Come smascherare i populisti
[quote]Domanda scomoda. Nella campagna elettorale in realtà già in corso da tempo per le elezioni europee, su che cosa dovrebbero puntare i partiti pro Europa? Si potrebbe pensare, ovviamente, che ciascuno di essi declinerà, a seconda della situazione politica di ogni paese in cui operano, i successi che ritiene l’Unione Europea abbia conseguito, e i rischi nel […]
In Cina e Asia – Visita Yellen, tra colloqui "produttivi” e minacce di sanzioni
@Notizie dall'Italia e dal mondo
I titoli di oggi: Visita Yellen, tra colloqui “produttivi” e minacce di sanzioni Cina accusata di diffondere disinformazione sui social in vista delle elezioni americane Usa, nuove restrizioni alle importazioni di abbigliamento a basso costo. Colpite Temu e Shein Difesa, primo colloquio Usa-Cina in due
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L’Altra Asia – Il massacro quotidiano dei civili, in Myanmar
@Notizie dall'Italia e dal mondo
I numeri della guerra in Myanmar, perché «non ci si può permettere di dimenticare», dicono le Nazioni Unite. Poi le storie della settimana dall'Altra Asia.
L'articolo L’Altra Asia – Il massacro quotidiano dei civili, in Myanmar proviene da api.follow.it/track-rss-story-…
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AFGHANISTAN. Le mine continuano a mietere vittime e a mutilare innocenti
@Notizie dall'Italia e dal mondo
In Afghanistan, ogni mese, almeno 110 civili vengono ancora oggi uccisi o feriti dalle mine rimaste inesplose nel terreno.
L'articolo AFGHANISTAN. Le mine pagineesteri.it/2024/04/08/asi…
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#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito
🔶 #AgendaSud, nuovo decreto per il supporto alle scuole più fragili
🔶 Giuseppe Valditara in Calabria: "Garantire a tutti gli studenti le st…
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito 🔶 #AgendaSud, nuovo decreto per il supporto alle scuole più fragili 🔶 Giuseppe Valditara in Calabria: "Garantire a tutti gli studenti le st…Telegram
RECENSIONE : BIG PAWS – WORST COAST
Un bel dischetto per gli amanti del genere, una spanna sopra a un sacco di roba attuale, ma pure del passato. Lo trovate in Cd da Flamingo Records! @Musica Agorà
iyezine.com/big-paws-worst-coa…
BIG PAWS - Worst Coast 2024
Esclusivo da Flamingo Records: Big Paws offre un dischetto unico nel suo genere. Scoprilo ora!In Your Eyes ezine
Musica Agorà reshared this.
Ministero dell'Istruzione
Firmato dal Ministro Giuseppe Valditara il nuovo decreto che prevede, per le #scuole già individuate nel piano di #AgendaSud, e che presentino maggiori fragilità in termini di competenze degli alunni, l'attivazione di ulteriori azioni di supporto.Telegram
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La Nato di domani? Si allarghi anche in Asia. La versione di Pelanda
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La Nato di domani si allarghi, anche in Asia, per contrastare chi sta lavorando ad allargare i solco tra America ed Europa, spiega a Formiche.net il prof. Carlo Pelanda, economista e uno degli analisti più attenti delle relazioni internazionali. Alla vigilia dell’uscita del suo pamphlet “L’Italia globale” per Rubbettino, l’analista riflette sul presente ma soprattutto sul futuro della Nato, su come l’Alleanza deve programmare postura e iniziative per immaginare nuove traiettorie e sopratutto per impedire il disegno “esterno” che vorrebbe gli alleati atlantici in crisi. “Prima di sostenere che ci sia il bisogno di una nuova Nato, occorre valutare come funziona quella che esiste: da tempo ha commissionato molte analisi su vari temi interconnessi all’impiego della forza, compresi i contorni economici, finanziari e psicologici. Per cui sostenere che la Nato deve allargare lo sguardo secondo me non è corretto”.
Nato e guerra ibrida: è corretto dire che l’Alleanza dovrà immaginare un percorso di riforma che contempli le leve economiche, quelle energetiche e il confronto con le milizie paramilitari?
Da sempre la Nato ha previsto dei programmi civili e così non ha mai fatto l’errore di essere un’organizzazione solo militare. Ricordo personalmente quando ero giovanissimo di aver partecipato a borse Nato per fare ricerca civile, quindi pensare che la Nato sia un’organizzazione lontana dagli aspetti civili di sicurezza nel senso esteso o che non stia affrontando i problemi della guerra ibrida è una mancanza di informazione. Aggiungo che la Nato è un’organizzazione molto evoluta e sofisticata che non cura solo l’aspetto della difesa o della deterrenza militare: ricordo che negli anni ’90 era una struttura già piuttosto evoluta che guardava il mondo a 360 gradi, non soltanto dal punto di vista militare.
In quali altri ambiti ad esempio?
Vi erano alcune associazioni civili legate alla Nato che analizzavano tutti i problemi di sicurezza in maniera molto ampia. Pensi che ho conosciuto mia moglie in uno di questi seminari a Castelfranco Veneto, dove lei era notaio e vicepresidente dell’associazione Nato. Per cui non facciamo l’errore di pensare che la Nato sia un luogo che non pensa, tutt’altro. Nel 1989 con il crollo del Muro è cambiato lo scenario, perché è venuto a mancare il nemico. Ma prima di sostenere che ci sia il bisogno di una nuova Nato, occorre valutare come funziona quella che esiste.
Quale è il suo giudizio?
Confermo che, dalla fine degli anni ’80 in poi, si sono manifestati dei problemi di riduzione di rilevanza, ma ha sempre mantenuto un impianto, consapevole che i conflitti vanno analizzati nel senso più ampio. La Nato presenta due caratteristiche: una è l’interoperabilità, cioè non esistono al mondo altre alleanze militari dove tanta diversità viene integrata grazie a standard comuni. La mia raccomandazione è quella di analizzare meglio come è fatta la Nato prima di proporre una riforma che, magari, è già nelle sue corde o anche nel suo Statuto e nelle sue operazioni. La seconda è la comunicazione: la Nato, come è ovvio, non comunica tutto quello che fa in una maniera aperta dal momento che è un’alleanza militare. Durante il governo Ciampi nel 1993, da consigliere per gli affari speciali del ministro degli Esteri Andreatta, accompagnai alcune aziende italiane in un vertice Nato dedicato al problema delle armi non letali.
