Milei: liberismo e repressione a colpi di motosega
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di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 22 dicembre 2023 – Durante le iniziative della campagna elettorale che lo ha visto trionfare, il turboliberista Javier Milei aveva più volte agitato una motosega a simboleggiare il metodo con cui intendeva intervenire. Le prime misure adottate da presidente dell’Argentina dimostrano che non esagerava.
“Più mercato meno Stato”, la mannaia di Milei
La sera del 20 dicembre il leader de “La libertad avanza” ha presentato uno scioccante pacchetto che prevede l’eliminazione o la modifica di un totale di 300 leggi, con l’intento di aggredire le funzioni e le proprietà dello Stato e affidarle alle leggi di mercato e ai privati.
Il leader di un’estrema destra atipica quanto rabbiosa ha presentato un “megadecreto di necessità e urgenza” (DNU) che prevede la deregulation del mercato interno e del commercio estero, la deroga della legge sugli affitti, la riduzione dei diritti dei lavoratori e la creazione delle condizioni per la privatizzazione di un gran numero di imprese finora sotto il controllo pubblico.
«Cominciamo a distruggere questo castello giuridico-istituzionale oppressivo che ha distrutto il nostro paese» ha sentenziato Milei dal Salón Blanco della Casa Rosada nel corso di un discorso televisivo di appena 15 minuti. «Oggi è un giorno storico, dopo decenni di fallimenti e impoverimento iniziamo il cammino della ricostruzione» ha aggiunto dopo aver brevemente elencato i punti salienti del suo feroce piano di aggiustamento fiscale. Al suo lato, oltre a una decina di ministri, c’era anche Federico Sturzenegger, l’ideatore delle misure appena annunciate, ex governatore della Banca Centrale chiamato da Milei a coordinare le politiche economiche del governo, in cui pure non ha nessun incarico.
Milei ha affermato di ispirarsi alle politiche economiche di Carlos Menem, da lui definito «il miglior presidente della storia» e di voler «restituire la libertà e l’autonomia agli individui, togliendogli lo Stato di dosso». Ma il timbro turboliberista dei Chicago Boys e delle dittature sudamericane degli anni ’70 e ’80 è evidente.
“El loco” ha spiegato che intende «trasformare tutte le imprese statali in società anonime per poi poterle privatizzare» e che ha già autorizzato «la cessione del pacchetto azionario di Aerolineas Argentinas», la compagnia di bandiera nazionale. Milei ha inoltre annunciato che le società che gestiscono le squadre di calcio potranno trasformarsi in società per azioni.
Per quanto riguarda il capitolo lavoro, Milei ha anticipato che la sua riforma stabilisce una diminuzione degli indennizzi ai lavoratori licenziati, aumenta il periodo di prova precedente all’eventuale assunzione fino a otto mesi e include i blocchi e le occupazioni degli spazi aziendali durante le vertenze sindacali come possibile causa di licenziamento. Il decreto presidenziale stabilisce inoltre un aumento dei livelli minimi garantiti nei comparti ritenuti essenziali in caso di sciopero, nei quali l’attività lavorativa non potrà essere ridotta a meno del 50%, e una massiccia estensione dei suddetti servizi essenziali a molti settori finora esentati.
Attaccando e riducendo i diritti dei lavoratori, ha promesso il presidente, ridurrà i «salari da miseria» e «il lavoro precario». A detta dell’eccentrico 52enne «l’aumento indiscriminato e continuo delle tasse attenta al diritto di proprietà degli argentini, al risparmio, agli investimenti e genera salari reali miserabili». “El Loco” ha denunciato che a causa del deficit fiscale l’Argentina è un paese «in cui il 50% della popolazione vive sotto la linea della povertà, e più del 10% della popolazione è indigente in un paese che produce alimenti per 400 milioni di esseri umani, con una pressione fiscale sul settore agroalimentare del 70%». La ricetta, ha spiegato, è “meno stato e più mercato”, una cura neoliberista che però le popolazioni dell’America Latina hanno a lungo provato sulla propria pelle e pagato carissima nei decenni scorsi.
Il rischio iperinflazione
Secondo molti economisti argentini, le misure appena varate da Milei getteranno sul lastrico milioni di argentini, già colpiti dalla brutale svalutazione del 52% del Peso decisa il 12 dicembre dal Ministro dell’Economia Luis Caputo, insieme all’aumento di alcune tariffe e al taglio delle pensioni, con l’intento di ridurre il deficit statale. Il Governo stima che la svalutazione potrebbe generare un’inflazione mensile compresa tra il 30% e il 40% per almeno un trimestre; Milei spera che l’inflazione galoppante venga ridotta dal calo della domanda quando le classi medie e popolari, a causa del repentino crollo del loro potere d’acquisto, dovranno rinunciare a molti beni e servizi. Ma si tratta di una scommessa molto rischiosa. Ammesso che non si scateni un’iperinflazione fuori controllo, nel frattempo milioni di persone potrebbero essere ridotte in povertà.
Come se non bastasse “El Loco” ridurrà i sussidi attualmente applicati all’energia e ai trasporti, non bandirà più appalti per i lavori pubblici (da cui dipendono almeno 400 mila lavoratori) e congelerà la spesa pubblica, causando un’ondata di licenziamenti. Inoltre, contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale, riprenderà il precedente sistema di imposta sul reddito che il governo del peronista moderato Alberto Fernandez aveva ridotto, e istituirà un’imposta del 17,5% sulle importazioni, allo scopo di risparmiare il 5% sul Pil per raggiungere l’equilibrio fiscale.
Le prime proteste
Le opposizioni parlamentari hanno immediatamente denunciato il “carattere nullo e incostituzionale” del decretone, annunciando l’organizzazione di una campagna di proteste nel paese. Ma secondo l’ordinamento costituzionale argentino i “decreti di necessità e urgenza” come quello appena varato da Milei non vengono sottoposti all’esame degli organismi elettivi, e per essere respinti devono essere cassati in blocco da entrambi i rami del parlamento, una circostanza che nella storia dell’Argentina non si è mai verificata.
Intanto lo scontento di molti quartieri di Buenos Aires e degli altri centri della sua area metropolitana si è manifestato a colpi di clacson e di pentole subito dopo la messa in onda del discorso del presidente. Migliaia di persone hanno marciato verso Plaza de Mayo scontrandosi con le forze dell’ordine nel giorno dell’anniversario della rivolta popolare del 2001 contro il peronista di destra Fernando de la Rua, la cui repressione costò la vita a 39 persone. Al termine della marcia, organizzata da alcuni movimenti della sinistra radicale, gli organizzatori hanno chiesto ai sindacati di proclamare immediatamente uno sciopero generale.
Divieti e repressione: il governo annuncia la mano dura
Il nuovo governo sembra temere molto le proteste popolari e infatti nei giorni scorsi la ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, subito dopo l’insediamento ha annunciato il divieto de facto delle mobilitazioni annunciate dalle organizzazioni sociali e sindacali, in nome del «diritto degli argentini a vivere e circolare tranquillamente». L’ex candidata alla presidenza della destra tradizionale (rivale di Milei prima dell’accordo per la formazione dell’esecutivo) ha ordinato alla polizia di impedire i blocchi stradali garantendo mano libera agli agenti. L’ordinanza del Ministero della Sicurezza include il ricorso massiccio all’identificazione dei manifestanti, all’uso dei droni e al riconoscimento facciale, tutte misure denunciate dalle associazioni dei giuristi democratici come lesive delle libertà costituzionali fondamentali.
