Ecco come Russia e Cina si preparano alle guerre del futuro. Report Isw
Nei loro progetti di revisione dell’ordine internazionale, tanto la Russi quanto la Cina assegnano un ruolo fondamentale all’utilizzo del proprio strumento militare, il cui impiego viene considerato come necessario per il raggiungimento dei propri obiettivi. Proprio per questo entrambi i Paesi portano avanti progetti di modernizzazione delle proprie forze armate con l’intento di farle trovare pronte alle sfide belliche del futuro. I diversi approcci seguiti in questo senso da Mosca e da Pechino sono stati oggetto di uno studio dell’Institute for the Study of War, che ha da poco pubblicato un report al riguardo.
L’esercito russo e quello cinese provengono da due storie differenti, hanno differenti punti di forza e di debolezza, così come differenti priorità. Entrambi però vedono nel raggiungimento della dominance all’interno del processo di decision-making la chiave dei conflitti futuri, dominance che può essere raggiunta attraverso una combinazione di potenziamento del proprio apparato decisionale e di deterioramento di quello avversario.
L’approccio russo di Mosca si incentra sul concetto di “superiorità gestionale”, caratterizzato da una maggiore velocità e da una maggiore qualità nel proprio processo decisionale, al fine di costringere l’avversario a compiere scelte come “reazioni” alle azioni delle proprie forze armate, limitandone quindi la libertà d’azione. Dal più alto livello di grand strategy al più immediato e semplice movimento tattico sul campo di battaglia. In contrapposizione con la dottrina occidentale: mentre gli Stati Uniti e la Nato in generale tendono a concepire separatamente le operazioni cinetiche e quelle di informative, in Russia le due dimensioni sono profondamente intrecciate (secondo i dettami dell’hybrid warfare).
Tuttavia, l’esperienza in Ucraina ha dimostrato come le carenze delle forze armate russe nelle dimensioni dell’addestramento, del personale e della leadership non permettano al Cremlino di raggiungere la strategic dominance desiderata. Mosca non è stata in grado di sfruttare la preziosa esperienza siriana (dove le sue truppe si sono cimentate in operazioni di combattimento reale) per avviare un processo di aggiustamento della propria struttura militare, facendo sì che permanessero al suo interno problematiche preesistenti capaci di inficiare futuri trasformazioni dello strumento militare russo.
Per Pechino, la situazione è diversa. Il percorso di modernizzazione militare cinese è di più largo respiro rispetto a quello russo, e si articola intorno a tre principali direttrici: ideologia, addestramento e nuove tecnologie. Puntando su queste tre dimensioni, l’Esercito popolare di liberazione intende raggiungere una superiorità “sistemica” rispetto all’avversario americano, ancora troppo ancorato alla logica dei domain. Grazie all’indottrinamento dei soldati garantito dalla presenza dei commissari politici e ai processi di informatization e di intelligentization (nel primo caso integrazione di sistemi informatici nelle strutture e nei sistemi d’arma, dell’Intelligenza artificiale nel secondo), entro il 2049 la leadership cinese mira a ottenere la parità, o addirittura la superiorità, rispetto all’avversario americano.
Al contrario della Russia, la Cina non si impegna in un’operazione militare dal 1979, e questa carenza di esperienza diretta pesa sull’apparato bellico di Pechino, poiché non permette di mettere alla prova in una situazione reale gli sviluppi teorici conseguiti. Per sopperire a questa carenza, l’Esercito popolare di liberazione ricorre in modo sempre più estensivo a simulazioni videoludiche, che però non possono assolutamente sostituire la complessità di un vero campo di battaglia.
Cosa devono dunque fare gli Stati Uniti per rimanere la potenza militare egemone? Secondo gli esperti dell’Isw, è fondamentale puntare sulle proprie peculiarità rispetto agli avversari. Peculiarità che spaziano dall’aspetto del personale (né la Russia né la Cina dispongono di una classe di non-commisioned officer, intercapedine fondamentale nel sistema di command and control) a quello economico (il relativo controllo sulla supply chain mondiale rispetto ai due Paesi avversari). Puntare su queste leve potrebbe rivelarsi la mossa giusta per mantenere la superiorità rispetto agli avversari nelle guerre die decenni a venire.
Crosetto in Libano, la presenza italiana è un fattore di pacificazione
Lavorare affinché il domani sia meglio dell’oggi, impegnandosi affinché il conflitto, che nessuno vuole, non si estenda ulteriormente. È questo il cuore del messaggio lanciato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso della sua visita al contingente italiano in Libano, parte della missione Unifil delle Nazioni Unite. Attualmente, i militari italiani dell’operazione Leonte XXXIV, strutturati sulla base della brigata meccanizzata Granatieri di Sardegna, sono presenti nella base militare di Shama, nel sud del Libano, parte dello sforzo Onu per assicurare la stabilità del volatile confine con Israele. La complessità dello scenario è stata dimostrata dal missile, deviato, che ha colpito senza nessuna conseguenza il quartier generale della missione Unifil a Naqoura, undici chilometri più a sud rispetto alla base italiana.
Nessuno vuole un’escalation
Come ricordato dallo stesso ministro, la sua visita in Libano segue quelle in Arabia Saudita e in Qatar, oltre ai viaggi del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Egitto e in Israele (dov’è stato anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani), “perché l’Italia sta cercando di giocare un ruolo per evitare un’escalation, per non tornare a una guerra tra Islam e Occidente, tra mondo arabo e occidentale. Non lo vogliamo noi, non lo vogliono i Paesi arabi, non lo vuole nessuno”. Per il ministro, infatti, lo scopo e il lavoro dell’impegno italiano nella regione è quello di “buttare acqua sul fuoco”, contrastando chi invece vorrebbe infiammare il Medio Oriente “cancellando dalle cartine geografiche Israele e la civiltà occidentale”. Il ministro, però, ha sottolineato come questo tentativo sia avversato tanto dai Paesi occidentali, quanto dagli stessi Paesi arabi. “È una situazione difficile, e tutti stiamo lavorando perché si trovi una soluzione, la meno pesante e più accettabile possibile, distinguendo il destino del popolo palestinese da quello dei terroristi di Hamas”. Su un punto, ha infatti precisato Crosetto, “ci troviamo tutti d’accordo, un conto e Hamas, che è un’organizzazione terroristica che come unico scopo la distruzione di Israele, un altro è il destino del popolo palestinese, che è tutt’altra cosa”.
Il ruolo di Unifil
Il conflitto a Israele, tuttavia, se da un lato ha costretto il contingente Unifil a misure di sicurezza più stringenti, non ha ridotto l’impegno e il lavoro dei Caschi blu presenti. Del resto, come annota lo stesso Crosetto “le scaramucce tra Hamas e Israele non sono mai terminate, in questo momento si sono intensificate e i nostri militari devono proteggersi. Tuttavia, il loro ruolo e semmai ancora più importante, dal momento che “fanno vedere che tutto il mondo crede nella Pace di questa parte di globo”. La missione Unifil, infatti “non è Nato, non è bilaterale, ma Onu. Ci sono 49 nazioni che hanno i loro militari qui e il cui scopo e preservare la pace” del Libano e tra il Paese e il suo vicino meridionale. Diventa, ha proseguito il ministro “ancora più fondamentale e importante preservare questa presenza”. In questo momento, però, è anche importante ricordare come i militari presenti sono lì in veste di “portatori di pace, sicurezza e dialogo” con “regole di ingaggio diverse rispetto a quelle dei contingenti in Afghanistan” e non sono “pronti per combattere, come successo per altre zone in altri tempi”.
L’importanza della presenza italiana
In tutto questo scenario, il nostro Paese può giocare un ruolo importante, grazie soprattutto al suo impegno per missioni come Unifil e alla sua costante presenza nella regione. Come sottolineato da Crosetto “l’Italia riesce ad avere un dialogo anche con alcune parti del mondo tra le più difficili” grazie al “rispetto di cui godono le istituzioni italiane, frutto non delle persone che le interpretano pro tempore, ma delle migliaia di soldati che con il loro atteggiamento e il loro modo di supportare le popolazioni hanno fatto guadagnare stima al loro Paese, oltre che a loro stessi”.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶Il MIM alla quarantesima assemblea ANCI a Genova. Dal 24 al 26 ottobre con uno spazio informativo e pubblicazioni aggiornate.
