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i sistemi satellitari sono una gran manna per i posti sperduti


Tubeless X-Ray Runs on Patience


Every time we check in on [Project326], he’s doing something different with X-rays. This week, he has a passive X-ray imager. On paper, it looks great. No special tube is required and no high voltage needed. Actually, no voltage is needed at all. Of course, there’s no free lunch. What it does take is a long time to produce an image.

While working on the “easy peasy X-ray machine,” dental X-ray film worked well for imaging with a weak X-ray source. He found that the film would also detect exposure to americium 241. So technically, not an X-ray in the strictest sense, but a radioactive image that uses gamma rays to expose the film. But to normal people, a picture of the inside of something is an X-ray even when it isn’t.

What was odd was that he tried three different sources with different materials, and only the Americium made an impression on the film. However, of the three samples, the Americium was the weakest. However, some measurements show that the spectrum of the gamma ray emission for each material is quite different. Clearly, the film was sensitive to a narrow range of gamma rays.

Compared to the previous makeshift X-ray tube, which was weak, the radioactive material emitted just a fraction of that tube’s output. He estimates that the americium, which you can rescue from smoke detectors or repair parts for them, emits less than 1% compared to the tube. He uses twelve of them, however, so the total output should be around 10%.

The image of an IC is impressive. But it also took two days of exposure. Not sure if this would be practical, but if you need imaging after the apocalypse, salvaged smoke detectors and dental film might be what you need.

The upper part of the machine, made from machined copper, looks impressive. It does, however, require some maintenance. We might have been tempted to put some sort of sealant over the copper. The story of how it came to exist isn’t your usual sponsorship story, either.

You might have better luck with the previous X-ray machine. Or bite the bullet, get a real X-ray tube, generate about 70 kV, and make a real one.

youtube.com/embed/PNQhdQ40ZYo?…


hackaday.com/2025/10/12/tubele…




Removing Infill to Make 3D Printed Parts Much Stronger


When it comes to FDM 3D prints and making them stronger, most of the focus is on the outer walls and factors like their layer adhesion. However, paying some attention to the often-ignored insides of a model can make a lot of difference in its mechanical properties. Inspired by a string of [Tom Stanton] videos, [3DJake] had a poke at making TPU more resilient against breaking when stretched and PLA resistant to snapping when experiencing a lateral force.

Simply twisting the TPU part massively increased the load at which it snapped. Similarly, by removing the infill from the PLA part before replacing it with a hollow cylinder, the test part also became significantly more resilient. A very noticeable result of hollowing out the PLA part: the way that it breaks. A part with infill will basically shatter. But the hollowed-out version remained more intact, rather than ripping apart at the seams. The reason? The hollow cylinder shape is printed to add more walls inside the part. Plus cylinders are naturally more able to distribute loads.

All of this touches on load distribution and designing a component to cope with expected loads in the best way possible. It’s also the reason why finite element analysis is such a big part of the CAD world, and something which we may see more of in the world of consumer 3D printing as well in the future.

If you want stronger prints, be sure to check out brick layers. Or, consider adding a little something extra.

youtube.com/embed/Iqf9Q1XlETM?…


hackaday.com/2025/10/12/removi…



January 2026 PPI GA Location Discussion


We are debating where to hold our General Assembly (GA) in January 2026.

The Board considered holding a physical event in Warsaw, Prague, and Potsdam/Berlin.

We are open to any reasonable offers. The event will also be taking place online, and the physical event may be a small or large event.

Technically more than one physical event is acceptable considering the global needs of our organization.

Please let a PPI representative know by October 19th if your party would like to host the GA.

We will announce the location(s) of the GA the following week.


pp-international.net/2025/10/2…



Afghanistan e Pakistan, combattimenti alla frontiera con decine di morti


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Decine di soldati uccisi e postazioni occupate in entrambe le direzioni, mentre Islamabad e Kabul chiudono i valichi di frontiera e rafforzano la sicurezza lungo il confine settentrionale
L'articolo Afghanistan e Pakistan, combattimenti alla frontiera con decine



Nei giorni successivi la formazione partigiana passa al comando di Stefano Carabalona grupposbarchi.wordpress.com/20…


Nei giorni successivi la formazione partigiana passa al comando di Stefano Carabalona

Rocchetta Nervina (IM): uno scorcio
Arturo Borfiga portò 12 russi al Dst. di Leo e un’altra volta un mulo con 2 mitragliatrici, di cui aveva infilato le canne nei pantaloni. Leo sgozzò l’ufficiale repubblichino che dai pressi del cimitero di Camporosso faceva sparare su Rocchetta Nervina. Quando a Vallecrosia il giorno del suo ferimento aprì la porta agli uomini dell’UPI era riuscito a mettere la mano sulla pistola del nemico, deviando il colpo partito nella colluttazione. Stefano “Leo” Carabalona era nato a Rocchetta Nervina (IM) il 10 gennaio del 1918. Dopo aver conseguito la maturità classica a Mondovì (CN), nell’imminenza della guerra fu chiamato alle armi ed inviato a Pola presso l’allora esistente scuola allievi ufficiali di complemento dei bersaglieri. Quale sottotenente dei bersaglieri partecipò alla campagna di Albania ed alla guerra in Grecia, dove venne decorato con una medaglia di bronzo al V.M. Promosso per merito straordinario tenente ed infine ferito più volte in combattimento, in seguito alle lesioni riportate nell’ultima delle ferite (schegge all’occhio sinistro) venne rimpatriato a Firenze presso l’ospedale militare. Congedato al termine della convalescenza, tornò a Rocchetta Nervina, ma nel 1941 in vista della campagna di Russia si arruolò volontario quale ufficiale di fanteria ed assegnato alla divisione celere “Legnano”. Rientrò in Italia a piedi con pochi superstiti della compagnia di cui era comandante. Nel 1943 si sottrasse alla chiamata della R.S.I.: per vendetta fu incendiata la casa di famiglia in Rocchetta Nervina, ma fortuite circostanze impedirono al fuoco di propagarsi e la casa si salvò. Sono rimaste sul pavimento di una stanza, visibili a tutt’oggi, le tracce di quelle fiamme. Massimo Carabalona, figlio di Stefano Carabalona, email del 23 dicembre 2021

Nella Valle Nervia alcuni ufficiali cercarono rifugio e sicurezza a Rocchetta Nervina, dove il tenente Stefano Carabalona [“Leo“], residente in loco, cercava di organizzare gli sbandati e di procurare il maggior numero di armi possibili. don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” – Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

