai Gafam. "La maggior parte delle scuole della regione utilizzava Moodle (per l'apprendimento online) o BigBlueButton (per le classi virtuali con videoconferenza). Avremmo bisogno di una dozzina di persone che ci lavorino per sviluppare uno strumento più completo", afferma Inge Klas.
Una suite di strumenti open-source
Questo è esattamente ciò che stanno facendo gli attivisti dell'associazione Xnet, con sede a Barcellona, che si impegna per le libertà digitali. L'organizzazione ha sviluppato una suite di strumenti digitali per l'istruzione, chiamata DD, per "digitalizzazione democratica". "DD è come un Google Education, con ancora più funzioni", spiega Simona Levi, fondatrice di Xnet. La grande differenza con Google e Microsoft è che tutto funziona con software libero e open source, con codice aperto e trasparente, senza raccogliere dati all'insaputa degli utenti. Ogni attore può contribuire a migliorarlo.
Xnet è partito da software libero esistente e li ha messi insieme sulla stessa piattaforma. "Lavoriamo con Moodle, BigBlueButton, Nextcloud, Etherpad, tutto in un unico strumento. È un'alternativa che mira a essere agile come gli strumenti Gafam", continua l'attivista di Barcellona. Il software libero è sempre esistito nel settore dell'istruzione, ma spesso è più complicato e bisogna disporre di software diversi per svolgere compiti diversi. L'obiettivo del progetto DD è quello di avere un'unica piattaforma, di inserirvi il meglio delle soluzioni gratuite, di semplificarla e di renderla ancora più leggera rispetto alle grandi opzioni tecnologiche.
Xnet ha ricevuto il sostegno finanziario della città di Barcellona. "Il Comune ci dà dei soldi e ci lascia lavorare. Ma è proprio la società civile a farlo", afferma Simona Levi. La suite è stata utilizzata per un anno nelle scuole comunali. Abbiamo bisogno che più istituzioni siano coinvolte nel progetto per creare un codice aperto per gli strumenti di educazione digitale disponibile per tutta l'Europa, che ogni Paese potrebbe poi adattare. Proponiamo la nostra suite ai Paesi in cui le autorità di protezione dei dati hanno vietato i Gafam nelle scuole.
In Francia, il software dominante è quello francese, ma proprietario.
In Francia la situazione è molto diversa da quella della Spagna o della Germania. "Nelle scuole francesi non sono Google e Microsoft a dominare. La maggior parte delle implementazioni di software per la gestione della classe e della vita scolastica avviene con Pronote", riassume Brendan Chabannes, insegnante e portavoce del sindacato Sud Éducation.
Pronote è un pacchetto software sviluppato da una società francese, Index Éducation, che qualche anno fa è entrata a far parte di Docaposte, una filiale delle Poste francesi e della Caisse des dépôts et consignations. L'azienda che fornisce a un gran numero di scuole francesi un software di gestione delle classi non ha nulla a che fare con Gafam. Pronote non è un software libero", afferma Brendan Chabannes. Non abbiamo accesso al codice sorgente, è un software proprietario che funziona solo se si paga la licenza e la si rinnova ogni anno.
L'insegnante si rammarica che il sistema educativo nazionale francese non abbia adottato una soluzione centralizzata per tutte le scuole. Allo stato attuale, ogni scuola può scegliere il proprio software. "Potete immaginare le economie di scala se avessimo un unico software centralizzato, possibilmente gratuito!
Secondo il sindacalista, un software sviluppato internamente sarebbe preferibile anche in considerazione della delicatezza dei dati in questione: "In Pronote abbiamo pagelle, valutazioni, ritardi, assenze e motivi delle assenze, sanzioni, indirizzi e numeri di telefono dei genitori. Oggi, ogni scuola che utilizza Pronote può scegliere di ospitare i dati nel data center della società Index Education, oppure di "distribuire Pronote sulla propria rete locale", spiega l'azienda.
