Campagna Massiva di Malware in Italia: Quasar RAT Minaccia gli Utenti Italiani
Negli ultimi giorni, è stata rilevata una nuova campagna di malware mirata specificamente agli utenti italiani, lo riporta il CERT-AgID.
Questa minaccia si presenta sotto forma di un trojan, Quasar RAT, che viene distribuito attraverso email ingannevoli con oggetto “Pagamenti Fattura“. Il nome Quasar RAT potrebbe non essere noto a molti, ma la sua potenza distruttiva è preoccupante, soprattutto perché consente agli attaccanti di prendere il controllo remoto dei dispositivi infetti.
Come Funziona l’Attacco?
Gli attaccanti inviano email fraudolente progettate per sembrare comunicazioni legittime riguardanti il pagamento di una fattura. All’interno di queste email, le vittime sono invitate a scaricare una fattura tramite un pulsante denominato “Scarica Fattura“. Tuttavia, invece di una semplice fattura PDF, il pulsante scarica un file eseguibile malevolo.Una volta aperto, il file infetta il sistema con Quasar RAT, un trojan che offre agli attaccanti un accesso remoto completo al dispositivo della vittima.
Questo consente agli hacker di eseguire comandi, rubare informazioni sensibili, e potenzialmente installare ulteriori malware.
Indicatori di Compromissione e Difesa
Le autorità italiane hanno agito rapidamente per diffondere informazioni sui dettagli tecnici del malware e sugli indicatori di compromissione (IoC). Questi indicatori sono stati condivisi con le organizzazioni accreditate al flusso #IoC del CERT-AGID, nel tentativo di limitare il più possibile i danni causati da questa minaccia.
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Gli utenti sono invitati a scaricare il documento contenente questi indicatori per verificare la presenza del malware sui propri sistemi. Il file con i dettagli tecnici è disponibile sul sito ufficiale del CERT-AGID al seguente link: .
Come Proteggersi?
Per proteggersi da questa e altre minacce simili, è essenziale seguire alcune buone pratiche:
- Diffidare delle email sospette:
- Non aprire allegati o cliccare su link in email che non ti aspettavi di ricevere.
- Mantenere aggiornato il software di sicurezza:
- Assicurati di avere un antivirus aggiornato e attivo
- Eseguire regolari scansioni di sicurezza:
- Controllare periodicamente il tuo sistema per individuare eventuali minacce.
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European defense fund, l’urgenza di superare le barriere normative. Scrive Nones
[quote]Sul terreno dell’inadeguatezza del nostro quadro normativo per utilizzare al meglio le nuove iniziative europee e internazionali che possono contribuire a rafforzare le capacità di difesa e sicurezza del nostro Paese, sia sul piano militare che su quello tecnologico e industriale, vi sono, fra le altre,
The UN Cybercrime convention is a victory for digital authoritarianism
The adopted text of the UN Cybercrime Convention is a win for digital authoritarianism, which European and like-minded countries must fight, writes Tobias B. Bacherle.
Robust Speech-to-Text, Running Locally on Quest VR Headset
[saurabhchalke] recently released whisper.unity, a Unity package that implements whisper
locally on the Meta Quest 3 VR headset, bringing nearly real-time transcription of natural speech to the device in an easy-to-use way.
Whisper is a robust and free open source neural network capable of quickly recognizing and transcribing multilingual natural speech with nearly-human level accuracy, and this package implements it entirely on-device, meaning it runs locally and doesn’t interact with any remote service.Meta Quest 3
It used to be that voice input for projects was a tricky business with iffy results and a strong reliance on speaker training and wake-words, but that’s no longer the case. Reliable and nearly real-time speech recognition is something that’s easily within the average hacker’s reach nowadays.
We covered Whisper getting a plain C/C++ implementation which opened the door to running on a variety of platforms and devices. [Macoron] turned whisper.cpp into a Unity binding which served as inspiration for this project, in which [saurabhchalke] turned it into a Quest 3 package. So if you are doing any VR projects in Unity and want reliable speech input with a side order of easy translation, it’s never been simpler.
Perché un Large Language Model (LLM) non è un Database?
Negli ultimi anni, con l’avvento di tecnologie avanzate come i Large Language Models (LLM), tra cui spiccano strumenti come ChatGPT, si è diffusa una certa confusione riguardo alla loro natura e alle loro funzionalità.
In particolare, molte persone tendono a considerare un LLM come un database molto evoluto, aspettandosi che fornisca informazioni accurate e aggiornate su richiesta, come farebbe un motore di ricerca o un archivio di dati strutturati. Tuttavia, è fondamentale chiarire che un LLM non è un database, né è progettato per fungere da tale.
Come fa un Large Language Model a generare il testo?
Un Large Language Model, come suggerisce il nome, è un modello addestrato su enormi quantità di testo per imparare le regolarità e le strutture linguistiche presenti nel linguaggio naturale. Quando interagiamo con un LLM, esso non “ricerca” informazioni in un archivio strutturato, ma genera risposte basandosi su un processo di previsione delle parole (più tecnicamente token). Questo processo si basa sull’addestramento del modello con grandi quantità di dati testuali, che gli consentono di “imparare” le probabilità di sequenze di parole.
Ad esempio, se chiediamo a un LLM “Chi è Sandro Pertini?”, il modello non cerca una biografia memorizzata su un server. Piuttosto, utilizza la sua comprensione delle relazioni tra le parole per generare una risposta che appare coerente e informativa, basandosi sulle probabilità che ha appreso durante l’addestramento. Il modello tenta di prevedere la sequenza di parole più probabili, dato l’input fornito. Ciò significa che il modello può produrre risposte convincenti, ma non garantisce che queste siano accurate o aggiornate, portando in alcuni casi a vere e proprie allucinazioni.
Per capire meglio come un LLM riesce a generare testo, immaginiamo di chiedere al modello di completare la frase: “Il gatto salta sul”.
- Input: “Il gatto salta sul”
Il modello riceve questa sequenza di parole come input e, basandosi sull’addestramento ricevuto, prevede quale parola sia più probabile che segua. Considerando le parole “gatto” e “salta”, il modello potrebbe riconoscere che l’azione di saltare è spesso seguita da un complemento che indica una superficie. - Prima Predizione: La parola successiva potrebbe essere quindi “tavolo”, “letto”, “sedia”, ecc. Supponiamo che il modello scelga “tavolo” come la parola con la probabilità più alta.
