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Lockdown Remote Control Project is Free and Open


If you flew or drove anything remote controlled until the last few years, chances are very good that you’d be using some faceless corporation’s equipment and radio protocols. But recently, open-source options have taken over the market, at least among the enthusiast core who are into squeezing every last bit of performance out of their gear. So why not take it one step further and roll your own complete system?

Apparently, that’s what [Malcolm Messiter] was thinking when, during the COVID lockdowns, he started his own RC project that he’s calling LockDownRadioControl. The result covers the entire stack, from the protocol to the transmitter and receiver hardware, even to the software that runs it all. The 3D-printed remote sports a Teensy 4.1 and off-the-shelf radio modules on the inside, and premium FrSky hardware on the outside. He’s even got an extensive folder of sound effects that the controller can play to alert you. It’s very complete. Heck, the transmitter even has a game of Pong implemented so that you can keep yourself amused when it’s too rainy to go flying.

Of course, as we alluded to in the beginning, there is a healthy commercial infrastructure and community around other open-source RC projects, namely ExpressLRS and OpenTX, and you can buy gear that runs those software straight out of the box, but it never hurts to have alternatives. And nothing is easier to customize and start hacking on than something you built yourself, so maybe [Malcolm]’s full-stack RC solution is right for you? Either way, it’s certainly impressive for a lockdown project, and evidence of time well spent.

Thanks [Malcolm] for sending that one in!


hackaday.com/2025/04/04/lockdo…

Gazzetta del Cadavere reshared this.



The Transputer in your Browser


We remember when the transputer first appeared. Everyone “knew” that it was going to take over everything. Of course, it didn’t. But [Oscar Toledo G.] gives us a taste of what life could have been like with a JavaScript emulator for the transputer, you can try in your browser.

If you don’t recall, the transputer was a groundbreaking CPU architecture made for parallel processing. Instead of giant, powerful CPUs, the transputer had many simple CPUs and a way to chain them all together. Sounds great, but didn’t quite make it. However, you can see the transputer’s influence on CPUs even today.

Made to work with occam, the transputer was built from the ground up for concurrent programming. Context switching was cheap, along with simple message passing and hardware scheduling.

The ersatz computer has a lot of messages in Spanish, but you can probably muddle through if you don’t hablar español. We did get the ray tracing example to work, but it was fairly slow.

Want to know more about the CPU? We got you. Of course, these days, you can emulate a transputer with nearly anything and probably outperform the original. What we really want to see is a GPU emulation.


hackaday.com/2025/04/04/the-tr…



First PCB with the Smallest MCU?


[Morten] works very fast. He has already designed, fabbed, populated, and tested a breakout board for the new tiniest microcontroller on the market, and he’s even made a video about it, embedded below.

You might have heard about this new TI ARM Cortex MO micro on these very pages, where we asked you what you’d do with this grain-of-rice-sized chunk of thinking sand. (The number one answer was “sneeze and lose it in the carpet”.)

From the video, it looks like [Morten] would design a breakout board using Kicad 8, populate it, get it blinking, and then use its I2C lines to make a simple digital thermometer demo. In the video, he shows how he worked with the part, from making a custom footprint to spending quite a while nudging it into place before soldering it carefully down.

But he nailed it on the first try, and honestly it doesn’t look nearly as intimidating as we’d feared, mostly because of the two-row layout of the balls. It actually looks easy enough to fan out. Because you can’t inspect the soldering work underneath the chip, he broke out all of the lines to a header to make it quick to check for shorts between those tiny little balls. Smart.

We love to see people trying out the newest hotness. Let us know down in the comments what new parts you’re trying out.

Thanks [Clint] for the tip!

youtube.com/embed/XSAPGh9um_k?…


hackaday.com/2025/04/04/first-…



Rifondazione Comunista parteciperà domani, con lo nostro storico bandierone della pace di 25 metri, che fece la prima apparizione nelle mobilitazioni contro la guerra del Golfo del 1991, alla manifestazione nazionale contro il piano Rearm Europe e le politiche antipopolari del governo Meloni. Dopo la nostra manifestazione del 15 marzo in Piazza Barberini quella proposta [...]

