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Giochi d’ombre in un disco protoplanetario


https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2023/05/hubble_twhydrae_stsci_1-150x150.png Dalle immagini di Hubble del disco protoplanetario che circonda la nana rossa Tw Hydrae riprese nel giugno 2021 è emersa un’ombra, non presente nelle analoghe immagin

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Impressione artistica basata sulle immagini del telescopio spaziale Hubble dei dischi di gas e polvere attorno alla giovane stella Tw Hydrae, che mostrano ombre che attraversano i dischi del sistema. Crediti: Nasa, Aura/StScI for Esa, Leah Hustak (StScI)

Nel 2017, gli astronomi hanno riportato di aver scoperto un’ombra che attraversa il grande disco di gas e polvere attorno alla nana rossa Tw Hydrae. Ombra che non proviene da un pianeta, bensì da un disco interno leggermente inclinato rispetto a quello più esterno, molto più grande. Una spiegazione è che la gravità di un pianeta invisibile stia attirando polvere e gas nell’orbita inclinata del pianeta. Ora, dopo pochi anni, nei dati dell’archivio Mast di Hubble è emersa una seconda ombra che potrebbe provenire da un altro disco annidato all’interno del sistema.

Tw Hydrae ha meno di 10 milioni di anni e risiede a circa 200 anni luce di distanza, nella costellazione dell’Idra. Nella sua infanzia – circa 4,6 miliardi di anni fa – il Sistema solare forse era simile a questo sistema planetario. Poiché il sistema Tw Hydrae è orientato quasi frontalmente alla nostra linea di vista, è un obiettivo ottimale per osservare dall’alto un “cantiere planetario”.

La seconda ombra è stata scoperta nelle osservazioni ottenute il 6 giugno 2021, nell’ambito di un programma pluriennale progettato per tracciare le ombre nei dischi circumstellari. L’ipotesi più plausibile trovata dal team per spiegare le differenze evidenti nelle osservazioni delle due diverse epoche è che ci siano due dischi disallineati che proiettano ombre. Nella precedente osservazione erano così vicini l’uno all’altro che non sono stati notati ma nel corso del tempo si sono separati e le due ombre sono apparse chiaramente.

La spiegazione più semplice è che i dischi disallineati sono probabilmente causati dall’attrazione gravitazionale di due pianeti su piani orbitali leggermente diversi. Le osservazioni suggeriscono che i due pianeti siano abbastanza vicini l’uno all’altro. «Se uno si stesse muovendo molto più velocemente dell’altro, si sarebbe notato nelle osservazioni precedenti. È come due macchine da corsa che sono vicine l’una all’altra, ma una sorpassa lentamente l’altra», spiega John Debes di Aura/StScI, primo autore dell’articolo pubblicato su The Astrophysical Journal.

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Due immagini del telescopio spaziale Hubble a confronto, prese a diversi anni di distanza, hanno evidenziato due ombre che si muovono in senso antiorario attraverso un disco di gas e polvere che circonda la giovane stella Tw Hydrae. L’immagine a sinistra, scattata nel 2016, mostra solo un’ombra [A] “a ore 11”, proiettata da un disco interno che è leggermente inclinato rispetto al disco esterno. L’immagine di destra, del 2021, mostra una seconda ombra “a ore 7” emersa da un altro disco [C]. Il disco interno che ha dato origine all’ombra del 2016 è qui contrassegnato con . Le ombre ruotano attorno alla stella a velocità diverse, come le lancette di un orologio. Sono la prova di due pianeti invisibili che hanno attirato la polvere nelle loro orbite, leggermente inclinati l’uno rispetto all’altro. Le immagini sono riprese con lo Space Telescope Imaging Spectrograph. Crediti: Nasa, Esa, StScI, and John Debes (Aura/StScI for Esa), Joseph DePasquale (StScI)

I presunti pianeti si trovano approssimativamente alla distanza di Giove dal Sole. Le ombre completano una rotazione attorno alla stella circa ogni 15 anni, il periodo orbitale che ci si aspetta a quella distanza dalla stella. Inoltre, questi due dischi interni sono inclinati di circa cinque o sette gradi rispetto al piano del disco esterno: un valore paragonabile alle inclinazioni orbitali che si riscontrano nel Sistema solare.
Il disco esterno su cui cadono le ombre potrebbe estendersi fino a parecchie volte il raggio della fascia di Kuiper e presenta una curiosa lacuna a due volte la distanza media di Plutone dal Sole, che potrebbe essere la prova di un terzo pianeta nel sistema. Eventuali pianeti interni sarebbero difficili da rilevare perché la loro luce si perderebbe nel bagliore della stella. Inoltre, la polvere nel sistema oscurerebbe la loro luce riflessa.

L’osservatorio spaziale Gaia dell’Esa potrebbe essere in grado di misurare un’oscillazione della stella se venisse influenzata da pianeti di massa simile a quella di Giove, ma ciò richiederebbe anni, visti i lunghi periodi orbitali. I dati di Tw Hydrae provengono dallo Space Telescope Imaging Spectrograph di Hubble. Uno sguardo a infrarossi del James Webb Space Telescope potrebbe essere in grado di mostrare le ombre in modo più dettagliato.

[b]Per saperne di più:

  • Leggi su The Astrophysical Journal l’articolo “The Surprising Evolution of the Shadow on the TW Hya Disk” di John Debes, Rebecca Nealon, Richard Alexander, Alycia J. Weinberger, Schuyler Grace Wolff, Dean Hines, Joel Kastner, Hannah Jang-Condell, Christophe Pinte, Peter Plavchan e Laurent Pueyo


Vita dopo la tempesta (solare)


https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2023/05/early-earth-150x150.jpg Nuovi esperimenti chimici hanno dimostrato che le particelle espulse dal Sole durante la sua intensa attività primordiale potrebbero aver favorito la nascita della vita, innescan

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Rappresentazione artistica della Terra primordiale. Crediti: Nasa

Ricorderete la famosa zuppa primordiale di Miller e Urey, descritta in qualunque libro di biologia per spiegare l’origine della vita. Un esperimento importantissimo grazie al quale si era scoperto che, unendo in un contenitore chiuso metano, ammoniaca, acqua e idrogeno molecolare, e bombardando il gas con scariche di fulmini, si potevano formare almeno una ventina di amminoacidi essenziali per originare la vita. L’esperimento partiva dall’ipotesi (o meglio, dalla convinzione) che l’atmosfera primordiale contenesse in prevalenza questi elementi. Gli studi degli ultimi settant’anni, però, hanno mostrato che la situazione era un po’ diversa: l’atmosfera conteneva più che altro anidride carbonica e azoto molecolare e il Sole era molto più debole. Un nuovo articolo pubblicato sulla rivista Life ha dimostrato che le particelle solari, scontrandosi con i gas della prima atmosfera terrestre, possono formare aminoacidi e acidi carbossilici, ovvero i costituenti fondamentali delle proteine e delle molecole organiche.