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“Tre colori sul cuore”, è il titolo dell’iniziativa di quest’anno.
LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 17. Si intensificano i bombardamenti sulla Striscia. Evacuate aree israeliane al confine con il Libano
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della redazione –
Pagine Esteri, 23 ottobre 2023. Secondo il Ministero della Sanità palestinese, i bombardamenti israeliani delle ultime 24 ore hanno ucciso più di 400 persone nella Striscia di Gaza. Durante la notte appena trascorsa gli attacchi aerei sono stati particolarmente numerosi, soprattutto sul campo profughi di Jabalia dove, secondo la protezione civile di Gaza, sono state uccise 30 persone. Jabalia è il più grande degli otto campi profughi della Striscia di Gaza. Il bilancio totale delle vittime nella Striscia è salito, secondo il Ministero della Salute, a 4.651.
Le autorità israeliane hanno comunicato di aver colpito, nelle ultime 24 ore, 320 obiettivi militari a Gaza, per eliminare le possibili minacce che i soldati potrebbero trovare durante l’invasione di terra, che si sta annunciando come imminente ormai da giorni.
La situazione degli ospedali è sempre più disperata. I medici di diverse strutture hanno fatto sapere di non avere i mezzi per affrontare l’enorme numero di feriti, tra i quali moltissimi bambini, che riportano ferite gravi e ustioni permanenti. Nel nord della Striscia l’ospedale indonesiano ha comunicato che non potranno più essere effettuati interventi chirurgici se non arriverà presto del carburante. Israele continua ad ordinare l’evacuazione delle strutture ospedaliere.
Nella notte l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel campo profughi di Jalazone, vicino Ramallah, uccidendo due palestinesi. Le incursioni israeliane sono avvenute in diversi luoghi della Cisgiordania occupata, portando all’arresto di decine di palestinesi a Betlemme, Ramallah, Jenin, Nablus e in altre zone.
Secondo le autorità palestinesi dall’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, che ha causato la morte di più di 1.400 israeliani, sono stati arrestati in Cisgiordania circa 1.200 palestinesi.
È terminata ieri l’evacuazione di 14 aree israeliane vicine al confine con il Libano, dove continua lo scambio a fuoco tra esercito ed Hezbollah.
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In Cina e Asia – Avviate indagini sulla Foxconn: possibile impatto su Taiwan e Usa
-Cina, indagini sulla Foxconn: possibile impatto su Taiwan e Usa
-Collisioni tra navi filippine e cinesi nel Mar cinese meridionale
-Summit Usa-Ue, la Cina tra i temi più discussi del vertice
-Pechino studia le sanzioni Usa contro la Russia negli scenari sull'invasione di Taiwan
-Nato, la relazione Cina-Russia è un "rischio per la sicurezza dell'Artico"
-La Cina estende le restrizioni all'esportazione di grafite
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Alla moschea di Taipei, solidarietà con il popolo palestinese
L'iniziativa dal basso. Il governo di Taiwan schierato con decisione con Tel Aviv. Gli organizzatori: "Hamas non rappresenta tutti i musulmani, né tutti i palestinesi". Il racconto da Taipei
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Quanto impegno e quanto costo comporta un’istanza di Mastodon?
Riportiamo l’articolo di Markus Reuter, pubblicato il 15 ottobre 2023 su Netzpolitik Il Fediverso è un’alternativa aperta, gratuita e non commerciale alle piattaforme convenzionali. Ma i server devono essere pagati, i post moderati e la tecnologia deve essere mantenuta in funzione. Quanto costa effettivamente e quanto tempo dedicano gli operatori alle loro istanze Mastodon? Da quando Elon Musk ha...
Quanto impegno e quanto costo comporta un'istanza di Mastodon?
Qui l’articolo di Markus Reuter, pubblicato il 15 ottobre 2023 su Netzpolitik
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Sudan. Guerra civile sei mesi dopo, avanzano i miliziani delle RSF
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della redazione
Pagine Esteri, 22 ottobre 2023 – Le Forze di supporto rapido (RSF), la milizia paramilitare che combatte l’esercito regolare sudanese dallo scorso 15 aprile, negli ultimi sei mesi sono avanzate e hanno consolidato la loro presenza a Khartoum, riferiscono fonti locali.
Le RSF starebbero tentando di spostarsi verso sud, verso lo stato di Gezira, un’area agricola chiave, e la scorsa settimana hanno preso il controllo di Ailafoun, una delle principali città su una delle rotte per Madani. Testimoni hanno parlato di saccheggi e violenze compiute dai miliziani. Le RSF hanno inoltre lanciato attacchi contro Nyala ed El Obeid, a ovest della capitale. L’esercito afferma che i suoi soldati, e in particolare le unità delle forze speciali, stanno combattendo l’avanzata. All’interno di Khartoum, i miliziani ha lanciato attacchi contro diverse basi dell’esercito, tra cui il quartier generale e la base del corpo corazzato.
Secondo fonti locali le RSF hanno avviato un’altra avanzata contro una base militare a sud di Khartoum, nella zona di Jebel Awlia, uccidendo 45 persone questo mese, ha detto un gruppo di avvocati che non ha incolpato nessuna delle parti.
Mesi dopo che i mediatori hanno sospeso i negoziati, non sembra esserci all’orizzonte una fine della guerra civile che ha sfollato più di 5,75 milioni di persone, ucciso migliaia di civili e devastato le principali città. Pagine Esteri
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Budget della Difesa, cosa succede in Europa? L’analisi di Braghini
Con la pubblicazione da parte del Governo della relazione annuale al Parlamento, nel Documento programmatico pluriennale 2023 – 2025 viene fornita una dettagliata e aggiornata analisi circa dottrina e postura della Difesa nazionale e informazioni e previsioni sulle “risorse ricomprese nel ministero della Difesa e di quelle iscritte in altri dicasteri impiegate per lo sviluppo di programmi di interesse del ministero Difesa” in un arco sessennale. Il Dpp fa riferimento alla legge di bilancio 2023, in attesa delle decisioni del Parlamento e delle prossime leggi finanziarie circa l’approvazione degli stanziamenti previsionali.
Viene confermato l’impegno del Governo a promuovere e sostenere il settore della Difesa, inquadrato in una visione di lungo termine, e in linea con gli impegni assunti in sede Nato partecipando insieme con gli altri Paesi europei al trend di incremento degli investimenti per la difesa. Al riguardo, considerando in unico blocco i Paesi Ue, Regno Unito, Norvegia e Turchia, si evidenziano maggiori investimenti per gli equipaggiamenti di circa 28 miliardi di euro tra il 2022 e il 2023, raggiungendo il livello di cento miliardi.
Ragioni, necessità e accelerazioni comuni. L’impegno nazionale
Le nuove e crescenti tensioni che caratterizzano l’attuale quadro securitario hanno e stanno comportando l’esigenza da parte dei Paesi di adeguare le capacità di deterrenza per fronteggiare le minacce. La tendenza all’incremento degli investimenti per la difesa si era già avviata anche in Europa, dove il calo strutturale delle spese o sottocapitalizzazione in molti anni ha creato un divario capacitivo con le conseguenti debolezze e vulnerabilità nazionali. Ma l’accelerazione degli eventi conflittuali ad alta intensità e di tensioni geopolitiche con un cambio di paradigma per la sicurezza europea ha fatto emergere l’urgenza di colmare le carenze comuni, compensandole con nuovi investimenti. Oggi l’aumento in corso e prospettico degli investimenti per la difesa è consolidato e diffuso nella maggior parte dei Paesi Nato, più ampio negli Usa, in Cina e Russia.
Anche in Italia negli anni recenti si è registrata una più sentita consapevolezza sul ruolo e l’importanza della sicurezza, con l’assegnazione da parte del Parlamento di risorse per la difesa in progressivo incremento.
