Riciclaggio, Romantic Scam e Hacker Nord coreani. Dentro i mercati Telegram di Xinbi Guarantee
Gli espertidi sicurezza hanno riportato di una piattaforma trading cinese Xinbi Guarantee, che opera sulla base di Telegram. Dal 2022 sono transitati almeno 8,4 miliardi di dollari attraverso questo mercato ombra, rendendolo il secondo mercato nero più grande dopo HuiOne Guarantee.
Secondo un rapporto degli analisti blockchain di Elliptic, Xinbi Guarantee vendeva tecnologia, dati personali e servizi di riciclaggio di denaro. “La stablecoin Tether (USDT) è il principale mezzo di pagamento per Xinbi Guarantee e, ad oggi, il volume delle transazioni ha superato gli 8,4 miliardi di dollari”, scrivono i ricercatori. “Alcune transazioni potrebbero essere collegate a fondi rubati dalla Corea del Nord.”
Xinbi, come HuiOne, ha lavorato principalmente con truffatori del Sud-Est asiatico, tra cui uno che è diventato popolare negli ultimi anni con la truffa romantica (nota anche come “macellazione del maiale”).
In questo schema, i truffatori utilizzano l’ingegneria sociale e contattano persone (“maiali”) sui social media e sulle app di incontri. Con il passare del tempo, i criminali si sono guadagnati la fiducia delle loro vittime fingendo un’amicizia o un interesse romantico e, a volte, fingendosi veri amici della vittima.
Una volta stabilito il “contatto”, a un certo punto i criminali propongono alla vittima di investire in criptovalute, per cui la vittima viene indirizzata a un sito web falso. Sfortunatamente, sarà impossibile recuperare i tuoi fondi e ricevere entrate false da tali “investimenti”.
Secondo gli esperti, Xinbi Guarantee contava circa 233.000 utenti e i venditori erano divisi in categorie legate al riciclaggio di denaro, alle apparecchiature Internet satellitari Starlink, ai falsi documenti d’identità e ai database rubati, utilizzati per trovare potenziali vittime.
Alcuni venditori offrivano anche servizi di stalking e intimidazione a qualsiasi bersaglio scelto in Cina, pubblicizzavano donne come donatrici di ovuli o madri surrogate e si dedicavano persino al traffico di esseri umani, andando ben oltre le solite truffe informatiche.
“I volumi delle transazioni su piattaforme cinesi come Huione e Xinbi Guarantee superano significativamente i volumi delle transazioni sulla prima generazione di piattaforme darknet su Tor”, sottolineano gli esperti.
Inoltre, si sottolinea che Xinbi e HuiOne Guarantee sono stati utilizzati per riciclare le criptovalute rubate dagli hacker nordcoreani dall’exchange di criptovalute indiano WazirX nel luglio dello scorso anno. Pertanto, secondo Elliptic, il 12 novembre 2024, 220.000 dollari in USDT sono stati inviati agli indirizzi wallet controllati da Xinbi.
Un aspetto interessante dell’attività di Xinbi è che è gestita da un “gruppo di società di investimento e gestione patrimoniale” registrato nello stato americano del Colorado a nome di un uomo di nome Mohd Shahrulnizam Bin Abd Manap. Secondo il registro statale delle società, Xinbi è stata costituita nell’agosto 2022 e da allora non ha presentato relazioni periodiche.
Gli esperti scrivono di aver trasmesso tutte le informazioni raccolte agli specialisti di Telegram, dopodiché l’amministrazione di Messenger ha chiuso migliaia di canali associati a Xinbi e HuiOne Guarantee, interrompendo il funzionamento di due piattaforme di trading, il cui fatturato totale supera i 35 miliardi di dollari USA in transazioni USDT.
Poco dopo, HuiOne/Haowang Guarantee ha pubblicato una dichiarazione ufficiale sul proprio sito web, affermando che avrebbe cessato le operazioni perché “tutti gli NFT, i canali e i gruppi sono stati bloccati da Telegram”. Si sottolinea che tutte le attività sul marketplace sono state condotte da venditori terzi che non avevano alcun rapporto con HuiOne Guarantee.
“Offriamo solo servizi di garanzia. Operiamo solo su Telegram, che è bloccato nella Cina continentale da molto tempo. Gli utenti della Cina continentale non possono usare Telegram, quindi i nostri clienti predefiniti sono utenti di altri Paesi”, ha dichiarato l’azienda.
In risposta a ciò, gli esperti di Elliptic hanno pubblicato un nuovo post, in cui hanno sottolineato che tali piattaforme agiscono in realtà come intermediari tra venditori e acquirenti. Tuttavia, l’amministrazione del marketplace controlla l’accesso e utilizza meccanismi di protezione dalle frodi, tra cui depositi e servizi di deposito a garanzia..
Di conseguenza, HuiOne Guarantee ha incoraggiato i suoi venditori e utenti a migrare verso un altro marketplace chiamato Tudou Guarantee, che ha già visto la sua base di utenti aumentare del 30%. Inoltre, secondo gli analisti di Elliptic, “ci sono già segnali che Xinbi stia cercando di riprendere le operazioni” con il nome Xinbi 2.0.
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Remembering The ISP That David Bowie Ran For Eight Years
The seeds of the Internet were first sown in the late 1960s, with computers laced together in continent-spanning networks to aid in national defence. However, it was in the late 1990s that the end-user explosion took place, as everyday people flocked online in droves.
Many astute individuals saw the potential at the time, and rushed to establish their own ISPs to capitalize on the burgeoning market. Amongst them was a famous figure of some repute. David Bowie might have been best known for his cast of rock-and-roll characters and number one singles, but he was also an internet entrepreneur who got in on the ground floor—with BowieNet.
Is There Dialup On Mars?
The BowieNet website was very much of its era. Credit: Bowienet, screenshot
Bowie’s obsession with the Internet started early. He was well ahead of the curve of many of his contemporaries, becoming the first major artist to release a song online. Telling Lies was released as a downloadable track, which sold over 300,000 downloads, all the way back in 1996. A year later, the Earthling concert would be “cybercast” online, in an era when most home internet connections could barely handle streaming audio.
These moves were groundbreaking, at the time, but also exactly what you might expect of a major artist trying to reach fans with their music. However, Bowie’s interests in the Internet lay deeper than mere music distribution. He wanted a richer piece of the action, and his own ISP—BowieNet— was the answer.The site was regularly updated with new styling and fresh content from Bowie’s musical output. Eventually, it became more website than ISP. Credit: BowieNet, screenshot
Bowie tapped some experts for help, enlisting Robert Goodale and Ron Roy in his nascent effort. The service first launched in the US, on September 1st 1998, starting at a price of $19.95 a month. The UK soon followed at a price of £10.00. Users were granted a somewhat awkward email address of username@davidbowie.com, along with 5MB of personal web hosting. Connectivity was provided in partnership with established network companies, with Concentric Network Corp effectively offering a turnkey ISP service, and UltraStar handling the business and marketing side of things. It was, for a time, also possible to gain a free subscription by signing up for a BowieBanc credit card, a branded front end for a banking services run by USABancShares.com. At its peak, the service reached a total of 100,000 subscribers.