Ovvero?
Si poneva il problema di costruire in sicurezza e senza eccessi, limitando la violenza dell’esercizio della forza e il caso era quello dei Balcani, in particolare, perché in una democrazia vi sono dei limiti all’impiego della forza. E dal momento che esiste una varietà di opinioni e un gran pezzo di queste varietà è fatta da persone belligeranti, i militari fecero una ricerca per spiegare che era più rischioso l’uso di armi non letali, sia sul sul piano legale che su quello operativo. Il tema è poi rimasto in sospeso, ma servì a ribadire che la Nato ha commissionato molte analisi su vari temi interconnessi all’impiego della forza, compresi i contorni economici, finanziari e psicologici. Per cui sostenere che la Nato deve allargare lo sguardo secondo me non è corretto.
Dove invece, secondo la sua opinione, dovrebbe migliorare?
Potrebbe invece essere interessante lavorare su un passaggio che personalmente raccomando da più di trent’anni: unire sempre di più una rete fatta di economia e alleanza militare, mantenendo sempre la Nato come alleanza militare. Si possono immaginare nuovi accordi economici perché non è possibile mantenere un’alleanza che non abbia conseguenze economiche. Mi riferisco ad una strutturazione come il G7, che è un’alleanza estesa anche al Pacifico.
Cosa pensa rispetto ai ragionamenti che vengono fatti sull’allargamento a Paesi gravati da una contingenza eccezionale, come ad esempio l’Ucraina?
Questo è francamente il pensiero debole a cui sono contrario. La Nato deve allargarsi, penso soprattutto alle piccole nazioni, come previsto dal consolidamento dei Balcani. Sì, la Nato è uno strumento di pace ottenuto attraverso deterrenza e tale strumento realistico disturba non poche ideologie convinte che la pace sia più facile da ottenere, mentre l’aspetto positivo della Nato si ritrova nella citazione “Si vis pacem, para bellum”. Quel para bellum fa parte del realismo, perché per evitare una guerra occorre disincentivare l’avversario, mostrando superiorità oppure una maggiore capacità distruttiva. Per cui credo che la Nato debba continuare ad estendersi anche nel centro Asia.
Per quali ragioni?
Penso al Giappone, un Paese che fa parte già di quel cono di interesse che gravita attorno a Usa, Australia, Usa, Regno Unito e Italia. Il progetto di caccia di sesta generazione lo dimostra una volta di più. Aggiungo che una nostra portaerei sta andando in Giappone dove arriverà anche la Amerigo Vespucci: il tutto rientra in una tendenza direi naturale ad esserci, in un mondo dove c’è un confronto tra sistemi autoritari capeggiati dalla Cina e seguiti in una maniera molto più lenta dalla Russia, dall’Iran e dalla Corea del Nord. Perché dunque si dovrebbe limitare l’estensione della Nato? Chi lo sostiene ha altri obiettivi.
Quali?
Dividere Usa ed Europa. L’autonomia strategica dell’Europa è piuttosto irrealistica perché l’Europa è piccola con i suoi 500 milioni di abitanti e, quindi, ha bisogno dell’America e l’America ha bisogno dell’Europa. Quello che sta avvenendo oggi è che l’America non è più così grande da poter gestire due o tre fronti in contemporanea. Per cui resta pericolosissima l’idea di perseguire una autonomia difensiva post Nato, come predicato da Macron, perché sarebbe l’obiettivo della Cina: separare America ed Europa. Non mi sfugge, inoltre, che il mondo stia cambiando e che anche la guerra stia cambiando. Ma la Nato se ne è resa conto da tempo quando, ad esempio, ha analizzato due scenari bellici nuovi: lo spazio extra terrestre per il dominio dell’orbita e il condizionamento dei cervelli. Oggi però ci sono più strumenti innovativi in questo senso, per questa ragione l’Alleanza persegue il modello di una grande organizzazione, certamente con tante varietà di opinioni per capire come riuscire a fare deterrenza, ma con l’obiettivo unitario di mantenere la pace in una situazione dove la guerra possiede più strumenti per esprimersi.
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Un’alleanza di democrazie. Il segreto del successo della Nato per Minuto-Rizzo
I dodici ministri degli Esteri, tra cui il conte Carlo Sforza per l’Italia, che il 4 Aprile 1949, riuniti a Washington, firmarono il Trattato dell’Alleanza Atlantica sarebbero molto sorpresi se fossero qui. Oggi l’Alleanza ha raggiunto il numero record di 32 Paesi membri e circa quaranta partner con varie formule. In un incontro di chi scrive con la commissione Esteri della Dieta giapponese qualche anno fa, alla domanda “perché vi interessa la Nato?” la risposta fu “perché è un’organizzazione di successo”.
In passato l’Alleanza ha avuto sostenitori e avversari, ma non vi è dubbio che si sia rivelata molto efficiente. In realtà è l’unica organizzazione politico-militare al mondo in grado di operare a lunga distanza riunendo forze di Paesi anche molto diversi fra loro. Molti ne parlano, nelle contingenze attuali di crisi, ma pochi la conoscono da vicino. Di solito passa per uno strumento militare che interviene con la forza in certe occasioni controverse.
In realtà è molto di più! Parliamo di una organizzazione che unisce le grandi democrazie che si riconoscono nei valori Occidentali. È quindi una realtà innanzi tutto politica, con uno strumento militare. Ha un rapporto fra civili e militari con caratteristiche uniche per il rispetto dei ruoli di ciascuno. Non è una organizzazione internazionale in senso proprio e ha la caratteristica di agire “per consenso”. Lo abbiamo visto nella recente adesione della Svezia dove il processo non si è concluso fino a quando, la Turchia prima, l’Ungheria dopo, non hanno dato il loro assenso. In altre parole nella Nato non esiste il voto per decidere, ed è una caratteristica unica che vale la pena di sottolineare.
Anche per quanto riguarda il bilancio ci sono dei malintesi. Perché? Nel dibattito pubblico si fa spesso riferimento a percentuali del Pil da destinare alla difesa. Gli Stati Uniti, sia pure con toni diversi a seconda dell’amministrazione, spingono gli europei ad aumentare il loro contributo perché ritengono di sopportare un peso finanziario sproporzionato. Non si può comunque negare che la Nato abbia reso storicamente servizio all’Europa, che ha potuto progredire e svilupparsi nel corso dei decenni della guerra fredda, proprio per l’ombrello protettore dell’Alleanza garantito dagli Stati Uniti.
