I CARABINIERI RECUPERANO IN OLANDA STATUA TRAFUGATA IN COSTIERA AMALFITANA
I CARABINIERI RECUPERANO IN OLANDA STATUA TRAFUGATA IN COSTIERA AMALFITANA
La storica statua italiana della Madonna del Monte Carmelo, di grande importanza religiosa, è stata restituita all'Italia dai Paesi Bassi con il sostegno giudiziario di Eurojust. Il reperto religioso è stato rubato nel 2014 da una chiesa a Pastena, nella Costiera Amalfitana e successivamente acquistato da un collezionista olandese. Eurojust ha assistito le autorità italiane nella rapida esecuzione di un ordine europeo di indagine (OEI) per organizzarne la restituzione alla parrocchia di Pastena.
L’ordine europeo di indagine è una decisione giudiziaria emessa o convalidata dall’autorità giudiziaria di un paese dell’UE per ottenere atti di indagine effettuati in un altro paese dell’UE al fine di raccogliere elementi di prova in materia penale. L'esecuzione deve essere eseguita con le stesse modalità che si seguirebbero che l'atto investigativo in questione fosse stato ordinato da un'autorità dello Stato di esecuzione.
La statua, che ha circa 700 anni, è stata rubata dalla chiesa nell'agosto 2014 e messa in vendita tramite un antiquario italiano. È stata acquistata in buona fede da un collezionista olandese che intendeva rivenderla e ha postato le foto sui social. Ad avvistarli è stato il parroco di Pastena, che ha contattato le autorità italiane.
Un'indagine era stata avviata dai carabinieri della Tutela dei Beni Culturali e dalla Procura della Repubblica di Salerno, che hanno poi contattato Eurojust per avviare l'iter di recupero e restituzione del reperto in Costiera Amalfitana. L'Agenzia ha prestato assistenza nell'esecuzione dell'OEI, ed ha fornito ulteriore supporto giudiziario transfrontaliero alle autorità in Italia e nei Paesi Bassi. Il trasferimento della statua è avvenuto nei giorni scorsi.
Per saperne di più sull’ordine europeo di indagine: e-justice.europa.eu/content_eu…
Export militare, la svolta giapponese con vista sul Gcap
Sarà possibile per il governo di Tokyo esportare materiale d’armamento, attrezzature militari e tecnologie di difesa prodotte in Giappone sia verso i Paesi proprietari delle licenze, sia verso le Nazioni che si difendono da un’invasione. La riforma voluta dal governo del Sol levante segna un cambio di passo notevole per un Paese la cui rigida costituzione pacifista impediva fino a questo momento il trasferimento di attrezzature militari. L’obiettivo dichiarato da Tokyo è quello di rafforzare i legami di sicurezza con i Paesi partner, una necessità nel quadro internazionale sempre più insicuro e instabile. La decisione ancora non ricomprende il caso di prodotti co-sviluppati con partner internazionali a Paesi terzi, mancando un accordo tra i vari partiti di maggioranza, e in questo senso un progetto come il Global Combat Air Programme per sviluppare, insieme a Italia e Regno Unito, il caccia di sesta generazione resta per ora escluso dalla possibilità di esportazione da parte di Tokyo. Tuttavia, il segnale resta importante, e non è escluso che in attesa degli sviluppi del Gcap, non possa avvenire un ulteriore passo in questa direzione da parte nipponica.
La recente riforma segnala infatti la prosecuzione del processo di revisione delle norme sulle esportazioni iniziate nel 2014, quando il Giappone rimosse le misure di embargo netto sulle armi della sua Costituzione. In generale, il Paese del Sol levante ha intrapreso con sempre maggiore decisione la strada di una riforma generale del suo comparto difesa, superando le resistenze storiche anche della popolazione, di fronte alla necessità ravvisata dal governo di assicurare una maggiore sicurezza al Paese in uno scenario globale e regionale sempre più fragile. La minaccia missilistica nordcoreana e l’assertività crescente di Pechino nel mar Cinese meridionale (dove oltre a Taiwan, Pechino rivendica anche le isole Senkaku amministrate da Tokyo) hanno spinto il Giappone a rivedere le proprie politiche di disarmo, verso un potenziamento delle Forze di auto-difesa e una maggiore collaborazione internazionale di Difesa, a partire dagli Stati Uniti e dagli altri Partner regionali.
Sono tre i principi emendati sul trasferimento di attrezzature e tecnologie per la difesa. Con le nuove norme, il Giappone può adesso trasferire i sistemi d’arma prodotti su licenza straniera in Giappone ai Paese licenziatari. È il caso recente dei missili terra-aria Patriot (e in particolare i modelli Pac-2 e Pac-3) prodotti in territorio giapponese sotto licenza dell’azienda americana Raytheon, che il governo di Tokyo sta per inviare agli Stati Uniti. Gi arsenali di Washington stanno infatti fronteggiando una forte carenza di questi sistemi, in parte forniti alle forze armate di Kyiv e in parte dispiegati in Medio Oriente, ma anche nella regione Indo-Pacifica. La revisione consente inoltre al Paese di vendere parti di armi a condizione che i componenti di per sé non siano letali, come i motori dei jet da combattimento, e infine di fornire attrezzature di difesa a Paesi che si difendono da invasioni che violano il diritto internazionale, come l’Ucraina.
Per quanto riguarda il caccia di nuova generazione sviluppato congiuntamente da Giappone, Regno Unito e Italia, il governo Fumio Kishida sta cercando di eliminare il divieto di esportare prodotti co-sviluppati ad altri Paesi. Questo rappresenterebbe un boost sostanziale alla sostenibilità del progetto non solo per il Giappone, ma in generale per lo sviluppo dell’intero programma. Permetterebbe, infatti, al consorzio di avere nel Giappone un partner cruciale per la sua presenza nell’Indo-Pacifico, diventando una potenziale piattaforma per l’esportazione del sistema a Paesi partner come Australia o Corea del Sud.
Sono una giornalista a Gaza: “Ogni giorno, ogni momento, mi confronto con l’idea che potrei essere uccisa”
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di Maha Hussaini* – The New Humanitarian
(la foto è di al Jazeera English per Creative Commons)
Come giornalista palestinese e attivista per i diritti umani nella Striscia di Gaza che racconta l’impatto della guerra israeliana che dura ormai da due mesi e mezzo, sto diventando sempre più consapevole che potrei essere il prossimo obiettivo di un attacco aereo israeliano.
Da quando Israele ha iniziato a bombardare e assediare Gaza il 7 ottobre – lanciando un’invasione di terra dell’enclave tre settimane dopo – almeno 97 giornalisti sono stati uccisi, secondo l’ufficio stampa del governo di Gaza. Committee to Protect Journalists, una ONG internazionale, stima a 61 il numero dei morti a Gaza durante la guerra.
Molti di questi giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi mentre lavoravano, ma altri sono stati uccisi insieme ai membri delle loro famiglie mentre erano a casa o nelle case in cui si erano rifugiati dopo essere stati sfollati con la forza. I giornalisti uccisi sono un piccolo sottoinsieme delle 20.000 persone – di cui circa il 70% donne e bambini – che sono state uccise dalla campagna militare di Israele a Gaza dal 7 ottobre.
Non dovrei essere obbligata a ricordarlo, ma i giornalisti sono civili e i civili non dovrebbero essere presi di mira nelle operazioni militari: si tratta di una violazione del diritto internazionale umanitario.
A causa della difficoltà di raccogliere prove, in molti casi è difficile dimostrare in modo definitivo che Israele stia deliberatamente prendendo di mira i giornalisti. Tuttavia, l’elevato numero di operatori dei media uccisi a Gaza sembra essere intenzionale o dimostrare che l’esercito israeliano sta operando con un totale disprezzo per la vita dei civili – o entrambe le cose.
