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Avoid Committing These Mistakes During Kitchen Remodeling


It's hard to neglect the shortcomings in your kitchen once you realize it. These flaws distract you from cooking and even slump your interest. A definitive way to rekindle your fading interest is kitchen remodeling Overland Park. The process can be exciting and pretty troubling. Kitchen remodeling is a rectification process, but you can make mistakes even during a remodeling project. Here are the prevalent kitchen remodeling mistakes you must prevent.

Poor Lighting and Ventilation:

You will regret it more later if you do not emphasize proper lighting and ventilation. Kitchen remodeling should address every realized and unrealized concern. Highlight ventilation and lighting during the consultation.

Try to restore natural lighting and ventilation elements for energy consumption. Additionally, these natural elements will keep your kitchen moderately cold and warm, even during power cuts. It will make your cooking experience more streamlined.

Underestimating Kitchen Station Space:

The kitchen counter will be a platform where you work on primary kitchen tasks. Considering an optimal shape and precise dimensions for the kitchen counter is essential. Make sure to have enough space after stove installation for chopping, storing, and placing appliances.

Most homeowners and residents ask for a smaller workstation during kitchen remodeling Prairie Village to save space, but later regret it. If you are asking for a slimmer kitchen counter, stop right there.

Design Discrepancies:

Sometimes, shrewdness ruins everything. The obstinacy to have everything in the kitchen without considering space availability can lead to disaster.

Kitchen remodeling requires methodical designing. You'd not want the cabinet doors to bump into each other or have a cluttered kitchen. You should ask the contractor to look into the discrepancies in the design and correct them immediately.

The Key Point:

Kitchen remodeling requires thorough considerations. It may be tricky without an expert's assistance. Therefore, everyone recommends connecting to a seasoned remodeling contractor.

Consulting a professional will address major and minor concerns and inconveniences. Kitchen remodeling designs must involve every practical and visual factor expected. Contractors can add your requirements to the plan and even introduce you to upgraded versions of the solutions.

About KC Home Solutions:

KC Home Solutions is one service that can end all your concerns. The company offers incredible kitchen remodeling Leawood services. You can eliminate shortcomings from your kitchen and replace them with efficient solutions. You can add convenience to the kitchen and ensure a tremendous upgrade of the space. So, connect to this service now.

Find more details at kchomesolutions.com/

Original Source: bit.ly/4mOi6nq


noblogo.org/renosgroup/h1avoid…



The National - Hight Violet (2010)


immagine

High Violet è il quinto album in studio dei The National, pubblicato il 10 maggio 2010 in Europa e l'11 maggio 2010 in Nord America tramite 4AD. La band ha prodotto l'album da sola, assistita da Peter Katis con cui aveva lavorato ai precedenti album Alligator e Boxer nel loro studio a Brooklyn, New York, e nei Tarquin Studios di Katis a Bridgeport, Connecticut. La scultura sulla copertina dell'album è stata creata dall'artista Mark Fox e si chiama The Binding Force. Un'edizione ampliata di High Violet è stata pubblicata tramite la 4AD il 22 novembre 2010. La ristampa include l'album standard da 11 tracce insieme a un nuovo disco bonus, con le tracce inedite “You Were a Kindness” e “Wake Up Your Saints” così come versioni alternative, lati B e registrazioni dal vivo.


Ascolta: album.link/i/368054407



noblogo.org/available/the-nati…


The National - Hight Violet (2010)


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High Violet è il quinto album in studio dei The National, pubblicato il 10 maggio 2010 in Europa e l'11 maggio 2010 in Nord America tramite 4AD. La band ha prodotto l'album da sola, assistita da Peter Katis con cui aveva lavorato ai precedenti album Alligator e Boxer nel loro studio a Brooklyn, New York, e nei Tarquin Studios di Katis a Bridgeport, Connecticut. La scultura sulla copertina dell'album è stata creata dall'artista Mark Fox e si chiama The Binding Force. Un'edizione ampliata di High Violet è stata pubblicata tramite la 4AD il 22 novembre 2010. La ristampa include l'album standard da 11 tracce insieme a un nuovo disco bonus, con le tracce inedite “You Were a Kindness” e “Wake Up Your Saints” così come versioni alternative, lati B e registrazioni dal vivo.


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The Importance of Installing Cameras in Childcare Centers


Childcare centers play a vital role in a child's early development, making safety and security top priorities for parents. When choosing a daycare cameras facility, parents seek reassurance that their children are in a safe, well-monitored environment. One key factor they consider is the presence of live-streaming cameras.

Enhancing Child Safety


Accidents and unforeseen incidents can occur at any time. Installing live-streaming cameras throughout the facility helps ensure a safer environment for children by allowing continuous monitoring of classrooms and common areas.

Live monitoring can help deter unauthorized access and assist staff in responding quickly to any incidents, providing parents with added peace of mind that their child’s well-being is a priority.

Supporting Educators in the Classroom


Childcare providers and teachers work hard to create a nurturing and engaging environment for young children. Live-streaming cameras offer an additional layer of support by allowing administrators and staff to observe classroom dynamics in real time.

This real-time visibility helps ensure that educators have the resources they need to provide quality care and maintain a positive learning atmosphere. It also fosters collaboration between staff and parents, reinforcing trust and transparency in the childcare setting.

Providing Parents with Peace of Mind


Beyond safety, live-streaming cameras offer additional benefits, particularly for parents. Advanced streaming technology enables parents to access real-time video of their child’s activities throughout the day.

This access fosters a stronger connection between parents, teachers, and children by providing real-time insights into learning and development. Parents can observe their child’s progress, recognize their interests, and remain involved in their early education, even from a distance.

About ZOOMiN LIVE


ZOOMiN LIVE is a leading platform that provides live-streaming video services for childcare cameras and daycare centers. With secure access to designated cameras, parents can stay connected with their child’s daily experiences, ensuring they are in a safe and nurturing environment.

Learn more atzoominlive.com/ZOOMiN LIVE.

Original Source: bit.ly/4i3jFtX


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SALMO - 119 (118)


MEDITAZIONE SULLA LEGGE DEL SIGNORE

אAlef 1 Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore.

2 Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore.

3 Non commette certo ingiustizie e cammina nelle sue vie.

4 Tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati interamente.

5 Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti.

6 Non dovrò allora vergognarmi, se avrò considerato tutti i tuoi comandi.

7 Ti loderò con cuore sincero, quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.

8 Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai.

בBet 9 Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Osservando la tua parola.

10 Con tutto il mio cuore ti cerco: non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

11 Ripongo nel cuore la tua promessa per non peccare contro di te.

12 Benedetto sei tu, Signore: insegnami i tuoi decreti.

13 Con le mie labbra ho raccontato tutti i giudizi della tua bocca.

14 Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia, più che in tutte le ricchezze.

15 Voglio meditare i tuoi precetti, considerare le tue vie.

16 Nei tuoi decreti è la mia delizia, non dimenticherò la tua parola.

גGhimel 17 Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita, osserverò la tua parola.

18 Aprimi gli occhi perché io consideri le meraviglie della tua legge.

19 Forestiero sono qui sulla terra: non nascondermi i tuoi comandi.

20 Io mi consumo nel desiderio dei tuoi giudizi in ogni momento.

21 Tu minacci gli orgogliosi, i maledetti, che deviano dai tuoi comandi.

22 Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho custodito i tuoi insegnamenti.

23 Anche se i potenti siedono e mi calunniano, il tuo servo medita i tuoi decreti.

24 I tuoi insegnamenti sono la mia delizia: sono essi i miei consiglieri.

דDalet 25 La mia vita è incollata alla polvere: fammi vivere secondo la tua parola.

26 Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto; insegnami i tuoi decreti.

27 Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò le tue meraviglie.

28 Io piango lacrime di tristezza; fammi rialzare secondo la tua parola.

29 Tieni lontana da me la via della menzogna, donami la grazia della tua legge.

30 Ho scelto la via della fedeltà, mi sono proposto i tuoi giudizi.

31 Ho aderito ai tuoi insegnamenti: Signore, che io non debba vergognarmi.

32 Corro sulla via dei tuoi comandi, perché hai allargato il mio cuore.

הHe 33 Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti e la custodirò sino alla fine.

34 Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore.

35 Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perché in essi è la mia felicità.

36 Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso il guadagno.

37 Distogli i miei occhi dal guardare cose vane, fammi vivere nella tua via.

38 Con il tuo servo mantieni la tua promessa, perché di te si abbia timore.

39 Allontana l’insulto che mi sgomenta, poiché i tuoi giudizi sono buoni.

40 Ecco, desidero i tuoi precetti: fammi vivere nella tua giustizia.

וVau 41 Venga a me, Signore, il tuo amore, la tua salvezza secondo la tua promessa.

42 A chi mi insulta darò una risposta, perché ho fiducia nella tua parola.

43 Non togliere dalla mia bocca la parola vera, perché spero nei tuoi giudizi.

44 Osserverò continuamente la tua legge, in eterno, per sempre.

45 Camminerò in un luogo spazioso, perché ho ricercato i tuoi precetti.

46 Davanti ai re parlerò dei tuoi insegnamenti e non dovrò vergognarmi.

47 La mia delizia sarà nei tuoi comandi, che io amo.

48 Alzerò le mani verso i tuoi comandi che amo, mediterò i tuoi decreti.

זZain 49 Ricòrdati della parola detta al tuo servo, con la quale mi hai dato speranza.

50 Questo mi consola nella mia miseria: la tua promessa mi fa vivere.

51 Gli orgogliosi mi insultano aspramente, ma io non mi allontano dalla tua legge.

52 Ricordo i tuoi eterni giudizi, o Signore, e ne sono consolato.

53 Mi ha invaso il furore contro i malvagi che abbandonano la tua legge.

54 I tuoi decreti sono il mio canto nella dimora del mio esilio.

55 Nella notte ricordo il tuo nome, Signore, e osservo la tua legge.

56 Tutto questo mi accade perché ho custodito i tuoi precetti.

חHet 57 La mia parte è il Signore: ho deciso di osservare le tue parole.

58 Con tutto il cuore ho placato il tuo volto: abbi pietà di me secondo la tua promessa.

59 Ho esaminato le mie vie, ho rivolto i miei piedi verso i tuoi insegnamenti.

60 Mi affretto e non voglio tardare a osservare i tuoi comandi.

61 I lacci dei malvagi mi hanno avvolto: non ho dimenticato la tua legge.

62 Nel cuore della notte mi alzo a renderti grazie per i tuoi giusti giudizi.

63 Sono amico di coloro che ti temono e osservano i tuoi precetti.

64 Del tuo amore, Signore, è piena la terra; insegnami i tuoi decreti.

טTet 65 Hai fatto del bene al tuo servo, secondo la tua parola, Signore.

66 Insegnami il gusto del bene e la conoscenza, perché ho fiducia nei tuoi comandi.

67 Prima di essere umiliato andavo errando, ma ora osservo la tua promessa.

68 Tu sei buono e fai il bene: insegnami i tuoi decreti.

69 Gli orgogliosi mi hanno coperto di menzogne, ma io con tutto il cuore custodisco i tuoi precetti.

70 Insensibile come il grasso è il loro cuore: nella tua legge io trovo la mia delizia.

71 Bene per me se sono stato umiliato, perché impari i tuoi decreti.

72 Bene per me è la legge della tua bocca, più di mille pezzi d’oro e d’argento.

יIod 73 Le tue mani mi hanno fatto e plasmato: fammi capire e imparerò i tuoi comandi.

74 Quelli che ti temono al vedermi avranno gioia, perché spero nella tua parola.

75 Signore, io so che i tuoi giudizi sono giusti e con ragione mi hai umiliato.

76 Il tuo amore sia la mia consolazione, secondo la promessa fatta al tuo servo.

77 Venga a me la tua misericordia e io avrò vita, perché la tua legge è la mia delizia.

78 Si vergognino gli orgogliosi che mi opprimono con menzogne: io mediterò i tuoi precetti.

79 Si volgano a me quelli che ti temono e che conoscono i tuoi insegnamenti.

80 Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti, perché non debba vergognarmi.

כCaf 81 Mi consumo nell’attesa della tua salvezza, spero nella tua parola.

82 Si consumano i miei occhi per la tua promessa, dicendo: «Quando mi darai conforto?».

83 Io sono come un otre esposto al fumo, non dimentico i tuoi decreti.

84 Quanti saranno i giorni del tuo servo? Quando terrai il giudizio contro i miei persecutori?

85 Mi hanno scavato fosse gli orgogliosi, che non seguono la tua legge.

86 Fedeli sono tutti i tuoi comandi. A torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto!

87 Per poco non mi hanno fatto sparire dalla terra, ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.

88 Secondo il tuo amore fammi vivere e osserverò l’insegnamento della tua bocca.

לLamed 89 Per sempre, o Signore, la tua parola è stabile nei cieli.

90 La tua fedeltà di generazione in generazione; hai fondato la terra ed essa è salda.

91 Per i tuoi giudizi tutto è stabile fino ad oggi, perché ogni cosa è al tuo servizio.

92 Se la tua legge non fosse la mia delizia, davvero morirei nella mia miseria.

93 Mai dimenticherò i tuoi precetti, perché con essi tu mi fai vivere.

94 Io sono tuo: salvami, perché ho ricercato i tuoi precetti.

95 I malvagi sperano di rovinarmi; io presto attenzione ai tuoi insegnamenti.

96 Di ogni cosa perfetta ho visto il confine: l’ampiezza dei tuoi comandi è infinita.

מMem 97 Quanto amo la tua legge! La medito tutto il giorno.

98 Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici, perché esso è sempre con me.

99 Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti.

100 Ho più intelligenza degli anziani, perché custodisco i tuoi precetti.

101 Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero, per osservare la tua parola.

102 Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu a istruirmi.

103 Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca.

104 I tuoi precetti mi danno intelligenza, perciò odio ogni falso sentiero.

נNun 105 Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino.

106 Ho giurato, e lo confermo, di osservare i tuoi giusti giudizi.

107 Sono tanto umiliato, Signore: dammi vita secondo la tua parola.

108 Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi.

109 La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge.

110 I malvagi mi hanno teso un tranello, ma io non ho deviato dai tuoi precetti.

111 Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, perché sono essi la gioia del mio cuore.

112 Ho piegato il mio cuore a compiere i tuoi decreti, in eterno, senza fine.

סSamec 113 Odio chi ha il cuore diviso; io invece amo la tua legge.

114 Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella tua parola.

115 Allontanatevi da me, o malvagi: voglio custodire i comandi del mio Dio.

116 Sostienimi secondo la tua promessa e avrò vita, non deludere la mia speranza.

117 Aiutami e sarò salvo, non perderò mai di vista i tuoi decreti.

118 Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti, perché menzogne sono i suoi pensieri.

119 Tu consideri scorie tutti i malvagi della terra, perciò amo i tuoi insegnamenti.

120 Per paura di te la mia pelle rabbrividisce: io temo i tuoi giudizi.

עAin 121 Ho agito secondo giudizio e giustizia; non abbandonarmi ai miei oppressori.

122 Assicura il bene al tuo servo; non mi opprimano gli orgogliosi.

123 I miei occhi si consumano nell’attesa della tua salvezza e per la promessa della tua giustizia.

124 Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore e insegnami i tuoi decreti.

125 Io sono tuo servo: fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti.

126 È tempo che tu agisca, Signore: hanno infranto la tua legge.

127 Perciò amo i tuoi comandi, più dell’oro, dell’oro più fino.

128 Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti e odio ogni falso sentiero.

פPe 129 Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti: per questo li custodisco.

130 La rivelazione delle tue parole illumina, dona intelligenza ai semplici.

131 Apro anelante la mia bocca, perché ho sete dei tuoi comandi.

132 Volgiti a me e abbi pietà, con il giudizio che riservi a chi ama il tuo nome.

133 Rendi saldi i miei passi secondo la tua promessa e non permettere che mi domini alcun male.

134 Riscattami dall’oppressione dell’uomo e osserverò i tuoi precetti.

135 Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo e insegnami i tuoi decreti.

136 Torrenti di lacrime scorrono dai miei occhi, perché non si osserva la tua legge.

צSade 137 Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi.

138 Con giustizia hai promulgato i tuoi insegnamenti e con grande fedeltà.

139 Uno zelo ardente mi consuma, perché i miei avversari dimenticano le tue parole.

140 Limpida e pura è la tua promessa e il tuo servo la ama.

141 Io sono piccolo e disprezzato: non dimentico i tuoi precetti.

142 La tua giustizia è giustizia eterna e la tua legge è verità.

143 Angoscia e affanno mi hanno colto: i tuoi comandi sono la mia delizia.

144 Giustizia eterna sono i tuoi insegnamenti: fammi comprendere e avrò la vita.

קKof 145 Invoco con tutto il cuore: Signore, rispondimi; custodirò i tuoi decreti.

146 Io t’invoco: salvami e osserverò i tuoi insegnamenti.

147 Precedo l’aurora e grido aiuto, spero nelle tue parole.

148 I miei occhi precedono il mattino, per meditare sulla tua promessa.

149 Ascolta la mia voce, secondo il tuo amore; Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.

150 Si avvicinano quelli che seguono il male: sono lontani dalla tua legge.

151 Tu, Signore, sei vicino; tutti i tuoi comandi sono verità.

152 Da tempo lo so: i tuoi insegnamenti li hai stabiliti per sempre.

רRes 153 Vedi la mia miseria e liberami, perché non ho dimenticato la tua legge.

154 Difendi la mia causa e riscattami, secondo la tua promessa fammi vivere.

155 Lontana dai malvagi è la salvezza, perché essi non ricercano i tuoi decreti.

156 Grande è la tua tenerezza, Signore: fammi vivere secondo i tuoi giudizi.

157 Molti mi perseguitano e mi affliggono, ma io non abbandono i tuoi insegnamenti.

158 Ho visto i traditori e ne ho provato ribrezzo, perché non osservano la tua promessa.

159 Vedi che io amo i tuoi precetti: Signore, secondo il tuo amore dammi vita.

160 La verità è fondamento della tua parola, ogni tuo giusto giudizio dura in eterno.

שSin 161 I potenti mi perseguitano senza motivo, ma il mio cuore teme solo le tue parole.