Fatta questa digressione, il bilancio della Nato è molto modesto e serve per coprire i costi delle spese comuni per la sede, il suo personale, pochi comandi e alcune attività operative comuni. In altre parole la struttura dell’Organizzazione costa poco. Cosa vuol dire? Che trattandosi propriamente di un’alleanza, sono i Paesi stessi ad assumersi i propri costi. Non vi è un importante bilancio comune, come è nel caso della Ue. Ogni Paese membro sostiene il peso di quello che effettivamente fa nel caso specifico. Non vi è alcuna dimensione sovranazionale. In questo senso Unione europea e Nato sono molto diverse, il che non vuol dire che siano disarmoniche. Anzi, con l’andare del tempo, si registrano sempre maggiori aree di convergenza, per interessi e valori comuni, tenendo conto che i membri sono quasi gli stessi.
Quale futuro? L’aumento dei Paesi rende più complesso il consenso politico data la crescente diversità. Rimane però il fatto che le democrazie alla fine finiscono per convergere su interessi comuni. Per quanto riguarda l’Italia, non si insiste mai abbastanza che il Paese che ha sempre contribuito in modo esemplare sia alle politiche che al funzionamento della Nato, il suo valore aggiunto è stato più volte dimostrato nel corso della storia. Ciò vale per le crisi balcaniche, come per l’Afghanistan e la partecipazione attiva in ogni area.
Complessivamente gli interessi italiani sono ben difesi. Vi è una dimensione di particolare interesse nazionale che è quella del Nord Africa, del Medio Oriente e dei Balcani. Proprio in questi mesi si discute seriamente su come aggiornare la strategia comune e come rinverdire i partenariati storici alla luce delle nuove realtà. Si tratta di un tema che verrà portato per decisione al prossimo vertice dell’Alleanza di Washinton nel mese di luglio.
7 ottobre 2023 – 7 aprile 2024. Sei mesi di morte e distruzione
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della redazione
Pagine Esteri, 7 aprile 2024 – Sono passati sei mesi dall’attacco di Hamas nel sud di Israele e dall’inizio dell’offensiva militare dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza. Israele non mostra alcun segno di fermarsi e i colloqui in Egitto e Qatar non indicano ancora alcuna possibilità di un cessate il fuoco definitivo. La guerra a Gaza, dice Israele, è una rappresaglia per gli attacchi sul suo territorio da parte di gruppi armati, guidati dalle Brigate Qassam di Hamas, che hanno ucciso circa 1.200 persone e ne hanno fatte prigioniere circa 250. Ma il costo di questa ritorsione senza fine è stato eccezionalmente alto per tutta la popolazione di Gaza.
Almeno 33.137 palestinesi sono stati uccisi dai bombardamenti aerei e dall’offensiva di terra di Israele, riferisce il Ministero della Sanità di Gaza. Altre migliaia di persone risultano disperse e si presume siano morte sotto le macerie di case ed edifici distrutti.
Bambini e donne costituiscono la stragrande maggioranza delle persone uccise. Save the Children denuncia che sono stati uccisi più di 13.800 bambini. La Mezzaluna Rossa Palestinese afferma che circa 1.000 bambini hanno perso una o entrambe le gambe. L’UNICEF stima che almeno 17.000 minori palestinesi siano attualmente non accompagnati o siano stati separati dai loro genitori. Migliaia sono gli orfani. Oltre 75 mila persone sono rimaste ferite e non possono essere assistite perché il sistema sanitario di Gaza è in gran parte distrutto o danneggiato.
La situazione umanitaria a Gaza è peggiorata notevolmente nel 2024 poiché l’esercito israeliano limita l’arrivo degli aiuti alla popolazione, in particolare nel nord della Striscia. L’Unrwa, la principale e meglio organizzata delle agenzie delle Nazioni Unite che operano a Gaza, non riesce a svolgere il suo ruolo perché boicottata e ostacolata da Israele che la accusa di essere “collusa” con Hamas. 2,3 milioni di persone, perciò, rischiano la fame: l’Onu avverte che la carestia si diffonderà in varie parti di Gaza entro maggio. Una trentina di persone, in prevalenza neonati e bambini, sono già morte per disidratazione e malnutrizione. Diverse organizzazioni e centri per i diritti umani accusano Israele di usare la fame come arma di guerra.
La condizione degli sfollati, l’80% della popolazione, è drammatica. L’esercito israeliano ha intimato agli abitanti del nord della Striscia di andare al sud già all’inizio dell’offensiva di terra. Da allora nessuno è più stato in grado di tornare alle proprie case poiché l’esercito israeliano ha creato un corridoio militare che da est e ovest taglia a metà la Striscia. La maggior parte degli sfollati si trova in installazioni delle Nazioni Unite come scuole e ospedali o in tendopoli a Rafah, la città più meridionale di Gaza, al confine con l’Egitto, che Israele minaccia di invadere come le altre città palestinesi, allo scopo, afferma il premier Netanyahu di eliminare “l’ultimo bastione di Hamas”. Molti degli sfollati vivono in strada o e in edifici distrutti solo in parte.
Gli attacchi aerei, di terra e anche dal mare hanno danneggiato o distrutto circa il 62% di tutte le case di Gaza lasciando più di un milione di persone senza un tetto. Ad oggi ci sono 26 milioni di tonnellate i detriti e le macerie che dovranno essere rimosse prima di poter avviare la ricostruzione se e quando terminerà la guerra. I danni stimati dalla Banca Mondiale e dalle Nazioni Unite sono di 18,5 miliardi di dollari. Colpite anche le infrastrutture pubbliche. Oltre al nord, i danni più gravi si registrano nel capoluogo Gaza city e a Khan Younis, nel sud, dove gli attacchi israeliani hanno distrutto migliaia di case e infrastrutture civili. Otto scuole su dieci a Gaza sono danneggiate o distrutte. Oltre 625mila studenti non hanno accesso all’istruzione.
Solo 10 dei 36 ospedali, cliniche e centri sanitari sono in grado di funzionare parzialmente, in condizioni di eccezionale difficoltà. La maggior parte dei pazienti non può ricevere ricevere cure adeguate per la carenza di medicine e attrezzature e per la stanchezza degli operatori sanitari esausti dopo sei mesi di lavoro incessante. Molte operazioni e amputazioni sono state eseguite senza anestesia. Di recente, un assedio durato due settimane dentro e intorno all’ospedale Shifa di Gaza city, il più grande di Gaza, ha lasciato il complesso sanitario in gran parte distrutto. L’esercito israeliano ha ucciso almeno 400 persone nello Shifa durante l’assedio e ne ha arrestate altre centinaia.
