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Come Rifondazione Comunista parteciperemo attivamente all’organizzazione delle tre giornate di mobilitazione per il salario minimo promosse da Unione Popolare


La Nato può fare di più. Il punto del generale Tricarico su Vilnius


La soddisfazione e l’ottimismo con cui il summit di Vilnius è stato consegnato alla cronaca (qualcuno ha detto alla Storia) paiono francamente eccessivi e in parte fuori luogo, se si valuta la questione da una prospettiva meno condizionata dagli eventi in

La soddisfazione e l’ottimismo con cui il summit di Vilnius è stato consegnato alla cronaca (qualcuno ha detto alla Storia) paiono francamente eccessivi e in parte fuori luogo, se si valuta la questione da una prospettiva meno condizionata dagli eventi in corso nel centro Europa che -ricordiamolo – dovrebbero riguardare solo in maniera marginale l’Alleanza.

Semmai la Nato è parsa aver smarrito, oltre al senso della sua missione, anche quello della sua identità. Con Vilnius in altre parole essa è parsa stabilmente incamminata verso un mutamento genetico le cui prime avvisaglie erano ormai evidenti ed inequivocabili.

Come valutare altrimenti il fatto che, scorrendo il lungo comunicato finale, non si ravvisi il pur minimo accenno alla necessità di fermare, con un negoziato, il conflitto russo-ucraino, di “impegnarsi, come stabilito dallo Statuto delle Nazioni unite a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte”?

Questo impone la principale ragion d’essere dell’Alleanza, quella fissata in tutta la sua ineludibilità nell’Art. 1 del patto sottoscritto nel 1949. Invece il tema è stato solo sfiorato, anzi eluso, come lascia intendere il punto 9 del comunicato finale laddove si afferma, senza che se ne dia l’evidenza (e tantomeno la prova) che “mentre noi abbiamo sollecitato la Russia ad avviare un negoziato credibile con l’Ucraina, essa non ha mostrato alcuna genuina apertura per una pace giusta e duratura”.

Altra questione, tutt’altro che onorevole, i cui contorni sono ancora incerti, quella del prezzo pagato alla Turchia per il suo assenso all’ingresso della Svezia nell’alleanza.

Ciò che rimane ancora nebuloso è se il presidente turco intenda ancora mantenere la perentorietà del primo momento, ben esplicitata nel Memorandum siglato a fine giugno a Madrid con Svezia e Finlandia, nel richiedere l’estradizione di cittadini turchi, bollati come terroristi da Erdogan ma con tutta probabilità e in larga parte, soggetti dissidenti riparati all’estero, dello stesso tipo tanto per intenderci, di quelli gettati in carcere in Turchia, senza risparmio e senza riguardo, negli ultimi anni.

O se invece, come è parso di capire, la Turchia sarebbe disposta ad accontentarsi della generica rassicurazione della Svezia affinché venga esercitato un controllo più accurato sui comportamenti dei cittadini turchi in territorio svedese.

E anche qui, come valutare se non come bieco il comportamento di una Alleanza, fondata su democrazia, libertà e rispetto dei diritti, quando accetta una clausola liberticida pretesa da un Paese membro e chiude ambedue gli occhi di fronte alla consegna nelle mani di un tiranno di cittadini colpevoli solo di esercitare la libertà di pensiero?

Un terzo punto infine dovrebbe dissuadere, anche e soprattutto noi italiani, dal cantare vittoria al rientro da Vilnius.

Il presumibile e ampiamente previsto mantenimento di una attenzione isterica, e ora maggiormente immotivata, al fianco est dell’Alleanza declasserà ulteriormente la priorità, a lungo rivendicata, di un occhio più attento a ciò che da anni succede dalle nostre parti, nel continente africano e in medio oriente.

Sembra che non si sia considerato che la Russia, per tempi piuttosto lunghi, non costituirà minaccia militare per alcuno e tantomeno per la Nato, anche se Putin volesse insistere nelle sue mire imperiali.

Il suo esercito, ampiamente sopravalutato (anche dagli esperti), sottodimensionato nell’uso di sistemi ad alta tecnologia, sprovvisto di una dottrina di impiego moderna, logoro nel morale, nella leadership e nella disponibilità di mezzi ed armamento, morso senza pausa dalle sanzioni, dovrebbe far dormire sonni tranquilli all’Occidente per almeno i prossimi trenta anni, e solo nell’ipotesi che Putin avvii senza indugio un processo di ripensamento radicale e di riedificazione ex novo del suo strumento miliare.

Se così stanno le cose, perché continuare a partorire, nella migliore delle ipotesi, solo topolini in risposta alle legittime preoccupazioni dei Paesi del sud, e continuare a esorcizzare le comprensibili ma immotivate paure dei Paesi del nord?

Purtroppo, i rischi da sud non sono mai stati sufficientemente approfonditi a un tavolo di concertazione vera; nei comunicati finali dei vari summit, le considerazioni generiche sull’argomento ormai stucchevoli, vengono sistematicamente riciclate senza che si faccia una rassegna seria e complessiva del vasto e variegato panorama africano e mediorientale.

Qualcuno qui da noi è arrivato ad irridere Giorgia Meloni nell’assunto – falso – che il sud dell’Alleanza fosse stato da noi evocato solo in relazione alle migrazioni, ma così non è stato. Più di noi potrebbe argomentare la Francia, costretta a ritirarsi dal Mali dove si era imbarcata in una avventura azzardata senza che i suoi appelli a costruire insieme una forza militare degna di questo nome venisse raccolta da altri Paesi.

E il Mali in qualche maniera, con le dovuta differenze da altri Paesi africani, esprime il modello di una struttura statuale fragile, incapace di provvedere alla propria sicurezza avverso i pericoli di una criminalità dilagante, primo tra tutti il terrorismo mai sopito ma soggetto a una continua regolare espansione e radicamento.

Perché lasciare il Mali e altri in balia di chi, come Wagner ad esempio, o come Egitto, Turchia o altri, interpretano l’eventuale supporto alle istituzioni in pericolo solo in funzione del proprio tornaconto? Tornaconto raramente sovrapponibile allo sradicamento dei fenomeni criminali, talché il Paese assistito possa edificare in tutta sicurezza il proprio futuro.

Tra l’altro, oltre ai gruppi terroristici conosciuti, proprio negli ultimi dieci, quindici anni, quando il sentire comune percepiva come sonnolento il fenomeno criminale e la Nato ripeteva come un disco rotto le sue vaghe promesse, sono nati numerosi gruppi, tutti filiazione dei ceppi principali di Al Qaeda e Isis, che non hanno risparmiato nessun Paese africano, in maniera tanto più insidiosa quanto più fragile era la struttura statuale in cui insistevano.

Questo allora ci si aspetterebbe dalla Nato, che davvero volesse considerare il terrorismo nella sua reale dimensione ed insidiosità. E questo è uno dei motivi per cui alle preoccupazioni vere, non a quelle antirusse, ancora una volta a Vilnius non è stata in grado di dare risposta.

Ovviamente i novanta punti del comunicato finale del summit lituano fornirebbero altrettanti spunti di riflessione, soprattutto se si volesse mettere a punto in prospettiva una Strategic compass, magari destinata a maggiori fortune rispetto a quella elaborata dall’Unione europea. E tuttavia le tre questioni evocate forniscono, da sole e in maniera evidente, la percezione certa della necessità di un cambio radicale di passo atto a rafforzare la Nato, atto a far sì che la Nato resti o torni ad essere quello che è, uno strumento insostituibile per garantire pace, sicurezza e libertà.


formiche.net/2023/07/la-nato-p…



Minorenni


Parliamo dei minorenni abbandonati o che la giustizia ha ritenuto di sottrarre alle famiglie. La delicatezza contabile e istituzionale non toglie nulla a quella umana. Quindi cominciamo col dire che qualsiasi minore sia stato abbandonato o debba essere al

Parliamo dei minorenni abbandonati o che la giustizia ha ritenuto di sottrarre alle famiglie. La delicatezza contabile e istituzionale non toglie nulla a quella umana. Quindi cominciamo col dire che qualsiasi minore sia stato abbandonato o debba essere allontanato da familiari che siano per lui un pericolo, dev’essere sostenuto e protetto al meglio e a cura della spesa pubblica. Quale che sia la provenienza del ragazzino. Solleviamo il problema perché non ci sembra si faccia nel necessario migliore dei modi e perché i conti non tornano.

Quel che pochi sanno è che il costo di questi sostegni ricade sui Comuni di residenza. Sono anni che il sindaco di Sant’Angelo Lomellina, Matteo Grossi, prova a richiamare l’attenzione su questa assurdità. Ma la politica mostra d’essere poco interessata. Quasi che quella spesa incontrollata sia un bene in sé. La cosa aveva un senso, forse, nell’era dei viaggi in carrozza: la popolazione era stanziale e la municipalità conosce meglio di altri i guasti e i fasti del proprio borgo. Ma oggi ci si sposta, si arriva dall’estero, si vive dove neanche si è conosciuti, talché la municipalità ne sa quanto la nazionalità, ovvero poco e niente. In compenso mettere sul conto dei Comuni il pagamento delle rette, relative al mantenimento, non ha alcun senso e rischia di schiantare bilanci assai gracili.

Il che ci porta alla questione dei soldi: per due casi di questo tipo il Comune di Sant’Angelo spende 60.363 euro l’anno, ricevendo indietro dalla Regione Lombardia un terzo della spesa; la stessa Regione, come si può leggere nel suo sito, calcola in 100 euro la retta quotidiana media da pagare. Significa che alla spesa pubblica un minore costa mediamente 36.500 euro all’anno. E qui c’è un primo problema, perché quella cifra è superiore alla dichiarazione dei redditi della gran parte delle famiglie italiane, che oltre ai figli mantengono anche i genitori.

Nel 2022 i minori da ospitare e mantenere in Lombardia erano 3.250. La sola Milano ne ha attualmente in carico 1.300, il doppio dell’anno scorso. E sono stati destinati a 866 “comunità”, che incassano le rette e si trovano anche in altre Regioni, perché il problema è nazionale. Se quei minori fossero stati ospitati per l’intero anno, significherebbe che ogni “comunità” ospita 3,7 ragazzi. Conosco famiglie che hanno un numero più alto di bambini in affido. Ma anche a considerare permanenze inferiori, anche a raddoppiare la media degli ospiti, è evidente che non stiamo parlando di istituti specializzati e attrezzati, con ben maggiore capienza. Il che, forse (e voglio sperare), spiega l’alto costo unitario.