L’8° distaccamento giunge a Rocchetta Nervina verso il 20 giugno [1944]. È comandato da Alfredo Blengino (Spartaco) che il giorno 23 dello stesso mese, lancia un proclama alla popolazione del paese ringraziandola per la solita buona accoglienza fatta ai partigiani ed invitandola ad appoggiare, nella maggior misura possibile, l’azione di chi combatte per la libertà […] Gli uomini della formazione ammontano ad una ventina, ma, in pochi giorni, il numero degli effettivi è pressocchè raddoppiato mentre viene notevolmente migliorata l’organizzazione del distaccamento. L’armamento consiste in fucili e moschetti. L’8° distaccamento opera nella Val Roja, procurando notevoli difficoltà al traffico delle truppe nazi-fasciste. Nei giorni successivi la formazione passa al comando di Stefano Carabalona (Leo) che si trova subito impegnato in un durissimo combattimento.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, p. 154

[…] il mese di luglio si aprì con un rastrellamento tedesco a largo raggio, essenzialmente rivolto verso Rocchetta Nervina (IM), Castelvittorio, Molini di Triora e Langan.
La difesa di Rocchetta Nervina, che si protrasse dal 1° al 4 luglio 1944, ebbe luogo soprattutto ad opera dell’8° Distaccamento della IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”, che da circa una settimana era attestato nel paese. […] Per alcune ore il combattimento si protrasse con alterne vicende ed alle 12 i nazifascisti si ritirarono, accusando la perdita di un centinaio di uomini.
La difesa del paese venne fiaccata il giorno successivo, 4 luglio 1944, ad opera di 800 uomini di truppa che, occupato il paese, lo saccheggiarono. Alla sera rimase sul selciato un ingente numero di vittime.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Ma il tedesco pagò ben caro il suo successo, perché non meno di 180 uomini furono messi fuori combattimento… Fra coloro che maggiomente si distinsero sono da ricordare il vecchio “Notu” che, benché fosse rimasto ferito due volte, continuò a lottare fino all’esaurimento delle sue munizioni, Longo [Antonio Rossi], Falce [G.B. Basso], Colombo, Filatri [Gennaro Luisito Filatro, nato il 24 giugno 1917 a Civita (CS), già sergente maggiore del Regio Esercito, ufficiale addetto alle operazioni di distaccamento, passò poi in Francia al seguito di Carabalona], il giovanissimo Arturo [Arturo Borfiga] ed il prode Lilli [Fulvio Vicàri], che doveva più tardi immolare la sua giovane esistenza per la causa della liberazione.
Stefano Carabalona (Leo) in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

Il rastrellamento di luglio [1944] da parte dei nazifascisti non fu lungo. ll Comandante Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] aveva ordinato ed organizzato una ritirata di emergenza e dava ordini precisi ai vari comandanti dei distaccamenti di attendere i suoi ordini. Radunò lo Stato Maggiore e studiò nei minimi particolari un attacco alla caserma di Pigna (IM)
[…] Il distaccamento di Stefano Leo Carabalona [poco tempo dopo comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] dalla parte di Rocchetta Nervina (IM), con Lolli [Giuseppe Longo, poco tempo dopo vice comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato], doveva vegliare con i suoi uomini la strada Dolceacqua-Pigna.
don Ermando Micheletto, Op. cit.

Verso la fine d’agosto 1944, in concomitanza con l’avanzata degli eserciti alleati sbarcati in Provenza, la V^ Brigata Garibaldi, forte ormai di oltre 950 uomini, iniziò un’azione convergente su Pigna, tenuta da un centinaio di militi repubblicani e centro delle difese nazi-fasciste della zona di montagna… In quei giorni si distinsero i distaccamenti di Gino (Gino Napolitano), di Leo (Stefano Carabalona), e di Moscone [Basilio Mosconi]. Alla fine il nemico rinunciò a difendere le sue posizioni di Pigna: evacuò il paese e si ritirò su posizioni più arretrate (Isolabona – Dolceacqua), abbandonando nella fuga precipitosa armi e munizioni che furono recuperate dai nostri e che andarono ad arricchire l’esiguo armamento di cui la brigata era provvista. Venne occupata Pigna, dove si stabilì il comando dei partigiani, si nominò un’amministrazione provvisoria e si provvide a munire la difesa della zona sia per poter riprendere gli attacchi verso la costa ed in direzione del fronte francese che si andava spostando verso est, sia per far fronte ad eventuali contrattacchi nemici. Infatti il I° distaccamento prese posizione su Passo Muratone alla destra dello schieramento per impedire puntate provenienti da Saorge (Francia); il V° distaccamento, al comando di Leo, occupò la stessa Pigna, posta al centro dello schieramento, distaccando una squadra di venti uomini a Gola di Gouta a guardia della strada. […] A Pigna, nel frattempo, era giunta una missionecomposta, di numerosi ufficiali “alleati”, accompagnati da un corrispondente di guerra canadese.
La missione studiata la zona, avrebbe dovuto proseguire per la Francia passando attraverso le maglie delle linee tedesche fra Gramondo e Sospel.
Mario Mascia, Op. cit.

Durante il periodo di attesa a PIGNA il comandante dei Partigiani della zona noto come LEO ci parlò della possibilità di passare in FRANCIA in barca da VENTIMIGLIA e suggerì di inviare uno dei suoi uomini sulla costa per fare delle indagini… I pescatori ci portarono vogando, senza ulteriori incidenti, in 3 ore e mezza a Monte Carlo [Monaco Principato] dove sbarcammo [quindi, approssimativamente alle ore 4 del 9 ottobre 1944, data in ogni caso indicata da Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013] e ci arrendemmo alla guarnigione F.F.I. La mattina seguente guidammo fino a Nizza e facemmo rapporto al Maggiore H. GUNN delle Forze Speciali … A Nizza informammo il Colonnello BLYTHE del quartier generale della task force della settima armata americana…
capitano G. K. Long, artista di guerra, documento britannico Mission Flap

Ad ogni modo presi contatto con Leo, che era appunto sbarcato in Francia in quel tempo… [parole del capitano Robert Bentley, ufficiale alleato di collegamento con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] Mario Mascia, Op. cit.