Ci sono comunque prove che le forze israeliane abbiano intenzionalmente preso di mira i giornalisti; sia durante le attuali ostilità – come nel caso dell’attacco del 13 ottobre che ha ucciso il giornalista libanese Issam Abdullah – sia recentemente, con l’uccisione della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh in Cisgiordania nel 2022.
Come giornalisti che lavorano durante i combattimenti, indossiamo giubbotti antiproiettile ed elmetti per identificarci chiaramente come membri della stampa. Questa dovrebbe essere una forma di protezione, che segnala ai combattenti di non prenderci di mira. A Gaza, le giacche e gli elmetti dei giornalisti sono sempre più spesso considerati un problema. I miei colleghi giornalisti a volte preferiscono toglierseli quando fanno reportage in luoghi pubblici affollati, temendo che la loro presenza visibile nell’area possa provocare un attacco da parte di Israele.
Anche i residenti di Gaza hanno sempre più paura di trovarsi nello stesso posto dei giornalisti. Uno di recente mi ha detto: “Ovunque si trovi un giornalista può essere preso di mira”.
Il nostro dovere è fare luce
Ho vissuto tutta la vita sotto l’occupazione israeliana e so che in passato i giornalisti palestinesi sono stati presi di mira e uccisi a Gaza e in Cisgiordania. Ma in qualche modo credevo ancora che essere un giornalista mi garantisse una sorta di sicurezza durante gli attacchi militari. Volevo credere che quando i giornalisti venivano uccisi negli attacchi aerei o dai proiettili dei cecchini, non fossero il bersaglio designato, che la loro morte fosse un incidente.
Dopo gli ultimi due mesi e mezzo, non ci credo più.
Durante la seconda settimana dell’invasione israeliana, stavo facendo un servizio in diretta per un canale televisivo dalla casa in cui mi sono rifugiata dopo essere stato costretta a lasciare la mia abitazione. Descrivevo la situazione a Gaza e riferivo degli attacchi di Israele.
Pochi minuti dopo aver terminato l’intervista, ho ricevuto una telefonata da un parente all’estero che l’aveva vista per caso. “Sai che puoi essere presa di mira nella casa dove stai, e che tutti quelli che sono con te possono essere uccisi a causa del tuo lavoro?”, mi ha chiesto. Un altro collega straniero mi ha poi domandato: “Come ti senti a lavorare in una professione in cui un collega giornalista viene ucciso ogni giorno?”.
Nonostante il pericolo e la sensazione di essere un bersaglio, i giornalisti a Gaza hanno continuato a coprire gli eventi sul campo. È nostro dovere raccontare ciò che sta accadendo, soprattutto perché Israele e l’Egitto non permettono ai giornalisti internazionali di entrare a Gaza se non per missioni controllate dall’esercito israeliano. Senza di noi, la morte, la distruzione e la sofferenza causate dalla campagna militare e dall’assedio di Israele si svolgerebbero all’oscuro di tutto.
Anche noi viviamo la catastrofe
Mentre continuiamo a fare il nostro lavoro – anche se sentiamo sempre più spesso che le nostre vite sono minacciate a causa della nostra professione – viviamo la catastrofe a Gaza come chiunque altro.
Sentiamo che potremmo essere uccisi da un momento all’altro, o che le nostre famiglie o i nostri vicini potrebbero essere uccisi. Ogni giorno, ogni momento, mi confronto con l’idea che potrei essere uccisa. Nella mia testa, convivo con questo pensiero, implorando di avere un giorno in più per scrivere un’altra storia o intervistare un’altra vittima di questa guerra. Sento l’immensa responsabilità di rimanere in vita il più a lungo possibile, non solo per la mia sicurezza, ma anche per continuare a dare voce a tutte le persone senza voce che incontro ogni giorno.
Se dovessi essere uccisa, so che ci sono decine di giornalisti che continueranno il lavoro. Ma sento anche di dover lottare per poter continuare a lavorare, per andare avanti, a qualunque costo.
Essere un giornalista a Gaza significa essere sia la persona che racconta un attacco sia la vittima che ne è testimone. Sei il giornalista che scrive delle centinaia di migliaia di sfollati forzati, e sei uno degli sfollati costretto a fuggire perché il tuo quartiere è stato bombardato a tappeto e la tua casa è stata distrutta. Sei quello che scrive delle interruzioni di corrente a Gaza usando carta e penna, fotografando la tua storia scritta a mano per inviarla via WhatsApp e risparmiare la batteria del tuo cellulare.
Quando citi le fonti a sostegno dei tuoi articoli, sei uno del 56% dei residenti che soffrono di gravi livelli di fame e uno.a dei 350.000 sfollati – su 1,9 milioni in totale – che patiscono malattie e diarrea a causa dell’acqua contaminata e della mancanza di forniture igieniche. E sei uno dei 2,3 milioni di residenti di questa enclave che vorrebbero essere tutto tranne che esseri umani che vivono a Gaza in queste condizioni disumane.
*Giornalista pluripremiata e attivista per i diritti umani basata a Gaza
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La differenza tra Threads e il Fediverso libero
Threads è Come andare in crociera: stai in mezzo a mille persone, ognuna che pensa di essere Gesù Cristo in Terra e in più paghi un sacco di soldi. Quando invece stai in una istanza del fediverso libero è come se fossi in barca a vela invitato da un gruppo di amici: Se vuoi puoi contribuire alle spese e soprattutto non ti "senti" libero, ma sei "davvero" libero!
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Chissà per quale motivo Threads, come già Twitter, dà fin da ora (e anche nell'interfaccia del browser) la possibilità di creare post concatenati...
...mentre Mastodon ancora no... 🤬
#chepalle #Threads
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A volte fa anche streaming quando programma la app e vedi in tempo reale cosa fa, e ovviamente la app è open source.
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
BiPatto
L’accordo sul Patto è stato trovato. Ne è soddisfatto il governo italiano, che si annette il geometrico merito d’essersi messo al centro. E ci mancherebbe, fossero questi i problemi. Quello di cui parliamo è il Patto europeo sulla migrazione e sull’asilo, al termine di un negoziato che ha coinvolto i Paesi membri, il Parlamento europeo (che lo voterà in seduta plenaria) e la Commissione europea, che ne fissa i cinque pilastri. In buona sostanza: responsabile resta il Paese di primo approdo; si standardizzano identificazioni e dati biometrici; i Paesi che non accetteranno la distribuzione del carico umano saranno tenuti a un maggiore carico economico.
Fino a qualche settimana addietro era tutto uno sgrugnarsi di rimproveri reciproci e di finte rotture. Noi guardavamo la sostanza, tenevamo in conto la realtà reale e non la narrativa mendace della serie «L’Italia è stata lasciata sola» e ritenevamo l’accordo non soltanto possibile ma a portata di mano. Così è stato e il copione si replica con l’altro Patto, quello economico e intitolato alla stabilità e alla crescita. In questo caso il ministro dell’economia richiama lo <<spirito del compromesso>>. Bene così.
Convergere su un Patto europeo è buona cosa, ma non in sé una soluzione. Che le frontiere esterne di ciascun Paese fossero frontiere esterne europee era già assodato, mentre i Paesi governati da sovranisti, a Est, avevano impedito la monetizzazione del rifiuto allo smistamento (la solita Ungheria è ancora di traverso). Che non è e non sarà automaticamente accoglienza. Ora il Parlamento europeo fa un importante passo in avanti, in accordo con la festante Commissione europea (la cui presidente ha parlato di accordo «storico», e bisognerà che ci si rassegni all’idea che la storia la scrivono i posteri, mentre i contemporanei compiono scelte). Non di meno il problema resta intatto, molti altri proveranno a entrare illegittimamente, i respingimenti resteranno complicati. Ma si è fissata la procedura con cui affrontare il problema. E non è poco.