Sempre Regione Lombardia ha stabilito un maggiore stanziamento – pari a 1 milione – per compensare i Comuni che non reggono la spesa. Dividendo quella cifra per i giorni dell’anno e i bambini da accudire, ne deriva per i Comuni un incasso pari a 84 centesimi al giorno, che vanno a cumularsi al terzo già coperto. Quindi spendono 100 e ricevono 34. Non ha senso.

Siccome quel che più è importante sono i bambini, le cose da farsi – qui, ora, subito – sono: a. centralizzare l’intera questione; b. predisporre istituti appositi, con personale adeguatamente preparato; c. controllarli a cura di soggetti indipendenti dagli stessi istituti, il che è impossibile se le “comunità” si contano a migliaia; d. in questo modo fornendo tutto il possibile sostegno ai minorenni e abbattendo i costi unitari con economie di scala (a cominciare dall’alloggio e dal vitto).

Non voglio neanche prendere in considerazione l’ipotesi che quel fiume di spesa, cui i Comuni sono costretti e sul quale non hanno il benché minimo controllo, sia destinato ad assistere più gli assistenti che gli assistiti. Sarebbe orribile. Ma un sistema tanto disfunzionale non è in grado di dare quel che è necessario. Ancora una volta, l’aspetto contabile si rivela quindi il faro più efficace per seguire il sentiero dell’umanità e abbandonare il vicolo cieco dell’ipocrisia.

La Ragione

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La Thailandia non ha ancora un primo ministro: Pita ha bisogno di 50 voti


La Thailandia non ha ancora un primo ministro: Pita ha bisogno di 50 voti Thailandia
Come previsto, il leader del Move Forward Pita Limjaroenrat non è riuscito a ottenere abbastanza voti dai senatori per essere nominato primo ministro. Per la Thailandia inizia una fase di grande incertezza politica.

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In Cina e Asia – Blinken incontra Wang Yi a Giacarta per tenere aperto il dialogo Cina-Usa


In Cina e Asia – Blinken incontra Wang Yi a Giacarta per tenere aperto il dialogo Cina-Usa blinken
I titoli di oggi:

Blinken incontra Wang Yi a Giacarta per tenere aperto il dialogo Cina-Usa
La Germania ha pubblicato la sua prima strategia per la Cina
Pechino apre all’intelligenza artificiale. E Musk lo ha capito

Il capo dell’organo legislativo di Shanghai accusato di corruzione
Hong Kong: milioni di visitatori cinesi, ma non sono turisti
Kishida a Bruxelles per il 29° vertice tra Giappone e Unione Europea

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„Pay or Okay“ on tech news site heise.de illegal, decides German DPA


"Pay or Okay" sul sito di notizie tecnologiche heise.de è illegale, decide la DPA tedesca L'Autorità per la protezione dei dati personali della Bassa Sassonia (LfD) ha deciso che la soluzione "Pay or Okay" utilizzata da heise.de è illegale The logo of heise.de and the title


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Il filo che unisce Vilnius al Mediterraneo, e si estende fino al Sudan


Quale il collegamento valoriale tra Vilnius e il Mediterraneo, macro tema agitato da Giorgia Meloni sia nel vertice stesso che nel bilaterale con Recep Tayyip Erdogan? Un primo piano di analisi tocca, evidentemente, i singoli e articolati dossier, di ieri

Quale il collegamento valoriale tra Vilnius e il Mediterraneo, macro tema agitato da Giorgia Meloni sia nel vertice stesso che nel bilaterale con Recep Tayyip Erdogan? Un primo piano di analisi tocca, evidentemente, i singoli e articolati dossier, di ieri e di oggi, che gravitano nel raggio d’azione del mare nostrum e può essere utile ricucirli con il filo italiano per far emergere un principio: non si vive di sola Ucraina e se la Nato non affronterà con parimenti programmazione e impegno anche gli altri nodi, le emergenze future non saranno gestibili, né prevedibili.

Eccone una ricognizione che tocca aree ultrasensibili come Libia, Tunisia, Africa centrale: tutte dimostrano che il mondo è sempre più interconnesso e che il mare nostrum è un quadrante su cui si riflettono le conseguenze del conflitto ucraino.

Libia

La ripresa dei voli diretti tra l’Italia e la Libia rappresenta un indirizzo interessante, non fosse altro perché è una primizia dopo anni di generici intenti e permetterà a Tripoli operare voli diretti per l’Europa in breve tempo. Tocca inoltre il tema dello sviluppo positivo alla voce “contatti tra le aziende dei due Paesi”. L’importanza di riprendere i voli diretti è stata compresa dal governo italiano e l’annuncio della ripresa è giunto dopo un incontro tenutosi a Tripoli, alla presenza del Capo dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, dell’ambasciatore d’Italia in Libia, del Capo dell’Ente Generale per l’Aviazione Civile e del ministro delle Comunicazioni. Un passo, questo, che nelle intenzioni accompagna gli sforzi da compiere verso la normalizzazione istituzionale della Libia, su cui Roma sta lavorando da tempo.

Due settimane fa è volato alla Casa Bianca il consigliere per la sicurezza nazionale Ibrahim Bushnaf ricevuto dal direttore del dipartimento Nord Africa presso il Consiglio di sicurezza nazionale, Jeremy Berndt. Nelle stesse ore a Roma si svolgeva il primo incontro tra il nuovo ambasciatore di Libia Muhannad Saeed Ahmed Younes e il Capo dello Stato, che ne ha ricevuto le credenziali.

Tunisia

Dopo la repressione politica del presidente Kais Saied contro il dissenso in Tunisia, l’Europa è stata chiamata a gestire l’instabilità di un Paese sull’orlo del fallimento, che già è trampolino di lancio per migliaia di migranti che stanno arrivando in Italia. L’economia locale è in collasso mentre si attende la decisione del Fondo Monetario Internazionale per i nuovi finanziamenti esteri. Bruxelles e Roma hanno inviato un segnale forte a Tunisi, coagulatosi attorno alla visita congiunta Meloni, von der Leyen, Rutte per affrontare il caso (migranti più crisi finanziaria) attraverso una voce sola e tramite un modello, stimolato da Palazzo Chigi.

Sudan

Dallo scorso mese di aprile il Paese è scosso dagli scontri tra l’esercito sudanese e il principale gruppo paramilitare, le Forze di supporto rapido, definite RSF. La guerra ha provocato migliaia di vittime, tre milioni di sfollati (di cui 700mila in viaggio verso altre aree) e ha aumentato il peso specifico di una gravissima crisi umanitaria che ha lasciato quasi la metà della popolazione in una situazione di fame. Altro effetto connesso è verso i produttori di gomma arabica sudanesi, settore che da 70 anni offre lavoro e sussistenza al Paese, che segnalano un crollo dei prezzi di circa il 60%.

Circa 218mila persone hanno cercato rifugio in Ciad, 60mila in Etiopia, mentre l’Egitto ha già ricevuto oltre 250.000 sudanesi, che rappresentano circa il 60% del numero totale di chi è fuggito e in 146mila sono già giunti in Sud Sudan. Tra gli effetti a catena c’è l’attuazione dell’accordo di pace rivitalizzato del 2018 in Sud Sudan e lo svolgimento delle elezioni alla fine del prossimo anno.

La comunità internazionale si è impegnata a elargire 1,52 miliardi di dollari in risposta all’appello delle Nazioni Unite (per 3 miliardi di dollari) al fine di affrontare la situazione attuale.

Le ultime notizie parlano del rifiuto da parte del ministero degli Esteri allineato con l’esercito del Sudan della proposta di vertice regionale che decida il dispiegamento di forze di mantenimento della pace per proteggere i civili. In questo modo perde consistenza la speranza di porre fine alla guerra. Proprio al fine di stimolare le pari ad una pax, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) ha chiesto alle parti rivali di considerare il dispiegamento di una forza regionale e nuovi negoziati di pace. L’offerta di mediazione è stata la prima dopo lo stop dei colloqui a Jeddah.

Libano

Il Paese che vanta il più alto numero di rifugiati al mondo, dal 2019 sconta una crisi economica che si sta progressivamente aggravando. Si tratta della sua peggiore crisi dalla guerra civile del 1975.

Da un lato, dunque, un Paese che sta fallendo; dall’altro la crescita di Hezbollah favorendo al contempo un’aspra lotta all’interno del Parlamento. La valuta locale è in caduta libera, con le proteste dei correntistiche non possono accedere ai propri depositi dove le banche hanno messo un limite ai prelievi di dollari. L’esplosione al porto del 2020 ha comportato danni ingenti e la perdita di forza lavoro che ha fatto schizzare la disoccupazione al 40%. Da suolo libanese, inoltre, vengono anche lanciati razzi contro Israele.

Egitto

La crisi economica in Egitto si è materializzata in virtù del crollo della sterlina egiziana, scesa ai minimi storici rispetto al dollaro. Un forte deficit commerciale ha fatto salire i prezzi dei beni essenziali, con un’inflazione che ora supera il 30%. Il debito sovrano egiziano è difficilmente sostenibile, pari a 169,5 miliardi di dollari alla fine di dicembre 2022. In questo contesto sta prendendo piede la possibilità che il governo di Al-Sisi prenda in considerazione una mossa specifica ma dai risvolti geopolitici chirurgici: la privatizzazione del Canale di Suez verso un player straniero.

L’Economist ha recentemente valutato un contratto di locazione di 99 anni per il canale a circa un miliardo di dollari. Se da un lato il governo potrebbe così provare ad uscire dal pantano economico, dall’altro si ragiona sulle conseguenze geopolitiche di un eventuale acquisto da parte di soggetti esterni dalle fortissime disponibilità. Ad esempio Pechino che, dopo Cosco al Pireo, metterebbe così a segno un altro colpo significativo.


formiche.net/2023/07/vilnius-m…



Maryam Rajavi alla FLE: “Occidente sospenda i rapporti economici con il regime iraniano dei Pasdaran”


“I paesi che si disperano per il tragico destino delle donne iraniane dovrebbero essere conseguenti con questo giusto sentimento di democrazia e libertà e sospendere ogni tipo di relazione commerciale con l’Iran, soprattutto quelle riguardanti i settori b

“I paesi che si disperano per il tragico destino delle donne iraniane dovrebbero essere conseguenti con questo giusto sentimento di democrazia e libertà e sospendere ogni tipo di relazione commerciale con l’Iran, soprattutto quelle riguardanti i settori bancario e petrolifero. Il 90% dei proventi di queste attività finanzia il regime dei pasdaran che a sua volta finanzia il terrorismo in giro per il mondo oltre che la guerra di Putin contro il popolo ucraino e i valori occidentali. Arriverà presto il momento in cui il regime cadrà e l’Iran conoscerà la democrazia, la parità tra uomo e donna, la separazione tra Stato e chiesa, la libertà di stampa, il pluralismo politico e la fine della pena di morte. Solo nelle ultime ventiquattro ore in Iran sono state eseguite tredici condanne capitali”.

