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Nessuno stato Palestinese: la via di Netanyahu.


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Nessuno stato Palestinese: la via di Netanyahu.


(180)

(P1)

La posizione del primo ministro israeliano Benjamin #Netanyahu e dei suoi governi rispetto alla nascita di uno stato palestinese è stata storicamente e sistematicamente di netta opposizione. Tale linea, consolidata nel corso di più mandati, si fonda su motivazioni di sicurezza, strategie politiche interne e supporto di alleati significativi come gli #USA, con uno specifico ruolo anche dell'Unione Europea, specialmente negli ultimi anni di conflitto e nella fragile tregua in atto.​

Netanyahu si è sempre opposto in modo esplicito alla nascita di uno stato palestinese, sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, sostenendo che la creazione di tale entità comporterebbe gravi rischi per la sicurezza di Israele e porterebbe il territorio sotto l'influenza di Hamas e di altri gruppi considerati terroristici.

Nel corso dei decenni, il leader israeliano ha argomentato che l’origine del conflitto non dipende dall’assenza di uno stato palestinese, ma dall’opposizione all’esistenza stessa di Israele da parte di diverse parti palestinesi e arabe. Tale convinzione ha portato Netanyahu a promuovere politiche di isolamento dell’Autorità Nazionale Palestinese e al rafforzamento di Hamas a Gaza per mantenere la divisione tra i palestinesi: “Chi desidera ostacolare la nascita di uno stato palestinese deve sostenere il rafforzamento di #Hamas”, ha dichiarato in riunioni di partito.​

A partire dal ritorno alla guida di #Israele nel dicembre 2022, il governo Netanyahu ha accentuato la sua opposizione a qualsiasi riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese. Nel 2024, la Knesset ha votato formalmente contro la nascita di uno stato palestinese, definendo l’eventuale riconoscimento “un regalo al terrorismo”. Il primo ministro ha ottenuto il sostegno sia dai partiti di destra che da quelli centristi, consolidando una linea che respinge apertamente ogni diktat internazionale su tale questione. Parallelamente, sono state accelerate le operazioni militari a Gaza e l’espansione degli insediamenti in #Cisgiordania, rallentando o impedendo ogni serio negoziato di pace.​

(P2)

Gli Stati Uniti hanno storicamente sostenuto Israele anche rispetto al veto posto contro il riconoscimento di uno stato palestinese presso le Nazioni Unite. Nell’ultimo conflitto a #Gaza, Washington ha ripetutamente bloccato con il proprio veto risoluzioni ONU che chiedevano l’arresto delle ostilità e l’apertura agli aiuti umanitari, dichiarando che tali pressioni pianificate “indebolirebbero la sicurezza israeliana e rafforzerebbero Hamas”.

Tuttavia, segnali recenti indicano un leggero cambiamento: una parte del Congresso USA ha iniziato a proporre la risoluzione per il riconoscimento dello Stato palestinese, seppur senza concreto esito. La tregua attuale rimane estremamente fragile e subordinata alle dinamiche interne israeliane e alle pressioni internazionali, con il governo di Netanyahu che continua a minare la stabilità e i processi negoziali.​

L’Unione Europea si è mostrata maggiormente incline a sostenere la “soluzione a due stati”, criticando apertamente la politica israeliana contemporanea. Tuttavia, la reale capacità d’influenza della #UE sulle scelte del governo israeliano rimane marginale, sia per le profonde divergenze interne alla stessa Europa che per il peso geopolitico degli Stati Uniti nelle politiche israeliane. La posizione della UE si limita spesso a dichiarazioni di principio e pressioni diplomatiche, risultando poco efficace nel condizionare gli sviluppi concreti sul campo.​

L’opposizione di Netanyahu e del suo governo alla creazione di uno stato palestinese appare più radicata che mai nel contesto attuale. Le strategie di divisione interpalestinese, la retorica sulla sicurezza e la gestione della crisi di Gaza sono pilastri di questa immunità ai cambiamenti internazionali. Gli apparati di potere statunitensi e, in misura minore, europei, nonostante alcuni segnali di evoluzione, continuano a garantire una protezione diplomatica che rende difficile qualunque concreta attuazione della “soluzione a due stati”.#Israele vuole essere l’unico stato nella Palestina. Lo dice con le armi e la distruzione di ogni ragionevole ipotesi contraria.

#Blog #Israele #Palestina #USA #UE #Opinioni #Medioriente

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Tutte le opinioni qui riportate sono da considerarsi personali. Per eventuali problemi riscontrati con i testi, si prega di scrivere a: corubomatt@gmail.com





Gaza, il piano Trump al voto dell’Onu. Netanyahu: “Mai uno Stato palestinese”

[quote]NEW YORK – All’Onu approda il piano Usa per il futuro di Gaza, criticato nella notte dalle fazioni palestinesi di Hamas. Dal canto suo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce…
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Incubo azzurro, l’Italia travolta dalla Norvegia spera nei playoff. Gattuso fa mea culpa dopo le polemiche

[quote]MILANO – Nonostante la qualificazione ai playoff per i Mondiali 2026 fosse già matematicamente in tasca, la Nazionale di Gattuso ha fallito l’accesso diretto dopo la pesante sconfitta interna allo…
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Mattarella convoca il Consiglio Supremo di Difesa. Guerra ibrida al centro delle minacce all’Italia

[quote]ROMA – Gli attacchi ibridi della Russia in Europa, il sostegno all’Ucraina e l’attuazione del Piano di pace per Gaza voluto dagli Usa. Saranno questi i tre temi di politica…
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Caso Epstein, Trump invita i repubblicani al voto: “Nulla da nascondere”

[quote]WASHINGTON – “I repubblicani dovrebbero votare per la pubblicazione dei documenti Epstein, perché non abbiamo nulla da nascondere ed è tempo di voltare pagina rispetto a questa bufala dei democratici…
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Cresce la tensione tra Cina e Giappone. Droni vicino Taiwan, Tokyo schiera i caccia

[quote]TAIWAN – Cresce la tensione in Asia. Dopo il sospetto avvistamento di un drone cinese sopra i cieli di Taiwan, il governo giapponese ha dichiarato di aver fatto decollare i…
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Siani, il fratello Paolo 40 anni dopo: “La verità di Giancarlo non muore”

ROMA – A quarant’anni dall’omicidio del giornalista Giancarlo Siani, giovane cronista de Il Mattino ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, la sua memoria è più viva che mai. Il…
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Eurallumina, operai in protesta a 40 metri d’altezza: “Governo sblocchi i fondi”

[quote]CARBONIA IGLESIAS – Una protesta a 40 metri d’altezza per chiedere il rilancio della fabbrica Eurallumina. È la decisione intrapresa dagli operai del polo industriale chiuso nel 2009 che dal…
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Un premio alla memoria di Maria Grazia Cutuli, giornalista uccisa in Afghanistan. Tra le vincitrici Maria Gianniti

