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Get Statistical About Your Pet With This Cat Tracking Dashboard


Cats can be wonderful companions, but they can also be aloof and boring to hang out with. If you want to get a little more out of the relationship, consider obsessively tracking your cat’s basic statistics with this display from [Matthew Sylvester].

The build is based around the Seeedstudio ReTerminal E1001/E1002 devices—basically an e-paper display with a programmable ESP32-S3 built right in. It’s upon this display that you will see all kinds of feline statistics being logged and graphed. The data itself comes from smart litterboxes, with [Matthew] figuring out how to grab data on weight and litterbox usage via APIs. In particular, he’s got the system working with PetKit gear as well as the Whisker Litter Robot 4. His dashboard can separately track data for four cats and merely needs the right account details to start pulling in data from the relevant cat cloud service.

For [Matthew], the build wasn’t just a bit of fun—it also proved very useful. When one of his cats had a medical issue recently, he was quickly able to pick up that something was wrong and seek the help required. That’s a pretty great result for any homebrew project. It’s unrelated, too, but Gnocci is a great name for a cat, so hats off for that one.

We’ve featured some other fun cat-tracking projects over the years, too. If you’re whipping up your own neat hardware to commune with, entertain, or otherwise interact with your cat, don’t hesitate to let us know on the tipsline.


hackaday.com/2025/12/13/get-st…



fanpage.it/wamily/non-sono-i-v…

la difficoltà generalizzata dirompente che riscontro, che mi fa vedere il genere umano come sempre più incapace di esprimere pensieri complessi (quale che sia l'ambito o lo strumento utilizzato) e composto più da involucri vuoti che persone, deriva forse dal cessato mancato sforzo di dover scrivere lunghi e "tediosi" testi per descrivere le proprie idee e anche le proprie necessità.
la semplificazione e la brevità imposta spesso da ticktock o tutti i social media in generale, e non l'uso del social medio stesso, costituisce secondo me il vero pericolo concreto.

le persone che su social media esprimono solo pensieri semplici, o si astengono, per pigrizia di dover scrivere, poi di persona non mostrano nessun riscatto o risveglio o voglia di stupire con pensieri super-complessi e super-articolati. se ne deduce che la perdita cognitiva non è relativa solo all'ambito limitato dello smarphone/social media ma più generalizzata.



pensare che windows 11 sia tutto sommato accettabile perché tanto esistono tanti modi per aggirare le sue protezioni è ogni giorno più un azzardo...

Rinaldo Giorgetti reshared this.



Su Play2000, la piattaforma streaming di Tv2000 e Radio inBlu2000, lunedì 15 dicembre alle 17 in diretta da piazza San Pietro, in Vaticano, la cerimonia di inaugurazione del Presepe e dell’illuminazione dell’albero di Natale.


“Che cosa cercate? Giovani e senso nel contesto attuale”: è il titolo del seminario, che si svolgerà il 15 dicembre (dalle 10 alle 17), a Roma, promosso congiuntamente dal Servizio nazionale per la Pastorale giovanile (Snpg) e l’Ufficio nazionale per…




non essere vecchi dentro significa continuare a crescere come persone, fare cose nuove, imparare cose nuove, rinnovarsi, non si è "giovani" se si continua a fare e pensare come facevamo a 20 anni ancora a 80 anni... questo lo fai se il fisico te lo consente ma non nega la verità di essere comunque vecchi inside.

Sabrina Web 📎 reshared this.

in reply to simona

non essere vecchi dentro significa forse finirla di dare consigli su come non essere vecchi dentro. poi che male c'è a essere vecchi dentro, ad arrivare alla fine avendo provato tutto quel che c'era da provare, suppergiù, e perciò magari stanchi e pronti a lasciar spazio ad altr*?
in reply to Jones

la volontà di esser sempre giovani è quasi peggio di quella di vivere per sempre, secondo me.
in reply to Jones

"la domenica delle salme/ si sentiva cantare/ quant'è bella giovinezza/ non vogliamo più invecchiare", youtube.com/watch?v=fbyrva6quT…
in reply to Jones

youtube.com/watch?v=9SdZfWUc70… 🙂
in reply to simona

sarebbe bello capire come si integra nel merito della discussione


questa idea che per aumentare la credibilità italiana vada mandata la spazzatura che il potere non vuole in italia in europa o all'onu....

Claus reshared this.



MITRE pubblica la lista delle TOP25 debolezze software più pericolose del 2025


Il MITRE ha reso pubblica la classifica delle 25 più pericolose debolezze software previste per il 2025, secondo i dati raccolti attraverso le vulnerabilità del national Vulnerability Database. Tali vulnerabilità sono state individuate analizzando 39.080 record di Common Vulnerabilities and Exposures (CVE)riportati nell’anno in corso, al fine di segnalare le cause principali.

L’aumento delle minacce informatiche ha elevato l’importanza della classifica annuale, la quale elaborata in base a dati CVE reali, permette una più efficace identificazione e riduzione dei rischi all’interno delle organizzazioni.

Gli aggressori possono assumere il controllo del sistema, sottrarre dati sensibili o compromettere le applicazioni a causa di questi difetti pervasivi, che sono spesso facilmente individuabili e sfruttabili.

