“Philips Italia: nel futuro, da 100 anni”
A partire dalle 12.00 avrò il piacere di partecipare con Andrea Celli, Managing Director Philips Italia, Israele e Grecia, al Convegno organizzato da Philips per celebrare i suoi 100 anni per discutere della digitalizzazione al servizio della salute
PRIVACYDAILY
Weekly Chronicles #47
Privacy Week, giorno 2 e 3
Anche il secondo giorno di Privacy Week è passato e spero che molti di voi abbiano assistito al pomeriggio che abbiamo organizzato.
Sono stato tra i conduttori della seconda giornata, e insieme a tanti ospiti abbiamo dialogato di smart city e sorveglianza di massa, social scoring e perfino smart home, con aspetti anche relativi all’esperienza italiana.
Ad esempio, sapevate che esiste un mercato di voyeuristi che pagano per spiare la gente dalle telecamere hackerate nelle loro case? È una delle tante cose di cui abbiamo parlato ieri. Se hai una telecamera connessa o qualche dispositivo IoT a casa, qualche dubbio me lo farei venire…
Un piccolo dietro le quinte dello studio di Privacy Week
Per la seconda parte della giornata abbiamo invece affrontato il tema spinoso della sanità pubblica e della cybersicurezza dei dispositivi medici. Tantissima carne al fuoco per argomenti che ruotano intorno al concetto di cittadino e di città, che però somigliano sempre più a feudi digitali pronti ad accaparrarsi i nostri dati, ma molto meno propensi a proteggerli.
Oggi invece si parte con il terzo giorno, dedicato alle cryptovalute e all’identità digitale. Non sarò io a condurre ma gli amici Jacopo Sesana, Angelica Finatti e il buon Gianluca Grossi, che forse qualcuno di voi conoscerà in quanto capo redattore di e autore di . Con loro, anche oggi molti ospiti che si alterneranno dalle 10 alle 12:30 in un palinsesto ricco di contenuti.
Tutti gli incontri oggi saranno in streaming come sempre su www.privacyweek.it
Prometto che cercherò di rimanere calmo e pacato.
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Apple ci prova con iOS 17
Pare che l’ultimo aggiornamento di iOS abbia attivato di default alcune impostazioni che riguardano geolocalizzazione delle “significant locations” e l’acquisizione di dati di analisi per il miglioramento dei servizi.
I dati di geolocalizzazione dovrebbero essere conservati in locale, sul dispositivo. Per quanto riguarda invece i dati di analisi, questi sono inviati direttamente ai server Apple e hanno molto a che fare con ciò che fate e come usate il dispositivo.
Solitamente l’acquisizione di questi dati è molto invasiva, quindi il consiglio è di disattivare l’opzione che invece Apple ha pensato bene di riattivare per tutti con questo aggiornamento.
Le nuove cards Lightning SatsMobi
1Come saprete, in questo periodo sono sempre più i negozi fisici e online che accettano pagamenti Bitcoin. Questo è molto positivo per tutto l’ecosistema, ma bisogna trovare strumenti semplici, amichevoli e dalla user experience migliorata, che agevolino l’uso di Bitcoin come sistema di pagamento.
Sappiamo che per i piccoli acquisti e scambi, Lightning Network è oggi il metodo di pagamento Bitcoin più usato, essendo istantaneo, comodo e facile da gestire con la maggior parte dei wallet. Anche la comodità di Lightning arriva però fino a un certo punto: dobbiamo tirar fuori il telefono, aprire il nostro wallet, puntare e fare scan di un QR code. Insomma, non è poi così immediato.
È per questo che abbiamo pensato di introdurre le NFC Cards Lightning SatsMobi. Sono carte di pagamento Lightning che effettuano la transazione semplicemente avvicinando la carta al dispositivo di pagamento (se abilitato NFC). Si tratta di uno standard aperto.
Dove sta il valore aggiunto per l’utente? Prima di tutto, le cards SatsMobi sono connesse a un Bot Telegram (SatsMobiBot) che permette di gestire il saldo, vedere la lista movimenti, ricaricare la disponibilità (“top-up”) e molto altro.
Inoltre, la carta può essere collegata al wallet Lightning Zeus, permettendo una usabilità ancora maggiore.
Una volta attivata l’utente avrà automaticamente disponibile un Lightning address del tipo “nomeutente@sats.mobi” che gli permetterà da subito di ricevere tips Lightning, pagamenti e donazioni da qualunque wallet, oppure da Nostr2.
Da ultimo, le cards SatsMobi sono collegate automaticamente anche al BitcoinVoucherBot e quindi possono anche essere caricate con un Voucher Lightning acquistato su questo sistema di cambio.
Quindi: massima usabilità per cercare di rendere l’esperienza utente semplice, veloce e anche piacevole. Per ordinare le cards e visionare le caratteristiche d'impiego, potete riferirvi al seguente link: bitcoinvoucherbot.com/product-…
Weekly meme
Weekly quote
“What we know is everything, it is our limit, of what we can be.”
Julian Assange
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Contributo di Massimo Musumeci
Social network decentralizzato con integrazione Lightning, molto amato dai Bitcoiner
Abbiamo un'inchiesta bomba sulla fortissima attività di lobbying che sta per portare all'approvazione del regolamento #chatcontrol che intercetterà di fatto TUTTI i cittadini europei.
Ne parlano Le Monde, Die Zeit, El Diario.
MA IN ITALIA LA STAMPA TACE ANCORA!
Di cosa ha paura?
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Key enabling technologies. Soluzioni per le nuove sfide nei cinque domini nell’evento Elesia
L’aumento sempre maggiore nel ricorso alle cosiddette “tecnologie abilitanti fondamentali” porta con sé diverse sfide per il futuro in ambiti strategici e ambientali cruciali per la sicurezza e la difesa del nostro Paese, e soprattutto per le operazioni militari multidominio e per la riduzione del carbon footprint.
Questo sarà il focus dell’evento “Key enabling technologies (Ket) – Soluzioni per le nuove sfide nei cinque domini”, organizzato da Elesia con il patrocinio del Segretariato generale della Difesa e direzione nazionale armamenti (Segredifesa), della Marina militare e della Confederazione italiana armatori Confitarma. L’iniziativa si terrà a Roma mercoledì 27 settembre presso Villa Dino, in via Appia Antica 249B, a partire dalle ore
L’evento rappresenterà un’opportunità per dare uno sguardo approfondito al mondo delle Ket, strettamente legate a un intenso impegno in ricerca e sviluppo, a cicli di innovazione rapidi e alla creazione di posti di lavoro altamente specializzati. Tali tecnologie sono infatti fondamentali a livello sistemico, in quanto contribuiscono al valore generato nella catena produttiva e hanno la capacità di innovare i processi, i prodotti e i servizi in tutti i settori economici. I due diversi panel in cui si articola la conferenza saranno dedicati rispettivamente all’utilizzo delle tecnologie abilitanti chiave per i settori della difesa e della sicurezza e alle Key enabling technologies per il dominio marittimo.
Interverranno nel corso dell’evento il presidente di Elesia, Davide Magini, il ceo di At Agency e già sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, il professore di Studi strategici presso l’università Lumsa, Matteo Bressan, il contrammiraglio di Segredifesa Pietro Alighieri, il direttore commerciale di Elesia, Fabio Saba e l’head of technology & innovation electronics division di Leonardo, Domenico Vigilante.
Il secondo panel, che metterà invece al centro l’ambiente sopra e sotto la superficie del mare, vedrà intervenire il capo del 7° reparto navi dello Stato maggiore della Marina militare, l’ammiraglio Marco Tomassetti, l’head of energy saving, R&D and ship design di Grimaldi group Confitarma, Dario Bocchetti, il professore del dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale dell’università Sapienza, Antonio Carcaterra, e il vice presidente research & innovation di Fincantieri, Massimo Debenedetti.
Il libero commercio fa bene a tutti
“Nessuno ha mai visto un cane con un suo simile fare uno scambio deliberato e leale di un osso contro un altro osso. Nessuno ha mai visto un animale, coi suoi gesti o le sue grida naturali, far capire a un altro animale: “questo è mio, quello è tuo, io darei volentieri questo
in cambio di quello”.
Il celebre passaggio di Adam Smith ci ricorda che l’uomo è portato allo scambio con i propri simili. E, in effetti, “in una società incivilita egli ha bisogno in ogni momento della cooperazione e dell’assistenza di moltissima gente, mentre tutta la vita gli basta appena per assicurarsi l’amicizia di poche persone”. Il riferimento a “moltissima gente” è essenziale perché implica che lo scambio è tendenzialmente senza confini, mentre all’epoca gli Stati nazionali adottavano una politica mercantilista, per la quale il commercio era un gioco a somma zero. La scoperta degli illuministi scozzesi, Hume e Smith, consisteva proprio nella dimostrazione che il libero commercio tra le nazioni faceva stare meglio tutti, sia chi importava che chi esportava e colui il quale formulò con maggiore rigore questa teoria fu un seguace di Adam Smith, l’inglese David Ricardo, di cui lo scorso 11 settembre ricorreva il 200° anniversario della morte.