Bullrich ha promesso addirittura il varo di una norma per imporre alle organizzazioni che indicono le proteste l’obbligo di sobbarcarsi la spesa necessaria alla mobilitazione delle forze dell’ordine; la sua collega Sandra Pettovello – ministra del Capitale Umano – lunedì ha minacciato di sospendere le sovvenzioni sociali ai manifestanti che parteciperanno ai picchetti e ai blocchi stradali o che porteranno con sé anche i figli.
Paradossalmente sia Bullrich sia Milei hanno partecipato abbastanza recentemente a manifestazioni e blocchi stradali non autorizzati. L’attuale ministra della Sicurezza, in particolare, nel 2020 fu in prima fila nelle proteste contro le restrizioni alla circolazione dettate dal governo di Alberto Fernández per far fronte alla pandemia. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria
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BRASILE. Ignorati i veti di Lula, il Congresso segue la linea Bolsonaro
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Pagine Esteri, 15 dicembre 2023. Il Congresso brasiliano ha approvato una nuova legge contenente una serie di misure anti-indigene estreme, annullando gran parte dei veti che il Presidente Lula aveva posto sugli elementi più gravi.
Queste misure, che ora diventano legge, costituiscono “l’attacco più grave e feroce ai diritti indigeni degli ultimi decenni” secondo Survival International.
Il Congresso è dominato dalla lobby mineraria e dell’agrobusiness e da ricchi proprietari terrieri alleati dell’ex Presidente Bolsonaro, nonostante questo sia stato sconfitto dal Presidente Lula alle ultime elezioni di un anno fa.
Con la nuova legge, trafficanti di legname, allevatori e altri che hanno invaso illegalmente i territori indigeni potranno restare a distruggere le foreste fino a quando quelle terre non saranno ufficialmente demarcate – un processo che normalmente richiede decenni.
Molti popoli indigeni potrebbero non poter fare mai più ritorno alla loro terra perché la legge riconosce anche il Marco Temporal (limite temporale), nonostante la Corte Suprema del paese lo abbia respinto solo pochi mesi fa giudicandolo anticostituzionale. Il Marco Temporal è uno stratagemma pro-business che afferma che i popoli indigeni che non possono provare che nell’ottobre 1988 (quando fu promulgata la Costituzione brasiliana) abitavano nelle loro terre non vedranno più riconosciuti i loro diritti su di esse.
L’Associazione dei popoli indigeni del Brasile, APIB, ha annunciato che farà nuovamente ricorso alla Corte Suprema.
“Questa legge fa a pezzi molte delle protezioni legali sulle terre indigene garantite dalla Costituzione, e le butta nella spazzatura” ha dichiarato oggi la Direttrice generale di Survival International, Caroline Pearce. “Dà a grandi aziende e bande criminali che stanno dietro la maggior parte della deforestazione e delle attività minerarie in Brasile ancora più libertà di invadere i territori indigeni e di farvi ciò che vogliono. Segna la rovina di gran parte dell’Amazzonia e di tutte le foreste del Brasile.”
“Questa legge è assolutamente disastrosa per le tribù incontattate del Brasile – che, quando le loro terre vengono invase, sono tra i popoli più vulnerabili del pianeta – e per tutti i popoli indigeni del paese. Questi popoli continueranno a resistere con la stessa determinazione che hanno dimostrato durante il regime genocida di Bolsonaro. E i loro alleati in tutto il mondo, come Survival, continueranno a restare con forza al loro fianco. Permettere che tutto questo passi incontrastato annullerebbe decenni di graduali progressi nel riconoscimento dei diritti indigeni.”
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La riflessione di @informapirata :privacypride: in un thread di questi giorni
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Spese per la difesa fuori dal patto? In Europa la voce dell’Italia è ascoltata. Parla Loperfido (FdI)
“Resterà deluso chi mesi fa in Aula accusava furbescamente il governo di togliere i fondi agli asili o alla sanità per pagare gli aiuti all’Ucraina”. Si riferisce evidentemente alle accuse grilline il deputato di FdI, Emanuele Loperfido, membro della commissione Difesa nel commentare a Formiche.net la decisione europea di accettare la linea dell’Italia e di tenere le spese della Difesa al di fuori dei parametri del Patto di stabilità.
Quali le prospettive di questa scelta?
È la dimostrazione che un’Europa diversa è possibile: da quando ci siamo insediati come governo, a furia di insistere, si è diventati meno rigidi e più comprensivi rispetto alle buone proposte. Il fatto di togliere le spese della difesa da quei parametri è un risultato molto positivo, perché vuol dire che possiamo destinare quelle risorse alla sanità, al sociale, all’istruzione, a al contempo continuare a fare investimenti per l’Italia in un settore strategico. Proveremo ad arrivare a quel famoso 2% che è un obiettivo condiviso da tutti i paesi Nato. Per cui la considero una vittoria dell’Italia e del governo Meloni, quindi capisco la soddisfazione del ministro Crosetto.
L’opposizione spesso vi ha accusato di togliere fondi al sociale per comprare armi. Da oggi cosa cambia?
Resterà deluso chi mesi fa in Aula accusava furbescamente il governo di togliere i fondi agli asili o alla sanità per pagare gli aiuti all’Ucraina. In questo modo abbiamo liberato le risorse per la sanità, il sociale e la fiscalità: inoltre abbiamo dimostrato che in Europa la voce dell’Italia è ascoltata. Noi continueremo a investire nel sociale, nell’istruzione e nella sanità ma anche nelle armi così come fanno tutti i Paesi europei e soprattutto per il momento delicato in cui ci troviamo, dal momento che proseguiremo nel sostegno all’Ucraina.
Come impatta questa decisione su fronti aperti come il dossier Ucraina?
Noi continuiamo a essere i principali sostenitori di una coalizione unita per l’Ucraina e continueremo anche a fornire armamenti che saranno sempre più omogenei: ciò aiuterà anche un facile addestramento dei membri degli eserciti europei. Ricordo che noi siamo quelli che da tempo parlavano di una politica di difesa comune e di un esercito europeo, magari occorreranno ancora degli anni, ma penso che questi sono dei piccoli passi che potranno aiutare quantomeno ad avere agilità nelle risposte. Ma non è tutto.
Ovvero?
Penso anche alla questione di un centro unico di fornitura in vista della costituzione di un mercato unico europeo nel settore degli armamenti. Lo si evince da un documento del Centro alti studi per la difesa che spiega in dettaglio come sia un obiettivo comune a lungo termine. Un obiettivo che porterà dei vantaggi anche all’industria italiana della difesa che può contare su aziende tecnologicamente avanzate su scala mondiale: potranno fare davvero la differenza e con una serie di ripercussioni positive sull’economia italiana anche dal punto di vista occupazionale.
@FDepalo
Difesa e vincoli di stabilità, una buona notizia per le Forze armate. Il commento del gen. Del Vecchio
Il fatto che le risorse per il nostro settore della Difesa siano state escluse dai vincoli del Patto di stabilità è un elemento positivo, fondamentale per assicurare l’impiego delle Forze armate a difesa della pace. Questo il cuore dell’analisi affidata ad Airpress dal generale Mauro Del Vecchio, già comandante del Comando operativo di vertice interforze (Coi), con alle spalle una carriera che lo ha visto impegnato, tra gli altri, nei Balcani e in Afghanistan, sulla decisione di escludere gli investimenti per la difesa dal calcolo degli obbiettivi di bilancio nel Patto di stabilità, rinegoziato a Bruxelles. “Il Patto di stabilità e crescita su cui si sono confrontati nei giorni scorsi i Paesi europei a Bruxelles – ha detto il generale –è un passaggio fondamentale per la sicurezza economica dell’Ue, che impone talvolta misure economiche restrittive nei riguardi degli Stati, tra cui il nostro, che non presentano totalmente i richiesti parametri economici”. Per questo, sottolinea Del Vecchio “va certamente registrato positivamente il fatto che le risorse per il nostro settore della Difesa siano state escluse dai suddetti vincoli e non siano state penalizzate nel senso sopra indicato”.
