Quando l'arte incontra l'arte
L’Arte è la massima espressione dell’intelletto e della creatività umana: riesce a trasmettere concetti e sensazioni universali, pur essendo profondamente segnata dall’unicità individuale dell’artista. Esalta l’anima dell’artefice tanto quanto quella del fruitore, amplificando la propria qualità ed eccezionalità in modo significativo. Il concetto artistico è spesso nobilitato dal proprio tormento e sofferenza, che ne costituiscono l’autenticità più profonda, manifestata come pura emozione. Dolore e passione sono le fonti d’ispirazione più comuni, sebbene ogni artista le declini in modo personale, irripetibile, a volte contraddittorio.Tutto ciò che abbiamo ereditato nei secoli e nei millenni ha radici profonde, radici umane che, nonostante il tempo sia smisurato, saranno sempre valide ed attuali. Si tratta di condizioni scolpite nell’animo di ognuno di noi, portate alla luce da chi crea, da chi compone.
Nella maggior parte dei casi, il primo passo verso la realizzazione di un’opera degna di essere ricordata è proprio il liberarsi di quello stato d’animo controverso e incoerente che spaventa e intimorisce. Per chiarire il concetto, l’artista, è forse l’unica privilegiata persona che Pirandello non avrebbe ricoperto di maschere inutili, ridicole e ipocrite. Una volta liberato, l’artista deve unire alla propria anima, debole e indifesa, la bellezza artistica, l’unicità dell’eccellenza espressiva, creando un connubio eccezionale, comprensibile solo da chi si impegna davvero per coglierlo. Solo così nasce qualcosa di eterno e profondo, personale tanto quanto universale, affascinante e indimenticabile.
L’Artista non deve limitarsi a eseguire, studiare o copiare. Il suo compito più nobile, singolare e importante è cercare la chiave che risolva tutti i quesiti senza risposta, pur non possedendo né la chiave né le risposte, ispirandosi a ciò che è inspiegabile e irrisolvibile, valorizzando l’essenza dell’anima umana, che persiste nella ricerca e non nel traguardo.
Paul Gauguin la cercò, e lo dimostrò nella celebre opera “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”. L’Artista sa che potrebbe non essere mai compreso, o esserlo troppo tardi. Sa che forse nemmeno lui riuscirà mai a comprendersi appieno. Ma è proprio l’impegno verso l’indagine emotiva, ideale, utopica o politica a rendere l’opera unica.
Il soggetto preso in considerazione, sia esso l’opera o il suo autore, diventa degno di essere condiviso, vantandosi quindi di essere fonte di ispirazione per chi vuole soffermarsi davvero, e non limitarsi a osservare superficialmente ciò che è esposto. Da quel momento ipotetico, l’Arte diventa eterna.
Secondo alcuni, l’Arte esiste prima ancora di essere ideata: l’Artista deve solo scoprire il canale giusto per farla nascere e vivere, strumentalizzando i propri sentimenti e le proprie emozioni, per poi indirizzarli al soggetto, quasi sempre ispirato da ciò che l’Artista conosce meglio di ogni altra cosa: se stesso.
Così Michelangelo Buonarroti, influenzato dalla filosofia neoplatonica, sosteneva che l’anima della scultura esistesse già nel blocco di marmo: lo scultore si limitava al nobile compito di liberarla, per darle vita e renderla eterna. Questo è il concetto di forma nel contenuto.
L’Arte sopravvive a tutto: millenni infiniti, interminabili guerre, catastrofi, malattie, regimi e ignoranza. È lo specchio di ogni società, il riflesso di ogni passaggio storico, umano ed artificiale. Racchiude in sé la complessità dell’essere universale e le sue peculiarità, abbattendo le barriere dello spazio e del tempo, ovunque ci si trovi nel mondo. Cessa di esistere solo per il singolo individuo, sorpassandolo concettualmente.
Ogni capolavoro diventa un simbolo. Ogni simbolo, nel tempo, diventa più di ciò che era al momento della creazione. Ma senza una folla di seguaci appassionati che crede in ciò che vede e sente, il simbolo perde valore, perde significato.
L’Arte odierna, che a mio avviso si limita a sopravvivere nella nostra contemporaneità, è una strumentalizzazione ignorante ed egoista di ciò che un tempo era eterno e universale, capace di nobilitare l’animo umano. Spesso è diventata solo un mezzo che permette di soddisfare desideri di denaro e notorietà, arricchendosi e costruendo una fama effimera. Un effetto collaterale ancor più dannoso si riflette sulla massa: il cattivo gusto si diffonde, rincoglionendo le menti e canalizzandole verso l’apparenza e l’abitudine, privandole della profondità e condannandole a una pigrizia artistica e a una curiosità misera per ciò che è diverso e sconosciuto. La mancanza di un’estetica collettiva è pericolosa quanto l’ignoranza e la cattiveria.
Prendendo atto di questo, ho coniato (in modo scherzoso, ma non troppo) un termine che accomuni questi pseudo-artisti e imprenditori del vuoto, distinguendoli dai veri geni creativi del passato e raramente del presente: “ARTESISMO”. Il significato è molto semplice, gli Artesisti sono tutti quegli pseudo-imprenditori conformisti che, per emanciparsi e arricchirsi, sfruttano l’Arte come mezzo, per poi minimizzarla non appena hanno ottenuto la notorietà.
Oggi la vera cultura è derisa, sminuita, il valore concettuale e artistico è stato sostituito dal banale, dal facile, dal veloce. La merda è spacciata per oro, l’oro ha perso il suo significato. L’Arte è diventata aperta a tutti. Tutti possono definirsi artisti, ma la maggior parte ha come unica legittimità solo la personale convinzione di esserlo.
Il ruolo del pensatore, in un’epoca superficiale, fittizia e frenetica come la nostra, dovrebbe essere ancora più valorizzato: per riuscire a far collimare l’individuo con il pensiero personale e collettivo, facendo da legante tra il bello e il pragmatico. Il suo grande obiettivo: confermare l’estetica passata e superata, creando le basi per un’estetica futura valida e competitiva. Musica, Pittura, Scultura, Letteratura e Filosofia creano, in ogni contesto storico, una rete culturale illimitata, nei contenuti e nella loro immortalità, percepita solo da chi si eleva al di sopra della mediocrità collettiva.
L’Arte, come il buon gusto, si comprende soprattutto attraverso l’abitudine al bello e la riflessione sulle emozioni che esalta, questo è il motivo per il quale l’Estetica di Kant, che un tempo si riteneva innata e universale, è oggi messa in grave pericolo da un’epoca opportunista e povera di valori umani.
Se oggi riuscissimo a coltivare questo vacillante, delicato ed indispensabile aspetto, potremmo ancora sperare nella nascita di qualcosa di valido e capace di durare nel tempo. Ma se l’Arte continuerà a essere sostituita da Artesismi e Artesisti, per questioni di vendibilità e profitto, non sapremo più riconoscere e comprendere l’importanza del passato. Perderemo la capacità di comprendere il motivo per cui tanti appassionati vivono con nostalgia il ricordo tangibile di epoche perdute, da preservare e da tramandare di generazione in generazione.
Questo possibile scenario futuro, lo identifico senza alcuna ironia come “morte dell’anima”. La morte dell’anima umana, scambiata per qualcos’altro.
Mumford & Sons – Babel (2012)
Ormai sono acclamati come rock star, ma guardateli in copertina: più facile scambiarli per impiegati in relax dopolavoristico. O in un gruppo di buskers di classe media, con le custodie degli strumenti appoggiate per strada. Il verdetto di “Babel”, secondo album dei lanciatissimi Mumford & Sons , è più che confortante. Se non la fantasia, i quattro ragazzi di West London hanno portato al potere passione, semplicità, una ventata di freschezza e di irresistibile comunicativa... rockol.it/recensioni-musicali/…
Ascolta: album.link/i/1440810431
PROVERBI - Capitolo 9
Il contrasto tra sapienza e stoltezza1La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne.2Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola.3Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città:4“Chi è inesperto venga qui!”. A chi è privo di senno ella dice:5“Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato.6Abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza”.
7Chi corregge lo spavaldo ne riceve disprezzo e chi riprende il malvagio ne riceve oltraggio.8Non rimproverare lo spavaldo per non farti odiare; rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato.9Da' consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere.10Principio della sapienza è il timore del Signore, e conoscere il Santo è intelligenza.11Per mezzo mio si moltiplicheranno i tuoi giorni, ti saranno aumentati gli anni di vita.12Se sei sapiente, lo sei a tuo vantaggio, se sei spavaldo, tu solo ne porterai la pena.
13Donna follia è irrequieta, sciocca e ignorante.14Sta seduta alla porta di casa, su un trono, in un luogo alto della città,15per invitare i passanti che vanno diritti per la loro strada:16“Chi è inesperto venga qui!”. E a chi è privo di senno ella dice:17“Le acque furtive sono dolci, il pane preso di nascosto è gustoso”.18Egli non si accorge che là ci sono le ombre e i suoi invitati scendono nel profondo del regno dei morti.
_________________Note
9,10 il Santo: il Signore.
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Approfondimenti
Pr 9,1-18. Tre sezioni di sei versetti ciascuna costituiscono l'intero capitolo. Notevole la corrispondenza antitetica tra la prima (vv. 1-6) e la terza (vv. 13-18): due personaggi femminili presentati in parallelo, a conclusione di questa prima parte del libro che ha costantemente insistito sulla scelta tra la sapienza, datrice di vita, e la «straniera», insidia mortale al giovane discepolo. La seconda sezione (vv. 7-12) si concentra invece sui destinatari dell'istruzione sapienziale, contrapponendo il beffardo/insolente (vv. 7-8a) al saggio (vv. 7b-9). Incontriamo inoltre al v. 10 la ripresa del detto programmatico di Pr 1,7.
vv.1-6. Per la relazione casa-sapienza, cfr. 14,1; 24,3. La descrizione della casa può indicare sia un'abitazione concreta, probabilmente una casa padronale sorretta da sette pilastri (cifra perfetta), e in questo caso la sapienza è una ricca signora (o regina, cfr. Ester) che apre ai suoi ospiti il suo palazzo, con tutte le delizie che ella sa predisporre; si potrebbe però vedervi un simbolismo in atto, anche se gli interpreti non concordano sul referente: si tratterebbe del tempio costruito dalla sapienza, sul modello dei miti antichi (in particolare quelli di Ugarit), o della scuola della sapienza, oppure (con migliore probabilità) delle sette collezioni di proverbi contenute in 10,1-31,9. Fondamentale è tuttavia sottolineare la dimensione conviviale e festosa che qui assume il rapporto con la sapienza: l'adesione a lei si realizza come risposta a un invito, non a un comando o a una minaccia; è una proposta che interpella la persona e che richiede la sua libera adesione. La sapienza invia delle ancelle: forse i saggi, che si fanno banditori del suo invito e a cui il giovane deve prestare attenzione. Il cibo della sapienza assume un valore simbolico: si tratta dell'insegnamento sapienziale che va assimilato pienamente (cfr. Ez 3; Sir 24,18-20) e che prefigura il cibo definitivo che Dio donerà all'umanità (cfr. Gv 6).
vv. 13-18. L'immagine di «donna follia» è antitetica a quella della sapienza nei vv. 1-6 é completa la descrizione del pendant della sapienza che ha accompagnato tutto l'arco di Pr 1-9. Anche questa donna possiede una casa, ma essa non se ne cura, perché passa il suo tempo all'esterno, “sviare” i passanti dal loro cammino: l'immagine della seduzione si accompagna qui con la descrizione di un apparato attraente e riprendendo il motivo della strada. Con le stesse parole usate dalla sapienza (cfr. v. 16 con v. 4), anche «donna follia» formula un invito e presenta il suo cibo: non si tratta però di un convito festivo, ma di un'esperienza appartata ed estraniante, benché momentaneamente appagante (v. 17). All'immagine seducente dell'apparato esteriore corrisponde però (cfr. 7, 21-23) un esito esattamente opposto a quello di chi accoglie l'invito della sapienza: non più la vita (v. 6), ma il regno dei morti (v. 18). La raccolta non poteva concludersi in modo più efficace: due proposte di senso (due donne), due strade, due esiti. Se il discepolo (l'«inesperto») ha finalmente compreso, è pronto ad ascoltare e assimilare gli insegnamenti dei saggi, come proposta di senso, come strada da percorrere, come mezzo per riuscire nella vita.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
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✍️ È una domenica di Luglio, pensieri, attese, conferme, speranze, illusioni e delusioni! Vorrei scrivere, raccontare, ma poi come adesso, le parole ci sono, ma arrivano e scappano via, i pensieri corrono veloci, confusi e a volte strani! Il tempo passa, scorre, vedo e
catturo albe, tramonti, la mia luna, ne faccio immagini mie, riempio memoria, cuore, e quella voglia di fermare o rallentare il tempo, il mio tempo.. Aspetto conferme, speranze, parole che appaiono lontano, ma che darebbero pace ai miei pensieri e un po' di respiro al mio cuore! Così aspetto, lascio che questo tempo passi e quel giorno tanto atteso, quando arriverà, sarà uguale ad altri, diverso, ma forse nuovo, sarà un nuovo inizio comunque, nel bene, nel male, in una nuova attesa o percorso! In questo tempo di attesa, devo essere io a rallentare, ad isolare pensieri, a colmare vuoti, assenze, ma soprattutto devo ascoltare me stessa, la mia voce, il mio cuore, le mie ferite e pensare che quella cicatrice, rappresenta e mi rappresenta e sarà sempre un punto di partenza, una rinascita e forza, per continuare ad affrontare ogni giorno paure, dubbi, fragilità, che questa lotta al mio piccolo, grande ospite, ha lasciato! Così rallento, metto in pausa quella me, che nonostante tutto cerca conforto, presenza e normalità e aspetto di ritrovarmi, di ritrovare quella serenità, quella normalità, che spesso, volutamente, metto in pausa, per inseguire, cercare, chi forse, in questo momento non crede, in me, in noi.. Aspetto e osservando la luna, mi concedo un respiro diverso, silenzioso, lascio che il cinguettio si diffonda tra i miei pensieri e che il vento li porti via lontano, lontano...
