Tre gravi falle scoperte in VMware vCenter e NSX: patch da applicare subito
Il 29 settembre 2025 Broadcom ha diffuso l’avviso di sicurezza VMSA-2025-0016, riguardante la correzione di tre vulnerabilità individuate nei prodotti VMware vCenter e VMware NSX. I bug, interessano diverse soluzioni dell’ecosistema VMware e presentano una gravità classificata come alta, con un punteggio CVSSv3 compreso tra 7,5 e 8,5.
Le falle coinvolgono i seguenti componenti e piattaforme:
- VMware vCenter Server
- VMware NSX e NSX-T
- VMware Cloud Foundation
- VMware Telco Cloud Platform
- VMware Telco Cloud Infrastructure
Dettagli sulle vulnerabilità
Le vulnerabilità identificate sono catalogate come CVE-2025-41250, CVE-2025-41251 e CVE-2025-41252.
CVE-2025-41250 – Iniezione dell’intestazione SMTP in vCenter
Una debolezza in VMware vCenter consente l’iniezione di intestazioni SMTP. Un utente con privilegi non amministrativi, ma autorizzato a creare attività pianificate, potrebbe manipolare le email di notifica inviate dal sistema. La vulnerabilità ha un punteggio CVSS massimo di 8,5.
- Risoluzione: installare le patch indicate nella Matrice di risposta.
- Ringraziamenti: segnalazione a cura di Per von Zweigbergk.
CVE-2025-41251 – Meccanismo di recupero password debole in NSX
VMware NSX presenta una falla nel sistema di recupero delle password. Un attaccante non autenticato potrebbe sfruttarla per enumerare nomi utente validi, aprendo la strada a possibili attacchi brute-force. Il problema è stato valutato con un punteggio massimo di 8,1.
- Risoluzione: aggiornamenti disponibili nelle versioni corrette indicate da Broadcom.
- Ringraziamenti: segnalazione attribuita alla National Security Agency (NSA).
CVE-2025-41252 – Enumerazione dei nomi utente in NSX
Un’ulteriore vulnerabilità in VMware NSX permette a un utente non autenticato di enumerare account validi, aumentando il rischio di tentativi di accesso non autorizzati. La criticità è stata valutata con un punteggio massimo di 7,5.
- Risoluzione: patch ufficiali disponibili nella Matrice di risposta.
- Ringraziamenti: anche in questo caso, segnalazione della National Security Agency (NSA).
Broadcom raccomanda l’immediata applicazione delle patch fornite per tutte le distribuzioni interessate. Al momento non sono previste soluzioni alternative o mitigazioni temporanee.
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0-day 0-click su WhatsApp! un’immagine basta per prendere il controllo del tuo iPhone
Qualche produttore di spyware starà probabilmente facendo ginnastica… strappandosi i capelli. Ma ormai è il solito teatrino: c’è chi trova, chi incassa, chi integra e poi arriva il ricercatore di turno a rovinare la festa — per etica o per qualsiasi altra ragione scenica.
Recentemente è stata individuata una falla di sicurezza in WhatsApp che consente l’esecuzione di codice remoto (RCE) senza necessità di clic (0-click). Questa vulnerabilità risulta essere già attivamente sfruttata dagli aggressori su piattaforme Apple, tra cui iOS, macOS e iPadOS.
I ricercatori di DarkNavyOrg hanno individuato una falla sfruttando due vulnerabilità, CVE-2025-55177 e CVE-2025-43300, in una proof-of-concept. Questa debolezza permette di compromettere i dispositivi in modo silenzioso, senza richiedere alcun intervento dell’utente.
Le vittime ricevono un file immagine DNG dannoso tramite WhatsApp e, dopo l’analisi automatica, subiscono il controllo completo del dispositivo. Lo sfruttamento inizia con CVE-2025-55177, un difetto logico critico nella logica di gestione dei messaggi di WhatsApp.
Per impostazione predefinita, WhatsApp non è in grado di comprendere che un messaggio in arrivo sia realmente originato da un dispositivo connesso autorizzato. Un aggressore può aggirare le verifiche di sicurezza iniziali e includere un file DNG contraffatto nella cronologia chat della vittima modificando la fonte del messaggio.