L’impatto sull’impiego delle Forze armate
Per il generale, infatti “non si tratta di provvedimenti di poco conto, perché sono strettamente legati all’impegno che le nostre Forze armate esercitano ormai da molti anni nel contesto internazionale per la salvaguardia della pace e il superamento delle controversie, ma anche alla necessità di garantire efficienza operativa ad uno strumento di sicurezza (quello militare) che richiede un continuo ammodernamento ed adeguamento alle sempre diverse esigenze operative”. Per il generale il tema degli investimenti per la difesa è collegato direttamente alla capacità militare di agire nel contesto internazionale. “Sarebbe lungo ripercorrere le caratteristiche di questo impegno, basti ricordare che la nostra componente militare, grazie alle sue articolazioni, opera da decenni in ogni parte del mondo ed in diverse configurazioni (terrestre, navale, aeronautica e di sicurezza) per garantire il superamento dei contrasti internazionali, sovente caratterizzati da violenze e sopraffazioni, e per salvaguardare o ripristinare la pace”. Di conseguenza “in un contesto così complesso e di tale portata, non può essere assolutamente sottovalutata l’importanza che, ai fini di un suo appropriato impiego, riveste la sicura e sempre indispensabile efficienza operativa della componente militare nazionale”.
La posizione italiana
Una posizione che fa eco a quella del ministro della difesa Guido Crosetto, che commentando la decisione di Bruxelles ha sottolineato come con la scelta il comparto difesa non entra più in contrasto con sanità, scuola, ambiente, com’è giusto che sia. Per il ministro, infatti, “in un momento difficile come questo era giusto liberare risorse per sanità, sociale, interventi per la fiscalità e per la competitività delle aziende, senza rinunciare alla sicurezza”. Una posizione che, per il ministro, recepisce in pieno la posizione italiana: “è una vittoria storica del governo – ha ribadito Crosetto, aggiungendo come – il nostro lavoro di squadra e la serietà delle nostre posizioni sono state coronate dal successo”. Il ministro ha infatti rivolto i suoi ringraziamenti al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, “per il grande risultato ottenuto nella ridefinizione delle regole e dei parametri europei per i prossimi anni”.
La battaglia di Crosetto
Del resto, lo scorporo delle spese della difesa dal Patto è un tema che il ministro ha portato avanti da tempo, anche in sede europea. Proprio nel corso di un’audizione a novembre davanti alle commissioni Difesa della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato, Crosetto aveva ribadito i motivi dietro la necessità di svincolare le spese per la Difesa da patto di stabilità. “Sono stato il più sincero tra i ministri della Difesa a dire ‘forse non ce la facciamo’, a fronte della situazione di bilancio”, ha evidenziato Crosetto. “Il ragionamento che l’Italia può fare in Europa è sottolineare come l’aumento degli stanziamenti per la Difesa sia un obiettivo di investimento imposto dall’esterno che non può essere in contrasto con le necessità di spesa in altri settori”. Per il ministro, infatti “le spese per la Difesa non possono diventare argomento di discussione politica, dobbiamo superare la stucchevole polemica ideologica che associa alle spese per la difesa solo un concetto di costo”. Per il ministro, questi investimenti rappresentano piuttosto un valore strategico per il sistema-Paese, per la difesa europea e per la crescita economica di tutti gli Stati membri.
Video del capo militare di Hamas: «È vivo e sta bene»
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di Michele Giorgio
(questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto)
Pagine Esteri, 21 dicembre 2023 – Per una ventina di anni tutti l’hanno immaginato su di una sedia a rotelle, senza più gambe, un occhio e un braccio, con il volto deturpato dalle esplosioni dei missili sganciati da Israele. Invece Mohammed Deif, l’inafferrabile capo delle Brigate al Qassam, l’ala militare di Hamas, sopravvissuto ad almeno sette tentativi di assassinio, l’ultimo dei quali nel 2021, cammina e sembra essere in buono stato di salute a giudicare da un video ritrovato a Gaza nei giorni scorsi dai soldati israeliani. Immagini che hanno suscitato clamore nell’opinione pubblica di Israele e fatto calare nuove ombre sulle capacità dell’intelligence israeliana già sotto accusa per non aver saputo impedire l’attacco a sorpresa nel sud di Israele compiuto il 7 ottobre dal movimento islamico. Deif non solo è vivo ma è uscito con danni limitati dai tentativi di assassinio. Questo ha lasciato sbigottiti gli israeliani perché il capo del braccio armato di Hamas è ritenuto l’ideatore del blitz di ottobre. Attacco di cui è stato supervisore Yahya Sinwar, capo politico di Hamas a Gaza nonché primula rossa sfuggita per almeno due volte nelle ultime settimane alla cattura da parte dei soldati israeliani entrati nelle gallerie sotterranee di Khan Yunis. Più Israele fatica a catturarli e più entrambi conquistano prestigio nei Territori palestinesi occupati.
Nato nel 1965 nel campo profughi di Khan Yunis, Mohammed Al Masri, detto «Deif», l’ospite, dall’abitudine che ha di non dormire per ragioni di sicurezza nello stesso luogo più di due notti, si unì ad Hamas nel 1987. È stato uno stretto collaboratore di Yahya Ayyash, «l’ingegnere» degli attentati-kamikaze in Israele nei primi anni ’90, quindi vice del capo delle Brigate Qassam, Salah Shahade, assassinato da Israele nel 2002. Da allora Deif è il capo dell’ala militare di Hamas. Sua moglie, suo figlio neonato e la figlia di tre anni sono stati uccisi in un tentativo di omicidio del 2014.
Ci sono solo due foto conosciute di Deif, la più recente delle quali è stata scattata nel 2000. Non appare mai in pubblico e preferisce lasciare spazio al suo portavoce Abu Obeida, anch’egli popolare tra i palestinesi. Varie fonti, palestinesi e israeliane, descrivono Deif come il realizzatore della trasformazione delle Brigate Qassam da un gruppo di cellule amatoriali a unità militari organizzate, nonché il fautore principale della rete di gallerie sotterranee costruite da Hamas sotto Gaza a scopo di rifugio e di via di attacco in Israele. Considerando il peso enorme che l’ala militare ha nelle decisioni di Hamas, sono in molti a ritenere che la sua approvazione sia necessaria per qualsiasi scelta del movimento islamico. Non sorprende perciò che il 7 ottobre Deif abbia tenuto un discorso audio, il primo dal 2021, giustificando l’attacco nel sud di Israele come una risposta alla «profanazione» della moschea di Al-Aqsa e all’uccisione e al ferimento di centinaia di palestinesi nel 2023, tra gennaio e ottobre.
