Taiwan Files – Elezioni 2024 e #MeToo, Usa-Cina, Paraguay, armi e studenti, diplomazia e chip
Estate taiwanese all'insegna della lunga corsa verso le presidenziali. Il terzo incomodo Ko Wen-je davanti al Guomindang, che ha dubbi su Hou Yu-ih. L'onda #MeToo colpisce il Dpp. La visita del presidente del Paraguay anticipa i prossimi sviluppi. Pechino e Washington tornano a parlarsi ma continuano a muoversi sullo Stretto. Novità sulle relazioni intrastretto, diplomazia, semiconduttori e ritardi in Arizona per Tsmc. E tanto altro. La rassegna settimanale di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)
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#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta l’Istituto Tecnico Agrario “Solimene” di Lavello, in provincia di Potenza!
Costruita nel 1959, è la prima scuola secondaria di II grado del territorio ad aver dato ai ragazzi l’opportunità di studiare ne…
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta l’Istituto Tecnico Agrario “Solimene” di Lavello, in provincia di Potenza! Costruita nel 1959, è la prima scuola secondaria di II grado del territorio ad aver dato ai ragazzi l’opportunità di studiare ne…Telegram
MESsaggio dal capitale: “Tutto mio” | La Città Futura
"Gli Stati in crisi e che vi ricorrono, infatti, vengono sottoposti a vincoli finanziari pesanti e i pochi poteri residui in fatto di politica economica che le regole di Maastricht ancora consentono verrebbero espropriati dal capitale finanziario, il quale non solo imprimerebbe una nuova pressione ai diritti sociali ma impedirebbe anche di rispondere adeguatamente alla recessione che ormai interessa quasi tutta l’eurozona."
L’Iran rispetti la libertà di opinione
In Italia la libertà di opinione è un diritto costituzionale. Con il presidente della commissione Politiche europee Giulio Terzi di Sant’Agata, ieri ho invitato la presidente del Consiglio nazionale per la resistenza iraniana in Fondazione Luigi Einaudi per esprimere le proprie. A moderare l’incontro è stato il direttore di Formiche.net, Giorgio Rutelli.
Maryam Rajavi ci ha illustrato il proprio manifesto politico e l’ha fatto in forma di decalogo: suffragio universale, pluralismo, libertà di stampa, parità tra i sessi, separazione netta tra Stato e Chiesa, rispetto dei diritti umani, riconoscimento della proprietà privata, abolizione della pena di morte… I capisaldi dello Stato liberale di diritto sbandierati nella casa dei liberali italiani. Che Teheran ne abbia fatto un caso tanto da convocare l’ambasciatore italiano è una circostanza emblematica. Direi rivelatrice. Rivela il grado di fanatismo e di illiberalismo del regime iraniano. Ogni liberale dovrebbe sentirsi offeso.
Accogliendo Maryam Rajavi, ieri ho chiarito quale fosse la posizione della Fondazione: “Il nostro approccio è laico per definizione, noi non parteggiamo per nessuna delle tante organizzazioni della dissidenza iraniana. Noi stiamo dalla parte del popolo iraniano e crediamo che il conflitto tra gli oppositori del regime, veri o presunti che siano, rappresenti il miglior favore che si possa fare alla teocrazia di Teheran”. Il conflitto, in effetti, c’è. Ed è un conflitto violento. In molti non credono alla conversione democratica dei mujahidin della signora Rajavi, in molti ne ricordano il fanatismo e le violenze ai tempi di Komeini e dopo. Ogni dubbio è legittimo. Resta il fatto che quando la Fondazione Luigi Einaudi ha ospitato i rappresentanti di altre organizzazioni non abbiamo avuto reazioni. Ieri la reazione di Teheran è stata esorbitante. Quanto all’accusa di “terrorismo”, è il modo con cui tutte le autocrazie e tutti gli Stati invasori liquidano il dissenso. Capitò anche al nostro Giuseppe Mazzini.
