L’Ucraina ha bisogno di aiuto urgente per contrastare gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche
La Russia ha bombardato le infrastrutture elettriche e del gas dell’Ucraina dall’inizio dell’invasione a febbraio. Nell’ultimo mese, questi attacchi si sono intensificati drammaticamente mentre Mosca cerca di privare la popolazione civile ucraina di riscaldamento, acqua ed elettricità prima della stagione invernale. Questa campagna di attacchi aerei contro le infrastrutture civili ucraine sta sollevando timori di […]
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Vent’anni di Forum Sociale Europeo
Venti anni fa Firenze vedeva sfilare lungo le strade della città un milione di persone, in rappresentanza del mondo alter-mondialista e dei movimenti in lotta per la pace e il disarmo. Era il primo Forum Sociale Europeo, un evento immenso, pacifico e di massa, il più grande svoltosi in Europa, accolto da una città aperta, […]
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L’Ucraina sta abbandonando i discorsi su un ingresso accelerato nella NATO?
Un possibile cambiamento diplomatico nella guerra in Ucraina potrebbe essere passato in gran parte inosservato quando Kiev è sembrata segnalare che avrebbe potuto rinunciare alla sua aspirazione a diventare un membro della NATO. O almeno declassando la sua urgenza. All’inizio di novembre è stato riferito che l’amministrazione USA stava esercitando pressioni private sul Presidente Zelensky […]
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Giovanni Scipione Rossi – L’America di Margherita Sarfatti
Alaa sospende lo sciopero della sete ma continua la lotta contro il regime di El Sisi
di Valeria Cagnazzo –
Pagine Esteri, 15 novembre 2022 – Ha interrotto lo sciopero della sete il prigioniero egiziano Alaa Abd El-Fattah, che aveva smesso di bere il 6 novembre scorso, data dell’inaugurazione della COP27 nel suo Paese, dove il potere a dir poco autoritario del presidente Abdel Fattah El Sisi ha portato in carcere migliaia di prigionieri politici e dissidenti. Lo hanno reso noto sui loro account social le sue sorelle, Mona e Sanaa Seif. “Sono così sollevata”, ha scritto Mona, “Abbiamo appena ricevuto una lettera dalla prigione indirizzata a mia madre, Alaa è vivo, dice che sta bevendo di nuovo acqua dal 12 novembre scorso. E’ assolutamente la sua calligrafia. Una prova di vita, quantomeno. Perché ce l’hanno tenuta nascosta per 2 giorni?”.
twitter.com/sana2/status/15920…
La sorella fa riferimento alla lettera del fratello, pubblicata poco dopo online, nella quale Alaa Abd El-Fattah, che nei giorni scorsi era stato condotto in ospedale per un peggioramento delle condizioni cliniche, scrive alla madre: “Da oggi ritorno a bere, così puoi smettere di preoccuparti per me finché non mi vedrai con i tuoi occhi. I parametri vitali sono nella norma. Li sto misurando regolarmente e sto ricevendo cure mediche”.
twitter.com/FreedomForAlaa/sta…
Nonostante gli sia stato permesso di inoltrare questa lettera “breve” – promette che ne arriverà una più lunga – né ai familiari né al suo avvocato è stato concesso di fargli visita. “Semplicemente non permetteranno a nessuno di vederlo e appurare il chiaro impatto di un lungo sciopero della fame sul corpo di Alaa”, ha denunciato sua sorella Mona, “(Le autorità egiziane, ndr) vogliono che resti in piedi la loro narrativa: che Alaa non è in sciopero della fame e che la sua famiglia sta mentendo”.
SUL CASO DI ALAA ABD EL FATTAH E LA COP27 VI INVITIAMO A LEGGERE L’ARTICOLO PUBBLICATO L’8 DICEMBRE
di Valeria Cagnazzo –
Pagine Esteri, 8 novembre 2022 – È iniziata il 6 novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto, la ventisettesima COP, la Conferenza delle parti dell’United Nations climate change conference (COP27), che dovrebbe portare all’attuazione dell’Accordo di Parigi per l’emergenza ambientale. Una COP basata sui fatti e sulla pianificazione di strategie energetiche e ambientali da realizzare subito nei Paesi aderenti, questa la speranza del direttore esecutivo, Simon Stiell, che ha dichiarato: “Con il regolamento di Parigi sostanzialmente concluso grazie alla COP26 di Glasgow dello scorso anno, la cartina di tornasole di questa e di ogni futura COP è quanto le deliberazioni siano accompagnate dall’azione. Tutti, ogni singolo giorno, ovunque nel mondo, tutti devono fare tutto il possibile per evitare la crisi climatica”. Gli ha fatto eco il presidente della COP27, il ministro degli esteri egiziano Sameh Shoukry: “La COP27 deve essere ricordata come la “COP dell’attuazione”, quella in cui ripristiniamo il grande consenso che è al centro dell’accordo di Parigi”. Ha, inoltre, sottolineato le catastrofiche conseguenze di un’”inazione miope” di fronte agli effetti del cambiamento climatico ed esortato ad agire immediatamente, nonostante le sfide geopolitiche e le difficoltà economiche dell’attuale periodo storico. Le sfide ambientali non sono senza dubbio meno importanti di altre, per quanto si sia arrivati alla ventisettesima assemblea delle Nazioni Unite per ribadirsi ancora una volta, sempre a parole, l’importanza di inserire la questione climatica nelle rispettive agende di governo.
La catastrofe ambientale nel frattempo ha raggiunto proporzioni spaventose e le sue conseguenze stanno “finalmente” – in francese “finelment” significa alla fine, ma si può leggere anche nell’accezione italiana, perché forse è vero che era necessario toccarle con mano – letteralmente bussando alle nostre porte. Se non si era mai avuto un ottobre così caldo, infatti, è perché il livello dei gas serra nell’atmosfera continua ogni anno a superare i record precedenti. La temperatura media del 2022, rivela il rapporto “Stato del clima globale nel 2022” dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) diffuso in apertura della COP27, è di 1,15 gradi sopra ai livelli pre-industriali.
Gli effetti sono la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai, inondazioni e alluvioni distruttive per gli insediamenti umani in tutto il mondo. A causa della siccità, milioni di persone nel 2022 sono state condannate alla malnutrizione, milioni sono state costrette a emigrare da aree desertificate o inondate, decine di migliaia sono state uccise da catastrofi climatiche. Il caldo, inoltre, favorisce la diffusione delle malattie e la proliferazione degli agenti patogeni. Secondo l’OMS, ogni anno, tra il 2030 e il 2050, ci saranno circa 250.000 morti in più per malnutrizione, diarrea, malaria e stress da caldo. A registrare le conseguenze più drammatiche per la vita umana sono i Paesi in via di sviluppo. Per questo motivo, tra i temi in cima all’ordine del giorno della COP27, che si concluderà il 18 novembre, dovrebbero esserci dei progetti di finanziamento e risarcimento per i Paesi più poveri, i meno inquinanti ma i più colpiti dall’inquinamento prodotto dai Paesi più industrializzati. Secondo molti attivisti, tuttavia, si tratterebbe di uno dei punti che incontrerà più ostilità alla sua effettiva attuazione nella “COP dei fatti”. A questo proposito, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, nel suo discorso di apertura, ha chiesto ai governi di tassare i profitti delle compagnie di combustibili fossili e di reindirizzare quel denaro ai Paesi in via di sviluppo, dove la popolazione piange le sue perdite a causa del cambiamento climatico. Il progetto dell’ONU si chiama “Primo allarme per tutti”, e dovrebbe raccogliere almeno 3,1 miliardi di dollari dai Paesi aderenti, al momento 50, tra il 2023 e il 2027. Da Sharm el-Sheikh, inoltre, il premier spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che la Spagna metterà a disposizione “un capitale iniziale di 5 milioni di euro” per il clima e la cooperazione multilaterale. Ursula von der Leyen ha promesso che la Commissione europea stanzierà un miliardo di euro per salvare le foreste. L’ex vice-presidente americano Al Gore ha ventilato il rischio di un miliardo di migranti economici in Occidente e delle conseguenze sociali, in termini di xenofobia e tensione, che questi potrebbero provocare. Grandi assenti, Cina e Russia. Tra i partecipanti all’assemblea dedicata a un impegno contro il clima che mette in prima linea le donne e le giovani generazioni, anche rappresentanti di regimi autoritari e restrittivi sui diritti umani. Tra i volti approdati a Sharm el Sheikh, anche il principe saudita Mohammed Bin Salman.
Anche Giorgia Meloni, in rappresentanza dell’Italia nel suo primo viaggio come primo ministro, accompagnata da Pichetto Fratin, ministro dell’ambiente, ha raggiunto la destinazione esotica della COP. Il primo incontro ufficiale quello con il Presidente Al Sisi, durante il quale, oltre ai temi di materia ecologica, i due leader sembrano aver definitivamente disteso le relazioni tra i rispettivi Paesi, incrinatesi dopo il rapimento e l’omicidio brutale compiuto dai servizi di sicurezza egiziani di Giulio Regeni, per discutere di forniture di gas, cooperazione industriale e collaborazione nel respingimento dei migranti nel Mediterraneo.
Sempre il 6 novembre scorso, mentre veniva inaugurata la COP27, non troppo lontano dalle sontuose sale della conferenza adibite per ospitare i leader mondiali, in un carcere egiziano succedeva qualcos’altro. Alaa Abd El Fattah iniziava lo sciopero della sete. L’informatico e attivista in carcere per la sua partecipazione alle manifestazioni della primavera araba, dopo 218 giorni di sciopero della fame il 6 novembre ha annunciato che avrebbe rinunciato anche all’acqua. Una decisione durissima in segno di protesta contro il suo arresto illegale e contro quello di migliaia di detenuti delle prigioni egiziane per reati di opinione (ne avevamo parlato qui), proprio in occasione del più importante evento sul clima che riunisce i rappresentanti di quasi tutto il mondo nel Paese che li detiene ingiustamente.
