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China Claims Commercial Nuclear Fusion by 2050 as Germany Goes Stellarator


Things are heating up in the world of nuclear fusion research, with most fundamental issues resolved and an increasing rate of announcements being made regarding commercial fusion power. China’s CNNC is one of the most recent voices here, with their statement that they expect to have commercial nuclear fusion plants online by 2050. Although scarce on details, China is one of the leading nations when it comes to nuclear fusion research, with multiple large tokamaks, including the HL-2M and the upcoming CFETR which we covered a few years ago.
Stellaris stellarator. (Credit: Proxima Fusion)
In addition to China’s fusion-related news, a German startup called Proxima Fusion announced their Stellaris commercial fusion plant design concept, with a targeted grid connection by the 2030s. Of note is that this involves a stellarator design, which has the major advantage of inherent plasma stability, dodging the confinement mode and Greenwald density issues that plague tokamaks. The Stellaris design is an evolution of the famous Wendelstein 7-X research stellarator at the Max Planck Institute.

While Wendelstein 7-X was not designed to produce power, it features everything from the complex coiled design and cooled divertors plus demonstrated long-term operation that a commercial reactor would need. This makes it quite likely that the coming decades we’ll be seeing the end spurt for commercial fusion power, with conceivably stellarators being the unlikely winner long before tokamaks cross the finish line.


hackaday.com/2025/03/05/china-…



Migranti, Piantedosi: “In Italia 5 nuovi Cpr e 3 centri come quelli albanesi”


@Politica interna, europea e internazionale
Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi annuncia l’apertura in Italia di cinque nuovi Cpr, centri di permanenza per i rimpatri dei migranti privi dei requisiti per poter stare nel nostro Paese. “Abbiamo individuato ben cinque nuovi siti dove realizzare Cpr e per due di



James Lee Burke – Clete
freezonemagazine.com/rubriche/…
Questa storia della Lousiana è accaduta alla fine degli anni Novanta, prima di Katrina e prima delle Torri, quando io e il mio amico Dave Robicheaux ci dividevamo tra New Orleans e New Iberia, in pieno Golfo, nel cuore del Dixie, dove il giorno di Natale ci sono venti gradi e più. La Louisiana meridionale […]
L'articolo James Lee Burke – Clete proviene da FREE ZONE MAGAZINE.
Questa storia della Lousiana è


Alla Scoperta dei Deface: tra Hacktivismo Cibernetico, Psy-Ops e Cyber Warfare


Negli ultimi anni, il fenomeno del defacement di siti web ha subito un’evoluzione significativa. Se un tempo rappresentava principalmente una forma di protesta digitale da parte di gruppi hacktivisti, oggi si intreccia sempre più con la guerra psicologica, informatica e le operazioni di disinformazione.

Il defacement, o “deface”, consiste nella modifica non autorizzata di una pagina web, spesso per trasmettere messaggi politici, ideologici o propagandistici. Ma quali sono le dinamiche dietro questi attacchi?

E quali implicazioni hanno nell’attuale contesto geopolitico?

Il defacement: un’arma dell’hacktivismo


L’hacktivismo (in inglese hacktivims che nasce dall’unione di “hacking” ed “Attivism”), ha utilizzato il defacement come strumento di protesta sin dagli anni ’90. Gruppi come Anonymous e LulzSec hanno spesso attaccato siti governativi e aziendali per denunciare corruzione, censura e violazioni dei diritti umani. Questo tipo di attacco ha il vantaggio di essere visibile e di avere un forte impatto mediatico senza necessariamente causare danni permanenti ai sistemi informatici.

Un esempio storico è il deface della NASA del 2013, quando gli hacktivisti modificarono le pagine ufficiali cdel sito dell’agenzia spaziale statunitense. Tuttavia, l’hacktivismo basato sui deface è spesso criticato per la sua inefficacia a lungo termine: sebbene possa attirare l’attenzione su determinate cause, raramente porta a cambiamenti concreti.
Deface del 2013 della NASA da parte del Master Italian Hackers Team che a seguito delle indagini venne scoperto di essere stato eseguito da un hacker italiano.
L’invasione russa dell’Ucraina ha visto un’escalation senza precedenti di attività di hacktivismo, con numerosi gruppi schieratisi a sostegno di una delle due fazioni. Da un lato, gruppi pro-Russia come Killnet e Noname057(16) hanno condotto attacchi DDoS su larga scala contro infrastrutture critiche e siti governativi occidentali, cercando di destabilizzare la rete informatica dei loro avversari. Dall’altro, attori filo-ucraini, tra cui alcuni affiliati ad Anonymous, hanno risposto con attacchi mirati a siti russi, spesso utilizzando il defacement per diffondere messaggi contro il Cremlino e minare la propaganda di Mosca.

In particolare, Anonymous Italia, un gruppo che in passato ha effettuato numerosi defacement contro siti russi diffondendo il loro supporto verso i valori occidentali e verso l’ucraina. Il defacement, in questo contesto, si è rivelato uno strumento di guerra psicologia, capace di manipolare la percezione pubblica e l’opinione internazionale. Sebbene

Dalla protesta alla cyber war: quando il deface diventa strategico


Se in passato i defacement erano prevalentemente azioni simboliche, oggi sempre più spesso si inseriscono in strategie di guerra cibernetica. Stati e gruppi di cyber mercenari (o milizia cyber) utilizzano il deface non solo per propaganda, ma anche per diffondere disinformazione e destabilizzare i nemici.

Un caso esemplare è quello dei gruppi filo-russi e filo-ucraini che, dal 2022, si sono impegnati in campagne di defacement contro siti governativi, banche e media. L’obiettivo non è solo mostrare superiorità tecnica, ma anche minare la fiducia nelle istituzioni colpite e diffondere narrazioni favorevoli alla propria parte.