Con spirito einaudiano, non facciamo processi alle intenzioni. Crediamo nel valore della parola, e le parole spese da Maryam Rajavi sono tutte condivisibili. Sono talmente condivisibili che 307 parlamentari italiani hanno firmato il suo appello per un Iran libero e democratico. Delle due, dunque, l’una: la Rajavi è il Diavolo e ci sta ingannando tutti, oppure il Diavolo sta ispirando gli animi di quanti oggi contestano i mujahidin. Una cosa, invece, è certa. Il conflitto tra le organizzazioni del dissenso, conflitto di cui è responsabile anche l’organizzazione della signora Rajavi, fa il gioco non del popolo, ma del regime iraniano.
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Ucraina e Indo Pacifico. Le scelte giuste della Nato secondo Calovini
Ucraina e indopacifico: sono questi i due macro temi che scaturiscono al termine del vertice Nato di Vilnius e che testimoniano come la politica internazionale a quelle latitudini sia di primaria rilevanza per le future strategie dell’alleanza.
Al vertice di Vilnius è passata la linea prudente, fortemente voluta da Washington, circa l’ingresso di Kiev nell’alleanza. Significa che, al di là della delusione espressa da Volodymyr Zelensky, l’impostazione degli Stati Uniti è certamente quella che presenta il maggior equilibrio in termini di peso specifico. Il motivo? L’adesione in questo preciso momento dell’Ucraina nella Nato sarebbe stata letta come un vero e proprio azzardo in un frangente estremamente delicato che invece è meritevole di decisioni ragionate e non dettate dalla fretta.
Il vertice dell’alleanza era fisiologicamente focalizzato sulla guerra in Ucraina che, da più di 500 giorni, ha rimesso in discussone ogni equilibrio geopolitico nel vecchio continente, con una serie di altri effetti a catena.
Kiev può comunque ritenersi soddisfatta, dal momento che incassa un dividendo preciso: il supporto alla causa ucraina di tutti i membri dell’alleanza è oggettivo e sincero. Per cui, al di là di qualche fisiologico distinguo, non vi è Governo occidentale che non aiuti Kiev in modo concreto sia sotto l’aspetto politico che sotto l’aspetto militare. Lo dimostra il modus con cui le richieste del Presidente Zelensky sono state esaudite.
In linea generale a Vilnius si è verificato un cambiamento sostanziale rispetto al passato, confermato da tre elementi che meritano di essere evidenziati in questo bilancio post vertice. In primo luogo, seguendo la traccia già impressa a Madrid, al centro del vertice è stata posta la politica internazionale, come da anni non accadeva. Lontani i tempi in cui autorevoli presidenti definivano l’alleanza “obsoleta” (Donald Trump 2017) o “cerebralmente morta” (Emmanuel Macron 2019). Di certo avremmo preferito non dover testare la reazione dell’alleanza dinanzi all’invasione russa ma la compattezza dimostrata è stata notevole e la necessità di un’alleanza militare efficiente e preparata di cui far parte è sotto gli occhi di tutti.
Inoltre l’ambizione di un’Europa potenza militare autonoma sembra aver mostrato le proprie fragilità di fronte alla dura realtà della guerra ed è destinata (per ora?) a rimanere tale. L’Europa – e l’Italia – non possono prescindere dall’altra sponda dell’Atlantico per la propria sicurezza.
In secondo luogo, oltre alla presenza della Svezia prossima all’ingresso nella Nato, al pari della Finlandia, a Vilnius sono stati presenti altri paesi alleati: Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud. Si tratta di un’interessante novità che offre la risposta geopolitica alle nuove sfide che da quelle latitudini si stanno manifestando. L’indo Pacifico è uno scenario di politica internazionale di primo piano che non può essere più tenuto in disparte e che, invece, merita una sempre maggiore attenzione da parte della Nato e dell’occidente.