La disquisizione non è puramente teorica. Mentre negli anni 90 la comunità internazionale (e quella scientifica) aveva accettato questo principio, da un po’ di anni si assiste alle difficoltà della globalizzazione. Sempre più spesso i governi impongono restrizioni al commercio. Alla base ci sono motivi politici, come per le sanzioni nei confronti di Stati-canaglia o guerrafondai; il timore di trasferimento di tecnologie strategiche verso Paesi ostili (esportazioni europee e americane verso la Cina); la genuflessione verso lobby interne (il blocco dell’importazione di grano ucraino da parte della Polonia) o infine la reazione ai sussidi statali a favore di imprese esportatrici (ancora una volta l’Ue verso la Cina). Persino i provvedimenti più giustificabili comportano conseguenze negative per entrambe le parti.
Torniamo ai nostri filosofi ed economisti del XVIII e del XIX secolo. Ebbene, David Hume, filosofoscettico scozzese, aveva già demolito le credenze protezionistiche nei suoi saggi Of Commerce, Of theBalance of Trade e Of Jeaulosy of Trade. Scriveva infatti che “l’incremento delle ricchezze e del commercio di una qualunque nazione, piuttosto che causare un danno di solito favorisce i Paesi limitrofi nell’acquisto di ricchezze e di commerci” anche perché la libertà di scambio costituisce uno stimolo positivo e “un incoraggiamento” per l’economia degli Stati circostanti. “All’inizio la merce è importata dall’estero con nostro grande disappunto, perché pensiamo che essa ci privi della nostra moneta; in un secondo tempo le competenze stesse vengono gradualmente importate, a nostro evidente vantaggio”: il commercio come veicolo di diffusione della conoscenza. Se nel passato gli stranieri “non ci avessero istruito, noi ora
saremmo dei barbari”. Adam Smith, suo caro amico, lo spiegò con grande semplicità: “Per mezzo di vetrate, concimazioni e serre riscaldate si possono coltivare in Scozia ottime uve, e con esse si può fare anche dell’ottimo vino, con una spesa quasi trenta volte più alta di quella con cui si può far arrivare da Paesi stranieri un vino almeno altrettanto buono”. D’altronde “è una regola di condotta di ogni prudente capofamiglia quella di non cercare mai di fabbricare a casa ciò che costerebbe più far da soli che comprare”.
Sulle spalle dei due giganti si piazza David Ricardo, politico, uomo d’affari, economista che sviluppò la teoria del vantaggio comparativo. Nei suoi Principles of Political Economy and Taxation, il ragionamento è sviluppato in modo semplice: anche quando un Paese è più
efficiente di un altro in due produzioni, comunque gli conviene specializzarsi in una. Poniamo che il Portogallo produca 1 bottiglia di vino con 5 ore di lavoro e un chilo di pane con 10 ore. L’Inghilterra, invece, produce la stessa bottiglia in 3 ore e il chilo di pane in un’ora. Sembrerebbe che all’Inghilterra convenga fare tutto a casa. Invece, il costo del Portogallo
per produrre il vino, sebbene più alto che in Albione, è più basso rispetto al pane. Per ogni bottiglia prodotta, il Portogallo dà via 1⁄2 chilo di pane, mentre all’Inghilterra basta 1/3 di chilo. Quindi il Portogallo ha un vantaggio comparativo nel produrre il vino, mentre l’Inghilterra lo ha nel produrre il pane. Se Londra e Lisbona scambiano vino e pane 1 a 1, il Portogallo convertirà le 10 ore che gli ci vogliono per produrre il pane per fare 2 bottiglie di vino. Anche l’Inghilterra ci guadagna, perché per importare due bottiglie di vino dal Portogallo in cambio di due chili di pane, ci dovrà mettere due ore di lavoro, mentre per fare una bottiglia di vino ne impiega tre e quindi, con lo scambio immaginato, convertirà le 3 ore per sfornare 3 chili di pane e alla fine si troverà con una bottiglia in più (ne importa due) e un chilo di pane in più (gliene avanza uno). Ecco qui la teoria dei vantaggi comparativi spiegata senza complesse formule matematiche. Il mondo è diventato sempre più complicato ma la lezione di questi tre giganti si è dimostrata una delle più solide della teoria economica: ricordiamocelo.
Affari & Finanza
L'articolo Il libero commercio fa bene a tutti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Secolari
Se ne è sicuri: non ci sono più la classe politica di una volta, i protagonisti e la qualità del tempo che fu. Complici i funerali e le partecipazioni stereotipate al cordoglio, quello scemare di qualità è dato per scontato. Penso, però, che sia falso. Il nostro problema è che noi – noi cittadini, noi italiani – ci ostiniamo a essere uguali a quel che fummo.
Certo, se si riascoltano o rileggono gli interventi politici di una volta non si può non cogliere l’abisso in quanto a dimestichezza con la lingua italiana. Ma quello ha a che vedere con la scuola, non con la politica. Il che non toglie l’esistenza di un legame fra le due cose: meno si forma e più ci si sforma. Ma a parte l’esprimersi nella lingua italiana, ho l’impressione che nel mendace ricordo del passato si tenda a cancellare troppe cose.
I funerali di Giorgio Napolitano non mancano di sovrabbondanza retorica. Ma anche d’ipocrisia. E non è che si sfugga all’ipocrisia con l’avversità e il parlarne male, perché quella è soltanto l’ipocrisia che sta dall’altra parte. Napolitano è uno degli ultimi, grandi figli del Novecento, secolo in cui tantissimi siamo nati, ma quando erano già sbocciati la pace e il sanissimo e benedetto vincolo esterno. Prima è stato il secolo delle tragedie e delle allucinazioni. E anche quello in cui siamo cresciuti noi è stato il secolo delle divisioni. Di cui, appunto, Napolitano era figlio.
Oggi tutti a dire: il grande europeista. Fu fiero oppositore parlamentare dell’ingresso dell’Italia nel Sistema monetario europeo, il nonno dell’euro. Fu sostenitore dell’eurocomunismo, con francesi, portoghesi e spagnoli che la storia ha seppellito. Tutti a dire: l’amico degli Usa e dell’Occidente. Fu amico dell’Urss e tale rimase anche dopo l’invasione di Praga. Che non condannò lui, ma il Pci. Avendo plaudito quella di Budapest. Fu il responsabile dei rapporti d’affari con l’Urss, ovvero del sistema che generava tangenti all’estero, confluenti con i finanziamenti diretti. Ma è demenziale pensare di addebitare queste cose a Napolitano, perché quelle erano le caratteristiche del secolo. Come è ipocrita cancellarle.
Non era un “comunista liberale”, che è come dire un “prete laico”. Vedeva gli errori comunisti, ma sentiva che nessuna salvezza poteva esistere fuori dal partito, come fuori dall’ecclesia. La classe politica che mise il partito avanti all’onestà delle idee non è in sé ammirevole. Anche se tale può apparire nella stagione in cui ciascuno fa il proprio partito e ci mette anche il nome del casato. In quelle condizioni fare politica – ovvero tenere vivo il conflitto nel proprio partito, trovare appoggi in altri e non rompere né il proprio né l’altrui – richiedeva destrezza. Napolitano che ammira Craxi non se la può cavare facendo prima un governo con Craxi e poi uno con Almirante, o viceversa. Cosa che oggi s’usa e getta.
Era migliore, quel mondo? No, è migliore il nostro. Gli interpreti del secolo diviso si videro cadere in testa i macigni del Muro di Berlino. Non seppero vedere la fine del comunismo, ma capirono che come comunisti erano finiti. E chi aveva fieramente avversato il comunismo non seppe vedere il cambio di spartito che quel crollo innescava. Il nostro mondo è migliore, ma noi siamo sempre gli stessi: pronti a tutto pur di non fare i conti con gli errori commessi, pronti ad abboccare a qualsiasi racconto storico pur di non fare i conti con la Storia. Il Paese che fu fascistissimo e poi si volle raccontare in armi nella Resistenza. Che si unì contro il volere del papato, ma volle raccontarsi che lo fece con fede cristiana. Che baratta il voto con l’avere per sé un brano di spesa pubblica e pretende che corrotti ed evasori siano sempre gli altri.
Si era già estinto il filone di derivazione risorgimentale. Si estinguerà presto il filone comunista. Si è stinta la scuola del cattolicesimo sociale. E capita perché stiamo meglio e si suppone non serva più pensare alla politica, preferendo il trasformismo ipocrita. Che, per non migliorare, resta una strada avvincente.
La Ragione
L'articolo Secolari proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
F-35 italiani in volo per intercettare aerei russi in Polonia
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Pagine Esteri, 26 settembre 2023. Due degli F-35 italiani inviati pochi giorni fa in Polonia per supportare le operazioni NATO, sono stati utilizzati per intercettare aerei russi entrati in quello che viene definito “lo spazio aereo dell’Alleanza atlantica”.