Output parziale: “Il gatto salta sul tavolo” - Seconda Predizione: Ora che il modello ha aggiunto “tavolo”, analizza di nuovo l’intera sequenza e prevede che la parola successiva potrebbe essere una parola come “per”, “dove”, “e”, ecc. Supponiamo scelga “e”.
Output parziale: “Il gatto salta sul tavolo e” - Terza Predizione: A questo punto, il modello potrebbe prevedere che la sequenza è seguita da un’altra azione correlata. Potrebbe quindi generare parole come “si sdraia”, “miagola”, “scappa”, ecc. Supponiamo che preveda “si sdraia”.
- Output finale: “Il gatto salta sul tavolo e si sdraia”
In questo esempio, il modello ha generato ogni parola successiva basandosi su ciò che ritiene più probabile, data la sequenza precedente ed il contesto appreso durante l’addestramento. Questo processo di predizione continua fino a quando il modello decide che la frase è completa o fino a un determinato limite di lunghezza della sequenza.
Inoltre, come si evince dall’esempio, la generazione di testo da parte di un LLM non avviene attraverso una ricerca attiva di informazioni su cosa fanno i gatti o su quale sia il comportamento più comune. Invece, il modello sceglie le parole successive in base alla probabilità determinata dai dati su cui è stato addestrato. La scelta di “tavolo” come parola successiva più probabile potrebbe essere stata veicolata dai numerosi esempi visti nell’addestramento in cui i gatti saltano su tavoli o altre superfici simili. Questa scelta non è basata su una comprensione concettuale del comportamento dei gatti, ma su un calcolo probabilistico che riflette i pattern linguistici presenti nei dati su cui il modello è stato addestrato.
Questo sottolinea la differenza fondamentale tra un LLM e un database: il modello non “sa” nulla in senso tradizionale, ma genera risposte basandosi su ciò che è più probabile che segua un dato input, secondo i dati testuali che ha elaborato durante l’addestramento.
Cos’è il Cutoff Knowledge?
Un concetto chiave per comprendere le limitazioni di un LLM è quello del Cutoff Knowledge. Questo termine si riferisce al punto temporale fino al quale il modello è stato addestrato. Per esempio, se un LLM è stato addestrato su testi fino al 2021, non avrà conoscenza degli eventi o delle scoperte avvenute dopo quella data. Ciò evidenzia ulteriormente perché un LLM non può essere considerato un database: i database sono progettati per contenere informazioni aggiornate e possono essere costantemente alimentati con nuovi dati, mentre un LLM ha una base di conoscenza statica limitata al periodo di addestramento.
Questo taglio temporale implica che un LLM potrebbe fornire informazioni obsolete o inaccurate se interrogato su argomenti successivi alla data di cutoff. Mentre un database può essere aggiornato con nuovi dati, l’aggiornamento di un LLM richiede un nuovo ciclo di addestramento su dati più recenti, il che è un processo molto più complesso e costoso.
Conclusioni
In sintesi, un Large Language Model non è un database e non dovrebbe essere trattato come tale. Mentre entrambi gli strumenti possono essere utilizzati per rispondere a domande, lo fanno in modi completamente diversi. Un database recupera e restituisce dati puntuali, mentre un LLM genera testo basato su un’ampia comprensione del linguaggio naturale. Questo significa che, sebbene un LLM possa sembrare una fonte di informazioni, è importante usarlo con la consapevolezza delle sue limitazioni, specialmente quando si tratta di ottenere dati precisi e aggiornati.
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Terrore su Ordinazione. Il Doxing: tra violenza fisica e guadagni a sei zeri
Le interviste recentemente rilasciate con importanti autori di doxing fanno luce sul lato finanziario della pratica e rivelano come i loro metodi di estorsione siano diventati sempre più brutali.
Il termine “doxing” viene utilizzato per descrivere situazioni in cui qualcuno rivela deliberatamente la vera identità di una persona pubblicando documenti e dati sensibili. Questa pratica è diffusa, esiste da molti anni e viene spesso utilizzata dai criminali informatici a scopo di lucro.
La portata del mercato del doxing è sbalorditiva. La piattaforma leader per la condivisione di tali informazioni, Doxbin, conta circa 300.000 utenti registrati e più di 165.000 pubblicazioni.
La popolarità di Doxbin rende questa pratica particolarmente redditizia. Se stessimo parlando di un sito sotterraneo poco conosciuto e che nessuno visita, alla gente non importerebbe molto che i suoi dati fossero pubblicati lì.
Secondo gli ex membri di Doxbin, il sito ha generato annualmente ricavi a sei cifre grazie ai riacquisti. Questa informazione è stata fornita da un criminale informatico noto come Ego, ex membro del gruppo ViLE, i cui membri si sono recentemente dichiarati colpevoli di aver violato il portale della Drug Enforcement Administration statunitense per raccogliere dati su persone di interesse.
Ego e un amministratore Doxbin di nome “Reiko” sono stati intervistati l’anno scorso da Jacob Larsen, ricercatore di minacce e specialista presso CyberCX. Larsen ha reso pubblico il loro dialogo per la prima volta questa settimana come parte della sua presentazione al Black Hat 2024 .
Dopo l’intervista entrambi gli interlocutori sono scomparsi dalla rete. Ego è scomparso ad agosto 2023, poco dopo l’arresto di due membri di ViLE. Reiko non si vedeva da maggio, in seguito al presunto rapimento del proprietario di Doxbin, detto “Operator“.
Larsen ha osservato che mentre Reiko ha rimosso gran parte della sua presenza online, il sito del suo gruppo di doxer, Valhal.la, è ancora operativo. La recente comparsa di nuovi membri sul sito indica che Reiko continua le sue attività in questo settore.
Per Ego, il doxing era solo un reddito secondario. Secondo lui, poco prima del colloquio, ha completato la sua formazione come ingegnere di rete. In una conversazione con Larsen, Ego ha condiviso: “Sono piuttosto giovane e non ho mai lavorato dalle 9 alle 5. Onestamente non credo che cambierà nulla. Mi sono concentrato sullo studio del networking e recentemente mi sono laureato come ingegnere di rete. Allo stesso tempo, ho ricevuto molti altri certificati. Nell’ultimo anno di studio questa attività è stata la mia principale fonte di reddito”.