E’inoltre un dovere programmatico e politico intensificare il dialogo con quei paesi che, come noi, osservano con attenzione, e forse un po’ preoccupazione, la crescita di Pechino non più come forza economica ma soprattutto come potenza militare e nucleare. L’Italia pur non potendo operare un ribilanciamento massiccio verso l’Indo-Pacifico e pur raccomandando che l’Alleanza mantenga un baricentro euro-atlantico (come dimostrato dalla guerra in Ucraina), riconosce che il mondo sta diventando sempre più a trazione asiatica
Infine il terzo elemento che attiene il peso specifico italiano: al di là delle singole e legittime opinioni, va riconosciuto al Governo Meloni di aver effettuato un altro passo significativo nell’ambito della politica internazionale e che ha portato il nostro paese ad essere al centro dello scenario come non avveniva da tempo. L’attivismo del Presidente del Consiglio
in ambito europeo e globale ha avuto come effetto primario quello di ridare autorevolezza all’Italia, smentendo con i fatti chi adombrava lo spettro di un esecutivo inesperto o inaffidabile nelle relazioni internazionali. Non solo la netta vicinanza di Roma a Kiev, ma anche la contingenza di un governo stabile e in grado di interloquire con alleati e altri partners internazionali: ciò aumenta la consapevolezza di una svolta vera per il nostro paese.
Diceva Churchill che non c’è nulla di sbagliato nel cambiamento se è nella giusta direzione. In questo caso credo che l’Alleanza atlantica abbia, con coraggio, fatto la scelta giusta.
Al Consiglio supremo di Difesa, il governo fa il punto su Vilnius
Dall’Ucraina al Mediterraneo allargato, passando per il vertice Nato di Vilnius e lo stato di approntamento delle Forze armate italiane. Sono stati questi i temi al centro del Consiglio supremo di Difesa, presieduto al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e che ha riunito oltre al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, anche i ministri degli Esteri, Antonio Tajani; della Difesa, Guido Crosetto; dell’Economia, Giancarlo Giorgetti; delle Imprese, Adolfo Urso; insieme al capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. In particolare, il presidente Meloni ha illustrato gli esiti del summit atlantico, e soprattutto ha presentato l’iniziativa del governo italiano nel corso dell’incontro lituano nel richiamare l’attenzione dell’Alleanza verso il fianco sud. A margine del Consiglio, inoltre, il presidente Mattarella e il premier Meloni hanno avuto un colloquio di circa un’ora, durante il quale il presidente del Consiglio ha presentato i dossier attualmente in agenda per il governo.
Mediterraneo, cono di interesse della Nato
Come si legge nella nota rilasciata dal Quirinale, “senza il consolidamento politico, sociale ed economico” del continente africano “non è infatti possibile garantire la sicurezza dei Paesi membri dell’Unione europea, che a loro volta sono parte fondamentale dell’Alleanza atlantica”. Da Consiglio è emersa ulteriormente la condizione del Mediterraneo allargato quale oggetto di “speciale attenzione”, in considerazione della sua rilevanza strategica e del suo potenziale quale crocevia di instabilità capace di interessare diverse regioni contemporaneamente. Nel corso del vertice a Vilnius, del resto, la premier aveva definito proprio le acque del Mare nostrum come un “cono di interesse” per la Nato del prossimo futuro.
Presenza internazionale
Tra i temi discussi anche le diverse aree di crisi nelle quali l’Italia è presente con le sue Forze armate. Dallo scoppio della guerra in Ucraina, i militari italiani sono presenti in un arco che parte dai Paesi baltici per arrivare fino al Sahel, passando per i Balcani e il Medio Oriente. Un’area la cui estensione è, per il Paese, seconda solo a quella dell’ultima Guerra mondiale. Uno sforzo non secondario, che assicura la posizione del Paese nel mutato scenario globale, sempre più complesso e fragilizzato dall’aggressione Russa. A riguardo, il Consiglio di Difesa ha ribadito ulteriormente il sostegno a Kiev, basato sull’aderenza italiana ai valori della libertà, dell’integrità territoriale e l’indipendenza degli Stati, “valori fondanti dell’Unione europea e condizioni essenziali per l’ordine internazionale e la convivenza pacifica dei popoli”.