La popolarità di Deif tra i palestinesi, in Cisgiordania più che a Gaza, già ampia da anni – durante le manifestazioni spesso si sente scandire «Siamo i soldati di Mohammed Deif» – è cresciuta ulteriormente negli ultimi due mesi perché il capo delle Brigate Qassam riesce sempre a sfuggire ai soldati israeliani. La cattura o uccisione di Deif, assieme a quella di Yahya Sinwar, sarebbe una vittoria fondamentale per Benyamin Netanyahu, da spendere nell’opinione pubblica israeliana. In caso contrario, quando sarà proclamato il cessate il fuoco definitivo, saranno i leader di Hamas a proclamarsi vincitori. Pagine Esteri
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In Cina e in Asia – Mini trade war tra Pechino e Taipei
I titoli di oggi: Mini trade war tra Pechino e Taipei L’Ue avvia un’indagine antidumping sulle importazioni di biodiesel dalla Cina Xi incontra il premier russo Mishustin: “Le forti relazioni sono una scelta strategica” I funzionari del Pcc danno l’ultimo saluto al padre di SenseTime La Nuova Zelanda nell’Aukus? Il Giappone pronto a spedire missili Patriot agli Stati Uniti Nippon ...
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Flipboard ha aperto una propria istanza PeerTube!
Dopo aver annunciato l'implementazione della federazione attraverso il protocollo ActivityPub, il social magazine @Flipboard ha aperto una propria istanza basata su @PeerTube
Si tratta di una notizia importante perché mostra un forte interesse verso la decentralizzazione e l'interoperabilità da parte di un importante attore mondiale del panorama social.
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Dublino contro Londra dopo il colpo di spugna sulle violenze in Nord Irlanda
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di Redazione
Pagine Esteri, 20 dicembre 2023 – L’Irlanda porterà il Regno Unito davanti alla “Corte europea dei diritti dell’uomo” (Cedu) contro la decisione di Londra di impedire nuove azioni legali sui crimini commessi dalle truppe britanniche nel corso del conflitto nordirlandese.
Il vicepremier irlandese Micheál Martin ha annunciato oggi che la decisione è stata presa «dopo molte riflessioni e attente considerazioni». Martin ha detto di essere rammaricato per il fatto «di trovarci nella posizione in cui tale scelta doveva essere fatta», ma ha accusato il governo britannico di rinnegare i precedenti accordi bilaterali a favore di un approccio unilaterale che viola la Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
L’ultima denuncia dell’Irlandacontro il Regno Unito alla Corte di Strasburgo risale al 1971, anno in cui i soldati britannici e la polizia nordirlandese furono accusati di aver torturato alcuni sospetti militanti dell’Esercito Repubblicano Irlandese (IRA). In quel caso la Corte stabilì che le forze di sicurezza britanniche erano colpevoli di “trattamenti degradanti e inumani” ma non di tortura.
Il “Northern Ireland Troubles (Legacy and Reconciliation) Act”, approvato a settembre, è stato espressamente redatto dal governo di Londra per proteggere gli ex soldati britannici da future accuse o azioni legali. La legge specifica che, a partire dal maggio del 2024, non potranno essere aperte nuove indagini penali, inchieste o cause civili legate al trentennale conflitto nordirlandese. Gli autori dell’eventuale reato, in cambio dell’immunità legale, saranno invece invitati a testimoniare davanti ad una commissione d’inchiesta ad hoc (Commissione indipendente per la riconciliazione e il recupero delle informazioni, Icrir) appena costituita, un approccio respinto da quasi tutti i partiti politici dell’Irlanda del Nord oltre che da quelli irlandesi. Entrambi i partiti nazionalisti irlandesi a nord del confine, il Sinn Féin e il Partito socialdemocratico e laburista, in particolare, chiedevano da mesi a Dublino di portare la Gran Bretagna in tribunale nel tentativo di bloccare la nuova legge.
Dublino intende ora sostenere che la legge britannica è incompatibile con gli obblighi che il Regno Unito ha preso nei confronti della Convenzione. Micheál Martin ha affermato che il Legacy Act infrange inoltre il precedente impegno della Gran Bretagna del 2014, contenuto nell’accordo di Stormont House firmato con Dublino, di mantenere aperte tutte le vie giudiziarie per le vittime delle violenze commesse prima dell’accordo di pace del Venerdì Santo del 1998.
I casi legati ad alcuni dei peggiori atti di violenza del conflitto continuano a caratterizzare oggi la vita legale nell’Irlanda del Nord. La scorsa settimana, i pubblici ministeri dell’Irlanda del Nord hanno annunciato che un ex paracadutista britannico, identificato solo come “Soldato F”, sarà processato per omicidio per il suo ruolo nell’uccisione di 13 manifestanti irlandesi disarmati da parte dell’esercito britannico durante il Bloody Sunday di Derry del 30 gennaio 1972.
Quel giorno migliaia di persone si radunarono nella città nordirlandese per una manifestazione organizzata dalla “Northern Ireland Civil Rights Association” contro una nuova legge che conferiva alle autorità il potere di incarcerare le persone senza processo. Il governo britannico vietò la protesta e schierò l’esercito per impedirne lo svolgimento ma senza risultati. Di fronte alla resistenza dei manifestanti un reggimento di paracadutisti aprì il fuoco sulla folla uccidendo 13 persone e ferendone altre 15. Pagine Esteri
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Marte nasconde tracce di attività vulcanica più recente del previsto l AstroSpace
"I risultati indicano che in questa zona non più tardi di un milione di anni fa sono eruttate enormi quantità di lava da numerose fessure nel terreno che hanno interagito con l’acqua dentro e sotto la superficie. Questi eventi avrebbero provocato grandi inondazioni, che hanno scavato profondi canali.
I risultati della ricerca, che presentano questa attività vulcanica e sismica così recente nella storia di Marte, suggeriscono che il passato geologico di questo pianeta sia molto più tumultuoso del previsto."
O mio cuor non dubitare
La risposta di Gesù sono di riferire i fatti, non opinioni. E i fatti parlano chiaro: Gesù è proprio Colui che doveva arrivare, è il Cristo. Natale ci ricorda che Gesù Cristo realizza con il suo arrivo sulla terra la nostra salvezza.pastoredarchino.ch/2023/12/17/…
Guarda la distorsione dello spaziotempo nell’ultima straordinaria immagine del James Webb l Passione Astronomia
"Questo è un esempio spettacolare di lente gravitazionale, un fenomeno che si verifica quando un oggetto celeste massiccio come un ammasso di galassie deforma lo spaziotempo e fa sì che il percorso della luce proveniente dalle galassie più distanti venga deviato, quasi come se una lente monumentale lo stesse reindirizzando."
DPIA in azienda, come si fa: la guida completa per le imprese
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Indice degli argomenti
Quando la DPIA è un obbligo per le aziende
Cosa dicono le autorità
Come redigere il documento DPIA passo per passo
Passaggi chiave per una DPIA efficace
--- Step 1 – La descrizione delle attività
--- Step 2 – La valutazione dei trattamenti e dei rischi
--- Step 3 – Individuare le misure di sicurezza
Strumenti e risorse utili per la DPIA
Best practice per la valutazione di impatto sulla protezione dei dati
Case study: DPIA sul sistema di videosorveglianza aziendale
Note
agendadigitale.eu/sicurezza/pr…
DPIA in azienda, come si fa: la guida completa per le imprese
Passo per passo tutte le indicazioni per redigere il documento della valutazione di impatto - DPIA, fondamentale per la data protection aziendale: ecco le istruzioni e un esempio pratico dedicato alla videosorveglianza nelle impreseLorenzo Giannini (Agenda Digitale)
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La propaganda nelle strade di Firenze. Emanuele Cocollini (neanche della Lega) e la lobby pro vita e famiglia
"Pro vita e famiglia" è una conventicola che agisce come lobby nello stato che occupa la penisola italiana e delle cui istanze poco o nulla interessa in questa sede.
