Platone, la caverna e i social: stiamo guardando solo le ombre?
Il celebre precetto socratico “Conosci te stesso“ non è mai stato più attuale. Oggi, la nostra identità digitale è un mosaico frammentato di profili social, cronologie di ricerca e interazioni online, costantemente esposta e vulnerabile. L’essenza della filosofia di Socrate, fondata sull’arte della maieutica, ci offre uno scudo potentissimo contro le manipolazioni.
Socrate non offriva risposte, ma spingeva i suoi interlocutori a trovarle dentro di sé. Questo processo di auto-indagine, o maieutica, non è una semplice tecnica dialettica, ma un vero e proprio atto di autodeterminazione, un parto della verità interiore. Allo stesso modo, per difenderci nel mondo digitale, dobbiamo imparare a porci domande scomode e a sondare le nostre motivazioni più profonde.
Due domande socratiche per la nostra mente digitale
- Perché agisco d’istinto?Questa domanda ci invita a fare una pausa prima di cliccare, condividere o rispondere impulsivamente. Riconoscere l’emozione – l’urgenza, la rabbia, la curiosità – innescata da una notifica, un attacco o una notizia sensazionale, ci permette di non esserne schiavi. L’impulso non è la nostra essenza; è solo una reazione che possiamo scegliere di non assecondare.
- Chi beneficia della mia azione? Come un filosofo che va oltre le apparenze, questa domanda ci spinge a guardare dietro le quinte. Chiedendoci chi trae vantaggio dal nostro comportamento online, smascheriamo i meccanismi nascosti di algoritmi, fake news e campagne di disinformazione. Questa prospettiva trasforma la nostra navigazione da passiva a consapevole, rendendoci attori, non semplici pedine, del nostro destino digitale.
Platone e l’allegoria della caverna
Platone, discepolo di Socrate, ha descritto in uno dei suoi dialoghi più celebri, la condizione umana di chi scambia le ombre per la realtà. I prigionieri, incatenati, vedono solo le ombre proiettate sulla parete e le credono la verità assoluta. Oggi, viviamo una condizione analoga. Il mondo mediato da schermi, algoritmi e intelligenze artificiali proietta sulla nostra caverna digitale una realtà distorta e filtrata.
Le fake news, i bias di conferma e le bolle di filtro create dai social media sono le nuove ombre che ci intrappolano. Ci mostrano solo ciò che ci aspettiamo di vedere, rinforzando le nostre convinzioni e allontanandoci dalla complessità della realtà. Il nostro compito, come quello del prigioniero che si libera, è quello di uscire dalla caverna e affrontare la luce della verità. Non si tratta di fuggire, ma di evolvere, di cercare la pienezza della conoscenza e della realtà.
Esercizi di filosofia pratica
La filosofia non è solo teoria, ma una disciplina da praticare ogni giorno. Questi sono solo alcuni esempi di esercizi ispirati alla saggezza antica per rafforzare la nostra mente nel mondo digitale.
- L’esame di coscienza digitale. Dedica cinque minuti al giorno per riflettere sulle tue ultime interazioni online. Hai cliccato su un link senza pensarci? Hai condiviso una notizia senza verificarla? Non giudicarti; limitati a osservare. Come un filosofo analizza i propri pensieri, tu analizza le tue azioni digitali. È il primo passo verso una maggiore consapevolezza.
- La dieta digitale consapevole. Scegli l’applicazione che usi di più e riducine l’utilizzo per una settimana. Non si tratta di privazione, ma di mindfulness. Ogni volta che la apri, chiediti se lo stai facendo per un motivo preciso o solo per abitudine. Questo esercizio ti aiuta a riprendere il controllo del tuo tempo e dell’energia che dedichi alle piattaforme online.
- L’osservazione delle emozioni. La prossima volta che una notifica ti provoca un’emozione forte (ansia, rabbia, eccitazione), non agire immediatamente. Chiudi gli occhi per dieci secondi e osserva l’emozione che provi. Chiediti: Perché mi sento così?. Questo piccolo atto di distacco ti aiuterà a separare l’impulso dall’azione.
Sicurezza digitale: consapevolezza e libertà
Come ci insegnava Socrate, la conoscenza di sé è il fondamento di ogni agire virtuoso. In un’epoca dominata dagli algoritmi, la sicurezza digitale non è solo una questione di password e antivirus, ma un esame di coscienza continuo. La sicurezza, in questa ottica, diventa un’applicazione pratica dell’etica stoica: non possiamo controllare ciò che ci accade online, ma possiamo sempre controllare come reagiamo.
La sicurezza digitale diventa una scelta ontologica: è un’affermazione della nostra dignità e del nostro impegno a non essere passivamente condotti, ma a guidare il nostro cammino con consapevolezza. Si trasforma così in un percorso di illuminazione, un’occasione per praticare la prudenza sulla fretta e la responsabilità sull’indifferenza. Non è un limite alla nostra libertà, ma il suo più grande strumento di espansione.
Da domani, qual è il nostro prossimo, piccolo passo per potenziare la nostra mente nel mondo digitale?
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Vibe coding sì, ma con attenzione. La velocità non sempre batte la qualità
C’è un nuovo fenomeno nel settore della programmazione: il vibe coding. Gli sviluppatori utilizzano sempre più spesso agenti di intelligenza artificiale per velocizzare il loro lavoro, ma si imbattono anche in problemi imprevedibili. Le storie dei programmatori che hanno condiviso le loro esperienze dimostrano che la codifica automatizzata può semplificare le cose o trasformarsi in un disastro.