Lo strumento militare
Questo impegno avrà bisogno di uno strumento militare efficiente e moderno. Per questo il Consiglio ha approfondito il tema della necessità di dotarsi di una politica industriale nazionale per il settore della Difesa, al fine di “assicurare adeguata prontezza e capacità” alle Forze armate, assicurandogli “livelli di efficienza e capacità d’impiego adeguati e sostenibili nel tempo”. Il ministro Crosetto ha illustrato i principi che guideranno la riorganizzazione del dicastero, con finanziamenti adeguati. L’obiettivo è rendere l’organizzazione, in linea con i requisiti Nato, sempre più interforze, capace di “operare su tutti i domini, compresi i nuovi ambiti, quali lo spazio esterno, quello cognitivo e quello subacqueo”.
rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
La Nato può fare di più. Il punto del generale Tricarico su Vilnius
La soddisfazione e l’ottimismo con cui il summit di Vilnius è stato consegnato alla cronaca (qualcuno ha detto alla Storia) paiono francamente eccessivi e in parte fuori luogo, se si valuta la questione da una prospettiva meno condizionata dagli eventi in corso nel centro Europa che -ricordiamolo – dovrebbero riguardare solo in maniera marginale l’Alleanza.
Semmai la Nato è parsa aver smarrito, oltre al senso della sua missione, anche quello della sua identità. Con Vilnius in altre parole essa è parsa stabilmente incamminata verso un mutamento genetico le cui prime avvisaglie erano ormai evidenti ed inequivocabili.
Come valutare altrimenti il fatto che, scorrendo il lungo comunicato finale, non si ravvisi il pur minimo accenno alla necessità di fermare, con un negoziato, il conflitto russo-ucraino, di “impegnarsi, come stabilito dallo Statuto delle Nazioni unite a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte”?
Questo impone la principale ragion d’essere dell’Alleanza, quella fissata in tutta la sua ineludibilità nell’Art. 1 del patto sottoscritto nel 1949. Invece il tema è stato solo sfiorato, anzi eluso, come lascia intendere il punto 9 del comunicato finale laddove si afferma, senza che se ne dia l’evidenza (e tantomeno la prova) che “mentre noi abbiamo sollecitato la Russia ad avviare un negoziato credibile con l’Ucraina, essa non ha mostrato alcuna genuina apertura per una pace giusta e duratura”.
Altra questione, tutt’altro che onorevole, i cui contorni sono ancora incerti, quella del prezzo pagato alla Turchia per il suo assenso all’ingresso della Svezia nell’alleanza.
Ciò che rimane ancora nebuloso è se il presidente turco intenda ancora mantenere la perentorietà del primo momento, ben esplicitata nel Memorandum siglato a fine giugno a Madrid con Svezia e Finlandia, nel richiedere l’estradizione di cittadini turchi, bollati come terroristi da Erdogan ma con tutta probabilità e in larga parte, soggetti dissidenti riparati all’estero, dello stesso tipo tanto per intenderci, di quelli gettati in carcere in Turchia, senza risparmio e senza riguardo, negli ultimi anni.
O se invece, come è parso di capire, la Turchia sarebbe disposta ad accontentarsi della generica rassicurazione della Svezia affinché venga esercitato un controllo più accurato sui comportamenti dei cittadini turchi in territorio svedese.
E anche qui, come valutare se non come bieco il comportamento di una Alleanza, fondata su democrazia, libertà e rispetto dei diritti, quando accetta una clausola liberticida pretesa da un Paese membro e chiude ambedue gli occhi di fronte alla consegna nelle mani di un tiranno di cittadini colpevoli solo di esercitare la libertà di pensiero?