Interessa invece il fatto che la sua propaganda abbia trovato in Emanuele Cocollini -un consigliere comunale che è riuscito persino a farsi cacciare dalla Lega e che ha bucato i media solo quando si è fatto ritirare la patente di guida per essersi comportato come un avanzo di apericena qualsiasi- un difensore nell'amministrazione fiorentina.
Cocollini non ha apprezzato la scarsa visibilità che la propaganda di questa lobby ha avuto a Firenze. Un problema pluridecennale per chi intende imporre in città contenuti e messaggi prodotti altrove, specie se molto lontani dal clima politico che ancora -per fortuna- vi si respira, e che anche nei casi meglio riusciti riescono a farne considerare i diffusori come totalmente estranei alla realtà fiorentina.
Altre iniziative dello stesso genere non hanno avuto gli stessi problemi, come dimostra la foto a corredo. La definizione di genocidio per quanto sta accadendo a Gaza è senz'altro discutibile. Indiscutibile, invece, è l'impopolarita che lo stato sionista -nato da una impresa coloniale e sviluppatosi come stato di apartheid- ha riscosso, riscuote e continuerà a riscuotere presso moltissime persone serie di Firenze.
Mugatu, il primo robot bipede autonomo che si orienta da solo I Digi.Tech.News
"Mugatu è autonomo e autosufficiente e mantiene la stabilità nella sua camminata senza bisogno di feedback. Inoltre può cambiare direzione a sinistra, a destra o andare dritto. [...]
Grazie alla semplificazione della camminata, è stato possibile capire come il ridimensionamento influisce sulla locomozione, come ad esempio prendere qualcosa che già esiste e modificarne le dimensioni per fare cose come adattarsi a tubi più stretti o trasportare più peso."
Fuori controllo
Il film “Leave the World Behind”, uscito su Netflix, racconta di due famiglie più o meno normali che si trovano a fare i conti con le conseguenze improvvise di un attacco cibernetico su larga scala contro gli Stati Uniti.
Nel 2020 il World Economic Forum descrisse uno scenario del genere come “cyberpandemia”, con una metafora che paragonava le capacità di diffusione planetaria di un virus informatico al COVID. Un attacco cibernetico su larga scala e con elevata capacità di diffusione, avrebbe conseguenze disastrose e diffuse in tutta la nostra società, con la capacità di mettere in ginocchio un intero Paese — forse più di un attacco atomico.
L’autore Nassim N. Taleb nel suo libro “The Black Swan”, descrisse una tipologia di evento catastrofico imprevedibile dal quale difficilmente ci si può proteggere, con conseguenze diffuse e disastrose, chiamato Cigno Nero.
L’interconnessione delle nostre economie, dei sistemi di comunicazione e delle infrastrutture critiche, così come la dipendenza assoluta dalle tecnologie ICT in ogni ambito umano ben potrebbero esporre le nostre società a un Cigno Nero cibernetico.
Come sarebbe vivere uno scenario del genere e cosa potremmo fare per essere preparati a reagire? Non è facile, ma ho provato a immaginarlo.
Giorno 1
Al mattino, la tua giornata inizia come al solito, anche se con qualche scocciatura. Mentre ti prepari per andare a lavoro noti che la connessione internet è lenta e il router di casa si disconnette spesso. Vuoi vedere che la pioggia di ieri sera ha fatto danni alla centralina?
Arrivando in ufficio, scopri che non sei l’unica persona ad aver avuto problemi di linea. Anche lì ci sono problemi con internet; a malapena riesci a rispondere alle email e accedere agli applicativi web con cui lavori.
Alla sera, molti treni sono in ritardo. Tornando a casa, scopri che anche i tuoi vicini hanno guasti alla linea internet. Accendi la TV e ascolti il notiziario: pare che in molte zone del Paese siano stati segnalati guasti diffusi. Che diavolo sta succedendo?
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Grugni
Davvero dobbiamo credere che sia in corso un feroce scontro fra Meloni e Schlein? Talora la comunicazione prova a coprire con l’ampollosità dei vocaboli il sostanziale vuoto che ha alimentato un fine settimana di campagna elettorale. Laddove le cose preoccupanti sono due: a. si voterà a giugno, e un sì lungo strazio sembra destinato ad alimentare più l’indifferenza che la partecipazione; b. ci sono problemi seri e scadenze internazionali di rilievo – dal G7 di cui avremo a giorni la presidenza al Patto di stabilità e crescita, nel mentre abbiamo due guerre alle soglie di casa – che il furoreggiare delle propagande s’industria però a scantonare. Sicché più che uno scontro sembra un incontro, scegliendo l’una nell’altra l’avversario con cui motivare le tifoserie.
Chi governa ha, ancora una volta, evocato il nemico occulto e i suoi metodi oscuri, ma se chiedi conto di queste affermazioni ti rispondono con sguardi corrucciati e ammiccamenti a quel che tutti si suppone sappiano. Ma no, non lo sappiamo. Abbiamo visto il ministro della Difesa evocare un ordito giudiziario, ma lo abbiamo anche poi visto gettare acqua sul fuoco.
Chi si oppone contrappone l’elencazione dei guasti e dei drammi, naturalmente con il piglio del rimprovero. Ma poi emerge che ciascuna di quelle note dolenti non è stata suonata ora per la prima volta, ce le trasciniamo dietro da tempo, quindi coinvolgono anche la responsabilità degli elencatori. E comunque, a parte l’accorata evocazione, non c’è l’ombra di una proposta di soluzione.
Due esempi aiutano a capire. Ha fatto bene il governo a porre un freno (ulteriore, perché altri erano già stati attivati dal governo Draghi), anche brusco, all’oscenità del bonus 110%. Ma a generare quel disastro furono le scelte del secondo governo Conte, salvo poi essersi aperta una irresponsabile gara a chi ne prometteva e proponeva più proroghe. Gara ancora aperta, a cura di forze che pure sono al governo.
Il governo ha fatto bene anche a fermare il reddito di cittadinanza, almeno per come era stato concepito, ma a protestare contro questo provvedimento è la sinistra che votò contro quella legge. Così è tutto un fiorire di contrapposizioni senza ancoraggio al merito delle questioni e senza cura alcuna della coerenza.
Che in Italia i salari siano bassi e siano scivolati indietro, mentre quelli medi europei sono andati di molto avanti, non è un’opinione ma un fatto. Ripeterlo non serve a niente, semmai si dovrebbe avere qualche cosa da dire sulle cause e sui possibili rimedi. La responsabilità non è delle regole europee, altrimenti non ci sarebbero altri in enorme vantaggio. Quel dato è una media: se ci si guarda dentro si vede che l’Italia che compete ed esporta non è ferma manco per niente, quindi è l’altra che scivola indietro. A determinare quel dato medio è la scarsezza degli investimenti in ricerca e innovazione, stabilizzando produzioni a basso valore aggiunto che non possono certo generare redditi alti. Ad avere un peso notevole è l’insoddisfacente formazione, sia quella scolastica che quella permanente nel mondo del lavoro. Un insieme di questioni che giustificherebbe eccome idee e ricette diverse, ma riconoscendo un interesse comune: far uscire l’Italia dal tempo perso delle chiacchiere a vuoto, costringere l’Italia protetta e non competitiva a uscire dalle sabbie mobili in cui sprofonda chiedendo sovvenzioni che non evitano lo sprofondare.