A farlo sapere, in una nota, la stessa NATO, che annuncia il primo lancio dei velivoli italiani dalla base aerea di Malbork. “I jet da combattimento della NATO – spiega la nota – si lanciano regolarmente per tali missioni di routine lungo i confini dell’Alleanza, ad esempio sulle coste del Mar Baltico per proteggere le popolazioni e i territori dell’Alleanza. Il distaccamento italiano F35, chiamato Task Force Air 32nd Wing, è attualmente schierato in Polonia sotto la polizia aerea rafforzata della NATO, disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per sostenere le attività di deterrenza e difesa dell’Alleanza“.
On the 21 Sep, 🇮🇹 execute their first scramble out of Malbork Air Base, 🇵🇱 under #NATO‘s Air Policing MissionThe F35’s intercepted 2 Russian Su-30 which were not on a flight plan & had not contact to Air Traffic control
Read more: t.co/NfXCv42Lno#SecuringTheSkies pic.twitter.com/mjUuUEP4ck
— NATO Air Command (@NATO_AIRCOM) September 25, 2023
di Antonio Mazzeo –
Pagine Esteri, 15 settembre 2023. Atterrati a Malbork in Polonia gli F35A della Task Force Air 32° Wing che garantirà il supporto alle operazioni NATO Air Policing attraverso missioni aeree di difesa e deterrenza sul fianco Est dei Paesi. Cresce pericolosamente il coinvolgimento dell’Italia nel sanguinoso conflitto russo-ucraino: nessuna dichiarazione ufficiale del governo e men che meno uno straccio di dibattito parlamentare, appena un tweet dello Stato Maggiore dell’Aeronautica zeppo di hashtag e annunci bellicosi (#ForzeArmate – #Una ForzaperilPaese -#WeAreNato – #StrongerTogether).
Il 13 settembre sono atterrati nella base aerea di “Krolewo” a Malbork in Polonia nord-orientale (a meno di un centinaio di Km dal confine con l’enclave russa di Kaliningrad) due cacciabombardieri di quinta generazione F-35A dell’Aeronautica italiana; altri due F-35 sono attesi entro un paio di giorni. “I caccia italiani arrivano in Polonia a sostegno della deterrenza e della difesa della NATO”, riporta l’ufficio stampa dell’Allied Air Command, il Comando centrale delle forze aeree dell’Alleanza di stanza nella grande base di Ramstein, Germania. “Gli aerei pattuglieranno i cieli sul fianco orientale europeo nell’ambito delle missioni di Air Policing della NATO. Oltre ad unirsi ai caccia dell’Aeronautica polacca e di altri paesi partner, i velivoli italiani contribuiranno anche alle attività addestrative che l’Alleanza Atlantica conduce nell’ambito delle sue rafforzate attività di vigilanza”.
Le attività di Air Policing consistono nella “continua sorveglianza” dello spazio aereo, nonché nell’“identificazione di eventuali violazioni alla sua integrità”, dinanzi alle quali scattano “appropriate azioni di contrasto”, come ad esempio, il decollo rapido (scramble) dei caccia intercettori. Pericolosissimi faccia a faccia tra top gun delle forze avversarie che possono sfociare in veri e propri duelli aerei, specie se gli incontri ravvicinati avvengono negli spazi aerei di frontiera esplosivi come quelli tra la Polonia nord-orientale e l’enclave della Russia nel Mar Baltico.
“Lo schieramento di moderni aerei da caccia di quinta generazione in Polonia – appena sei mesi dopo la fine di un dispiegamento simile da parte degli F-35 dell’Aeronautica italiana – dimostra la capacità della NATO di posizionare capacità di combattimento avanzate in modo flessibile”, ha affermato il generale Gianluca Ercolani, Capo di Stato Maggiore dell’Allied Air Command. “È un’altra prova del fatto che gli alleati operano integrati, secondo efficienti accordi di comando e controllo aereo per eseguire una significativa deterrenza e difesa lungo il fianco orientale”.
Ancora più enfatiche le dichiarazioni del tenente colonnello Ciro Maschione, a capo del distaccamento dei cacciabombardieri F-35A “Task Force Air – 32nd Wing” dell’Aeronautica Militare. “Con l’offerta dei nostri aerei da caccia alla NATO, sottolineiamo che l’Italia è pienamente impegnata a sostenere le missioni collettive e durature dell’Alleanza”, spiega Maschione. “L’Italia è stata il primo alleato a schierare i propri F-35 in una missione NATO – in Islanda – aprendo la strada all’integrazione dei moderni velivoli di quinta generazione nelle operazioni aeree dell’Alleanza insieme a Paesi Bassi, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti”.
L’Aeronautica Militare aveva già schierato nella base polacca di Malbork quattro cacciabombardieri EF-2000 “Eurofighter Typhoon” dalla fine di luglio alla fine di novembre 2022. In poco meno di quattro mesi di attività la task force “White Eagle” ha effettuato oltre 500 ore di volo, nonché 23 Alpha Scramble “per la presenza di velivoli russi che operavano senza autorizzazioni nella zona di competenza degli assetti aerei italiani”. L’altissimo rischio che le operazioni dei caccia italiani potevano concludersi con un confronto-scontro con i Mig della Federazione Russa è stato ammesso dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica. “Una settimana intensa quella che gli uomini della Task Force Air White Eagle hanno affrontato fino ad oggi, a causa dei numerosi interventi richiesti dal Combined Air Operation Center di Uedem (altro Centro di comando e controllo aereo della NATO in Germania, ndr)”, ha riferito l’Aeronautica in un comunicato del 22 settembre 2022. “Considerata la complessità del momento, le difficoltà di operare così vicini al confine (i piloti italiani si sono trovati a operare a soli 5 minuti di volo da Kaliningrand, a 20 minuti dalla Bielorussia e a 25 dal territorio ucraino) e, non ultimo, il rischio che qualunque errore possa essere considerato come una provocazione, è assolutamente pleonastico rappresentare come la prontezza operativa di tutta la Task Force, messa duramente alla prova dal continuo operare in tutte le ore della giornata, sia stata garantita dalla preparazione professionale del personale italiano e dell’apparato logistico che ogni giorno li supporta”.
Dall’agosto 2023 l’Italia è pure presente con la Task Force Air Baltic Horse III alle attività di Air Policingdella NATO in Lituania. La missione è denominata Baltic Air Policing ed è condotta anch’essa sotto la supervisione del NATO Allied Air Command di Ramstein. “Il contingente italiano assicura il servizio di Quick Reaction Alert, ovvero la sorveglianza e protezione dei cieli atlantici sul fianco nord-orientale”, spiega lo Stato Maggiore dell’Aeronautica. “La Task Force Air Baltic Horse III è rischierata presso l’aeroporto lituano di Siauliai per contribuire a garantire l’integrità dello spazio aereo della Lituania e delle repubbliche baltiche, rafforzando le attività di sorveglianza delle forze aree dei paesi NATO già presenti nella regione”.
La task force schierata a Siauliai è posta sotto la diretta dipendenza nazionale del COVI(Comando Operativo di Vertice Interforze) ed impiega quattro caccia EF-2000“Eurofighter Typhoon” provenienti dal 4° Stormo dell’Aeronautica di stanza a Grosseto, dal 36° (Gioia del Colle), dal 37° (Trapani-Birgi) e dal 51° (Istrana, Treviso). “La Task Force italiana in Lituania rappresenta l’espressione più autentica della proiettabilità di una Forza Armata moderna, capace di produrre effetti operativi ovunque sia necessario, adattandosi repentinamente ed efficacemente alle mutevoli condizioni di impiego dettate dall’attuale scenario geopolitico”, ha enfatizzato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale Luca Goretti, in occasione della sua recente visita alla base aerea lituana. Un altro teatro operativo ad alto rischio di deflagrazione: anche questo scalo dista infatti un centinaio di km dall’enclave russa di Kaliningrad e a 200 km dalla Bielorussia.
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Grazie a Radio3Mondo che rompe il silenzio dell'informazione italiana sul regolamento chatcontrol
#stopchatcontrol
Fermiamo #chatcontrol
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30 Settembre, giornata di mobilitazione nazionale a sostegno di Khaled El Qaisi
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COMUNICATO DEL COMITATO “FREE KHALED”
Da ormai un mese Khaled El Qaisi si trova nelle carceri israeliane senza un’accusa e senza che vi siano
le minime condizioni per un giusto processo, in violazione del diri:o internazionale. I media, e in particolare la Rai, che dovrebbe fornire un servizio pubblico, tacciono. Non solo davanti al trattamento riservato a un cittadino palestinese, tacciono davanti al trattamento riservato ad un cittadino italiano.
