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3D Printed Part Causes Light Aircraft Crash


Aircraft parts generally have to meet very specific standards, because if certain parts fail, the aircraft falls out of the sky. This usually ends poorly, and is best avoided by using the proper equipment during repair and maintenance tasks. A great example of this comes to us from the UK, where a light aircraft crashed after an aftermarket 3D printed component failed. (via BBC)
It’s not supposed to look like that. Credit: AAIB
The report from the Air Accidents Investigation Branch tells the story. The owner of a Cozy MK IV light aircraft had fitted it with a 3D-printed air intake elbow, which fed the engine. During the landing phase of a recent flight, the air intake collapsed, starving the engine of air and leading to a loss of power. With precious little altitude and speed, the pilot was unable to reach the runway, landing short and crashing into part of the airfield’s instrument landing system (ILS). Thankfully, the pilot only suffered minor injuries.

Post-crash analysis revealed that the aircraft owner had installed the 3D-printed component, purchased from an air show in the United States. The part was believed to be printed in a CF-ABS filament, with a supposed glass transition temperature of 105 C. Noting this was above the glass transition temperature of the standard fiberglass epoxy resin part used in these aircraft, the owner believed the part to be fit for purpose. However, post-crash testing revealed the 3D printed part had a glass transition temperature of under 55 C, and also lacked the aluminium tube reinforcement of the standard intake. Thus, when it was used in the hot engine bay of the small aircraft, it eventually grew hot enough to fail, causing the loss of power that led to the crash.

The basic lesson here is easy to understand. Don’t rely on an untested 3D printed part when life and limb are on the line. You wouldn’t 3D print a seatbelt, now, would you? Stick to stuff that won’t hurt you if it fails, and be safe out there.

[Thanks to George Graves for the tip!]


hackaday.com/2025/12/10/3d-pri…



Chrome sotto attacco! Google rilascia d’urgenza una patch per un bug senza CVE


Un aggiornamento urgente è stato pubblicato da Google per la versione stabile del browser Desktop, al fine di risolvere una vulnerabilità estremamente grave che è attualmente oggetto di sfruttamento.

Questo aggiornamento, che porta il browser alla versione 143.0.7499.109/.110, risolve tre vulnerabilità di sicurezza, compresa una falla zero-day contrassegnata come 466192044. Google, diversamente dal solito, ha tenuto nascosti i dettagli del suo identificatore CVE, limitandosi a indicarlo come “In fase di coordinamento”.

Google ha inoltre risolto, altre due vulnerabilità di media gravità segnalate da esperti di sicurezza esterni. Per questo, sono stati assegnati complessivamente 4.000 dollari nell’ambito del programma di bounty per i bug e sono:

  • CVE-2025-14372: una vulnerabilità di tipo “use-after-free” nel Password Manager. Questo bug di danneggiamento della memoria è stato segnalato da Weipeng Jiang (@Krace) di VRI il 14 novembre 2025, che ha fruttato una ricompensa di 2.000 dollari.
  • CVE-2025-14373: Un’implementazione inappropriata nella barra degli strumenti. Scoperta dal ricercatore Khalil Zhani il 18 novembre 2025, anche questa falla comportava una ricompensa di 2.000 dollari.

Ritornando alla precedente vulnerabilità senza CVE, l’azienda ha riportato un monito severo: “È noto a Google che esista un exploit specifico del numero 466192044″. Ciò conferma che gli autori della minaccia hanno già sfruttato la falla per colpire gli utenti.

La condizione di “coordinamento in corso” implica che la vulnerabilità potrebbe implicare un’ulteriore cooperazione con altri fornitori, prima di poter rendere pubblici i dettagli tecnici completi in piena sicurezza.

L’aggiornamento è ora disponibile per gli utenti Windows, Mac e Linux. Dato lo sfruttamento attivo della vulnerabilità ad alta gravità, si consiglia vivamente ad amministratori e utenti di non attendere il rilascio automatico.

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React2Shell sfruttata da Lazarus? Nasce EtherRAT, il malware che vive sulla blockchain


Appena due giorni dopo la scoperta della vulnerabilità critica di React2Shell, i ricercatori di Sysdig hanno scoperto un nuovo malware, EtherRAT, in un’applicazione Next.js compromessa. Il malware utilizza gli smart contract di Ethereum per la comunicazione e ottiene persistenza sui sistemi Linux in cinque modi.

Gli esperti ritengono che il malware sia correlato agli strumenti utilizzati dal gruppo nordcoreano Lazarus. Tuttavia, EtherRAT differisce dai campioni noti per diversi aspetti chiave.

React2Shell (CVE-2025-55182) è una vulnerabilità critica nella popolare libreria JavaScript React di Meta.Il problema, che ha ricevuto un punteggio CVSS di 10 su 10, è correlato alla deserializzazione non sicura dei dati nei componenti di React Server e consente l’esecuzione di codice remoto sul server utilizzando una normale richiesta HTTP (senza autenticazione o privilegi).

Il bug riguarda le ultime versioni 19.0, 19.1.0, 19.1.1 e 19.2.0 nelle configurazioni predefinite, nonché il famoso framework Next.js. Le correzioni sono state rilasciate nelle versioni 19.0.1, 19.1.2 e 19.2.1 di React, nonché per le versioni di Next.js interessate.

Gli esperti avvertono che potrebbero verificarsi problemi simili in altre librerie con implementazioni di React Server, tra cui: plugin Vite RSC, plugin Parcel RSC, anteprima di React Router RSC, RedwoodSDK e Waku.