La classifica CWE Top 25 può aiutare a:

  • Riduzione delle vulnerabilità : le informazioni sulle cause comuni alla radice forniscono un feedback prezioso per la pianificazione SDLC e architettonica dei fornitori, contribuendo a eliminare intere classi di difetti (ad esempio, sicurezza della memoria, iniezione)
  • Risparmio sui costi : meno vulnerabilità nello sviluppo del prodotto significano meno problemi da gestire dopo la distribuzione, con conseguente risparmio di denaro e risorse
  • Analisi delle tendenze : la comprensione delle tendenze dei dati consente alle organizzazioni di concentrare meglio gli sforzi di sicurezza
  • Informazioni sullo sfruttabilità : alcune debolezze, come l’iniezione di comandi, attirano l’attenzione degli avversari, consentendo di stabilire le priorità del rischio.
  • Fiducia del cliente : la trasparenza nel modo in cui le organizzazioni affrontano queste debolezze dimostra impegno per la sicurezza del prodotto

Le vulnerabilità legate alla sicurezza della memoria, come i buffer overflow, sono ricorrenti, il che sta portando all’adozione di linguaggi più sicuri come Rust. Nello stesso tempo, le applicazioni web devono far fronte a minacce e problemi di autenticazione. Inoltre, le vulnerabilità come Use After Free, rientranti nella categoria KEV, richiedono l’implementazione di un modello di controllo basato sullo zero-trust.

È fondamentale che le organizzazioni esaminino i propri codici in base a questo elenco, incorporino le verifiche CWE nelle loro pipeline di integrazione continua, insistano con i fornitori per garantire la trasparenza e sfruttino i contratti per imporre ai fornitori l’applicazione di standard rigorosi per la scrittura di codice sicuro..

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software = circuito logico, hardware = circuito fisico


Salute - Medicina: I numeri segreti di Pfizer e sulla pandemia - Antonio Porto Gabriele Segalla Giovanni Trambusti - Il Vaso di Pandora
ivdp.it/articoli/i-numeri-segr…


User Serviceable Parts


Al and I were talking on the podcast about the Home Assistant home automation hub software. In particular, about how devilishly well designed it is for extensibility. It’s designed to be added on to, and that makes all of the difference.
That doesn’t mean that it’s trivial to add your own wacky control or sensor elements to the system, but that it’s relatively straightforward, and that it accommodates you. If your use case isn’t already covered, there is probably good documentation available to help guide you in the right direction, and that’s all a hacker really needs. As evidence for why you might care, take the RTL-HAOS project that we covered this week, which adds nearly arbitrary software-defined radio functionality to your setup.

And contrast this with many commercial systems that are hard to hack on because they are instead focused on making sure that the least-common-denominator user is able to get stuff working without even reading a single page of documentation. They are so focused on making everything that’s in-scope easy that they spend no thought on expansion, or worse they actively prevent it.

Of course, it’s not trivial to make a system that’s both extremely flexible and relatively easy to use. We all know examples where the configuration of even the most basic cases is a nightmare simply because the designer wanted to accommodate everything. Somehow, Home Assistant has managed to walk the fine line in the middle, where it’s easy enough to use that you don’t have to be a wizard, but that you can make it do what you want if you are, and hence it got spontaneous hat-tips from both Al and myself. Food for thought if you’re working on a complex system that’s aimed at the DIY / hacker crowd.

This article is part of the Hackaday.com newsletter, delivered every seven days for each of the last 200+ weeks. It also includes our favorite articles from the last seven days that you can see on the web version of the newsletter. Want this type of article to hit your inbox every Friday morning? You should sign up!


hackaday.com/2025/12/13/user-s…



Il Day-One del Caos di React2Shell! Spie, criminali e cryptominer si contendono i server


Un recente resoconto del gruppo Google Threat Intelligence (GTIG) illustra gli esiti disordinati della diffusione di informazioni, mettendo in luce come gli avversari più esperti abbiano già preso piede all’interno delle reti dei soggetti colpiti.

Una vulnerabilità critica, identificata come CVE-2025-55182, è stata segnalata alla comunità della sicurezza il 3 dicembre 2025, riguardante React Server Components (RSC). Questa falla di sicurezza, con un punteggioCVSS massimo di 10,0, permette a malintenzionati di eseguire codice arbitrario su un server mediante l’invio di una sola richiesta HTTP appositamente strutturata, senza necessità di autenticazione.

Il mondo informatico ha reagito con prontezza. Subito dopo la notizia pubblica, numerosi cluster di minacce sono stati sfruttati diffusamente, come rilevato dal Google Threat Intelligence Group (GTIG), che ha notato attività sia di gruppi di criminali informatici opportunisti fino a presunti operatori di spionaggio.

Poiché React e Next.js sono fondamentali per il web moderno, la superficie di attacco è enorme. “GTIG considera CVE-2025-55182 una vulnerabilità a rischio critico”. L’attività più allarmante identificata nel rapporto proviene da autori di minacce collegate alla Cina, che hanno rapidamente integrato l’exploit nei loro arsenali per distribuire malware specializzati. Il GTIG ha identificato diverse campagne distinte:

  • Tunnelers di UNC6600: questo gruppo è stato visto utilizzare MINOCAT, un sofisticato tunneler. Hanno fatto di tutto per nascondere le proprie tracce, creando directory nascoste come $HOME/.systemd-utils e uccidendo spietatamente i processi legittimi per liberare risorse.
  • C2 “legittimo” (UNC6603): questo autore ha implementato una versione aggiornata della backdoor HISONIC. In un’astuta mossa per mimetizzarsi, HISONIC “utilizza servizi cloud legittimi, come Cloudflare Pages e GitLab, per recuperare la sua configurazione crittografata”.
  • The Masqueraders (UNC6595): Distribuendo un malware denominato ANGRYREBEL.LINUX, questo gruppo ha tentato di eludere il rilevamento “mascherando il malware come il legittimo demone OpenSSH (sshd) all’interno della directory /etc/” e utilizzando tecniche anti-forensi come il timestomping.
  • Vim Impostor (UNC6588): in un’altra ondata di attacchi, gli autori hanno utilizzato l’exploit per scaricare COMPOOD, una backdoor che si camuffava da popolare editor di testo Vim per evitare sospetti.