Alla luce delle nuove conoscenze sulle caratteristiche primordiali del Sole e del nostro pianeta, in sostanza, negli ultimi anni gli scienziati hanno cercato di dare risposta a due domande fondamentali. La prima, come ha fatto la terra a scaldarsi a sufficienza per sostenere la vita dal momento che il Sole irraggiava più debolmente, e la seconda quali reazioni hanno potuto formare, a partire dai gas allora presenti in atmosfera, i primi mattoni della vita. Andiamo quindi con ordine.

Al giorno d’oggi, lo sappiamo bene, la terra trattiene calore attraverso l’atmosfera grazie all’effetto serra prodotto da alcuni gas (fra cui anidride carbonica e il metano), che trattengono le radiazioni solari riflesse dal suolo. I modelli di evoluzione stellare mostrano però che quando tutto ebbe inizio, e in particolare nei suoi primi 100 milioni di anni di vita, il Sole era circa il 30 per cento più debole e irradiava molto meno di quanto non faccia oggi. Secondo gli stessi modelli, però, in quella fase il Sole era anche molto più attivo e produceva costanti eruzioni di materiale e di particelle che riuscivano a penetrare la magnetosfera terrestre ancora in formazione. Produceva, secondo i calcoli, circa un “superflare” ogni 3-10 giorni. Cominciamo quindi a rispondere al primo punto: in uno studio del 2016, un gruppo di ricercatori aveva dimostrato che le particelle energetiche provenienti dalle eruzioni solari primordiali che si scontravano con l’atmosfera innescavano reazioni chimiche in grado di scaldare l’atmosfera stessa. L’azoto molecolare – cioè due atomi di azoto legati insieme in una molecola, che all’epoca costituiva il 90 per cento dell’atmosfera (rispetto al 78 per cento di oggi) – può essere spezzato in singoli atomi di azoto dalle particelle emesse dal Sole. L’azoto libero, a sua volta, si può scontrare con l’anidride carbonica separandola in molecole in monossido di carbonio e ossigeno. L’azoto e l’ossigeno liberi, infine, si possono combinare in protossido di azoto, un gas serra circa 300 volte più potente dell’anidride carbonica. Nello studio si mostrava che se l’atmosfera primordiale avesse avuto meno dell’1 per cento di protossido di azoto rispetto all’anidride carbonica, avrebbe riscaldato il pianeta a sufficienza per l’esistenza di acqua liquida. Queste reazioni, in pratica, erano in grado di creare una vera incubatrice di vita nella Terra primordiale.

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Animazione che mostra un flare solare con l’espulsione di materiale e particelle energetiche. Crediti: Nasa Goddard Space Flight Center

A questo punto, i ricercatori si sono chiesti se i fulmini utilizzati da Miller e Urey fossero ancora i migliori candidati a innescare le reazioni chimiche che hanno formato le molecole organiche. E giungiamo quindi alla seconda questione: sebbene molecole come anidride carbonica e azoto molecolare prevalenti nell’atmosfera primordiale possano formare amminoacidi al pari di quelle utilizzate da Miller e Urey nel loro esperimento, per rompere i propri legami e dare origine a qualcos’altro richiedono più energia. Per questo, i nuovi esperimenti hanno vagliato la possibilità che fossero le stesse particelle emesse dal Sole a produrre, in modo più efficiente, amminoacidi e acidi carbossilici. Per dimostrarlo, i ricercatori hanno creato in laboratorio una miscela di gas simile a quella presente nell’atmosfera della Terra primitiva e formata da anidride carbonica, azoto molecolare, acqua e una quantità variabile di metano. Questo perché la percentuale di metano nell’atmosfera primordiale della Terra non è nota con precisione, anche se si pensa che fosse bassa. Hanno poi bombardato le miscele di gas prima con dei protoni che simulavano le particelle solari, poi anche con scariche di scintille (simulando i fulmini che innescavano le reazioni secondo l’esperimento di Miller e Urey). Già con una percentuale di metano era superiore allo 0.5 per cento, le miscele colpite dai protoni (quindi dalle particelle solari) producevano quantità rilevabili di amminoacidi e acidi carbossilici, mentre i fulmini richiedevano una concentrazione di metano del 15 per cento circa prima di innescare reazioni di interesse. Ne producevano, comunque, con un tasso circa un milione di volte inferiore a quello dei protoni.

A parità di condizioni, quindi, le particelle solari sembrano essere una fonte di energia più efficiente dei fulmini. Una conclusione che si incastra bene anche con un altro tassello, cioè il fatto che in un’atmosfera più fredda come quella primordiale, i fulmini dovevano essere molto meno frequenti.

Per saperne di più:



Ambientalisti Usa fanno causa per i lanci di SpaceX


https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2023/04/starship-20-apr-2023-150x150.png In seguito all’esplosione del primo lancio di un razzo Super Heavy di SpaceX dalla Starbase di Boca Chica, un gruppo di associazioni ambientaliste americane fa causa all

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Il sito di lancio di Boca Chica (nel riquadro rosso) e dintorni. Fonte: “Final Programmatic Environmental Assessment for the SpaceX Starship/Super Heavy Launch Vehicle Program at the SpaceX Boca Chica Launch Site in Cameron County, Texas”, Federal Aviation Administration, June 2022, p. 91

Il caso riguarda se l’impegno della nazione a preservare l’habitat critico della fauna selvatica e i preziosi paesaggi costieri debba essere sacrificato nel momento in cui ci spingiamo a esplorare il cosmo, una questione con implicazioni nazionali, globali e persino interstellari”. Comincia così la causa che un gruppo di associazioni ambientaliste americane ha presentato contro la Federal Aviation Administration (Faa), l’ente che regolamenta il lancio dei veicoli nello spazio, in merito ai danni ambientali provocati dall’esplosione del primo razzo Super Heavy lanciato da SpaceX il 20 aprile scorso, e in previsione della ventina di lanci programmati nei prossimi cinque anni.