Ci fu un tempo in cui la sceneggiata politica fu animata dalle due ‘grinte’, quella di Craxi e quella di De Mita. Che erano in competizione, ma alleati. E che pagarono a caro prezzo il non accorgersi di quel che cambiava nel mondo. Non porta da nessuna parte la versione odierna e ingrugnita. E se il governo ha il collante del potere, l’opposizione non troverà il mastice della competizione nella sola contrapposizione. Converrebbe riconoscere subito l’interesse nazionale nella collocazione internazionale, come profittevolmente fece Meloni quando a governare era Draghi.
La Ragione
L'articolo Grugni proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La sinistra italiana. Ma quale sinistra? Ed esiste ancora la sinistra? I Il Mago di Oz
"La nuova sinistra, a forza di metamorfosi, è diventata una nuova destra, atlantica, neoliberale, seppur sempre progressista. Hanno vinto tra tante correnti e tra tante lotte di potere interno i democristiani di quell’area. C’è stato uno spostamento al centro. È diventato di fatto più centro che sinistra e sappiamo dai tempi della Dc che il centro in Italia è sempre stato una destra mascherata, occulta, seppur annacquata, rielaborata in chiave moderata e politicamente corretta. [...] La nuova sinistra mette come primo punto i diritti civili, ma non i diritti dei lavoratori e il diritto di lavorare; non parla di come risolvere il grave problema dei morti sul lavoro; se difende i diritti degli immigrati, non si occupa più di tanto delle ragioni e delle paure dei penultimi, ovvero degli italiani disoccupati, precari, in difficoltà economica, che a stento arrivano a fine mese, quando ci arrivano."
Threads & Tumblr: l'impatto sul Fediverso. Il commento di Laurens Hof
I due giganti del social hanno davvero le idee chiare su come interoperare attraverso #ActivityPub
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L’Italia con Kyiv anche nel 2024. Strada spianata per l’ottavo pacchetto di aiuti
Ancora una volta, l’Italia sceglie di essere dalla parte della libertà delle Nazioni e del rispetto del diritto internazionale. Questo il commento del ministro della Difesa, Guido Crosetto, riguardo l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge che proroga di un ulteriore anno le cessioni di sistemi d’arma, mezzi, munizioni e forniture di difesa, militari e no, all’Ucraina. Il decreto-legge è stato presentato su iniziativa dei ministri della Difesa, Crosetto, degli Esteri, Antonio Tajani, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con il consenso dell’intero governo.
Coperto il 2024
La proroga va dal 1° gennaio al 31 dicembre del 2024, e stabilisce l’autorizzazione al governo, previo atto di indirizzo di Camera e Senato, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti alle autorità dell’Ucraina. Il prolungamento del conflitto russo-ucraino, in uno scenario internazionale aggravato dalla crisi mediorientale e dalla guerra tra Israele Hamas, ha imposto all’esecutivo l’allungamento dei tempi per gli aiuti all’Ucraina, in linea con gli impegni internazionali assunti dall’Italia in sede Ue e Nato. Il decreto-legge, quindi, consentirà al governo, per un ulteriore anno e previo obbligatorio mandato del Parlamento, di supportare la popolazione ucraina, mettendo a disposizione, come fatto finora, non solo armi, ma anche equipaggiamenti, gruppi elettrogeni e quanto necessario a sostenere le operazioni militari a difesa di civili.
Il sostegno italiano
“L’obiettivo – ha detto Crosetto, è – di arrivare, in linea con la posizione assunta dagli alleati Nato e Ue, a una pace giusta e duratura”. Per questo, ha proseguito il ministro, “abbiamo scelto di prorogare un atto di indirizzo, deciso ormai già un anno fa, dal governo precedente, lasciando immutato il dettato del decreto e decidendo di ottemperare, appena ve ne saranno le condizioni, a un passaggio parlamentare, e abbiamo scelto di farlo senza utilizzare strumenti secondari come il decreto Mille Proroghe o altri provvedimenti non omogenei per materia”. Rispetto al supporto italiano a Kyiv e, soprattutto, riguardo le possibili tensioni all’interno degli alleati di governo, il ministro a sottolineato come “non esiste alcun problema politico all’interno della maggioranza di Governo che intende invece rispettare il ruolo e il vaglio del Parlamento”. Del resto, anche nella sua ultima riunione, il Consiglio supremo di difesa riunitosi ieri “ha ribadito la ferma condanna dell’aggressione operata dalla Federazione Russa e il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina nella sua difesa contro l’invasore”.
L’ottavo pacchetto aiuti
Pochi giorni prima dell’approvazione del decreto, tra l’altro, Crosetto aveva confermato la preparazione dell’ottavo pacchetto di aiuti che entro fine anno verrà riproposto al Copasir per poi essere effettivo. “A fine anno scadrà il decreto per l’invio di armi all’Ucraina, la Camera dovrà esprimersi per vedere se nuovamente, per il prossimo anno, vorrà autorizzare il governo”, aveva spiegato Crosetto pochi giorni fa al palazzo dell’Informazione per il Forum Adnkronos. Come noto, il contenuto del decreto è secretato. Secondo alcune ipotesi avanzate, viste anche le richieste ucraine, l’invio potrebbe riguardare sistemi o munizioni di contraerea e apparecchiature antidrone.
Gli aiuti italiani
Lo scorso giugno il governo ha approvato il settimo pacchetto di aiuti (il secondo dalla nascita dell’esecutivo Meloni) comprensivo di sistemi per la difesa antimissilistica, equipaggiamenti contro il rischio nucleare, biologico, chimico e radiologico. Nel 2022 Roma aveva fornito a Kyiv 17,5 milioni di dollari posizionandosi così tra i primi dieci donatori. I sette pacchetti di aiuti a sostegno della Forze armate di Kyiv, che hanno visto l’approvazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), oggi guidato da Lorenzo Guerini, all’epoca dei primi cinque ministro della Difesa (quando presidente del Copasir era l’attuale ministro delle Imprese, Adolfo Urso).
Owncast ha avviato la propria newsletter mensile, curata da Kit Aultman, per fornire a tutti noi un posto dove aggiornarci su ciò che accade tra gli stream Owncast
owncast.ghost.io/owncast-newsl…
Questa newsletter è il prodotto e un servizio offerto alla comunità di sviluppatori, streamer, spettatori e appassionati di Owncast. Non possiamo essere una cassa di risonanza per la comunità senza il vostro sostegno. Non esitare a contattarci con notizie interessanti su progetti, eventi o altre notizie degne di nota e, se desideri contribuire a costruire il tessuto sociale della comunità Owncast, ti invitiamo a dare un'occhiata al canale owncast-community su rocket.chat.
owncast.ghost.io/owncast-newsl…
Owncast Newsletter, December 2023
Greetings from the editor, big changes at Jnktn, Owncast at Ubuntu Summit 2023, upcoming events, and more!Kit Rhett Aultman (Owncast)
Discourse sta lavorando da tempo per unirsi al fediverso e il loro ultimo aggiornamento mostra a che punto sono.
Una categoria Discourse ora può seguire qualsiasi attore del fediverso.
Questo è un passo importante nell'espansione del fediverso e vale la pena tenerlo d'occhio.
meta.discourse.org/t/activityp…
ActivityPub Plugin
Just to let you guys know, we just merged the PR that allows a Discourse category to follow any actor in the fediverse, including other Discourse categories. Yes, that means you can now federate a category between two (or three, or more) Discourses.Discourse Meta
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La sanità pubblica ormai non esiste più: il 68% degli italiani costretto a rivolgersi ai privati l La Notizia
"Il XXI Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità, presentato oggi a Roma al ministero della Salute, evidenzia che i cittadini sono sempre più spesso costretti a rivolgersi alla sanità privata. D’altronde le liste d’attesa infinite non sono ormai una novità e la situazione continua a peggiorare giorno dopo giorno in tutto il territorio nazionale."
Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione della prof.ssa Angela Villani sul tema “Foi en l’Europe”
Quindicesimo ed ultimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si è articolato in 15 lezioni, che si sono svolte sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.
L’ultima lezione si svolgerà lunedì 18 dicembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma ZOOM.
La lezione sarà tenuta dalla prof.ssa Angela Villani (Ordinaria di Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università di Messina), che relazionerà sull’opera “Foi en l’Europe” di Gaetano Martino.
In tale occasione verranno altresì comunicate le tracce delle tesine, la cui redazione (riservata a chi abbia un’età inferiore ai 32 anni e abbia frequentato almeno i 2/3 delle lezioni del corso) dà diritto a concorrere alla aggiudicazione delle borse di studio messe in palio. La consegna degli elaborati da parte dei corsisti interessati è fissata alle ore 12.00 di sabato 30 dicembre, mentre la premiazione dei vincitori è fissata per giovedì 11 febbraio 2024, in occasione della cerimonia di chiusura della XIII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.
Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.
Per ulteriori informazioni riguardanti la Scuola di Liberalismo di Messina, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM
Pippo Rao, Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina
Visita la pagina della Scuola di Liberalismo 2023 – Messina
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📌 Domani il MIM pubblicherà il bando per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici. Al #concorso potrà partecipare il personale docente ed educativo di ruolo con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni.
Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.
Ministero dell'Istruzione
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶 Scuola, iscrizioni per l'anno scolastico 2024/2025 dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024.
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E/OS su Redmi Note 5 Pro
FPF Publishes New Report: A Conversation on Privacy, Safety, and Security in Australia: Themes and Takeaways
On October 27, 2023, the Future of Privacy Forum (“FPF”), in partnership with the UNSW Allens Hub for Technology, Law and Innovation (“Allens Hub”), convened a multidisciplinary meeting of experts on technology, privacy, safety, and security in Sydney, NSW, Australia to discuss benefits, challenges, and unanswered questions associated with the Australian eSafety Commissioner’s (“eSafety”) forthcoming industry standards for the regulation of certain online content. Today, FPF publishes a report summarizing broad themes and takeaways gleaned from this discussion, “A Conversation on Privacy, Safety, and Security in Australia: Themes and Takeaways.”
Australia’s Online Safety Act of 2021 (“Online Safety Act”) mandates the development of industry codes or standards to provide appropriate community safeguards with respect to certain online content, including child sexual exploitation material, pro-terror material, crime and violence material, and drug-related material. Through September 2023, the eSafety has registered six industry codes that cover: Social Media Services, App Distribution Services, Hosting Services, Internet Carriage Services, Equipment, and Internet Search Engine Services. In May 2023, however, the Commissioner rejected proposed codes for relevant electronic services (“RES”) and designated internet services (“DIS”) on account that they “do[] not provide appropriate community safeguards.” Under the Online Safety Act, the rejection of the RES and DIS codes by the Office of the eSafety Commissioner initiated a process in which the Commissioner drafted industry standards for these sectors. A draft of the industry standards was published on November 20, 2023, and is open for public comment until December 21, 2023.
For purposes of the FPF and meeting, participants were asked to assume the existence of industry standards that satisfies the Online Safety Act’s statutory requirements. As such, the goal was not to solicit arguments about any specific approach, but rather to provide an opportunity for experts to discuss underlying opportunities and challenges in regard to the creation of industry standards, particularly in regard to partially or entirely end-to-end encrypted services. While meeting participants were not in full agreement in regard to any specific point, there were many themes that came up multiple times within the conversation as well as areas of consensus on certain points, including:
- Participants agreed broadly on the goals of the e-Safety Act and the mission of the e-Safety Commissioner
- Several participants found deficits in the length and scope of the public consultation available throughout the process
- Participants identified several potential benefits of an industry code beyond its intended scope
- Participants broadly opposed any approach that would require otherwise encrypted messaging services to utilize content hashing and/or client-side scanning
- Many participants discussed the need for unique treatment for different types of content based on distinctions in context
- Participants flagged previous cases of mission drift in regard to certain legal authorities and warned of similar evolution
- Participants flagged an important role for greater education, both for individuals as well as enforcers
- Participants supported a broad public dialogue on effective responses and solutions
- Participants identified a large number of unanswered questions in regard to the creation, implementation, and enforcement of industry codes that left much uncertainty
- Australia has played a leadership role globally on issues related to Online Safety and is likely to continue to do so
Denuncia GDPR contro X (Twitter) per micro-targeting illegale per gli annunci di controllo della chat X ha permesso il microtargeting politico illegale utilizzato dalla Commissione europea
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Weekly Chronicles #58
Questo è il numero #58 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.
Nelle Cronache della settimana:
- Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
- Nuove rivelazioni: i governi ci spiano con le notifiche push
Nelle Lettere Libertarie:
- Klaus Schwab odia i libertari
Rubrica OpSec & OSINT:
- Così ti hackerano l’automobile
Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
Dopo Patrick Zaki, è Gino Cecchettin il beniamino del momento della sinistra “woke” italiana. La tragedia che l’ha colpito è stata usata come forza inerziale per spingere Gino verso la luce del palcoscenico pseudo-politico, con una consacrazione che si è tenuta al tempio di Che Tempo Che Fa, con un rito presieduto dal sacerdote Fabio Fazio.
Gino Cecchettin è però anche stato il protagonista di un particolare hashtag nato in questi giorni su X: #RADIOSBORO.
L’Affaire RADIOSBORO riguarda la diffusione di alcuni contenuti pubblicati negli scorsi anni proprio da Gino sulla piattaforma social. Il tenore dei contenuti è quello tipico del boomer senza filtri, con commenti spinti di vario tipo a diverse donne, post golardici e l’indecifrabile post in cui scrisse semplicemente “radiosboro”, da cui è nato anche l’omonimo hashtag.
Molti “fact checker” in questi giorni hanno sostenuto che l’account fosse falso, ma è evidente che così non è, dato anche il confronto incrociato fatto con altri account social in cui era presente il link allo stesso account X, oltre a diversi dati di localizzazione. Ma non è questo a interessarci.
A interessarci è la reazione scomposta da parte di un ampio gruppo di utenti che hanno condannato aspramente la diffusione sul social dei contenuti scritti da Gino stesso. Bisogna lasciarlo stare, dicono. In altre parole: Gino avrebbe bisogno di un po’ di privacy, che qualcuno definì proprio come il “right to be left alone”.
Le stesse persone però non esitano un momento a chiedere a gran voce, anche politicamente, il divieto di ogni anonimato sui social network. Bisogna prendersi la responsabilità di ciò che si scrive, dicono.
Questo accade ogni volta che un account pseudoanonimo osi scrivere contenuti contrari alla loro ideologia e pensiero (unico).
Insomma, questi soggetti hanno un rapporto a dir poco contraddittorio con la privacy: la odiano quando serve a tutelare le idee di qualcuno che la pensa diversamente da loro, mentre la chiedono a gran voce per proteggere i loro beniamini.
Se è vero che ognuno dovrebbe essere identificato e responsabile di ciò che scrive, perché mai prendersela con #RADIOSBORO, quando non è stato fatto altro che diffondere post scritti dall’autore? Una contraddizione vivente: non comprendono e non sono in grado di comprendere; solo odiare.