“GTIG ha identificato campagne distinte che sfruttano questa vulnerabilità per distribuire un tunneler MINOCAT, un downloader SNOWLIGHT, una backdoor HISONIC e una backdoor COMPOOD, nonché miner di criptovalute XMRIG, alcune delle quali si sovrappongono all’attività precedentemente segnalata da Huntress“.

Oltre allo spionaggio, a partire dal 5 dicembre si sono uniti alla mischia anche criminali motivati da interessi finanziari, che hanno utilizzato i miner XMRig per dirottare le risorse del server e generare criptovalute.

Il caos è stato ulteriormente aggravato da un’ondata di disinformazione. Nelle prime ore successive alla divulgazione, Internet è stato inondato di exploit falsi. Un importante repository “che inizialmente sosteneva di essere un exploit funzionale legittimo, ha ora aggiornato il proprio file README per etichettare correttamente le affermazioni iniziali della ricerca come generate dall’intelligenza artificiale e non funzionali”.

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La Conferenza episcopale argentina “saluta fraternamente la Famiglia salesiana con motivo dei 150 anni del suo arrivo nel nostro Paese, nel quadro dell’Anno giubilare che celebra la Congregazione”. Lo si legge in un messaggio firmato da mons.



Normally, it’s bad news to be next to an exploding star. But ancient supernovae may have aided the formation of our home world—and perhaps Earthlike planets elsewhere.#TheAbstract


Earth-Like Planets Are More Common Than We Thought, Study Says


Welcome back to the Abstract! These are the studies this week that got hosed with star spray, mounted a failed invasion, declined to comment, and achieved previously unknown levels of adorability.

First, a study about how the solar system wasn’t destroyed 4.5 billion years ago (phew!). Then: a human touch on an ancient boat, the duality of posters and lurkers, and an important update on toadlets.

As always, for more of my work, check out my book First Contact: The Story of Our Obsession with Aliensor subscribe to my personal newsletter the BeX Files.

Sink into a warm cosmic-ray bath


Sawada, Ryo et al. “Cosmic-ray bath in a past supernova gives birth to Earth-like planets.” Science Advances.

Earth was cosmically conceived in part by a massive shockwave from a nearby supernova, which seeded our home world and neighboring rocky planets with telltale radioactive signatures, according to a new study.

The solar system’s rocky planets contain short-lived radionuclides (SLRs), which are ancient elements that were likely barfed out from exploding stars. For this reason, scientists have long suspected that stars must’ve detonated next to the gassy disk that gave rise to the solar system. The heat generated from these radioactive elements helped the building blocks of the rocky planets—Mercury, Venus, Earth, and Mars—melt together so they could become whole worlds, which means we owe our existence to these ancient supernovas.

Now, a team has developed a new model to explain how the primordial pyrotechnics didn’t just blow up the nascent solar system. The results suggest that rocky Earth-like worlds may be common in the universe, with potential implications for the search for extraterrestrial life.

“A key question in astronomy is how ubiquitous Earth-like rocky planets are,” said researchers led by Ryo Sawada of the University of Tokyo. “The formation of terrestrial planets in our Solar System was strongly influenced by the radioactive decay heat of SLRs, particularly aluminum-26, likely delivered from nearby supernovae.”

“However, the supernova injection scenario faces an unresolved problem in that existing supernova models could not reproduce both the relative and absolute abundances of SLRs without disrupting the protosolar disk,” an event that “would likely prevent the Solar System formation altogether,” the team added.

In other words, it’s hard to explain how the solar system got its high abundance of SLRs without killing it in the cradle. Sawada and his colleagues propose a solution that involves at least one star exploding about three light years of the disk, sparking a shockwave that created a cosmic-ray “bath.”
Schematic picture of the system assumed in this study. Image: Sawada et al., Sci. Adv. 11, eadx7892
In this “immersion mechanism,” energetic cosmic rays trapped in the bath triggered SLR-producing reactions directly within the disk. This contrasts with the hypothesis that the SLRs were largely injected and then mixed up in the disk through some unknown process. This new solution can account both for the high abundance of certain SLRs, like aluminum-26, and the fact that the solar system was not destroyed, as evidenced by its apparent continued existence.

“Our results suggest that Earth-like, water-poor rocky planets may be more prevalent in the

Galaxy than previously thought,” the team said, noting that many disks are rocked by similar supernova-shockwaves. “This challenges previous interpretations that classified the Solar System as an outlier with a particularly high [aluminum-26] abundance.”

In addition to offering a new hypothesis for an old astronomical problem, the study gets bonus points for its extremely poetic title: “Cosmic-ray bath in a past supernova gives birth to Earth-like planets.” If you say this enchanted phrase three times, somewhere an Earth-like world will be born.