Lo ha detto la presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI) Maryam Rajavi durante un incontro organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi. Rajavi è stata accolta dal Segretario generale della Fondazione, Andrea Cangini, e dal presidente della commissione Politiche dell’Unione europea del Senato, Giulio Terzi di Sant’Agata, ha moderato il dibattito il direttore di formiche.net, Giorgio Rutelli.

Il Senatore Terzi dal canto suo ha sostenuto l’urgenza che la comunità internazionale metta al più presto al bando i Pasdaran come organizzazione terroristica, tesi che Rajavi ha convintamente avallato.

“La Fondazione è al fianco del popolo iraniano sin dall’inizio di questa rivolta”, ha detto Andrea Cangini. “Abbiamo organizzato incontri, convegni, scritto manifesti e lanciato appelli, convinti come siamo che i tempi siano maturi per un cambio di regime con la conseguente affermazione anche in Iran dei valori liberali e democratici”.

L'articolo Maryam Rajavi alla FLE: “Occidente sospenda i rapporti economici con il regime iraniano dei Pasdaran” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Una Nato attenta alla Cina. Prospettiva indo-pacifica del Summit


Per il secondo anno di fila, la Cina è stato un argomento di interesse del Summit Nato. Come a Madrid nel 2022, anche quest’anno hanno partecipato al vertice Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda — i quattro principali partner dell’Indo Pacif

Per il secondo anno di fila, la Cina è stato un argomento di interesse del Summit Nato. Come a Madrid nel 2022, anche quest’anno hanno partecipato al vertice Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda — i quattro principali partner dell’Indo Pacifico (noti come IP4), attori importanti di una regione che gli Stati Uniti e (non solo) considerano come prima linea del contenimento della crescita di influenza globale cinese.

Strategia ampia e copertura Nato

Un diplomatico spiega in via confidenzale a Formiche.net che sebbene il driver dell’interessamento alla Cina da parte della Nato sia connesso al rafforzamento militare e in parte all’allineamento tattico con la Russia, che resta ancora l’attenzione prioritaria dell’alleanza (soprattutto con la guerra in Ucraina), c’è dell’altro. “La questione dei semiconduttori, delle terre rare, del securitarizzazione delle supply chain, la competizione tecnologica in generale è qualcosa a cui i membri guardano con attenzione quando pensano alla Cina”.

Non è un caso se la Germania abbia approfittato del vertice alleato di Vilnius per mettere in azione la tanto attesa strategia sulla Cina. Il gabinetto del cancelliere Olaf Scholz la passa oggi, giovedì 13 luglio: sarà centrata sul “de-risking” da Pechino, vista da Berlino come un concorrente e un rivale strategico sempre più assertivo, riducendo gradualmente la dipendenza dal Paese piuttosto che sganciandosi dal mercato cinese.

Anche la Lituania ha approfittato del vertice per rendere pubblica la sua strategia per l’Indo Pacifico. Da Vilnius, a un passo dalla Bielorussia alleata di Vladimir Putin, il governo lituano ha usato la presenza dei leader Nato per annunciare l’approfondimento dei rapporti con Taiwan — che già erano costati alla Lituania la risposta violenta di Pechino a colpi di coercizioni economiche (al punto che l’Ue era dovuta intervenire creando uno strumento anti-coercizione perché quello di Vilnius rappresentava un preoccupante precedente).

Narrazioni e interessi

Come si legge nella sintesi del comunicato congiunto del summit, “le ambizioni dichiarate e le politiche coercitive della Repubblica Popolare Cinese (Prc) sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori”. Sebbene la Nato sottolinei, come di rito, di restare aperta “a un impegno costruttivo con la Prc, anche per costruire una trasparenza reciproca, al fine di salvaguardare gli interessi di sicurezza dell’Alleanza”, rimarca anche la “crescente partnership strategica” tra Pechino e Mosca e i loro “tentativi, che si rafforzano a vicenda, di minare l’ordine internazionale basato sulle regole”.

In punti più ampi, più avanti nella lunga dichiarazione, i leader dell’alleanza hanno anche richiamato la Cina per le “operazioni ibride e cibernetiche dannose e per la sua retorica conflittuale e la disinformazione” e hanno accusato Pechino di sforzarsi “di sovvertire l’ordine internazionale basato sulle regole, anche nei domini spaziale, cibernetico e marittimo”. La dichiarazione ha inoltre espresso preoccupazione per i tentativi della Cina di “controllare settori tecnologici e industriali chiave, infrastrutture critiche, materiali strategici e catene di approvvigionamento” e di “creare dipendenze strategiche”. La Cina impiega “un’ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua impronta globale e proiettare il suo potere, pur rimanendo opaca sulla sua strategia, le sue intenzioni e il suo sviluppo militare”, si legge ancora nel comunicato, che inoltre invita Pechino “ad astenersi dal sostenere in qualsiasi modo lo sforzo bellico della Russia”.

Nel giro di un anno, quell’attenzione messa per la prima volta per iscritto al vertice di Madrid è evidentemente aumentata. È lo stesso linguaggio del comunicato a indicarlo. Il testo, solitamente frutto di scelte semantiche cavillose, menziona la Cina 14 volte, indicando una maggiore risalto che l’alleanza intende dare ad “affrontare le sfide sistemiche poste dalla Prc alla sicurezza euro-atlantica”. Per confronto, nel comunicato del vertice di Madrid la Cina riceveva un’unica menzione come uno dei diversi Paesi “che sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori e cercano di minare l’ordine internazionale basato sulle regole”.

La Cina detesta

Pechino non può essere soddisfatta. La linea di risposta calca sulla “mentalità da guerra fredda”, argomento retorico che il Partito/Stato usa nella sua narrazione. “Gli Stati Uniti stanno giocando una grande partita a scacchi. La Nato e gli alleati statunitensi nell’Asia-Pacifico vengono tutti utilizzati per promuovere gli interessi geopolitici degli Usa. Condivido la preoccupazione di alcuni osservatori europei che l’Europa possa diventare un vassallo e più dipendente dagli Stati Uniti”, ha scritto Wang Lutong, direttore generale dell’Ufficio europeo del ministero degli Esteri cinese (da notare: come spesso accade, Lutong ha espresso queste sue preoccupazioni contro le forzature della libertà dei singoli stati teoricamente imposte da Washington usando Twitter, un social network che in Cina non si è liberi di usare, ma in cui possono essere aperti invece account per i notabili del Partito e dello Stato).

“Ci opponiamo fermamente al movimento della Nato verso Est, nella regione dell’Asia-Pacifico, e qualsiasi azione che metta a repentaglio i legittimi diritti e interessi della Cina sarà affrontata con una risposta risoluta”, comunica invece il portavoce del ministero degli Esteri. Tuttavia, sebbene l’impegno della Nato con i partner dell’Indo-Pacifico sia generalmente letto attraverso la lente della competizione con la Cina, vale la pena notare che l’IP4 ha livelli diversi di comfort con l’idea di confrontarsi con Pechino.

L’IP4 e la Cina

Il segretario generale Jens Stoltenberg ha tenuto incontri separati con i leader di Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud. In ogni incontro ha esordito ringraziando per l’assistenza fornita all’Ucraina (che come detto resta la principale priorità della Nato) e ha poi offerto sostegno alle principali questioni di interesse del partner. Tuttavia, solo durante il meeting con il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, Stoltenberg ha fatto riferimento a Pechino, in particolare al “pesante rafforzamento militare della Cina, alla modernizzazione e all’espansione delle sue forze nucleari”. In quel caso, il segretario generale ha anche sottolineato che l’ufficio di collegamento di cui tanto si è parlato è ancora sul tavolo e “sarà preso in considerazione in futuro”.

Esattamente come nel caso del liaison office, su cui le frenate (molte francesi, ma non solo) erano legate alla necessità di non indispettire eccessivamente Pechino, Stoltenberg ha evitato di menzionare la Cina nei commenti pubblici con gli altri tre leader dell’IP4, perché sia Seul che Canberra e Auckland hanno situazioni più complesse di quelle di Tokyo nel rapporto con Pechino. Tutti e tre vogliono evitare di farsi percepire allineati alla Nato nelle loro strategie di confronto con la Cina. Stoltenberg ha usato argomenti neutri per sottolineare le linee di contatto con i partner. Per esempio: parlando con il presidente sudcoreano, ha riaffermato la preoccupazione della Nato riguardo alla Corea del Nord (anche giustamente, visto il test di un Hwaseongpo-18 di mercoledì 12 giugno); per “il cyber, le nuove tecnologie e anche per contrastare le minacce ibride” con il premier australiano; per “il cambiamento climatico, il cyber e le nuove tecnologie” con il neozelandese.

La Nato in Asia?

Uno degli elementi usciti dal vertice di Vilnius, rimarcato dalla riunione laterale tra l’IP4 e i funzionari dell’alleanza, è la volontà di rafforzare la consapevolezza comune, la solidarietà e la cooperazione sulle minacce emergenti alla sicurezza. È l’ottica della visione comune tra Stoltenberg e Joe Biden, emersa anche nel recente incontro alla Casa Bianca: aumentare la connessione tra Nato e Indo Pacifico.

“È un Summit che conferma quanto anticipato lo scorso anno a Madrid con l’adozione del nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, nel quale documento per la prima volta in due paragrafi è stata menzionata la Repubblica Popolare Cinese come una sfida agli interessi, alla sicurezza e ai valori dell’Alleanza”, commenta Matteo Bressan, docente di Studi Strategici e Relazioni Internazionali alla Lumsa Master School e analista presso il Nato Defense College Foundation. “Pur essendo un’alleanza regionale, affronta sfide globali, come ricordato dal segretario Stoltenberg: e quindi, nell’ottica del concetto della indivisibilità della sicurezza delle regioni euro-atlantiche e indo-pacifiche, assistiamo al rafforzamento delle partnership con Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud. Tale trend rispecchia il livello di competizione globale tra Washington e Pechino che vede, anche in altre iniziative come il formato Aukus, il coinvolgimento di paesi dell’Indo Pacifico e paesi della Nato in un’ottica di contenimento della Repubblica Popolare Cinese”.


formiche.net/2023/07/ip4-bilan…



talium.co/doc/avgWmb/s/

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Dal 17 al 31 luglio 2023 sarà possibile presentare l’istanza di partecipazione alle procedure per l’attribuzione dei contratti di docenza a tempo determinato.


