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OMGCable: la sottile linea rossa tra penetration testing e sorveglianza occulta


Nel 2021, durante una delle mie esplorazioni sul confine sempre più sfumato tra hardware e cybersecurity, scrivevo un articolo dal titolo che oggi suona quasi profetico: “Anche un cavo prende vita”.
Allora si parlava degli albori del progetto OMG Cable: un innocuo cavo USB che, nascosto dietro l’aspetto di un semplice accessorio di ricarica, celava un cuore digitale capace di compiere operazioni di compromissione da far impallidire molti malware tradizionali.

E proprio in questi giorni, a distanza di quattro anni, mi è capitato di averne uno tra le mani, reale, fisico, pronto all’uso, inserito in un’attività di penetration test commissionata a un team che supporto.
Questa volta non si trattava di teoria, né di un test da laboratorio, ma di un vero scenario aziendale in cui l’obiettivo era colpire e far riflettere.

Il risultato è stato sorprendente. L’innocuo cavetto lasciato su una scrivania ha fatto il suo sporco lavoro in pochi secondi, dimostrando ancora una volta come la sicurezza fisica sia la porta d’ingresso più sottovalutata e più pericolosa di molte infrastrutture digitali.
E così, mentre riprendevo in mano quel cavo camuffato, non ho potuto fare a meno di tornare con la mente a quell’articolo del 2021. Ma questa volta con una consapevolezza in più: l’OMG Cable non è più una curiosità tecnologica. È una realtà operativa. E lo è oggi, qui, nel 2025.

Cos’è davvero l’OMGCable?


Immagina di avere tra le mani un cavo USB. Niente di strano: può essere USB-A, USB-C, Lightning, o magari un ibrido. Ha l’aspetto perfetto, identico all’originale Apple o Samsung. Funziona come un vero cavo: ricarica, trasferisce dati, collega dispositivi. Ma quello che non si vede è tutto il resto.
Dentro quel guscio di plastica, apparentemente innocuo, si nasconde un microcontrollore Wi-Fi programmabile. Non un giocattolo da maker, ma un modulo studiato con maniacale attenzione all’invisibilità.
Attraverso un’interfaccia accessibile da browser – o direttamente da uno smartphone – è possibile connettersi al cavo, caricare script, inviare comandi, aprire shell, trasferire file. E il tutto può essere fatto da remoto, senza che l’utente finale si accorga di nulla.
Una volta collegato a un computer, l’OMG Cable si comporta come una tastiera umana. Inietta comandi. Simula input. Può aprire terminali, eseguire codice, scaricare payload. E se questo non bastasse, può anche rilevare la geolocalizzazione, attivarsi solo in determinate aree, registrare sequenze di tasti, o cancellare la sua memoria con un comando di autodistruzione.

L’utilizzo legittimo: uno strumento da red team


In mano a un professionista del settore, questo strumento è semplicemente straordinario. Chi lavora in ambito red team lo sa bene: le simulazioni di attacco devono essere realistiche, efficaci e soprattutto imprevedibili.
Inserire un OMG Cable in uno scenario controllato permette di testare la sicurezza fisica, la consapevolezza del personale, l’efficacia delle policy aziendali.
Durante una simulazione di attacco mirato, il cavo può essere lasciato strategicamente in un’area comune, o usato da un operatore per valutare la risposta dei sistemi di difesa in caso di intrusione fisica.
In ambito formativo, poi, è uno strumento didattico eccezionale. Niente sensibilizza più di un attacco riuscito: far vedere a un dipendente che bastano due secondi per compromettere un sistema con un semplice cavo può cambiare radicalmente il suo approccio alla sicurezza.

Ma il confine è pericolosamente sottile


Tutto questo però ha un rovescio inquietante. Perché la stessa potenza che lo rende uno strumento utile e legittimo in ambito professionale, lo rende anche pericolosamente facile da abusare.
L’OMG Cable non richiede conoscenze avanzate per essere usato. Bastano pochi clic e una connessione Wi-Fi. Non serve scrivere malware, aggirare antivirus, bypassare protezioni. È sufficiente collegarlo.
E qui si apre un abisso. Perché chiunque, e dico chiunque, può acquistarlo online. Non ci sono controlli, né registrazioni. Nessun limite. Nessun avviso legale che accompagni l’acquisto.
Immagina una sala riunioni. Un collaboratore lascia un cavo attaccato a una presa. Un altro collega, ignaro, lo utilizza per collegare il proprio laptop. In quel momento, l’attaccante, che può essere seduto al bar a cento metri di distanza, apre una shell, esegue comandi, esfiltra dati. Tutto in silenzio. Nessuna finestra. Nessun allarme.
E immagina ora uno scenario domestico. O peggio, relazionale. Un cavo “dimenticato” in casa di qualcuno. Una tastiera invisibile che registra tutto. Che invia tutto. Che controlla tutto.
Non siamo lontani dalla fantascienza. Siamo esattamente lì.

Le implicazioni legali sono gravi. Ma chi le conosce?