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Stefano Galieni

C’è un’idea, che cerca di tradursi in vero e proprio impianto ideologico fondativo, che sta attraversando tutta l’Europa e che si esprime ai massimi livelli in paesi culturalmente e politicamente oggi fragili come l’Italia. Ai valori della destra dichiarata, che si richiamano ad un nazionalismo esasperato, ad un culto della “patria bianca e cattolica”, fa da contraltare il pensiero rabberciato di un sedicente mondo progressista e democratico che ha trovato un suo apogeo nella Piazza del Popolo del 15 marzo scorso, che poneva al centro del proprio esistere l’idea di Europa. Ma quale Europa? Non certo quella di Ventotene e nemmeno quella che, negli anni della decolonizzazione, della scoperta di una produzione culturale e politica diffusa e plurale, si apriva al mondo e si interrogava. L’Europa della guerra si fa “nazione” e ribadisce in maniera ignorante, arrogante e suprematista, la propria centralità presente, passata e futura. Poco importa se nel presente l’UE è frammentata e divisa e se nel futuro è destinata ad essere un continente vecchio, probabilmente in via di estinzione, l’importante è affermare che tutto quanto c’è di migliore sul pianeta sia considerato merito e quindi ad esclusivo appannaggio di questa misera porzione di mondo. Inutile analizzare le contraddizioni dei personaggi che si sono alternati sul palco della piazza romana, addobbata di bandiere UE, (perché Unione ed Europa sono considerati sinonimi anche nei confini), questo è quanto la cultura mainstream e di mercato impone oggi come unica, conformista, proposta e i protagonisti non meritano neanche di essere citati. Ma una riflessione è urgente e necessaria, da sinistra, per affrontare il nodo non risolto di una battaglia delle idee che in tali ambiti non ha né spazio né diritto di cittadinanza. E si prova a partire da una concezione rattrappita della storia, imbottita di eurocentrismo in salsa bellica, secondo cui arte, cultura, sono esclusivo patrimonio “nostro”, il resto del mondo non avrebbe, in base a tale concezione, prodotto mai nulla di rilevante. Un principio sconcertante che fa tabula rasa di civiltà millenarie, con cui abbiamo relazioni di ogni tipo ma che si prova a considerare da questo punto di vista subalterne e soprattutto incompatibili. Si prova a dimenticare il fatto che le prime tracce di scrittura giungono dal mondo sumero. E ovviamente si rimuove il fatto che il primo testo scritto di cui si ha notizia risalga al 2880 AC ad opera di Ptahhotep, visir di un faraone della V dinastia. Le cifre con cui facciamo oggi di conto, i metodi utilizzati per i complessi calcoli che regolano la nostra vita, sono arabe al punto che lo stesso termine “algebra” (unione o completamento), utilizzato dal matematico persiano Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, risalgono a circa 1300 anni fa. I suoi studi affondano le radici nella storia millenaria dell’Antico Egitto e delle civiltà mesopotamiche, ma questo sembra, è il caso di dirlo, non contare nulla.