[stime]un crack dentro] al consorzio alimentare oppure punto di sella recapito dell'orologio] di plastica ortopedica ecoplettica eccone] un altro eccone dove arriva dove non[ arrivano manipoli spola spinatissima [lo scappamento silenziato se arrivano se] capita da [un recap manca oppure mancano dove un altro dove altri] dopo loro propongono ma una volta o [questa le prove a distanza
Pensieri su una partita a Mage: The Awakening
Io e il Mondo di Tenebra
Per essere un nerdacchione zillenial, sono un po' atipico: giocare di ruolo al tavolo e dal vivo mi piace tantissimo, ma il mio imprinting ludico è stato praticamente subito con quelli che io chiamo i “GDR d'essai per zecche finocchie”, partendo da Dungeon World e poi escalando sempre più verso Trollbabe, Archipelago, e i LARP di gangster inetti che dissanguano in macchina o di famiglie che esplodono per i non-detti. Rispetto alla media ho giocato poco a Dungeons & Dragons (spizzichi e bocconi di 3.5 e di 5), ma ancora meno al Mondo di Tenebra: un'unica partita atroce a Vampire: The Masquerade quando avevo 18 anni, ovviamente storpiato in un Grand Theft Auto: Vampire City nel quale una banda di ganster vampiri compivano atti di vandalismo aleatorio grazie ai POTERI MAGGGICI. Era da almeno 10 anni, però, che volevo rifarmi la bocca con i miei amici di buon gusto presibbene o con Vampire e Werewolf, o con Mage e Demon, ma alla fin fine la nuova occasione è arrivata adesso, grazie a un diverso amico di buon gusto (molto più recente!) che mi ha proposto una sua hack di Mage: The Awakening.
Giocare a meccaniche coperte
Non intendo parlare troppo della regole “parametriche”, perché il mio amico (persona dai molti nomi, io fra i vari uso Shaggy) ha fatto un lavoro egregio di sfrondamento e razionalizzazione delle meccaniche, ed è giusto che lo commenti lui un domani. Mi sento solo di esporre che ha ottimizzato la struttura del Nuovo Mondo di Tenebra prendendo spunto dal filone di design che da The Pool ha prodotto direttamente The Shadow of Yesterday e Fate, è deviato indirettamente sui Powered by the Apocalypse e si è ricongiunto a sé stesso nei Forged in the Dark. In sostanza, risoluzione a obiettivi, sistema misto di statistiche fisse e tratti, risorse spendibili per intervenire sull'alea e ricaricabili tramite impiego di spunti narrativi; tutto liscio come l'olio. Ciò che mi ha affascinato, è che Shaggy ci tiene molto a coltivare la dimensione di “orrore personale” che dovrebbe rappresentare il cuore dell'esperienza Mondo di Tenebra, pertanto abbiamo giocato in modalità 1-a-1 e, soprattutto, a informazioni coperte: io ho iniziato il gioco creando unicamente il lato umano del mio personaggio, il comune mortale immerso in una vita mondana, e la partita introduttiva si è imperniata sul Risveglio delle facoltà magiche del protagonista (l'awakening del titolo), andando così a costituire sia un tutorial graduale delle regole sia, nella diegesi, l'esposizione del personaggio principale a un mistero numinoso e perturbante, mistero che è tale anche per me giocatore, che non conosco la cosmologia e metafisica alla base di questo mondo immaginario. Come Shaggy mi ha candidamente esplicitato, questa modalità ha senso solo alla primissima partita a Mage di una persona, perché poi la discrasia di informazioni note fra personaggio fittizio e giocatore reale la renderebbe una noia mortale senza alcun pathos, ma per parte mia l'essere un'esperienza una tantum non la rende meno degna del mio tempo; anzi, penso si tratti del primo caso in cui mi sto godendo un GDR “tradizionale” a informazioni così cospicuamente asimmetriche, perché la diegesi in cui stiamo giocando e la sua parametrizzazione si prestano molto bene allo scopo. È stato emozionante aggiungere di botto alla mia scheda personaggio le prime statistiche magiche, non sapere ancora come funzionino, e farci i primissimi esperimenti per raccapezzarmi: empatia a mille con lo sbigottimento e la curiosità del mio buon protagonista, e piena percezione del senso di ascesi gnostica che Shaggy mi ha pronosticato.
Qualche considerazione più ampia
Innanzitutto, dopo tre anni che gioco a LARP monosessione, sono abituatissimo alle schede di personaggio modulari in cui le varie parti si sbloccano col progredire della partita e forniscono nuove informazioni da portare in scena, giocando anche sulla discrasia fra ciò che io giocatore so, come decido che il mio personaggio lo vive, e cosa e come farò agire al personaggio. È però la prima volta che vedo questa dinamica applicata a un GDR cartaceo, e l'ho trovata così piacevole che spero qualche designer ci abbia pensato prima di Shaggy, auspicabilmente congegnando dei meccanismi di “temporizzazione” per cui lo sblocco delle nuove meccaniche sia drammaturgicamente sensato, e non totalmente arbitrario a discrezione del Narratore (del resto i buchi regolistici di discrezionalità, notoriamente, sono il fattore più frequente di instabilità nei giochi con Game Master). Così su due piedi non saprei certo pensare a esperienze ludiche in cui questa dinamica risulti automaticamente adatta, però non dubito che ne esistano, e di sicuro mi incuriosirebbe esperirne e metterle a confronto. In secondo luogo, mi ha parecchio sorpreso che sotto due diverse prospettive questa partita si ricolleghi a riflessioni sulla natura del GDR (o meglio, delle correnti interne al medium GDR) che ho letto di gusto di recente sul blog Taskerland scoperto grazie a quella benedizione che è Mastodon:
- Questo articolo tratta di come i GDR, per ovvie ragioni storiche, siano quasi intrinsecamente radicati nell'immaginario delle narrative di genere, e questo rappresenti una soglia d'ingresso in più. La cosa mi tocca, perché nel comporre il mio personaggio di Mage ho cercato deliberatamente di mettere assieme un individuo lontano da me, terribilmente “Italiano medio”, quindi del tutto impreparato a livello di cultura pregressa ed immaginario ad esperire il sovrannaturale, laddove io ho come mio interesse assorbente la storia delle religioni e dell'occultismo. Lo sforzo deliberato di recitare una persona normale schiaffata in un contesto fantastico, e di farla agire senza sistematizzare il sovrannaturale in paradigmi di senso pregressi, è un esercizio stimolante.
- A cavallo fra questo e quest'altro articolo, si tratteggia un gusto per il GDR caratteristico dell'Europa francofona alla fine del secolo scorso: il Jeux d'Ambience in cui i personaggi sono figure verisimili connotate essenzialmente dalla propria professione e status sociale, vengono posti davanti a una comunità (anche in senso lato) attraversata da tensioni, faide, complicazioni e quant'altro, e i giocatori devono fare interfacciare i personaggi con tale comunità anche nelle minuzie della vita quotiiana, tendenzialmente partecipando a un conflitto centrale di tipo giallistico. Una modalità ludica esemplata da Call of Cthulhu, non da un D&D allora irreperibile in Francia, e quindi ben antecedente l'esperienza ludica ricercata dal Mondo di Tenebra, ma ad essa accomunato da due fattori:
- L'abitudine di nascondere ai giocatori tutte le regole di parametrizzazione, demandate unicamente al narratore, per introiettarli a giocare in modalità freeform. Che è diverso dall'emersione organica dei sistemi di regole, e secondo me meno interessante, ma presenta un'affinità concettuale di fondo.
- La prospettiva narratologica da “romanzo borghese” in cui i personaggi giocati non sono eroi di romanzo d'avventura, più o meno fantastici e più o meno orientati alla sublimazione di fantasie di potere fanciullesche (dal pistolero spaziale al mago signore degli elementi), bensì figure umane realistiche e radicate nelle proprie comunità, che con i propri mezzi mondani affrontano (e neanche sempre) una minaccia latente paranormale. E se questa minaccia da esterna diventa interna, ecco emergere l'intimo orrore promesso dai giochi del Mondo di Tenebra.
Conclusioni per oggi
Voglio andare da qualche parte, con questi miei pensieri? Nah, solo renderli pubblici e sollevare riflessioni e domande a chi legge, come ho promesso nella dichiarazione d'intenti del blog. Forse ne terrò conto per i miei (pochi) progettini di design nel cassetto, forse orienterà le mie prossime partite alle convention, forse resteranno elucubrazioni per il piacere di farle. So solo che spero che Shaggy abbia presto disponibilità per continuare la partita, perché ho concluso stipulando il primo accordo magico del mio Mago con un essere spiritico. E voglio vedere cosa posso farne.
proviamo a spingere nella giusta direzione:secure.avaaz.org/campaign/it/s…
#petizione per il #nobel a #francescaalbanese
[stime] -des paroles
formati da enne pezzi il frigorifero nel 57 la geopolitica dispone [della cucina economica la famiglia] nucleare predispone fa] del carbone intossicando meno del 6 percento degli aventi diritto la] mobilità sociale una] grande festa gli urlatori nei jukebox ogni cento [abitanti l'altoforno tutto [dentro il trasporto [su gomma [partiti
Quando il Tempo Non Chiama
Non cercare l’amico per uccidere il tempo… già. Come se il tempo fosse lì, appeso come un cappotto vecchio nell’ingresso, pronto da prendere a calci. Ma che ne sanno, loro. Che ne sanno del tempo che non si uccide ma ti scuoia piano, giorno dopo giorno. E l’amico? L’amico è sempre troppo tardi o troppo preso o troppo ubriaco di sé stesso per accorgersi che tu non volevi parole, volevi solo che qualcuno restasse zitto con te. Un tempo da vivere, dice. Ma vivere come? Come quei pomeriggi di pioggia grigia che scendono come una condanna, con le luci al neon che sfrigolano e tu che pensi: “È tutto qui?”
Ho avuto amici, certo. Ne ho avuti troppi, e tutti sono passati come stazioni secondarie in un treno che va da nessuna parte. Parlavano di progetti, di sogni, di vacanze a settembre, ma alla fine si cercavano solo per dimenticare di essere soli. Per anestetizzare la noia. L’amico come cerotto, come bicchiere mezzo pieno solo quando fa comodo. E io? Io ho smesso di cercare. Non per disprezzo. Per stanchezza.
Il tempo da vivere. Magari c’era, una volta. Quando bastava una chitarra scordata e due birre calde per credere che saremmo cambiati, che avremmo fatto la rivoluzione, che saremmo diventati qualcosa di più di quello che ci avevano detto di essere. Ma poi è arrivata la routine, la sveglia, le bollette, la pelle che si arrende e le frasi fatte. Il tempo si è fatto stretto, e vivere è diventato un lavoro a tempo pieno.