Infine gli attacchi militari hanno ucciso il maggior numero di operatori dell’informazione di qualsiasi conflitto moderno. Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti stima in 90 il numero di reporter e cameraman uccisi. L’Ufficio stampa governativo di Gaza parla di 140 giornalisti uccisi. Pagine Esteri
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L'articolo 7 ottobre 2023 – 7 aprile 2024. Sei mesi di morte e distruzione proviene da Pagine Esteri.
Si legge ovunque delle preoccupazioni di Israele relative a un probabile attacco iraniano. Gli Usa stanno in ogni modo cercando di esacerbare i toni rilanciando minacce a destra e sinistra qualora dovesse arrivare una risposta da parte dell'Iran.
Questo accade dopo che Israele ha deciso di bombardare l'ambasciata Iraniana in Siria, una roba gravissima sia dal punto di vista del diritto internazionale sia dal punto di vista simbolico. In questo caso servirebbe una netta condanna da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per questo atto, ma come spesso accade, quando c'è da proteggere Israele, gli Usa si oppongono con tutte le loro forze. Infatti si sono opposti a una bozza di risoluzione proposta dalla Russia la quale condannava questo attacco e la violazione della sovranità di un Paese.
Solo una volta nel corso della storia è successa una cosa simile, fu quando nel 1999, durante i bombardamenti in Jugoslavia da parte della Nato, gli Usa bombardarono l'ambasciata Cinese senza alcuna motivazione valida. Resta il fatto che la propaganda sta concentrando tutti i suoi sforzi su una potenziale risposta da parte dell'Iran dimenticando del perché questa risposta potrebbe arrivare. Hanno già messo le mani avanti riportando a reti unificate la propaganda sionista, la quale recita che qualora venissero attaccati dall'Iran, avrebbero il diritto di difendersi. Immaginate se qualcuno avesse bombardato un'ambasciata Usa. Chi avrebbe avuto il diritto di difendersi? Gli Usa o chi li ha attaccati?
Ovviamente nessuna menzione sul fatto che l'unico Paese, in questa specifica situazione, che eserciterebbe il diritto di difendersi, sarebbe proprio l'Iran. Tutto ciò perché è stato deliberatamente attaccato da Israele. Preparano il terreno per giustificare un'eventuale contro risposta israeliana facendo in modo che qualora dovesse accadere quanto sopra riportato, avrebbero campo libero per venirci a raccontare del "diritto di Israele di difendersi". Israele, l'ho sempre detto, è uno dei paesi più furbi e subdoli al mondo, tanto che li ho sempre definiti le "stelle e strisce del Medio Oriente". Infatti anche la mossa di chiudere una trentina di ambasciate all'estero, tra cui anche quella in italia, sventolando il pericolo Iran, lo dimostra ampiamente e serve solo ed esclusivamente per alimentare la propaganda.
L'azione israeliana di bombardare l'Iran serve per due motivi, il primo perché a Gaza hanno fallito su tutti i fronti: militare, tattico, strategico, umanitario e hanno perso faccia e quel piccolissimo pizzico di credibilità che ancora avevano. Il secondo perché a fronte di quanto precedentemente espresso, hanno bisogno come il pane di tirare dentro gli Stati Uniti d'America e allargare la guerra. Nel caso dovesse intervenire l'Iran, gli Usa non potrebbero stare a guardare perché sarebbe seriamente a rischio la loro influenza nell'area proprio perché la minaccia su Israele, che è una specie di pentagono o base della Cia in Medio Oriente, stavolta diventerebbe concreta.
Questa vicenda è la fotografia di come si è sempre comportato Israele, di ciò che ha sempre fatto e di come venga rigirata la frittata per consentire a questi criminali di dettare legge in Medio Oriente per salvaguardare gli interessi degli Stati Uniti d'America. Israele provoca, bombarda in barba a qualsiasi legge, occupa territori, pratica apartheid e quando gli rispondono esercitando realmente il diritto di autodifesa, allora quei quattro fanatici messianici danno il via alla carneficina dicendoci che devono difendersi. Vi rendete conto di cosa sono, vero? Oltre che veri terroristi, questi sono un pericolo per il mondo intero. Perché pur di rimanere lì per fare gli interessi a stelle e strisce, gli stanno consentendo di fare tutto, a partire da una pulizia etnica e finire con bombardamenti deliberati ovunque ne abbiano voglia. Salvo poi fare le vittime...
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T.me/GiuseppeSalamone
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Ecco la vista più dettagliata (finora) sulla storia dell'Universo in espansione l AstroSpace
"I risultati confermano le basi del modello cosmologico standard dell’Universo, e forniscono uno sguardo senza precedenti sulla natura dell’energia oscura e sui suoi effetti sulla struttura su larga scala dell’Universo."
Ministero dell'Istruzione
A 15 anni dal tragico terremoto che il #6aprile del 2009 colpì #LAquila e i territori limitrofi il pensiero del #MIM è rivolto alle 309 vittime di quella notte, ai familiari e a tutte le persone coinvolte.Telegram
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Perché Israele non riconosce la Palestina come nazione?