Dell’incompatibilità di un evento internazionale sull’ambiente con un sistema dittatoriale, che reprime con torture e arresti qualsiasi forma di dissenso, si erano accorti in molti, nei mesi scorsi, e non solo attivisti come Naomi Klein. In una lettera pubblicata mercoledì scorso, quindici premi Nobel hanno chiesto che in occasione della COP27 gli Stati chiedano libertà per Alaa Abd El Fattah e gli altri prigionieri politici egiziani. A firmare la lettera, indirizzata a diversi capi di Stato, Svetlana Alexievich, J. M. Coetzee, Annie Ernaux, Louise Gluck, Abdulrazak Gurnah, Kazuo Ishiguro, Elfriede Jelinek, Mario Vargas Llosa, Patrick Modiano, Herta Muller, Orhan Pamuk, Roger Penrose, George Smith, Wole Soyinka, and Olga Tokarczuk. Nel loro appello si legge “La voce potente di Alaa Abd El Fattah per la democrazia è vicina ad essere estinta, vi chiediamo di rifarle fiato leggendo le sue parole”. Ai premi Nobel, si sono uniti in questi giorni intellettuali e scrittori da tutto il mondo. fb.watch/gFJY3wqHk1/
Nel video, la scrittrice Arundhati Roy che aderisce all’appello #FreeAlaa Da Amnesty International, Greenpeace a diversi attivisti contro il cambiamento climatico hanno denunciato l’ipocrisia epocale di questo evento. Prima tra tutti Greta Thumberg, che non ha accettato che la conferenza climatica venga ospitata in un Paese dittatoriale che uccide gli attivisti per i diritti umani. Non parteciperà, quindi, alla COP27, neanche per gridare in faccia ai potenti che lì fanno solo “blah blah blah”, come aveva fatto un anno fa. Quest’anno, con la COP27 faranno qualcosa di peggiore: Thumberg parla di “greenwashing”. Sui suoi account social, ha denunciato le violazioni dei diritti umani nel Paese e l’ingiusta detenzione di Abd El Fattah. Il 30 ottobre, poi, si è unita al sit-in di fronte all’ufficio del Commonwealth e dello Sviluppo Estero a Londra organizzato dalle sorelle di Abd El Fattah per chiedere al governo inglese di intervenire per la sua scarcerazione.
Abd El Fattah sarebbe, infatti, cittadino egiziano e inglese, e secondo le sorelle Sanaa e Mona Seif Londra dovrebbe intervenire per liberarlo e riportarlo in Gran Bretagna. Secondo quanto dichiarato in questi giorni dal governo di Al Sisi, invece, Abd El Fattah non avrebbe mai completato le pratiche per ottenere la cittadinanza britannica e sarebbe “solo” un cittadino egiziano. E come tale verrà trattato. “Non è affatto una rassicurazione”, hanno risposto le sorelle. Quando le porte della COP27 si sono aperte, è proprio sugli account twitter di Sanaa Seif che si è letto che il fratello avrebbe bevuto il suo ultimo bicchiere d’acqua. Ore di tensione, durante le quali la stessa Sanaa si è recata direttamente a Sharm El Sheikh, per portare fisicamente la sua protesta nella sede della COP27. Per suo fratello, se nessuno tra i leader impegnati a promettersi svolte ecologiche e rivoluzioni verdi tra poltroncine e coffee break interverrà, la sopravvivenza potrebbe essere una questione di ore o di una manciata di giorni.
Il 7 novembre, con una climax di tweet pubblicati da Mona Seif, la famiglia ha fatto, inoltre, presente che dopo ore di attesa in carcere, la lettera settimanale di Alaa, l’unico strumento per il detenuto per comunicare con i familiari e con il mondo, non le è stata consegnata. Le guardie carcerarie avrebbero affermato che il prigioniero non aveva voglia di scrivere. Poco credibile, secondo i Seif, che iniziano a domandarsi se l’uomo sia ancora in vita.
twitter.com/AgnesCallamard/sta… Mentre Alaa Abd El Fattah smetteva di bere e Al Sisi stringeva la mano ai leader mondiali, per le strade egiziane almeno un centinaio di altri attivisti erano già stati arrestati, secondo l’Egyptian Commission for Rights and Freedoms, sempre per reati di opinione sui social. Sono vietate le manifestazioni nel Paese – mentre nei padiglioni della COP27 c’è un’intera area “Verde” apparentemente dedicata agli scambi di opinione liberi e democratici tra i giovani di tutto il pianeta. “Sulla strada verso la COP27, ricordate che molti Egiziani stanno pagando un prezzo pesante per la vostra presenza. Stanno avvenendo arresti per onorare la vostra presenza. Il minimo che possiate fare sarebbe mostrare un po’ di rispetto alle decine di migliaia nelle prigioni di Al Sisi”, ha scritto Sanna Seif. Sharm El Sheikh è militarizzata e costellata di posti di blocco, dove un controllo sul cellulare e un tweet di troppo potrebbe costare la prigione. Molte serrande sono chiuse. Il Paese tace imbavagliato. Il messaggio è chiaro: nessuno in Egitto deve parlare e raccontare, mentre i grandi del pianeta passeggiano a Sharm El Sheikh. Pagine Esteri
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Fr.#15 / Robo-vigili e Precrimine
I robo-vigili di Arezzo
La polizia municipale di Arezzo sarà presto un laboratorio di test di un nuovo prototipo di occhiali che ricordano Robocop, ma meno cattivo e più cringe. Gli occhiali hi-tech sembrerebbero dotati di una tecnologia che permette all’agente di visualizzare l’equivalente di uno schermo da 50” e al tempo stesso scansionare in tempo reale le targhe delle automobili in corsa.
Grazie alla connessione con diversi database della pubblica amministrazione gli occhiali daranno all’agente informazioni rilevanti sul veicolo, come l’assicurazione, le revisioni, o eventuali fermi amministrativi. Alcuni articoli dicono che gli occhiali sarebbero anche in grado di valutare la velocità delle vetture, ma non ne sono sicuro.
Gli amministratori intervistati dicono che l’attività della polizia sarà più efficiente e i cittadini saranno più tutelati.
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Insomma, la tecnologia promette di tagliare un incredibile traguardo: i nostri prodi guardiani delle strade potranno finalmente emettere contravvenzioni senza muovere un muscolo, senza alcuna contestazione, mentre guardano una TV da 50”. Vi sentite più tutelati?
Gli algoritmi contro il crimine… forse
Sempre sulla falsa riga della tecnologia che permetterà alle forze dell’ordine di lavorare meno e tutelare meglio i cittadini vale la pena commentare un fenomeno che sta prendendo velocemente piede in Italia: gli algoritmi antimafia. Ci sono almeno due esempi che conosco.
Il primo è quello di Padova, dove pare che verrà usato un algoritmo predittivo per scovare le aziende a “rischio collusione con la mafia” per proteggere gli appalti del PNRR. L’algoritmo userà diversi indicatori, come il numero di dipendenti, il capitale sociale, le transazioni e così via. In pratica una mescola di tutte le informazioni rilevanti sulla vita di un’azienda — che non si sa bene come verranno trattate.
I ricercatori ci tengono però a precisare, com’è ovvio che sia, che l’algoritmo non individua le aziende colluse, ma soltanto quelle a “rischio”. Ricordo ai cari lettori che il rischio altro non è che qualcosa che non esiste; un’ipotesi più o meno plausibile e probabile che potrebbe anche non verificarsi mai. Insomma, un’azienda segnalata a “rischio” collusione potrebbe non essere affatto collusa.
Il problema è evidente: persone innocenti potrebbero essere escluse dagli appalti pubblici sulla base di segnalazioni arbitrarie fatte da un algoritmo di cui non si conosce neanche il funzionamento. Qualcuno potrebbe dire che favorire certe aziende ed escluderne altre in modo arbitrario sia esattamente il modo in cui opera la mafia…
Il secondo algoritmo antimafia arriva direttamente da una collaborazione europea tra forze di polizia. Si chiama I-CAN (Interpol Cooperation Against Ndrangheta) e il suo lavoro sarà quello di “intercettare le strategie espansionistiche dell'organizzazione criminale e anticipare la minaccia".
A costo di ripetermi, anche in questo caso parliamo di “previsioni” che potrebbero non avere alcun riscontro nel mondo reale.
La buona notizia è che se la realtà non si sottometterà ai modelli predittivi, potranno sempre prendersela con la realtà e chiedere più finanziamenti per usare altri modelli predittivi fino ad azzeccarne almeno una. Come le previsioni climatiche, insomma.
La cattiva notizia è che la finestra di Overton si sta spostando verso l’accettazione dell’uso di algoritmi in grado di prevedere il futuro e anticipare la minaccia criminale. Nei film di fantascienza non finisce mai bene, ma fate pure voi. Chi sono io per dirvi come spendere i miei soldi?
La Precrimine in UK
Un esempio di questa stupenda finestra di Overton ce l’abbiamo proprio in UK, dove Scotland Yard si è recentemente vantata di essersi dotata di algoritmi di profilazione per “fermare i potenziali criminali prima che commettano il crimine”. Nello specifico, l’algoritmo dovrebbe prevedere quali uomini potrebbero commettere violenze verso le donne.
Vi chiedo, come potremmo mai definire un uomo che non ha ancora commesso alcun crimine?
Meme del giorno
Citazione del giorno
It is with government, as Caesar said it was in war, that money and soldiers mutually supported each other; that with money he could hire soldiers, and with soldiers extort money.
Lysander Spooner
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Caspariae perpetua et firma Libertas
Nel confine fra l’Umbria e la provincia di Arezzo, sopra una lieve alzatura che fa da contrafforte all' Appennino, sorge il Villaggio di Cospaia, già capo-luogo della repubblica o meglio dello Stato Libero di questo nome, che dal 1440 al 1826 conservò la sua autonomia e indipendenza, quantunque si reggesse senza leggi scritte, senza capi, senza milizie, senza imposte…
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ANALISI. Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA? (Seconda parte)
Pagine Esteri, 15 novembre 2021 Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA di martedì 8 novembre? Rispondere a questa domanda non è affatto semplice, anche considerando che mentre scriviamo, sei giorni dopo l’election day, in alcuni stati si stanno ancora contando i voti, la maggioranza alla Camera non è ancora stata annunciata ufficialmente, così come il risultato di due elezioni per i governatori statali.
Ha vinto la sinistra Dem?
L’ala più progressista dei Democratici ha celebrato alcuni successi. Tutti i 6 membri del “The Squad” di Alexandra Ocasio-Cortez alla Camera sono stati rieletti e altri due deputati neoeletti, Summer Lee e Greg Casar vi si uniranno.
Il senatore Bernie Sanders ha salutato l’elezione di tanti altri deputati e senatori Dem, di cui aveva sostenuto la corsa alle primarie contro esponenti dell’ala centrista del partito. Fra essi, anche Maxwell Frost, il giovanissimo (classe 1997) leader studentesco che si batteva per il controllo della diffusione delle armi nelle mobilitazioni di March for Our Lives, la cui elezione è uno dei pochissimi segnali positivi per il Dem in Florida. In generale, l’affluenza dell’elettorato giovanile ha in parte compensato l’astensione delle altre classi d’età dell’elettorato Dem ed ha premiato largamente i democratici e in particolar modo i candidati più progressisti.
Attorno a Sanders, numerose organizzazioni indipendenti, come il Working Families Party, Our Revolution, Move On ed altre, stanno dimostrando un interessante protagonismo, mobilitandosi per i diritti riproduttivi delle donne, per la crisi climatica, per il salario minimo, per l’estensione della copertura sanitaria pubblica e i diritti delle comunità Lgbt+.