162 Io gioisco per la tua promessa, come chi trova un grande bottino.

163 Odio la menzogna e la detesto, amo la tua legge.

164 Sette volte al giorno io ti lodo, per i tuoi giusti giudizi.

165 Grande pace per chi ama la tua legge: nel suo cammino non trova inciampo.

166 Aspetto da te la salvezza, Signore, e metto in pratica i tuoi comandi.

167 Io osservo i tuoi insegnamenti e li amo intensamente.

168 Osservo i tuoi precetti e i tuoi insegnamenti: davanti a te sono tutte le mie vie.

תTau 169 Giunga il mio grido davanti a te, Signore, fammi comprendere secondo la tua parola.

170 Venga davanti a te la mia supplica, liberami secondo la tua promessa.

171 Sgorghi dalle mie labbra la tua lode, perché mi insegni i tuoi decreti.

172 La mia lingua canti la tua promessa, perché tutti i tuoi comandi sono giustizia.

173 Mi venga in aiuto la tua mano, perché ho scelto i tuoi precetti.

174 Desidero la tua salvezza, Signore, e la tua legge è la mia delizia.

175 Che io possa vivere e darti lode: mi aiutino i tuoi giudizi.

176 Mi sono perso come pecora smarrita; cerca il tuo servo: non ho dimenticato i tuoi comandi.

_________________Note

119,1 La più estesa composizione del Salterio è racchiusa in queste 22 strofe, quante sono le lettere dell’alfabeto ebraico, le quali, nel loro ordine di successione, contraddistinguono le singole strofe e le iniziali dei singoli versetti che le compongono (ognuna delle 22 strofe è formata da otto versetti). L’uso di questa tecnica compositiva probabilmente aveva lo scopo di favorire, nel fedele, l’apprendimento mnemonico (vedi anche nota a Sal 9). La legge non è intesa come un insieme di prescrizioni, ma come la rivelazione che Dio fa di se stesso e della sua volontà, come la parola di Dio che illumina e salva, alimenta e guida tutta l’esistenza dell’uomo. Ciò spiega la varietà dei vocaboli usati per designare quella realtà così profonda che il termine legge esprime: insegnamenti, decreti, comandi, giusti giudizi, promessa, precetti, parole, ordini, comandamenti, via, via della giustizia, alleanza, giudizi.

119,48 Alzerò le mani: gesto di preghiera.

119,83 come un otre esposto al fumo: probabilmente l’immagine si riferisce agli otri appesi che si deterioravano per il fumo che saliva dal focolare.

119,164 Sette: simbolo di pienezza; denota qui una preghiera intensa e continua.

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Approfondimenti


La legge fonte di gioia e di pace Salmo sapienziale (d'ispirazione deuteronomica, + motivi di lamentazione, di supplica e innici)

Il salmo è stato classificato da alcuni come “lamentazione individuale”, per i vari motivi di supplica di liberazione dai nemici che vi si trovano (vv. 23.42 ecc.). Il carme è l'acrostico alfabetico più lungo di tutto il salterio con i suoi 176 versetti. E formato da 22 ottonari (strofe). Gli otto versi che compongono un singolo ottonario iniziano con l'identica lettera assegnata all'intera strofa. L'autore mostra così la sua profonda conoscenza della lingua ebraica, la sua virtuosità e abilità nel maneggiarla. È ispirato al Deuteronomio per il suo contenuto e a Geremia per il carattere interiore e spirituale della legge vista come espressione dell'alleanza (cfr. Ger 31,31-34; Ez 36,25-27). Il metro nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). Il salmo è stato giudicato sin dall'antichità in senso positivo e in senso negativo. Per Agostino «contiene una profondità accessibile a pochi». Per la sua quasi interminabile lunghezza è paragonabile a un canto che riecheggia i suoi motivi quasi all'infinito. È la torah, parola di Dio che agisce e che salva, al centro del carme, come nel Sal 1 e 19. Essa richiede una risposta gioiosa e un'adesione completa e incondizionata. Il discorso ruota intorno a un ottonario lessicale di base che si ritrova al completo o quasi in tutte le strofe: legge (torah), parola (dābār), testimonianza (‘edût/‘edâ), giudizio (mišpāṭ), detto (’imrâ), decreto (ḥôq), precetti (piqqûdim), comando (miṣwâ). La composizione del carme risale al postesilio. Il campo semantico e simbolico è spaziale, temporale, antropologico, teologico, somatico e psicologico.

vv. 1-2. «Beato l'uomo... Beato chi..»: il salmo inizia con una doppia beatitudine, che è come il portale d'ingresso di tutto il carme, cfr. Sal 1,1; 15,2; 112,1. Questi due versetti condensano la tematica essenziale del salmo: la gioia (beatitudine), data dalla osservanza della legge, dalla fedeltà e dalla ricerca continua, spassionata con tutto l'essere («con tutto il cuore»), e il simbolo della «via» perfetta (la legge). «di integra condotta»: lett. «gli integri di via».

v. 14. «più che in ogni altro bene»: cfr. Prv 2,4.

v. 19. «Io sono straniero...»: cfr. Sal 39,13.

v. 21. «maledetto...»: sono maledetti coloro che non rispettano gli impegni dell'alleanza, ma benedetti coloro che sono fedeli, cfr. Dt 28,1-4.

v. 36. «la sete del guadagno»: è la brama disordinata del guadagno, della ricchezza, che allontana da Dio.

v. 37. «cose vane»: sono gli idoli così chiamati dai profeti, cfr. Sal 24,4; 101,3.

**v. 44. «per sempre, nei secoli, in eterno»: è un'iperbole. Sottolinea il fermo proposito dell'orante di osservare sempre la legge del Signore.

v. 48. «Alzerò le mani...»: è un gesto di preghiera. Qui l'orante alza le mani verso i precetti del Signore, che personificano Dio stesso, pronto a accoglierli dalla sua bocca e praticarli (Sal 28,2; 42,9; 63,7-9; 73,28; Lam 3,41).

v. 57. «La mia sorte...»: il salmista si esprime come un levita (cfr. Sal 16,5; 73,26), la cui eredità era il Signore (Nm 18,20; Dt 10,9).

v. 61. «I lacci degli empi...»: per l'espressione cfr. Sal 18,6; 116,3.

v. 64. «Del tuo amore...»: è citato il Sal 33,5.

v. 65. «Hai fatto il bene...»: il Signore ha fatto il «bene» perché egli è «buono» e «fa il bene» (v. 68).

v. 67. «Prima di essere umiliato andavo errando, ma ora osservo la tua parola»: il tema ritorna nei vv. 71.75.141. L'orante avverte di aver percorso in modo personale l'itinerario dell'esodo del suo popolo, cfr. Dt 8,2; Ger 31,18; Os 6,1.

v. 72. «d'oro e d'argento»: la legge di Dio, come la sapienza, vale più di ogni metallo prezioso, cfr. Pr 3,14; 8,10-11.19; 16,16.

v. 73. «Le tue mani mi hanno fatto e plasmato»: con un antropomorfismo si evocano le mani di Dio, che come un vasaio ha creato e plasmato l'uomo, cfr. Gn 2,7.

v. 83. «come un otre esposto al fumo»: con quest'immagine pittoresca l'orante descrive il suo stato di estrema gravità, fisica e spirituale, cfr. Gb 30,30. Sull'interpretazione esatta dell'immagine non c'è consenso.

v. 91. «ogni cosa è al tuo servizio»: tutta la creazione esegue gli ordini di Dio, mentre nel Sal 104,4 erano solo i venti.

v. 94. «Io sono tuo: salvami»: il salmista appartiene a Dio perché inserito nell'alleanza del suo popolo con lui.

v. 98. «mi fa più saggio...»: cfr. Dt 4,5-6; Sir 6,37.

v. 108. «le offerte delle mie labbra»: sono i sacrifici spirituali della lode divina, cfr. Os 14,3; Sal 50,14.23; 51,19; 141,2; Sir 35,1.

v. 113. «incostanti»: è una traduzione congetturale dell'hapax sē‘apîm, che descrive gli empi.

v. 129. «la tua alleanza»: lett. «i tuoi precetti».

v. 131. «Apro anelante la bocca...»: l'espressione plastica indica l'attesa. Come la terra assetata si spacca in attesa della pioggia, così il salmista mostra il suo desiderio ardente della parola di Dio, cfr. Sal 81,11; Am 8,11; Gb 29,23.

v. 135. «Fa' risplendere il volto...»: cfr. Sal 4,7; 31,17; 42,2-3; 63,2; 67,2; 80,4 e la “benedizione sacerdotale” di Nm 6,25-26.

v. 136. «Fiumi di lacrime...»: è un'iperbole di derivazione geremiana, cfr. Ger 8,23; 9,17; 13,17; 14,17; Lam 1,16; 3,48. Il salmista si dispiace fino al pianto a dirotto per il peccato di chi non osserva la legge. Egli si sente davvero coinvolto nell'amore della legge e per Dio che l'ha donata.

v. 145. «con tutto il cuore»: è un'espressione che ricorre spesso in questo salmo, cfr. vv. 2.10.34.58.69...145.

v. 147. «Precedo l'aurora e grido aiuto»: all'alba si attendeva l'aiuto divino, cfr. Sal 17,15; 130,6.

v. 148. «prevengono le veglie...»: si riferisce alla preghiera notturna nel tempio, detta “incubazione sacra”.

v. 151. «Ma tu, Signore, sei vicino»: il salmista esprime la convinzione d'Israele di avere Dio vicino in senso assoluto. Egli è infatti l'Emmanuele (= Dio con noi) (Is 7,14).

v. 160. «La verità è principio della tua parola»: si enuncia un'affermazione generale. Il vocabolo rō’š (= capo, principio) significa anche «l'elemento essenziale... la cosa più importante...» (cfr. Sal 141,5; Es 30,23; Am 6,6; Qo 9,8). Perciò per il salmista è la verità-fedeltà (’emet) l'essenza della legge. Ci si richiama quindi al concetto di alleanza.

v. 162. «come uno che trova grande tesoro»: l'immagine è di origine bellica e evidenzia la gioia istintiva della vittoria militare (cfr. Sal 68,13; Is 9,2; 53,12; 2Sam 1,24).

v. 164. «Sette volte al giorno io ti lodo»: per i simbolismo del numero «sette» che indica completezza, totalità, perfezione, l'espressione denota una preghiera continua (cfr. Gn 4,15; 1Sam 2,5; Prv 24,16; Sal 12,7; 79,12; Mt 18,21). La tradizione cristiana ha assunto alla lettera l'espressione nel dividere la preghiera ufficiale della Chiesa della Liturgia delle Ore nelle sette “ore” canoniche.

v. 176. «Come pecora smarrita»: è una professione di umiltà. Il salmista si è dichiarato nel salmo sempre ligio all'osservanza della legge, nonostante i pericoli e i numerosi nemici denigratori, ma la vita, comportando sempre dei rischi di smarrirsi, necessita del buon pastore che guidi e segua con amore il suo gregge (Sal 23; Ez 34,22).

Nel NT molti dei titoli e simboli riferiti in questo salmo alla legge sono attribuiti a Cristo in persona. Gesù è la parola incarnata che illumina ogni uomo (Gv 1,1-18) ed è l'ultima e definitiva (Eb 1,1-4).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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IL REPORT DELL'AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE CONTRO DROGA E CRIMINE SULLE ATTIVITA' DEL 2024


Maggio, tempo di relazioni sulle attività svolte l'anno precedente. Non sfugge #UNODC (“United Nations Office on Drugs and Crime” in italiano “Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine”, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di traffico di droga, criminalità organizzata, la corruzione e il terrorismo) che ha rilasciato il suo report sul 2024 (il documento [en] è reperibile qui unodc.org/documents/AnnualRepo…). Viene evidenziato un fatto importante del 2024: con l'adesione di Saint Kitts e Nevis, l'UNCAC conta ora 191 Parti, dimostrando la sua importanza e rilevanza a livello globale.

LE DROGHE


Sul fronte delle droghe, il Rapporto descrive gli sforzi dell'UNODC nel 2024 per affrontare la questione a livello globale, concentrandosi su vari aspetti: droghe sintetiche: L'UNODC si è attivato per contrastare le droghe sintetiche lanciando strumenti tecnologici come l'app Clandestine Laboratory Investigation Platform, espandendo risorse informative (UN Toolkit), formando personale (ufficiali di prima linea) e monitorando le nuove sostanze in tutto il mondo. Trattamento degli disturbi legati agli stimolanti: Insieme a WHO ed EUDA, l'UNODC ha avviato un'iniziativa (#ScaleUp) per promuovere la ricerca e trovare soluzioni scalabili per il trattamento delle persone con disturbi legati all'uso di stimolanti, cercando di colmare una lacuna importante nell'assistenza. Potenziamento dei servizi legati all'uso di droghe: L'UNODC ha lavorato per migliorare la prevenzione, il trattamento e l'assistenza per l'uso di droghe in numerosi Paesi, raggiungendo decine di migliaia di persone con programmi di prevenzione e supporto, formando professionisti e facilitando l'accesso a farmaci controllati in modo sicuro. Prevenzione rivolta ai giovani: Sono state lanciate due nuove iniziative specifiche per i giovani: CHAMPS, che mira a rafforzare la resilienza dei bambini e ragazzi, e Friends in Focus, che coinvolge giovani leader per sessioni di prevenzione tra pari. Monitoraggio delle coltivazioni: L'UNODC ha continuato a monitorare le coltivazioni di coca e oppio nelle regioni chiave, evidenziando un aumento nella coltivazione di coca e nella produzione potenziale di cocaina in Colombia, e, nonostante una riduzione in Myanmar, il Paese è diventato il principale produttore di oppio nel 2024 a seguito del divieto in Afghanistan.


CRIMINALITA' ORGANIZZATA


La criminalità organizzata, sfruttando le debolezze a livello globale, rappresenta una grave minaccia che destabilizza le società e ostacola lo sviluppo. Questa minaccia, operando oltre i confini e utilizzando la tecnologia, è troppo complessa per essere affrontata da un singolo Paese.

L'UNODC ha un ruolo centrale nel supportare gli Stati membri nella lotta contro la criminalità organizzata transnazionale. Lo fa principalmente in questi modi:

Promuovendo l'adesione alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il Crimine Organizzato Transnazionale (UNTOC) e ai suoi Protocolli, che sono strumenti giuridici fondamentali. Aiutando i Paesi a implementare in modo efficace e coerente queste normative, anche attraverso il meccanismo di revisione (UNTOC Review Mechanism). Fornendo supporto legislativo, aiutando i Paesi a creare leggi adeguate. Costruendo capacità, formando personale e istituzioni per essere più efficaci. Facilitando la cooperazione a livello regionale e internazionale tra i diversi Paesi. L'ambito d'azione dell'UNODC in questo contesto è ampio e include la lotta contro vari tipi di crimini, come il cybercrime, il traffico di persone, il contrabbando di migranti, il traffico di armi e droga, oltre a crimini emergenti come le frodi organizzate.


CORRUZIONE E CRIMINI ECONOMICI


La corruzione e i crimini economici hanno conseguenze enormi e dannose che si ripercuotono su ogni settore. Questi comportamenti illeciti si manifestano ovunque: nelle istituzioni pubbliche, nelle aziende private, nella sanità, nello sport, e persino in ambiti come la protezione della fauna selvatica, dell'ambiente e la sicurezza alimentare. Le situazioni di conflitto e fragilità sono particolarmente esposte a questo problema. L'UNODC supporta gli Stati nel trasformare gli impegni presi con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (UNCAC) in azioni concrete. L'UNODC rimane fortemente impegnato nella sua missione di promuovere l'integrità, la trasparenza e la responsabilità a livello mondiale. Lo persegue in vari modi, tra cui: Supportando il meccanismo di revisione dell'implementazione della Convenzione (Implementation Review Mechanism). Sostenendo i centri e le piattaforme anti-corruzione a livello regionale. Impegnandosi in altre iniziative specifiche mirate a contrastare la corruzione. In poche parole, l'UNODC considera la corruzione un problema pervasivo e dannoso e lavora attivamente per aiutare i Paesi a rispettare i propri impegni anti-corruzione, fornendo supporto pratico e promuovendo una cultura di integrità e trasparenza a livello globale. L'ampia adesione all'UNCAC sottolinea l'importanza riconosciuta a livello internazionale della lotta alla corruzione.

SISTEMI DI GIUSTIZIA PENALE


I sistemi di giustizia penale a livello mondiale affrontano sfide complesse tra cui accesso inadeguato alla giustizia, sovraffollamento carcerario, alti livelli di violenza di genere e crescenti minacce ai minori sia online che offline. L'integrazione delle tecnologie emergenti e dell'intelligenza artificiale ha creato nuove necessità, richiedendo un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti umani. Come custode degli standard e delle norme ONU per la prevenzione del crimine e la giustizia penale, l'UNODC supporta gli Stati membri nella loro implementazione, fornendo orientamenti pratici e flessibili sui fondamenti della risposta di giustizia penale. L'organizzazione adotta un approccio olistico e centrato sulle persone per rafforzare lo stato di diritto attraverso iniziative che: – Migliorano l'accesso alla giustizia – Promuovono la prevenzione del crimine basata su evidenze – Avanzano la giustizia per e con i bambini – Affrontano la violenza di genere contro le donne – Supportano riforme carcerarie complete L'obiettivo è rafforzare le istituzioni di giustizia penale attraverso un impegno sistemico che metta al centro la persona e i suoi diritti.