Un terzo punto infine dovrebbe dissuadere, anche e soprattutto noi italiani, dal cantare vittoria al rientro da Vilnius.
Il presumibile e ampiamente previsto mantenimento di una attenzione isterica, e ora maggiormente immotivata, al fianco est dell’Alleanza declasserà ulteriormente la priorità, a lungo rivendicata, di un occhio più attento a ciò che da anni succede dalle nostre parti, nel continente africano e in medio oriente.
Sembra che non si sia considerato che la Russia, per tempi piuttosto lunghi, non costituirà minaccia militare per alcuno e tantomeno per la Nato, anche se Putin volesse insistere nelle sue mire imperiali.
Il suo esercito, ampiamente sopravalutato (anche dagli esperti), sottodimensionato nell’uso di sistemi ad alta tecnologia, sprovvisto di una dottrina di impiego moderna, logoro nel morale, nella leadership e nella disponibilità di mezzi ed armamento, morso senza pausa dalle sanzioni, dovrebbe far dormire sonni tranquilli all’Occidente per almeno i prossimi trenta anni, e solo nell’ipotesi che Putin avvii senza indugio un processo di ripensamento radicale e di riedificazione ex novo del suo strumento miliare.
Se così stanno le cose, perché continuare a partorire, nella migliore delle ipotesi, solo topolini in risposta alle legittime preoccupazioni dei Paesi del sud, e continuare a esorcizzare le comprensibili ma immotivate paure dei Paesi del nord?
Purtroppo, i rischi da sud non sono mai stati sufficientemente approfonditi a un tavolo di concertazione vera; nei comunicati finali dei vari summit, le considerazioni generiche sull’argomento ormai stucchevoli, vengono sistematicamente riciclate senza che si faccia una rassegna seria e complessiva del vasto e variegato panorama africano e mediorientale.
Qualcuno qui da noi è arrivato ad irridere Giorgia Meloni nell’assunto – falso – che il sud dell’Alleanza fosse stato da noi evocato solo in relazione alle migrazioni, ma così non è stato. Più di noi potrebbe argomentare la Francia, costretta a ritirarsi dal Mali dove si era imbarcata in una avventura azzardata senza che i suoi appelli a costruire insieme una forza militare degna di questo nome venisse raccolta da altri Paesi.
E il Mali in qualche maniera, con le dovuta differenze da altri Paesi africani, esprime il modello di una struttura statuale fragile, incapace di provvedere alla propria sicurezza avverso i pericoli di una criminalità dilagante, primo tra tutti il terrorismo mai sopito ma soggetto a una continua regolare espansione e radicamento.
Perché lasciare il Mali e altri in balia di chi, come Wagner ad esempio, o come Egitto, Turchia o altri, interpretano l’eventuale supporto alle istituzioni in pericolo solo in funzione del proprio tornaconto? Tornaconto raramente sovrapponibile allo sradicamento dei fenomeni criminali, talché il Paese assistito possa edificare in tutta sicurezza il proprio futuro.
Tra l’altro, oltre ai gruppi terroristici conosciuti, proprio negli ultimi dieci, quindici anni, quando il sentire comune percepiva come sonnolento il fenomeno criminale e la Nato ripeteva come un disco rotto le sue vaghe promesse, sono nati numerosi gruppi, tutti filiazione dei ceppi principali di Al Qaeda e Isis, che non hanno risparmiato nessun Paese africano, in maniera tanto più insidiosa quanto più fragile era la struttura statuale in cui insistevano.
Questo allora ci si aspetterebbe dalla Nato, che davvero volesse considerare il terrorismo nella sua reale dimensione ed insidiosità. E questo è uno dei motivi per cui alle preoccupazioni vere, non a quelle antirusse, ancora una volta a Vilnius non è stata in grado di dare risposta.