Carla Rover, che lavora nello sviluppo web da oltre 15 anni e ora sta fondando una startup con il figlio per creare modelli di apprendimento automatico per i marketplace, ammette di essersi commossa fino alle lacrime quando ha dovuto ricominciare l’intero progetto da capo.
Si fidava del codice generato dall’intelligenza artificiale e ha saltato un controllo dettagliato, affidandosi a strumenti automatici. Quando sono emersi errori durante l’analisi manuale e gli audit di terze parti, è diventato chiaro che il progetto non poteva essere salvato. Secondo lei, trattare l’intelligenza artificiale come un dipendente a pieno titolo è un’illusione pericolosa. Può aiutare a delineare idee, ma non è pronta per una responsabilità indipendente.
L’esperienza di Rover è supportata da statistiche su larga scala. Secondo uno studio di Fastly, su quasi 800 sviluppatori intervistati, il 95% dedica tempo extra alla correzione del codice scritto dall’IA, con la maggior parte del carico di lavoro sulle spalle degli specialisti senior. Questi ultimi individuano un’ampia gamma di problemi, dalle librerie fittizie alla rimozione di parti necessarie del programma e vulnerabilità. Tutto ciò ha persino dato origine a una nuova figura professionale nelle aziende: “specialista nella pulizia del codice Vibe”.
Feridun Malekzade, che lavora nel campo dello sviluppo e del design da oltre 20 anni, descrive il processo con ironia. Utilizza attivamente la piattaforma Lovable , anche per i suoi progetti, e paragona il vibe coding al lavoro con un adolescente ostinato: bisogna ripetere la richiesta molte volte e alla fine il risultato corrisponde in parte al compito, ma è accompagnato da modifiche inaspettate e talvolta distruttive. Secondo i suoi calcoli, metà del tempo viene dedicato alla formulazione dei requisiti, circa il 20% alla generazione e fino al 40% alla correzione. Allo stesso tempo, l’IA non è in grado di pensare in modo sistematico ed è incline a risolvere i problemi frontalmente, creando caos durante la scalabilità delle funzioni.
Carla Rover osserva che l’intelligenza artificiale spesso riscontra incongruenze nei dati e, invece di ammettere un errore, inizia a fornire spiegazioni convincenti ma false. Descrive l’esperienza come avere a che fare con un collega tossico. C’è persino un meme sui social media su come modelli come Claude rispondano alle critiche dicendo “Hai assolutamente ragione”, che è ripreso da Austin Spyres di Fastly. Egli avverte che l’intelligenza artificiale punta alla velocità ma ignora la correttezza, portando a vulnerabilità di livello principiante .
Mike Arrowsmith di NinjaOne parla anche di sicurezza. Secondo lui, il vibe coding mina le fondamenta dello sviluppo tradizionale, in cui i controlli a più fasi aiutano a individuare i difetti. Per ridurre i rischi, l’azienda introduce regole di “safe vibe coding”: accesso limitato agli strumenti, revisione obbligatoria del codice e controlli di sicurezza automatizzati.
Tuttavia, nonostante tutte le critiche, la tecnologia si è affermata saldamente nella pratica. È ideale per prototipi, bozze di interfacce e attività di routine, consentendo agli sviluppatori di concentrarsi su scalabilità e architettura. Rover ammette che grazie all’intelligenza artificiale è stata in grado di elaborare l’interfaccia più velocemente, e Malekzadeh afferma che la produttività è comunque superiore rispetto a quella senza l’utilizzo di generatori. Molti sviluppatori la chiamano una “tassa sull’innovazione”: bisogna dedicare ore alle correzioni, ma i vantaggi in termini di velocità e praticità superano i costi.
La conclusione è chiara: il Vibe coding non è più un esperimento, ma è diventato la nuova norma. I programmatori esperti sanno che l’intelligenza artificiale non può essere immessa in produzione senza supervisione, ma l’hanno già adottata come strumento per accelerare i processi.
Il futuro dello sviluppo ora si presenta così: un essere umano imposta la direzione, un’intelligenza artificiale scrive il codice e poi lo stesso essere umano controlla e corregge tutto ciò che è stato fatto.
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The Microtronic Phoenix Computer System
A team of hackers, [Jason T. Jacques], [Decle], and [Michael A. Wessel], have collaborated to deliver the Microtronic Phoenix Computer System.
In 1981 the Busch 2090 Microtronic Computer System was released. It had a 4-bit Texas Instruments TMS1600 microcontroller, ran at 500 kHz, and had 576 bytes of RAM and 4,096 bytes of ROM. The Microtronic Phoenix computer system is a Microtronic emulator. It can run the original firmware from 1981.
Between them the team members developed the firmware ROM dumping technology, created a TMS1xxx disassembler and emulator, prototyped the hardware, developed an Arduino-based re-implementation of the Microtronic, designed the PCB, and integrated the software.
Unlike previous hardware emulators, the Phoenix emulator is the first emulator that is not only a re-implementation of the Microtronic, but actually runs the original TMS1600 firmware. This wasn’t possible until the team could successfully dump the original ROM, an activity that proved challenging, but they got there in the end! If you’re interested in the gory technical details those are here: Disassembling the Microtronic 2090, and here: Microtronic Firmware ROM Archaeology.