Il nuovo Documento di programmatico pluriennale evidenzia una progressione degli investimenti del ministero della Difesa e del ministero delle Imprese e Made in Italy, integrati dai fondi del ministero dell’Economia e finanze, che è stata avviata nel 2021.
Oggi gli investimenti si situano a un livello di tutto rispetto intorno a otto milioni, con previsioni incrementali che saranno oggetto di dibattito nelle prossime leggi di bilancio.
Si denotano altresì, rispetto al precedente Dpp 2022 – 2024, previsioni più consistenti per il prossimo triennio. Questo aspetto programmatico è rilevante in particolare oggi con l’avvio o prossimo avvio di importanti collaborazioni europee e internazionali che caratterizzeranno la domanda e l’offerta del comparto difesa nei prossimi decenni. L’Italia potrà così essere in grado di tutelare e rafforzare i propri presidi tecnologici, e svolgere un ruolo e rango credibili come partner sostenuto dal Governo e da risorse finanziarie adeguate, certe e stabili nel lungo periodo.
Merita anche notare il riferimento circa gli aspetti tecnico-finanziari in relazione all’andamento delle disponibilità finanziarie. Negli ultimi anni l’andamento ha registrato variazioni in parte dovute a rifinanziamenti, effetti delle precedenti leggi di bilancio, adeguamenti contabili e riprogrammazioni, che mostrano la complessità dell’attuale quadro normativo aggiornato con nuove misure nel corso degli anni.
Per l’esercizio, c’è una certa progressione partendo da un livello inferiore rispetto alla media Nato, rimanendo peraltro insufficiente per sopperire alle necessità operative.
Un quadro incerto per tutti
Tuttavia, le previsioni dei Paesi europei, inclusa l’Italia, non potevano considerare il succedersi di emergenze e di fattori critici emersi, quali gli effetti dell’impennata dell’inflazione e l’urgenza di accelerare le acquisizioni di equipaggiamenti per adeguare le capacità di deterrenza e mantenere sufficienti riserve. A complicare l’equazione e l’incertezza, che peraltro sono comuni nella Ue, si aggiungono la necessità di trovare un equilibro tra sostenibilità delle risorse pubbliche, vincoli di bilancio europei, le emergenze nell’energia, transizione ecologica, sicurezza degli approvvigionamenti, immigrazione, competizione economica e tecnologica tra Usa, Cina e Ue.
È quindi necessario che la politica nazionale di sicurezza e difesa sia confermata tra le priorità del Governo e del Parlamento, possa usufruire di risorse adeguate in termini reali proseguendo la tendenza incrementale già avviata, consenta di partecipare alla crescita delle spese difesa verso l’obiettivo Nato del 2% del Pil.
Le spese in altri Paesi europei
Oggi l’impegno confermato dal Governo per gli investimenti nella difesa ha consentito di raggiungere una dimensione di tutto rispetto, mentre in alcuni Paesi della Nato ambizioni, minacce, capacità finanziarie e fiscali sono su livelli più elevati, anche per la vicinanza con il confine orientale della Nato e la percezione della minaccia russa. Alcuni esempi in Europa possono dare l’idea dell’impegno all’aumento delle capacità di difesa, dove le esigenze capacitive e tecnologiche sono comparabili e condivise tra i Paesi Nato.
Le spese di Londra, fuori dai vincoli Ue
Nel Regno Unito, potenza nucleare svincolata dai legami europei, la spesa per la difesa si caratterizza per un andamento non costante con variazioni annue, cambiamenti di programmi, fondi supplementari, discesa percentuale del Pil, che rimane in ogni caso superiore alla media. Per il 2022-2023 il MoD Annual report and accounts di marzo 2023 riporta nel corrente anno un budget difesa di 52,8 miliardi di sterline in crescita annua nominale di sei miliardi. Gli investimenti ammontano a 18,3 miliardi, ripartiti 8,5 per procurement, 7,7 supporto e 2,2 in ricerca e sviluppo. È il risultato della Spending review 2020 che ha stanziato 16,5 miliardi addizionali nel periodo 2020-2024. Più recentemente il Primo ministro ha annunciato un aggiornamento dell’Integrated review del 2021 prevedendo un “ramp up a fronte delle sfide in un mondo crescentemente volatile e complicato”. Con il 2023 l’Integrated review refresh e lo Spring budget hanno confermato cinque miliardi addizionali per il prossimo biennio, e ulteriori due all’anno nel quinquennio, per un totale di undici miliardi.
Le ambizioni di Parigi
La Francia, potenza nucleare con velleità di leadership europea, è dotata del più ampio e strutturato dispositivo finanziario e industriale per la difesa nel Vecchio continente. Le disponibilità delle Leggi pluriennali militari (Lpm) sono fortemente incrementate, passando da 295 a 413 miliardi di euro nel quinquennio 2024-2030, giustificate dalla “diversificazione dei rischi e delle minacce in un’era di rinnovata competizione tra potenze”. Significativo è l’impegno per gli investimenti nucleari e convenzionali (da 172 a 268 miliardi), che nel 2023 si situa tra 23 e 27 miliardi. Molto elevata la spesa in ricerca e sviluppo con sei miliardi di cui uno per l’innovazione. Il Governo, nel cui ambito il Presidente ha poteri decisionali di ultima istanza, ha sempre rispettato la traiettoria di aumento della spesa per la difesa. Oggi il rischio di una procedura di infrazione per deficit eccessivo non intacca la decisa volontà del Governo a sostenere la difesa. Vale sempre il richiamo a De Gaulle “la défense est la première raison d’être de l’Etat”. La priorità data alla Difesa, quale strumento di una dinamica politica estera perseguita da tutti i Governi, è figlia di una cultura e di un pensiero strategico e sofisticato che è unico in Europa.
Il cambio di rotta di Berlino
In Germania, dopo anni di disinvestimenti nella difesa dove la stessa è sottorappresentata rispetto alla forza economica del Paese, con conseguenti criticità e inefficienze nel dispositivo di difesa nazionale, a sorpresa Scholz nel febbraio 2022, tre giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, ha annunciato un cambio radicale di passo per la postura e il modello economico del Paese, la Zeitenwelde. L’approccio di “sicurezza integrata” include una riforma complessiva dell’economia tra Ucraina, diversificazione energetica, stop al gas russo, dove la difesa ha il profilo maggiore. È previsto un Sondervermogen, un fondo speciale debito fino a cento miliardi per nuovi equipaggiamenti della Bundeswehr. Si passa dall’inerzia alla trasformazione, che non appare ancora come il frutto di una cultura strategica bensì di una riflessione su come utilizzare i fondi disponibili. Il Fondo contribuisce al bilancio difesa con 8,5 miliardi (2023), 19,2 con una forte crescita di sistemi non europei (2024) e terminerà nel 2026, conseguendo il target del 2% del Pil; nel 2027, anno elettorale, si porrà la questione del suo mantenimento. Nel complesso, il budget difesa sale da 28 miliardi nel 2023 a 71 nel 2024; il procurement 2022-2024 rispettivamente 9,8 – 16 – 22 miliardi, il supporto 4,6 – 4,9 – 6,4 miliardi. E il Paese è in recessione.
#laFLEalMassimo – Episodio 104: Hamas Israele e l’ipocrisia dei sostenitori occidentali
Per oltre un anno e mezzo aprendo questa rubrica ho ritenuto doveroso ricordare gli orrori del conflitto che ancora perdura a causa della follia espansionista di Putin. Purtroppo, oggi mi trovo a parlare di altri orrori, di altre vittime innocenti di una diversa follia genocida, quella di Hamas.
A tal proposito, l’ipocrisia di una parte dell’occidente e l’ottuso fanatismo ideologico di quelli che con la loro attività di disinformazione e mistificazione comunicativa, si rendono complici di veri e propri crimini contro l’umanità, ha superato le vette raggiunte per la guerra in Ucraina.
Non è questa la sede per parlare del complesso rapporto tra israeliani e palestinesi, di come si è evoluto nella storia e di come si sono realizzate la condizione per il terribile attacco terrorista al quale abbiamo assistito due settimane fa.