La vulnerabilità è già stata sfruttata dai gruppi di hacker cinesi Earth Lamia e Jackpot Panda e almeno 30 organizzazioni sono state colpite dagli attacchi.

Gli attacchi iniziano sfruttando la vulnerabilità React2Shell. Una volta sfruttata, un comando shell codificato in base64 viene eseguito sul sistema di destinazione. Questo comando viene utilizzato per scaricare uno script s.sh dannoso tramite curl, wget o python3. Il comando viene ripetuto ogni 300 secondi fino al completamento del download. Lo script risultante viene verificato, gli vengono concessi i permessi di esecuzione e viene avviato.

Lo script crea quindi una directory nascosta in $HOME/.local/share/, dove scarica la versione 20.10.0 del runtime Node.js legittimo direttamente dal sito web ufficiale nodejs.org. Quindi scrive un payload crittografato e un dropper JavaScript offuscato, che viene eseguito tramite il binario Node scaricato. Lo script si elimina quindi da solo.

Il dropper legge il blob crittografato, lo decrittografa utilizzando una chiave AES-256-CBC codificata e scrive il risultato come un altro file JavaScript nascosto. Il payload decrittografato è EtherRAT, distribuito utilizzando Node.js precedentemente installato.

Secondo gli esperti, EtherRAT utilizza gli smart contract di Ethereum per il controllo, rendendo gli aggressori resistenti al blocco. Il malware interroga simultaneamente nove provider RPC pubblici di Ethereum e seleziona il risultato in base al voto a maggioranza, proteggendo dall’avvelenamento di un singolo nodo o di un sinkhole.

Ogni 500 millisecondi, il malware invia URL casuali, simili agli indirizzi CDN, al suo server di comando e controllo ed esegue il codice JavaScript restituito tramite AsyncFunction. Questo fornisce agli aggressori una shell Node.js interattiva a tutti gli effetti.

Secondo gli analisti, gli hacker nordcoreani hanno già utilizzato contratti intelligenti per distribuire malware. Questa tecnica, chiamata EtherHiding, è stata descritta in report di Google e GuardioLabs . Sysdig osserva inoltre che il pattern di download crittografato in EtherRAT corrisponde a quello del malware BeaverTail, utilizzato nella campagna Contagious Interview collegata alla Corea del Nord.

Il rapporto sottolinea inoltre l’estrema aggressività di EtherRAT nei sistemi Linux. Il malware utilizza cinque meccanismi per insediarsi nel sistema infetto:

  • cron;
  • iniezione in bashrc;
  • Avvio automatico XDG;
  • servizio utente systemd;
  • iniezione nel profilo.

Un’altra caratteristica unica di EtherRAT è la sua capacità di auto-aggiornamento. Il malware carica il suo codice sorgente su un endpoint API e riceve codice sostituito con le stesse funzionalità ma con un offuscamento diverso. Il malware si sovrascrive quindi e avvia un nuovo processo con il payload aggiornato. Secondo i ricercatori, questo aiuta a eludere i meccanismi di rilevamento statici, può ostacolare l’analisi o aggiungere funzionalità specifiche.

Nel suo rapporto, Sysdig fornisce un breve elenco di indicatori di compromissione relativi all’infrastruttura di distribuzione EtherRAT e ai contratti Ethereum. I ricercatori raccomandano di verificare la presenza dei meccanismi di persistenza elencati, di monitorare il traffico RPC di Ethereum, di monitorare i log delle applicazioni e di ruotare regolarmente le credenziali.

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Your Supercomputer Arrives in the Cloud


For as long as there have been supercomputers, people like us have seen the announcements and said, “Boy! I’d love to get some time on that computer.” But now that most of us have computers and phones that greatly outpace a Cray 2, what are we doing with them? Of course, a supercomputer today is still bigger than your PC by a long shot, and if you actually have a use case for one, [Stephen Wolfram] shows you how you can easily scale up your processing by borrowing resources from the Wolfram Compute Services. It isn’t free, but you pay with Wolfram service credits, which are not terribly expensive, especially compared to buying a supercomputer.

[Stephen] says he has about 200 cores of local processing at his house, and he still sometimes has programs that run overnight. If your program already uses a Wolfram language and uses parallelism — something easy to do with that toolbox — you can simply submit a remote batch job.

What constitutes a supercomputer? You get to pick. You can just offload your local machine using a single-core 8GB virtual machine — still a supercomputer by 1980s standards. Or you get machines with up to 1.5TB of RAM and 192 cores. Not enough for your mad science? No worries, you can map a computation across more than one machine, too.

As an example, [Stephen] shows a simple program that tiles pentagons:

When the number of pentagons gets large, a single line of code sends it off to the cloud:

RemoteBatchSubmit[PentagonTiling[500]]

The basic machine class did the work in six minutes and 30 seconds for a cost of 5.39 credits. He also shows a meatier problem running on a 192-core 384GB machine. That job took less than two hours and cost a little under 11,000 credits (credit cost from just over $4/1000 to $6/1000, depending on how many you buy, so this job cost about $55 to run). If two hours is too much, you can map the same job across many small machines, get the answer in a few minutes, and spend fewer credits in the process.