Per Khaled, dal 31 agosto prigioniero nel carcere israeliano di Petah Tikwa, la sospensione del diritto alla difesa e il diniego di giusto processo costutiscono gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, le condizioni di detenzione a cui è sottoposto, tra cui privazione del sonno, minacce, offese verbali e imposizione prolungata di posizioni di stress, sono potenzialmente riconducibili a un crimine di diritto internazionale.
Le autorità israeliane hanno arrestato un ci:adino straniero in un territorio che occupano militarmente e lo hanno deportato al di fuori di quel territorio. Lo Statuto di Roma, di cui sia l’Italia che la Palestina sono firmatarie, afferma che la deportazione, il trasferimento e la detenzione illegale sono crimini di guerra. Perché questi fatti sono trascurati dalle istutuzioni e dai media?
La salvaguardia dei rapporti tra stati è più importante del rispetto del diritto internazionale e della libertà di Khaled?
È un dovere per lo stato italiano aHvarsi con ogni mezzo necessario, affinché un proprio cittadino arrestato senza accusa in uno Stato straniero venga liberato e veda i propri diritti rispettati. E’ un dovere per i media italiani fare una corretta analisi e informazione nel rispetto della persona e dei diritti di un proprio concittadino.
Ci troviamo sabato 30 settembre davanti alle sedi Rai, e delle maggiori emittenti televisive italiane presenti nelle città italiane, per chiedere subito un’informazione rispettosa e degna sulla situazione di Khaled e per la sua immediata liberazione.
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L’Ucraina nell’Unione Europea: il momento di agire
La Fondazione Luigi Einaudi è stata lieta di ospitare questa mattina il convegno che il presidente della commissione Affari europei Giulio Terzi di Sant’Agata ha dovuto annullare in Senato causa lutto nazionale. L’abbiamo fatto perché Terzi è uno di noi, perché crediamo che la Fondazione Luigi Einaudi sia vocata a svolgere un ruolo di supplenza della politica e soprattutto perché siamo e restiamo al fianco del popolo ucraino.
L’Ucraina deve entrare al più presto nell’Unione europea.
Evento trasmesso anche su radioradicale.it
youtube.com/embed/b67UZ9JhQ2Q?…
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La Fondazione Luigi Einaudi è stata lieta di ospitare questa mattina il convegno che il presidente della commissione Affari europei Giulio Terzi di Sant’Agata ha dovuto annullare in Senato causa lutto nazionale. L’abbiamo fatto perché Terzi è uno di noi, perché crediamo che la Fondazione Luigi Einaudi sia vocata a svolgere un ruolo di supplenza della politica e soprattutto perché siamo e restiamo al fianco del popolo ucraino.
L’Ucraina deve entrare al più presto nell’Unione europea.
youtube.com/embed/b67UZ9JhQ2Q?…
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Breyer on chat control investigative research: EU Commissioner as double agent of foreign interference
Research published yesterday by several European media outlets has revealed that an international campaign in support of the EU’s proposed child sexual abuse regulation has been largely orchestrated and financed by a network of organisations with links to the tech industry and security services. The controversial “chat control” regulation would require providers to indiscriminately scan and automatically disclose allegedly suspicious private messages and photos. EU Parliament lawmaker Patrick Breyer (Pirate Party), negotiator for the Greens/European Free Alliance group on the proposed regulation, expresses shock:
“As negotiator for my group, many of the organisations mentioned in the report, which call themselves child protection organisations or victims’ associations, also contacted me. But I had no idea that the pro-chat control campaign was being orchestrated and funded by a network of organisations linked to the tech industry and security services, drawing millions in funding from a US-led foundation and paying foreign consulting agencies to create lobbying strategies. I had previously only expected corporations to use such methods of ‘capturing legislation’.
To set a precedent, US stakeholders apparently want to push through indiscriminate screening of our private messages and photos in Europe, which is not law in the US itself.
So far, the EU’s Home Affairs Commission has mainly attracted attention as a source of misinformation on chat control. Yesterday’s report makes EU Home Affairs Commissioner Ylva Johansson look like a double agent of foreign interference. We urgently need a legislative footprint that exposes such remote-controlled and foreign-dictated legislation. This is about nothing less than defending our democracy and our fundamental right to digital privacy of correspondence!”
Commenting on the report, President of non-commercial encrypted messaging service Signal Meredith Whittaker said, “the best follow the money reporting on who’s behind the global attack on digital privacy yet.
It’s law enforcement x AI companies posing as NGOs with a commercial interest in selling scammy mass scanning tech. Deeply cynical, deeply shady.”
Cryptologist Matthew Green commented, “Just saw this new investigation into the web of for-profit AI companies pushing anti-encryption legislation in Europe, and it feels like the work of secret organization in a James Bond movie.”
Diego Naranjo, Head of Policy of European Digital Rights, said “The investigation published today confirms our worst fears: The most criticised European law touching on technology in the last decade is the product of the lobby of private corporations and law enforcement. Commissioner Johansson ignored academia and civil society in Europe while she shook hands with Big Tech in order to propose a law that will attempt to legalise mass surveillance and break encryption.”
Diego Naranjo, Head of Policy of European Digital Rights, said “The investigation published today confirms our worst fears: The most criticised European law touching on technology in the last decade is the product of the lobby of private corporations and law enforcement. Commissioner Johansson ignored academia and civil society in Europe while she shook hands with Big Tech in order to propose a law that will attempt to legalise mass surveillance and break encryption.”[5]
Decreto Caivano - "Applicazioni di controllo parentale nei dispositivi di comunicazione elettronica" ed altre fantastiche creature partorite dalla fantasia del legislatore
«Rieccoci, dopo qualche mese ho messo mano alla tastiera per scrivere qualcosa di più ampio respiro dei soliti tweet. Questo sia perchè twitter sta affondando, sia perchè oggi ci sono troppe cose da dire e ci vuole spazio.Recentemente, il Governo ha annunciato una serie di misure per la sicurezza dei minori in ambito digitale. Il DECRETO CAIVANO. Ho visto in diretta la conferenza stampa, da subito ho avuto l'impressione che ci fosse più di un problema nel progetto annunciato dall'esecutivo.
Forse il problema principale è nelle intenzioni, più ancora che negli aspetti tecnici.
Ma andiamo con ordine.»
Qui il post completo con il commento di Christian Bernieri al decreto Caivano
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Le Smart Cities e la protezione dati sono un binomio ricco di implicazioni, oggetto del documento di lavoro del Gruppo di Berlino
Dal controllo del traffico alla mobilità, dalla gestione delle risorse ai servizi sociali, le città stanno adottando processi nuovi e innovativi per rendere più confortevole la vita e il soggiorno. Ma il percorso verso città “intelligenti” o “connesse”, con l’introduzione di nuove tecnologie o l’adozione di nuovi trattamenti di dati pre-esistenti, richiede una significativa governance per evitare rischi per i diritti e le libertà delle persone.
Il documento di lavoro, attraverso analisi dei rischi, case studies e raccomandazioni, ha come obiettivo quello di fornire un pratico strumento di supporto rivolto ad amministrazioni locali, fornitori di servizi ed autorità di regolamentazione per definire soluzioni rispettose della protezione dei dati personali.
Uno dei casi proposti riguarda l’analisi degli spostamenti dei passeggeri connessi al wi-fi dell’azienda dei trasporti di Londra. Il progetto, realizzato attraverso l’immediata pseudonimizzazione dei dati personali degli utenti e secondo il principio di minimizzazione, aveva come obiettivo il monitoraggio dell’affollamento delle stazioni della metro e migliorare gli spostamenti dei pendolari. In questo modo, l’azienda aveva potuto immediatamente individuare i dati aggregati da utilizzare per la finalità, senza aver bisogno di incrociarli con altri in suo possesso, come ad esempio quelli presenti negli abbonamenti.
Un altro aspetto sfidante in termini di protezione dati è quello della trasparenza sul trattamento dei dati delle persone e sull’esercizio dei diritti da parte degli interessati. In tal senso, si rivelano interessanti le esperienze dell’Amsterdam Algorithm Register, un sito che illustra tutti gli algoritmi utilizzati dall’amministrazione nell’erogazione dei servizi comunali, e della città di Helsinki, che ha annunciato la creazione di un cruscotto in cui i cittadini possano gestire i consensi rilasciati.
Non mancano infine le raccomandazioni del Gruppo di Berlino affinché i dati siano trattati secondo il principio di limitazione delle finalità, nel caso di dispositivi “smart home” che monitorano le abitazioni di edilizia pubblica, e di integrità e riservatezza, relativamente agli standard di sicurezza degli strumenti IoT (Internet of Things).
Qui la newsletter dell'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali.