CONCLUSIONI


In sintesi l'UNODC affronta le crescenti minacce del terrorismo e dell'estremismo violento, aggravate dall'uso improprio delle tecnologie emergenti e dall'instabilità politica globale. L'organizzazione collabora con gli Stati membri per implementare strategie antiterrorismo delle Nazioni Unite, inclusa la Strategia Globale Antiterrorismo dell'ONU e il Piano d'Azione del Segretario Generale per prevenire l'estremismo violento. Fornisce inoltre assistenza tecnica per rafforzare i quadri normativi, le politiche e le capacità istituzionali degli Stati, promuovendo risposte di giustizia penale che coinvolgano l'intero governo e la società civile.

Focus sulla collaborazione


L'ufficio enfatizza l'importanza di partenariati efficaci tra settore pubblico, privato e società civile, lavorando specificamente con organizzazioni giovanili, femminili e vittime del terrorismo per sviluppare approcci innovativi e comprensivi alla prevenzione dell'estremismo violento. L'obiettivo è creare una risposta coordinata e inclusiva che coinvolga tutti i settori della società nella lotta contro il terrorismo contemporaneo.


noblogo.org/cooperazione-inter…


IL REPORT DELL'AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE CONTRO DROGA E CRIMINE SULLE...


IL REPORT DELL'AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE CONTRO DROGA E CRIMINE SULLE ATTIVITA' DEL 2024


Maggio, tempo di relazioni sulle attività svolte l'anno precedente. Non sfugge #UNODC (“United Nations Office on Drugs and Crime” in italiano “Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine”, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di traffico di droga, criminalità organizzata, la corruzione e il terrorismo) che ha rilasciato il suo report sul 2024 (il documento [en] è reperibile qui unodc.org/documents/AnnualRepo…). Viene evidenziato un fatto importante del 2024: con l'adesione di Saint Kitts e Nevis, l'UNCAC conta ora 191 Parti, dimostrando la sua importanza e rilevanza a livello globale.

LE DROGHE


Sul fronte delle droghe, il Rapporto descrive gli sforzi dell'UNODC nel 2024 per affrontare la questione a livello globale, concentrandosi su vari aspetti: droghe sintetiche: L'UNODC si è attivato per contrastare le droghe sintetiche lanciando strumenti tecnologici come l'app Clandestine Laboratory Investigation Platform, espandendo risorse informative (UN Toolkit), formando personale (ufficiali di prima linea) e monitorando le nuove sostanze in tutto il mondo. Trattamento degli disturbi legati agli stimolanti: Insieme a WHO ed EUDA, l'UNODC ha avviato un'iniziativa (#ScaleUp) per promuovere la ricerca e trovare soluzioni scalabili per il trattamento delle persone con disturbi legati all'uso di stimolanti, cercando di colmare una lacuna importante nell'assistenza. Potenziamento dei servizi legati all'uso di droghe: L'UNODC ha lavorato per migliorare la prevenzione, il trattamento e l'assistenza per l'uso di droghe in numerosi Paesi, raggiungendo decine di migliaia di persone con programmi di prevenzione e supporto, formando professionisti e facilitando l'accesso a farmaci controllati in modo sicuro. Prevenzione rivolta ai giovani: Sono state lanciate due nuove iniziative specifiche per i giovani: CHAMPS, che mira a rafforzare la resilienza dei bambini e ragazzi, e Friends in Focus, che coinvolge giovani leader per sessioni di prevenzione tra pari. Monitoraggio delle coltivazioni: L'UNODC ha continuato a monitorare le coltivazioni di coca e oppio nelle regioni chiave, evidenziando un aumento nella coltivazione di coca e nella produzione potenziale di cocaina in Colombia, e, nonostante una riduzione in Myanmar, il Paese è diventato il principale produttore di oppio nel 2024 a seguito del divieto in Afghanistan.


CRIMINALITA' ORGANIZZATA


La criminalità organizzata, sfruttando le debolezze a livello globale, rappresenta una grave minaccia che destabilizza le società e ostacola lo sviluppo. Questa minaccia, operando oltre i confini e utilizzando la tecnologia, è troppo complessa per essere affrontata da un singolo Paese.

L'UNODC ha un ruolo centrale nel supportare gli Stati membri nella lotta contro la criminalità organizzata transnazionale. Lo fa principalmente in questi modi:

Promuovendo l'adesione alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il Crimine Organizzato Transnazionale (UNTOC) e ai suoi Protocolli, che sono strumenti giuridici fondamentali. Aiutando i Paesi a implementare in modo efficace e coerente queste normative, anche attraverso il meccanismo di revisione (UNTOC Review Mechanism). Fornendo supporto legislativo, aiutando i Paesi a creare leggi adeguate. Costruendo capacità, formando personale e istituzioni per essere più efficaci. Facilitando la cooperazione a livello regionale e internazionale tra i diversi Paesi. L'ambito d'azione dell'UNODC in questo contesto è ampio e include la lotta contro vari tipi di crimini, come il cybercrime, il traffico di persone, il contrabbando di migranti, il traffico di armi e droga, oltre a crimini emergenti come le frodi organizzate.


CORRUZIONE E CRIMINI ECONOMICI


La corruzione e i crimini economici hanno conseguenze enormi e dannose che si ripercuotono su ogni settore. Questi comportamenti illeciti si manifestano ovunque: nelle istituzioni pubbliche, nelle aziende private, nella sanità, nello sport, e persino in ambiti come la protezione della fauna selvatica, dell'ambiente e la sicurezza alimentare. Le situazioni di conflitto e fragilità sono particolarmente esposte a questo problema. L'UNODC supporta gli Stati nel trasformare gli impegni presi con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (UNCAC) in azioni concrete. L'UNODC rimane fortemente impegnato nella sua missione di promuovere l'integrità, la trasparenza e la responsabilità a livello mondiale. Lo persegue in vari modi, tra cui: Supportando il meccanismo di revisione dell'implementazione della Convenzione (Implementation Review Mechanism). Sostenendo i centri e le piattaforme anti-corruzione a livello regionale. Impegnandosi in altre iniziative specifiche mirate a contrastare la corruzione. In poche parole, l'UNODC considera la corruzione un problema pervasivo e dannoso e lavora attivamente per aiutare i Paesi a rispettare i propri impegni anti-corruzione, fornendo supporto pratico e promuovendo una cultura di integrità e trasparenza a livello globale. L'ampia adesione all'UNCAC sottolinea l'importanza riconosciuta a livello internazionale della lotta alla corruzione.

SISTEMI DI GIUSTIZIA PENALE


I sistemi di giustizia penale a livello mondiale affrontano sfide complesse tra cui accesso inadeguato alla giustizia, sovraffollamento carcerario, alti livelli di violenza di genere e crescenti minacce ai minori sia online che offline. L'integrazione delle tecnologie emergenti e dell'intelligenza artificiale ha creato nuove necessità, richiedendo un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti umani. Come custode degli standard e delle norme ONU per la prevenzione del crimine e la giustizia penale, l'UNODC supporta gli Stati membri nella loro implementazione, fornendo orientamenti pratici e flessibili sui fondamenti della risposta di giustizia penale. L'organizzazione adotta un approccio olistico e centrato sulle persone per rafforzare lo stato di diritto attraverso iniziative che: – Migliorano l'accesso alla giustizia – Promuovono la prevenzione del crimine basata su evidenze – Avanzano la giustizia per e con i bambini – Affrontano la violenza di genere contro le donne – Supportano riforme carcerarie complete L'obiettivo è rafforzare le istituzioni di giustizia penale attraverso un impegno sistemico che metta al centro la persona e i suoi diritti.

CONCLUSIONI


In sintesi l'UNODC affronta le crescenti minacce del terrorismo e dell'estremismo violento, aggravate dall'uso improprio delle tecnologie emergenti e dall'instabilità politica globale. L'organizzazione collabora con gli Stati membri per implementare strategie antiterrorismo delle Nazioni Unite, inclusa la Strategia Globale Antiterrorismo dell'ONU e il Piano d'Azione del Segretario Generale per prevenire l'estremismo violento. Fornisce inoltre assistenza tecnica per rafforzare i quadri normativi, le politiche e le capacità istituzionali degli Stati, promuovendo risposte di giustizia penale che coinvolgano l'intero governo e la società civile.

Focus sulla collaborazione


L'ufficio enfatizza l'importanza di partenariati efficaci tra settore pubblico, privato e società civile, lavorando specificamente con organizzazioni giovanili, femminili e vittime del terrorismo per sviluppare approcci innovativi e comprensivi alla prevenzione dell'estremismo violento. L'obiettivo è creare una risposta coordinata e inclusiva che coinvolga tutti i settori della società nella lotta contro il terrorismo contemporaneo.


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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[filtri]

[escursioni]il tema delle zanzariere ha preso il programma intero i] fondi il mistral deciso morirne una quantità ics una quantità doppia ics loro l'annona in bolletta sticky fingers spurgando [allerta delle] casematte si] offre di portare a ebollizione la] manovra delle rotative oppure presi] da sordità in pericolo il solfeggio o] fallisce trova le americhe gli scalzi sulle bustine di minerva l'interferone come] [giovani zanzare


noblogo.org/lucazanini/filtri-…



Il Politicamente Corretto non è politicamente corretto.Con l’improprio termine “politicamente corretto”, oggi tanto in voga, percepisco una certa ipocrisia e falsità da parte di chi, invece di rispettare in modo personale e autentico, porta avanti un’inutile e ambigua battaglia contro problemi che iniziano a esistere proprio nel momento in cui vengono percepiti come tali.
Qualche decennio fa, non ci si sentiva automaticamente offensivi ogni volta che si alludeva a un gusto, una tendenza, una cultura o al colore della pelle. In molti casi, purtroppo non in tutti, queste caratteristiche erano socialmente accettate tanto quanto lo erano le differenze stesse: diversità che non hanno né ragione né torto, ma che dovrebbero semplicemente coesistere.IMG-2647Il significato offensivo di una parola, come in ogni situazione e discorso, dipendeva dal tono, dal contesto o dalla cattiveria con cui veniva pronunciata, non dalla parola in sé. Questa formale e forzata necessità di rispettare ogni sfaccettatura di ogni individuo finisce per generare, col tempo, l’effetto contrario: una nuova forma di discriminazione, che invece di unire le persone, le allontana e le confonde. Renato Zero si vestiva da donna, Loredana Bertè si travestiva da donna incinta in minigonna, nessuno ha mai discusso dei gusti sessuali di Lucio Dalla, e nessuno ha mai discusso dell “negro” in Colpa d’Alfredo di Vasco Rossi. Eppure, tutto ciò accadeva in un periodo storicamente segnato da grande chiusura mentale e forte bigottismo. Alcune di queste palesi ed improprie mancanze di rispetto, utilizzate da artisti e personaggi famosi, hanno paradossalmente aperto una strada all’accettazione e all’apertura mentale. Nessuno ha motivo di sentirsi offeso a prescindere; è uno strumento di ammissione verso aspetti e condizioni che restano “mal visti” finché restano sconosciuti. Gli artisti utilizzano questi strumenti nella loro arte, per creare situazioni plausibili ed attendibili, senza l’intento di mancare di rispetto.
Molti dei film di Quentin Tarantino hanno fatto sognare generazioni di appassionati, e una delle loro caratteristiche principali è proprio la volgarità, rivolta a bianchi, neri, uomini o donne. Si tratta di raccontare una storia, senza censure, senza freni inibitori, d’altronde così com’è, spesso, la vita stessa. L’estrema necessità di riguardo, quindi, verso una caratteristica più o meno visibile, finisce per diventare uno stigma ancora più grave, un’etichetta che definisce la persona e alimenta i pregiudizi nei suoi confronti.
Se si ha paura di rivolgersi a un individuo con il suo nome e si sente il bisogno di inventare formule fittizie, apparenti e “ornamentali”, è perché quel soggetto non è stato davvero accettato. Né lui, né ciò che fa, né ciò che è o dice di essere. Un bidello è un bidello, uno spazzino è uno spazzino, un handicappato rimane un handicappato. Non si fanno favori a queste persone cambiando loro etichetta in “collaboratore scolastico”, “operatore ecologico”, “diversamente abile”... ma diversamente da cosa? L’offesa nasce nel momento in cui si crede che quella parola lo sia, offendendo così la dignità dell’individuo in base all’apparenza, senza sapere nulla di quel che effettivamente è.
La lingua italiana sarà la prossima vittima di questo falso perbenismo e di tutte queste inutili formalità. Si vogliono cambiare le radici di una lingua antica, tra le più belle del mondo, solo perché qualche ignorante si sente offeso. L’asterisco alla fine delle parole, la schwa, l’invenzione di offese inesistenti percepite da chi ha un’intelligenza solo approssimativa: questi sono strumenti con cui si sta sfasciando la nostra meravigliosa cultura. Stiamo regredendo nel pensiero e nel linguaggio, scambiandoli con superficialità e ignoranza. In italiano, ogni parola ha un maschile e un femminile. Le parole, ovviamente, non sono “trans” e “non binarie”. Per quale motivo un uomo dovrebbe avere difficoltà a usare la parola “entusiasta”, data la sua origine femminile? Faccio un esempio: se in un gruppo ci sono cinque ragazze e un solo ragazzo, la grammatica italiana impone l’uso del maschile plurale. Mai, nella storia della nostra lingua, una ragazza si è sentita, o avrebbe mai dovuto sentirsi offesa. Oggi, a quanto pare, sì.
Il termine “negro”, se usato in modo offensivo, è incivile ed irrispettoso. Ma nelle lingue neolatine come lo spagnolo o il rumeno, il colore nero è identificato dalle parole negro e negru. E’ semplicemente la lingua. Il problema non è nella nostra civiltà o nella nostra lingua, ma nell’uso che se ne fa. Passare da “nero” a “negro” non cambia molto, a livello linguistico. Deduco che “negro” non può avere significati solamente negativi, ciò implica che non è sempre una offesa, e se usata senza cattiveria, non è una parola oltraggiosa. Dire che una persona è “di colore” non significa nulla. E’ una offesa verso chi non è razzista. Di che colore stiamo parlando, esattamente? Del colore che non si può dire! Non si può dire il colore della persona “di colore”, ma si può dire che è “di colore”. Se hai problemi con la parola che indica quel colore, allora hai un problema con le persone “di colore”, e per confonderti tra i falsi perbenisti, hai il coraggio di offenderti “per solidarietà” quando senti pronunciare la parola con la “N”.
In questo mondo non si possono rispettare tutti, e non si può incasellare ogni individuo in un’etichetta da consultare per sapere come rispettarlo. Forse dovremmo iniziare a rispettare noi stessi, le persone vicine, e quelle che incontriamo per strada. Sarebbe già un risultato importante, e per nulla scontato.


log.livellosegreto.it/disattua…



La botteguccia col telefono pubblico



I nostri anni di villeggiatura, tra la fine degli anni Ottanta e la metà dei Novanta, non erano funestati dai telefonini e dalla necessità di essere perennemente in contatto con tutti, come se si avesse sempre qualcosa da dire o da far sapere.

Qualche volta, però, del telefono avevamo bisogno, specialmente per mettersi d'accordo coi parenti per eventuali visite: qua tutto bene, si sta freschi (eh sì, all'epoca a 800 metri di altitudine in agosto c'era il fresco), venite a trovarci, allora vi aspettiamo tal giorno.

Poco lontano dalla nostra casetta a due livelli, c'era questo localino buio, praticamente una sorta di spaccio con coloniali, barattoli, merceria, candele, di tutto un po' su scaffalature di ferro, quelle della ferramenta. Si chiamava proprio “la botteguccia”, se non ricordo male; ricordo di sicuro l'oscurità che impregnava il piccolo locale, stretto tra due palazzi sufficientemente alti a evitare che il sole lo lambisse, se non con un fievole riflesso, in ogni ora del giorno. L'illuminazione era affidata a un neon abbastanza indeciso, sembrava un rifugio ipogeo; nell'angolo più buio, protetto da una tendina, un telefono da parete, quelli grigi della SIP che si trovavano anche in parecchie case, anche se quelli da tavolo erano enormemente più diffusi. In quanto casalingo, non accettava gettoni, ma si faceva sentire al passaggio di ogni scatto, con un qualche marchingegno che produceva un suono ben udibile.

Finita la telefonata, passavamo al bancone, e pagavamo per gli scatti consumati. Così, due o tre volte lungo la nostra permanenza, queste telefonate quasi telegrafiche. Ci capitava anche di dover fare la fila, mica eravamo gli unici villeggianti.


log.livellosegreto.it/oreliete…



The Chieftains & Ry Cooder - San Patricio (2010)


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San Patricio è un album del gruppo musicale irlandese The Chieftains con Ry Cooder, pubblicato nel 2010. È stato il loro primo album con Hear Music e il primo album in studio in oltre sei anni da Further Down the Old Plank Road (2003). Racconta la storia del battaglione San Patricio, un gruppo di soldati volontari immigrati principalmente irlandesi che disertarono l'esercito americano nel 1846 per combattere dalla parte messicana nella guerra messicano-americana (1846-1848). L'album presenta collaborazioni con Moya Brennan, Linda Ronstadt (in quella che rimane la sua registrazione commerciale più recente), Liam Neeson, Los Cenzontles, Los Tigres del Norte, Lila Downs, Van Dyke Parks, Carlos Núñez e Chavela Vargas (tra gli altri). L'artista dell'album è El Moisés.


Ascolta: album.link/i/1442610809



noblogo.org/available/the-chie…


The Chieftains & Ry Cooder - San Patricio (2010)


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San Patricio è un album del gruppo musicale irlandese The Chieftains con Ry Cooder, pubblicato nel 2010. È stato il loro primo album con Hear Music e il primo album in studio in oltre sei anni da Further Down the Old Plank Road (2003). Racconta la storia del battaglione San Patricio, un gruppo di soldati volontari immigrati principalmente irlandesi che disertarono l'esercito americano nel 1846 per combattere dalla parte messicana nella guerra messicano-americana (1846-1848). L'album presenta collaborazioni con Moya Brennan, Linda Ronstadt (in quella che rimane la sua registrazione commerciale più recente), Liam Neeson, Los Cenzontles, Los Tigres del Norte, Lila Downs, Van Dyke Parks, Carlos Núñez e Chavela Vargas (tra gli altri). L'artista dell'album è El Moisés.


