PROVERBI - Capitolo 4
La sapienza si trasmette di padre in figlio1Ascoltate, o figli, l'istruzione di un padre e fate attenzione a sviluppare l'intelligenza,2poiché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento.3Anch'io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre.4Egli mi istruiva e mi diceva: “Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai.5Acquista la sapienza, acquista l'intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai.6Non abbandonarla ed essa ti custodirà, amala e veglierà su di te.7Principio della sapienza: acquista la sapienza; a costo di tutto ciò che possiedi, acquista l'intelligenza.8Stimala ed essa ti esalterà, sarà la tua gloria, se l'abbraccerai.9Una corona graziosa porrà sul tuo capo, un diadema splendido ti elargirà”.
La via dei giusti e la via degli empi10Ascolta, figlio mio, e accogli le mie parole e si moltiplicheranno gli anni della tua vita.11Ti indico la via della sapienza, ti guido per i sentieri della rettitudine.12Quando camminerai non saranno intralciati i tuoi passi, e se correrai, non inciamperai.13Attieniti alla disciplina, non lasciarla, custodiscila, perché essa è la tua vita.14Non entrare nella strada degli empi e non procedere per la via dei malvagi.15Evita quella strada, non passarvi, sta' lontano e passa oltre.16Essi non dormono, se non fanno del male, non si lasciano prendere dal sonno; se non fanno cadere qualcuno;17mangiano il pane dell'empietà e bevono il vino della violenza.18La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio.19La via degli empi è come l'oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere.
Custodire il proprio cuore20Figlio mio, fa' attenzione alle mie parole, porgi l'orecchio ai miei detti;21non perderli di vista, custodiscili dentro il tuo cuore,22perché essi sono vita per chi li trova e guarigione per tutto il suo corpo.23Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita.24Tieni lontano da te la bocca bugiarda e allontana da te le labbra perverse.25I tuoi occhi guardino sempre in avanti e le tue pupille mirino diritto davanti a te.26Bada alla strada dove metti il piede e tutte le tue vie siano sicure.27Non deviare né a destra né a sinistra, tieni lontano dal male il tuo piede.
_________________Note
4,17 il pane… il vino: nel linguaggio sapienziale cibi e bevande sono immagini usate spesso per indicare l’insegnamento della sapienza.
4,23 il tuo cuore: nella Bibbia il cuore è considerato la sede dell’intelligenza e della volontà, delle scelte e delle decisioni.
4,26-27 dove metti il piede: metafora per indicare il momento in cui uno decide di compiere qualche azione. Non deviare né a destra né a sinistra: immagine che designa la rettitudine dell’uomo nel suo agire.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Pr 4,1-27. Le divisioni sono evidenziate dai tre inviti all'ascolto rivolti dal maestro al discepolo (vv. 1.10.20), cui corrisponde anche una distinzione tematica tra le singole parti. All'inizio, il maestro di sapienza si colloca nella scia della tradizione: anch'egli ha ricevuto un insegnamento e perciò rappresenta uno degli anelli di una catena di tradenti (vv. 1-9). Riprendendo il motivo della strada, si presentano antiteticamente i due cammini (quello della sapienza e quello dei malvagi), illustrandone le differenti caratteristiche e l'esito opposto (vv. 10-19). Infine (vv. 20-27) il maestro invita il discepolo a concentrarsi sulla propria interiorità (v. 23), perché se essa è ben formata i suoi discorsi e il suo occhio, cioè la relazione con l'esterno, saranno determinati da prudenza e assennatezza (vv. 24-25).
vv. 6-9. Si può notare il vocabolario sponsale: «acquistare», «amare», «abbracciare» e pure «abbandonare». Lo stesso si può dire per la corona (v. 9) che era probabilmente un ornamento degli sposi durante il matrimonio (cfr. Ct 3,11; Is 61,10). Il simbolismo sponsale applicato alla sapienza sarà sviluppato soprattutto nei libri del Siracide e della Sapienza.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[caffeine]al netto degli avvisi -i container quattro giorni la delegazione] interpiano cartiglio esposto terra cielo [la nazione dove ospitano con carrucole arrotondano] confini fa cliché s'incrina] lo stereo del prevosto il delta della fumarola uno spettacolo [avviso tagli limo mota palta vertice con pannello mobile] [saltano] merli d'antan danno l'input intere feste] a pertiche “pesanti come un colpo
Contratto d’affitto con le ombre
La poesia era l’ascensore rotto
che mi portava sul tetto
quando il mondo mi spegneva le luci.
Un attico di parole sgangherate,
dove i fantasmi ballavano
e i silenzi avevano denti.
Ho firmato il contratto con l’inchiostro,
ma l’affitto lo pagavo
a strofe.
Fatica
Alla fine della giornata, accendete una candela nel vostro studio.
Tornate dopo un pò a spegnerla. Ciò purifica il cuore.
Togliere subito il diritto di voto ai 50enni
Qualche sera fa mi tocca sentire in TV un dibattito tra alcuni giornalisti, considerati di sinistra o centro-sinistra, insomma facenti parte di quella enorme categoria di persone chiamata “progressisti”. Aprile, Cuzzocrea, Telese, Floris.
Costoro, come tanti, ripetevano ossessivamente il mantra che la colpa di avere portato l'estrema destra al governo è unicamente delle sinistre che non hanno saputo proporre qualcosa di credibile. E secondo loro quel qualcosa di credibile lo può proporre una sinistra ampia che si accordi “su un'idea comune moderata”, che usi toni moderati da contrapporre ad una destra dai toni radicali e estremisti. Perché, dice il saccente Floris, “in Italia i massimalisti di sinistra non hanno mai vinto”.
Quindi, secondo loro le destre nel mondo vincono le elezioni usando toni forti, radicali e estremisti, ma le sinistre devono batterli usando toni moderati, e politiche progressiste che non spaventino (forse loro?) e stravolgano la vita delle persone e lascino da parte i massimalismi. Ma sono proprio le sinistre moderate ad essersi svendute al capitalismo “che mette tutti d'accordo”.
I casi sono due. O questi giornalisti sono totalmente incapaci di leggere e interpretare i nostri tempi, e allora è meglio che cambino mestiere. Oppure sono talmente spaventati di perdere gli ampi privilegi e le posizioni di rendita di cui gode la loro casta, che chiunque proponga politiche di sinistra massimaliste con toni radicali, ai loro occhi rappresenti un pericolo più grande della destra illiberale, liberticida e fascista.
Uno dei nomi di possibile leader della nuova sinistra che è venuto fuori intorno a quel tavolo mi ha fatto accapponare la pelle: Ernesto Maria Ruffini, l'ex-direttore dell'Agenzia delle Entrate, un renziano democristo che sta alla sinistra (vera) come la cacca sta al risotto.
Poi, in totale contraddizione con se stessi, da “acuti osservatori” quali sono hanno citato il 33enne che ha sbancato alla primarie del sindaco di New York, Zohrab Mamdani, AOC, Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Senders come i democratici che in USA possono battere la destra trumpiana.
Poi si dice che i referendum proposti dalla CGIL falliscono perché le proposte “erano radicali, eccessivamente di sinistra, troppo socialiste”. Ma se poi si va ad analizzare di dati, si scopre che se avessero votato soltanto i 20-30-40enni i referendum sarebbero passati tutti!
Quindi poche idee ma confuse nella categoria dei giornalisti progressisti italiani, il cui mestiere dovrebbe essere quello di capire e raccontare l'attualità. Citano Mamdani, che ha stravinto le primarie perché ha usato toni e promesso politiche radicali (per un Paese ferocemente calvinista come gli USA) e ha portato a votare per lui sopratutto i giovani e AOC, il cui mentore è Bernie Sanders, un socialista.
Ecco, la soluzione è proprio sotto i loro occhi, ma la loro mentalità da boomer incanutiti, aggrappati alle anacronistiche categorie di pensiero novecentesche, li rende ciechi. La verità invece è che per battere la destra estrema e radicale serve una sinistra estrema e radicale che parli, pensi e agisca soprattutto per il bene dei giovani e delle future generazioni. Che si rivolga quasi esclusivamente a loro, portandoli a votare in massa.
Il mondo dei nostri genitori non esiste più. Il tempo dei privilegiati che godono di rendite di posizione, oggi sempre più intollerabili, è finito. In questi anni '20 vincono i radicalismi e gli estremismi, perché la realtà e la vita quotidiana delle persone è complicata, durissima, sempre più insicura e spesso frustrante.
Qualunque partito che tenti di narrare la complessità della realtà, seppur in buona fede, perderà sempre le elezioni. Questa realtà è troppo dura per vedersela sbattere in faccia tutti i giorni da persone che parlano di ciò che non conoscono in prima persona e da cui si tengono ben lontani per non sporcarsi le mani e i vestiti. Il mondo è segnato da guerre, insicurezza e precarietà, esclusione sociale e disuguaglianze crescenti, forti tensioni sociali, compressione dei diritti civili, crisi climatica galoppante.
Ma la sinistra da salotto, o al massimo da studio televisivo, vuole politiche moderate dai toni moderati.
Comprendere la complessa realtà di oggi richiede uno sforzo cognitivo che ormai quasi nessuno (purtroppo si deve prenderne atto) vuole più fare, ma soprattutto non è più in grado di fare. Oggi è tutto infinitamente più complicato di quando di 30-40 anni fa.
Ciò che serve è una proposta e una forza radicale e massimalista per battere la destra estrema e radicale. Se le destre vincono in quanto radicali, perché a sinistra si dovrebbe pensare di poter vincere con proposte moderate?
La sinistra deve raccontare la verità, certamente, e fare debunk di ogni singola menzogna raccontata dalle destre.Deve farlo lottando sul loro stesso campo, sporcarsi le mani, i piedi e i vestiti, batterla in estremismo.Deve portare a votare in massa i giovani, gli unici che ne hanno titolo, ragione e interesse più di chiunque altro.Deve proporre politiche radicali con un linguaggio radicale e “massimalista”, adatto ai giovani idealisti, pieni di energia e entusiasmo. I giovani sono pronti a plasmare il mondo a loro misura e sensibilità, che è molto più spiccata della nostra.
Da 50enne padre di due ventenni, se dipendesse da me, toglierei il voto a tutti quelli dai 55 anni in su, meglio se dai 50, e lascerei prendere le decisioni soltanto ai giovani, alle nuove generazioni, che vedono e vivono il mondo con uno sguardo, una consapevolezza e una lungimiranza che tanti di noi si sognano, ma spesso anche con rassegnazione e disillusione. Perché a plasmare il mondo di domani, il loro mondo, ci sono le generazioni di vecchi aggrappati ai loro meschini interessi e che ragionano con una mentalità superata, inadatta a comprendere il mondo reale.
I figli del '900 ci azzeccano poco o nulla in questo secolo, eppure pretendono di dare le carte sempre loro, difendendo meschine posizioni di privilegio costruite in un secolo passato di opulenza, benessere e sicurezza. Mentre i giovani sono tenuti ai margini. Raccontiamo loro la colossale balla che stiamo lavorando per il loro futuro, li trattiamo da bambocci perché fa comodo a noi, li escludiamo da ogni processo decisionale.In Italia è molto peggio che altrove. I 30-40enni all'estero sono manager, dirigenti e politici di primo piano, in Italia sono portaborse di padroni di azienda dell'età dei datteri e di politici rivettati alle loro poltrone da tre decenni.
Per vent'anni ho insegnato ai miei figli a non accettare il mondo così com'è ma ad impegnarsi in prima persona e se necessario a lottare per cambiarlo questo mondo. Oggi non è più tempo di politiche moderate, di centrismo, di renzismo e di democristianità oppure le destre governeranno per i prossimi 30 anni, e se non sarà la guerra a decimare l'umanità lo farà il cambiamento climatico.
Now playing:“La domenica delle salme”Le nuvole – Fabrizio De André – 1990
Bob Dylan - Tempest (2012)
Ed eccolo ancora qui l'ultrasettantenne Bob Dylan, con il suo nuovo disco “Tempest”, il trentacinquesimo, in uscita a cinquant'anni giusti dal suo primo album “Omonimo” datato 1962. Difficile poter valutare con precisione la portata dell'influenza che ha avuto il Dylan di quegli anni. I suoi pezzi divennero inni al di là della sua volontà. Blowin' in the wind, A hard rain, The times they are a changin', Mr. Tambourine man, furono i pezzi giusti al momento giusto. Quei brani fecero più o meno l'effetto di un'esplosione di consapevolezza. Musicalmente ha spazzato via ogni stereotipo, cambiando continuamente direzione, affermando con determinazione di sentirsi soprattutto un artista libero di scrivere quello che più gli piaceva, sminuendo di molto l'aspetto rigorosamente militante della sua prima produzione... artesuono.blogspot.com/2014/10…
Ascolta: album.link/i/544403750
PROVERBI - Capitolo 3
I benefici della sapienza1 Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento e il tuo cuore custodisca i miei precetti,2perché lunghi giorni e anni di vita e tanta pace ti apporteranno.3Bontà e fedeltà non ti abbandonino: légale attorno al tuo collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore,4e otterrai favore e buon successo agli occhi di Dio e degli uomini.5Confida nel Signore con tutto il tuo cuore e non affidarti alla tua intelligenza;6riconoscilo in tutti i tuoi passi ed egli appianerà i tuoi sentieri.7Non crederti saggio ai tuoi occhi, temi il Signore e sta' lontano dal male:8sarà tutta salute per il tuo corpo e refrigerio per le tue ossa.9Onora il Signore con i tuoi averi e con le primizie di tutti i tuoi raccolti;10i tuoi granai si riempiranno oltre misura e i tuoi tini traboccheranno di mosto.11Figlio mio, non disprezzare l'istruzione del Signore e non aver a noia la sua correzione,12perché il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto.
La sapienza è albero di vita13Beato l'uomo che ha trovato la sapienza, l'uomo che ottiene il discernimento:14è una rendita che vale più dell'argento e un provento superiore a quello dell'oro.15La sapienza è più preziosa di ogni perla e quanto puoi desiderare non l'eguaglia.16Lunghi giorni sono nella sua destra e nella sua sinistra ricchezza e onore;17le sue vie sono vie deliziose e tutti i suoi sentieri conducono al benessere.18È un albero di vita per chi l'afferra, e chi ad essa si stringe è beato.19Il Signore ha fondato la terra con sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza;20con la sua scienza si aprirono gli abissi e le nubi stillano rugiada.
Il Signore protegge il giusto21Figlio mio, custodisci il consiglio e la riflessione né mai si allontanino dai tuoi occhi:22saranno vita per te e ornamento per il tuo collo.23Allora camminerai sicuro per la tua strada e il tuo piede non inciamperà.24Quando ti coricherai, non avrai paura; ti coricherai e il tuo sonno sarà dolce.25Non temerai per uno spavento improvviso, né per la rovina degli empi quando essa verrà,26perché il Signore sarà la tua sicurezza e preserverà il tuo piede dal laccio.
Doveri verso il prossimo27Non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo.28Non dire al tuo prossimo: “Va', ripassa, te lo darò domani”, se tu possiedi ciò che ti chiede.29Non tramare il male contro il tuo prossimo, mentre egli dimora fiducioso presso di te.30Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male.31Non invidiare l'uomo violento e non irritarti per tutti i suoi successi,32perché il Signore ha in orrore il perverso, mentre la sua amicizia è per i giusti.33La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio, mentre egli benedice la dimora dei giusti.34Dei beffardi egli si fa beffe e agli umili concede la sua benevolenza.35I saggi erediteranno onore, gli stolti invece riceveranno disprezzo.
_________________Note
3,8 Le ossa senza refrigerio, cioè inaridite, sono immagine di sofferenza e di grande dolore.
3,9 con le primizie: l’offerta delle primizie era prescritta dalla legge. Esse erano destinate al mantenimento dei ministri del culto e al sostentamento delle categorie più bisognose (forestieri, orfani, vedove: Nm 18,12-13; Dt 26,1-15)
3,18 albero di vita: l’allusione a Gen 2,9 e 3,22.24 è chiara; ma qui non si tratta dell’immortalità, quanto piuttosto di una condizione di felicità, propria dell’uomo che possiede la sapienza.
3,23-24 camminerai... ti coricherai: i due verbi “camminare” e “riposarsi”, qui, come altrove nella Bibbia, abbracciano tutte le attività dell’uomo (ad es. Dt 6,7; Sal 139,2-3).