Questa transizione dall’hacktivismo verso la psyops e cyber war mostra come il cyberspazio sia diventato un nuovo campo di battaglia, dove l’informazione è un’arma tanto potente quanto i malware più sofisticati.
#OpSaveGaza; l’operazione di Luglio del 2014 di Anonymous_Arabe in relazione alle tensioni sulla striscia di Gaza

Tecniche e strumenti utilizzati nei defacement


Il defacement può avvenire attraverso diverse tecniche, a seconda delle vulnerabilità sfruttate dagli attaccanti. Tra i metodi più comuni troviamo:

  • SQL Injection: permette di ottenere accesso ai database di un sito web e modificarne i contenuti.
  • Exploiting di CMS vulnerabili: molte piattaforme, come WordPress e Joomla, sono prese di mira se non aggiornate.
  • Credential stuffing: utilizzando credenziali rubate, gli hacker possono accedere ai sistemi di gestione del sito.
  • Remote Code Execution: sfruttamento di bug di sicurezza e CVE note/0day per effettuare un accesso malevolo al sistema ed effettuare modifiche strutturali delle pagine

Per contrastare questi attacchi, le organizzazioni devono implementare buone pratiche di sicurezza, come aggiornamenti costanti, protezioni WAF (Web Application Firewall) e monitoraggio attivo delle minacce.

Il futuro dei deface: tra nuove minacce e misure di difesa


In un contesto di guerra ibrida, dove le operazioni cibernetiche si combinano con azioni di guerra tradizionale, il deface potrebbe diventare sempre più uno strumento di guerra psicologica (psyops). Un esempio è la possibilità di alterare siti di news per diffondere fake news credibili e manipolare l’opinione pubblica.

Le operazioni di guerra psicologica nel cyberspazio non si limitano al defacing, ma includono una gamma di tattiche come la manipolazione dei social media, la diffusione di propaganda attraverso botnet e la creazione di deepfake per screditare figure pubbliche o influenzare eventi geopolitici.

L’hacktivismo, spesso considerato un fenomeno separato dalla cyber war, può invece sovrapporsi alle psyops quando gruppi come Anonymous o altri collettivi che sfruttano gli attacchi DDoS, leak di documenti e sabotaggi digitali per influenzare la percezione pubblica e la narrativa politica. In scenari di conflitto, stati-nazione potrebbero anche sfruttare gruppi hacktivisti come proxy per condurre operazioni di disinformazione senza esporsi direttamente.

Un esempio storico è l’uso delle cyber psyops nel conflitto Russia-Ucraina, dove attori statali e non statali hanno alterato siti web, diffuso false notizie e sfruttato social media per destabilizzare il nemico. Questo dimostra come la guerra dell’informazione e le operazioni di influenza possano avere un impatto strategico, influenzando non solo l’opinione pubblica, ma anche le decisioni militari e politiche.

Deface utilizzato anche dalle forze dell’ordine


Le forze dell’ordine hanno iniziato a utilizzare il defacing come una strategia per dimostrare la compromissione delle infrastrutture informatiche di gruppi criminali, mostrando così la loro capacità di infiltrarsi nelle reti di attori malevoli. Un esempio significativo di questo approccio è l’operazione Cronos, un’azione internazionale contro il gruppo ransomware LockBit. Durante questa operazione, le autorità hanno preso il controllo dei sistemi utilizzati da LockBit per pubblicare i dati delle aziende violate e hanno effettuato il deface di alcuni dei loro siti web. Inoltre hanno utilizzato la tecnica del countdown (tipico delle cybergang ransomware) per mostrare informazioni inedite relativamente a LockBit e ai suoi affiliati.
Data Leak Site di Lockbit “deturpato” dalle forze dell’ordine nell’operazione cronos. (fonte RedHotCyber)
Un altro esempio notevole è stato l’intervento delle forze dell’ordine contro il noto marketplace del dark web Genesis Market, un sito utilizzato per la vendita di credenziali rubate e dati personali. Dopo aver smantellato il mercato, le autorità hanno sostituito il sito web con una pagina che notificava l’arresto e la rimozione della piattaforma.

Questa operazione non solo ha interrotto l’attività illegale nel clear web, ma ha anche servito a mostrare in modo visibile l’efficacia delle indagini e delle operazioni cyber nel disarticolare le reti criminali. Il defacing, in questo caso, è stato uno strumento di dimostrazione pubblica del successo delle forze dell’ordine nella lotta contro il crimine informatico.
Deface di Genesis Market alla quale chiusura ha partecipato anche la nostra Polizia Postale (Fonte RedHotCyber)
L’uso di tali tattiche da parte delle forze dell’ordine evidenzia il crescente impiego di operazioni di hacking legittimo per contrastare e smantellare le infrastrutture criminali, un approccio che potrebbe diventare sempre più comune nelle operazioni contro il crimine cibernetico.

Conclusione


Il defacement, nato come una semplice forma di protesta digitale, si è trasformato in uno strumento sofisticato per condurre psyops e guerra cibernetica e manipolazione delle informazioni. Mentre gli hacktivisti veri continuano a utilizzarlo per denunciare ingiustizie, gli attori statali – sotto doppia maschera – ingaggiano gruppi di cyber criminali mercenari integrando tali operazioni in strategie di cyber war.

Comprendere le dinamiche dietro questi attacchi è essenziale per difendersi e per anticipare le mosse di chi sfrutta il cyberspazio per fini politici e strategici.

La battaglia per la sicurezza digitale è appena iniziata, e il ruolo del defacement e del DDoS sta cambiando, e questo scenario continuerà a evolversi.

L'articolo Alla Scoperta dei Deface: tra Hacktivismo Cibernetico, Psy-Ops e Cyber Warfare proviene da il blog della sicurezza informatica.



Stipendi non pagati: giornalisti Dire in sciopero. Il comunicato


L’Assemblea dei lavoratori e il Comitato di redazione dell’Agenzia Dire esprimono grande preoccupazione per il forte ritardo che si sta registrando in questi giorni nel pagamento degli stipendi e pertanto proclamano lo sciopero per la giornata di domani, mercoledì 5 marzo, usufruendo di una delle 3 giornate di mobilitazione affidate dall’assemblea dei redattori al Cdr.

Giornalisti e grafici, già alle prese da tempo con un sistema che ogni mese prevede la corresponsione delle buste paga in due tranche (acconto e saldo), sono ancora oggi, a 40 giorni dall’ultimo saldo, in attesa del pagamento delle competenze relative a gennaio 2025.