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Lo spazio riservato a Pechino è senza precedenti. «Opera dannose disinformazioni», «sovverte l’ordine internazionale», «è partner di Mosca». La Repubblica popolare reagisce a livello politico e operativo, con una prova di forza aerea sullo Stretto di Taiwan. E la Corea del nord lancia un nuovo missile intercontinentale

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Non ha mai fine il calo dei salari reali in Italia già maglia nera dell’area Ocse per aver visto una diminuzione dei salari reali del 2,9% nei trent’anni t


di Giuliano Santoro - Sinistra. L’assemblea nazionale di Roma lancia il processo costituente di Unione popolare. Dopo la sconfitta al voto di settembre si


Alla Presentazione del Rapporto nazionale “Le prove Invalsi 2023” il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è intervenuto su diverse tematiche riguardanti il sistema scolastico.

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La NATO esce dal vertice di Vilnius più ricca, più aggressiva e più armata


Vincitori indiscussi del summit l'Usa di Biden e la Turchia di Erdogan. All'Alleanza il 2% del PIL. Particolare enfasi alla modernizzazione della dotazione nucleare. L'articolo La NATO esce dal vertice di Vilnius più ricca, più aggressiva e più armata pr

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di Antonio Mazzeo –

Pagine Esteri, 12 luglio 2023. Se invece del summit Nato la capitale della Lituania Vilnius avesse ospitato un’Olimpiade, sul podio dei vincitori sicuramente sarebbero saliti il segretario generale dell’alleanza Jens Stoltenberg, il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden e il premier-ras turco Recep Tayyip Erdogan. Il primo è stato premiato con l’ulteriore estensione temporale del suo mandato per aver allargato l’adesione de iure alla Nato di Finlandia e Svezia e de facto di mezzo mondo. Il secondo per aver imposto a tutti gli alleati la visione geostrategica di Washington e del Pentagono, riaffermando l’incontrastata supremazia militare-nucleare Usa e convertendo a bancomat l’Unione europea e le medie potenze del vecchio continente per finanziare la folle corsa al riarmo globale. Il terzo per aver ottenuto il consenso unanime degli alleati per il piano di liquidazione della questione kurda a suon di raid e bombe in cambio di un sì all’ingresso dell’ex neutrale Svezia nella Nato. Grande sconfitto ai “giochi olimpici” di Vilnius 2023 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: si attendeva di essere accolto subito e a braccia aperte da chi gli ha garantito armi e munizioni per decine e decine di miliardi di euro per le controffensive anti-Mosca, ma alla fine è stato congedato con un “ti vogliamo, ma ci rivediamo domani” assai malamente digerito. Assai deludenti le performance dei leader diplomatici e militari di Londra, Parigi, Berlino, Roma e Bruxelles, opache comparse in una competizione che ha sancito lo strapotere del complesso militare-industriale e nucleare transnazionale, grande sponsor e nume tutelare della Nato del terzo millennio. Un’alleanza che esce da Vilnius tutt’altro che monolitica ma ancora più aggressiva e armata, sempre più anti-russa e anti-cinese, e più pronta a intervenire rapidamente per imporre la pax americana in ogni angolo del pianeta.

“L’ingresso della Finlandia è un passo storico per la Nato e saremo ancora più grandi e più forti quando si concluderà l’iter di adesione della Svezia”, ha enfatizzato il segretario Jens Stoltenberg a conclusione del vertice in terra lituana. “Siamo davvero felici dell’impegno assunto dal presidente turco di presentare prima possibile all’assemblea parlamentare nazionale il protocollo di ratifica all’ingresso della Svezia nella Nato. La Turchia e la Svezia continueranno a cooperare nella lotta al terrorismo. Le autorità di Stoccolma hanno emendato la costituzione, cambiato le leggi e accresciuto in modo significativo la cooperazione anti-terrorismo contro il PKK, riprendendo l’esportazione di armi alla Turchia”. (1) Anche Washington ha operato in prima persona per ottenere l’ok di Erdogan alla Svezia 32^ stella della Nato: alla vigilia del summit di Vilnius il capo del Pentagono Lloyd Austin ha fatto sapere al leader turco di essere deciso ad autorizzare il trasferimento ad Ankara di 40 cacciabombardieri F-16, una commessa anelata da diversi anni dall’aeronautica militare turca. (2)

Ospiti d’onore in Lituania accanto ai leader di governo dei due nuovi paesi membri dell’alleanza anche i rappresentanti dell’Unione europea con cui la Nato condivide missioni strategiche e oneri finanziari per potenziare la produzione bellica e le reti infrastrutturali per la mobilità di uomini e mezzi militari; i ministri degli esteri di Georgia, Repubblica di Moldavia e Bosnia ed Herzegovina e quelli di Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud. Per la Nato la regione indo-pacifica ha assunto un ruolo fondamentale “per la sicurezza euro-atlantica e l’impegno a difesa dell’Ucraina” e nella “cooperazione nel settore della cyber-difesa, della lotta al terrorismo e della produzione di armi e nuove tecnologie”. Nel documento finale del vertice di Vilnius i paesi membri dell’Alleanza Atlantica rivendicano pure una più stretta partnership con alcune delle maggiori organizzazioni internazionali e regionali come l’Onu, l’Osce e l’Unione africana. “Noi rafforzeremo queste interazioni per promuovere i nostri interessi comuni e contribuire alla sicurezza globale”, promette la Nato. “Stiamo inoltre esplorando la possibilità di stabilire un ufficio di collegamento a Ginevra per un ulteriore rafforzamento dei nostri legami con le Nazioni Unite”.

Buona parte del comunicato finale del vertice in Lituania è dedicato al nemico numero uno dell’Alleanza militare, la Russia di Putin. “La Federazione Russa ha violato le norme e i principi che contribuiscono a un ordine di sicurezza europeo stabile e affidabile”, scrivono i paesi Nato. “La Federazione Russa rappresenta la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza dell’Alleanza e alla pace e alla stabilità nell’area euro-atlantica (…) La Russia è del tutto responsabile della sua illegale, ingiustificabile e non provocata guerra di aggressione contro l’Ucraina, che ha gravemente compromesso la sicurezza euro-atlantica e globale. Noi non riconosciamo né riconosceremo mai le illegali e illegittime annessioni russe, inclusa quella della Crimea. La distruzione della diga di Kakhovka è tra le più gravi e brutali conseguenze della guerra avviata dalla Russia”.

La Nato stigmatizza inoltre il piano di ammodernamento dell’arsenale nucleare e convenzionale di Mosca. “Noi condanniamo l’intenzione della Russia di volere installare armi nucleari e sistemi a capacità nucleare nel territorio della Bielorussia, un’ulteriore dimostrazione delle ripetute azioni di Mosca si minare la stabilità strategica e la sicurezza generale nell’area euro-atlantica”, aggiunge la Nato. “La Russia ha intensificato le sue azioni ibride contro gli alleati e i partner Nato, inclusi quelli a lei confinanti. Ciò include l’interferenza nei processi democratici, la coercizione politica ed economica, le estese campagne di disinformazione, le minacce informatiche dannose, le operazioni illegali e distruttive dei servizi d’intelligence russi”. E sarà ancora il conflitto in Ucraina il banco di prova dell’Alleanza per contrastare e indebolire il regime di Putin. “Il summit di Vilnius ha reso l’Ucraina più forte e ha rafforzato le capacità di deterrenza e difesa della Nato”, ha enfatizzato il segretario generale Stoltenberg. “Mi aspetto che i leader dell’Alleanza assicurino un pacchetto di aiuti e interventi che avvicinino ancora di più l’Ucraina alla Nato. Esso includerà un programma di assistenza pluriannuale per assicurare l’interoperabilità; il rafforzamento dei legami politici grazie a un nuovo Consiglio Nato-Ucraina; la riaffermazione che l’Ucraina diventerà un membro della Nato”. Impegni ritenuti del tutto generici e deludenti dal premier Zelenskyy, ma ribaditi integralmente nel documento finale del summit. “Il futuro dell’Ucraina è nella Nato”, afferma l’Allenza. “Noi ribadiamo l’impegno assunto al Summit 2008 di Bucarest e oggi riconosciamo che il sentiero tracciato dall’Ucraina per una piena integrazione euro-atlantica è andato oltre di quanto previsto dal Membership Action Plan. L’Ucraina è divenuta sempre più interoperativa e politicamente integrata con l’Alleanza e ha fatto progressi sostanziali nel suo piano di riforma”. Ciononostante, così come richiesto dall’amministrazione Biden, non è stata decisa nessuna data per formalizzare l’ingresso di Kiev nella Nato. Tuttavia non verranno fatte mancare all’Ucraina le armi e le munizioni per condurre il sanguinoso conflitto fratricida con la Russia. “La continua e urgente consegna di assistenza non letale all’Ucraina attraverso il Pacchetto di assistenza completo (Pac) rimane una priorità della Nato”, si aggiunge nel documento finale del vertice di Vilnius. “A partire dallo scorso vertice di Madrid gli Alleati e i partner hanno fornito più di 500 milioni di euro al Pac. Per supportare la deterrenza e la difesa dell’Ucraina a breve, medio e lungo termine, abbiamo deciso oggi di sviluppare ulteriormente il Pac con un programma pluriannuale di assistenza che aiuterà a ricostruire il settore di difesa e sicurezza del paese e a garantire la sua transizione fino alla piena interoperabilità con la Nato”.

Contro la Russia sarà rafforzata la presenza di reparti di pronto intervento delle forze armate dei paesi Nato nel cosiddetto fianco orientale (Polonia, Lettonia, Estonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria), a cui si aggiungerà una forza di dispiegamento rapido di oltre 300.000 militari pronti ad essere trasferiti ai confini con Russia e Bielorussia in caso di allerta, insieme a una sostanziale “potenza di combattimento” aerea e navale. Al summit di Vilnius è stato deciso di accelerare il processo di elevazione degli esistenti otto battlegroup dispiegati nei paesi dell’Europa orientale a unità di dimensione di brigata “dove e quando richiesto”, con una maggiore dotazione di mezzi da guerra, equipaggiamenti e sistemi di comando e controllo preposizionati. “Con il nuovo NATO Force Model varato al Summit di Madrid, gli Alleati stanno predisponendo un più ampio pool di forze da combattimento, incluse le unità di alta prontezza operativa, rafforzando la nostra capacità di risposta militare e sfruttando l’esperienza regionale e la vicinanza geografica”, riporta il documento finale del Summit. “Noi stiamo stabilendo anche una nuova Forza di Reazione Alleata multinazionale e multi-dominio, che garantirà più opzioni nella risposta in tempi rapidissimi alle minacce e alle crisi in tutte le direzioni. Abbiamo raggiunto l’accordo di potenziare il sistema di comando e controllo della Nato per assicurare che esso sia sufficientemente agile, resiliente e dotato del personale in grado di eseguire i nostri piani d’intervento”.