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Pr 3,1-35. Per la divisione interna del capitolo sono state avanzate diverse proposte. Osserviamo anzitutto alcuni aspetti formali, integrandoli con quelli di contenuto. L'aspetto più rilevante dal punto di vista formale è la differenza tra i vv. 13-20 e il resto del capitolo: nei vv. 1-12 e 21-35 troviamo costantemente verbi alla forma imperativa o iussiva, fuorché nelle frasi causali (di motivazione, vv. 2.4.8.10.12.22-24.26.32), mentre il tono dei vv. 13-20 è più descrittivo e apparenta questi versetti all'inno. Si possono perciò confrontare i vv. 1-12 e 21-35 con le precedenti istruzioni, mentre il brano racchiuso nei vv. 13-20 sembra costituire una pausa riflessiva, quasi una motivazione ampliata in forma di encomio della sapienza. Nelle tre parti è presente il riferimento a JHWH: mentre però nelle due istruzioni JHWH è presentato in definitiva come il garante della riuscita del saggio (e perciò la riflessione riguarda la relazione saggio/JHWH), nei vv. 13-20 si sottolinea invece la relazione sapienza/JHWH, risalendo addirittura all'opera creatrice divina. Va rilevata infine la stretta affinità formale e contenutistica dei vv. 27-32: precetti in forma negativa riguardanti le relazioni con il prossimo, seguiti da una motivazione (v. 32). I vv. 32-34 rappresentano una conclusione che ancora una volta espone l'antitesi tra la sorte del malvagio e quella del saggio. Dividiamo perciò il capitolo nel modo seguente: vv. 1-12; 13-20; 21-26; 27-35.
vv. 1-12. Un'istruzione in cui il maestro sottolinea dapprima l'importanza di aderire all'insegnamento sapienziale (vv. 1-4), intervallando imperativi a motivazioni espresse in forma di promessa; si passa quindi, pur mantenendo la stessa forma (imperativo-motivazione/promessa), a sottolineare il rapporto personale che il discepolo deve mantenere con JHWH (attingendo anche a espressioni religiose tipiche della pietà dell'AT, cfr. v. 9). Ai vv. 11-12, la versione non è convincente, perché nonostante i diversi accenni nel libro alla correzione paterna (cfr. Prv 13,24; 19,18; 22,13; 29,17), il collegamento tra questa e quella divina non ha corrispondenze, quindi il v. 12b si potrebbe tradurre meglio così: «punisce il figlio prediletto».
vv. 13-20. A un macarismo iniziale, che non è un augurio, ma un'assicurazione (la certezza che, attraverso la sapienza, si riesce nella vita), segue una descrizione innica delle prerogative della sapienza, il cui valore è superiore ai monili (vv. 14-15), da cui la persona attinge vita e benessere (šālôm; vv. 16-18) e che integra positivamente l'uomo nella realtà creata, collegandolo al principio che da sempre determina il retto funzionamento del cosmo (vv. 19-20). Il testo non permette di vedere in questa descrizione della sapienza una personificazione simile a quella già incontrata in 1,20-33 e che riapparirà in Prv 8; 9,1-6, tuttavia è degno di nota il fatto che anche in questo caso la sapienza stessa diventa tema della riflessione e non soltanto prerequisito per la stessa.
v. 18. «albero di vita» (cfr. Gn 2,9): la sapienza è assimilata all'albero della vita, cioè significa lunga vita per chi la possiede. Il tema dell'albero della vita è ripreso altrove nel libro: esso è ciò che il giusto produce, e si trasforma nella sua ricompensa (cfr. 11,30-31); come simbolo generale di vita e di gioia, esso può assimilarsi anche a un desiderio soddisfatto (13,12) o a una lingua dolce (15,4).
vv. 19-20. «con la sapienza» (cfr. Sal 104,24): si passa dalla descrizione della strutturazione degli elementi fondamentali del cosmo (v. 19: terra/cielo) alle conseguenze derivanti da essa (v. 20) soprattutto per la vita sulla terra (sia dall'abisso che dalle nubi giunge l'acqua sulla terra). La sapienza non è tanto uno strumento di cui Dio si serve, ma una qualificazione dell'agire divino: l'azione creatrice di Dio è definita sapiente perché risulta in una moltitudine infinitamente varia di creature e fissa le leggi in vista del funzionamento armonioso dei fenomeni naturali. Pur non potendosi assimilare questo testo a Prv 8,22-31, esso rappresenta di fatto, dal punto di vista dell'orientamento, una contemplazione della presenza della sapienza durante la creazione del mondo, il cui scopo è aiutare a riconoscere nel mondo un ordine, mostrando inoltre che il discepolo della sapienza è anche colui che accede a una dimensione che rende il mondo l'opera «ben fatta» di Dio.
vv. 21-26. In questi versetti si riprende anzitutto l'ammonizione con cui è iniziato il capitolo (vv. 21-22), esplicitando come l'acquisto della sapienza consenta di realizzare un'esistenza serena: sia lungo la strada (v. 23), sia nel sonno (v. 24) sia in caso di pericolo improvviso (v. 25) il saggio può star tranquillo. Di fronte alle realtà imponderabili dell'esistenza JHWH protegge chi fa della sapienza la sua norma di condotta.
vv. 27-35. Significativi sono i riferimenti alla condotta verso il prossimo: la sapienza aiuta anche a individuare le rette relazioni tra le persone che consentono a tutta la società di edificarsi armoniosamente.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Final Fantasy IV a quasi 30 anni, 34 anni dopo
La solita intro aneddotica
Io sono tremendamente fuori tempo su tutte le forme d'arte. Non sto quasi mai al passo con le novità del momento e baso la mia dieta mediatica sui pezzi da novanta del passato, spaziando dall'antichità profonda all'altro ieri. Rispetto ai videogiochi, sono estremamente affezionato all'epoca che va grossomodo dall'89 al 2000 (gli anni in cui o ancora non c'ero, o ero un marmocchio), e oggi ho terminato di giocare un pezzo da novanta di quella fase storica: Final Fantasy IV. Queste sono le mie opinioni da cretino qualunque, aspettatevi spoiler.
Con che spirito ho giocato
Con quello da smanettone filologo: ho giocato sul mio SNES Mini la prima edizione del '91 per Super Nintendo Entertainment System, ma ho applicato alla ROM originale per il mercato USA la patch Namingway Edition, che aggiorna la traduzione in accordo con le edizioni successive, restaura i contenuti tagliati dalla prima localizzazione, e debugga e ribilancia qua e là. Oltre che con quello da sentimentale: le mie partite a Final Fantasy X, X-2, XII: The Zodiac Age, XV e VII (sia primo atto dell'originale sia primo episodio del Remake) sono state importanti attività condivise con il mio ex partner dei tempi di fine università-inizio lavoro, e nei primi giorni o di questa avventura con FF IV volevo scrivere di mio pugno un manuale di istruzioni, così da proporre il gioco alla persona che tre mesi dopo, a fine partita, è ormai diventata la mia ex partner. In più, c'è stato uno iato di un mese e mezzo in cui non ho avuto la testa per giocare, siccome stavo comprando casa. Per cui, che dire, FF si conferma una serie che mi immalinconisce spesso.
Cosa ne penso del gioco
Darò considerazioni sparse e disorganiche, perché non ho minimamente le competenze ludologiche per costruire un discorso coeso:
- È stato fondamentale avere con me una scansione del manuale originale della prima edizione, perché è chiaramente un gioco pensato per il supporto cartaceo separato: le informazioni interne dell'interfaccia abbondano, ma non bastano. E dato che io sto giocando una versione ribilanciata, c'è voluto anche il manuale separato della patch per tenere traccia degli effetti ricalibrati di magie ed equipaggiamenti. Per la serie, impegnativo come tradurre dall'Aramaico.
- Il combattimento ATB con la “barra della stamina” che si carica in tempo reale spacca ancora dopo 34 anni: a mio gusto non c'è proprio paragone con il soporifero sistema coevo dei Dragon Quest, con immissione dei comandi in blocco per tutto il party. Mai un tempo morto, bensì un'alternanza piacevolissima fra pensare alla prossima mossa e godersi l'animazione corrispondente, più l'affanno piacevole di correre ai ripari se succede qualche guaio (tipo un personaggio mandato KO da un colpo a sorpresa).
- La prima fase del gioco è un capolavoro drammaturgico, dall'inizio in medias res con l'assalto a Mysida fino alla liberazione di Rosa. Non c'è un passaggio fuori posto: il ritmo resta incalzante, i conflitti urgenti, i dialoghi ben scritti (nei limiti di una traduzione dal Giapponese all'Inglese con limiti di caratteri). La doppia strage al villaggio di Mist e nel castello di Damcyan ci lascia un magone atroce e la percezione di stare combattendo contro forze insormontabili, l'interludio notturno dedicato al duello fra Edward e l'uomo-pesce è di un lirismo sopraffino, l'assedio di Fabul ha una coreografia assolutamente esaltante (e siamo dieci anni prima de Il Signore degli Anelli: Le Due Torri)... il naufragio del vascello arriva come un ennesimo pugno nello stomaco, e allorché Cecil si ritrova totalmente solo sulla costa di Mysida non si può non fare nostro il suo dolore profondo, la sensazione che tutta la sua vita si è sbriciolata nell'arco di poche settimane e tutto ciò che gli resta sia buttarsi in mare... o mendicare il perdono dai suoi nemici. Ed ecco perché il pellegrinaggio sul monte Ordalia è forse il momento più toccante del gioco: perché davvero il nostro protagonista e avatar principale ha toccato il fondo, è solo e infelice e carico di peccati, e la sua redenzione è appesa all'aiuto di due ragazzini prodigi (per altro, Palom e Porom mio nuovo duo di spalle comiche preferite). I filmati di a parte in cui Kain e Golbez monitorano il viaggio di Cecil non fanno che accrescere la tensione, e il doppio scontro con Scarmiglione rende tanto più dolce e rassicurante la purificazione di Cecil nel sacrario.
- Se il sacrificio di Palom e Porom contro Cagnazzo è un'ulteriore coltellata al cuore, soccorrere Yang e Cid e sbloccare finalmente l'aeronave ci porta a una simpatica (e necessaria) fase di “viaggio fra omaccioni”, con la libera esplorazione di un mondo vasto e misterioso (cfr. FF XV stesso); è stato estremamente liberatorio svolazzare per il pianeta, mappare bene le posizioni reciproche fra i vari reami... ed esplorare le zone nuove. In particolare, mi rivendico di essermi causato un game over cercando di esplorare anzitempo il castello di Eblan, e di aver trascorso ore a metter da parte soldini per comprare a Cid e Cecil delle corazze di mythril... salvo poi proseguire la trama e scoprire che il dungeon successivo si gioca il trucchetto del magnetismo. Ergo, altra caccia al mostro per comprare equipaggiamenti di legno e tessuto!
- La battaglia della Torre di Zot è estremamente godibile, sia per l'esplicito ingresso nella vicenda del tema “Civiltà perduta tecnologicamente avanzata”, sia per il duello a colpi di Reflect contro le Tre Sorelle Magus (miei vecchie beneamante conoscenze da FF X)... sia soprattutto per il momento climatico, fra il sacrificio di Tellah e la liberazione di Rosa e la battaglia contro Barbariccia, splendido tutorial per imparare a usare Kain. Mi è rimasta particolarmente dentro la scena conclusiva della sequenza, con Rosa che teletrasporta la squadra in camera da letto di Cecil (❤) e, davanti al radiocontrollo dell'aeronave, commenta all'incirca “Will wonders ever end?”. Quanto vorrei poter ritrovare anche io quel senso del meraviglioso, che bene o male si è spento quando sono diventato adulto...
- L'esplorazione del Sottomondo si apre col botto, fra la battaglia contro la bambola assassina della principessa Luca e Rydia adulta che arriva a spaccare il culo a Golbez, ma dopo il furto del terzo cristallo (e già lì, almeno dirci dove stavano primo e secondo...) entriamo in una fase, secondo me, piuttosto deboluccia, in cui il ritmo sostenuto collassa in favore di una dinamica da dungeon crawl ancora ancorata al design di inizio-metà decennio precedente (penso in particolare al ritmo di Phantasy Star I dell'87). Le missioni principali sono una raffica di assalti inconcludenti alla Torre di Babel, costellati da troppe occasioni in cui sembra, ma non è mai così, che Yang e Cid ci restino secchi; la missione secondaria di duellare con re Leviatano e regina Asura è deliziosa e il villaggio degli Eidolon è buffissimo, ma la labirinticità delle loro caverne è davvero snervante, e peggio ancora tocca fare due giri nella grotta delle Silfidi per completare la “guarigione” di Yang; Kain che ricade preda dell'ipnosi di Golbez è un filino telefonata o quantomeno mal coreografata. Quantomeno, reclutiamo il buon Edge, abile in tutto e maestro di nulla, ma motore narrativo del delizioso duello contro Rubicante. E non nego che è stato soddisfacentissimo sconfiggere Odin con precisione millimetrica, con un Thundaga di Rydia piantato sulla punta della spada proprio mentre iniziava l'animazione di attacco.
- Nell'atto finale, si torna finalmente in carreggiata: particolarmenteaffascinante il design dei mostri lunari, prevedibile nel modo giusto e gustoso il momento “Cecil, sono vostro zio” del saggio Fusoya, appassionante il giusto il duello per domare Bahamut (in tal senso, un plauso ai libri informativi nella biblioteca degli Eidolon)... fottutamente epico l'assalto frontale al Gigante di Babil, sia per l'assalto coordinato aria-terra di tutti i “popoli liberi” sia per lo scontro 4 vs 5 con i Demoni Elementali (carucci che sono, a provarci), sia per la battaglia ufficialmente sci-fi contro la CPU dell'automa che già preconizza le atmosfere di FF VII. Da quel momento in poi, confesso di aver selvaggiamente dato la caccia ai mostri lunari per livellare la squadra, timoroso di affrontare l'ultimo dungeon sottoaddestrato, ma dopo aver potuto comprare i miei 99 pezzi di ogni oggetto curativo base ho gettato ogni indugio e sono entrato nella “Zona Zemus”... dove, in un paio di pomeriggi di gioco, ho aperto come angurie tutti i boss intermedi, raccattato tutte le armi speciali supreme, e sfidato Zeromus. Se è vero che, a questo punto, la rarefazione dei punti di salvataggio è perfida, è anche vero che non ho dovuto utilizzare troppo spesso i salvataggi rapidi tramite emulatore, e al terzo tentativo ho annientato Zeromus con tale scioltezza che ci sono rimasto male per quanto veloce sia stato lo scontro: è bastato assimilare bene il ritmo “stai sulla difensiva, attacca un po' di meno e guarisci un po' di più”! Certo, non è stato orrendamente facile come il triumvirato Sin-Seymour-Yu Yevon in FF X, in cui avevo sovralivellato terribilmente, tuttavia...
Cosa mi porto dietro, da questa partita?
Che in questo momento storico la profezia di Zeromus è corretta e “l'oscurità nel cuore umano” prevale su tutta la nostra Terra, pertanto c'è tanto bisogno di persone come Cecil; anzi, persone capaci di fare anche più di Cecil, e brandire assieme la spada oscura del Cavaliere Nero e la magia bianca del Paladino, in una prospettiva più taoista che strettamente manichea (perdonatemi, ma per me il simbolismo luce-tenebra sarà per sempre condizionato dal romanzo La mano sinistra del buio). Che quando organizzo cose belle e significative, nella loro piccolezza, assieme alle persone a me care, mi posso concedere di pensare a me stesso come a un cavaliere di Baron, o come un ninja di Eblan. Ma forse, dovendo proprio scegliere bene, io sono il gemello maschio di Rosa nella fisionomia di Tellah. Che se sento di stare collassando sotto un fardello troppo pesante, doloroso come l'incantesimo “Big Bang” di Zeromus, dovrei chiedere una mano alle persone cui tengo; posso legittimamente presumere che verranno a tirarmi su, come tutti i popoli della Terra guidati dal saggio Minwu. Che finché esisterò come individuo, il tema musicale di Final Fantasy per me sarà la colonna sonora della collaborazione e della speranza davanti alle avversità. Perché ne abbiamo tanto bisogno.
Essere o avere?
Ognuno di noi dovrebbe interrogarsi su un concetto mentale capace di influenzare positivamente, almeno in parte, la propria vita. È un quesito al quale non si può rispondere nell’esatto momento in cui ci si pone la domanda. La crescita evolutiva, la meditazione sul nostro modo di agire, vedere le cose e interpretarle, sono alcuni dei fattori indispensabili per avvicinarsi a un riscontro favorevole. Quando ci interroghiamo, cercando di orientarci verso “l’essere” o “l’avere”, possiamo comprendere molto di noi stessi: la natura dei nostri desideri, le nostre ambizioni, le reazioni che proviamo di fronte a situazioni scomode e sofferte.Questo ci offre la possibilità di conoscerci davvero, capire come viviamo ciò che ci accade, invece di limitarci a subirlo. Come avrete intuito, non mi riferisco a un quesito grammaticale: è un’osservazione su ciò che ci rende unici e speciali rispetto a chiunque altro. Siamo complicati senza sapere il perché.