Si tratta anche di stabilire – si legge sempre nell’atto – se le autorità di regolamentazione riterranno responsabili le potenti aziende o se permetteranno loro di ignorare le leggi ambientali semplicemente a causa della loro influenza politica e finanziaria. Nel momento in cui la nazione sta portando avanti l’era moderna del volo spaziale, dobbiamo decidere se proteggere la fauna selvatica e le comunità in prima linea che possono essere danneggiate dal nostro desiderio di raggiungere le stelle, o se lasciare un’eredità di inutile distruzione nella scia rovente dei pennacchi dei razzi.

Ma cominciamo dall’inizio. Lo scorso 13 giugno 2022 la Faa ha emesso un documento di analisi e stima dell’impatto ambientale del nuovo programma di SpaceX in seguito al quale si approvava il lancio di una ventina razzi Starship/Super Heavy entro 5 anni, assieme ai test sui serbatoi, test statici sui motori e la costruzione di ulteriori infrastrutture legate al lancio. Secondo gli ambientalisti, però, l’autorizzazione era stata concessa senza rispettare la legge federale sull’ambiente e in mancanza di una adeguata analisi sugli impatti ambientali del programma e le sue ripercussioni sulla comunità locale.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, nelle ultime settimane, è stata l’esplosione del 20 aprile. Pochi minuti dopo il lancio, il razzo – il primo Super Heavy del programma quinquennale, che al decollo ha danneggiato seriamente la piattaforma di lancio – è stato fatto esplodere per motivi di sicurezza, poiché a causa di un problema nel distacco dello stadio superiore del razzo lanciatore il veicolo ha iniziato a eseguire movimenti poco controllati. Il razzo utilizzato, il Super Heavy appunto, è attualmente il più potente al mondo ed è in grado di contenere fino a 3700 tonnellate di metano liquido per la propulsione.

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Una vista da Google Maps sull’area in cui si trova la base di lancio di SpaceX in Texas. Crediti: Google

Durante il lancio, la combustione provoca un’intensa ondata di calore, rumore e luce, percepibili a notevole distanza, e l’onda d’urto ha scagliato grandi pezzi di cemento armato e schegge di metallo a migliaia di metri dal sito. In un tweet, Musk ha infatti ammesso che la piattaforma in cemento non si è rivelata adatta a sostenere il lancio e che stanno lavorando per ultimare una piastra d’acciaio raffreddata ad acqua che servirà al prossimo tentativo, previsto non prima di uno o due mesi. L’esplosione ha poi innescato un incendio di 1.4 ettari (3.5 acri) in un terreno vicino e sollevato una nuvola di cemento polverizzato che si è espansa per più di 10 km a nordovest. Ad essere investiti da tutto questo vi sono terreni di proprietà pubblica destinati alla conservazione, fra cui il National Wildlife Refuge, due parchi statali, una State Wildlife Management Area e una State Coastal Preserve, in cui l’impianto di SpaceX si trova immerso. La preoccupazione degli ambientalisti, come scrivono in un’articolo pubblicato nel sito Center for Biological Diversity, riguarda il fatto che l’area di Boca Chica è una delle regioni più biologicamente diverse del Nord America, ospita numerosi animali selvatici e specie protette, e funge da snodo per le rotte migratorie degli uccelli provenienti dalle vie di comunicazione centrali e del Mississippi che si spostano ogni anno verso nord e verso sud.

A tutto questo si aggiunge il fatto che il materiale esploso si è sparso in un’area superiore rispetto ai circa 280 ettari stabiliti nel piano programmatico della Faa dello scorso giugno, e infine le preoccupazioni per i possibili danni sanitari dell’emissione di particolato in atmosfera. I gruppi ambientalisti sostengono che l’agenzia federale americana non abbia analizzato a fondo i danni ambientali che Starship potrebbe causare sui territori circostanti e i suoi abitanti, e nella causa chiedono di condurre una revisione ambientale completa prima che si predispongano nuovi lanci. Prima di concedere una autorizzazione a lanciare, riporta la Cnbc che ha avuto uno scambio diretto con la Faa, l’agenzia federale completerà quindi la valutazione degli impatti ambientali dell’incidente al fine di stabilire che “qualsiasi sistema, processo o procedura relativi all’incidente non influiscono sulla sicurezza pubblica”.

Infine, non manca una menzione ai danni sociali. La base di lancio è circondata da un’area biologicamente diversificata in cui risiedono diversi animali selvatici protetti e in cui si trova anche la spiaggia di Boca Chica. Proprio per via delle attività di SpaceX l’accesso alla spiaggia viene interdetto per circa 100 giorni all’anno. “Queste chiusure – si legge nella causa – hanno un impatto negativo significativo sulla comunità locale, tra cui la Nazione Carrizo/Comecrudo del Texas, che considera Boca Chica un sito sacro, e altri che fanno affidamento sulla spiaggia per la ricreazione e la pesca di sussistenza”.

Per saperne di più:

  • Leggi le Faq della Federal Aviation Administration (Faa) riguardo la revisione ambientale eseguita nell’area di Boca Chica, in Texas


Vista la fine di un mondo: l’ha inghiottito una stella


https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2023/05/Swallowed-Planet-150x150.jpg In una ricerca pubblicata ieri su Nature, un team di ricercatori guidato da Kishalay De del Mit ha riportato di aver colto sul fatto per la prima volta in assoluto – a 12mil

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Rappresentazione artistica di un pianeta mentre sfiora la superficie della stella che sta per inghiottirlo. Crediti: K. Miller/R. Hurt (Caltech/Ipac)

Verso la fine della sua vita, il Sole si espanderà rapidamente fino a diventare una gigante rossa, inglobando tutti i pianeti interni del Sistema solare, compresa la Terra. Questo macabro spettacolo non deve tuttavia preoccuparci: esso avrà luogo quando la nostra stella avrà terminato il suo combustibile nucleare, l’idrogeno, tra circa cinque miliardi di anni.

Questo è il modo in cui molte stelle si avviano verso il termine della propria vita. Fino ad oggi, gli astronomi sono stati in grado di osservare i momenti appena precedenti, quando i pianeti orbitano molto vicino alla loro stella, e quelli successivi, quando la stella ha ormai raggiunto dimensioni considerevoli, inghiottendo ogni cosa nelle vicinanze, compresi i pianeti.