Un razzismo di fondo che ha radici nella storia europea, ma che sembrava essere stato affrontato nei decenni passati, almeno da una parte del mondo culturale e artistico più aperto, sembra essere stato rimosso con un colpo di spugna. Si cerca di re-imporre, sempre secondo una logica di dominio, l’idea che il pianeta non sia mai stato plurale, che i paesi esistenti fuori dai confini della nostra fortezza, non abbiano radici in civiltà millenarie, si pensi a Cina, Giappone, Subcontinente indiano, si cerchi almeno di conoscere quanto accaduto nell’America precolombiana o nel continente africano prima delle invasioni europee e tanto altro ancora. Invece prevale uno sguardo miope, ipocrita e patetico, utile unicamente a lasciare l’illusione che ancora oggi possa avere un futuro un continente che ha vissuto per secoli sulla depredazione e i genocidi. Recentemente è stato pubblicato per “Asino d’oro”, un gran bel libro di ricerca interdisciplinare sulle radici del razzismo, dal titolo “Esseri umani uguali”- Nel volume si alternano spunti di ricerca in merito alle diverse forme di razzismo italiano, partendo da approcci fra loro, solo apparentemente, distanti (medicina, filosofia, attualità politica) intervallati da interviste a personalità del mondo intellettuale che hanno subito o subiscono ancora, forme di discriminazione fondate sul colore della pelle. Il testo, molto puntuale e frutto dell’interconnessione fra diversi autori e autrici, a loro volta provenienti da esperienze diverse, tocca un punto, ad avviso di chi scrive, nodale, nel capitolo inerente alla filosofia. Ci si interroga sulla nascita del razzismo (si pensi alla definizione dei popoli “barbari, in cui peraltro rientravano buona parte di quelli europei) per giungere all’illuminismo di Voltaire fino ad incontrare padri del pensiero filosofico moderno come Hegel e Kant. La filosofia di quel periodo – e poco è cambiato nel secolo successivo – è coeva all’epoca delle esplorazioni, soprattutto in Africa, che immediatamente si traducevano in espansione coloniale, nella tratta degli schiavi, nell’accaparramento delle risorse. Gli imperi sorti su tali rapine si fondarono sulla presunzione che, nei filosofi citati già trova compiutezza, secondo cui le popolazioni con cui si veniva a contatto non avevano storia, non erano composte da veri e propri esseri umani, andavano civilizzati, costretti alla religione dominante (quella cristiana con le sue varianti), comunque appartenevano ad un’altra specie – si utilizzava la parola “razze “da considerare inferiori, al massimo adatte a lavori di fatica e su cui esercitare il comando dell’uomo bianco. Nelle elucubrazioni di chi non entrò poi mai fisicamente nel “Cuore di tenebra” di Conrad, si passò dalla costruzione del mito del “buon selvaggio” di Rousseau, non contaminato dal peccato originale, ad una demonizzazione di persone considerate prive di freni inibitori, pigri, indolenti, da educare, magari con la frusta, come eterni bambini. L’espansione coloniale permise di estendere tale concezione su gran parte del pianeta che venne considerato semplicemente non solo inferiore ma senza storia. Non bastarono le scoperte scientifiche, architettoniche, astronomiche, prodotte nell’America precolombiana né tantomeno l’incontro con realtà complesse in termini di cosmogonia e di visione del mondo come quelle dell’India eccetera.

Molto più tardi e anche grazie all’esplosione dei grandi movimenti di decolonizzazione, si dovette fare i conti con l’ampiezza straordinaria di chi aveva percorso strade simili a quelle europee, con qualche migliaio di anni di anticipo. E se il Ramayana, primo poema redatto in sanscrito di cui si rintraccia l’autore, Vālmīki, risale probabilmente al II secolo AC, gli scritti di Confucio, in Cina al 770 AC, quasi in contemporanea alla leggendaria nascita di Roma. Sono ignoti gli autori de Il libro dei morti, raccolta di formule elaborata intorno al 1550 AC. Questi esempi non vogliono servire a stabilire primazie, quanto a far digerire a coloro che celebrano l’Europa come alfa e omega di tutto, che la letteratura, come ogni altra forma di espressione umana, ha origini poligenetiche e si è sviluppata in base a contesti diversi. E così le forme di organizzazione politica, chi era in Piazza del Popolo ignora o ha dimenticato che l’Impero del Mali, nell’Africa Occidentale, ha origini nel nostro Medioevo XIII secolo, e raggiunse, prima dell’arrivo degli europei, una popolazione di quasi 50 milioni di persone. Ancor prima, nell’VIII secolo AC in quella che i romani denominavano poi Nubia, nacque un regno, D’mt, da cui trae origine l’attuale Etiopia. Questo mentre il “celeste impero” della Cina nasceva nel III secolo AC, tardi se confrontata con la Civiltà della valle dell’Indo, 3000 anni AC, in parallelo con il mondo mesopotamico e in piena età del bronzo. E perché ignorare gli olmechi che costituirono, nell’area mesoamericana, odierno Messico, una delle prime civiltà pre-colonizzazione, fra il 1400 e il 400 a.c.? Ancora va ripetuto, non si tratta di assegnare quanto di togliere primati ed abolire gerarchie atte a motivare ogni forma di oppressione e discriminazione. Se la piazza dell’Europa si forma sul principio di essere fondante del pianeta, dimostra un’arretratezza e uno spirito neocoloniale e profondamente razzista mai superato. E va notato come nelle performance in cui si sono esibiti i rappresentanti di questa “Europa Make Again”, siano spariti gli immensi romanzieri russi che è assurdo non ascrivere anche al patrimonio culturale collettivo. La logica di guerra e di costruzione del nemico porta addirittura a dimenticare coloro che fino a pochi anni fa erano importanti partner, passi per i paesi nordafricani che si affacciano sul Mediterraneo, abbandonati al loro destino e considerati estranei da almeno 60 anni, ma se anche Cechov, Dostoevskij e Tolstoj, devono sparire dall’orizzonte, tutto diviene più ridicolo. Come se durante la Seconda guerra mondiale tutte le potenze alleate avessero deciso, di comune accordo, di bandire Dante, Petrarca o Mann. Quello che da alcune voci di quella piazza, le più autocentrate, è messo da parte, attiene anche al non rendersi conto che già da decenni, ma ancor più oggi, il processo iniziato con la conquista – non scoperta – delle Americhe e a seguire con la spartizione del pianeta, è irrimediabilmente finito ed oggi l’UE, anche militarmente ed economicamente, è una forza fra le altre, in cui si concentrano ancora le ricchezze del mondo ma che non ha alcuna reale spinta propulsiva.