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In Cina e Asia – Pechino "insoddisfatta” del de-risking europeo invita Bruxelles alla prudenza
Pechino "insoddisfatta" del de-risking europeo invita Bruxelles alla prudenza
Chip War, la Cina progetta di costruire una fabbrica di chip con un acceleratore di particelle
La Filippine rimuovono le boe cinesi in acque contese
Gli Stati Uniti ospitano il secondo forum dei leader del Pacifico
Cina, divieto di uscita dai confini nazionali per banchiere di Nomura
La Corea del Nord permette l'ingresso agli stranieri per la prima volta dal 2020
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Madre statunitense condannata a due anni di carcere per aver somministrato alla figlia la pillola abortiva
Meta, ha fornito alla polizia del Nebraska i messaggi privati di Facebook che Celeste e Jessica Burgess si erano scambiati. In un messaggio, Celeste ha detto a Jessica: “Ricorda che bruciamo le prove”.
US mother sentenced to two years in prison for giving daughter abortion pills
Jessica Burgess pleaded guilty in July to providing an abortion after 20 weeks and tampering with human remainsCarter Sherman (The Guardian)
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@Chamaeleon purtroppo la criminalizzazione di ciò che prima era legale porta molto spesso a comportamenti irrazionali e grotteschi
theguardian.com/us-news/2023/s…
US mother sentenced to two years in prison for giving daughter abortion pills
Jessica Burgess pleaded guilty in July to providing an abortion after 20 weeks and tampering with human remainsCarter Sherman (The Guardian)
Liu Bolin, l’artista invisibile, ha fatto del camouflage il tratto distintivo della sua produzione. In questa nuova puntata di Chinoiserie, la rubrica sull’arte cinese a cura di Camilla Fatticcioni, prosegue il racconto della Cina Contemporanea attraverso i suoi artisti. Si è appena conclusa a Palazzo Vecchio la mostra dedicata al mago del camouflage. Un anno fa, Liu Bolin iniziava il ...
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Il grande sciopero dei metalmeccanici rilancia la lotta operaia negli Stati Uniti
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Di Alessandra Mincone
Pagine Esteri, 26 settembre 2o23 – Un grande sciopero nel settore metalmeccanico sta attraversando venti stati federali degli Stati Uniti d’America con la mobilitazione del sindacato United Auto Workers. L’organizzazione è in stato di agitazione dal 15 settembre, nel tentativo di ottenere un rinnovo dei contratti aziendali sulla base di un aumento salariale per l’intero settore, rivendicando almeno il 40% in più in cinque anni, per far fronte all’inflazione generale. Per la prima volta nella storia del sindacato, la campagna “Stand Up” ha messo in piedi una mobilitazione in contemporanea nelle grandi case automobilistiche Ford, General Motors e Stellantis, a seguito della trattativa infruttuosa di metà estate, che a ridosso dello scadere del rinnovo dei contratti (il 14 settembre) non aveva portato nessuna delle tre multinazionali ad accettare neanche la metà delle rivendicazioni operaie.
L’oggetto del conflitto non è solo un miglioramento dei minimi tabellari, ormai bloccati agli anni della grande crisi 2008-2009. Sul tavolo della trattativa ci è finito anche l’accordo stipulato dalla precedente dirigenza sindacale UAW, che riguarda l’abolizione dell’indennità di rincaro, che sarebbe dovuto essere un accordo transitorio fino alla fine della recessione economica ma è invece ancora in vigore nonostante gli aumenti del costo delle automobili, arrivati a superare il 34% negli ultimi quattro anni; e l’abolizione dei livelli inferiori (definiti con vincoli contrattuali maggiormente precari) e l’assunzione a tempo indeterminato dopo al massimo novanta giorni di lavoro continuo, cosa che consentirebbe di sbloccare l’accesso ai diritti sanitari e pensionistici almeno per quei lavoratori alle dirette dipendenze delle multinazionali.
Nei primi giorni di sciopero non è stato trovato alcun compromesso accettabile: la GM non ha offerto che il 18% degli aumenti richiesti e la Stellantis appena il 17,5%, mentre entrambe concordano che le assunzioni a tempo indeterminato debbano stabilizzarsi dopo almeno quattro anni di lavoro, se non oltre. La Ford, diversamente dai suoi competitor, ha successivamente proposto un aumento salariale del 20% e accettato l’adeguamento dei lavoratori a tempo indeterminato dopo tre mesi di assunzione continua; molto probabilmente solo per frenare l’allargamento alla mobilitazione, anche in vista dei plausibili scioperi nella filiera canadese, dove ventiquattro ore dopo la scadenza del contratto (19 settembre), è stato abbozzato un preaccordo con Unifor, sindacato che conta più di cinquemila iscritti in tre stabilimenti Ford. Pertanto i sindacati hanno sospeso lo stato di agitazione fino alla firma dell’accordo; il sindacato canadese, comunque, non avrebbe replicato il modello dello sciopero a scacchiera del sindacato made in USA, intendendo piuttosto aprire la trattativa sulle altre due filiere una volta ottenuto un risultato minimo in Ford.
Nel frattempo, in considerazione dello stallo vertenziale presso le altre due case automobilistiche, altri nuovi cinquemila tesserati UAW hanno risposto alla mobilitazione aggiungendosi ai tredicimila scioperanti della prima ondata di blocchi, di trentotto stabilimenti diversi; da quelli della produzione dove gli operai sono impiegati sulla classica catena di montaggio, a quelli dove si occupano della distribuzione dei pezzi di ricambio alle concessionarie.
Stellantis non ha atteso molto tempo prima di dichiarare a mezzo stampa l’eventualità di chiusura o cessione di diciotto dei suoi siti statunitensi. L’organizzazione sindacale, pur senza sbilanciarsi, ha confermato che al centro della trattativa in essere ci sarebbe l’ammodernamento di alcuni impianti dismessi. È il caso dell’impianto di Belvidere, in Illinois, che chiudeva i battenti il 28 febbraio 2023 licenziando in massa mille e duecento operai, in conseguenza a un calo delle vendite del 61% del modello Jeep Cherokee e, a detta loro, dell’aumento dei costi necessari per la fase di transizione verso le nuove frontiere del mercato automobilistico.
È bene precisare che nella piattaforma rivendicativa, l’UAW chiede maggiore trasparenza nel settore in crescita dei veicoli elettrici e ibridi, denunciando le politiche di incentivo all’esodo e licenziamenti di massa dell’ultimo anno e le assunzioni dei lavoratori in appalto, definite “irregolarità legalizzate”, con cui si sottraggono le libertà sindacali agli operai, e le quali condizioni sociali costringono più facilmente a svolgere un lavoro usurante in cambio di paghe al ribasso. È indicativo che, moltissimi lavoratori neo assunti, svolgano anche sessanta ore settimanali per poco più di quindici dollari l’ora, e che le condizioni di maggiore sfruttamento si verifichino nei nuovi poli automobilistici come Tesla, dove la forza lavoro è ridotta ai minimi poiché sostituita in gran parte dai sistemi di automazione.
Non è da escludere che il processo di ristrutturazione in corso in Stellantis possa trasformarsi in una volontà della multinazionale di liberarsi dei magazzini dove sono presenti gruppi di operai sindacalizzati in favore di un nuovo mega-hub con manodopera disposta a rinunciare ad altri diritti. Ciò è dimostrato dai primi licenziamenti del 20 settembre in Ohio e in Indiana, che hanno colpito trecentosettanta operai in sciopero. L’azienda avrebbe anteposto alcuni vincoli di stoccaggio delle forniture ai posti di lavoro, visto che questi tre impianti sarebbero centrali per la distribuzione di pezzi per veicoli costruiti nel “Complesso Toledo”, anch’esso in agitazione.
Licenziamenti di massa hanno interessato anche i dipendenti in sciopero di General Motors, sempre mercoledì 20, con l’interruzione del lavoro in un impianto di assemblaggio in Kansas, a causa della carenza di forniture strategiche da una fabbrica nel Missouri, che dalla sua entrata in sciopero ha generato un calo produttivo verso il sito di Fairfax. Di preciso, sono stati lasciati a casa duemila lavoratori a cui, come risposta alla lotta, non verranno erogati i sussidi di disoccupazione supplementare normalmente garantiti dall’azienda.
In piattaforma, l’UAW chiede di trattare anche per l’introduzione di un piano di sicurezza e garanzia del posto di lavoro che preveda la possibilità di scioperare contro le serrate, insieme a una presa in carico salariale da parte dell’azienda, in via temporanea, per svolgere lavori socialmente utili anche in casi di licenziamenti individuali fino alla ricollocazione in organico dei lavoratori colpiti dai provvedimenti, anche presso altri impianti.
Le rivendicazioni al centro di questa ondata di scioperi vengono definite dal sindacato come per nulla inique e pretestuose se si pensa che le “tre big” abbiano complessivamente goduto di un incremento dei profitti pari al 65% in Nord America solo negli ultimi quattro anni. La stessa mobilitazione, certamente considerabile da un punto di vista del ritorno a un protagonismo degli iscritti, che comunque non oltrepassano il 16% di tutta la forza lavoro nell’industria metallurgica e automobilistica in USA, non riesce ancora a colpire in maniera significativa il mercato su larga scala: basti pensare che il valore in borsa delle azioni Ford e Stellantis non vede traccia di andamento negativo, nonostante gli analisti abbiano già quantificato danni per oltre cinque miliardi e mezzo di dollari per via degli scioperi.