La redazione e tutte le lavoratrici e i lavoratori della Dire, pur consapevoli dello sforzo dell’azienda nel superare una pesante crisi ereditata dalla precedente gestione, chiedono all’editore e all’amministrazione di risolvere quanto prima il vulnus che si è venuto a creare, ribadendo che non possono essere sempre giornalisti e grafici a pagare il prezzo della situazione di crisi aziendale.
Si ricorda, inoltre, che a tutt’oggi manca una soluzione che sani le condizioni degli “ex sospesi”, ai quali ancora non è stato corrisposto gran parte dello stipendio di gennaio 2024. Un disagio che si somma ai pesanti licenziamenti subiti tra i giornalisti a partire da dicembre 2023.


dicorinto.it/associazionismo/s…



difficile dire se sia possibile farlo o se davvero voglia farlo, ma comunque il fatto che noi siamo qua a chiedercelo non è un bel segno. fino a 1 mese fa sarebbe stato impensabile e sicuramente una fake news senza pensarci. che poi è quello che succede a eleggere pazzi da manicomio del tipo "il mondo è mio"... con tanto di deliri di onnipotenza.


CyberSEC2025, Giovanni Melillo: ‘La sovranità nazionale lasci spazio alla sovranità solidale’


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
“Il cyberspace, nella sua essenza dual use, è bacino di utenza per le organizzazioni mafiose e terroristiche. Oltre le tradizionali categorie della competenza e della giurisdizione. Come tale, dunque, i crimini nei confronti delle



CyberSec2025: Gabrielli (Polizia Postale): “Abbiamo puntato su investigatori con grandi capacità tecniche”


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
In queste ultime settimane le istituzioni nazionali italiane sono state oggetto di numerosi cyberattacchi. Di questo argomento e dell’insieme degli attacchi informatici che hanno interessato i settori più



Ho un passato miserando da giornalista di provincia. La mia carriera si chiuse un giorno di una ventina di anni fa, quando il direttore del quindicinale per cui scrivevo mi comunica che c’è da coprire la notizia di Bruno Pizzul a Ragusa.
Pizzul in quell’anno è da poco in pensione o, comunque, ha smesso di commentare la Nazionale. Il suo processo di monumentalizzazione è all’apice sostenuto dai rimpianti per le sue telecronache pastose, condotte come sorseggiando uno di quei vini di cui era intenditore, il culto di noi giovani per alcune espressioni che sono nel nostro gergo amicale ("è tutto molto bello” “giocano bene questi”), la simpatia umana per quegli anni di carriera che hanno accompagnato le più cocenti delusione dell’Italia calcistica, più volte a un passo da una vittoria mai condotta in porto.
In quell’anno Pizzul è a Ragusa come testimonial di un’iniziativa per la salute nello sport e ci aspetta per un’intervista al palazzetto. Mi accompagnano il direttore e mio fratello, che era una specie di capo redattore del giornale. La decisione, su cui sospetto qualche malizia, è che sia io a realizzare l’intervista. Fino a quel momento avevo maneggiato al massimo consiglieri comunali, centravanti di Promozione e l’opinione della gente della strada (allora si usava). Sono chiaramente nel panico.
Stranamente non penso alle domande da porre, ma coltivo il desiderio di essere all’altezza dei suoi aggettivi vaporosi, del ritmo seducente che riusciva a dare alle telecronache, delle sue espressioni rotonde da sommelier del giornalismo. Chissà se riuscirò a dirgli che l’ho sentito come un amico.
Al palazzetto dello sport un enorme striscione si srotola per metà tribuna con il motto: “LO SPORT E’ SALUTE, LA SALUTE E’ SPORT” o qualcosa di ugualmente dimenticabile. Chi non andrà mai via dalla mia memoria è, invece, l’uomo alto e rilassato, solidamente ancorato alla sua personalità. È impegnato in un’amabile conversazione con un organizzatore della manifestazione e in una dialettica tra labbra e dita con una sigaretta che solleva voluttuose spire impegnate in scartavetrate di precisione sulle ben note corde vocali. È un uomo al timone di sé stesso. È Bruno Pizzul.
A quel punto io sono completamente groggy (avrà mai commentato il pugilato, Bruno Pizzul?) e con l’aggressività involontaria che si impossessa spesso dei timidi, quando hanno bisogno di darsi coraggio, dopo rapide presentazioni gli sparo: “Ma come dottor Pizzul, è il testimonial di una campagna sulla salute e sta fumando?”
Sugli altri non ho un opinione precisa, ma il dio del giornalismo non esiste perché non arrivò nessuna folgore a incenerirmi all'istante.
Successe invece una cosa che oggi corregge in commozione il dispiacere per la sua morte. Tradendo un po’ di imbarazzo Bruno Pizzul, invece di mandarmi a quel paese, mi rispose che avevo ragione, confessò quella sua debolezza, quasi si scusò. Nel frattempo io mi ero rimpicciolito alle dimensioni di una Marlboro e di passare alla seconda domanda non se ne parlava. Mi ero bloccato per sempre sull’idea che avevo rimproverato Bruno Pizzul e fui incapace di formulare qualsiasi altro pensiero. Intervennero il direttore e mio fratello con le domande giuste: “Qual è stata la partita più bella che ha commentato, quella che avrebbe voluto commentare, il giocatore più simpatico, cosa ricorda di quando giocava al Catania etc..)
Ho quindi molti debiti d'affetto con Bruno Pizzul che mi consolò di un gol di Trezeguet all’ultimo minuto, che si prese la responsabilità di precipitare nello sconforto i tifosi di calcio nella sera dell’Heysel, che urlò: "Schillaci!" con milioni di connazionali in estati ormai lontane, per quanto magiche. E con garbo ed umiltà mi ha regalato anche un'ultima vanteria, perché è grazie a Bruno Pizzul che non sono diventato un giornalista.

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Estiqaatzi reshared this.




La gomma arabica di Coca-Cola e M&M’s è contrabbandata nel Sudan in guerra


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il Sudan è il principale produttore mondiale di gomma arabica e fornisce l'80% della produzione globale. La sostanza è fondamentale per stabilizzare e addensare ingredienti in una vasta gamma di prodotti, dai rossetti di L'Oréal agli alimenti per animali



Un libro importantissimo su un tema ancora sottovalutato.


Buongiorno a tutti!

Voglio suggerirvi un libro che a mio avviso è importantissimo, e lo dico anche da persona che lavora nell'informatica da trent'anni e usa computer da 44, da quando internet ancora non era diffuso.

Ci troviamo di fronte a quello che a mio avviso è un capolavoro per fare capire come il Cremlino manovri l'informazione - e soprattutto la cattiva informazione - con lo scopo di destabilizzare l'Europa.