Tuttavia, ogni individuo dotato di una coscienza ha il dovere morale di condannare i crimini efferati e l’infame aggressione ai danni di innocenti compiuta da Hamas. Anche la sola menzione di possibili ragioni alla base di queste azioni, così come il confronto con altre lutti e sofferenze patite dal popolo palestinese, costituisce un inaccettabile principio di giustificazione. Si tratta del punto di partenza ideologico da cui comincia la strada che porta ai campi di concentramento e allo sterminio di massa.
Non ci può essere dialogo con chi si rende colpevole di massacri e crimini efferati, la barbarie va condannata senza appello dalle popolazioni civili e va contrastata sul campo con tutti i mezzi necessari a tutelare l’incolumità della popolazione civile.
Ci saranno lunge e complesse trattative diplomatiche quando finalmente i combattimenti saranno cessati e possiamo come esseri umani solo augurarci che questo avvenga prima possibile e con il minor numero di vittime innocenti. Ma prima di discutere con chi si presenterà come interlocutore credibile, è necessario combattere sul campo tanto l’invasore russo quanto il terrorista di Hamas. Chi alimenta ambiguità su questo profilo si rende complice dei massacri che siamo putroppo costretti ad osservare tutti i giorni.
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Francia: due sindacalisti della CGT arrestati per un comunicato sulla Palestina
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di Redazione
Pagine Esteri, 21 ottobre 2023 – Sta arrivando a livelli parossistici il livello di repressione in Europa contro le manifestazioni di solidarietà nei confronti del popolo palestinese.
All’alba di venerdì gli agenti della polizia francese si sono presentati a casa di due sindacalisti della Confédération générale du travail (CGT), la principale organizzazione sindacale francese, e li hanno arrestati perché accusati di “apologia del terrorismo” e “incitamento all’odio”.
Da Valenciennes il segretario generale della CGT del Nord, Jean-Paul Delescaut, e un dipendente del sindacato che lavora come amministratore della federazione territoriale, sono stati condotti nel commissariato centrale di Lille.
L’ordine di arresto è scattato dopo la diffusione, da parte della sezione locale del sindacato, di un comunicato nel quale la CGT regionale esprimeva «tutto il proprio sostegno al popolo palestinese in lotta contro lo stato coloniale d’Israele», considerato che «gli orrori dell’occupazione illegale si sono accumulati» e che «i nostri valori internazionalisti di fratellanza tra i popoli e di lotta anticoloniale ci portano a non rimanere neutrali».
Tanto è bastato al prefetto – che nei giorni scorsi ha già vietato tre manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese, compresa quella convocata dal sindacato – per ordinare l’arresto dei due militanti sindacali.
La CGT si è subito mobilitata chiedendo l’immediato rilascio dei due militanti e ha indetto una manifestazione davanti alla stazione di polizia dove erano reclusi. L’organizzazione sindacale ha denunciato che l’operazione di polizia ha utilizzato mezzi del tutto sproporzionati – una dozzina di agenti armati e in alcuni casi incappucciati, accompagnati da diverse camionette – per condurre degli arresti del tutto ingiustificati che violano la libertà di espressione.
Dura anche la reazione del leader di France Insoumise – la principale organizzazione di sinistra francese – Jean-Luc Mélenchon.
I due militanti sindacali sono stati rilasciati dopo alcune ore di detenzione ma su di loro pendono ora delle denunce penali. – Pagine Esteri
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Reblog via Pirati.io Il tweet pubblicato poco fa dal dipartimento diritti umani delle Nazioni Unite è la migliore risposta alle chiacchiere di Ylva Johansson @Privacy Pride «Strumenti e servizi crittografati end-to-end proteggono tutti noi dalla criminalità, dalla sorveglianza e da altre minacce. I governi dovrebbero promuoverne l’uso anziché imporre la scansione lato client e altre misure che...
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Voto sul chatcontrol rinviato: enorme successo in difesa della privacy digitale della corrispondenza!
La votazione per il regolamento #CSAR aka #Chatcontrol è stata ancora una volta posticipata. Gli stati🇪🇺 non hanno trovato un accordo che consenta di avere la maggioranza. 🇮🇹 non pervenuta nel dibattito.
(grazie a @Pietro Biase :fedora: per la segnalazione)
pirati.io/2023/10/voto-sul-con…
Voto sul controllo della chat rinviato: enorme successo in difesa della privacy digitale della corrispondenza!
La votazione per il regolamento #CSAR aka #Chatcontrol è stata ancora una volta posticipata. Gli stati🇪🇺 non hanno trovato un accordo che consenta di avere la maggioranza.Pirati.io
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Le contraddizioni dell’UE: è un gigante regolatorio ma un nano finanziario
Si discute e si discuterà sui vincoli europei al bilancio nazionale (il Patto di stabilità e crescita da rivedere), ma c’è un altro aspetto della finanza europea che è rilevante, quello del bilancio dell’Unione. Quest’ultimo è oggi alimentato dalle contribuzioni degli Stati membri in relazione alla loro ricchezza, da dazi doganali sulle importazioni dall’esterno dell’Unione, da una quota dell’Iva riscossa dagli Stati e da altre minori entrate. Esso riguarda 27 nazioni, ma è inferiore alla somma dei bilanci delle regioni italiane. Per rendersi conto delle proporzioni del problema, ricordo che l’Italia ha solo il 13 per cento della popolazione europea, ma ha un bilancio di dimensioni circa sei volte superiore a quello dell’Unione.
Queste non sono le uniche contraddizioni. L’Unione è un gigante regolatorio, ma un nano finanziario: disciplina quasi ogni aspetto della vita delle nazioni europee, fino alla qualità delle acque di balneazione, ma non ha una propria politica redistributiva. I mercati dei Paesi europei sono uniti; vi sono un’unione bancaria e un’unione monetaria; ma il bilancio europeo è di dimensioni molto modeste, rispetto allo sviluppo raggiunto dall’Europa in termini di territorio, popolazione e poteri.
L’euro è una moneta senza Stato, ma c’è da chiedersi se un potere pubblico sovranazionale, che tiene sotto controllo 27 Stati, possa sopravvivere senza un bilancio di dimensioni adeguate ai suoi obiettivi e ai suoi compiti crescenti. Il bilancio, governando entrate e spese, è l’unico strumento che consente una funzione redistributiva sia tra i cittadini, sia tra le regioni, sia tra le nazioni europee, come già fa, in parte, con le politiche di coesione che favoriscono le zone meno sviluppate, qual è il Sud dell’Italia. Per rendersi conto dell’importanza del bilancio per ogni potere pubblico, sia substatale (ad esempio, una regione), sia statale, sia sovrastatale, e per capire quanto sia rilevante l’allocazione delle risorse per ogni gestione pubblica, basta considerare il dibattito che accompagna l’analogo strumento in Italia.
Negli ultimi anni, qualche progresso è stato compiuto. In risposta alla pandemia, l’Unione si è dotata di strumenti finanziari, in particolare tramite l’indebitamento, per realizzare gli interventi per l’occupazione (Sure), per quelli diretti alle nuove generazioni (Next generation EU, un piano di investimenti erogati agli Stati membri), per l’acquisto dei vaccini, per gli aiuti militari all’Ucraina, per l’agenda verde e per quella digitale, tutti interventi che richiedono risorse, impongono una centralizzazione delle responsabilità di bilancio e una capacità finanziaria centrale.
Una Unione sempre più stretta non può quindi limitarsi a disporre vincoli ai bilanci statali, ma deve avere un proprio bilancio degno delle dimensioni dell’Unione Europea per offrire quei «beni pubblici europei» che gli Stati non possono produrre individualmente. Questo bilancio, al quale dovrebbero contribuire i cittadini europei, potrebbe rappresentare in futuro un ottimo scudo anche per i bilanci degli Stati, come quello italiano, che — a causa dell’alto debito pubblico — non sono sottoposti soltanto ai vincoli dell’Unione, ma debbono anche rispettare i vincoli che derivano dai mercati: più spese a livello europeo darebbero luogo a meno spese a livello nazionale, alleviando quindi la pressione sui bilanci degli Stati.