Il maresciallo Reiter fece accompagnare da due agenti in borghese la staffetta Irene [in questa versione dei fatti la persona, costretta dai nazisti a fare da esca per attirare in trappola i due partigiani] verso la casa di Vallecrosia, dove “Leo” e “Rosina[Luciano Mannini], ignari, aspettavano il ritorno di chi li aveva traditi [in altre versioni della narrazione di questo tragico evento emerge, invece, una casuale scoperta di collegamenti clandestini da parte degli apparati nazisti di controllo]
Leo [responsabile, al momento cui si riferisce la presente testimonianza, dell’Ufficio Informazioni Militari della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”] restò gravemente ferito [era il giorno 8 febbraio 1945]. Ma anche i due agenti nemici versarono in fin di vita. “Leo” e “Rosina” fuggirono per vie diverse eludendo anche il successivo rastrellamento tedesco. “Leo” trovò rifugio nella clinica Moro sulla via Romana, dove venne medicato ma non ricoverato. Il partigiano Lotti, probabilmente avvisato da “Rosina”, o non so come, avvisò il nostro CLN di Bordighera che “un agente americano” era stato ferito e si trovava alla clinica Moro. Insieme a Renzo Biancheri “U Longu”, prelevammo “Leo” dalla Clinica Moro [n.d.r.: che era stata trasferita dal 2 gennaio 1944 a Villa Poggio Ponente di Vallecrosia] e lo portammo all’ospedale di Bordighera. Riuscimmo a ricoverarlo con un tragico stratagemma. Per i ricoveri con ferita i medici dovevano dichiarare se la ferita era stata causata da scheggia di bomba o da colpo d’arma da fuoco. All’ospedale “Leo” venne curato da due medici che conoscevo bene, il dr. Giribaldi e il dr. Gabetti, e assistito dalla caposala, infermiera Eva Pasini. Il dr. Gabetti mi disse che difficilmente “Leo” sarebbe sopravvissuto e che quindi conveniva ricoverarlo come “ferito da colpo d’arma da fuoco” e non rischiare la vita quando la polizia fascista avesse preso conoscenza del referto. Così fu fatto: “Leo” fu ricoverato e gli vennero prestate le prime cure. La Pasini mi prese da parte e mi disse che “Leo” si sarebbe potuto salvare; e che se non era morto fino ad allora sarebbe potuto sopravvivere e a quel piìunto avrebbe dovuto subire l’inevitabile interrogatorio dei nazifascisti. Il pericolo era grave e serio: “Leo” era a conoscenza di importanti particolari della struttura dei servizi di informazione. Io e Renzo Biancheri, “Rensu u Longu”, accompagnammo “Leo” giù per le scale dell’ospedale e sulla canna della mia bicicletta lo portai a casa di Renzo, dove lo nascondemmo in cantina.
Avvisammo il dr. De Paolis, che si prese cura di “Leo”: lo curai con delle flebo che gli iniettavo nelle cosce perché non ero capace di infilare l’ago nel braccio.
All’interno del CLN il fatto suscitò scalpore e innestò una approfondita discussione, che evidenziò la urgente necessità di cautelarsi con le forze alleate della vicina Francia per una maggior collaborazione e soprattutto coordinamento. Curammo “Leo” come era possibile, ma le sue condizioni permanevano critiche. Con il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia predisponemmo una barca per il trasporto in Francia. Il Gruppo Sbarchi era stato creato dal nostro CLN, che mi incaricò ufficialmente, con tanto di credenziali dell’Alto Comando, di rappresentare la Resistenza Italiana presso il comando alleato e di coordinare le loro azioni alle nostre esigenze. Alla sera convenuta imbarcammo “Leo” e Luciano “Rosina” Mannini; con Renzo “U Longu”
[Biancheri] iniziammo a remare verso la costa francese. Il dr. De Paolis, viste le condizioni ormai gravi di “Leo”, mi aveva incaricato di iniettargli una fiala di adrenalina: con questa adrenalina in corpo “Leo” affrontò il viaggio. Giungemmo nel porto di Monaco, dove fummo subito presi in consegna dalle sentinelle algerine e portati all’Hotel de Paris, sede del comando francese. Riuscimmo a far ricoverare “Leo” a Nizza, ma per il resto insistetti non poco per contattare il comando inglese o quello americano, che erano gli autori della missione in Italia di “Leo”. Renzo ”Stienca” Rossi in Gruppo Sbarchi Vallecrosia, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM)> di Giuseppe Mac Fiorucci]

26 febbraio 1945 – Dal C.L.N. di Bordighera, prot. n° 2 al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Informava che il Comitato era entrato in contatto con il garibaldino Leo [Stefano Carabalona, già comandante di distaccamento partigiano e protagonista di eroici episodi, quali il suo contributo alla valorosa, ancorché vana difesa di Rocchetta Nervina (IM) e di Pigna (IM); artefice del ritorno da Ventimiglia (IM) via mare, con l’intervento finale di Giulio “Corsaro/Caronte” Pedretti e di Pasquale Pirata Corradi (detto anche Pascalin), ma con l’aiuto di molte altre persone, alle loro fila di alcuni ufficiali della missione alleata Flap; responsabile, al momento cui si riferisce la presente testimonianza, della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] del Secret Service [OSS statunitense] inviato a Vallecrosia dagli americani per avere notizie sulla 28^ linea; che Leo era poi stato ferito da agenti dell’U.P.I. [Ufficio Politico Investigativo della Repubblica di Salò] in seguito a una delazione del suo radiotelegrafista; che Leo era riuscito a fuggire dall’ospedale di Bordighera; che era stato prelevato da uomini del C.L.N. e ricoverato in luogo segreto in attesa di essere trasferito in Francia; che Leo aveva riferito di essere passato il 10 dicembre 1944 in Francia, che Leo aveva scritto una lettera, allegata al documento in parola, per il comandante Curto, lettera in cui Leo aveva scritto: “Era mia intenzione di recarmi presso di te per poterti dire qualche cosa che interessava sia te personalmente, sia il complesso di tutta la Divisione [II^ Divisione “Felice Cascione”]. Io sono partito per la Francia il 10 dicembre; giunto colà presi contatto con il Comando Americano di Nizza con il quale già ero in relazione da circa due mesi; presi pure contatto con il capitano inglese Bentley, il quale volle sapere da me vita e miracoli di tutti i capi: io dissi il più poco possibile e per quello che riguardava il colore politico andai coi piedi di piombo. In quei giorni prese contatto con il Comando Inglese il dott. Kanheman il quale si sbottonò facendo 53 profili per iscritto di tutti i capi dell’allora Divisione “F. Cascione”. Appena io sentii le sue bellicose intenzioni, da buon garibaldino, lo incontrai e misi in luce a lui e a quanti erano con lui (gli altri erano bravi figlioli e furono subito d’accordo con me) quanto di poco simpatico stessero facendo. D’allora stetti più in guardia. In ogni modo so con precisione che di parecchi capi ha dato giudizi un po’ avventati di Simon [Carlo Farini, Ispettore Generale al Comando Operativo della I^ Zona Liguria], Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione], Orsini [Agostino Bramè, commissario della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione] ed altri. Insomma ho creduto bene che tu sappia che questo signore si è presentato agli inglesi come l’anima e il cervello della Divisione, critico di tutto e di tutti, tu stesso non escluso. Io e Lolly [Giuseppe Longo, vice comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] in compenso abbiamo scritto parecchio sulla 2a Divisione Garibaldina e sul suo comandante e sono convinto che chiunque leggerà quelle modeste righe di modesti eroismi non potrà che meravigliarsi. I francesi parlano sovente di occupare fino a S.Remo, e siccome hanno sul fronte qualche battaglione potrebbero anche farlo; ad evitare ciò basterebbe l’occupazione fatta Mezz’ora prima dai garibaldini. Noi avevamo a che fare con gli americani che comandano questo fronte. Per conto mio, sono molto migliori degli inglesi, con noi poi vanno molto d’accordo. Giorni fa è arrivato in Francia il fratello di Kanheman (il fratello maggiore è andato a Roma) il quale dev’essere andato in Francia per dire agli inglesi che qui il patriottismo è divenuto banditismo, ecc… Ti prego di dire a Vittò che mi tenga sempre presente come suo garibaldino perché tutto il lavoro che faccio, l’ho fatto e lo continuerò a fare come Garibaldino della 2a Divisione Garibaldi. Io tornerò in Francia fra una decina di giorni anche perché la mia ferita me lo impone (non sono riusciti a prendermi, però mi hanno ferito allo stomaco) e se sia tu o Simon o qualche altro vuol darmi qualche incarico sarò ben lieto di rendermi utile Ti saluto caramente tuo Leo” . 10 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 410, al CLN di Bordighera – Invitava ad “intrattenere maggiori rapporti tra i due Comitati, mediante staffette che portino notizie riguardanti movimenti di truppa e segnalino eventuali bombardamenti”. Segnalava che il Comando Operativo della I^ Zona Liguria desiderava inviare alcuni documenti in Francia tramite “Leo” [Stefano Carabalona, che, ferito, dal 5 marzo era già stato portato in salvo in Costa Azzurra] e di conseguenza chiedeva la data in cui fosse stato disponibile “Leo”. Comunicava che 6 uomini dovevano varcare il confine. 12 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 424, a “Capitano Roberta” [Robert Bentley, capitano del SOE britannico, ufficiale di collegamento alleato con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] – Comunicava che… quel giorno stesso il CLN di Bordighera aveva avvertito che “Leo” e “Rosina” [Luciano Mannini], accompagnati da altri due partigiani [Renzo Biancheri e Renzo Rossi], erano, nella notte tra il 5 ed il 6 marzo partiti per la Francia; che “Leo” era sempre ferito; che il suo passaggio in Francia era stato affrettato. Da documenti IsrecIm in Rocco Fava,Op. cit.