Bonuses included access to a network of chatrooms. The man himself was a user of the service, regularly popping into live chats, both scheduled and casually. He’d often wind up answering a deluge of fan questions on topics like upcoming albums and whether or not he drank tea. The operation was part ISP, part Bowie content farm, with users also able to access audio and video clips from Bowie himself. BowieNet subscribers were able to access exclusive tracks from the Earthling tour live album, LiveAndWell.com, gained early access to tickets, and could explore BowieWorld, a 3D interactive city environment. To some controversy, users of other ISPs had to stump up a $5.95 fee to access content on davidbowie.com, which drew some criticism at the time.
Bowienet relied heavily on the leading Internet technologies of the time. Audio and graphics were provided via RealAudio and Flash, standards that are unbelievably janky compared to those in common use today. A 56K modem was recommended for users wishing to make the most of the content on offer. New features were continually added to the service; Christmas 2004 saw users invited to send “BowieNet E-Cards,” and the same month saw the launch of BowieNet blogs for subscribers, too.
youtube.com/embed/tLf6KZmJyrA?…
Bowie spoke to the BBC in 1999 about his belief in the power of the Internet.
BowieNet didn’t last forever. The full-package experience was, realistically, more than people expected even from one of the world’s biggest musicians. In May 2006, the ISP was quietly shutdown, with the BowieNet web presence slimmed down to a website and fanclub style experience. In 2012, this too came to an end, and DavidBowie.com was retooled to a more typical artist website of the modern era.
Ultimately, BowieNet was an interesting experiment in the burgeoning days of the consumer-focused Internet. The most appealing features of the service were really more about delivering exclusive content and providing a connection between fans and the artist himself. It eventually became clear that Bowie didn’t need to be branding the internet connection itself to provide that.
Still, we can dream of other artists getting involved in the utilities game, just for fun. Gagaphone would have been a slam dunk back in 2009. One suspects DojaGas perhaps wouldn’t have the same instant market penetration without some kind of hit single about clean burning fuels. Speculate freely in the comments.
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Il 10 maggio è stata rilasciata la prima release definitiva di GNU Taler, il famoso sistema di microtransazioni e pagamenti elettronici basato su software libero che non utilizza la blockchain
Questa release rappresenta un traguardo speciale, poiché consente di lanciare un'attività ufficiale in Svizzera. A partire da oggi, Taler Operations AG gestisce legalmente il sistema di pagamento GNU Taler in franchi svizzeri, accessibile a privati e aziende in Svizzera. È a tutti gli effetti una beta pubblica, perché al momento non ci sono negozi che accettano il sistema di pagamento. Sebbene rimangano ancora alcuni aspetti da migliorare, l'utilizzo del sistema può essere considerato legale e i beni degli utenti sono al sicuro. Verrà garantita la retrocompatibilità di ogni futura release con la precedente.
Imprenditori e sviluppatori in Svizzera decideranno di accettare GNU Taler? Qui qualche tutorial su come iniziare. È consigliato l'Integrator Community Hub per ricevere supporto dalla community.
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Così la Nato irrobustisce il fianco Sud. Tutti i dettagli sul nuovo quartier generale di Firenze
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La Nato disporrà presto di una nuova installazione a Firenze, dove la caserma Predieri ospiterà la Multinational division south (Mnd-S), una struttura di comando dedicata alle operazioni terrestri nell’Europa meridionale e nel quadrante mediterraneo. L’ufficializzazione,
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28 zero-day in 3 giorni e oltre un milione di dollari in premi: ecco cosa è successo al Pwn2Own 2025
La ricerca dei bug frutta e anche molto!
Si è concluso il Pwn2Own Berlin 2025 con risultati tecnologici impressionanti, portando il montepremi complessivo a oltre un milione di dollari. I ricercatori di sicurezza hanno dimostrato sofisticate tecniche di sfruttamento contro obiettivi di alto profilo, tra cui Windows 11, VMware ESXi e Mozilla Firefox, rivelando vulnerabilità zero-day critiche che i fornitori devono ora affrontare.
La competizione di hacking, durata tre giorni, ha messo in luce 28 vulnerabilità zero-day uniche, con i ricercatori che hanno vinto premi per un totale di 1.078.750 dollari. Il terzo giorno si sono verificati diversi exploit zero-day significativi contro le principali piattaforme. L’ex vincitore del Master of Pwn Manfred Paul ha sfruttato con successo Mozilla Firefox sfruttando una vulnerabilità di tipo integer overflow nel motore di rendering, guadagnando 50.000 dollari e 5 punti Master of Pwn.
Questo exploit che riguarda solo il rendering ha dimostrato come aggressori sofisticati possano compromettere i sistemi sfruttando le vulnerabilità del browser. La sicurezza di Windows 11 è stata violata due volte nel corso della giornata. Miloš Ivanović ha dimostrato una vulnerabilità alle condizioni di gara per aumentare i privilegi al livello SYSTEM nel tentativo finale della competizione, guadagnando 15.000 dollari.
In precedenza, un membro del team di ricerca DEVCORE aveva dimostrato con successo l’escalation dei privilegi su Windows 11, sebbene uno dei due bug utilizzati fosse già noto a Microsoft. Anche i prodotti di virtualizzazione VMware si sono dimostrati vulnerabili. Corentin BAYET di Reverse_Tactics ha sfruttato VMware ESXi sfruttando una vulnerabilità di tipo integer overflow e un bug di variabile non inizializzata precedentemente segnalato, guadagnando 112.500 dollari nonostante la collisione parziale.
Inoltre, Thomas Bouzerar ed Etienne Helluy-Lafont di Synacktiv hanno sfruttato con successo VMware Workstation tramite un buffer overflow basato su heap, guadagnando 80.000 dollari e 8 punti Master of Pwn. STAR Labs SG si è aggiudicato il titolo di vincitore assoluto, aggiudicandosi il prestigioso titolo Master of Pwn con 320.000 dollari di guadagni e 35 punti. Il loro team ha dimostrato eccezionali capacità tecniche in diverse categorie.
Immagini del Pwn2own 2025 (Fonte zerodayinitiative.com)
In una dimostrazione particolarmente impressionante, i membri del team Dung e Nguyen hanno sfruttato una condizione di competizione TOCTOU (time-of-check-to-time-of-use) per uscire da una macchina virtuale, combinandola con una convalida impropria della vulnerabilità dell’indice dell’array per aumentare i privilegi in Windows. Questa complessa catena di attacchi ha fruttato loro 70.000 dollari e 9 punti Master of Pwn.
Secondo il rapporto, l’evento di Berlino del 2025 ha segnato un traguardo significativo, con 1.078.750 dollari assegnati in tre giorni, di cui 383.750 dollari solo nell’ultimo giorno. Questo montepremi da record sottolinea la crescente importanza e il valore economico della ricerca sulla sicurezza.
Dei 28 zero-day unici e divulgati durante l’evento, sette provenivano dalla categoria AI, a dimostrazione dell’espansione della superficie di attacco dovuta alla crescente diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale. Il formato competitivo continua a rappresentare un meccanismo efficace per identificare vulnerabilità critiche prima che soggetti malintenzionati possano sfruttarle.