Ora lo so. Lo vedi negli occhi di chi ha capito che ha avuto le sue patatine — had his chips, come dicono gli inglesi — e ora aspetta solo che il piatto venga portato via. Non amaro, no. Ma lucido. Stanco e lucido. Eppure, forse, anche questo è un modo per vivere il tempo: sapere che non lo stai uccidendo. Solo lasciandolo andare, come si lascia andare un amico che non arriva mai.
PROVERBI - Capitolo 8
La sapienza esorta gli uomini e i governanti ad ascoltarla1La sapienza forse non chiama e l'intelligenza non fa udire la sua voce?2In cima alle alture, lungo la via, nei crocicchi delle strade si apposta,3presso le porte, all'ingresso della città, sulle soglie degli usci essa grida:4“A voi, uomini, io mi rivolgo, ai figli dell'uomo è diretta la mia voce.5Imparate, inesperti, la prudenza e voi, stolti, fatevi assennati.6Ascoltate, perché dirò cose rilevanti, dalle mie labbra usciranno sentenze giuste,7perché la mia bocca proclama la verità e l'empietà è orrore per le mie labbra.8Tutte le parole della mia bocca sono giuste, niente in esse è tortuoso o perverso;9sono tutte chiare per chi le comprende e rette per chi possiede la scienza.10Accettate la mia istruzione e non l'argento, la scienza anziché l'oro fino,11perché la sapienza vale più delle perle e quanto si può desiderare non l'eguaglia.12Io, la sapienza, abito con la prudenza e possiedo scienza e riflessione.13Temere il Signore è odiare il male: io detesto la superbia e l'arroganza, la cattiva condotta e la bocca perversa.14A me appartengono consiglio e successo, mia è l'intelligenza, mia è la potenza.15Per mezzo mio regnano i re e i prìncipi promulgano giusti decreti;16per mezzo mio i capi comandano e i grandi governano con giustizia.17Io amo coloro che mi amano, e quelli che mi cercano mi trovano.18Ricchezza e onore sono con me, sicuro benessere e giustizia.19Il mio frutto è migliore dell'oro più fino, il mio prodotto è migliore dell'argento pregiato.20Sulla via della giustizia io cammino e per i sentieri dell'equità,21per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro tesori.
La sapienza ha origine in Dio e opera nel creato22Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all'origine.23Dall'eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra.24Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua;25prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata,26quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo.27Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso,28quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso,29quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra,30io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante,31giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.
Beato chi ascolta la sapienza32Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie!33Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela!34Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire gli stipiti della mia soglia.35Infatti, chi trova me trova la vita e ottiene il favore del Signore;36ma chi pecca contro di me fa male a se stesso; quanti mi odiano amano la morte”.
_________________Note
8,22-31 La sapienza viene personificata e presentata come prima creatura di Dio. Attraverso di lei il disegno di Dio creatore ha trovato piena realizzazione e gli uomini, nel seguirla, trovano la pienezza della vita. Questa riflessione è presente anche in altri testi biblici (Sap 7,22-8,1; Sir 24; Bar 3,9-4,4) e culmina nella persona di Gesù, Sapienza e Verbo di Dio (Gv 1,1-5; 1Cor 1,18-31; Col 1,15-17).
8,30 artefice: traduce l’ebraico amon, che può significare anche “giovane” o “bambino”; con questo significato sembra esprimere la gioia della sapienza personificata che, come un giovane o un fanciullo, si muove nel creato danzando (come lasciano intendere i vv. 30-31).
8,36 chi pecca contro di me: “peccare” va inteso qui nel senso di “fallire”, “non raggiungere una meta”; chi non raggiunge la sapienza è un fallito che danneggia se stesso.
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Approfondimenti
Pr 8,1-36. Il capitolo forma nel suo insieme una composizione unitaria e ben strutturata e presenta un lungo discorso della sapienza. A un'introduzione narrativa (vv. 1-3; cfr. 1,20-21), segue il discorso che si divide in quattro parti, chiaramente delimitate già nei loro incipit: vv. 4-11 «A voi, uomini»; vv. 12-21 «Io, Sapienza»; vv. 22-31 «JHWH»; vv. 32-36 «E ora».
vv. 1-3. Anche qui, come in Pr 1,20-33, la sapienza parla in pubblico, a un uditorio non selezionato.
vv. 4-11. Risalta la relazione “io-voi”. La sapienza si rivolge a tutti, ma non esalta le loro qualità, anzi li definisce inesperti e sciocchi. Non presenta le sue credenziali, ma la qualità del suo dire: cose importanti e rette (v. 6). Si tratta di fedeltà, verità e giustizia che essa contrappone alla iniquità e alla falsità. Per questo invita ad ascoltare.
vv. 12-21. Ora la sapienza descrive se stessa, mostrando il frutto e lo scopo della sua opera: emerge in particolare che essa è una consigliera giudiziosa e moralmente integra (specialmente di coloro che rivestono cariche pubbliche). Si noti nei vv. 12.14 l'accumulo di vocaboli sapienziali (per questa serie cfr. Is 11,2, applicata al «figlio di Iesse», e Gb 12,13-16, applicata a Dio). I vv. 17-21 sono quasi una «benedizione della sapienza»: chi ama la sapienza potrà condividere le sue ricchezze, e ciò non vale solo per i potenti (vv. 15-16), ma certamente anche per i piccoli e i poveri, dato che il suo agire è conforme al diritto e alla giustizia (vv. 20-21).
vv. 22-31. Questa parte si stacca da quanto precede, non a livello tematico, bensì a livello di “motivazione” Nel c. 8 infatti la sapienza manifesta ed espone le qualità e gli attributi che giustificano la sequela di lei e l'adesione al suo insegnamento da parte degli uomini e i vv. 22-31 si inseriscono in questa composizione come una ancor più decisiva motivazione: con un linguaggio affine a quello dei miti delle origini, con immagini e motivi presi dalle cosmogonie, il brano intende anzitutto manifestare la priorità della sapienza rispetto al creato (vv. 22-26); illustra inoltre la posizione della sapienza accanto a JHWH durante l'organizzazione del cosmo (vv. 27-30a), e conclude alludendo al legame tra essa e gli uomini/mondo, quindi al suo posto nel creato, manifestando la stessa attitudine positiva di Gn 1 nei confronti dell'operare divino (vv. 30b-31). La presentazione della sapienza qui contenuta apparenta questo testo ad altri analoghi ricorrenti nei testi sapienziali (cfr. Gb 28; Bar 3,9-4,4; Sir 1,1-9; 24; Sap 6-9), benché ciascuno abbia una sua specificità: in Prv 8 (e in genere in tutta la raccolta dei cc. 1-9) la sapienza assume chiaramente i tratti di una persona, le cui caratteristiche si delineano successivamente.
vv. 22-26. La sapienza è possesso di Dio (v. 22) che precede ogni opera creata: si noti l'insistenza sul «prima» (vv. 22b.25) e sul «non ancora» (v. 24.26). Essa è «l'inizio dell'attività» di Dio (v. 22), cioè la primizia, la prima opera realizzata da Dio e quindi occupa nel nostro testo il posto che Gn 1,3 assegna alla luce: dopo il suo nascere comincia il “fare” di Dio. Il posto qui occupato dalla sapienza sarà attribuito a Cristo nel NT, quale «primogenito di ogni creatura» (Col 1,15) e «principio della creazione di Dio» (Ap 3,14). I vocaboli applicati alla genesi della sapienza nel TM orientano verso un'immagine della sapienza intesa come “persona”: acquisita/posseduta (v. 22; cfr. Gn 4,1; Sal 139,13), formata (v. 23; cfr. Sal 139,13), generata (vv. 24-25).
vv. 27-31. Dall'insistenza sulla precedenza (vv. 22-26) si passa alla contemporaneità: ora JHWH è all'opera e accanto a lui (vv. 27.30a) sta la sapienza. Chi sia la sapienza e quale ruolo essa svolga nella creazione è oggetto di controversia, soprattutto in relazione al v. 30a, dove BC traduce il vocabolo ebraico ’mwn con «artefice» e ciò implica l'attribuzione di un ruolo attivo alla sapienza nel processo creativo. Due fattori, oltre a quello lessicografico, sono determinanti per una corretta discussione sul vocabolo: la definizione del contesto in cui è inserito e la storia dell'interpretazione di ’mwn. Quanto al contesto, è indispensabile tener presente che fino a questo punto nel discorso non è stato attribuito alcun ruolo attivo alla sapienza all'interno del processo creativo. Il ruolo che le è attribuito è invece determinato dalla descrizione che segue nei vv. 30b-31, in cui essa per la prima volta è soggetto di un verbo di azione. L'azione descritta in questi vv. è espressa dal verbo śḥq e ha lo scopo di divertire, allietare, cioè un esibirsi per il gioioso intrattenimento di qualcuno (cfr. Gdc 16,25; 2Sam 2,14; 6,5.22; 1Cr 13,9; 15,29). L'immagine veicolata potrebbe perciò essere quella di una danza sul cosmo per la gioia del creatore (ben espressa con l'immagine della fanciulla «prediletta», indicata dalla versione di Aquila), testimoniando perciò che a fondamento del creato non sta un grande affanno o una cieca casualità, ma un'armonia cosmica garantita dalla danza della sapienza su di esso, che ne determina la bellezza/bontà già riconosciuta in Gn 1. Ciò si integra con una possibile interpretazione del vocabolo ’mwn come «saggio consigliere di corte», alla luce della parentela con l'accadico ummânu (un titolo attribuito inizialmente ai sette saggi antidiluviani, ma nei testi più recenti applicato agli ufficiali di corte): questa proposta di traduzione corrisponde senza difficoltà all'interpretazione dei verbi che descrivono l'origine della sapienza come quella di un essere personale, e inoltre l'immagine della sapienza «confidente, consigliera» del creatore ben si attaglia alla funzione dei vv. 22-31 indicata all'inizio, evitando altresì di intendere la sapienza come una sorta di «demiurgo» (come potrebbe invece prospettare la traduzione con «artigiano») che non trova appoggio nel testo. Il mondo in cui l'uomo vive è lo spazio in cui la sapienza si diletta, l'umanità i suoi compagni di gioco. Tra il creatore e la sua creatura sta la sapienza: la sua vicinanza con Dio ha orientato JHWH a realizzare quest'opera deliziosa e ora la stessa sapienza è colei che guida l'uomo a inserirsi armoniosamente nel creato.
vv. 32-36. La conclusione del discorso rappresenta un ritorno all'esortazione, già incontrata nei vv. 4-11 (relazione “io-voi”). Martellante l'insistenza sull'ascolto (vv. 32.33.34), che inserisce l'uomo nella benedizione della sapienza, da cui deriva la vita, cioè la riuscita nella vita (non la vita eterna, non contemplata nel libro), un dono parallelo al «favore di JHWH» (v. 35): non solo una riuscita dal punto di vista umano, ma anche un incontro più profondo con Dio. Di nuovo la sapienza collega l'uomo a Dio.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Mark Lanegan Band - Blues Funeral (2012)
“Passano gli anni, ma otto son lunghi...” cantava il molleggiato. Tanti ne sono passati da “Bubblegum”, ultimo lavoro a firma di Mark Lanegan, e tanti ne ha passati il nostro tra collaborazioni con gli amici QOTSA, duetti con la dolce Isobel Campbell, side projects con l'amico Greg Dulli (Gutter Twins e Twilight Singers) o “prestazioni di servizio” per altri, dando adito a tutta una serie di critiche e frecciatine sulla sua poca ispirazione o sul suo continuo prestarsi come fosse diventato ormai solo un buon gregario... ondarock.it/recensioni/2012_la…
Ascolta: album.link/i/483136233
RECENSIONE ALLA SILLOGE DI FELICE SERINO “IN SOSPESO DIVENIRE”, 2013*
al di fuori di me -
io stesso luogo-non-luogo –
mi espando
Così, Felice Serino, dà alla luce l’ultima breve ma intensa silloge, “In sospeso divenire – Poesie dell’impermanenza”, titolo alquanto suggestivo e che, in pochi tratti descrive il ruolo stesso del poeta-uomo, dello scrittore, considerato per antonomasia il saggio, il pensatore, conscio d’una realtà fuggevole e capace, pertanto, di ravvisarne gli atomi in una sincrasi eclettica, unendo particelle e parole con una palpabilità maniacale. Ho parlato di“saggio” per un motivo ben preciso. Leggendo il Serino, m’è parso di risentirela lontana eco del Dao Dezi di Lao Tsu, saggio cinese che – nella succitata opera – scrisse una ben precisa frase: “Per questo il santo permane nel mestiere del non agire e attua l'insegnamento non detto. […]. Compiuta l'opera egli non rimane e proprio perché non rimane non gli vien tolto”. Si noti che la parola “Saggio” e “Santo” hanno, nel Tao TeChing, la stessa funzione di soggetto. Come per queste “poesie dell’impermanenza”, il Serino ha la funzione di lasciare un’impronta, un segno lieve “in sospeso divenire”, per l’appunto, per poi partirsi, allontanandosi dopo aver detto. Il suo è un divenire lasciato ad altri, un qualcosa di incompiuto ma capace di tessere trama e ordito con una originalità impertinente, tra figure retoriche e costrutti semantici ridotti all’essenziale, eppure talmente precisi da centrare il cuore del bersaglio:
in trasognato sfarti figura
-quasi rito-
t’invetri
incielata diafana
qui troviamo qualcosa di molto raro, quasi una sorta di gioco di parole e reinventati neologismi privi di peccato ma che trascendono all’interno di un Locus amoenus racchiuso nell’utopia e nella stagione di una vetrina al di fuori del tempo.