Ascolta: album.link/i/1442610809


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SALMO - 118 (117)


INNO DI RINGRAZIAMENTO

1 Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

2 Dica Israele: “Il suo amore è per sempre”.

3 Dica la casa di Aronne: “Il suo amore è per sempre”.

4 Dicano quelli che temono il Signore: “Il suo amore è per sempre”.

5 Nel pericolo ho gridato al Signore: mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.

6 Il Signore è per me, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo?

7 Il Signore è per me, è il mio aiuto, e io guarderò dall'alto i miei nemici.

8 È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo.

9 È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.

10 Tutte le nazioni mi hanno circondato, ma nel nome del Signore le ho distrutte.

11 Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore le ho distrutte.

12 Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra i rovi, ma nel nome del Signore le ho distrutte.

13 Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto.

14 Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza.

15 Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto prodezze,

16 la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze.

17 Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore.

18 Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte.

19 Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore.

20 È questa la porta del Signore: per essa entrano i giusti.

21 Ti rendo grazie, perché mi hai risposto, perché sei stato la mia salvezza.

22 La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo.

23 Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.

24 Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!

25 Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!

26 Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore.

27 Il Signore è Dio, egli ci illumina. Formate il corteo con rami frondosi fino agli angoli dell'altare.

28 Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto.

29 Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

_________________Note

118,1 Tutto Israele, con i suoi sacerdoti e con quanti osservano fedelmente la legge, viene esortato alla lode e al ringraziamento a Dio per il suo agire amorevole e provvidenziale (vv. 1-4). L’inno prosegue poi con la storia personale del salmista, contrassegnata da pericoli, prove e sofferenze (vv. 5-18), ma sempre custodita e protetta dal Signore. I vv. 19-27 collocano l’orante all’ingresso del tempio, dove si snoda una processione festosa attorno all’altare (con allusioni alla festa delle Capanne).

118,19 porte della giustizia: le porte del tempio.

118,22 La pietra è simbolo del popolo d’Israele e, nel NT, di Cristo (vedi Mt 21,42-44; Ef 2,20 1Pt 2,7). La pietra d’angolo (o chiave di volta) univa due muri, assicurandone la stabilità (vedi anche Is 28,16; Ger 51,26; Zc 4,7).

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Solenne e festoso ringraziamento per la premurosa bontà di Dio Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi liturgici e sapienziali)

È l'ultimo dell'Hallel pasquale. E pieno di vivacità e di articolazioni interne. Infatti è un salmo di ringraziamento che ha anche chiare tracce dello stesso cerimoniale liturgico effettuato o immaginato poeticamente, in cui intervengono vari personaggi (l'orante principale, il coro, i sacerdoti...). Il testo attuale rispecchia l'atmosfera del postesilio (cfr. Ne 9,13-18; 12,27-28). Il ritmo nel TM è a volte di 3 + 3 accenti e a volte di 3 + 2 (qînâ). Nel TM il nome Signore (JHWH) ricorre 27 volte, e l'espressione «nel nome del Signore» 4 volte (vv. 10. 11.12.26). C'è inclusione tra il primo e l'ultimo versetto (v. 1.36). La simbologia è molto ricca. È spaziale, temporale, liturgica, antropomorfica, bellica.

Divisione:

  • vv. 1-4: solenne invito a lodare;
  • vv. 5-18: narrazione dell'esperienza dell'orante;
  • vv. 19-28: ringraziamento nel tempio;
  • v. 29: invito a lodare (inclusione con il v. 1).

v. 1. «Celebrate il Signore...: il salmo si apre con l'antifona caratteristica del Sal 136 (Grande Hallel) e dei Sal 106; 107 e termina con la stessa (vv. 1.29). Nei vv. 1-4 si segue la formula solista-coro (cfr. Sal 136; 1Cr 16,34; 2Cr 5,13). All'invito-acclamazione del solista: «Celebrate...» il coro risponde «perché eterna è la sua misericordia».

vv. 2-4. «Israele... la casa di Aronne... chi teme Dio»: con queste espressioni si invitano rispettivamente gli Israeliti in genere, i sacerdoti e leviti, e coloro che sono particolarmente impegnati a osservare la legge di Dio.

vv. 6-7. «Il Signore è con me...»: cfr. Gs 1,9. Questi versetti sono del solista. La fedeltà e la vicinanza del Signore ai suoi inviati è fonte di sicurezza e di vittoria sui nemici, cfr. Is 40,10; Sal 56,12.

vv. 8-9. «E meglio rifugiarsi...»: il coro risponde al solista, approvando e generalizzando quanto è scaturito dalla testomonianza personale del solista stesso. La ripetizione anaforica di «È meglio confidare...» serve al poeta a meglio ribadire il concetto di fiducia nel solo Dio.

v. 10. «li ho sconfitti»: alla lett. «li ho circoncisi». L'espressione è realistica e significa «li ho fatti a pezzi» sterminandoli.

v. 14. «Mia forza e mio canto è il Signore...»: è il grido di esultanza dopo la liberazione. Il versetto è frutto di un collage tra il cantico di Mosè (Es 15,2b = v. 14a) e Is 12,26.

vv. 15-16. Il coro acclama. Il v. 15a è un invito ad ascoltare le grida di vittoria e di festa che si elevano nelle tende (case) dei salvati, oggetto della giustizia salvifica di Dio e delle sue promesse. I vv. 15b-16 sono un'elaborazione di Es 15,2.

v. 17. «Non morirò...»: ritorna l'orante-solista che annuncia il suo proposito di propagandare, finché avrà vita, i benefici del Signore. Egli vuole essere una viva testimonianza delle sue opere. È un motivo comune nei salmi di ringraziamento.

v. 18. «Il Signore mi ha provato...»: il salmista conclude la testimonianza ammettendo la dura prova del Signore, ma anche la sua salvezza. Si allude al valore della sofferenza dell'uomo in generale, in funzione pedagogica e purificatrice, cfr. Sal 6,2; Prv 3,11-12; Ger 10,24; 31,18; Lam 3,31-33.

v. 19. «le porte della giustizia»: sono le porte dalle quali entrano solo i giusti, cfr. v. 20. In questo versetto l'orante-solista chiede di entrare nel tempio.

v. 20. «E questa la porta...»: i sacerdoti indicano all'orante la porta del tempio, da cui entrano i giusti, come lui.

v. 22. «La pietra scartata...»: nell'interpretazione individuale è l'orante che viene identificato con la pietra che ha cambiato destinazione: da pietra di scarto è diventata la più importante («testata d'angolo»), che tiene uniti saldamente due muri che si congiungono ad angolo. Il paragone diventa più chiaro se si pensa all'importanza della “chiave di volta” dei tempi più recenti. Nell'interpretazione collettiva la «pietra» è Israele che, prima scartato, rigettato dal Signore con l'esilio, poi è stato rivalutato con la restaurazione, ricevendo da lui il suo posto “chiave” nella comunità dei popoli (cfr. Is 28,16; Sal 60,3.12-14). Ma il sostegno di questa «pietra» (Israele) è sempre il Signore (cfr. Esd 3,10-11).

v. 24. «Questo è il giorno...»: è un giorno speciale, in cui il Signore ha dato la sua salvezza all'orante, perciò il coro si associa nella gioia per lodare il Signore.

v. 25. «Dona... la tua salvezza»: alla lett. «Dona la salvezza». È qui più che una supplica, un acclamazione del coro, come un “evviva”. Il coro festante riconosce che tutto viene dal Signore (v. 23).

v. 26. I sacerdoti nel tempio benedicono sia l'orante che avanza sia il corteo che lo accompagna.

v. 27a. «Dio, il Signore, è nostra luce...»: alla benedizione sacerdotale di Nm 6,24-25, il popolo risponde richiamandosi a essa con una professione collettiva di fede e di assenso in Dio «luce» di salvezza, che porta gioia e benessere.

v. 27b. «Ordinate il corteo...»: con un nuovo intervento i sacerdoti comandano di organizzare la processione. Il versetto è la citazione di una rubrica liturgica. «con rami frondosi...»: c'è probabilmente il richiamo alla festa della Capanne (Sukkôt) (Lv 23,40; Ne 8,15; 2Mac 10,7). I rami frondosi sono segno di vitalità. «ai lati dell'altare»: alla lett.: «ai corni dell'altare». Ogni altare ne aveva quattro. Essi sono segno della potenza efficace di Dio. La loro esistenza è documentata anche dalle scoperte archeologiche.

v. 28. «Sei tu il mio Dio...»: l'orante beneficato unisce a quella del popolo anche la sua professione di fede e di fedeltà. Ritorna a ringraziare il Signore, come nel cantico di Mosè in Es 15,2b. La professione di fede del v. 28a è composta, nel TM, da cinque parole tutte inizianti con la lettera alef (cfr. Es 15, 9).

Nel NT il v. 22 («la pietra scartata») è citato da Lc 20,17. Mt 21,42 e Mc 12,10 citano, oltre al v. 22, anche il 23 secondo i LXX. Lo stesso v. 22 è citato in At 4,11-12, che lo applica anche a Gesù. 1Pt 2,6-7 cita il v. 22, ma unito a Is 28,16. In Ef 2,19-22 si usa l'immagine della pietra angolare (v. 22 del salmo) in chiave ecclesiologica.

Il v. 25 è riportato come grido della folla osannante a Gesù nell'ingresso in Gerusalemme e nel tempio da Mt 21,9; Mc 11,9-11; Lc 19,18; Gv 12,13. In Mt 23,39 si trova citato ancora il v. 26 nel contesto del lamento di Gesù su Gerusalemme.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Thanks, my Love, for teaching me: Love's not about finding You, But growth through seeking You. Finding is the singularity of serendipity: Irreconcilable intention and consequence Unified in truth at the end of reality.


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[rotazioni] -non porta gli occhiali

al danno scompare pulire il pavimento finché l'inclinazione] permettono sentono la radio ora sotto] il tavolo chippendale dove rubano minùzie brevi] escursioni teleguidate il container] la] placca sistemica la perforazione un sonar fratta le gelatine fossili forma] colonne di piombo flani a freddo pentolame [stagno alla] radio sotto la zattera la] medusa


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Dov'è Dio?


Predicazione su 1 Re 8,22-24.26-28


Nota: per ragioni tecniche oggi non c'è la registrazione dell'audio.

Lontano ... lontano ... a volte Dio sembra tanto lontano, troppo lontano. Potremmo pensare che fossero i momenti difficili in cui Dio ci sembra lontano anni luce, tempi in cui Egli ci lascia soli.

Infatti, i salmi sono pieni anche dell’accusa che Dio ci lascia soli quando ci troviamo nei guai. Il Salmo 22 con il suo “Dio mio perché mi hai abbandonato?” è solo l’esempio più evidente e noto.

Ma è davvero così che sia proprio la sofferenza, la malattia, il fatto che la vita vada storta ci allontani da Dio, o meglio, ci faccia pensare che Dio fosse lontano?

A me piace pensare che non è così. Basti pensare al famoso e commovente racconto delle impronte nella sabbia dove la persona chiede a Dio: perché mi hai lasciato solo? Per farsi rispondere: non ti ho lasciato solo, ti ho portato sulle mie spalle.

Penso che il rischio di sentire Dio lontano, non lo corriamo tanto nei momenti difficili in cui sembriamo abbandonati da Dio, ma che, al contrario, lo corriamo proprio quando stiamo bene.

Non è raro che Dio per me non conta, non è presente nella vita normale di tutti i giorni, quando tutto va per il verso giusto. La sua presenza in tutto il tram tram della vita quotidiana sembra stranamente svanire, e la sua parola nelle mie orecchie, che ho sentito ancora domenica durante il culto, è a malapena nella mia memoria.

Non sono le situazioni insolite che fanno dimenticare Dio, ma l'attività quotidiana che lo fa passare in secondo piano, non perché Dio non ci sia ma perché pensiamo di non aver bisogno di lui, come se Dio servisse solo quando stiamo male.

Povera immagine del Dio, che deve intervenire solo quando sto male e la cui presenza non è percepita quando sto bene. Dio degradato a un essere supremo confezionato a mio bisogno, anziché essere Colui con cui mi relaziono e da cui mi faccio ispirare per concretizzare la sua volontà in tutti gli ambiti della vita.

Il problema è che, allontanandoci da Dio, comunque rimane in noi una sensazione strana: sembra mancare qualcosa nella vita.

Non possiamo liberarci dal nostro essere immagine e somiglianza di Dio. Dio ci ha creati così, a immagine e somiglianza. Dio ci ha creati per una relazione intima e stretta, per fare di noi i suoi vicari sulla terra. Vuole relazione, non qualche preghierina ogni tanto. Vuole esserci nella mia vita e perciò la Bibbia è un libro pieno di un Dio che per amore ci dice: “mi manchi”.

Noi, lasciando Dio nell’angolo del pompiere che deve solo intervenire quando serve, abbiamo quindi comunque questa sensazione vaga di qualcosa o qualcuno che ci manchi. E cerchiamo dappertutto per riempire in qualche modo questa sensazione, questa mancanza.

Ciò ci spinge in tutte le direzioni. Cerchiamo Dio ovunque.

Il sociologo tedesco Christoph Deutschmann per esempio lo dice chiaramente: il capitalismo è diventato una religione, perché utilizza un linguaggio di fede.

La dichiarazione di Accra del 2004 in cui le nostre chiese a livello mondiale hanno preso posizione contro il neoliberismo che schiaccia i deboli dice: “Si tratta di un’ideologia che pretende di non avere alternative (verità!), che esige un flusso senza fine di sacrifici da parte dei poveri e del creato. Avanza la falsa promessa di essere in grado di salvare il mondo per mezzo della creazione di ricchezza e prosperità, pretendendo di avere signoria sulla vita e esigendo una devozione totale, il che equivale ad una idolatria.”

Allora, come rendere presente e visibile Dio nella società?

Il Re Davide, padre del Re Salomone, si è posto questa domanda rispondendo ad essa con la costruzione del Tempio di Gerusalemme, che suo figlio Salomone è finalmente in grado di inaugurare.

Crea così un santuario centrale, che non solo diventa un luogo di pellegrinaggio, ma si ancora anche, per la sua architettura e per la sua posizione centrale, nella coscienza del popolo.

L'edificio è luogo della presenza Dio stesso, questo Dio invisibile, in mezzo alla sua gente, il Dio che non può e non vuole essere raffigurato, ecco riceve una casa che lo rende toccabile nel vero senso della parola.

Dove, se non qui, a casa sua, si può essere sicuri di incontrarlo?! Questo è anche il motivo per cui gli ebrei in esilio hanno avuto grossi problemi a mantenere la loro fede. Il Tempio distrutto ha lasciato delle ferite profonde. Si sono sentiti come se Dio si fosse ritirato e non più presente.

Anche il cristianesimo dopo i primi tempi in cui si incontrava nelle case, ha cercato di ancorare Dio ai monumenti e, di conseguenza, anche la fede cristiana. Sono state create grandi cattedrali. In realtà, ogni singolo campanile di una chiesa, per quanto piccolo, è un segno tangibile che ci fa alzare lo sguardo verso il cielo e ci ricorda che Dio ha preso casa in mezzo a noi. Ma può anche illuderci come se dovessimo cercare Dio lassù in un non meglio definito cielo e non qui sulla terra in mezzo a noi dove Dio ama stare.

Ora viviamo in un momento in cui questi stessi segni hanno perso il loro ruolo. Sempre più chiese vengono abbandonate, anzi talvolta anche abbattute. Molti dicono che così Dio stesso si allontana da noi, ma penso che ciò non sia vero. Perché Dio non lega la sua presenza ad un luogo. Allo stesso modo anche la festa dell'Ascensione può essere una metafora fraintesa: Dio è andato altrove e questo mondo è lasciato a se stesso. Dio è sopra ogni cosa e non è più raggiungibile.

Come Salomone, molti oggi chiedono: ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra?

In un momento in cui non siamo più disposti a costruire monumenti a Dio come Davide, dobbiamo trovare altre risposte alle domande e ai bisogni della gente. Forse non sono cosi visibili come tutte le cattedrali e le chiese, ma potrebbero essere un'opportunità per mantenere viva la fede.

In realtà, Salomone è consapevole di questa possibilità quando inaugura il Tempio di Gerusalemme. Perché sa che Dio non ha bisogno di un edificio per stare vicino all'uomo. Più delle pietre valgono le parole che Salomone esprime: Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, ascolta il grido e la preghiera che oggi il tuo servo ti rivolge.

Forse non è un caso che L'Ascensione segua la domenica Rogate, pregate. Dove vive Dio? Una possibile risposta sarebbe: né in cielo né in terra. Vive nelle conversazioni che ho con lui.

Ed ecco, la via per rendere visibile Dio nel mondo, è renderlo visibile dagli effetti che la sua presenza fa. E’ questa la “ricetta” di successo della fede cristiana sin dagli inizi. I discepoli non hanno mai detto di aver visto la risurrezione o di credere nella risurrezione. Loro hanno apertamente parlato e concretizzato nella vita quanto il risorto ha cambiato in loro.

La loro testimonianza non era vuota, ma invitava: vedi come può cambiare la tua vita se segui il risorto come lo faccio io. Il mondo può diventare un luogo migliore.