Gli articoli 313-324 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea regolano già oggi il bilancio, e ne disciplinano la procedura (che passa attraverso decisioni del Parlamento europeo e del Consiglio per l’approvazione), nonché la responsabilità della Commissione per l’esecuzione.
Per finanziare un bilancio di maggiori dimensioni, c’è bisogno di più entrate stabili. La recente proposta della Commissione di una base imponibile armonizzata per la tassazione delle imprese — denominata Befit — può essere l’occasione per dotare l’Unione europea di adeguate «risorse proprie» per finanziare le maggiori spese a livello centrale o come garanzia per l’emissione di debito comune (in quest’ultimo caso, tuttavia, una revisione del Trattato sembra inevitabile).
Il raccordo necessario tra bilancio europeo e vincoli europei ai bilanci nazionali dipenderà dalla prossima revisione del Patto di stabilità e di crescita e dalla sua applicazione perché sane regole finanziarie sono la condizione per devolvere più compiti e risorse all’Unione europea.
Dunque, vi sono tutte le premesse perché l’Unione possa trarre vigore da un bilancio proprio, di dimensioni corrispondenti al prodotto interno lordo dell’intera area europea, aumentando le proprie entrate, sia fiscali sia derivanti dall’indebitamento, e rafforzando così il proprio ruolo di grande intermediario finanziario, capace di svolgere una funzione di supporto della doppia transizione verde e digitale, investire nella difesa e nella sicurezza e condurre una politica redistributiva tra cittadini, regioni e Stati europei.
In attesa di decisioni più radicali della Commissione, del Consiglio e del Parlamento dopo le elezioni del prossimo giugno, la rapida approvazione della revisione a metà percorso del bilancio pluriennale dell’Unione, proposta dalla Commissione, sarebbe un primo passo nella buona direzione.
In un lucido saggio su «Un nuovo mutamento di struttura della sfera pubblica politica», appena pubblicato in traduzione italiana, a cura di Marina Calloni, dall’editore Raffaello Cortina, il grande filosofo tedesco Jürgen Habermas ha scritto che «le paure del declino sociale e il timore di non essere in grado di far fronte alla inesorabile complessità dei cambiamenti sociali accelerati», «consigliano agli Stati nazionali riuniti nell’Unione Europea la prospettiva di una maggiore integrazione, nel tentativo di recuperare quelle competenze perse a livello nazionale nel corso di questo sviluppo, creando nuove capacità di azione politica a livello transnazionale».
L'articolo Le contraddizioni dell’UE: è un gigante regolatorio ma un nano finanziario proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta di una scuola moderna, inclusiva, senza barriere architettoniche, attenta ai diversi stili di apprendimento e con laboratori tematici: sarà così l’Istituto comprensivo di Sant’Elpidio a Mare, in provincia d…Telegram
Prorogato il termine del concorso "Programma #iosonoAmbiente". Il termine per la presentazione delle candidature è stato spostato alle ore 12 del 31 ottobre 2023 secondo le modalità indicate nel decreto di proroga.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Prorogato il termine del concorso "Programma #iosonoAmbiente". Il termine per la presentazione delle candidature è stato spostato alle ore 12 del 31 ottobre 2023 secondo le modalità indicate nel decreto di proroga.Telegram
FPF Submits Comments to the FEC on the Use of Artificial Intelligence in Campaign Ads
On October 16, 2023, the Future of Privacy Forum submitted comments to the Federal Election Commission (FEC) on the use of artificial intelligence in campaign ads. The FEC is seeking comments in response to a petition that asked the Agency to initiate a rulemaking to clarify that its regulation on “fraudulent misrepresentation” applies to deliberately deceptive AI-generated campaign ads.
FPF’s comments follow an op-ed FPF’s Vice President of U.S. Policy Amie Stepanovich and AI Policy Counsel Amber Ezzell published in The Hill on how generative AI can be used to manipulate voters and election outcomes, and the benefits to voters and candidates when generative AI tools are deployed ethically and responsibly.
Firenze: Donata Bianchi e gli indigeni bianchi
Il 18 ottobre 2023 a Firenze si ciarla gazzettescamente di insurrezione in consiglio comunale da parte delle formazioni politiche "occidentaliste".
Ovviamente non insorge nessuno.
Si frigna, al limite.
Si inveisce.
Qualche volta, nei casi proprio gravi, si sbraita.
Il frignare, le invettive, lo sbraitare hanno a motivo qualche frase pronunciata da tale #DonataBianchi, eletta per il PD - #PartitoDemocratico.
Per il PD, non per l'Avanguardia Armata per la Distruzione dei Valori Occidentali.
Insomma, Donata Bianchi si è detta convinta che stanti i mutamenti demografici e la crescente presenza di individui nati fuori dallo stato che occupa la penisola italiana, sarebbe il caso di provvedere a un'estensione del #suffragio.
Apriti cielo.
Chi scrive ha una esperienza più che decennale come scrutatore, e può tranquillamente affermare che anche nelle condizioni attuali dall'affluenza mancano intere classi che non hanno motivo di interessarsi a un'offerta politica modellata su una torma di vecchi ringhiosi con la TV sempre accesa, le doppiette nella vetrinetta in soggiorno, un #cane mordace nella resede del terratetto condonato e il cartello "Attenti al cane e al padrone" che poi finisce in televisione anche quello la volta che finalmente si decidono ad ammazzare la moglie dopo aver infingardamente temporeggiato per decenni.
In queste condizioni non è certo da meravigliarsi se l'accenno a un allargamento del suffragio da parte di Donata Bianchi ha causato le ire di formazioni politiche che devono il loro successo esclusivamente al mantenimento di una pluridecennale cappa di emergenza e di allarme nutrita ogni giorno dall'intero settore gazzettiero.
Corso Open education su #scuolafutura
Quest'edizione è in versione concentrata - 3 lezioni da 3 ore - iscrizioni da oggi su #scuolafutura - a distanza e aperto all'intero territorio nazionale.
Iniziamo il 7 novembre alle 16
Grazie per chi mi aiuterà a raggiungere insegnanti potenzialmente interessati, condividendo questo post! #openeducation scuolafutura.pubblica.istruzio… @Scuola - Gruppo Forum @maupao @nilocram
Strumenti open per un mondo più equo - Scuola futura - PNRR
Questo percorso formativo è incentrato sul concetto di "open/aperto" nell'educazione, considerando le diverse declinazioni di contenuti e applicazioni aperte e l'adozione di metodologie didattiche, dati e scienza aperti.scuolafutura.pubblica.istruzione.it
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Firenze; immigrati islamici uccidono!
#Firenze.
La notte del 17 ottobre 2023 tre giovani -dicono- provenienti dalla #Tunisia hanno messo chissà come in moto una #BMW in via #Alfani e sono fuggiti finendo per uccidere un signore che le gazzette dei giorni successivi dipingeranno come benvoluto da tutti e appassionato di filosofia e letteratura.
La foto in alto è quella di una moto BMW del 2004, lo stesso anno di immatricolazione di quella rubata dai tre ragazzi.
Allora.
Chi si impossessa di un mezzo del genere e lo usa per percorrere a forte velocità e in senso contrario a quello stabilito dalla segnaletica una strada cittadina costituisce un perfetto esempio di completa adesione ai valori occidentali dominanti.
Chi sporca il web e le gazzette ciarlando di #risorse, #Islam e #immigrazione -immigrazione che tra l'altro viene presentata da più di trent'anni come un'emergenza invece che come un dato strutturale- lo fa per incompetenza, dimostrando tante volte ce ne fosse bisogno quale spreco di denaro rappresenti costringere tante migliaia di buoni a nulla a frequentare per dieci anni consecutivi le lezioni della scuola obbligatoria, o lo fa per propaganda, dimostrando in questo caso di essere mosso da malafede.
Nel primo caso siamo davanti a un diritto senza dubbio discutibile, ma esercitato a titolo gratuito.
Nel secondo caso siamo davanti a un "lavoro" del tipo retribuito qualche decina di euro a pezzo, che serve a riempire il bianco che c'è nelle gazzette fra una pubblicità e l'altra.