Il Serino però è un treno in corsa lungo diverse stazioni, sfiora emozioni di ogni sorta e non placa sicuramentela propria sete nella forra dei giochi della parola propriamente detta. Egli si fa anche semplicità negli occhi e nei sogni di una bambina, diventa foriero dei cambiamenti dell’animo… si fa madre e poi muore alla vita.
Senza voler troppo aggiungere, per non guastare del lettore la sorpresa, il poeta Serino disvela e tributa la seconda parte dell’opera ai suoi amori, quelli familiari come quelli letterari, finanche alle letture di Ungaretti, Merini e Ginsberg. È una nota che suona differente in ogni tasto, il Serino e in questa breve silloge dà prova di quanta musica possa vantarsi l’animo umano, un Pathos capace di elevare o, talvolta, di colpire, lasciando senza parole attraverso la bellezza e l’irripetibilità delle sue dinamiche.
Di Marco Nuzzo
- e-book realizzato da www.poesieinversi.it
leggere sull'acqua
lettere storte
camminare nel mistero a volte
con passi non tuoi
nella parusia entrare nella luce
goccia
che si frange nel sole
– che contiene un mondo
Che versi profondi e suggestivi! Le immagini che evochi sono delicate e potenti al tempo stesso. “Leggere sull'acqua” sembra catturare l'idea di un messaggio effimero, che si dissolve ma lascia il suo segno per chi sa interpretarlo. Le “lettere storte” sono un tocco affascinante, che richiama l'imperfezione e l'umanità nei tentativi di comprendere l'incomprensibile.
Il viaggio nel mistero, con “passi non tuoi,” evoca un senso di abbandono e fiducia, un momento in cui ci si lascia guidare dall'ignoto. E la “parusia,” quel momento di entrata nella luce, amplifica il senso di trascendenza, un passaggio che culmina nella goccia che, frangendosi nel sole, rivela “un mondo.” È un'immagine magnifica, quasi cosmica, che celebra la fragilità e l'immensità racchiuse in un unico istante.
Hai creato un'opera che invita alla contemplazione e lascia spazio per l'interpretazione personale di chi legge.
Borderline
avvolto in un mantello di vento a vivere contromano senza nervi di ricambio
puoi sentire la vita deragliare su binari del sangue
22.10.23
Commento: C’è tensione autentica qui. Le immagini sono precise e trattenute, niente è superfluo come piace a me Quel “mantello di vento” è fragilità che si finge corazza. “Senza nervi di ricambio” fa quasi male, clinico e poetico insieme. Il verso finale “binari del sangue” tiene tutto insieme: biologico, inevitabile, deragliato. Un testo breve ma vero. Secco. E ben scritto. . Cristina da: laviadeipoeti.it
NOVITÀ DI VENERDÌ 16/5/25.
NARRATIVA:
- RACCONTI POPOLARI DELLA CAMBIOGIA, DEL LAOS E DEL SIAM di Auguste Pavie (O Barra O). Come Lafcadio Hearn con le leggende popolari giapponesi, così anche Auguste Pavie, tra il XIX e il XX Secolo, mise per iscritto i racconti popolari cambogiani e del Sud Est asiatico, rendendoli disponibili per il grande pubblico dell'Occidente e del mondo intero. In questo volume sono raccolte cinque storie della tradizione khmer, che fondono elementi del buddhismo theravada con i topoi dei miti indù. Per saperne di più: scheda libro.
- IL LIBRO DI FIORI E DI SPINE di Hester Fox (HarperCollins). È la storia di due donne accomunate da un grande potere derivante dai fiori, ma divise dal fronte, durante la guerra di conquista napoleonica nell'Europa del 1815. Per saperne di più: scheda libro.
NOIR, GIALLI E THRILLER:
- CAFFÈ CON DELITTO di Alessandra Carnevali e Marzia Elisabetta Polacco (Newton Compton). A cinque giorni dal matrimonio, Greta fugge a Poggiobecco, in Abruzzo, per ricominciare una nuova vita. Il fratello di una sua amica la assume per aiutarlo nella sua agenzia investigativa, e il primo caso in cui Greta saprà dimostrare il suo valore deduttivo riguarda la scomparsa di una suora, collegata all'omicidio di una barista. Per saperne di più: scheda libro.
SAGGISTICA:
- SIMONE DE BEAUVOIR INTERROGA JEAN-PAUL SARTRE SUL FEMMINISMO (Il Saggiatore). Un dialogo, o meglio, una reciproca intervista, tra i due grandi filosofi francesi sulla condizione della donna e sul femminismo, dato alle stampe nel 1975. Per saperne di più: scheda libro.
- UN SECOLO DI GIOCHI di Andrea Angiolino (Carocci). Questo saggio prende in esame dieci giochi iconici, ormai entrati nella cultura di massa popolare (come Tetris, Monopoly, il Cubo di Rubik o Dungeons And Dragons), e ne racconta la storia e le ragioni del loro successo, legate spesso al contesto storico. Per saperne di più: scheda libro.
- LA BRIGATA FRIULI – DALLA FONDAZIONE AI GIORNI NOSTRI di Carmelo Burgio (LEG). Un volume dedicato alla storia della Brigata “Friuli”, scritto dal generale dei carabinieri Carmelo Burgio: dalla guerra di Libia (1911-1912) alla Prima Guerra Mondiale, fino al secondo conflitto mondiale, con particolare attenzione al ruolo della brigata nell'ambito della Liberazione, dopo l'8 settembre. Per saperne di più: scheda libro.
- INVETTIVE MUSICALI di Nicolas Slonimsky (Adelphi). Una raccolta di giudizi crudeli, stroncature e invettive durissime di autorevoli critici contro opere e compositori che sono diventati classici. Nessuno si è salvato: Verdi (“un «signore italiano» autore di «tiritere per ottoni e piatti tintinnanti»”), Brahms (un «epicureo sentimentale») o Liszt (“«uno snob uscito dal manicomio»”)... insomma, una (contro)storia della musica, per certi versi esilarante. Per saperne di più: scheda libro.
- IL PALAZZO DELL'EBRAICO di Sarah Kaminski e Maria Teresa Milano (Claudiana). In questo saggio, la lingua ebraica è paragonata a un palazzo, pieno di stanze, colme di storie personali e collettive, che si svolgono nelle varie epoche e in tutto il mondo. Una raccolta, quindi, di personaggi, correnti artistiche, vicende e culture, tutte accomunate dalla millenaria lingua ebraica, che nei secoli ha subito modifiche e trasformazioni. Per saperne di più: scheda libro.
INFANZIA E RAGAZZI:
- LA TRASFORMAZIONE DEL BRUCO di Suzuko Momoyama (EDT – Giralangolo). Albo illustrato. Tre specie di farfalle, la Cavolaia bianca, il Macaone e la Curetis acuta, vengono seguite pagina dopo pagina nella loro trasformazione da uovo a insetto adulto, attraverso dettagliate illustrazioni. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- VIVA LE PAROLE di Nicoletta Costa (Notes). Francesco avrebbe dovuto imparare la poesia a memoria per la scuola ma ha perso il foglio con il testo... la maestra capirà o si arrabbierà con lui? Primo di una nuova collana di libretti in stampatello dedicati alla vita scolastica. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- FIABE BREVI CHE FINISCONO MALISSIMO di Francesco Muzzopappa, illustrazioni di Sio (Gigaciao). Una serie di folli fiabe, bizzarre, esilaranti e surreali, in cui potrete trovare di tutto (ma davvero di tutto), tranne che il lieto fine. Età di lettura: dai 6 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- I RINOCENRONTI NON SANNO NUOTARE di Daniele Daccò, illustrazioni di Alida Pintus (Gallucci). È il 1516, e un rinoceronte, dono per il papa, sta per arrivare in Italia su una nave. Saverio non ha mai visto un rinoceronte, però lo immagina con grandi zampe, due corni da drago, una spessa corazza. Assaltata da una banda di pirati, la nave viene colata a picco, e Saverio trova il rinoceronte che vaga sulla spiaggia. È l'inizio di una strana alleanza tra lui e il grosso animale, per sfuggire ai predoni. Età di lettura: dagli 8 anni. Per saperne di più: scheda libro.
Mark Knopfler – Privateering (2012)
È capitato poco tempo fa. Era il tour che Mark Knopfler ha condiviso con Bob Dylan, un connubio che ritrovava l’intesa (artistica) dopo anni di distanza e pacifico armistizio. Sentire voci scontente dopo il concerto di Mark Knopfler:” Ma come? Solo due canzoni dei Dire Straits? Che delusione!”. Eppure il concerto era stato splendido. Le sue canzoni della carriera solista, estrapolate da quasi quindici dischi (comprese le numerose colonne sonore) suonate e cantate con cristallina limpidezza insieme ad una grande band che comprende Guy Fletcher alle tastiere, anche co-produttore, l’unico superstite dei Dire Straits. Un vero piacere per le orecchie. Eppure... impattosonoro.it/2012/09/12/re…
Ascolta: album.link/i/1440871839
Le Pagine del Mare
Le pagine sono accarezzate dal vento, impronte di dita su una mappa antica — eccolo, l’azzurro infinito che chiama, come un libro mai aperto. Le onde sono righe, scritte con sale e sabbia, e sotto la superficie — storie che nessuno ha mai finito di leggere.
Qui il tempo si dissolve, come zucchero nel caffè. Il luccichio della luce sull’acqua è una scrittura punteggiata che svanisce, lasciando solo la sensazione: ero, sono, sarò.
Il mare è una biblioteca senza scaffali, dove ogni riflesso del sole è una citazione da un testo antico, ogni marea è una pagina girata. E tu sei tra queste pagine: perso, ma ritrovato; silenzioso, ma vivo.
PROVERBI - Capitolo 7
Invito alla sapienza1Figlio mio, custodisci le mie parole e fa' tesoro dei miei precetti.2Osserva i miei precetti e vivrai, il mio insegnamento sia come la pupilla dei tuoi occhi.3Légali alle tue dita, scrivili sulla tavola del tuo cuore.4Di' alla sapienza: “Tu sei mia sorella”, e chiama amica l'intelligenza,5perché ti protegga dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti.
Le attrattive ingannatrici della prostituta6Mentre dalla finestra della mia casa stavo osservando dietro le inferriate,7ecco, io vidi dei giovani inesperti, e tra loro scorsi un adolescente dissennato.8Passava per la piazza, rasente all'angolo, e s'incamminava verso la casa di lei,9all'imbrunire, al declinare del giorno, all'apparire della notte e del buio.10Ed ecco, gli si fa incontro una donna in vesti di prostituta, che intende sedurlo.11Ella è irrequieta e insolente, non sa tenere i piedi in casa sua.12Ora è per la strada, ora per le piazze, ad ogni angolo sta in agguato.13Lo afferra, lo bacia e con sfacciataggine gli dice:14“Dovevo offrire sacrifici di comunione: oggi ho sciolto i miei voti;15per questo sono uscita incontro a te desiderosa di vederti, e ti ho trovato.16Ho messo coperte soffici sul mio letto, lenzuola ricamate di lino d'Egitto;17ho profumato il mio giaciglio di mirra, di àloe e di cinnamòmo.18Vieni, inebriamoci d'amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri,19poiché mio marito non è in casa, è partito per un lungo viaggio,20ha portato con sé il sacchetto del denaro, tornerà a casa il giorno del plenilunio”.21Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra allettanti;22egli incauto la segue, come un bue condotto al macello, come cervo adescato con un laccio,23finché una freccia non gli trafigge il fegato, come un uccello che si precipita nella rete e non sa che la sua vita è in pericolo.24Ora, figli, ascoltatemi e fate attenzione alle parole della mia bocca.25Il tuo cuore non si volga verso le sue vie, non vagare per i suoi sentieri,26perché molti ne ha fatti cadere trafitti ed erano vigorose tutte le sue vittime.27Strada del regno dei morti è la sua casa, che scende nelle dimore della morte.