Particolare e preoccupante enfasi al vertice di Vilnius è stata data alle capacità di deterrenza nucleare dell’Alleanza militare. “Noi forniremo individualmente e collettivamente uno spettro completo di forze, capacità, piani, risorse, assetti e infrastrutture necessari alla deterrenza e alla difesa, inclusi quelli per una guerra ad alta intensità contro i nostri peggiori competitori armati di testate nucleari”, aggiungono i paesi Nato. “In accordo, rafforzeremo l’addestramento e le esercitazioni che simulano una dimensione di crisi e conflitto convenzionale e, per gli Alleati interessati, nucleare, facilitando una maggiore coerenza tra componenti convenzionali e nucleari nella postura di deterrenza e difesa della Nato in tutti i domini e nell’intero spettro di conflitto”. Scopo fondamentale della capacità nucleare della Nato – si ribadisce a Vilnius – è quello di preservare la pace, prevenire la coercizione e scoraggiare l’aggressione. “Le armi nucleari sono uniche e fino a quando esse esisteranno la Nato resterà un’alleanza nucleare. Le circostanze in cui la Nato potrebbe usare armi nucleari sono estremamente remote. Ogni impiego di armi nucleari contro la Nato altererebbe fondamentalmente la natura di un conflitto. L’Alleanza ha le capacità e la determinazione di imporre costi a un avversario che sarebbero inaccettabili e che superebbero di gran lunga i benefici che egli spererebbe di poter ottenere”. E onde rendere ancora più credibili le minacce di risposta e ritorsione nucleare, il vertice Nato ha annunciato nuovi passi per rendere ancora più efficienti e distruttivi i propri arsenali atomici. “Continueremo a modernizzare la dotazione nucleare Nato e stiamo aggiornando la pianificazione per accrescere la flessibilità e l’adattabilità di tutte le forze nucleari dell’Alleanza, mentre continueremo ad esercitare un forte controllo politico in ogni tempo”, si riporta nel documento finale.

Elemento chiave delle strategie belliche della Nato continuerà ad essere il sistema di Difesa integrata aerea e missilistica (IAMD). “Lo IAMD Nato è una missione essenziale e permanente in tempo di pace, durante una crisi e in caso di conflitto”, riporta il documento finale del vertice in Lituania. “Esso incorpora tutte le misure che contribuiscono alla deterrenza di ogni minaccia aerea e missilistica o ad annullare o ridurre la loro efficienza. Questa missione è condotta con un approccio a 360 gradi ed è indirizzata su misura e in tutte le direzione strategiche contro le minacce predisposte dagli attori statali e non”.

La difesa missilistica è ritenuta del tutto complementare alla deterrenza nucleare. “Lo spirito e i principi politici della Nato Ballistic Missile Defence (BMD) rimane immutata dal Summit di Lisbona del 2010”, annotano i paesi partecipanti al vertice di Vilnius. “La BMD è puramente difensiva ed è finalizzata a contrastare le minacce dei missili balistici che provengono da fuori dell’area euro-atlantica. Gli Alleati continuano ad essere impegnati al completo sviluppo della Nato BMD per contribuire alla difesa collettiva dell’Alleanza ed assicurare la piena copertura e protezione all’intera popolazione, ai territori e alle forze dell’Europa contro la crescente minaccia rappresentata dalla proliferazione di missili balistici”. Alla Nato Ballistic Missile Defence continueranno ad operare le unità anti-missile delle forze armate Usa schierate in Romania, Turchia, Spagna e Polonia, ma gli Alleati si dichiarano pronti a completare l’installazione di “componenti addizionali” del sistema anti-missili balistici e dei relativi centri di comando e controllo “in quanto necessari a raggiungere la completa capacità operativa”.

Un occhio di Washington e degli alleati euro-atlantici anche verso il cosiddetto Fianco Sud della Nato, comprendente il Mediterraneo allargato, il nord Africa, le regioni del Sahel e il Medio oriente. “I confini meridionali della Nato sono interconnessi con la sua sicurezza e rappresentano una sfida demografica, economica e politica”, aggiunge il documento approvato a Vilnius. “Ciò è aggravato dall’impatto del cambiamento climatico, dalla fragilità delle istituzioni, dalle emergenze sanitarie e dall’insicurezza alimentare. Questa situazione assicura un terreno fertile per la proliferazione di gruppi armati non statali, comprese le organizzazioni terroristiche. A ciò si aggiunge la destabilizzazione e l’interferenza coercitiva dei competitori strategici. La Russia sta alimentando le tensioni e l’instabilità in queste regioni. L’instabilità pervasiva sfocia nella violenza contro i civili, inclusa la violenza sessuale legata ai conflitti, così come negli attacchi contro i beni culturali e i danneggiamenti ambientali. Ciò contribuisce ai trasferimenti forzati delle popolazioni e ad alimentare il traffico di esseri umani e la migrazione irregolare”. La Nato globale si dichiara dunque pronta ad assumere il ruolo di protagonista nella gestione delle crisi sociali, economiche, ambientali, climatiche che affliggono il pianeta e nel “contenimento” di fenomeni strutturali come le migrazioni da sud a nord. “In risposta alle implicazioni profonde di queste minacce e sfide all’interno e in prossimità dell’area euro-atlantica, oggi noi abbiamo incaricato il Consiglio Nord Atlantico in sessione permanente a lanciare una riflessione completa e profonda su di esse e sulle opportunità di relazione con altre nazioni partner, organizzazioni internazionali e altri rilevanti attori nella regione, i cui risultati saranno presentati al prossimo Summit Nato del 2024”.

Per soddisfare le smisurate ambizioni Nato di global player mondiale, al vertice di Vilnius si è condiviso l’impegno ad investire sempre maggiori risorse finanziarie in armi e strutture militari. Tutti i paesi membri dell’Alleanza sono stati richiamati a rispettare “le obbligazioni sancite dall’art. 3 del Trattato di Washington” destinando annualmente non meno del 2% del Prodotto interno lordo al settore difesa. “Noi lo facciamo riconoscendo che ciò è ancora più necessario e urgente per rispondere agli impegni dell’Alleanza incluso le richieste di maggiori apparecchiature di lunga durata e per contribuire ai nuovi piani di difesa e al modello di forza Nato, così come alle operazioni, alle missioni e alle attività dell’Alleanza”, si aggiunge nel documento finale. “Noi affermiamo che in molti casi, la spesa oltre il 2% del Pil sarà necessaria per rimediare alle deficienze esistenti e rispondere ai bisogni di tutti i domini che giungono da un ordine di sicurezza contestato”. (3)

Ancora dunque maggiori spese in armi e strumenti di morte e conseguenti tagli al welfare e alle spese sociali nonostante le cifre record attestate nell’ultimo biennio nei budget delle forze armate dei paesi Nato. Alla vigilia del summit di Vilnius, lo stesso segretario generale Jens Stoltenberg si è dichiarato più che soddisfatto per gli sforzi di bilancio sostenuti dall’Alleanza, con una crescita in termini reali dell’8.3% nell’ultimo anno da parte degli alleati europei e del Canada. “Questo è il maggior incremento delle ultime decadi ed è il nono anno consecutivo che aumentano le nostre spese militari”, ha dichiarato Stoltenberg. “In questo modo gli alleati europei e il Canada hanno investito più di 450 miliardi di dollari da quando abbiamo deciso di accrescere gli investimenti nel 2014”. (4)

A Vilnius la Nato si è impegnata a destinare non meno del 20% del budget difesa alla ricerca, sviluppo e acquisizione di nuovi sistemi d’arma. “Stiamo accelerando i nostri sforzi per assicurare che l’Alleanza mantenga il suo vantaggio tecnologico nelle tecnologie emergenti e dirompenti per conservare la nostra interoperabilità ed efficienza militare, includendo anche soluzioni dual-use”, si riporta alla fine del documento del Summit. “Stiamo lavorando insieme per adottare e integrare nuove tecnologie, cooperare con il settore privato, proteggere i nostri ecosistemi innovativi, i modelli standard, ecc..”. In quest’ambito si inserisce il Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (DIANA) lanciato lo scorso anno per promuovere network di ricerca e sviluppo tra centri accademici, start-up e grandi e piccole aziende. A DIANA è stata destinata una prima tranche di un miliardo di euro circa grazie al NATO Innovation Fund, il fondo di investimenti finanziari varato al vertice di Madrid da 23 paesi (Belgio, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno unito, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Turchia, Ungheria). Il fondo finanzierà in particolare i settori ritenuti strategici e prioritari dalla Nato: sistemi aerospaziali, intelligenza artificiale, biotecnologie e bioingegneria, computer quantistici, cyber security, motori ipersonici, robotica e sistemi terrestri, navali, aerei e subacquei a pilotaggio remoto, industria navale e delle telecomunicazioni, energia, sistemi di propulsione, ecc.. (5) Nel board dei direttori del NATO Innovation Fund è stato chiamato, tra gli altri, l’ex ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani.

Alla realizzazione dei programmi di ricerca DIANA concorreranno nove acceleratori e 63 Centri test da insediare in Europa e in Nord America. Uno di questi acceleratori Nato sorgerà nella città di Torino, mentre ancora in Italia sono previsti due Centri Test, il primo al Centro di sperimentazione e supporto navale (Cssn) di La Spezia e il secondo a Capua (Caserta) presso il Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira), società partecipata dall’Agenzia Spaziale Italiana, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dalla Regione Campania.

Note:

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racconti distopici




Recensione Cielo di Piia Leino - Leggere distopico

@libri@feddit.it

"Helsinki, 2058. Dopo una violenta guerra civile, la società è crollata e il movimento sovranista Luce ha preso il potere sull’ex capitale della Finlandia. I dissidenti politici sono fuggiti al nord, mentre ai cittadini leali Luce ha donato Cielo, una realtà virtuale dove tutto è meraviglioso e colorato."