Immagini del Pwn2own 2025 (Fonte zerodayinitiative.com)
L’evento, ospitato da OffensiveCon, ha riunito ricercatori e fornitori di sicurezza d’élite in un quadro di collaborazione che apporta vantaggi all’intero ecosistema tecnologico. I fornitori hanno già iniziato ad affrontare le vulnerabilità scoperte, dimostrando l’impatto pratico dell’evento sul miglioramento della sicurezza digitale per gli utenti di tutto il mondo.
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Perché Durov di Telegram sbertuccia la Francia di Macron
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Via X Pavel Durov accusa la Francia (senza fornire prove) di aver chiesto a Telegram di censurare le voci dei conservatori in vista delle elezioni in Romania. Oltralpe, l'imprenditore russo rischia una condanna penale e pare per questo
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Difendere scrittura a mano e lettura su carta: si muove il Parlamento
@Politica interna, europea e internazionale
Istituire una settimana nazionale della scrittura a mano e promuovere la lettura su libri cartacei nelle scuole. Sono le proposte legislative promosse dall’intergruppo parlamentare nato lo scorso ottobre, su impulso dell’Osservatorio Carta, Penna & Digitale della
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The consequences of digital sovereignty
WELCOME BACK TO DIGITAL POLITICS. I'm Mark Scott. This weekend was another belter when it came to elections (we'll get to that in a minute.) But, more importantly, Austria won this year's Eurovision song contest with this entry — still not as good as this Italian winner from 2021, imo.
— Digital sovereignty is now the name of the game. That's going to lead to increased silos between how countries approach crucial tech policy issues.
— Romanians backed a pro-EU candidate to become the country's next president. That hasn't stopped many from crying foul play.
— The cost of using the most advanced AI models has fallen 280-fold over the last 18 months as companies race to woo users worldwide.
Let's get started:
Using pitot tubes for more than aircraft
When we hear the words “pitot tube,” we tend to think more of airplanes than of air ducts, but [Franci Kopač]’s guide to pitot tubes for makers shows that they can be a remarkably versatile tool for measuring air speed, even in domestic settings.
A pitot tube is a tube which faces into an air flow, with one hole at the front of the tube, and one on the side. It’s then possible to determine the air speed by measuring the pressure difference between the side opening and the end facing into the wind. At speeds, temperatures, and altitudes that a hacker’s likely to encounter (i.e. not on an airplane), the pressure difference is pretty small, and it’s only since the advent of MEMS pressure sensors that pitot tubes became practical for amateurs.
[Franci]’s design is based on a Sensiron SDP differential pressure sensor, a 3D-printed pitot tube structure, some tubing, and the microcontroller of your choice. It’s important to position the tube well, so that it doesn’t experience airflow disturbances from other structures and faces straight into the air flow. Besides good positioning, the airspeed calculation requires you to know the air temperature and absolute pressure.
[Franci] also describes a more exotic averaging pitot tube, a fairly simple variation which measures air speed in cavities more accurately. He notes that this provides a more inexpensive way of measuring air flow in ducts than air conditioning flow sensors, while being more resilient than propeller-based solutions – he himself used pitot tubes to balance air flow in his home’s ventilation. All of the necessary CAD files and Arduino code are available on his GitHub repository.
If you’re looking for a more conventional duct flow meter, we’ve covered one before. We’ve even seen a teardown of a pitot tube sensor system from a military drone.
#Ucraina, la partita di Istanbul
Ucraina, la partita di Istambul
L’inizio dei negoziati diretti tra Ucraina e Russia ad Istambul non pare discostarsi da quello che era un copione previsto. Tra annunci e rifiuti, delegazioni più o meno gradite, assistiamo ancora alle performance del guitto di Kiev.www.altrenotizie.org
Berlino und Ragusa
operaincerta.it/OIWP/2025/05/1…
Stefano AbulQasim reshared this.
Messaggi quantistici: verso una rete ultra sicura e accessibile
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
I ricercatori del team di Toshiba Europe, guidato da Mirko Pittalunga, per la prima volta, con un normale cavo in fibra ottica lungo ben 254 chilometri, sono riusciti a ottenere una comunicazione quantistica coerente. Ecco i progressi verso i messaggi quantistici senza
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Coloni israeliani cacciano i palestinesi dalla Valle del Giordano
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Bardala è solo uno dei tanti villaggi presi di mira dai settler. Dror Ektes: il governo usa i coloni per i suoi piani di espulsione dei palestinesi
L'articolo pagineesteri.it/2025/05/19/med…
Notizie dall'Italia e dal mondo reshared this.
lunedì 19 maggio, mattina, Gaza, Khan Younis:
instagram.com/reel/DJ0vbCksSYz…
Poliversity - Università ricerca e giornalismo reshared this.
La cyber hygiene dei sistemi di IA: criticità e proposte
correttive
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Attualmente non esistono framework di IA che siano secure-by-default. L'adozione di procedure carenti sotto l'aspetto della cyber hygiene fa sì che i sistemi di IA presentino vulnerabilità intrinseche e problemi di sicurezza. Ecco come rendere la sicurezza parte
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“Rispondimi velocemente: Analisi multidisciplinare della sextortion maschile in Italia”, la prima ricerca italiana interamente dedicata a questo fenomeno con vittime di sesso maschile.
Il report nasce dall’esperienza diretta maturata tra il 2020 e il 2024 dall'associazione #PermessoNegato, fondata e gestita da @Matteo G.P. Flora (sì, è nel Fediverso, ma è come se non ci fosse 🤓).
Durante questo periodo sono stati documentati oltre 1.000 casi di sextortion in Italia.
I dati parlano chiaro: il 90% delle vittime è di sesso maschile, un’informazione che ribalta la narrazione tradizionale sulla violenza digitale, ancora troppo spesso percepita come un problema esclusivamente femminile.
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Quando l’MFA non basta! Abbiamo Violato il Login Multi-Fattore Per Capire Come Difenderci Meglio
Nel mondo della cybersecurity esiste una verità scomoda quanto inevitabile: per difendere davvero qualcosa, bisogna sapere come violarlo. L’autenticazione multi-fattore è una delle colonne portanti della sicurezza informatica moderna. Dovrebbe essere una barriera invalicabile per i criminali informatici. Ma cosa succede se quella barriera, invece di essere abbattuta con la forza bruta, viene semplicemente aggirata con astuzia?
È quello che il team cyber di Eurosystem, composto da Kevin Chierchia (Red Team – Malware Analyst), Fabio Lena (Red Team – Phishing & Awareness Specialist) e Leonardo Taverna (Cyber Security Intern), ha voluto scoprire. L’occasione è arrivata durante un’attività di Adversary Emulation per un cliente, dove l’obiettivo era valutare la resilienza reale delle difese aziendali contro scenari verosimili.
E così, è nata una domanda: “È possibile simulare un attacco phishing che riesca a superare anche l’autenticazione a più fattori?”.
Un’impresa che potrebbe sembrare contraddittoria: perché investire tempo e risorse per aggirare una delle più importanti misure di sicurezza esistenti? La risposta è semplice quanto inquietante: perché i criminali informatici lo stanno già facendo. E lo fanno bene.
È bene ricordare che simulazioni come questa devono sempre essere svolte in ambienti autorizzati e controllati, nel rispetto della legge e degli obiettivi condivisi con il cliente.