Riflettiamo sulla considerazione che abbiamo di noi stessi, su come percepiamo il prossimo. Ognuno si atteggia in modo diverso e cerca di essere importante. Vogliamo sentirci diversi in un mondo che non sembra essere molto vario. Reagiamo a stimoli profondi che spesso ci sono oscuri, ma che influenzano concretamente il nostro comportamento. Conoscerli in tutte le loro sfaccettature dovrebbe essere il nostro obiettivo per imparare a conoscerci, smettendo di subirci. Abbiamo bisogno di sentirci gradevoli anche verso chi non conosciamo, per soddisfare lati narcisisti o egocentrici della nostra psiche. Vogliamo piacere, a volte desideriamo persino essere invidiati per ciò che mostriamo. Ogni cosa che facciamo, la facciamo per noi stessi e per l’idea di noi che offriamo agli altri. Tutto ha un secondo fine, spesso alimentato da una scarsa consapevolezza interiore. Questa inconsapevolezza ci allontana dalla padronanza di noi stessi e, di conseguenza, dalla libertà.
Quando sentiamo un bisogno estremo di colmare vuoti sentimentali dovuti a dolorose perdite o insoddisfazioni spropositate, cerchiamo sollievo in un'esagerata necessità di “avere”. Il bene materiale ci illude facendoci sentire meno soli, meno infelici, ci distrae dal dolore. È una cura facile da trovare. Così l’individuo viene indotto, e si abitua, a orientarsi verso l’avere. Avere è facile, se puoi permettertelo.
Se non puoi, ridimensioni i tuoi bisogni verso un “avere” più accessibile. Rivolgersi invece verso “l’essere” significa negare il bisogno di apparire, rifiutare la manifestazione vana e inutile dell’esteriorità, non avere pretese materiali eccessive. È un percorso più complesso: ciò che desideri non si compra, si conquista con lo studio, la riflessione, l’esercizio.
Chi vuole “essere” non ha bisogno di molto, non si rifugia nei propri vizi o accessori. Questo può permettergli di essere veramente felice con sé stesso. Le cose semplici sono le più appaganti. Chi “è” guarisce più facilmente dai traumi, riesce a liberarsi psicologicamente da situazioni complicate, è più forte. La forza del suo spirito è forgiata da armi cognitive, intelligibili, mutevoli come la persona stessa: dinamica, non statica nei propri beni materiali e improduttivi.
Chi non riesce a cambiare nulla di sé, anche quando la vita o i desideri lo impongono, è destinato all’infelicità. Senza una costante riflessione interiore, non può neppure rendersi conto di cosa lo renda così smarrito.
Avere è facile se puoi permettertelo, ma se non puoi, può diventare la tua rovina. Sarai invidioso, infastidito, frustrato, vivendo in un perenne stato di impossibilità, concorrenza e insoddisfazione. Ci sarà sempre qualcuno che ha più di te, quindi ci sarà sempre un senso di competizione. Se non puoi permetterti un Rolex ne compri uno falso, ma se hai bisogno di un Rolex falso per sentirti appagato, questo dice molto su di te. Se non sei schiavo di quell’eccessiva apparenza, l’unica cosa di cui hai bisogno è leggere l’ora. Allora sì, sei libero di essere te stesso, forte, senza il bisogno di oggetti ambiti e costosi. Hai bisogno solo di te stesso. E tu sei una delle poche cose di cui davvero dovresti aver bisogno.
I vestiti firmati servono a mostrare agli altri ciò che non hanno e non si possono permettere. Questo può farti sentire meglio con te stesso, se hai bisogno di essere invidiato. Ma perché ti fa sentire meglio? Perché hai un problema profondo con te stesso, cerchi di colmare un vuoto nocivo, senza conoscerne l’origine né come risolverlo. Provi a sostituire quella mancanza con oggetti costosi: accessori, scarpe, telefoni, occhiali da sole. Ma non bastano mai, continui a comprare bellissime inutilità che non saranno mai così importanti come vorresti. Le scarpe servono solo a camminare, gli occhiali da sole riparano gli occhi dalla luce, non servono ad altro.
Tu sei l’unica cosa che può riuscire a riempire il gravante vuoto interiore, e liberarti dalla schiavitù dello spasmodico bisogno di avere.
[escursioni] -sono le quindici e tre minuti
bucchero vanitas -al pomeriggio passante dei filobus un business] rotaie rare perfetti manufatti fuoriscala un mottetto di Scalabrini incentivi per incendi dolentissimi gli alloggi ai servizi refrain le pecore] [estinte in dolby surround sotto] la lingua il modello] base l'opéra Bastille
Criminalità organizzata marittima: quale la risposta internazionale?
Fenomeni criminali transnazionali. La necessità di coordinamento
La cooperazione internazionale è fondamentale per contrastare i traffici illeciti marittimi. Si tratta di fenomeni criminali spesso transnazionali che coinvolgono reti organizzate che sfruttano la complessità e la vastità degli spazi marittimi per eludere le autorità di uno o più Stati.
Solo attraverso un coordinamento efficace tra Paesi è possibile superare le difficoltà operative legate alla giurisdizione (come nel caso dell'inseguimento di navi sospette che attraversano acque territoriali diverse), e garantire una risposta tempestiva e coordinata alle minacce.
Inoltre, la cooperazione consente lo scambio di informazioni, la condivisione di intelligence e l’adozione di strategie comuni, elementi indispensabili per prevenire e reprimere efficacemente il traffico illecito, la pirateria e altre forme di criminalità organizzata marittima.
Il contrasto
La strategia per il contrasto ai traffici illeciti marittimi è portata avanti da diverse organizzazioni e istituzioni internazionali, nonché da coalizioni di Stati.
L’Unione Europea, che ha lanciato operazioni militari come la missione “Atalanta” per la lotta alla pirateria al largo delle coste somale, integrando attività di protezione, prevenzione e repressione.
Le Nazioni Unite, con strumenti giuridici come la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (#UNCLOS) che impone agli Stati l’obbligo di cooperare nella repressione della pirateria e di altri traffici illeciti marittimi.
Organizzazioni come l’ #IMO (Organizzazione Marittima Internazionale), che promuovono norme e fondi per la sicurezza marittima e la gestione dei danni ambientali legati a incidenti marittimi.
Coalizioni multilaterali e accordi bilaterali o trilaterali tra Stati costieri, come quelli in corso tra Francia, Italia e Spagna, per migliorare la cooperazione operativa e giuridica nella lotta ai traffici illeciti via mare.
La lotta ai traffici illeciti marittimi richiede una strategia multilivello e multilaterale, basata su un forte coordinamento internazionale che coinvolge istituzioni sovranazionali, Stati e forze di polizia marittime, per garantire sicurezza, legalità e tutela degli interessi economici e umanitari nel contesto globale
Rotte marittime per il traffico di droga
Il Rapporto Mondiale sulla Droga 2024 dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (#UNODC) rivela una preoccupante tendenza all'aumento delle rotte marittime per il traffico illecito di droga. Nello specifico, i sequestri di cocaina nei porti europei sono aumentati del 18% durante la pandemia di COVID-19, evidenziando la crescente dipendenza da sofisticati “narco-sottomarini” segreti, in grado di trasportare ingenti quantità di droga su lunghe distanze. Pochi giorni orsono la Marina colombiana ha sequestrato al largo del Mar dei Caraibi il primo drone subacqueo utilizzato dai narcotrafficanti: un semisommergibile autonomo senza equipaggio con tecnologia Starlink, probabilmente testato dal cartello Gulf Clan.
L’imbarcazione, lunga circa 10 metri, è stata trovata priva di carico, ma secondo le autorità colombiane rappresenta un prototipo sperimentale in fase di test. Il potente cartello Gulf Clan è già noto per l’impiego di tecnologia avanzata nelle sue rotte clandestine.
Questa tendenza si inserisce in un panorama più ampio di crimini marittimi che minacciano la sicurezza globale, tra cui pirateria, contrabbando di armi, tratta di esseri umani, traffico di migranti, pesca illegale e criminalità ambientale marittima. Questi crimini sono spesso perpetrati dalle stesse reti criminali transnazionali, evidenziando la necessità di un approccio globale per affrontare queste minacce.
In risposta a ciò, il Programma Globale sulla Criminalità Marittima (#GMCP) dell'UNODC fornisce un supporto fondamentale agli Stati membri attraverso iniziative di rafforzamento delle capacità. Le attività del programma prevedono la formazione specializzata per le squadre di interdizione, l'implementazione di tecnologie per la consapevolezza del dominio marittimo e la promozione della cooperazione transfrontaliera nelle indagini penali. Partendo da queste basi, il GMCP mira a istituire quadri sostenibili e basati sullo stato di diritto per l'individuazione, l'intercettazione, il perseguimento e il giudizio dei reati marittimi.
Nel 2024, il GMCP ha compiuto progressi significativi in questo ambito, formando oltre 8.500 agenti in 109 paesi. Questo risultato sottolinea l'impegno del programma nell'aiutare gli Stati membri a rispondere efficacemente alle crescenti minacce marittime transnazionali.
Per saperne di più [en]:
youtu.be/c0IjddUfi9c
Counting Crows - Underwater Sunshine (2012)
A quattro anni dal loro ultimo disco “Saturday Nights and Sunday Mornings”, i Counting Crows ritornano con un nuovo lavoro e questa volta è un disco di cover, spiazzando ancora una volta i loro fan. Ad Adam Duritz & co. infatti, una cosa su cui non si discute è la libertà di “scelta”, in poche parole fanno quello che gli pare senza filtri e costrizioni di sorta. Questa loro “scelta” gli permette di spaziare non solo con dischi variegati; dal vivo, in studio, di cover ma soprattutto con i tempi da loro scelti in base alle loro esigenze e non quelli dettati dalle Majors di turno. Dimostrazione è la scelta dei quindici brani che non appartengono ad un repertorio di canzoni famose o di facile ascolto ma scelte tra quelle che più piacevano a loro. Come risponde Duritz in una intervista: “Io sono un grande credente di una semplice regola, che qui non ci sono regole”. Insomma un gruppo “indipendente” nelle scelte e nelle esecuzioni della serie “prendere o lasciare”... artesuono.blogspot.com/2014/08…
Ascolta: album.link/i/1169968863
Volare basso
un volare basso s’invischia nella melassa d’infantili ricordi
quando la luna era lo scrigno dei sogni
e un’altalena dondolava corpi d’aria
a fare la vita leggera
3.4.25
. Giordano Genghini & i suoi amici-Facebook Ho apprezzato molto questo post (...) con la sua mirabile capacità di dire, o fare intuire, l'essenziale in pochissime parole, la “vita leggera” dell'infanzia è, e concordo, il tema centrale di questa bellissima lirica. In tale “vita leggera”, che qui ritorna negli “infantili ricordi”, tutto è magia (personalmente, però, non definirei, negativamente, “melassa” queste dolci immagini): ineffabilmente stupende sono le due metafore che, usando il minor numero possibile di parole, fanno rivivere tale passato, “quando la luna era / lo scrigno dei sogni” (e che meravigliosa allitterazione sonora, anche!) e quando “un'altalena dondolava / corpi d'aria”. Con due sole espressioni, caro Felice, hai riportato me – e, credo, molti altri tuoi lettori – nel tempo “leggero” della nostra infanzia, benché essa sia stata diversa per ognuno di noi. Altro che “melassa”: questo tuo testo è per me – e, credo, non solo per me – un dono di prezioso valore che, a mio avviso, solo una poesia straordinaria come la tua può offrire a chi ha ricevuto, senza alcun merito, la possibilità di comprenderla e di godere della tua magia di “creatore del linguaggio”. Molte grazie, dunque, per questo tuo post...
PROVERBI - Capitolo 2
La sapienza è dono di Dio1Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e custodirai in te i miei precetti,2tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore alla prudenza,3se appunto invocherai l'intelligenza e rivolgerai la tua voce alla prudenza,4se la ricercherai come l'argento e per averla scaverai come per i tesori,5allora comprenderai il timore del Signore e troverai la conoscenza di Dio,6perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca escono scienza e prudenza.7Egli riserva ai giusti il successo, è scudo a coloro che agiscono con rettitudine,8vegliando sui sentieri della giustizia e proteggendo le vie dei suoi fedeli.9Allora comprenderai l'equità e la giustizia, la rettitudine e tutte le vie del bene,10perché la sapienza entrerà nel tuo cuore e la scienza delizierà il tuo animo.
La sapienza è una difesa11La riflessione ti custodirà e la prudenza veglierà su di te,12per salvarti dalla via del male, dall'uomo che parla di propositi perversi,13da coloro che abbandonano i retti sentieri per camminare nelle vie delle tenebre,14che godono nel fare il male e gioiscono dei loro propositi perversi,15i cui sentieri sono tortuosi e le cui strade sono distorte;16per salvarti dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti,17che abbandona il compagno della sua giovinezza e dimentica l'alleanza con il suo Dio.18La sua casa conduce verso la morte e verso il regno delle ombre i suoi sentieri.19Quanti vanno da lei non fanno ritorno, non raggiungono i sentieri della vita.20In tal modo tu camminerai sulla strada dei buoni e rimarrai nei sentieri dei giusti,21perché gli uomini retti abiteranno nel paese e gli integri vi resteranno,22i malvagi invece saranno sterminati dalla terra e i perfidi ne saranno sradicati.
_________________Note
2,1-10 La sapienza è dono di Dio
2,11-22 La sapienza è una difesa
2,12-13 via del male e vie delle tenebre: immagini di una condotta non buona; i retti sentieri: il comportamento di chi è fedele a Dio. Questa terminologia ricorre con frequenza nei libri sapienziali.
2,16 donna straniera: la donna che appartiene a un popolo straniero (quindi dedita all’idolatria) o a un altro marito (quindi adultera).
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Pr 2, 1-22. La seconda istruzione del maestro occupa tutto il capitolo. Si differenzia dal discorso della sapienza di 1, 20-33 soprattutto per il tono: non più l'invettiva, ma la riflessione argomentativa. Alcuni indizi formali permettono di delimitarne le singole parti: tre introduzioni condizionali («se», vv. 1.3.4), due espressioni consequenziali («allora», vv. 5.9) entrambe seguite dalla motivazione («perché», vv. 6.10), tre frasi finali (vv. 12.16.20), una frase causale (vv. 21-22) che presenta due conclusioni antitetiche, sul modello di 1,32-33. Dapprima si invita il discepolo ad aderire all'insegnamento sapienziale, presentato come un bene prezioso che va ricercato (vv. 1-4) e che consente di ottenere due relazioni fondamentali per la riuscita nella vita: il retto rapporto con JHWH (vv. 5-8) che è il donatore della sapienza (v. 6) e nello stesso tempo il protettore del saggio (vv. 7-8); il possesso della sapienza, la quale come JHWH è colei che protegge il saggio (v. 11). Colui che si è impegnato nella ricerca della sapienza, ha appreso il rispetto di JHWH e ha fatto della sapienza la sua norma di condotta potrà evitare due pericoli sempre all'erta sul cammino (si noti ancora una volta il vocabolario della strada): la condotta e le macchinazioni dei malvagi (vv. 12-15); la seduzione della donna straniera (vv. 16-19). Sul primo pericolo siamo già edotti dalla prima istruzione (cfr. Prv 1,11-16), mentre il secondo è qui indicato per la prima volta: la donna straniera (’iššâ zārâ) e forestiera (nokriyyā), un personaggio che ritornerà a più riprese in Prv 1-9 (cfr. 5,3-20; 6,24-35; 7,5-27). Gli aggettivi usati per definire questo personaggio femminile non implicano necessariamente che si tratti di una donna appartenente a un popolo diverso; essi ne designano piuttosto lo status sociologico, indicando in tal modo una persona che si trova ai margini di un contesto sociale o i cui comportamenti non si adeguano alle norme accettate. Di qui l'incertezza degli interpreti nella sua identificazione. Molti vedono in questo personaggio una prostituta e rinvengono nelle esortazioni a guardarsi dalla «straniera» un topos ricorrente anche negli insegnamenti sapienziali egiziani (dove la femme fatale è tipicamente una straniera o almeno una outsider rispetto alla società), ma pure il riferimento a culti di carattere sessuale che potrebbero minare la condotta religiosa del giovane Ebreo. Altri vi vedono un'adultera (cfr. il v. 17), cioè la «donna di un altro» (per cui «straniera» sarebbe una metafora), colei che con la sua condotta minaccia la solidità di una comunità, disgregandone uno degli istituti fondamentali, la famiglia. Altri infine vedono riflessa nel testo la condizione sociale del postesilio, così come è documentata nel libri di Esdra e Neemia e in Ml 2,10-16: la comunità giudaica rimpatriata dopo l'esilio è costretta, per preservare la sua identità culturale e il suo status economico, a praticare l'endogamia, rifiutando dunque l'ingresso degli stranieri nella società giudaica, perché li sente come una minaccia alla propria indipendenza. Va osservato infine che la vera contrapposizione tra questa figura negativa e quella della sapienza si gioca a livello di linguaggio: in molti casi la «straniera» usa il linguaggio della sapienza, ma per negarne le conclusioni. L'insegnamento sapienziale è l'illustrazione di una via che produce un risultato positivo e vantaggi per l'esistenza, e si contrappone perciò ad altre vie che ritiene esiziali per la persona. La «straniera» non ha un diverso insegnamento, ma parole che seducono, capaci cioè di stravolgere il ragionamento del saggio: essa non intende insegnare che ciò che è cattivo è invece buono, ma piuttosto convincere che la condotta cattiva non ha necessariamente conseguenze negative (lo stesso stratagemma usato dal serpente in Gn 3).