Quando il Ministero dell'Istruzione francese assume il fondatore di Framasoft
L'impulso per una maggiore diffusione del software libero nelle scuole potrebbe venire dal Ministero dell'Istruzione? L'anno scorso, il Dipartimento Digitale del Dipartimento dell'Educazione Nazionale ha assunto uno dei co-fondatori di Framasoft, la storica associazione francese per la promozione del software libero. Da allora, Alexis Kauffmann si occupa dello sviluppo di progetti di software libero e di risorse educative. (Il grassetto è del traduttore)
Il ministero (e il suo "centro di competenze per il software libero") ha anche sviluppato una piattaforma di strumenti digitali gratuiti per i professionisti dell'istruzione nazionale: Apps éducation. Da questo sito, gli insegnanti possono utilizzare direttamente software per videoconferenze e classi virtuali, condivisione di documenti, video, ecc. La maggior parte di questi software sono gratuiti (ad esempio BigBlueButton, Peertube, Nextcloud, ecc.). Il Dipartimento Digitale del Ministero dell'Istruzione ha investito quasi un milione di euro nel progetto. Inoltre, per le classi virtuali gestite dal Cned (Centre national d'enseignement à distance), lo strumento gratuito BigBlueButton sostituirà il vecchio software Blackboard, i cui dati erano ospitati da Amazon, a partire dal prossimo autunno.
Alcuni insegnanti, tuttavia, sono dei pionieri e non hanno aspettato che il loro ministero passasse all'open source. Thomas Crespin, insegnante di matematica, ha sviluppato nel 2009 Sacoche, uno strumento digitale gratuito dedicato alla valutazione delle competenze degli studenti. Sacoche è un'applicazione open source, gratuita, fatta dagli insegnanti per gli insegnanti e non rivolta ai dirigenti scolastici", spiega l'insegnante-sviluppatore. Sacoche permette di fare tonnellate di cose che Pronote non fa: si possono fare valutazioni, gli studenti possono presentare richieste di rivalutazione, si possono associare risorse di lavoro in modo che gli studenti lavorino in modo indipendente. Con Sacoche, abbiamo risposto alle esigenze degli insegnanti attraverso un forum.
Garantire la sovranità dei dati
Lo sviluppo del software è stato finanziato da un'associazione di insegnanti, Sésamath, che pubblica libri di testo di matematica, anch'essi con licenza aperta, che possono essere scaricati gratuitamente. Sacoche non ha ancora ricevuto alcun finanziamento dal sistema educativo francese. Tuttavia, "sarebbe opportuno riprendere il lavoro svolto per Sacoche e svilupparlo ulteriormente", afferma Thomas Crespin. L'insegnante di matematica si rammarica anche del fatto che solo "una minoranza di genitori è a conoscenza del Gafam e si oppone ad esso".
Per Simona Levi, attivista di Barcellona, la cosa principale oggi è fare pressione sugli Stati e sull'Unione Europea. "La società civile sta già facendo un grande sforzo. Se le grandi multinazionali tecnologiche hanno potuto avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono assunte le loro responsabilità. L'Unione europea e i governi devono impegnarsi a creare una piattaforma europea aperta per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini.
Rachel Knaebel
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Ma non c'entra con cosa? Scusate, mi sono perso... Io ho semplicemente detto che la forza del fediverso é che non c'é piú un supermercato gigante che apre chiude filtra profila decide ecc... x volere di un unico proprietario ma una serie (anche numerosa) di snelli negozi (anche del tipo "Friendica") che possono rispondere con maggiore puntualità alle esigenze dei "clienti" ma che allo stesso tempo possono interoperare e comunicare tra di loro con una lingua comune e aperta... C'é qualche imprecisione su questo? Quindi ritengo che non sia indispensabile che ogni servizio che si voglia adottare (x esempio di quelli della DD che hai perfettamente rappresentato nella tua infografica) debba essere ospitato su un unico big cloud che tornerebbe a centralizzare eccessivamente...! Solo questo intendevo... 😀
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Scusa @Flaviano Monge, letto male, volevo rispondere a @FabTheProgrammer :ubuntu: , pensando si riferisse all'articolo nel post originale. Scusate il rumore inutile.
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Per chi odia i contanti
Il 10 novembre 2022 il governo ha approvato il “Decreto Aiuti quater”, che fra le altre cose prevede un aumento al limite d’uso dei contanti fino a €5.000. Il nuovo tetto entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023.
Una piacevole differenza rispetto al limite di €1999,99 che ci ha accompagnato nel 2022, ed indubbiamente una buona notizia per chiunque abbia un minimo di senno. Non c’è però troppo da festeggiare, visto che su 28 paesi facenti parte dell’Unione Europea, solo 12 attualmente hanno limiti come in Italia.
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Il contante è per i criminali
Come c’era da aspettarsi, alla notizia sono immediatamente seguiti i cupi e tristi lamenti delle orde di progressisti Veri Liberali per la lotta all’evasione e per i pagamenti elettronici. Uno dei più grandi esponenti di questa orda di Veri Liberali, Carlo Cottarelli, esprime così la sua idea in merito:
Cottarelli, si sa, non capisce.