[quote]CATANIA – Nel 1991 l’inviata del Corriere della Sera Maria Grazia Cutuli veniva barbaramente uccisa in Afghanistan. A distanza di 24 anni la sua memoria viene celebrata a Santa Venerina…
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IA e protezione dei dati: ecco come applicare le linee guida EDPS per la gestione dei rischi


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Particolare attenzione deve essere posta su trasparenza, interpretabilità e spiegabilità del modello. L’organizzazione deve comprendere come l’IA prende le decisioni, quali fattori le influenzano e quali siano le motivazioni




An Introduction to DC Motor Technology


A photo of a brushed motor and brushless motor with a brushless controller board

[Thinking Techie] takes us back to basics in a recent video explaining how magnets, coils, brushed DC motors, and brushless DC motors work. If this is on your “to learn” list, or you just want a refresher, you can watch the video below. It’ll be ten minutes well-spent.

The video covers the whole technology stack behind the humble DC motor in its various incarnations. Starting with basic magnetic effects, it then proceeds through 2-wire brushed DC motors and finally into 3-wire brushless DC motors (BLDC motors).

It’s worth knowing that the 3-wires in a BLDC motor are for three power phases; they are not, as in an RC servo, positive, negative, and signal leads. But, confusingly, the BLDC motors in your PC fans do have positive, negative, and signal pins. But that’s because, like an RC servo, the fans have controllers built into the case.

Thanks to [Keith Olson] for writing in about this one. If you’d like to go deeper into BLDC controller tech, check out Take A Ride Through The Development Of A Custom BLDC Motor Controller and Moteus Open Source BLDC Controller Gets Major Upgrade.

youtube.com/embed/me6034BrwN8?…


hackaday.com/2025/11/16/an-int…



Tor Browser 15.0.1: Risoluzione di Vulnerabilità Critiche e Miglioramenti


Il progetto Tor ha rilasciato Tor Browser 15.0.1, risolvendo le vulnerabilità di sicurezza critiche ereditate da Firefox 140.5.0esr.

Questa versione di manutenzione offre protezioni essenziali agli utenti attenti alla privacy che si affidano alla navigazione anonima.

Novità nella versione 15.0.1


L’aggiornamento include una revisione completa di Firefox 140.5.0esr, che incorpora patch di sicurezza essenziali dall’ultima versione di supporto esteso di Mozilla.

Tor Browser 15.0.1 è ora disponibile nella pagina ufficiale di download e nella directory di distribuzione di Tor Browser.

I miglioramenti principali includono aggiornamenti all’estensione NoScript (versione 13.4) e correzioni che risolvono diversi bug critici che influiscono sulle funzionalità principali.

La versione risolve i problemi di persistenza del livello di zoom, per cui le impostazioni di zoom predefinite vengono inaspettatamente ripristinate al 100%, una frustrazione comune per gli utenti con preferenze di ingrandimento specifiche.

Vulnerabilità di sicurezza corrette


L’aggiornamento include correzioni di sicurezza retroportate da Firefox ESR 145 e risolve otto vulnerabilità documentate identificate nel motore Firefox sottostante.

Si va da difetti ad alto impatto che incidono sul rendering grafico e sulle operazioni WebAssembly a problemi di gravità moderata riguardanti bypass delle policy e gestione della memoria.

Tutte le piattaforme beneficiano dell’aggiornamento dell’estensione NoScript e delle correzioni di bug. Gli utenti Windows, macOS e Linux beneficiano anche dell’integrazione con Firefox 140.5.0esr, con correzioni per il problema che compromette la visibilità del messaggio di aggiornamento nelle pagine about:tor.

Gli utenti Linux possono usufruire in particolare del ripristino dei font Noto CJK, della sostituzione dei font Jigmo meno leggibili e della risoluzione dei problemi di rendering dei font nella finestra di auto aggiornamento.

Gli utenti Android ora beneficiano di una gestione corretta del processo di aggiornamento delle estensioni, che in precedenza non veniva eseguito correttamente sui dispositivi mobili. GeckoView è stato aggiornato alla versione 140.5.0esr per adattarsi alle build desktop.

Il sistema di build ha ricevuto aggiornamenti di manutenzione, tra cui un aggiornamento della versione Go alla 1.24.10 sulle piattaforme Windows, Linux e Android.

I miglioramenti specifici per Android ottimizzano i processi di firma e zipalign, riducendo le operazioni ridondanti durante le build di rilascio.

Gli utenti possono scaricare Tor Browser 15.0.1 direttamente dal sito web ufficiale del Tor Project. Chi riscontra problemi o desidera nuove funzionalità è invitato a inviare feedback tramite il canale dedicato alla segnalazione dei bug sul portale di supporto Tor.

Il changelog completo documenta tutte le modifiche, compresi i miglioramenti al sistema di build interno, garantendo stabilità di manutenzione a lungo termine per il browser incentrato sulla privacy.

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16 anni di Go: un linguaggio di programmazione innovativo e scalabile


Nel novembre 2025, il linguaggio di programmazione Go ha compiuto 16 anni. È stato rilasciato pubblicamente il 10 novembre 2009, come esperimento di Google per creare un linguaggio semplice e veloce per grandi sistemi distribuiti. Oggi è uno strumento chiave per lo sviluppo lato server moderno. L’attuale versione stabile ha raggiunto la versione 1.25.4 di Go, con patch di sicurezza regolari e miglioramenti al runtime e alla libreria standard.

L’idea di Go è nata all’interno di Google con Robert Griesemer, Rob Pike e Ken Thompson. Volevano un linguaggio che si compilasse quasi alla stessa velocità del C, ma che fosse anche simile in usabilità a Python e scalabile a basi di codice di grandi dimensioni e server multithread. Go 1.0 è stato rilasciato nel 2012 con una promessa pubblica: il codice scritto per la prima versione avrebbe continuato a essere sviluppato nelle versioni successive.

La compatibilità è stata effettivamente mantenuta nel corso degli anni, il che distingue significativamente Go da molti concorrenti e riduce i costi di supporto per progetti di lunga durata.

Negli ultimi 16 anni, Go è diventato più di un semplice linguaggio, ma uno standard de facto per le infrastrutture cloud. È alla base di Docker, Kubernetes, Terraform e Prometheus, gli strumenti che alimentano la stragrande maggioranza delle moderne piattaforme cloud e container. Tra il 2015 e il 2018 circa, Go si è affermato come la scelta principale per i microservizi e gli strumenti per container e, entro il 2024, è diventato uno dei linguaggi più utilizzati al mondo, in particolare nei servizi di intelligenza artificiale e nei dispositivi edge. Secondo una ricerca di JetBrains e SlashData, ci sono milioni di sviluppatori Go in tutto il mondo e, in classifiche come TIOBE e GitHub Octoverse, il linguaggio si posiziona costantemente tra i primi 10 ed è uno dei linguaggi open source in più rapida crescita e tra i client API.