A Israele non stanno bene i confini attuali. Riconoscere lo stato arabo significherebbe rinunciare a tutte le mire territoriali attuali. A tornare nei confini originali del 1948. E questo a loro non conviene. Questo è il motivo per cui alimentano e coccolano il terrorismo, come se fosse l'unico strumento per mantenere questo stato di guerra perenne, che permette, poco alla volta, di continuare a strappare territori. E intanto sfoltire la popolazione locale. La decimazione. Ma anche peggio… ben oltre il 10%. Questo fa israele da 50 anni. E la cosa davvero triste è per quanto cinico sta pure funzionando. E' il tipo caso in cui dai una mano a qualcuno e quello si prende l'intero braccio. Appena i locali impazziscono e fanno lo stesso ecco la giustificazione per altre violenze. Se stanno buoni e zitti succede lo stesso. L'esistenza di israele non può più essere messa in discussione, ma la loro politica ovviamente si. E dubito che sia essere antisemiti. Gli israeliani sono in parte di etnia semita, come i palestinesi, quindi essere antisemiti significa anche essere contro i palestinesi. Anche chi è contro i palestinesi è antisemita. E gli israeliani sono essi stessi anti-semiti. Personalmente la parte israeliana che trovo più difficile giustificare moralmente sono i "coloni". ma la loro risposta agli USA è stata "Ma voi lo avete fatto con i pellerossa…" quindi sanno quello che stanno facendo. Neppure l'onu ha accesso alle zone "contese", e questo significa che dovrebbe bastare la parola israeliana per dirti quello che avviene li da 50 anni. A Israele non stanno bene i confini attuali. Riconoscere lo stato arabo significherebbe rinunciare a tutte le mire territoriali attuali. A tornare nei confini originali del 1948. E questo a loro non conviene. Questo è il motivo per cui alimentano e coccolano il terrorismo, come se fosse l'unico strumento per mantenere questo stato di guerra perenne, che permette, poco alla volta, di continuare a strappare territori. E intanto sfoltire la popolazione locale. La decimazione. Ma anche peggio… ben oltre il 10%. Questo fa israele da 50 anni. E la cosa davvero triste è per quanto cinico sta pure funzionando. E' il tipo caso in cui dai una mano a qualcuno e quello si prende l'intero braccio. Appena i locali impazziscono e fanno lo stesso ecco la giustificazione per altre violenze. Se stanno buoni e zitti succede lo stesso. L'esistenza di israele non può più essere messa in discussione, ma la loro politica ovviamente si. E dubito che sia essere antisemiti. Gli israeliani sono in parte di etnia semita, come i palestinesi, quindi essere antisemiti significa anche essere contro i palestinesi. Anche chi è contro i palestinesi è antisemita. E gli israeliani sono essi stessi anti-semiti. Personalmente la parte israeliana che trovo più difficile giustificare moralmente sono i "coloni". ma la loro risposta agli USA è stata "Ma voi lo avete fatto con i pellerossa…" quindi sanno quello che stanno facendo. Neppure l'onu ha accesso alle zone "contese", e questo significa che dovrebbe bastare la parola israeliana per dirti quello che avviene li da 50 anni.Ma chi conosce chi vive sul posto sa cosa sta succedendo. Diciamo che gli invasori israeliani non si comportano come i romani 2000 anni fa.
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rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta dei laboratori digitali per la #scuola 4.0 e delle attività di mentoring contro la dispersione scolastica all’IIS Lazzaro Spallanzani di Castelfranco Emilia e all’IC Sassuolo 4 Ovest di Sassuolo, grazie ai …Telegram
Sdh - A Mickey Finn at the Nemo Point Hotel
Veniamo dunque a quelli che la band stessa definisce gli ingredienti: si comincia con due pezzi fragorosi in stile Touch and Go come The Ponytail e Nothing Keep You Sound, per passare poi a Shut Up!
@Musica Agorà
iyezine.com/sdh-a-mickey-finn-…
Sdh - A Mickey Finn at the Nemo Point Hotel
L'ultima volta che io e il mio socio abbiamo passato in radio gli Sdh, mi chiesi piuttosto oziosamente quali fossero le parole che si nascondono dietro l'acronimo, la sigla Sdh.In Your Eyes ezine
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Weekly Chronicles #70
Questo è il numero #70 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era Digitale: sorveglianza di massa e privacy, sicurezza dei dati, nuove tecnologie e molto altro.
Cronache della settimana
- Il Chatcontrol si farà
- CBDC: dalla Germania arrivano le linee guida tecniche
- Anche le cuffiette diventano strumento di sorveglianza passiva
Lettere Libertarie
- La favola dei diritti
Rubrica OpSec
- Come scovare le telecamere nascoste
Il Chatcontrol si farà
Dopo un tira e molla durato anni, è arrivata la notizia: il Chatcontrol si farà, e il testo sarà più o meno quello originale — cioè il peggiore. Per chi fosse arrivato da poco su queste pagine, o per chi avesse bisogno di una rinfrescata alla memoria, sto parlando di un prossimo regolamento europeo (Chatcontrol per gli amici) che catapulterà l’Unione Europea direttamente nell’Olimpo della sorveglianza di massa; più di Cina e Stati Uniti messi insieme.
Il Chatcontrol è lo strumento con cui l’Unione Europea dice di voler combattere la diffusione di materiale pedopornografico online. In realtà l’idea arriva da più lontano e neanche dall’UE, ma da un accordo internazionale siglato dai Five Eyes. Ma di questo, ne ho già parlato.
Per combattere la diffusione di materiale pedopornografico obbligheranno le piattaforme online e i servizi di comunicazione a sorvegliare attivamente tutto il traffico, le chat e i contenuti media inviati dagli utenti. Nel caso in cui uno degli innumerevoli algoritmi di sorveglianza beccasse un contenuto potenzialmente pedopornografico, partirebbero le segnalazioni alle autorità. Citando proprio il testo di legge:
If providers of hosting services and providers of interpersonal communications services have identified a risk of the service being used for the purpose of online child sexual abuse, they shall take all reasonable mitigation measures…
Quali sono queste “reasonable mitigation measures”, di nuovo, ce lo spiega la legge:
- adattare i sistemi di moderazione (sia umani che automatizzati) per aumentare il rispetto dei termini e condizioni dei servizi
- rinforzare la supervisione dell’uso dei sistemi
- cooperare con le autorità, anche di spontanea iniziativa
- introdurre funzionalità per consentire agli utenti di segnalare materiale pedopornografico
Ma la vera ciccia arriva adesso.
Oltre a queste misure, le piattaforme e servizi di comunicazione saranno obbligati a sviluppare e installare nei loro servizi delle tecnologie, approvate dalla Commissione Europea, in grado di identificare materiali potenzialmente pedopornografici diffusi attraverso i loro canali di comunicazione o piattaforme. In parole povere: sistemi di sorveglianza automatizzata di tutte le comunicazioni, pronti a scovare materiale potenzialmente illecito.
Anche di questo ne ho parlato molto, affrontando anche altri diversi punti critici (come il potenziale tasso di errore di questi sistemi). Rinvio all’articolo di approfondimento:
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CBDC: dalla Germania arrivano le linee guida tecniche
Mentre negli Stati Uniti ci sono addirittura proposte di legge per vietare il dollaro digitale, sembra invece che in UE il processo sia ormai inarrestabile. Così, anche la Germania inizia a muoversi sul fronte CBDC (euro digitale), grazie a un contributo del Federal Office for Information Security.