Ovviamente i novanta punti del comunicato finale del summit lituano fornirebbero altrettanti spunti di riflessione, soprattutto se si volesse mettere a punto in prospettiva una Strategic compass, magari destinata a maggiori fortune rispetto a quella elaborata dall’Unione europea. E tuttavia le tre questioni evocate forniscono, da sole e in maniera evidente, la percezione certa della necessità di un cambio radicale di passo atto a rafforzare la Nato, atto a far sì che la Nato resti o torni ad essere quello che è, uno strumento insostituibile per garantire pace, sicurezza e libertà.
Minorenni
Parliamo dei minorenni abbandonati o che la giustizia ha ritenuto di sottrarre alle famiglie. La delicatezza contabile e istituzionale non toglie nulla a quella umana. Quindi cominciamo col dire che qualsiasi minore sia stato abbandonato o debba essere allontanato da familiari che siano per lui un pericolo, dev’essere sostenuto e protetto al meglio e a cura della spesa pubblica. Quale che sia la provenienza del ragazzino. Solleviamo il problema perché non ci sembra si faccia nel necessario migliore dei modi e perché i conti non tornano.
Quel che pochi sanno è che il costo di questi sostegni ricade sui Comuni di residenza. Sono anni che il sindaco di Sant’Angelo Lomellina, Matteo Grossi, prova a richiamare l’attenzione su questa assurdità. Ma la politica mostra d’essere poco interessata. Quasi che quella spesa incontrollata sia un bene in sé. La cosa aveva un senso, forse, nell’era dei viaggi in carrozza: la popolazione era stanziale e la municipalità conosce meglio di altri i guasti e i fasti del proprio borgo. Ma oggi ci si sposta, si arriva dall’estero, si vive dove neanche si è conosciuti, talché la municipalità ne sa quanto la nazionalità, ovvero poco e niente. In compenso mettere sul conto dei Comuni il pagamento delle rette, relative al mantenimento, non ha alcun senso e rischia di schiantare bilanci assai gracili.
Il che ci porta alla questione dei soldi: per due casi di questo tipo il Comune di Sant’Angelo spende 60.363 euro l’anno, ricevendo indietro dalla Regione Lombardia un terzo della spesa; la stessa Regione, come si può leggere nel suo sito, calcola in 100 euro la retta quotidiana media da pagare. Significa che alla spesa pubblica un minore costa mediamente 36.500 euro all’anno. E qui c’è un primo problema, perché quella cifra è superiore alla dichiarazione dei redditi della gran parte delle famiglie italiane, che oltre ai figli mantengono anche i genitori.
Nel 2022 i minori da ospitare e mantenere in Lombardia erano 3.250. La sola Milano ne ha attualmente in carico 1.300, il doppio dell’anno scorso. E sono stati destinati a 866 “comunità”, che incassano le rette e si trovano anche in altre Regioni, perché il problema è nazionale. Se quei minori fossero stati ospitati per l’intero anno, significherebbe che ogni “comunità” ospita 3,7 ragazzi. Conosco famiglie che hanno un numero più alto di bambini in affido. Ma anche a considerare permanenze inferiori, anche a raddoppiare la media degli ospiti, è evidente che non stiamo parlando di istituti specializzati e attrezzati, con ben maggiore capienza. Il che, forse (e voglio sperare), spiega l’alto costo unitario.
Sempre Regione Lombardia ha stabilito un maggiore stanziamento – pari a 1 milione – per compensare i Comuni che non reggono la spesa. Dividendo quella cifra per i giorni dell’anno e i bambini da accudire, ne deriva per i Comuni un incasso pari a 84 centesimi al giorno, che vanno a cumularsi al terzo già coperto. Quindi spendono 100 e ricevono 34. Non ha senso.