The Phoenix uses an ATmega 644P-20U clocked at 20 MHz, a 24LC256 EEPROM, and an 74LS244 line driver for I/O. It offers two Microtronic emulation modes: the Neo Mode, based on [Michael]’s Arduino-based re-implementations of the Microtronic in C; and the Phoenix Mode, based on [Jason]’s Microtronic running the original Microtronic ROM on his TMS1xxx emulator.
The Phoenix has a number of additional hardware features, including an on-board buzzer, additional push buttons, a speaker, 256 kBit 24LC256 EEPROM, and six digit 7-segment display. Of course you have to be running in Neo Mode to access the newer hardware.
There are a bunch of options when it comes to I/O, and the gerbers for the PCB are available, as are instructions for installing the firmware. When it comes to power there are four options for powering the Phoenix board: with a 9V block battery; with an external 9V to 15V DC power supply over the standard center-positive 2.5 mm power jack; over the VIN and GND rivet sockets; or over the AVR ISP header.
If you’re interested in the history we covered [Michael Wessel]’s Arduino implementation when it came out back in 2020.
Great Firewall sotto i riflettori: il leak che svela l’industrializzazione della censura cinese
A cura di Luca Stivali e Olivia Terragni.
L’11 settembre 2025 è esploso mediaticamente, in modo massivo e massiccio, quello che può essere definito il più grande leak mai subito dal Great Firewall of China (GFW), rivelando senza filtri l’infrastruttura tecnologica che alimenta la censura e la sorveglianza digitale in Cina.
Sono stati messi online – tramite la piattaforma del gruppo Enlace Hacktivista – oltre 600 gigabyte di materiale interno: repository di codice, log operativi, documentazione tecnica e corrispondenza tra i team di sviluppo. Materiale che offre un rara finestra sul funzionamento interno del sistema di controllo della rete più sofisticato al mondo.
Ricercatori e giornalisti hanno lavorato su questi file per un anno, per analizzare e verificare le informazioni prima di pubblicarle: i metadati analizzati infatti riportano l’anno 2023. La ricostruzione accurata del leak è stata poi pubblicata nel 2025 e riguarda principalmente Geedge Networks, azienda che collabora da anni con le autorità cinesi (e che annovera tra i suoi advisor il “padre del GFW” Fang Binxing), e il MESA Lab (Massive Effective Stream Analysis) dell’Institute of Information Engineering, parte della Chinese Academy of Sciences. Si tratta di due tasselli chiave in quella filiera ibrida – accademica, statale e industriale – che ha trasformato la censura da progetto nazionale a prodotto tecnologico scalabile.
Dal prototipo al “GFW in a box”
Se viene tolta la patina ideologica, ciò che emerge dal leak non è una semplice raccolta di regole, ma un prodotto completo: un sistema modulare integrato, progettato per essere operativo all’interno dei data center delle telco e replicabile all’estero.
Il cuore è il Tiangou Secure Gateway (TSG), che non è un semplice appliance, ma una piattaforma di ispezione e controllo del traffico di rete, che esegue la Deep Packet Inspection (DPI), classifica protocolli e applicazioni in tempo reale di codice di blocco e manipolazione del traffico. Non lo deduciamo per indizio: nel dump compaiono esplicitamente i documenti “TSG Solution Review Description-20230208.docx” e “TSG-问题.docx”, insieme all’archivio del server di packaging RPM (mirror/repo.tar, ~500 GB), segno di una filiera di build e rilascio industriale.
TSG (motore DPI e enforcement)
La componente TSG è progettata per operare sul perimetro di rete (o in punti di snodo degli ISP), gestendo grandi volumi di traffico. La prospettiva “prodotto” è confermata dalla documentazione e dal materiale marketing del vendor: TSG viene presentato come soluzione “full-featured” con deep packet inspection e content classification—esattamente da quanto emerge dai resoconti del leak.
Manipolazione del traffico (injection) e misure attive
La piattaforma non si limita a “non far passare”. Alcuni resoconti, riassunti nel dossier tecnico in lingua cinese, indicano esplicitamente l’iniezione di codice nelle sessioni HTTP, HTTPS, TLS e QUIC. VI è persino la capacità di lanciare DDoS mirati come estensione della linea di censura. Questo sancisce la convergenza tra censura e strumenti offensivi, con una cabina di regia unica.
Telemetria, tracciamento e controllo operativo
Dalle sintesi dei documenti si ricostruiscono funzioni di monitoraggio in tempo reale, tracciamento della posizione(associazione a celle/identificatori di rete), storico degli accessi, profilazione e blackout selettivi per zona o per evento. Non si tratta di semplici slide: sono capacità citate in modo consistente, che emergono dalle analisi del contenuto del leak delle piattaforme Jira/Confluence/GitLab, utilizzate per l’assistenza, la documentazione e lo sviluppo del TGS.
Console per operatori e layer di gestione
Sopra al motore di rete c’è un livello “umano”: dashboard e strumenti di network intelligence, che forniscono visibilità agli operatori non-sviluppatori: questi strumenti permettono: ricerca, drill-down per utente/area/servizio, alert, reportistica e attivazione di regole. La stessa Geedge pubblicizza un prodotto di questo tipo come interfaccia unificata per visibilità e decisione operativa, coerente con quanto emerge nel leak sulla parte di controllo e orchestrazione.
Packaging, CI/CD e rilascio (la parte “in a box”)
Il fatto che metà terabyte del dump sia un mirror di pacchetti RPM dice molto: esiste una supply chain di build, versionamento e rollout confezionata per installazioni massive, sia a livello provinciale in Cina sia tramite semplici copie (copy-paste) all’estero.