L’idea: MITM tra utente e portale, sfruttando un proxy
l principio alla base è tanto semplice quanto pericoloso: creare un proxy MITM (Man-In-The-Middle) che si frapponga tra la vittima e il vero portale di autenticazione. In questo modo, tutto ciò che l’utente inserisce – incluse le credenziali e i token MFA – viene intercettato in tempo reale e riutilizzato dall’attaccante per “loggarsi” prima che scada.
Durante la fase di ricerca, il team si è imbattuto nel documento “Top Phishing Techniques” di Hadess.io, che ha rappresentato una fonte di ispirazione concreta. Da lì, il passo verso la sperimentazione pratica è stato breve
Evilginx 3 e GoPhish: due volti dello stesso attacco, cocktail perfetto (e velenoso)
Il cuore del progetto è Evilginx 3, una piattaforma open source pensata per simulare attacchi man-in-the-middle (MitM) altamente sofisticati. A differenza dei classici attacchi di phishing, che mirano a sottrarre username e password, Evilginx è in grado di catturare anche i token di sessione emessi dopo l’autenticazione, rendendo di fatto inutile la protezione MFA in molte sue forme.
Evilginx agisce come un trasparent proxy: clona fedelmente le pagine di login dei principali provider (Microsoft 365, Google, Okta…) e inoltra tutto il traffico tra la vittima e il sito reale. L’utente inserisce le proprie credenziali, supera l’MFA, e nemmeno se ne accorge, perché la risposta arriva dal vero server. Ma nel frattempo, il token di sessione è stato intercettato e può essere utilizzato per accedere direttamente all’account compromesso.
Evilginx agisce come un transparent proxy: clona fedelmente le pagine di login dei principali provider (Microsoft 365, Google, Okta…) e inoltra tutto il traffico tra la vittima e il sito reale. L’utente inserisce le proprie credenziali, supera l’MFA, e nemmeno se ne accorge, perché la risposta arriva dal vero server. Ma nel frattempo, il token di sessione è stato intercettato e può essere utilizzato per accedere direttamente all’account compromesso.
Il team ha integrato Evilginx con GoPhish, potente framework di social engineering, per orchestrare campagne su larga scala, automatizzate, e personalizzate in base ai profili delle vittime. Il risultato? Una piattaforma ibrida, modulare e perfettamente aderente alle reali minacce che oggi si muovono nel dark web.
L’impatto reale: se anche l’MFA può cadere
Il risultato ha dimostrato quanto sia possibile – e realistico – orchestrare un attacco in grado di eludere anche una delle misure difensive più propagandate degli ultimi anni. Ma attenzione: non è un fallimento dell’MFA, né un invito a dismetterla. Quello che emerge da questo tipo di simulazioni non è solo una vulnerabilità tecnica, ma un problema sistemico. La fiducia cieca nelle tecnologie di autenticazione multifattore rischia di diventare il nuovo anello debole della catena. Non perché l’MFA non funzioni – al contrario, è una barriera indispensabile – ma perché non è infallibile. E soprattutto, non è sufficiente da sola.
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Video che riproduce l’intero attacco che è stato svolto
Le aziende spesso implementano l’MFA come “sigillo finale” della sicurezza, rilassandosi dietro alla sua presunta inviolabilità. Ma un attacco come quello veicolato tramite Evilginx dimostra che basta un clic sbagliato per far crollare l’intero castello. E quel clic, inutile dirlo, continua a essere umano.
La formazione: l’unico vero firewall umano
Siamo chiari: l’MFA è e resta una tecnologia fondamentale. Rinunciarvi sarebbe una follia.
Ma senza una cultura della sicurezza diffusa, senza un personale formato, consapevole, aggiornato e capace di riconoscere anche i segnali più sottili di un attacco, qualsiasi sistema è destinato a cedere.
Non c’è tecnologia che possa resistere all’ingenuità, alla fretta, alla distrazione. È per questo che ogni test che conduciamo serve non solo a collaudare le difese digitali, ma anche – e soprattutto – a risvegliare l’attenzione delle persone, mostrando loro che l’inganno può essere perfetto. Che la trappola può sembrare reale. Che la minaccia è dentro la posta elettronica, tutti i giorni.
Come ci si difende? Tecnologie sì, ma senza le persone non basta
Dopo aver dimostrato che anche l’MFA può essere aggirato, viene naturale chiedersi: come possiamo proteggerci davvero? La risposta non sta solo nella tecnologia, ma in un approccio multilivello che combina strumenti avanzati e formazione costante.
Le aziende dovrebbero iniziare a valutare l’adozione di soluzioni MFA resistenti al phishing, come FIDO2 o WebAuthn, che impediscono la riutilizzabilità dei token anche in caso di attacco MITM. Ma non basta. Serve monitoraggio delle sessioni, segmentazione della rete, controlli comportamentali e una solida politica di incident response.
E poi ci sono le persone. Perché puoi anche blindare ogni porta, ma se chi lavora in azienda non riconosce un finto portale o approva una notifica push MFA mentre è distratto, sei punto e a capo. Le campagne di phishing simulato, i momenti di formazione mirata e il coinvolgimento diretto sono ancora oggi tra le armi più potenti nella difesa aziendale.
In altre parole: la tecnologia è una barriera, ma la consapevolezza è l’antidoto. Chi si ferma all’MFA ha solo fatto il primo passo.
Conclusione: tra lupi e pecore, noi restiamo pastori armati
Abbiamo scelto di camminare sul filo sottile che separa l’attacco dalla difesa, convinti che solo esplorando il buio possiamo illuminare la strada. Evilginx 3 è solo uno degli strumenti che usiamo per questo viaggio nel lato oscuro della rete. Ma è anche una sveglia, una sirena, un urlo: la sicurezza non è mai definitiva. È un processo, una mentalità, una responsabilità condivisa.
Chi pensa che basti implementare l’MFA per dormire sonni tranquilli, si illude.
La sicurezza non è una scatola chiusa con un lucchetto, ma un equilibrio dinamico che si basa su tecnologia, processo e soprattutto persone formate e consapevoli.
E allora continuiamo a testare, a simulare, a violare. Non per distruggere, ma per proteggere meglio. Perché se non lo facciamo noi, lo faranno altri. E loro non verranno con buone intenzioni.
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MiSTer For Mortals: Meet the Multisystem 2
If you’ve ever squinted at a DE10-Nano wondering where the fun part begins, you’re not alone. This review of the Mr. MultiSystem 2 by [Lee] lifts the veil on a surprisingly noob-friendly FPGA console that finally gets the MiSTer experience out of the tinker cave and into the living room. Developed by Heber, the same UK wizards behind the original MultiSystem, this follow-up console dares to blend flexibility with simplicity. No stack required.
It comes in two varieties, to be precise: with, or without analog ports. The analog edition features a 10-layer PCB with both HDMI and native RGB out, Meanwell PSU support, internal USB headers, and even space for an OLED or NFC reader. The latter can be used to “load” physical cards cartridge-style, which is just ridiculously charming. Even the 3D-printed enclosure is open-source and customisable – drill it, print it, or just colour it neon green. And for once, you don’t need to be a soldering wizard to use the thing. The FPGA is integrated in the mainboard. No RAM modules, no USB hub spaghetti. Just add some ROMs (legally, of course), and you’re off.