In molti Paesi – Italia inclusa – strumenti come questo, se utilizzati per registrare comunicazioni senza consenso, possono rientrare nel reato di intercettazione illecita.
La legge italiana, ad esempio, punisce severamente l’uso di dispositivi atti a captare comunicazioni o informazioni private.
Eppure, l’OMG Cable non è soggetto ad alcun tipo di regolamentazione. Non esistono avvisi legali, licenze, autorizzazioni. Lo compri come un caricabatterie da viaggio.
Il problema, quindi, è duplice: da un lato la tecnologia corre veloce e propone soluzioni sempre più potenti. Dall’altro, la cultura e la consapevolezza di chi la utilizza restano pericolosamente indietro.

Serve una nuova etica. E serve ora.


Nel nostro mondo ci piace categorizzare: white hat, grey hat, black hat. Ma la realtà è molto più complessa. Uno strumento come l’OMG Cable mette in crisi queste categorie. Perché il confine tra uso etico e abuso criminale si gioca tutto sul contesto.
Ed è proprio questo contesto che manca. Le scuole, le aziende, i responsabili della sicurezza devono iniziare a includere l’etica hacker tra i temi fondamentali.
Non basta più insegnare a difendersi da un attacco. Bisogna anche insegnare perché certi attacchi non devono essere condotti.
Perché oggi, chiunque può essere un attaccante. E se non gli spieghi il confine, non è detto che lo riconosca da solo.

Ma allora come ci si difende?


Non esiste una risposta semplice. Non basta installare un antivirus o blindare i firewall. Il pericolo, in questo caso, entra dalla porta principale, con il consenso implicito dell’utente.
Bisogna rivedere le policy. Bisogna formare le persone. Bisogna controllare i dispositivi fisici con lo stesso rigore con cui si analizza un pacchetto di rete.
Il concetto di sicurezza fisica, da sempre sottovalutato nel digitale, oggi torna prepotentemente d’attualità.
Serve un cambio di paradigma. Una cultura nuova. Una consapevolezza che metta l’essere umano, con i suoi errori, le sue abitudini, le sue ingenuità, al centro della strategia difensiva.

Una conclusione che non conclude


L’OMG Cable non è il male. Non è il colpevole. È uno specchio. Riflette chi lo usa e per cosa lo usa.
È uno strumento potentissimo, che può fare bene o può fare male. Dipende da noi.
Ma una cosa è certa: chi lavora in cybersecurity non può permettersi di ignorarlo.
Perché la prossima compromissione potrebbe arrivare non da un allegato di phishing, non da una vulnerabilità CVE, ma da un semplice cavo lasciato sulla scrivania.

Nel 2021 scrivevo che anche il cavo ha una vita.
Oggi aggiungo: sta a noi decidere che direzione prenderà quella vita.

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Il Video di un Attacco Ransomware in Diretta! Il workshop di HackerHood per Omnia e WithSecure


HackerHood, il team di hacker etici di Red Hot Cyber, ha realizzato qualcosa che raramente si vede fuori dalle conferenze più esclusive: un workshop live in cui viene mostrato, passo dopo passo, un attacco ransomware completo.

Non si tratta di una simulazione teorica, ma di un vero e proprio viaggio all’interno del lato oscuro della rete, dove da una semplice email di phishingsi arriva in pochi minuti a compromettere completamente un sistema informatico. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione con OMNIA e Whit Secure, due realtà che puntano da sempre sulla cultura della sicurezza.

Infatti questo workshop esclusivo presentato da Antonio Montillo e Alessandro Moccia di Framework Security è stato mostrato all’interno di un evento a porte chiuse organizzato da Omnia e WithSecure, il 2 luglio 2025 presso il moderno datacenter Tier IV a Siziano (PV).

L’obiettivo? vedere, comprendere e proteggersi per tempo!

I due professionisti hanno saputo raccontare in modo semplice e dettagliato la complessità tecnica che si cela dietro un attacco informatico. Quello che normalmente leggiamo nei report, tra sigle e diagrammi, qui prende vita davanti ai nostri occhi: dall’esca iniziale che induce la vittima a cliccare, all’esecuzione del malware, fino alla crittografia dei dati e alla classica schermata di riscatto. Un percorso che non è spettacolare con un attacco informatico visto all’interno di un film primo in classifica, ma è reale e profondamente educativo.

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Il bello di questo workshop è che non si è limitato solo a mostrare “cosa” fa un ransomware, ma spiega anche “come” e “perché” funziona. Si vede chiaramente quanto sia importante la preparazione tecnica di chi lavora nella difesa: conoscere le tattiche, le tecniche e le procedure usate dai criminali è l’unico modo per costruire barriere efficaci.

Spesso si pensa che basti un buon antivirus o qualche aggiornamento per stare tranquilli, ma la realtà è ben diversa: la cybersecurity è un lavoro continuo, condiviso, fatto di studio, test, simulazioni e aggiornamento costante.

L’infrastruttura predisposta è stata composta dalle seguenti componenti software:

  • Postazioni client
  • Controller di dominio Windows
  • Server di posta Microsoft Echange
  • Server SQL Server


Fase di sfruttamento degli exploit e pivoting all’interno dell’infrastruttura
Proprio per questo motivo abbiamo deciso di non tenere questo contenuto solo per chi era presente all’evento, ma di condividerlo con tutti.