Poiché WhatsApp elabora i messaggi automaticamente, anche prima che l’utente li visualizzi, il payload viene recapitato senza avvisare la vittima. Una volta consegnato, il carico utile DNG malformato innesca la seconda falla, CVE-2025-43300. Questa vulnerabilità risiede nella libreria di analisi dei file DNG, dove un controllo improprio dei limiti provoca un errore di danneggiamento della memoria.
Quando il motore di elaborazione multimediale di WhatsApp tenta di analizzare la struttura DNG non corretta, sovrascrive le regioni di memoria critiche, consentendo a un aggressore di dirottare il flusso di esecuzione ed eseguire codice arbitrario sul dispositivo di destinazione. Uno sfruttamento riuscito comporta la compromissione completa del dispositivo e in questo scenario gli aggressori possono effettuare tutte le classiche operazione di un spyware:
- Esfiltrare dati personali, inclusi messaggi, contatti, foto e credenziali;
- Intercettazione dei flussi audio e video in diretta dalla telecamera e dal microfono;
- Installare backdoor persistenti o malware per l’accesso a lungo termine;
- Manipolare le impostazioni di sistema, disattivare le funzionalità di sicurezza o rimuovere le prove di compromissione.
Le vittime non hanno la possibilità di ispezionare o bloccare il payload dannoso prima dell’esecuzione e le protezioni standard degli endpoint potrebbero non contrassegnare il file DNG malformato come dannoso.
La società DarkNavyOrg è tuttora impegnata nell’investigazione degli exploit di tipo zero-click associati. Una vulnerabilità relativa a Samsung (CVE-2025-21043) è stata menzionata dal gruppo come attualmente in fase di studio. La recente serie di scoperte mette in evidenza la difficoltà costante nel salvaguardare i parser di file sofisticati all’interno delle app di messaggistica che operano su più piattaforme, ove persino formati sicuri come il DNG possono essere sfruttati come canali di attacco.
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Screenshots shared with 404 Media show tenant screening services ApproveShield and Argyle taking much more data than they need. “Opt-out means no housing.”#News
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What happened to RubyGems, Bundler, and the Open Source drama that controls the internet infrastructure.#Features
TikTok: The art of the (non) deal
IT'S MONDAY, AND THIS IS DIGITAL POLITICS. I'm Mark Scott, and I bring you an exclusive first look at the latest Star Wars epic coming to a cinema near you later this year.
— The United States has a deal to shift ownership of TikTok's US unit to American owners — or does it?
— Some of the biggest social media companies are speaking out of both sides of their mouths when it comes to online safety.
— Artificial intelligence is expected to boost global trade by at least a third by 2040, according to estimates from the World Trade Organization.
Let's get started
Ask Hackaday: How Do You Distro Hop?
If you read “Jenny’s Daily Drivers” or “Linux Fu” here on Hackaday, you know we like Linux. Jenny’s series, especially, always points out things I want to try on different distributions. However, I have a real tendency not to change my distro, especially on my main computer. Yet I know people “distro hop” all the time. My question to you? How do you do it?
The Easy but Often Wrong Answer
Sure, there’s an easy answer. Keep your /home
directory on a separate disk and just use it with a new boot image. Sounds easy. But the truth is, it isn’t that easy. I suppose if you don’t do much with your system, that might work. But even if you don’t customize things at the root level, you still have problems if you change desktop environments or even versions of desktop environments. Configuration files change over time. Good luck if you want to switch to and from distros that are philosophically different, like systemd
vs old-school init
; apparmor vs SELinux. So it isn’t always as simple as just pointing a new distro at your home directory.
One thing I’ve done to try out new things is to use a virtual machine. That’s easy these days. But it isn’t satisfying if your goal is to really switch to a new distro as your daily driver.
The Reason
Not a cuddly logo, but a good distro nonetheless.
The reason this came up is that I generally like KDE and was using Kubuntu for a number of years. They tend to lag a bit on the KDE desktop, so when KDE came out with Neon, I was sold. However, since they were both based on Ubuntu/Debian, there was a mostly working upgrade path to convert a Kubuntu installation to Neon.