Despite its plug-and-play aspirations, there are some quirks – for example, the usual display inconsistencies and that eternal jungle of controller mappings. But hey, if that’s the price for versatility, it’s one you’d gladly pay. And if you ever get stuck, the MiSTer crowd will eat your question and spit out 12 solutions. It remains 100% compatible with the MiSTer software, but allows some additional future features, should developers wish to support them.
Want to learn more? This could be your entrance to the MiSTer scene without having to first earn a master’s in embedded systems. Will this become an alternative to the Taki Udon announced Playstation inspired all-in-one FPGA console, which does require a DE-10 (or compatible)? Check the video here and let us know in the comments.
youtube.com/embed/UVx08a-dZRY?…
Assemblea del Tg3 – Chiediamo libertà d’informazione a Gaza: lasciateci entrare nella Striscia
I giornalisti non devono essere un bersaglio, lasciateci entrare a Gaza.
Di fronte alla drammatica situazione nella Striscia, l’opinione pubblica mondiale continua a non poter avere notizie raccolte in modo autonomo e indipendente.
Oltre 200 colleghi sono stati uccisi in Palestina dall’inizio del conflitto, molti di più che in ogni altra guerra dell’ultimo secolo.
Agli inviati internazionali viene impedito di accedere per fare il loro lavoro in modo autonomo e sicuro.
L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3, all’unanimità, lancia un appello alle autorità israeliane affinché torni possibile adempiere al diritto dovere di raccontare con obiettività quanto accade, in particolare alla popolazione civile.
L’opinione pubblica deve poter vigilare sul rispetto del diritto internazionale e dei principi di umanità.
Vogliamo proseguire nel racconto delle sofferenze di chi è innocente, a partire dai bambini, come abbiamo sempre fatto con il massimo dell’impegno e della professionalità fin dal terribile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre.
La redazione del Tg3 osserva peraltro con preoccupazione la difficoltà crescente di testimonianza un po’ ovunque nel mondo, con i giornalisti divenuti target anche in Ucraina e altri contesti e con il rilascio dei visti giornalistici sempre più complicato in molti paesi, ostacolo spesso insormontabile e che limita il nostro lavoro.
L’Assemblea del Tg3
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Space Threat Landscape 2025, le sfide alle porte e come affrontarle
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
La principale agenzia per la cyber security dell'UE ha pubblicato un nuovo rapporto dettagliato che delinea il panorama delle minacce e raccomanda misure per mitigare i rischi più gravi nel settore spaziale
L'articolo Space Threat Landscape 2025, le sfide alle porte e
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Ben(e)detto – Le insicurezze del Decreto Sicurezza
@Politica interna, europea e internazionale
Martedì 20 maggio 2025, ore 21:00 Con Gian Domenico Caiazza e Andrea Ostellari
L'articolo Ben(e)detto – Le insicurezze del Decreto Sicurezza proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
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Grave Falla RCE in Remote Desktop Gateway (RD Gateway). Aggiornare Subito
Una vulnerabilità critica nel Remote Desktop Gateway (RD Gateway) di Microsoft che potrebbe consentire agli aggressori di eseguire codice dannoso sui sistemi interessati da remoto. Il difetto, è stato scoperto e segnalato da VictorV (Tang Tianwen) del Kunlun Lab, e deriva da un bug di tipo use-after-free (UAF) attivato da connessioni socket simultanee durante l’inizializzazione del servizio Remote Desktop Gateway.
Remote Desktop Gateway (RD Gateway) è un ruolo di Microsoft Windows Server che consente agli utenti remoti di accedere alle risorse interne in modo sicuro ed efficiente tramite Internet. “La vulnerabilità si verifica quando più thread possono sovrascrivere lo stesso puntatore globale, corrompendo i conteggi dei riferimenti e portando infine alla dereferenziazione di un puntatore sospeso, uno scenario UAF classico”, spiega l’avviso di sicurezza .
La vulnerabilità, identificata come CVE-2025-21297 alla quale è stato assegnato uno score CVSSv3 pari ad 8.1, è stata divulgata da Microsoft nei suoi aggiornamenti di sicurezza di gennaio 2025 e da allora è stata attivamente sfruttata.
Nello specifico, la vulnerabilità esiste nella libreria aaedge.dll, all’interno della funzione CTsgMsgServer::GetCTsgMsgServerInstance, dove un puntatore globale (m_pMsgSvrInstance) viene inizializzato senza un’adeguata sincronizzazione dei thread. Secondo i ricercatori, per sfruttare con successo un attacco è necessario che l’aggressore:
- Connettersi a un sistema che esegue il ruolo Gateway Desktop remoto;
- Attiva connessioni simultanee al RD Gateway (tramite più socket);
- Sfruttare il problema di temporizzazione per cui l’allocazione della memoria e l’assegnazione dei puntatori non sono sincronizzate.
- Fare in modo che una connessione sovrascriva il puntatore prima che un’altra finisca di farvi riferimento.
Sono vulnerabili diverse versioni di Windows Server che utilizzano RD Gateway per l’accesso remoto sicuro, tra cui:
- Windows Server 2016 (installazioni Core e Standard).
- Windows Server 2019 (installazioni Core e Standard).
- Windows Server 2022 (installazioni Core e Standard).
- Windows Server 2025 (installazioni Core e Standard).
Le organizzazioni che utilizzano RD Gateway come punto di accesso fondamentale per dipendenti, collaboratori o partner che lavorano da remoto sono particolarmente a rischio. Microsoft ha risolto questa vulnerabilità nel
Patch Tuesday di maggio 2025, introducendo la sincronizzazione basata su mutex, garantendo che un solo thread possa inizializzare l’istanza globale in un dato momento.
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In Memory of Ed Smylie, Whose Famous Hack Saved the Apollo 13 Crew
Some hacks are so great that when you die you receive the rare honor of both an obituary in the New York Times and an in memoriam article at Hackaday.
The recently deceased, Ed Smylie, was a NASA engineer leading the effort to save the crew of Apollo 13 with a makeshift gas conduit made from plastic bags and duct tape back in the year 1970. Ed died recently, on April 21, in Crossville, Tennessee, at the age of 95.
This particular hack, another in the long and storied history of duct tape, literally required putting a square peg in a round hole. After an explosion on the Apollo 13 command module the astronauts needed to escape on the lunar excursion module. But the lunar module was only designed to support two people, not three.
The problem was that there was only enough lithium hydroxide onboard the lunar module to filter the air for two people. The astronauts could salvage lithium hydroxide canisters from the command module, but those canisters were square. Ed and his team famously designed the required adapter from a small inventory of materials available on the space craft. This celebrated story has been told many times, including in the 1995 film, Apollo 13.
Thank you, Ed, for one of the greatest hacks of all time. May you rest in peace.
Header: Gas conduit adapter designed by Ed Smylie, NASA, Public domain.
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Intelligenza Artificiale: Implementazione del meccanismo dell’attenzione in Python
Il meccanismo di attenzione è spesso associato all’architettura dei transformers, ma era già stato utilizzato nelle RNN (reti ricorrenti).
Nei task di traduzione automatica (ad esempio, inglese-italiano), quando si vuole prevedere la parola italiana successiva, è necessario che il modello si concentri, o presti attenzione, sulle parole inglesi più importanti nell’input, utili per ottenere una buona traduzione.