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Preprint, teorie del complotto e necessità di governance della piattaforma
Una delle principali tendenze durante la pandemia di COVID-19 è stata l’aumento del volume di ricerche pubblicate come preprint prima della revisione formale tra pari. Mareike Fenja Bauer e Maximilian Heimstädt esplorano un esempio di come una prestampa sia stata parte integrante della costruzione delle teorie del complotto e suggeriscono come una migliore governance della piattaforma potrebbe mitigare questi rischi.
@Giornalismo e disordine informativo
blogs.lse.ac.uk/impactofsocial…
Preprints, conspiracy theories and the need for platform governance
One of the major trends during the COVID-19 pandemic was an uptick in the volume of research being posted as preprints prior to formal peer review. Mareike Fenja Bauer and Maximilian Heimstädt expl…Impact of Social Sciences
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Scusa @FronteAmpio potresti spiegarti meglio? MI sembra che le cose che hai detto siano o imprecise o false o allusive.
> la veritá sulla famosa "pandemia" probabilmente non la sapremo mai.
A cosa fai riferimento? Alla genesi precisa del virus? Oppure al fatto che il virus sia stato bioingegnerizzato in laboratorio? Perché dovresti sapere che allo stato attuale della conoscenza scientifica (analisi delle sequenze del DNA, tecniche di modifica del genome) quest'ultima ipotesi è stata già scartata da tempo
> Non é scientifica la chiusura delle due bolle (burionisti e anti-burionisti). Io credo che la Veritá stia a metá.
Se per "le due bolle" intendi le tifoserie social, la cosa ha senso. Se per due bolle intendi chi ha studiato (come Burioni) e chi non sa un cazzo, allora stai sbagliando perché non si tratta di due bolle, ma di persone che da una parte stanno facendo il loro lavoro sulla base degli studi svolti e dall'altra stanno facendo caciara o ciarlataneria truffaldina, senza sapere nulla di scienza.
> Troppi gli indizi che si é bluffato, per ragioni economiche e politiche da entrambe le parti.
A quali bluff stai facendo riferimento? Al fatto che i morti di Covid siano sovrastimati (è una cazzata: sono sicuramente sottostimati!) o al fatto che il confinamento non servisse (meno di quanto sia stato detto, ma secondo tutti i modelli è oggettivamente servito) o a qualche altra teoria?
> Poi le minacce. Chi ha ragione spiega la questione non minaccia, non ricatta. É un segno di debolezza di idee.
Quando si è in presenza di una pandemia (vuoi negarlo?) in cui muoiono persone (vuoi negarlo?), allora ogni organizzazione statuale deve prendere provvedimenti che prevedano anche pene e sanzioni contro chiunque dica il contrario o inviti a comportamenti dannosi o autolesionisti, lo faccia per interesse personale, semplice stupidità, tattica politica o narcisismo. Non sono minacce, ma precauzioni!
> A parte che tante Veritá sui presunti "vaccini", su quanto valevano sono poi uscite fuori.
A cosa ti riferisci? Perché di solito, chi fa queste allusioni non porta mai argomenti seri, cita fonti sputtanate o aggiunge altre allusioni, come uno che per coprire la propria cacca, ci fa sopra una cagata ancora più grande...
Gianlu ⁂ 🇮🇹 🇪🇺 likes this.
> Non mi va di andare oltre su una tematica controversa e dove si ragiona a tifoserie
E invece sarebbe fondamentale smettere di definire controversa una questione che dal punto di vista scientifico non ha nulla di controverso. Non c'è nulla di controverso nella gravità della pandemia, nella Sicurezza dei vaccini o nella loro efficacia. Non c'è nulla di controverso relativamente alla inutilità e pericolosità delle pseudo terapie promosse dalla maggior parte delle persone che parlano di quanto siano controversi aspetti che controversi non sono.
Anche perché così facendo, e mi sembra che l'esperimento sia perfettamente riuscito, si finisce per Occultare gli aspetti veramente controversi della gestione pandemica: le responsabilità di chi ha lasciato arrivare ha un punto così basso la sanità all'alba della pandemia, i ritardi e gli errori commessi durante le primissime fasi in cui era possibile diminuire i contatti tra le persone, le politiche isteriche sul confinamento, i coprifuoco inutili, l'indiscriminata liberalizzazione della circolazione per i vaccinati, la strumentalizzazione pericolosissima della certificazione verde avvenuta solo in Italia.
È questo che mi fa venire il sangue al cervello quando sento parlare di presunte questioni controverse, A proposito di questioni che sono controverse solo nella testa di alcune persone che non hanno minimamente idea dello stato dell'arte dal punto di vista medico e che si lasciano usare non soltanto Dai ciarlatani che spesso gli spillano soldi, ma anche da quei politici ben contenti di scegliersi una opposizione di sciroccati, al fine di equiparare ogni critica, anche quelle più serie, ai deliri complottisti verso i quali la maggior parte della popolazione ha giustamente iniziato a provare disprezzo e intolleranza
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punto-informatico.it/intellige…
Intelligenza artificiale: spionaggio di massa?
Secondo un noto ricercatore di sicurezza, l'intelligenza artificiale velocizzerà la raccolta dei dati degli utenti, consentendo lo spionaggio di massa.Punto Informatico
Il Comandante Todaro e i cosplayer della Wehrmacht
Gli ambienti conservatori della penisola italiana apprezzano e promuovono le produzioni culturali che ritraggono la partecipazione alla seconda guerra mondiale in termini oleografici.
In molti casi i saggi, la memorialistica e soprattutto le opere cinematografiche ritraggono individui e gruppi presentati come esempi di virtù e di correttezza rinforzando l'idea di un primato etico che eviti di lasciare spazio al ricordo di una realtà poco presentabile. Nei film prodotti nella penisola italiana si privilegiano i salvatori di ebrei, i derelitti cui mancò la fortuna ma non il valore, gli ufficiali gentiluomini.
La figura di Salvatore Todaro rientra nell'ultima categoria; tenne testa anche a Karl Doenitz, notoriamente poco tenero con i Don Chisciotte del mare.
Nulla da spartire quindi con Einsatzgruppen, Sonderkommando, Nacht und Nebel.
Roba da farci un film di cui andare orgogliosi.
Solo che poi arrivano al cinema alcuni sostenitori dell'esecutivo.
Al momento in cui scriviamo, questo esecutivo è guidato da una madre non sposata, proposta come Primo Ministro da una formazione conservatrice. La coerenza che da sempre caratterizza la pratica politica peninsulare.
Insomma, in questo cinema di una cittadina qualsiasi, questi sostenitori dell'esecutivo si presentano indossando divise nazionalsocialiste.
Lo stato che occupa la penisola italiana presenta un tasso di laureati tra i più bassi del continente europeo. A fronte di un dato del genere non stupisce che scarseggino persino le competenze necessarie a interiorizzarne la propaganda.
futuroprossimo.it/2023/12/mind… misskey.social/notes/9n1ox6lw3…
0ut1°°k
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to 0ut1°°k • •@0ut1°°k puoi incollare nella tua casella di ricerca:
1) i link dei canali peertube per esempio flipboard.video/c/flipboard_vi… o flipboard.video/c/dot_social o flipboard.video/c/golden
2) i link dei profili degli autori, per esempio flipboard.video/a/flipboard o flipboard.video/a/greg
e seguirli come un normale account. Se accendi la campanellina delle notifiche sui profili degli autori, verrai avvisato ogni volta che pubblicano qualcosa
0ut1°°k reshared this.
0ut1°°k
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Ryoma123
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alfredon996 e skariko like this.
Ryoma123
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