A differenza di altre forme di criminalità informatica più redditizie, le motivazioni dei doxer tendono ad essere ambigue. Mentre Ego è chiaramente guidato dal guadagno finanziario, Reiko prende di mira individui specifici, come i molestatori di bambini. Tuttavia, gli incentivi finanziari svolgono senza dubbio un ruolo nelle sue attività.
I criminali informatici spesso cercano di mascherare le loro intenzioni egoistiche con motivazioni politiche o sete di giustizia. Apparentemente, la stessa situazione si osserva nel caso del doxing. Almeno questa è l’opinione di Larson.
Sebbene il doxing non sia illegale nella maggior parte dei paesi, i metodi utilizzati per ottenere informazioni spesso violano la legge. Ego ha ammesso di aver utilizzato trojan RAT, tecniche di ingegneria sociale e richieste false per ottenere dati di emergenza dalle forze dell’ordine.
Di particolare preoccupazione è la crescente tendenza a ricorrere alla violenza fisica per intimidire le vittime e indurle a pagare i riscatti. Ego ha descritto casi in cui alcune persone che avevano dati divulgati sono state attaccate: hanno sparato alle loro case e hanno lanciato bombe molotov attraverso le finestre. Ha anche menzionato casi di tortura e omicidio per impossessarsi dei beni di criptovaluta di altre persone.
Larsen ha osservato che molti “paste” (si chiamano le pubblicazioni su Doxbin) contengono messaggi che incoraggiano la vittima a suicidarsi o incitano la comunità dei doxer ad infliggere ulteriori danni. Questi post non vengono moderati dagli amministratori del sito.
Il ricercatore ha anche scoperto che i servizi che creano danni fisici stanno diventando sempre più diffusi tra i idoxer.
Al termine del suo discorso, Larson ha sottolineato che è necessario modificare le leggi per proteggere le vittime delle piattaforme di doxing e influenzare efficacemente i criminali coinvolti in tali programmi. Ha inoltre formulato raccomandazioni per proteggersi dal doxing, compreso l’utilizzo di indirizzi e-mail e password univoci per tutti gli account, l’utilizzo di una VPN e il divieto di pubblicare online il nome completo o le foto di amici e familiari.
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Beta RR moto bike
La Beta RR è una moto da enduro di alta gamma, conosciuta per le sue prestazioni eccezionali e la versatilità su diversi tipi di terreni. Prodotta dalla storica azienda italiana Beta, la RR è disponibile in diverse cilindrate, da 125cc a 500cc, offrendo una vasta gamma di opzioni per piloti di tutti i livelli.
Questa moto è dotata di un motore a due tempi o quattro tempi, a seconda del modello, che garantisce potenza e reattività in ogni situazione. La sospensione di alta qualità, sviluppata in collaborazione con Kayaba, offre una guida fluida e precisa, mentre il telaio leggero e resistente assicura maneggevolezza e stabilità, anche nelle condizioni più difficili.
La Beta RR è apprezzata non solo per la sua affidabilità e durata, ma anche per l’attenzione ai dettagli e l’elevato livello di personalizzazione possibile. I piloti possono scegliere tra diverse configurazioni e accessori, rendendo la moto perfettamente adatta alle loro esigenze specifiche.
Stefano Galieni*
I Giochi olimpici, che hanno visto proporre, in maniera ancora più netta rispetto al passato, la presenza di atlete e atleti con background migratorio, hanno fatto si che, in questo silenzio agostano, sia tornato nel dibattito politico l’annoso tema della riforma della legge sulla cittadinanza, la stantia 91/1992. Va ricordato che a causa di tale normativa, per divenire cittadine/i italiani occorre risiedere per almeno 10 anni continuativi nel “Belpaese”, avere un reddito, una residenza e non aver subito condanne gravi, anche in primo grado. Trascorsi i fatidici 10 anni si può inoltrare la richiesta che viene analizzata dal ministero dell’Interno anche mediante i suoi organismi territoriali, le prefetture. I tempi di attesa, che già erano lunghi nel 1992, sono più che raddoppiati, passano almeno 4 anni prima di ottenere una risposta che non sempre è positiva. La vita privata del richiedente viene scandagliata in nome della “sicurezza nazionale”. Procedure accelerate e speciali possono essere messe in atto per casi individuali, riguardanti persone che si siano distinte per atti di eroismo o per meriti sportivi. Ma neanche per gli atleti e le atlete la vita è facile. Si debbono avere prestazioni da primato, che fino a quando non si diventa cittadini, non sono neanche riconosciute, prima di poter accedere a tale privilegio.
Per chi nasce in Italia da genitori di cui almeno uno è regolarmente residente, la richiesta della cittadinanza può essere fatta – quanta bontà – dal compimento del diciottesimo anno di età per un solo anno e ovviamente senza mai essersi allontanati dal Paese, dopo è troppo tardi. Potrà sembrare un’inezia ma per una ragazza o un ragazzo minorenne che intenda andare in gita scolastica con i propri compagni, tale diritto è spesso negato. Più di una volta si è tentato di modificare una legge basata sullo ius sanguinis – diritto basato sul sangue – (terminologia scientificamente inesistente), per giungere allo ius soli, diritto del suolo, che lega la cittadinanza al luogo di nascita. Destra e sinistra moderata hanno sempre, di fatto, avversato quest’ultima ipotesi. Già nel 1998 l’allora ministro dell’Interno, poi Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si spingeva ad utilizzare una forma come “ius soli temperato”, secondo cui, per chi era di origine straniera, non era sufficiente essere nato in Italia per acquisire la cittadinanza. La proposta di legge, varata nel 2015 in tal senso prevedeva che chi era nata/o in Italia ne diveniva immediatamente cittadino a condizione che almeno uno dei due genitori fosse in possesso della carta di soggiorno illimitata. Ma anche il possesso di questo prezioso documento non è svincolato da requisiti: residenza continuativa in Italia negli ultimi 5 anni da comprovare attraverso idonea documentazione; reddito annuo pari o superiore all’importo dell’assegno sociale (attualmente €5.983,00), come da disposizioni vigenti. Tale requisito reddituale dovrà essere attestato mediante certificazione unica (CU) o modello Redditi PF; conoscenza della lingua italiana di livello A2 o titolo di studio conseguito in Italia riconosciuto equivalente, salvo nei casi di protezione internazionale; possesso di un valido permesso di soggiorno; assenza di condanne penali, nei Paesi di residenza o cittadinanza.