Non entrerò nei dettagli delle RNN, ma l’attenzione ha aiutato questi modelli a mitigare il problema vanishing gradient, e a catturare più dipendenze a lungo raggio tra le parole.
A un certo punto, abbiamo capito che l’unica cosa importante era il meccanismo di attenzione e che l’intera architettura RNN era superflua. Quindi, Attention is All You Need!
Self-Attention nei Transformers
L’attenzione classica indica dove le parole della sequenza in output devono porre attenzione rispetto alle parole della sequenza di input. È importante in task del tipo sequence-to-sequence come la traduzione automatica.
La self-attention è un tipo specifico di attenzione. Opera tra due elementi qualsiasi della stessa sequenza. Fornisce informazioni su quanto siano “correlate” le parole nella stessa frase.
Per un dato token (o parola) in una sequenza, la self-attention genera un elenco di pesi di attenzione corrispondenti a tutti gli altri token della sequenza. Questo processo viene applicato a ogni token della frase, ottenendo una matrice di pesi di attenzione (come nella figura).
Questa è l’idea generale, in pratica le cose sono un po’ più complicate perché vogliamo aggiungere molti parametri/pesi nell nostra rete, in modo che il modella abbia più capacità di apprendimento.
Le rappresentazioni K, V, Q
L’input del nostro modello è una frase come “mi chiamo Marcello Politi”. Con il processo di tokenizzazione, una frase viene convertita in un elenco di numeri come [2, 6, 8, 3, 1].
Prima di passare la frase al transformer, dobbiamo creare una rappresentazione densa per ogni token.
Come creare questa rappresentazione? Moltiplichiamo ogni token per una matrice. La matrice viene appresa durante l’addestramento.
Aggiungiamo ora un po’ di complessità.
Per ogni token, creiamo 3 vettori invece di uno, che chiamiamo vettori: chiave (K), valore (V) e domanda (Q). (Vedremo più avanti come creare questi 3 vettori).
Concettualmente questi 3 token hanno un significato particolare:
- La chiave del vettore rappresenta l’informazione principale catturata dal token.
- Il valore del vettore cattura l’informazione completa di un token.
- Il vettore query, è una domanda sulla rilevanza del token per il task corrente.
L’idea è che ci concentriamo su un particolare token i e vogliamo chiedere qual è l’importanza degli altri token della frase rispetto al token i che stiamo prendendo in considerazione.
Ciò significa che prendiamo il vettore q_i (poniamo una domanda relativa a i) per il token i, e facciamo alcune operazioni matematiche con tutti gli altri token k_j (j!=i). È come se ci chiedessimo a prima vista quali sono gli altri token della sequenza che sembrano davvero importanti per capire il significato del token i.
Ma qual’è questa operazione magica?
Dobbiamo moltiplicare (dot-product) il vettore della query per i vettori delle chiavi e dividere per un fattore di normalizzazione. Questo viene fatto per ogni token k_j.
In questo modo, otteniamo uno scroe per ogni coppia (q_i, k_j). Trasformiamo questi score in una distribuzione di probabilità applicandovi un’operazione di softmax. Bene, ora abbiamo ottenuto i pesi di attenzione!
Con i pesi di attenzione, sappiamo qual è l’importanza di ogni token k_j per indistinguere il token i. Quindi ora moltiplichiamo il vettore di valore v_j associato a ogni token per il suo peso e sommiamo i vettori. In questo modo otteniamo il vettore finale context-aware del token_i.
Se stiamo calcolando il vettore denso contestuale del token_1, calcoliamo:
z1 = a11v1 + a12v2 + … + a15*v5
Dove a1j sono i pesi di attenzione del computer e v_j sono i vettori di valori.
Fatto! Quasi…
Non ho spiegato come abbiamo ottenuto i vettori k, v e q di ciascun token. Dobbiamo definire alcune matrici w_k, w_v e w_q in modo che quando moltiplichiamo:
- token * w_k -> k
- token * w_q -> q
- token * w_v -> v
Queste tre matrici sono inizializzate in modo casuale e vengono apprese durante l’addestramento; questo è il motivo per cui abbiamo molti parametri nei modelli moderni come gli LLM.
Multi-Head Self-Attention (MHSA) nei Transformers
Siamo sicuri che il precedente meccanismo di self-attention sia in grado di catturare tutte le relazioni importanti tra i token (parole) e di creare vettori densi di quei token che abbiano davvero senso?
In realtà potrebbe non funzionare sempre perfettamente. E se, per mitigare l’errore, si rieseguisse l’intera operazione due volte con nuove matrici w_q, w_k e w_v e si unissero in qualche modo i due vettori densi ottenuti? In questo modo forse una self-attention è riuscita a cogliere qualche relazione e l’altra è riuscita a cogliere qualche altra relazione.
Ebbene, questo è ciò che accade esattamente in MHSA. Il caso appena discusso contiene due head (teste), perché ha due insiemi di matrici w_q, w_k e w_v. Possiamo avere anche più head: 4, 8, 16, ecc.
L’unica cosa complicata è che tutte queste teste vengono gestite in parallelo, elaborandole tutte nello stesso calcolo utilizzando i tensori.
Il modo in cui uniamo i vettori densi di ogni head è semplice, li concateniamo (quindi la dimensione di ogni vettore deve essere più piccola, in modo che quando li concateniamo otteniamo la dimensione originale che volevamo) e passiamo il vettore ottenuto attraverso un’altra matrice imparabile w_o.
Hands-on
Supponiamo di avere una frase. Dopo la tokenizzazione, ogni token (o parola) corrisponde a un indice (numero):
tokenized_sentence = torch.tensor([
2, #my
6, #name
8, #is
3, #marcello
1 #politi
])
tokenized_sentence
Prima di passare la frase nel transformer, dobbiamo creare una rappresentazione densa per ciascun token.
Come creare questa rappresentazione? Moltiplichiamo ogni token per una matrice. Questa matrice viene appresa durante l’addestramento.
Costruiamo questa matrice, chiamata matrice di embedding.
torch.manual_seed(0) # set a fixed seed for reproducibility
embed = torch.nn.Embedding(10, 16)
Se moltiplichiamo la nostra frase tokenizzata con la matrice di embedding, otteniamo una rappresentazione densa di dimensione 16 per ogni token
sentence_embed = embed(tokenized_sentence).detach()
sentence_embed
Per utilizzare il meccanismo di attenzione dobbiamo creare 3 nuove matrici w_q, w_k e w_v. Moltiplicando un token di ingresso per w_q otteniamo il vettore q. Lo stesso vale per w_k e w_v.
d = sentence_embed.shape[1] # let's base our matrix on a shape (16,16)
w_key = torch.rand(d,d)
w_query = torch.rand(d,d)
w_value = torch.rand(d,d)
Calcolo dei pesi di attenzione
Calcoliamo ora i pesi di attenzione solo per il primo token della frase.
token1_embed = sentence_embed
[0]#compute the tre vector associated to token1 vector : q,k,v
key_1 = w_key.matmul(token1_embed)
query_1 = w_query.matmul(token1_embed)
value_1 = w_value.matmul(token1_embed)
print("key vector for token1: \n", key_1)
print("query vector for token1: \n", query_1)
print("value vector for token1: \n", value_1)
Dobbiamo moltiplicare il vettore query associato al token1 (query_1) con tutte le chiavi degli altri vettori.