Sanders ha fortemente rivendicato, nei comizi tenuti per queste Midterm, il suo sostegno a Biden che ha fruttato i più grandi pacchetti di spesa pubblica per la classe media e lavoratrice nella storia recente USA. Questo nonostante nel mondo che lo circonda sia presente molta diffidenza se non frustrazione verso il presidente e l’ala moderata del partito. Ma la perdita della maggioranza alla Camera rischia di compromettere l’intero impianto su cui Sanders e l’ala progressista hanno fondato la loro azione al Congresso, poiché d’ora in poi ogni provvedimento di peso, soprattutto se comporta obblighi di spesa, dovrà passare dalle negoziazioni coi repubblicani. Difficile che nel nuovo quadro possano intensificarsi, come chiede Sanders, le politiche in grado di ridurre le enormi disuguaglianze che caratterizzano gli USA. Lo stesso Michael Moore, regista e riferimento di tutta l’ala progressive coi suoi post e podcast quasi quotidiani, ha esultato per aver ucciso la “red wave” repubblicana. Resta difficile immaginare però la prospettiva di quest’area se i prossimi due anni saranno nuovamente bloccati fra trattative e veti reciproci. In questo senso, anche la ricandidatura di Biden, oggi 79enne, nel 2024, confermata alcune settimane fa, sembra indebolirsi progressivamente.
Alexandria Ocasio Cortez
Infine, se a parte DeSantis, di fatto, non ha vinto nessuno, qual è il quadro generale che esce dalle Midterm?I risultati hanno confermato l’estrema polarizzazione fra i due principali partiti, fotografata dall’equilibrio nei voti e da una campagna elettorale durissima. Secondo entrambi i contendenti era infatti in gioco in primo luogo la stessa democrazia nel Paese. Da una parte, i Dem hanno presentato i Repubblicani come il partito dominato da Trump, che ancora non riconosce la vittoria di Biden alle presidenziali, e che ha cercato di manipolare e limitare l’accesso al voto, nonché privare le donne del diritto all’aborto. Il “vote denying”, la negazione della sconfitta del 2020 e la “vote suppression”, cioè le difficoltà poste nel registrarsi e poter votare e la rimodulazione dei collegi (il “gerrymandering”) ad opera delle autorità statali per favorire una parte sull’altra.
Dall’altra, i Repubblicani accusano i democratici di voler limitare le libertà fondamentali degli americani ed i loro valori tradizionali, con l’intervento statale, l’aumento delle tasse, l’attacco al diritto di portare armi, la cosiddetta teoria gender. E utilizzando anche truffe elettorali (moltissimi candidati repubblicani sostenevano la teoria della “grande bugia” sulle elezioni 2020 e oggi stanno diffondendo accuse di brogli circa i ritardi nei conteggi in diversi stati).
Il sistema politico USA, pur diviso nei mille rivoli delle legislazioni dei 50 stati, è rigidamente ed istituzionalmente bipartitico, con moltissime cariche amministrative e giudiziarie decise, come per i parlamentari, da elezioni dirette in collegi uninominali, precedute da cicli di elezioni primarie gestite dagli stati. Questo dominio della logica maggioritaria impedisce di vedere rappresentata in maniera più rispondente alla realtà l’enorme complessità di una società che negli ultimi anni è in piena ebollizione. All’interno dei due partiti vivono organizzazioni e cordate, veri partiti nei partiti, capaci di raccogliere fondi e sostenere i propri candidati, ma non di scalfire il sostanziale equilibrio negli indirizzi fondamentali della politica USA. L’affluenza di queste Midterm, appena il 47%, è anche sintomo di ciò.
Quando invece gli elettori sono chiamati a decidere direttamente su temi di grande interesse con dei referendum, che accompagnano sempre, nei singoli, stati, queste grandi tornate elettorali, la situazione si mostra interessante e a tratti sorprendente, soprattutto se la paragoniamo allo scenario italiano. Decisamente più avanzata rispetto agli equilibri di Washington.
Innanzitutto, in Vermont, Michigan e California sono stati approvati testi che prevedono di istituire il diritto all’aborto. In altri stati come il Kentucky e Montana, sono stati bocciati testi che proponevano di limitarlo.
In Nebraska e Discrict Columbia, lo stato di Washington, sono stati approvati referendum per alzare significativamente il salario minimo oltre i 15$, la cifra della nota campagna che ha attraversato gli USA negli ultimi anni. In Nevada la soglia è stata alzata a 12$. Ancora, in New Jersey, Montana, Arizona è stato legalizzato tramite referendum l’uso terapeutico e anche ricreazionale della cannabis. In Oregon e Colorado sono stati legalizzati anche i cosiddetti “funghetti” allucinogeni. Pagine Esteri
LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO
ANALISI. Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA? (Prima parte)
pagineesteri.it/2022/11/14/in-…
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#uncaffèconLuigiEinaudi – Lo Stato siamo noi…
Lo Stato siamo noi; il Governo è una nostra creatura; e lamentarsi del Governo, senza far nulla per renderlo migliore, è segno di animo fiacco.
«Corriere della Sera», novembre 1917
L'articolo #uncaffèconLuigiEinaudi – Lo Stato siamo noi… proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ho sempre prestato eccessiva attenzione al linguaggio pubblicitario, quello televisivo in particolare.
E se certe cose non hanno tempo (come piazzare ore pasti tutti gli spot che fanno passare l'appetito), altre segnano vere e proprie ondate.
Ad esempio c'è stato il periodo della body positivity, in cui più o meno goffamente veniva inserito - finendo per evidenziarlo invece che integrarlo - qualche corpo o volto normale in contesti di usuale perfezione di corpi e volti televisivi.
Ora, sarà che i recenti fatti elettorali mi avranno un po' colpito, ma: non suona anche a voi un po' esagerata la presentazione patriottica del cioccolato ITALIANO con latte ITALIANO e nocciole ITALIANE? Lo dice proprio così. (Segue personaggio con espressione grottesca che scandisce "mmmh, SFITZERO?" e surreale risposta corale di bambini perfetti.)
non guardo tv da anni, ma forse ho compreso di quale pubblicità si tratti. La mia memoria non è mai stata buona, ma la parte finale credo sia rimasta invariata da diversi anni, no?
In ogni caso anche a me sembra esagerata ed un po' paradossale questa presentazione estremamente patriottica dato che, giustamente, sono loro stessi a riportare come il cacao venga dall'Ecuador: elah-dufour.it/en/ingredients
Scopri la qualità degli ingredienti Elah Dufour Novi
Cacao dell’Ecuador, nocciole del Piemonte, menta piperita piemontese e agrumi italiani: per i nostri prodotti scegliamo solo ingredienti della migliore qualità.Elah Dufour Novi
J. Alfred Prufrock likes this.
Daniele Tricoli moved to eriol@akko.mornie.org likes this.
E LO SCRITTORE INCONTRO' DIO, PRIMA PARTE: vita e visioni dello scrittore Philip Dick, un uomo che visse in più di una realtà
Grazie a @davidedenti che ci ha segnalato da quarantunesima puntata del podcast di Rodolfo Toè!
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Aspetto la seconda parte.
Philip Dick è stato un grande, anche se non tutto era sempre scorrevole (magari in qualche caso c'è stato pure lo zampino del traduttore, che non l'ho letto in lingua). Di sicuro avanti, ai suoi tempi, oggi è più difficile capirne la genialità.
D'altronde, per dire, parlando di uno tra i più noti dei suoi capolavori,
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il 1992 per lui era il futuro
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, per noi un passato molto diverso e, sempre per dire,
::: spoiler spoiler
quegli androidi oggi sembrano un po' ingenui - perché dovrebbero torturare un ragno? Ma anche il protagonista: come fa ad essere tanto legato a una pecora e poi pensare che un rospo sia un buon sostituto?
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Certo, sono solo dettagli in una trama al tempo stesso semplice eppure molto complicata (che solo non confondersi coi vari personaggi non è poi così semplice o, almeno, ricordo [vagamente, che son passati un po' di anni], che un paio di volte ero tornato indietro per controllare chi fosse chi), però sono dettagli che un po' stonano (e non sono gli unici,
::: spoiler spoiler
tra tentativi di seduzione pensando in realtà di uccidere e poi rimanendo apparentemente vittime della seduzione stessa, o consigli di fare sesso con androidi per poi scoprire che l'unico che non lo ha fatto è proprio quello che lo consiglia - molto azzeccato, ma anche un po' sbilanciante: che c'entra la realtà con la fantascienza? 😁 ).
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Insomma son curioso di vedere se nella parte due qualcuno di questi temi viene discusso.
Il problema non è il ricambio dell’élite politica, ma la sua competenza.
Sono sempre le stesse facce, dice un conduttore di talk show. In realtà da 30 anni le facce continuano a cambiare, perché i leader cercano pretoriani. Ma non cercano una classe dirigente. La retorica dell’antipolitica
“Sono sempre le stesse facce”: è stato così che nei giorni scorsi un noto conduttore di talk show ha liquidato la qualità del nuovo Parlamento, suscitando espliciti cenni di rassegnata condivisione tra gli ospiti in studio. Sentimento sgradevole, affermazione discutibile. Il 41% degli attuali parlamentari, infatti, è stato eletto per la prima volta lo scorso ottobre. Quattro su dieci, un’enormità per qualsiasi altra “professione”.
Nella passata legislatura i parlamentari alla prima esperienza furono persino più numerosi: quasi il 65% degli eletti, il 30% dei quali era al primo incarico politico. Per la Politica non fu, nei fatti, l’inizio di una nuova e illuminata era; tuttavia fu, statistiche alla mano, un record repubblicano. Ma a guardare i grafici si trattò solo del prevedibile picco di una tendenza ormai trentennale. È, infatti, dall’inizio della cosiddetta Seconda repubblica che in Parlamento aumenta la percentuale delle “facce nuove”, evidentemente a scapito delle “stesse facce” di sempre.
La spiegazione è nei fatti della Storia. Rasa al suolo per via giudiziaria la Prima repubblica, i pochi partiti che si salvarono e i molti che nacquero in seguito non si sono mai strutturati davvero e non hanno creato una vera classe dirigente. Alcuni sono scomparsi, più d’uno si è scisso, diversi hanno cambiato nome, molti continuano a nascere. Ma sono tutti, con la parziale eccezione del Pd, “partiti del leader”. Leader nuovi, certo, ma in realtà fragili e forse per questo veloci. Velocissimi. Veloci a imporsi, veloci a cadere. Leader che non desiderano guidare un esercito di legioni ma una guardia pretoriana. E la vogliono composta essenzialmente da fedelissimi utili (divisi tra “complici”, con voti e/o con relazioni) e inutili yes man (meglio se ricchi e/o popolari). Con una pletora tra eletti, dirigenti e militanti volutamente abbandonata nelle province dell’impero e solennemente consegnata a farsi presidio.