In other news…

The biometrics of a Baltic boatsman


Fauvelle, Mikael et al. “New investigations of the Hjortspring boat: Dating and analysis of the cordage and caulking materials used in a pre-Roman iron age plank boat.” PLOS One

Stars aren’t the only things leaving their dirty fingerprints in unexpected places this week. Archeologists working on the mysterious Hjortspring boat, a 2,400-year-old Scandinavian vessel, discovered a tantalizing partial human fingerprint in its caulking, providing “a direct link to the ancient seafarers who used this boat,” according to the study.
Photo of caulking fragment showing fingerprint on the left and high-resolution x-ray tomography scan of fingerprint region on the right. Image: Photography by Erik Johansson, 3D model by Sahel Ganji
The ridges of the fingerprint “fall within average distributions for both adult male and females as well as for juvenile adults, making it difficult to say much about the individual who produced the print,” said researchers led by Mikael Fauvelle of Lund University. “The most likely interpretation, however, is that it was made during repairs by one of the crew members on the boat itself, providing a direct link to the seafarers of the ancient vessel.”

Regardless of this person’s identity, their voyage didn’t end well. Researchers think the crew of the Hjortspring boat probably sailed from the eastern Baltic Sea to attack the Danish island of Als, where they were defeated. “The victors [deposited] the weapons of their vanquished foes together with one of their boats into the bog,” where they remained for millennia until they were rediscovered in the 1880s, the team said.

It’s a timeless reminder for would-be invaders: Don’t get caulky.

Long-time lurker, first-time poster


Oswald, Lisa et al. “Disentangling participation in online political discussions with a collective field experiment.” Science Advances.

At last, scientists have investigated the most elusive online demographic: the humble lurker. A team recruited 520 Redditors in the U.S. to participate in small subreddits focused on a variety of political topics during the summer of 2024. The aim was to probe why some people became prolific “power-users” that post with voluminous confidence, while others remained wallflowers.

“Online political discussions are often dominated by a small group of active users, while most remain silent,” said researchers led by Lisa Oswalt of the Max Planck Institute for Human Development. “This visibility gap can distort perceptions of public opinion and fuel polarization.”

The team found that “lurking (posting nothing) was most common among users who perceived discussions as toxic, disrespectful, or unconstructive.” Lurkers were offered small payments to post in the experiment, which succeeded in motivating some to contribute to discussions. As a result, the study concluded that “future interventions may be able to make online political discussions more representative by offering more positive social rewards for lurkers to post.”

At last, an opportunity to unionize the lurkers of the world. Solidarity (in silence) forever.

It’s the great pumpkin toadlet, Charlie Brown


Bornschein, Marcos R. et al. “A new species of Brachycephalus (Anura: Brachycephalidae) from Serra do Quiriri, northeastern Santa Catarina state, southern Brazil, with a review of the diagnosis among species of the B. pernix group and proposed conservation measures.” PLOS One.

We will close, as we have before, with an impossibly cute toadlet. Scientists have discovered this new species of “pumpkin toadlet” in the “cloud forests” of Brazil, a sentence so twee that it’s practically its own fairy tale. The tiny toad Brachycephalus lulai, pictured below on a pencil tip, belongs to a family of “flea toads” that are among the smallest vertebrates on Earth.
Basically it is very smol: Brachycephalus lulai is a tiny pumpkin toadlet measuring less than 14 mm in length. Photo: Luiz Fernando Ribeiro. Image credit 1: Luiz Fernando Ribeiro, CC-BY 4.0 (creativecommons.org/licenses/b…)
“Our team sought to better document the individual variation of all Brachycephalus species in southern Brazil, looking for them in the field over the past seven years,” said researchers led by Marcos R. Bornschein of São Paulo State University. “As a result of this work, we discovered and herein described a population collected on the eastern slope of Serra do Quiriri as a new species.”

The team also reported that the toads are actively colonizing newly formed cloud forests, which are high-altitude woods shrouded in mist. The researchers propose making these unique habitats into refuges for the adorable anurans.

Thanks for reading! See you next week.






“Il vostro pellegrinaggio attraverso la Porta Santa qualifica questo nostro incontro e ci permette di condividere la speranza che portiamo nell’animo e che desideriamo testimoniare al prossimo.


Biohack Your Way To Lactose Tolerance (Through Suffering)


A biohacker with her lactose-rich slurry

A significant fraction of people can’t handle lactose, like [HGModernism]. Rather than accept a cruel, ice cream free existence, she decided to do something you really shouldn’t try: biohacking her way to lactose tolerance.

The hack is very simple, and based on a peer reviewed study from the 1990s: consume lactose constantly, and suffer constantly, until… well, you can tolerate lactose. If you’re lactose intolerant, you’re probably horrified at the implications of the words “suffer constantly” in a way that those milk-digesting-weirdos could never understand. They probably think it is hyperbole; it is not. On the plus side, [HGModernism]’s symptoms began to decline after only one week.

The study dates back to the 1980s, and discusses a curious phenomenon where American powdered milk was cluelessly distributed during an African famine. Initially that did more harm than good, but after a few weeks mainlining the white stuff, the lactose-intolerant Africans stopped bellyaching about their bellyaches.

Humans all start out with a working lactase gene for the sake of breastfeeding, but in most it turns off naturally in childhood. It’s speculated that rather than some epigenetic change turning the gene for lactose tolerance back on — which probably is not possible outside actual genetic engineering — the gut biome of the affected individuals shifted to digest lactose painlessly on behalf of the human hosts. [HGModernism] found this worked but it took two weeks of chugging a slurry of powdered milk and electrolyte, formulated to avoid dehydration due to the obvious source of fluid loss. After the two weeks, lactose tolerance was achieved.