Anche questa proposta ultramoderata si è arenata al Senato grazie allo strepitare della destra – c’era chi lanciava allarmi relative a barconi con donne in gravidanza, pronte a salpare per l’agognato titolo – ignavia della dirigenza dell’allora M5S, paura del centro sinistra tanto di perdere consensi quanto di essere sconfitto in aula. Quasi un milione di minori perse questa importante occasione di affrancamento. Oggi riparte la bagarre con 2 ulteriori restrizioni già agitate negli ultimi anni: lo ius scholae, del 2022 che mira a concedere la cittadinanza italiana ai minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni, dopo aver completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni o lo ius culturae, parte di un disegno di legge approvato nel 2015 e arenatosi ben presto che prevedeva la concessione della cittadinanza al completamento di un ciclo scolastico con successo, basandosi sul principio che lo straniero debba dimostrare attivamente la sua volontà di integrazione. Le proposte che si vanno confrontando in questi giorni sono al ribasso per convincere parte delle destre a sostenerle e per non ridare fiato a chi lancia l’allarme della “sostituzione etnica” o dell’invasione. Sono proposte col fiato corto, che non tengono conto di quanto questo Paese, malgrado l’assenza o l’ostilità della politica, sia profondamente cambiato.
Oggi ci sono in Italia oltre 5 milioni di persone che vivono regolarmente sul territorio nazionale e almeno altre 500 mila che, usufruendo di percorsi di regolarizzazione, potrebbero affrancarsi dal ricatto del lavoro nero. Fermo restando che bisognerebbe spiegare, a chi ne parla a sproposito, che la cittadinanza dovrebbe essere un diritto e non una concessione, una lotta vera su questo tema dovrebbe porsi obiettivi più ambiziosi. Nel 2011 partì la raccolta firme per due leggi di iniziativa popolare lanciata dalla Campagna “L’Italia sono anch’io”, di cui anche Rifondazione fece parte insieme a sindacati, mondo dell’associazionismo laico e cattolico, intellettuali e quant’altro. Le proposte che raccolsero complessivamente oltre 200 mila firme, sostenevano hic et nunc due cambiamenti. Il passaggio diretto allo ius soli (se nasci in Italia sei italiana/o almeno che tu poi non decida di rinunciarci, unita al dimezzamento di richiesta e ottenimento della cittadinanza, senza vincoli economici e, richiesta frettolosamente abbandonata, la ratifica del Capitolo C, Art 6 della Convenzione di Strasburgo. L’Italia non ha mai voluto accettare questo Capitolo secondo cui chi risiede in maniera stabile in un Paese deve aver accesso al diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative. Se tale ratifica fosse avvenuta anche durante i governi di centro sinistra molto probabilmente i partito che hanno costruito il proprio successo sulla caccia all’immigrato dovrebbero fare i conti, almeno a livello locale, con un elettorato non soltanto autoctono da generazioni e magari alcune vergognose politiche discriminatorie si sarebbero evitate. Si pensi ai territori oggi leghisti o in mano a FdI, in cui il voto di uomini e donne non nati/e in Italia, sarebbe determinante per eleggere un Sindaco.
E se nell’Italia meloniana fosse questo il momento in cui alzare l’asticella e, insieme alle tante e ai tanti uomini e donne che lavorano o studiano qui, che sono parte attiva della società del presente, fosse il giunto il momento di osare di più? Di non accontentarsi del meno peggio in nome di qualche voto in più in Parlamento pagato a caro prezzo? Occorrerebbe che su questo tema si aprisse uno spazio pubblico di riflessione e di costruzione di vertenze. C’è chi ha già lanciato l’idea di un referendum, difficile capire se sia questo lo strumento migliore, ma intanto, far precipitare, nei diversi mondi solidali e di interconnessione, l’idea che possa partire una grande campagna, anche culturale, per riportare le persone a ragionare sull’importanza di una società con diritti garantiti a tutte/i e basata sulla convivenza è un dovere politico. Cittadinanza e diritto di voto trascinano con se a valanga il contrasto alle politiche securitarie e all’abolizione del diritto d’asilo, alla criminalizzazione di chi salva le persone, all’ampliamento di Centri di detenzione, anche fuori dai confini nazionali, destinati a rimpatriare chi non è considerato degno di ricevere protezione. E un contrasto netto infine alla dimensione europea assunta col Patto sulle migrazioni che dovrebbe entrare in vigore nel 2026 e che rende l’intero continente ancor più fortezza in tempi di guerra.
Non si tratta di un tema marginale ma fondamentale per affrontare l’arretratezza di un suprematismo istituzionale che è divenuto anche sub cultura di massa. Un tema in cui non si possono avere posizioni di compromesso, chi le fa proprie è parte del problema, ci si deve schierare con schiettezza e senza alibi, da una parte o dall’altra.
*Responsabile nazionale immigrazione, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
| Rifondazione Comunista
Stefano Galieni* I Giochi olimpici, che hanno visto proporre, in maniera ancora più netta rispetto al passato, la presenza di atlete e atleti con backgroundRifondazione Comunista
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Fratelli d’Italia contro Elodie: “Attacca Meloni solo per vendere il calendario”
@Politica interna, europea e internazionale
Fratelli d’Italia contro Elodie: “Attacca Meloni solo per vendere il calendario” Fratelli d’Italia si scaglia contro Elodie dopo le parole di quest’ultima su Giorgia Meloni. In un’intervista a La Repubblica, infatti, la cantante ha dichiarato: “Non ho simpatia per questo governo, perché per me
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Eppure non sarebbe stato difficile controbattere nel merito a
Attaccando i gay, o l’aborto, si attacca la libertà. La cosa per cui soffro di più è che sia una donna a farlo. Come può non accorgersi di lavorare per gli interessi degli uomini?
Elezioni e Politica 2025 likes this.