Sebbene l’evoluzione del linguaggio sia proceduta senza intoppi, ci sono stati diversi punti di svolta. L’evento più significativo degli ultimi anni è stata l’introduzione dei generici in Go 1.18 nel 2022. Si è trattato del più grande aggiornamento sintattico nella storia del linguaggio, atteso con ansia dagli sviluppatori da molti anni.

Ora è possibile scrivere collection generiche e codice di utilità senza infiniti copia-incolla, mantenendo la semplicità che contraddistingue Go. Le versioni successive si sono concentrate meno sull’aspetto sorprendente e più sul perfezionamento di quanto già esistente. Go 1.22 e Go 1.23 hanno introdotto miglioramenti al compilatore e al linker, ottimizzazioni guidate dal profilo più efficaci, nuovi pacchetti iter e struct, timer e ticker rielaborati e aggiornamenti alle librerie di crittografia e networking, incluso il supporto per Encrypted Client Hello e schemi post-quantistici sperimentali in TLS.

Nel 2025, è stata rilasciata Go 1.25, che ha ulteriormente migliorato l’osservabilità e la containerizzazione: il runtime ora adatta automaticamente il numero di thread ai limiti della CPU, sono state introdotte una garbage collection sperimentale con pause più brevi e una modalità Flight Recorder per il tracciamento continuo con basso overhead, e la libreria standard ha acquisito strumenti per un test del codice simultaneo più pratico e una nuova versione di encoding/json.

Le statistiche della community mostrano che il linguaggio è entrato in una fase matura, ma rimane attraente. JetBrains classifica Go tra i linguaggi più promettenti secondo il Language Promise Index,e Stack Overflow lo classifica tra le tecnologie più “desiderate” e “rispettate”, con gli sviluppatori Go che guadagnano, in media, al di sopra della media del settore. Nel 2024, il team del linguaggio ha assistito a un cambio nella leadership tecnica: dopo l’uscita di Russ Cox, Austin Clements ha assunto il ruolo di responsabile tecnico generale e Cherry Mooy è ora responsabile del core di Go, sebbene la direzione dello sviluppo non sia cambiata. Il team continua a dare priorità alla stabilità, a modifiche accurate e a miglioramenti basati sulla telemetria e sui sondaggi degli utenti.

Nel suo sedicesimo anniversario, Go si presenta come un raro esempio di linguaggio “calmo” che non insegue l’hype, ma rafforza costantemente la sua posizione in aree in cui affidabilità, prevedibilità e facilità di manutenzione sono fondamentali. Per le aziende, questo significa la possibilità di sviluppare sistemi per anni a venire senza continue riscritture, e per gli sviluppatori, significa uno strumento chiaro e comprensibile che non enfatizza funzionalità di tendenza, ma piuttosto garantisce che la programmazione distribuita complessa rimanga un compito gestibile per i team tradizionali.

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Supersized Calculator Brings the Whole Intel 4000 Gang Together


Though mobile devices and Apple Silicon have seen ARM-64 explode across the world, there’s still decent odds you’re reading this on a device with an x86 processor — the direct descendant of the world’s first civilian microprocessor, the Intel 4004. The 4004 wasn’t much good on its own, however, which is why [Klaus Scheffler] and [Lajos Kintli] have produced super-sized discrete chips of the 4001 ROM, 4002 RAM, and 4003 shift register to replicate a 1970s calculator at 10x the size and double the speed, all in time for the 4004’s 50th anniversary.

We featured this project a couple of years back, when it was just a lonely microprocessor. Adding the other MSC-4 series chips enabled the pair to faithfully reproduce the logic of a Busicom 141-PF calculator, the very first to market with Intel’s now-legendary microprocessor. Indeed, this calculator is the raison d’etre for the 4004: Busicom commissioned the whole Micro-Computer System 4-bit (MCS-4) set of chips specifically for this calculator. Only later, once they realized what they had made, did Intel buy the rights back from the Japanese calculator company, and the rest, as they say, is history.

Since its history, it belongs in a museum– and that’s where this giant, FET-based calculator is going. If you happen to be in Solothurn, Switzerland, you’ll be able to see it at a new history of technology exhibit opening at the Enter Museum in 2026. Do check out the write-up and links at 4004.com if you want to learn about this important piece of human history.

The museum-quality hack. Three 4003 shift registers are on the left, with a 4001 ROM above the 4004 CPU in the center, flanked by three 4002 RAM “chips” on the right. Photo by [Klaus Scheffler].We had to specify “first civilian microprocessor” at the start of this article because the US Navy beat them to the punch by a whole year, and kept it secret until 1998. There’s something very 1970s about the fact that top-secret US military technology was reinvented for a Japanese calculator within a year. It honestly makes [Federico Faggin], the man credited with the design, seem no less visionary than when we thought he was first out of the gate.


hackaday.com/2025/11/16/supers…



Hackaday Links: November 16, 2025


Hackaday Links Column Banner

We make no claims to be an expert on anything, but we do know that rule number one of working with big, expensive, mission-critical equipment is: Don’t break the big, expensive, mission-critical equipment. Unfortunately, though, that’s just what happened to the Deep Space Network’s 70-meter dish antenna at Goldstone, California. NASA announced the outage this week, but the accident that damaged the dish occurred much earlier, in mid-September. DSS-14, as the antenna is known, is a vital part of the Deep Space Network, which uses huge antennas at three sites (Goldstone, Madrid, and Canberra) to stay in touch with satellites and probes from the Moon to the edge of the solar system. The three sites are located roughly 120 degrees apart on the globe, which gives the network full coverage of the sky regardless of the local time.

Losing the “Mars Antenna,” as DSS-14 is informally known, is a blow to the DSN, a network that was already stretched to the limit of its capabilities, and is likely to be further challenged as the race back to the Moon heats up. As for the cause of the accident, NASA explains that the antenna was “over-rotated, causing stress on the cabling and piping in the center of the structure.” It’s not clear which axis was over-rotated, but based on some specs we found that say the azimuth travel range is ±265 degrees “from wrap center,” we suspect it was the vertical axis in the base. It sounds like the azimuth went past that limit, which wrapped the swags of cables and hoses that run the antenna tightly, causing the damage. We’d have thought there would be a physical stop of some sort to prevent over-rotation, but then again, running a structure that big up against a stop would be very much an “irresistible force, immovable object” scenario. Here’s hoping they can get DSS-14 patched up quickly and back in service.