Analogo ragionamento vale sul lato economico. I debiti alti – il nostro lo è esageratamente – restano tali. Contabilizzare questa o quella spesa (ad esempio i soldi spesi nella difesa) ai fini dell’equilibrio fra Stati non modifica il fatto che i soldi presi in prestito comunque debito rimangono. E se crescente il problema aumenta, anche ove non contestato dalle autorità europee. Ma convergere sui criteri è molto importante perché crea le condizioni dell’argine comune, togliendo terreno ad attacchi speculativi e lasciando attive le difese comuni. Le difficoltà nel rispettare gli accordi – evocate sia dalla presidente del Consiglio che dal ministro dell’Economia – sono reali, ma di gran lunga meno dolorose e pericolose del non avere un Patto attivo.
Ricordato ancora una volta che il Meccanismo europeo di stabilità non c’entra nulla, non c’è alcun nesso e che l’idea di gestire un negoziato ‘a pacchetto’ la si può vendere a qualche elettore sprovveduto ma è priva di fondamento, quindi sottolineato ancora che allungare questo strazio serve soltanto a rendere più dolorosa l’inversione a U che le forze al governo dovranno fare (la Lega ha già trovato la formula: siamo contrari, ma ci rimettiamo a Meloni), il problema italiano è la consapevolezza che non sono reali i conti ancora da approvare. Fra Natale e la fine dell’anno, con puntuale rispetto della tradizione e del palpitante ultimo minuto (ma tanto non succede niente), sarà approvata una legge di bilancio che – nello stabilire in che modo e in che misura sarà ridotto il debito pubblico nel corso del 2024 – parte dall’assunto che la nostra crescita sarà dell’1,2%. Il che è fuori dalla realtà e la Banca d’Italia prevede che cresceremo della metà, lo 0,6%. Quindi saranno votati conti che già si sa dovranno essere rifatti. Quello è il nostro problema, serio.
Il dilemma politico sta da un’altra parte: come praticare scelte sagge, che portano a maggiore integrazione europea, dopo avere lungamente sostenuto il contrario. Ma l’arte delle parole è materia in cui l’eccellenza abbonda, fra le file della politica.
La Ragione
L'articolo BiPatto proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
I tre cappi al collo dei bipopulisti italiani
Una classe politica senza memoria, priva di continuità istituzionale e consegnata ad un eterno presente che impedisce ogni visione strategica a medio, lungo periodo. È questa l’immagine dell’Italia dopo il voto alla Camera sul Mes.
La memoria. Se i partiti che non hanno votato a favore della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (FdI, Lega, FI, M5s) sostenendo che “serve solo alle banche tedesche” avessero avuto memoria della crisi finanziaria che travolse l’Europa nel 2010, saprebbero che quando le banche tedesche entrano in sofferenza il contagio dilaga ai paesi considerati più fragili. E l’Italia è il primo della lista. Se il Mes, inapplicabile a causa della mancata ratifica italiana, non salverà, all’occorrenza, le “banche tedesche”, chi salverà il sistema creditizio italiano?
La continuità istituzionale. Di prassi, i cambiamenti dei governi non cambiano il merito degli accordi internazionali sottoscritti dai governi precedenti. La riforma del Mes è stata avviata dal governo Conte nel 2021, ma né il partito di Conte, né i partiti che oggi compongono la maggioranza hanno ritenuto di confermare tale continuità. Un chiaro segno di inaffidabilità nazionale agli occhi di partner e investitori internazionali
Il presentismo. Alcuni osservatori vicini alla Meloni cavillano: a dichiararsi contrario non è stato il governo, ma il parlamento, il che non esclude che dopo le elezioni Europee del prossimo giugno il governo non possa indurre le Camere a ribaltare il voto espresso ieri approfittando magari di una qualche parziale ma simbolica modifica. Tesi bizzarra, che presuppone una disinvoltura degna dei corsari di Tortuga, oltre ad una naturale inclinazione a prendere per i fondelli gli elettori.
Questi, dunque, i tre cappi nei quali ieri i leader di FdI, Lega, FI e M5s hanno disinvoltamente infilato il collo. Si attendono le rappresaglie dei partner europei, e in modo particolare della Germania. Giorgia Meloni ha dimostrato di non reggere la competizione, densa di demagogia, di Matteo Salvini alla sua destra. Giuseppe Conte ha dimostrato di non reggere il peso delle sue pur recenti responsabilità istituzionali. Ieri, ancora una volta, il bipolarismo italiano ha esibito i tratti poco rassicuranti del bipopulismo. La campagna per le Europee è ufficialmente iniziata, ed è iniziata nel peggiore dei modi.
L'articolo I tre cappi al collo dei bipopulisti italiani proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
“A Rosolini senz’acqua né servizi”: le associazioni denunciano lo stato in cui vivono 180 minori stranieri nella struttura siciliana
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Comunicato stampa –
Pagine Esteri, 22 dicembre 2023. ASGI, ARCI, CNCA, Defence for Children International Italia, INTERSOS e Oxfam Italia chiedono che i minori siano trasferiti in centri di accoglienza adeguati e ricordano le recenti condanne della CEDU verso l’Italia
Circa 180 minori stranieri non accompagnati vivono in condizioni gravemente inadeguate e lesive della loro dignità in una struttura di primissima accoglienza sita nel Comune di Rosolini, in Sicilia, alcuni da oltre tre mesi.
Tali condizioni, oltre a non risultare conformi alle norme in materia di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, potrebbero configurare, sulla base della recente e ormai consolidata giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, trattamenti inumani e degradanti ai sensi dell’art. 3 della Convenzione EDU.
È quanto denunciano ASGI, ARCI, CNCA, Defence for Children International Italia, INTERSOS e Oxfam Italia in una lettera inviata lunedì 18 dicembre 2023 alle istituzioni centrali e locali, quali la Prefettura, il Tribunale per i Minorenni, la Procura, il Sindaco, il Servizio Centrale SAI e le Autorità garanti per l’infanzia.
Nella struttura, per legge destinata a brevissime permanenze, emerge una preoccupante mancanza di diritti e di servizi: la rete idrica assicura la distribuzione d’acqua per sole tre ore al giorno e, talvolta, i minori sono costretti a lavarsi con l’acqua delle bottiglie; sono inoltre disponibili solo cinque docce (prive di acqua calda) e una decina di servizi igienici, collocati all’esterno e spesso mal funzionanti, evidentemente insufficienti per 180 persone.
Le associazioni descrivono così le condizioni all’interno della struttura: “I minori dormono su brandine collocate all’interno del pallone tensostatico, senza alcuna garanzia di privacy. Non sono disponibili spazi comuni per la mensa né per svolgere attività educative e ricreative. In mancanza di tavoli e sedie, i ragazzi sono costretti a consumare i pasti in piedi o seduti sulle brandine”. A questo si aggiunga che”non sarebbero stati forniti ai minori coperte, vestiti e prodotti igienici in quantità sufficiente, soprattutto considerato il prolungamento dell’accoglienza per settimane o addirittura mesi””.
Mancano inoltre assistenti sociali ed educatori, la presenza dei mediatori è limitata ad un giorno alla settimana, non è stata fornita alcuna informativa o assistenza legale e non risultano le nomine dei tutori né i minori hanno avuto accesso alla richiesta di permesso per minore età o alla domanda di protezione internazionale. Sebbene sia presente personale sanitario, “non risulterebbe garantita un’adeguata assistenza psicologica, benché molti dei minori accolti abbiano subito gravi traumi e in alcuni casi portino sul corpo i segni delle torture subite, e alcuni ragazzi appaiano in uno stato depressivo” si legge nella lettera alle istituzioni.
Una situazione che emerge anche dalla visita che Il 18 settembre il Senatore Antonio Nicita ha svolto presso la struttura e su cui è stata presentata il 22 novembre alla Camera un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno a firma dell’On. Marco Grimaldi.