Ma, da ultimo, siamo convinti veramente che tale approccio costituisca una dimostrazione di inadeguatezza che attiene unicamente all’Europa guerrafondaia di destra o liberal progressista? Se mi si permette un punto di vista individuale, nutro seri dubbi. Anche nella nostra sinistra internazionalista e contraria alle guerre, permangono elementi, dovuti certamente anche alla scarsa conoscenza ed a una micidiale depoliticizzazione del Paese che avviene in contemporanea con una sua profonda mutazione in senso pluriculturale della società. Dietro ai tanti “nuovi visi” che incontriamo, spesso ci sono millenni di storia e formidabili esperienze politiche, artistiche, letterarie, musicali, frutto di cosmogonie composite di cui ignoriamo completamente l’esistenza. Da decenni è giunto il tempo, mai completamente affrontato, di una decolonizzazione della nostra cultura, della presa d’atto che questa costituisce una forma sociale aggregante ma non l’unica, che la sola soluzione è nel riconoscerne in maniera paritaria, evitando, ovviamente ogni relativismo, le altre esperienze in circolazione. Decolonizzare non è unicamente riconoscere i crimini commessi dai propri passati governanti quanto, soprattutto, guardare al presente e al futuro con occhi radicalmente diversi. Magari pronti a scorgere nell’intuizione politica, economica, artistica, ecologista, femminista, che arriva da diversi angoli del pianeta, una chiave per comprendere se stessi e per affrontare il futuro non in solitudine ma nella complessità, con l’intenzione di cambiare il mondo, non in nome di una “civiltà” ma in quello di un’alternativa prospettiva per tutte e tutti.



Vintage Computer Festival East This Weekend


If you’re on the US East Coast, you should head on over to Wall, NJ and check out the Vintage Computer Festival East. After all, [Brian Kernighan] is going to be there. Yes, that [Brian Kernighan].

Events are actually well underway, and you’ve already missed the first few TRS-80 Color Computer programming workshops, but rest assured that they’re going on all weekend. If you’re from the other side of the retrocomputing fence, namely the C64 side, you’ve also got a lot to look forward to, because the theme this year is “The Sounds of Retro” which means that your favorite chiptune chips will be getting a workout.

[Tom Nardi] went to VCF East last year, so if you’re on the fence, just have a look at his writeup and you’ll probably hop in your car, or like us, wish you could. If when you do end up going, let us know how it was in the comments!


hackaday.com/2025/04/04/vintag…



open.online/2025/04/04/francis…




Buon Compleanno Errore 404, 35 anni e non sentirli. Viva gli errori e i posti mai trovati!


I fallimenti fanno parte della nostra vita, quanti di noi ne ha avuti e quanti ne continueremo avere?

Oggi parliamo di un codice, un codice semplice snello e schietto, il codice 404. Scopriremo che non è soltanto un banale errore che tutti quanti conosciamo. Ma che l’errore 404 nel tempo è divenuto molto di più di una pagina internet che ci descrive un posto dove non abbiamo trovato quello che ci aspettavamo.

E’ difficile crederci, ma l’errore più famoso nella storia di Internet compie oggi 35 anni. Nacque con i primi server web e in seguito divenne un meme, un codice culturale e, ironia della sorte, un motivo di festa. Ogni anno il 4 aprile, ovvero il 4.04, migliaia di persone in tutto il mondo ricordano pagine inesistenti come se fossero vecchi amici. Ed è vero: in un certo senso, è quello che sono diventati.

L’errore 404 si è evoluto da un semplice codice tecnico a simbolo di tutto ciò che è digitale, perduto e inaspettato. Questo è più di un messaggio del server. Questo fa già parte della nostra identità online.