Quindi ora dobbiamo calcolare tutte le chiavi (chiave_2, chiave_2, chiave_4, chiave_5). Ma aspettate, possiamo calcolarle tutte in una sola volta moltiplicando sentence_embed per la matrice w_k.
keys = sentence_embed.matmul(w_key.T)
keys[0] #contains the key vector of the first token and so on
Facciamo la stessa cosa con i valori
values = sentence_embed.matmul(w_value.T)
values[0] #contains the value vector of the first token and so on
Calcoliamo la prima parte della formula adesso.
import torch.nn.functional as F
# the following are the attention weights of the first tokens to all the others
a1 = F.softmax(query_1.matmul(keys.T)/d**0.5, dim = 0)
a1
Con i pesi di attenzione sappiamo qual è l’importanza di ciascun token. Quindi ora moltiplichiamo il vettore di valori associato a ogni token per il suo peso.
Per ottenere il vettore finale del token_1 che includa anche il contesto.
z1 = a1.matmul(values)
z1
Allo stesso modo, possiamo calcolare i vettori densi consapevoli del contesto di tutti gli altri token. Ora stiamo utilizzando sempre le stesse matrici w_k, w_q, w_v. Diciamo che usiamo una sola head.
Ma possiamo avere più triplette di matrici, quindi una multi-heads. Ecco perché si chiama multi-head attention.
I vettori densi di un token in ingresso, dati in input a ciascuna head, vengono poi concatenati e trasformati linearmente per ottenere il vettore denso finale.
import torch
import torch.nn as nn
import torch.nn.functional as F
torch.manual_seed(0) #
# Tokenized sentence (same as yours)
tokenized_sentence = torch.tensor([2, 6, 8, 3, 1]) # [my, name, is, marcello, politi]
# Embedding layer: vocab size = 10, embedding dim = 16
embed = nn.Embedding(10, 16)
sentence_embed = embed(tokenized_sentence).detach() # Shape: [5, 16] (seq_len, embed_dim)
d = sentence_embed.shape[1] # embed dimension 16
h = 4 # Number of heads
d_k = d // h # Dimension per head (16 / 4 = 4)
# Define weight matrices for each head
w_query = torch.rand(h, d, d_k) # Shape: [4, 16, 4] (one d x d_k matrix per head)
w_key = torch.rand(h, d, d_k) # Shape: [4, 16, 4]
w_value = torch.rand(h, d, d_k) # Shape: [4, 16, 4]
w_output = torch.rand(d, d) # Final linear layer: [16, 16]
# Compute Q, K, V for all tokens and all heads
# sentence_embed: [5, 16] -> Q: [4, 5, 4] (h, seq_len, d_k)
queries = torch.einsum('sd,hde->hse', sentence_embed, w_query) # h heads, seq_len tokens, d dim
keys = torch.einsum('sd,hde->hse', sentence_embed, w_key) # h heads, seq_len tokens, d dim
values = torch.einsum('sd,hde->hse', sentence_embed, w_value) # h heads, seq_len tokens, d dim
# Compute attention scores
scores = torch.einsum('hse,hek->hsk', queries, keys.transpose(-2, -1)) / (d_k ** 0.5) # [4, 5, 5]
attention_weights = F.softmax(scores, dim=-1) # [4, 5, 5]
# Apply attention weights
head_outputs = torch.einsum('hij,hjk->hik', attention_weights, values) # [4, 5, 4]
head_outputs.shape
# Concatenate heads
concat_heads = head_outputs.permute(1, 0, 2).reshape(sentence_embed.shape[0], -1) # [5, 16]
concat_heads.shape
multihead_output = concat_heads.matmul(w_output) # [5, 16] @ [16, 16] -> [5, 16]
print("Multi-head attention output for token1:\n", multihead_output[0])
Conclusioni
In questo post ho implementato una versione semplice del meccanismo di attenzione. Questo non è il modo in cui viene realmente implementato nei framework moderni, ma il mio scopo è quello di fornire alcuni spunti per permettere a chiunque di capire come funziona. Nei prossimi articoli analizzerò l’intera implementazione di un’architettura transformer.
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Malwareless attacks: “Ciao sono del reparto IT. Installa AnyDesk così risolviamo subito il problema”
Gli attacchi di phishing hanno nuovamente attirato l’attenzione degli esperti di sicurezza informatica. Questa volta è diventato attivo il gruppo Luna Moth, noto anche come Silent Ransom Group. Il suo obiettivo era ottenere l’accesso ai sistemi interni di organizzazioni legali e finanziarie negli Stati Uniti per poi estorcere denaro tramite la minaccia di fuga di dati. Una nuova ondata di attacchi è iniziata a marzo 2025 e dimostra un elevato livello di ingegneria sociale senza l’uso di malware.
Lo scenario di attacco si basa sull’imitazione del supporto tecnico. Le vittime ricevono e-mail in cui viene chiesto loro di contattare un presunto reparto IT aziendale. Dopo la chiamata, gli aggressori ti convincono a installare sul tuo computer un software legittimo per il controllo remoto, come AnyDesk, Atera, Syncro, Zoho Assist, Splashtop e altri. Questi programmi sono firmati digitalmente e non destano sospetti da parte degli strumenti di sicurezza. Una volta connessi, gli aggressori ottengono accesso diretto alla postazione di lavoro e possono esaminare il contenuto del sistema, delle unità di rete e di altri dispositivi nell’infrastruttura.
Secondo EclecticIQ, i domini simili agli indirizzi dei veri servizi di supporto vengono utilizzati a scopo di camuffamento. In totale sono stati registrati almeno 37 nomi di dominio di questo tipo tramite GoDaddy. Nella maggior parte dei casi utilizzano nomi falsi, utilizzando le parole chiave “helpdesk” o “supporto” riferendosi a un’azienda specifica, il che consente loro di ingannare con successo i dipendenti delle organizzazioni.
Dopo aver ottenuto l’accesso ai dati, gli aggressori li caricano sui propri server utilizzando le utility WinSCP e Rclone, per poi inviare minacce alle vittime chiedendo il pagamento di un riscatto. Il rifiuto è seguito dalla promessa di pubblicare i dati rubati sulla pagina pubblica di Luna Moth. Secondo EclecticIQ, l’importo del riscatto varia da uno a otto milioni di dollari, a seconda della rilevanza e della portata delle informazioni rubate.
La particolare pericolosità di questi attacchi è evidenziata dall’assenza di allegati dannosi o link infetti. Tutte le interazioni avvengono all’interno di canali legittimi e il software viene installato dagli utenti stessi con il pretesto di ricevere assistenza. Questo schema complica seriamente il rilevamento degli incidenti e richiede una revisione delle politiche di sicurezza all’interno delle aziende. Le misure consigliate includono il blocco degli strumenti RMM inutilizzati e l’inserimento nella blacklist dei domini di phishing noti.
Inoltre l’installazione di software sulle PDL da parte degli utenti dovrebbe essere disabilitata by design.