“Ma se hanno i soldi per la Borsa di Wall Street dovrebbero averli anche per i lavoratori che realizzano i loro profitti”, ha dichiarato Shawn Fain, il neo eletto presidente dell’Union Auto Workers, in un intervento nella capitale mondiale dell’automobile, Detroit. Ha sottolineato che quella in atto “è una battaglia dei lavoratori contro i ricchi, della classe dei miliardari contro tutti gli altri”, e che il fine ultimo è rivendicare una vita dignitosa per la classe operaia, riferendosi al tema della riduzione dell’orario di lavoro per far fronte ai crescenti incidenti sul lavoro e in generale alle condizioni di iper sfruttamento. Alla proposta di limitare l’orario settimanale a un massimo di trentadue ore, a parità di salario, starebbero rispondendo anche molti altri operai che sulla scia dello stato di agitazione hanno iniziato a rifiutarsi di svolgere le ore di lavoro straordinario.
Sulla questione è intervenuto anche Joe Biden che ha annunciato un incontro con i lavoratori per martedì 26 settembre, anche se non è detto che ad attenderlo ci sia una platea di futuri elettori, visto che il sindacato non ha formalmente appoggiato la sua ricandidatura. Certo è che non appoggeranno Trump, accusato di essere uno dei miliardari favorevole ad arricchire le proprie tasche e a salvaguardare la propria immagine. In questo panorama, sembra che l’UAW a prescindere dalla prossima tornata elettorale, stia favorendo la propria immagine soprattutto verso una fetta di lavoratori che, chissà, un domani potrebbero estendere lo sciopero in roccaforti antisindacali, a partire dagli stabilimenti del colosso di auto elettriche Tesla. Aree industriali buie di diritti e che per Ford, GM e Stellantis sono le nuove terre di sfruttamento da esplorare. Pagine Esteri
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PRIVACYDAILY
Pubblicazione biglietti vincenti estrazione a premi
Ecco i biglietti vincenti dell’estrazione a premi della nostra festa. Congratulazioni a chi ha vinto! #rifondazioneinfesta #rifondazionecomunista #estraRifondazione Comunista
“Attenzione, non siamo soli al volante”
Ne scrivo oggi su Huffington Post nella rubrica Governare il Futuro Qui il link all’articolo huffingtonpost.it/rubriche/gov…
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huffingtonpost.it/rubriche/gov…
Attenzione, non siamo soli al volante
Nessuno legge l’informativa per la privacy di un’auto prima di acquistarla. E invece dashcam, microfoni, sensori della temperatura, dispositivi di movimento de…Guido Scorza (HuffPost Italia)
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@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Ai dischi serve davvero la cache?
È una curiosità che mi è venuta recentemente quando stavo facendo spesa,
Vedo che la maggior parte dei "dischi" (sia HDD che SSD) che vedo presentano una certa quantità di "cache DRAM",
Da quel che so serve a migliorare le prestazioni, mantenendo blocchi utilizzati di frequente in una memoria più veloce, e, per gli SSD, a ridurre i cicli di scrittura sulla memoria flash.
Ma qualcosa di simile se non mi sbaglio lo fanno anche sistemi operativi come linux e windows, mantenendo in memoria file letti e scritti di recente, quindi mi chiedo, fa davvero molta differenza avere o no una cache anche sul "disco" al di fuori di benchmark, come crystaldiskmark, che disabilitano esplicitamente la cache del sistema operativo?
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Informatica (Italy e non Italy 😁) reshared this.
tl;dr Sì, fa davvero molta differenza.
Anzitutto, in generale aggiungere altri livelli di cache, su un bus/dispositivo lento, aiuta sempre.
La cache interna e del sistema hanno ruoli diversi, non sono una in alternativa all'altra.
La cache del sistema operativo è a conoscenza della struttura dei file. Quindi sceglierà il momento migliore per "inviare" le scritture "cached" al disco, e quando "invalidare" la cache costringendoti a rileggere, sapendo quando apri o chiudi un file, e se lo apri in lettura o scrittura, etc.
Viceversa, il disco non sa come sono fatti i file, ma sa come è strutturato fisicamente il disco. Sugli SSD non è detto che dall'indice del blocco può indovinare su quale punto di quale chip si trova, perché questa corrispondenza cambierà nel tempo per rendere il disco più longevo. Quindi con queste informazioni aggiuntive, può sfruttare alcune euristiche basate sulla struttura fisica per migliorare le prestazioni.
Per gli hard disk invece ti serve semplicemente perché sono dannatamente lenti e ogni aiuto fa differenza.
Inoltre, si parla di DRAM, quindi volatile. Quindi più che i blocchi usati spesso sono quelli usati di recente che si trovano nella cache del disco, perché non sopravviverebbe al riavvio.
Alcuni hard disk hanno un piccolo SSD dentro che invece tiene i dati usati più spesso, e sono molto più veloci di un hdd normale. Ma su un ssd questo non ha senso perché se potessi fare una memoria non volatile più veloce faresti direttamente un ssd più veloce.
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Sabrina Web 📎 reshared this.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Fossilization live 2023
Fossilization da Brasile live in Barrios Milano 18/9
Fossilization live 2023
Fossilization da Brasile live in Barrios Milano 18/9GRAZIE A ROBY TUTTI PAZZICiao! Grazie per aver visto questo videoIL NOSTRO CANALEQuesto è il nostro canal...YouTube
Le classifiche delle migliori università del mondo lasciano il tempo che trovano
@Universitaly: università & universitari
Nonostante l’indubbia attenzione che ottengono, però, queste classifiche sono da anni molto criticate. Un po’ perché si basano su criteri arbitrari, che riflettono poco la moltitudine di ruoli sociali e culturali che le università svolgono sul territorio. Un po’ perché sono progettate quasi sempre sulla base del sistema d’istruzione inglese e statunitense, che riflette male come funzionano le università nel resto del mondo. Un po’, semplicemente, perché non è chiaro a cosa servano, se non a indirizzare attenzione e fondi verso le società che le stilano e le università che figurano ai primi posti.
L'articolo di @Viola Stefanello 👩💻 è qui su Il Post
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Fantastico modo di pensare! In effetti è proprio vero: gli osservatori influenzano ciò che osservano in questo caso e come l'hai scritto tu è perfetto.
È deprimente allo stesso modo che qualcosa che teoricamente sarebbe interessante (statistiche delle università a priori sarebbero anche cose utili) finisca per essere una forte fonte di influenza degli studenti e delle università. I fini di queste agenzie di classifiche non sono nobili...
Poliversity - Università ricerca e giornalismo likes this.
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Legge di Goodhart: quando una misura diventa un obiettivo, cessa di essere una buona misura. L'intero sistema capitalista è costruito in violazione di questa legge.
ConstipatedWatson likes this.
L reshared this.
📚 #Scuola, disponibili i primi dati sull’anno scolastico 2023/2024: in classe circa 7,2 mln di studenti.
📊 È disponibile sul sito del MIM l’approfondimento con i primi dati sull’anno appena iniziato.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
📚 #Scuola, disponibili i primi dati sull’anno scolastico 2023/2024: in classe circa 7,2 mln di studenti. 📊 È disponibile sul sito del MIM l’approfondimento con i primi dati sull’anno appena iniziato. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Quanto tempo impiega Xshitter a caricare le pagine di...? Twitter sta ancora limitando i link dei concorrenti: verifica tu stesso
Secondo l'analisi, gli utenti della piattaforma social, ora ufficialmente conosciuta come X, sono costretti ad attendere in media circa due secondi e mezzo dopo aver cliccato sui collegamenti a Bluesky, Facebook, Instagram e Substack. Si tratta di un'attesa più di 60 volte superiore all'attesa media per i collegamenti ad altri siti.
Oggi, dalle ore 10.00, presso la Sala “Aldo Moro” del MIM si svolge l’evento #BackToSchool 2023.
Potete seguire la diretta qui ▶️ youtube.com/watch?v=hF1i0WWrUO…
Ministero dell'Istruzione
Oggi, dalle ore 10.00, presso la Sala “Aldo Moro” del MIM si svolge l’evento #BackToSchool 2023. Potete seguire la diretta qui ▶️ https://www.youtube.com/watch?v=hF1i0WWrUO4Telegram
Ministero dell'Istruzione
Domani, giovedì 21 settembre, a Roma, dalle ore 10.00, presso la Sala “Aldo Moro” del MIM, si svolgerà l’evento #BackToSchool 2023.Telegram
Weekly Chronicles #46
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Privacy vs sicurezza pubblica, l’eterno dilemma?
Come bilanciare le necessità di sicurezza pubblica con la nostra privacy? È giusto riempire le nostre città di telecamere? Quando è troppo o quando è poco? Sono alcune delle domande che mi sono state fatte da un giornalista del Sole24Ore parlando proprio del tema della criminalità e della videosorveglianza.