Ora i più pruriginosi di voi mi diranno che anche gli Stati Uniti lo fanno, ma è proprio leggendo il testo che si comprende come il modo sia del tutto diverso: nel caso della Russia, l'obiettivo non è creare simpatia nei loro confronti (cosa difficile, del resto, per qualsiasi umano con 2 neuroni in fila), ma creare disordine.
Nel disordine, nel caos che non ti fa più capire cosa è vero e cosa è falso, è facilissimo cedere a sovranismi, secessioni, porcate varie.

E il loro scopo è già stato raggiunto.

A questo si sommano ovviamente gli attacchi informatici...ma è tutto nel libro.

Buona lettura e, se lo leggerete, fatemi sapere cosa ne pensate.

ledizioni.it/prodotto/brigate-…

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BRASILE. Il processo a Bolsonaro per il golpe cambia le carte in tavola


@Notizie dall'Italia e dal mondo
La possibile condanna dell'ex presidente, accusato dalla Procura Generale assieme ad altre 33 persone di aver cercato di avvelenare Lula, è un fatto nuovo nel Paese. Abbiamo intervistato il sociologo Carlos Eduardo Martins, professore all'Università di San



Mettersi nei panni degli altri, a volte, aiuta.


Mi chiedo cosa ci sia di difficile da capire.

Eppure, a quanto pare c'è ancora chi è convinto che la pace si ottenga con la resa.

Il che, almeno temporaneamente, sarebbe anche vero ma senza dimenticare che pace non è uguale a giustizia.

Forse questo articolo può fare comprendere un concetto tanto semplice quanto ignorato.


esquire.com/it/news/attualita/…



Barbera e champagne
freezonemagazine.com/rubriche/…
Il bar italiano è una terra di nessuno e di tutti, a metà tra il tempo libero e l’attività professionale: lo diceva sempre Umberto Eco. Forse non è l‘esatta frase ma non è possibile che non abbia detto nulla anche sui bar il tuttologo Eco. Comunque ogni pensiero di Eco è certamente una osservazione intelligente. […]
L'articolo Barbera e champagne proviene da FREE ZONE MAGAZINE.
Il bar italiano è una terra di


Attraverso una strada, attraverso un giardino, riempio la bottiglia d'acqua fresca, attraverso il ponte sul fiume, percorro un tratto di viale alberato e arrivo in studio. Tutte le mattine lo stesso percorso, tutte le mattine qualche dettaglio nuovo.


  • Nel futuro vedo che diventerai socievole e amerai la gente
  • Rimescola



Da un piccolo paese a una città metropolitana

@Politica interna, europea e internazionale

Lunedì 10 marzo 2025, ore 18:00 presso la Fondazione Luigi Einaudi, Roma Interverranno GABRIELE ALBERTINI, già sindaco di Milano DAVIDE FERRARI, amministratore pagina “Se sei Sindaco” MATTEO GROSSI, Coordinatore Consulta Enti Locali FLE ROBERTO MANTOVANI alias ROBERTO RED SOX, Tassista Modera Massimiliano Lenzi, La




IFTAS shutting down most of its services following a lack of funding. Fediverse tumblr-like platform Wafrn has a native Bluesky integration.


Fediverse Report #106

IFTAS is shutting down most of their services following a lack of funding, and Tumblr-like platform Wafrn now has its own apps, and a Bluesky integration to boot.

The News


The fediverse trust and safety organisation IFTAS has announced it is shutting down most of its services, following a lack of funding. Last month the organisation said that they would soon run out of funding, and that they’d do a final effort at getting structural funds for the organisation. This has not happened, and now IFTAS will shut down most of their services. The biggest project to be shut down is IFTAS’ Content Classification Service, a service which handled CSAM scanning and reporting for fediverse servers. When fediverse server admins encounter CSAM, most countries have mandatory reporting requirements that admins are obliged to follow. Another project that is shutting down is FediCheck, which provides shared deny lists that server could use to build their own deny lists for their servers.

IFTAS shutting down their services is a double blow to the fediverse. The obvious one is that functions like IFTAS’ Content Classification Service were aiming to provide a service that filled an crucial gap in the operations of many fediverse servers. Scanning for CSAM, and handling the legal requirements on reporting to the relevant agencies is a challenging task for server admins to execute, and many fediverse servers do not have good procedures in place to handle this delicate process. IFTAS’ CCS would have provided a way for smaller fediverse server to handle the legal obligations they have regarding handling CSAM.

The second blow to the fediverse is in that IFTAS fills an important role in building a collaborative structure for moderation across fediverse servers. The fediverse is a network of independent places (servers), and while they are interconnected on a technical level via a protocol, building connections between servers for collaborations is proving to be much harder. Over the years there have been many suggestions and ideas on how fediverse servers could work together, for example regarding on sharing information on which servers to block. These conversations currently take place mainly via admin backchannels or via the #fediblock hashtag, and a more structural interface could help streamline this process. For such a process to work trust is needed between fediverse server admins to participate with such infrastructure. IFTAS, as a grassroots fediverse organisation, is one of the best-placed organisations to have build trust and provide a nexus around which such infrastructure could be build. IFTAS got pretty far with their rollout of FediCheck, which was building such a place for collaboration between server admins. Now that IFTAS will not be the center around which shared moderation infrastructure can be build, will there be another organisation in the future to do so? Especially when IFTAS found out that getting funding for such a project is so difficult?


Fediverse platform Wafrn has announced they now have apps for Android and iOS available in testing. I have not talked about Wafrn much, but it is one of the more interesting fediverse platforms that is currently being worked on. Wafrn is a Tumblr-inspired platform that clearly does not take itself too seriously: the name stands for “We Allow Female Representing Nipples“. It is a reference to a decision by Tumblr to ban adult content, and they used the phrase “Female-presenting Nipples” in their community guidelines which became a target of ridicule. Wafrn has a variety of unique features, such as a place to ask and answer questions for the Wafrn community. The most standout feature of Wafrn however is a native integration of both ActivityPub and ATProto. A Wafrn account allows you to have a full connection with the fediverse, as well as with Bluesky. On the fediverse, your account is visible as @name@app.wafrn.net, while on Bluesky your account is visible as @name.at.wafrn.net. Because this is not a bridge, and instead a native integration, a Wafrn account can interact with any Bluesky and fediverse account, other accounts are not required to opt-in in order to connect. In a real way, this means that Bluesky is now indeed federated, it just took an app called “We Allow Female Representing Nipples” to get there.