La struttura risulta essere in aperta violazione delle norme relative ai centri per minori non accompagnati, che prevedono una capienza massima di 50 posti e la garanzia di i servizi tra cui l’insegnamento dell’italiano, l’orientamento legale e l’assistenza psicologica.
Ispezioni da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni presso la struttura, trasferimenti dei minori in strutture adeguate e, in attesa, garanzia del rispetto dei diritti fondamentali loro riconosciuti dalla normativa vigente, come il soddisfacimento dei bisogni essenziali, con la nomina di un tutore per ciascun minore oltre alla presentazione al più presto della richiesta di permesso di soggiorno per minore età ovvero la domanda di protezione internazionale: queste le richieste con cui si conclude la lettera di ASGI, ARCI, CNCA, Defence for Children International Italia, INTERSOS e Oxfam Italia che ricordano la recente giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani(CEDU), che ha condannato l’Italia in ben tre decisioni per aver collocato alcuni minori stranieri non accompagnati in strutture d’accoglienza inadeguate, ove non erano rispettati i diritti fondamentali loro riconosciuti dalla normativa nazionale e internazionale, con conseguente violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (divieto di trattamenti inumani e degradanti). Pagine Esteri
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“Cercasi Stato disperatamente” l’ultima fatica di Matteo Grossi – L’informatore lomellino
Né virgole né congiunzioni. I figli di WhatsApp arrivano all’università ma non sanno più scrivere – La Repubblica
Scrivono, costantemente. Messaggi brevi, spezzettati, arricchiti di emoticon.Frasi non per forza stringate ma immediate, ispirate dal momento, sollecitate dall’interlocutore. Conil risultato che nessuna generazione ha mai scritto tanto quanto i ventenni di oggi. Tra chat e socialè un profluvio di parole quotidiane. Quando però devono dare forma a un testo complesso, si arenano.Anche gli studenti universitari. Si perdono nel mare della punteggiatura, tentennano nella sintassi.
È il risultato di uno studio che ha coinvolto 2.137 studenti di 45 atenei italiani. A guidarlo NicolaGrandi, ordinario di glottologia e linguistica a Bologna,
capofila del progetto condotto insieme agli atenei di Pisa, Macerata e all’università per stranieri di Perugia. «Nel febbraio 2017 — spiega Grandi— una lettera inviata da seicento professori al presidente del consiglio, al ministro dell’istruzione e al parlamento denunciava le carenze linguistiche degli studenti, messi sotto accusa per l’italiano scritto con errori “appena tollerabili in terza elementare”. Il documento mi colpì, anche perché non si basava su alcun dato scientifico». Così Grandi e il suo gruppo di lavoro sono voluti andare a fondo con il progetto UniversIta, la prima ricerca sistematica condotta in Italia sulle capacità di scrittura di chi è iscritto a un corso di laurea. A ogni partecipante è stato chiesto di redigere un testo formale tra le 250 e le 500 parole, un elaborato in cui si doveva mettere nero su bianco la propria esperienza durante il lockdown (era la primavera del 2021). Gli scritti sono stati poi corretti in base a numerosi parametri, tra cui lessico, sintassi e punteggiatura. Con il risultato che per ogni elaborato sono presenti in media 20 errori, di cui la metà di punteggiatura.
«L’abitudine alla scrittura in ambito informale — osserva Grandi — sembra aver pervaso l’ambito formale. Una sorta di parlato digitato, con una assai limitata articolazione sintattica e una struttura dell’argomentazione abbastanza “spezzettata” ». Testi carenti di sintassi, coerenza, scelte lessicali. E l’uso di punti e virgole ne è la manifestazione più evidente: «D’altronde la punteggiatura non è, come spesso si insegna, solo un fatto grafico, ha un forte valore testuale, cioè scandisce l’organizzazione del testo. Ed è risultata molto deficitaria».
D’altronde scorrendo i risultati della ricerca solo il 17,5% del campione legge più di dieci libri in un anno, mentre il 52% si cimenta a malapena con cinque volumi in 12 mesi. Altro dato sorprendente è che gli studenti di area scientifica sono più bravi nella redazione di un elaborato rispetto a gli umanisti. E, più in generale, chi frequenta un ateneo del nord ha un lessico più variegato rispetto a chi è iscritto in un’università del centro Italia. Nessuna sorpresa invece per quanto riguarda la provenienza: chi viene dal liceo se la cava meglio con le parole. E tra questi chi conosce lingue antiche fa in media 2,46 errori in meno. Da notare poi che il numero di strafalcioni commessi cala progressivamente passando da studenti pr ovenienti dalla classe socioeconomica bassa a quelli di medio alta, per poi aumentare nuovamente tra chi appartiene ai ceti più agiati.
Quasi tutti — otto su dieci — dichiarano però di sentirsi abbastanza o molto sicuri nello scrivere.Senza però saper distinguere i contesti. «La grammatica che usiamo per redigere una tesi di laurea èdiversa da quella che usiamo quando digitiamo un messaggio su WhatsApp. Ma saper usare una linguasignifica proprio questo: compiere scelte adeguate alla situazione comunicativa. Che è quello chescuola e università dovrebbero insegnare, anche se quasi mai lo fanno». Secondo i dati emersi da unamappatura di 62 corsi di laurea sono infatti appena 14 gli insegnamenti finalizzati a rafforzare leabilità di scrittura. «Fino a pochi anni or sono, si producevano scritti quasi esclusivamente in unambiente, per così dire, protetto e sorvegliato, cioè a scuola. Testi destinati ad essere corretti,progettati avendo ben presente che sarebbero stati “vagliati” e corretti. Le relazioni tra pari eranoinvece dominio incontrastato dell’oralità. E la scrittura informale, non pianificata, di fatto nonesisteva. Oggi con la tecnologia siamo di fronte a uno scenario totalmente differente, con cui occorreconfrontarsi». L’esperto Nicola Grandi, 50 anni, ordinario di glottologia elinguistica all’università di Bologna. Ha guidato la ricerca sulle capacità di scrittura degliuniversitari.
di Emanuela Giampaoli, la Repubblica, 18 dicembre 2023
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Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta quattro scuole di Lecce e provincia. Grazie ai fondi del #PNRR saranno realizzati laboratori digitali negli Istituti “De Pace” e “De Giorgi” di Lecce.Telegram
OPERAZIONE “KULMI” CONTRO IL TRAFFICO DI STUPEFACENTI DALL’ALBANIA. ARRIVANO LE CONDANNE DEFINITIVE
Può essere presa ad esempio come attività di polizia internazionale che ha sfruttato tutte le possibilità legislative ed operative: si tratta della Operazione “Kulmi”, orchestrata sin dal 2017 dal Centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) di Bari, con la costituzione di una Squadra Investigativa Comune da parte della Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, la Procura Speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata della Repubblica d’Albania (SPAK) ed Eurojust, nonché delle Divisioni Interpol e S.I.Re.N.E. del Servizio di Cooperazione Internazionale (SCIP) del Ministero dell’Interno, dell’Ufficio di Collegamento Interforze di Tirana e dell’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia a Londra.
L’attività congiunta ha consentito di disarticolare una associazione criminale transnazionale di narcotrafficanti italiani ed albanesi operante nel barese, con ramificazioni oltre che nel Paese “delle due aquile”, in Puglia e Basilicata.
L’operazione, nel suo sviluppo, aveva permesso l’arresto di 27 affiliati e il sequestro di oltre 3,3 tonnellate di droga (marjuana, cocaina ed eroina).
Ora la Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione a 19 ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale di Bari nei confronti di altrettanti condannati in via definitiva a pene detentive fino ad 11 anni e 6 mesi di reclusione per il traffico internazionale di stupefacenti, a seguito di pronunciamento dello scorso 14 dicembre della Suprema Corte di Cassazione.