In verità ritengo che non ci sia nulla da bilanciare. Se pensiamo alla sicurezza pubblica come alla protezione dell’incolumità fisica delle persone, allora siamo messi male.
La videosorveglianza non ha alcun impatto reale sulla criminalità violenta. Un criminale violento, per definizione, non teme la legge e non teme punizioni, o non sarebbe tale. Sono molto recenti gli episodi di stupri e accoltellamenti in pieno giorno e in zone trafficatissime e sorvegliatissime come la Stazione Centrale di Milano.
Anche il web è pieno zeppo di video di criminali che noncuranti di telecamere e smartphone commettono reati violenti come rapine senza batter ciglio (un esempio). Altri, i più folli, si filmano addirittura da soli mentre ammazzano passanti innocenti per sport (un esempio).
Togliamoci dalla testa la funzione preventiva della videosorveglianza; esiste solo sui libri. Non funziona, se non limitatamente in casi molto specifici. Questo studio evidenzia infatti come i crimini non violenti e pianificati, come i piccoli furti commessi dai borseggiatori, sono parzialmente influenzati dalla presenza di telecamere (-20% di borseggi nel campione osservato). Tuttavia, lo stesso studio afferma senza ombra di dubbio che i crimini legati a droga o commessi da persone violente (quindi non pianificati, come uno stupro) non sono affatto influenzati dalla presenza di telecamere.
Riempire le nostre città di telecamere non ha senso.
Ciò detto, dobbiamo riconoscere che l’utilità delle telecamere riguarda esclusivamente l’amministrazione della giustizia. Il video è una prova che può essere usata in giudizio per ottenere un ristoro (in un mondo ideale) o perseguire il criminale.
Il bilanciamento allora, è presto fatto.
BitcoinVoucherBot è un servizio semplice, sicuro e privacy friendly per acquistare Bitcoin. Niente siti web, niente tracking IP, nessun documento richiesto. Solo Telegram. Clicca qui per iniziare a usarlo! Annuncio sponsorizzato.
Lo Stato dovrebbe rinunciare a ogni pretesa di sorveglianza nelle strade pubbliche e incentivare invece la diffusione privata di telecamere possedute dai cittadini. La diffusione capillare di telecamere sarebbe bilanciata dalla decentralizzazione del possesso e quindi del potere di controllo che ne deriva.
Le forze dell’ordine ne potrebbero comunque usufruire. Non è fuori dal mondo: la polizia già usa strumenti privati per coadiuvare le indagini. Ad esempio, l’accesso ai tabulati telefonici dei servizi di telecomunicazione o ai sistemi di tracciamento GPS di Google. Lo stesso può farsi per le videoregistrazioni.
Per un approfondimento sul tema vi rimando a questo articolo che scrissi nel 2021, ma ancora attualissimo:
Di tutto questo ne parleremo anche la prossima settimana durante la Privacy Week, il festival della privacy e delle nuove tecnologie. Vi consiglio tantissimo di registrarvi sul sito e seguire lo streaming!
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Anche l’Online Safety Bill è quasi legge
La legge inglese contro la pedopornografia e contro “contenuti illegali” potenzialmente pericolosi è stata approvata dal parlamento e presto sarà legge. L’Online Safety Bill è una legge che in qualche modo riunisce le finalità dei Regolamenti europei Digital Services Act (in vigore) e Chatcontrol (in discussione).
Ha lo scopo di “migliorare la sicurezza di Internet”, di mitigare il rischio derivante dalla diffusione di contenuti illegali e di proteggere i minori online — qualsiasi cosa voglia dire.
Tra le varie cose, obbligherà le aziende che offrono servizi di comunicazione a introdurre algoritmi e misure tecniche per sorvegliare proattivamente comunicazioni, video e immagini inviate attraverso i loro servizi. Le conseguenze potrebbero essere devastanti per tutte le aziende che offrono servizi di comunicazione cifrate end-to-end, trovandosi a dover decidere se rispettare la legge o tutelare i loro utenti.
Non è un caso che Signal, famosa organizzazione no profit che sviluppa l’omonimo sistema di comunicazione privacy-friendly, abbia già affermato tempo fa che avrebbe cessato l’erogazione dei servizi nel Regno Unito se la legge fosse passata.
Vedremo che succederà ora che la legge, in effetti, è quasi passata.
Offuscare la tua casa su Google Maps
Mi sono da poco trasferito e ho notato che, nonostante io viva in una piccola stradina laterale di un piccolo paese di periferia, la macchina spiona di Google Maps non mi ha risparmiato. Devo ammettere che non sono abituato ad avere casa mia esposta così a tutto il mondo, e la cosa mi ha turbato abbastanza.
Allora, non mi restava che chiedere a Google di offuscare tutto. Il processo è abbastanza semplice ma non tutti lo conoscono. Ecco una breve guida:
- Apri Google Maps: vai al sito web di Google Maps o apri l'app sul tuo smartphone
- Localizza la tua casa: Inserisci il tuo indirizzo nella barra di ricerca o naviga manualmente fino alla tua casa
- Passa alla vista stradale:
- Su Desktop: Clicca e trascina l’omino giallo (trovato nell'angolo in basso a destra) sulla strada davanti alla casa
- Su Mobile: Tocca la posizione e seleziona l'opzione Vista Stradale
- Identifica l'Area da offuscare:
- Su Desktop: Naviga fino alla vista che mostra chiaramente la tua casa
- Su Mobile: Pizzica per ingrandire o scivola per regolare la vista fino a quando la tua casa è visibile e centrata
- Clicca su “Segnala un problema”:
- Tocca l'icona del menu a tre punti (solitamente nell'angolo in alto a destra) e seleziona "Segnala un problema."
Compila il modulo:
- Trascina il riquadro rosso sulla tua casa per specificare l'area che desideri sfocare.
- Ti verrà chiesto perché vuoi sfocare l'immagine. Scegli l'opzione "la mia casa" e fornisci dettagli aggiuntivi se necessario.
Weekly Memes
Weekly Quote
“If you only read the books that everyone else is reading, you can only think what everyone else is thinking.”
Haruki Murakami
English version
Privacy vs. Security, the Eternal Dilemma
How to balance the needs of public security with our privacy? Is it right to fill our cities with cameras? When is it too much or too little? These are some of the questions I was asked by a journalist, discussing the topics of crime and video surveillance.
In truth, I believe there's nothing to balance. Video surveillance has no real impact on violent crime. A criminal, by definition, does not fear the law and does not fear punishment, or they wouldn't be a criminal. Violent criminals, in particular, are not particularly sensitive.
Moreover, the web is full of videos showing criminals committing violent crimes like robberies without a care for cameras and smartphones (an example). Others, the most insane and violent ones, even film themselves killing innocent passersby for sport (an example).
Let's dispel the notion that video surveillance has a preventive function; it only exists in books. It doesn't work.
That being said, we must acknowledge that the utility of cameras is solely related to the administration of justice. Video is evidence that can be used in court to seek redress (in an ideal world) or to prosecute the criminal.
The balance is then easily struck.
The state should abandon any claims to surveillance and instead encourage the private proliferation of cameras owned by citizens. This way, the widespread use of cameras would be balanced by the decentralization of ownership and thus the power of control that derives from it.
Law enforcement could still make use of them. It's not far-fetched; the police already use private tools to assist in investigations. For example, access to phone call records from telecommunications services or GPS tracking systems from Google. The same can be done for video recordings.
We will also discuss all of this next week during Privacy Week, the privacy and new technologies festival. I highly recommend registering on the website and following the livestream!
The Online Safety Bill is almost law
The English law against child pornography and potentially dangerous "illegal content" has been approved by parliament and will soon become law. The Online Safety Bill is a law that somehow combines the purposes of the European Regulations Digital Services Act (in effect) and Chatcontrol (under discussion).
Its purpose is to "improve Internet safety," mitigate the risk arising from the spread of illegal content, and protect minors online—whatever that may mean.
Among other things, it will compel companies offering communication services to introduce algorithms and technical measures to proactively monitor communications, videos, and images sent through their services. The consequences could be devastating for all companies that offer end-to-end encrypted communication services, as they will have to decide whether to comply with the law or protect their users.
It's no accident that Signal, a well-known nonprofit organization that develops the privacy-friendly communication system of the same name, stated some time ago that it would cease providing services in the UK if the law were passed.
We'll see what happens now that the law is, in fact, almost passed.
Blur Your House on Google Maps
I recently moved and noticed that, despite living on a small side street in a small suburban town, Google Maps' spying car did not spare me. I must admit I'm not used to having my house exposed to the whole world, and it bothered me quite a bit.
So, all that was left for me to do was to ask Google to blur everything. The process is quite simple, but not everyone is aware of it. Here's a brief guide:
- Open Google Maps: Go to the Google Maps website or open the app on your smartphone.
- Locate your house: Enter your address in the search bar or manually navigate to your house.