Ascensione significa che Dio lega la sua presenza alla nostra testimonianza, a noi e a come lo rendiamo visibile. Se siamo nel mondo e del mondo Dio non si vede in noi, se siamo mondo e una spina profetica nel fianco in parole e azione, allora la gente vede Dio che opera in noi e per mezzo di noi, la gente vede la nostra relazione con Dio e vede che Dio non è relegato ai margini della nostra vita.


noblogo.org/jens/dove-dio



Ali Farka Toure' & Toumani Diabate' - Ali and Toumani (2010)


immagine

Ali and Toumani non riprende esattamente da dove si era interrotto In the Heart of the Moon. La prima volta, i due uomini stavano improvvisando in una struttura improvvisata a Bamako, in Mali. Ali and Toumani fu registrato in uno studio di Londra nel 2005; Diabaté e Gold avviarono la sessione di registrazione con Touré, il cui cancro alle ossa stava avanzando. Ali and Toumani, quindi, è un lavoro più raffinato, con riprese e sovraincisioni; il bassista cubano e pilastro del Buena Vista Social Club, il compianto Orlando “Cachaito” López, riaccorda il suo basso discreto per adattarlo. La conversazione tra Touré e Diabaté, tuttavia, non ha fatto che approfondirsi, un fluido tira-tira fluire generosamente tra i due.


Ascolta: album.link/i/1716601796



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Ali Farka Toure' & Toumani Diabate' - Ali and Toumani (2010)


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Ali and Toumani non riprende esattamente da dove si era interrotto In the Heart of the Moon. La prima volta, i due uomini stavano improvvisando in una struttura improvvisata a Bamako, in Mali. Ali and Toumani fu registrato in uno studio di Londra nel 2005; Diabaté e Gold avviarono la sessione di registrazione con Touré, il cui cancro alle ossa stava avanzando. Ali and Toumani, quindi, è un lavoro più raffinato, con riprese e sovraincisioni; il bassista cubano e pilastro del Buena Vista Social Club, il compianto Orlando “Cachaito” López, riaccorda il suo basso discreto per adattarlo. La conversazione tra Touré e Diabaté, tuttavia, non ha fatto che approfondirsi, un fluido tira-tira fluire generosamente tra i due.


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[undici]vedi, avrei sbagliato. avrei scelto il Basquiat minore. la sua gioventù ci abbaglia. avrei perso milioni di dollari inutilmente. mio figlio parla con la gatta. la sgrida sottovoce. sudo da fermo seduto al tavolo. già descritto. ho un occhio iniettato di sangue. capillari. forse. forse pressione. nei fumetti ci sono meno briciole e polvere che nel mondo reale. il sinistro. non sento i limiti del mio corpo. come dei cavi tesi, del materiale strutturale. andiamo avanti così – nella tradizione. similitudini. personaggi. proprio non ne riesci fare a meno eh. dialoghi, certo. flussi di coscienza. mi sono sporcato di latte. di soia. sul dito sembrava dolce. così non te ne frega niente. errore comune. non è mai fregato niente a nessuno. eppure si continua. quando vuoi il secondo caffè fai un fischio. così la mia anima si nutriva – non di parole – ma di suoni e immagini in movimento – il mio – che partito dal cuore del niente, nel buio più denso che sta a settentrione, a passi rapidi e nervosi ero sceso lentamente – sciogliendo metro dopo metro la zona annichilita – anchilosata – dell'immaginario delle ultime facciamo ventiquattro ore, ma potrebbero tranquillamente essere il doppio – si scioglieva man mano che apparivano i colori delle luci elettriche, i suoni umani le voci che si disarticolavano le une nelle altre – la rapida apparizione delle tribù umane quanto il sottoscritto – quindi intrinsecamente umane – quindi violentemente animali – aumentavano di numero e di varietà sociale man mano che lasciavo la noce nera del nucleo suburbano e mi avvicinavo al centro – il popoloso affastellamento di unità abitative – c'è un numero preciso che ora non ricordo – superato il quale – eccetera- mappe catastali sovrapposte come un labirinto minotaurico, voi non avete idea di quanto io apprezzi tanto il brutalismo architettonico delle piramidi in cemento e acciaio in forma di altissimi parallelepipedi infilati a forza nel fango e tenuti uniti alla civiltà da fragili colonnati che reggono possenti ponti e camminatoi che sul vuoto permettono allo sciame di accedere alla propria tana – i relitti dell'edilizia abitativa popolare del secolo scorso – pronti per la cronaca nera locale – quanto il centro in questo suo respiro concreto di terra e pietre e mattoni attaccate ogni volta che espira emette materia – stratifica giardini, muri perimetrali, divisioni di particelle, accastamenti improvvisi e sanatorie improvvide – inspira – espira ancora strati di cementificazione ricostruzione riqualificazione e accesso al degrado sfondamento abbandono delle istituzioni che – la meraviglia dell'umanità fatta cosa – casa- luci colorate ombre di visitatori – turisti che corrono sbalorditi verso il maelstrom dell'intrattenimento sociale – fondi e bassi – zone interdette – una popolazione di questo campionario – avevo scritto database ma ho cancellato – questo campionario di materie e lingue e frammenti di storie in cui mi lascio annegare e osservo come se io fossi un elemento estraneo e interno al tempo stesso, immateriale e concreto – no non ho soldi mi spiace non ho niente – che transita e si beve tutto l'armamentario di pieni e di vuoti – una intera promenade fatta camminando verso un auto lontana con le luci accese sparate addosso a me che mi avvicino e penso – fino a a raggiungerla chiudo gli occhi per un attimo li riapro a vedere l'interno dell'abitacolo – adesso alla mia sinistra – motore acceso luci puntate sulla promenade – la guardia giurata con lo sguardo sbarrato il regime del motore al minimo – ora parte – ho pensato – e inizia a colpire le ombre nere che appaiono in distanza – aumentano di dimensione fino a formare una sostanza che sembra umana di cui puoi provare a immaginare la forma – la storia – gli anni passati su questa terra – il logoramento degli arti dopo così tanto sforzo, così tanto lavoro costante, così tanta energia per essere qua a persistere – così tanta energia per essere qua a persistere dando le spalle a quell'immensa ombra che si stende come una coperta oceanica a nascondere le vergogne della crosta terrestre, le cartillagini respiranti degli abissi – non senti lo strappo di quando la narrazione si spezza così, all'improvviso, perché ha finito tutta la sua ragione elastica


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SALMO - 117 (116)


DA TUTTI I POPOLI, LODE AL SIGNORE

1 Genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti, cantate la sua lode,

2 perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Alleluia.

_________________Note

117,1 Con le sole 17 parole che lo compongono nel testo ebraico, questo inno si presenta come il salmo più breve. Tuttavia è anche uno dei più intensi nel proporre il cuore della fede biblica (l’amore e la fedeltà del Signore, v. 2) e l'universalità della salvezza offerta da Dio.

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Approfondimenti


Lode a Dio per il suo amore Inno

È il più breve di tutto il Salterio. Qualcuno dubita che in origine sia stato un canto a sé stante, ma lo crede piuttosto un'introduzione a un inno (cfr. Sal 117,1; 135,1). Tuttavia, pur nella sua brevità, il salmo ha tutti gli elementi del genere letterario degli inni e nella Bibbia si trovano altri inni simili (cfr. Is 49,13; Ger 20,13). Ciascuno dei due versetti che lo compongono ha un perfetto parallelismo: c'è un duplice invito (v. 1) e una duplice motivazione.

Divisione:

  • v. 1: doppio invito;
  • v. 2: doppia motivazione.

v. 1. «popoli tutti...»: si esprime la totalità dei popoli, l'universalità degli uomini senza esclusione di qualsiasi genere.

v. 2. «perché forte è il suo amore..»: cfr. Sal 103,11. È adoperato il verbo ebraico gbr (= essere forte, robusto, valido) che di solito richiama a contesti bellici. Il Signore stesso è chiamato «Dio forte» (’el gibbôr) (Dt 10,17; Is 9,5; 10,21) e si vede in azione tra l'altro in Es 15,1-21. L'amore del Signore perciò ha mostrato la sua fortezza nel prevalere sui nemici del suo popolo; lo difende sempre e supera anche la sua durezza di cuore e l'infedeltà all'alleanza, restandogli fedele, «per noi»: alla lett. «su di noi»; suggerisce la stabilità dell'amore di Dio «su Israele».

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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🎮 Nolan Bushnell vs Shigeru Miyamoto: L’Impatto Culturale e Sociale dei Pionieri del Gaming


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🏆 Dal Videogioco alla Cultura Pop


Negli anni ‘70 e ‘80, i videogiochi erano ancora considerati un fenomeno di nicchia. Erano roba da nerd, da ragazzini con troppo tempo libero, da adulti che non volevano crescere. Oggi, il gaming è un’industria più grande del cinema e della musica messi insieme, un fenomeno culturale che influenza mode, linguaggi e persino il modo in cui interagiamo con la tecnologia.

A rendere possibile questa evoluzione ci sono due uomini: Nolan Bushnell e Shigeru Miyamoto.

Il primo ha fatto dei videogiochi un fenomeno sociale e commerciale, il secondo li ha trasformati in opere d’arte interattive. Ma qual è stato il loro vero impatto sulla società? E in che modo le loro idee continuano a plasmare la cultura pop?


🎰 Bushnell e la Gamification della Vita Quotidiana

🍕 Atari, Pizza e Silicon Valley


Nolan Bushnell non ha solo fondato Atari. Ha cambiato il modo in cui pensiamo all’intrattenimento, creando un modello che oggi vediamo ovunque.

👀 Lo sapevi? Dopo aver lasciato Atari, Bushnell fondò Chuck E. Cheese’s, la prima catena di ristoranti in cui si poteva mangiare e giocare agli arcade contemporaneamente. Il concetto? Trasformare il gioco in un’esperienza sociale, dove le famiglie potessero riunirsi davanti a un videogioco, un’idea che ha poi ispirato le sale giochi e, più avanti, i moderni eSports bar.

📱 L’influenza di Bushnell su App e Social Network


Ma l’impatto di Bushnell non si ferma agli anni ‘70. Il suo modello di gioco veloce, accessibile e basato sulla monetizzazione ha ispirato l’intera industria mobile.

Candy Crush, Clash of Clans, Fortnite – Tutti questi giochi devono qualcosa all’approccio di Atari: meccaniche semplici, ripetibili e con una monetizzazione studiata al millimetro.

I social network stessi hanno adottato le tecniche di engagement dei videogiochi: notifiche, ricompense giornaliere, livelli di progressione… tutto arriva dalle idee di Bushnell sui sistemi di gratificazione.

📌 In breve: Se oggi controlliamo il telefono compulsivamente per vedere quanti “mi piace” abbiamo ricevuto, è perché Bushnell ci ha insegnato che premiare il giocatore (o l’utente) è il modo migliore per tenerlo coinvolto.


🎨 Miyamoto e l’Emozione nel Gioco

🌍 Dai Videogiochi alla Narrazione Interattiva


Se Bushnell ha trasformato il gioco in business, Miyamoto ha trasformato il videogioco in esperienza emozionale.

The Legend of Zelda ha ispirato non solo altri giochi, ma anche il mondo del cinema e della narrativa. Le sue strutture open world hanno influenzato film interattivi, serie TV e persino libri game.

Super Mario Bros. ha reso il platform un genere universale, tanto che oggi lo troviamo persino nei giochi educativi per bambini.

👀 Curiosità: Hayao Miyazaki, leggendario regista dello Studio Ghibli, ha più volte dichiarato di ammirare la capacità di Miyamoto di creare mondi coinvolgenti, e si dice che alcuni elementi di La Principessa Mononoke siano stati ispirati dal senso di avventura che si respira in Zelda.

🎮 Dai Videogiochi alla Realtà Virtuale


L’idea di videogioco come esperienza immersiva ha portato a un’altra grande innovazione: la realtà virtuale.

✔ Oggi, giochi come The Legend of Zelda: Breath of the Wild sono considerati capolavori di game design che hanno ispirato architetti, designer e persino sviluppatori di VR.

✔ Miyamoto è stato tra i primi a dire che il videogioco è più di un passatempo: è un ponte tra il mondo reale e quello immaginario.

📌 In breve: Se oggi parliamo di game design emozionale e di immersione totale nel videogioco, è grazie alla visione di Miyamoto.


🏛️ L’Eredità nella Cultura Pop


Oggi, il lascito di Bushnell e Miyamoto è ovunque:

La cultura arcade ha dato vita agli eSports.

Il game design di Miyamoto ha ispirato artisti e scrittori.

Il modello Atari ha influenzato l’intera economia digitale, dai social network agli e-commerce.

🕹️ Cosa Sarebbe Successo Se…?


E se Bushnell non avesse reso i videogiochi mainstream? Forse sarebbero rimasti un hobby di nicchia, relegato a poche sale giochi senza mai diventare un fenomeno globale.

E se Miyamoto non avesse dimostrato che i giochi potevano raccontare storie? Oggi potremmo avere un’industria molto più simile a quella del gioco d’azzardo, fatta solo di sistemi di monetizzazione senza alcuna profondità narrativa.

Il punto è che entrambi hanno cambiato il mondo.


🎙️ Conclusione: Bushnell o Miyamoto?


Oggi, ogni volta che avviamo un gioco, che sia un mobile game o un colossal tripla A, vediamo le impronte di entrambi:

  • Quando giochiamo a un battle royale su smartphone, stiamo vivendo l’eredità di Bushnell.
  • Quando esploriamo un mondo aperto in un RPG, stiamo camminando nel sogno di Miyamoto.

Nessuno dei due ha creato l’industria da solo, ma entrambi hanno fatto in modo che il videogioco diventasse parte integrante della nostra vita quotidiana.



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Nothing to desire, Nowhere to go: I choose to embody The Brownian motion Of my thoughts.


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[escursioni] -chi porta gli occhiali

ripreso dal vivo un filo] protetto da scavi ipertrofici tonalità un] periscopio da ghiaia il viale con bachi un] ghiaietto sotto] le ghiale fanno assunzioni con le misure estreme fanno] il petto delle oche bisbidis bisbidis dalle postazioni nei [pressi nelle vicinanze] [


noblogo.org/lucazanini/escursi…



Commento alla poesia Stanze di Felice Serino

STANZE

[ispirata leggendo Il corponauta – appunti di viaggio di uno spirito libero, di Flavio Emer]

io pensiero dilatato

a spolverare le stanze dell'oblio

sulle pareti la memoria

ancestrale

metteva in luce emozioni dipinte

su volti che furono me

rifluiva dai bui corridoi

degli anni il vissuto

a imbuto

mi perdevo come in sogno

nell'abbraccio di quelle figure che

accendevano il mio sangue

STANZE DAI SOFFITTI ALTI

Ombre cinesi sulle pareti della stanza, sui piani alti del cielo sui nembi delle nubi: profili di un volto nelle dormite del tempo, il volto di Felice Serino ora ragazzino ora maturo, ora bambino ora maggiorenne.

La vita si stampa nei cieli e noi aguzziamo l'occhio per vederla e lasciamo crescere le penne per afferrarla nel volo.

Non ci si possiede e allora la nostra anima trasborda, si libera delle staffe, si fa risucchiare dai cieli come spirale nell'imbuto. La carne non ha più debolezze se quell'istinto cattivo lo muove l'anima che non c'è. Se la testa e il cuore se ne sono andati insieme…

E' amaro e faticoso tornare da viaggio e rioccupare la cella del corpo, sappiamo però che sarà per poco perché il nostro indirizzo è andato oltre, il nostro sogno non è fermarsi mai.

Saper convivere, accettare e magari sorridere quando si pensa alla nostra “carne”, al nostro essere limite, devianza, beh, non è semplice. Ci vuole un allenamento costante, un equilibrio notevole.

Un'elasticità che passa la misura del nostro orgoglio, della nostra presunzione.

D'altronde è Dio che deve salvarci e non noi con le armi che non abbiamo. La volontà (unica arma) da abbinare alla fede, o il desiderio, chiamiamolo come ci pare, sono le nostre braccia tese che solo

.


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ACCOSTAMENTI A "CREATURA" DI FELICE SERINO


ACCOSTAMENTI A “CREATURA” DI FELICE SERINO

(riflessioni, riferimenti personali ed altro)

CREATURA

mi godo la luce

come farfalla

sul palmo della tua mano

Signore non posso

che offrirti il mio niente –

fragile creatura

ti devo una morte

Quante morti, per non pensare a quella ultima, abbiamo reso a Dio?!… e, quindi, quante resurrezioni!

C'è un'intuizione strabiliante in questa poesia.

Ovvero la figura della farfalla abbinata alla morte.

Qualche anno fa ho avuto il privilegio di seguire da vicino un ragazzino dodicenne malato di tumore (uno dei cancri più rari e tremendi).

L'ultima volta che l' ho potuto portare davanti casa, semi-seduto su una sdraio, ho assistito a questa scena. Aveva una piaga sul ginocchio sinistro e, mentre si stava meditando il rientro, un nuvolo di farfalle bianche (le cavolaie) andò a posarsi su di lui e a baciare quella ferita. Era coperto di farfalle, stettero in quel posto sacro, su quell'altare umano per minuti che sembravano eterni, prima di allontanarsi come uno sciame d'api venuto dal nulla.

Era il segno che stava per essere accolto, dopo la morte, da quella luce straripante che in quegli istanti particolari ci aveva invaso.

I giorni seguenti videro Samuele (così si chiamava) in coma. Un pomeriggio pensai che era il caso di portargli la comunione e pregare un po' insieme. In effetti si svegliò dal coma e pregò profondamente insieme a tutti i presenti (familiari e amici). Il mattino dopo sullo stradello che porta a casa sua trovai una cavolaia morta. Piombò dentro me il dolore della perdita assieme alla certezza consolante di avere un santo, ora presente, “solo” in maniera spirituale.

Le morti interiori a causa del male commesso sono l'offerta del nostro niente a Dio. Offerta per il rifacimento totale del nostro essere che cerca la vita nuova nella grazia.