Il video qui: direzioneinvestigativaantimafi…
#SPAK #Albania #INTERPOL #SIRENE #SCIP #EUROJUST #ESPERTOPERLASICUREZZA
Comunicazione di servizio: nei prossimi giorni saranno possibili disservizi per la migrazione dei server poliverso.org e poliversity.it
A causa dell'incremento dei costi dovuti alla necessità di disporre di una sempre più elevata potenza di calcolo, abbiamo valutato l'impiego di un unico server dedicato a entrambe le comunità social poliverso.org e poliversity.it
Questa migrazione, che potrebbe comportare diverse ore di indisponibilità del sistema, avverrà nei prossimi giorni, ma a causa delle incipienti vacanze non sappiamo dirvi precisamente quando verrà effettuata se non con un breve anticipo.
Gli annunci saranno effettuati anche dagli account di @informapirata :privacypride: e di @Poliverso :friendica: e verranno pubblicati sulla comunità Lemmy @Che succede nel Fediverso? dedicata al Fediverso, in modo che potrete essere informati anche durante i momenti di indisponibilità del sistema.
Vi ricordiamo che potete supportare il nostro progetto attraverso due canali di finanziamento:
1) Ko-Fi: ko-fi.com/poliverso
2) Liberapay: liberapay.com/poliverso
poliverso's profile - Liberapay
Poliverso è la più grande istanza italiana di Friendica. I fondi raccolti verranno utilizzati per finanziare la manutenzione di poliverso.org (friendica), di poliversity.it …Liberapay
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@sabrinaweb71 il nostro orientamento è pregiudizialmente negativo nei confronti di Meta. Al momento comunque stiamo valutando se avviare sperimentalmente la federazione con Threads, quanto meno per capire se funziona oppure no (non è scontato: Threads è stato fatto per comunicare principalmente con Mastodon!).
In ogni caso, prima di avviare la federazione, daremo una preventiva comunicazione agli iscritti
GAZA. In 77 giorni 20.000 morti e 53.000 feriti. Nella Striscia 1 bagno ogni 220 persone
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 22 dicembre 2023. Dopo 48 ore di blackout delle telecomunicazioni, il Ministero della Salute di Gaza ha oggi comunicato il numero dei palestinesi uccisi negli ultimi due giorni: 390, 734 i feriti.
Il numero totale dei morti accertati nella Striscia, sempre su comunicazione del Ministero della Sanità, supera i 20.000 (20.057) dal 7 ottobre 2023. Di questi circa 8.000 sono bambini e minori. I feriti sono almeno 53.320. Ma tenere un conteggio preciso diventa giorno dopo giorno più difficile: non ci sono più ospedali realmente funzionanti nel nord di Gaza, al sud la situazione è disperata e sono decine i palestinesi che ogni giorno lasciano i rifugi per provare a recuperare i corpi dei parenti rimasti sotto le macerie delle proprie abitazioni. La Mezzaluna Rossa palestinese ha fatto sapere questa mattina che la sala operativa continua a ricevere decine di telefonate di persone che supplicano e piangono per ricevere un soccorso che non potrà arrivare: non esiste un coordinamento per un accesso sicuro nelle aree sotto bombardamento e a Jabalia l’esercito israeliano ha bloccato le ambulanze, impedendo alle squadre mediche di muoversi.
🚨 Colleague Rana Al-Faqiha from the central operations room at the PRCS reports, “We receive dozens of calls from people pleading and crying for ambulance vehicles 🚑 to transport the wounded and injured in the airstrikes, whether in Gaza, the north, or some areas in… pic.twitter.com/dD5oTV9ljQ— PRCS (@PalestineRCS) December 21, 2023
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che la “combinazione letale di fame e malattie causerà molti altri morti nella Striscia di Gaza”. La fame che attanaglia la popolazione della Striscia, composta oramai quasi interamente da sfollati, porterà a un aumento delle malattie soprattutto tra i bambini, le donne incinte, quelle che allattano e gli anziani. Almeno una famiglia su 4, secondo le stime pubblicate oggi, si trova in “condizioni catastrofiche”, ossia muore letteralmente di fame oppure sperimenta una carenza estrema di cibo o, ancora, ha venduto i suoi beni primari per potersi procurare un pasto. I membri dell’OMS presenti nel nord di Gaza hanno dichiarato che ogni persona con cui hanno parlato soffriva la fame. Anche feriti, personale medico, tutti gli hanno chiesto loro del cibo. “Ci spostiamo nella Striscia per consegnare forniture mediche ma la gente quando ci vede corre verso i nostri camion sperando che sia cibo”. Secondo le testimonianze degli staff medici e di sicurezza, anche i feriti che soffrono terribili dolori non chiedono medicine ma acqua e cibo, e questo fa ben comprendere “la cifra della disperazione”. La malnutrizione aumenta la possibilità che malattie come diarrea, polmonite, morbillo, diventino letali per i bambini, soprattutto nei casi, sempre più numerosi, in cui non esiste un accesso ai servizi sanitari.
Di 1 milione e 900mila sfollati, 1 milione e 400mila persone vivono in rifugi di fortuna, sovraffollati, senza acqua potabile né bagni, in balìa delle piogge, del vento, degli allagamenti. Oggi a Gaza, in media c’è un bagno ogni 220 persone, una doccia ogni 4.500.
Un’indagine della CNN, pubblicata questa mattina, rivela che almeno in tre casi verificati dall’emittente televisiva statunitense, l’esercito israeliano ha bombardato una zona da esso stesso definita come sicura, verso la quale, solo poche ore prima, aveva invitato la popolazione a dirigersi. In alcuni di quei bombardamenti sono state compiute delle vere e proprie stragi, che hanno portato alla distruzione totale di intere famiglie, scomparse in un attimo dalla faccia della terra. Le Nazioni Unite e altre organizzazioni umanitarie internazionali hanno denunciato decine di bombardamenti nei luoghi indicati come “sicuri” dalle mappe che Israele ha fornito alla popolazione palestinese, contenenti il più delle volte indicazioni confuse e contrastanti. L’ONU ha dichiarato che questo tipo di attacchi conferma ciò che da settimane i suoi portavoce stanno dichiarando: “A Gaza non esistono posti sicuri”. In queste ore arriva la notizia che un ordine di evacuazione è stato consegnato dall’esercito israeliano ai residenti del campo profughi di Bureij, perché si muovano tutti verso Deir al-Balah, a sud.
Una delle mappe di evacuazione consegnate dall’esercito israeliano ai civili di Gaza
Il Washington Post ha pubblicato poche ore fa una sua inchiesta indipendente sull’ospedale Al-Shifa, giungendo alla conclusione che l’esercito israeliano non è riuscito a consegnare nessuna prova convincente per dimostrare che la struttura sanitaria fosse utilizzata da Hamas come centrale operativa: “L’attacco da parte di un alleato degli Stati Uniti [Israele, nda] di un complesso che ospita centinaia di pazienti malati e morenti e migliaia di sfollati non ha precedenti negli ultimi decenni. La marcia su al-Shifa ha causato il blocco dei servizi ospedalieri. Mentre le truppe israeliane si avvicinavano e i combattimenti si intensificavano, il carburante si esauriva, le forniture non potevano entrare e le ambulanze non erano in grado di raccogliere le vittime dalle strade. Prima che le truppe entrassero nel complesso, i medici avevano scavato una fossa comune per ben 180 persone, come hanno detto le Nazioni Unite, citando il personale ospedaliero. L’obitorio aveva da tempo cessato di funzionare. Diversi giorni dopo, quando i medici dell’OMS sono arrivati per evacuare quelli ancora all’interno, hanno detto che da luogo di guarigione l’ospedale si era trasformato in una “zona di morte”. Almeno 40 pazienti – tra cui quattro bambini prematuri – sono morti nei giorni precedenti il raid e le sue conseguenze, secondo le Nazioni Unite […] Ma secondo un’analisi del Washington Post compiuta attraverso immagini open source, immagini satellitari e tutti i materiali dell’IDF rilasciati pubblicamente, le prove presentate dal governo israeliano non dimostrano che Hamas avesse usato l’ospedale come centro di comando e controllo. Ciò solleva domande critiche, dicono gli esperti legali e umanitari, sul fatto che il danno civile causato dalle operazioni militari israeliane contro l’ospedale – circondando, assediando e infine facendo irruzione nella struttura e nel tunnel sottostante – fossero proporzionati alla minaccia valutata”. L’Associazione Al–Awda Health and Community ha denunciato ieri l’uccisione, da parte dei cecchini dell’esercito israeliano, di diversi membri del personale sanitario dell’ospedale Al Awda, una delle ultime strutture rimaste parzialmente funzionanti nel nord della Striscia. Pagine Esteri
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Odi et amo per l’impero americano
Chi è Xi Jinping? Che storia ha e di quali idee, interessi nazionali, economici e geopolitici è portatore? La lunga marcia di un ragazzo diventato adulto in fretta, figlio di un importante collaboratore di Mao Zedong caduto in disgrazia e poi riabilitato. Dalla rivoluzione culturale nelle campagne, vissuta come un trauma, all’incontrastata ascesa allo scranno più alto del Partito comunista cinese: i sogni, le ambizioni e i progetti del nuovo “grande timoniere”.