A sei anni dalla tragedia del Ponte Morandi non si scorge ancora una luce in fondo al tunnel del processo. Se tutto andrà bene, la sentenza di primo grado per i 59 indagati arriverà nel 2026. Di coloro che hanno tratto il massimo profitto dalle mancate manutenzioni del viadotto, però, non risulta neppure l'ombra in tribunale. Anzi, a questi signori abbiamo pure offerto una generosa liquidazione pagando a peso d'oro le quote di Aspi.
Dopo trent'anni di Unione europea, lo Stato italiano non è neppure in grado di render giustizia alle vittime delle privatizzazioni selvagge e alle loro famiglie. L'unica cosa di cui sono capaci le nostre istituzioni ormai è proporre parole vuote, dense soltanto d'ipocrisia, mentre si procede a passo spedito sulla strada che ha distrutto il viadotto Polcevera e dilaniato il nostro Paese.
PRO ITALIA
Il ministero della Difesa Russo ha comunicato che un blindato di fabbricazione italiana Shield è stato distrutto in un bombardamento nella regione russa di Kursk. Quindi si presume che siano entrati in Russia con mezzi e armi Italiane.
Crosetto qualche giorno fa ci ha rassicurati che nessun armamento inviato a Zelensky dall'Italia è stato usato per invadere il territorio Russo. Tajani ha dichiarato che le armi italiane sul suolo Russo non si usano.
La donna, madre e Cristiana invece tace. Qui ci devono spiegare un paio di cosette: o non contano nulla nemmeno agli occhi di Zelensky, oppure ci stanno mentendo spudoratamente sapendo di mentire.
In tutto ciò ancora è segreto l'elenco delle armi inviate in Ucraina e dall'opposizione non si vede alcuna iniziativa concreta per fare chiarezza. Soprattutto da quel PD guidato da Elly Schlein che sembra la guardia del corpo di Meloni per quanto riguarda la posizione guerrafondaia e ultra atlantista assunta dall'Italia.
Traditori della patria!
T.me/GiuseppeSalamone
Sono mesi che la propaganda criminale occidentale ci racconta che gli Usa stiano lavorando per fermare la carneficina a Gaza, addirittura da un paio di settimane, mentre continuiamo a vedere bambini fatti a pezzi da Netanyahu, ci propongono a reti unificate le parole di Biden secondo le quali un cessate il fuoco è vicino.
Mentre i pennivendoli ci raccontano una narrazione volutamente distorta, dal Dipartimento di Stato Usa approvano vendite di armi per il criminale di guerra Netanyahu e lo stato terrorista di Israele per oltre 20 miliardi di dollari. Ripeto: 20 MILIARDI DI DOLLARI!
Una cinquantina di aerei per circa 19 miliardi di dollari; veicoli tattici, carri armati e missili per altri 2,1 miliardi di dollari. Inoltre si profila anche l'approvazione per equipaggiamento di aerei, lanciatori di missili aria-aria a medio raggio, cannoni M61A Vulcan e sistemi di posizionamento globale e di navigazione inerziale integrati.
Una lista della spesa che serve per continuare a massacrare i Palestinesi. Ora ditemi quale altro paese al mondo è presente in tutti i campi di battaglia più caldi ammassando armi: Ucraina, Palestina e Taiwan. Ditemi quale altro paese continua a lavorare per inasprire ogni singola zona di conflitto. Ditemi quale altro paese continua a fare profitti vendendo o regalando armi in giro per il mondo.
Ditemi quale altro Paese, al mondo, è più criminale degli Stati Uniti d'America e dello stato terrorista di israele.
T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone
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Badilate sui denti per i propagandisti Nato Mauro, penna di Repubblica, Mieli e Quirico. Quelli che oggi sono considerati tra i migliori intellettuali italiani:
"La Russia sarebbe colpevole di avere infranto il diritto internazionale invadendo l’Ucraina. Poiché crediamo nella razionalità, patrimonio universale dell’umanità, vorremmo chiedere allo stimato giornalista se la violazione delle frontiere da parte della Nato a Belgrado, in Afghanistan, in Iraq, in Libia avrebbe dovuto implicare armi, addestramento militare, mercenari e scesa in campo dell’intelligence da parte di Cina e Russia a favore di quei Paesi aggrediti. Vorremmo anche chiedergli se l’ordine internazionale si viola soltanto oltrepassando le frontiere di uno Stato sovrano. L’espansionismo della Nato ai confini della Russia, unico Paese escluso dalla sicurezza collettiva, non calpesta l’indivisibilità della sicurezza in Europa sancita dai principi di Helsinki e traslata nella Carta di Parigi dell’Osce?" (Elena Basile)
T.me/GiuseppeSalamone
Bambina rom investita a Torino, Salvini attacca i servizi sociali. La replica: “Strumentalizza tragedia a fini politici”
@Politica interna, europea e internazionale
L’Ordine degli Assistenti Sociali risponde a Matteo Salvini, che aveva tirato in ballo la categoria commentando il caso della bambina di 2 anni morta investita da un’auto in manovra nel parcheggio dell’ospedale San
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La sera del 14, nel ristorante (buono!) dove sono andata a mangiare, il proprietario, chiacchierando con un amico o avventore abituale, riuscì a dare la colpa della tragedia agli immigrati.
Ne rimasi talmente scioccata che manco mi ricordo con quale volo pindarico della fantasia fosse riuscito a giungere a quella conclusione.
Ma come cazzo si fa?
Me lo chiesi allora e me lo chiedo ancora, ogni giorno.
Non può essere più facile prendersela con i più deboli che con chi detiene il potere di fare le cose per bene e invece le fa ammerda per proprio tornaconto.
Bisogna tenere d'occhio e spaccare le palle ai "controllori", non ai poveracci!