La morte può essere intesa pure come liberazione dai pesi terreni, la zavorra che si stacca dal nostro corpo che acquista leggerezza e sale nel cielo pari a una farfalla e, delicatamente, va a cercare la mano che l'ha generato e vi si posa [per sempre].

C'è un altro significato che mi preme venga messo in luce. Quello che sta a dire: la mano del Signore mi ha salvato ora gli devo la vita (o meglio, quella gliela dovevo anche prima, ora gli “devo una morte”.

Andrea Crostelli

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RIFLESSIONI SULLA RACCOLTA "FUOCO DIPINTO"


RIFLESSIONI SULLA RACCOLTA “FUOCO DIPINTO”

di Felice Serino

[edizione dell'autore, 2002]

Corpo di vetro

Ci sono poeti legati alla terra (e questi forse sono la maggioranza, nonostante la poesia venga dai luoghi più reconditi e inspiegabili) e ci sono poeti propendenti al cielo; sicuramente Felice Serino è di questa seconda fascia.

A volte il cielo parla con il sangue delle tue vene

più che con l'indaco delle tue arterie,

comunque sia vuole sentirsi uomo

forse solo per avvicinarsi a chi lo guarda

perché costui ci si rispecchi perché l'umanità nel mondo

è ciò che prevale e pervade il mondo

finché ci sarà mondo,

allora il cielo non può far altro

che ripiegarsi nel gesto d'amore iniziale

e improntare continuamente la sua somiglianza

col fiato sospeso di chi attende

la perfezione finale del ricongiungersi.

E' pure vero che il cielo può rapirti o che tu contemplandolo favorisca la sua “presa”, e in quel momento d'estasi che non t'appartieni sei finalmente libero. Cosa strana, libero di essere preso, libero di appartenere a qualcos' altro che ti ama e ti sovrasta d'amore.

In questo tipo di situazione puoi sentire il tuo corpo leggero, di vetro, accessorio superfluo, e quindi… “ride la tua immagine d'aria”.

E' la fusione del tuo corpo nell'immenso corpo cosmico.Diventa una fatica sottrarsi alla luce per tornare indietro sui passi che la terra chiama a percorrere.

Quella “carne attraversa un incendio”, un incendio piacevole, pienezza per l'anima la fusione col tutto, difficile accettare che si tratti di un momento, di un solo momento dal quale però ricevi carica per affrontare il quotidiano imperniato di materia. E affrontare il quotidiano significa mettersi a servizio, soffrire per chi fa uso di L S D, del fumo, del bere e delle donne come strumento di piacere, soffrire per chi naviga nel male e non si lascia investire dalla luce, soffrire di chi abusa del potere e che, quindi, è nemico della luce.

Felice Serino denuncia la violenza, la guerra con le armi potenti della poesia, e sa cosa potrebbe aspettargli: “di certo m'imbavaglieranno / non sopportano di guardarmi negli occhi”. Non scorda poeti assassinati (Dalton, Heraud, Urondo) per strada o nei manicomi (Campana) ma non può e non vuole trattenere la forza della parola che gli esce dal di dentro.

Dichiara che la morte è sconfitta dalla luce [vedi: “Frammento (lettera di un malato terminale)”], lui, infiammato da una luce, che va oltre i suoi interessi per l'astrologia.

Puntuali, brevi, atossiche e con lampi intuitivi niente male le poesie di Felice Serino ridanno fiducia all'uomo che vuole incontrare animi trasparenti per procedere incoraggiato e sollevato nel cammino dell'esistenza.

  • * *

Clessidra in polvere

Il tempo è un'argomentazione che preme al poeta; Serino dice: “nel sangue un tempo tuo – rotondo”. Una continuità di pienezza a cui aspira, tende, come si tende alla perfezione. A me lancia l'immagine del ciclista, quello bravo dalla “pedalata rotonda”, costante, mai scomposto e bello da vedere.

Costui elimina i vuoti e va spedito verso il traguardo. Infiammare il sangue d'amore è benzina che brucia il l'acido lattico alle tue gambe che vorrebbe bloccare la tua corsa. Senza ostacoli nell' immaterialità delle cose avanzi con l'aiuto dell'angelo che “da dietro il velo / del tempo è luce al tuo passo”.

Il tempo frequentemente è l'accusatore e l'accusato delle nostre irrealizzazioni. Perché allora non velarlo d'irreale? Perché non portarlo in un altro contesto dove non sia lui a dirigere le danze bensì noi “cosmonauti di spazi / sovramentali”?! Perché non ipnotizzarlo o sognare di ipnotizzarlo?! Perché non condurlo nel nostro sogno per poterci camminare a braccetto?!

“Nel paese interiore” – aggiunge il poeta – “vivo una stagione rubata al tempo”.

Ma forse, o molto probabilmente, il tempo ideale di Felice Serino non esiste, perché egli ama guardare “all'indietro nell'imbuto fuori del tempo” e avanti “per volare fra le braccia della luce”, proiezione anch'essa d'eternità.

Andrea Crostelli

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SALMO - 116 (114-115)


1 Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera.

2 Verso di me ha teso l'orecchio nel giorno in cui lo invocavo.

3 Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia.

4 Allora ho invocato il nome del Signore: “Ti prego, liberami, Signore”.

5 Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso.

6 Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato.

7 Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché il Signore ti ha beneficato.

8 Sì, hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta.

9 Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

10 (115,1) Ho creduto anche quando dicevo: “Sono troppo infelice”.

11 (115,2) Ho detto con sgomento: “Ogni uomo è bugiardo”.

12 (115,3) Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?

13 (115,4) Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.

14 (115,5) Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo.

15 (115,6) Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli.

16 (115,7) Ti prego, Signore, perché sono tuo servo; io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene.

17 (115,8) A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore.

18 (115,9) Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo,

19 (115,10) negli atri della casa del Signore, in mezzo a te, Gerusalemme.

Alleluia. _________________Note

116,1 Diviso in due diverse composizioni dalle antiche versioni greca e latina (dando così origine ai Sal 114 e 115), questo inno contiene la professione di fede dell’orante, che Dio ha liberato dalla morte, e il suo ringraziamento nel tempio, con l’offerta di sacrifici e libagioni.

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Approfondimenti


Fiducia e sacrificio di lode Salmo di ringraziamento (+ motivi di lamentazione-supplica e di fiducia)

Il salmo si presenta spezzato in due nei LXX e nella Vulgata (v. 1-9 = Sal 114; vv. 10-19 = Sal 115), ma la sua unità è corroborata dall'identità di stile, di sintassi, dall'uso di aramaismi (vv. 7.12.16) e da altri indizi nelle due parti. In particolare rilievo è il verbo «invocare» (qr’) (vv. 2.4.13.17) e l'espressione «invocare il nome del Signore» (vv. 4.13.17) che svolgono un ruolo strutturante. Si tratta di una lirica personalizzata, carica di passione e di sincerità, sebbene ricorra a citazioni e luoghi comuni. La simbologia è quella del dialogo, della morte-vita e liturgica.

Divisione:

  • vv. 1-2: introduzione;
  • vv. 3-13: I movimento: narrazione e soliloquio;
  • vv. 14-19: II movimento: soliloquio e ringraziamento.

v. 1. «Amo il Signore...»: è una professione schietta e intensa di amore al Signore. È una formula che si ispira al Deuteronomio (vv. 6,5; 10,12; 11,1; 19,9) ed è originale all'inizio di un salmo. «perché ascolta»: è la motivazione della dichiarazione di amore, e anche una professione di fede.

v. 3. «funi di morte... lacci degli inferi»: cfr. Sal 18,4-7. La morte e gli inferi sono personificati. Essi sono visti come spietati avversari che stringono l'orante in una morsa per farlo morire. Si allude qui o alla morte reale o a quella morale determinata da pene e amarezze della vita (cfr. Sal 13; 31,11; 107,39; 119,28; Ger 20,18).

v. 7. «Ritorna, anima mia...»: alla lett. «Ritorna, anima mia, al tuo riposo». L'orante dialoga con se stesso in un autoincoraggiamento (cfr. Sal 42,6.12; 103,1-5) riconsiderando il beneficio del Signore, che lo ha sottratto alla morte (v. 8), e invita la sua coscienza a stare tranquilla, perché l'incubo mortale è passato.

v. 9. «Camminerò alla presenza del Signore..»: il salmista, sottratto alla morte dal Signore, adesso può stare tra i vivi, essere felice della vita, lodare e ringraziare Dio camminando alla luce dei suoi precetti. Si tratta perciò di una risurrezione fisica e spirituale, come per i reduci da Babilonia (cfr. Is 40,1-11).

vv. 10-11. Riprendendo il soliloquio il salmista ricorda la sua fede incrollabile del momento di angustia e di dolore mortale, mentre constata la fragilità e la caducità della condizione umana (v. 11).

vv. 12-13. «Che cosa renderò...»: dalla considerazione del beneficio avuto dal Signore l'orante non può non pensare a come mostrargli la sua riconoscenza: manifesterà il suo ringraziamento con una pubblica celebrazione.

v. 13. «calice della salvezza»: l'espressione si trova solo qui nella Bibbia. Può alludere a un banchetto rituale festoso di ringraziamento, cfr. Sal 16,5; 22,27, ma può riferirsi anche alla libazione rituale col vino e con l'olio (Es 29,40-41; Lv 6,14).

v. 14. «Adempirò i miei voti...»: l'espressione si ripete identica nel v. 18, quasi come ritornello e includendo quest'ultima strofa del salmo. «Sciogliere il voto» è basilare nell'Oriente Antico e nella Bibbia, ove è prevista una dettagliata normativa (cfr. Lv 7,16-17; 22,17-25; Nm 6; 15,1-10). L'adempimento avveniva mediante un sacrificio di ringraziamento (= o di lode), come il salmista è intenzionato a fare (v. 17).

v. 15. «Preziosa agli occhi del Signore...»: il salmista, partendo dalla sua esperienza trascorsa, asserisce che la morte dei fedeli non può lasciare Dio inattivo e indifferente, come non lo è stato nei suoi riguardi.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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A woman, if she could, Would put you in a bottle For future use; And you'll let her If you're careless.


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You know, I used to believe that, to keep you, I could let go of myself. But really, that is a palace too dark and cold to lose myself in again. So, I'll let you go instead, so we can both bask in the light. ❤️


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NOVITÀ DI MARTEDÌ 15/4/25.


Un altro carico consistente.

NARRATIVA:

  • IL SOFFIO DEL GALLO FORCELLO di Mauro Corona (Mondadori). Il primo racconto di Mauro Corona, scritto trent'anni fa. È la storia di un padre che cammina nel bosco insieme a suo figlio, appena prima dell'alba. Un testo minimo e poetico accompagnato dalle illustrazioni dell'autore. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA NEBBIA E IL FUOCO di Roberto Cotroneo (Feltrinelli). Un percorso nella memoria del protagonista, nella città di Alessandria, all'inseguimento di uno stimato insegnante di inglese del liceo e del suo ruolo durante la seconda Guerra. Per saperne di più: scheda libro.
  • NATI PER LA LIBERTÀ dei Modena City Ramblers (La nave di Teseo). Un libro di racconti di Resistenza, di amore ed eroismo a firma del celebre gruppo musicale. Per saperne di più: scheda libro.
  • A proposito di Resistenza e secondo conflitto mondiale, per Sem abbiamo UNA DOMENICA SENZA FINE di Paolo Maggioni: è la storia del rivoluzionario spagnolo Agustino Barajas, detto “Carnera”, che, approfittando del caos durante la Liberazione dal fascismo, cerca di attuare un piano in stile Casa di carta per rovesciare il regime franchista. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA BICICLETTA RUBATA di Wu Ming-yi (Einaudi). Taiwan: il narratore e protagonista è alla ricerca del padre scomparso da tempo. La sua bicicletta rubata potrebbe essere la chiave per trovarlo, così conduce un'indagine accurata e rocambolesca che affonda le sue radici nella storia di Taiwan. Per saperne di più: scheda libro.
  • QUANDO LE GRU VOLANO A SUD di Liza Ridzén (Neri Pozza). La storia di Bo, un novantenne dolente per tutti gli acciacchi e gli impedimenti che l'età gli procura, ma soprattutto un uomo che soffre per la mancanza dell'amata compagna. Il timore di perdere il proprio cane Sixten lo inquieta e lo spinge a ripensare alla sua lunga vita e al suo rapporto con gli altri. Per saperne di più: scheda libro.
  • RACCONTI DELLA RESISTENZA EUROPEA a cura di Gabriele Pedullà (Einaudi). Aprile è il mese della Liberazione, quindi ecco un'antologia di racconti sulla lotta resistenziale, che non fu solo italiana, ma riguardò tutti i paesi europei che subirono l'occupazione nazifascista. Un composito e variegato affresco della grande letteratura europea sulla battaglia che coinvolse l'intero continente, con nomi del calibro di Romain Gary, Grossman, John Steinbeck, Dürrenmatt e tanti altri. Per saperne di più: scheda libro.
  • DI FULMINI E TEMPESTA di Chiara Politi (Marsilio). È un giro pieno di libri e romanzi sulla Liberazione e la Resistenza. Questo in particolare è un libro che racconta una storia ambientata nel Veneto orientale, nel 1943: un'operaia quasi cinquantenne decide di unirsi ai partigiani della brigata Eraclea. Tra bambini ebrei da proteggere, messaggi segreti di combattenti, retate dei fascisti, le crudeltà e miserie della guerra impongono alla protagonista di schierarsi dalla parte della libertà. Per saperne di più: scheda libro.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • IL TALLONE DA KILLER di Alessandro Robecchi (Sellerio). Un noir ironico su una coppia di soci, sicari a pagamento nella Milano della malavita. Con un incarico “di lusso”, puntano a fare un salto di qualità nella loro professione di killer, ma va tutto storto. Per saperne di più: scheda libro.
  • UNA STRADA TRANQUILLA di Seraphina Nova Glass (Fazi). In un sobborgo residenziale di lusso dell'Oregon, le vite brillanti e agiate dei ricchi abitanti sono piene di segreti inconfessabili. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL BOSCO DEGLI INNOCENTI di Allison Gunn (Piemme). La perdita del figlio allontana sempre di più lo scrittore Finn dalla compagna Rachel, capo della polizia in un piccolo paese della Virginia. Quando un crimine sconvolge la città, Rachel si ritrova inspiegabilmente contro l'intera città. E nel bosco sembra essersi risvegliato qualcosa di inquietante... Per saperne di più: scheda libro.
  • LA PROFEZIA DEL POVERO ERASMO di Andrea Vitali (Rizzoli). Giallo ambientato nel 1934 sul lago, a Bellano (consueta ambientazione dei libri di Vitali). Tutto prende avvio dal ritrovamento di un cadavere senza identità sulla riva del lago, e la vicenda si intreccia con la storia di due piccoli truffatori bugiardi, piena di segreti ed equivoci. Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTICA:

  • COME NON ESSERE STUPIDI di Igor Sibaldi (Mondadori). Un titolo provocatorio per un saggio che sta tra l'auto-aiuto, l'analisi psicologica e la lotta contro il conformismo. Analizzando 12 aree dell'esperienza umana, Igor Sibaldi indica tecniche, strategie ed esercizi con cui evitare di essere stupidi e conformisti. Per saperne di più: scheda libro.
  • SU MISURA di Alison Smith (Gribaudo). Un manuale completo di sartoria: tecniche illustrate e cartamodelli per il taglio e la cucitura a mano o a macchina. Per saperne di più: scheda libro.
  • GLI ARTIGLI DEL CONDOR di Marina Cardozo e Mimmo Franzinelli (Einaudi). Un libro sulle dittature militari sudamericane, e sui loro legami inediti e inquietanti con esponenti del neofascismo italiano e dell'intelligence americana. Per saperne di più: scheda libro.
  • L'ERESIA LIBERALE di Alessandro Sallusti (Rizzoli). La storia personale, familiare e politica del direttore del Giornale, che si definisce liberal-conservatore. Per saperne di più: scheda libro.
  • IMMINENT di Luis Elizondo (HarperCollins). Libro-rivelazione sui segreti degli UFO a firma di un ex alto funzionario dei servizi segreti americani. Una testimonianza sul gigantesco insabbiamento che avrebbe nascosto l'esistenza e l'influenza di intelligenze extraterrestri sul nostro pianeta. Per saperne di più: scheda libro.
  • UNA PICCOLA FINE DEL MONDO di Paolo Milone (Einaudi). Un piccolo saggio sulla crisi psicotica, che costituisce come dice il titolo un “piccola fine del mondo”: storie di pazienti che hanno avuto esperienza di questo crollo improvviso e momentaneo dell'io e hanno affrontato un mostro di cui si parla poco. Per saperne di più: scheda libro.
  • L'ULTIMO DEI CHIURLI di Fred Bodsworth (Adelphi). L'odissea di uno degli ultimi esemplari di chiurlo, una specie sterminata durante l'Ottocento: il lettore accompagnerà il solitario volatile nella usa avventura attraverso l'intero continente americano, dall'Antartide fino all'Artico, dove ogni primavera cerca una compagna per accoppiarsi. Per saperne di più: scheda libro.
  • VIAGGI IN RUSSIA di Nikos Kazantzakis (Crocetti). Un'esplorazione culturale, storica e geografica della Russia, da parte di un genio della letteratura mondiale. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • Per i bambini dai 12 mesi, De Agostini (Abracadabra) pubblica tre libretti cartonati della serie Il tuo libro grattino, con inserti tattili in silicone da accarezzare. Ecco i titoli: IL LEONCINO (scheda libro), L'IPPOPOTAMO (scheda libro) e BABY SQUALO (scheda libro).
  • IL BOSCO DELLE MILLE STORIE di Vicky Cowie, illustrazioni di Charlie Mackesy (Nord-Sud). Storie brevi e favole delicate, ambientate nei magici boschi inglesi. Età di lettura: dai 4 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL LADRO DI SOLE di Alice Hemming e Nicola Slater (Emme). Lo scoiattolo protagonista degli altri albi (IL LADRO DI FOGLIE, IL LADRO DI NEVE e IL LADRO DI FIORI) ora si è accorto che il sole scompare ogni giorno sempre più presto. Che ci sia in giro un ladro di sole? Età di lettura: dai 4 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • ALICE SOGNATRICE HA UN PROBLEMA CON I FOLLETTI di Holly Anna, illustrazioni di Genevieve Santos (Il Battello a Vapore). Alice Sognatrice e il suo amico immaginario Tully devono riportare la pace tra i litigiosi Follettini Carini, altrimenti la loro festa sarà un disastro. Età di lettura: dai 7 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • Per Gribaudo, abbiamo due guide illustrate per cimentarsi con l'osservazione della natura: FARFALLE E FALENE di Richard Jones (scheda libro) e MINERALI E ROCCE di Devin Dennie (scheda libro). Età di lettura: dai 7 anni.
  • FRANKENSTINA – UN TESORO DI UNICORNO di Valentina Sagnibene (De Agostini). Frankenstina e i suoi amici Trapassati parteciperanno a una divertente caccia al tesoro, ma si imbattono in una creatura meravigliosa: un unicorno! Età di lettura: dai 7 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • THIS BOOK KILLS di Ravena Guron (Rizzoli). Un'esclusiva high school è sconvolta dalla morte improvvisa di uno degli studenti più popolari. Probabilmente l'omicida si aggira impunito nei corridoi della scuola, confuso fra gli studenti. Jess, una studentessa lontana dai riflettori della popolarità, riceve un messaggio che la mette al centro delle indagini, perché l'assassino pare essersi ispirato a un suo racconto. Età di lettura: dai 14 anni. Per saperne di più: scheda libro.