Should you try this? Almost certainly not. [HGModernism] doesn’t recommend it, and neither do we. Still, we respect the heck out any human willing to hack the way out of the limitations of their own genetics. Speaking of, at least one hacker did try genetically engineering themselves to skip the suffering involved in this process. Gene hacking isn’t just for ice-cream sundaes; when applied by real medical professionals, it can save lives.

youtube.com/embed/h90rEkbx95w?…

Thanks to [Kieth Olson] for the tip!


hackaday.com/2025/12/13/biohac…

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fortuna che non ho a disposizione un pulsante per cancellare l'intera umanità...



nessuna guerra ha mai un esito scontato. eppure immancabilmente i combattenti da salotto sanno sempre tutto. e i russi, si sa, non possono perdere. e io che sto ancora cercando di capire basandosi su cosa. come se i russi non avessero mai perso. una guerra alla fine è uno scontro di risorse. ma siamo così certi che i russi abbiano più risorse degli ucraini? unica consolazione per me che guardo è solo vedere che ogni giorno che passa il mio nemico di domani è un po' più debole. perché pure pensare che putin ha fatto tutto questo solo per l'ucraina a me pare quantomeno semplicistico. e poi una considerazione finale. è davvero così piacevole e rassicurante pensare e convincersi che la russia sia più forte dell'ucraina? sembra il toccasana da ogni male ma a me non fa stare affatto bene.


Agenzia delle Entrate: accesso admin in vendita a 500$? Ecco perché i conti non tornano


All’interno del noto Dark Forum, l’utente identificato come “espansive” ha messo in vendita quello che descrive come l’accesso al pannello di amministrazione dell’Agenzia delle Entrate.

Tuttavia, un’analisi più approfondita dell’offerta e delle infrastrutture di sicurezza dell’ente italiano suggerisce che si tratti di una minaccia dalla portata decisamente ridimensionata rispetto al titolo sensazionalistico.

Accesso Agenzia delle Entrate e l’annuncio sul forum underground


L’annuncio, comparso l’11 dicembre 2025, è disarmante nella sua brevità. Con un laconico ‘sell access admin panel of agenzia dell’entrate‘, l’attaccante dichiara di possedere le chiavi del portale fiscale italiano. I dettagli operativi emergono dalla chat laterale, dove compare una richiesta economica decisamente anomala per un target di questo calibro: appena 500 dollari, con contatto diretto da stabilire tramite l’account Telegram.

La prima incongruenza che salta all’occhio è proprio la valutazione economica. Nel mercato del Cybercrime, un accesso persistente con privilegi di amministratore (RCE o Admin Panel) a un’infrastruttura governativa critica di un paese G7 non verrebbe mai svenduto per una cifra così irrisoria.

Solitamente, accessi di tale calibro vengono trattati in modo privato con cifre a tre o quattro zeri, o sfruttati direttamente per attacchi ransomware o esfiltrazione di dati, molto allettanti per i mercati underground.
Screenshot accesso agenzia delle entrate

Le difese attive: SPID e MFA


Il punto tecnico che smonta quasi definitivamente la veridicità di un accesso “funzionante” riguarda le procedure di autenticazione adottate dalla Pubblica Amministrazione italiana.

L’accesso ai portali dell’Agenzia delle Entrate, sia per i cittadini che per gli operatori, è protetto da livelli di sicurezza che vanno oltre la semplice coppia username/password. Oggi l’ingresso è subordinato all’utilizzo di:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) di livello 2 o 3;
  • CIE (Carta d’Identità Elettronica);
  • CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Inoltre, per gli account amministrativi interni, è prassi consolidata l’obbligo della MFA (Multi-Factor Authentication). Questo significa che anche possedendo le credenziali corrette, l’attaccante si troverebbe bloccato dalla richiesta di un codice OTP (One Time Password) inviato sul dispositivo del legittimo proprietario.

L’ipotesi Infostealer: credenziali non verificate


Se l’accesso è così difficile, cosa sta vendendo realmente “espandive”? L’ipotesi più probabile è che si tratti di log grezzi provenienti da un Infostealer.

È plausibile che un malware abbia infettato il computer di un dipendente o di un commercialista, esfiltrando tutti i dati salvati nel browser: cookie, cronologia e, appunto, credenziali di accesso salvate per comodità. L’attaccante vede nel log la stringa agenziaentrate.gov.it associata a uno username e una password e prova a rivenderla automaticamente.

È quasi certo che si tratti di una credenziale non provata. Se il threat actor tentasse il login, si scontrerebbe con il secondo fattore di autenticazione. Di conseguenza, cerca di monetizzare rapidamente vendendo l’illusione di un accesso a un acquirente poco esperto per 500 dollari, pertanto si tratta presumibilmente di una frode verso i criminali informatici stessi.

Conclusioni


L’annuncio di “espandive” sembra essere l’ennesimo tentativo di scam o di vendita di materiale di scarto (junk data) all’interno della community cybercriminale, piuttosto che una reale compromissione dell’infrastruttura dell’Agenzia delle Entrate.

Tuttavia, questo episodio ci ricorda l’importanza vitale dell’abilitazione dell’autenticazione a due fattori (2FA/MFA) su tutti gli account critici. È proprio grazie a queste barriere che le migliaia di credenziali rubate ogni giorno dagli infostealer diventano, nella maggior parte dei casi, carta straccia.