Leader precari, dunque, partiti destrutturati e verticistici, regole democratiche scarse, proscrizione del dissenso, visione politica miope, radici culturali esili, orizzonte temporale corto. Difficile pensare che in queste condizioni possa affermarsi e crescere un ceto politico solido, competente e destinato durare nel tempo.
Come avviene in tutte le professioni, in tutte le arti, in tutti gli sport e in tutte le religioni, chi vuole dotarsi di personale qualificato e affidabile assume, se serve, due o tre figure apicali da fuori, ma il resto del personale lo forma in casa. Lo forma incessantemente e più lo forma più si augura che resti in servizio. Nel mondo reale l’anzianità di servizio è un valore, il valore dell’esperienza. È considerata un titolo di merito, un motivo di fiducia, una garanzia di sicurezza. In Politica no. In Politica è considerata un’onta perché la Politica è ritenuta una cosa sporca, oltre che un privilegio. Ed è considerata così, la Politica, anche e soprattutto perché così da trent’anni la rappresentano i media, specie quelli televisivi.
Il problema, dunque, non sta nel ricambio dell’élite politica, mai stato così consistente, ma nella qualità e nella libertà d’azione di quel 50% di parlamentari per così dire “vecchi” e nelle capacità politica del 50% nuovo. Problema difficilmente risolvibile fintantoché i conduttori di talk show e la maggior parte dei loro ospiti non la smetteranno di incarnare i vizi che rimproverano ai politici (superficialità, conformismo, dipendenza dai sondaggi/share) alimentando al tempo stesso i peggiori sentimenti antipolitici e le più irrazionali aspettative messianiche. Di uomini nuovi ne abbiamo avuto fin troppi, sarebbe opportuno concorrere all’avvento degli uomini capaci. Ma perché ciò avvenga occorre restituire alla Politica la dignità che le è stata sottratta in trent’anni di retorica antipolitica.
L'articolo Il problema non è il ricambio dell’élite politica, ma la sua competenza. proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
#uncaffèconLuigiEinaudi – Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile…
Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare.
da …, Lo scrittoio del Presidente (1948-1955), Einaudi, Torino, 1956
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C’è tempo
La gara al rilancio non ha senso ed è dannosa per tutti. Il più capace è quello che smorza per primo, avendo in mente la difesa degli interessi nazionali. Del problema degli sbarchi ci siamo occupati. Nella distribuzione degli sbarcati non ho mai creduto, in ogni caso non è fra le cose che stanno in cima agli interessi italiani. Dopo l’efficace tessitura fatta dalla presidenza Draghi, nei rapporti con la Francia, sarebbe una follia tornare all’insensato sparacchiare del primo governo Conte.
Il governo italiano è appena partito, l’opposizione non sembra godere di invidiabile salute, senza secessioni nella maggioranza di destra non esistono maggioranze alternative. Ciò comporta che il governo appena nato ha del tempo, tendenzialmente abbondante, davanti a sé. Visto che lo ha, se lo prenda. Con calma. Senza la fretta di dovere subito dimostrare tutto il dimostrabile. Tanto più che si è votati non per compiacere i votanti, ma per provare a realizzare le cose che si sono promesse. E ci vuole tempo.
È più facile prodursi in alcune azioni dimostrative che non in fatiche realizzative. Ma le prime volano via, mentre contano le seconde. Interpretare l’avvio del governo come continuazione della campagna elettorale può compiacere, ma porta male, perché incorpora una fretta che è assai cattiva consigliera. Il decreto legge su rave e invasioni ne è una dimostrazione, tanto che gli stessi autori ne auspicano la modifica, riconoscendone la necessità.
Alexis Tsipras, da sinistra, aveva costruito il successo elettorale soffiando sul fuoco di paure e proteste. Giunto al governo è stato subito pressato dal protagonismo alternativo del suo ministro dell’economia, Yanis Varoufakis, che lo incalzava chiedendogli di dimostrare coerenza e andare alla rottura dei vincoli europei. Tsipras scelse di rompere con Varoufakis, regalandogli il ruolo di adorato leader europeo di tutte le minoranze antagoniste e irrilevanti di sinistra, scelse di mettere in sicurezza i conti della Grecia. Il suo Paese gli deve molto. La sua capacità di fare politica (vera) gli ha conquistato un posto nella storia greca. E, dettaglio di passaggio, non gli ha fatto perdere voti (è Varoufakis che non li prende).
La Francia e l’Italia hanno comuni interessi nella più importante partita europea in corso: la modifica del patto di stabilità. Draghi è riuscito a rimediare a un guasto storico, interno all’Unione europea, ovvero che la Francia non facesse mai blocco con i latini, preferendo l’asse con la Germania. Per ottenere questi risultati occorre perizia e prudenza, mentre è puerile supporre che tutto si giochi su un miserevole tavolo del dare e avere.
Tanto è vero che l’importante unità europea è stata mantenuta sulla linea dura, nei confronti dei russi invasori, nonostante la Francia non sentisse proprio lo slancio e avesse ripetutamente provato a mediare (e i rifiuti di Putin a Macron restano la prova che voleva la guerra, non il negoziato), e nonostante per la Germania fosse un danno economico grande e permanente. Non serve la logica del baratto. Serve la capacità di inserire le questioni particolari nella logica dei più alti interessi nazionali e comuni. E se qualche nodo ferma il pettine, il saggio non ne forza la corsa, rompendolo o strappando lo scalpo, ma lo aggira per scioglierlo.
È un grosso guaio se chi governa non riesce ad essere protagonista delle scelte che compie, restando attore secondario che si esibisce per strappare un applauso alla propria tifoseria. Ed è un guaio anche peggiore se i nazionalismi raggiungono il grado di ottusità che spinge a non distinguere gli interessi che si confrontano, sollecitando solo la difesa dei propri colori. L’Italia in cui ci si rimproverava d’essere “al servizio” di altri Paesi era quella in cui si era: <<calpesti ,derisi/ perché non siam popolo,/ perché siam divisi>>. Il canto degli italiani. Dal suo incipit: Fratelli d’Italia. E si era <<pronti alla morte>>. Mentre altri canta: <<l’etendard sanglant est levé>> (Marsigliese).
Quello è il glorioso passato. Oggi siamo concittadini. Calma, quindi. E si badi al sodo.
L'articolo C’è tempo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 Scuola, rinnovo del contratto: firmato l’accordo politico
🔸 Avviata la consultazione per l’attualizzazione del Piano Nazionale Scuola Digita…
Ministero dell'Istruzione
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Il GARR, la Scuola e la rete UNIRE
LA RETE GARR E LA RETE UNIRE
di Maria Laura Mantovani
In questo video Enzo Valente ci racconta perché è stata fatta la Rete GARR, una storia che parte dal 1986. Oggi si dovrebbe decisamente fare la rete UNIRE, siamo in tremendo ritardo: 36 anni dopo la nascita dell’idea della rete GARR.
Chi è Enzo Valente?
Un sognatore che ha contribuito a realizzare un sogno. Una persona che se è convinto di realizzare una cosa, la porta a termine. Sicuramente un leader. È stato il primo direttore del GARR.
Che cos’è la Rete GARR?
GARR è la Rete Italiana della Ricerca. Connette tra loro tutte le università e gli enti di ricerca italiani con tecnologie da sempre all’avanguardia, al fine di garantire prestazioni ai massimi livelli resi possibili con le apparecchiature esistenti. Di reti della ricerca come la rete GARR (#NREN ) ce ne sono nel mondo una ottantina, ogni Stato ha la propria, e tutte sono connesse tra loro, così che i ricercatori in tutto il mondo hanno a disposizione delle tecnologie per connettersi tra di loro tra le più performanti al mondo. La Rete GARR è una sicura eccellenza italiana. I tecnici e gli scienziati che l’hanno costruita e ogni giorno contribuiscono a migliorarla sono tra i migliori cervelli d’Italia nel loro ambito. Per questo devono essere considerati dei patrioti. Italiani che fanno grande l’#italia.
Che cos’è la Rete UNIRE e perché non c’è ancora?
UNIRE è la proposta di legge che vorrebbe istituire la Rete Italiana delle Scuole. Era Maggio 2020, Governo Conte 2, quando sono stati deliberati 400 milioni di euro per portare la #bandaultralarga in tutte le scuole. Un passaggio straordinario di miglioramento della connettività scolastica. Ma nonostante questo sforzo, che si sta portando a termine, quello che si sta realizzando non è ancora la Rete Unica Italiana delle Scuole, sono solo tanti cavi che connettono le scuole ad Internet e nemmeno con una gran qualità del servizio.
Cosa manca per fare la rete UNIRE? Manca un cervello che coordini il corpo, che faccia sinergia, che permetta di risparmiare denaro aumentando le prestazioni, che fornisca un ambiente dove le idee possono maturare e svilupparsi.
La Rete UNIRE si potrebbe realizzare da subito, perché già 135 milioni sono in un fondo dedicato a questo progetto. Si tratta ora di fondare il soggetto istituzionale che deve occuparsi di realizzare tutto ciò.
La rete UNIRE realizzerà, imitando il modello GARR, il coordinamento delle scuole italiane di ogni ordine e grado per l'accesso alla rete #INTERNET, oltre che la distribuzione di linee guida comuni ed un supporto tecnico centralizzato per risolvere i disservizi e per mantenere l’infrastruttura allo stato dell’arte.
UNIRE si occuperà inoltre del funzionamento della #didatticadigitale integrata e della #cybersecurity nelle scuole sia per le applicazioni usate che per i #datipersonali, con un'attenzione particolare al fatto che vengono trattati dati personali di bambini e ragazzi ossia di minorenni.
Infine la Rete sarà finalizzata alla realizzazione e alla gestione, attraverso un #privatecloud, dei servizi didattici e amministrativi della scuola.
Così anche le scuole italiane potranno vantare con UNIRE la propria eccellenza.
Vi invito a rivedere la storia del GARR in questo video per sognare come potrà essere bella la rete UNIRE
DDL Rete UNIRE : senato.it/service/PDF/PDFServe…
Per chi vuole approfondire e vedere com'è la Rete GARR adesso, progettata per la velocità di 1 Terabit/s, può guardare questo video u.garr.it/s3Qae
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Di Jennifer #Rankin, inviata a Bruxelles per il #Guardian
theguardian.com/world/2022/nov…
Dutch MEP says illegal spyware ‘a grave threat to democracy’
European Commission wears ‘velvet gloves’ when dealing with spyware used on citizens, says chief of inquiry on hacking software such as PegasusJennifer Rankin (The Guardian)
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In discussione una nuova proposta per "trasferire" non-ebrei dalla Palestina storica | Infopal
Gerusalemme/al-Quds - MEMO. Il vicesindaco israeliano della Gerusalemme occupata, Aryeh King, sta aiutando un anonimo filantropo a trasferire cittadini
“Non è scritto nella Dichiarazione d’Indipendenza che Israele sia uno stato democratico, è uno stato ebraico in cui la minoranza ha dei diritti. Per me è più importante che il paese sia ebraico che democratico."
infopal.it/in-discussione-una-…
Protocollo d'Intesa con l'Associazione "Every child is my child", per la sensibilizzazione sui temi dell'arte, della cultura, della sostenibilità e della comunicazione nella scuola.