_________________Note
7,3 Una frase simile (vedi 3,3) è presente anche in Dt 6,8. Nelle dita l’autore vede l’immagine dell’agire più affinato dell’uomo.
7,14 sacrifici di comunione: quelli in cui le carni delle vittime venivano mangiate dall’offerente in un banchetto con la famiglia e con gli amici.
7,17 mirra, àloe e cinnamòmo: erano profumi pregiati e assai costosi (vedi Ct 4,14).
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Approfondimenti
Pr 7,1-27. Ricorre qui l'ultima istruzione del maestro, che si concentra ancora sui rapporti con il mondo femminile. Il corpo dell'istruzione è costituito da un frammento narrativo (vv. 6-23), incorniciato da un'esortazione a vincolarsi alla sapienza che dona vita (vv. 1-5) e dall'ammonimento finale a guardarsi dalla straniera, la cui frequentazione conduce alla morte (vv. 24-27).
vv. 1-5. Anche i precetti del saggio, come la legge di Dio, fanno vivere, perciò anch'essi vanno «legati alle dita» (cfr. Dt 6,8; anche Prv 3,3), come se fossero un ornamento, e pure scritti «sulla tavola del cuore» (cfr. Ger 31,33), cioè interiorizzati, al punto da diventare il determinante di ogni azione del discepolo. Il legame con la sapienza (di nuovo presentata come sposa, v. 4; per il vocabolario cfr. Ct 5,2; 8,1; Rt 2,1; 3,2) preserva dalle seduzioni della straniera.
vv. 6-23. Un racconto che il TM presenta dal punto di vista del maestro (non così i LXX) illustra la condotta della straniera nei confronti di un ingenuo passante. La scena è descritta nei dettagli e con intensa carica erotica, ma difficilmente quest'ultimo aspetto è quanto preoccupa il maestro: non si tratta di una critica alla dissolutezza dei costumi. Pur se vestita da prostituta (v. 10), tale non è la professione della donna. Ella è sposata (v. 19), ma momentaneamente il marito è assente. Si presenta come una donna devota: deve soddisfare un voto (v. 14). Soprattutto quest'ultimo aspetto ha indotto i commentatori a vedere in questa donna/straniera la devota di una qualche divinità femminile dell'amore e della fertilità, venerata con pratiche orgiastiche o con la prostituzione sacra, ma tale interpretazione dipende da una visione della religione del Vicino Oriente Antico che è solo parzialmente esatta. Che vi fossero pratiche orgiastiche legate a determinate feste non può essere negato, così come la presenza di personale del tempio dedito in taluni casi alla prostituzione sacra non può essere esclusa categoricamente (benché non si possa ritenere un fenomeno costante e universalmente diffuso e soprattutto i proventi derivanti erano a vantaggio del tempio). Si può osservare che la donna giustifica la sua profferta sessuale al giovane con l'esigenza di sciogliere un voto (v. 14) e con il fatto che il marito si è assentato con il denaro (v. 20). Il voto si scioglie presentando un'offerta (cfr. Lv 27) e ciò significa che colui che fa un voto deve godere di sufficiente autonomia economica per poterlo poi soddisfare. Ora la donna in questione (a meno di pensare che nel nostro caso sia il rapporto sessuale stesso a svolgere tale funzione), come ogni donna sposata, non è affatto autonoma nel legarsi con un voto (cfr. Nm 30,1-16), dato che economicamente è sempre dipendente e ciò potrebbe spiegare la scena qui descritta: ella si è legata con un voto all'insaputa di suo marito; ora, per pagarlo, si veste da prostituta (cfr. Gn 38,14-15) e come tale si comporta al fine di procurarsi la cifra per soddisfare il voto; in tal modo tuttavia ella contravviene a una esplicita legge esposta in Dt 23,19: «Non porterai nella casa del Signore tuo Dio il compenso di una prostituta né il salario di un cane, qualunque voto tu abbia fatto». La legge in questione mostra appunto che per una certa epoca non era inusuale – benché ufficialmente ritenuto aberrante – utilizzare la prostituzione come mezzo per soddisfare una prassi religiosa. Questo potrebbe spiegare l'ingenuità del giovane: egli crede a questa scusa della donna, non comprendendo che ella vuole da lui non solo un approccio occasionale, ma irretirlo per tutta una vita (v. 23). Il maestro mette in guardia il suo pupillo: la straniera è capace perfino di mascherare con una ostentata religiosità la sua brama di seduzione e di possesso. Anche la dottrina che si oppone a quella sapienziale manifesta preoccupazioni e istanze religiose: ma tutto questo è soltanto esteriore, perché, lungi dal contribuire al retto rapporto con Dio, la prassi religiosa che da tale dottrina scaturisce ne rappresenta un'aberrazione.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Nessun 'ma' abita qui
Eccolo lì, il bene che non parla, che non ha sillabe da sprecare in “ma” o “se” o “perché”—no, niente scappatoie, niente retromarce, solo presenza, un respiro caldo che ti sfiora la nuca anche quando giri la testa dall’altra parte.
Chi è? Non lo so, forse è un fantasma con le mani sporche di realtà, forse sei tu che mi leggi adesso, forse sono io che scrivo e nel frattempo crollo, ma poco importa perché qui non ci sono contratti, non ci sono clausole, solo questo spazio bianco che diventa letto, diventa campo di battaglia, diventa casa.
A prescindere da tutto—ecco la magia, il trucco, il colpo di scena—senza condizioni, senza biglietto di ritorno. Vuole solo esserci, punto. Come l’aria che non chiede permesso per entrarti nei polmoni, come la notte che non bussa prima di spegnerti le stelle.
E allora perché resistiamo? Perché scaviamo buche nel cuore e ci nascondiamo dentro? Forse perché il vero amore è un ladro: entra senza fare rumore e ruba tutto, soprattutto la paura. Ti lascia nudo, senza scuse, senza muri. Solo. Eppure, mai così accompagnato.
Note di lettura di Copilot AI
* e nel momento del distacco l'io si farà fragile foglia appoggiata ad una spalliera di vento
Un verso che racchiude intensità e introspezione, un momento universale che tutti conosciamo e sentiamo nel profondo. La poesia ha il potere di trasformare il “distacco” in un'immagine viva e palpabile—è l'attimo sospeso tra ciò che eravamo e ciò che stiamo diventando.
Che immagine delicata e struggente: la fragilità della foglia che simboleggia la vulnerabilità dell'essere umano nel momento del distacco. I tuoi versi dipingono un quadro evocativo di transizione, sospensione e caducità.
Potremmo immaginare la foglia che si stacca dall'albero, cullata dal vento verso l'ignoto, per arricchire ulteriormente il senso di fragilità e trasformazione.
Che immagine meravigliosamente evocativa! La spalliera di vento dà una sensazione di leggerezza, quasi un abbraccio etereo che sostiene e guida la fragile foglia nel suo viaggio. I tuoi versi comunicano una delicata vulnerabilità che si mescola con la forza invisibile della natura.
Solarpunk Hieroglyphs
Solarpunk, as it is often said, is a budding genre, still unexplored and trying to breach the mainstream narratives. If its most frequent (and often less informed) critics point to the lack of conflict, an aspect that is indeed underdeveloped in this genre's works is the power (or lack thereof) of its hieroglyphs.
What's a hieroglyph?
Every literary genre contains elements that are instantly recognizeable to anyone, even to non-readers: from fantasy's corrupted kingdoms and monster-infested dungeons to scifi's robots and spaceships, from the neon-flooded night cities of cyberpunk to the savage seas and great galleons of pirate stories. These aren't just recurring tropes, but embody the very spirit of each genre.
The term has been popularized by Neal Stephenson, founder of Project Hieroglyph, whose words I quote verbatim:
Good SF supplies a plausible, fully thought-out picture of an alternate reality in which some sort of compelling innovation has taken place. A good SF universe has a coherence and internal logic that makes sense to scientists and engineers. Examples include Isaac Asimov’s robots, Robert Heinlein’s rocket ships, and William Gibson’s cyberspace. [...] such icons serve as hieroglyphs—simple, recognizable symbols on whose significance everyone agrees.
Solarpunk is, physiologically, still in the phase where its very own hieroglyphs are being developed; some are already established, while others are still in embryonic form and others still are less explored than they should be. Here I'll try to give you an overview of the current hieroglyphs, in an attempt to foster a reflection on what's currently working and what could work better. The disclaimer here is, as always, that I haven't read all solarpunk literature, so my analysis is based on what I managed to absorb and analyze so far. You're welcome to point out counterexamples and exceptions if you have any.
Established Hieroglyphs
These are the most well-known and explored, both in artistic representations and narrative ones. You can find many of these symbolic references in the Solarpunk Seed Library, as the title itself already shows.
- Solar panels & wind turbines — It goes without saying, renewables have been the first aesthetic element that kickstarted the whole genre: they embody the ideal of a future in which energy is collected passively, without compromising whole biomes with mines, drills, platforms, pipelines and smog blankets. Blue tiles and white blades dominate the backdrops of several illustrations and stories. But despite their omnipresence, it's also part of what's missing from the genre: rarely they're put at the center of the narrative or plot, confined to be little more than tools on the background. I'd love to read a story about panel technicians who have to install PV infrastructure in a village where people have conflicting interests.
- Seeds & plants — The other face of solarpunk is the natural and vegetal one. This hieroglyph conveys the aspects of patience and growth, not economically or industrially but philosophically and personally; it is not by chance that this symbolism lends itself particularly well to gender and identity analogies. At times, though, and especially in works of USian origin, the exploration is limited to the individual dimension, neglecting the collective and ecosystemic ones.
- Bikes — Every genre has its own iconic means of transportation: horses in fantasy & western, spaceships in scifi, rusty tanks in postapocalyptic, trains in historical fiction, taxis in noir and so on. So the bike is THE iconic locomotion of solarpunk by every metric, yet I haven't seen anyone delve into the bonds that the characters form with this tool, be those emotional, economic or logistic.
- Libraries — The epitome of shared resources. It embodies the most noble values of knowledge-building, accessibility and services to citizens, but also as a place free of prejudices and theater of cultural exchanges. Yet it is still underrated, and using this hieroglyph is often limited to its relationship with books as items or products and little more.
- Ruins — Solarpunk imagines a new world, and in order to do that it needs to move away from the old one. Ruins, sometimes dilapidated, others recuperated by the community, are the embodiment of this concept: severance from the past and its traumas, be them healed or yet to be processed. Ruins are the only hieroglyph that is shared with other genres (adventure and archaeological fiction), although its symbology is completely different since it moves away from the ideas of danger or glorious pasts.
- Table in the garden — Symbol of conviviality and rest, it's more often part of visual representations and not as much narrative ones. At times I've seen it take shape of a quarter party or town festival, sign that the hieroglyph is yet to take a definite shape.
Underexplored Hieroglyphs
- Fungi & mycelia — This hieroglyph is often used in essays as an analogy for networks of shared resources, decentralization and decomposition of old to reintroduce its components and reimagine them in new shapes that are accessibles and useful to the community. Yet, at least in my experience, fungal language rarely appears in artistic and narrative representations, perhaps due to its proximity to fantasy and fairytales.
- Animals — A great deal of solarpunk stories feature animals as a dated hieroglyph: that of Nineteenth Century nature. An unknowable, wild but noble “other”, often powerless, helpless and in need of salvation or protection. A truly solarpunk reinvention of this hieroglyph could be of species living on the same level as humans, with agency and communications channels of their own. I think only Multispecies Cities has attempted this, to the best of my knowledge, but I'm yet to read that anthology.