Continua su Leggere distopico

@libri@poliverso.org

#libri #mastolibri #libripendolari #unlibroalgiorno #libriSegreti

leggeredistopico.com/2023/07/1…




Paolo Ferrero* Il vertice che si sta aprendo a Vilnius è una vera e propria bomba ad orologeria perché rischia di assumere decisioni che aprono la strada a


#38 / Geopolitica dei dati e coincidenze


Stati Uniti e Unione Europea hanno fatto pace / BRITcoin sarà uno strumento di controllo dell’immigrazione? / Facebook era un progetto del Pentagono? / Meme e citazione del giorno.

Stati Uniti e Unione Europea hanno fatto pace


La notizia della settimana è che la Commissione Europea ha adottato una decisione di adeguatezza per il nuovo accordo internazionale per il trasferimento di dati verso gli Stati Uniti: lo EU-US Data Privacy Framework, che ha sostituito il Privacy Shield.

Dice la Commissione che ora le aziende europee potranno esportare dati verso gli Stati Uniti, come facevano fino al 2020, senza doversi preoccupare di adottare particolari misure di sicurezza per la salvaguardia dei nostri interessi.

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Il motivo di questo rinnovato amore dopo anni di guerra fredda sui dati — di cui anche chatGPT fu vittima recente — è che gli Stati Uniti avrebbero previsto delle misure di salvaguardia per i diritti dei cittadini europei, inclusa la limitazione dell’accesso ai nostri dati da parte dell’intelligence statunitense.

Eh sì, perché nel 2020 abbiamo deciso che esportare dati verso gli Stati Uniti era illegale proprio a causa di una sentenza della Corte di Giustizia Europea che dopo una causa lunga quasi 10 anni decise che le attività di sorveglianza di massa dell’intelligence statunitense erano troppo pervasive e penetranti per poter anche solo sperare di proteggere i diritti e interessi dei cittadini europei.

Abbiamo passato gli ultimi 3 anni a fare terrorismo psicologico alle aziende, con tanto di sanzioni del Garante Privacy, ma si scherzava: col nuovo pezzo di carta magico firmato da Biden e dalla Von der Leyen ora siamo tutti di nuovo al sicuro e i nostri dati potranno liberamente transitare verso i nostri padr… ehm — alleati: gli Stati Uniti.

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BRITcoin sarà uno strumento di controllo dell’immigrazione?


Britcoin, il nome con cui è conosciuto amichevolmente il progetto inglese di CBDC (Central Bank Digital Currency) — da non confondersi con Bitcoin — potrebbe essere collegato a un sistema di age check e nationality check automatizzati1.

In altre parole, questa nuova versione della Sterlina potrebbe essere programmabile in modo tale da bloccare l’acquisto di prodotti vietati ai minori di 18 anni o magari applicare condizioni di utilizzo diverse in base alla nazionalità. Magari potrebbero essere previsti limiti temporali per l’uso della CBDC nazionale da parte dei turisti o di tutti coloro che per qualche motivo si trovano in UK senza avere la cittadinanza.

La programmabilità è una caratteristica funzionale di molti progetti di CBDC, e la Bank of Englad non ha mai fatto mistero della volontà di approfondire proprio questo aspetto. I soldi del futuro potrebbero diventare un’importante arma geopolitica, ancora più di adesso.

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Facebook era un progetto del Pentagono?


Noi ci fidiamo degli Stati Uniti perché sono nostri grandi amiconi, ma non dimentichiamo che hanno da sempre avuto il pallino della sorveglianza di massa.

Parliamo ad esempio di un peculiare progetto finanziato nel 2003 dalla US Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), che aveva lo scopo di creare una piattaforma pubblica per la raccolta massiva di dati personali utili ad allenare algoritmi di intelligenza artificiale.

Il progetto si chiamava “LifeLog” e l’idea era molto semplice: creare uno strumento — una sorta di diario elettronico — che permettesse alle persone di registrare digitalmente la loro vita: spostamenti, conversazioni, letture, relazioni, acquisti e molto altro.

"LifeLog will be able … to infer the user’s routines, habits and relationships with other people, organizations, places, and objects," the pamphlet explained, "and to exploit these patterns to ease its task."2


Inspiegabilmente DARPA chiuse però i rubinetti al progetto LifeLog poco meno di un anno dopo la sua nascita, precisamente a febbraio 2004…

Per una assoluta coincidenza, proprio in quegli stessi giorni veniva fondato Facebook.

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Stasera webinar su privacy, sicurezza e hard-wallet


Se possiedi un Ledger o un altro hard wallet potrebbe interessarti il webinar di stasera organizzato da Etherevolution, in cui si parlerà di privacy, sicurezza e hard wallet.

Spiegheranno come evitare rischi, le caratteristiche ottimali, le vulnerabilità e l'importanza di agire responsabilmente ed evitare scorciatoie quando si tratta della sicurezza dei propri fondi.

Parteciperò anch’io, anche se solo come ospite.

Per chi volesse iscriversi: questo è il link.

Meme del giorno


231911


Citazione del giorno

“In the West, we have been withdrawing from our tradition-, religion- and even nation-centred cultures, partly to decrease the danger of group conflict. But we are increasingly falling prey to the desperation of meaninglessness, and that is no improvement at all.”

Jordan B. Peterson

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1

telegraph.co.uk/business/2023/…

2

vice.com/en/article/vbqdb8/15-…



Open Letter: Commissioner Reynders asked to correct unacceptable accusations against NGOs


Lettera aperta: Il Commissario Reynders chiede di correggere le accuse inaccettabili contro le ONG Il commissario europeo Reynders ha ripetutamente attaccato le "organizzazioni non profit" come la noyb, sostenendo che esse portano i casi davanti alla CGUE come "modello di business".
EU Commissioner Reynders presenting the


noyb.eu/en/open-letter-commiss…




Ricordiamo chi ha inventato lo Zero

@Zeroverso

मुक्त ज्ञानकोश विकिपीडिया से
शून्य
Estela C de Tres Zapotes.jpg
ईपीआई-ओल्मेक स्क्रिप्ट।
शून्य (०) एक अंक है जो संख्याओं के निरूपण के लिये प्रयुक्त आजकी सभी स्थानीय मान पद्धतियों का अपरिहार्य प्रतीक है। इसके अलावा यह एक संख्या भी है। दोनों रूपों में गणित में इसकी अत्यन्त महत्वपूर्ण भूमिका है। पूर्णांकों तथा वास्तविक संख्याओं के लिये यह योग का तत्समक अवयव है।

ग्वालियर दुर्ग में स्थित एक छोटे से मन्दिर की दीवार पर शून्य (०) उकेरा गया है जो शून्य के लेखन का दूसरा सबसे पुराना ज्ञात उदाहरण है। यह शून्य आज से लगभग १५०० वर्ष पहले उकेरा गया था।[1]

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La Commissione europea assegna il terzo round ai trasferimenti di dati UE-USA alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea

@Etica Digitale (Feddit)

Nuovo Trans-Atlantic Data Privacy Framework in gran parte una copia di "Privacy Shield". #noyb contesterà la decisione.

Il terzo tentativo della Commissione europea di ottenere un accordo stabile sui trasferimenti di dati UE-USA tornerà probabilmente alla Corte di giustizia (CGUE) nel giro di pochi mesi. Il presunto "nuovo" Trans-Atlantic Data Privacy Framework è in gran parte una copia del fallito "Privacy Shield". Nonostante gli sforzi di pubbliche relazioni della Commissione europea, ci sono pochi cambiamenti nella legge statunitense o nell'approccio adottato dall'UE. Il problema fondamentale con FISA 702 non è stato affrontato dagli Stati Uniti, in quanto gli Stati Uniti continuano a ritenere che solo le persone statunitensi siano degne di diritti costituzionali

noyb.eu/en/european-commission…


European Commission gives EU-US data transfers third round at CJEU


New Trans-Atlantic Data Privacy Framework largely a copy of "Privacy Shield". noyb will challenge the decision.


Third attempt of the European Commission to get a stable agreement on EU-US data transfers will be likely back at the Court of Justice (CJEU) in a matter of months. The allegedly "new" Trans-Atlantic Data Privacy Framework is largely a copy of the failed "Privacy Shield". Despite the European Commission's public relations efforts, there is little change in US law or the approach taken by the EU. The fundamental problem with FISA 702 was not addressed by the US, as the US still takes the view that only US persons are worthy of constitutional rights.

...

[continue reading on the source web page]


in reply to The Privacy Post

l'Unione Europea non fa gli interessi degli USA 🤡


Ma il famoso messaggio di prova di #ITAlert era previsto che lo ricevessero tutti?
Perché in ufficio c'è stato un trillo in tutti i cellulari tranne il mio 😑


“È l’ora dell’educazione finanziaria!”: questo è lo slogan della sesta edizione del Mese dell’educazione finanziaria, la manifestazione promossa in tutta Italia dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanz…


European Commission gives EU-US data transfers third round at CJEU


La Commissione europea concede il terzo round ai trasferimenti di dati tra UE e USA presso la CGUE La Commissione europea annuncia il terzo "Safe Harbor", senza modifiche sostanziali. noyb riporterà la terza decisione di adeguatezza alla CGUE. Fool me thrice...


noyb.eu/en/european-commission…

StatusSquatter 🍫 reshared this.



Come uccidere una rete decentralizzata (come il Fediverso)

di Ploum il 2023-06-23

In questo articolo molto interessante, Lionel Dricot ricostruisce la strategia dei #Gafam che sta dietro all'operazione Threads di Meta.

Un grosso grazie all'autore.

Buona lettura

L'anno è il 2023. L'intera Internet è sotto il controllo dell'impero GAFAM. Tutto? Beh, non del tutto. Perché alcuni piccoli villaggi stanno resistendo all'oppressione. E alcuni di questi villaggi hanno iniziato ad aggregarsi, formando il "Fediverso".
Con i dibattiti su Twitter e Reddit, il Fediverso ha iniziato a guadagnare fama e attenzione. La gente ha iniziato a usarlo davvero. L'impero ha cominciato ad accorgersene.

Capitalisti contro la concorrenza

Come ha detto Peter Thiel, uno dei principali investitori di Facebook: "La concorrenza è per i perdenti". Già, questi pseudo "il mercato ha sempre ragione" non vogliono un mercato quando ci sono dentro. Vogliono un monopolio. Fin dalla sua nascita, Facebook è stato molto attento a uccidere ogni concorrenza. Il modo più semplice per farlo è stato quello di acquistare le aziende che un giorno avrebbero potuto diventare dei concorrenti. Instagram e WhatsApp, per citarne alcune, sono state acquistate solo perché il loro prodotto attirava utenti e poteva gettare un'ombra su Facebook.
Ma il Fediverso non può essere comprato. Il Fediverso è un gruppo informale di server che discutono attraverso un protocollo (ActivityPub). Questi server possono anche eseguire software diversi (Mastodon è il più famoso, ma ci possono essere anche Pleroma, Pixelfed, Peertube, WriteFreely, Lemmy e molti altri).
Non si può comprare una rete decentralizzata!
Ma c'è un altro modo: renderla irrilevante. Questo è esattamente ciò che Google ha fatto con XMPP.