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The Subtle Art of Letterform Design


Typeface (such as Times New Roman) refers to the design that gives a set of letters, numbers, and symbols their signature “look”. Font, on the other hand, is a specific implementation of a typeface, for example, Times New Roman Italic 12 pt.
‘Q’ is a counterpoint to the idea that typography is just one fussy detail after another.
Right about this point, some of you are nodding along and perhaps thinking “oh, that’s interesting,” while the rest of you are already hovering over your browser’s Back button. If you’re one of the former, you may be interested in checking out the (sort of) interactive tour of typography design elements by the Ohno Type School, a small group that loves design.

On one hand, letters are simple and readily recognizable symbols. But at the same time, their simplicity puts a lot of weight on seemingly minor elements. Small changes can have a big visual impact. The tour lays bare answers to questions such as: What is the optimal parting of the cheeks of a capital ‘B’? At what height should the crossbar on an ‘A’ sit, and why does it look so weird if done incorrectly? And yet, the tail of a ‘Q’ can be just about anything? How and why does an ‘H’ define the spacing of the entire typeface? All these (and more) are laid bare.

Font design in the hardware world is often constrained by display or memory limitations, but artistry in typography is still something that we’ve seen expressed in many different and wonderful ways over the years. For example, we covered a typeface whose symbols are not letters, but scope traces. And one enterprising fellow generated a new font (Avería) based on the average of every other font installed on his computer. The result was surprisingly attractive.


hackaday.com/2025/10/12/the-su…

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Tra AI e paura Skynet insegna: “Costruiremo dei bunker prima di lanciare l’AGI”


La frase “Costruiremo sicuramente un bunker prima di lanciare l’AGI” dal quale prende spunto l’articolo, è stata attribuita a uno dei leader della Silicon Valley, anche se non è chiaro a chi si riferisse esattamente con “noi”.

La frase ha catturato perfettamente il paradosso dei nostri tempi e l’ironia è evidente: coloro che stanno facendo progredire l’intelligenza artificiale più sofisticata a livello mondiale sono gli stessi che sono tremendamente preoccupati per le sue ripercussioni.

Mentre stanno proseguendo nelle loro ricerche, stanno al contempo escogitando strategie di evasione. La situazione è simile a quella di chi costruisce una diga consapevole che finirà per cedere, ma anziché provvedere a rafforzarla, preferisce procurarsi un’imbarcazione.

I bunker dei super ricchi e la paura dell’AGI


Durante un incontro estivo nel 2023, Ilya Sutskever, cofondatore di OpenAI e mente brillante dietro ChatGPT, fece una dichiarazione intrigante ai suoi ricercatori: “Costruiremo sicuramente un bunker prima di rilasciare AGI”… e poi “Certo, sarà facoltativo decidere se entrare o meno nel bunker”.

La sua affermazione enigmatica venne interrotta da un ricercatore che ne chiese il significato. Sutskever proseguì con una risposta che lasciò tutti sbalorditi: “Prima di procedere al lancio dell’AGI, costruiremo senza dubbio un bunker”.

Secondo quanto dichiarato da Reid Hoffman, fondatore di LinkedIn, una quota significativa, pari ad almeno il 50%, degli individui estremamente facoltosi nella Silicon Valley ha già fatto acquisizione di quella che viene definita come “assicurazione apocalittica”.

Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha acquistato due ville da 147 milioni di dollari sull’isola di Indian Creek in Florida. Larry Ellison, miliardario di Oracle, ha comprato (anche) una proprietà sull’isola hawaiana di Lanai. Peter Thiel, cofondatore di PayPal, ha scelto la Nuova Zelanda. Jack Ma, fondatore di Alibaba, il regista James Cameron e il guru della finanza William Foley hanno tutti costruito bunker postapocalittici in località remote.

La professoressa di informatica all’Università di Southampton, Dame Wendy Hall, non condivide le previsioni più cupe. Sostiene che, secondo la comunità scientifica, la tecnologia dell’intelligenza artificiale sia notevolmente avanzata ma ancora distante dall’intelligenza umana. Per arrivare a una vera AGI sarebbero necessari ulteriori significativi progressi. È eccessivo, quindi, drammatizzare la situazione. Le tempistiche, in particolare, lasciano perplessi.

Ma andiamo con calma ad analizzare la questione.

Le dichiarazioni sull’Artificial General Intelligence


Quando emergerà l’AGI, l’intelligenza artificiale generale, paragonabile a quella umana per ampiezza di competenze? Gli ottimisti dicono che sarà molto presto. Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha dichiarato a dicembre 2024 che sarebbe successo “prima di quanto la maggior parte delle persone pensi”. Il co-fondatore di DeepMind, Sir Demis Hassabis, stima i tempi tra i cinque e i dieci anni. Il fondatore di Anthropic, Dario Amodei, preferisce parlare di “intelligenza artificiale potente” e prevede che potrebbe realizzarsi già nel 2026.