Fast forward to today. Neon has been suffering lately. I hear there is one volunteer keeping it running. KDE has decided to shift focus to a new distro that does things I’m not crazy about (immutable system; Wayland). So it was time to hop again.
I’d heard that OpenSUSE was good at keeping up with KDE, and the rolling release of Tumbleweed appeals to me. So I made the switch.
The Hard Way
I am in no way suggesting you do this. It was a bad idea, and while it worked, it was a lot of effort. Even so, it only worked because I have way more disk storage than I need: my root file system is way under 3 TB, and I have about 9 TB of RAID as my primary hard drive. Of course, you should be backed up. But if you’ve ever had to restore from a backup, you know that’s no fun. Better to have it and not need it.
So what did I do? I used kvm to stand up a virtual machine, and then I installed Tumbleweed on it. I turned off the btrfs features since I didn’t plan to use them. Then I set about matching my Neon desktop. All the KDE settings. All the strange systemd
services and timers I have set up. The systems I use to run my own dynamic DNS. As much of everything as I could think of.
I got to the point where working in the VM was comfortable. My browsers and all my other tools were ready and configured.
You know I forgot something. I knew too, so I wanted to save things for reference. First, I booted from a live image and made a copy of my entire root file system under /NEON
. Then I rebooted and created a new virtual machine and booted a “live” ISO file on it.
A Hard Day’s Night
The next step was to copy the snapshot of the /NEON
directory into the VM. Sure, I could have used LVM snapshots or, if I were still using btrfs, a snapshot from that. But I have plenty of disk space, especially after pruning off some very large directories from the copy.
The key to this, by the way, is using the nbd
program to mount the VM’s disk image. You do need the nbd
module loaded, if you have it as a module, and then you export it using nbd
. From there, you get a device you can mount just like any other. I’d explain it, but you really shouldn’t be taking this as instructions. Still, if you need to do it, [shamil] has a good, concise explanation.
Of course, the new VM won’t boot. You have to bind
mount all the running directories (like /run
and /proc
) to the right mountpoint and then chroot
into the mounted file system. Once there, you can rebuild your init image and run grub
. After that, you should be able to boot into the old Neon system in the new VM.
The Beauty of It…
It has been a while since I’ve installed Linux from a CD, but you still have an ISO file.
So at this point, I had not made any changes to my main OS. I had a copy of it for backup purposes, and I was able to boot into a clone of it using a VM. I could also boot into the target system with a different VM.
The next step was to boot to a live image again and nuke nearly everything on the root file system except for /NEON
, and the VMs, of course, which were on separate drives.
I thought about running the Tumbleweed installer and then copying files from the VM, but instead I decided to just do it by hand. I copied the files from the new VM over to the real root drive, using nbd
again. Then I had to do the whole bind/mount/chroot/reinstall steps again.
Did It Boot?
It did, in fact, boot up. There were a few glitches, mostly due to self-inflicted problems. When I restored some large directories and some SSD-based temporary directories, I created some SELinux problems that were fun to track down. I had, of course, forgotten a few things installed deeply, too. But that wasn’t a problem. I could still go grab stuff from /NEON
or even boot the Neon install up in the VM to compare things.
I am about to the point where I will delete the extra copies of things. I’ve already released the Tumbleweed VM. But it occurs to me: I won’t do this again. That leads to my question for you. If you distro hop, how do you do it? Let us know in the comments. Then again, current thinking is to have a minimal system and then put everything in its own container anyway.
Again, I beg you, don’t follow my example. This was way too much work and risk. But I’m also crazy enough to relocate /usr.
10″ LEGO Tyre is Practical Nostalgia
If there’s one thing that has come to define the generations after the baby boom, it’s probably nostalgia. It’s heavily marketed and weaponized by the market: yearning for better, simpler times seems to be a core thread of the consumer economy these days. [Makerneer] combined his xilennial love of LEGO bricks with the flat tires on his log splitter to produce a 10″ TPU tyre will never go flat, and provide a dopamine release every time he sees it.