Info ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Protocollo d'Intesa con l'Associazione "Every child is my child", per la sensibilizzazione sui temi dell'arte, della cultura, della sostenibilità e della comunicazione nella scuola. Info ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare le scuole dalla morsa di Google e Microsoft
di Rachel Knaebel
"Trasformare l'insegnamento e l'apprendimento e consentire a ogni studente e insegnante di esprimere il proprio potenziale personale". Questa è la promessa - commerciale - che il gigante digitale Google sta pubblicizzando con i suoi strumenti Google for Education per le scuole. Offre soluzioni online per i libri di testo e la comunicazione in classe. L'azienda promuove servizi "centralizzati" e "facili da usare". L'argomento sta conquistando le scuole di tutto il mondo.
Google e Microsoft, le due principali multinazionali dell'industria big-tech globale, sono sempre più presenti nelle scuole europee. Ma in tutto il continente, genitori, insegnanti e attivisti per la libertà digitale stanno cercando di opporsi alla morsa delle aziende sugli studenti.
"All'inizio della pandemia, quando è stato necessario decidere come organizzare una scuola a distanza, ogni scuola ha fatto quello che poteva. Non c'erano criteri per la scelta degli strumenti, nemmeno per la protezione dei dati", dice Inge Klas, genitore nel sud della Germania. Nella sua regione, la chiusura iniziale ha spinto molte scuole a rivolgersi a Microsoft. Lo Stato regionale voleva utilizzare Microsoft 365 per la scuola a distanza e per tutto il resto, come la registrazione dei voti degli alunni. Sono stati i sindacati degli insegnanti a dire subito che qualcosa non andava.
Anche la sezione locale dell'associazione di hacker Chaos Computer Club ha reagito prontamente. "Hanno chiamato i politici a rispondere del fatto che molti dati sensibili di minori sarebbero stati inseriti in questo software. È stato un campanello d'allarme per l'opinione pubblica", afferma Inge Klas.
Alla fine, l'ufficio per la protezione dei dati personali di questa regione della Germania (Baden-Württemberg) ha vietato l'uso del pacchetto Microsoft in tutte le scuole della regione in primavera. Un'altra regione (Renania-Palatinato) ha vietato alle scuole lo strumento di videoconferenza Microsoft Teams, sempre per motivi di protezione dei dati degli alunni. In Danimarca, l'ufficio nazionale per la protezione dei dati ha dichiarato a luglio che Google for Education non era conforme al Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (GDPR).
Sebbene gli strumenti dei Gafam siano stati dichiarati non idonei dalle autorità, le scuole devono ancora trovare delle alternative. "Nel nostro caso, la decisione del responsabile della protezione dei dati è stata emessa a giugno, vietando Microsoft 365 dall'inizio dell'anno scolastico. Ma non tutte le scuole hanno ancora trovato soluzioni alternative. Molte scuole utilizzano ancora Microsoft", afferma Inge Klas, che lavora in un'associazione di genitori per un approccio diverso alla scuola digitale. Negli ultimi mesi molte famiglie si sono rivolte al nostro collettivo perché nelle loro scuole vengono utilizzati Microsoft e Google, chiedendo come possono opporsi. Consigliamo di parlarne con la direzione della scuola, che però spesso è sopraffatta dal problema. E questo a volte porta a conflitti tra genitori e scuole. È un problema che riguarda tutto il Paese.
Tuttavia, al di là del Reno, come in Francia e nel resto d'Europa, sono già disponibili per le scuole strumenti alternativi ai Gafam. "La maggior parte delle scuole della regione utilizzava Moodle (per l'apprendimento online) o BigBlueButton (per le classi virtuali con videoconferenza). Avremmo bisogno di una dozzina di persone che ci lavorino per sviluppare uno strumento più completo", afferma Inge Klas.
Una suite di strumenti open-source
Questo è esattamente ciò che stanno facendo gli attivisti dell'associazione Xnet, con sede a Barcellona, che si impegna per le libertà digitali. L'organizzazione ha sviluppato una suite di strumenti digitali per l'istruzione, chiamata DD, per "digitalizzazione democratica". "DD è come un Google Education, con ancora più funzioni", spiega Simona Levi, fondatrice di Xnet. La grande differenza con Google e Microsoft è che tutto funziona con software libero e open source, con codice aperto e trasparente, senza raccogliere dati all'insaputa degli utenti. Ogni attore può contribuire a migliorarlo.
Xnet è partito da software libero esistente e li ha messi insieme sulla stessa piattaforma. "Lavoriamo con Moodle, BigBlueButton, Nextcloud, Etherpad, tutto in un unico strumento. È un'alternativa che mira a essere agile come gli strumenti Gafam", continua l'attivista di Barcellona. Il software libero è sempre esistito nel settore dell'istruzione, ma spesso è più complicato e bisogna disporre di software diversi per svolgere compiti diversi. L'obiettivo del progetto DD è quello di avere un'unica piattaforma, di inserirvi il meglio delle soluzioni gratuite, di semplificarla e di renderla ancora più leggera rispetto alle grandi opzioni tecnologiche.
Xnet ha ricevuto il sostegno finanziario della città di Barcellona. "Il Comune ci dà dei soldi e ci lascia lavorare. Ma è proprio la società civile a farlo", afferma Simona Levi. La suite è stata utilizzata per un anno nelle scuole comunali. Abbiamo bisogno che più istituzioni siano coinvolte nel progetto per creare un codice aperto per gli strumenti di educazione digitale disponibile per tutta l'Europa, che ogni Paese potrebbe poi adattare. Proponiamo la nostra suite ai Paesi in cui le autorità di protezione dei dati hanno vietato i Gafam nelle scuole.
In Francia, il software dominante è quello francese, ma proprietario.
In Francia la situazione è molto diversa da quella della Spagna o della Germania. "Nelle scuole francesi non sono Google e Microsoft a dominare. La maggior parte delle implementazioni di software per la gestione della classe e della vita scolastica avviene con Pronote", riassume Brendan Chabannes, insegnante e portavoce del sindacato Sud Éducation.
Pronote è un pacchetto software sviluppato da una società francese, Index Éducation, che qualche anno fa è entrata a far parte di Docaposte, una filiale delle Poste francesi e della Caisse des dépôts et consignations. L'azienda che fornisce a un gran numero di scuole francesi un software di gestione delle classi non ha nulla a che fare con Gafam. Pronote non è un software libero", afferma Brendan Chabannes. Non abbiamo accesso al codice sorgente, è un software proprietario che funziona solo se si paga la licenza e la si rinnova ogni anno.
L'insegnante si rammarica che il sistema educativo nazionale francese non abbia adottato una soluzione centralizzata per tutte le scuole. Allo stato attuale, ogni scuola può scegliere il proprio software. "Potete immaginare le economie di scala se avessimo un unico software centralizzato, possibilmente gratuito!
Secondo il sindacalista, un software sviluppato internamente sarebbe preferibile anche in considerazione della delicatezza dei dati in questione: "In Pronote abbiamo pagelle, valutazioni, ritardi, assenze e motivi delle assenze, sanzioni, indirizzi e numeri di telefono dei genitori. Oggi, ogni scuola che utilizza Pronote può scegliere di ospitare i dati nel data center della società Index Education, oppure di "distribuire Pronote sulla propria rete locale", spiega l'azienda.
Quando il Ministero dell'Istruzione francese assume il fondatore di Framasoft
L'impulso per una maggiore diffusione del software libero nelle scuole potrebbe venire dal Ministero dell'Istruzione? L'anno scorso, il Dipartimento Digitale del Dipartimento dell'Educazione Nazionale ha assunto uno dei co-fondatori di Framasoft, la storica associazione francese per la promozione del software libero. Da allora, Alexis Kauffmann si occupa dello sviluppo di progetti di software libero e di risorse educative. (Il grassetto è del traduttore)
Il ministero (e il suo "centro di competenze per il software libero") ha anche sviluppato una piattaforma di strumenti digitali gratuiti per i professionisti dell'istruzione nazionale: Apps éducation. Da questo sito, gli insegnanti possono utilizzare direttamente software per videoconferenze e classi virtuali, condivisione di documenti, video, ecc. La maggior parte di questi software sono gratuiti (ad esempio BigBlueButton, Peertube, Nextcloud, ecc.). Il Dipartimento Digitale del Ministero dell'Istruzione ha investito quasi un milione di euro nel progetto. Inoltre, per le classi virtuali gestite dal Cned (Centre national d'enseignement à distance), lo strumento gratuito BigBlueButton sostituirà il vecchio software Blackboard, i cui dati erano ospitati da Amazon, a partire dal prossimo autunno.
Alcuni insegnanti, tuttavia, sono dei pionieri e non hanno aspettato che il loro ministero passasse all'open source. Thomas Crespin, insegnante di matematica, ha sviluppato nel 2009 Sacoche, uno strumento digitale gratuito dedicato alla valutazione delle competenze degli studenti. Sacoche è un'applicazione open source, gratuita, fatta dagli insegnanti per gli insegnanti e non rivolta ai dirigenti scolastici", spiega l'insegnante-sviluppatore. Sacoche permette di fare tonnellate di cose che Pronote non fa: si possono fare valutazioni, gli studenti possono presentare richieste di rivalutazione, si possono associare risorse di lavoro in modo che gli studenti lavorino in modo indipendente. Con Sacoche, abbiamo risposto alle esigenze degli insegnanti attraverso un forum.
Garantire la sovranità dei dati
Lo sviluppo del software è stato finanziato da un'associazione di insegnanti, Sésamath, che pubblica libri di testo di matematica, anch'essi con licenza aperta, che possono essere scaricati gratuitamente. Sacoche non ha ancora ricevuto alcun finanziamento dal sistema educativo francese. Tuttavia, "sarebbe opportuno riprendere il lavoro svolto per Sacoche e svilupparlo ulteriormente", afferma Thomas Crespin. L'insegnante di matematica si rammarica anche del fatto che solo "una minoranza di genitori è a conoscenza del Gafam e si oppone ad esso".
Per Simona Levi, attivista di Barcellona, la cosa principale oggi è fare pressione sugli Stati e sull'Unione Europea. "La società civile sta già facendo un grande sforzo. Se le grandi multinazionali tecnologiche hanno potuto avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono assunte le loro responsabilità. L'Unione europea e i governi devono impegnarsi a creare una piattaforma europea aperta per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini.