Supercomputers today are both very different from old supercomputers and yet still somewhat the same. If you really want that time on the Cray you always wanted, you might think about simulation.


hackaday.com/2025/12/10/your-s…



Volumetric Display With Lasers and Bubbly Glass


King Tut, with less resolution than he's had since Deluxe Paint

There’s a type of dust-collector that’s been popular since the 1990s, where a cube of acrylic or glass is laser-etched in a three-dimensional pattern. Some people call them bubblegrams. While it could be argued that bubblegrams are a sort of 3D display, they’re more like a photograph than a TV. [Ancient] had the brainwave that since these objects work by scattering light, he could use them as a proper 3D video display by controlling the light scattered from an appropriately-designed bubblegram.

Appropriately designed, in this case, means a point cloud, which is not exactly exciting to look at on its own. It’s when [Ancient] adds the colour laser scanning projector that things get exciting. Well, after some very careful alignment. We imagine if this was to go on to become more than a demonstrator some sort of machine-vision auto-aligning would be desirable, but [Ancient] is able to conquer three-dimensional keystoning manually for this demonstration. Considering he is, in effect, projection-mapping onto the tiny bubbles in the crystal, that’s impressive work. Check out the video embedded below.

With only around 38,000 points, the resolution isn’t exactly high-def, but it is enough for a very impressive proof-of-concept. It’s also not nearly as creepy as the Selectric-inspired mouth-ball that was the last [Ancient] project we featured. It’s also a lot less likely to take your fingers off than the POV-based volumetric display [Ancient] was playing DOOM on a while back.

For the record, this one runs the same DOOM port, too– it’s using the same basic code as [Ancient]’s other displays, which you can find on GitHub under an MIT license.

Thanks to [Hari Wiguna] for the tip.

youtube.com/embed/wrfBjRp61iY?…


hackaday.com/2025/12/10/volume…



Trasferimenti di dati UE-USA: è tempo di prepararsi a nuovi problemi in arrivo

La maggior parte dei trasferimenti di dati tra UE e USA si basa sul "Quadro Transatlantico sulla Privacy dei Dati" (TAFPF) o sulle cosiddette "Clausole Contrattuali Tipo" (SCC). Entrambi gli strumenti si basano su leggi statunitensi fragili, regolamenti non vincolanti e una giurisprudenza che è sotto attacco e che probabilmente verrà smantellata nei prossimi mesi. Mentre l'instabilità del sistema legale statunitense diventa innegabile e gli Stati Uniti mostrano evidenti segnali di ostilità nei confronti dell'UE, è tempo di riconsiderare dove fluiscono i nostri dati e per quanto tempo reggerà il "castello di carte" legale costruito dall'UE.

noyb.eu/en/eu-us-data-transfer…
@Privacy Pride


⚖️ In light of the upcoming US #SupremeCourt ruling in #Trump v. Slaughter, we took a detailed look at the implications for US-EU #datatransfers. In short: It's time for EU companies to prepare for more trouble to come.

noyb.eu/en/eu-us-data-transfer…


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Mark Russo reported the dataset to all the right organizations, but still couldn't get into his accounts for months.

Mark Russo reported the dataset to all the right organizations, but still couldnx27;t get into his accounts for months.#News #AI #Google


A Developer Accidentally Found CSAM in AI Data. Google Banned Him For It


Google suspended a mobile app developer’s accounts after he uploaded AI training data to his Google Drive. Unbeknownst to him, the widely used dataset, which is cited in a number of academic papers and distributed via an academic file sharing site, contained child sexual abuse material. The developer reported the dataset to a child safety organization, which eventually resulted in the dataset’s removal, but he claims Google’s has been "devastating.”

A message from Google said his account “has content that involves a child being sexually abused or exploited. This is a severe violation of Google's policies and might be illegal.”

The incident shows how AI training data, which is collected by indiscriminately scraping the internet, can impact people who use it without realizing it contains illegal images. The incident also shows how hard it is to identify harmful images in training data composed of millions of images, which in this case were only discovered accidentally by a lone developer who tripped Google’s automated moderation tools.

💡
Have you discovered harmful materials in AI training data ? I would love to hear from you. Using a non-work device, you can message me securely on Signal at @emanuel.404‬. Otherwise, send me an email at emanuel@404media.co.

In October, I wrote about the NudeNet dataset, which contains more than 700,000 images scraped from the internet, and which is used to train AI image classifiers to automatically detect nudity. The Canadian Centre for Child Protection (C3P) said it found more than 120 images of identified or known victims of CSAM in the dataset, including nearly 70 images focused on the genital or anal area of children who are confirmed or appear to be pre-pubescent. “In some cases, images depicting sexual or abusive acts involving children and teenagers such as fellatio or penile-vaginal penetration,” C3P said.

In October, Lloyd Richardson, C3P's director of technology, told me that the organization decided to investigate the NudeNet training data after getting a tip from an individual via its cyber tipline that it might contain CSAM. After I published that story, a developer named Mark Russo contacted me to say that he’s the individual who tipped C3P, but that he’s still suffering the consequences of his discovery.

Russo, an independent developer, told me he was working on an on-device NSFW image detector. The app runs locally and can detect images locally so the content stays private. To benchmark his tool, Russo used NudeNet, a publicly available dataset that’s cited in a number of academic papers about content moderation. Russo unzipped the dataset into his Google Drive. Shortly after, his Google account was suspended for “inappropriate material.”

On July 31, Russo lost access to all the services associated with his Google account, including his Gmail of 14 years, Firebase, the platform that serves as the backend for his apps, AdMob, the mobile app monetization platform, and Google Cloud.