Weekly Chronicles #50
George Orwell era un sadico, misogino e omofobo
Anna Funder, la biografa di Eileen O’Shaugnessy, moglie di Orwell, ci racconta che Orwell era un uomo complicato.
Anna ha presentato il suo libro, “Mrs Orwell’s Invisible life” al Cheltenham Literature Festival, raccontando che Orwell:
“Voleva disperatamente essere un uomo decente, ed è un qualcosa di onorabile e nobile. Ma scrivere un libro come 1984, che è violento, misogino, sadico, tetro e psicotico, mostra invece tutti difetti dell’autore […] Serve un uomo violento, misogino, sadico e omofobo per scrivere queste cose. […] Una persona perbene e decente, non avrebbe mai avuto questi pensieri.1”
Insomma, se oggi pensate di vivere in un remake di 1984, siete probabilmente anche voi tutte queste cose. Comunque Orwell aveva indubbiamente anche dei difetti e ringraziamo Anna per questa entusiasmante recensione.
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Profilazione e disinformazione dalla Commissione Europea
In questo periodo è entrato in vigore il Digital Services Act, che tra le altre grottesche misure, impone più trasparenza ai social network per i contenuti sponsorizzati (advertisement). Ne ho parlato molto anche io, con ben due articoli dedicati al tema:
Allo stesso tempo, è in corso di discussione il famigerato Regolamento “Chatcontrol”, legge di sorveglianza di massa spacciata come misura contro la pedofilia. Anche di questo ne ho parlato a dismisura:
Ebbene, un ricercatore di Politico, Danny Mekić, ha recentemente pubblicato un’inchiesta2 in cui mostra che la Commissione Europea ha commissionato una serie di contenuti sponsorizzati profilati destinati ai cittadini dei Paesi che sono contrari al Chatcontrol: Paesi Bassi, Svezia, Belgio, Finalandia, Slovenia, Portogallo e Repubblica Ceca.
I contenuti sono tutti uguali, diversi solo nella lingua. Qui ne potete trovare un esempio.
Come se non bastasse la profilazione politica di massa, pare che la Commissione abbia deciso di non visualizzare il contenuto agli utenti che secondo gli algoritmi di X sono appassionati di privacy, euroscettici e perfino cristiani — cioè coloro che in qualche modo avrebbero potuto criticarlo.
Una tale profilazione di massa è niente più che un tentativo privare le persone della loro libertà di autodeterminazione e quindi sovvertire l’ordine democratico, attraverso un’opera di persuasione di massa che colpisce milioni di persone suscettibili a cui mancano gli strumenti per giudicare in modo critico ciò che arriva dalle istituzioni europee.
I Commissari europei come Thierry Breton (DSA) e Ylva Johansson (Chatcontrol) si riempiono la bocca di parole come lotta alla disinformazione, trasparenza, rispetto della democrazia e della libertà… per poi fare l’esatto contrario.
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La California raddoppia sulla protezione dei dati, ma non servirà a nulla
Lo stato della Big Tech raddoppia la portata della sua legge sulla protezione dei dati, molto simile al nostro GDPR. Dal 2026 i cittadini potranno fare una richiesta generale di cancellazione dei loro dati che varrà per tutti i data broker sul mercato, piuttosto che rivolgersi singolarmente a ognuno di loro.
A creare la struttura necessaria per sviluppare un meccanismo del genere ci penserà la California Privacy Protection Agency (una sorta di Garante Privacy). Non è chiaro come, ma potrebbe somigliare a qualcosa di molto simile al nostro Registro delle Opposizioni.
E proprio come il nostro Registro, temo che le belle parole non salveranno — come al solito — i progressisti woke benpensanti.
Forse, piuttosto che immaginare un pulsantone “DELETE ALL”, dovrebbero invece rimuovere barriere all’ingresso del mercato, aprire la competizione anche nel mercato dei dati, e così facendo agevolare indirettamente sistemi più rispettosi della privacy delle persone by design.
Meme della settimana
Citazione della settimana
"All propaganda has to be popular and has to accommodate itself to the comprehension of the least intelligent of those whom it seeks to reach."
Famoso pittore austriaco
dannymekic.com/202310/undermin…
Good morning everyone!
I installed the latest version of the activitypub plugin for wordpress and I noticed a clear improvement compared to the versions from a few months ago.
Among other things (I don't know if it is an improvement of Wordpress or Friendica), a Friendica account can finally follow a Wordpress blog through activitypub, whereas until some time ago it was unable to force the follow, but could only follow its feed RSS.
That said, with wordpress, I can also follow some profiles, but unfortunately there is a problem with Friendica. In fact, although I can follow profiles of Mastodon, Lemmy, Misskey and Pleroma, I cannot follow the Friendica profile.
When I try to connect, I get the following error:
stream_socket_client(): Unable to connect to ssl://poliverso.org:443 (Connection timed out) (https://poliverso.org/profile/informapirata)
Could any of you help me understand if I'm doing something wrong?
PS: I didn't ask ActivityPub support for Wordpress, since the error seems to only affect Friendica
Friendica Support reshared this.
Journa.host e la proprietà dei server Mastodon. Una storia sulla fragilità emotiva e professionale dei giornalisti
@Giornalismo e disordine informativo
Riportiamo le riflessioni di Laurens Hof, autore della newsletter fediversereport
Il server Journa.host , un server Mastodon dedicato ai giornalisti, ha trasferito la proprietà. Con ciò arrivano domande riguardanti le aspettative tra i proprietari/operatori del server e le persone che utilizzano il server. Il server Journa.host è iniziato come un progetto incentrato sulla comunità, con il finanziamento iniziale del Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism presso la Craig Newmark Graduate School of Journalism della CUNY. Recentemente la proprietà del server è stata trasferita alla Fourth Estate Public Benefit Corporation. Questa organizzazione gestisce anche il server Mastodon newsie.social e, fino a poco tempo fa, anche il progetto verifyjournalist.org (la cui proprietà è stata recentemente trasferita a The Doodle Project).
Questo trasferimento di proprietà del server ha innescato una discussione da parte del giornalista etiope Zecharias Zelalem, che si è allontanato dal server journa.host a seguito di questo trasferimento di proprietà. Nei suoi post sottolinea i rischi reali che derivano dall'essere un giornalista, soprattutto nel suo contesto. Il trasferimento dei dati personali dei giornalisti e il controllo della loro presenza sui social media alla nuova proprietà senza alcun preavviso e spiegazione solleva interrogativi sulle considerazioni dei precedenti proprietari su questo trasferimento. Uno dei punti sollevati è che ci sono poche informazioni disponibili sull'identità del nuovo proprietario, Jeff Brown. È comprensibile che i giornalisti si sentano a disagio quando non è chiaro chi sia responsabile di una parte importante della loro presenza digitale. Allo stesso tempo, la maggior parte dei server non è finanziariamente sostenibile e non si può presumere che anche i server che ricevono finanziamenti da luoghi affidabili rimangano operativi per sempre quando i fondi si esauriscono. Nel frattempo, sotto la nuova proprietà, journal.host consentirà nuovamente la registrazione di nuove applicazioni per il server journal.host.
Dan Hon ha scritto un articolo interessante sulla situazione, tracciando parallelismi con il nuovo libro di Cory Doctorow "The Internet Con", che vale la pena leggere. Sta anche ospitando un incontro digitale per piccoli gruppi "Giornalismo, notizie e social network federati", organizzato anche in risposta a questa conversazione. Qui puoi trovare ulteriori informazioni su questo incontro "Hallway Track".
Le nostre considerazioni sulla vicenda
Quando abbiamo creato l'istanza mastodon poliversity.it, dedicata agli accademici e ai giornalisti, ci siamo resi conto che mentre gli accademici hanno iniziato a frequentarla, i giornalisti l'hanno praticamente disertata, preferendo stare dentro istanze generaliste come mastodon.uno o la gigantesca mastodon.social Ma altri hanno preferito iscriversi nelle due istanze tematiche anglofone più grandi dedicate al giornalismo, newsie.social e journa.host.
Il motivo dichiarato è che i giornalisti preferivano stare nei luoghi più comodi, più frequentati o più esclusivi. Insomma, preferivano Un posto al sole...