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Il politicamente corretto non è politicamente corretto
Con l’improprio termine “politicamente corretto”, oggi tanto in voga, percepisco una certa ipocrisia e falsità da parte di chi, invece di rispettare in modo personale e autentico, porta avanti un’inutile e ambigua battaglia contro problemi che iniziano a esistere proprio nel momento in cui vengono percepiti come tali.
Qualche decennio fa, non ci si sentiva automaticamente offensivi ogni volta che si alludeva a un gusto, una tendenza, una cultura o al colore della pelle.
In molti casi, purtroppo non in tutti, queste caratteristiche erano socialmente accettate tanto quanto lo erano le differenze stesse: diversità che non hanno né ragione né torto, ma che dovrebbero semplicemente coesistere.Il significato offensivo di una parola, come in ogni situazione e discorso, dipendeva dal tono, dal contesto o dalla cattiveria con cui veniva pronunciata, non dalla parola in sé.
Questa formale e forzata necessità di rispettare ogni sfaccettatura di ogni individuo finisce per generare, col tempo, l’effetto contrario: una nuova forma di discriminazione, che invece di unire le persone, le allontana e le confonde.
Renato Zero si vestiva da donna, Loredana Bertè si travestiva da donna incinta in minigonna, nessuno ha mai discusso dei gusti sessuali di Lucio Dalla, e nessuno ha mai discusso dell “negro” in Colpa d’Alfredo di Vasco Rossi. Eppure, tutto ciò accadeva in un periodo storicamente segnato da grande chiusura mentale e forte bigottismo. Alcune di queste palesi ed improprie mancanze di rispetto, utilizzate da artisti e personaggi famosi, hanno paradossalmente aperto una strada all’accettazione e all’apertura mentale. Nessuno ha motivo di sentirsi offeso a prescindere; è uno strumento di ammissione verso aspetti e condizioni che restano “mal visti” finché restano sconosciuti.
Gli artisti utilizzano questi strumenti nella loro arte, per creare situazioni plausibili ed attendibili, senza l’intento di mancare di rispetto. Molti dei film di Quentin Tarantino hanno fatto sognare generazioni di appassionati, e una delle loro caratteristiche principali è proprio la volgarità, rivolta a bianchi, neri, uomini o donne. Si tratta di raccontare una storia, senza censure, senza freni inibitori, d’altronde così com’è, spesso, la vita stessa. L’estrema necessità di riguardo, quindi, verso una caratteristica più o meno visibile, finisce per diventare uno stigma ancora più grave, un’etichetta che definisce la persona e alimenta i pregiudizi nei suoi confronti.
Se si ha paura di rivolgersi a un individuo con il suo nome e si sente il bisogno di inventare formule fittizie, apparenti e “ornamentali”, è perché quel soggetto non è stato davvero accettato. Né lui, né ciò che fa, né ciò che è o dice di essere. Un bidello è un bidello, uno spazzino è uno spazzino, un handicappato rimane un handicappato. Non si fanno favori a queste persone cambiando loro etichetta in “collaboratore scolastico”, “operatore ecologico”, “diversamente abile”... ma diversamente da cosa? L’offesa nasce nel momento in cui si crede che quella parola lo sia, offendendo così la dignità dell’individuo in base all’apparenza, senza sapere nulla di quel che effettivamente è.
La lingua italiana sarà la prossima vittima di questo falso perbenismo e di tutte queste inutili formalità. Si vogliono cambiare le radici di una lingua antica, tra le più belle del mondo, solo perché qualche ignorante si sente offeso. L’asterisco alla fine delle parole, la schwa, l’invenzione di offese inesistenti percepite da chi ha un’intelligenza solo approssimativa: questi sono strumenti con cui si sta sfasciando la nostra meravigliosa cultura. Stiamo regredendo nel pensiero e nel linguaggio, scambiandoli con superficialità e ignoranza.
In italiano, ogni parola ha un maschile e un femminile. Le parole, ovviamente, non sono “trans” e “non binarie”. Per quale motivo un uomo dovrebbe avere difficoltà a usare la parola “entusiasta”, data la sua origine femminile? Faccio un esempio: se in un gruppo ci sono cinque ragazze e un solo ragazzo, la grammatica italiana impone l’uso del maschile plurale. Mai, nella storia della nostra lingua, una ragazza si è sentita, o avrebbe mai dovuto sentirsi offesa. Oggi, a quanto pare, sì.
Il termine “negro”, se usato in modo offensivo, è incivile ed irrispettoso. Ma nelle lingue neolatine come lo spagnolo o il rumeno, il colore nero è identificato dalle parole negro e negru. E’ semplicemente la lingua. Il problema non è nella nostra civiltà o nella nostra lingua, ma nell’uso che se ne fa. Passare da “nero” a “negro” non cambia molto, a livello linguistico. Deduco che “negro” non può avere significati solamente negativi, ciò implica che non è sempre una offesa, e se usata senza cattiveria, non è una parola oltraggiosa. Dire che una persona è “di colore” non significa nulla. E’ una offesa verso chi non è razzista. Di che colore stiamo parlando, esattamente? Del colore che non si può dire! Non si può dire il colore della persona “di colore”, ma si può dire che è “di colore”. Se hai problemi con la parola che indica quel colore, allora hai un problema con le persone “di colore”, e per confonderti tra i falsi perbenisti, hai il coraggio di offenderti “per solidarietà” quando senti pronunciare la parola con la “N”.
In questo mondo non si possono rispettare tutti, e non si può incasellare ogni individuo in un’etichetta da consultare per sapere come rispettarlo. Forse dovremmo iniziare a rispettare noi stessi, le persone vicine, e quelle che incontriamo per strada. Sarebbe già un risultato importante, e per nulla scontato.
[piriche]è il caso del maltempo dei] tratti equidistanti la casella libera l'ozono che non si apre [è] un'area trasmessa un blocco il posto [delle fototrappole un duplex] occupato la camera spinge fuori fa] rotoli elastomeri nomi] generici il veto dei candidati il] vetriolo lanciano prodotti di] fascia
PROVERBI - Capitolo 1
INTRODUZIONE (1,1-7)1 Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele,2per conoscere la sapienza e l'istruzione, per capire i detti intelligenti,3per acquistare una saggia educazione, equità, giustizia e rettitudine,4per rendere accorti gli inesperti e dare ai giovani conoscenza e riflessione.5Il saggio ascolti e accrescerà il sapere, e chi è avveduto acquisterà destrezza,6per comprendere proverbi e allegorie, le massime dei saggi e i loro enigmi.7Il timore del Signore è principio della scienza; gli stolti disprezzano la sapienza e l'istruzione.
LA SAPIENZA E I SUOI CONSIGLI (1,8-9,18)Non accettare gli inviti dei malvagi8Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre e non disprezzare l'insegnamento di tua madre,9perché saranno corona graziosa sul tuo capo e monili per il tuo collo.10Figlio mio, se i malvagi ti vogliono sedurre, tu non acconsentire!11Se ti dicono: “Vieni con noi, complottiamo per spargere sangue, insidiamo senza motivo l'innocente,12inghiottiamoli vivi come fa il regno dei morti, interi, come coloro che scendono nella fossa;13troveremo ogni specie di beni preziosi, riempiremo di bottino le nostre case,14tu tirerai a sorte la tua parte insieme con noi, una sola borsa avremo in comune”,15figlio mio, non andare per la loro strada, tieniti lontano dai loro sentieri!16I loro passi infatti corrono verso il male e si affrettano a spargere sangue.17Invano si tende la rete sotto gli occhi di ogni sorta di uccelli.18Ma costoro complottano contro il proprio sangue, pongono agguati contro se stessi.19Tale è la fine di chi è avido di guadagno; la cupidigia toglie di mezzo colui che ne è dominato.
La sapienza invita a seguirla20La sapienza grida per le strade, nelle piazze fa udire la voce;21nei clamori della città essa chiama, pronuncia i suoi detti alle porte della città:22“Fino a quando, o inesperti, amerete l'inesperienza e gli spavaldi si compiaceranno delle loro spavalderie e gli stolti avranno in odio la scienza?23Tornate alle mie esortazioni: ecco, io effonderò il mio spirito su di voi e vi manifesterò le mie parole.24Perché vi ho chiamati ma avete rifiutato, ho steso la mano e nessuno se ne è accorto.25Avete trascurato ogni mio consiglio e i miei rimproveri non li avete accolti;26anch'io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la paura,27quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore, quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano, quando vi colpiranno angoscia e tribolazione.28Allora mi invocheranno, ma io non risponderò, mi cercheranno, ma non mi troveranno.29Perché hanno odiato la sapienza e non hanno preferito il timore del Signore,30non hanno accettato il mio consiglio e hanno disprezzato ogni mio rimprovero;31mangeranno perciò il frutto della loro condotta e si sazieranno delle loro trame.32Sì, lo smarrimento degli inesperti li ucciderà e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire;33ma chi ascolta me vivrà in pace e sarà sicuro senza temere alcun male”. _________________Note
1,1 In questi versetti iniziali è contenuta l’introduzione a tutto il libro che, in sintonia con la tradizione sapienziale, si propone la formazione completa dell’uomo.
1,8 Gli insegnamenti qui contenuti vengono presentati come un’esortazione rivolta dai genitori ai figli o dalla sapienza stessa a tutti gli uomini. Si può notare la forma letteraria del parallelismo, che la letteratura sapienziale usa frequentemente nel comunicare il suo insegnamento.
1,12 regno dei morti: in ebraico sheol, è luogo sotterraneo dove si riteneva dimorassero i morti; a volte il termine ebraico è tradotto con “inferi”.
1,20-33 Alla sapienza vengono attribuite le caratteristiche della predicazione profetica. Essa viene come personificata e assume il ruolo di annunciatrice di un autorevole insegnamento. Strade, piazze, porte della città: i luoghi in cui si svolgeva la vita quotidiana, dove venivano dati gli annunci importanti ed era amministrata la giustizia.
1,29 il timore del Signore: non va inteso come sentimento di paura, ma come atteggiamento che si nutre di venerazione, obbedienza, fiducia, amore.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Pr 1,1-33. Si divide agevolmente in tre parti, facilmente individuabili per lo stile e per alcuni indizi letterari. Anzitutto abbiamo l'introduzione al libro intero (vv. 1-7) ove si espone lo scopo delle collezioni dei Proverbi e si esorta a prestarvi ascolto; a questo segue una prima istruzione (vv. 8-19) introdotta dalla tipica espressione «figlio mio», che ben si addice sia al padre di famiglia, sia al maestro di scuola e che è un invito a mettersi alla scuola dei genitori (quindi ad accogliere l'insegnamento tradizionale); infine si presenta il primo discorso della sapienza personificata (vv. 20-23), che minaccia ed esorta allo stesso tempo il suo uditorio. Accomuna i tre brani l'insistenza sull'invito a prestare ascolto a un insegnamento di cui si lodano le qualità, senza tuttavia definirne ancora i contenuti.
Possiamo suddividere i versetti 1-7 in tre momenti: v. 1: titolo del libro; vv. 2-6: scopo del libro; v. 7: detto programmatico.
v. 1. L'attribuzione dell'intera raccolta a Salomone corrisponde all'immagine che di lui è proposta nella storiografia biblica (cfr. 1Re 3,11-28; 5,9-14; 10,1-9). Sulla base dell'introduzione, possiamo affermare che si tratta di un caso di pseudonimia, parallelo all'attribuzione a Mosè del Pentateuco e a Davide dei Salmi.
vv. 2-6. Una serie di verbi all'infinito reggono una molteplicità di vocaboli che sono tutti sinonimi del vocabolo fondamentale che definisce la sapienza (ḥokmâ): l'accento non cade tanto sulle specifiche differenze tra i vocaboli, ma sulle molteplici sfaccettature della sapienza, che si vogliono indicare come racchiuse in queste raccolte che si stanno scorrendo. I destinatari del libro sono definiti secondo due coppie parallele: vi sono gli inesperti/giovani, cioè coloro che ancora non sanno padroneggiare la vita e quindi abbisognano di un orientamento (v. 4), ma troviamo pure il saggio/accorto, il quale, pur essendo già formato, può tuttavia trarre da questi insegnamenti un accrescimento al suo sapere (v. 5).
v. 7. «Il timore del Signore»: la prima parte del versetto esprime uno dei principi che reggono la riflessione sapienziale israelitica, evidenziata sia dalle successive ricorrenze nella letteratura sapienziale (cfr. Gb 28,28; Sal 111,10; Sir 1,14.20; 19,20), sia dal fatto che funge da inclusione a tutta la prima collezione del libro (cfr. 9,10), pur ricorrendo anche in seguito (cfr. 15,33). Anche se è ormai tradizionale, la resa del vocabolo ebraico yir’â con «timore» non risulta affatto adeguata: esso è meglio interpretato con il vocabolo «rispetto». Dire che «il rispetto di JHWH» è «principio» (rē’šît) della sapienza, significa porre come presupposto di ogni tragitto che porta all'acquisizione della sapienza la relazione con Dio, cioè il fare posto a lui, che si esprime in un atteggiamento umile e accogliente nei suoi confronti. Con «principio» si esprime sia l'«inizio» (il primo momento in ordine cronologico), sia la «primizia» (la prima acquisizione in senso qualitativo), sia la «cifra» che illumina quanto segue (il fondamento); «gli stolti»: non tutti prestano attenzione e accolgono i detti della sapienza. Vi è una categoria di persone che si oppone, che disprezza e che di conseguenza orienta le proprie scelte su basi differenti. Anche a costoro (definiti con molteplici sinonimi) il testo riserverà la propria attenzione: rappresentano in un certo senso la controfigura in negativo del saggio, incarnando il progetto alternativo a quello sapienziale (e talvolta opponendovisi con violenza).
vv. 8-19. La prima istruzione rappresenta un ammonimento a non lasciarsi allettare da compagnie che potrebbero distogliere dall'acquisizione della sapienza. Si suddivide in quattro momenti, ben evidenziati dal fatto che a due ammonizioni seguite dalla motivazione (vv. 8-9; 15-16) si succedono due descrizioni della pista seguita dai peccatori (vv. 10-14; 17-19). Si noti l'insistenza, tipica della riflessione sapienziale, sul vocabolario legato allo spazio (cammino/strada) per indicare l'esistenza. Dal punto di vista retorico si possono osservare due fatti:
1) la qualificazione del discepolo come figlio, posto a confronto con l'insegnamento parentale (padre e madre nel v. 8): ciò dipende certamente dal fatto che l'ambito primario dell'educazione era anticamente quello familiare e solo a una certa età si era affidati a un maestro, anche se la definizione del rapporto maestro-discepolo con tale lessico derivante dalle relazioni familiari era ormai convenzionale nella letteratura sapienziale del Vicino Oriente Antico.