“This wasn’t just disruptive — it was devastating. I rely on these tools to develop, monitor, and maintain my apps,” Russo wrote on his personal blog. “With no access, I’m flying blind.”

Russo filed an appeal of Google’s decision the same day, explaining that the images came from NudeNet, which he believed was a reputable research dataset with only adult content. Google acknowledged the appeal, but upheld its suspension, and rejected a second appeal as well. He is still locked out of his Google account and the Google services associated with it.

Russo also contacted the National Center for Missing & Exploited Children (NCMEC) and C3P. C3P investigated the dataset, found CSAM, and notified Academic Torrents, where the NudeNet dataset was hosted, which removed it.

As C3P noted at the time, NudeNet was cited or used by more than 250 academic works. A non-exhaustive review of 50 of those academic projects found 134 made use of the NudeNet dataset, and 29 relied on the NudeNet classifier or model. But Russo is the only developer we know about who was banned for using it, and the only one who reported it to an organization that investigated that dataset and led to its removal.

After I reached out for comment, Google investigated Russo’s account again and reinstated it.

“Google is committed to fighting the spread of CSAM and we have robust protections against the dissemination of this type of content,” a Google spokesperson told me in an email. “In this case, while CSAM was detected in the user account, the review should have determined that the user's upload was non-malicious. The account in question has been reinstated, and we are committed to continuously improving our processes.”

“I understand I’m just an independent developer—the kind of person Google doesn’t care about,” Russo told me. “But that’s exactly why this story matters. It’s not just about me losing access; it’s about how the same systems that claim to fight abuse are silencing legitimate research and innovation through opaque automation [...]I tried to do the right thing — and I was punished.”




Our new zine; a very strange change at Instagram; and the creator of ICEBlock is suing the U.S. government.#Podcast


Podcast: Zines Are Back


We start this week with news of our zine! We’re printing it very soon, and walk you through the process. Independent media is turning back to physical zines as a way to subvert algorithms. After the break, Emanuel tells us about some very weird Instagram changes. In the subscribers-only section, Joseph explains ICEBlock’s lawsuit against the U.S. government.
playlist.megaphone.fm?e=TBIEA4…
Listen to the weekly podcast on Apple Podcasts,Spotify, or YouTube. Become a paid subscriber for access to this episode's bonus content and to power our journalism. If you become a paid subscriber, check your inbox for an email from our podcast host Transistor for a link to the subscribers-only version! You can also add that subscribers feed to your podcast app of choice and never miss an episode that way. The email should also contain the subscribers-only unlisted YouTube link for the extended video version too. It will also be in the show notes in your podcast player.
youtube.com/embed/lseEXc-ZzsQ?…
Timestamps:
1:37 - 1st Story - 404 Media Is Making a Zine; buy the zine here.
23:35 - 2nd Story - Instagram Is Generating Inaccurate SEO Bait for Your Posts
36:09 - 3rd Story - ICEBlock Creator Sues U.S. Government Over App’s Removal




Sono 7.946.347 i contribuenti spagnoli che hanno destinato lo 0,7% dell'Irpf alla Chiesa cattolica nella dichiarazione dei redditi 2024, con un aumento di 106.363 dichiarazioni rispetto al 2023. La somma assegnata ammonta a 429.335.



The Spanish Bishops’ Conference has received provisional data from the national tax authorities for the 2025 tax return season, referring to the fiscal year 2024.




Trasferimenti di dati UE-USA: E' tempo di prepararsi ad altri problemi
Poiché l'instabilità del sistema giuridico statunitense diventa innegabile e gli Stati Uniti mostrano aperti segni di ostilità nei confronti dell'UE, è tempo di riconsiderare dove scorrono i nostri dati
mickey10 December 2025
house of cards V2


noyb.eu/it/eu-us-data-transfer…



Puerto Rico may roll back transparency just when it matters the most


When the U.S. Navy quietly reactivated Roosevelt Roads Naval Station in Puerto Rico earlier this year, the move stirred both anxiety and hope. While some residents saw the promise of new jobs, others saw it as a painful reminder of past harms from the American military presence on the island.

Whatever their views, Puerto Ricans — and Americans everywhere — deserve basic answers about what the military is up to as tensions escalate with Venezuela. They should know whether Puerto Rico’s government is coordinating with the Pentagon and whether their concerns are being taken into account. And of course, there are countless local issues having nothing to do with international conflicts that Puerto Ricans are entitled to be informed about.

But at the very moment when transparency is most essential, Puerto Rican lawmakers are trying to slam the door shut. Senate Bill 63, a major rewrite of the island’s transparency law, was recently rushed through the legislature with little public input. It weakens the public’s right to know at every turn.

SB 63 would undermine transparency

Puerto Rico’s existing transparency law, passed in 2019, already faces serious problems. Recently, for instance, the American Civil Liberties Union of Puerto Rico sued to uncover records about how the territory’s transportation agency shared confidential driver’s license information with federal immigration officials, which may have violated local laws.

SB 63 would make it even harder for the public to know what government officials are doing. The bill significantly extends the deadline for responding to records requests, more than doubling it in some cases. For time-sensitive investigations, especially by journalists, these delays could bury relevant information or make it irrelevant or obsolete, crippling efforts to expose the truth.

This bill will also make it harder for the public to understand the information they do receive. Today, requesters can ask for information in easy-to-analyze formats, like statistics or spreadsheets. SB 63 would eliminate that right, making it harder to find specific information that’s of the most use to the public.