Cosa significa 404 e da dove viene?


Tutto è iniziato con qualcosa di semplice: l’utente inserisce l’indirizzo della pagina, il server lo cerca, ma non lo trova. Di conseguenza, il browser riceve il codice 404 – Non trovato. Vale a dire “non trovato”. Nessuno scandalo, nessun intrigo, solo vuoto. Ma c’è un vuoto tale che ognuno di noi ha provato almeno una volta quando si è trovato di fronte a una pagina bianca e a un messaggio di errore noioso.

Questo errore è diventato parte dello standard HTTP all’inizio degli anni ’90, quando Internet sembrava un insieme di semplici documenti di testo. All’epoca nessuno avrebbe potuto immaginare che il numero breve 404 sarebbe diventato un’icona nella storia di internet. Perché non sta solo parlando di un problema tecnico, sta dicendo: “Sei nel posto sbagliato, ma continua a cercare”.

Perché il 4 aprile? Una coincidenza che è diventata tradizione


La scelta della data è quasi uno scherzo. Il 4 aprile, 04.04, somiglia all’errore 404, solo che è sul calendario. Ecco perché nelle comunità di Internet degli anni ’90 questa giornata ha iniziato a essere utilizzata come un’occasione simbolica per celebrare tutto ciò che è connesso a Internet, con i suoi bug, le sue perdite e lo strano fascino dell’inesistente.

A poco a poco questa data è diventata una specie di Internet Day, ma senza il pathos. Piuttosto, è una festa per coloro che sono su Internet fin dall’inizio, che ricordano i modem, le chat con persone anonime, lo scaricamento di immagini riga per riga.

Come l’errore è diventato parte della cultura digitale


Inizialmente, le pagine di errore 404 erano il più noiose possibile. Sfondo bianco, testo nero: niente immaginazione. Ma con l’avvento della creatività nel web design, le cose sono cambiate. Il numero 404 cominciò a essere decorato con umorismo, assurdità e talvolta anche filosofia.

Ora ci sono siti web che visualizzano un minigioco invece di un messaggio di errore. Oppure un cartone animato. Oppure l’immagine di un robot stanco che si scusa per un problema tecnico.

A volte il 404 si trasforma in un oggetto d’arte: i designer organizzano concorsi, per creare raccolte di pagine creative e persino allestire mostre di assurdità digitale. Ogni errore del genere è una piccola storia, in cui l’importante non è il risultato, ma la forma.

404 nella vita: un meme, una diagnosi e un modo per dire “sono perso”


L’errore 404 è ormai noto anche oltre i browser. È diventata una metafora universale. Le persone lo usano nelle conversazioni: “Ho il cervello in 404“, oppure, “Mi sento come se fossi su una pagina che non esiste“. Si tratta di un modo breve per indicare confusione, mancanza di risposta o semplicemente stanchezza dovuta al rumore di fondo delle informazioni.

Ciò che sorprende particolarmente è che in un’epoca in cui quasi tutto viene rilanciato, l’errore 404 è rimasto invariato. Non è stato tradotto in slang di moda né trasformato in un’abbreviazione. È la stessa di trentacinque anni fa: onesta, un po’ asciutta, ma molto precisa. Ed è questo il suo fascino.

Cosa festeggiamo il 4 aprile? Un po’ di ironia e tanto significato


Se ci pensate, il numero 404 riguarda i nostri infiniti tentativi di trovare qualcosa. E non sempre con successo. Cerchiamo informazioni, persone, idee, significati. Ma a volte finiamo nel posto sbagliato. E invece della pagina prevista, otteniamo un campo bianco con la scritta “non trovato”.

E questa sensazione è stranamente familiare. Ecco perché la festa in suo onore è percepita come un riconoscimento del fatto che anche i fallimenti fanno parte della vita. Che anche gli errori sono esperienza. E a volte anche l’estetica.

Alcuni festeggiano questa giornata a modo loro. Alcune persone creano la propria versione della pagina 404. Alcune persone ricordano vecchi siti preferiti che non esistono più. Alcune persone si concedono il lusso di perdersi un po’ una volta all’anno e non trovano nulla.

Il mondo cambia, ma il 404 resta


I siti web vanno e vengono, le tendenze del web design cambiano, i linguaggi di programmazione vengono aggiornati. Ma il codice 404 sopravvive. Perché è semplice. Lui è onesto.