Speaking of having a bad day on the job, we have to take pity on these Russian engineers for the “demo hell” they went through while revealing the country’s first AI-powered humanoid robot. AIdol, as the bot is known, seemed to struggle from the start, doddering from behind some curtains like a nursing home patient with a couple of nervous-looking fellows flanking it. The bot paused briefly before continuing its drunk-walk, pausing again to deliver a somewhat feeble wave to the crowd before entering the terminal stumble and face-plant part of the demo. The bot’s attendants quickly dragged it away, leaving a pile of parts on the stage while more helpers tried — and failed — to deploy a curtain to hide the scene. It was a pretty sad scene to behold, made worse by the choice of walk-out music (Bill Conti’s iconic “Gonna Fly Now,” better known as the theme from Rocky).

youtube.com/embed/LyfCLRkXKYs?…

We just noticed that pretty much everything we have to write about this week has a “bad day at work” vibe to it, so to continue on with that theme, witness this absolutely disgusting restoration of a GPU that spent way too many years in a smoker’s house. The card, an Asus 9800GT Matrix, is from 2008, so it may have spent the last 17 years getting caked with tar and nicotine, along with a fair amount of dust and perhaps cat hair, from the look of it. Having spent way too much time cleaning TVs similarly caked with grossness most foul, we couldn’t stomach watching the video of the restoration process, but it’s available in the article if you dare.

And the final entry in our “So you think your job sucks?” roundup, behold the poor saps who have to generate training data for AI-powered domestic robots. The story details the travails of Naveen Kumar, who spends his workday on simple chores such as folding towels, with the twist of doing it with a GoPro strapped to his forehead to capture all the action. The videos are then sent to a U.S. client, who uses them to develop a training model so that humanoid robots can eventually copy the surprisingly complex physical movements needed to perform such a mundane task. Training a robot is all well and good, but how about training them how to move around inside a house made for humans? That’s where it gets really creepy, as an AI startup has partnered with a big real estate company to share video footage captured from those “walk-through” videos real estate agents are so fond of. So if your house has recently been on the market, there’s a non-zero chance that it’s being used to train an army of domestic robots.

And finally, we guess this one fits the rough-day-at-work theme, but only if your job is being a European astronaut, who may someday be chowing down on protein powder made from their own urine. The product is known as Solein — sorry, but have they never seen the movie Soylent Green? — and is made via a gas fermentation process using microbes, electricity, and air. The Earth-based process uses ammonia as a nitrogen source, but in orbit or on long-duration deep-space missions, urea harvested from astronaut pee would be used instead. There’s no word on what Solein tastes like, but from the look of it, and considering the source, we’d be a bit reluctant to dig in.


hackaday.com/2025/11/16/hackad…



Capita anche a voi che vi arrivino richieste di follow, cliccate sul nome per leggere il profilo e vi trovate sulla pagina "errore 404" dell'istanza di provenienza di quell'utente?


The Simplest Ultrasound Sensor Module, Minus the Module


Just about every “getting started with microcontrollers” kit, Arduino or otherwise, includes an ultrasonic distance sensor module. Given the power of microcontrollers these days, it was only a matter of time before someone asked: “Could I do better without the module?” Well, [Martin Pittermann] asked, and his answer, at least with the Pi Pico, is a resounding “Yes”. A micro and a couple of transducers can offer a better view of the world.

The project isn’t really about removing the extra circuitry on the SR-HC0, since there really isn’t that much to start. [Martin] wanted to know just how far he could push ultrasound scanning technology using RADAR signal processing techniques. Instead of bat-like chirps, [Martin] is using something called Frequency-Modulated Continuous Wave, which comes from RADAR and is exactly what it sounds like. The transmitter emits a continuous carrier wave with a varying frequency modulation, and the received wave is compared to see when it must have been sent. That gives you the time of flight, and the usual math gives you a distance.

The raw IQ signals translate into a range plot giving distances to everything in view.
Since he’s inspired by RADAR, it’s no surprise perhaps that [Martin]’s project reminds us of SDR, and the write-up gets right into the signal-processing code. Does it work better than a chirping module? Well, aside from using fewer parts, [Martin] can generate a full range plot for all objects in the arc of the sensor’s emissions out to 4 meters using just the Pico. [Martin] points out that it wouldn’t take much amplification to get a greater range. He’s not finished yet, though — the real goal here is to measure wind speed, which means he’s going to have to go full Doppler. We look forward to it.

This isn’t the first time we’ve seen the Pico doing fun stuff at these frequencies, and Doppler RADAR is a thing hackers do, so why not ultrasound?


hackaday.com/2025/11/16/the-si…



Google è pronta a lanciare Gemini 3.0: sarà davvero la svolta nella corsa all’AI?


Google si avvicina alla presentazione ufficiale di Gemini 3.0, il nuovo modello di intelligenza artificiale destinato a rappresentare uno dei passaggi più rilevanti nella strategia dell’azienda. Secondo quanto indicato internamente, il rilascio sarebbe imminente e programmato entro la fine dell’anno, come confermato dal CEO Sundar Pichai.

Negli ultimi giorni l’attenzione attorno al modello è cresciuta rapidamente. Su X e in diversi server Discord, alcuni appassionati di IA sostengono che Gemini 3 sia già in fase di test avanzatissimi, ipotesi alimentata dalla consueta modalità di sperimentazione riservata con cui Google prova spesso le sue tecnologie. L’interesse è stato ulteriormente amplificato dalla presenza del modello nei discorsi di analisti e addetti ai lavori, che lo considerano il prossimo banco di prova per valutare la capacità dell’azienda di tornare protagonista nella corsa all’intelligenza artificiale generativa.

Le aspettative sono elevate: Gemini 3 dovrebbe mostrare progressi significativi nella programmazione e nella produzione di contenuti multimediali. Tra le novità attese figura anche un aggiornamento di Nano Banana, lo strumento di Google dedicato alla creazione di immagini.

Il contesto in cui arriva questo lancio è particolarmente competitivo. Dall’uscita di ChatGPT alla fine del 2022, Google è stata spesso descritta come un gruppo costretto a rincorrere. La pressione ha portato a una riorganizzazione interna e all’integrazione accelerata dell’IA generativa nei prodotti principali dell’azienda. Negli ultimi mesi, però, i dati sembrano indicare una ripresa: l’utilizzo di Gemini è in crescita e il modello non ha inciso negativamente sul business pubblicitario, storicamente centrale per Google.

Per recuperare terreno, l’azienda ha fatto leva sul proprio vantaggio strutturale: oltre a sviluppare i modelli, dispone dell’infrastruttura cloud e dei canali di distribuzione necessari a integrarli rapidamente nei suoi servizi. Questo approccio le ha permesso di rimanere relativamente autonoma rispetto alla rete di alleanze sempre più fitta che caratterizza il settore.