TicketZon: un bridge per portare concerti e mostre nel fediverso (compatibile con gli eventi di Friendica)
TicketZon è l'istanza Mobilizon creata da @Roberto Guido che ripubblica eventi attingendo dalle piattaforme di vendita online di ticketing.
Per ciascuna provincia esiste un “gruppo”, followabile con un qualsiasi account nel fediverso per ricevere le notifiche di nuovi concerti, spettacoli teatrali, mostre o altre attività nella propria zona.
Qui il post sul forum di @Italian Linux Society
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Could the US Government Self-Host a Fediverse Server?
In our report yesterday about President Biden and the White House opting in to ActivityPub federation, there were a number of responses from people wishing that the White House (and other organizations) would simply self-host their own server to be a part of the network. I agree with this sentiment, and have been thinking about the requirements that would make this kind of thing possible.
Here are my thoughts, based on my limited experience working for both tech startups and government.
Why Would Anyone Want This?
There are a number of people in the Fediverse that would like all forms of government to stay the heck away from the network, citing the problems of bringing the military-industrial-complex and surveillance capitalism to our cozy little space on the Internet. Depending on which government we’re talking about, what their policies are, and how they interact with the network, this isn’t necessarily an unreasonable reaction.
However, there are a number of benefits that bringing government to self-hosted infrastructure might bring:
- Government Officials – Communicating with and representing their constituents.
- Service Notifications – Are there outages on certain train lines? Are roads closed down? Has a natural disaster occurred?
- Bureau Interactions – interacting with municipal services, civic organizations, and emergency / non-emergency services for a variety of jurisdictions.
- Department Information – easy promotion and access to studies from, say, the Department of Labor, or the Department of Energy.
- Legislature – coverage of meeting notes, policies passed, votes on the House or Senate floor.
As of today, these things primarily exist within the domain of corporate social media. You’re more likely to see a smattering of accounts across Twitter, Facebook, and Threads, and those accounts might be pretty limited in what they’re able to actually accomplish, since they’re not even running on government infrastructure.
The fact of the matter is, being able to directly access all of the things listed above could be a boon to users of the Fediverse. Rather than trying to rely on a Facebook page or Twitter account to get necessary information, it could be seen from verified accounts on your timeline, with receipts, and would be accessible to journalists, researchers, developers, and citizens alike.
Technical and Organizational Hurdles
There are a number of hoops to jump through, so let’s talk about them. Before diving in: I’m aware of the effort being done by the European Union as well as some EU governments. I think those are great, and give us some kind of playbook to look to for examples. These musings are more focused on the United States.
Funding
The first headache with any government project is setting aside the funds and people to work on it. A political figure could introduce a bill with provisions to set aside a budget for such a program, but then there are questions pertaining to who actually carries out this effort. How much of the work is being contracted out to another business or agency? What’s the criteria for “winning” the contract, and who carries out what tasks?
Procurement
Then there’s the choice of software itself: the platform and its dependencies need to be audited, examined, and vouched for. Off the top of my head, relatively few Fediverse platforms actually fulfill this expectation: I believe that Mastodon may be one of the few that has actually gone through this process, but there may be significant differences between a security audit by a compliance group, and a security audit by a government.
Aside from choosing an official platform to stake operations on, there’s also the matter of finding an ideal third-party vendor. Currently, managed Fediverse hosting services are still in their infancy, and I’m not sure they’re up to scratch for what a government entity demands: comprehensive compliance requirements, service-level agreements, user training and onboarding materials, and promises pertaining to security upgrades and threat mitigations.
There may also be requirements for custom development, for example, integrating federal single sign-on, such as ID.me or something similar. There would also need to be a deployment strategy for various users, departments, and bureaus. It may be possible for an existing government IT provider to adopt Mastodon or another platform and develop everything needed here, but it’s much harder for any business started in the Fediverse today.
Policy
Another relatively grey area here would be the setting of policy for a US Government-run instance. Dealing with hate speech, CSAM, trolling, harassment, and other nastiness is a job and a half for ordinary instance admins, but I would imagine that this could be compounded further by hosting a government server with potentially millions of followers.
How does a government handle that kind of thing without violating the First Amendment? Does moderation even count as violating free speech, as some people believe? Is there perhaps a threshold for what’s tolerated in civil discussion?
I’m not a lawyer, and don’t have a complete answer. They might be able to get away with something similar to the Mastodon Server Covenant, in which ground rules for participation are set. Alternatively, maybe only allowing inbound federation from other government servers is an answer. I don’t know.
Tooling
One final consideration: departments and organizations are unlikely to get very far if they only have a default web interface to rely on. The Fediverse needs tools like Buffer, Fedica, and Mixpost for teams to come together and coordinate their presence in this new space. As the ecosystem evolves, we’ll likely need alternative tools and frontends to deal with emerging challenges.
It’s Still Worth Trying
I’ll be the first to admit that, looking at everything above, there’s a lot of unanswered questions. People asked why President Biden and the White House opted in to using Threads with ActivityPub federation, rather than stand up their own server. For the time being, the cost of setup, onboarding, and training is cheaper. They’re also making a smart bet by migrating to where a lot of people are, in the hopes that they will be heard by the greatest amount of potential followers.
As the Fediverse continues to grow, and both the protocol and platforms continue to evolve, my hope is that government entities might see the Fediverse as viable. One day, we may see a lot of municipal entities and departments setting up their base of operations right here on the network. I think it’s important that we continue thinking about how to get there.
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io penso che tutti gli enti pubblici dovrebbero togliersi da tutte le piattaforme privative e usare esclusivamente il fediverso come sistema di comunicazione diretta, oltre ad offrire il servizio ai cittadini, con tutte le restrizioni che comporta.
Allo stesso modo esorterei tutti i politici a non usare le piattaforme privative per fare annunci istituzionali o politici.
E inviterei gli stessi partiti ad aprire i loro server e a togliersi dalle varie piattaforme privative.
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
ieri l'app di #BancoPosta mi ha detto che devo "Autorizzare l'app Bancoposta ad accedere ai dati per rilevare la presenza di eventuali software dannosi", avendo poi cura di precisare che "La funzionalità è obbligatoria" e che avrei avuto un numero limitato di accessi dopo i quali non potrò più accedere e operare in app se non mi adeguo.