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GAZA. La tempesta fa 14 morti ma Israele blocca ancora gli aiuti


@Notizie dall'Italia e dal mondo
La tempesta Byron causa la morte di 14 gazawi mentre le tendopoli sono sommerse da fango e liquami. L'assemblea dell'ONU vota una risoluzione per obbligare Israele a sbloccare gli aiuti ma Trump prepara altre sanzioni per l'UNRWA
L'articolo GAZA. La tempesta fa 14 morti ma



“Il presepe, carissimi, è un segno importante: ci ricorda che siamo parte di una meravigliosa avventura di Salvezza in cui non siamo mai soli e che, come diceva Sant’Agostino, ‘Dio si è fatto uomo perché l’uomo si facesse Dio, […] perché l’uomo abita…


È andato tutto bene. Questa affermazione è un po’ scivolosa: si usa quando effettivamente una iniziativa è andata bene, ma anche (se ci pensiamo) quando le cose non sono andate bene per niente, ma non è elegante né opportuno sottolineare magagne e pr…


PJON, Open Single-Wire Bus Protocol, Goes Verilog


Did OneWire of DS18B20 sensor fame ever fascinate you in its single-data-line simplicity? If so, then you’ll like PJON (Padded Jittering Operative Network) – a single-wire-compatible protocol for up to 255 devices. One disadvantage is that you need to check up on the bus pretty often, trading hardware complexity for software complexity. Now, this is no longer something for the gate wielders of us to worry about – [Giovanni] tells us that there’s a hardware implementation of PJDL (Padded Jittering Data Link), a PJON-based bus.

This implementation is written in Verilog, and allows you to offload a lot of your low-level PJDL tasks, essentially, giving you a PJDL peripheral for all your inter-processor communication needs. Oh, and as [Giovanni] says, this module has recently been taped out as part of the CROC chip project, an educational SoC project. What’s not to love?

PJON is a fun protocol, soon to be a decade old. We’ve previously covered [Giovanni] use PJON to establish a data link through a pair of LEDs, and it’s nice to see this nifty small-footprint protocol gain that much more of a foothold, now, in our hardware-level projects.

We thank [Giovanni Blu Mitolo] for sharing this with us!


hackaday.com/2025/12/13/pjon-o…



Anche gli Hacker verranno presto sostituiti dalle AI? Lo studio di Stanford


I ricercatori di Stanford e i loro colleghi hanno condotto un esperimento insolito: hanno confrontato le prestazioni di dieci specialisti professionisti e di un set di agenti di intelligenza artificiale autonomi in un pentest aziendale reale.

Il test non è stato condotto su un banco di addestramento, ma sulla rete live di una grande università con circa 8.000 host distribuiti su 12 sottoreti, includendo sia aree pubbliche che protette da VPN . Qualsiasi azione doveva essere eseguita con cautela per evitare di interrompere i servizi di produzione.

Lo studio si è concentrato su ARTEMIS, un nuovo framework per un agente di intelligenza artificiale che organizza il lavoro in team: un “leader” centrale suddivide i compiti, avvia simultaneamente subagenti con ruoli diversi ed esegue automaticamente i risultati attraverso un modulo di verifica per filtrare spam e duplicati.

Sulla base della valutazione comparativa, ARTEMIS si è classificato al secondo posto assoluto, individuando nove vulnerabilità confermate, con un tasso di segnalazione corretta dell’82%, sufficiente a superare nove penetration tester su dieci invitati.

Gli autori sottolineano che non tutti gli strumenti di intelligenza artificiale si sono dimostrati ugualmente utili. I framework esistenti per i modelli spesso fallivano la maggior parte dei test umani: alcuni si arrendevano rapidamente, altri si bloccavano durante la ricognizione iniziale e alcuni sistemi si rifiutavano del tutto di eseguire attività offensive.

ARTEMIS, d’altra parte, ha dimostrato un comportamento simile a un tipico ciclo di pentest: scansione, selezione del target, test delle ipotesi, tentativo di sfruttamento e ripetizione. La differenza fondamentale è il parallelismo: quando un agente individua una pista interessante nei risultati della scansione, invia immediatamente un sub-agente separato per approfondire l’indagine, mentre il processo principale continua a esplorare altre strade.

Tuttavia, lo studio non delinea il quadro di un “hacker perfetto fin da subito“. Il principale punto debole degli agenti è l’elevato tasso di falsi positivi e le difficoltà nelle aree in cui è richiesto un utilizzo sicuro dell’interfaccia grafica.

Il rapporto cita un esempio tipico: gli esseri umani riconoscono facilmente che un “200 OK” su una pagina web può significare un reindirizzamento alla pagina di login dopo un tentativo di login non riuscito, mentre gli agenti senza un’interfaccia grafica utente (GUI) adeguata hanno maggiori difficoltà a farlo.

Tuttavia, l’affidamento alla riga di comando a volte si trasforma in un vantaggio: laddove un browser umano si rifiutava di aprire interfacce obsolete a causa di problemi HTTPS, ARTEMIS poteva continuare a controllare utilizzando utility come curl con la verifica del certificato disabilitata e ottenere risultati.

Un altro livello di discussione è quello economico. Durante le lunghe sessioni, ARTEMIS ha funzionato per un totale di 16 ore e una configurazione, secondo le misurazioni degli autori, è costata circa 18 dollari all’ora. A titolo di confronto, citano il costo dei pentester professionisti, pari a 60 dollari all’ora. Il punto del confronto è semplice: nonostante evidenti debolezze, gli agenti autonomi sembrano già competitivi in termini di rapporto costi-benefici, soprattutto se utilizzati come strumento per il test continuo e sistematico di grandi infrastrutture .