Sul nostro canale YouTube è disponibile il video di una parte del workshop: sì, dura un po’, ma credeteci, vale ogni secondo. Guardandolo capirete non solo la potenza distruttiva di un ransomware, ma anche quanto possa essere sottile e convincente l’attacco iniziale. È un modo concreto per sensibilizzare aziende, professionisti e semplici curiosi su una minaccia che colpisce ogni giorno organizzazioni grandi e piccole.

In un mondo dove la tecnologia corre sempre più veloce, iniziative come questa realizzata da Omnia e With Secure servono a fermarsi un attimo e osservare davvero i rischi che corriamo.

HackerHood e Red Hot Cyber vogliono portare la cultura della sicurezza fuori dagli ambienti tecnici e renderla accessibile a tutti, perché solo capendo come funziona un attacco possiamo davvero imparare a difenderci. E ora tocca a voi: guardate il workshop, condividetelo e diventate anche voi parte di questa battaglia quotidiana contro le minacce informatiche.

Perché il ransomware non si ferma. E neanche noi dobbiamo farlo!

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Google Chrome, fix in emergenza per un bug critico che porta ad una sandbox escape


Google ha rilasciato un aggiornamento di emergenza per il browser Chrome, eliminando sei vulnerabilità contemporaneamente, una delle quali è già attivamente sfruttata in attacchi reali. Il problema riguarda componenti critici associati al motore grafico del browser e può portare all’uscita dalla sandbox, un meccanismo di protezione che isola i processi di Chrome dal resto del sistema.

La vulnerabilità più grave tra quelle risolte è stata il CVE-2025-6558, con un punteggio CVSS di 8,8. Riguarda la gestione non corretta di dati non attendibili nei componenti ANGLE e GPU. ANGLE, o Almost Native Graphics Layer Engine, che fungono da livello tra il browser e i driver dell’hardware grafico. È attraverso di esso che una pagina web dannosa può avviare una cosiddetta “sandbox escape” e interagire con il resto del sistema a un livello inferiore.

Questo metodo è particolarmente pericoloso in caso di attacchi mirati: è sufficiente aprire una pagina per ricevere un’infezione impercettibile, senza clic o download di file. Gli sviluppatori di Google hanno osservato che l’exploit per questa vulnerabilità è già utilizzato in attacchi reali, sebbene i dettagli e gli obiettivi specifici non siano stati divulgati. La scoperta del problema è attribuita agli specialisti del Threat Analysis Group, Clement Lesin e Vlad Stolyarov, che hanno segnalato la vulnerabilità il 23 giugno 2025.

Il fatto che la vulnerabilità venga sfruttata in attacchi reali ed è stata scoperta da un team di esperti in minacce di uno Stato nazionale indica il possibile coinvolgimento di attori informatici di livello nazionale. L’aggiornamento di Chrome risolve altre cinque vulnerabilità, tra cui il CVE-2025-6554, scoperto anch’esso da Lesin il 25 giugno. Questa è la quinta volta quest’anno che Google corregge vulnerabilità proof-of-concept attivamente sfruttate. L’elenco include anche CVE-2025-2783 , CVE-2025-4664 e CVE-2025-5419 .

Per proteggere gli utenti, si consiglia di aggiornare Chrome alla versione 138.0.7204.157 o 138.0.7204.158 per Windows e macOS, e alla 138.0.7204.157 per Linux. La versione più recente può essere installata tramite la sezione “Informazioni” nelle impostazioni. Anche i possessori di browser basati su Chromium come Edge, Brave, Opera e Vivaldi dovrebbero tenere d’occhio il rilascio degli aggiornamenti.

Le vulnerabilità relative ai componenti grafici e ai meccanismi di isolamento dei processi non sempre fanno notizia, ma vengono spesso sfruttate nelle catene di attacco. Particolarmente degni di nota sono i bypass dei limiti di privilegio, i bug di GPU e WebGL e la corruzione della memoria durante il rendering: queste sono le aree che spesso diventano la base per successive vulnerabilità critiche.

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ci sono infiniti motivi per cui tutti dovrebbero conoscere la lingua dei segni e dovrebbe essere insegnata a scuola. ma nessun motivo per non conoscerla. se non altro è un backup. metti che non hai voce. metti che vuoi parlare ed essere silenzioso. quante ragioni ci sono per cui sarebbe utile a tutti? ci sono microspie? lingua dei segni.

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#Valletri #Buskers #festival #eventi #roma #lazio

in reply to Zughy

Re: Son contento delle belle energie che si stanno aggregando attorno a questo nuovo progetto, ossia la prima edizione del Velletri Buskers Festival, del quale posto ora una locandina, che ho realizzato personalmente con tanto amore, e anche con l'aiuto d
@Zughy quanto mi piacerebbe ce ne fosse di più, per poter abbandonare i social commerciali 👍😋 Comunque ecco come è andata:
youtube.com/shorts/dBnQQZ9NQA8

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Michail Bulgakov – Diavolìade
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