Link aggregator platform PieFed has added support for feeds. Feeds on PieFed are similar to how multi-reddits work on Reddit: it allows you to create a custom feed that displays posts from multiple communities. Feeds can also be shared, allowing people to follow a feed that others have created. Feeds on PieFed are somewhat similar to their Topics feature. Topics are also a collection of multiple fediverse communities around a certain theme. The main difference between topics and feeds is that topics are created by the server owner, and set for the entire server. With feeds, anyone can create and share one, and you can also follow feeds from other PieFed servers.

The Links


  • Timeline app Tapestry has gotten an investment by Tumblr.
  • WeDistribute writes about Funkwhale and their decision to filter out far-right music.
  • Ghost‘s weekly update on their ActivityPub implementation
  • Xenon is a new fediverse client app for iOS
  • Fireside Fedi is a interview series on PeerTube, and this week they’re talking with one of the people behind ActivityPods.
  • This week’s fediverse software updates.

That’s all for this week, thanks for reading! You can subscribe to my newsletter to get all my weekly updates via email, which gets you some interesting extra analysis as a bonus, that is not posted here on the website. You can subscribe below:

#fediblock #fediverse

fediversereport.com/fediverse-…





la gente che pensa che la difesa nazionale ed europea si possa fare con le chiacchiere... che peraltro non vanno neppure bene per l'amato trump... o putin... per nessuno... ma abbiamo i nostri idoli che però non ascoltiamo neppure nei rari casi in cui dicono qualcosa di sensato. si spera di non dover mai usare le armi in guerra ma gente come trump o putin è chiaro che teme solo quelle... casomai fosse sfuggito l'ovvio.




Giuseppe Conte: “Il M5s non andrà in piazza il 15 marzo: no all’Ue del riarmo”


@Politica interna, europea e internazionale
“Il blu dell’Europa si tinge di verde militare, no alla follia di 800 miliardi in armi!”. Così l’ex premier e leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, risponde al piano annunciato oggi dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “per

in reply to Giovanni

@Giovanni senza entrare in nessun tipo di valutazione moralistica o politica, quella di Giuseppe Conte è una scelta intelligente, perché segna discontinuità rispetto a tutte le altre forze di opposizione che pescano dallo stesso elettorato. Quando sei al 5% dei sondaggi è fondamentale marcare le differenze
in reply to Elezioni e Politica 2025

comprensibile che per un partito piccolo passare dal 5 al 6 possa esser vitale. Però è il bastone tra le ruote del PD. finché ci sarà Conte, meloni dorme sonni tranquilli.


se putin pensa che lo scenario ucraino sia come quello afgano e pensa che i risultati della debacle USA siano l'immediato collasso ucraino (come se ucraini e afgani avessero lo stesso livello di coordinazione e consapevolezza) siamo fortunati perché è la dimostrazione che il capo sommo russo è un genio totale... e gli errori del nemico in guerra garantiscono spesso importanti vantaggi strategici. (basterebbe vedere le strategie suicide di hitler...)


#Trump e #Ucraina, l'Europa nel caos


altrenotizie.org/primo-piano/1…


Verso il Consiglio europeo, quanto costerà all’Ue difendersi senza gli Usa

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Premessa: gli Usa sono un alleato dell’Ue, specifica il portavoce della Commissione europea prima del consiglio europeo. Sostanza: serve mobilitare livelli significativi di risorse per assistere “i nostri amici ucraini”, ovvero lo schema seguito da ReArm Europe. Nel mezzo



Elly Schlein boccia il piano di riarmo di von der Leyen: “Non è la strada giusta per l’Ue”


@Politica interna, europea e internazionale
Elly Schlein boccia il piano di riarmo da 800 miliardi di euro annunciato oggi dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Non è la strada che serve all’Europa”, attacca la segretaria del Pd: “All’Unione europea – osserva – serve la difesa

in reply to Elezioni e Politica 2025

La difesa comune arriverà solo in un momento di crisi acuta, prima i paesi UE non credo riescano a mettersi d'accordo.




L'Information Commissioner's Office (ICO) del Regno Unito ha avviato un'indagine sulle piattaforme online TikTok, Reddit e Imgur per valutare le misure adottate per proteggere i bambini di età compresa tra 13 e 17 anni nel Paese.

L'organismo di controllo ha affermato che sta indagando sul modo in cui il servizio di condivisione video di proprietà di ByteDance utilizza i dati personali dei bambini in questa fascia di età per far emergere raccomandazioni e fornire contenuti suggeriti nei loro feed.

L'ICO ha dichiarato che sta esaminando se i servizi abbiano violato le leggi sulla protezione dei dati e che condividerà le prove scoperte, se presenti, con le aziende per ottenere le loro "rappresentanze" prima di giungere a una conclusione definitiva. John Edwards, Commissario per l'informazione del Regno Unito, ha affermato che:

"La responsabilità di garantire la sicurezza dei bambini online ricade fermamente sulle aziende che offrono questi servizi e il mio ufficio è fermo nel suo impegno a chieder loro conto"

thehackernews.com/2025/03/uk-i…


@Privacy Pride

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Il mammuth "partorisce" il topolino, ma stavolta è una cosa davvero figa: nel tentativo di far rivivere il mammut lanoso, la Colossal Biosciences ha creato un topo lanoso

Colossal Biosciences, nota per il suo obiettivo stravagante di resuscitare il mammut lanoso entro il 2028, afferma di aver fatto progressi costanti. La sua prova: topi geneticamente modificati per avere una pelliccia simile a quella del mammut.

Per progettare il topo lanoso, gli scienziati dell'azienda hanno trovato versioni di topi di geni di mammut e poi hanno utilizzato CRISPR per modificare gli embrioni di topi, ha detto a TechCrunch la dott. ssa Beth Shapiro, responsabile scientifico di Colossal. Quindi, quegli embrioni sono stati impiantati in madri topo surrogate.

L'azienda afferma che il colore, la consistenza e lo spessore della pelliccia dei topi lanosi ricordano i tratti del mammut.

techcrunch.com/2025/03/04/on-a…

@Scienza e tecnologia

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Qatargate, chiesta la revoca dell’immunità per le due eurodeputate del Pd Moretti e Gualmini


@Politica interna, europea e internazionale
La Procura federale del Belgio ha chiesto al Parlamento europeo la revoca dell’immunità parlamentare per due eurodeputate italiane del gruppo del Partito Socialista europeo nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto Qatargate. Secondo quanto



L’ultima proposta del ministro Lollobrigida: “Ridurre l’Iva sulle ostriche: non sono beni di lusso”


@Politica interna, europea e internazionale
“Abbassare l’Iva sulle ostriche”. L’ultima proposta del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, arrivata durante una degustazione di ostriche promossa al Senato dal compagno di partito di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni, mira a “mettere più




La mascolinità tossica che peggiora le patologie delle donne.