In una ricerca pubblicata ieri su Nature, un team di ricercatori di vari istituti tra cui il Massachusetts Institute of Technology (Mit), l’Università di Harvard e il California Institute of Technology (Caltech), ha riportato di aver osservato per la prima volta in assoluto il momento esatto in cui una stella ha inghiottito un pianeta. A circa 12mila anni luce da noi, all’interno della nostra galassia, nella direzione della costellazione dell’Aquila, la stella in questione ha aumentato la sua luminosità di circa cento volte in pochi giorni. A seguire, il lampo dell’esplosione è stato accompagnato da un segnale infrarosso più freddo e duraturo. Questi indizi hanno portato gli astronomi, dopo circa due anni di analisi e osservazioni con diversi strumenti, a svelare il mistero di questa insolita esplosione: un grande pianeta, simile a Giove, è stato inglobato prima nell’atmosfera della stella morente, e poi nel suo nucleo.

Tutto ha inizio nel 2020, quando Kishalay De, ricercatore del Kavli Institute for Astrophysics and Space Research del Mit e primo autore della ricerca, stava analizzando alcuni dati della Zwicky Transient Facility (Zft) in cerca di esplosioni in sistemi di stelle binarie. Durante la ricerca, De ha notato una stella aumentare la sua luminosità di un fattore 100 in pochi giorni.

Così, incuriosito dal fatto, De ha cercato osservazioni della stessa stella effettuate dall’osservatorio Keck, nelle Hawaii, che grazie ai dati spettroscopici avrebbero potuto aiutare a capirne la composizione chimica. Ma i dati del Keck rivelavano qualcosa di insolito. Generalmente, nelle esplosioni che avvengono nei sistemi di stelle binarie, gli elementi che si osservano sono idrogeno ed elio, gli elementi principali di cui sono fatte le stelle. Tuttavia, in questa stella venivano rilevate molecole la cui presenza è possibile solo a temperature relativamente basse. «Quando una stella si illumina, di solito diventa più calda. Quindi, basse temperature e stelle che si illuminano non vanno d’accordo», spiega De. Gli indizi sembravano portare all’ipotesi che il brillamento osservato non corrispondesse a eventi legati a un sistema di stelle binarie.

Successive analisi delle osservazioni infrarosse effettuate con l’Osservatorio di Monte Palomar, in California, hanno rivelato che, successivamente alla breve e calda esplosione, la stella ha continuato a emettere energia più fredda. Questa radiazione proveniva dal gas separatosi dalla stella a seguito dell’esplosione, poi condensato in polvere che ha continuato a emettere radiazione infrarossa, appunto più fredda.

La prova schiacciante è arrivata con l’aggiunta delle osservazioni infrarosse del telescopio spaziale Neowise della Nasa. Combinando i dati, i ricercatori sono riusciti a stimare l’energia totale rilasciata dall’esplosione iniziale, scoprendo che era di gran lunga minore – circa u8n millesimo – di qualsiasi fusione stellare osservata in passato. «Questo significa che qualunque cosa si sia fusa con la stella deve essere mille volte più piccola di qualsiasi altra stella che abbiamo visto», spiega De. «Ed è una felice coincidenza che la massa di Giove sia circa un millesimo della massa del Sole. È così che abbiamo capito: questo era un pianeta che si schiantava con la sua stella».

A questo punto, tutti i pezzi del puzzle erano al loro posto: un pianeta simile a Giove è stato inglobato dall’atmosfera in espansione della stella morente, finendo poi nel suo nucleo. A causa dello scontro, gli strati più esterni della stella si sono separati, e successivamente si sono condensati in polvere, che ha continuato a emettere radiazione infrarossa. Una ricostruzione della quale si dice persuaso anche Lorenzo Spina, ricercatore all’Inaf di Padova esperto di inglobamenti planetari, che interpellato dal New York Times per un commento ha definito le conclusioni del team guidato da De “molto convincenti” e ha descritto la scoperta come “rivoluzionaria”.

«Per decenni siamo stati in grado di vedere il prima e il dopo», conclude De. «Prima, quando i pianeti orbitano ancora molto vicino alla loro stella, e dopo, quando un pianeta è già stato inghiottito e la stella è gigante. Ciò che mancava era cogliere la stella in azione, nel momento in cui un pianeta subisce questa sorte in tempo reale. Ecco cosa rende questa scoperta davvero eccitante».

Per saperne di più:

  • Leggi su Nature l’articolo “An infrared transient from a star engulfing a planet”, di Kishalay De, Morgan MacLeod, Viraj Karambelkar, Jacob E. Jencson, Deepto Chakrabarty, Charlie Conroy, Richard Dekany, Anna-Christina Eilers, Matthew J. Graham, Lynne A. Hillenbrand, Erin Kara, Mansi M. Kasliwal, S. R. Kulkarni, Ryan M. Lau, Abraham Loeb, Frank Masci, Michael S. Medford, Aaron M. Meisner, Nimesh Patel, Luis Henry Quiroga-Nuñez, Reed L. Riddle, Ben Rusholme, Robert Simcoe, Loránt O. Sjouwerman, Richard Teague e Andrew Vanderburg


E.T. puoi sentirci?


https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2023/05/Schermata-2023-05-03-alle-12.26.54-150x150.png La ricerca dell'intelligenza extraterrestre ha l’obiettivo di scoprire prove di vita intelligente al di là della Terra cercando le cosiddette "techno-signa

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Distribuzione geografica delle torri mobili del pianeta Terra, rappresentate da punti rossi. La mappa contiene più di 30 milioni di singoli punti di dati. Crediti: Oxford University Press

Se una civiltà aliena vicina ci stesse osservando da un pianeta distante anni luce, come vedrebbe la Terra?

Questa è la domanda che ha spinto i ricercatori delle Università di Manchester e di Mauritius ad analizzare i dati pubblici raccolti sulla dispersione di onde radio delle torri di telefonia mobile per capire cosa “ascolterebbe” una civiltà aliena in prossimità di stelle a noi vicine, come per esempio la stella di Barnard, distante solo sei anni luce dalla Terra.

Le torri di comunicazione mobile – le antenne che inviano e ricevono il segnale dei nostri smartphone, per intenderci – rappresentano un contributo relativamente nuovo, ma in crescita, alla dispersione radio totale associata al nostro pianeta.