Rachel Knaebel
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Ma non c'entra con cosa? Scusate, mi sono perso... Io ho semplicemente detto che la forza del fediverso é che non c'é piú un supermercato gigante che apre chiude filtra profila decide ecc... x volere di un unico proprietario ma una serie (anche numerosa) di snelli negozi (anche del tipo "Friendica") che possono rispondere con maggiore puntualità alle esigenze dei "clienti" ma che allo stesso tempo possono interoperare e comunicare tra di loro con una lingua comune e aperta... C'é qualche imprecisione su questo? Quindi ritengo che non sia indispensabile che ogni servizio che si voglia adottare (x esempio di quelli della DD che hai perfettamente rappresentato nella tua infografica) debba essere ospitato su un unico big cloud che tornerebbe a centralizzare eccessivamente...! Solo questo intendevo... 😀
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Scusa @Flaviano Monge, letto male, volevo rispondere a @FabTheProgrammer :ubuntu: , pensando si riferisse all'articolo nel post originale. Scusate il rumore inutile.
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Per chi odia i contanti
Il 10 novembre 2022 il governo ha approvato il “Decreto Aiuti quater”, che fra le altre cose prevede un aumento al limite d’uso dei contanti fino a €5.000. Il nuovo tetto entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023.
Una piacevole differenza rispetto al limite di €1999,99 che ci ha accompagnato nel 2022, ed indubbiamente una buona notizia per chiunque abbia un minimo di senno. Non c’è però troppo da festeggiare, visto che su 28 paesi facenti parte dell’Unione Europea, solo 12 attualmente hanno limiti come in Italia.
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Il contante è per i criminali
Come c’era da aspettarsi, alla notizia sono immediatamente seguiti i cupi e tristi lamenti delle orde di progressisti Veri Liberali per la lotta all’evasione e per i pagamenti elettronici. Uno dei più grandi esponenti di questa orda di Veri Liberali, Carlo Cottarelli, esprime così la sua idea in merito:
Cottarelli, si sa, non capisce.
Non capisce a cosa possano mai servire tutti questi contanti. Ma se Socrate si accontentava di sapere di non sapere, Cottarelli evidentemente non si accontenta. Il problema è semmai l’opposto: lui vorrebbe proprio sapere cosa ci fate coi vostri soldi.
E come lui, tonnellate di persone seguono la stessa linea. Non capiscono proprio cosa debba farci una persona onesta con tutti quei contanti. Vi riporto qualche commento di questi giorni:
Una persona onesta non ha bisogno di girare con le mazzette di banconote.
Poi faranno la legge si pistole e munizioni perché “andando in giro con il contante il cittadino deve sentirsi sicuro…”
Per curiosità: cosa se ne fa? PS: c’è chi si e no li ha sul conto corrente. Peraltro -per legge- si può aprire un conto corrente gratuitamente fino ai 5.000 euro…
Per i segnalati CRIF esiste BancoPosta. Migliaia di euro in contanti servono solo ai criminali.
I miei soldi sono nelle carte di credito ed uso solo quelle. Anche 2€ al supermercato pago con carta di credito. Evito di essere scoppiata e impazzire con la moneta. Lei fa finta di non capire che il tetto di 5000€ in contanti è puro nero sommerso.
La facile scusa per combattere i contanti, quella a cui quotidiani e telegiornali si aggrappano da anni, è che con l’uso del contante aumenta l’evasione fiscale. Ma è facile reperire online i dati sull’evasione fiscale dei paesi dell’Unione Europea e compararli coi rispettivi limiti ai contanti.
Dati alla mano, nonostante i limiti così rigidi l’Italia è comunque in testa alle classifiche per evasione fiscale. Viceversa, paesi senza limiti come l’Austria hanno livelli molto più bassi. La risposta all’evasione non è evidentemente il contante. E come potrebbe esserlo in ogni caso: gli evasori tendono a non rispettare le regole e se ne fregano dei limiti. Chi l’avrebbe mai detto, eh?
Insomma, è un’argomentazione talmente stupida che non vale neanche la pena parlarne. Ciò di cui vale la pena parlare sono invece gli assiomi su cui si fondano i ragionamenti dei cari concittadini che vi ho riportato sopra. Ne ho trovati almeno due:
Primo assioma: la ricchezza è una colpa. Il cittadino italiano onesto è mediamente povero, e non potrebbe in ogni caso permettersi di pagare in contanti qualcosa con valore pari o superiore a €5.000. Se giri con “tanti” soldi in tasca, c’è qualcosa che non va.
Secondo assioma: chiunque scelga di usare contanti, pur avendo l’alternativa del pagamento elettronico, evidentemente ha qualcosa da nascondere ed è pertanto un criminale fino a prova contraria. Spendere soldi senza essere tracciabili dallo Stato è quasi un peccato capitale.
Gli Zombie che odiano i contanti
I due assiomi sono quelli tipici dell’ideologia dello Zombie collettivista.
Il cittadino virtuoso, ormai zombificato dall’ideologia statalista-collettivista, è totalmente trasparente verso lo Stato e dignitosamente povero.
Il cittadino virtuoso-zombie è un codice a barre con le gambe immediatamente e sistematicamente scansionabile dallo Stato, che non aspira a null’altro che pagare il suo pegno per il bene comune, anche a costo della propria vita e libertà. Il pagamento elettronico, meglio ancora se con adesione ai vari honeypot di stato come il cashback, è un simbolo di fede e sottomissione al Dio burocratico-tecnocratico che vede e provvede.
La peculiarità degli zombie è che, pure nel caso, come questo, in cui il loro Dio decida di tornare sui suoi passi e concedergli un briciolo di libertà in più—aumentando il limite dei contanti da €2.000 a €5.000—non sanno cosa farci. Non riescono ad assimilare questa ritrovata libertà e cadono in crisi isterica. D’altronde, il loro stato di decomposizione mentale può soltanto avanzare, mai regredire.
Gli zombie ignorano il concetto di proprietà privata, sminuiscono il concetto di privacy e travisano l’idea stessa di libertà. Insomma, disprezzano chi vorrebbe vivere secondo principi umani ed essere lasciato in pace, perché gli ricorda ciò che non sono e non potranno mai essere.
Non ce l’hanno solo coi contanti, ma con tutto ciò che è strumento di libertà, privacy e proprietà, che viene demonizzato come immorale e pericoloso. Essere “ricchi” è immorale; nascondersi dallo Stato è immorale; il contante è immorale; privacy e libertà sono immorali.
La moneta elettronica (di stato) non è moneta
Per capire i pregi del contante bisogna prima capire la natura e il ruolo della moneta.
Ci sarebbero fiumi di parole da spendere, e in parte l’ho già fatto. In questa sede mi limiterò quindi a dire che la moneta è la tecnologia che ci permette di scambiare il valore del nostro tempo e lavoro con il valore del tempo e lavoro altrui.
La moneta è quello strumento che ci permettere di vivere e di sopperire alle nostre necessità pacificamente invece che sopraffarci violentemente l’un l’altro. Ma la moneta ha senso solo in quanto strumento per scambiare liberamente.
Se per libertà intendiamo la capacità di agire senza ingerenze di terzi, allora è chiaro che compiere transazioni private, non monitorate, analizzate e autorizzate da terzi, è condizione necessaria per scambiare liberamente. Rimanendo nell’ambito della moneta di stato1, il contante è l’unica forma che lo permette, diversamente dalle transazioni elettroniche.
Primo, le transazioni elettroniche sono totalmente e sistematicamente monitorate e analizzate da migliaia di algoritmi e persone che hanno l’unico scopo di giudicarne la legittimità. Dietro agli algoritmi usati per “mitigare il rischio” di riciclaggio, terrorismo, evasione e criminalità di vario tipo si nascondono modelli predittivi dal funzionamento ambiguo e spesso erroneo. Sono le banche stesse ad ammettere che questi algoritmi non funzionano e che i falsi positivi sono all’ordine del giorno.
Come possiamo dire di essere liberi di scambiare tra noi, se ogni transazione viene giudicata e monitorata da terzi?
Secondo, i pagamenti elettronici sono gestiti da intermediari privati come banche commerciali e circuiti di pagamento che oltre ad essere portatori di interessi privati sono anche portatori di interessi statali antitetici rispetto agli interessi dei clienti. Lo vediamo con le politiche assurde di PayPal, che si arroga il diritto di congelare conti senza preavviso e di sanzionare gli utenti fino a €2.500 se violano in qualche modo la loro Acceptable Use Policy. E lo vediamo anche con le banche, che non si fanno scrupoli a bloccare conti sulla base di facili pressioni politiche.
In questo senso si è espresso di recente anche il Presidente del Consiglio Meloni: "Imporre agli italiani l'utilizzo quasi esclusivo della moneta elettronica non è soltanto un macroscopico e illegittimo regalo alle banche e alle finanziarie che vendono questo tipo di servizio, ma è potenzialmente un rischio per il risparmio del cittadino".
La moneta elettronica non è infatti un’alternativa digitale al contante, ma una cosa totalmente diversa; un servizio privato che non ha neanche lo stesso valore giuridico del contante, come afferma anche Banca d’Italia:
I soldi in banca e nel tuo account PayPal non sono esattamente i tuoi, e non sono esattamente neanche soldi.
Terzo, i soldi in banca non esistono. Non nel senso figurativo del termine, no. Proprio non ci sono. Tutte le banche operano secondo il principio di riserva frazionaria, che gli permette di detenere a deposito soltanto una piccolissima parte di contante o asset facilmente liquidabili. È il segreto di pulcinella, ed è il motivo per cui tutto il mondo spinge affinché più persone possibile utilizzino pagamenti elettronici invece del contante.
Spiace, ma senza contanti non solo non sei libero di spendere i tuoi soldi, ma non sono neanche i tuoi e — a ben vedere, neanche esistono.
Il contante è libertà
Abbiamo quindi imparato che il contante è l’unica forma di moneta di stato2 che permette di possedere concretamente il proprio denaro, poiché le transazioni elettroniche sono subordinate al rispetto di regole arbitrarie di intermediari a loro volta soggetti a pressioni politiche, anche extra-territoriali, che diluiscono la nostra capacità di agire.
Abbiamo anche imparato che il contante è in grado di garantire la riservatezza delle nostre transazioni e quindi renderci liberi da ingerenze di terzi e algoritmi, al contrario dei sistemi degli intermediari di pagamento.
E infine abbiamo imparato che quei soldi che usiamo con carte di credito e intermediari di pagamento vari, non solo non sono tecnicamente “moneta con corso legale”, ma neanche esistono.
Che dire, a questo punto, dell’innalzamento del limite a €5.000? Che è un contentino per chi è ancora nel limbo—per tutti coloro che ancora non hanno iniziato il processo di zombificazione e decomposizione mentale e si accontentano di vivere entro limiti alla loro libertà sufficientemente alti da non sembrare neanche tali.