Amici e soprattutto amiche, qui il risultato di alcune riflessioni su come la mascolinità tossica possa complicare o aggravare la condizione delle donne che soffrono di artrite, fibromialgia, o qualsiasi altra patologia grave ed invisibile.


⚖️ Uomini e Donne: Stesse Patologie, Diverse Battaglie.


⚖️ Uomini e Donne: Stesse Patologie, Diverse Battaglie.

In questo episodio voglio condividere con te una riflessione profonda sulle malattie invisibili, in particolare quelle che affliggono me e che vengono vissute in maniera molto diversa dalle donne rispetto agli uomini.

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Se preferisci ascoltare anziché leggere, puoi trovare qui questa puntata del podcast, la numero 18:

Siamo abituati a pensare a uomini e donne sin da bambini: uomini/donne, maschi e femmine. Negli ultimi anni, però, si è iniziato a considerare che il confine non sia così netto e, per quanto mi riguarda, io lo trovo ragionevole. In questa puntata parlerò di uomini e di donne, ma ti chiedo di considerare in senso ampio e inclusivo i miei ragionamenti. Non voglio che nessuno dei miei ascoltatori si senta offeso o offesa se ha un'identità di genere diversa dalle uniche due che sto citando. La mia intenzione non è quella di offendere, ma di rendere fluido e scorrevole il discorso. Fatta questa premessa, possiamo andare avanti. Uomini e donne: in ogni occasione ci viene ricordato che siamo diversi, che ci sono cose da maschi e cose da femmine, che se sei una donna certe cose non puoi e non devi farle e viceversa. A noi maschi viene insegnato, tra le altre cose, che gli uomini, i veri uomini, non piangono mai. Essere uomini significa, innanzitutto, non mostrare le proprie debolezze e i propri limiti. Mostrarsi deboli, quindi, nell'immaginario collettivo, significherebbe essere meno uomini e anche questa cosa ci viene insegnato che non è per niente desiderabile. Quando un bambino piange, spesso gli viene detto: “Ormai sei un ometto”. A volte, quando il bambino dimostra sensibilità o lacrime, gli amichetti gli dicono che è una “femminuccia”. Anche in questo caso, essere femmine viene dipinta come una cosa brutta, persino una colpa, ed essere sensibili è una cosa da femmine e quindi brutta. Da notare che viene usato il diminutivo in senso dispregiativo: femminuccia, piccola femmina, mentre la parola maschietto non ha lo stesso peso. L'insegnamento implicito che ne ricava ogni bambino è che essere femmine è una cosa sbagliata, brutta, meno desiderabile; e le caratteristiche che si attribuiscono convenzionalmente alle bambine sono qualcosa da cui stare alla larga. Stessa cosa, ma ribaltata, per una bambina a cui viene detto che è un maschiaccio. Dal punto di vista di una certa cultura essere maschi, interessarsi a certe cose, è deprecabile: non va bene per una bambina che prima o poi sarà una donna. Sono cose su cui è molto interessante e doveroso riflettere, ma per il discorso che voglio affrontare oggi mi concentrerò sui piccoli uomini, sui bambini, per un momento. Da quando sentiamo quelle parole, la nostra vita di uomini è già segnata. Spesso cresciamo maschilisti senza neanche accorgercene. Nella lingua spagnola c'è una bellissima parola che riassume tutto questo, che è “machismo”. “Macho”, maschio, “machismo”. Breve e concisa. In italiano potremmo tradurla con maschilismo, ma ancora meglio, mascolinità tossica. La mascolinità tossica pervade ogni aspetto della nostra vita. È così tanto diffusa e presente in ogni momento delle nostre giornate che spesso non ce ne accorgiamo neanche; è un dato di fatto. La mascolinità tossica non è soltanto quella di chi uccide la moglie o violenta una donna, ma nasce già dalle parole, come nei casi che ti ho riportato poco fa. Quello che è dentro la mente, in qualche modo, emerge, viene fuori. Se nella nostra mente ci sono pensieri machisti, daranno vita a parole che in altre persone faranno nascere a loro volta simili pensieri, in una catena infinita. Anche io ho usato male le parole per tanti anni, troppi, e continuo a farlo a volte sbagliando. Non mi sto giustificando, ma quello che accade è che, come tanti altri uomini, ci sono così abituato che non ci penso e non va bene, non va affatto bene questa cosa. C'è voluta l'artrite e la fibromialgia per farmi riflettere. Anche tu hai avuto pensieri sessisti e te ne sei accorto o accorta dopo molti anni? Fammi sapere. Lascia un commento. Io, a un certo punto, mi sono reso conto di quanto fossero forti in me i condizionamenti che avevo ricevuto durante l'infanzia e l'adolescenza, anche dall'ambiente in cui mi sono evoluto. La mascolinità tossica è sempre stata presente, a volte silenziosa, ma presente, altre volte latente nella cultura in cui ero immerso. Ho ripensato a tutte le volte in cui, anche inconsciamente, mi sono tenuto tutto dentro perché non se ne doveva parlare, non si poteva dire, non si doveva dire.

Debolezza —> NON PARLARNE!

Stress: —> NON PIANGERE!

Tristezza: —> NON FARLO SAPERE!

Sofferenza: —> TI SCOPRIRANNO!

Fatica: —> E’ PER LE FEMMINE!

Emozioni: —> NON PIANGERE, NON FARLO SAPERE, TI SCOPRIRANNO, NON PARLARNE, E’ PER LE FEMMINE!

Queste sono solo alcune delle cose che ci portiamo dentro.