La sfida più immediata resta il confronto con OpenAI, che quest’anno ha introdotto il nuovo ChatGPT 5, accolto con grande attenzione ma con un impatto inferiore alle aspettative. Secondo fonti citate da Business Insider, Gemini 3 sarebbe considerato “estremamente impressionante” da chi ha avuto modo di testarlo, tanto da poter rappresentare un’occasione concreta per Google di rialzare la testa e tornare a competere ai massimi livelli.

Resta tuttavia un ostacolo importante: il brand. ChatGPT continua a essere il nome più riconoscibile nel pubblico generalista, analogo al ruolo che “Google” ricopre nella ricerca web. Sebbene l’app Gemini abbia raggiunto 650 milioni di utenti attivi mensili, il servizio di OpenAI continua a mantenere una presenza superiore con circa 800 milioni di utenti settimanali. La diffusione crescente di Gemini tra gli utenti più giovani potrebbe contribuire a ridurre il divario, ma la distanza rimane significativa.

Le scelte compiute negli ultimi anni in materia di infrastrutture cloud, progettazione di chip e investimento nella ricerca sembrano ora iniziare a produrre risultati tangibili. Se Gemini 3 dovesse confermarsi all’altezza delle aspettative, Google potrebbe trovarsi nella posizione di rilanciare in modo deciso la propria corsa nell’intelligenza artificiale generativa.

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The King of Rocket Photography


If you are a nerdy kid today, you have your choice of wondrous gadgets and time wasters. When we were nerdy kids, our options were somewhat limited: there was ham radio, or you could blow things up with a chemistry set. There were also model rockets. Not only were model rockets undeniably cool, but thanks to a company called Estes, you could find ready-to-go kits and gear that made it possible to launch something into the heavens, relatively speaking. But what about photographic proof? No live streams or digital cameras. But there was the Estes AstroCam 100. [Bill Engar] remembers the joy of getting film from your rocket developed.

Of course, photography was another nerdy kid staple, so maybe you did your own darkroom work. Either way, the Astrocam 110 was a big improvement over the company’s earlier Camroc. In 1965, if you wanted to fly Camroc, you had to cut a 1.5-inch piece of film in a darkroom and mount it just to get one terrible black-and-white photo. Or, you could buy the film canisters loaded if you had the extra money, which, of course, you didn’t.

You might think it would be easy to strap a consumer-grade camera to a model rocket. The problem is, the rocket is moving fast. A regular camera of the era would give you a nicely exposed blur, but that’s about it. You had to send your little 1.5-inch film to Estes, who would use special processing methods to account for the fast shutter speed.

By 1979, the company came out with the Astrocam, and it took a standard but small 110 film cartridge. This gave you lower resolution, but was easy to shoot, easy to develop, and — even better — in grainy ASA 400 color. By 1993, the camera had upgrades and could use 200-speed film.

[Bill] treats us to plenty of pictures of his boyhood neighborhood. He also mentions that you can still get 110 film if you look for it, so if you pick up a camera on eBay, you could still fly it. Or, 3D print the latest from Estes. If you want to mount some serious cameras, maybe try liquid fuel.


hackaday.com/2025/11/16/the-ki…






De Cataldo torna in libreria con ‘Una storia sbagliata’


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/de-cata…
Un intreccio tra il noir di denuncia e la memoria storica degli anni ’70: un periodo segnato dal terrorismo e culminato nel rapimento Moro. La storia, quella ufficiale, è sbagliata, distorta e in contrasto con




Perché Epstein è un guaio serio per Trump


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/perche-…
Se vi aspettate che dai “file” su Epstein emerga una foto o un video di Trump che fa sesso co una minorenne vi sbagliate, non accadrà. Ma se vi aspettate che Trump riesca con diversivi e minacce a uscire indenne anche da questo scandalo vi



In un paese normale, davanti ad un partito che organizza una manifestazione in auto per protestare contro le piste ciclabili, uno si domanderebbe "ma che problemi hanno?".

Qui sali nei sondaggi...



Using Multiple Quadcopters to Efficiently Lift Loads Together


Much like calling over a buddy or two to help with moving a large piece of furniture and pivot it up a narrow flight of stairs, so too can quadcopters increase their carrying capacity through the power of friendship and cooperation. However, unless you want to do a lot of yelling at your mates about when to pivot and lift, you’d better make sure that your coordination is up to snuff. The same is true with quadcopters, where creating an efficient coordination algorithm for sharing a load is far from easy and usually leads to fairly slow and clumsy maneuvering.
Simplified overview of the motion planner by Sihao Sun et al.Simplified overview of the motion planner by Sihao Sun et al.
Recently. researchers at the Technical University of Delft came up with what appears to be a quite efficient algorithm for this purpose. In the demonstration video below, it’s easy to see how the quadcopters make short work of even convoluted obstacles while keeping themselves and their mates from getting tangled.

The research by [Sihao Sun] et al. appears in Science Robotics (preprint), in which they detail their trajectory-based framework and its kinodynamic motion planner. In short, this planner considers the whole-body dynamics of the load, the cables, and the quadcopters. An onboard controller for each quadcopter is responsible for translating the higher-level commands into specific changes to its rotor speeds and orientation.

Along with tests of its robustness to various environmental factors, such as wind, the researchers experimented with how many simultaneous quadcopters could work together with their available computing capacity. The answer, so far, is nine units, though they think that the implementation can be further optimized.

Of course, sometimes you just want to watch synchronized drones.

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Il Louvre ingannato da due burloni belgi! Hanno appeso un loro dipinto accanto alla Gioconda


La sicurezza del Louvre è di nuovo sotto accusa dopo che alcuni burloni sono riusciti a ingannare le guardie e ad appendere il loro dipinto nella stessa stanza della Monna Lisa.

Il duo belga Neel e Senne ha guadagnato notorietà online introducendo clandestinamente un loro dipinto nel museo. Il dipinto è finito nella stessa sala in cui era esposto il capolavoro di Leonardo da Vinci, e per qualche tempo è rimasto nascosto al personale del museo.

Secondo le normative, è severamente vietato introdurre opere d’arte o oggetti d’antiquariato al Louvre e i visitatori vengono sottoposti a controlli approfonditi tramite metal detector. Tuttavia, Neil e Senne sono riusciti a eludere il sistema : hanno realizzato una cornice per quadri con mattoncini LEGO di plastica, evitando così sospetti durante i controlli di sicurezza.

L’incidente è avvenuto poche settimane dopo un furto audace: il 19 ottobre, uomini travestiti da operai edili hanno rubato otto gioielli della collezione della Corona francese. Il loro valore è stimato in circa 88 milioni di euro.