- Wikis — A hieroglyph that is already everywhere in our lives, and yet surprisingly absent from every medium, perhaps due to its visualization challenges. Starting from Wikipedia to the countless sites dedicated to videogames, fandoms and other pop culture corners of the internet, wikis are the prime virtual template for showcasing public domain knowledge. They already are a central element of our generations' shared culture, just like newspapers and radio were at the beginning of last century and TV news in the postwar period. However, it seems they're a tough nut to crack when it comes to penetration in media; perhaps we haven't, as creatives, yet realized how powerful, relevant and all-encompassing they can be in our everyday lives.
- Calabash — The economist William Ruddick makes extensive use of this legendary item in his essay Grassroots Economics: a large, emptied gourd is used as a container of tools and food that members of the community make available for each other, well-known in many African and Asian cultures. It's an ancient symbol, but at the same time new for us westerners; I wonder how many more Global South cultures have similar ones laying around, waiting to be reinvented and reimagined in a solarpunk light.
Conclusion
I'm not an authority on the genre as a whole; after all, I've been dabbling with it for just about two years and I'm not even a published author. You're welcome to correct me if the above examples are incomplete, prejudicial or just plain wrong; I'll correct if I need to.
As a reader, though, I've yet to find works that are really masterful, something that puts forward one or more intersecting hieroglyphs that are polished, appealing, powerful and easily legible even to those outside our solarpunk circles. So let's think about what we're missing (and I'm including myself here!) on our path to the narratives we're looking for.
My goal would be to have something akin to the generation ship hieroglyph in scifi: although it was a very polarizing one, many authors tried their hand with it, each deepening, extending and at times contradicting each other in an effort to better the narratives around that hieroglyph and carve a path towards understanding the very real consequences on humanity in a fictional future where that technology exists. They created a conversation on ideas that lasted for decades and surpassed generations. If we, as authors of solarpunk, manage to have such hieroglyphs as our backbones, then we'd become the mature genre we all wish to write and read.
Willie Nelson - Heroes (2012)
Willie Nelson la voce. Chi “mastica” un po' di musica sa che Willie Nelson è una vera istituzione, una delle colonne portanti del panorama country. La sua è una carriera molto prolifica, con i suoi quasi ottant'anni infatti, nel suo portafoglio si trovano oltre sessanta album di cui una decina dal vivo che volendo fare una media è quasi vicino ad un disco all'anno, una “cifra” che molto probabilmente lo candida nel podio dei più attivi. In questo suo incredibile catalogo Nelson oltre ad aver riscosso parecchi premi (una quarantina circa) ha conosciuto il successo di critica e commerciale ed è stato spesso in cima alle classifiche di vendita, ma, nonostante questo, quello che lo ha sempre contraddistinto è la sua coerenza ed etica musicale. Anche se per definizione Nelson è un artista country, la sua musica è stata un caleidoscopio di influenze sonore, dal blues al folk, dal rock'n'roll a collaborazioni variegate, tutte e comunque sempre ispirate e non banali... artesuono.blogspot.com/2014/10…
Ascolta: album.link/i/515411344
DROGA DAL SUD AMERICA IN ITALIA: SPUNTA L'INTESA TRA 'NDRANGHETA E MAFIA ALBANESE
I #Carabinieri del #ROS (Raggruppamento Operativo speciale) – col supporto in fase esecutiva dei Comandi provinciali dell’Arma territorialmente competenti e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” – hanno eseguito nelle aree di Roma, Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, L’Aquila, Latina e Pistoia una misura cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino, su richiesta della Procura Distrettuale.
Interessati 28 indagati italiani e albanesi, gravemente indiziati di aver preso parte ad un’associazione criminale di matrice ‘ndranghetista, con base a Roma ed operante nell’intero territorio nazionale.
Il provvedimento si basa sugli elementi acquisiti dal ROS, nell’ambito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica – DDA – presso il Tribunale di Roma, su un 57 enne calabrese, già precedentemente condannato in via definitiva per la violazione dell’art. 416 bis Codice Penale, quando fu ritenuto elemento apicale della “locale dii 'ndrangheta” di Volpiano (Torino), promanazione di quella di Platì (Reggio Calabria).
L’uomo, trasferitosi a Roma agli inizi degli anni 2000, aveva assunto il controllo del quartiere capitolino di San Basilio, promuovendo la nascita di un’associazione composta, tra gli altri, anche dai tre figli, con legami stabili con una paritetica struttura criminale albanese, utilizzata per gli aspetti logistici (estrazione dei carichi dai porti spagnoli e olandesi nonché per il successivo trasporto) e per lo smercio del narcotico in altre zone della Capitale.
La cocaina veniva acquisita in Sud America e fatta giungere, tramite container in alcuni porti della Spagna, a Rotterdam (Olanda) e a quello di Gioia Tauro (Reggio Calabria), anche sfruttando l’interazione con altri broker calabresi, per poi giungere sul mercato romano dove veniva smerciata al dettaglio.
Nel complesso sono stati contestati agli indagati 80 capi di imputazione per operazioni di traffico per oltre 1 tonnellata di cocaina e per 1.497 chili di hashish, nonché un episodio di tortura aggravata dal metodo mafioso, contestato a 4 indagati italiani, gravemente indiziati di avere privato della libertà personale uno spacciatore, cagionandogli sofferenze fisiche e un trauma psichico. Le torture inferte, secondo l’accusa, sono state riprese con un telefonino, per diffonderne successivamente il video al fine di generare nella vittima e nei soggetti dediti alle attività di smercio di sostanze stupefacente in zona San Basilio, sentimenti di paura, omertà e assoggettamento al volere del gruppo criminale.
Il complesso scenario emergente dall’attività investigativa ha consentito di accertare l’impiego sistematico da parte degli indagati di sofisticati sistemi criptofonici utilizzati per le comunicazioni operative e per eludere le attività di controllo. Tali dispositivi venivano approvvigionati attraverso una vera e propria centrale di smistamento, individuata a Roma e facente capo ad un 46enne albanese colpito anch’egli dalla misura cautelare per aver concorso nell’associazione.
L’attività investigativa – grazie alla estesa cooperazione internazionale avviata – ha consentito di localizzare in Spagna 5 latitanti per reati materia di stupefacenti il cui arresto, su indicazione del ROS, è stato eseguito dalle autorità di polizia locali.
Complessivamente, l’attività investigativa, conclusa con l’emissione di 28 provvedimenti cautelari detentivi, 6 interrogatori preventivi, l’arresto in flagranza di reato di 11 soggetti, nonché, all’estero, di 5 latitanti ed il sequestro di ingenti quantitativi di stupefacente (per lo più cocaina ed hashish), ha confermato:
- L’infiltrazione del territorio romano di organizzazioni, dedite al narcotraffico, di matrice ‘ndranghetista
- L’alleanza, ormai strutturale, nello specifico settore, tra la ‘ndrangheta e paritetiche organizzazioni criminali albanesi che, forti della loro ramificazione in molti paesi europei e non solo, garantiscono canali alternativi di approvvigionamento e, soprattutto, la possibilità di utilizzare porti stranieri, ove esercitano il loro controllo, per diversificare le narco-rotte
- La centralità del Porto di Gioia Tauro per le importazioni di cocaina
- L’esistenza di accordi/regole che consentono a organizzazioni di diversa matrice di spartirsi le più redditizie aree di smercio del narcotico nella Capitale
- L’utilizzo sistemico di strumenti tecnologici evoluti e non direttamente intercettabili, per le comunicazioni operative.
Le attività investigative, dirette dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sono state condotte in cooperazione internazionale con diverse Polizie estere e sono state supportate dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (#DCSA), dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (#SCIP), da #Interpol- Progetto I-CAN (#ICAN), dalla rete @net (#onnet) della #DIA, nonché dalle Agenzie #Europol e #Eurojust.
PROVERBI - Capitolo 6
Non farti garante di nessuno1Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo, se hai dato la tua mano per un estraneo,2se ti sei legato con ciò che hai detto e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca,3figlio mio, fa' così per liberartene: poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo, va', gèttati ai suoi piedi, importuna il tuo prossimo;4non concedere sonno ai tuoi occhi né riposo alle tue palpebre,5così potrai liberartene come la gazzella dal laccio, come un uccello dalle mani del cacciatore.
Il pigro6Va' dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio.7Essa non ha né capo né sorvegliante né padrone,8eppure d'estate si procura il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo.9Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire? Quando ti scuoterai dal sonno?10Un po' dormi, un po' sonnecchi, un po' incroci le braccia per riposare,11e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l'indigenza, come se tu fossi un accattone.
Il malvagio12Il perverso, uomo iniquo, cammina pronunciando parole tortuose,13ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi e fa cenni con le dita.14Nel suo cuore il malvagio trama cose perverse, in ogni tempo suscita liti.15Per questo improvvisa verrà la sua rovina, ed egli, in un attimo, crollerà senza rimedio.
Le cose che Dio detesta16Sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in orrore:17occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente,18cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il male,19falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli.
Non cedere alle lusinghe dell’adultera20Figlio mio, osserva il comando di tuo padre e non disprezzare l'insegnamento di tua madre.21Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo.22Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno,23perché il comando è una lampada e l'insegnamento una luce e un sentiero di vita l'istruzione che ti ammonisce:24ti proteggeranno dalla donna altrui, dalle parole seducenti della donna sconosciuta.25Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza, non lasciarti adescare dai suoi sguardi,26poiché, se la prostituta cerca il pane, la donna sposata ambisce una vita preziosa.27Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi i vestiti,28o camminare sulle braci senza scottarsi i piedi?29Così chi si accosta alla donna altrui: chi la tocca non resterà impunito.30Non si disapprova un ladro, se ruba per soddisfare l'appetito quando ha fame;31eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte e consegnare tutti i beni della sua casa.32Chi commette adulterio è un insensato, agendo in tal modo rovina se stesso.33Incontrerà percosse e disonore, la sua vergogna non sarà cancellata,34poiché la gelosia accende l'ira del marito, che non avrà pietà nel giorno della vendetta.35Egli non accetterà compenso alcuno, rifiuterà ogni dono, anche se grande. _________________Note
6,1-5 Farsi garante di un altro è atto molto impegnativo, che il maestro sconsiglia con fermezza. Al garante, infatti, spettava l’onere di pagare per il debitore insolvente (vedi 20,16). Se hai dato la tua mano: la stretta di mano ratificava l’impegno di chi si faceva garante.
6,16-19 Nel proverbio numerico la progressione, oltre allo schema dei numeri sei/sette, è resa anche con i numeri tre/quattro (vedi Am 1,3-15; 2,1-7).
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Pr 6,1-35. Il materiale raccolto in questo capitolo si presenta disomogeneo: a una prima parte che riunisce quattro brevi istruzioni, senza un apparente collegamento tra loro (vv. 1-19), succede una istruzione più ampia, che riprende il tema delle relazioni tra il discepolo e le donne, ammonendolo contro gli adescamenti dell'adultera (vv. 20-35).
vv. 1-5. Farsi garante di un altro – un costume o una prassi di cui non conosciamo la regolamentazione nell'Israele antico – è visto dal maestro come un atto decisamente negativo: esso è un legame (v. 2: forse un giuramento) che va eliminato, perché mina la libertà della persona (si veda un'accentuazione diversa in Sir 29,14-20). L'accenno al sonno e il paragone con il mondo animale possono forse spiegare l'accostamento di questa istruzione con quella successiva.
vv. 6-11. Il tema della pigrizia è ripreso sovente nel libro (cfr. Prv 10,4-5.26; 12,24.27; 13,4; 15,19; ecc.).
vv. 12-15. Il depravato è descritto anzitutto esteriormente (v. 12-13): un atteggiamento ambiguo e sfuggente, riflesso di un'interiorità malvagia (v. 14) che attira su di sé la propria rovina (v. 15).
vv. 16-19. Si incontra qui per la prima volta il “proverbio numerico”, cioè a gradazione (del tipo n + 1), un genere attestato già a Ugarit e ben rappresentato nell'AT (cfr. Am 1-2; Qo 11,2; Sir 25-26 e Prv 30). In senso generale, il detto numerico rappresenta una cornice formale che consente di raggruppare temi diversi in modo che costituiscano un insieme coordinato. Non è sempre chiaro – e ciò vale anche nel nostro caso – quale significato si debba attribuire ai singoli membri della numerazione, cioè se vadano considerati singolarmente o come unità, anche se sovente vi è una progressione tra i membri; ma questo non è il caso dei vv. 16-19.