Come Google è entrato a far parte della federazione XMPP


Alla fine del XX secolo, i programmi di messaggeria istantanea (IM) erano di gran moda. Uno dei primi di grande successo fu ICQ, seguito rapidamente da MSN messenger. MSN Messenger era il Tiktok dell'epoca: un mondo in cui gli adolescenti potevano trascorrere ore e giorni senza adulti.
Poiché MSN faceva parte di Microsoft, Google ha voluto fargli concorrenza e nel 2005 ha presentato Google Talk, includendolo nell'interfaccia di Gmail. Ricordiamo che all'epoca non esistevano smartphone e pochissime applicazioni web. Le applicazioni dovevano essere installate sul computer e l'interfaccia web di Gmail era innovativa. MSN a un certo punto è stato persino fornito in bundle con Microsoft Windows ed era davvero difficile rimuoverlo. La creazione della chat di Google con l'interfaccia web di Gmail era un modo per essere ancora più vicini ai clienti rispetto a un software integrato nel sistema operativo.
Mentre Google e Microsoft lottavano per conquistare l'egemonia, gli appassionati di software libero cercavano di costruire una messaggistica istantanea decentralizzata. Come la posta elettronica, XMPP era un protocollo federato: più server potevano dialogare tra loro attraverso un protocollo e ogni utente si connetteva a un particolare server attraverso un client. Quell'utente poteva poi comunicare con qualsiasi utente su qualsiasi server utilizzando qualsiasi client. Questo è ancora il modo in cui ActivityPub e quindi il Fediverso funzionano.
Nel 2006, Google talk è diventato compatibile con XMPP. Google stava prendendo seriamente in considerazione XMPP. Nel 2008, mentre ero al lavoro, squillò il telefono. In linea, qualcuno mi disse: "Salve, siamo di Google e vogliamo assumerla". Ho fatto diverse telefonate e si è scoperto che mi avevano trovato attraverso la dev-list di XMPP.Stavano cercando degli amministratori di sistema per XMPP.
Quindi Google stava davvero adottando la federazione. Non era geniale? Significava che, improvvisamente, ogni singolo utente di Gmail diventava un utente XMPP. Questo non poteva che essere un bene per XMPP, giusto? Ero estasiato.


Come Google ha ucciso XMPP


Naturalmente, la realtà era un po' meno brillante. Innanzitutto, nonostante la collaborazione per lo sviluppo dello standard XMPP, Google stava realizzando una propria implementazione chiusa che nessuno poteva controllare. Si è scoperto che non sempre rispettavano il protocollo che stavano sviluppando. Non stavano implementando tutto. Questo ha costretto lo sviluppo di XMPP a rallentare, ad adattarsi. Nuove funzionalità interessanti non sono state implementate o non sono state utilizzate nei client XMPP perché non erano compatibili con Google Talk (gli avatar hanno impiegato moltissimo tempo per arrivare su XMPP). La federazione a volte si interrompeva: per ore o giorni non era possibile comunicare tra i server Google e i server XMPP regolari. La comunità XMPP fungeva da osservatrice e debugger dei server di Google, segnalando le irregolarità e i tempi di inattività (io l'ho fatto più volte, e questo è probabilmente il motivo dell'offerta di lavoro).
E poiché gli utenti di Google Talk erano molto più numerosi dei "veri utenti XMPP", c'era poco spazio per "non preoccuparsi degli utenti di Google Talk". I nuovi arrivati che scoprivano XMPP e non erano utenti di Google Talk avevano un'esperienza molto frustrante perché la maggior parte dei loro contatti erano utenti di Google Talk. Pensavano di poter comunicare facilmente con loro, ma in realtà si trattava di una versione degradata di ciò che avevano quando usavano Google Talk. Un tipico gruppo di utenti XMPP era composto principalmente da utenti di Google Talk e da alcuni geek.
Nel 2013, Google ha capito che la maggior parte delle interazioni XMPP avveniva comunque tra utenti di Google Talk. Non gli interessava rispettare un protocollo che non controllava al 100%. Quindi ha staccato la spina e ha annunciato che non sarebbe più stato federato. E ha iniziato una lunga ricerca per creare un servizio di messaggistica, a partire da Hangout (a cui sono seguiti Allo, Duo e poi ho perso il conto).
Come previsto, nessun utente di Google ha battuto ciglio. In effetti, nessuno di loro se n'è accorto. Nel peggiore dei casi, alcuni dei loro contatti sono diventati offline. Tutto qui. Ma per la federazione XMPP è stato come se la maggior parte degli utenti fosse improvvisamente scomparsa. Persino gli irriducibili fanatici di XMPP, come il vostro servitore, hanno dovuto creare account Google per mantenere i contatti con gli amici. Ricordate: per loro eravamo semplicemente offline. Era colpa nostra.
Sebbene XMPP esista ancora e sia una comunità molto attiva, non si è mai ripreso da questo colpo. Le aspettative troppo alte sull'adozione da parte di Google hanno portato a un'enorme delusione e a una silenziosa caduta nell'oblio. XMPP è diventato di nicchia. Così di nicchia che quando le chat di gruppo sono diventate di moda (Slack, Discord), la comunità del software libero le ha reinventate (Matrix) per competere mentre le chat di gruppo erano già possibili con XMPP. (Disclaimer: non ho mai studiato il protocollo Matrix, quindi non ho idea di come si comporti tecnicamente rispetto a XMPP. Credo semplicemente che risolva lo stesso problema e competa nello stesso spazio di XMPP).
XMPP sarebbe diverso oggi se Google non vi avesse mai aderito o non fosse mai stato considerato come parte di esso? Nessuno può dirlo. Ma sono convinto che sarebbe cresciuto più lentamente e, forse, in modo più sano. Che sarebbe più grande e più importante di oggi. Che sarebbe stata la piattaforma di comunicazione decentralizzata di default. Una cosa è certa: se Google non avesse aderito, XMPP non sarebbe peggiore di quello che è oggi.


Non è stata la prima volta: la strategia di Microsoft


Quello che Google ha fatto a XMPP non è una novità. Infatti, nel 1998, l'ingegnere Microsoft Vinod Vallopllil scrisse esplicitamente un testo intitolato "Blunting OSS attacks" in cui suggeriva di "differenziare (de-commoditize) i protocolli e le applicazioni [...]. Estendendo questi protocolli e sviluppandone di nuovi, possiamo impedire ai progetti OSS di entrare nel mercato".
Microsoft ha messo in pratica questa teoria con il rilascio di Windows 2000, che supportava il protocollo di sicurezza Kerberos. Ma il protocollo è stato esteso. Le specifiche di tali estensioni potevano essere scaricate liberamente, ma era necessario accettare una licenza che vietava di implementare tali estensioni. Non appena si cliccava su "OK", non si poteva lavorare su nessuna versione open source di Kerberos. L'obiettivo era esplicitamente quello di uccidere qualsiasi progetto di rete concorrente, come Samba.
Questo aneddoto è stato raccontato da Glyn Moody nel suo libro "Rebel Code" e dimostra che l'uccisione di progetti open source e decentralizzati è un obiettivo davvero consapevole. Non accade mai a caso e non è mai causato dalla sfortuna.
Microsoft ha utilizzato una tattica simile per assicurarsi il dominio nel mercato dell'office con Microsoft Office, utilizzando formati proprietari (un formato di file può essere visto come un protocollo per lo scambio di dati). Quando le alternative (OpenOffice e poi LibreOffice) sono diventate abbastanza brave ad aprire i formati doc/xls/ppt, Microsoft ha rilasciato un nuovo formato che ha definito "aperto e standardizzato". Il formato era, di proposito, molto complicato (20.000 pagine di specifiche!) e, soprattutto, sbagliato. Sì, sono stati introdotti alcuni bug nelle specifiche, il che significa che un software che implementa il formato OOXML completo si comporta in modo diverso da Microsoft Office.
Questi bug, insieme alle pressioni politiche, sono stati uno dei motivi che hanno spinto la città di Monaco a tornare indietro dalla migrazione verso Linux. Quindi sì, la strategia funziona bene. Oggi, docx, xlsx e pptx sono ancora la norma. Fonte: Ero presente, indirettamente pagato dalla città di Monaco per rfar sì che il rendering di LibreOffice OOXML fosse più simile a quello di Microsoft invece di seguire le specifiche.

AGGIORNAMENTO:
Questa tattica ha persino una pagina di Wikipedia


Meta e il Fediverso


Chi non conosce la storia è destinato a ripeterla. Il che è esattamente ciò che sta accadendo con Meta e il Fediverso.
Si dice che Meta diventerà "compatibile con Fediverso". Potrete seguire le persone su Instagram dal vostro account Mastodon.
Non so se queste voci abbiano un fondo di verità, se sia possibile che Meta prenda in considerazione l'idea. Ma una cosa mi ha insegnato la mia esperienza con XMPP e OOXML: se Meta si unisce al Fediverso, Meta sarà l'unico a vincere. In effetti, le reazioni mostrano che stanno già vincendo: il Fediverso è diviso tra il bloccare Meta o meno. Se ciò accadesse, significherebbe un mediverso a due livelli, frammentato e frustrante, con poca attrattiva per i nuovi arrivati.

AGGIORNAMENTO: Queste voci sono state confermate: almeno un amministratore di Mastodon, kev, di fosstodon.org, è stato contattato per partecipare a un incontro ufficioso con Meta. Ha avuto la migliore reazione possibile: ha rifiutato gentilmente e, soprattutto, ha pubblicato l'e-mail per essere trasparente con i suoi utenti. Grazie kev!
Mail di Meta a Kev, da Fosstodon, e risposta

So che tutti sogniamo di avere tutti i nostri amici e familiari sul Fediverso, in modo da evitare completamente le reti proprietarie. Ma il Fediverso non cerca il dominio del mercato o il profitto. Il Fediverso non cerca la crescita. Offre un luogo di libertà. Le persone che si uniscono al Fediverso sono quelle che cercano la libertà. Se le persone non sono pronte o non cercano la libertà, va bene. Hanno il diritto di rimanere su piattaforme proprietarie. Non dovremmo costringerle a entrare nel Fediverso. Non dovremmo cercare di includere il maggior numero di persone a tutti i costi. Dovremmo essere onesti e fare in modo che le persone si uniscano al Fediverso perché condividono alcuni dei valori che lo animano.
Competendo contro Meta nella cervellotica ideologia della crescita a tutti i costi, siamo certi di perdere. Loro sono i maestri di questo gioco. Stanno cercando di portare tutti nel loro campo, per far sì che le persone competano contro di loro usando le armi che vendono.
Il Fediverso può vincere solo mantenendo la sua posizione, parlando di libertà, morale, etica, valori. Avviando discussioni aperte, non commerciali e non campate in aria. Riconoscendo che l'obiettivo non è vincere. Non è aderire. L'obiettivo è rimanere uno strumento. Uno strumento dedicato a offrire un luogo di libertà agli esseri umani connessi. Qualcosa che nessuna entità commerciale potrà mai offrire.