In seguito al furto, sono emersi interrogativi sull’impegno del museo in materia di sicurezza. I media francesi hanno osservato che gli esperti sollevano da oltre un decennio preoccupazioni circa le vulnerabilità del suo sistema di sicurezza. Uno degli episodi più eclatanti ha riguardato l’uso della password “LOUVRE” per il server di videosorveglianza nel 2014. Non è chiaro se tutti questi problemi fossero stati completamente risolti al momento del recente furto.

Un rapporto pubblicato la scorsa settimana dalla Corte dei Conti francese ha concluso che dal 2018 al 2024 il Louvre ha dato priorità a progetti “ad alta visibilità e attrattivi” a scapito della manutenzione delle infrastrutture, delle riparazioni e dei miglioramenti della sicurezza. Questa critica è ora particolarmente forte in seguito sia alla rapina che allo scherzo virale.

Non è la prima volta che Neel e Senne dimostrano come usare il travestimento e la sicurezza di sé per entrare in luoghi inaccessibili. All’inizio di quest’anno, hanno fatto notizia per essersi intrufolati gratuitamente alla finale di Champions League fingendosi operai. L’incidente del Louvre non ha fatto che rafforzare l’impressione che anche i luoghi più famosi e sicuri non siano sempre preparati ad affrontare scenari insoliti.

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Pidgin


C'è ancora qualcuno che usa Pidgin, il programmino per chattare in stile retrò?


An AI By Any Other Name


While there are many AI programs these days, they don’t all work in the same way. Most large language model “chatbots” generate text by taking input tokens and predicting the next token of the sequence. However, image generators like Stable Diffusion use a different approach. The method is, unsurprisingly, called diffusion. How does it work? [Nathan Barry] wants to show you, using a tiny demo called tiny-diffusion you can try yourself. It generates — sort of — Shakespeare.

For Stable Diffusion, training begins with an image and an associated prompt. Then the training system repeatedly adds noise and learns how the image degenerates step-by-step to noise. At generation time, the model starts with noise and reverses the process, and an image comes out. This is a bit simplified, but since something like Stable Diffusion deals with millions of pixels and huge data sets, it can be hard to train and visualize its operation.

The beauty of tiny-diffusion is that it works on characters, so you can actually see what the denoising process is doing. It is small enough to run locally, if you consider 10.7 million parameters small. It is pretrained on Tiny Shakespeare, so what comes out is somewhat Shakespearean.

The default training reportedly took about 30 minutes on four NVIDIA A100s. You can retrain the model if you like and presumably use other datasets. What’s interesting is that you can visualize the journey the text takes from noise to prose right on the terminal.

Want to dive deeper into diffusion? We can help. Our favorite way to prompt for images is with music.


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Sam Altman e suo marito Oliver e il sogno dei bambini geneticamente modificati


La ricerca dell’immortalità è una fissazione che attraversa la Silicon Valley. Allo stesso modo, l’idea di perfezionare i bambini attraverso la modifica genetica rappresenta un’altra ossessione. Sam Altman, l’uomo che ha reso l’intelligenza artificiale familiare al grande pubblico grazie al diffuso utilizzo di ChatGPT, è la mente dietro a questa società considerata controversa e con molteplici interrogativi etici.

Il laureato di Stanford (dichiaratamente gay) e suo marito Oliver Mulherin, fanno parte di un gruppo di miliardari che hanno investito in Preventive, una startup che lavora per mettere al mondo un bambino geneticamente modificato per prevenire una malattia ereditaria.

La proposta, illustrata in un articolo pubblicato sul Wall Street Journal, rischia di suscitare non soltanto un’estesa opposizione da parte della comunità scientifica, ma anche considerevoli difficoltà giuridiche. Modificare i geni degli embrioni al fine di generare bambini è proibito negli Stati Uniti e in altri Paesi. Di conseguenza, Preventive sta valutando l’opzione di operare in giurisdizioni più tolleranti, ad esempio negli Emirati Arabi Uniti.

La Silicon Valley ospita diverse aziende che operano in questo settore. Una corsa alla vendita di tecnologie innovative per modificare il processo riproduttivo tradizionale e creare bambini personalizzati è in atto. L’obiettivo, secondo milionari come Altman, è quello di generare bambini protetti da specifiche malattie ereditarie o con una minore propensione alle malattie cardiovascolari, tuttavia le potenzialità sono ben più estese e includono la creazione di bambini con un’intelligenza superiore, o la possibilità di scegliere caratteristiche fisiche come il colore della pelle o degli occhi.

L’altra figura di spicco dietro Preventive è Brian Armstrong , CEO di Coinbase, che ha accumulato la sua fortuna con le criptovalute. Secondo persone vicine ad Armstrong, l’imprenditore avrebbe preso in considerazione l’idea di lavorare in segreto e presentare un bambino geneticamente modificato per stupire la comunità scientifica prima che potesse opporsi al processo.

“Sono entusiasta di investire in Preventive”, ha scritto sul suo account X. “Oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo convivono con malattie genetiche”, ha continuato. “È molto più facile correggere un piccolo numero di cellule prima che la malattia progredisca, come in un embrione”.

Anche Oliver Mulherin , marito di Altman, ha chiarito la sua intenzione di sostenere gli sforzi dell’azienda per la prevenzione delle malattie. “Sam mi sostiene, come sempre, in tutto il mio lavoro e in questa causa”. Ora sono una delle coppie più potenti della Silicon Valley. La loro prima apparizione pubblica insieme è stata a una cena alla Casa Bianca nel 2023, ospitata da Joe Biden. Si sono sposati nel gennaio 2024 alle Hawaii , in una cerimonia intima con pochi invitati.

Mulherin è un ingegnere informatico australiano che ha preso parte a diversi progetti di intelligenza artificiale. Ha lavorato per aziende come Spark Neuro e Broadwing prima di entrare a far parte di Meta, la società madre di Facebook e Instagram, per due anni.

Vivono a Russian Hill, uno dei quartieri più esclusivi di San Francisco, e trascorrono i fine settimana in una casa nella Napa Valley. Intendono donare gran parte del loro patrimoniocirca 3 miliardi di dollari – a cause che possano creare abbondanza attraverso la tecnologia e l’innovazione, e fin dall’inizio hanno chiarito di voler formare una famiglia.

Nel febbraio 2025, hanno confermato la nascita del loro primo figlio tramite maternità surrogata. Per Altman, 40 anni, è stato un punto di svolta. Dice che l’arrivo di suo figlio ha cambiato completamente le sue priorità. “Ricordo di aver avvertito un cambiamento neurochimico nella prima ora , ed è successo così velocemente. È incredibile. Ma ora sarà tutto diverso.”

A rafforzare la sua recente paternità c’è l’accordo raggiunto con Microsoft qualche settimana fa per trasformare OpenAI in un ente di pubblica utilità, valutato circa 500 miliardi di dollari . Microsoft acquisirà una quota del 27% nella società, facilitando la raccolta di capitali e la preparazione della prevista IPO in futuro.