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Designing A Hobbyist’s Semiconductor Dopant
[ProjectsInFlight] has been on a mission to make his own semiconductors for about a year now, and recently shared a major step toward that goal: homemade spin-on dopants. Doping semiconductors has traditionally been extremely expensive, requiring either ion-implantation equipment or specialized chemicals for thermal diffusion. [ProjectsInFlight] wanted to use thermal diffusion doping, but first had to formulate a cheaper dopant.
Thermal diffusion doping involves placing a source of dopant atoms (phosphorus or boron in this case) on top of the chip to be doped, heating the chip, and letting the dopant atoms diffuse into the silicon. [ProjectsInFlight] used spin-on glass doping, in which an even layer of precursor chemicals is spin-coated onto the chip. Upon heating, the precursors decompose to leave behind a protective film of glass containing the dopant atoms, which diffuse out of the glass and into the silicon.
After trying a few methods to create a glass layer, [ProjectsInFlight] settled on a composition based on tetraethyl orthosilicate, which we’ve seen used before to create synthetic opals. After finding this method, all he had to do was find the optimal reaction time, heating, pH, and reactant proportions. Several months of experimentation later, he had a working solution.
After some testing, he found that he could bring silicon wafers from their original light doping to heavy doping. This is particularly impressive when you consider that his dopant is about two orders of magnitude cheaper than similar commercial products.
Of course, after doping, you still need to remove the glass layer with an oxide etchant, which we’ve covered before. If you prefer working with lasers, we’ve also seen those used for doping.
youtube.com/embed/1dFj-tGn8DI?…
instagram.com/reel/DJMdfVrKGPa…
=
mega.nz/file/KkMiHZhS#oWjNzN0R…
I from time to time post this short video: listen to #GideonLevy, since he simply speaks the truth.
#apartheid #racism #EthnicCleansing #genocide #Gaza #Palestine
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Hackaday Links: May 18, 2025
Saw what you want about the wisdom of keeping a 50-year-old space mission going, but the dozen or so people still tasked with keeping the Voyager mission running are some major studs. That’s our conclusion anyway, after reading about the latest heroics that revived a set of thrusters on Voyager 1 that had been offline for over twenty years. The engineering aspects of this feat are interesting enough, but we’re more interested in the social engineering aspects of this exploit, which The Register goes into a bit. First of all, even though both Voyagers are long past their best-by dates, they are our only interstellar assets, and likely will be for centuries to come, or perhaps forever. Sure, the rigors of space travel and the ravages of time have slowly chipped away at what these machines can so, but while they’re still operating, they’re irreplaceable assets.
That makes the fix to the thruster problem all the more ballsy, since the Voyager team couldn’t be 100% sure about the status of the primary thrusters, which were shut down back in 2004. They thought it might have been that the fuel line heaters were still good, but if they actually had gone bad, trying to switch the primary thrusters back on with frozen fuel lines could have resulted in an explosion when Voyager tried to fire them, likely ending in a loss of the spacecraft. So the decision to try this had to be a difficult one, to say the least. Add in an impending shutdown of the only DSN antenna capable of communicating with the spacecraft and a two-day communications round trip, and the pressure must have been unbearable. But they did it, and Voyager successfully navigated yet another crisis. But what we’re especially excited about is discovering a 2023 documentary about the current Voyager mission team called “It’s Quieter in the Twilight.” We know what we’ll be watching this weekend.
youtube.com/embed/RIP1p5gAoak?…
Speaking of space exploration, one thing you don’t want to do is send anything off into space bearing Earth microbes. That would be a Very Bad Thing, especially for missions designed to look for life anywhere else but here. But, it turns out that just building spacecraft in cleanrooms might not be enough, with the discovery of 26 novel species of bacteria growing in the cleanroom used to assemble a Mars lander. The mission in question was Phoenix, which landed on Mars in 2008 to learn more about the planet’s water. In 2007, while the lander was in the Payload Hazardous Servicing Facility at Kennedy Space Center, biosurveillance teams collected samples from the cleanroom floor. Apparently, it wasn’t very clean, with 215 bacterial strains isolated, 26 of which were novel. What’s more, genomic analysis of the new bugs suggests they have genes that make them especially tough, both in their resistance to decontamination efforts on Earth and in their ability to survive the rigors of life in space. We’re not really sure if these results say more about NASA’s cleanliness than they do about the selective pressure that an extreme environment like a cleanroom exerts on fast-growing organisms like bacteria. Either way, it doesn’t bode well for our planetary protection measures.
Closer to home but more terrifying is video from an earthquake in Myanmar that has to be seen to be believed. And even then, what’s happening in the video is hard to wrap your head around. It’s not your typical stuff-falling-off-the-shelf video; rather, the footage is from an outdoor security camera that shows the ground outside of a gate literally ripping apart during the 7.7 magnitude quake in March. The ground just past the fence settles a bit while moving away from the camera a little, but the real action is the linear motion — easily three meters in about two seconds. The motion leaves the gate and landscaping quivering but largely intact; sadly, the same can’t be said for a power pylon in the distance, which crumples as if it were made from toothpicks.
youtube.com/embed/77ubC4bcgRM?…
And finally, “Can it run DOOM?” has become a bit of a meme in our community, a benchmark against which hacking chops can be measured. If it has a microprocessor in it, chances are someone has tried to make it run the classic first-person shooter video game. We’ve covered dozens of these hacks before, everything from a diagnostic ultrasound machine to a custom keyboard keycap, while recent examples tend away from hardware ports to software platforms such as a PDF file, Microsoft Word, and even SQL. Honestly, we’ve lost count of the ways to DOOM, which is where Can It Run Doom? comes in handy. It lists all the unique platforms that hackers have tortured into playing the game, as well as links to source code and any relevant video proof of the exploit. Check it out the next time you get the urge to port DOOM to something cool; you wouldn’t want to go through all the work to find out it’s already been done, would you?
Scoperti "dispositivi sospetti"in numerosi inverter cinesi
Scoperti "interruttori cinesi" all'interno degli inverter. Secondo gli USA, la Cina potrebbe disattivare da remoto le reti elettriche in caso di conflitto.Andrea Maiellano (Tom's Hardware)
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0ut1°°k
in reply to Informa Pirata • • •Etica Digitale (Feddit) reshared this.
informapirata ⁂
in reply to 0ut1°°k • • •il criterio è semplice: su poliverso.org che è basato su Friendica posso scrivere:
1) post lunghi che non posso o non riesco ad accorciare
2) post con più di un link perché con Friendica posso rendere linkabile il testo e questo rende molto più ordinata la scrittura
3) alcuni post che recupero automaticamente da alcuni feed RSS
4) risposte molto lunghe
5) crossposting sul fediverso e sul mio account bluesky
Per tutto il resto di solito uso mastodon
@informapirata@poliverso.org @eticadigitale
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0ut1°°k
in reply to informapirata ⁂ • • •@informapirata@mastodon.uno quindi usi soprattutto mastodon?
@informapirata@poliverso.org @eticadigitale
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Etica Digitale (Feddit) e informapirata ⁂ reshared this.
informapirata ⁂
in reply to 0ut1°°k • • •@outlook sì, mastodon è più limitato ma ha un'immediatezza e una facilità d'uso che non ha paragoni tra i social del Fediverso. È abbastanza normale per me utilizzare per il 70% mastodon
@informapirata@poliverso.org @eticadigitale
Etica Digitale (Feddit) reshared this.
Fabrizio
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