#PonteMorandi
Ita Airways nuovo sponsor della Juventus, ma Meloni fa saltare l’accordo
@Politica interna, europea e internazionale
Ci sarebbe il veto di Giorgia Meloni dietro lo stop all’accordo tra Ita Airways e la Juventus per fare della compagnia aerea il nuovo main sponsor del club torinese. Lo rivelano diverse indiscrezioni giornalistiche, secondo cui la presidente del Consiglio vuole evitare di dare altri
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Ius Scholae, Lega contro Forza Italia: “La legge sulla cittadinanza va benissimo così com’è”
@Politica interna, europea e internazionale
Si apre uno scontro nella maggioranza di governo sul tema dello Ius Soli, anche se sarebbe più corretto parlare di Ius Scholae. L’apertura di Forza Italia a una revisione delle norme sulla concessione della cittadinanza italiana non è piaciuta alla Lega, che ha
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Verso un’Europa della difesa, quale ruolo per l’Italia? Scrive Michele Nones
[quote]La costruzione dell’Europa della difesa è un processo lungo, complesso e tormentato che procede per “stop and go” e a velocità differenziate fra il livello comunitario, intergovernativo e multilaterale (quasi sempre bi o trilaterale). Nessuno è in grado di prevederne realisticamente
De Domenico (ONU): “Israele ci ha costretti a lasciare il nord di Gaza e ora vieta i visti per gli operatori”
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Un estratto dell'intervista al direttore dell'Ufficio ONU per il coordinamento degli affari umanitari nei Territori palestinesi occupati (OCHA). Andrea De Domenico è stato costretto a lasciare
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I veleni degli aeroporti che nessuno vuole vedere
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori
In Europa si continuano a costruire aeroporti, senza curarsi del gigantesco impatto dei voli aerei. Sia per il clima, sia per la salute
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Dagli Usa altri 20 miliardi di dollari di armi per Israele. Razzi di Hamas verso Tel Aviv
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il Pentagono riferisce che è stata approvata anche la vendita di 33mila proiettili per carri armati immediatamente disponibili
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Flipboard rafforza il suo legame con il Fediverso, social web open source
Flipboard, un'app di social magazine dell'era Web 2.0 che si sta reinventando per capitalizzare la spinta rinnovata verso un social web aperto , sta rafforzando i suoi legami con il #Fediverso, il social network di server interconnessi che include app come Mastodon, Friendica, Pixelfed, PeerTube, Wordpress e, col tempo, Instagram Threads, tra le altre.
Giovedì, la società ha annunciato che sta espandendo le sue integrazioni del Fediverso ad altri 400 creatori di contenuti in Flipboard e che sta introducendo le notifiche del fediverso nell'app Flipboard stessa.
Quest'ultima novità consentirà agli utenti di #Flipboard di vedere i loro nuovi follower e altre attività relative ai contenuti che condividono nel fediverse direttamente nell'app Flipboard. Ciò segue l'introduzione dell'anno scorso di un'integrazione di Mastodon nell'app , in sostituzione di Twitter, e l'introduzione del supporto per ActivityPub , il protocollo di social networking che alimenta i social network open source e decentralizzati che includono Mastodon e altri software.
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'She Turned Ghost White:' How a Ragtag Group of Friends Tracked Down a Sex Trafficking Ringleader
Michael Pratt hid a massive sex trafficking ring in plain sight on PornHub. On the run from the FBI, an unexpected crew of ex-military, ex-intelligence officers and a lawyer tracked him down using his love of rare sneakers and crypto.#girlsdoporn
La vergognosa assenza del Governo Meloni alla cerimonia per la strage di Sant’Anna di Stazzema
@Politica interna, europea e internazionale
Con mia moglie Rosalba e il procuratore militare generale Marco De Paolis domenica 12 agosto sono salito a Sant’Anna di Stazzema, il borgo collinare in Versilia dove il 12 agosto 1944 – ottant’anni fa esatti – si consumò una delle più crudeli stragi
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Sandro Pertini – Sei condanne, Due evasioni
L'articolo Sandro Pertini – Sei condanne, Due evasioni proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
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8 anni di GDPR: La carta fedeltà di un supermercato greco non è ancora conforme
noyb ha presentato un reclamo contro il supermercato greco Alfa Vita (AB)
mickey13 August 2024
Elogio dell’equità: quando la manovra finanziaria dell’Italia vale metà del compenso di Elon Musk
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori
Disuguaglianza alle stelle: il compenso di Musk è quasi un milione di volte quello che guadagna in un anno un dipendente della Tesla
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Ci ha lasciato oggi, a 92 anni, il compagno Mario Brunetti, intellettuale calabrese meridionalista, esponente della comunità arbëreshe, socialista e comunista democratico che è rimasto sempre fedele alla lezione di Antonio Gramsci e Rodolfo Morandi.
Mario Brunetti per tre mandati è stato parlamentare di Rifondazione Comunista, dopo una lunga militanza nello Psiup, nel PdUP e in Democrazia Proletaria. Ci ha lasciato, nel lavoro fatto come Presidente del Comitato dei diritti umani della Commissione Esteri della Camera, delle importanti testimonianze scritte.
Nel 1998 seguì Cossutta nella scissione ma tornò dopo alcuni anni a collaborare con Rifondazione per la sua netta opposizione allo stravolgimento della Costituzione – dal contrasto alle famigerate modifiche del Titolo V, all’opposizione ai diversi e pericolosi tentativi di cambiamento avvenuti nel corso degli ultimi decenni. La nostra comune battaglia si è infine rinforzata nel denunciare, insieme e per primi, le pericolosità insite nei propositi leghisti volti ad affermare l’Autonomia differenziata.
Non possiamo dimenticare il suo infaticabile lavoro di meridionalista e di difensore dei diritti e delle peculiarità delle minoranze etniche nonché l’organizzazione ultratrentennale degli Itinerari Gramsciani: in questo quadro, grazie alle sue ricerche ed ai suoi studi, è stato possibile conoscere e datare con precisione le origini arbëreshe, di Plataci (Cs), della famiglia paterna di Antonio Gramsci.
Con Mario perdiamo un intellettuale di assoluto valore, un compagno che ha messo il suo sapere al servizio della sua terra e un militante della sinistra autentica che ha onorato il nostro partito con un lavoro instancabile per la causa della Pace e della giustizia sociale. Il suo esempio di lavoro culturale e politico e i suoi libri rappresentano un’eredità fondamentale.
Domani alle 17:30, alla Villa vecchia di Cosenza gli daremo, insieme ai suoi cari familiari ed ai loro amici, l’ultimo saluto laico con le nostre bandiere rosse al vento.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Mimmo Serrao, segretario regionale Calabria
Gianmaria Milicchio, segretario provinciale Cosenza
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Enrico Lai*
Risulterebbe parecchio singolare che la politica si affidi al capitale e al libero mercato per avviare la transizione energetica in Sardegna.