Ciò aumenterebbe ulteriormente la fortuna e la visibilità di una figura rispetto a visionari come Steve Jobs e Bill Gates. Nato a Chicago il 22 aprile 1985, Altman è cresciuto nella periferia di St. Louis, Missouri , consapevole di essere gay fin da giovanissimo, ma non disposto a rivelarlo fino al raggiungimento di una certa maturità.

“Crescere gay nel Midwest negli anni 2000 non era la cosa più cool del mondo”, ha dichiarato in un’intervista del 2016 al New Yorker . Oggi, compare nelle liste delle persone gay più influenti del pianeta, convinto che l’intelligenza artificiale cambierà il mondo in meglio . Resta da vedere se ciò sia vero.

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Due saggi definiscono come terminus a quo il biennio 1967-1968 per cominciare a determinare una connessione tra fotografia e arte adrianomaini.altervista.org/du…


Making a Machine to Sort One Million Pounds of LEGO


A photo of the LEGO sorter

You know what’s not fun? Sorting LEGO. You know what is fun? Making a machine to sort LEGO! That’s what [LegoSpencer] did, and you can watch the machine do its thing in the video below.

[Spencer] runs us through the process: first, quit your day job so you can get a job playing with LEGO; then research what previous work has been done in this area (plenty, it turns out); and then commit to making your own version both reproducible and extensible.

A sorting machine needs three main features: a feeder to dispense one piece at a time, a classifier to decide the type of piece, and a distributor to route the piece to a bin. Of course, the devil is in the details.

If you want to build your own, you might want to track the new Sorter V2 that is under development. If you are building V1, you can find what you need on GitHub.

Once you’ve got your LEGO sorted, you’re free to take on other projects such as Building A Drivable, Life-Size 3D-Printed LEGO Technic Buggy, Making Steam-Powered LEGO Machines, and Building The DVD Logo Screensaver With LEGO.

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hackaday.com/2025/11/16/making…



I black hacker chiedono il Riscatto? Checkout.com risponde: finanziamo chi vi dà la caccia


Il servizio di pagamento Checkout.com è stato vittima di un tentativo di estorsione: il gruppo ShinyHuntersha affermato di aver avuto accesso a dati aziendali e ha chiesto un riscatto.

Un’indagine ha rivelato che gli aggressori si erano infiltrati in un vecchio sistema di cloud storage utilizzato dall’azienda da diversi anni. Questo servizio, di proprietà di un fornitore terzo, non era stato correttamente disattivato: è stato questo errore ad aprire la strada alla compromissione.

La violazione non ha coinvolto una piattaforma di pagamento funzionante, bensì un archivio utilizzato prima del 2020. Conteneva documenti interni, materiali per l’onboarding di nuovi clienti e altri file organizzativi.

L’azienda stima che l’incidente abbia interessato meno di un quarto della sua base clienti attiva. Tuttavia, l’infrastruttura di pagamento vera e propria, comprese le credenziali delle carte e l’accesso ai fondi dei commercianti, non è stata interessata: questo segmento non era affatto connesso al sistema vulnerabile.

Checkout.com sottolinea la propria piena responsabilità: il servizio obsoleto avrebbe dovuto essere disattivato e rimosso tempestivamente. L’azienda ha già iniziato a identificare i clienti interessati e li sta contattando direttamente. Sta inoltre collaborando con le forze dell’ordine e gli enti regolatori.

Nonostante le richieste degli estorsori, Checkout.com si è rifiutata di pagare e ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di fare concessioni ai criminali.

L’azienda ha invece deciso di devolvere il riscatto a sostegno della ricerca sulla criminalità informatica. I fondi saranno devoluti a due centri universitari, Carnegie Mellon e Oxford, che studiano la criminalità informatica e i suoi metodi di prevenzione.

L’azienda afferma che sicurezza e trasparenza sono alla base della fiducia nel settore dei pagamenti. Checkout.com si impegna a correggere i propri errori, rafforzare la sicurezza e assistere i clienti interessati dall’incidente. I rappresentanti del servizio ricordano ai commercianti che possono contattare i propri referenti aziendali per ulteriore assistenza.

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in reply to Antonio Rotelli

@Antonio Rotelli in passato me ne sono arrivate due, palesemente false, italiano approssimativo, origine apparente delle email negli Stati Uniti. Per nostra fortuna la nostra lingua è piuttosto complessa, femminili, maschili, neutri, una sfilza di articoli determinativi e indeterminativi, le H che non si sa mai dove metterle. Basta analizzare il testo ed avere anche solo un'infarinatura di grammatica (che teoricamente dovremmo avere tutti, anche se guardando i social ne dubito fortemente) per accorgersi che sono fake.


Trump, Hong Kong e la corsa globale a regolamentare le criptovalute


Nel corso del 2024 sono arrivati diversi segnali di un cambio di passo nel rapporto tra istituzioni e criptovalute. Il 6 marzo, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che introduce una “riserva strategica di Bitcoin”, impegnando il governo statunitense a non vendere i circa 200.000 BTC già in suo possesso e ad aumentare le scorte senza incidere sul bilancio federale.

Il 18 luglio è stato poi approvato il Genius Act, che definisce un quadro normativo per le stablecoin ancorate al dollaro. Pochi giorni dopo, il 1° agosto, Hong Kong ha reso operativa la sua nuova regolamentazione sulle stablecoin, con un sistema di licenze e requisiti sulle riserve a tutela del rimborso.

Dopo sedici anni di sviluppo in un contesto di sostanziale assenza di controlli pubblici, un settore nato come terreno anarchico e decentralizzato supera oggi i 3,5 trilioni di dollari di capitalizzazione. Le recenti iniziative legislative mostrano come le criptovalute si stiano progressivamente inserendo nell’architettura finanziaria globale.

Due tradizioni intellettuali hanno influenzato questo ecosistema: da un lato la corrente “cypherpunk” degli anni ’90, che vedeva nella crittografia uno strumento per difendere privacy e libertà individuale; dall’altro la riflessione economica ispirata al saggio di Friedrich Hayek del 1976, La denazionalizzazione della moneta. Ripercorrere le teorie di Hayek consente di ricostruire l’evoluzione del denaro, l’origine del monopolio statale sulla coniazione e i tentativi di introdurre forme di valuta privata, oggi replicati nel cyberspazio.

Le prime forme di scambio non nacquero come invenzione governativa, ma come risultato spontaneo delle interazioni tra gruppi umani. Prima del 4000 a.C., comunità di poche centinaia di persone barattavano beni tramite “valute naturali” come bestiame, sale, conchiglie o cereali. Questi mezzi consentivano di conservare valore e facilitare le transazioni, pur presentando limiti legati alla scarsa portabilità e divisibilità.