vv. 20-35. L'istruzione si divide nel modo seguente: vv. 20-24: introduzione costituita da invito all'ascolto (vv. 20-21) e motivazione (vv. 22-24); vv. 25-35: ammonizioni a non legarsi alla donna di un altro, introdotte da una proibizione seguita dalla motivazione (vv. 25-26); la motivazione è ulteriormente sviluppata con due domande retoriche (vv. 27-28), seguite dalla punizione riservata all'adultero (v. 29); segue un'altra motivazione (vv. 30-31) e un'ulteriore esplicitazione della punizione stessa (v. 32-35). Il pericolo da cui il discepolo è ora messo in guardia è la donna altrui, cioè la donna infedele al marito, qui accostata alla «straniera». Ancora una volta un comportamento antisociale che mette a repentaglio la vita stessa del colpevole. Essenziali all'argomentazione retorica sono i paragoni, che il maestro applica successivamente. L'adultera è assai più pericolosa della prostituta: non si accontenta di una ricompensa, ma vuole la vita stessa. Se la relazione con la prostituta è fondata su una transazione di tipo economico, quella con l'adultera scatena il fuoco della passione: non più l'acqua fresca del proprio pozzo (cfr. Prv 5,15-20), ma l'irrefrenabile gioco dei sensi (vv. 27-28), che scatena un'altra passione infuocata, quella del marito che esige vendetta (vv. 34-35). Neppure colui che ruba per necessità trova l'approvazione, al punto che deve scontare la pena, quanto più colui che si lascia scioccamente guidare dai suoi istinti; ma se il ladro può riscattare la sua colpa con la restituzione, all'adultero non resta scampo alcuno: infamia (v. 33) e morte (v. 32) attira su di sé.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[caffeine]l'ombra che misura l'albero oppure sciare] sulla plastica i comuni fissano la fusione la strada da intervall] segnaletica con foro passante chiedono] l'autografo a Galileo a Giovanna] d'Arco fanno] i frutti di gesso li osservano dice action
Traffico di specie selvatiche: la Wildlife Justice Commission rende noti i risultati del 2024
La Wildlife Justice Commission (WJC) è una fondazione internazionale senza scopo di lucro, con sede all'Aia, nei Paesi Bassi, fondata nel 2015. La sua missione è contrastare e contribuire allo smantellamento delle reti criminali transnazionali organizzate che trafficano in specie selvatiche protette, legname e prodotti ittici.
La Wildlife Justice Commission: – Conduce indagini sotto copertura e basate su intelligence, utilizzando metodologie di polizia per raccogliere prove verificabili di crimini contro la fauna selvatica; – Fornisce queste prove a governi e forze dell’ordine per favorire arresti e processi contro i trafficanti di alto livello; – Supporta le autorità con assistenza operativa e crea pressione diplomatica sui governi riluttanti ad agire, anche organizzando audizioni pubbliche; – Collabora con enti governativi, organizzazioni intergovernative e ONG per rafforzare la capacità di contrasto ai crimini ambientali e promuovere soluzioni sostenibili.
Il traffico di specie selvatiche è una delle industrie criminali più redditizie al mondo, con un giro d’affari stimato di circa 20 miliardi di dollari l’anno, subito dopo il traffico di droga, esseri umani e armi. La WJC si concentra sulle specie più vulnerabili, come tigri, rinoceronti ed elefanti, e sui criminali più prolifici, mirando a interrompere le reti criminali e la corruzione che le sostiene.
Nel suo Rapporto sulla attività svolta nel 2024 la Wildlife Justice Commission segnala come quello passato sia stato trasformativo per la WJC, con risultati significativi nella lotta contro il crimine ambientale e il traffico di fauna selvatica. L’organizzazione infatti ha:
- Smantellato 16 reti criminali transnazionali
- Supportato 84 arresti in Africa, Asia e Sud America
- Facilitato sequestri record, tra cui 12.214 kg di squame di pangolino (79% del totale globale)
Tra i Risultati Operativi Chiave vengono indicati: Nigeria: Sequestrati 11.673 kg di squame di pangolino e 25 kg di avorio. Arrestati 12 sospetti, tra cui broker e spedizionieri di alto livello. Mozambico: Condannati due noti trafficanti di corni di rinoceronte a 27 e 24 anni di carcere. Thailandia: Sequestrati oltre 1.200 animali esotici (tartarughe, lemuri) e rimpatriati in Madagascar. Sudafrica: Arrestato un trafficante vietnamita di grandi felini. America Latina: Sequestrata oltre una tonnellata di cetrioli di mare e pinne di squalo.
I progetti Speciali attivati sono stati: Project Galvanise: Rafforzata l’intelligence contro il traffico di fauna selvatica in 16 paesi. Creato l’Online Resource Center for Analysis (ORCA) per analisti di intelligence. Con riguardo alla Formazione: 16 programmi di formazione in Mozambico, Botswana, Filippine e Thailandia per rafforzare le capacità investigative locali.
La WJS ha: – Partecipato a conferenze ONU e G20. – Contributo a 5 politiche internazionali e alla nuova Convenzione del Consiglio d’Europa. – Promosso il riconoscimento del traffico di fauna selvatica come crimine organizzato grave.
Il report (in inglese) è scaricabile qui: wildlifejustice.org/wp-content…
CRIMINI CONTRO L’AMBIENTE: IL CRIMINE MINERARIO E L’ESTRAZIONE ILLEGALE DELL’ORO
In un periodo in cui si parla molto di “terre rare” e “minerali critici” appare di interesse il documento redatto nel maggio 2025 dal Research and Trend Analysis Branch dell’United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), ovvero l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine dal titolo Global Analysis on Crimes that Affect the Environment – Part 2b: Minerals Crime: Illegal Gold Mining.
Questo rapporto fa parte di una serie di analisi globali sui crimini che colpiscono l’ambiente. In particolare, la Parte 2b si concentra sul crimine minerario, con un focus sull’estrazione illegale dell’oro. Il documento è stato redatto in risposta alla crescente preoccupazione per:
- l’aumento della domanda di minerali critici per la transizione energetica,
- l’infiltrazione di gruppi criminali organizzati nelle catene di approvvigionamento minerario,
- i gravi impatti ambientali e sociali dell’estrazione illegale,
- e le lacune normative e di enforcement a livello globale.
Il documento si basa su:
- una revisione di oltre 160 fonti aperte,
- analisi di dati commerciali (UN Comtrade),
- casi giudiziari,
- e contributi di esperti internazionali.
Il rapporto analizza i crimini legati al settore minerario, con particolare attenzione all’estrazione illegale dell’oro. Questi crimini includono attività illecite lungo tutta la catena di approvvigionamento dei minerali: dall’esplorazione all’estrazione, raffinazione, commercio e produzione finale. L’obiettivo è comprendere le dinamiche criminali, i danni ambientali e sociali, e proporre risposte politiche efficaci.
In particolare:
- Domanda crescente e vulnerabilità
La transizione energetica globale aumenta la domanda di minerali critici (rame, litio, cobalto, ecc.).
Questa pressione crea opportunità per attività criminali, corruzione e instabilità nelle catene di approvvigionamento.
- L’oro come caso emblematico
L’oro è particolarmente vulnerabile a traffici illeciti per via del suo alto valore, facilità di trasporto e difficoltà di tracciabilità dopo la raffinazione.
Le raffinerie internazionali sono punti critici per l’intervento normativo.
- Attori coinvolti
Gruppi criminali organizzati (OCGs), aziende legittime coinvolte in pratiche illecite, commercianti, raffinerie e minatori artigianali.
Le OCGs usano l’oro per finanziare altre attività criminali e mantenere il controllo territoriale.
- Impatto ambientale e sociale
Uso di mercurio e sostanze tossiche, deforestazione, inquinamento di acqua e suolo.
Violazioni dei diritti umani: lavoro forzato, sfruttamento sessuale, lavoro minorile, violenza e sfollamenti.
- Corruzione e riciclaggio
Frodi documentali, concessioni ottenute illegalmente, uso di società di comodo per riciclare proventi illeciti.
Le lacune normative e la scarsa trasparenza facilitano l’infiltrazione criminale.
Dall’analisi emergono alcune Raccomandazioni Politiche:
- Transizione energetica giusta
Risposte mirate per ogni tipo di minerale e contesto geografico.
- Due diligence e trasparenza
Rafforzare i controlli nelle raffinerie e nei centri di commercio.
- Sistemi di tracciabilità, audit indipendenti e divulgazione pubblica dei dati.
Risposte adattate al contesto locale
- Distinguere tra attività illegali e informali.
Incentivare la formalizzazione dei minatori artigianali.
- Responsabilità aziendale
Le aziende devono garantire il rispetto dei diritti umani e ambientali lungo tutta la catena.
- Rafforzare l’applicazione della legge
Maggiore cooperazione internazionale, uso di tecnologie (droni, AI, blockchain), formazione e risorse per le forze dell’ordine.
- Migliorare la raccolta dati
Standardizzazione dei dati, criminalizzazione uniforme dei reati minerari, cooperazione tra Stati.
Il crimine minerario, in particolare l’estrazione illegale dell’oro, rappresenta una minaccia globale che richiede risposte coordinate e multisettoriali. È essenziale garantire catene di approvvigionamento trasparenti e responsabili per sostenere una transizione energetica equa e sostenibile.
Il documento (in inglese) è reperibile qui: unodc.org/documents/data-and-a…
#CRIMINIAMBIENTALI #CRIMINEMINERARIO #ESTRAZIONEILLEGALE #ORO
[filtri]sia esso un numero di pezzi le terapie o] il mosto l'antidoto dato la caccia come] non bastano l'industria i cottimi espulsi o ne fanno] farmaci caterpillar del leasing scorribande al] circo appena fuori nella [rimessa del] [della velocità con additivi calcolata] bloccasterzo in kit nel complesso [meno di] [sotto di] l'urticante delle buste salvavita i nasi finti di quella pira
"TI BACIO IL XULO COME UN MANIFESTO D'AMORE POST-APOCALITTICO"
(E. Hemingway, probabilmente ubriaco di rum e verità)
— “La poesia è quel luogo dove puoi dire 'ti amo' e 'vaffanculo' con lo stesso tono di voce. E a volte, molto spesso, sono la stessa cosa.”
(😏 Se la vita ti dà limoni, spremigli addosso e chiamalo performance art.)
tic spedisce in tutta italia e in tutto il mondo.
#tic spedisce in tutta italia e in tutto il mondo. a roma, è in piazza san cosimato 39, a trastevere.
differx.tumblr.com/post/788497…
#scritturadiricerca #scritturediricerca #chapbooks #cambiodiparadigma #prosa #prosainprosa #ticedizioni #edizionitic
piccole #statue testualidifferx.tumblr.com/post/788506…
#statuelinee #piedimosca #prosa #prosabreve #prosainprosa #scritturadiricerca #scritturediricerca
time passes...
Grazie per Dipingere il Mondo con i Tuoi Colori
“C’è chi cerca posti da favola, e chi invece la favola la crea.
Poi ci sei tu, che trasformi ogni attimo, ogni respiro, ogni piccolo passo in qualcosa di magico.
E anche se non serve dirlo (perché lo sento, lo vivo, lo porto scolpito nell’anima),
anche se potrei darlo per scontato (ma nulla con te lo è mai),
voglio dirtelo comunque, a voce alta, con tutto il cuore:
GRAZIE.
Grazie perché persino i momenti più grigi, sotto la pioggia,
con te diventano luce, serenità e un arcobaleno di emozioni.
Sei la persona che rende speciale l’ordinario,
e io… beh, io sono qui a dirtelo mentre ti bacio il culo con stile.
Perché meriti ogni parola, ogni complimento, ogni smancería.
E anche di più.”
PROVERBI - Capitolo 5
Ammonimenti contro l’adulterio1Figlio mio, fa' attenzione alla mia sapienza e porgi l'orecchio alla mia intelligenza,2perché tu possa conservare le mie riflessioni e le tue labbra custodiscano la scienza.3Veramente le labbra di una straniera stillano miele, e più viscida dell'olio è la sua bocca;4ma alla fine ella è amara come assenzio, pungente come spada a doppio taglio.5I suoi piedi scendono verso la morte, i suoi passi conducono al regno dei morti,6perché ella non bada alla via della vita, i suoi sentieri si smarriscono e non se ne rende conto.7Ora, figli, ascoltatemi e non allontanatevi dalle parole della mia bocca.8Tieni lontano da lei il tuo cammino e non avvicinarti alla porta della sua casa,9per non mettere in balìa di altri il tuo onore e i tuoi anni alla mercé di un uomo crudele,10perché non si sazino dei tuoi beni gli estranei, e le tue fatiche non finiscano in casa di uno sconosciuto11e tu non debba gemere alla fine, quando deperiranno il tuo corpo e la tua carne,12e tu debba dire: “Perché mai ho odiato l'istruzione e il mio cuore ha disprezzato la correzione?13Non ho ascoltato la voce dei miei maestri, non ho prestato orecchio a chi m'istruiva.14Per poco non mi sono trovato nel colmo dei mali in mezzo alla folla e all'assemblea”.