2) La duplice caratterizzazione dei peccatori, dapprima citando direttamente i loro discorsi (vv. 11-14), e poi esponendo il punto di vista del maestro sulla loro sorte (v. 17-19). Significativa è qui la ripresa del vocabolo «sangue» nei vv. 11.16.18: gli intenti omicidi dei malvagi si ritorcono contro di loro, secondo uno schema di retribuzione che dà l'impressione di un certo automatismo, ma che intende invece esprimere che la pena corrisponde al delitto commesso. Essi complottano «senza alcuna motivazione»: ḥinnām; non «impunemente», come traduce BC, contro l'innocente (v. 11), ma tale agire gratuito, sorretto solo dalla bramosia e dalla cupidigia, è anche quello che li perderà, dato che ogni ammonimento (la «rete», v. 17) risulta inutile (ḥinnām, v. 17) per chi non si lascia educare, e quindi è mosso solo dai propri appetiti come un volatile.
vv. 20-33. Per la prima volta a parlare non sono né i genitori, né un maestro, ma la sapienza in persona, che pronuncia un discorso altamente retorico, la cui struttura può essere definita come segue: il discorso è introdotto da una descrizione dell'ambiente in cui la sapienza prende la parola (vv. 20-21).
L'allocuzione vera e propria si divide nettamente in due parti, a motivo del pronome con cui gli interlocutori sono appellati (vv. 22-27 «voi»; vv. 28-33 «essi»). Si noti l'uso della terza persona singolare nel v. 22bc; si tratta probabilmente di una glossa, per cui si può leggere il v. 22a unito al v. 23 (che formano in tal modo due versetti di due stichi, secondo il modello dell'intero discorso) e scorgere qui l'introduzione al discorso: appello all'uditorio e annuncio del tema. Alla fine (vv. 32-33) si può notare la tonalità riflessiva della conclusione, ma soprattutto la contrapposizione tra la minaccia rivolta agli sciocchi e la promessa positiva rivolta a chi aderisce alla sapienza. Il centro del discorso si divide in due parti di quattro versetti ciascuna: vv. 24-27 “voi”; vv. 28-31 “essi”). Qui l'elemento tematico è la relazione tra colpa e castigo in un alternarsi costante tra verbi al passato e al futuro, secondo la seguente progressione: vv. 24-27, successione passato (la colpa, vv. 24-25) futuro (il castigo, vv. 26-27) in parallelismo; vv. 28-31, successione futuro (castigo, v. 28) passato (colpa, vv. 29-30) futuro (castigo, v. 31) in forma chiastica.
vv. 20-21. La sapienza parla in pubblico, nello slargo (la piazza) attiguo alle porte civiche, dove l'uditorio non è selezionato, ben diverso dunque da quello presente sui banchi di una scuola.
vv. 22-33. Anche il tono adottato dalla sapienza mal si addice a quello di un maestro (benché adirato), come mostrano i castighi annunciati (sciagura, terrore, tempesta, turbine, tribolazione) che sarebbero davvero iperbolici se rivolti a scolari. Molti aspetti del discorso hanno fatto propendere verso l'identificazione della sapienza con i profeti (per il luogo, cfr. Ger 17,19; per l'espressione «fino a quando?», cfr. Ger 4,14; 23,26; 31,22; Os 8,5; per il ridere, cfr. Ez 23,32; per il v. 28, cfr. Ger 11,11; Os 5,6; Am 8,12; Mic 3,4), ma tale accostamento è solo parzialmente esatto. Senza dubbio la sapienza si esprime come i profeti (pur servendosi anche di espressioni tipicamente sapienziali); essa tuttavia, a differenza dei profeti, non si presenta come portavoce di qualcuno (cfr. “la formula del messaggero” che introduce i discorsi profetici), ma parla a nome proprio. In tal senso la sapienza parla alla maniera di JHWH, così come si esprime nei discorsi profetici e di conseguenza essa assume un ruolo che supera quello dei profeti e che la colloca decisamente nella sfera del divino.
(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Vivo questa serata con l'attitudine di chi marcia al patibolo: Di chi non può fermarsi a guardare indietro, E al contempo non ha alcuna fretta di arrivare. Il tumulto della folla, il dramma del mondo, oggi non li sento miei.
Non saprei far appassionare nessuno al ciclismo, però so quel che del ciclismo mi piace
Intanto, non seguo sport di gente che diventa milionaria o milionaria ci nasce (per esempio, calcio nella prima categoria e automobili e motorette nella seconda).Come no, ma sai i milioni che ha Pogačar?Lo so, ma quelli che guadagnano quelle cifre saranno meno di dieci in tutto il mondo (e non un calciatore qualsiasi di serie A che, magari, resta in panchina per tutto il campionato). Poi ci sono quelli che guadagnano qualcosina in più, facciamo un centinaio, e tutti gli altri che si devono accontentare di qualcosa di simile a uno stipendio. A fine carriera, quindi prima dei quaranta anni, devono reinventarsi in qualche modo se vogliono continuare a mangiare. Anche i tifosi non hanno bisogno (speriamo ancora per molto) di abbonamenti per seguire le competizioni più importanti, se passano dalle tue parti puoi assistere senza pagare un biglietto, non ci sono tifoserie gestite da malavitosi e fasci in genere. Non ho mai sentito di scontri tra gli ultrà del ciclismo, con le coltellate in prossimità del traguardo e i capibastone invischiati nel traffico di droga.
È uno sport che, teoricamente, posso fare anche io per i fatti miei, a 1/50 dell'intensità dei professionisti: ho una bicicletta (una gravel nello specifico), un abbigliamento sommario e le strade a disposizione. Le pendenze a doppia cifra diventano ben presto impegnative/infattibili, la velocità in pianura è quella che è e non posso fare centinaia di chilometri al giorno, ma in scala molto ridotta posso ricrearne un simulacro.
Ci vedo la libertà che non ho mai avuto, perché non hanno mai voluto comprarmi la bicicletta e di quella libertà ho avuto un surrogato televisivo quando ho iniziato a seguire il ciclismo, ai tempi di Bugno, Chiappucci, Indurain e Pantani. Libertà che mi son concesso in questa grigia mezza età, libertà di allontanarmi fisicamente da un punto di partenza che sento come una prigione, solo con la scarsa forza dei miei muscoli.
Il ciclismo su strada mi mostra panorami e luoghi, spesso bellissimi, che non avrò modo di vedere dal vivo. Mi piacciono le strade del Giro, perché l'Italia è un posto che può essere bellissimo, nonostante gli italiani; mi piacciono anche le strade del Tour, su quelle della Vuelta non posso esprimermi nettamente perché la copertura video è scarsa e il paesaggio spagnolo è particolare, quindi penso che, per forza di cose, ci sarà un discreto chilometraggio in zone semidesertiche.
Non tifo per nessuno: se mi piace uno sport, è lo sport in sé a piacermi, non perché sia trainato da Tizio o Caio. Se c'è un bell'attacco in salita, se una fuga va a buon fine, se vedo una discesa pennellata alla precisione... mi va bene tutto, non mi interessano i protagonisti.
Grizzly Bear - Shields (2012)
Quarto album per questi “Orsi grigi”, giovane band americana attiva dal 2004. Dopo “Veckatimest”, uscito nel 2009, album che ha avuto notevole successo di critica e di pubblico, i Grizzly si sono presi una pausa, un periodo non proprio di riposo visto che, nel frattempo, hanno avuto esperienze personali, “momenti” utili per capire cosa fare del proprio futuro o meglio cosa fare dei Grizzly Bear. Il risultato è questo Shields, una costola del precedente “Veckatimest”, meno incisivo, ma più equilibrato. Dieci sono i brani presenti; scritti, suonati e cantati da tutti e quattro i musicisti del gruppo. Le sonorità si aggirano in territori indie-folk (come i precedenti) con qualche strizzatina d'occhio alla psichedelia e soprattutto al pop, senza però guastare... artesuono.blogspot.com/2014/10…
Ascolta: album.link/i/557858458
[stime]lo sfiato la copertura economica un]* tostapane un tecnico in aerolab osserva dallo ziqqurat mostra la] coincidenza il disegno con le scale la] manifattura un]* idraulico perfora la parte molle fanno il sole fanno dei mucchi di pigreco la gazzetta ritiene necessario] il grassetto un impero con percentuali del] caolino il tutto] esaurito gli ultravox come] sottoprodotto
CARABINIERI RESTITUISCONO ALLA SPAGNA UN RETABLO E NUMEROSI BENI D’ARTE PROVENIENTI DAL TRAFFICO ILLECITO INTERNAZIONALE
TORINO. Una preziosa scultura in legno intagliato policromo e dorato con scene della Passione di Cristo del XVI secolo e ulteriori 64 beni d’arte tra dipinti, specchiere, arazzi, mobili e sculture, illecitamente esportate dalla Spagna, sono stati restituiti dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale alle Autorità iberiche, durante la cerimonia che si è svolta ieri, nel “Salone delle Guardie svizzere” di Palazzo Reale a Torino.
L’evento si è svolto alla presenza alla presenza del Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), Generale di Divisione Gargaro, dei Procuratori della Repubblica di Torino, Bombardieri e di Verbania, Pepe, nonché della Direttrice Generale del Patrimonio e delle Belle Arti del Ministero della Cultura del Regno di Spagna, Ángeles Albert De Leon, del Generale Alfonso Lopez Malò, Comandante della Policia Judicial della Guardia Civil spagnola e del Console Generale di Spagna Álvaro Trejo Gabriel y Galan.
Molti i beni artistici restituiti ala Spagna
I beni sono stati individuati grazie all’attività investigativa iniziata nel 2023, quando i Carabinieri del Nucleo TPC di Torino sono intervenuti all’interno di un’abitazione privata di Lesa (in provincia di Novara) dopo aver esaminato una segnalazione di beni d’arte di provenienza illecita, procedendo d’iniziativa al sequestro degli oggetti trafugati con il supporto dei Carabinieri territoriali.
L’operazione ha permesso di recuperare tra le opere d’arte presenti un retablo di straordinaria rilevanza storica ed artistica, che da successivi accertamenti è risultato essere stato illecitamente trafugato dalla Spagna dai proprietari (defunti) della villa sottoposta al controllo, in spregio al diniego all’esportazione emesso dalle competenti autorità spagnole.
Il Nucleo TPC, coordinato dalle Procure della Repubblica presso il Tribunale di Torino e di Verbania, ha condotto le ulteriori indagini in campo internazionale grazie all’utilizzo di Ordini europei di Indagine, cooperando Autorità giudiziarie italiane e spagnole Importante il supporto fornito da EUROJUST nell’aver individuato a Marbella (Spagna) una villa appartenente ai medesimi proprietari, dove originariamente era presente il “Retablo” e dalla quale risultavano mancare ulteriori beni d’arte (conteggiati in 64 oggetti antiquariali tra dipinti, sculture, mobili e beni vari) illecitamente esportati in Italia, alcuni presenti nella villa di Lesa e i restanti presso dei privati e dei commercianti che li avevano acquistati da una casa d’aste genovese.
Gli accertamenti svolti in sinergia tra i Carabinieri del TPC e il Dipartimento della Polizia spagnola “Unidad Central Operativa – Departamento de Delincuencia Especializada y Drogas – Grupo de Patrimonio Historico della Guardia Civil”, avvalendosi degli accurati esami compiuti dai funzionari del Ministero della Cultura e dello Sport spagnolo, hanno confermato l’autenticità dei beni d’arte e l’illecita esportazione degli stessi. L’expertise ha permesso di ottenere dalle autorità giudiziarie italiane i decreti per il dissequestro e restituzione in favore della Spagna.
Il successo dell’indagine, dagli investigatori convenzionalmente soprannominata RETABLO (l’omologa indagine in Spagna è stata denominata ALTARPIECE), ha visto tra i primi casi in Italia l’applicazione del nuovo reato, introdotto nel 2022, di importazione illecita di beni culturali (art. 518 decies Codice Penale.) in forza della quale è ora considerato reato, punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 258 a euro 5.165, il comportamento di chi importa beni culturali provenienti da delitto oppure rinvenuti a seguito di ricerche svolte senza autorizzazione dell’Autorità locale competente, ovvero esportati da un altro Stato in violazione della legge di tutela di quel paese.
#CARABINIERITPC #ARMADEICARABINIERI #GUARDIACIVIL
Operazione congiunta tra Procura di Verona e GdF e la Procura albanese SPAK contro il riciclaggio di denaro da parte di organizzazioni criminali con sede a Elbasan
La Procura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata albanese (SPAK) e la Procura di Verona hanno condotto un'operazione congiunta contro un'organizzazione criminale di Elbasan, attiva a Verona, responsabile del trasporto di ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America al mercato europeo.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza veronese hanno portato al sequestro preventivo di beni mobili e immobili, risorse finanziarie e quote del patrimonio di una società commerciale, per un valore superiore ai 4 milioni di euro.
Il sequestro è stato eseguito su provvedimento del Tribunale di Verona, in via cautelare, nell'ambito delle indagini in corso.
I beni sequestrati sono:
- Un fabbricato, immobile a Nogarole Rocca (Verona)
- Un immobile del valore di circa 3 milioni di euro, composto da 30 unità tra uffici e negozi (Verona)
- Un conto corrente bancario dove venivano versati gli affitti degli uffici e dei negozi (circa 400 mila euro all'anno)
- Società commerciale operante nel settore delle costruzioni, con una quota del 100% in Italia.
Le indagini hanno accertato che tali patrimoni erano stati creati e finanziati con i profitti derivanti dal traffico internazionale di stupefacenti dal Sud America ai mercati europei. L'attenzione si è concentrata su una società immobiliare in Italia, alla quale venivano indirizzate ingenti somme di denaro tramite il sistema bancario. È emerso che il denaro proveniva dall'Albania, poiché l'organizzazione criminale trasferiva i proventi di una società commerciale albanese, di proprietà di due fratelli albanesi, e tali somme venivano investite in Italia nella costruzione e ristrutturazione di edifici, che venivano poi affittati.
Uno dei due fratelli è ricercato a livello internazionale, mentre l'altro si trova in un carcere belga. Quest'ultimo è stato arrestato a Verona nel giugno 2024, in seguito all'esecuzione di un mandato di arresto emesso dalle autorità belghe per sospetto coinvolgimento in un omicidio mafioso ad Anversa, scaturito da conflitti tra gruppi rivali dediti al narcotraffico.
Per quest'ultimo, c'è anche una decisione emessa dal Tribunale di primo grado per la corruzione e la criminalità organizzata, a seguito delle indagini condotte dallo SPAK, per i reati penali: “Omicidio premeditato”, “Detenzione e fabbricazione illegali di armi”, “Traffico internazionale di droga” e “ Riciclaggio dei proventi di un reato o di un'attività criminale”.
Grazie al team investigativo congiunto tra la Procura di Verona e la SPAK, è emerso che l'impiego di ingenti risorse finanziarie provenienti dall'Albania nell'economia italiana rappresentava anche l'ultimo anello del riciclaggio di denaro, effettuato dall'estero tramite una società commerciale in Albania, di proprietà dell'organizzazione criminale.
In Albania venivano effettuate operazioni immobiliari sospette, con l'obiettivo di impedire la tracciabilità della provenienza illecita del denaro e in questo modo l'organizzazione beneficiava di servizi “riciclati”, con il profitto ricavato dalle operazioni sospette, che poteva essere reimpiegato in investimenti immobiliari in territorio italiano.
Sono stati inoltre sequestrati beni immobili e risorse finanziarie appartenenti all'amministratore di una società immobiliare veronese, di proprietà di una coppia albanese, in passato coinvolta nel traffico di droga. Erano considerati persone di fiducia dei due fratelli e risultavano essere al soldo dell'organizzazione criminale. Sono stati inoltre effettuati accertamenti sui soggetti principali e sui loro collaboratori italiani, al fine di reperire ulteriori elementi di prova.
Per la Procura di Verona si tratta del primo caso di un'organizzazione criminale albanese che investe in immobili nel territorio di uno Stato dell'Unione Europea, in questo caso l'Italia.
SALMO - 150
DA TUTTO IL CREATO SALGA LA LODE A DIO
1 Alleluia.
Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nel suo maestoso firmamento.
2 Lodatelo per le sue imprese, lodatelo per la sua immensa grandezza.
3 Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l'arpa e la cetra.
4 Lodatelo con tamburelli e danze, lodatelo sulle corde e con i flauti.
5 Lodatelo con cimbali sonori, lodatelo con cimbali squillanti.6 Ogni vivente dia lode al Signore.
Alleluia. _________________Note
150,1 Nel tempio, dove pulsa il cuore della fede d’Israele, convergono la preghiera, la lode e il canto dell’intera creazione. E poi dal tempio questo immenso coro di voci, di suoni e di musica, modulato al ritmo dell’alleluia, si espande a tutto l’universo. Vi è qui la sintesi di tutto il Salterio: la raccolta dei 150 salmi si conclude con questo maestoso inno, che si eleva a Dio da tutto il creato.