Ma se il limite all’uso del contante è misura di libertà, allora dobbiamo tristemente constatare che un limite di €5.000 è comunque pericolosamente più vicino allo zero che a infinito (nessun limite).
Il contante ha altri gravi problemi, derivanti dalla natura delle valute FIAT. Purtroppo questi problemi non solo risolvibili, salvo uscire completamente dal sistema e passare a una moneta superiore sotto ogni aspetto, come Bitcoin.
Il contante è bello, ma Bitcoin è ancora più bello.
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ho provato #FirefoxTranslate nelle mie webapp per #LivelloSegreto e #Poliverso e funziona a meraviglia! Ovviamente la traduzione non è perfetta, ma è in locale e non è "invadente": non mi viene mai proposta, ad esempio, se nel flusso della TL spunta un solo post in lingue diverse dall'italiano. Ma se apro uno specifico post in lingua straniera, eccolo farsi vivo e, dopo aver macinato un po' mi serve il contenuto tradotto.
So che l'ho già detto, ma è la parte più importante: il tutto senza cloud, cioè senza che nessuno prenda nota di cosa mi sia servito tradurre
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MASTODON, FINE DELLA PRIMA PARTE?
Framablog pubblica la traduzione in francese di un interessante articolo di Hugh Rundle che analizza la nuova ondata migratoria da Twitter a #Mastodon dal punto di vista di un "mastonauta" della prima ora, che è anche amministratore di un'istanza di Mastodon, in originale il titolo è "Home invasion" 😀
L' articolo secondo me è ricco di spunti di riflessione, anche sulle "magnifiche sorti e progressive" del #Fediverso.
Qui sotto trovate i link al testo originale dell'articolo, alla sua traduzione su Framablog, e per chi proprio volesse una spolverata di italiano, c'è anche la traduzione dell'introduzione all'articolo su Framablog.
Buona lettura!
L'articolo in originale: hughrundle.net/home-invasion/
Qui invece l'articolo su Framablog: framablog.org/2022/11/12/masto…
Per finire, l'introduzione su Framablog:
Il recente afflusso di registrazioni su Mastodon, sotto forma di un'ondata di questa portata senza precedenti, è stato ampiamente riportato dai media. Molti hanno guardato al social network federato con nuova curiosità, per spiegare (a volte in modo goffo o frammentario, ma è normale ) di cosa si tratta ai molti "migranti" che hanno reagito con forza all'acquisizione dell'uccello azzurro da parte di E. Musk.
L'evento, perché di evento si tratta, visto che i social network sono diventati un tema cruciale, ha suscitato, e questo è abbastanza salutare, molte domande, ma spesso da un'unica prospettiva: "Tu che vieni dall'uccello che ha del piombo nelle ali, cosa puoi trovare e cosa devi temere registrandoti su Mastodon?". E in effetti questo risponde più o meno a una forte richiesta.
Tuttavia, ci è sembrato interessante adottare una sorta di momentaneo controcampo : "Che cosa possono sperare o temere i mastonauti (sì, possiamo chiamarli così) con i nuovi massicci arrivi ?
È quello che si propone di analizzare Hugh Rundle nel post che abbiamo tradotto qui sotto. Conosce bene Mastodon e ne gestisce un'istanza da diversi anni. La sua posizione può sembrare eccessivamente pessimistica, in quanto ritiene che dovremmo essere in lutto per Mastodon così come lo abbiamo conosciuto fin dai primi giorni del Fediverse. Chissà cosa porteranno i prossimi mesi alla federazione di server minuscoli o obesi che, grazie alla loro interconnessione, federano gli esseri umani, al di fuori della portata del capitalismo di sorveglianza?
@Poliverso notizie dal fediverso @maupao @informapirata :privacypride:
Home invasion - Mastodon's Eternal September begins
The fediverse is dealing with a huge wave of Twitter people bringing toxic ideas with them.Hugh Rundle
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@iusondemand @nilocram @notizie @informapirata
"Cookie wall: prosegue l’istruttoria del Garante privacy su alcune testate giornalistiche online."
"TEAM 4 PEACE - Lo sport come strumento per allenare alla pace", il concorso finalizzato a contrastare i fenomeni di odio e discriminazione razziale tra i giovani nell'ambito dello sport non agonistico.
Info ▶️ https://www.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola "TEAM 4 PEACE - Lo sport come strumento per allenare alla pace", il concorso finalizzato a contrastare i fenomeni di odio e discriminazione razziale tra i giovani nell'ambito dello sport non agonistico. Info ▶️ https://www.Telegram
Opposing expansion of Bristol airport
Solidarity from Florence, Italy, where they are trying to expand Peretola airport
grassrootsalternatives.uk/2022…
An update on actions opposing the expansion of Bristol Airport
Firstly, this is the piece we wrote back in October outlining our objections to the expansion of the airport: Why it has to be no go for Bristol Airport expansion 20.10.22. It’s getting close…GRASSROOTS ALTERNATIVES
Perché resta pericolosa l'esportazione di dati verso gli USA
Trasferimento dati Ue-Usa: tutti i dubbi sull’ordine esecutivo di Biden
L’executive order firmato da Biden risponde alla necessità di trovare un accordo che permetta alle imprese europee di trasferire verso il nuovo continente i dati personali trattati.Elio Franco (Agenda Digitale)
Il fondatore di Mastodon, rivale di Twitter, ha una visione per la democratizzazione dei social media
Articolo originale: time.com/6229230/mastodon-euge…
Mentre Twitter cambiava proprietario alla fine di ottobre, un altro sito di social media molto simile stava vivendo una sorta di ondata.
Mastodon, un sito di microblogging decentralizzato che prende il nome da un tipo di mammut estinto (sic, ndt), ha registrato 120.000 nuovi utenti nei quattro giorni successivi all'acquisizione di Twitter da parte del miliardario Elon Musk, come racconta il suo fondatore tedesco Eugen Rochko a TIME. Molti di loro erano utenti di Twitter alla ricerca di un nuovo luogo uogo di residenza online.
Questi utenti, che lo sapessero o meno, stavano seguendo le orme di Rochko, 29 anni, che ha iniziato a creare Mastodon nel 2016 dopo essere rimasto deluso da Twitter. "Pensavo che potermi esprimere online con i miei amici attraverso brevi messaggi fosse molto importante per me, importante anche per il mondo, e che forse non avrebbe dovuto essere nelle mani di un'unica società", racconta Rochko. "Era generalmente legato a un sentimento di sfiducia nei confronti del controllo dall'alto che Twitter esercitava".
Mastodon, che proclama con orgoglio di non essere "in vendita" e di avere circa 4,5 milioni di account utente, è piuttosto simile a Twitter, una volta che gli utenti superano il complicato processo di registrazione. La differenza principale è che non si tratta di un'unica piattaforma coesa, ma di un insieme di server diversi, gestiti in modo indipendente e autofinanziati. Gli utenti dei diversi server possono comunque comunicare tra loro, ma chiunque può creare il proprio server e stabilire le proprie regole di discussione. Mastodon è un'organizzazione no-profit finanziata dal crowdfunding, che finanzia il lavoro a tempo pieno di Rochko, il suo unico dipendente, e diversi server popolari.
La piattaforma non ha il potere di obbligare i proprietari dei server a fare qualcosa, nemmeno a rispettare gli standard di moderazione dei contenuti. Sembra la ricetta per un paradiso online per i troll di estrema destra. Ma in pratica, molti dei server di Mastodon hanno regole più severe di Twitter, dice Rochko. Quando appaiono server che incitano all'odio, gli altri server possono unirsi per bloccarli, ostracizzandoli essenzialmente dalla maggior parte della piattaforma. "Credo che si possa chiamare processo democratico", dice Rochko.
Secondo Rochko, il recente afflusso da Twitter è stato una conferma. "È una cosa molto positiva scoprire che il proprio lavoro viene finalmente apprezzato, rispettato e conosciuto in modo più ampio", afferma. "Ho lavorato molto, molto duramente per spingere l'idea che c'è un modo migliore di fare social media rispetto a quello che le aziende commerciali come Twitter e Facebook permettono".
TIME ha parlato con Rochko il 31 ottobre.
Questa intervista è stata condensata e modificata per chiarezza.
Cosa pensa di ciò che Elon Musk sta facendo a Twitter?
Non lo so. Quest'uomo non è del tutto comprensibile. Non condivido molti dei suoi comportamenti e delle sue decisioni. Credo che l'acquisto di Twitter sia stata una decisione impulsiva di cui si è presto pentito. E che si sia trovato in una situazione che lo ha costretto a impegnarsi nell'affare. Ora è coinvolto e deve affrontare le conseguenze.
In particolare, non sono d'accordo con la sua posizione sulla libertà di parola, perché penso che dipenda dalla vostra interpretazione di cosa significhi libertà di parola. Se si permette alle voci più intolleranti di esprimersi a voce alta, si rischia di far tacere anche le voci di opinioni diverse. Quindi, permettere la libertà di parola consentendo tutti i discorsi non porta alla libertà di parola, ma solo a una fogna di odio.
Credo che questa sia un'idea tipicamente americana, quella di creare un mercato delle idee in cui si possa dire tutto ciò che si vuole senza limiti. È molto estranea alla mentalità tedesca dove, nella nostra Costituzione, la priorità numero uno è il mantenimento della dignità umana. Quindi, l'incitamento all'odio non fa parte del concetto tedesco di libertà di parola, ad esempio. Quindi credo che quando Elon Musk dice che tutto sarà permesso, o qualsiasi altra cosa, in genere non sono d'accordo.
Come fate a garantire su Mastodon, visto che è decentralizzato e non avete il potere di bandire gli utenti, che lo spazio sia accogliente e sicuro?
Beh, questa è la strana dicotomia di come le cose si sono evolute. Da un lato, la tecnologia stessa permette a chiunque di ospitare il proprio server di social media indipendente e di poterne fare tutto ciò che vuole. Non c'è modo per Mastodon, per l'azienda o per chiunque altro - a parte le normali procedure di applicazione della legge - di perseguire chiunque gestisca specificamente un server Mastodon. Il modo in cui si chiude un normale sito web è lo stesso in cui si chiude un server Mastodon, non c'è alcuna differenza. Quindi, da questo punto di vista, risulta essere la piattaforma definitiva per la libertà di parola. Ma ovviamente questo è solo un effetto collaterale della creazione di uno strumento che può essere usato da chiunque. È un po' come le automobili. Le auto sono usate da tutti, anche da persone cattive, anche per scopi sbagliati, e non c'è niente che si possa fare, perché lo strumento è là fuori. Tuttavia, credo che il fattore di differenziazione rispetto a qualcosa come Twitter o Facebook sia che su Mastodon, quando si ospita il proprio server, si può anche decidere quali regole far rispettare su quel server, il che consente alle comunità di creare spazi più sicuri di quelli che potrebbero altrimenti avere su queste grandi piattaforme che sono interessate a servire il maggior numero di persone possibile, magari aumentando il coinvolgimento di proposito per aumentare il tempo che le persone trascorrono sul web.