Gli scettici ribattono che “i traguardi vengono costantemente spostati”: secondo Dame Wendy Hall, professoressa dell’Università di Southampton, tutto dipende dalla persona a cui si chiede. La tecnologia è impressionante, ma è ancora lontana dall’intelligenza umana. Il CTO di Cognizant, Babak Hojat, concorda: prima sono necessarie diverse innovazioni fondamentali. E non aspettatevi che l’AGI emerga “istantaneamente”: non si tratta di un solo giorno, ma di una lunga strada, con decine di aziende che perseguono approcci diversi.

Parte di questo entusiasmo è alimentato dall’idea della fase successiva: l’AGI, o super intelligenza, che supererà gli esseri umani. Già nel 1958, al matematico ungherese-americano John von Neumann fu attribuita la prima formulazione della “singolarità“, il punto oltre il quale il ritmo e la natura dello sviluppo informatico sfuggono alla comprensione umana.

Nel libro del 2024 Genesis, Eric Schmidt, Craig Mundie e il compianto Henry Kissinger discutono di una tecnologia superpotente che prende decisioni e controlla in modo così efficace che gli esseri umani gradualmente le cedono il controllo. Nella loro logica, la domanda non è “se”, ma “quando”.

Cosa porterà l’AGI tra benefici e paure


I sostenitori dipingono un quadro folgorante. L’intelligenza artificiale (AGI) contribuirà presumibilmente a trovare cure per malattie mortali, a superare la crisi climatica e a sbloccare fonti di energia pulita praticamente illimitate. Elon Musk ha parlato di una possibile era di “alto reddito universale”, in cui l’intelligenza artificiale diventerà così accessibile che tutti avranno il loro “R2-D2 e C-3PO”.

Nella sua visione, tutti avranno un’assistenza sanitaria, un alloggio, trasporti migliori e un’abbondanza sostenibile. Ma c’è un rovescio della medaglia in questo sogno. Si può impedire che un sistema del genere venga abusato dai terroristi o che concluda automaticamente che noi stessi siamo il problema più grande del pianeta?

Tim Berners-Lee, il creatore del World Wide Web, avverte che se una macchina è più intelligente di un essere umano, deve essere contenuta e, se necessario, “spenta”. I governi stanno cercando di costruire barriere protettive. Negli Stati Uniti, nel 2023, è stato emesso un ordine esecutivo presidenziale che impone ad alcune aziende di condividere i risultati dei test di sicurezza con le autorità, sebbene alcune disposizioni siano state successivamente indebolite in quanto “ostacolanti l’innovazione”.

Due anni fa, il Regno Unito ha lanciato l’AI Safety Institute, un’organizzazione governativa che studia i rischi dei modelli avanzati. In questo contesto, i super-ricchi discutono di “assicurazione contro l’apocalisse” – dalle case ai confini del mondo ai rifugi privati – sebbene anche in questo caso il fattore umano stia sconvolgendo tutto.

Ancora siamo lontani da questo


C’è anche chi considera l’intera discussione fuorviante. Il professore di Cambridge Neil Lawrence definisce il concetto stesso di AGI assurdo quanto “un veicolo universale artificiale”. Il mezzo di trasporto giusto dipende sempre dal contesto: le persone volano in Kenya, guidano fino all’università e vanno a piedi alla mensa. Non esiste e non esisterà mai un’auto adatta a tutti: perché aspettarsi il contrario dall’IA?

Lawrence ritiene che parlare di AGI distolga l’attenzione dai veri cambiamenti già in atto: per la prima volta, le persone comuni possono parlare con una macchina e capire cosa intende realmente. Questo sta cambiando la vita di tutti i giorni, il che significa che è necessario impegnarsi per garantire che la tecnologia funzioni a beneficio dei suoi utenti.

I sistemi attuali sono addestrati su enormi set di dati e sono eccellenti nel riconoscere schemi ricorrenti, dai marcatori tumorali nelle immagini alla probabile parola successiva in una frase. Ma non li “sentono”, non importa quanto convincenti sembrino le loro risposte.

Secondo Babak Hojat, esistono modi “intelligenti” per far sembrare che grandi modelli linguistici abbiano capacità di memoria e apprendimento, ma questi trucchi sono ben lontani dal livello umano. Il CEO di IV.AI, Vince Lynch, avverte che le affermazioni altisonanti sull’intelligenza artificiale sono semplicemente una trovata pubblicitaria. Se si costruisce “la cosa più intelligente del mondo”, i soldi arriveranno. In pratica, il percorso non si misura in due anni: richiede un’enorme potenza di calcolo, una grande creatività umana e infiniti tentativi ed errori.

Il Cervello umano è ancora più performante


Eppure, per certi aspetti, le macchine ci superano già nell’ampiezza delle loro applicazioni. L’intelligenza artificiale generativa può passare dalla storia medievale a equazioni complesse in un minuto. Persino gli sviluppatori non sempre capiscono perché il modello risponda in un certo modo, e alcune aziende segnalano miglioramenti nei loro sistemi. La biologia rimane ancora all’avanguardia: il cervello umano contiene circa 86 miliardi di neuroni e circa 600 trilioni di sinapsi, incomparabilmente di più delle architetture artificiali. Il cervello non ha bisogno di pause tra le interazioni; ristruttura continuamente la sua visione del mondo.

Se dici a una persona che è stata scoperta la vita su un esopianeta, questa lo integrerà immediatamente nella sua visione della realtà. Un modello linguistico “sa” questo solo nella misura in cui continui a ripeterglielo. L’LLM manca di metacognizione, la capacità di essere consapevoli della propria conoscenza. Gli esseri umani ce l’hanno, ed è spesso descritta come coscienza. È un elemento fondamentale dell’intelligenza che non è stato ancora replicato in laboratorio.

Dietro le grandiose previsioni e gli allarmi, a quanto pare, si nasconde una semplice verità: l’intelligenza artificiale sta già trasformando la vita quotidiana e i processi aziendali, e parlare di “vera” intelligenza artificiale è comodo per chi raccoglie fondi o definisce l’agenda.

Se e quando si verificherà un punto di singolarità rimane una questione aperta. Ma la qualità degli strumenti che creiamo ora, la loro sicurezza, trasparenza e utilità per le persone, dipendono molto più dei dibattiti su silos e date.

L'articolo Tra AI e paura Skynet insegna: “Costruiremo dei bunker prima di lanciare l’AGI” proviene da il blog della sicurezza informatica.