In addition, SB 63 would require agency heads to be alerted to every single records request. This change injects politics into what should be a straightforward process. At the federal level, both Democrats and Republicans have used similar review systems to conceal politically inconvenient information.

What’s more, SB 63 would also require agencies to withhold records that any judge has previously deemed confidential, even if that ruling came from a single lower court and was never reviewed or affirmed. But judges get things wrong all the time — that’s why their rulings are not precedential and are subject to appellate review. Under SB 63, a single questionable decision from a single judge could lock in secrecy indefinitely.

SB 63 would leave Puerto Ricans and all Americans less informed

Puerto Rican lawmakers seem to know SB 63 would be unpopular. The Senate approved it without a public hearing, and the House allowed just one day of testimony, during which many entities were shut out. It’s not an accident that an anti-transparency bill was pushed through with as little transparency as possible.

The timing couldn’t be worse — and not only because Puerto Rico seems to be one of the main platforms for U.S.-projected interventions in Venezuela. As Puerto Rico faces deep challenges in housing, education, and climate, reducing access to information will only exacerbate existing problems.

The need for local transparency is heightened exponentially by Puerto Rico’s colonialism. Public records are essential for understanding issues such as failures in hurricane relief by federal and local authorities, collaboration between local agencies and federal immigration officials, and the impact of federal policies on the territory’s schools and colleges.

In addition, cuts to federal Freedom of Information Act offices are already making it harder for Puerto Ricans to obtain information from Washington. If local transparency is also weakened, oversight and accountability will become virtually nonexistent.

Fortunately, Puerto Ricans refuse to be silent. More than 50 civil society organizations, along with community and academic leaders, have urged Gov. Jenniffer González Colón to veto SB 63 because the legislation is bad for Puerto Rico’s citizens, businesses, and democracy itself.

Freedom of the Press Foundation (FPF) also joined other press freedom organizations in a letter led by the Committee to Protect Journalists, calling on her to reject the bill.

Puerto Rico can’t afford to be left in the dark. SB 63 dims the light of transparency precisely when we need it the most. Gov. González should reject SB 63 and stand unequivocally with the people’s right to know.


freedom.press/issues/puerto-ri…






Io non credo che le persone, qui in Europa, si stiano rendendo conto di quello che sta succedendo.

Ogni mattina andiamo al lavoro, facciamo le nostre vite come se nulla fosse cambiato, ma sono in corso alcuni cambiamenti storici e molto, molto rilevanti che cambieranno per sempre le nostre vite, e temo che tutto ciò che abbiamo dato per scontato fino a questo punto verrà messo in discussione dall'attualità.

Dall'est arrivano venti di guerra. Al di là di come la si pensi sul riarmo, resta un fatto: che non passa giorno in cui le evidenze della guerra ibrida - che nulla ha a che fare col riarmo - mostri i suoi segnali sempre più rilevanti.

E' di oggi la notizia che l'Estonia ha dichiarato lo stato di calamità per l'invasione ormai quotidiana da parte dei palloni sonda russi, che arrivano nel Paese non certo perché tira il vento, e comunque in numero tale da creare caos nei cieli (e i meno addormentati potrebbero pensare che sia per rallentare eventuali operazioni di difesa. Anche soltanto il dubbio che questo possa verificarsi è sufficiente per l'obiettivo della guerra ibrida: creare instabilità, disordine, sfiducia, senso di precarietà. E ci stanno riuscendo).

In tutto ciò Putin, un dittatore sanguinario, si dichiara pronto a difendersi. Insomma, un po' come il tizio che va in giro accoltellando gli altri, e dice che se qualcuno oserà sparargli tirerà fuori il bazooka. Penso che soltanto chi ha scollegato il cervello negli ultimi anni possa continuare a sostenere che tutto questo derivi dal fatto che "sono stati provocati". Anche in quel caso, direi "bel carattere di merda": se c'è qualche problema, se ne parla, non ci si trincera dietro al "sono pronto a difendermi". Ma, come è evidente, basta seguire le trasmissioni sulla TV russa (sì, girano tradotte), per rendersi conto del fatto che la retorica naziputiniana è già ben oltre il livello del "sono pronto a difendermi".

Poi ci sono le informazioni degli 007 Nato. Si parla di un attacco militare all'Europa - ripeto, un attacco all'Europa - entro il 2028/29. La guerra, in casa nostra. Non possiamo più pensare che tutto questo sia casuale, o surreale.
Si parla di attacchi sferrati - e per fortuna sventati - alla nostra aviazione civile per far precipitare gli aerei. Avete capito bene?

Vogliono fare precipitare i mezzi su cui viaggiamo (e stavano per riuscirci).

Inutile dire da dove provengano. Nelle ex zone occupate dall'esercito russo si ritrovano cadaveri di bambini torturati, che spuntano fuori dalle fosse comuni come fossero funghi nel mese di ottobre.

Insomma: la realtà è sotto gli occhi di tutti, e un quadro più grande sta finalmente - purtroppo - prendendo forma in maniera sempre più chiara.

In tutto questo cosa succede di là dall'Atlantico?

Succede che un mezzo continente che credevamo nostro alleato ha smesso di essere nostro alleato. E vabbè, dirà qualcuno ha cui gli States creavano qualche prurito.
E vabbè un cazzo, rispondo io.

Perché non è che gli USA hanno smesso di essere alleati per essere neutrali: ogni giorno che passa stanno diventando, sempre di più e sempre più chiaramente, un altro dei tanti nemici del continente.