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In Cina e Asia – Riprende la comunicazione militari tra Cina e Stati Uniti
I titoli di oggi: Riprende la comunicazione militari tra Cina e Stati Uniti Nuova stretta sui videogame: crollano le azioni di Tencent Cina, nuovi controlli su esportazione di tecnologie strategiche Cina-Argentina, congelato accordo swap da 6,5 miliardi di dollari Gli Usa avvieranno indagine sui chip cinesi Aiea: la Corea del Nord ha attivato nuovo reattore nucleare Thailandia, il matrimonio egualitario ...
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Gli account Bot del Fediverso che pubblicano automaticamente da Feed RSS e un punto di vista sulla loro funzione.
La riflessione di @informapirata :privacypride: in un thread di questi giorni
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Memoru la daton! 🗣 La interesgrupo de Adoleska Agado entuziasme invitas vin partopreni sian retan eventon: ARTo (Adoleskantara Reta Tago) estas organizita de adoleskuloj por adoleskuloj, kaj okazos la 24-an de Decembro. 🎄
Pretiĝu por mojosa tago (horoj aperas laŭ UTC):
🎉 16:00 - 16:30 · Malfermo (gvidas Oliver)
🗣️ 16:30 - 17:30 · Diskutado pri disvastigo de Esperanto kaj adoleskoj (gvidas Óscar)
🎯 17:30 - 18:30 · Ni ludu kune! (gvidas Oliver)
🐶 de 18:30 · Libera babilado pri hejmbestoj (sen gvidanto)
La evento okazos per Jitsi: meet.jit.si/ARTO-TEJO 🎧
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PORTI E CRIMINALITÀ. IL RAPPORTO DI “LIBERA”
L’ambito portuale può essere crocevia di traffici illeciti internazionali.
“Libera” (rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, coinvolti in un impegno contro mafie, corruzione, fenomeni di criminalità) ha preso in esame in un suo Rapporto (“Diario di Bordo”) le infiltrazioni criminali in 29 porti italiani, di cui 23 di rilievo nazionale.
Dei 140 casi di criminalità emersi nel 2022:
- l’85,7% riguarda attività illegali di importazione di merce o prodotti,
- il 7,9% riguardano attività illegali di esportazione di merce o di prodotti,
- il 2,9% riguarda sequestri di merce in transito,
- il restante è relativo ad altri fenomeni illeciti non classificabili.
Il dato che spicca maggiormente riguarda il traffico di merce contraffatta, pari al 49,3% dei casi mappati, seguito dal traffico di stupefacenti con il 23,2% e il contrabbando con l’11,6%.
Analizzando le relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, pubblicate tra il 2006 e il 2022, più di un porto italiano su sette è stato oggetto degli interessi della criminalità organizzata. Sono almeno 54 i porti italiani che sono stati oggetto di proiezioni criminali, con la partecipazione di almeno 66 clan, che hanno operato in attività di business illegali e legali. Tra di esse, spiccano le tradizionali mafie italiane: ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra.
Si rileva inoltre la presenza di diversi gruppi di cui: asiatici, dell’Est Europa, del Nord Africa, o di provenienza dall’ Albania, Cina, Messico e Nigeria. Su 66 clan censiti, 41 sono gruppi di ‘ndrangheta che operano in diversi mercati illeciti.
Spesso è necessario il contributo di più soggetti, in molti casi appartenenti all’area dell’economia legale: lavoratori del porto, dipendenti pubblici, imprenditori e professionisti dell’economia marittima, mentre per i traffici illegali è necessario il contributo di chi produce, chi imbarca, chi si occupa del trasferimento, chi recupera il carico, chi lo fa uscire dall’area portuale e chi si occupa della distribuzione.
Secondo il Rapporto: “gli scali sembrano essere uno snodo strategico e di fondamentale importanza per i gruppi criminali, che possono sfruttare l’infrastruttura e i collegamenti per svariati scopi”.
Il rapporto completo è scaricabile qui: libera.it/documenti/schede/dia… , mentre un video di presentazione è disponibile qui yewtu.be/-XP4UO2ZvQo?t=37
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Marte nasconde tracce di attività vulcanica più recente del previsto l AstroSpace
"I risultati indicano che in questa zona non più tardi di un milione di anni fa sono eruttate enormi quantità di lava da numerose fessure nel terreno che hanno interagito con l’acqua dentro e sotto la superficie. Questi eventi avrebbero provocato grandi inondazioni, che hanno scavato profondi canali.
I risultati della ricerca, che presentano questa attività vulcanica e sismica così recente nella storia di Marte, suggeriscono che il passato geologico di questo pianeta sia molto più tumultuoso del previsto."
O mio cuor non dubitare
La risposta di Gesù sono di riferire i fatti, non opinioni. E i fatti parlano chiaro: Gesù è proprio Colui che doveva arrivare, è il Cristo. Natale ci ricorda che Gesù Cristo realizza con il suo arrivo sulla terra la nostra salvezza.pastoredarchino.ch/2023/12/17/…
Chat control evaluation report: EU Commission fails to demonstrate effectiveness of mass surveillance of intimate personal photos and videos
Yesterday, the EU Commission published its long-overdue report on the effectiveness of voluntary chat control. Claiming to protect children, major US providers such as Meta, Google and Microsoft automatically bulk search private chats, messages and emails for suspicious content, without cause and indiscriminately. For Member of the European Parliament and most prominent opponent of chat control Patrick Breyer (Pirate Party), the results are devastating:
“The long overdue evaluation of voluntary chat control turns out to be a disaster: Provided figures on suspicious activity reports, identifications and convictions lack any proven connection to the chat control bulk scanning of private messages because NCMEC reports also result of user reports and the scaning of public posts/websites. ‘Identifying’ the senders of self-generated nudes in consensual sexting is hardly a challenge and does not protect anyone from child sexual abuse. All in all, there is no evidence that the industry-driven mass surveillance of our private communications by US services makes a significant contribution to saving abused children or convicting abusers. To the contrary, it criminalises thousands of minors, overburdens law enforcement and opens the door to arbitrary private justice by big tech.
The report fails to mention what Commissioner Johansson recently admitted to the EU interior ministers: Only one in four of the personal photos or videos that are disclosed to moderators and police are of any use for law enforcement; thus 75% of the leaked private and intimate images and videos are entirely criminally irrelevant but end up in the hands of staff where they don‘t belong and aren‘t safe. In 2022, the error-prone chat control incrimination machines disclosed no less than 750,000 European private messages without any relevance for law enforcement. The confidentiality of our communications is systematically being violated.