Ma è legale una cosa del genere?
@Etica Digitale (Feddit)
dday.it/redazione/48945/le-app…
Le app di Poste Italiane pretendono di avere accesso ai dati del telefono. Ma non spiegano cosa ci fanno
In rete aumentano le segnalazioni di utenti obbligati a condividere i dati di utilizzo del telefono per poter accedere ai servizi di Poste Italiane, come PostePay e BancoPosta. La richiesta servirebbe a verificare la presenza di software dannosi.Sergio Donato (DDay.it)
RECENSIONE : MISOPHONIA – WORKING CLASS BLAST BEAT
I Misophonia producono un odi quei lavori che fortunatamente non hanno nessun ritegno né filtro a descrivere il mondo per come è veramente e riescono a fondere il grindcore e il crust con la telefonata delle Brigate Rosse che annunciava la morte di Aldo Moro, la jihad islamica con Stalin e il quarto reich dell’Esselunga. @Musica Agorà
iyezine.com/misophonia-working…
Misophonia - Working class blast beat
Misophonia: Una rissa musicale che diventa scontro aperto e si fa amare tantissimo.In Your Eyes ezine
Musica Agorà reshared this.
Sebastian Bieniek
Sebastian Bieniek (classe 1975) è un regista tedesco, artista, drammaturgo e scrittore, nato a Czarnowasy (Polonia) si è poi trasferito in Germania, dove ancora oggi vive e lavora.
You Can Now Follow President Biden on the Fediverse
In a surprising first, Joe Biden’s social media team enabled Fediverse integration on his Threads account today. For now, the integration is a minor gesture, as it’s only a one-way connection from Threads to the Fediverse.
As viewed from Mastodon.
That being said, the implications make for a pretty big deal: Joe Biden is the first US President to federate with the rest of the network. Even though Donald Trump is on Truth Social, which is based on Mastodon, the backend has never actually federated with another server.
You can follow President Biden and the White House below:
- President Biden: @potus
- White House: @whitehouse
Government Fedi
Over the last few years, a number of governments and officials looked to the Fediverse as the base of their online social presence. The European Union notably offers official Mastodon and PeerTube servers for followers to connect with, and the Dutch government officially uses Mastodon as well.
People familiar with the RSS publishing format may find it helpful to think of Fediverse as “Really Simple Social Syndication”. Similar to RSS an agency can publish subscribable feeds, but with the added bonus of social interaction with citizens and stakeholders.In effect, this combines the deliverability and reach of email with the personalisation and device-alerting capabilities of social media apps.
IFTAS
Some organizations, such as IFTAS, have begun advocating towards governments currently on Twitter, Instagram, and Facebook to move over. It’s still an emerging part of the network, and definitely will take some time for more organizations to set foot over here. Still, it’s a promising development and will hopefully get more public officials to think about connecting to the Fediverse.
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The Brightest Room - Omonimo
Nel caso dei Brightest Room, dei quali ho avuto la fortuna di seguire la crescita artistica, si può, con cognizione di causa, parlare di questo nuovo lavoro come quello della completa maturità. I nostri non sono certamente dei novellini e nei dieci pezzi di Brightest Room dimostrano di aver ascoltato tanta musica e di averla assimilata e fatta propria nel migliore dei modi.
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Locutor
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Alan Raul, Founder of Sidley Austin’s Privacy and Cybersecurity Law Practice Elected FPF’s New Board President
FPF Founder Christopher Wolf and Board Chair steps down after 15 years of service
FPF is pleased to announce Alan Raul, former Vice Chairman of the Privacy and Civil Liberties Oversight Board, has been elected to serve as President and Chair of the organization’s Board of Directors. Raul succeeds Christopher Wolf, founding Board President and founder of FPF, who is stepping down after a foundational and impactful tenure spanning 15 years.
Wolf, a pioneer in Internet and privacy law, is Senior Counsel Emeritus of Hogan Lovells’ top-ranked Privacy and Cybersecurity practice. As a leading attorney with the firm, he co-founded and led the development of the practice for over a decade, advising and shaping the thinking of Internet free speech, hate speech, and the parameters of government access to stored information. Wolf will continue as a member of FPF’s Board of Directors throughout this year before stepping down.
“In 2008, when I founded the Future of Privacy Forum, our vision was that it would be a place where we could advance the responsible use of data while respecting individual privacy,” Wolf said. “We believed that if dedicated technologists, policymakers, industry groups, and advocates focused on advancing privacy in a manner that businesses can achieve, we could strike a balance between consumer privacy and personalization that enables greater innovation for all.”
FPF flourished under Wolf’s guidance, becoming instrumental in steering collaborative and innovative efforts to address the complexity of the data-driven world. The organization regularly publishes substantive policy papers and reports tracking and analyzing data protection developments in different jurisdictions worldwide. Since launching, FPF has expanded its offices to Europe, Tel Aviv, and the Asia Pacific region and convened numerous international events, including the Brussels Privacy Symposium, now in its 7th year and first annual Japan Privacy Symposium.
Wolf’s dedication has not only set a high benchmark for leadership but also has helped regulators, policymakers, and staff at data protection authorities better understand the technologies at the forefront of data protection law. FPF will honor and celebrate Wolf’s contributions to the privacy sector and FPF during his tenure at their 2024 Advisory Board Meeting’s Opening Night Reception on June 5.
“In my experience in leading privacy and cybersecurity law and research, I’ve come to recognize the qualities that make a dedicated privacy trailblazer,” Wolf said. “Alan Raul shares my commitment to fostering a thriving, diverse privacy landscape that advances responsible data practices and technological innovation. His values align with the needs of FPF, and I am confident
he will work tirelessly with integrity and dedication to build on the successes of recent years and take on new challenges.
Raul has served on FPF’s board for eight years and is the founder and, for 25 years, the leader of Sidley Austin LLP’s highly-ranked Privacy and Cybersecurity Law practice. He is currently Senior Counsel at Sidley. Raul brings his breadth of knowledge in global data protection and compliance programs, cybersecurity, artificial intelligence, national security, and Internet law. He is also currently a member of the Technology Litigation Advisory Committee of the U.S. Chamber of Commerce Litigation Center. Raul is also a Lecturer in Law at Harvard Law School, where he teaches Digital Governance and Cybersecurity.