GitHub migra verso Azure! E addio a nuovi sviluppi per un anno


Quando Microsoft ha acquisito GitHub nel 2018, l’azienda ha cercato di tenersi alla larga. La piattaforma si è sviluppata in modo relativamente indipendente fino a quando le cose non hanno iniziato a cambiare negli ultimi mesi.

L’uscita di scena del CEO di GitHub, Thomas Domke, ad agosto e la graduale fusione con la struttura interna di Microsoft hanno consolidato questo nuovo corso. Come appreso da The New Stack, il prossimo passo di questa integrazione sarà una migrazione completa dell’infrastruttura di GitHub sul cloud di Azure. Per raggiungere questo obiettivo, l’azienda prevede persino di ritardare il lancio delle nuove funzionalità.

In una lettera ai dipendenti, il CTO Vladimir Fedorov ha spiegato che la sede principale di GitHub in Virginia non è più in grado di gestire il carico di lavoro. Il problema è la mancanza di risorse, soprattutto considerando la rapida crescita dell’utilizzo di intelligenza artificiale e Copilot.

Ha affermato che la piattaforma dovrà abbandonare completamente i propri data center entro 24 mesi. Di questo lasso di tempo, sei mesi sono riservati a ritardi imprevisti, il che significa che la maggior parte del lavoro dovrà essere completata entro 18 mesi. Il sistema opererà inoltre contemporaneamente sia sulla vecchia che sulla nuova infrastruttura per almeno sei mesi, riducendo i tempi effettivi a un anno.

Per rispettare la scadenza, i team di GitHub devono ora concentrarsi quasi esclusivamente sulla migrazione. Fedorov afferma esplicitamente che la priorità è la migrazione ad Azure , anche se ciò significa abbandonare temporaneamente lo sviluppo di nuove funzionalità. La definisce una “finestra” in cui è possibile rallentare temporaneamente lo sviluppo del prodotto per la ristrutturazione tecnica, e questa finestra dovrebbe essere mantenuta il più breve possibile.

GitHub ha iniziato la migrazione ad Azure in precedenza ma finora i passaggi sono stati irregolari e non sempre coronati da successo. Esistono anche esempi di migrazioni di successo, come il progetto Proxima, che consente ai clienti europei di archiviare il codice esclusivamente nelle regioni Azure locali. È stato sviluppato fin dall’inizio senza i server di GitHub e opera esclusivamente nel cloud Microsoft.

Secondo Fedorov, la piattaforma deve semplicemente completare la migrazione, in parte grazie agli strumenti di intelligenza artificiale che stanno rapidamente guadagnando popolarità. Azure è già utilizzato in componenti come GitHub Actions, la ricerca, i nodi edge e persino Proxima. Ma ora è il momento non solo di aumentare la propria quota nel cloud, ma di migrare completamente verso di esso.

GitHub ha recentemente subito delle interruzioni, una delle cause è dovuta alle risorse limitate del suo data center principale. Gli agenti di intelligenza artificiale, attivamente utilizzati nella nuova infrastruttura, stanno creando un carico di lavoro aggiuntivo. Tuttavia, molti dipendenti sono preoccupati per la migrazione di servizi critici. Questo vale in particolare per i cluster MySQL, che funzionano su hardware dedicato. Sono difficili da adattare al cloud e questo potrebbe causare ulteriori interruzioni.

In una dichiarazione ufficiale, GitHub ha confermato i suoi piani e ha spiegato che l’infrastruttura dovrà supportare la crescita sia della piattaforma stessa che dei suoi strumenti di intelligenza artificiale. L’azienda ritiene che il passaggio ad Azure sia un passaggio necessario per operazioni stabili e scalabili. Questa decisione consentirà rilasci più rapidi e manterrà l’affidabilità senza essere limitata dalle funzionalità attuali.

Non tutti gli sviluppatori sono entusiasti dei crescenti legami di GitHub con Microsoft e Azure. Questo vale soprattutto per i sostenitori dell’open source che apprezzavano la relativa indipendenza della piattaforma.

Tuttavia, le principali lamentele ora non si concentrano sulle strutture aziendali, ma su problemi tecnici, come interruzioni e limitazioni, riscontrati dagli utenti.

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Sarò alla marcia perchè la Palestina trovi finalmente Pace


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/saro-al…
Anche stavolta parteciperò alla Marcia della Pace Perugia-Assisi. L’ho fatto tante volte, fin dai tempi della FGCI. Poi, negli anni, con i figli piccoli, figli di noi che stavamo diventando



Oggi tutti in marcia per la pace!


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/oggi-tu…
“Ci sarà una partecipazione molto ampia da ogni parte d’Italia. Ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile questo evento, istituzioni incluse”. Così Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, ha aperto l’incontro con la stampa



Stampubblica e noi – Cronaca di una tragedia politica


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/stampub…
Era il 2016 quando Giovanni Valentini, tra i fondatori e per quarant’anni tra le firme più note e stimate di Repubblica, mandò in libreria un saggio dal titolo profetico: “La Repubblica tradita” (Paper First editore).




MAMbo è molto attivo nella costruzione e nel mantenimento di una fitta rete di relazioni con altri musei adrianomaini.altervista.org/ma…






“Metti via la spada”. Sono le parole rivolte da Gesù a Pietro nell’orto degli ulivi: Leone XIV le ha poste al centro della sua omelia, durante l’omelia della Veglia mariana con il Rosario per la pace pronunciata in piazza San Pietro.


“Dio regala gioia a chi produce amore nel mondo, gioia a quanti, alla vittoria sul nemico, preferiscono la pace con lui”. Ad assicurarlo è stato il Papa, commentando la frase contenuta nel angelo di Matteo: "Beati voi, operatori di pace”.


“I grandi del mondo si costruiscono imperi con il potere e il denaro”, ma “Dio non fa così: il Maestro non ha troni, ma si cinge un asciugamano e s’inginocchia ai piedi di ciascuno”.


“Metti via la spada”. Sono le parole rivolte da Gesù nell’orto degli ulivi, e il Papa le ha poste al centro della sua omelia, durante l’omelia della Veglia mariana con il Rosario per la pace pronunciata in piazza San Pietro, in occasione del Giubileo…


se israele fosse una vera democrazia troverebbe imbarazzante spiegare ai palestinesi che tornano alle loro case e non le trovano, perché per combattere dei terroristi, con fini operazioni di intelligence (questo viene fatto se davvero sono terroristi), per quale motivo ha avuto necessità di applicare una così completa distruzione del territorio. ma siccome non è una vera democrazia, e questo si evince proprio dal fatto che pensa che tutti i palestinesi, anche i bambini di 1 giorno, sono dei terroristi (nonché ogni genere di giornalista di parte politica non allineata al governo israeliano), un po' come quando un famoso dittatore di 80 anni fa pensava che tutti gli ebrei fossero dannosi. alla fine il tempo passa, e persone diverse fanno comunque sempre le stesse cose, e costruiscono i cattivi per convenienza politica.