Ma questa individuazione dell'istanza del fediverso più affollata nasconde la pigrizia tipica della maggior parte dei giornalisti oltre alla impellente necessità di mettersi in mostra. Quando abbiamo creato la nostra istanza dedicata al giornalismo, abbiamo sempre affermato che si doveva trattare di una soluzione temporanea, in attesa di fare in modo che i giornalisti stessi creassero delle proprie istanze, legate alla piattaforma editoriale per cui già lavoravano o ai consorzi di cui fanno parte alcuni dei migliori giornalisti italiani ed esteri.
Invece questi progetti non sono ancora nati. In questo senso, troviamo che le lamentazioni di Zecharias Zelalem siano stucchevoli: non riguardano l'orgoglio del giornalismo, ma la semplice lamentela del giornalista che si vede cambiare padrone, che si vede cambiare il soggetto ospitante
Anche l'accusa nei confronti di Jeff Brown ossia quella di non essere un giornalista, è una cosa volgare che manca totalmente l'obiettivo: Il fatto è che Jeff Brown non deve essere un giornalista ma al massimo deve essere un bravo "editore"!
Il punto però è che il fediverso consente a ciascun giornalista o a ciascun gruppo di giornalisti di essere editore di se stesso. L'incapacità di comprendere la realtà da parte proprio di quei soggetti che dovrebbero raccontarle, è al nostro avviso l'aspetto più problematico e in un certo senso oscena di tutta questa vicenda.
Dài @GustavinoBevilacqua conosci troppo bene il fediverso per capire che non è questo il punto! Se hai bisogno di sicurezza, non devi cercare la "fiducia" di nessuno, ma devi solo avere il "controllo"!
Se vuoi usare l'istanza di un altro, il minimo che devi (Minimo che DEVI) fare è iscriverti con protonmail e collegarti con TOR project.
L'ottimale è crearti una tua istanza e comunicare solo con sistemi crittati (matrix, signal, session, etc)
@GustavinoBevilacqua aggiungo infine che nessuno deve
> dimostrare che Jeff Brown non è uno delle tante Wanna Marchi della rete, che cerca solo polli da mungere… sarà una buona notizia.
Questo è indifferente, così come lo è il fatto che sia o non sia un giornalista (per me è un "editore di fatto" e si posiziona nell'intervallo tra Wikileaks ed Elon Musk!): quello che conta è chi sei tu, utente che ti iscrivi là dentro...
Thierry Breton, Elon Musk e il DSA
10 ottobre 2023. Negli uffici di Twitter arriva una lettera indirizzata a Elon Musk, firmata dal commissario europeo Thierry Breton.
È sintetica e va dritta al punto: “dopo gli attacchi di Hamas contro Israele, abbiamo notizia del fatto che la piattaforma X sia usata per disseminare contenuti illegali e disinformazioni in UE.”
La lettera ricorda a Elon Musk che in UE è da pochissimo entrato in vigore il famigerato Digital Services Act, che prevede alcuni specifici obblighi verso le piattaforme come X.
Musk è chiamato a fare tre cose, e in fretta:
- Essere trasparente nel definire quali contenuti sono permessi o meno sul social
- Essere veloce, diligente e obiettivo nel rimuovere i contenuti che sono segnalati dalle autorità rilevanti
- Adottare misure tecniche e organizzative adeguate per mitigare il rischio di diffusione di contenuti illegali o falsi, come ad esempio vecchie immagini spacciate per nuove
In modo molto teatreale, Thierry Breton ha pubblicato la lettera anche su X, a cui Elon Musk ha prontamente risposto in modo impeccabile:
In effetti, gli algoritmi e le politiche di X sono open source e trasparenti, chiunque può capire come funziona il social sia dal punto di vista organizzativo che tecnico.
Che vuole allora la Commissione Europea da Musk? Per capirlo bisogna capire il Digital Services Act. Ne ho parlato in modo approfondito qui, ma ripercorriamo insieme i punti essenziali per poi passare a un commento personale su quello che sta succedendo.
I punti salienti del DSA
Il Digital Services Act è un regolamento proposto dalla Commissione UE a fine 2020 e fa parte del “pacchetto digitale” europeo. Da molti è stato annunciato come la risposta salvifica alla disinformazione e all’illegalità online, secondo il motto: “quello che è illegale offline deve essere illegale online”.
Come figli amati
Lo Spirito ci fa chiamare il Signore, il Creatore di ogni cosa, l’Onnipotente: "papà". Questo infatti significa "abbà" in aramaico. Per questo lo Spirito di adozione, con questa grande e disinvolta familiarità con il Signore, ci toglie la paura di Dio.
La paura di Dio o degli dèi o del destino ha sempre contraddistinto l’umanità. Ed anche spesso la chiesa stessa. Invece, in Gesù Cristo non dobbiamo più avere paura di Dio, tantomeno quindi dei potentati politici o religiosi che siano. #Amore, #FigliDiDio
Survey of Current Universal Opt-Out Mechanisms
With contributions from Aaron Massey, FPF Senior Policy Analyst and Technologist, Keir Lamont, Director, and Tariq Yusuf, FPF Policy Intern
Several technologies can help individuals configure their devices to automatically opt out of web services’ requests to sell or share personal information for targeted advertising. Seven state privacy laws require that organizations honor opt-out requests. This blog post discusses the legal landscape governing Universal Opt-Out Mechanisms (UOOMs), as well as the key differences between the leading UOOMs in terms of setup, default settings, and whether those settings can be configured. We then offer guidance to policymakers to consider clarity and consistency in establishing, interpreting, and enforcing UOOM mandates.
The legal environment behind Universal Opt-Out Mechanisms
Online advertising continues to evolve, specifically in reaction to new regulatory requirements as an increasing number of international jurisdictions and U.S. states have enacted comprehensive privacy laws. As of October 2024, twelve states grant individuals the right to opt out of businesses selling their personal information or processing that data for targeted advertising. Of these twelve state privacy laws, seven include provisions that make it easier for individuals to opt out of certain uses of personal data. This includes the kind of personal and pseudonymized information that is routinely shared with websites, such as browser information or information sent via cookies.
Historically, a significant practical hurdle existed in the implementation of opt-out rights: users wishing to exercise the right to opt out of the use of this information for targeted advertising must locate and manually click opt-out links that businesses provide on their web pages, and they generally must do so for every site they visit. To make opting out easier, seven state’s privacy laws (California, Colorado, Connecticut, Delaware, Montana, Oregon, and Texas) require businesses to honor individuals’ opt-out preferences transmitted through Universal Opt-Out Mechanisms (UOOMs) as valid means to opt out of targeted advertising and data sales. UOOMs refer to a range of desktop and mobile tools designed to provide consumers with the ability to configure their devices to automatically opt out of the sale or sharing of their personal information with internet-based entities with whom they interact. These tools transmit consumers’ opt out preferences by using technical specifications, chief among these the Global Privacy Control (GPC).
California became the first state to establish the force of law for opt-out signals as valid opt-outs through an Attorney General rulemaking process in August, 2020. Specifically, businesses who do not honor the Global Privacy Control on their websites may risk being found in noncompliance with the California Consumer Privacy Act (CCPA), which was the central topic in the recent enforcement action against Sephora, an online retailer. In the complaint, state authorities alleged that Sephora’s website was not configured to detect or process any GPC signals and, as a result, failed to honor users’ opt-out preferences by not opting them out of sales of their data.
Survey of UOOM Tools Available to Consumers
The California Attorney General references the Global Privacy Control as the leading opt-out specification that meets CCPA standards. As of this writing, eight UOOMs are endorsed by the creators of the GPC specification:
- Brave (a mobile and desktop browser)
- Disconnect (a browser extension and smartphone app)
- DuckDuckGo Privacy Browser (a mobile and desktop browser)
- DuckDuckGo Privacy Essentials (a browser extension)
- IronVest (a security suite with GPC functionality)
- Mozilla Firefox (a mobile and desktop browser)
- OptMeowt (a browser extension)
- Privacy Badger (a browser extension)
Although other UOOMs exist (and more are likely to emerge), we focus exclusively on the tools endorsed by the creators of the Global Privacy Control specification. In 2023, the FPF team downloaded and installed each tool and evaluated each tool’s installation process, whether GPC signals were sent without additional configuration, and whether those settings could be adjusted (see Figure 1 below).