E dice che a volte anche l’assenza è informazione.

Quindi, benvenuti nell’errore, che si è rivelato più preciso di molte altre istruzioni. E che quest’anno tu possa trovare tutto ciò che cerchi.

O almeno, quando vedrai un bel 404, ti ricorderai di questo articolo e sorriderai.

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#NoiSiamoLeScuole, il video racconto di questa settimana è dedicato a due Nuove Scuole in Piemonte, in provincia di Cuneo, la Scuola primaria “Vittorio Caldo” di Dronero e l’Istituto d’Istruzione Superiore “Giuseppe Francesco Baruffi” di Mondovì, che…


L’Italia valuta la creazione di una costellazione satellitare nazionale. L’annuncio di Urso

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Una costellazione satellitare nazionale per rendere l’Italia indipendente sul fronte delle comunicazioni strategiche da e verso lo Spazio. Questa la prospettiva illustrata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a



Effective accelerationists didn’t just accidentally shoot themselves in the foot. They methodically blew off each of their toes with a .50 caliber sniper rifle.#News
#News


Days before Robert F. Kennedy Jr. announced that 10,000 HHS staffers would lose their jobs, a message appeared on NIH research repository sites saying they were "under review."


sappiamo che trump ha deciso di chiudere gli stati uniti come nazione. e secondo me proprio non conosce le conseguenze delle sue azioni. come persona è una persona malvagia e cattiva, un pessimo uomo d'affari, ma a modo suo, economicamente sono convinta che crede davvero in quello che dice. ma ci sarà da ridere. per quanto riguarda le esportazioni italiane, vale la sessa logica dell'importazione del GPL russo. l'unica risposta è sempre stata e sempre sarà una sola: DIVERSIFICARE. inoltre il problema grosso italiano è che abbiamo consumi interni asfittici. e pure questo sarebbe un problema da affrontare. se in italia a guadagnare sono in 5 questo è il risultato. ed anche la fugga di cervelli magari... che fa si che l'italia sia un deposito di scarti (e questo spiega pure il governo meloni, o conte, o salvini, o la stessa schlein...).

e lasciatemi fare un ultimo commento: posso capire la difficoltà di diversificare quando si tratta di importazioni, ma nelle esportazioni si può solo trattare di imprenditori che non sanno fare il loro lavoro...

considerazione finale: sarebbe un errore fatale fidarsi di trump o di putin. da entrambi non avremo niente e c'è solo da lavorare per risolvere il problema con le prorpie forze. ucraina inclusa. la nato è morta. perlomeno quella con gli usa. non c'è più nessun patto atlantico. o nessuna afinità di principi tra europa e usa. prendiamo canada e messino nell'unione europea e buttiamo fuori ungheria e stati fascisti.

e smettiamo anche di comprare armi dagli usa. ci sono dei dolcetti stile usa che alla lidl si trovano di tanto in tanto. giusto quelli avrebbe senso comprare dagli usa.

P.S. Il golfo del messico si chiama golfo del messico.
e i cittadini usa si chiamano cittadini statunitensi, non americani.



Queste le parole del ministro Nordio dopo i femminicidi di Ilaria Sula e Sara Campanella: “Purtroppo il legislatore e anche la stessa magistratura possono arrivare entro certi limiti a reprimere questi fatti che si radicano probabilmente nella assoluta mancanza, non solo di educazione civica, ma anche di rispetto delle persone. Soprattutto per quanto riguarda giovani o giovani adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità soprattutto verso le donne. Questa è questione di educazione”.
Ci troviamo di fronte a un ennesimo e inaccettabile tentativo di etnicizzazione della violenza. La maggior parte dei femminicidi avviene proprio in contesti nativi, ma Nordio, dopo la mossa inutile della creazione del reato specifico di femminicidio, ritiene solo necessario esprimere il proprio razzismo borghese, dimostrando di non conoscere nemmeno il fenomeno di cui parla. I femminicidi sono un fenomeno italiano, relazionale, familiare, ed è necessario un piano culturale, psicologico ed educativo adatto da parte del governo. Piano che non esisterà mai.

Le donne e le ragazze non sono tutelate in modo appropriato da nessun punto di vista: dal lavoro alla propria stessa possibilità di sopravvivenza, in un contesto patriarcale sempre più esasperato. La soluzione non è certo quella di evocare un’astratta “educazione civica”.