Testo originale: https://ploum.net/2023-06-23-how-to-kill-decentralised-networks.html
Distribuito con licenza Creative Commons BY-SA
Traduzione italiana: framapiaf.org/@nilocram
Illustrazione di David Revoy
Traduction en Français par Nicolas Vivant
Traducción Española de Matii
Deutsche Übersetzung von Janet und anderen

#Fediverso #Fediverse #Gafam #XMPP #Mastodon #SoftwareLibero
@Informa Pirata @Scuola - Gruppo Forum @Devol :fediverso: @maupao

in reply to nilocram

@andreabont prova a leggere qui, lo spiega meglio di quanto potrei far io

Scuola - Gruppo Forum reshared this.





A proposito delle bombe a grappolo e della realtà della #guerra. Siamo sotto propaganda fin dall'inizio, ma la guerra è e resta una cosa sbagliata e immorale, un fallimento. L'obiettivo, una volta esplosa, è fermarla il prima possibile. Stiamo invece assistendo a un'escalation #Ucraina #bombeagrappolo
altreconomia.it/in-ucraina-le-…



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Rivoluzione Pixelfed: in arrivo un nuovo modo di accedere a Pixelfed in meno di 60 secondi, con il proprio account Mastodon.

@Che succede nel Fediverso?

#Pixelfed ha presentato una novità bellissima per tutto il #Fediverso, replicabile per tutti gli altri progetti!


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Sign-in in less than 60 seconds, with your Mastodon account.

Joining Pixelfed has never been easier!

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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

da un lato geniale, da un'altro pericola perchè accentra ancor più potere alle grandi istanze mastodon.
Ma in definitiva io sono per semplificare e secondo me i progetti minori dovrebbero approffittare dell'enorme popolarità di mastodon.


Feddit: come può un utente #Mastodon seguire una comunità #Lemmy? Quali sono le comunità italiane nate dopo l'esplosione della redditmigration? Quali sono quelle nate prima? Si può aprire un nuovo thread da Mastodon?

Tutte le risposte nel post linkato (qui leggibile su feddit)


Feddit: come seguire una comunità Lemmy da Mastodon? Quali sono le comunità italiane nate dopo l'esplosione della redditmigration? Quali quelle nate prima? Si può aprire un nuovo thread da Mastodon?

Un utente #Mastodon può seguire una comunità #Lemmy in 2 modi:
- cliccare sul nome utente di una comunità (per esempio @fediverso ) e seguirla
- scrivere il nome della comunità (possibilmente completo di @ ma non è sempre necessario) nella casella di ricerca di #Mastodon

#Mastoaiuto




La Biblioteca del MIM celebra il 140° anniversario della pubblicazione del libro "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" con un'esposizione di volumi dedicata.


Godflesh - Purge


Però per chi vuole c'è il sangue che scorre dentro i computer, quella sottile ansia mista a piacere che solo i Godflesh sanno dare. Un disco molto molto importante, ancora più utile in questi nostri tempi, che i Godflesh avevano già abbondantemente descritto. Un grandissimo ritorno per un disco che diventerà fondamentale in una discografia che non ha eguali.
@Musica Agorà iyezine.com/godflesh-purge

Casiraghi doesn't like this.

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Conoscere ADHD


chng.it/RbKy5dqXdH
Conoscere ADHD è importante, in particolare per gli insegnanti, e la sanità pubblica deve essere dalla parte delle famiglie rilasciando le certificazioni in tempi brevi


Beat!


Ecco un altro libro di quelli che suonano - questo però oltre che suonare, urla pure, protesta e soprattutto cerca di difendersi.


Dentro ci sono "quei ragazzi e ragazze che nella metà degli anni Sessanta hanno desiderato la libertà totale al posto dell'ipocrisia e la dignità umana al posto dell'arrivismo". Quelli che hanno anticipato le grandi rivolte del Sessantotto, quelli che "hanno trovato l'anarchia sulla loro strada, spesso senza saperlo, spesso senza alcun filo diretto con quel movimento, pur parlando la stessa lingua senza che alcuno l'abbia insegnata".

iyezine.com/beat



Cosa ci guadagna Meta a "entrare nel Fediverso"? Nulla di economicamente rilevante, almeno nell'immediato. Il progetto è "soltanto" di natura strategica

@Che succede nel Fediverso?

Riportiamo per intero la nostra risposta a un thread comparso su feddit.it e in particolare all'osservazione di @Darjuz (È un’azienda è ovvio che cerca di inserirsi in un ambito che le sembra promettente per farsi i soldi…)

Non saprei. Il Fediverso non è facilmente monetizzabile e quella che sta facendo Meta non è un’operazione ad alto rendimento sebbene sia sicuramente un’operazione a bassissimo costo.

Quello che Facebook non può sopportare è il fatto che gli utenti socializzino al di fuori del suo giardino recintato, in cui le persone sono costrette a consumare nel baretto aziendale! Per il momento sono pochi utenti, ma la minaccia può essere devastante sul lungo termine.

Ora, in qualsiasi azienda, se esiste un rischio esistenziale, si cerca di di battersi fino in fondo per eliminarlo o mitigarne gli effetti. Come ultima soluzione ci si può assicurare contro quel rischio.

Siamo arrivati al nocciolo della questione: questa iniziativa di Meta, non è altro che un piccolo costo assicurativo.

Come funziona questa assicurazione? Mi sembra abbastanza chiaro: Meta si trova a muovere truppe in un terreno sconosciuto per portare, come direbbe un’altra simpatica realtà che abbiamo imparato a conoscere meglio in quest’ultimo anno e mezzo, un’operazione speciale per degratuitizzare il Fediverso.

Questa operazione presenta una grandissima possibilità di successo, considerando l’immensa sproporzione a favore di Meta. Inoltre, sempre per riprendere la metafora Ucraina, Zuckerberg confida nell’avidità di alcuni importanti amministratori di istanza: «questi amministratori hanno concentrato sulle proprie istanze la maggior parte degli utenti del Fediverso, quindi parlano la mia stessa lingua e quindi saranno alleati della mia impresa contro il temibile spettro della gratuità. Basterà far avere loro quattro spicci e un piatto di lenticchie»

Funzionerà questa strategia? Ci sono molti elementi che suggeriscono di sì. Esattamente come la Russia aveva sufficienti elementi per immaginare una conquista dell’Ucraina in tempi piuttosto rapidi, perché « Noi siamo una superpotenza e tutti i russofoni d’Ucraina ci saluteranno come liberatori e imbraceranno le armi contro il loro governo antirusso»

Naturalmente, Questa è l’unica cosa che insegni la storia, anche i piani ben studiati non per questo si concretizzano…

Ecco perché è importante dare seguito alla proposta di defederazione delle istanze di Zuckerberg: Il motivo è che non bisogna mai dare nulla per scontato!

PS: riportiamo anche le osservazioni completamente diverse di @Uriel Fanelli (no, molto probabilmente non lo troverete perché avrà bloccato voi o la vostra istanza... 🙃) che prevede la volontaria non federazione da parte di Meta.

Immagine ripresa dall'articolo di Pradeep Viswanathan su Big Tech Wire



è ovvio che cerca di inserirsi in un ambito che le sembra promettente per farsi i soldi


Non saprei. Il Fediverso non è facilmente monetizzabile e quella che sta facendo Meta non è un'operazione ad alto rendimento sebbene sia sicuramente un'operazione a bassissimo costo.

Quello che Facebook non può sopportare è il fatto che gli utenti socializzino al di fuori del suo giardino recintato, in cui le persone sono costrette a consumare nel baretto aziendale! Per il momento sono pochi utenti, ma la minaccia può essere devastante sul lungo termine.

Ora, in qualsiasi azienda, se esiste un rischio esistenziale, si cerca di di battersi fino in fondo per eliminarlo o mitigarne gli effetti. Come ultima soluzione ci si può assicurare contro quel rischio.

Siamo arrivati al nocciolo della questione: questa iniziativa di Meta, non è altro che un piccolo costo assicurativo.

Come funziona questa assicurazione? Mi sembra abbastanza chiaro: Meta si trova a muovere truppe in un terreno sconosciuto per portare, come direbbe un'altra simpatica realtà che abbiamo imparato a conoscere meglio in quest'ultimo anno e mezzo, un'operazione speciale per degratuitizzare il Fediverso.

Questa operazione presenta una grandissima possibilità di successo, considerando l'immensa sproporzione a favore di Meta. Inoltre, sempre per riprendere la metafora Ucraina, Zuckerberg confida nell'avidità di alcuni importanti amministratori di istanza: «questi amministratori hanno concentrato sulle proprie istanze la maggior parte degli utenti del Fediverso, quindi parlano la mia stessa lingua e quindi saranno alleati della mia impresa contro il temibile spettro della gratuità. Basterà far avere loro quattro spicci e un piatto di lenticchie»

Funzionerà questa strategia? Ci sono molti elementi che suggeriscono di sì. Esattamente come la Russia aveva sufficienti elementi per immaginare una conquista dell'Ucraina in tempi piuttosto rapidi, perché « Noi siamo una superpotenza e tutti i russofoni d'Ucraina ci saluteranno come liberatori e imbraceranno le armi contro il loro governo antirusso»

Naturalmente, Questa è l'unica cosa che insegni la storia, anche i piani ben studiati non per questo si concretizzano...

Ecco perché è importante dare seguito alla proposta di defederazione delle istanze di Zuckerberg: Il motivo è che non bisogna mai dare nulla per scontato!


in reply to La Scimmia di Mare

Se hai però tutte le impostazioni buone e corrette (DMARC e compagnia) non esiste per ora questo problema in realtà. Uso un dominio personale su Proton da tempo e non è mai finito in spam da nessuna parte, nemmeno da Google.
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)
in reply to skariko

Io ho avuto esperienza opposta, ma confesso in pochi casi (e per poco tempo)