Ora, io lo so che non siamo santi e ognuno ha le sue colpe, ma mi pare che tutto ciò che ci sta per accadere, sinceramente, non ce lo meritiamo molto.

Dobbiamo prepararci a vedere cambiare le nostre vite, e qui vengo al punto del discorso. Le cose di cui parlare sono e saranno sempre di più, ma il mio lavoro di tutti i giorni mi fa pensare e vedere che siamo legati mani e pieni alle tecnologie di qualcuno che da un giorno all'altro (circa) dice che le nostre istituzioni andrebbero sciolte, come se stesse dicendo che domani pioverà secondo il meteo, con la stessa leggerezza.

Non so a voi, ma a me tutto questo inquieta.

L'Europa che tanto amiamo (o che dovremmo) rischia seriamente, concretamente di restare schiacciata tra colossi, se non reagiamo subito e in fretta. Ognuno di noi può fare qualcosa.

Come informatico non faccio che pensare e - spero - far pensare che il 99% delle tecnologie che utilizziamo nel mondo del lavoro, tutti i giorni, è statunitense (mi riferisco al software, in particolare).

Non esiste cellulare in cui non ci sia software statunitense, ormai. Per quanto riguarda i computer, siamo ad una percentuale del 95% circa (se non contiamo i server).

Ripeto, non so a voi ma me tutto questo inquieta un po', in un mondo in cui i rapporti sono sempre più tesi. Se pensate che stia esagerando, forse non comprendete bene la portata della cosa: parliamo del fatto che qualcuno, in mezzo secondo, può decidere di bloccare tutto - o quasi - o come minimo di non consentirci più di far funzionare le cose.

Un esempio semplice: un sacco di gente per navigare usa inconsapevolmente i DNS di Google. Senza questi, ciao ciao navigazione. Certo, ci si potrebbe organizzare diversamente, ma passerebbero giorni, settimane, mesi in cui niente funzionerebbe più.

Esagero? Voglio sperare di sì.

Ma...siamo sicuri di voler rischiare? Non è che ci converrebbe cominciare a pensare che un altro modo di fare le cose è possibile?

Perché non cominciamo ad usare servizi e tecnologie europee?

Io credo che, arrivati a questo punto, sia il minimo che possiamo fare, sia per tutelarci che per lanciare un forte segnale.

L'Europa - con qualche rinuncia - può fare da sola. E può migliorare, può e deve iniziare a pensare di DOVERCELA FARE da sola.

Con questo spirito, io che di mestiere campo con l'informatica, ho deciso di svincolarmi da servizi statunitensi, il più possibile e progressivamente. Perché non posso vivere con questa consapevolezza e non fare nulla per essere coerente con quello che dico.

Di più: è anche giusto essere d'esempio. Se non lo facciamo noi informatici, che abbiamo più mezzi per mettere in atto il cambiamento, chi altri dovrebbe dare l'esempio?

Nel Fediverso circolano molti esempi di cosa possiamo fare.
Il concetto non è "boicottiamo tutto!" perché sarebbe difficile (anche se non impossibile), ma possiamo mettere in atto almeno 4 cose, sin da subito:

1) creiamo consapevolezza, parliamo di questi argomenti a chi riusciamo a raggiungere;
2) non attiviamo NUOVI servizi statunitensi/russi/cinesi
3) disattiviamo i servizi statunitensi da cui dipendiamo. Se non possiamo/vogliamo disattivarli TUTTI almeno cominciamo con quelli che possiamo disattivare, chiudere per sempre. Qualcosa è decisamente meglio di NULLA.
4) usiamo servizi di aziende europee. Esistono, sono tante, si può: l'open source ci da una grossa mano.

Io ho già cominciato. In un paio d'anni ho ottenuto questi risultati, ma voglio cominciare ad accelerare. E tu? Tu cosa puoi fare già da oggi, da subito? Ci sono tante cose che puoi cambiare, a cominciare da alcune, molto semplici.

Almeno, riflettici.

Ecco cosa ho fatto io finora:

❌ Firefox/Chrome --> Vivaldi
❌ Android (Google, Xiaomi) --> (in parte) Lineage OS 🤖
❌ Facebook (3 account) --> Friendica 🫂
❌ Instagram --> Pixelfed 🖼️
❌ X (Twitter) --> Mastodon 🐘
❌ Telegram --> Quicksy/Conversations (client XMPP) 💬
❌ DNS Google --> DNS4EU 🛡️
❌ Google Authenticator --> Aegis 🔑
❌ Google Maps --> Organic Maps, Here We Go 🗺️
❌ Outlook (App) --> K-9 Mail 📧
❌ Google Play Store --> (parzialmente) F-Droid 🏪
❌ Google Drive --> Nextcloud ☁️
❌ Adobe Photoshop --> Luminar Neo 📸 (ora a NY, ma azienda Ucraina)
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La strada è ancora molto lunga, e ci sono cose strategiche che non so se riuscirò mai a spostare in Europa.

Ma è un inizio, e io non mi arrendo!