L’export della censura
Il leak conferma quello che diversi ricercatori sospettavano da tempo: la Cina non si limita a usare il Great Firewall (GFW) per il controllo interno, ma lo esporta attivamente ad altri regimi.Documenti e contratti interni mostrano implementazioni in Myanmar, Pakistan, Etiopia, Kazakhstan e almeno un altro cliente non identificato.
Nel caso del Myanmar, un report interno mostra il monitoraggio simultaneo di oltre 80 milioni di connessioni attraverso 26 data center collegati, con funzioni mirate al blocco di oltre 280 VPN e 54 applicazioni prioritarie, tra cui le app di messaggistica più utilizzate dagli attivisti locali.
In Pakistan, la piattaforma Geedge ha addirittura rimpiazzato il vendor occidentale Sandvine, riutilizzando lo stesso hardware ma sostituendo lo stack software con quello cinese, affiancato da componenti Niagara Networks per il tapping e Thales per le licenze. Questo è un caso emblematico di come Pechino riesca a penetrare mercati già saturi sfruttando la modularità delle proprie soluzioni.
Dalla censura alla cyber weapon
Un altro aspetto cruciale emerso riguarda la convergenza tra censura e capacità offensive. Alcuni documenti descrivono funzioni di injection di codice su HTTP (e potenzialmente HTTPS quando è possibile man-in-the-middle con CA fidate) e la possibilità di lanciare attacchi DDoS mirati contro obiettivi specifici.
“Kazakhstan (K18/K24) → First foreign client. Used it for nationwide TLS MITM attacks”.
Questo sposta l’asticella oltre la semplice repressione informativa: significa disporre di uno strumento che può censurare, sorvegliare e attaccare, integrando in un’unica piattaforma funzioni che solitamente sono separate. Si tratta di un vero e proprio “censorship toolkit” che di fatto diventa un’arma cyber a disposizione di governi autoritari.
La guerra per il controllo algoritmico
Il leak del Great Firewall cinese è stato pubblicato da Enlace Hacktivista, un gruppo hacktivista a maggioranza latino-americana – che collabora con DDoS Secrets – noto per aver già diffuso altre fughe di dati importanti come quelle di Cellebrite, MSAB, documenti militari, organizzazioni religiose, corruzione e dati sensibili, e decine di terabyte di aziende che lavorano nel settore minerario e petrolifero in America Latina, esponendo così corruzione e illecito ambientalismo, corruzione, oltre a dati sensibili.
Nel caso del Great Fierwall Leak i documenti sono stati caricati sulla loro piattaforma- https://enlacehacktivista.org – ospitata da un provider islandese, noto per la protezione della privacy e della libertà di parola.
La prima domanda che ci dovremmo porre è: perché un gruppo a maggioranza latina-americana dovrebbe compromettere la reputazione internazionale della Cina pubblicando informazioni sensibili e critiche, probabilmente provenienti da fonte interna collegata alla censura digitale cinese? Chi sarebbe il mandante? A chi giova tutto questo? Il leak è strategico e si è mosso contemporaneamente su più direzioni con un’azione mirata su più fonti con un impatto politico.
La risposta, nel contesto di un contrasto – internazionale – alla censura e alla sorveglianza digitale, sembrerebbe ovvia. Occorre però che considerare che oltre ad attivisti, oppositori politici, ONG e giornalisti che cercano di denunciare le violazioni di libertà e spingere per sanzioni contro le aziende che forniscono tecnologia di repressione, i governi occidentali cercano di limitare l’influenza cinese nel mercato delle tecnologie di sorveglianza e aumentando al contempo la pressione geopolitica su Pechino.
‘La Cina considera la gestione di Internet come una questione di sovranità nazionale: con misure volte a proteggere i cittadini da rischi come frodi, hate speech, terrorismo e contenuti che minano l’unità nazionale, in linea con i valori socialisti’. Tuttavia il Great Firewall cinese, non si limiterebbe a controllare l’Internet nel paese, ma il suo modello – insieme alla tecnologia – sarebbe già stato esportato fuori dal paese, “inspirando” regimi autoritari e governi in varie regioni, incluse Asia, Africa ed infine America Latina, dove la censura, la repressione digitale e il controllo dell’informazione sono sempre più diffusi:
- sarebbe stato usato e installato in Pakistan per monitorare e limitare il traffico internet a livello nazionale. Il rapporto di Amnesty International intitolato “Pakistan: Shadows of Control: Censorship and mass surveillance in Pakistan” documenta ad esempio come una serie di aziende private di diversi paesi, tra cui Canada, Cina, Germania, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti, abbiano fornito tecnologie di sorveglianza e censura al Pakistan, nonostante il pessimo record di questo paese nel rispetto dei diritti online
- il rapporto “Silk Road of Surveillance” pubblicato da Justice For Myanmar il 9 settembre 2025, denuncia la stretta collaborazione tra la giunta militare illegale del Myanmar e Geedge Networks ed evidenzia che almeno 13 operatori di telecomunicazioni in Myanmar siano coinvolti nella repressione contro oppositori politici e attivisti, con pesanti violazioni dei diritti umani
- i documenti trapelati indicherebbero inoltre che Geedge Networks ha iniziato a condurre un progetto pilota per un firewall provinciale nel Fujian nel 2022, una provincia al largo della costa di Taiwan. Tuttavia, le informazioni su questo progetto sono limitate rispetto ad altre implementazioni [“Progetto Fujian” (福建项目)]. Inoltre, uno dei dispositivi hardware creati da Geedge Networks – Ether Fabric – che permette di distribuire e monitorare traffico dati in modo efficiente e preciso – fondamentale per la raccolta di intelligence e il controllo delle comunicazioni in ambito governativo – non solo viene collegato ad aziende cinesi ma anche taiwanesi (come la ADLINK Technology Inc), in un contesto geopolitico sensibile, considerando le tensioni esistenti nella regione e la competizione tecnologica tra Cina, Taiwan e le democrazie occidentali.