Un East Shield a difesa dell’Europa. Reportage dal Fianco Orientale

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Krynki è un piccolo villaggio della Polonia nord-orientale, a circa tre ore di auto da Varsavia. La strada per arrivarci attraversa la pianura polacca senza incontrare ostacoli naturali, fatta eccezione per la nebbia, a tratti fittissima, che da ottobre a marzo riduce la visibilità ad appena pochi metri e



Plus, when did claret get so good and why did Shackleton's ship Endurance sink? Historical updates aplenty.

Plus, when did claret get so good and why did Shackletonx27;s ship Endurance sink? Historical updates aplenty.#TheAbstract


Mole-Rats Could Hold the Key to Living Longer


Welcome back to the Abstract! These are the studies this week that lived long, played hard, crashed out, and topped it off with a glass of claret.

First off, it’s Naked Mole-Rat Week! Or at least it should be, given that there are multiple new studies about these rodents, which are neither moles nor rats, but are certifiably naked. Then: dogs on benders; ships on ice; and an aged wine with notes of oak, blackberry, and aggressive trade policy.

The age of Man is over; the time of the Mole-Rat has come


Yamakawa, Masanori et al. “Quantitative and systematic behavioral profiling reveals social complexity in eusocial naked mole-rats.” Science Advances.

Y. Chen et al. “A cGAS-mediated mechanism in naked mole-rats potentiates DNA repair and delays aging.” Science.

What a whirlwind week it’s been for the naked mole-rat beat, with studies that shed light into the complex social behavior of these burrowing rodents as well as their extreme longevity. Let’s make like a naked mole-rat and dig in!

Naked mole-rats didn’t get the memo about being a normal mammal and instead opted for a “eusocial” society similar to insects that is ruled by a colony queen with an entourage of breeder males, which are supported by a caste system of non-breeding workers. It’s super weird, but it seems to be working out for them because they can live to nearly 40 years old—ten times longer than most animals their size—and they are highly resistant to cancer and a host of other deathbringers.

Scientists took a closer look at the palace intrigue of these rodents by setting up several colonies in laboratory conditions and tracking their movements with microchips. The results revealed that queens are bossy bullies that get so tired from shoving their subjects around that they have to take frequent royal naps.
Different chambers in the experiment. Image: Yamakawa, Masanori et al.
Non-breeding workers, meanwhile, fell into six main “clusters” including cleaners, transport specialists, caretakers, diggers, and a group that just kind of idly loafs around (my spirit mole-rat cluster).

“Breeding females patrol burrows and display agonistic dominance toward nonbreeders paralleling queen aggression in primitively eusocial insects,” said Masanori Yamakawa of Kumamoto University. Meanwhile, non-breeding “cluster 1 individuals (high mobility and garbage occupancy) may serve as transport specialists, whereas those in cluster 4 (low mobility and frequent occupancy of nonfunctional chambers) may engage primarily in digging tasks. Cluster 5 individuals, who frequently occupied toilet chambers, may contribute to cleaning-related roles.”

In addition to this window into mole-rat social behavior, a new genetic analysis identified the critical role of an enzyme called cGAS, a common component in animal immune systems, in extending the lives of these subterranean super-agers.

Whereas cGAS may hinder DNA repair in most animals, including humans and mice, the naked mole-rat has evolved a version of the enzyme with four modified amino acids that enhances DNA repair . Naturally, the researchers also engineered some fruit flies with this naked mole rat enzyme—you gotta mess with fruit flies or it’s not science—and lo and behold, the juiced flies lived to about 70 days, roughly ten days longer than the control group.

“Our work provides a molecular basis for how DNA repair is activated to contribute to the exceptional longevity during evolution in naked mole-rats,” said researchers led by Yu Chen of Tongji University in Shanghai. “These findings support the notion that efficient DNA repair decelerates the aging process and raise the possibility that targeting cGAS to enhance DNA repair could provide an intervention strategy for promoting longevity.”

All those past adventurers were looking for the Fountain of Youth in the wrong places; it wasn’t in some beautiful tropical grove, but rather a stanky underground rodent pit.

In non-naked-mole-rat news…

Sit. Stay. Stage an intervention.


Mazzini, Alja et al “Addictive-like behavioural traits in pet dogs with extreme motivation for toy play.” Scientific Reports.

Dogs can literally get addicted to the game, according to a study that probed “‘excessive toy motivation” in domestic dogs as “a potential parallel to behavioral addictions in humans.” What this means in practice is that researchers enlisted 105 dogs to play with a lot of really fun toys and about a third of them got totally hooked.
youtube.com/embed/6hDndTOibQs?…
Thirty-three of the playful pooches “exhibited behaviors consistent with addictive-like tendencies including an excessive fixation on toys, reduced responsiveness to alternative stimuli, and persistent efforts to access toys,” said researchers led by Alja Mazzini of the University of Bern. “Dogs [are] the only non-human species so far that appears to develop addictive-like behaviours spontaneously without artificial induction.”
A bull terrier during tug-of-war play. Image: Alja Mazzini
While this an interesting scientific conclusion, the study is perhaps most notable for producing delightful footage of dogs in the midst of full-on toy benders. Like all of us who struggle with bad habits and fixations, these dogs will just have to take it one play at a time.

The enduring Endurance mystery


Tuhkuri, Jukka. Why did Endurance sink? Polar Record.

Endurance, the ship crushed by ice in 1915 during Ernest Shackleton's Antarctic expedition, was actually not all that endurant, according to Jukka Tukuri of Aalto University who concludes in a new study that “Shackleton was well aware of the risks related to the strength of Endurance, but chose to use it anyway.”

“This ship is not as strong as the Nimrod constructionally” wrote Shackleton of Endurance in a letter to his wife in 1914, comparing it to his previous Antarctic ride. “There is nothing to be scared of as I think she will go through ice all right only I would exchange her for the old Nimrod any day now except for comfort.”

You have to love the phrase “there is nothing to be scared of” in a letter from a guy on his way to the South Pole in a rickety ship that is definitely going to sink the following year. I’m sure Mrs. Shackleton was totally comforted by this! Tukuri provides many other fascinating diary entries to support his conclusion that “Endurance was not among the strongest ships of its time.”
The wreck of Endurance. Image: © Falklands Maritime Heritage Trust / National Geographic
That said, Endurance spent more than a century two miles under the Antarctic seas before the wreck was amazingly rediscovered and photographed in 2022. It’s still looking pretty good, even if Shackleton’s decision to set sail in it does not hold up as well.

A toast to the 17th century


Leary, Charlie. “Tasting 1660s Bordeaux claret: temporal transformation and wine economics.” Notes and Records: the Royal Society Journal of the History of Science.