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Il complotto del Telefono IntelligenteSiamo tutti consapevoli che, negli ultimi dieci anni, ha conquistato il mercato con una prepotenza senza precedenti il prodotto più venduto della storia contemporanea: lo smartphone. Il fenomeno è così eccezionale che tutti, o quasi, ne possiedono almeno uno. Lo ripeto per sottolineare il concetto: oggi, al mondo, è quasi impossibile trovare qualcuno che non lo possegga. Avere uno Smartphone è divenuto usuale, tanto da contaminare ogni aspetto della nostra esistenza, è ormai socialmente accettato che sia parte integrante della nostra persona. La nostra esistenza è conservata e garantita da uno strumento che è più desiderato e sopravvalutato che realmente necessario.IMG-1400L’effetto più insidioso del suo continuo utilizzo è la dipendenza che genera, espressa da una compulsione a consultarlo in continuazione, un bisogno costante di averlo accanto. Dal punto di vista psicologico, questo comportamento è paragonabile a quello di un tossicodipendente in crisi d’astinenza.
A livello sociale, molti ritengono che la tecnologia smart sia riuscita ad avvicinare le persone, permettendo loro di comunicare senza doversi vedere e stare davvero insieme. Possiamo non sentirci soli anche quando lo siamo. Questo strumento, paradossalmente, ha spesso allontanato proprio le persone che un tempo erano più vicine. E’ una tecnologia che ci ha resi soli tra altre persone sole. L’atto di chattare ha preso il posto del dialogo, la condivisione virtuale ha sostituito la bevuta in compagnia, l’immagine di un profilo social ha rimpiazzato il guardarsi negli occhi. Sono esempi estremi, che non sempre rappresentano la realtà di tutti, ma la logica del discorso è difficile da smentire.
Sul piano commerciale, le grandi multinazionali – Apple, Xiaomi, Samsung… – hanno puntato sul prodotto più facile da vendere per alimentare la loro brama di potere e denaro, aggiudicandosi il podio mondiale eterno fra i potenti. Chi conosce le dinamiche di una grande impresa, o aspirante tale, sa bene che non c’è spazio per filantropia o buon senso. Ogni impresa desidera possedere uno strumento che sia facilmente commerciabile e diffondibile, e le grandi aziende tecnologiche hanno trovato la loro gallina dalle uova d’oro.
Lo smartphone è stato venduto a chiunque: ricchi, poveri, giovani, anziani, americani, asiatici, africani, europei… È indiscutibilmente uno dei prodotti più acquistati al mondo, eppure per le proprie potenzialità lo utilizziamo spesso in modo superficiale. Tutto ciò che puoi fare con il tuo Telefono Intelligente, lo potevi fare anche prima in maniera meno immediata. Per scattare una foto si usava una macchina fotografica. Per inviare un messaggio, si ricorreva agli SMS. Per leggere le email, si apriva il computer. Per giocare, esistevano decine di piattaforme diverse. Per ascoltare musica, c’erano lo stereo, il giradischi, il mangiacassette, la radio, il lettore mp3. Il significato delle parole si cercava sul dizionario. Il giornale lo si comprava in edicola. Per trovare un numero di telefono, si sfogliavano le Pagine Bianche o le Pagine Gialle. La TV via cavo offriva programmi adatti a ogni età e gusto: cartoni, documentari, serie, film per tutti.
Ciò che ritengo sia il grande cambiamento è la nostra condizione: più la tecnologia diventa smart, più noi possiamo permetterci di essere superficiali. Abbiamo l’estremo bisogno di qualcosa che non dovrebbe essere indispensabile, ma che lo è già diventato. Se racchiudiamo in un solo accessorio tutto ciò che ci rappresenta, dagli interessi alle passioni e passatempi, allora sarà impossibile separarsene. Non sapremmo più vivere senza.
Lo smartphone è diventato indispensabile solo perché abbiamo delegato ad esso tutto ciò era già essenziale prima della sua esistenza. Ad esempio, si potrà accedere alla propria Tessera Sanitaria tramite app, così da non doverla più portare con sé. Ma mentre la tessera sanitaria è davvero indispensabile, lo smartphone non lo è. Ora sì: la tessera sparirà, lo smartphone diventerà irrinunciabile. È diventato un bene di prima necessità e questo lo rende esponenzialmente commerciabile: ogni individuo, di qualsiasi età, ceto, stato o cultura, potrà possederne uno. Potrebbe essere un complotto andato a buon termine, voluto dalle dalle multinazionali e dagli oligarchi per consolidare il loro dominio globale.
Per dimostrare la mia pesante ed accusatoria teoria del “complotto del telefono intelligente”, vi invito a ragionare sulle abitudini dell’ultimissima generazione. Da bambino, mi distraevo con la televisione, ma era una televisione molto diversa. Oggi, canali come Boing o Cartoon Network trasmettono pubblicità tempestate di riferimenti agli smartphone, creando un prematuro sentimento di necessità, per indottrinare fin da giovane età i consumatori del domani. Questo complotto, indiretto e puramente psicologico, garantisce alle multinazionali il podio economico e, per raggiungere i propri obiettivi egoistici, continueranno ad approfittare di ogni strumento disponibile. L'indipendenza dei bambini da accessori superflui è minacciata dalle logiche di mercato. Non siamo sempre consapevoli di questi subdoli meccanismi economici e psicologici, né possiamo dimostrarli su larga scala, ma possiamo quanto meno renderci conto dei grandi cambiamenti e dei pericolosi risultati nella nostra quotidianità.
Anche chi ha grandi difficoltà economiche si sente in dovere di possedere uno smartphone. Siamo indotti psicologicamente a volerlo. “Loro ce l’hanno e io no” “Senza di quello, sarò tagliato fuori” “Se non ce l’ho, non mi farò mai degli amici” “Senza, valgo meno di niente” … “Ora che ce l’ho, posso mostrarlo agli altri” “Ora posso fare tutto quello che voglio” … senza sapere o considerare che potevo farlo anche prima, sebbene meno comodamente.
L’invidia e l’insicurezza, nelle logiche di mercato, sono gli strumenti più efficaci verso di noi, l’ultimo gradino della società. Prima di essere persone, siamo consumatori, numeri in un database che non si ferma mai e che ci controlla, un insieme di algoritmi al servizio degli oligarchi. Hanno bisogno di influenzare le nostre scelte, decisioni, passioni e necessità, altrimenti smetteremmo di essere tali. E così ci sentiamo in dovere di avere un accessorio da centinaia, se non migliaia, di euro che, per le sue potenzialità e dato come lo usiamo, è spesso inutile o si avvicina ad esserlo… Perchè? Perché non sempre siamo padroni delle nostre scelte.


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Non voglio essere complice


Signor Netanyahu, Le scrivo con la rabbia di chi ha visto troppe atrocità e troppa indifferenza. Le scrivo con la voce di chi non vuole tacere, perché il silenzio è sempre colpevole. Quello che sta accadendo a Gaza non è difesa. È genocidio. È crudeltà trasformata in strategia. È potere che si fa vendetta. È un popolo che muore due volte: sotto le bombe e nel disinteresse del mondo. Io non voglio essere complice. Non voglio essere tra quelli che guardano altrove, tra quelli “distratti”. La Shoah non va ricordata solo per l’orrore di un regime, ma anche per il silenzio che la rese possibile. Milioni di occhi videro. Milioni di bocche tacquero, mentre un popolo – il Suo popolo – veniva sterminato. Io non c’ero, ma sono certo che non avrei taciuto. Lei sta usando quella memoria come scudo per giustificare nuove atrocità. Ma non c’è giustizia nella rappresaglia. Non può esserci pace in uno Stato che umilia, affama, annienta. Lei sta portando alla rovina non uno, ma due popoli, e il secondo è il suo. E con questi due popoli Lei sta portando alla rovina l’umanità intera. I bambini non sono “effetti collaterali”. Sono bambini. Come quelli che anche Lei, probabilmente, ha tenuto in braccio. Come quelli che, forse, l’hanno chiamata “papà”. Eppure, li seppellite vivi. Li lasciate senza acqua, senza rifugi, senza sogni. Con franchezza Le dico anche che trovo offensivo il nome dell’operazione militare in corso: “Carri di Gedeone”. Gedeone, nella Bibbia, è il liberatore d’Israele, chiamato da Dio a salvare il suo popolo con giustizia e umiltà. Ma Dio non può guardare con favore chi distrugge, chi semina terrore, chi calpesta l’umanità in nome della vendetta. Non si può evocare il sacro per giustificare l’empio. Non mi rivolgo a Lei da politico. Le parlo da essere umano. Da figlio. Da padre. Perché il dolore dei palestinesi è anche il nostro dolore, è il dolore dell'umanità, ed è insopportabile. Lei combatte “Hamas”, ma colpisce ospedali. Parla di “difesa”, ma rade al suolo quartieri interi. Dice “pace”, ma costruisce muri e barriere. La verità è che ha fatto della paura un mestiere. Dell’odio, un’ideologia. Dell’occupazione, una forma di governo. Un giorno tutto questo finirà. E la Storia sarà lì ad aspettarLa, come aspetterà anche i capi di governo che hanno permesso tutto questo. Non ci saranno medaglie, ma domande. “Dov’era la sua coscienza, signor Netanyahu?” “Dov’era la coscienza di chi poteva fermarLa e non l’ha fatto?” Non si può invocare la memoria dell’Olocausto e, insieme, costruire un’altra catastrofe. Non si possono piangere i morti del passato e ignorare i morti del presente. Io non ci sto. Non voglio restare in silenzio. Perché chi tace oggi, domani non potrà più dire: «Io non sapevo».

Sono un essere umano. Che ha scelto di non essere complice.

  • Vi prego di condividere e rompere insieme il muro del silenzio.

noblogo.org/alviro/non-voglio-…



La favola del carrello ribelle


#storie #morale #società C'era una volta un carrello di metallo di quelli alti, che si usano nei magazzini dei supermercati per trasportare le merci e che tecnicamente si chiamano roll container. Stanco di sottostare al volere dei magazzinieri e di venir caricato tanto da far cigolare le sue grosse ruote di acciaio e gomma piena, sfruttò il vento della libertà che quel giorno soffiava forte dal mare e fuggì dal suo posto vicino alla porta del magazzino. Aiutato dalla gravità e dal basso coefficiente d'attrito, scese la rampa di metallo, oltrepassò il marciapiede e scese in strada, andando a fermarsi proprio sulla linea di mezzeria, vicino all'incrocio con la via principale.roll container Quello però non era proprio un buon posto dove stare, va bene la lotta di classe carrellistica, ma così in mezzo rischiava di causare un incidente. La prima auto arrivò dal lungomare, imboccò la stradina e si ritrovò il carrello proprio davanti, immobile in mezzo alla strada. Esitò, rallentò e rallentò fino a fermarsi. Aggirò il carrello passando sulla destra, lentamente, cercando di non toccarlo per non rigarsi la preziosissima carrozzeria. Anche la seconda auto arrivò dal lungomare, ma decise, forse spinta da un moto di anarchia, di aggirare il carrello a sinistra, invadendo la corsia opposta e rischiando un frontale con la terza auto che, ignara dello scontro tra teorie politiche in atto e girò l'angolo all'incrocio con troppa irruenza. Scongiurato l'incidente, le due auto si fronteggiarono per interminabili istanti, le mani dei conducenti che sfioravano i clacson come pistoleri in un duello a mezzogiorno di fronte al saloon, finché l'ultima arrivata non decise di cedere il passo. La quarta auto affrontò il carrelo da sola, arrivando dal lato della città, e lo aggirò con naturalezza, come se i carrelli in mezzo alla strada fossero un evento consueto, e si allontanò in direzione del mare. A quel punto il ragazzo del supermercato mise fine alla breve ribellione del carrello, afferrandolo e trasciandolo nel buio del magazzino. La strada fu così di nuovo libera. La morale della favola è che puoi essere come il carrello e ribellarti, o come il ragazzo del supermercato e riportare le cose com'erano, ma se stai sulla tua macchinetta e ti basta solo andare per la tua strada, sei proprio una persona di merda.


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Roky Erickson with Okkervil River - True Love Cast All Evil (2010)


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True Love Cast Out All Evil è un album del 2010 di Roky Erickson, il suo primo album di nuovo materiale in 14 anni. Prodotto da Will Sheff degli Okkervil River, l'album vede i membri degli Okkervil River suonare nella maggior parte dei brani come band di supporto di Erickson. L'album include anche registrazioni sul campo di brani risalenti al periodo in cui Erickson era ricoverato in un manicomio in Texas. È stato pubblicato da ANTI- in America e da Chemikal Underground in Europa. L'album è stato ben accolto dalla critica: secondo Metacritic, l'album ha ricevuto un punteggio medio di 82/100, basato su 26 recensioni, indicando “un plauso universale”. PopMatters ha definito l'album “un lavoro incredibilmente avvincente che ti rimane nell'anima molto tempo dopo che le note finali risuonano”. Il recensore dell'A.V. Club Christopher Bahn, notando che la difficile vita personale di Erickson aveva reso improbabili nuove registrazioni da parte sua, ha affermato che “è un trionfo semplicemente il fatto che questo album esista, ma la ricchezza musicale di True Love va oltre ciò che ci si sarebbe potuto ragionevolmente aspettare anche da un Roky in ripresa”.[6] Mark Deming di AllMusic ha definito l'album “più di un semplice ritorno, è l'album migliore e più profondamente commovente della carriera solista [di Erickson]“.


Ascolta: music.apple.com/us/album/true-…



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Roky Erickson with Okkervil River - True Love Cast All Evil (2010)


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True Love Cast Out All Evil è un album del 2010 di Roky Erickson, il suo primo album di nuovo materiale in 14 anni. Prodotto da Will Sheff degli Okkervil River, l'album vede i membri degli Okkervil River suonare nella maggior parte dei brani come band di supporto di Erickson. L'album include anche registrazioni sul campo di brani risalenti al periodo in cui Erickson era ricoverato in un manicomio in Texas. È stato pubblicato da ANTI- in America e da Chemikal Underground in Europa. L'album è stato ben accolto dalla critica: secondo Metacritic, l'album ha ricevuto un punteggio medio di 82/100, basato su 26 recensioni, indicando “un plauso universale”. PopMatters ha definito l'album “un lavoro incredibilmente avvincente che ti rimane nell'anima molto tempo dopo che le note finali risuonano”. Il recensore dell'A.V. Club Christopher Bahn, notando che la difficile vita personale di Erickson aveva reso improbabili nuove registrazioni da parte sua, ha affermato che “è un trionfo semplicemente il fatto che questo album esista, ma la ricchezza musicale di True Love va oltre ciò che ci si sarebbe potuto ragionevolmente aspettare anche da un Roky in ripresa”.[6] Mark Deming di AllMusic ha definito l'album “più di un semplice ritorno, è l'album migliore e più profondamente commovente della carriera solista [di Erickson]“.


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SALMO - 115 (113B)


L’UNICO VERO DIO E I FALSI IDOLI

1 (113,9) Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria, per il tuo amore, per la tua fedeltà.

2 (113,10) Perché le genti dovrebbero dire: “Dov'è il loro Dio?”.

3 (113,11) Il nostro Dio è nei cieli: tutto ciò che vuole, egli lo compie.

4 (113,12) I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo.

5 (113,13) Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono,

6 (113,14) hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano.

7 (113,15) Le loro mani non palpano, i loro piedi non camminano; dalla loro gola non escono suoni!

8 (113,16) Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida!

9 (113,17) Israele, confida nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.

10 (113,18) Casa di Aronne, confida nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.

11 (113,19) Voi che temete il Signore, confidate nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.

12 (113,20) Il Signore si ricorda di noi, ci benedice: benedice la casa d'Israele, benedice la casa di Aronne.

13 (113,21) Benedice quelli che temono il Signore, i piccoli e i grandi.

14 (113,22) Vi renda numerosi il Signore, voi e i vostri figli.

15 (113,23) Siate benedetti dal Signore, che ha fatto cielo e terra.

16 (113,24) I cieli sono i cieli del Signore, ma la terra l'ha data ai figli dell'uomo.