Tutto questo però accade in un clima dove i governi di vari Paesi, dal Nepal al Giappone, passando per Indonesia, Bangladesh, Sri Lanka e Pakistan, stanno affrontando forti tensioni sociali, che hanno portato instabilità innescate da misure come restrizioni sui social network o proteste popolari. Caso emblematico è quello che è successo in Nepal in questi giorni e caso correlato quello del Giappone, dove il cambio di leadership si sta spostando verso un atteggiamento filo-USA.
Il danno al soft power
Il leak del Great Firewall – simbolo del controllo statale e della sovranità tecnologica cinese – andrebbe oltre, investendo il cuore del contratto sociale tra il PCC e i cittadini cinesi – con implicazioni per la privacy e la sicurezza nazionale – minacciando così gli ambiziosi piani cinesi che mirano a far diventare il paese il centro globale dell’innovazione tecnologica. Huawei, Xiaomi, BYD e NIO, sono solo alcuni nome che guidano questo obiettivo strategico, che punta in effetti ad esportare tecnologie di punta in settori chiave come intelligenza artificiale, veicoli elettrici, energie rinnovabili, semiconduttori, 5G, aerospaziale e biotecnologie. Ebbene, non si tratta solo di libertà di parola, perchè il Firewall protegge il mercato digitale cinese dalla concorrenza esterna. Non solo, un leak esporrebbe le vulnerabilità tecnologiche del sistema, minando la sua reputazione o rendendolo vulnerabile. Ed in effetti il leak avrebbe fatto parte del lavoro, non solo desacralizzando l’invulnerabilità tecnologica cinese, ma minando la fiducia interna.
Dall’altra parte oggi 15 settembre, anche l’annuncio dell’indagine antitrust cinese su Nvidia – per presunte violazioni della legge antimonopolio in relazione all’acquisizione della società israeliana Mellanox Technologies – potrebbe rappresentare un danno al soft power americano nel settore tecnologico e dell’intelligenza artificiale.
Il campanello d’allarme
Le reazioni ufficiali e mediatiche cinesi, confermano la situazione: le comunicazioni sono gestite con la massima cautela, con una forte censura sui social media e IA generative per limitare la diffusione delle informazioni con l’aiuto di specialisti OSINT e reti come “Spamouflage”. La risposta era probabile. Il passo successivo potrebbe essere un danno alle relazioni internazionali, potenziali sanzioni e un maggiore scrutinio sulle tech cinesi. Inoltre, alcune aziende telecom esaminate nel report, tra cui Frontiir in Myanmar, hanno negato l’uso di tecnologie di sorveglianza cinese o ne hanno minimizzato l’impiego, sostenendo di utilizzarla per scopi di sicurezza ordinari e legittimi, con supporto dei loro investitori internazionali.
Uno studio del 2024 e pubblicato da USENIX – Measuring the Great Firewall’s Multi-layered Web Filtering Apparatus – ha già esaminato come il Great Firewall cinese (GFW) rilevi e blocchi il traffico web crittografato. La ricerca è stata condotta da un gruppo internazionale di ricercatori universitari e indipendenti, tra cui i due autori principali, Nguyen Phong Hoang, Nick Feamster, a cui si aggiungono i ricercatori Mingshi Wu, Jackson Sippe, Danesh Sivakumar, Jack Burg.
L’obiettivo è stato comprendere i meccanismi tecnici con cui il GFW gestisce, ispeziona e filtra il traffico HTTPS, DNS e TLS, specialmente per aggirare le tecnologie di cifratura avanzate come Shadowsocks o VMess. Il Lavoro si è basato su misurazioni reali tramite server VPS in Cina e Stati Uniti e strumenti di monitoraggio, per studiare la censura e i blocchi operati in tempo reale dal GFW.
In breve le conclusioni hanno stabilito che i dispositivi di filtraggio DNS, HTTP e HTTPS insieme costituiscono i pilastri principali della censura web del Great Firewall (GFW): nel corso di 20 mesi, GFWeb ha testato oltre un miliardo di domini qualificati e ha rilevato rispettivamente 943.000 e 55.000 domini di livello pay-level censurati.
La ricerca pubblicata nel 2024 e i report sui documenti trapelati offrono una quantità senza precedenti di materiale interno, utile a capire nel dettaglio l’architettura, i processi di sviluppo e l’uso operativo giorno per giorno della tecnologia.
Replicabilità, espansione globale e impatti sulla sicurezza informatica
Il leak mette a nudo diversi punti chiave:
- La censura cinese non è più un’infrastruttura monolitica nazionale, ma un prodotto replicabile pronto per l’esportazione, con manualistica e supporto tecnico.
- La supply chain è complessa e globale, con componenti hardware e software che provengono anche dall’Occidente, in alcuni casi riutilizzati senza che i vendor originali ne siano pienamente consapevoli.
- La diffusione internazionale del modello cinese rischia di consolidare un mercato globale della censura, accessibile a regimi che dispongono di capacità finanziarie ma non di know-how interno.