The tyre is a custom model to fit his particular rims, but he does provide STEP and F3D files if you’d like to try modifing it for your own purpose — they’re at Step 6 of the Instructable. Props to [Makerneer] for truly open-sourcing the design instead of just tossing STL files online. His build log also takes the time to point out the ways he had to modify the LEGO tyre profile to make it amenable to 3D printing: notably chamfering some of the tread pattern to eliminate bridging, which is a bit of a no-no with TPU.
As you can see in the (unfortunately vertical) demo video below, it’s a bit quite a bit squishier than a regular run-flat tyre, but that was part of [Makerneer]’s design goal. He didn’t like how rigid the non-pneumatic tyres he’d tried were, so endevoured to design something himself; the whole LEGO thing was just for fun. If you wanted to replicate this tyre with a bit less skoosh, you need only tune the infill on your print.
While only time will tell how long this LEGO-inspired add-on will continue adding whimsy to [Makerneer]’s log-splitting, we have tests to show it will outperform any other plastic he might have printed. This project is probably more practical than a 3D printed bicycle tyre, which doesn’t even have the side benefit of whimsy.
youtube.com/embed/_iNaEs9MEEw?…
Neues Polizeigesetz in Berlin: „Abkehr von der grundrechtsfreundlichen Politik“
Neues Polizeigesetz: Berliner Senat will Verhaltenscanner gegen Bevölkerung einsetzen
Bundes-Klinik-Atlas: „Es muss immer um die bestmögliche Versorgung von Patienten gehen“
Pirate News: BPD Drones Over Boston?
Steve, Joe and James discuss HorizonMass/BINJ effort to use public records requests to determine if the drones over the Boston Dominican Parade and Caribbean Carnival were owned by the Boston Police Department. We also discussed the Trump administration’s recent efforts to censor free speech and an ex-Florida sheriff’s deputy attempt to spread disinformation from Russia.
youtube.com/embed/rHy8jXfhQVw?…
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Some links we mentioned:
- Our Administrative Coup Memory Bank;
- Our Things to Do when Fascists are Taking Over;
- Did The BPD Fly A Surveillance Drone Over The Dominican Parade? They Won’t Tell Us.
- Disney Plus Subscribers Quit in Droves Over Jimmy Kimmel Axe;
- 2025 shootings of Minnesota legislators;
- Russian fake-news network, led by an ex-Florida sheriff’s deputy, storms back into action with 200+ new sites.
Image Credit: CC-By-2.0 image via Wikipedia Commons by Maurizio Pesce.
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#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Sono giorni che scrivono che le navi militari (persino quella italiana...) sono lì per proteggerli.
Mi domando se sia una strategia di comunicazione o se davvero pensino che quelle navi sono lì per qualcosa di più che raccogliere eventuali feriti.
Poliversity - Università ricerca e giornalismo reshared this.
Whitebridge.ai: la società lituana che vende i tuoi dati personali a chiunque, compreso te!
Whitebridge AI, con sede in Lituania, vende "report sulla reputazione" di chiunque abbia una presenza online. Questi report raccolgono grandi quantità di informazioni personali rubate da persone ignare, che vengono poi vendute a chiunque sia disposto a pagare. Alcuni dati non sono fattuali, ma generati dall'intelligenza artificiale e includono argomenti di conversazione suggeriti, un elenco di presunti tratti della personalità e una verifica dei precedenti per verificare se l'utente ha condiviso contenuti per adulti, politici o religiosi. Sembra che il modello di business si basi in gran parte su utenti spaventati che vogliono rivedere i propri dati, precedentemente raccolti illegalmente. noyb ha ora presentato un reclamo all'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali lituana.
noyb.eu/en/whitebridgeai-your-…
Whitebridge.ai: your personal data is for sale to you and anyone
Lithuania-based Whitebridge AI sells “reputation reports” on everyone with an online presence. These reports compile large amounts of scraped personal information about unsuspecting peoplenoyb.eu
Ho appena scoperto che con DuckDuckGo (ma funziona anche per molti altri motori di ricerca) c'è la possibilità di mettere in black list dei siti in modo che i loro contenuti non vi compaiano tra i risultati della ricerca.