Quello stesso libero mercato e quello stesso capitale che nel sistema di accumulo capitalista, a partire dall’industria fordista dell’900 in poi, ha sfruttato il territorio inquinandolo e mai bonificandolo e ha sfruttato tantissime masse di lavoratrici e lavoratori lasciando sul territorio disoccupazione e malattie. Possono essere quindi loro stessi a porsi alla guida col “placet” della politica di governo nella transizione energetica? Verrebbe da dire spudoratamente “not in my name”.
Affidarsi armi e bagagli a lor signori, ovvero gli stessi che hanno prodotto crisi climatiche, ambientali, sanitarie e occupazionali, è il peggio che possiamo augurarci per il nostro futuro. Quindi il timore che il tema del “pubblico” a limitazione del “laissez faire” liberista e neoliberista non entri con prepotenza nel dibattito politico, così come purtroppo non sta avvenendo, lascia presagire che il “mito della caverna” di Platone sia più che una realtà tangibile.
Ad oggi ho il timore che si guardi e si ragioni su delle ombre proiettate appunto alla fine della caverna e non sulla realtà concreta ed essenziale dei fatti. Basta voltarsi per vedere la luce del sole e la “verità”. In fin dei conti dopo anni di narrazioni sulla dicotomia “privato bello, pubblico brutto” non sorprende che questo motto sia diventato senso comune in diversi strati di popolazione ed egemone nella quasi totalità della classe politica. Oggi più che mai, ritengo, sia indispensabile ribaltare seccamente questo concetto della “mano invisibile” di Adam Smith.
La transizione energetica o la si fa o non la si fa. “Tertium non datur”. Ritengo che adoperarsi a favore sia un obbligo civile e un dovere politico improcrastinabile della classe dirigente per lasciare un mondo migliore, ma soprattutto per salvaguardarlo, ai nostri figli e ai nostri nipoti. Questo è un punto che deve coinvolgere tutte e tutti. In qualunque ambito lavorativo, istituzionale e sociale a partire dalla conoscenza e dall’istruzione nelle scuole primarie. Purtroppo poco si parla nel dibattito pubblico di ciò. La comunità scientifica da decenni ormai è unanime nel ritenere che i cambiamenti climatici con fenomeni sempre più estremi, frequenti e devastanti in larga misura derivanti dall’uso di combustibili fossili rischiano di lasciarci un mondo completamente differente da come lo conosciamo.
A partire dai mutamenti di flora, fauna e clima fino all’allarme più devastante che è quello dell’immigrazione climatica. L’UNHCR (alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati) stima che all’anno ci siano circa 20 milioni di persone obbligate a emigrare a causa del clima con conseguente destabilizzazione antropologica delle stesse comunità e una mutazione irreversibile della società mondiale con tutti i danni economici prodotti a corollario. Questo perché è indispensabile avere un approccio scientifico e non moralista al tema. E’ lo snodo centrale.
La transizione energetica scollegata da una lettura storica del sistema di accumulo capitalista che non tiene in considerazione la “questione di classe”, sarebbe mero “giardinaggio”. Così come il rifiuto della realtà e del principio “non nel mio giardino” non farebbe altro che produrre una situazione peggiorativa del quadro economico e ambientale. Nel solco di conquista del territorio sardo avviato dalla speculazione delle multinazionali del sole e del vento, ci viene sempre in aiuto Marx. Ad oggi siamo davanti a un attacco colonialista, figlio del capitalismo e nipote della globalizzazione. La transizione energetica va immaginata partecipata, democratica, riconosciuta ma in particolar modo voluta. Soprattutto voluta perché necessaria e non rimandabile.
Nell’ambito di una seppur debole autonomia speciale la Sardegna all’articolo 4 del proprio Statuto Speciale può legiferare in merito alla produzione e alla distribuzione dell’energia elettrica. Esiste quindi uno strumento che ci permetterebbe di limitare fortemente la “deregulation” parafrasando Humphrey Bogart: “è il mercato bellezza, e non puoi farci niente!”. Forse può essere non è esattamente così. E fa vibrare le vene ai polsi il fatto che non lo si riconosca come strumento efficace e utile per avviare delle scelte e una seria programmazione in tal senso.
Già negli anni ‘60 la stessa DC si dichiarava indisponibile alla privatizzazione dell’energia in Italia. Su questo ci tornerò con più precisione e dettaglio. Ad oggi però è utile sottolineare che da parte della giunta regionale non è previsto nessun piano energetico che sappia indicare puntualmente quali tipologie di energie rinnovabili ma solo la ricerca affannosa nell’individuazione di aree idonee all’installazione degli impianti di produzione privata per limitare le giuste preoccupazioni, totalmente fondate, delle sarde e dei sardi.
Faccio notare che nel 2006, anche noi come Partito della Rifondazione Comunista della Sardegna volevamo fortemente, anche a seguito della legge Salvacoste del compianto Luigi Cogodi, votando poi a favore del Piano Paesaggistico Regionale. PPR, costruito di concerto col ministero e le comunità locali, appunto per bloccare la speculazione dei “mattonari” e questo elemento lo rivendichiamo con estremo orgoglio tutt’oggi. Il PPR prevede già su tutti i comuni costieri quelle aree e quei beni individui tutelati che non possono essere alla mercé di nessuno, tantomeno degli autoproclamati “signori del vento”.
Non risulterebbe banale che, uno strumento che ha dato prova positiva e che continua a darla nel suo funzionamento, debba essere recuperato nell’ambito della mappatura delle zone interne invece che demonizzarlo e brandirlo come uno spauracchio solo perché antipatico al centrodestra e allo stesso PD che ha deciso persino di interrompere anticipatamente una legislatura regionale su questo preciso punto. Gli strumenti esistono già, usiamoli, miglioriamoli e adeguiamoli alle nuove esigenze che la fase storica ci pone davanti. Per questo nutro delle perplessità di natura giuridica in merito alla proposta di legge proveniente da più parti chiamata “Pratobello”, sebben sia un’iniziativa nobile e giusta che prova a dare una risposta alla salvaguardia del territorio sardo contro la speculazione arrembante e merita particolare attenzione e riconoscimento da parte di tutte e tutti.