Per chi studia la sicurezza e le tecniche di elusione, questo leak rappresenta una miniera di informazioni. L’analisi dei sorgenti potrà rivelare vulnerabilità negli algoritmi di deep packet inspection (DPI) e nei moduli di fingerprinting, aprendo spiragli per sviluppare strumenti di bypass più efficaci. Ma è evidente che la sfida si fa sempre più asimmetrica: la controparte non è più improvvisata, bensì un’industria tecnologica con roadmap, patch e assistenza clienti.
Conclusione
Le implicazioni del Great Firewall Leak sono enormi, tanto sul piano tecnico quanto politico. Per la comunità CTI e per chi lavora sulla difesa dei diritti digitali, questa potrebbe essere un’occasione per comprendere meglio l’architettura della censura e della sorveglianza di nuova generazione per anticiparne le mosse. Ma soprattutto è la conferma che la battaglia per la libertà digitale non si gioca più solo sul terreno della tecnologia, bensì su quello – ancora più complesso – della geopolitica.
La censura digitale è al centro di rapporti di potere tra Stati e la lotta per l’accesso libero all’informazione è una questione globale e multilivello.
Fonti
- GFW Report – Geedge & MESA Leak
- Wired – “Massive Leak Shows How a Chinese Company Is Exporting the Great Firewall to the World”
- Tom’s Hardware – “China’s Great Firewall suffers its biggest leak ever…”
- Justice For Myanmar – “Silk Road of Surveillance”
- Follow The Money – “China exports censorship tech to authoritarian regimes”
- Amnesty International – “Shadows of Control: Censorship and Mass Surveillance in Pakistan”
- Measuring the Great Firewall’s Multi-layered Web Filtering Apparatus, Nguyen Phong Hoang, Nick Feamster.
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Attacco informatico alla Jaguar Land Rover: una crisi con perdite da 50 milioni di dollari
L’attacco informatico a Jaguar Land Rover, che ha paralizzato le attività dell’azienda, si è trasformato in una delle crisi più gravi per la casa automobilistica britannica. L’azienda è stata costretta a disattivare i sistemi informatici e a interrompere la produzione negli stabilimenti di Solihull, Halewood e Wolverhampton. Le linee di assemblaggio sono ferme da quasi due settimane e non riprenderanno a funzionare prima di metà settimana. Le perdite sono stimate in decine di milioni di sterline e le conseguenze hanno colpito non solo l’azienda, ma anche la sua ampia rete di fornitori.
Secondo gli esperti, il danno giornaliero per JLR si aggira tra i 6,8 a 13,6 milioni di dollari, e le perdite totali hanno già superato i 50 milioni. Allo stesso tempo, l’azienda ha un margine di sicurezza: l’utile annuo ante imposte ha raggiunto i 3,4 miliardi di dollari, il che le consente di resistere alla crisi se non si protrae per mesi. Ma un colpo ben più doloroso è stato inflitto ai fornitori, tra cui molte piccole e medie imprese.
La loro dipendenza dai contratti con JLR è così forte che l’interruzione dei nastri trasportatori li minaccia di fallimento. L’ex capo di Aston Martin, Andy Palmer, è sicuro che alcune di queste aziende non riusciranno a sopravvivere alla pausa e inizieranno a licenziare massicciamente il personale.
Alcune aziende hanno già licenziato i dipendenti a condizione che “smaltissero” le ore accumulate in seguito, mentre altre hanno optato per i licenziamenti. Un piccolo fornitore ha riferito di aver perso quasi metà del personale. Allo stesso tempo, le grandi aziende stanno cercando di trattenere i lavoratori qualificati, ma se il periodo di inattività si protrae, potrebbero non avere scelta. In totale, si parla di 250.000 posti di lavoro nei settori correlati e la reazione a catena rischia di travolgere l’intero settore.
Il governo del Regno Unito sta subendo pressioni da parte di sindacati e parlamentari affinché introduca urgentemente un programma di sussidi salariali. Si chiede un meccanismo simile al Temporary Job Support Scheme per coprire i redditi dei lavoratori durante il periodo di inattività e prevenire la perdita di competenze. La leader di Unite, Sharon Graham, ha affermato che migliaia di lavoratori della catena di fornitura sono stati immediatamente messi a rischio dall’incidente e che eventuali ritardi comporteranno perdite a lungo termine.
JLR ammette che il ripristino dei propri sistemi IT si è rivelato molto più difficile del previsto. I processi di produzione e le catene di fornitura sono completamente automatizzati, quindi, dopo la disconnessione delle reti, il blocco dei nastri trasportatori è diventato inevitabile. Le interruzioni hanno colpito anche le vendite, ma sono state implementate soluzioni temporanee per i concessionari. L’azienda ha confermato che alcuni dati potrebbero essere stati compromessi. La casa automobilistica sta collaborando con il National Cyber Security Centre (NCSC) per indagare ed eliminare le conseguenze.
Il governo afferma di essere in contatto quotidiano con la dirigenza di JLR e con gli esperti di sicurezza informatica. Il Ministro per le Imprese e il Commercio, Chris Bryant, ha sottolineato di comprendere la portata dell’impatto dell’attacco e di stare discutendo con l’azienda le opzioni per affrontare la crisi. Tuttavia, per centinaia di fornitori e i loro dipendenti, la tempistica rimane fondamentale: più a lungo la produzione rimane interrotta, maggiore è il rischio che uno shock temporaneo si trasformi in un danno a lungo termine per l’intero settore.