Siccome quel che più è importante sono i bambini, le cose da farsi – qui, ora, subito – sono: a. centralizzare l’intera questione; b. predisporre istituti appositi, con personale adeguatamente preparato; c. controllarli a cura di soggetti indipendenti dagli stessi istituti, il che è impossibile se le “comunità” si contano a migliaia; d. in questo modo fornendo tutto il possibile sostegno ai minorenni e abbattendo i costi unitari con economie di scala (a cominciare dall’alloggio e dal vitto).
Non voglio neanche prendere in considerazione l’ipotesi che quel fiume di spesa, cui i Comuni sono costretti e sul quale non hanno il benché minimo controllo, sia destinato ad assistere più gli assistenti che gli assistiti. Sarebbe orribile. Ma un sistema tanto disfunzionale non è in grado di dare quel che è necessario. Ancora una volta, l’aspetto contabile si rivela quindi il faro più efficace per seguire il sentiero dell’umanità e abbandonare il vicolo cieco dell’ipocrisia.
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La Thailandia non ha ancora un primo ministro: Pita ha bisogno di 50 voti
Come previsto, il leader del Move Forward Pita Limjaroenrat non è riuscito a ottenere abbastanza voti dai senatori per essere nominato primo ministro. Per la Thailandia inizia una fase di grande incertezza politica.
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In Cina e Asia – Blinken incontra Wang Yi a Giacarta per tenere aperto il dialogo Cina-Usa
Blinken incontra Wang Yi a Giacarta per tenere aperto il dialogo Cina-Usa
La Germania ha pubblicato la sua prima strategia per la Cina
Pechino apre all’intelligenza artificiale. E Musk lo ha capito
Il capo dell’organo legislativo di Shanghai accusato di corruzione
Hong Kong: milioni di visitatori cinesi, ma non sono turisti
Kishida a Bruxelles per il 29° vertice tra Giappone e Unione Europea
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„Pay or Okay“ on tech news site heise.de illegal, decides German DPA
"Pay or Okay" sul sito di notizie tecnologiche heise.de è illegale, decide la DPA tedesca L'Autorità per la protezione dei dati personali della Bassa Sassonia (LfD) ha deciso che la soluzione "Pay or Okay" utilizzata da heise.de è illegale
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Etica informatica e Intelligenza Artificiale | By Civico Settanta
L'etica informatica e l'intelligenza artificiale sono strettamente interconnesse. L'intelligenza artificiale (IA) è una tecnologia che si basa sull'elaborazione di enormi quantità di dati, al fine ditalium.co
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In Cina e in Asia – Le big tech cinesi elogiate dal governo di Pechino
I titoli di oggi: Le big tech cinesi elogiate dal governo di Pechino Gli hacker cinesi hanno usato Microsoft per colpire il governo americano Ambasciatore cinese visita il Pentagono Putin atteso a Pechino a ottobre Le Filippine celebrano con un sito web la sentenza dell’Aja contro la Cina Hong Kong pensa di vietare i prodotti ittici del Giappone Il ministro ...
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Summit Nato, il documento finale dice Cina 15 volte
Lo spazio riservato a Pechino è senza precedenti. «Opera dannose disinformazioni», «sovverte l’ordine internazionale», «è partner di Mosca». La Repubblica popolare reagisce a livello politico e operativo, con una prova di forza aerea sullo Stretto di Taiwan. E la Corea del nord lancia un nuovo missile intercontinentale
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Alla Presentazione del Rapporto nazionale “Le prove Invalsi 2023” il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è intervenuto su diverse tematiche riguardanti il sistema scolastico.
Qui il discorso <img src="assets/img/emoji/25b6.
#38 / Geopolitica dei dati e coincidenze
Stati Uniti e Unione Europea hanno fatto pace
La notizia della settimana è che la Commissione Europea ha adottato una decisione di adeguatezza per il nuovo accordo internazionale per il trasferimento di dati verso gli Stati Uniti: lo EU-US Data Privacy Framework, che ha sostituito il Privacy Shield.