“I’m thrilled to take on this role and continue working to advance responsible data practices and safeguard individual privacy rights,” Raul said. “By leveraging my experience in advising global compliance programs and navigating complex regulatory landscapes, I hope I can contribute meaningful insights to the Board of Directors and effectively guide the direction of FPF’s work as we continue to grow globally as well as meet the new challenges and opportunities in the era of Artificial Intelligence.”
Olivier Sylvain and George Little also join FPF’s Board of Directors as two new members to serve. Sylvain is a Professor of Law at Fordham University and a Senior Policy Research Fellow at Columbia University’s Knight First Amendment Institute, where his research has focused on information and communications law and policy. Sylvain served as Senior Advisor to the Chair of the Federal Trade Commission from 2021 to 2023. Little is a partner at the Brunswick Group specializing in crisis communications, cybersecurity, reputational, and public affairs matters. Little co-chairs the firm’s Global Cybersecurity, Data & Privacy Practice, pulling from his experience working in the highest levels of the national security and defense community and the private sector.
Sylvain and Little join the ranks of recently named board members, including Tom Moore, recently retired as AT&T’s chief privacy officer; Jane Horvath, partner at Gibson, Dunn & Crutcher, LLP and former Chief Privacy Officer of Apple; and Theodore Christakis, Professor of International, European and Digital Law at University Grenoble Alpes (France), Director of the Centre for International Security and European Law (CESICE), and Director of Research for Europe with the Cross-Border Data Forum. FPF’s distinguished new Directors join other privacy luminaries on our Board of Directors – namely, Anita Allen, Debra Berlin, Danielle Citron, Mary Culnan, David Hoffman, Agnes Bundy Scanlan, and Dale Skivington.
“It’s been a pleasure getting to work with Chris Wolf and seeing the vision we had for FPF as a hub for privacy education and research develop over the years and grow into the leading institution it is today,” said Jules Polonetsky, CEO of FPF. “I am confident in Alan’s ability to lead the board to greater heights and continue informing the organization’s future work.”
Composed of leaders from industry, academia, and civil society, the input of FPF’s Board of Directors ensures that FPF’s work is expert-driven and independent of any stakeholders.
About Future of Privacy Forum (FPF)
The Future of Privacy Forum (FPF) is a global non-profit organization that brings together academics, civil society, government officials, and industry to evaluate the societal, policy, and legal implications of data use, identify the risks and develop appropriate protections. FPF believes technology and data can benefit society and improve lives if the right laws, policies, and rules are in place. FPF has offices in Washington D.C., Brussels, Singapore, and Tel Aviv. Follow FPF on X and LinkedIn.
Per la resurrezione non temiamo il futuro
Invece è la potenza di Dio in azione, che ci mostra come Egli non sia dalla parte dei poteri di morte di questo mondo, che Egli è veramente il Creatore e sostenitore di questo Creato.
Ecco, è la resurrezione di Gesù Cristo che apre al futuro, all’azione, al non rassegnarsi, ad aprire una pagina nuova anche in questo tempo così caotico e senza buone prospettive. E dunque noi annunciamo il Vivente, Colui che era che è e che viene, per parlare di speranza a chi teme il futuro, di giustizia a chi soffre l’ingiustizia, per annunciare verità e vita a chi è nella sofferenza e nel dolore.
pastore D'Archino - Per la resurrezione non temiamo il futuro
Il testo della predicazione di questa domenica di Pasqua, non riguarda direttamente la resurrezione, ma la potenza di vita del nostro Signore. Si trova nell’Antico Testamento in I Samuele. Vi è Ann…pastore D'Archino
Examining Novel Advertising Solutions: A Proposed Risk-Utility Framework
This week, the Future of Privacy Forum released Advertising in the Age of Data Protection: Background for a Proposed Risk-Utility Framework for Novel Advertising Solutions (v 1.0), which will be open for Public Comment until May 26, 2024.
- Download the Proposed Risk-Utility Framework HERE
- FPF welcomes public comments until May 26, 2024
The digital advertising industry is in the midst of a sea change. Around the world, privacy regulators have become far more critical of mainstream advertising business models. Both lawmakers and enforcers of existing laws are now more focused on strengthening individual privacy rights and specifically preventing many of the harms associated with the use of personal information in advertising. Meanwhile, large platforms such as Apple, Google, and Microsoft have taken significant steps in recent years to limit access to advertising-related data about their users through efforts like App Tracking Transparency (ATT), Intelligent Tracking Prevention (ITP), and an ongoing process to deprecate third party cookies in Google Chrome. Each change has ripple effects throughout the economy, changing the way advertisers do business and often impacting other social values.
In reaction to these regulatory and platform pressures, businesses are actively seeking new tools and solutions to maintain identity and addressability, or to provide greater privacy safeguards, ideally (in their view) doing so while sustaining as much business utility as possible. Many solutions involve privacy-enhancing technologies (PETs), while others involve a significant shift in business models, such as a return to contextual advertising, the use of solely first-party data, or a shift to client-side processing.
The goal of this Risk-Utility Framework and its associated Background (“Advertising in the Age of Data Protection”) is to provide a comprehensive rubric for navigating the many tradeoffs inherent in the evolving digital advertising landscape and the technology it is built upon. We do not assign values to each aspect of utility, risk, or social impact, but rather aim to holistically identify the many factors relevant for a policymaker or privacy leader to evaluate the impact of a given digital advertising proposal, solution, or system.
Download the Risk-Utility Framework HERE.
Perché molti civili palestinesi muoiono nonostante la precisione degli attacchi israeliani? Quanti ne stanno effettivamente morendo secondo fonti attendibili?
precisione? ma se gli israeliani hanno ucciso essi stessi degli ostaggi… come minimo se lo scopo era recuperare gli ostaggi hanno scelto le forze sbagliate… ma sappiamo tutti che l'attacco palestinese era previsto, la reazione deliberata, e che è tutto programmato da 50 anni. lo scopo è non dover rimanere nei confini assegnati dall'onu nel 1948. e in pratica togliere ai palestinesi anche il resto della terra che ancora hanno. allo stato di israele non servono relazioni normalizzate con i palestinesi perché impedirebbero loro ulteriori espansioni. la terra che hanno avuto non basta loro e comunque non sono disposti a condividerla con chi adesso ci vive. per loro era tutta di diritto loro.. si fotta l'ONU. Neppure l'onu ha accesso alle zone "contese", e questo significa che dovrebbe bastare la parola israeliana per dirti quello che avviene li da 50 anni.
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Informa Pirata
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