Gli autori ritengono che il contributo principale dello studio non risieda solo nel dimostrare “chi è più forte”, ma nel tentativo di avvicinare la valutazione dell’IA alla realtà: le reti reali sono rumorose, eterogenee e richiedono un orizzonte temporale di azione lungo, non la risoluzione di problemi simulati. Sottolineano anche i limiti dell’esperimento – i tempi ridotti e le dimensioni ridotte del campione – e suggeriscono di passare ad ambienti più riproducibili e test più lunghi per comprendere meglio dove gli agenti autonomi migliorano realmente la sicurezza e dove rimangono pericolosamente troppo sicuri di sé.

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La Fidae (Federazione istituti di attività educative) ha celebrato i suoi 80 anni con tre intense giornate a Roma (4-6 dicembre). Un anniversario che non costituisce solo un traguardo, ma un nuovo punto di partenza.


Una pagina poco conosciuta quella di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, che negli anni Sessanta del Novecento voleva lasciare Milano per l’America Latina ed esercitare il suo ministero come missionario in quella terre.


Apple aggiorna due bug 0day critici in iOS, presumibilmente abusati dagli spyware


In seguito alla scoperta di due vulnerabilità zero-day estremamente critiche nel motore del browser WebKit, Apple ha pubblicato urgentemente degli aggiornamenti di sicurezza per gli utenti di iPhone e iPad.

Entrambe le vulnerabilità risiedono in WebKit, il motore che alimenta Safari e visualizza i contenuti web nell’ecosistema iOS.

Catalogate come CVE-2025-43529 e CVE-2025-14174, permettono agli attaccanti di attivare codice malevolo attraverso l’inganno della vittima che viene portata a visitare una specifica pagina web.

Per attivare l’exploit, non è necessario che un aggressore abbia un accesso fisico al dispositivo; è sufficiente che venga elaborato un contenuto web creato in modo dannoso, ad esempio un sito web compromesso o una pubblicità dannosa.

L’avviso di Apple riporta quanto segue: “Apple è a conoscenza di una segnalazione secondo cui questo problema potrebbe essere stato sfruttato in un attacco estremamente sofisticato contro individui specifici nelle versioni di iOS precedenti a iOS 26″.

Questa formulazione è solitamente riservata alle campagne di spyware mercenarie sponsorizzate dallo Stato, in cui vengono presi di mira obiettivi di alto valore come giornalisti, diplomatici e dissidenti.

Le due falle sfruttano debolezze diverse nel modo in cui il browser gestisce la memoria:

CVE-2025-43529 (Use-After-Free): scoperta dal Google Threat Analysis Group (TAG), questa vulnerabilità comporta un errore “use-after-free”. In parole povere, il programma tenta di utilizzare la memoria dopo che è stata liberata, consentendo agli hacker di manipolarla per eseguire codice arbitrario. Apple ha risolto questo problema migliorando la gestione della memoria (WebKit Bugzilla: 302502).

CVE-2025-14174 (Corruzione della memoria): attribuito sia ad Apple che a Google TAG, questo problema consente la corruzione della memoria, una condizione che può causare il crash di un sistema o aprire una backdoor per gli aggressori. È stato corretto con una convalida dell’input migliorata (WebKit Bugzilla: 303614).

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Jesus Gutiérrez told immigration agents he was a U.S. citizen. Only after they scanned his face, did the agents let him go.#ICE #Privacy


How a US Citizen Was Scanned With ICE's Facial Recognition Tech


This article is a partnership between Reveal and 404 Media.

Jesus Gutiérrez, 23, was walking home one morning from a Chicago gym when he noticed a gray Cadillac SUV with no license plates. He kept walking, shrugging it off. Then the car pulled over and two men got out.

The federal immigration officials told him not to run. They then peppered Gutiérrez with questions: Where are you going? Where are you coming from? Do you have your ID on you?

Gutiérrez is a U.S. citizen. He told the officials this. He didn’t have any identification on him, but, panicking, he tried to find a copy on his phone. The agents put him into the car, where another two agents were waiting, and handcuffed him. Just sit there and be quiet, they said.

💡
Has this happened to you or someone you know? Do you have any videos of ICE or CBP scanning people's faces? Do you work for either agency? I would love to hear from you. Using a non-work device, you can message me securely on Signal at joseph.404 or send me an email at joseph@404media.co.

Without Gutiérrez’s ID, the agents resorted to another approach. They took a photo of his face. A short while later, the agents got their answer: “Oh yeah, he’s right. He’s saying the right thing. He does got papers,” Gutiérrez recalled the agents saying.

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Presto un Weekend di tre giorni? Il futuro del lavoro spiegato da un Premio Nobel


La prospettiva di una settimana lavorativa di quattro giorni, con conseguente weekend lungo di tre, potrebbe non essere lontana. A sostenerlo è Christopher A. Pissarides, economista britannico-cipriota e Premio Nobel, che in una recente intervista ha illustrato come la trasformazione tecnologica stia ridisegnando tempi e modalità del lavoro.

Osservando due secoli di industrializzazione, ha spiegato che la riduzione degli orari è una costante storica: dai sette giorni lavorativi della prima era industriale si è passati agli attuali cinque, e il prossimo passo – afferma – è una settimana lavorativa di quattro giorni.

Professore alla London School of Economics e all’Istituto Europeo dell’Università di Cipro, Pissarides è considerato uno dei principali esperti mondiali di economia del lavoro e della teoria dell’attrito nel mercato occupazionale. È stato insignito del Nobel nel 2010 insieme a Dale Mortensen e Peter Diamond per i loro studi sull’impatto delle politiche pubbliche su disoccupazione, posti vacanti e salari. Nel 2013 ha ricevuto il titolo di cavaliere da Elisabetta II.