A cose serve? Beh... io lo faccio per evitare che mi compaiano nei risultati di ricerca siti come "repubblica.it" ad esempio, che per vedere i loro contenuti ti costringono a fare un abbonamento o accettare dei cookie. Siccome non voglio fare né una cosa né l'altra è inutile che "repubblica.it" mi compaia tra i risultati della ricerca.
Per farlo, da Firefox, bisogna installare l'add-on "uBlacklist", che trovate qui:
addons.mozilla.org/en-US/firef…
(funziona sia su PC che sul mio smartphone)
Una volta che l'avrete installato, vicino ad ogni risultato di una ricerca vi comparirà un'icona per mettere in blacklist quel sito (se siete su PC, da telefono invece è sotto "..."). In questo modo potrete farvi una vostra blacklist su quella particolare installazione di Firefox.
Una cosa interessante è la possibilità di sincronizzare tutti i vari Firefox che potreste avete su PC, tablet e telefono. Esistono due modi diversi per farlo.
Se non avete un sito vostro potete salvare la vostra blacklist su Google o Dropbox (non ne so di più perché non ho provato ma non sembra difficile).
Se invece avete un sito vostro basta fare un file di testo di nome "ublacklist.txt", metterlo sul vosto sito e inserire il suo URL nella configurazione dell'add-on che avete installato sui vostri vari Firefox.
In questo modo ogni volta che trovate un nuovo sito da bloccare vi basterà aggiungerlo in quel file e il blocco sarà operativo su tutti i vari Firefox (vostri o di altri) che puntano a quel file.
Ho semplificato molto, in realtà l'add-on è più potente, permette ad esempio di creare blacklist che contengono non solo nomi di dominio puri e semplici ("repubblica.it") ma anche espressioni regolari (da applicare al nome di dominio, al titolo della pagina e a chissà quali altre cose), potete bloccare del tutto un sito o bloccarlo solo per la sezione "News" dei risultati, o solo per la sezione "Image", ecc.
Mi sembra interessante...
Poliversity - Università ricerca e giornalismo reshared this.
Se qualcuno vuole provare ho messo una piccola blacklist qui:
raw.githubusercontent.com/mpol…
Bisogna entrare nelle opzioni dell'add-on, inserirla nella sezione "Subscriptions" e cliccare su "Enable".
Per inserirla senza fare tutti i passaggi di cui sopra si può cliccare qui:
ublacklist.github.io/rulesets/…
Non so perché ma ci vuole qualche minuto a volte perché si attivi.
Comunque, se fate una ricerca su Google (o su DuckDuckGo, se l'avete attivato nelle opzioni) con "marche elezioni 2025" non dovrebbero comparirvi risultati dal Corriere, Repubblica e Ansa.
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1× Porta Gigabit WAN
4× Porte Gigabit LAN
1× Porta USB 2.0
2× Antenne fisse ad alte prestazioni.
Disponibile per consegna a mano o spedizione.
freezonemagazine.com/news/juli…
Radiance Opposition è il decimo album dei Julie’s Haircut, una delle band indipendenti più longeve d’Italia: un gruppo che nel corso degli anni ha sviluppato un catalogo sonoro autentico e che con questo disco, il primo full length dal 2019, compie un passo verso il rinnovamento. Con un titolo che prende ispirazione dal libro di […]
L'articolo Julie’s
LIBANO. Beirut si tinge dei colori di Hezbollah e Amal nel ricordo di Nasrallah
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Nel quartiere affacciato sul mare migliaia di persone hanno commemorato Nasrallah e Safieddine: un raduno che mostra il radicamento di Hezbollah nella società libanese, nonostante le pressioni per il disarmo
L'articolo LIBANO. Beirut si tinge dei
Ausländerbehörden: Handy-Razzia zur Identitätsfeststellung wird bundesweiter Standard
freezonemagazine.com/articoli/…
Se un disco di un autore che conosci, ma non proprio a fondo in realtà, comincia col ricordarti addirittura un pezzo come China Bowl che rimanda dritto alla Cleaning Windows di Van Morrison, difficile passi sotto traccia. Almeno a queste latitudini. Lui si definisce un’anticonformista per eccellenza (così riporta il suo sito). Probabile lo sia, […]
L'articolo Pat McLaughlin –
simona
in reply to simona • •