Se riuscissimo a essere davvero onesti con noi stessi, e sto parlando agli uomini adesso, guarderemmo tutto questo con disgusto e vorremmo togliercela per sempre. Solo che…è tutto molto comodo. ci dà quella sensazione di privilegiata sicurezza a cui è molto difficile rinunciare. Tutto questo non avviene soltanto a scapito delle donne e già questo sarebbe un motivo sufficiente per smettere di farlo, per cambiare, ma provoca tanto danno a tutti: donne, uomini, individui non allineati alle uniche opzioni accettate dalla società. Purtroppo, la verità è che viviamo in una società molto machista, in cui queste dinamiche sono molto più frequenti di quanto si potrebbe pensare e poi siamo tutti costantemente condizionati in questo senso dalla televisione, dalla politica, dalla moda, da chi ci sta intorno e dai modelli idealizzati che ci vengono messi davanti sin dalla tenera età, come se fossero l'unica via giusta, l'unica strada che può essere percorsa. Ma poi questi modelli chi li ha decisi? Il modello è semplice: tanto più ci si allontana da tutto ciò che potrebbe farci passare per femminucce, più veniamo considerati vicini al modello maschile, qualsiasi cosa sia, perché ricordiamoci che per la narrazione tossica le donne sono qualcosa di brutto, di debole, da prendere in giro, da non prendere troppo sul serio e in generale simbolo di fragilità, soprattutto emotiva.

Non mi sto inventando niente.

Basta guardare la storia e i fatti di cronaca, ma anche banalmente la vita di tutti i giorni. Come dicevo, i condizionamenti che riceviamo non fanno male soltanto alle donne o alla società in cui viviamo, ma anche agli stessi uomini. Io ne sono un esempio vivente. Ti ho raccontato cosa ho vissuto e cosa sto vivendo da ammalato di patologie croniche che non avranno mai una soluzione. Immaginati cosa ho provato quando non riuscivo ad alzarmi dal letto attorno al 2010, te lo raccontavo negli episodi precedenti. Più stavo a letto, più mi sentivo morire dentro perché inconsciamente volevo fuggire da quella debolezza, quella debolezza che non credevo fosse giusta per il mio genere.

La stessa cosa mi è successa sempre anche nel mondo del lavoro. Non so dirti perché, ma l'informatica è percepita come una roba da maschi. Per un bel po' di tempo nel mio mestiere si sono visti più uomini che donne e certi ambienti in cui mi sono ritrovato a lavorare erano pesantemente intrisi di mascolinità tossica. In quegli ambienti tutto diventava una gara a chi faceva di più, a chi era il bambino più bravo degli altri, che poi, ovviamente, lo faceva notare. Quando si sbagliava qualcosa, c'era subito la corsa a trovare il colpevole e a farglielo notare con tanto di “io non sbaglio mai”, poi soltanto dopo si risolveva il problema. Spirito di squadra non pervenuto. Io credo che anche questa fosse mascolinità tossica: la voglia di arrivare prima degli altri, di imporsi, di fare la figura del più “macho”.

In un contesto simile si genera molta tensione non necessaria ed è tutto molto più faticoso senza motivo. Immagina come passavo le mie giornate, soprattutto quando ho scoperto di avere qualcosa di più di un'influenza. Mentalmente ero lacerato, diviso in due: da una parte volevo gridare a tutti come mi sentivo, volevo urlare che mi sembravano tutti impazziti e che esistevano problemi più grossi della gara sciocca cui tutti stavamo partecipando, quella gara a mostrarsi sempre perfetti, veloci e con qualche abilità in più rispetto al compagno di scrivania. Perché non sia mai che una debolezza o una carenza possa essere mostrata. È una roba da femmina, no? Dall'altra parte non riuscivo ad esprimermi, sicuramente quello non era l'ambiente migliore per farlo e tutti i condizionamenti che avevo accumulato nella vita non mi aiutavano di sicuro.

Dire che non riuscivo a stare al passo avrebbe significato non solo esternare una mia carenza, una mia mancanza, ma anche espormi a facili ragionamenti di superiorità da parte di alcune persone, perché si sa, per un portatore di mascolinità tossica non c'è niente di più soddisfacente che sentirsi superiori a tutti, anche ad altri maschi. Forse anche per questo motivo tendevo a essere sempre disponibile, a fare sempre di più, a cercare di ignorare le mie fatiche e il malessere per dimostrare a me stesso che, in fondo, nonostante la malattia che si presumeva stesse emergendo (e io lo sentivo molto bene anche prima della diagnosi) potevo comunque fare tutto come gli altri, quelli bravi, per così dire. Potevo portare a termine i compiti che mi venivano affidati e persino spiccare tra loro, a volte. È incredibile quanto un ambiente tossico possa condizionarci!

Questo è solo uno degli esempi di come la mascolinità tossica possa danneggiare anche i maschi stessi. Ci poniamo obiettivi irrealizzabili, ci autocondizioniamo a una sofferenza muta, assurda, incompresa, solo perché crediamo che i veri maschi non piangano e invece c'è da piangere, eccome! È umano, è normale quando si soffre. Anzi, sarebbe strano il contrario. Io mi fido molto di più di chi piange, di chi non ha problemi a mostrare che fa fatica, che soffre. Significa che non mi sta nascondendo nulla e che ha fatto un percorso difficile tra le sue emozioni. Queste persone meritano solo un abbraccio e la mia comprensione.

Purtroppo, però, in questa strana società che ci siamo costruiti non c'è più spazio per le incertezze, per le debolezze, per il pianto, per il crollo emotivo, per le crisi. Se ci pensi bene, come dicevo poco fa, tutte queste cose nell'immaginario collettivo sono caratteristiche che sono ritenute femminili ed è per questo che molti uomini non vogliono mostrarle, temono di essere additati come femminucce, come meno uomini, insomma. E tutto questo perché ci siamo autocreati dei modelli che sono sbagliati o non raggiungibili. Pensaci: le donne non sono tradizionalmente considerate creature fragili, ansiose e soggette a crisi isteriche. Tutto questo, ovviamente, è del tutto falso. Si tratta di pregiudizi, di una visione maschile tossica su un'umanità che in realtà ha milioni di sfaccettature e vive mille condizioni, anche di salute, e il sesso è davvero l'ultima cosa che ci distingue. Ma a parte questo, ti assicuro che quando i dolori non sono periodici, ma giornalieri, e spesso non si riesce neanche a farli passare, beh, allora chiunque di noi avrebbe attacchi di panico, attacchi d'ansia e un facile esaurimento nervoso o crisi di isteria. È normale, e non c'è sesso o identità che sia più o meno meritevole del diritto di piangere. Pensa che persino oggi, nel 2024, mi capita tanto spesso di incontrare persone che quando dico loro di avere la fibromialgia mi rispondono: “Ma sei sicuro? È una roba da donne”. E invece no. È solo che statisticamente ci sono più donne tra i pazienti. Ma poi cosa vuol dire? Sono certo che tanti uomini non raccontano che soffrono proprio per tutti i condizionamenti di cui parlavamo poco fa. E in ogni caso, anche se fosse una roba da donne, cosa vuol dire? Non avrebbe meno valore, no? Quindi dovrei ignorarla? Cosa significano questi ragionamenti? Vedete, altri esempi di mascolinità tossica!