Installation | GPC Signals Sent without Additional Configuration | Can the Configuration Be Adjusted? | |
IronVest | Requires account sign-up | Yes; GPC can be enabled only on a per-site basis, not globally. | |
Brave Browser | No steps required after installation | No; GPC cannot be disabled, either globally or per-site, even when other protections in the “Shields” feature are turned off. | |
Disconnect | No steps required after installation | Yes; GPC can be enabled globally but not on a per-site basis using a checkbox in the main browser plugin window. | |
DuckDuckGo Privacy Browser | No steps required after installation | Yes; GPC can be disabled globally but not on a per-site basis. | |
DuckDuckGo Privacy Essentials | No steps required after installation | Yes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling “Site Privacy Protection.” | |
Firefox | Requires technical configuration | Yes, GPC can be disabled globally in the browser’s technical configuration but not on a per-site basis. | |
OptMeowt | No steps required after installation | Yes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling the “Do Not Sell” feature. | |
Privacy Badger | No steps required after installation | Yes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling the “Do Not Sell” feature. |
Figure 1: Observations of eight leading UOOM tools
Our survey allows us to make four key observations about the state of these UOOMs.
- Current GPC implementations are largely limited to browser plugins for desktop environments. Google Chrome, Microsoft Edge, and Safari do not natively support the GPC signal. Mozilla Firefox supports sending the GPC signal, but configuring was the most challenging setup of all the tools we tested. Brave and DuckDuckGo are the only browsers that natively support the GPC. In addition, Brave and DuckDuckGo are the only desktop and mobile browsers with GPC enabled by default.
- GPC tools significantly differ from one another in user experiences for both installation and use. The installation process for six of the tools was direct and, therefore suitable to a broad range of consumer knowledge. Two of the tools, IronVest and Firefox, require additional steps to enable GPC. Ironvest requires the creation of an account upon downloading the tool, and through that account offers not only GPC but also a subscription-based suite of further online security services like password managers and email maskers. By contrast, Firefox does not require an account, but it requires users complete more steps to enable the GPC that require technical knowledge or experience. Specifically, users must access the about:config settings page in Firefox, which warns the user to “Proceed with Caution” and requires users to know how to find the GPC configuration options. Users with limited experience configuring about:config settings on this browser may struggle to enable the GPC signal on Firefox.
- GPC tools differ significantly in their default settings after installation, potentially creating consumer confusion in switching from one service to another. Three of the tools leave the GPC off by default following final installation; four of them enable the GPC by default. Firefox, for example, does not enable GPC by default, and it requires the most work to enable, whereas Brave enables GPC by default without notifying users or allowing them to disable it. Many tools include other privacy features in addition to GPC, such as Privacy Badger’s ability to block surreptitious tracking mechanisms like supercookies. These tools were not examined in this report, though they may create divergent user experiences that can cause consumers to draw different conclusions as to each tool’s utility and effectiveness. Users installing a privacy-focused browser extension or using a privacy-focused browser may be unaware that in certain cases privacy features are disabled by default and require additional configuration after installation.
- Finally, we observe that these tools significantly differ in configuration options for when and where to send the GPC signal. The tools collectively deploy two types of configuration: globally sending the GPC to every site and/or selectively sending the GPC on a per-site basis. None of the tools have pre-configured profiles or “allow / deny” lists for when to send the GPC, and about half of the tools allow users to set the GPC both as a global setting and on a per-site basis. IronVest only allows sending the GPC on a per-site basis, while Brave only enables the GPC on a global basis. However, given that most state laws that require compliance with a UOOM also require affirmative consent to opt back in following an opt-out, it is unclear whether disabling the GPC signal for a site after visiting it will have legal effect.
Next Steps & Policy Considerations
In 2023 alone, six states passed comprehensive privacy laws. In the years ahead, we expect that more states will be added to this list, and many are likely to include provisions regarding UOOMs. Policymakers must ensure that all UOOM requirements offer adequate clarity and consistency.
One place where greater detail from policymakers would provide benefit to organizations seeking to comply with legal requirements is in guidance not only for covered businesses, but also for vendors of consumer-facing privacy tools. Specifically, guidance would be useful regarding how a UOOM must be configured or implemented to give assurance that the GPC signals being sent are a legally valid expression of individual intent. For example, a minor detail such as whether a tool contains a “per-site” toggle for the GPC may be significant in one state, but not another.
Similarly, the question of “default settings” and their legal significance requires greater clarity in many jurisdictions. For example, to be considered a valid exercise of individuals’ opt-out rights under Colorado law, a valid GPC signal occurs when individuals provide “affirmative, freely given, and unambiguous choice.” This requirement creates an engineering ambiguity for publishers and websites over the validity of GPC signals they receive. For example, users installing a browser extension that requires a separate, affirmative user configuration prior to sending the GPC signal will unambiguously be a valid expression of individual choice. On the other hand, an individual using a browser marketed with a variety of privacy preserving features, including the GPC, may be sending a GPC signal that does not meet the law’s standards for defaults if those features are enabled by default and they do not provide notice to users. The user may have wanted a privacy feature other than GPC and not been aware that the GPC signal would be sent. On the other hand, another user may both be seeking and appreciate a default-on GPC and not want it to be legally ignored because they didn’t affirmatively enable it. Publishers and websites do not have an engineering mechanism to differentiate between these scenarios, incentivizing them to use nonstandard techniques, like fingerprinting, for the purposes of discerning which GPC signals are valid.
New states implementing comprehensive privacy laws also increase the odds that specific privacy rights may fracture across jurisdictions in ways that are either cohesive or irreconcilable. The current GPC specification does not support conveying users’ jurisdictions, so it is unclear how organizations must differentiate between signals originating from one jurisdiction or another. The result could be that entities must choose which state to risk running afoul of the law in such that they may follow the requirements of a conflicting jurisdiction.
As user-facing privacy tools are developed and updated, responsible businesses will likely err on the side of over-inclusion by treating all GPC signals as valid UOOMs. However, increased user adoption and the expansion of the GPC into new sectors (such as connected TVs or vehicles) could change expectations and put more pressure on different kinds of advertising activities. In the absence of uniform federal standards that would create guidance for such mechanisms, most businesses will aim to streamline compliance across states, providing a significant opportunity for policymakers to shape the direction of consumer privacy in the coming years. Policymakers must be aware of these developments and strive for clarity and consistency in order to best inform organizations, empower individuals, and set societal expectations and standards that can be applied in future cases.
Glovo traccia i rider anche fuori dall’orario di lavoro
Il gruppo di ricerca tracking.exposed, che studia la profilazione e analizza gli algoritmi online, ha realizzato tra il 2021 e il 2023 un reverse engineering dell’app Glovo Couriers in dotazione a ogni rider che lavora per la piattaforma spagnola. Lo scopo dello studio era quello di fornire una prova tecnica e verificata di come Glovo utilizzi i dati raccolti dall’app durante il suo utilizzo (e non solo), e come questo abbia ripercussioni in termini di privacy e di violazione dei diritti dei lavoratori.
L’analisi tecnica, avvenuta in più momenti, ha reso evidente come la posizione dei rider sia tracciata non solo durante lo svolgimento delle consegne, ma anche quando l’app Glovo Couriers rimane in background. Così come quelli relativi al livello della batteria e alla velocità del rider durante i turni di lavoro, informazioni inviatiìe a intervalli irregolari in diversi momenti della giornata e anche di notte.
Un resoconto dello studio su Wired Italia
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Signor Amministratore ⁂
Unknown parent • •@Matthew Exon
Thanks so much for the suggestion. I'll try to do some checking!
Yes, the plugin in question is "Friends" developed by Alex Kirk, but recommended by Automattic itself and Pfefferle. This plugin allows you to "follow" users of the fediverse to allow in a granular way some access rights and visibility to the flow generated by Wordpress
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Signor Amministratore ⁂
Unknown parent • •Friendica Support reshared this.