Bryant ha anche elencato gli strumenti attualmente utilizzati dal governo per spingere il mercato verso il principio “Secure by Design”. Sono già stati introdotti requisiti per la protezione dei dispositivi connessi e codici di condotta per sviluppatori di software e sistemi di intelligenza artificiale. Per i manager, esiste un codice di governance informatica e corsi di formazione per i membri del consiglio di amministrazione; per le aziende di tutte le dimensioni, esiste la certificazione Cyber Essentials, che, secondo il governo, riduce del 92% la probabilità di una richiesta di risarcimento assicurativo dopo un attacco, e servizi NCSC gratuiti. Allo stesso tempo, il governo ha nuovamente messo in guardia dal pagare gli estorsori: questo alimenta il modello criminale e non garantisce il recupero.
Il ministro ha ricordato che lo scorso anno il 40% delle aziende del Paese ha ammesso di aver subito attacchi informatici e che l’arsenale degli aggressori si sta espandendo, dall’ingegneria sociale nei call center alle voci generate dall’intelligenza artificiale. La linea del governo è il monitoraggio costante, con priorità nel perseguire i criminali e incarcerarli, nonché nell’eliminare le debolezze dell’obsoleta infrastruttura IT delle aziende. L’agenda a breve termine è quella di informare i dipendenti e i fornitori di JLR sul programma di ripristino e di allentare le tensioni relative a pagamenti e occupazione e, a medio termine, di migliorare l’igiene cyber di base per tutti, dalle aziende alle ONG e alle piccole imprese.
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Groyper, chi sono e perché il loro movimento online viene collegato alla morte di Charlie Kirk
Simboli e ideologie dei Groyper, la sottocultura alt-right, guidata dall'oltranzista Nick Fuentes, che si era più volte scontrata con le attività di KirkPaolo Armelli (Wired Italia)
Lug Bolzano - Migration Completed: Cloud to Nuvola
lugbz.org/migration-completed-…
Segnalato da Linux Italia e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
Migration von Cloud auf Nuvola abgeschlossen Unsere bisherige Nextcloud-Instanz cloud.lugbz.org wurde erfolgreich abgeschaltet. Alle Daten konnten in den vergangenen Wochen
Strategia della tensione 2.0: la destra rilancia vecchi fantasmi per coprire crisi e fallimenti
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/09/strateg…
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” canta Antonello Venditti. E così la destra di
“La politica estera non si trasformi in politica di guerra”, appello di decine di associazioni al Parlamento
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/09/la-poli…
E’ stato lanciato in queste ore un appello rivolto ai
Parole e atti violenti nel silenzio istituzionale
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/09/parole-…
Più che rassegnazione è assuefazione. Improvvisamente, negli ultimi tre anni, dall’aggressione russa all’Ucraina in poi, nel nostro quotidiano sono entrate parole di una violenza estrema: aggressione, guerra, bombe, massacri,
An LLM breathed new life into 'Animal Crossing' and made the villagers rise up against their landlord.
An LLM breathed new life into x27;Animal Crossingx27; and made the villagers rise up against their landlord.#News #VideoGames
New documents obtained by 404 Media show how a data broker owned by American Airlines, United, Delta, and many other airlines is selling masses of passenger data to the U.S. government.#FOIA
Interview: „Die Gewalt bahnt sich vermehrt ihren Weg in die Offline-Welt“
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Überwachung von Journalist:innen: Reporter ohne Grenzen verklagt BND wegen Staatstrojanern
Thursday: Oppose Cambridge Police Surveillance!
This Thursday, the Cambridge Pole & Conduit Commission will consider Flock’s requests to put up 15 to 20 surveillance cameras with Automatic License Plate Recognition (ALPR) technologies around Cambridge. The Cambridge City Council, in a 6-3 vote on Feb. 3rd, approved Cambridge PD’s request to install these cameras. It was supposed to roll out to Central Square only, but it looks like Cambridge PD and Flock have asked to put up a camera at the corner of Rindge and Alewife Brook Parkway facing eastward. That is pretty far from Central Square.
Anyone living within 150 feet of the camera location should have been mailed letters from Flock telling them that the can attend the Pole & Conduit Commission meeting this Thursday at 9am and comment on Flock’s request. The Pole & Conduit Commission hasn’t posted its agenda or the requests it will consider on Thursday. If you got a letter or found out that you are near where Flock wants to install one of these cameras, please attend the meeting to speak against it and notify your neighbors.
The Cambridge Day, who recently published a story on us, reports that City Councilors Patty Nolan, Sumbul Siddiqui and Jivan Sobrinho-Wheeler have called for reconsidering introducing more cameras to Cambridge. These cameras are paid for by the federal Urban Area Security Initiative grant program and the data they collect will be shared with the Boston Regional Information Center (BRIC) and from there to ICE, CBP and other agencies that are part of Trump’s new secret police already active in the Boston area.