To fight off that polar chill, let’s warm up for the (North American) long weekend with a really, really aged glass of wine. A new study upends the traditional narrative about the emergence of Bordeaux claret as a desired wine in the 1600s, suggesting it was not strictly developed in response to tariffs (Sike! I used wine to lure you into a disguised tariff story).

“The advent of a stronger, darker style of Bordeaux red wine, known as claret, in the English market has drawn substantial scholarly interest because it played a pivotal role in the balance of trade and international political economy during the eighteenth century,” said author Charlie Leary, a wine historian.

“Economic historians have posited that Bordeaux vignerons developed high-quality, high-priced claret in response to England’s fixed, volume-based tariffs on French wine,” he continued. “This article…shows that the new claret style pre-existed England’s tariff regime.”

With that, cheers to lost years and jeers to economic fears.

Thanks for reading! See you next week.




L’Unione dei Comitati contro l’inceneritore partecipa al “IX. International Applied Social Sciences Congress - C-iasoS 2025”


L’Unione dei Comitati contro l’inceneritore partecipa al “IX. International Applied Social Sciences Congress - C-iasoS 2025”, che si terrà presso l’Università di Roma “La Sapienza” dal 13 al 15 Ottobre 2025, illustrando un lavoro dal titolo “The Rome Waste Management Plan - Incinerator: A Wrong Choice”.

E’ una occasione importante per presentare, in un contesto internazionale qualificato, le considerazioni che facciamo da tempo nel denunciare la assurdità di questo Progetto – antistorico, antieconomico e pericoloso – e per confrontarci con esperti che certamente non affrontano il tema sulla base di pregiudizi ideologici o di interessi economici di lobby industriali; è un primo contributo ad un auspicabile dibattito sul piano di Roma e sul nuovo inceneritore, in assenza di un confronto mai accettato dal Sindaco di Roma.

La presentazione, fatta da Giuseppe Girardi, si terrà lunedì 13, nella sessione pomeridiana che inizia alle ore 14, presso la “Sala Lauree” della facoltà di Scienze Politiche, alla città universitaria, Piazzale Aldo Moro, 1.



Hack the Promise 2025 Conference Review


The HackThePromise Festival took place again from October 3–5, 2025 in the city of Basel, Switzerland. The theme this year was “Hacking Systems, Hacking Futures.” As usual, numerous Pirates were in attendance, including PPI´s alternate board member Schoresh Dawoodi who spoke at the event and took pictures for us.

The festival interprets “hacking” as not only about computers. It means breaking open systems, rethinking rules, and finding new ways to live and work together. HackThePromise mixes talks, art, films, workshops, technology, and social discussions.

Over three days, participants questioned ask how technology can serve freedom and community instead of control.

HackThePromise continues to grow as a meeting point for creative blending of technology and society. It is not only about tools but also about values. We look forward to participating in the future.


pp-international.net/2025/10/h…



il coordinamento impossibile


ottobre è letteralmente impazzito. non riesco a tener dietro al cumulo di incontri avvenuti, imminenti, in programma.
solo ieri, quattro o cinque - ma sicuramente di più - reading, mostre e presentazioni contemporanee tra Roma e fuori.
sono stato assente ovunque, preso da faccende extraletterarie.
ma anche avessi potuto dedicarmi a una cosa, quale avrei scelto?

anni fa si parlava di una specie di coordinamento cittadino per gli eventi, ovviamente mai realizzato.

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Il Dpp racconta la difesa che verrà. La spesa militare italiana letta da Mazziotti di Celso

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Il ministero della Difesa ha reso pubblico il Documento Programmatico Pluriennale 2025-2027. Il documento viene pubblicato dopo la legge di bilancio, pertanto non aggiunge fondi ulteriori a quelli già stanziati per la difesa. Tuttavia, esso fornisce dettagli



PODCAST. Testimonianza da Gaza: in migliaia ritornano verso le case distrutte


@Notizie dall'Italia e dal mondo
"Dobbiamo cominciare a ricostruire. Ma dobbiamo ricostruire noi stessi prima, la nostra anima". Sami Abu Omar, cooperante di Gaza, ci racconta le prime ore del cessate il fuoco e la situazione nella Striscia di Gaza.
L'articolo PODCAST. Testimonianza da







There are famously two hard problems in computer science: cache invalidation, naming things, and off by one errors.

PS: Friendica status editor does not seem to have a language selector; hopefully this post-scriptum will give the oversmart algoritm some hints about it but I'm disappointed, given UX is not in the "hard problems" set 😁





GL-Como - Linux Day 2025


gl-como.it/v2015/linux-day-202…
Segnalato da Linux Italia e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
Anche quest'anno il GL-Como partecipa al Linux Day!
L'appuntamento annuale organizzato da ILS è nato nel 2001 per promuovere le idee del software libero e dell'open source, con un occhio di riguardo verso Linux. L'evento è

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La convenienza di limitare il pensiero


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/la-conv…
Leggiamo ciò che siamo e leggiamo sempre meno. A dilrlo, già nel maggio scorso durante il Salone del libro di Torino l’Associazione Italiana Editori (AIE) che aveva rilevato come l’andamento dell’editoria stesse subendo un calo importante delle vendite,



Wizard Bisan, oggi




This week, we discuss a ransomware gang, book bans, and infrastructure.

This week, we discuss a ransomware gang, book bans, and infrastructure.#BehindTheBlog


Behind the Blog: Sinkholes and Site Seizures


This is Behind the Blog, where we share our behind-the-scenes thoughts about how a few of our top stories of the week came together. This week, we discuss a ransomware gang, book bans, and infrastructure.

JOSEPH: I thought I’d give you something from the digital underground that happened last night. So recently a group that goes by the name Scattered LAPSUS$ Hunters (I know, it’s a mouthful) has been threatening to dump data from customers of Salesforce. The group’s name is an amalgamation of a bunch of other English-speaking loosely connected hacking groups: Scattered Spider, LAPSUS$, Shiny Hunters, etc. This latest iteration is trying to get Salesforce to pay a ransom; Salesforce says it won’t. The group says it has data from all sorts of companies, including Disney/Hulu, FedEx, Toyota, UPS, and many more.

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Il Senato sblocca 914 miliardi e rilancia la strategia Usa di difesa

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Dopo settimane di stallo procedurale, il Senato degli Stati Uniti ha approvato a larga maggioranza la propria versione del National defense authorization act (Ndaa), riportando il dossier difesa al centro dell’agenda di Washington. La mossa sblocca il confronto con la Camera e apre



Dpp, luci e ombre del nuovo documento strategico della Difesa. L’analisi del gen. Camporini

@Notizie dall'Italia e dal mondo

In questi giorni le Camere hanno ricevuto il nuovo Documento programmatico pluriennale (Dpp) della Difesa 2025-2027. La pubblicazione del documento, prodotto dal ministero della Difesa, rappresenta un appuntamento annuale di grande importanza per analizzare le