The EU regulation on voluntary chat control is obsolete and violates our fundamental right to privacy: Social networks that classify as ‚hosting services‘ do not need a regulation to screen public posts to begin with. And the error-prone scanning of private communications by Zuckerberg’s Meta group will soon be a thing of the past anyway thanks to the announced introduction of end-to-end encryption. The legal opinion of a former EU Court fo Justice judge finds that voluntary chat control mass surveillance violates fundamental rights. A survivor and I are suing Meta over its chat control practice, and the complaint will be heard on 1 February 2024. The misguided method of indiscriminate chat control must be stopped as soon as possible!”
Breyer criticises the EU Commission for relying on the solitionist approach of chat control mass surveillance to better protect children: “With their unprecedented failed attack on digital privacy of correspondence and secure encryption, the ‘Big Sisters’ von der Leyen and Johansson are responsible for the fact that so far nothing at all has been achieved to better protect our children. Because of their incorrigible obsession with mass surveillance, the EU Commissioners are preventing truly effective prevention, such as by making internet services secure by design and default (security by design). Victims of abuse deserve politicians who are capable of effective, politically viable, fundamental rights-compliant and court-proof child protection measures – as is the cross-party consensus in the EU Parliament.”
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Guarda la distorsione dello spaziotempo nell’ultima straordinaria immagine del James Webb l Passione Astronomia
"Questo è un esempio spettacolare di lente gravitazionale, un fenomeno che si verifica quando un oggetto celeste massiccio come un ammasso di galassie deforma lo spaziotempo e fa sì che il percorso della luce proveniente dalle galassie più distanti venga deviato, quasi come se una lente monumentale lo stesse reindirizzando."
DPIA in azienda, come si fa: la guida completa per le imprese
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Indice degli argomenti
Quando la DPIA è un obbligo per le aziende
Cosa dicono le autorità
Come redigere il documento DPIA passo per passo
Passaggi chiave per una DPIA efficace
--- Step 1 – La descrizione delle attività
--- Step 2 – La valutazione dei trattamenti e dei rischi
--- Step 3 – Individuare le misure di sicurezza
Strumenti e risorse utili per la DPIA
Best practice per la valutazione di impatto sulla protezione dei dati
Case study: DPIA sul sistema di videosorveglianza aziendale
Note
agendadigitale.eu/sicurezza/pr…
DPIA in azienda, come si fa: la guida completa per le imprese
Passo per passo tutte le indicazioni per redigere il documento della valutazione di impatto - DPIA, fondamentale per la data protection aziendale: ecco le istruzioni e un esempio pratico dedicato alla videosorveglianza nelle impreseLorenzo Giannini (Agenda Digitale)
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La propaganda nelle strade di Firenze. Emanuele Cocollini (neanche della Lega) e la lobby pro vita e famiglia
"Pro vita e famiglia" è una conventicola che agisce come lobby nello stato che occupa la penisola italiana e delle cui istanze poco o nulla interessa in questa sede.
Interessa invece il fatto che la sua propaganda abbia trovato in Emanuele Cocollini -un consigliere comunale che è riuscito persino a farsi cacciare dalla Lega e che ha bucato i media solo quando si è fatto ritirare la patente di guida per essersi comportato come un avanzo di apericena qualsiasi- un difensore nell'amministrazione fiorentina.
Cocollini non ha apprezzato la scarsa visibilità che la propaganda di questa lobby ha avuto a Firenze. Un problema pluridecennale per chi intende imporre in città contenuti e messaggi prodotti altrove, specie se molto lontani dal clima politico che ancora -per fortuna- vi si respira, e che anche nei casi meglio riusciti riescono a farne considerare i diffusori come totalmente estranei alla realtà fiorentina.
Altre iniziative dello stesso genere non hanno avuto gli stessi problemi, come dimostra la foto a corredo. La definizione di genocidio per quanto sta accadendo a Gaza è senz'altro discutibile. Indiscutibile, invece, è l'impopolarita che lo stato sionista -nato da una impresa coloniale e sviluppatosi come stato di apartheid- ha riscosso, riscuote e continuerà a riscuotere presso moltissime persone serie di Firenze.
Mugatu, il primo robot bipede autonomo che si orienta da solo I Digi.Tech.News
"Mugatu è autonomo e autosufficiente e mantiene la stabilità nella sua camminata senza bisogno di feedback. Inoltre può cambiare direzione a sinistra, a destra o andare dritto. [...]
Grazie alla semplificazione della camminata, è stato possibile capire come il ridimensionamento influisce sulla locomozione, come ad esempio prendere qualcosa che già esiste e modificarne le dimensioni per fare cose come adattarsi a tubi più stretti o trasportare più peso."
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e-Evidence. FORZE DELL'ORDINE EUROPEE E RICERCA DELLE PROVE ELETTRONICHE IN AMBITO INTERNAZIONALE
Dal punto di vista delle forze dell'ordine, le piattaforme di social media, le app di messaggistica e gli scambi di criptovaluta sono fondamentali nelle indagini.
Il pacchetto legislativo dell’UE sulle prove elettroniche, adottato nel luglio 2023, segna una nuova era nell’ottenimento di prove elettroniche, poiché consentirà alle autorità competenti di emettere ordini giuridicamente vincolanti direttamente ai fornitori di servizi che offrono servizi all’interno dell’UE, indipendentemente dal loro luogo di stabilimento. (cosa sono le prove elettroniche? Leggi sotto la nota 1). In altri termini: una procedura attraverso cui le autorità giudiziarie o di polizia degli Stati membri possono chiedere ai fornitori di servizi internet di accedere alle prove elettroniche archiviate in un altro Stato membro.
Nuovi strumenti giuridici, come il secondo protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica (vedi nota 2 sottostante), introdurranno nuove basi giuridiche per la cooperazione diretta tra autorità competenti ed enti privati. La legge sui servizi digitali dell’UE, che introduce requisiti minimi standardizzati per gli ordini di fornire informazioni ai sensi delle leggi nazionali degli Stati membri dell’UE, fornisce inoltre ulteriori strumenti e chiarezza per le autorità che hanno necessità di ottenere dati oltre confine.
Sebbene agli agenti sia stata fornita una formazione formale sulle prove elettroniche, permangono lacune nella familiarità con la nuova legislazione, il che sottolinea la necessità di programmi di formazione estesi.
L'edizione 2023 del rapporto SIRIUS sulla situazione delle prove elettroniche dell'Unione europea, pubblicato recentemente (ne abbiamo parlato qui: noblogo.org/cooperazione-inter…) fornisce raccomandazioni per le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie, nonché per i fornitori di servizi, che fanno da tabella di marcia strategica.
Rafforzando la capacità e la fiducia reciproca, le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie possono affrontare con successo le complessità delle prove elettroniche. Gli sforzi di collaborazione e le soluzioni condivise apriranno la strada a un ambiente digitale più sicuro nell’UE, nonché a procedimenti penali efficaci. Per preparare le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie, nonché i fornitori di servizi, a essere pionieri con successo di questa nuova frontiera delle prove elettroniche, sarà necessario sensibilizzare e fornire formazione su questi nuovi strumenti legali così significativi per questo progetto.
Il Rapporto Sirius 2023 (in inglese) è scaricabile qui eurojust.europa.eu/sites/defau…
(Nota1) Cosa sono le prove elettroniche?
Le prove elettroniche sono dati digitali utilizzati per indagare e perseguire i reati.
Includono, tra l'altro: e‑mail, SMS o contenuti provenienti dalle applicazioni di messaggistica, contenuti audiovisivi, informazioni sull'account online degli utenti.
Questi dati possono essere utilizzati per identificare una persona od ottenere maggiori informazioni sulle sue attività.