Ramiro Saide, attualmente stagista presso lo Hat Creek Radio Observatory del Seti Institute e studente di dottorato alla Università di Mauritius, ha creato dei modelli che mostrano la potenza radio che le civiltà aliene riceverebbero mentre la Terra ruota e le antenne “sorgono” e “tramontano”, rispetto alla linea di vista di un ipotetico osservatore alieno. «Abbiamo analizzato il contributo complessivo della potenza delle torri di comunicazione mobile al bilancio di dispersione radio della Terra, visto da una selezione di diversi sistemi stellari vicini», spiega Saide. «Nel nostro modello è stato determinato uno spettro di potenza dinamico della Terra, sommato su tutte le bande di frequenza cellulari».

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Istogramma dei segnali che possono essere associati a interferenze in radiofrequenza, in funzione della frequenza. Crediti: Smith et al. 2021

I ricercatori hanno calcolato lo spettro di potenza radio da tre diversi punti di osservazione: l’esopianeta Hd 95735, la stella di Barnard e Alpha Centauri A. «I nostri risultati preliminari dimostrano che il picco di potenza che fuoriesce nello spazio dalle antenne di telefonia mobile è di circa 4 gigawatt e proviene dalla costa orientale della Cina, vista da Hd 95735. In generale, la dispersione radio da queste sorgenti terrestri è periodica e dipendente dalla direzione», spiegano.

Il gruppo di ricerca è giunto alla conclusione che solo una civiltà aliena molto più avanzata della nostra e posta entro 10 anni luce da noi potrebbe rilevare gli attuali livelli di dispersione radio dalla Terra. Tuttavia, non è esclusa la possibilità che alcune civiltà possano esistere ed essere dotate di sistemi di ricezione molto più sensibili dei nostri, anche considerando che la rilevabilità dei segnali radio emessi dalla Terra aumenterà sostanzialmente con il passaggio a sistemi a banda larga molto più potenti.

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Potenza totale della radiazione emessa dalle torri mobili in un giorno siderale in direzione della stella di Barnard. Crediti: Saide et al.

Le simulazioni effettuate sul modello mostrano, inoltre, che la “firma” radiofonica mobile della Terra include un contributo sostanziale da parte dei Paesi in via di sviluppo, inclusa l’Africa di cui viene così messo in luce il successo nell’aver superato la fase di sviluppo dalla rete fissa all’era digitale.

«Ultimamente ho sentito molti colleghi sostenere che la Terra sia diventata più “silenziosa”, ma è un’affermazione che ho sempre contestato», afferma Mike Garrett della Università di Manchester e del Jodrell Bank Centre for Astrophysics, alla guida del team di ricerca. «Anche se oggi abbiamo meno trasmettitori radiotelevisivi potenti, la proliferazione dei sistemi di comunicazione mobile in tutto il mondo è elevata. Sebbene ogni sistema emetta singolarmente potenze radio relativamente basse, lo spettro integrato di miliardi di questi dispositivi è importante».

La curiosità non finisce qui. Il team estenderà la ricerca ad altre sorgenti radio che contribuiscono alla traccia di dispersione dalla Terra. Il prossimo passo sarà quello di includere i potenti radar civili e militari, i nuovi sistemi di trasmissione digitale, le reti Wi-Fi, i singoli telefoni cellulari 5G e lo sciame di costellazioni di satelliti che vengono lanciati nell’orbita terrestre bassa, come il sistema Starlink di Elon Musk e OneWeb.

«Questo lavoro è l’ottimo esempio di come un’analisi dettagliata delle proprietà delle tecnologie umane, nella cosiddetta tecnosfera antropica, possa essere sfruttata per sviluppare nuove ed entusiasmanti strategie di rilevamento delle tecnologie extraterrestri», ha dichiarato Wael Farah, scienziato del progetto Allen Telescope Array al Seti Institute.

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!Poliverso Forum di supporto ciao Forum! Ho configurato il plugin per il mirroring di Twitter, molto comodo. Solo mi chiedevo: esiste un modo per non visualizzare la timeline Twitter di default quando vado sulla timeline degli Amici? Posso filtrarla in seconda istanza, ma mi tocca farlo continuamente.

Ho anche messo tutti i profili seguiti su Twitter su un gruppo a parte, ma continuo a vedere una timeline che comprende il gruppo "amici" e i contatti di Twitter

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Luca Nucifora
@J. Alfred Prufrock @Guido Sperduti di Poliverso conviene scrivere qualcosa, mostrando interesse, per "rinfrescare" la richiesta: risalendo nell'elenco potrebbe attirare altre persone interessate ;)


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- Su cosa sono i forum in Friendica: poliverso.org/display/0477a01e…
- Primo e secondo post su come funzionano le impostazioni della privacy in Friendica poliverso.org/display/0477a01e… poliverso.org/display/0477a01e…


Agli utenti ricordiamo di scegliere con saggezza il tipo di account alla sezione poliverso.org/settings (Impostazioni avanzate Account | Tipo di pagina), tenendo conto che la scelta può essere cambiata in qualsiasi momento. In particolare:

- Pagina Personale-Pagina Account Normale: ideale per un utilizzo personale standard
- Pagina Personale-Pagina Sandbox (che approva automaticamente le richieste di follow): ideale per personaggi pubblici
- Pagina Personale-Pagina con amicizia automatica: non solo approva le richieste di contatto come "follower", ma lo fa caratterizzandoli come "Amici"
- Pagina Organizzazione: ideale per associazioni, comitati e collettivi
- Pagina Notizie: ideale per profili non collegati a organizzazioni che rilanciano periodicamente notizie, bollettini e comunicati
- Community Forum: è un account particolare che può essere utilizzato come un gruppo Facebook (poliverso.org/display/0477a01e… ). Chi vuole crearne uno è pregato di prendere contatti con l'amministratore

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@Poliverso Forum di supporto

Avviso inerente possibili interruzioni di servizio dell'istanza Poliverso

Gentili ospiti,

vogliamo avvisarvi in merito a possibili interruzioni di servizio dell'istanza Poliverso che potrebbero avvenire di qui al week end, a causa di alcune attività di manutenzione, dell’installazione di un aggiornamento della versione di Friendica e infine della configurazione di alcuni plug-in che possono rendere migliore l’esperienza d’uso dell’istanza.