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Tensione nei cieli asiatici. L’ultimo allarme su Mosca e Pechino

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Nelle scorse ore la tensione nei cieli dell’Indo-Pacifico è salita alle stelle, quando Giappone e Corea del Sud hanno fatto decollare i propri caccia martedì in risposta a un nuovo pattugliamento aereo congiunto di bombardieri cinesi e russi su aree di mare vicine ai due Paesi. Il ministero



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Malore improvviso, muore bambina di 10 anni • Imola Oggi
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African Lion non è solo un’esercitazione. Perché il Marocco è diventato strategico

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Migliorare la capacità dei Paesi coinvolti nell’azionare operazioni combinate e interforze, oltre a contribuire alla stabilità e alla sicurezza regionali. Questi gli obiettivi dell’esercitazione militare internazionale African Lion 2026, i cui preparativi



In Portogallo è stato annunciato il primo sciopero generale dopo 12 anni - L'INDIPENDENTE
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Passamontagna e manganelli: come la polizia serba reprime il dissenso nelle piazze


@Notizie dall'Italia e dal mondo
«Voglio che sappiate che dietro a tutti gli attacchi agli studenti che protestano a Belgrado e a Novi Sad c’è sempre lo stesso sistema che invia lo stesso messaggio: “Obbedisci. Non parlare. Non denunciare. Non ribellarti, perché non avrai mai speranza o



internazionale.it/opinione/pie…


Un paese che lavora, ma non vive.


noblogo.org/transit/un-paese-c…


Un paese che lavora, ma non vive.


(186)

(LP1)

In Italia, il lavoro ha smesso di essere una garanzia contro la povertà. Nel 2025 oltre un lavoratore su dieci è in difficoltà economica pur avendo un impiego, con un tasso di rischio di povertà lavorativa che supera l’11% e colloca il paese stabilmente sopra la media europea.

È il volto dei cosiddetti #workingpoor, persone che timbrano il cartellino, consegnano pacchi, servono ai tavoli, assistono anziani e bambini, ma non riescono a condurre una vita dignitosa.​ Secondo i dati più recenti, oltre un lavoratore su dieci in Italia è a rischio povertà, con una quota di “working poor” che in alcune analisi si avvicina a un quarto della forza lavoro, se si considerano contratti part time involontari, stagionali e parasubordinati.

L’occupazione cresce (almeno nelle tabelle del #GovernoMeloni, quelle che spacciano per tavole della verità), ma cresce anche il numero di chi, pur lavorando, non supera la soglia dei mille euro al mese e non riesce a far fronte al costo della vita. Si parla di milioni di persone che vivono in condizioni di povertà o rischio di povertà nonostante un’occupazione, smentendo l’idea che “basta un lavoro” per stare al sicuro.​La povertà lavorativa non è solo una statistica: si traduce in vite più fragili, reti sociali che si spezzano, salute che si deteriora.

(LP2)

La mancanza di un reddito stabile e sufficiente costringe a rinunciare a uscite, viaggi, corsi per i figli, cure sportive o culturali, alimentando l’isolamento sociale. Per molte coppie, l’incertezza economica significa rinviare indefinitamente progetti di vita, come avere un figlio o andare a vivere da soli, mentre ansia e stress da precarietà diventano condizioni permanenti, con effetti documentati anche sulla salute mentale.​

Il lavoro povero incide anche sull’accesso alla sanità e ai servizi fondamentali. Cresce la quota di chi rinuncia a visite specialistiche, esami o terapie per i costi diretti o per l’impossibilità di assentarsi dal lavoro precario senza perdere giornate pagate a ore. Allo stesso modo, la povertà educativa si radica nelle famiglie dei “working poor”: bambini e ragazzi che non partecipano a attività extrascolastiche, corsi di lingua, musica o sport, e che vivono fin da piccoli il peso delle ristrettezze economiche.

Così la povertà lavorativa di oggi prepara le disuguaglianze di domani.​ La povertà lavorativa non è un incidente di percorso, ma il prodotto di scelte politiche precise. Tra il 2019 e il 2024 i salari reali hanno perso circa il 10,5% del potere d’acquisto, perché i prezzi sono saliti di oltre il 21% a fronte di retribuzioni cresciute di poco più del 10%, con una perdita secca per milioni di lavoratori.

In questo quadro, il rifiuto ostinato di introdurre un salario minimo legale espone chi lavora a un ricatto permanente: accettare qualsiasi paga, qualsiasi orario, qualsiasi condizione, pur di non scivolare nella povertà assoluta. Le promesse di “difendere i salari” e “mettere al centro il lavoro” restano slogan, mentre aumentano le persone costrette a rivolgersi a mense e associazioni pur avendo un contratto in tasca.​

Oggi in Italia la povertà ha cambiato volto: diminuiscono i senza dimora assistiti dalle reti solidali, aumentano invece i lavoratori poveri, i giovani, gli over 60, le famiglie numerose che non riescono più a far quadrare i conti. In un paese dove la spesa complessiva per il Natale 2025 è stimata in quasi 28 miliardi di euro, con oltre mille euro di budget medio a famiglia tra regali, cibo, viaggi e ristoranti, chi vive di salario basso guarda da fuori una festa costruita sul consumo. Per di questi lavoratori, le tredicesime servono solo a coprire affitti, bollette, debiti, ben lontano dai 200 euro a testa che in media si spenderanno per i regali.

Non c’è spazio per l’ipocrisia: uno Stato che accetta tutto questo senza garantire una retribuzione minima dignitosa e senza contrastare davvero la precarietà non è un arbitro distratto, ma un attore consapevole di una società che può permettersi cene, luci e shopping, ma non la dignità di chi quelle luci le accende e quelle cene le serve.

Auguri.

#Blog #Italia #LavoPovero #Diseguaglianze #Povertà #WorkingPoor #StatoSociale #Opinioni

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[...]l’idea è di aprire i primi cantieri entro la prossima estate, ma negli ultimi due anni il ministro dei Trasporti Matteo Salvini aveva già detto di volerli aprire entro l’estate del 2024 e poi entro l’estate del 2025.