Le prove elettroniche stanno diventando fondamentali nella lotta alla criminalità: attualmente, l'85% delle indagini penali fa ricorso ai dati digitali.
Per le autorità, l'accesso alle prove elettroniche può rivelarsi un processo lungo e complicato perché queste ultime spesso sono salvate in un altro paese. I prestatori di servizi online conservano i dati degli utenti in server che possono essere situati in diversi paesi, sia all'interno che all'esterno dell'UE.
L'acquisizione delle prove elettroniche è quindi molto più difficile per le autorità giudiziarie, che devono ricorrere a procedure lunghe e complicate per potervi accedere.
In oltre il 50% di tutte le indagini penali si effettuano richieste transfrontaliere finalizzate all'ottenimento di prove elettroniche.
(Nota 2) Criminalità informatica
Il 17 novembre 2021 il Consiglio d'Europa ha adottato un secondo protocollo addizionale alla Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica. Il protocollo ha lo scopo di stabilire: disposizioni per un regime di assistenza giudiziaria reciproca più efficace, disposizioni sulla cooperazione diretta con i prestatori di servizi in altri paesi parte della Convenzione, un quadro e garanzie per estendere le ricerche oltre frontiera.
Il protocollo comprende solide garanzie e requisiti in materia di protezione dei dati. L'accordo ha il vantaggio di poter essere applicato in tutto il mondo.
L'UE non può firmare o ratificare il protocollo, in quanto solo gli Stati possono esserne parti. Per questo motivo, l'UE ha autorizzato gli Stati membri a firmare il protocollo (il 5 aprile 2022) e a ratificarlo (il 14 febbraio 2023).
Fuori controllo
Il film “Leave the World Behind”, uscito su Netflix, racconta di due famiglie più o meno normali che si trovano a fare i conti con le conseguenze improvvise di un attacco cibernetico su larga scala contro gli Stati Uniti.
Nel 2020 il World Economic Forum descrisse uno scenario del genere come “cyberpandemia”, con una metafora che paragonava le capacità di diffusione planetaria di un virus informatico al COVID. Un attacco cibernetico su larga scala e con elevata capacità di diffusione, avrebbe conseguenze disastrose e diffuse in tutta la nostra società, con la capacità di mettere in ginocchio un intero Paese — forse più di un attacco atomico.
L’autore Nassim N. Taleb nel suo libro “The Black Swan”, descrisse una tipologia di evento catastrofico imprevedibile dal quale difficilmente ci si può proteggere, con conseguenze diffuse e disastrose, chiamato Cigno Nero.
L’interconnessione delle nostre economie, dei sistemi di comunicazione e delle infrastrutture critiche, così come la dipendenza assoluta dalle tecnologie ICT in ogni ambito umano ben potrebbero esporre le nostre società a un Cigno Nero cibernetico.
Come sarebbe vivere uno scenario del genere e cosa potremmo fare per essere preparati a reagire? Non è facile, ma ho provato a immaginarlo.
Giorno 1
Al mattino, la tua giornata inizia come al solito, anche se con qualche scocciatura. Mentre ti prepari per andare a lavoro noti che la connessione internet è lenta e il router di casa si disconnette spesso. Vuoi vedere che la pioggia di ieri sera ha fatto danni alla centralina?
Arrivando in ufficio, scopri che non sei l’unica persona ad aver avuto problemi di linea. Anche lì ci sono problemi con internet; a malapena riesci a rispondere alle email e accedere agli applicativi web con cui lavori.
Alla sera, molti treni sono in ritardo. Tornando a casa, scopri che anche i tuoi vicini hanno guasti alla linea internet. Accendi la TV e ascolti il notiziario: pare che in molte zone del Paese siano stati segnalati guasti diffusi. Che diavolo sta succedendo?
✅ Finisce qui la preview gratuita. Se vuoi, considera l’abbonamento mensile o annuale per supportare Privacy Chronicles.
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La sinistra italiana. Ma quale sinistra? Ed esiste ancora la sinistra? I Il Mago di Oz
"La nuova sinistra, a forza di metamorfosi, è diventata una nuova destra, atlantica, neoliberale, seppur sempre progressista. Hanno vinto tra tante correnti e tra tante lotte di potere interno i democristiani di quell’area. C’è stato uno spostamento al centro. È diventato di fatto più centro che sinistra e sappiamo dai tempi della Dc che il centro in Italia è sempre stato una destra mascherata, occulta, seppur annacquata, rielaborata in chiave moderata e politicamente corretta. [...] La nuova sinistra mette come primo punto i diritti civili, ma non i diritti dei lavoratori e il diritto di lavorare; non parla di come risolvere il grave problema dei morti sul lavoro; se difende i diritti degli immigrati, non si occupa più di tanto delle ragioni e delle paure dei penultimi, ovvero degli italiani disoccupati, precari, in difficoltà economica, che a stento arrivano a fine mese, quando ci arrivano."
La sanità pubblica ormai non esiste più: il 68% degli italiani costretto a rivolgersi ai privati l La Notizia
"Il XXI Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità, presentato oggi a Roma al ministero della Salute, evidenzia che i cittadini sono sempre più spesso costretti a rivolgersi alla sanità privata. D’altronde le liste d’attesa infinite non sono ormai una novità e la situazione continua a peggiorare giorno dopo giorno in tutto il territorio nazionale."
LE FRODI ITALIANE NEI CONFRONTI DELL’UNIONE EUROPEA
Abbiamo già parlato dell’attività dell’ #EPPO, la Procura Europea (1), con uffici siti in 22 degli Stati Membri #UE, che sono responsabili delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione) (2). Ricordiamo che nell’Ue irregolarità e frodi segnalate valgono nell’ultimo anno censito 1,66 miliardi.
Il sistema di contrasto a tale tipo di attività illecite è completato dall’ #OLAF (3), Agenzia che indaga sui casi di frode ai danni del bilancio dell'UE e sui casi di corruzione e grave inadempimento degli obblighi professionali all'interno delle istituzioni europee, e dal #Colaf, il Comitato italiano ministeriale per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Ue, presso il Dipartimento Politiche Europee (4).
Quest’ultimo organismo – che collabora con l’OLAF avendo la qualifica di Servizio di coordinamento antifrode (Anti-fraud coordination service - AFCOS) - ha inviato al Parlamento italiano l’annuale Relazione sulle frodi (italiane) ai danni dell’UE.
Ne parla in un articolo sul sito del quotidiano Il Sole 24 Ore (5) la giornalista Manuela Perrone, che sottolinea come l’Italia sia al nono posto in Europa per frodi attuate (in un anno sono stati chiusi 188 dossier - il 6,86% in più dell’anno precedente – per un importo di 71,76 milioni).
Ad operare contro tale tipo di frodi, in particolare, la Guardia di Finanza con l’apposito nucleo per la repressione delle frodi nei confronti dell'Ue istituito presso il Dipartimento per gli Affari europei.
Tutti i riferimenti citati:
(1) eppo.europa.eu/en
(2) noblogo.org/cooperazione-inter…
(3) noblogo.org/cooperazione-inter…
(4) politicheeuropee.gov.it/it/dip…
(5) ilsole24ore.com/art/frodi-ue-2…
📌 Domani il MIM pubblicherà il bando per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici. Al #concorso potrà partecipare il personale docente ed educativo di ruolo con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni.
Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.
Ministero dell'Istruzione
📌 Domani il MIM pubblicherà il bando per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici. Al #concorso potrà partecipare il personale docente ed educativo di ruolo con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.Telegram
Eleonora
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Unknown parent • •@Gianlu 🇮🇹 – 🇪🇺 vaglielo a spiegare agli sviluppatori di Friendica... 😁 😄 🤣
(purtroppo il tag
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di Friendica, viene transcodificato così sia da Mastodon sia da Misskey 🤷🏽♂️