Al momento non riusciamo a stabilire con precisione i tempi in cui verranno intrapresi e conclusi gli interventi.

Esprimendo il nostro rammarico per gli eventuali disguidi, cogliamo l’occasione per ricordare che cerchiamo sempre di applicare all’istanza Poliverso le migliori pratiche di manutenzione, gestione, tutela dei dati e moderazione, ma che trattandosi pur sempre di progetto gestito ancora su base volontaria e con il minimo impatto economico possibile, non è possibile assicurare livelli di servizio di natura professionale.

Lo staff di Poliverso

Alcune precisazioni sull'amministrazione e la moderazione in Poliverso

Non tutti sanno che Friendica dispone di funzioni di moderazione molto limitate, che non consentono azioni mirate, automatizzate e collaborative.

In attesa che tali funzioni vengano sviluppate, è importante cercare di fare il possibile utilizzando strumenti già disponibili nella piattaforma, come le “pagine notizie” e i “forum” che sono dei luoghi previsti in Friendica in cui tutti gli utenti di tutte le piattaforme federate possono unirsi per discutere di un particolare tema.

Proprio per questo sono state cerate due account: Poliverso Forum di supporto (@Poliverso Forum di supporto) per offrire agli utenti un gruppo di supporto tecnico/ergonomico e Notizie da Poliverso (@notizie@poliverso.org) per dare informazioni sulla nostra istanza e su tutte le altre realtà del fediverso.

Ma cosa succede se un utente pubblica contenuti che potrebbero creare problemi alla piattaforma?
In primo luogo, lo si prova a contattare attraverso l'account Signor Amministratore (@admin@poliverso.org) o Guido Sperduti di Poliverso (@ospite@poliverso.org) per provare a discutere sull'opportunità della pubblicazione in questione, sui danni che potrebbe eventualmente portare a una istanza così piccola come Poliverso e sulle conseguenze per "l'igiene" della timeline locale.
Purtroppo, in caso di mancata risposta entro un certo periodo di tempo (tempo che sarà purtroppo arbitrariamente calcolato in funzione dell’impatto del contenuto pubblicato o del comportamento dell’utente) si provvederà a sospendere o cancellare l’utente dall’istanza di Poliverso.

Ricordiamo che i termini di servizio di Poliverso (poliverso.org/tos) indicano che "Concedere spazio alle polemiche e sopportarle può guastare l'equilibrio di intervento in un dibattito democratico. Intervenire contro di esse non è censura, bensì protezione dell'ambiente sociale".


#Poliverso: Guida a #Friendica - 2) Principi di utilizzo
(video muto)

peertube.uno/videos/watch/f0ad…

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Poliverso: un social plurale basato su Friendica


Fuggire dalla trappola dei social network centralizzati

I social network hanno modificato radicalmente l’uso del web da parte degli utenti, al punto che per molti di loro web e social network sono sinonimi intercambiabili.

Tuttavia la maggior parte degli utenti non si rende conto che i social network sono piattaforme private e perciò gli utenti ospitati rispondono non solo, come è giusto, alla legge, ma anche alle “policy” stabilite dalle piattaforme che, spesso, le applicano in maniera arbitraria e soggetta agli orientamenti economici e politici dei rispettivi consigli di amministrazione, se non degli stati nei quali risiedono.

I social network sono anche la principale piattaforma di interscambio di dati personali: una quantità colossale di dati e metadati che vengono usati dalle stesse piattaforme per “imprigionare” gli utenti all’interno di comode bolle informative e per profilarli in modo da bombardarli di messaggi pubblicitari e politici. Dati sui quali non sappiamo mai precisamente quale sia il trattamento effettuato, né i vantaggi economici e strategici che ne derivano.

Si tratta quindi di un’operazione di allevamento intensivo di utenti destinati alla macellazione pubblicitaria e politica: una sorta di zoo safari per rendere la caccia degli utenti più facile, divertente e stimolante per editori, aziende e movimenti politici che, in tal modo, sanno dove catturare leoni, zebre e gazzelle.

Il problema tuttavia non riguarda solo gli utenti, ma anche le aziende e i politici perché ciascuno di loro, al pari dei semplici utenti, non è il padrone della piattaforma ma è semplicemente un “cliente vip”: più precisamente uno tra i tantissimi clienti VIP che frequentano il safari. Clienti che stanno alimentando pochi monopolisti globali e che spesso non si rendono conto che la loro tessera VIP potrebbe essere ritirata rapidamente e senza ricevere troppe spiegazioni, come è avvenuto con il caso dei profili social di Donald Trump.

Come reagire? È possibile mantenere le relazioni social uscendo dallo zoo safari?

Attivisti digitali e informatici di tutto il mondo hanno sviluppato una soluzione tecnologica per creare social network liberi e federati che con le dovute competenze tecniche possono essere gestiti in autonomia e che soprattutto possono interloquire tra loro!

Un universo federato in cui ogni pianeta di ogni galassia ha le proprie caratteristiche e le proprie regole, ma in cui ogni pianeta può comunicare con l’altro e in cui ogni abitante, volendo, può anche decidere di cambiare pianeta senza perdere la propria memoria digitale.

Questo è il cosiddetto “fediverso”!

Senza entrare troppo nel tecnico, il fediverso è costituito da diverse istanze (piccoli social network) che fanno girare una piattaforma social (microblogging come twitter, social basati sulle immagini come instagram, social generalisti come facebook, piattaforme video come youtube).

La differenza più evidente rispetto ai social che conosciamo è che un utente Twitter non può “seguire”, interagire o inviare un messaggio a un utente Facebook, mentre un utente Mastodon (social di microblogging) può seguire, interagire o inviare un messaggio a un utente Friendica (un social ispirato a Facebook).

Ma la differenza più importante, anche se meno evidente, è che questi social nascono per essere liberi sotto tutti i punti di vista:
• sono sviluppati in software libero con codice aperto: se ci fossero algoritmi manipolativi (quelli che mettono in evidenza a certi utenti solo alcuni utenti) si vedrebbero nel codice di sviluppo
• consentono di esportare i propri dati per migrare su un’altra piattaforma federata
• consentono all’utente che volesse farlo di diventare esso stesso amministratore di una propria istanza

Già oggi, milioni di utenti nel mondo hanno iniziato a popolare il fediverso e, anche in Italia, iniziano a essere molto frequentate alcune istanze, soprattutto quelle basate su Mastodon e Peertube (piattaforma di streaming ispirata a Youtube).