150,3-5 Vengono elencati i vari strumenti musicali in uso nel servizio cultuale del tempio di Gerusalemme. Il corno è tuttora usato nella liturgia ebraica.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Ogni vivente dia lode al Signore Inno
Il salmo è una solenne dossologia a Dio per gli interventi salvifici e «per la sua immensa grandezza». Chiude l'Hallel finale (Sal 146-149), la quinta parte del libro del Salmi e l'intero Salterio. Con il Sal 150 i vari tipi di preghiera dei precedenti salmi, che rispecchiano gli stati d'animo dell'uomo, si trasformano in purissima lode a Dio da parte di «ogni essere vivente», la cui eco racchiusa nell'Alleluia finale ritorna e si propaga all'infinito. Il salmo è di composizione recente come il gruppo dell'Hallel finale (Sal 146-150). Il ritmo nel TM è di 3 + 3 accenti ed è più marcato dalla cadenza dei dieci «lodate» (halᵉlû) inizianti i dieci emistichi dei primi cinque versetti, e dall'Alleluia iniziale e finale del salmo. I versetti del carme corrispondono a domande implicite; così nel v. 1 si indica l'oggetto e il luogo della lode: Dio (’el) e il firmamento, nel v. 2 se ne dà la motivazione, nei vv. 3-5 si dice la modalità (= con strumenti musicali), e nel v. 6 si esprime il soggetto della lode (= ogni essere vivente).
Divisione:
- v. 1: destinatario e luogo della lode;
- v. 2: motivazione;
- vv. 3-5: modalità della lode;
- v. 6: soggetto della lode.
v. 1. «Lodate il Signore»: alla lett. «Dio» (’el). Dio è chiamato con un nome comune a tutto l'Antico Oriente (aspetto universalistico del salmo). Ma alla fine del carme «Dio» (’el) è identificato con il Signore (JHWH) che si è rivelato a Israele, non essendoci che un solo Dio. «nel suo santuario»: si allude al tempio celeste, da dove, si crede, Dio governi l'universo, e implicitamente al tempio di Gerusalemme, con esso collegato.
v. 2. «per i suoi prodigi»: sono quelli della creazione e della storia salvifica, ricordati numerose volte nei salmi.
v. 3. «con squilli di tromba»: alla lett. «con suono di corno». Il «corno» (šopar) è lo strumento derivato dal corno di capra o di ariete tuttora in uso presso gli Ebrei. Originariamente era uno strumento di guerra; era poi diventato strumento di pace e adoperato per il culto.
v. 4. «con timpani»: la voce ebraica tōp (timpano) è onomatopeica. Ricorda più il tamburello che il timpano usato nella moderna orchestra. Era usato per lo più dalle donne, e accompagnava le danze rituali o dopo la vittoria.
v. 6. «ogni vivente»: alla lett. «ogni respiro». Il vocabolo nᵉšāmâ è usato solo per l'uomo e per Dio nella Bibbia (Gn 2,7; 2Sam 22,16). In Gs 11,11 indica l'uomo. Mentre l'essere umano ha in comune con l'animale la rûaḥ (= lo spirito, l'alito di vita), solo l'uomo e Dio hanno la nᵉšāmâ, segno del loro più stretto legame, cfr. Prv 20,27. Nel v. 6 il vocabolo si riferisce chiaramente alla creatura umana, essendo il Signore oggetto della lode. Tuttavia, per estensione, anche il mondo animale (cfr. Gn 7,22) è chiamato a suo modo a dare lode al Signore.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
L’ora che dall’alto
l'’ora che dall’alto giungerà come un ladro ti troverà a mani vuote e cosa dunque gli offrirai se non lune lacerate dai cani della notte e capestri di nebbie nel delirio dei giorni e vomiti esiziali di una vita in perdita.
Giordano Genghini nel gruppo 100 amiche e amici in Facebook: Ho apprezzato moltissimo, Felice, questo tuo post (consistente in una lirica ampiamente ispirata, nella sua parte principale, a un passo evangelico che allude in sostanza, come anche tu fai, al fatto che la morte giungerà inattesa, “come un ladro”, – e il tuo passo si ricollega a Luca, 2. 35-40.). Oltre ad altri aspetti del post, ho gustato soprattutto le poeticamente sublimi ma angoscianti metafore in cui, dal verso “cosa dunque Gli offrirai”, rivolto a te stesso, al verso conclusivo, esprimi, attraverso la tua alta poesia, quello che tu definisci il bilancio “di una vita in perdita”. (Aggiungo, inoltre, che, però, il fatto che tu parli di te e della tua vita in questo modo dovrebbe in qualche modo confortarti- sempre secondo i testi evangelici, che in vari passi sottolineano come proprio coloro che si ritengono peccatori e considerano la loro vita “in perdita” saranno salvati, non coloro che presumono di essere i migliori, in quanto “chiunque si innalza sarà abbassato, chi invece si abbassa sarà innalzato” come afferma secondo Luca,, nel passo14,11). Ringrazio tutti gli iscritti che hanno espresso o esprimeranno il loro “Mi piace” a questo post e, più ancora, coloro che lo hanno in qualsiasi modo commentato favorevolmente, o che sono intervenuti su di esso nei commenti (o che lo faranno). Grazie soprattutto a te che hai donato il tuo post all’ammirazione di chi apprezza i post condivisi nel gruppo, e, dunque, anche alla mia ammirazione.
Patti Smith - Banga (2012)
Tirando in ballo il cane di Ponzio Pilato chiamato “Banga” (dal libro “Il maestro e Margherita” di Bulgakov), la nostra sacerdotessa del rock pubblica il suo undicesimo album. Disco di inediti (a parte un brano) che esce a otto anni da Trampin' e a cinque da Twelve, album di solo cover. Patti Smith pubblica un'album di canzoni, quelle classiche, quelle che seguono la “forma” vera, ballate che raccontano “storie” di persone, fatti e tragedie personali e sociali. Tra i brani infatti, troviamo riferimenti che vanno dal terremoto in Giappone alle scomparse di Amy Winehouse e Maria Schneider. Le dodici canzoni che compongono l'album sono costruite su testi importanti, sono riflessioni ed esperienze, cariche di poesia e di reale vita quotidiana. Dodici canzoni per dodici tributi, dodici omaggi a persone, amici, personalità e popoli che in qualche modo hanno colpito i sentimenti della poetessa e che poi ha messo in musica... artesuono.blogspot.com/2014/11…
Ascolta: album.link/i/529605595
Finalmente dopo varie ricerche e prove, penso di aver trovato l'alternativa valida a google keep
Dopo vari tentativi di provare a staccarmi da google keep che utilizzo spesso per fare la lista della spesa, appuntarmi promemoria e altre varie cose che mi serve ricordare, penso di aver trovato un software decente che fa al caso mio!
Quillpad
I punti che mi interessavano erano * facilitè e rapidità di scrittura e formattazione * sincronizzazione con il mio spazio nextcloud * versatilità * opensource
oltre ad essere molto bella graficamente l'aspesso che mi ha colpito è che si integra con le note presenti in nextcloud, è sufficente all'interno delle impostazioni configurare la propia istanza nextcloud creare un token di accesso e il gioco è fatto, e se nella vostra istanza sono presenti già delle note salvate si sincronizza e non le perdete.
P.S.: Lo so che nextcloud ha un applicazione Note, ma è macchinosa e poco intuitiva per i più, vi assicuro che Quillpad non delude.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
[rotazioni]in teoria spostano] [le principali fanno alcuni diametri altri] hanno dei vestiti da passeggio àlzati dice produce] uno schema puntare la via lattea le frecce guaste l'opera con la frutta scongelata trentacinque secondi in attesa inoltra il daffare di carta pesta] sanno della velocità di produzione gli] alberghi gli abitanti scesi con prudenza] rappresaglia il pilota automatico un] barman fa trenta
Ciao a tuttiз Amicony, oggi parliamo de Gli Incompiuti di Anna Kańtoch, edito Moscabianca edizioni
Una casa bianca travolta da una bufera di neve. Un corpo esangue, morto. Un corpo vivo, sconvolto. Un commissariato di provincia, un interrogatorio informale, l’inizio di un racconto. Ogni capitolo di questo romanzo dalla struttura a scatole cinesi è una storia che ne rivela un’altra diversa e a essa intrecciata, con protagonisti che si inseguono tra le pagine e alcuni elementi ricorrenti: l’odore di agrumi, un maglione rosa, una misteriosa casa bianca. Gli incompiuti è un libro di personaggi dalle identità sessuali ribaltate e ambigue: donne dalle qualità virili, uomini efebici, e in mezzo a loro un bambino dal sesso indefinibile costretto a compiere una scelta. All’interno della cornice pulsante di un thriller dove sparizioni e morti tengono sempre alta la tensione, si dipana una storia che scava nell’Io dei protagonisti: il mistero più grande non è l’omicidio (vero o presunto), ma la faticosa consapevolezza di essere incompleti.
Cosa sto leggendo!? [trama]
Clicca qui! |
Gli incompiuti è un thriller psicologico che gioca con la struttura narrativa, le identità sessuali e il mistero.
La storia inizia con un interrogatorio in un commissariato di provincia, dove una donna racconta di aver trovato un corpo senza vita in una casa bianca isolata dalla neve.
Ogni capitolo del libro è una storia che ne rivela un’altra diversa e a essa intrecciata, con protagonisti che si inseguono tra le pagine e alcuni elementi ricorrenti: l’odore di agrumi, un cappotto rosa, una misteriosa casa bianca.
I personaggi sono caratterizzati da identità sessuali ribaltate e ambigue: donne dalle qualità virili, uomini efebici, e in mezzo a loro un bambino dal sesso indefinibile costretto a compiere una scelta. Il romanzo si dipana tra passato e presente, tra realtà e finzione, tra verità e menzogna, fino a un finale sorprendente e inquietante.
Si tratta di un libro avvincente e coinvolgente, che riesce a creare un’atmosfera di suspense e a mantenere il lettore incollato alle pagine.
La scrittura è fluida e ricca di dettagli, i personaggi sono ben caratterizzati e la struttura a scatole cinesi è ben riuscita, originale e appassionante.
Il tema delle identità sessuali è trattato con sensibilità e profondità, senza cadere in stereotipi o banalità.
Il finale è imprevedibile e sconvolgente, e lascia il lettore con molti interrogativi e riflessioni. Consiglio questo libro a chi ama i thriller psicologici, le storie intricate e i personaggi complessi.
Chi è l'autore? [autore]
Anna Kańtoch |
Anna Kańtoch è una scrittrice polacca nata a Katowice nel 1976. Autrice eclettica, si specializza nei generi del fantasy e del weird, con un occhio al mondo del giallo e del noir. La sua voce originale e la sua abilità narrativa le sono valse numerosi premi letterari e un apprezzamento nel panorama letterario polacco a tutti i livelli. Ha esordito nel 2002 con il romanzo fantasy Drach, vincitore del premio Janusz A. Zajdel. Da allora ha pubblicato numerosi romanzi e racconti, spaziando tra i generi della fantascienza, del fantasy, dell’horror e del thriller. Ha vinto altri due premi Zajdel, nel 2007 e nel 2015, e il premio Nautilus nel 2010. È considerata una delle voci più originali e innovative della letteratura fantastica polacca.
Acquista la tua copia o aggiungila in wishlit QUI!
Si ringrazia sentitamente la casa editrice per averci fornito la copia ARC per questa recensione.
MIGLIORATI A VICENDA – BOOM! 💥
“Balla con chi ti fa migliorare e che tu puoi migliorare. Doppio vantaggio, tesoro! Perché mentre insegni, impari anche tu. Boom! 💥”
“La legge di Seneca per chi non ha tempo di filosofare, ma vuole sparare saggezza a raffica!” 🔥
La buona notizia è che in Siberia avremo abbondanti raccolti
Tutte le maggiori istituzioni finanziarie e di analisi economiche internazionali, come Moody's Analytics e Oxford Analytics, certificano che i costi della transizione energetica e della lotta al cambiamento climatico saranno grandi ma saranno nettamente inferiori ai costi (es. da danni diretti, da mancato guadagno, di riparazione e assicurativi) dell'inazione e della mancata veloce e decisa transizione energetica e decarbonizzazione.
Moody's Analytics stima in 69 mila miliardi di dollari da oggi al 2100 i danno diretti e indiretti (escludendo quindi i mancati guadagni e i costi assicurativi e di riparazione) dovuti all'assenza di strutturate strategie di decarbonizzazione a livello globale e in assenza delle urgenti politiche di mitigazione del climate change. Parliamo di una media 1% di PIL mondiale/anno fino al 2100 (in realtà i costi aumenteranno progressivamente con il passare del tempo). Oxford Analytics ribadisce il quadro drammatico già nel breve periodo:-9% PIL mondo da qua al 2035.
La temperatura media globale è arrivata a +1,6°C.Il Mediterraneo è un hotspot climatico: si riscalda di più e più rapidamente della maggior parte delle altre aree del mondo. La temperatura media nei Paesi del bacino del Mediterraneo, nei Balcani e nell'Europa continentale è aumentata di 2,5°C. Le acque del Mediterraneo a giugno (2025) sono state più calde di 5-6°C rispetto alle temperature medie del periodo calcolate sui dati storici.Mare e oceani più caldi crescono di volume e inondano, la salinità dell'acqua aumenta drasticamente sconvolgendo la biodiversità, il normale flusso delle correnti oceaniche e i meccanismi di scambio ossigeno-carbonio con l'atmosfera. Per non parlare del semplice fatto che il calore è energia e che tutta quell'energia accumulata dall'acqua, quando si trasferisce all'atmosfera, trova sfogo nelle catastrofi alluvionali che negli ultimi 5 anni abbiamo visto susseguirsi in Italia e in Europa.
Il 28 giugno (2025) lo 0 termico in Italia è stato a oltre 5100 metri slm. La cima del Monte Bianco ha registrato, per la prima volta nella storia, una temperatura sopra lo 0 (1,1°C) per tutte le 24 ore.
Si posso elencare all'infinito esempi, dati rilevati e dati empirici inconfutabili sul cambiamento climatico galoppante e sulle sue cause antropiche. La discussione in ambito scientifico non esiste più da almeno due decenni, esiste ancora nei bar e nei circolini tra una scopa, una briscola e dopo un paio di quartini di vinaccio della casa. Sono quelli che “ha sempre fatto caldo”, “il clima è sempre cambiato”, “basta pulire i tombini e dragare gli alvei dei fiumi”. Sono tutte manifestazioni della stessa grassa ignoranza inculcata nelle menti deboli dalla propaganda negazionista, attraverso media asserviti e centinaia di milioni di bot e troll che appestano i social.
La transizione energetica è una gigantesca opportunità, sostenibile unicamente se sarà fatta cambiando interamente il nostro modello di sviluppo, non con il solito business as usual che ci ha portato dove siamo ora. Sarà difficile e ci saranno pesanti contraccolpi, me non è niente in confronto a ciò a cui andremo incontro con l'inazione. Si deve procedere alla transizione a ritmo spedito prestando più attenzione e dando il supporto maggiore ai soggetti che potrebbero pagarne il prezzo più alto, facendo in modo che non resti indietro nessuno e sostenendo fortemente coloro che malgrado tutto resteranno indietro. Le risorse e le tecnologie ci sono. Manca soltanto la volontà, dei politici e di una parte della popolazione. I cittadini vanno informati, raccontando loro la verità sul prezzo dell'inazione rispetto a quello di un'azione rapida e decisa.
In EU, con l'Italia in prima linea e come dei perfetti idioti a rimorchio della ex-prima potenza mondiale in inesorabile declino sociale, culturale ed economico, stiamo perdendo questa grande opportunità di salvezza e di indipendenza energetica e geopolitica.
Intanto la Cina ha deciso che cosa fare nei prossimi 30 anni. E corre: ogni mese installa rinnovabili (oltre 100GW) quanto tutta l'Europa messa assieme installa in un intero anno, e elettrifica il 100% dei trasporti pubblici e privati di città da 20 milioni di abitanti.
Now playing:“Hallowed Be Thy Name”The Number of the Beast – Iron Maiden – 1982
La buona notizia è che in Siberia avremo abbondanti raccolti
Tutte le maggiori istituzioni finanziarie e di analisi economiche internazionali, come Moody's Analytics e Oxford Analytics, certificano che i costi della transizione energetica e della lotta al cambiamento climatico saranno grandi ma saranno nettamente inferiore ai costi (es. da danni diretti, da mancato guadagno, di riparazione e assicurativi) dell'inazione e della mancata veloce e decisa transizione energetica e decarbonizzazione.