Il 9 dicembre il suo intervento è stato protagonista della conferenza inaugurale del “Taiwan Bridge Project”, organizzata alla National Cheng Kung University (NCKU). L’auditorium era gremito di studenti, molti dei quali preoccupati dal rischio di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale. Pissarides ha dialogato con loro rispondendo a domande raccolte dall’ateneo, affrontando temi che spaziano dalla trasformazione del lavoro alle prospettive dell’industria tecnologica di Taiwan.

Il presidente della NCKU, Shen Meng-ru, ha incontrato il Nobel al termine dell’evento, ringraziandolo per aver portato nuovi spunti in un momento in cui l’università sta ottenendo rilevanti riconoscimenti internazionali, tra cui la 35ª posizione globale nella classifica interdisciplinare del Times Higher Education 2026.

Originario di Cipro, Pissarides si trasferì nel Regno Unito a 17 anni per gli studi. Inizialmente orientato verso l’architettura, si avvicinò poi all’economia, ambito in cui ha sviluppato una lunga ricerca sulle dinamiche tra qualità del lavoro, salute psicofisica e impatto dell’automazione. È cofondatore dell’Institute for the Future of Work di Londra e autore del volume The Theory of Equilibrium Unemployment, ritenuto un riferimento nel settore.

Nel suo intervento, il professore ha descritto un panorama tecnologico segnato da visioni contrapposte sul futuro dell’IA. Geoffrey Hinton, premio Nobel per la fisica 2024, ritiene che i sistemi intelligenti possano sfuggire al controllo umano; al contrario, Demis Hassabis – Nobel per la chimica 2024 e CEO di Google DeepMind – sostiene che nei prossimi dieci anni l’IA potrebbe portare a soluzioni decisive per molte malattie. Sia Hassabis sia Sam Altman, CEO di OpenAI, prevedono l’arrivo dell’AGI nell’arco di 5-10 anni, capace di svolgere la maggior parte delle mansioni svolte oggi dagli esseri umani.

Pissarides prende però le distanze da chi, come Elon Musk, sostiene che l’IA eliminerà ogni tipo di lavoro umano. Secondo il Nobel, ogni rivoluzione tecnologica comporta la scomparsa di alcune professioni e la nascita di nuove, come già avvenuto in passato. Ha citato l’esperienza della Cina tra gli anni ’80 e i primi 2000, quando milioni di lavoratori si spostarono dall’agricoltura all’industria manifatturiera, in quella che definisce la più grande migrazione occupazionale della storia recente.

La sfida attuale, ha spiegato, è rendere più fluido questo passaggio tra settori. A ostacolarlo sono soprattutto la carenza di competenze aggiornate e le asimmetrie informative nel mercato del lavoro. Per questo, ribadisce, l’apprendimento continuo è centrale nell’era dell’IA: la capacità più importante è “imparare a imparare”, con solide basi STEM e formazione costante. Un’indagine del McKinsey Global Institute, ha ricordato, segnala che le aziende che investono almeno 75 ore annue di formazione per dipendente ottengono risultati migliori.

Tra le competenze più richieste ai giovani, Pissarides include la capacità di analizzare dati, comunicare in modo efficace, prendere decisioni consapevoli e possedere abilità trasversali, come empatia e collaborazione.

Il Nobel ha citato anche un episodio personale: suo figlio ha chiesto a ChatGPT se il padre potesse diventare Cancelliere dello Scacchiere nel Regno Unito. L’IA ha risposto che Pissarides sarebbe un eccellente membro del Parlamento, ma non aveva elementi sufficienti per giudicare la sua idoneità al ruolo ministeriale. Il professore racconta l’aneddoto con ironia: “Dopo quella risposta, non ho presentato la candidatura”.

Sul rapporto tra lavoratori e futuro dell’occupazione, ha richiamato un sondaggio dell’American Psychological Association: flessibilità, attenzione alla salute mentale, possibilità di lavorare da remoto e un weekend di tre giorni sono oggi tra i fattori più valutati dalle persone nella scelta del proprio impiego.

Ripercorrendo due secoli di sviluppo economico, Pissarides ritiene plausibile che la settimana lavorativa a quattro giorni diventi gradualmente la norma. Alla domanda su quale modello preferirebbero i lavoratori – sei mezze giornate con un solo giorno di riposo oppure tre giorni di lavoro e quattro liberi – osserva che la maggior parte sceglierebbe la seconda opzione.

Pur lavorando attualmente sei giorni a settimana, Pissarides afferma di attendere con favore un futuro weekend lungo: “Spero che la settimana corta arrivi presto”, ha commentato sorridendo. Nel Regno Unito alcune aziende hanno già introdotto questo modello, anche se non rappresenta ancora uno standard nazionale. A suo avviso, la tendenza è destinata a diffondersi su scala globale, con l’eccezione degli Stati Uniti, dove molte categorie ad alto reddito mantengono ritmi intensi.

Infine, parlando dell’economia taiwanese, ha elogiato la crescita dell’industria dei semiconduttori, ricordando però i rischi di un’eccessiva concentrazione settoriale. Ha citato Cipro e Grecia come esempi di economie dipendenti dal turismo, duramente colpite da eventi esterni come conflitti o pandemie: “Non è prudente basare un’economia su un solo settore”, ha avvertito, invitando a diversificare per ridurre la vulnerabilità.

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