Al razzismo e classismo di Nordio fa eco Marina Terragni, che si autodefinisce “femminista” ed è neo-Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza su incarico governativo. Terragni ritiene le tendenze violente un problema psicoanalitico, da trattare, si suppone, a pagamento, e senza sensibilità e aiuto da parte dello Stato; ma prima di tutto in famiglia: “I corsi di affettività, come osserva Massimo Ammaniti, decano degli psicanalisti, possono ben poco: non si tratta di teoria, ma di un ‘lessico emotivo’ che si apprende fin dalla più tenera età nella dinamica concreta degli affetti familiari.” Quanto alle donne, imparino da sole!: “Mentre le ragazze devono imparare a riconoscere per tempo quei segnali – il possesso, la gelosia ossessiva – che preludono al gesto violento. E a chiedere aiuto prima possibile”. Tutto viene risolto così, con la responsabilità personale delle ragazze. Imparino, le ragazze, a risolvere tutto nel privato, perché una Autorità Garante non è in grado di dire altro su chi le sta uccidendo se non ovvietà psicoanalitiche da salotto.

Rifondazione Comunista, conscia che l’educazione all’affettività nelle scuole è stata monopolizzata da gruppi neofondamentalisti misogini ed antiabortisti come i Provita, sostiene il diritto a un’ educazione pubblica all’affettività, laica e stabilmente curricolare. Educazione che sia in grado di intercettare e comprendere, ma anche di orientare le persone verso vite senza fantasmi patriarcali e oppressione, molestie e violenza.

Non crediamo in una società che si sensibilizzi solo con serie Netflix, pur pregevoli, come Adolescence. I doveri di uno Stato sono quelli di costruire pratiche efficaci di prevenzione. Sosteniamo che non può esistere una lotta efficace contro la violenza se non si mettono in discussione le radici di una società dove l’unico modello è quello competitivo e dove i corpi delle donne sono equiparati a merce. Una vera educazione all’affettività deve essere anche educazione critica e aprire prospettive di cambiamento relazionale, quindi sociale.

Maurizio Acerbo, Segretario del Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea
Silvia Conca, già Responsabile politiche LGBTQIA+
Paola Guazzo, Direttivo Circolo della Conoscenza e delle Culture Transfemministe




Purtroppo i dazi statunitensi ci porteranno sempre più verso altri mercati, e dico purtroppo in relazione ad alcuni Paesi non proprio democratici, come la Cina e, ultimamente, anche l'India che non se la sta passando proprio benissimo da questo punto di vista, così come la Corea del Sud del resto, che ha schivato di pochissimo un colpo di Stato.

D'altra parte non abbiamo alternative: il male minore in questo momento è la Cina, per la nostra industria, sempre per il fatto che ci sono stati tempi di vacche grasse in cui non abbiamo pensato di creare delle alternative davvero nostre, o per meglio dire i consumatori hanno fatto le brave pecorelle e non le hanno scelte.

Quindi, dicevo, sicuramente andremo sempre di più ad acquistare cose cinesi.

Ma sicuramente, questo il grande #trump lo ha considerato.





Michele Marziani – Il bandito
freezonemagazine.com/news/mich…
In libreria dal 9 Aprile 2025 Michele Marziani debutta nella collana “Rumore bianco” col suo quarto romanzo per Bottega Errante DA SCOPRIRE PERCHÉ… All’alba della Prima guerra mondiale un gruppo di banditi delle Alpi occidentali sogna il mare e una nuova idea di libertà, alla ricerca delle sponde di Livorno. Il protagonista assomiglia ad un […]
L'articolo Michele Marziani – Il bandito proviene da


GAZA. Oltre 100 palestinesi uccisi in 24 ore, 33 in una scuola con gli sfollati


@Notizie dall'Italia e dal mondo
La strage continua senza soste nella Striscia dove Israele sta espandendo la "zona cuscinetto". I jet israeliani hanno colpito anche in Libano dove è stato ucciso un dirigente di Hamas con i figli
L'articolo GAZA. Oltre 100 palestinesi uccisi in 24




Coltiviamo sane abitudini


I recenti sviluppi internazionali impongono delle scelte etiche e con un valore sociale impattante. A tal proposito, mi unisco al popolo di Mastodon con l'intento di abbandonare qualsiasi servizio rientri nella sfera economica di interesse di potenze straniere ostili. Spero di poter fare collaborazione dal basso per ricostruire una rete civile di protesta basata su scelte consapevoli di consumo.