- Switch to street view: On Desktop: Click and drag the yellow figure (usually found in the lower right corner) onto the street in front of your house. On Mobile: Tap the location and select Street View.
- Identify the Area to Blur: On Desktop: Navigate to the view that clearly shows your house. On Mobile: Pinch to zoom in or slide to adjust the view until your house is visible and centered.
- Click "Report a Problem": Tap the three-dot menu icon (usually in the upper right corner) and select "Report a Problem."
- Drag the red box over your house to specify the area you want to blur. You'll be asked why you want to blur the image. Choose the option "my home" and provide additional details if necessary.
Future of Privacy Forum and Leading Companies Release Best Practices for AI in Employment Relationships
Expert Working Group Focused on AI in Employment Launches Best Practices that Promote Non-Discrimination, Human Oversight, Transparency, and Additional Protections.
Today, the Future of Privacy Forum (FPF), with ADP, Indeed, LinkedIn, and Workday — leading hiring and employment software developers — released Best Practices for AI and Workplace Assessment Technologies. The Best Practices guide makes key recommendations for organizations as they develop, deploy, or increasingly rely on artificial intelligence (AI) tools in their hiring and employment decisions.
Organizations are incorporating AI tools into their hiring and employment practices at an unprecedented rate. When guided by a framework centered on responsible and ethical use, AI hiring tools can help match candidates with relevant opportunities and inform organizations’ decisions about who to recruit, hire, and promote. However, AI tools present risks that, if not addressed, can impact job candidates and hiring organizations and pose challenges for regulators and other stakeholders.
FPF and the AI working group recommend:
- Developers and deployers should have clearly defined responsibilities regarding AI hiring tools’ operation and oversight;
- Organizations should not secretly use AI tools to hire, terminate, and take other actions that have consequential impacts;
- AI hiring tools should be tested to ensure they are fit for their intended purposes and assessed for bias;
- AI tools should not be used in a manner that harmfully discriminates, and organizations should implement anti-discrimination protections that go beyond laws and regulations as needed;
- Organizations should not use facial characterization and emotion inference technologies in the hiring process absent public disclosures supporting the tools’ efficacy, fairness, and fitness for purpose;
- Organizations should implement AI governance frameworks informed by the NIST AI Risk Management Framework;
- Organizations should not claim that AI hiring tools are “bias-free;” and
- AI hiring tools should be designed and operated with informed human oversight and engagement.
“When properly designed and utilized, AI must process vast amounts of personal data fairly and ethically, keeping in mind the legal obligations organizations have to those with disabilities and people from underrepresented, marginalized and multi-marginalized communities. This is why developers and deployers of AI in the employment context should use these Best Practices to show their commitment to ethical, responsible, and human-centered AI tools in compliance with civil rights, employment and privacy laws.”
Amber Ezzell, FPF Policy Counsel“The intersection between hiring, employment, and AI tools presents complex opportunities and challenges for organizations, particularly concerning issues of equity and fairness in the workplace. Our Best Practices will guide U.S. companies as they create and use AI technologies that impact workers, ensuring that they address key issues regarding non-discrimination, responsible AI governance, transparency, data security and privacy, human oversight, and alternative review procedures.”
John Verdi, Senior Vice President of Policy at FPF
Leading policy frameworks, including the NIST’s AI Risk Management Framework (AI RMF), Civil Rights Principles for Hiring Assessment Technologies, the Data and Trust Alliance’s initiative Algorithmic Safety: Mitigating Bias in Workforce Decisions, and more, helped inform the Best Practices guide.
“AI tools can help candidates discover and describe their skills and find new opportunities that match their experience. The Best Practices assist organizations in instituting guardrails around using AI systems responsibly and ethically.”
Jack Berkowitz, ADP’s Chief Data Officer“The use of automated technology in the workplace can result in better matches for both job seekers and employers, increased access to diverse candidates and a broader pool of applicants, and greater access to hiring tools for small to mid-sized businesses. These Best Practices provide concrete guidance for using the tools responsibly.”
Trey Causey, Indeed’s Head of Responsible AI“We know that a responsible and principled approach to AI can lead to more transparency and better matching of job seeker skills to employer needs. The Best Practices are a real step forward and reflect the accountability needed to ensure these technologies continue to power opportunity for all members of the global workforce.”
Sue Duke, LinkedIn’s VP of Global Public Policy“Since 2019, Workday has partnered with government officials and thought leaders like the Future of Privacy Forum to advance smart safeguards that cultivate trust and drive responsible AI. We’re proud to have co-developed these Best Practices, which offer policymakers a roadmap to responsible AI in the workplace and call on other organizations to join us in endorsing them.”
Chandler Morse, Workday’s Vice President of Public Policy
While existing anti-discrimination laws can apply to the use of AI tools for hiring, the AI governance field is still maturing. FPF’s Best Practices engages the broader AI governance field in the ethical use and development of AI for employment. The guide may also be updated to reflect developing AI regulatory requirements, frameworks, and technical standards.
Read the full Best Practices Guide Here
You live in a digital neofeudalism
The Middle Ages are often invoked to describe a dark, brutal period without freedom, where the masses were at the mercy of a few feudal lords and rulers who fought over lands and resources.
They say life back then wasn't much to write home about. Fortunately, today we are much more civilized. At least, that’s what they say.
We have discovered representative democracy, expelled the cowardly monarchs who plagued us, eliminated the scourge of serfdom, and forgotten the picturesque chivalric orders with their oaths of loyalty to the rulers. But is it really so?
My impression is that representative democracy and the proliferation of eccentric ideas about social justice and social equity have actually created the conditions for the resurgence of a global digital neo-feudalism.
At the apex of this new feudal pyramid, we undoubtedly have a small but powerful elite of people with vast wealth and power who use supranational tools, both known and unknown, to exercise and manifest their will.
Among them, first and foremost, is the International Monetary Fund (IMF), a financial instrument of the United Nations and the ultimate authority for much of the world. Then there are central banks like the Federal Reserve Bank or the European Central Bank.
Lastly, we must not forget supranational administrative entities such as the World Health Organization (WHO), the aforementioned United Nations (UN), or the somewhat obscure Financial Action Task Force (FATF), which, nevertheless, has a huge impact on our lives. And how could we forget our beloved European Union and the globalist think-tank that is the World Economic Forum?
The combination of people and supranational structures makes up what we could define today as the head of the empire.
Call for Nominations: 14th Annual Privacy Papers for Policymakers
The Future of Privacy Forum (FPF) invites privacy scholars and authors with an interest in privacy issues to submit finished papers to be considered for FPF’s 14th annual Privacy Papers for Policymakers (PPPM) Award. This award provides researchers with the opportunity to inject ideas into the current policy discussion, bringing relevant privacy research to the attention of the U.S. Congress, federal regulators, and international data protection agencies.
The award will be given to authors who have completed or published top privacy research and analytical work in the last year that is relevant to policymakers. The work should propose achievable short-term solutions or new means of analysis that could lead to real-world policy impact.
FPF is pleased to also offer a student paper award for students of undergraduate, graduate, and professional programs. Student submissions must follow the same guidelines as the general PPPM award.
We encourage you to share this opportunity with your peers and colleagues. Learn more about the Privacy Papers for Policymakers program and view previous year’s highlights and winning papers on our website.
FPF will invite winning authors to present their work at an annual event with top policymakers and privacy leaders in spring 2024 (date TBD). FPF will also publish a printed digest of the summaries of the winning papers for distribution to policymakers in the United States and abroad.
Learn more and submit your finished paper by October 20th, 2023. Please note that the deadline for student submissions is November 3rd, 2023.
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Privatocrazia sanitaria, in Italia il 60% dei fondi per la salute pubblica finisce ai privati. Il monito di Nicoletta Dentico | AFV
"La situazione ha raggiunto livelli più che allarmanti: almeno il 60% dei fondi pubblici finisce in mano ai privati, in particolare per l’acquisto di servizi medici e farmacologici; più del 50% delle istituzioni sanitarie che si occupano di malattie croniche sono in mano ai privati, così come lo sono più dell’80% delle istituzioni di assistenza sanitaria residenziale. I tagli della prossima legge di bilancio assecondano questa metastasi.”
Lisa Beat and the Liars - Sheena Is A Beat Rocker
Fate vostro questo disco e suonatelo quando - disgraziatamente - cambieranno l'ora, farà freddo ed alle cinque del pomeriggio sarà buio, chissà forse potrebbe farvi tornare ai fasti dell'estate o quantomeno mettervi allegria facendovi intravvedere un raggio di sole. @Musica Agorà
iyezine.com/lisa-beat-and-the-…
Lisa Beat and the Liars - Sheena Is A Beat Rocker 2023
Per loro fortuna queste caratteristiche non mancano a Lisa e i suoi Liars che, nei tre pezzi che compongono questo sfizioso singolo, danno sfoggio di quella fantasia che necessita per confrontarsi con dei veri e propri classicissimi.In Your Eyes ezine
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Privacy Pride
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