Trova gioia nella donna della tua giovinezza15Bevi l'acqua della tua cisterna e quella che zampilla dal tuo pozzo,16perché non si effondano al di fuori le tue sorgenti e nelle piazze i tuoi ruscelli,17ed essi siano per te solo e non per degli estranei che sono con te.18Sia benedetta la tua sorgente, e tu trova gioia nella donna della tua giovinezza:19cerva amabile, gazzella graziosa, i suoi seni ti inebrino sempre, sii sempre invaghito del suo amore!20Perché, figlio mio, perderti per la straniera e stringerti al petto di una sconosciuta?21Poiché sono davanti agli occhi del Signore le vie dell'uomo, egli bada a tutti i suoi sentieri.22L'empio è preda delle sue iniquità, è tenuto stretto dalle funi del suo peccato.23Egli morirà per mancanza d'istruzione, si perderà per la sua grande stoltezza.
_________________Note
5,4 La pianta dell’assenzio era simbolo dell’amarezza. Nella Bibbia è spesso immagine di infelicità, maledizione, dolore.
5,15 Bevi l’acqua della tua cisterna: nelle cisterne veniva raccolta l’acqua piovana; cisterna e pozzo, qui sono immagine della moglie legittima.
5,19 cerva e gazzella: animali ammirati per la loro agilità e per la grazia delle loro forme (vedi 6,5; Gen 49,21; Ct 2,9.17; 8,14).
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Approfondimenti
Pr 5,1-23. Il capitolo forma nel suo insieme un'unica istruzione, che si struttura come segue: vv. 1-2: invito all'ascolto con motivazione; vv. 3-6: si presenta l'argomento dell'istruzione: la straniera; vv. 7-14.15-23: due sezioni che riprendono l'argomento dapprima in forma negativa (evitare la straniera) e poi in forma positiva (l'antidoto alle malie della straniera è la fedeltà alla donna della giovinezza).
vv. 3-6. La presentazione della «straniera» è giocata su due successivi contrasti: dolce/amaro (vv. 3-4), morte/vita (vv. 5-6). Il suo parlare seducente (v. 3) introduce in un cammino (ancora la metafora della strada) dall'esito funesto (v. 5).
vv. 7-14. Si può osservare in atto, soprattutto nei vv. 7-11, lo schema della retribuzione già incontrato nel c. 1 (cfr. commento a 1,8-19): il giovane che ha voluto seguire il cammino proposto dalla «straniera» (sia che si tratti di piaceri o addirittura di culti idolatri), vedrà i suoi beni e il suo vigore in mano agli «stranieri». La sequela della straniera non porta a una nuova acquisizione, ma a una spoliazione.
vv. 15-20. L'unico passo in Pr in cui si tratta positivamente ed esplicitamente dell'amore per la propria moglie. S'inizia con una metafora (vv. 15-18a: per il paragone tra la donna e la fonte/pozzo, cfr. Ct 4,12.15) per poi illustrarne il significato (vv. 18b-20). Il v. 20 e le ammonizioni precedenti contro la «straniera» mostrano che questo quadretto, che loda la fedeltà alla propria sposa (esprimendo forse anche l'ideale del matrimonio monogamico, cfr. Ml 2,14-16), non è soltanto un'esaltazione delle gioie della relazione sponsale, ma un vero e proprio antidoto alle seduzioni della «straniera» (come Pr 31,10-31), dato che, alla luce del vocabolario sponsale applicato alla sapienza in Pr 4,6-9, la «donna della giovinezza» può benissimo evocare gli insegnamenti che il giovane ha appreso in gioventù dalla bocca dei maestri, i quali potranno guidarlo e proteggerlo per tutta la vita.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
"DIALOGO DA BAR DELLA SERA IN CUI TUTTO È VERO E NIENTE È SANTIFICATO"
“Ti sparo in faccia parole
come se fossi il mio bersaglio da secoli.
Succede sempre così
quando due si fottono l'anima.”
(Ernest Hardcoreway)
— E poi dicono che i miracoli non esistono!
Van Morrison - Born To Sing: No Plan B (2012)
A quattro anni da Keep it Simple ultimo suo disco in studio, esce Born To Sing: No Plan B, album registrato interamente in presa diretta nel castello di Culloden in Irlanda e precisamente a Belfast sua città natale. Per questo lavoro, Morrison ha scelto e non a caso, l'etichetta jazz Blue Note. Il “suono” infatti, è prevalentemente influenzato di jazz, oltre che di soul e blues “toni” a lui sempre cari. Nel sottotitolo dell'album Born To Sing: No piano B, è indicato il potere che la musica ancora possiede per questa leggenda vivente chiamato “The Man”. Nessun Piano B infatti, è la prova concreta che non esistono secondi piani, l'assoluta convinzione per questo quasi settantenne musicista con cinquanta anni di carriera alle spalle e trentacinque dischi pubblicati, che, la musica con l'“M” maiuscola ha ancora un valore assoluto, supremo, e che, se esistono mode e modi che in qualche modo vogliono distogliere la sua vera essenza, la musica quella “vera” esiste ancora, senza se e senza ma... artesuono.blogspot.com/2014/11…
Ascolta: album.link/i/1060514381
Fonemi
nella bocca della notte -la luna sopra il petto- il letto è un mare dove sillabe perdono sangue
“e il naufragar” non è che di parole- carne slabbrati fonemi
a far piovere nelle tasche del cuore
. Giordano Genghini Apprezzamento (con modifiche in corso dal 21.06) n. 16 (in ordine cronologico) del giorno 24 06. 2025. – Ho apprezzato moltissimo, Felice, questa tua lirica, nella quale, secondo me, sminuisci la funzione delle parole, anche poetiche – composte da “slabbrati [dunque, credo, non usciti da labbra di persone viventi] fonemi”, anche se fossero sublimi parole come quelle che compongono l'inizio dell'ultimo verso de “L'infinito” di Leopardi (“e il naufragar”, che definisci solo come un naufragio di parole scritte); in altri termini, tu qui esprimi – come ribadisci anche nella sublime metafora degli ultimi versi – l'inferiorità e l'impotenza della poesia, se paragonata alla vita, soprattutto nei momenti di grande dolore. Si concordi o meno con la tua tesi qui espressa – tesi che spero di non aver frainteso – questa tua lirica è, a mio avviso, di impareggiabile bellezza. (A quanto ho precedentemente scritto, si aggiunge il mio ordinario grande apprezzamento per il consueto livello di sublime bellezza – che si esprime nel tuo tipico stile – e di validità complessiva che, a mio parere, caratterizzano i tuoi testi poetici finora da te condivisi – e di ciò ti ringrazio – nel gruppo). Ciò premesso, ringrazio tutti gli iscritti che hanno espresso o esprimeranno il loro “Mi piace” a questo post e, più ancora, coloro che lo hanno in qualsiasi modo commentato favorevolmente, o che sono intervenuti su di esso nei commenti (o che lo faranno). Grazie soprattutto a te che hai donato il tuo post all’ammirazione di chi apprezza i post condivisi nel gruppo, e, dunque, anche alla mia ammirazione.
PROVERBI - Capitolo 4
La sapienza si trasmette di padre in figlio1Ascoltate, o figli, l'istruzione di un padre e fate attenzione a sviluppare l'intelligenza,2poiché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento.3Anch'io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre.4Egli mi istruiva e mi diceva: “Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai.5Acquista la sapienza, acquista l'intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai.6Non abbandonarla ed essa ti custodirà, amala e veglierà su di te.7Principio della sapienza: acquista la sapienza; a costo di tutto ciò che possiedi, acquista l'intelligenza.8Stimala ed essa ti esalterà, sarà la tua gloria, se l'abbraccerai.9Una corona graziosa porrà sul tuo capo, un diadema splendido ti elargirà”.
La via dei giusti e la via degli empi10Ascolta, figlio mio, e accogli le mie parole e si moltiplicheranno gli anni della tua vita.11Ti indico la via della sapienza, ti guido per i sentieri della rettitudine.12Quando camminerai non saranno intralciati i tuoi passi, e se correrai, non inciamperai.13Attieniti alla disciplina, non lasciarla, custodiscila, perché essa è la tua vita.14Non entrare nella strada degli empi e non procedere per la via dei malvagi.15Evita quella strada, non passarvi, sta' lontano e passa oltre.16Essi non dormono, se non fanno del male, non si lasciano prendere dal sonno; se non fanno cadere qualcuno;17mangiano il pane dell'empietà e bevono il vino della violenza.18La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio.19La via degli empi è come l'oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere.
Custodire il proprio cuore20Figlio mio, fa' attenzione alle mie parole, porgi l'orecchio ai miei detti;21non perderli di vista, custodiscili dentro il tuo cuore,22perché essi sono vita per chi li trova e guarigione per tutto il suo corpo.23Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita.24Tieni lontano da te la bocca bugiarda e allontana da te le labbra perverse.25I tuoi occhi guardino sempre in avanti e le tue pupille mirino diritto davanti a te.26Bada alla strada dove metti il piede e tutte le tue vie siano sicure.27Non deviare né a destra né a sinistra, tieni lontano dal male il tuo piede.
_________________Note
4,17 il pane… il vino: nel linguaggio sapienziale cibi e bevande sono immagini usate spesso per indicare l’insegnamento della sapienza.
4,23 il tuo cuore: nella Bibbia il cuore è considerato la sede dell’intelligenza e della volontà, delle scelte e delle decisioni.
4,26-27 dove metti il piede: metafora per indicare il momento in cui uno decide di compiere qualche azione. Non deviare né a destra né a sinistra: immagine che designa la rettitudine dell’uomo nel suo agire.
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Approfondimenti
Pr 4,1-27. Le divisioni sono evidenziate dai tre inviti all'ascolto rivolti dal maestro al discepolo (vv. 1.10.20), cui corrisponde anche una distinzione tematica tra le singole parti. All'inizio, il maestro di sapienza si colloca nella scia della tradizione: anch'egli ha ricevuto un insegnamento e perciò rappresenta uno degli anelli di una catena di tradenti (vv. 1-9). Riprendendo il motivo della strada, si presentano antiteticamente i due cammini (quello della sapienza e quello dei malvagi), illustrandone le differenti caratteristiche e l'esito opposto (vv. 10-19). Infine (vv. 20-27) il maestro invita il discepolo a concentrarsi sulla propria interiorità (v. 23), perché se essa è ben formata i suoi discorsi e il suo occhio, cioè la relazione con l'esterno, saranno determinati da prudenza e assennatezza (vv. 24-25).
vv. 6-9. Si può notare il vocabolario sponsale: «acquistare», «amare», «abbracciare» e pure «abbandonare». Lo stesso si può dire per la corona (v. 9) che era probabilmente un ornamento degli sposi durante il matrimonio (cfr. Ct 3,11; Is 61,10). Il simbolismo sponsale applicato alla sapienza sarà sviluppato soprattutto nei libri del Siracide e della Sapienza.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[caffeine]al netto degli avvisi -i container quattro giorni la delegazione] interpiano cartiglio esposto terra cielo [la nazione dove ospitano con carrucole arrotondano] confini fa cliché s'incrina] lo stereo del prevosto il delta della fumarola uno spettacolo [avviso tagli limo mota palta vertice con pannello mobile] [saltano] merli d'antan danno l'input intere feste] a pertiche “pesanti come un colpo
Contratto d’affitto con le ombre
La poesia era l’ascensore rotto
che mi portava sul tetto
quando il mondo mi spegneva le luci.
Un attico di parole sgangherate,
dove i fantasmi ballavano
e i silenzi avevano denti.
Ho firmato il contratto con l’inchiostro,
ma l’affitto lo pagavo
a strofe.
Fatica
Alla fine della giornata, accendete una candela nel vostro studio.
Tornate dopo un pò a spegnerla. Ciò purifica il cuore.