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Giovanni Milano
@pop Cercherò di portare soprattutto contenuti utili a fare scelte in campo di salute che siano in linea con principi di diritto e scienza.
@pop
Questa voce è stata modificata (5 mesi fa)


CINA-USA. Il Pacifico dei “guerrieri americani”


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il Segretario alla Difesa Hegseth ha ripreso la strategia reaganiana “Pace attraverso la fermezza” che implica il potenziamento degli eserciti e il riarmo, degli Stati Uniti e dei loro alleati in Asia
L'articolo CINA-USA. Il Pacifico pagineesteri.it/2025/04/04/mon…



Nona Fernández – Voyager
freezonemagazine.com/articoli/…
Voyager è un viaggio, un tuffo nella memoria ma anche un volo nel cielo, tra le stelle e i pianeti. Nona Fernández ci prende sotto braccio e ci guida in uno spericolato percorso che parte dalla plastica rappresentazione dell’attività cerebrale di sua madre, per arrivare a lanciarci nel cosmo più lontano da cui la Terra […]
L'articolo Nona Fernández – Voyager proviene da FREE ZONE MAGAZINE.
Voyager è un



Alcuni fra i più importanti cantautori italiani, e la sorella Donatella. Sono le persone e gli affetti principali nella storia del chitarrista milanese, che avevo incontrato per il mio libro “Gente con la chitarra” e con cui ho riparlato di recente…

"…anni dopo io ho fatto una serata in ricordo del festival di Re Nudo di Zerbo insieme a Eugenio, ci siamo incontrati lì e …"



Video app Skylight is available for public release, with funding from Mark Cuban and 55k users in the first 24 hours. Spark is building their own entire video platform on ATProto, and just launched in beta.




#JFK e l'America Latina


altrenotizie.org/spalla/10632-…


Peggio dei dazi: vogliono uccidere il GDPR è sotto attacco. Il killer è la Commissione e i mandanti sono le solite lobby della sorveglianza

Considerato a lungo intoccabile a Bruxelles, il GDPR è il prossimo nella lista della crociata dell'UE contro l'eccessiva regolamentazione.

La legge europea più famosa in materia di tecnologia, il #GDPR, è la prossima sulla lista degli obiettivi, mentre l'Unione Europea prosegue con la sua furia distruttiva in materia di normative per tagliare le leggi che ritiene stiano ostacolando le sue attività.

politico.eu/article/eu-gdpr-pr…

@Politica interna, europea e internazionale

Grazie a @Marco A. L. Calamari per la segnalazione
in reply to The Privacy Post

Vogliono eliminare il GDPR perchè potrebbe proteggerci dall'AI Act:

commentbfp.sp.unipi.it/gdpr-co…



Oggi ad Assisi si è svolto il primo evento ufficiale del progetto "Uto Ughi per i Giovani".

Qui le dichiarazioni del Ministro Giuseppe Valditara ▶ mim.gov.



#Dazi USA, caos globale


altrenotizie.org/primo-piano/1…


Jason, Sam, and Emanuel talk about Miyazaki being turned into a meme, the guys suing OnlyFans after being surprised to learn they were not actually talking to models, and the depravity of "brainrot" AI.#podcasts


In spregio assoluto dell’articolo 77 della Costituzione il Governo Meloni annuncia l’ennesimo decreto-legge in tema di Sicurezza nel quale a stare alle indiscrezioni riforma l’ordinamento penitenziario, introduce nuovi reati e garantisce la impunità per la polizia che non rispetta le norme. Si tratta di un atto eversivo per il merito e increscioso nel metodo perché [...]


'Sea of Idiocy:' Economists Say Trump Tariffs Will Raise Price of Switch 2 and Everything Else#Switch2 #DonaldTrump #Tariffs


Difesa europea, la Polonia rilancia e annuncia investimenti al 5% nel 2026

@Notizie dall'Italia e dal mondo

La Polonia rilancia sugli investimenti nella Difesa e si fa capofila in Europa. Il ministro della Difesa polacco, Wladyslaw Kosiniak-Kamysz, ha annunciato che, nel 2026, Varsavia destinerà alle spese militari una quota pari al 5% del Pil. “Dobbiamo essere pronti agli scenari più complessi e