Moody's Analytics stima in 69 mila miliardi di dollari da oggi al 2100 i danno diretti e indiretti (escludendo quindi i mancati guadagni e i costi assicurativi e di riparazione) dovuti alla mancata decarbonizzazione e in assenza delle urgenti politiche di mitigazione del climate change. Si tratta di una media 1% di PIL mondiale/anno fino al 2100 (in realtà i costi aumenteranno progressivamente con il passare del tempo). Oxford Analytics ribadisce il quadro drammatico già nel breve periodo:-9% PIL mondo da qua al 2035.
La temperatura media globale è arrivata a +1,6°C.Il Mediterraneo è un hot spot climatico: si riscalda di più e più rapidamente della maggioranza delle altre aree del mondo. La temperatura media dei Paesi del bacino del Mediterraneo, dei Balcani e dell'Europa continentale è aumentata di 2,5°C. Le acque del Mediterraneo a giugno (2025) sono state più calde di 5-6°C rispetto alle temperature medie calcolate sulle serie di dati storici.Mare e oceani più caldi crescono di volume e inondano, la salinità dell'acqua aumenta drasticamente sconvolgendo la biodiversità, il normale flusso delle correnti oceaniche e i meccanismi di scambio ossigeno-CO2 con l'atmosfera. Per non parlare del semplice fatto che il calore è energia e che tutta quell'energia accumulata dall'acqua, quando si trasferisce all'atmosfera, trova sfogo nelle catastrofi alluvionali che negli ultimi 5 anni abbiamo visto susseguirsi in Italia, in Europa e nel resto del mondo.
Il 28 giugno lo 0 termico in Italia è stato a oltre 5100 metri slm e la cima del Monte Bianco ha registrato, per la prima volta nella storia, una temperatura sopra lo 0 (1,1°C) per tutte le 24 ore.
Si posso elencare all'infinito esempi, dati rilevati e dati empirici inconfutabili sul cambiamento climatico galoppante e sulle sue cause antropiche. La discussione in ambito scientifico non esiste più da almeno due decenni, esiste soltanto più nei bar e nei circolini tra una scopa, una briscola e dopo un paio di quartini di vinaccio della casa. Sono quelli che “ha sempre fatto caldo”, “il clima è sempre cambiato”, “basta pulire i tombini e dragare gli alvei dei fiumi”. Sono tutte manifestazioni della stessa grassa ignoranza inculcata nelle menti deboli dalla propaganda negazionista, soprattutto attraverso media asserviti e centinaia di milioni di bot e troll che appestano i social.
La transizione energetica è una gigantesca opportunità, sostenibile unicamente se sarà fatta cambiando il nostro intero paradigma di sviluppo e non con il solito business as usual. Sarà difficile e ci saranno pesanti contraccolpi, me non è niente in confronto a ciò a cui andremo incontro con l'inazione. Si deve procedere alla transizione a ritmo spedito prestando più attenzione e dando il supporto maggiore ai soggetti che potrebbero pagarne in prezzo più alto, facendo in modo che non resti indietro nessuno e sostenendo fortemente coloro che malgrado tutto resteranno indietro. Le risorse e le tecnologie ci sono. Manca soltanto la volontà, dei politici e di una parte della popolazione. I cittadini vanno informati, raccontando loro la verità sul prezzo dell'inazione rispetto a quello di un'azione rapida e decisa.
In EU, con l'Italia in prima linea e come dei perfetti idioti a rimorchio della ex-prima potenza mondiale in inesorabile declino sociale, culturale ed economico, stiamo perdendo questa grande opportunità di salvezza e di indipendenza energetica e geopolitica.
Intanto la Cina ha deciso che cosa fare nei prossimi 30 anni. E corre: in un mese installa rinnovabili (oltre 100GW) quanto tutta l'Europa messa assieme installa in un intero anno, e elettrifica il 100% dei trasporti pubblici e privati di città da 20 milioni di abitanti.
Now playing:“Hallowed Be Thy Name”The Number of the Beast – Iron Maiden – 1982
John Cale - Shifty Adventures In The Nookie Wood (2012)
“Una volta avanguardista, per sempre avanguardista” è un detto che nell'arte si può applicare a pochi. Più spesso, ciò che era lampo e voglia di scommettere, diventa nel peggiore dei casi un comodo canovaccio da ripetere sempre peggio, nel migliore uno stile da variare in maniera più o meno ispirata. Cale bazzica l'avanguardia fin da giovanissimo e, se negli anni ha seguito e approfondito la sua poetica, lo ha fatto in modo dinamico e aperto, non mancando di gettare ogni tanto uno sguardo a ciò che gli accadeva intorno. Se non sempre avanguardia, il percorso del Nostro è stato almeno uno stare al passo coi tempi diverso dal prendere un produttore alla moda per farsi sporcare i dischi e invecchiare rapidamente: piuttosto un giocare con lo spirito vicino al ludico delle avanguardie di inizio '900... sentireascoltare.com/recension…
Ascolta: album.link/i/555067373
SALMO - 149
INNO DI LODE A DIO PER LE SUE VITTORIE
1 Alleluia.
Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell'assemblea dei fedeli.
2 Gioisca Israele nel suo creatore, esultino nel loro re i figli di Sion.
3 Lodino il suo nome con danze, con tamburelli e cetre gli cantino inni.
4 Il Signore ama il suo popolo, incorona i poveri di vittoria.
5 Esultino i fedeli nella gloria, facciano festa sui loro giacigli.
6 Le lodi di Dio sulla loro bocca e la spada a due tagli nelle loro mani,
7 per compiere la vendetta fra le nazioni e punire i popoli,
8 per stringere in catene i loro sovrani, i loro nobili in ceppi di ferro,
9 per eseguire su di loro la sentenza già scritta. Questo è un onore per tutti i suoi fedeli.
Alleluia.
_________________Note
149,1 L’invito alla lode è rivolto soprattutto ai fedeli (probabilmente quanti, nell’epoca maccabaica, si battevano per mantenere vive le tradizioni religiose e la fede del popolo d’Israele, perseguitato dai sovrani ellenistici). Nel suo contesto liturgico, questo salmo si presenta come una viva preghiera della comunità radunata, che implora la vittoria definitiva di Dio su tutte le forze del male e il trionfo del suo regno sull’arroganza dei potenti.
149,3 Lodino il suo nome con danze: la danza era considerata parte integrante del rito liturgico.
149,6 spada a due tagli: un’arma micidiale, molto temuta nell’antichità.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Inno trionfale di Dio e dei fedeli Inno
Il salmo può avere come sfondo storico l'epoca di Neemia (cfr. Ne 3-4) (V sec.) o, più probabilmente, quella dei Maccabei (II sec.). C'è infatti una stretta corrispondenza con il movimento degli ḥasîdîm (i pii, i fedeli) e 1Mac 2,42. La voce stessa ḥasîdîm, in forma assoluta, facendo pensare a una categoria di persone, ricorre solo nel Sal 149 ai vv. 1 e 5 in tutto l'AT; inoltre, la lingua è piuttosto recente e offre contatti con testi del postesilio e soprattutto con il Tritoisaia. La stessa espressione «canto nuovo» è postesilica (cfr. Sal 33,3; 96,1; 98,1). Il salmo, sebbene di carattere nazionalistico, oltrepassa le circostanze storiche precise per allargarsi al contesto universale escatologico della lotta tra il bene e il male, il cui esito è la vittoria del bene e l'avvento del regno di Dio. Il contesto liturgico del salmo è indicato tra l'altro dall'espressione «assemblea dei fedeli» (v. 1) e dalla menzione della danza e degli strumenti musicali (v. 3). Il v. 3 è costruito in modo chiastico. Il Sal 149 conclude di fatto il Salterio, data la chiara funzione dossologica del Sal 150, che chiude, oltre il quinto libro dei Salmi, anche l'intero Salterio. Il ritmo nel TM è dato da 3 + 3 accenti. Tra gli elementi di struttura ricordiamo i sette appellativi alla lode, la voce «fedeli» (ḥasîdîm) (vv. 1.5.9), che facendo inclusione divide il salmo in due parti, le tre proposizioni finali: «per compiere» (v. 7), per «stringere» (v. 8), «per eseguire» (alla lett. «per fare») (v. 9), che sono costruite simmetricamente nella seconda parte. Nel salmo prevale una simbolica musicale, laudativa e marziale.
Divisione:
- I parte: vv. 1- 4: a) vv. 1-3: invitatorio solenne; b) v. 4: motivazione;
- II parte: vv. 5-9: a') vv. 5-6; invitatorio solenne; b') vv. 7-9: i tre compiti dei «fedeli».
v. 1. «canto nuovo»: è chiamato «nuovo» non in quanto è ultimo, ma in quanto è il canto escatologico delle salvezza definitiva, cfr. Ger 31,31; Ez 36,26; Gdt 16,13. «assemblea dei fedeli»: è la qᵉhal ḥasîdîm = assemblea dei fedeli) (1Mac 2,42). Sono i pii Israeliti, che fedeli a Dio e alle tradizioni dei padri, lottarono a fianco di Giuda Maccabeo (cfr. 1 e 2 Mac), ma nell'economia del salmo l'espressione acquista valore simbolico universale. Si tratta di tutti coloro che lottano per la vittoria del bene sul male.
v. 2. «Creatore»: alla lett. «creatori»: si tratta di un plurale di eccellenza o di intensità come «Dio» (’elōhîm).
v. 4. «incorona gli umili di vittoria»: l'espressione poetica, che rievoca l'immagine della regalità (cfr. v. 2), esprime l'abbondante e completa salvezza (vittoria) che gli umili (‘anāwîm) ottengono dal Signore, sì da partecipare con lui alla gloria regale del trionfo (cfr. Is 60,1.19-20; 61,10).
v. 5. «sorgano lieti dai loro giacigli»: alla lett. «facciano festa sui loro giacigli». L'espressione è variamente interpretata. Più probabilmente, in senso traslato, si vuole alludere alla gioia, alla lode incessante di Dio vincitore sul male da parte dei suoi fedeli, che non deve venir meno neanche di notte (cfr. Sal 63,7-8; Dt 6 7). La traduzione della BC con il verbo «sorgere» allude alla prontezza e disponibilità a collaborare con Dio nella lotta contro il male.
v. 6. «Le lodi di Dio... la spada a due tagli»: è indicato l'atteggiamento da tenersi da parte dei fedeli. Essi non solo devono lodare il Signore con la bocca, ma anche con l'operato, collaborando a questa battaglia contro l'ingiustizia e per la vittoria del bene. «spada a due tagli»: è l'arma offensiva più micidiale e pericolosa del tempo (cfr. Gdc 3,16; Prv 5,4; Is 41,15).
v. 7. «compiere la vendetta... e punire»: i due termini designano la realizzazione del giudizio di Dio sulle nazioni che opprimono Israele e lottano contro il bene. Tale giudizio, già compito esclusivo di Dio (Is 34,8; 35,4; 61,2), è ora demandato al vero popolo d'Israele, al gruppo dei «fedeli». Per questo concetto cfr. Zc 9,13-15.
v. 8. Come conseguenza dell'agire punitivo del popolo di Dio, ogni altra regalità e altro potere contro Dio verrà incatenato, annullato, soccombendo a quello divino.
v. 9. «per eseguire su di essi il giudizio già scritto»: i «fedeli», nell'agire contro ogni ingiustizia e prevaricazione, non fanno altro che eseguire una sentenza già scritta contro i nemici di Dio e del suo popolo. Il «giudizio già scritto» si riferisce, oltre alla metafora del «libro della vita», agli oracoli profetici contro i pagani (cfr. Is 13-23.34; Ger 46-51; Ez 25-32.35; Am 1,3-2,15; Na 1,1-3,19).
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Era l’ora di pranzo del 3 luglio del 2008: un pullman con a bordo anziani che provenivano dalle Terme di Torre Canne diretti al loro paese di residenza (Alberobello) entrò in collisione con un tir sulla statale 172 nei pressi della curva della Madonnina, ci fu una strage, fu definita la “ strage dei nonni”, ci furono vittime, ben 6 e diversi feriti...Per quell’episodio e' stato condannato l’autista che era alla guida del pullman su cui viaggiavano gli anziani di Alberobello, di rientro dal soggiorno termale di Torre Canne...
Nell’impatto tra il pullman e il tir guidato da un giovane autista di Monopoli, persero la vita oltre allo stesso autista anche due mie zie, una cugina di mio padre e altri due anziani. Si trattava di anziani che stavano facendo rientro ad Alberobello, c'erano diversi miei zii nello stesso pullman e altri nel secondo pullman! Dei 41 anziani, due morirono nei giorni e nelle settimane successive a quel terribile incidente, esattamente un mese dopo morì l'altra mia zia! In quell'incidente fu portata via in elicottero, è quella la scena che mi è rimasta impressa, oltre all'ultimo saluto fatto quando era ricoverata a Chieti! Ricordo un po' tutto, la telefonata, cosa stavo dipingendo, il caldo, la confusione e poi le notizie ai tg...poi i nomi ...e lì ti sembra di essere in una scena di un film, che però all'improvviso diventa realtà! L'attesa, l'ansia, la disperazione, di chi lo ha vissuto in prima persona, di chi ha soccorso, di chi come noi parenti, lo abbiamo vissuto aspettando notizie...Son passati tanti anni, sono rimasti i ricordi, i sorrisi, le speranze, la voglia di spensieratezza di gente, che aveva voglia di vivere e godersi le terme e un po' di mare!. Un ricordo un po' triste, un evento, una tragedia, per non dimenticare.. per ricordare...
Stamattina 2 luglio prima vera mattinata di mare. C'eravamo già venuti due altre volte ma senza fare il bagno, fine maggio e primissimi di giugno, sicché “non conta”. Oggi messo ombrellone alle 07:21 (è una fissa, pianto l'ombrellone e guardo l'orologio, così, tanto per stabilire le cose) ed alle 07:24 già primo bagno (qui non ho guardato l'orologio, andate a fiducia). Acqua tiepida e calma, si è poi adombrata verso le dieci ma nulla di che. Stati in pace, letto, preso appunti, fatti altre due nuotatine. Ce n'era di bisogno di una mattinata così venuti via alle 11:04 (ho guardato l'orologio, sì) In giungo ci sono state le piacevoli vacanze in Francia. Visitato Mulhouse (NON si pronuncia MUL_AUS), Rouffach (evitabilissima ma a mia moglie piacciono le cattedrali gotiche e quindi… Rouffach, te la vuoi mica perdere), Eguisheim (turistica ma piacevole), Colmar (bellina, turistica, trovato un appartamento in pieno centro a due bicci (tosc. per buon prezzo), di seguito Strasburgo (bellina) ed infine Belfort (bella, a detta solo dagli abitanti). Qui una piccola fregatura: il Museo d'Arte era chiuso per restauri fino a settembre (note to ourself: nella pianificazione di una gita controllare che musei ci sono nella città, se hanno giorni di chiusura (vedi Strasburgo dove di un Museo con 3 declinazioni ne abbiamo potuto visitarne solo una perché ci siamo arrivati nel pomeriggio ed il giorno dopo era chiuso (se n'è visti altri ma quegli altri due no), gli orari di apertura ed infine se sono aperti o chiusi per qualsiasi motivo). A Belfort quindi solo un Museo “provvisorio” con alcune opere del Museo chiuso ma senza possibilità di fare foto (oh quella!). Così siamo poi andati a visitare “O Lione” che sovrasta la città, opera di Auguste Bartholdi che ha tra le altre cose disegnato e realizzato la Statua della Libertà che svetta a Liberty Island (struttura portante progettata da Gustave Eiffel, quello dell'omonima Torre). Di lui avevamo già visitato la sua casa ora museo a Colmar. Per il ritorno abbiamo fatto una bella tirata di 600 km per passare un pomeriggio ed una bella cena a Barcelonette e pernottare lì. C'eravamo passati per caso 2 anni fa di ritorno dalla Bretagna rientrando poi in Italia dal passo della Maddalena. Al rientro a casa erano arrivati “I Sardi”, figlio, nuora e nipotino che dopodomani fa 16 mesi e a fine novembre avrà un fratellino. Ci sono stati fino al 28 per poter festeggiare i 40 anni di mia figlia, compiuti il 27. Ora si lascia passare i grandi caldi e poi a settembre un'altra settimanetta in una Spa vicino a Salisburgo
NOVITÀ DI VENERDÌ 9/5/25.
NARRATIVA:
- LA LUCE LAGGIÙ di Sara Fruner (Neri Pozza). Un fotografo di fama internazionale perde il treno, e nell'attesa del successivo convoglio, passa in rassegna dolori, colpe, persone e avventure di una vita. Per saperne di più: scheda libro.