Con il progresso della metallurgia e la crescita delle città-stato, metalli come oro, argento e rame iniziarono a circolare per le loro caratteristiche fisiche più adatte agli scambi. Le transazioni si basavano sul peso e sulla purezza del metallo, un sistema noto come “moneta a pesatura”.

Il passaggio decisivo avvenne nel VI secolo a.C., quando il Regno di Lidia, nell’odierna Anatolia occidentale, emise le prime monete metalliche standardizzate. La posizione geografica, al centro di importanti rotte commerciali, e la disponibilità del prezioso elettrouna lega naturale di oro e argento presente nei depositi del fiume Paktoros – favorirono questo sviluppo. Le monete recavano il simbolo della dinastia, la testa di un leone, e avevano peso e purezza certificati, riducendo i tempi di valutazione e rendendo più agevoli gli scambi.

Dalla seconda metà del VII secolo a.C., la pratica si diffuse rapidamente alle città-stato dell’Egeo e all’Impero persiano, imponendosi nell’arco di un secolo come modello monetario. Nel V secolo a.C., Grecia, Persia e gran parte del Mediterraneo avevano adottato sistemi di coniazione centralizzati.

Un’evoluzione analoga caratterizza la storia della carta moneta, inizialmente frutto di iniziative private e solo in seguito oggetto di monopolio statale.

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Lo stress degli algoritmo dei social network genera burnaout nei creators


Un nuovo progetto di ricerca ha dimostrato che l’industria dei contenuti online, che ha offerto alle persone migliaia di nuovi modi per guadagnare denaro, sta anche sottoponendo a un notevole stress mentale chi la realizza.

Creatori di video, blogger, streamer e creatori di cortometraggi stanno affrontando sempre più crisi emotive e l’instabilità di questo lavoro rimane una delle principali fonti di stress.

Lo studio è stato condotto dall’iniziativa Creators 4 Mental Health in collaborazione con il gruppo di analisi Lupiani Insights and Strategies. Inizialmente sono state condotte interviste approfondite con 14 autori provenienti da Stati Uniti e Canada, per poi sottoporre a un sondaggio online oltre 540 persone. I risultati sono stati allarmanti: molti partecipanti hanno riportato un grave disagio psicologico e uno su dieci ha ammesso di aver avuto pensieri suicidi.

I creatori di contenuti hanno indicato l’instabilità finanziaria come causa principale del burnout. La maggior parte ha affermato di essere stressata dall’imprevedibilità del proprio reddito. Attribuiscono questo problema alla dipendenza dagli algoritmi : un partecipante ha spiegato che a un certo punto la portata può diminuire dell’80% senza una ragione apparente, lasciando la persona a chiedersi cosa abbia sbagliato. Quando il reddito dipende direttamente dalle statistiche, qualsiasi calo delle visualizzazioni diventa un duro colpo emotivo.

Il monitoraggio ossessivo delle metriche non crea minore pressione. Il 65% degli intervistati ha ammesso di controllare costantemente le statistiche e ritiene che questa abitudine peggiori il proprio benessere. La stanchezza cronica è al terzo posto, con il 62% dei partecipanti che afferma di essersi spinto fino a uno stato che potrebbe essere descritto come burnout.

Tuttavia, solo una minoranza ha accesso al supporto psicologico. Nove intervistati su 10 hanno dichiarato di non riuscire a ottenere supporto professionale, anche se ne avessero bisogno. Per i creativi autonomi, la situazione è ancora più difficile: la mancanza di colleghi professionisti rende le esperienze più isolanti e le opportunità di condivisione sono praticamente inesistenti. Tra il 61% e il 66% dei partecipanti ha ammesso di non aver mai fatto parte di alcuna comunità professionale o di non aver mai partecipato a eventi per creativi.

Anche la fiducia nelle piattaforme su cui gli autori pubblicano i loro lavori è bassa. Un intervistato su cinque ha dichiarato di sentirsi sicuro del social network scelto. I continui cambiamenti degli algoritmi alimentano la paura per il futuro: gli autori non sanno mai come il prossimo aggiornamento influirà sui loro guadagni e sul loro pubblico.

In questo contesto, molti si stanno rivolgendo a strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Due terzi degli intervistati utilizzano già l’IA e la trovano utile. Tuttavia, gli atteggiamenti verso le nuove tecnologie sono contrastanti: i partecipanti le considerano utili, ma temono anche potenziali problemi di copyright, accuratezza della rappresentazione e correttezza algoritmica. Queste preoccupazioni erano particolarmente comuni tra coloro che avevano già incontrato gravi difficoltà emotive.

I ricercatori sottolineano che il settore, che ha ispirato milioni di persone per dieci anni, è diventato una fonte di gravi rischi per chi vi lavora quotidianamente. E senza strumenti di supporto, community e regole chiare per la piattaforma, la situazione non potrà che peggiorare.

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The Fastest (68k) Macintosh Might Not Be an Amiga Anymore


Amiga and Atari fans used to lord over their Apple-eating brethren the fact that Cupertino never moved to the most advanced 68k processors — so for a while, thanks to 68060 accelerator cards, the fastest thing running Macintosh software was an Amiga (or Atari). After all these years, the Macintosh community is finally getting the last laugh, as [zigzagjoe] demonstrates an actual Macintosh booting with a 68060 CPU for the first time in a thread on 68KMLA. Video or it didn’t happen? Check it out below.

The Mac in question is a Quadra 650, which is a good choice since it was about the last thing Apple sold before switching to PowerPC, and ran the 68040 processor. [Reinauer] had already produced a 68040-to-68060 socket adapter (the two chips not being pinout compatible), so the hardware part of the battle was already set. Software, however? That was a different story, and where [zigzagjoe] put in the effort.

We’re spoiled by decades of backwards compatibility in the x86 instruction set; Motorola wasn’t as kind back in the day, and the 68060 isn’t fully compatible with the earlier 68040’s instruction set. They did provide a translation that [zigzagjoe] was able to build into his custom ROM, though, which is how he’s able to get the Mac to boot and install System 7.1, the newest version that would boot.

Alas, the full 66 MHz clock speed [zigzagjoe] proved unstable. To make branch prediction work, he had to clock down to 50 MHz. Considering the ‘040 clocked at 25 MHz in the Quadra 650, that’s still a considerable improvement in clock speed.

At 66 MHz and giving up branch prediction, DOOM runs at 16.4 FPS. It slowed down (14.3 FPS) at 50 MHz, and branch prediction. We expected branching to have a greater impact, but apparently not. While DOOM is perhaps not the best benchmark on this hardware, it does answer the most important question you can ask of any bit of kit: yes, it does run DOOM!

While Apple has long since abandoned the 68k in favour of PPC, x86, and finally their own implementation of ARM, there are always enterprising upgraders.

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