Preciso, essendo utile, che noi fummo tra i pochi che posero all’attenzione del governo i vizi di incostituzionalità dell’ultimo Piano Casa della “giunta Solinas”. E la Corte Costituzionale esprimendosi qualche mese fa confermò l’orientamento giuridico già assunto in precedenza, ovvero il paesaggio e l’ambiente non è appannaggio esclusivo in termini di competenze della Regione di fatto cassandolo praticamente in tutta la sua interezza.
Per questo buttare fumo negli occhi delle sarde e dei sardi evocando la più nota rivolta di Pratobello del 1969, con dispiegamento di vele mediatiche così come sta facendo l’Unione Sarda, rischia di non rendere onore alla storia intrinseca sulla portata culturale di quel movimento, ma soprattutto di non produrre gli effetti sperati da tutti, ovvero arrestare oggi, non domani, ma soprattutto neanche dopodomani la speculazione sul territorio.
Ritengo utile sottolineare che il direttore dell’Unione Sarda in un editoriale del 16 giugno sotto forma di lettera aperta alla presidente Giorgia Meloni e rivolgendosi a lei scriveva: ”Ci eravamo illusi, Cara Giorgia, quando incontrando il presidente algerino nel gennaio 2023 Lei rispolverò il gasdotto Sardegna-Italia. Ma forse avevamo capito male. Ora il disegno è chiarissimo: neppure un atomo di metano”. Una domanda sorge quindi francamente spontanea: la strenua e intransigente difesa del territorio identitario sardo proposto dall’Unione Sarda come si concilia con la metanizzazione attraverso una dorsale del gas che attraversa in lungo e in largo la Sardegna? Ma soprattutto come si concilia con la stessa transizione energetica? Ai posteri l’ardua sentenza.
Alcuni mesi fa, noi insieme ad altre forze, parlavamo di “agenzia sarda pubblica dell’energia”. E in sintonia col già richiamato articolo 4 dello Statuto Speciale oggi assume una connotazione di attualità sorprendente nell’ambito di un reale cambio di paradigma di produzione di beni e servizi. Un cambio che da una situazione di difesa strenua del territorio può passare a una situazione di limpida e cristallina opportunità per le sarde e i sardi.
L’agenzia, in cui il pubblico detiene la proprietà dell’energia prodotta, avrebbe la possibilità non solo di creazione di nuovi posti di lavoro ma soprattutto di realizzare parecchi utili da reinvestire sullo stato sociale come politiche attive del lavoro, sanità e scuola pubblica. Far passare, seduti sulla riva del fiume, questa opportunità sarebbe francamente deleterio, così come consegnarla ai privati. Con ogni evidenza nell’ambito della mappatura delle aree, di concerto con le comunità locali, nell’ambito della programmazione di quali e quante energie si debbano installare è imprescindibile trovare il giusto equilibrio. Non può esserci giustizia climatica senza giustizia sociale.
Il combinato disposto di PPR con l’Agenzia Sarda Pubblica dell’Energia è una delle soluzioni a parer mio più credibili che possono sottrarre dalla speculazione il territorio da una parte e avviare un effetto volano di natura economica per il benessere delle sarde e dei sardi dall’altra.
*Segretario regionale Sardegna, PRC-S.E. da “Il Manifesto sardo
Sulle energie rinnovabili il libero mercato è parte del problema e non della soluzione
Enrico Lai* Risulterebbe parecchio singolare che la politica si affidi al capitale e al libero mercato per avviare la transizione energetica in Sardegna.Rifondazione Comunista
Giovanni Russo Spena
Quest’anno “Itinerari gramsciani” a Plataci non si terrà, purtroppo. Il suo ideatore, il suo appassionato organizzatore , Mario Brunetti, poche ore fa, è morto. Ho conosciuto Mario nel 1972, quando fummo, insieme a Vittorio Foa, Pino Ferraris, , Silvano Miniati, Domenico Jervolino, Giangiacomo Migone , tra le altre e gli altri, fondatori del Nuovo Psiup/Sinistra Mpl e, poi, del Pdup, con le compagne e i compagni de “il manifesto”. Sini al percorso che portò a Democrazia Proletaria. Mario è stato, per me, un fratello maggiore; mi ha insegnato tanto. La sua splendida famiglia è stata (ed è) la mia famiglia. Evito qui elogi funebri, che Mario, sempre così sobrio, non amava. Ricordo solo che è stato un parlamentare importante, un coerente partigiano della Costituzione. Ha interpretato la sua funzione non solo come raffinato conoscitore e studioso delle aule e delle commissioni parlamentari, ma, soprattutto, nelle strade, nei luoghi di lavoro e della mancanza di lavoro, nei villaggi sperduti della globalizzazione, in Italia, come nell’America Latina, come nel Medio Oriente.
Nei luoghi delle ingiustizie e delle diseguaglianze, nei meandri del dolore, negli spazi delle lotte , delle rivolte, delle ribellioni. Abbiamo scritto insieme articoli, saggi per Sinistra Meridionale, che è l’amata creatura editoriale di Mario. Rigoroso e lucidissimo intellettuale, arbereshe. Stavamo, in questi giorni, discutendo di un convegno per sottolineare i danni che l’”autonomia differenziata” avrebbe prodotto per il Sud : una sorta di discussione /inchiesta popolare , come facemmo, guidati da Pino Ferraris, all’epoca della “rivolta” di Reggio Calabria. Mario è, infatti, un padre del meridionalismo contemporaneo. Un meridionalismo gramsciano, come ripeteva con convinzione. E si arrabbiava con noi, donne e uomini di sinistra, perché avevamo, sosteneva, sostanzialmente rimosso il Mezzogiorno dalle nostre strategie. “Il Sud non è un orpello; è centrale per pensare la rivoluzione”, ci ripeteva con accorata testardaggine. Mario ha formato, culturalmente e politicamente, tante ragazze e tanti giovani che saranno i nuovi meridionalisti. Intanto, mi sento (ci sentiamo), oggi, spaesati, molto soli. Senza Mario, orgogliosamente e liberamente comunista
per Mario Brunetti
Giovanni Russo Spena Quest'anno "Itinerari gramsciani" a Plataci non si terrà, purtroppo. Il suo ideatore, il suo appassionato organizzatore , MarRifondazione Comunista
Giorgio Sarto
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