- LA NOTTE FA ANCORA PAURA di Fosca Navarra (Minimum Fax). Sette storie di donne in diverse epoche e in diversi angoli del mondo, accomunate da soprusi, prevaricazioni, schemi sociali che le vogliono diverse da come sono. Per saperne di più: scheda libro.
- Sempre Neri Pozza: VENTO FORZA 17 di Caroline Wahl. Ida lascia l'appartamento: deve ricominciare dopo il lutto. Sua sorella la aspetta ad Amburgo, ma il suo viaggio si trasforma in una fuga. Per saperne di più: scheda libro.
- LA SPOSA INCATENATA di Chaim Grade (Giuntina). Merl è una moglie fedele, ma il marito, partito per la guerra, è disperso da sedici anni. Se non ci sono prove della morte, la legge ebraica prescrive che solo un'autorizzazione rabbinica può svincolarla dal primo matrimonio. Comincia per Merl una sfida contro le convenzioni sociali, le stringenti regole dell'ortodossia ebraica, una comunità e una famiglia tradizionalista. Per saperne di più: scheda libro.
FANTASCIENZA:
- HIT PARADE DI LACRIME di Suzuki Izumi (Add Editore). Una raccolta di racconti (cinici, disturbanti, paradossali e surreali) che plasma e reinventa i concetti classici della fantascienza. Per saperne di più: scheda libro.
SAGGISTICA:
- COLAZIONE AL PARCO CON VIRGINIA WOOLF di Marta Perego (Vallardi). Sottotitolo: L'arte di innamorarsi dei libri. Un volume sul potere della grande letteratura, strumento di emancipazione e contemporaneamente di formazione. Per saperne di più: scheda libro.
- ROSE SELVATICHE di Marika Delin, fotografie di Karin Björkquist (Guido Tommasi). Le rose selvatiche sono le protagoniste di questo raffinato catalogo, che è anche un manuale di coltivazione (e ricettario, perché le rose sono anche commestibili): il volume illustra le famiglie principali delle 200 varietà esistenti: coltivazione, mantenimento, potatura, terreno, eccetera. Per saperne di più: scheda libro.
- NON SIAMO NUMERI a cura di Ahmed Alnaouq e Pam Bailey (Nutrimenti). Prefazione di Cecilia Strada. Un reportage collettivo che dà voce ai giovani di Gaza. 10 capitoli, uno per ogni anno dal 2015 ad oggi: testimonianze e racconti, intervallati da poesie, che esprimono il desiderio di poter vivere finalmente una vita normale, libera e pacifica. Si tratta della pubblicazione di una selezione di lavori dal progetto di narrazione giovanile We are not numbers, fondato da Pam Bailey dagli Stati Uniti e Ahmed Alnaouq da Gaza: dal 2015, grazie alla piattaforma dedicata Wann, i giovani palestinesi (alcuni di loro, nel frattempo, sono morti sotto i bombardamenti) raccontano l'impatto umano dell'occupazione e della guerra. Per saperne di più: scheda libro.
- WHISPERS OF TIME TAROT di Sonya Kulynyak (Lo Scarabeo). Confezione comprendente 78 tarocchi dal bordo dorato e libretto di istruzioni. Per saperne di più: scheda libro.
- RELOAD di Henrik Fexeus e Catharina Enblad (Sonzogno). Un manuale per migliorare la gestione del proprio tempo, recuperando energie e concentrazione. Per saperne di più: scheda libro
INFANZIA E RAGAZZI:
- ACQUARELLO MAGICO – LA FATTORIA di Alex Scheffler (Librido Gallucci). Basta il pennello bagnato con l'acqua, e le sagome bianche si colorano magicamente. Quando saranno asciutte, torneranno bianche e si potrà ricominciare. Con i disegni di Alex Scheffler, autore del Gruffalò e di Bastoncino. Età di lettura: dai 3 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- TRE ADORABILI CUCCIOLI di Claire Céline, illustrazioni di Ricard Anouk (Lapis). Zip, Zap e Zop sono tre cuccioli, nati in una caverna. Il problema è che non sanno a quale specie appartengono: pulcini? Coccodrilli? Uccellini? A ogni pagina un particolare viene svelato... fino alla soluzione finale! Età di lettura: dai 3 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- Per Franco Cosimo Panini, ecco altri due titoli della coppia Davide Calì e Benjamin Chaud, autori del divertentissimo NON HO FATTO I COMPITI PERCHÉ..., dedicati ai lettori dai 5 anni:
- IERI AL MUSEO MI È SUCCESSA UNA COSA PAZZESCA... (scheda libro): dinosauri da cui nascondersi, vulcani in eruzione, mandrie di bufali, mammut che avevano bisogno di una messa in piega... alla gita al museo è successo proprio di tutto!
- SONO ARRIVATO IN RITARDO PERCHÉ... (scheda libro): scimmioni giganti, diabolici ninja, invasioni aliene, stormi di anatre e greggi di pecore, il bigfoot e lo yeti... un catalogo di scuse incredibili (ed esilaranti) per giustificare il ritardo a scuola! Sarà tutto vero?
- TUTANKHAMON di Beatrice Bottet, illustrazioni di Dimitri Zegboro (Lapis). La storia a fumetti della più grande scoperta dell'egittologia: la tomba di Tutankhamon, l'unica trovata intatta. Età di lettura: dai 8 anni. Per saperne di più: scheda libro.
- LE SO TUTTE! di Sara Marcone, Beniamino Sidoti, illustrazioni di Francesco Fagnani (Lapis). Savannah e Maicol sono due amici per la pelle: Savannah è brillante, ha a cuore l'ambiente e sogna di salvare il mondo, mentre Maicol ha tante idee ma è sempre distratto e le sue risposte a scuola sono sempre buffe e strane. Un giorno, però, Maicol riceve un ciondolo che fornisce sempre le risposte esatte per qualsiasi domanda... cosa c'è dietro? Età di lettura: dai 9 anni. Per saperne di più: [scheda libro]8edizionilapis.it/libro/9791255….
- Ancora per Lapis: UN CIELO DI STELLE A CASACCIO di Nicola Brunialti. Tre ragazzi molto diversi tra loro imparano a conoscersi in un centro fisioterapico. Una storia di amicizia, primi amori, sport e immigrazione. Età di lettura: dai 10 anni. Per saperne di più: scheda libro.
In attesa
chi ti vedesse – ombra di te per niente in carne
porti le tue quattr’ossa in questo girare in tondo negli anfratti del possibile
una voce aspetti da tanto – in attesa di te ti chiami
11.6.25
. Flavio Almerighi da WP: Evochi con autentica delicatezza il senso di smarrimento esistenziale e l’attesa di un riconoscimento profondo: l’identità si dissolve nell’ombra e si ricompone in una voce che chiama, forse da dentro. Un girotondo fragile ma carico di voglia di esistere. .
Giordano Genghini nel gruppo 100 amiche e amici in Facebook: Ho apprezzato moltissimo, Felice, questa tua toccante e bellissima lirica, il cui filo conduttore è, secondo me, una concezione dell'amore che va oltre la vita e, sorretto dalla fede, attende che in qualche modo vi sia un ricongiungimento, oltre la morte, di coloro che si sono amati nella vita terrena (sublimi sono, a mio avviso, gli ultimi sei versi, che rappresentano ciò che più di tutto mi piace in questo componimento in versi: “porti le tue quattr'ossa / in questo girare in tondo / negli anfratti del possibile / una voce aspetti / da tanto – in attesa di te / ti chiami” Grazie per avere donato al gruppo e all’ammirazione di chi apprezza i post in esso condivisi – e, dunque, anche alla mia ammirazione – questa lirica amorosa straziante, eppure ricca di speranza...
Chris Robinson Brotherhood - BIg Moon Ritual (2012)
Che Chris Robinson fosse un inguaribile 'fricchettone' è un dato di fatto che ormai dovrebbe essere risaputo. Che fosse però così fricchettone ed anacronistico forse non se lo aspettava nessuno. Così, chiusa (temporaneamente, speriamo tutti) l'avventura dei Black Crowes, il frontman della Georgia si lancia anima e cuore in questa nuova avventura solista, realizzando il terzo disco della carriera lontano dal fratello Rich. Forse, però, non dovremmo neppure definirlo come un disco solista. Già dai due album del 2003 e del 2004 (l'altalenante New Earth mud e l'esaltante This Magnificent Distance) Robinson si era circondato di una vera e propria band, ribattezzata New Earth Mud, e non solamente da un gruppo di turnisti scelti per l'evenienza... rootshighway.it/recensioni/crb…
Ascolta: album.link/i/523824703
SALMO - 148
LODE ALLA GRANDEZZA DI DIO, SIGNORE DEL CREATO
1 Alleluia.
Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli.
2 Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, lodatelo, voi tutte, sue schiere.
3 Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle.
4 Lodatelo, cieli dei cieli, voi, acque al di sopra dei cieli.
5 Lodino il nome del Signore, perché al suo comando sono stati creati.
6 Li ha resi stabili nei secoli per sempre; ha fissato un decreto che non passerà.
7 Lodate il Signore dalla terra, mostri marini e voi tutti, abissi,
8 fuoco e grandine, neve e nebbia, vento di bufera che esegue la sua parola,
9 monti e voi tutte, colline, alberi da frutto e voi tutti, cedri,
10 voi, bestie e animali domestici, rettili e uccelli alati.
11 I re della terra e i popoli tutti, i governanti e i giudici della terra,
12 i giovani e le ragazze, i vecchi insieme ai bambini
13 lodino il nome del Signore, perché solo il suo nome è sublime: la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
14 Ha accresciuto la potenza del suo popolo. Egli è la lode per tutti i suoi fedeli, per i figli d'Israele, popolo a lui vicino.
Alleluia.
_________________Note
148,1 Inno che si esprime in un crescendo di lode alla grandezza di Dio, creatore e Signore dell’universo. Con questo salmo, la numerazione del testo ebraico e quella delle antiche versioni greca e latina coincidono nuovamente (vedi l’introduzione al paragrafo “L’origine”).
148,4 cieli dei cieli: la parte più elevata del cielo, dove si pensava fosse la dimora di Dio. Le acque al di sopra dei cieli sono quelle al di sopra del firmamento, dagli antichi ritenute il deposito delle piogge.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Dio creatore e signore dell'universo Inno
Il salmo è una lode solenne a Dio creatore e Signore dell'universo, da parte di tutte le creature animate e inanimate, del cielo e della terra, grandi e piccole, invitate a far parte di un unico grande coro. Come paralleli biblici, si deve considerare Gn 1,1-2,4a; Gb 38-39; Sir 43. L'inno di Dn 3,52-90 (LXX), più simile al Sal 148, in verità sembra essere un suo sviluppo midrascico tardivo. La datazione è bassa (IV sec.). Gli accenti nel TM sono per lo più 3 + 3. Come parallelo letterario profano, per il catalogo degli esseri e perfino per un certo ordine di successione, è più indicato la Sapienza di Amenemope, opera egiziana che ha avuto anche un probabile influsso su Gb 38-39 e Prv 22,17-23,14. Il Sal 148 si differenzia dalla struttura innica degli altri salmi simili per la posizione delle motivazioni introdotte da «perché» (kî).Queste infatti sono date solo alla fine di ogni parte delle due, in cui si divide il salmo, e senza sviluppi: vv. 5-6, e vv. 13-14a. La brevità delle motivazioni contrasta con l'ampio sviluppo degli invitatori delle due parti: vv. 1-4 e vv. 7-13a. La struttura binaria parallela ha come scenario il cielo da una parte e la terra dall'altra (v. 1 e v. 7a). Dal punto di vista stilistico l'autore fa ricorso a coppie antitetiche (merismi ed espressioni polari) come: cielo-terra, re-popoli, giovani-fanciulle, vecchi-ragazzi. Non rinuncia a qualche filone sapienziale. Il primo emistichio del v. 5 seguito da kî (= perché) è identico a quello del v. 13, formando così un'inclusione e chiudendo con le motivazioni le due parti parallele del salmo. Nel TM è presente la rima nei vv. 3-4 e il chiasmo nel v. 11. Ma in tutto il salmo le voci «cieli» e «terra» sono strutturate chiasticamente: «cieli» (vv. 1.4), «terra» (v. 11), «terra + cieli» (v. 13c). Il v. 14a e il v. 14bc forse sono un aggiunta tardiva, che attualizza il salmo. Per qualche autore il v. 14bc è addirittura il titolo del salmo seguente. È evidente che senza l'intero v. 14 il salmo, data l'inclusione chiastica di «terra» e «cieli», è più organico e strutturalmente più ordinato.
Divisione:
- vv. 1-6: I parte: lode dei cieli: a) vv. 1-4: invitatorio; b) vv. 5-6: motivazioni;
- vv. 7-14a: Il parte: lode della terra: a') vv. 7-13a: invitatorio; b) vv. 13b-14a: motivazioni;
- v. 14bc: appendice (aggiunta posteriore).
v. 2. «angeli»: sono i ministri di Dio (Sal 91,11; 103,20-21; 104,4b). La fede nell'esistenza negli angeli è entrata un po' tardi nella teologia ebraica, quando non poteva creare ostacoli per il rigido monoteismo. Dal punto di vista letterario e storico, la Bibbia circa la rappresentazione degli angeli è dipendente dalle concezioni del Vicino Oriente. «sue schiere»: alla lett. «suo esercito». L'espressione si può riferire, per la legge del parallelismo, agli stessi angeli del primo emistichio, ma destinati ad un altro ufficio, quello di difesa della divinità, come i cherubini babilonesi (cfr. Gn 3,24), e incaricati di realizzare il giudizio di Dio(2Mac 3,24ss.) sebbene partecipino anche alla liturgia celeste (Sal 29,1; 150,1; Tb 12,12-15). In Gn 2,1 e Is 40,26 le schiere del Signore sono le stelle (cfr. Bar 3,34-35; Gb 38,7) che costituiscono l'esercito di Dio. Ma qui non si possono identificare con esse, poiché le stelle sono nominate espressamente nel v. 3.
v. 4. «cieli dei cieli»: l'espressione è un superlativo semitico. Indica i penetrali più segreti della volta celeste, l'area stessa della presenza divina. «acque al di sopra dei cieli»: sono le «acque superiori», quelle al di sopra del firmamento secondo la cosmologia biblica (Gn 1,6-8).
vv. 5b-6. «disse e furono creati»: si sottolinea l'efficacia della parola autorevole di Dio (cfr. Sal 33,6.9). «li ha stabiliti per sempre... una legge diede e non passa»: il salmista afferma la stabilità e l'ordine provvidente della creazione. Dio attraverso le leggi costanti del cosmo impedisce che il creato ripiombi nel caos o nel nulla da cui l'aveva tratto (cfr. Gn 1,1-2,4a).
v. 7b. «mostri marini e voi tutti abissi»: i «mostri marini» (tannînîm) già sono stati menzionati nel Sal 74,13 e sono comuni nelle mitologie orientali. Gli «abissi» (tᵉhōmôt) indicano più propriamente «il mare» (cfr. Sal 107,26) l'oceano primordiale indicato di solito al singolare tehôm.
v. 8. «nebbia»: alla lett. «fumo» (qiṭor). «vento di bufera che obbedisce...»: il vento è visto come messaggero divino che obbedisce alla parola di Dio. Difatti aleggia sulle acque nella creazione (Gn 1,2), nella notte dell'esodo fa dividere il Mare dei Giunchi (Es 14,21), è strumento delle comunicazioni divine (Sal 104,4), è segno della presenza di Dio al profeta Elia (1Re 19,12-13).
v. 11 «I re della terra...»: il salmista, nell'ambito del riferimento all'uomo (vv. 11-12), segue la via gerarchica discendente come nella prima parte, ove è partito dagli angeli (v. 2). Tutti i vocaboli del versetto sono in sostanza sinonimi per indicare le autorità costituite.
v. 12 «i giovani e le fanciulle...»: queste due coppie antitetiche «giovani-fanciulle» e «vecchi-ragazzi» si riferiscono a tutta l'umanità senza differenza di età e di sesso.
v. 14a. «la potenza del suo popolo»: lett.: «il corno» del suo popolo. Il corno (qeren) è simbolo di potenza (Sal 18,3; 75,11; 132,17).
v. 14c. «che egli ama»: alla lett.: «a lui vicino». L'espressione qᵉrobô può intendersi sia in senso soggettivo che in senso oggettivo. Può esprimere sia la vicinanza del popolo al Signore, sia quella del Signore al suo popolo per effetto dell'alleanza (Dt 4,7).
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)