Non capisce a cosa possano mai servire tutti questi contanti. Ma se Socrate si accontentava di sapere di non sapere, Cottarelli evidentemente non si accontenta. Il problema è semmai l’opposto: lui vorrebbe proprio sapere cosa ci fate coi vostri soldi.
E come lui, tonnellate di persone seguono la stessa linea. Non capiscono proprio cosa debba farci una persona onesta con tutti quei contanti. Vi riporto qualche commento di questi giorni:
Una persona onesta non ha bisogno di girare con le mazzette di banconote.
Poi faranno la legge si pistole e munizioni perché “andando in giro con il contante il cittadino deve sentirsi sicuro…”
Per curiosità: cosa se ne fa? PS: c’è chi si e no li ha sul conto corrente. Peraltro -per legge- si può aprire un conto corrente gratuitamente fino ai 5.000 euro…
Per i segnalati CRIF esiste BancoPosta. Migliaia di euro in contanti servono solo ai criminali.
I miei soldi sono nelle carte di credito ed uso solo quelle. Anche 2€ al supermercato pago con carta di credito. Evito di essere scoppiata e impazzire con la moneta. Lei fa finta di non capire che il tetto di 5000€ in contanti è puro nero sommerso.
La facile scusa per combattere i contanti, quella a cui quotidiani e telegiornali si aggrappano da anni, è che con l’uso del contante aumenta l’evasione fiscale. Ma è facile reperire online i dati sull’evasione fiscale dei paesi dell’Unione Europea e compararli coi rispettivi limiti ai contanti.
Dati alla mano, nonostante i limiti così rigidi l’Italia è comunque in testa alle classifiche per evasione fiscale. Viceversa, paesi senza limiti come l’Austria hanno livelli molto più bassi. La risposta all’evasione non è evidentemente il contante. E come potrebbe esserlo in ogni caso: gli evasori tendono a non rispettare le regole e se ne fregano dei limiti. Chi l’avrebbe mai detto, eh?
Insomma, è un’argomentazione talmente stupida che non vale neanche la pena parlarne. Ciò di cui vale la pena parlare sono invece gli assiomi su cui si fondano i ragionamenti dei cari concittadini che vi ho riportato sopra. Ne ho trovati almeno due:
Primo assioma: la ricchezza è una colpa. Il cittadino italiano onesto è mediamente povero, e non potrebbe in ogni caso permettersi di pagare in contanti qualcosa con valore pari o superiore a €5.000. Se giri con “tanti” soldi in tasca, c’è qualcosa che non va.
Secondo assioma: chiunque scelga di usare contanti, pur avendo l’alternativa del pagamento elettronico, evidentemente ha qualcosa da nascondere ed è pertanto un criminale fino a prova contraria. Spendere soldi senza essere tracciabili dallo Stato è quasi un peccato capitale.
Gli Zombie che odiano i contanti
I due assiomi sono quelli tipici dell’ideologia dello Zombie collettivista.
Il cittadino virtuoso, ormai zombificato dall’ideologia statalista-collettivista, è totalmente trasparente verso lo Stato e dignitosamente povero.
Il cittadino virtuoso-zombie è un codice a barre con le gambe immediatamente e sistematicamente scansionabile dallo Stato, che non aspira a null’altro che pagare il suo pegno per il bene comune, anche a costo della propria vita e libertà. Il pagamento elettronico, meglio ancora se con adesione ai vari honeypot di stato come il cashback, è un simbolo di fede e sottomissione al Dio burocratico-tecnocratico che vede e provvede.
La peculiarità degli zombie è che, pure nel caso, come questo, in cui il loro Dio decida di tornare sui suoi passi e concedergli un briciolo di libertà in più—aumentando il limite dei contanti da €2.000 a €5.000—non sanno cosa farci. Non riescono ad assimilare questa ritrovata libertà e cadono in crisi isterica. D’altronde, il loro stato di decomposizione mentale può soltanto avanzare, mai regredire.
Gli zombie ignorano il concetto di proprietà privata, sminuiscono il concetto di privacy e travisano l’idea stessa di libertà. Insomma, disprezzano chi vorrebbe vivere secondo principi umani ed essere lasciato in pace, perché gli ricorda ciò che non sono e non potranno mai essere.