17 (113,25) Non i morti lodano il Signore né quelli che scendono nel silenzio,

18 (113,26) ma noi benediciamo il Signore da ora e per sempre.

Alleluia. _________________Note

115,1 (113,9) Questo salmo, che le antiche versioni greca e latina hanno unito al precedente, ha come sfondo la comunità d’Israele (chiamata casa d’Israele, v. 12, vedi anche v. 9), che con i suoi sacerdoti (chiamati casa di Aronne, vv. 10.12) loda e celebra la grandezza del suo Dio.

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Approfondimenti


Gloria e fiducia nell’unico vero Dio Salmo di fiducia (+ motivi di supplica, liturgici e innici)

Il carme è stato classificato come “penitenziale”, “di rinnovamento dell'alleanza» o “per una generica funzione liturgica”. È indubbio tuttavia la sua origine nell’ambiente liturgico, tanto più che fa parte dell'Hallel pasquale. Probabilmente risale al post-esilio. II TM è ben conservato ed è ritmato con 3 + 3 accenti; nei vv. 4-8 è ripreso dal Sal 135, 15-18 con delle varianti. A livello strutturale ha la tendenza a procedere per agganci di parole, come «Dio» (nei vv. 2-3), «opera» (nei vv. 3-4), «confidare» (nel vv. 8-9), «cielo e terra» (nei vv. 15-16). La voce «cieli» fa da inclusione nei vv. 3 e 16. Lo sviluppo del pensiero è per antitesi. Il nome del Signore (JHWH) ricorre 12 volte. La simbologia è personale-somatica, spaziale-temporale (universalità), liturgica.

Divisione:

  • v. 1: introduzione: supplica d'intervento di Dio;
  • vv. 2-8: polemica antidolatrica;
  • vv. 9-15: fiducia e benedizione;
  • vv. 16-18: inno corale finale.

v. 1. «Non a noi...»: la comunità d'Israele non chiede direttamene il suo interesse, ma quello del Signore. È la sua gloria che desidera. E Dio stesso è pregato di manifestarla ancora.

v. 2. «Dov'è il loro Dio»: con l'intervento salvifico d'Israele Dio attesta la sua esistenza e la sua potenza presso i popoli, che ne hanno messo in dubbio ironicamente la sua esistenza e potenza (cfr. Sal 42,4-11; 79,10) ed è perciò un atto di gloria alla sua persona («suo nome») (cfr. Is 42,8; 48,11).

v. 3. Il salmista professa la fede nella trascendenza e onnipotenza di Dio. È la risposta alla provocazione dei pagani.

v. 8. «Sia come loro..»: è un'imprecazione contro i fabbricanti di idoli e chi pone in essi (idoli) la sua fiducia (cfr. Is 44,9).

v. 9. «loro aiuto e loro scudo»: l'espressione si ripete anche nei vv. 10b.11b, cfr. Sal 33,20; Dt 33,29.

v. 10. «la casa di Aronne»: si riferisce ai sacerdoti (Nm 3,10), custode del tempio e responsabile del culto divino.

v. 14. L'effetto della benedizione si manifesta nella fecondità, cfr. Gn 1,28; 8,17; 9,1; Dt 1,11; 1Cr 21,3. Ciò vale specialmente nel contesto storico del postesilio, dopo le sofferenze e la decimazione della popolazione.

v. 16. «I cieli sono i cieli del Signore»: in linea con i vv. 3-7 si afferma ancora che solo il Signore abita i cieli e non gli altri dei. Solamente lui è il re dell'universo. Egli ha dato la terra agli uomini per abitarla. Ad Israele ha dato la terra di Canaan nel contesto dell'alleanza.

Nel NT si riprende la polemica antidolatrica dei vv. 4-7 in 1 Cor 10,19-20; 12,2; Rm 1,23; Ap 9,20.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Religioni. La Mesopanditissa e il culto della Madonna della Salute nel Sud Italia


Il culto di nostra signora della Salute o semplicemente Madonna della Salute è stato portato in Italia dai monaci basiliani in fuga dall’Europa Orientale a causa delle persecuzioni iconoclastiche intorno all’anno 750. Nelle sue rappresentazioni spicca il dipinto noto anche col nome di Mesopanditissa che significa mediatrice di pace. I veneziani la ricevettero nel 1670, come sigillo alla fine della guerra tra veneziani e ottomanni». In precedenza nel 1264 i veneziani e gli abitanti di Creta posero fine alla lunghissima guerra durata circa sessanta anni proprio davanti a questa immagine. I monaci basiliani nelle loro sortite in Italia Meridionale avevano portato in precedenza il culto di questa Madonna che donava la pace agli ammalati In particolare una preghiera, una richiesta di grazia tra le tante della tradizione orale cristiana è giunta fino ai nostri tempi. A Taranto nel centro storico si trova un santuario dedicato alla Madonna della Salute a cui la città è stata consacrata nel 1936. In questo santuario già chiesa di Monteoliveto, la cui costruzione risale al 1700, si trova una copia seicentesca realizzata con ogni probabilità dal pittore leccese Antonio Verrio, della Salus populi romani, icona bizantina attribuita dalla tradizione a san Luca e venerata nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Papa Francesco I era solito andare a Santa Maria Maggiore prima e dopo ogni viaggio apostolico per affidare alla Salus populi romani i popoli da lui visitati. Nel marzo del 2020, durante la pandemia da COVID, ha fatto portare questa icona in piazza San Pietro e ha imploratola fine della pandemia: era il 27 marzo. Il culto di questa Madonna è molto diffuso in Spagna e nei paesi latino americani (Russo Gianluca).


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RIFLESSIONI SULLA RACCOLTA "LA DIFFICILE LUCE" , 2005


RIFLESSIONI SULLA RACCOLTA “LA DIFFICILE LUCE” , 2005

di Felice Serino

Nostalgia immemore

Io penso che le nostalgie che trapelano dai tuoi scritti non sono nostalgie terrene.

Si tratta unicamente di una nostalgia che sfugge alla memoria, infatti non possiamo avere flash visivi, odori, suoni, gusti, sensazioni tattili se non in questo mondo. Non c'è un ricordo che inchioda il tempo, che languisce, che rimpiange e che rende amaro il quotidiano. Non c'è un ricordo bello e non c'è un ricordo brutto che infantilizza o rende immaturo il nostro vivere. Non c'è… non c'è, non c'è. Non ci sono regole nel mondo assoluto dell'amore da cui proveniamo, non ci sono schemi, non ci sono segni di riconoscimento, Dio si riconosce in tutto e in tutti e noi ci riconosciamo in lui. Nei cieli, per intenderci, non ci sono paletti che delimitano spazi né orologi che scandiscono tempi, l'eternità è fatta di ben altra pasta e noi non sappiamo quale. Avvertiamo solo un senso di appartenenza, un afflato, un desiderio d'infinito di quando siamo stati intessuti nel seno materno di Dio dalla Sapienza e dalla Parola che, nell'atto del creare, han separato Creatore e creatura. E' questo distacco – a me sembra – che porta, causa in te il pathos nostalgico, immenso, senza paragoni.

E' facile e naturale che un immigrato senta il richiamo delle sue radici; tutti noi siamo immigrati e mandiamo smisurate lettere al cielo:

preghiere o imprecazioni in attesa dell'immancabile ritorno.

Proveniamo da una dimensione celeste e quello che ce lo fa riconoscere è che Dio non ha mai tolto il suo amore da noi.

Siamo concittadini dei Santi e familiari di Dio catapultati su questo globo di creta per riconquistarci, nella prova, la Gerusalemme liberata, la Gerusalemme celeste e il volto di nostro Padre che bramiamo di vedere per poterci rispecchiare in lui. Già il Paradiso ce l'ha conquistato Gesù ma noi dobbiamo metterci del nostro e un giorno comprenderemo pienamente chi siamo. Per ora, nell'estasi, possiamo fare solo piccoli assaggi dell'Eden, come una goccia d'acqua che evaporando sale ma che presto ridiscende rientrando nel suo corpo.

Andrea Crostelli [lettera privata]


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TEMPO MALATO / DOLORE DI TEMPO

Frasi sulla poesia “IL PECULIO DI LUCE” (a Simone Weil) di Felice Serino

IL PECULIO DI LUCE

(a Simone Weil)

1.

(occhi come laghi

abbracciano da eco

a eco fremiti di vita)

ha mani che sfondano muri

di solitudine – amore

2.

germoglia grido di luce

da nuovo dolore

Tornano a te, come in un lago al centro della sua valle, gli echi della tua voce-dolore-di-tempo, di quando pronunciasti frasi o pensieri appena ieri, o tornano a te gli echi di chi, in un tempo più remoto, ti assomigliava nel suo “sentire”. Perché l'eco è un sentire che può arrivare dalle orecchie al cuore. Queste sono le “mani che sfondano muri” (e anni), mani prolungate in gesti d'amore e alzate in inni di lode.

L'eco della “luce” sorge come un grido potente di vittoria che abbatte mura di Gerico (la preghiera “funziona” quando uno non dubita che otterrà quel che chiede, anzi sa già di averlo ottenuto prima che questo accada), che stronca le resistenze nemiche più volitive, che smaschera la “notte” con le sue abissali contrapposizioni del bene e con l'offerta lieta delle proprie pene.

E' così che Felice Serino si specchia negli occhi di Simone Weil (intravede il suo sorriso come una mano tesa), è così che Felice Serino si specchia nella vita piena.

Andrea Crostelli


noblogo.org/norise/r03f45d2qg



DALLA MIA CORNUCOPIA.


“Dalla mia cornucopia vorrei uscissero coriandoli, inni di pace contro le guerre di tutto il mondo, contro l'odio e l'ingiustizia.Vorrei uscissero rose rosse, gialle, bianche e rosa.Vorrei uscissero persone giuste che facciano ragionare i capi del mondo.Vorrei uscissero parole dolci, persone che si amano e che si vogliono bene in un mondo migliore.Vorrei uscissero politici consapevoli di quello che fanno, capaci di rendere il loro stato, regione, città o qualunque altra cosa sia un luogo accogliente e sano.Vorrei uscissero libri per tutti, non da leggere per forza, ma perché leggere rende liberi sia nel mondo reale sia nella nostra fantasia.Vorrei uscissero nuove coppie di animali in via d'estinzione, perché la natura è il bene più importante che abbiamo: ci ha dato la vita, ci dà quello per cui viviamo, abbiamo vissuto e vivremo.”

Poesia composta da C., 12 anni.

È passato moltissimo tempo da quando C., una mia amica/cliente (in ordine di importanza: prima amica, poi cliente) mi ha portato una sua poesia che ha scritto per la scuola. Ed è moltissimo tempo che ho in mente di scrivere qualcosa a riguardo, ma ho sempre rimandato, parandomi con l'alibi delle mille cose da fare, la mancanza di concentrazione, la vita febbrile. Ora, però, voglio rimediare.

Una “cornucopia”. Mi vengono in mente le antiche, ingiallite incisioni neoclassiche in cui belle e floride dee dell'abbondanza riversano da un cono ritorto ogni genere di frutti e ricchezze. Non ho idea dell'ultima volta che ho sentito o letto questa parola. E adesso mi ritrovo una “cornucopia” in una poesiola di una ragazza di 12 anni, un richiamo a una ricchezza immateriale di desideri giocosi, nonviolenti: “Coriandoli, inni di pace contro le guerre di tutto il mondo...” Povera C.: nel tempo che è trascorso da quando mi ha consegnato la poesia, le guerre nel mondo si sono moltiplicate. Eppure, la sua ingenua speranza e la sua voce semplice di innocenza, una voce che scrive e pronuncia parole di miele, sono un balsamo che mi si diffonde dentro, come se potesse sbiadire, almeno un po', il nerume freddo della cattiveria che ci accerchia. C., nonostante la sua giovanissima età, è attenta alla politica e ai suoi valori più alti, e sa che questi vengono troppo spesso calpestati e traditi per gli scopi più bassi. C. pensa alla natura, culla della vita, come un'arca piena di animali, e capisce che il loro destino di salvezza è anche il nostro destino. C. ama leggere, e legge tantissimo (io lo so bene), perché crede nel potere liberatorio universale della lettura e dell'immaginazione, nella magia e nella bellezza delle parole scritte, nei cambiamenti positivi che la cultura porta con sé. Mi domando come sia possibile non farsi ammorbidire l'animo dalla luce della piccola, ingenua poesia di C., così piena di un biancore caldo e confortante. A C. non voglio dire nulla che possa disilluderla o amareggiarla – sarebbe un crimine dei peggiori – dissipando i suoi aerei castelli di utopie lievi e forse impossibili. Crescendo, ci proverà la vita stessa in tutti i modi a confonderla e a buttarla in un nero, crudele campo di battaglia dove il furbo vince, il sentimento è squalificato, la semplicità è derisa come banalità, la pietà e l'empatia sono considerate segni di debolezza, quindi dannose. Vorrei dire però a C. di conservare fra le sue cose più care quella poesia scritta a 12 anni, e, specialmente nei momenti più bui della sua storia, di rileggerla e farla di nuovo sua.


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La cinesata


La Cina è un regime comunista a capitalismo di Stato. Le due cose non sono in contraddizione o in conflitto tra loro. Semplicemente in Cina c'è un'economia capitalista fortemente diretta dalle decisioni dello Stato, che hanno come fine e obiettivo principale il bene del popolo cinese e della collettività. Ciò determina che le politiche economiche del governo cinese abbiano sempre, come tradizione nel socialismo reale, un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Al contrario, il capitalismo delle economie occidentali ormai è a trazione esclusivamente finanziaria, che ha inevitabilmente un orizzonte temporale di breve-brevissimo termine.

Si tratta di due modelli contrapposti. Il primo agisce prevalentemente sull'economia reale e programma i vantaggi, i benefici e i risultati sul lungo termine; il secondo è guidato dalla finanza, il cui solo interesse è il dividendo, la redditività delle azioni nel brevissimo tempo.

Questa differenza è cruciale. La Cina ha già adottato diverse misure per opporsi alla guerra commerciale incentrata sui dazi che gli ha dichiarato Trump: oltre a quelle sulla moneta e sul proprio portafoglio di debito pubblico americano, nelle ultime settimane ha attuato una politica di forte incentivo della domanda interna.

Lo sta facendo principalmente con la sua industria di punta, quella dell'automotive elettrico. Settore a sua volta strettamente interconnesso con quello delle rinnovabili e della transizione energetica, che in Cina galoppa. Per dare impulso alla domanda interna, il Governo ha imposto alle case produttrici cinesi, come BYD, di dimezzare il prezzo delle loro auto da circa 14.000 dollari a poco più di 7.000 dollari.

La case automobilistiche non sono sicuramente contente e neanche la borsa cinese, che in questi giorni va in rosso un giorno sì a l'altro pure. Ovvio, gli azionisti pretendono che la redditività delle loro azioni non diminuisca, non sono disposti a ricevere dividendi più bassi.

Ma le aziende cinesi si devono adeguare, perché è lo Stato cinese a decidere la politica economica e industriale. Penserà lui a compensare l'industria nel breve periodo dell'impatto della misura. Sticazzi gli azionisti.

Nel capitalismo occidentale una cosa del genere è impensabile. Perché è la finanza a determinare le politiche industriali di uno Stato sulla base delle proprie regole e interessi. Nessun governo occidentale può imporre alle aziende produttrici di ridurre i prezzi delle auto, pur con la prospettiva di una robusta ripresa delle vendite. Anche se sarebbe logico dal punto di vista economico e industriale. Ma non accade. Le auto in Europa continuano a costare troppo malgrado la domanda bassissima. L'industria automotive a trazione finanziaria non abbassa i prezzi, ma chiede incentivi e finanziamenti pubblici. Drena risorse pubbliche per non scontentare gli azionisti. E sarebbe questa la mitica economia di mercato?!

La Cina vincerà la guerra economica su scala globale contro gli USA, che non riusciranno più a riprendersi e a competere nei prossimi decenni con il colosso cinese. L'EU, ruotino di scorta degli USA, è fuori gioco da 15 anni. Sarà un attore sempre più marginale. Sui libri di Storia di domani questa sarà descritta come l'epoca del definitivo crepuscolo economico e geo-politico dell'Occidente.

La Cina ogni anno installa e investe in rinnovabili quanto tutto il resto del mondo messo assieme. Ha già totalmente elettricato i trasporti di città di 10 milioni di abitanti, come Shenzhen, e sta velocemente elettrificando la stessa Pechino. BYD investe quasi il 25% dei propri utili in ricerca e sviluppo e impiega un vero e proprio esercito di ingegneri. Il 25% in R&D!

Mi fanno ridere quelli che “eh, ma la Cina usa ancora tanto carbone!”. Solo un cretino può pensare che la transizione energetica di un paese di 1.4 miliardi di persone si possa fare con un semplice switch-off dall'oggi al domani. La Cina è lanciata a velocità spaventosa verso il futuro e in 25 anni ha fatto quanto l'Occidente ha fatto in 100 anni bruciando oceani di petrolio.

Le auto elettriche cinesi oggi sono dei tablet con le ruote, hanno un contenuto di tecnologia mostruoso. La ricerca nella guida autonoma è avanzatissima. Gli USA sembrano fermi all'età della pietra in confronto.

Le auto europee, come le Volkswagen, per i giovani cinesi sono delle auto da vecchio, da boomer. Chi andasse in giro con un SUV endotermico da 50 mila euro a Shenzhen sarebbe visto come uno sfigato e uno che rema contro il bene della collettività, sarebbe coperto di biasimo dai suoi concittadini. In Europa, soprattutto in Italia, il SUV è ancora uno status symbol. I mentecatti che circolano nel centro cittadino con SUV da 2 tonnellate sono dei fighi da ammirare.

Now playing:“Clandestino”Clandestino – Manu Chao– 1998


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I watch my negative effort To catch a flash of serendipity Become all I know of myself


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