Le comunità possono avere regole molto più rigide di quelle di Twitter. E in pratica, molte di esse sono più severe. E questo è un aspetto in cui, ancora una volta, la tecnologia si interseca con la guida o la leadership dell'azienda Mastodon. Credo che, grazie al modo in cui comunichiamo pubblicamente, abbiamo evitato di attirare una folla di persone come quelle che si trovano su Parler o Gab, o qualsiasi altro forum di odio su Internet. Abbiamo invece attirato il tipo di persone che, quando gestiscono i propri server, si moderano contro i discorsi d'odio. Inoltre, fungiamo anche da guida per chiunque voglia unirsi a noi. Sul nostro sito web e sulle nostre app, infatti, forniamo un elenco predefinito di server curati su cui le persone possono creare account. E grazie a ciò, ci assicuriamo di curare l'elenco in modo tale che qualsiasi server che voglia essere promosso da noi debba accettare un certo insieme di regole di base, una delle quali è che non sono consentiti discorsi di odio, sessismo, razzismo, omofobia o transfobia. In questo modo ci assicuriamo che l'associazione tra i Mastodon, il marchio e l'esperienza che le persone desiderano sia quella di uno spazio molto più sicuro rispetto a qualcosa come Twitter.
Ma cosa succede se le persone che incitano all'odio creano un server?
Beh, ovviamente non vengono promossi sul nostro sito web "Join Mastodon" o nella nostra app. Quindi, qualsiasi cosa facciano, la fanno per conto loro e in modo completamente separato, e gli altri amministratori che gestiscono i propri server Mastodon, quando scoprono che c'è un nuovo server di incitamento all'odio, possono decidere di non voler ricevere alcun messaggio dal server e di bloccarlo da parte loro. Attraverso il processo democratico, il server che incita all'odio può essere ostracizzato o può essere diviso in una piccola camera d'eco, che non è né migliore né peggiore di un'altra camera d'eco. Internet è pieno di spam. È pieno di abusi, ovviamente. Mastodon fornisce le strutture necessarie per gestire i contenuti indesiderati, sia per gli utenti che per gli operatori.
Cosa l'ha spinta a creare un servizio come questo nel 2016?
Ricordo che non ero molto soddisfatto di Twitter e mi preoccupavo di dove sarebbe andato a finire. C'era qualcosa di molto discutibile nel suo futuro. Questo mi ha fatto pensare che la possibilità di esprimermi online con i miei amici attraverso brevi messaggi era molto importante per me e anche per il mondo, e che forse non dovrebbe essere nelle mani di un'unica società che può farne quello che vuole. Ho iniziato a lavorare su una cosa mia. L'ho chiamato Mastodon perché non sono bravo a dare un nome alle cose. Ho scelto quello che mi veniva in mente in quel momento. Ovviamente all'epoca non c'era l'ambizione di diventare grandi.
Deve essere una sensazione speciale vedere qualcosa che hai creato crescere dal nulla fino a dove è ora.
È vero. È una cosa molto positiva scoprire che il proprio lavoro viene finalmente apprezzato, rispettato e conosciuto in modo più ampio. Ho lottato a lungo per questo, ho iniziato a lavorare su Mastodon nel 2016, ma allora non avevo alcuna ambizione che andasse lontano. All'inizio era un progetto molto hobbistico, poi quando l'ho lanciato pubblicamente è sembrato toccare le corde almeno della comunità tecnologica ed è stato allora che ho ottenuto i primi sostenitori di Patreon che mi hanno permesso di intraprendere questo lavoro a tempo pieno. Da allora ho lavorato molto, molto duramente per rendere questa piattaforma il più possibile accessibile e facile da usare per tutti. E per portare avanti l'idea che c'è un modo migliore di fare social media rispetto a quello che permettono le aziende commerciali come Twitter e Facebook.
Thousands Have Joined Mastodon Since Twitter Changed Hands. Its Founder Has a Vision for Democratizing Social Media
Thousands of users have joined Mastodon since Elon Musk took control of Twitter. Mastodon's founder Eugen Rochko says it's been a vindicationBilly Perrigo (Time)
I team di #privacy e sicurezza di #Twitter sono in subbuglio dopo che le modifiche apportate da Elon Musk al servizio hanno aggirato i suoi processi standard di governance dei dati. Ora, un avvocato dell'azienda sta incoraggiando i dipendenti a cercare la protezione degli informatori "se ti senti a disagio per qualcosa che ti viene chiesto di fare".
theverge.com/2022/11/10/234511…
Twitter lawyer warns that Elon Musk is putting company at risk of billions in FTC fines
Twitter’s chief privacy officer, chief compliance officer, and chief information security officer have all stepped down.Alex Heath (The Verge)
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Ho iniziato a leggere le specifiche di ActivityPub, il protocollo del Fediverso.
Oltre ad essere di indubbio interesse, mi sono state subito simpatiche perché, pur essendo un documento molto tecnico, non mancano di umorismo che le rende meno noiose. Inoltre hanno una bella introduzione ad alto livello, che agevola molto la comprensione.
Ma soprattutto perché negli esempi compaiono Alyssa e Ben. Altro che Alice e Bob!
Poliverso & Poliversity reshared this.
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Eritrea, Qual è il Prossimo Passo nella guerra in Tigray?
La presenza meditativa e calcolatrice del presidente Isaias incombe sull’attuale accordo di pace tra il governo etiope e il Tigray. Già nel 2018 è stato la forza trainante nel tracciare la guerra in Tigray, ma cosa sta pianificando adesso?
Certo, nessuno può esserne certo, ma possiamo leggere i segni.
Tanto per cominciare, ci sono notizie credibili secondo cui le forze eritree sono ancora all’offensiva nel Tigray.
L’ex presidente della Mekelle University ha twittato proprio ieri:
Le forze eritree sono impegnate in una massiccia campagna di saccheggio, uccisione e distruzione, inclusa la distruzione di terreni coltivati e l’incendio di erbe accatastate in molte aree del Tigray. Ciò sta accadendo dopo che una settimana a Pretoria è stata firmata una cessazione permanente delle ostilità
Come ha affermato questa mattina il rispettato analista Rashid Abdi :
L’Eritrea non si oppone a Pretoria. Ha aiutato a progettarlo. Abiy non avrebbe stipulato un patto con il Tigray senza il consenso di Afewerki. Abbiamo esagerato con il ruolo di spoiler dell’Eritrea. Asmara è il vincitore strategico del Tigray. Ha eviscerato il TPLF, diventando lo stato profondo dell’Etiopia.
Che presa ha Isaias su Abiy?
Per affermare l’ovvio: è altamente improbabile che il Tigray avrebbe lottato così duramente per resistere alle ripetute offensive che ha subìto se solo avesse affrontato le truppe etiopi. Ma i Tigrini stavano combattendo le forze di tre nazioni (Etiopia, Eritrea e Somalia) così come la milizia di diverse regioni etiopi.
Questa è stata un’operazione che Abiy e Isaias hanno iniziato a pianificare già nel 2018, dopo che Abiy è volato ad Asmara e le due nazioni si sono riconciliate. Questa è stata seguita da una serie di incontri e discussioni, culminate in visite dei due leader alle rispettive basi militari più importanti, il tutto prima dello scoppio della guerra del novembre 2020 con il Tigray.
Quindi Abiy ha un enorme debito con Isaias, ma questo va ben oltre la gratitudine.
Il presidente Isaias ha alcune carte chiave nella manica. Il più importante è il numero di truppe etiopiche attualmente all’interno dell’Eritrea. Poco prima dell’inizio dell’ultimo round di combattimenti, il 24 agosto 2022, ci sono state segnalazioni di trasferimenti su larga scala di forze etiopi in Eritrea. Hanno continuato a combattere al fianco degli eritrei mentre attaccavano lungo il confine settentrionale del Tigray e verso ovest da Shire.
Dagli alleati agli ostaggi
La domanda ora è: che ne sarà delle forze etiopi all’interno dell’Eritrea?
Per vedere cosa potrebbe svilupparsi, dobbiamo guardare al destino dei 5.000 soldati somali inviati in Eritrea per “addestramento”, solo per essere coinvolti nella guerra nel Tigray.
Nel luglio di quest’anno il neoeletto presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, ha visitato Asmara. Andò persino a vedere i suoi stessi soldati.
Nonostante i suoi migliori sforzi, il presidente Hassan Sheikh non è stato in grado di ottenere la loro libertà. Erano diventati ostaggi, pedine nel gioco a lungo termine del presidente Isaias. Il leader somalo dovrebbe volare di nuovo in Eritrea la prossima settimana per cercare di farli rilasciare ancora una volta.
Quale sarà il destino degli etiopi in Eritrea?
Non possiamo esserne certi, ma c’è una goccia nel vento.
Si sostiene che a circa 300 autisti etiopi, che avrebbero dovuto trasportare le truppe etiopi a casa, è stato detto di andarsene, ma sono stati costretti ad abbandonare i loro autobus all’interno dell’Eritrea. Alcuni sono stati fermati a Tessenei, mentre trasportavano truppe etiopiche e soldati feriti a Gondar.
Questo suggerisce che le forze etiopi subiranno la stessa sorte ai somali – intrappolati come ostaggi all’interno dell’Eritrea – per assicurarsi che il primo ministro Abiy faccia ciò che il presidente Isaias vuole da lui? Solo il tempo lo dirà.
FONTE: eritreahub.org/what-is-eritrea…
«È preoccupato che la guerra Russia-Ucraina possa degenerare in uno scambio nucleare tra Stati Uniti e Russia?
"Penso che sia una possibilità significativa ed è possibile in diversi modi. Nonostante i nostri migliori piani, potremmo trovarci in una situazione in cui non avremmo avuto intenzione di usare le armi nucleari, ma in realtà lo abbiamo fatto. Questo per me è più preoccupante di una situazione in cui avremmo intenzione di usarle. In quel caso non si sa dove si sta andando, da entrambe le parti, soprattutto quando c'è molta incertezza e nessuna delle due parti parla con l'altra, le cose possono andare molto male molto rapidamente. 60 anni fa siamo stati molto fortunati che le armi nucleari non siano state usate [durante la crisi dei missili di Cuba], ma la fortuna non è una strategia a lungo termine per la sopravvivenza nazionale e internazionale, la fortuna alla fine si esaurisce".»
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📚 Grazie a ioleggoperché, l’iniziativa nazionale dell’Associazione Italiana Editori (AIE), è possibile sostenere le biblioteche scolastiche con un semplice gesto: donare un libro!
📅 Fino al 13 novembre, nelle librerie aderenti, potrete acquistare de…
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Signor Amministratore ⁂
in reply to Signor Amministratore ⁂ • •Signor Amministratore ⁂
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