Non ce l’hanno solo coi contanti, ma con tutto ciò che è strumento di libertà, privacy e proprietà, che viene demonizzato come immorale e pericoloso. Essere “ricchi” è immorale; nascondersi dallo Stato è immorale; il contante è immorale; privacy e libertà sono immorali.
La moneta elettronica (di stato) non è moneta
Per capire i pregi del contante bisogna prima capire la natura e il ruolo della moneta.
Ci sarebbero fiumi di parole da spendere, e in parte l’ho già fatto. In questa sede mi limiterò quindi a dire che la moneta è la tecnologia che ci permette di scambiare il valore del nostro tempo e lavoro con il valore del tempo e lavoro altrui.
La moneta è quello strumento che ci permettere di vivere e di sopperire alle nostre necessità pacificamente invece che sopraffarci violentemente l’un l’altro. Ma la moneta ha senso solo in quanto strumento per scambiare liberamente.
Se per libertà intendiamo la capacità di agire senza ingerenze di terzi, allora è chiaro che compiere transazioni private, non monitorate, analizzate e autorizzate da terzi, è condizione necessaria per scambiare liberamente. Rimanendo nell’ambito della moneta di stato1, il contante è l’unica forma che lo permette, diversamente dalle transazioni elettroniche.
Primo, le transazioni elettroniche sono totalmente e sistematicamente monitorate e analizzate da migliaia di algoritmi e persone che hanno l’unico scopo di giudicarne la legittimità. Dietro agli algoritmi usati per “mitigare il rischio” di riciclaggio, terrorismo, evasione e criminalità di vario tipo si nascondono modelli predittivi dal funzionamento ambiguo e spesso erroneo. Sono le banche stesse ad ammettere che questi algoritmi non funzionano e che i falsi positivi sono all’ordine del giorno.
Come possiamo dire di essere liberi di scambiare tra noi, se ogni transazione viene giudicata e monitorata da terzi?
Secondo, i pagamenti elettronici sono gestiti da intermediari privati come banche commerciali e circuiti di pagamento che oltre ad essere portatori di interessi privati sono anche portatori di interessi statali antitetici rispetto agli interessi dei clienti. Lo vediamo con le politiche assurde di PayPal, che si arroga il diritto di congelare conti senza preavviso e di sanzionare gli utenti fino a €2.500 se violano in qualche modo la loro Acceptable Use Policy. E lo vediamo anche con le banche, che non si fanno scrupoli a bloccare conti sulla base di facili pressioni politiche.
In questo senso si è espresso di recente anche il Presidente del Consiglio Meloni: "Imporre agli italiani l'utilizzo quasi esclusivo della moneta elettronica non è soltanto un macroscopico e illegittimo regalo alle banche e alle finanziarie che vendono questo tipo di servizio, ma è potenzialmente un rischio per il risparmio del cittadino".
La moneta elettronica non è infatti un’alternativa digitale al contante, ma una cosa totalmente diversa; un servizio privato che non ha neanche lo stesso valore giuridico del contante, come afferma anche Banca d’Italia:
I soldi in banca e nel tuo account PayPal non sono esattamente i tuoi, e non sono esattamente neanche soldi.
Terzo, i soldi in banca non esistono. Non nel senso figurativo del termine, no. Proprio non ci sono. Tutte le banche operano secondo il principio di riserva frazionaria, che gli permette di detenere a deposito soltanto una piccolissima parte di contante o asset facilmente liquidabili. È il segreto di pulcinella, ed è il motivo per cui tutto il mondo spinge affinché più persone possibile utilizzino pagamenti elettronici invece del contante.
Spiace, ma senza contanti non solo non sei libero di spendere i tuoi soldi, ma non sono neanche i tuoi e — a ben vedere, neanche esistono.
Il contante è libertà
Abbiamo quindi imparato che il contante è l’unica forma di moneta di stato2 che permette di possedere concretamente il proprio denaro, poiché le transazioni elettroniche sono subordinate al rispetto di regole arbitrarie di intermediari a loro volta soggetti a pressioni politiche, anche extra-territoriali, che diluiscono la nostra capacità di agire.
Abbiamo anche imparato che il contante è in grado di garantire la riservatezza delle nostre transazioni e quindi renderci liberi da ingerenze di terzi e algoritmi, al contrario dei sistemi degli intermediari di pagamento.
E infine abbiamo imparato che quei soldi che usiamo con carte di credito e intermediari di pagamento vari, non solo non sono tecnicamente “moneta con corso legale”, ma neanche esistono.