We urge you to attend this meeting at 9am on Thursday and speak against the camera nearest you, if you received a letter or know that the camera will be within 150 feet of your residence. You can register in advance and the earlier you register, the earlier you will be able to speak. Issues you can bring up:
- A Texas sheriff recently searched ALPR data to identify the location of a Texas woman who sought an out-of-state abortion. We will see more efforts like this as conservative state legislatures criminalize abortion and attempt to force their views on us;
- The Cambridge Police Department has stated in a public hearing that they use license plate readers to monitor traffic in the vicinity of protests. People exercising their 1st Amendment right to peaceful protest should not fear that they will end up in a local, commonwealth or federal database because their car was near a protest;
- Last year, Boston shared its ALPR data 37 times with federal agencies and state police in other states. The Flock ALPR database is available nationaly and Flock has a pilot contract with Customs and Border Patrol to send them ALPR data directly;
- In the past, ALPR companies have not done a good job keeping their data secure. In Boston, there was a leak of ALPR data on 68,924 scans of 45,020 unique vehicles which caused the Boston Police Department to suspend ALPR data collection in 2013.
We urge affected Cambridge residents to speak at Thursday’s hearing at 9am. If you plan to attend or can put up flyers in your area about the cameras, please email us at info@masspirates.org.
freezonemagazine.com/news/driv…
Decoration Day, pubblicato nel 2003 remixato e rimasterizzato dal celebre ingegnere Greg Calbi. Contiene alcuni dei brani più famosi dei Drive-By Truckers come Sink Hole, Marry Me, My Sweet Annette e le prime canzoni di Jason Isbell entrato da poco nella band, come Outfit o la title track. Al disco originale viene aggiunto Heathens Live
freezonemagazine.com/news/driv…
Decoration Day, pubblicato nel 2003 remixato e rimasterizzato dal celebre ingegnere Greg Calbi. Contiene alcuni dei brani più famosi dei Drive-By Truckers come Sink Hole, Marry Me, My Sweet Annette e le prime canzoni di Jason Isbell entrato da poco nella band, come Outfit o la title track. Al disco originale viene aggiunto Heathens Live
#CharlieKirk: dall'omicidio alla repressione
Kirk: dall’omicidio alla repressione
L’assassinio di settimana scorsa in un campus universitario dello Utah dell’attivista trumpiano di estrema destra, Charlie Kirk, sta diventando la giustificazione per una nuova stretta repressiva dei diritti democratici in America e di un’autentica c…www.altrenotizie.org
L’antitrust cinese pizzica Nvidia per l’affare Mellanox
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Per la Cina, Nvidia ha violato le leggi antitrust con l'acquisizione dell'israeliana Mellanox nel 2020. Nuovi problemi per il colosso dei microchip di Jensen Huang, già al centro della sfida tecnologica tra Washington e Pechino (che
A che punto è l’alleanza Leonardo-Airbus-Thales sui satelliti? I dettagli
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La possibile alleanza spaziale tra Airbus, Thales e Leonardo potrebbe essere vicina a diventare realtà. A confermarlo è Michael Schoellhorn, ceo di Airbus Defence and Space, in un’intervista al Corriere della Sera: “Queste operazioni richiedono sempre due momenti. Il primo è la firma (di
Ecco l’intelligenza artificiale trumpizzata di Apple. Report Reuters
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Apple ha aggiornato le linee guida per la sua intelligenza artificiale, cambiando approccio sui termini dannosi e controversi per startmag.it/innovazione/apple-…
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Vi spiego come Gaia-X potrà favorire la sovranità digitale europea
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A che punto è Gaia-X, iniziativa che riunisce oltre 350 enti pubblici, privati e centri di ricerca per creare un mercato unico dei dati, considerata un'infrastruttura critica per la sicurezza e
Libsophia #23 – Ayn Rand con Ermanno Ferretti
@Politica interna, europea e internazionale
L'articolo Libsophia #23 – Ayn Rand con Ermanno Ferretti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Difesa e democrazia, ecco la rotta tracciata dagli Stati generali a Frascati
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Cooperazione tra istituzioni, industria, accademia e difesa. Sinergie tra pubblico e privato, tra apparati accademici, politici e militari, tra agenzie di informazione e di difesa. Tutto questo, e anche qualcosa di più, è stato al centro degli Stati Generali che si sono riuniti venerdì
Beh con i prezzi che vedo a Firenze devo dire che non mi sembra neanche questa grande richiesta.
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freezonemagazine.com/rubriche/…
Questa storia non ha come protagonista un gruppo musicale, una rock star, un festival, una casa discografica, un album indimenticabile ma il simbolo della musica ascoltata fuori dalle sale da concerto o dai teatri ovvero il juke-box. I primi modelli compaiono alla fine dell’800, erano costruiti in legno, già prevedevano l’uso di una moneta per […]
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Questa storia non ha come
Poemas
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Lilli Gruber sfida Giorgia Meloni: “Venga a Otto e Mezzo. Nessuno ha festeggiato l’omicidio di Kirk”
@Politica interna, europea e internazionale
Lilli Gruber è pronta a tornare al timone di Otto e Mezzo, la trasmissione d’approfondimento di La7 la cui nuova edizione prende il via lunedì 15 settembre. Intervistata dal Corriere della Sera, la conduttrice afferma: “Io faccio la giornalista, non la politica. E il
Rheinmetall si tuffa (anche) nella cantieristica. Cosa racconta sulle priorità di Berlino
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Rheinmetall punta a imporsi come la più grande industria della difesa in Europa in tutti i domini. Il colosso tedesco della difesa, fino a oggi sinonimo di eccellenza nel campo dei sistemi terrestri, delle artiglierie e del munizionamento, ha infatti raggiunto un
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato alla costruzione del nuovo Asilo nido di Pagliara (ME) e alla riqualificazione dell’Asilo nido di Furci Siculo (ME) che, grazie al #PNRR, restituiscono alle comunità locali un servizio fondamentale per i …Telegram
simona
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