Durante la scrittura dei vari episodi di questo podcast è accaduta una cosa che mi ha colpito molto. Ho postato uno sfogo su un gruppo Facebook dove tantissime persone ammalate cercano risposte, comprensione e supporto. Il gruppo di cui parlo si chiama “Artrite psoriasica”. Lì diverse persone, che ringrazio molto, mi hanno dato conforto, una cosa di cui abbiamo tanto bisogno a volte. È bello comprendersi fra sconosciuti, ci fa sentire meno soli, ma allo stesso tempo ci espone alla consapevolezza che tante, tantissime persone, purtroppo, stanno passando quello che passiamo noi. Bene, su quel gruppo una ragazza di 32 anni mi ha lasciato una risposta più lunga delle altre. Mi diceva che capiva benissimo come mi sentissi e che l'idea di fare il podcast, secondo lei, sarebbe stata fallimentare, purtroppo, perché nessuno ci avrebbe ascoltati. Oggi, tristemente, mi tocca darle ragione. A proposito della mia volontà di parlare di come sto da uomo ammalato, lei mi ha scritto: “Se foste di più, forse avreste e avremmo più speranza. Noi donne, se ci esponiamo, siamo le classiche lamentose, inutili”.

Quest'ultima frase mi ha colpito profondamente perché purtroppo è vera. Le donne, o in generale le persone stigmatizzate ed emarginate, sono costrette in questa società a vivere cose molto diverse da moltissimi maschi, sono destinate a vivere le cose molto diversamente, ma se c'è una cosa che la malattia mi ha insegnato è l'empatia, e non sono riuscito a restare indifferente dopo questo messaggio. Ci ho riflettuto a lungo e continuo a farlo. Ho pensato che una puntata del podcast sarebbe dovuta essere destinata per forza a questo tema.

Penso a chi ha il ciclo e si presume che debba sopportarlo senza lamentarsi troppo. Anzi, ci si aspetta che queste persone siano ugualmente produttive, sia in famiglia che sul lavoro. Penso alle persone transessuali ammalate di artrite e fibromialgia che hanno combattuto o stanno combattendo una battaglia enorme e sono costrette ad accollarsene un'altra infinita. Penso a tutte le altre persone deboli o indebolite dalla vita, anch'esse e anch'essi combattenti in questa battaglia contro la società e l'artrite (ci siamo capiti).

Tornando alle donne, penso a quelle che soffrono di artrite, di fibromialgia o anche di psoriasi e non vengono credute perché donne. In fondo, le donne stanno sempre male, no? Piangono sempre. Ironia della sorte, le donne sono effettivamente la maggior parte dei pazienti che soffrono di questi problemi. Hanno sempre qualcosa che non va nell'immaginario collettivo maschile: il mal di testa, il ciclo, emozioni facili e crolli emotivi. Tanti pensano che piangano continuamente e quindi che differenza fa se piangono perché dicono di avere l'artrite? È un pianto come un altro alla fine. Fino ad ora non avevo mai pensato che potesse esserci una qualche differenza nella percezione di quanto possono soffrire pazienti come me in base al genere e invece c'è e come e sono contento che qualcuno, che ringrazio, mi abbia dato una spinta per tirare fuori tutto questo. Il maschilismo latente mi stava fregando un'altra volta; neanche ci pensavo. Una donna verrà creduta più difficilmente se soffre per artrite e fibromialgia e, purtroppo, le saranno concesse ancora meno scusanti in molti ambienti. Sul lavoro, ad esempio; in Italia non abbiamo nemmeno permessi dedicati per concedere una pausa a chi ha il ciclo e generalmente le donne non possono ancora, di fatto, ambire a posizioni e stipendi sempre identici a quelli di un uomo.

Oltre a tutto questo, poi, tanti lasciano che le faccende domestiche ricadano sulle donne. La cura dei figli, ad esempio, la pulizia, la cucina, sono tutte faccende ritenute ancora da femmine e tutte queste cose si sommano alle eventuali malattie che possono esserci e non riesco neanche a immaginare come potrei fare io se dovessi crescere un figlio da solo e da malato invisibile. Vi sembra giusto tutto questo? A me no. Perché le cose cambino, dobbiamo cambiarle noi, noi uomini anzitutto. Come si fa? Intanto iniziamo a ragionare. Pensiamo a tutti i concetti che ho espresso in questo episodio e a tutti gli altri sottintesi che non ho espresso, e chiediamoci sinceramente se non abbiamo mai avuto pensieri tossici come maschi. Se li abbiamo avuti, abbracciamoli, affrontiamoli e facciamo in modo che non tornino più. Agli uomini dico di non vergognarsi più di piangere, di mostrare quello che siamo e le nostre sofferenze. Il modello di virilità che conosciamo ci è stato imposto ed è tutto falso, non è detto che non lo si possa cambiare. Ciò che siamo, uomini appunto, non cambierà. Ci vuole ben di più di una malattia, di una difficoltà o di un pianto per cambiarlo. Non abbiamo davvero niente da temere, ma tutto da guadagnare. Condividi l'episodio con quante più persone puoi in modo da sensibilizzare tutti su un tema che riguarda tutti, l'uguaglianza.

Donna, uomo o chiunque tu sia, ti aspetto martedì prossimo per un altro importante episodio di Grido Muto in cui ti racconterò cosa faccio per curare l'artrite.

Qui c'è spazio per tutti.

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in reply to Simon Perry

@grido-muto-podcast
Ciao Simone, ho letto il blog come di consueto e ne condivido il contenuto, la discriminante femminile è senza dubbio presente su un ben più ampio spettro di aspetti della vita. Mi fa pensare quando scrivi "tanto non serve a nulla" e dissento. Anche il più piccolo spunto e anche solo un contatto raggiunto e sensibilizzato, sono un passo avanti. Ti sembrerà poco ma io sono ottimista e vedo il bicchiere mezzo pieno. Sempre grazie per i tuoi sforzi ❤️
in reply to Emanuele

@Emanuele @GRIDO muto (podcast)

Grazie a te, è importante sapere ciò che mi dici 🫂

Ormai siamo al gran finale!