Che dire, a questo punto, dell’innalzamento del limite a €5.000? Che è un contentino per chi è ancora nel limbo—per tutti coloro che ancora non hanno iniziato il processo di zombificazione e decomposizione mentale e si accontentano di vivere entro limiti alla loro libertà sufficientemente alti da non sembrare neanche tali.
Ma se il limite all’uso del contante è misura di libertà, allora dobbiamo tristemente constatare che un limite di €5.000 è comunque pericolosamente più vicino allo zero che a infinito (nessun limite).
Il contante ha altri gravi problemi, derivanti dalla natura delle valute FIAT. Purtroppo questi problemi non solo risolvibili, salvo uscire completamente dal sistema e passare a una moneta superiore sotto ogni aspetto, come Bitcoin.
Il contante è bello, ma Bitcoin è ancora più bello.
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ho provato #FirefoxTranslate nelle mie webapp per #LivelloSegreto e #Poliverso e funziona a meraviglia! Ovviamente la traduzione non è perfetta, ma è in locale e non è "invadente": non mi viene mai proposta, ad esempio, se nel flusso della TL spunta un solo post in lingue diverse dall'italiano. Ma se apro uno specifico post in lingua straniera, eccolo farsi vivo e, dopo aver macinato un po' mi serve il contenuto tradotto.
So che l'ho già detto, ma è la parte più importante: il tutto senza cloud, cioè senza che nessuno prenda nota di cosa mi sia servito tradurre
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MASTODON, FINE DELLA PRIMA PARTE?
Framablog pubblica la traduzione in francese di un interessante articolo di Hugh Rundle che analizza la nuova ondata migratoria da Twitter a #Mastodon dal punto di vista di un "mastonauta" della prima ora, che è anche amministratore di un'istanza di Mastodon, in originale il titolo è "Home invasion" 😀
L' articolo secondo me è ricco di spunti di riflessione, anche sulle "magnifiche sorti e progressive" del #Fediverso.
Qui sotto trovate i link al testo originale dell'articolo, alla sua traduzione su Framablog, e per chi proprio volesse una spolverata di italiano, c'è anche la traduzione dell'introduzione all'articolo su Framablog.
Buona lettura!
L'articolo in originale: hughrundle.net/home-invasion/
Qui invece l'articolo su Framablog: framablog.org/2022/11/12/masto…
Per finire, l'introduzione su Framablog:
Il recente afflusso di registrazioni su Mastodon, sotto forma di un'ondata di questa portata senza precedenti, è stato ampiamente riportato dai media. Molti hanno guardato al social network federato con nuova curiosità, per spiegare (a volte in modo goffo o frammentario, ma è normale ) di cosa si tratta ai molti "migranti" che hanno reagito con forza all'acquisizione dell'uccello azzurro da parte di E. Musk.
L'evento, perché di evento si tratta, visto che i social network sono diventati un tema cruciale, ha suscitato, e questo è abbastanza salutare, molte domande, ma spesso da un'unica prospettiva: "Tu che vieni dall'uccello che ha del piombo nelle ali, cosa puoi trovare e cosa devi temere registrandoti su Mastodon?". E in effetti questo risponde più o meno a una forte richiesta.
Tuttavia, ci è sembrato interessante adottare una sorta di momentaneo controcampo : "Che cosa possono sperare o temere i mastonauti (sì, possiamo chiamarli così) con i nuovi massicci arrivi ?
È quello che si propone di analizzare Hugh Rundle nel post che abbiamo tradotto qui sotto. Conosce bene Mastodon e ne gestisce un'istanza da diversi anni. La sua posizione può sembrare eccessivamente pessimistica, in quanto ritiene che dovremmo essere in lutto per Mastodon così come lo abbiamo conosciuto fin dai primi giorni del Fediverse. Chissà cosa porteranno i prossimi mesi alla federazione di server minuscoli o obesi che, grazie alla loro interconnessione, federano gli esseri umani, al di fuori della portata del capitalismo di sorveglianza?
@Poliverso notizie dal fediverso @maupao @informapirata :privacypride:
Home invasion - Mastodon's Eternal September begins
The fediverse is dealing with a huge wave of Twitter people bringing toxic ideas with them.Hugh Rundle
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@iusondemand @nilocram @notizie @informapirata
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"TEAM 4 PEACE - Lo sport come strumento per allenare alla pace", il concorso finalizzato a contrastare i fenomeni di odio e discriminazione razziale tra i giovani nell'ambito dello sport non agonistico.
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Ministero dell'Istruzione
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