Se si limitasse a dire "entro l'estate" sarebbe tutto OK, è il volerci mettere una data che lo frega...


Il progetto del ponte sullo Stretto è tornato indietro di otto mesi - Il Post
https://www.ilpost.it/2025/12/10/ponte-stretto-ritardi-cantieri-corte-conti/?utm_source=flipboard&utm_medium=activitypub

Pubblicato su News @news-ilPost




Usa, Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami. Prima vittoria democratica dopo 30 anni.
Sconfitto al ballottaggio Emilio González, sostenuto da Trump

rainews.it/articoli/2025/12/us…





Cortili

@Politica interna, europea e internazionale

Al cambio dell’ambiente internazionale cambiano le politiche continentali e nazionali. Basterà restare a quel che abbiamo già vissuto: con il crollo del Muro di Berlino e dell’Unione Sovietica si poté realizzare la riunificazione europea (non solo tedesca) e furono rasi al suolo gli equilibri politici italiani. Raccontare le cose accadute è il mestiere degli storici, […]
L'articolo Cortili



Benin: fallito il golpe militare


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Domenica un gruppo militare annunciato un colpo di stato. Dopo poche ore, il Presidente Talon ha assicurato che i cospiratori saranno puniti. Si tratta dell’ennesimo segnale dell’instabilità politica di una regione attanagliata dalla violenza jihadista
L'articolo Benin: pagineesteri.it/2025/12/10/afr…



fondamentalmente la meloni con trump sta facendo quello che mussolini ha fatto con hitler... e le parti politiche a farlo sono sempre le stesse. i fascisti. la destra di meloni e trump e i suoi discorsi di pulizia etnica... anche l'ignoranza degli elettori di destra su quello che fa il proprio governo ricorda molto il periodo pre seconda guerra mondiale (non erano mostri ma solo ignoranti) in germania durante l'ascesa di hitler. la banalità del male.


linkiesta.it/2025/12/e-ora-di-…

"Fine delle illusioni È ora di considerare l’ipotesi che Trump dica quel che pensa

Il presidente americano torna ad attaccare Zelensky e l’Ue. Il suo obiettivo è la totale sottomissione dell’Europa, meglio ancora se divisa in tanti piccoli stati impotenti"

tecnicamente un'europa che si difende da sé non più protettorato usa è inevitabilmente un antidoto al condizionamento politico usa dell'europa. trump si deve decidere. e di c erto non può avere la mogilie ubriaca e la botte piena.
ha smepre pensato e detto questo. in questo senso non so dove ci mai stata ambiguità.

il suo essere banderuola, si riferisce alla russia, alla cina , ai dazi, e a ogni suo atto pubblico, ma non a questa. ha il cervello di un bambino di 5 anni.



Cookin’ On 3 Burners – Cookin’ The Books
freezonemagazine.com/articoli/…
Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. È una frase della scrittrice Agatha Christie che l’ha concepita per il suo personaggio, diventato celebre, l’investigatore Hercule Poirot. L’incipit non è per parlare di lei e del suo protagonista, ma per riprendere la terza parte della sua frase, […]
L'articolo Cookin’ On 3 Burners –


i radioamatori sono talmente culturalmente ostili alle nuove tecnologie e al computer (pur avendo radio che da sole sono già dei computer), che pure i programmatori fanno cose come sw che automaticamente copiano cose nella cache del copia e incolla, feature fissa e non rimuovibile da opzioni sw, e scomodissima, se come un radioamatore non riesce a immaginare, fai altre cose sul computer oltre ad attività correlate alla radio.



Noi non stiamo zitti di fronte a certe vergogne


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/12/noi-non…
Nel “bullizzometro” esposto alla festa di Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza relativa e il partito della presidente del consiglio, appare un nome passato inosservato, Adelmo Cervi, seguito dalla scritta sindacalista Cgil.



Arnad: 50 Valdostani infuriati acchiappano un ladro d'appartamento e lo picchiano con diversi oggetti tra cui un piccone e gli fratturano il bacino. L'altro ladro s'è dato

È un tranquillo venerdì sera ad Arnad, in Valle d’Aosta. Ma la serata viene funestata da due ladri che si introducono in una abitazione nella frazione Sisane, tentando di forzare una cassaforte.

I due, però, vengono colti in flagrante dal vicinato che li ha sentiti e ha chiamato le forze dell’ordine. Nel frattempo, però, parte anche il passaparola tramite cellulare che ha portato in breve tempo molti residenti in strada e, al tentativo di fuga dei malviventi, almeno 50 persone si sono lanciate al loro inseguimento.

Se uno dei ladri è riuscito a dileguarsi, per l’altro – un 40enne – invece le cose sono andate diversamente: i cittadini lo hanno bloccato mentre tentava la fuga verso il bosco, lo hanno accerchiato e picchiato con un piccone fino a procurargli la frattura del bacino. L’uomo è stato poi trasportato in ospedale; la lesione è stata giudicata guaribile in 30 giorni.

quotidianopiemontese.it/2025/1…

@Valle d'Aosta

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Il #10dicembre è la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, istituita nel 1950 dall'ONU.
Quest’anno per la ricorrenza, le Nazioni Unite vogliono sottolineare l’importanza intramontabile della Dichiarazione Universale e dei suoi valori fondamentali: ugua…