Allora il fediverso ha risolto tutti i nostri problemi?

No 😀

Perché?

Il fediverso, come tutte le soluzioni tecnologiche, non può risolvere alcun problema, ma costituisce uno strumento per contribuire al miglioramento di alcune situazioni problematiche.

Il fediverso può aiutare qugli utenti manipolati dai social centralizzati a trovare un ambiente social in cui non rischiano di essere “bannati” senza motivo, perdendo i propri contenuti, la propria vita digitale, le proprie relazioni virtuali e la propria reputazione; un ambiente in cui non ci si sposa per sempre con il proprio social network, ma in cui si può cercare un’istanza più congeniale alle proprie predisposizioni; un’ambiente in cui ci si può iscrivere con il vero nome oppure con uno pseudonimo che tuteli la propria privacy e la condivida solo con alcuni contatti conosciuti anche nella vita reale.

Ma per fare tutto questo sono necessarie due condizioni, delle quali la prima non dipende dagli utenti ma la seconda è direttamente legata agli utenti:
• il software deve essere maturo e con pochi difetti, l’ambiente grafico deve essere piacevole e l’utilizzo deve essere facile
• la comunità degli utenti deve essere numerosa altrimenti l’esperienza che avrà l’utente sarà deludente e frustrante.

Oggi come oggi, a livello globale il software Friendica risponde molto bene a queste due condizioni:
• lo sviluppo della piattaforma è già abbastanza maturo e procede continuamente verso un significativo consolidamento
• la comunità è numerosa, eterogenea e vivace, anche se è concentrata su poche istanze molto affollate, contravvenendo ai principi per cui un buon fediverso deve essere decentralizzato sia per ragioni tecniche (le risorse distribuite gestiscono meglio un minor carico di lavoro e c’è il rischio che se salta il server più frequentato, si fermi quasi tutta la comunità di utenti friendica) che sociali (troppo potere a pochi amministratori, troppa confusione nella timeline).

Tuttavia in Italia, la comunità è molto ristretta (a differenza di quella delle istanze più attive di Mastodon) e circoscritta soprattutto a informatici, tecnici e attivisti digitali che, troppo spesso, affrontano argomenti di nicchia, con scarsa rilevanza sociale e politica.

È perciò importante iniziare un progetto di costruzione per una comunità italiana di Friendica che sia interessante dal punto di vista sociale e politico, che sia pluralista nei temi affrontati e che, soprattutto, sia finalizzata a creare un ambiente ottimale per la “generazione spontanea” di altre istanze.

Questo è Poliverso.org

Cos’è Poliverso.org e a cosa serve?

Poliverso.org è un progetto politico, plurale e policentrico

Quella di promuovere strumenti liberi è sempre una decisione fortemente politica: lo è soprattutto oggi, in un momento in cui la politica istituzionale sembra sottovalutare l’importanza di tematiche quali la sovranità digitale, la privacy, la manipolazione politica operata dai social centralizzati, la perdita di competenze nazionali a favore delle BigTech americane.

Ma un progetto politico in questo caso non significa che sia legato a uno schieramento, né orientato a una particolare ideologia, ma può essere anche semplicemente laico e pluralista. Il motivo per cui bisogna alzare il livello di attenzione della società sui rischi dei social centralizzati e sul bisogno di libertà dei social federati è proprio quello di assicurare alla società quel pluralismo che, esso soltanto, può favorire la capacità della nostra società a reagire meglio e velocemente di fronte agli imprevisti. Come la biodiversità è una ricchezza che consente di trovare in natura suggerimenti preziosi per rispondere alle prove del futuro, anche la sociodiversità è un elemento fondamentale per rendere l’umanità più reattiva e aperta.

Il pluralismo infatti è alla base del progetto Poliverso anche in considerazione del fatto che l’obiettivo principale di Poliverso quello di creare i presupposti per far fiorire nel fediverso italiano tante altre istanze indipendenti. Ma paradossalmente per far nascere altre realtà, c’è bisogno di concentrare l’attenzione di tanti utenti su una comunità: e quella comunità sarà Poliverso.

Concentrare tutta l’energia in un punto per creare un nuovo universo

Le fasi del progetto sono cinque:
• preparare il terreno all’ambiente di discussione caratterizzandolo su un tema coinvolgente (come la politica) e declinandolo secondo il pubblico potenziale di un social network (informazione e diritti digitali)
• implementare una serie di accorgimenti che rendano più facile da gestire l’esperienza d’uso dell’utente, fornendo a tutti i partecipanti della comunità strumenti per comprendere come funzionano i social network del fediverso.
• raccogliere una comunità di personaggi legati a quel tema e già noti tra i social network tradizionali e presso l’informazione tradizionale, che se vorranno risulteranno nell’elenco pubblico dei sostenitori del progetto
• attirare i diversi “follower” già presenti su facebook e invitarli nel nuovo ambiente di discussione, motivando l’invito in base al pubblico (storytelling differenziato a seconda delle caratteristiche e del posizionamento del personaggio) ma spiegando anche l’obiettivo progettuale di Poliverso: creare non solo una comunità, ma tante comunità che possano fare a meno degli strumenti tradizionali
• creare una comunità numerosa (e diversificata rispetto all’attuale panorama del fediverso e, in particolare, di Friendica) che possa portare con sé non solo l’impronta di chi li ha coinvolti nell’esplorazione di una nuova dimensione digitale, ma anche esprimere il riconoscimento politico per l’iniziativa.

C'è ancora tanto da fare ma è importante poter contare su una comunità

Friendica è una piattaforma estremamente diffusa in tutto il mondo, con una particolare prevalenza di comunità in lingua inglese e in lingua italiana.

Purtroppo mancano ancora materiali divulgativi in italiano e guide passo-passo per l'utente che può oggi trovarsi disorientato, dal momento che è abituato a una strada completamente tracciata quale quella offerta dai social centralizzati, come Facebook e Linkedin.

Per questo sarà importante coinvolgere una comunità ampia, diversificata, curiosa e consapevole del valore di disporre sempre e in ogni momento dei propri dati.

@Notizie da Poliverso @Poliverso Forum di supporto

in reply to !!!DEAD ACCOUNT!!!

@Rixty Dixet Probabilmente questo è dovuto al fatto che mastodon nasce a immagine e somiglianza di Twitter, un social network bubblebased 😂. Scherzi a parte, mi sembra fisiologico che Le istanze si creino in base a interessi comuni, tendenza che viene comunque attenuata dal fatto che sia molto facile interagire all'esterno delle single istanze.
Oggi invece che problema di friendica è che le istanza locali italiane non sono particolarmente interessanti, e questo per un semplice motivo: non ci sono iscritti in numero sufficiente
in reply to Informa Pirata

@Informa Pirata in italia c'é pochissima informazione (sul fediverso) rispetto agli altri paesi, basta guardare le istanze (mastodon, ma anche un poco i pod diaspora) di una certa lingua...
tipo, senza contare i jappocinesi, di tedeschi il fediverso é pieno dovunque LOL



Aggiornamento alla nuova release Friendica: previste possibili anomalie


Dal momento che è stato previsto per oggi un aggiornamento dell'istanza Poliverso alla nuova versione Friendica "Siberian Iris", è possibile che si verifichino alcuni malfunzionamenti!
cc @Poliverso Forum di supporto
[share author='Informa Pirata' profile='https://poliverso.org/profile/informapirata' avatar='' link='https://poliverso.org/display/0477a01e-7561-4f8f-929a-3b1712922484' posted='2021-09-25 21:07:30' guid='0477a01e-7561-4f8f-929a-3b1712922484' message_id='https://poliverso.org/objects/0477a01e-7561-4f8f-929a-3b1712922484']

Rilasciata #Friendica 2021.09


Rilasciata #Friendica 2021.09
«Lo sprint estivo è terminato e siamo felici di annunciare la disponibilità della nuova release stabile di Friendica #SiberianIris 2021.09. Contiene più di 160 richieste pull da sette collaboratori e aggiornamenti a diversi pacchetti linguistici da parte dei team di traduzione.»
friendi.ca/2021/09/25/friendic…



Gli eventi Friendica e il fascino irresistibile di Mobilizon!


@Poliverso Forum di supporto
Al link poliverso.org/events è possibile gestire la funzione eventi di Friendica.

Purtroppo, è ben noto un "bug" di Friendica i cui utenti, quando sono connessi con un account della piattaforma #Mobilizon, o anche soltanto con qualche contatto del #fediverso che abbia condiviso un evento Mobilizon, si ritrovano l'evento sul proprio calendario!

Come se non bastasse, a quanto pare, questo comporta una vera e propria "infezione" tutti i rispettivi contatti friendica...

Al momento esiste già una issue su GitHub... (qui il link: github.com/friendica/friendica… )!

In ogni caso, se riscontrate problemi di questo tipo, condividetelo nel forum di supporto ed eventualmente anche nel forum globale helpers(at)forum.friendi.ca

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@galeot Ti ricordo anche che le impostazioni di visibilità degli account sono, per opzione predefinita dovuta a una scelta orientata alla privacy, visibili ai soli contatti di primo livello. Anche questa impostazione può essere facilmente modificata dalle impostazioni.
Se hai dubbi, Prova a chiedere sul forum di supporto ufficiale di questa istanza: @forum

Questo potrà aiutare anche altri utenti italiani non solo di poliverso ma in generale di Friendica

poliverso.org/display/0477a01e…



Ancora sulle impostazioni di privacy/visibilità dell'istanza Friendica di Poliverso


@Poliverso Forum di supporto

Dalle impostazioni generali dell'account è possibile definire tutte le "Impostazioni di sicurezza e privacy"

Tra le impostazioni più importanti è importante ricordare le seguenti:

Pubblica il tuo profilo nell'elenco locale del tuo sito?
Il tuo profilo verrà pubblicato nella directory locale di questo nodo. I dettagli del tuo profilo potrebbero essere visibili pubblicamente a seconda delle impostazioni di sistema.

Vuoi che il tuo profilo sia ricercabile globalmente?[/b
]Attiva questa impostazione se vuoi che gli altri ti trovino facilmente e ti seguano. Il tuo profilo sarà ricercabile da sistemi remoti. Questa impostazione determina anche se Friendica informerà i motori di ricerca che il tuo profilo sia indicizzabile o meno. Il tuo profilo sarà anche pubblicato nelle directory globali di friendica (es. dir.friendica.social).

[b]Nascondere la lista dei tuo contatti/amici dai visitatori del tuo profilo?
La lista dei tuoi contatti è mostrata sulla tua pagina di profilo. Attiva questa opzione per disabilitare la visualizzazione del tuo elenco contatti.

Nascondi i dettagli del tuo profilo ai visitatori anonimi?
I visitatori anonimi vedranno nella tua pagina profilo solo la tua foto del profilo, il tuo nome e il nome utente che stai usando. I tuoi messaggi pubblici e le risposte saranno comunque accessibili in altre maniere.

Rendi messaggi pubblici non elencati
I tuoi messaggi pubblici non appariranno sulle pagine della comunità o nei risultati di ricerca, e non saranno inviati ai server relay. Comunque appariranno sui feed pubblici su server remoti.

Rendi tutte le immagini pubblicate accessibili
Questa opzione rende ogni immagine pubblicata accessibile attraverso il collegamento diretto. Questo è una soluzione alternativa al problema che la maggior parte delle altre reti non gestiscono i permessi sulle immagini. Le immagini non pubbliche non saranno visibili al pubblico nei tuoi album fotografici comunque.

Permetti a utenti sconosciuti di inviarti messaggi privati?
Gli utenti sulla rete Friendica possono inviarti messaggi privati anche se non sono nella tua lista di contatti.



Impostazioni standard nella privacy di Poliverso


@Poliverso Forum di supporto
L'istanza Poliverso è un'istanza Friendica in cui la privacy dei messaggi viene impostata in modalità privata come opzione predefinita.
Questo significa che i post possono essere visualizzati solo dai contatti di primo livello.
Per esempio, se io scrivo un post, questo può essere visto soltanto da chi in quel dato momento è tra i miei contatti.
NB: Il messaggio non potrà essere visto dai miei contatti futuri, ma solo dai contatti stretti fino a quel momento!
Per modificare l'impostazione predefinita e rendere pubblici i messaggi, è necessario:
- accedere al menu impostazioni
- selezionare la voce "IMPOSTAZIONI DI SICUREZZA E PRIVACY"
- modificare la sezione "Permessi predefiniti per i messaggi" da Limitato/Privato a Pubblico