Dice la Commissione che ora le aziende europee potranno esportare dati verso gli Stati Uniti, come facevano fino al 2020, senza doversi preoccupare di adottare particolari misure di sicurezza per la salvaguardia dei nostri interessi.
Sei già iscritto a Privacy Chronicles? No? Dai su…
Il motivo di questo rinnovato amore dopo anni di guerra fredda sui dati — di cui anche chatGPT fu vittima recente — è che gli Stati Uniti avrebbero previsto delle misure di salvaguardia per i diritti dei cittadini europei, inclusa la limitazione dell’accesso ai nostri dati da parte dell’intelligence statunitense.
Eh sì, perché nel 2020 abbiamo deciso che esportare dati verso gli Stati Uniti era illegale proprio a causa di una sentenza della Corte di Giustizia Europea che dopo una causa lunga quasi 10 anni decise che le attività di sorveglianza di massa dell’intelligence statunitense erano troppo pervasive e penetranti per poter anche solo sperare di proteggere i diritti e interessi dei cittadini europei.
Abbiamo passato gli ultimi 3 anni a fare terrorismo psicologico alle aziende, con tanto di sanzioni del Garante Privacy, ma si scherzava: col nuovo pezzo di carta magico firmato da Biden e dalla Von der Leyen ora siamo tutti di nuovo al sicuro e i nostri dati potranno liberamente transitare verso i nostri padr… ehm — alleati: gli Stati Uniti.
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BRITcoin sarà uno strumento di controllo dell’immigrazione?
Britcoin, il nome con cui è conosciuto amichevolmente il progetto inglese di CBDC (Central Bank Digital Currency) — da non confondersi con Bitcoin — potrebbe essere collegato a un sistema di age check e nationality check automatizzati1.
In altre parole, questa nuova versione della Sterlina potrebbe essere programmabile in modo tale da bloccare l’acquisto di prodotti vietati ai minori di 18 anni o magari applicare condizioni di utilizzo diverse in base alla nazionalità. Magari potrebbero essere previsti limiti temporali per l’uso della CBDC nazionale da parte dei turisti o di tutti coloro che per qualche motivo si trovano in UK senza avere la cittadinanza.
La programmabilità è una caratteristica funzionale di molti progetti di CBDC, e la Bank of Englad non ha mai fatto mistero della volontà di approfondire proprio questo aspetto. I soldi del futuro potrebbero diventare un’importante arma geopolitica, ancora più di adesso.
Facebook era un progetto del Pentagono?
Noi ci fidiamo degli Stati Uniti perché sono nostri grandi amiconi, ma non dimentichiamo che hanno da sempre avuto il pallino della sorveglianza di massa.
Parliamo ad esempio di un peculiare progetto finanziato nel 2003 dalla US Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), che aveva lo scopo di creare una piattaforma pubblica per la raccolta massiva di dati personali utili ad allenare algoritmi di intelligenza artificiale.
Il progetto si chiamava “LifeLog” e l’idea era molto semplice: creare uno strumento — una sorta di diario elettronico — che permettesse alle persone di registrare digitalmente la loro vita: spostamenti, conversazioni, letture, relazioni, acquisti e molto altro.
"LifeLog will be able … to infer the user’s routines, habits and relationships with other people, organizations, places, and objects," the pamphlet explained, "and to exploit these patterns to ease its task."2
Inspiegabilmente DARPA chiuse però i rubinetti al progetto LifeLog poco meno di un anno dopo la sua nascita, precisamente a febbraio 2004…
Per una assoluta coincidenza, proprio in quegli stessi giorni veniva fondato Facebook.
Stasera webinar su privacy, sicurezza e hard-wallet
Se possiedi un Ledger o un altro hard wallet potrebbe interessarti il webinar di stasera organizzato da Etherevolution, in cui si parlerà di privacy, sicurezza e hard wallet.
Spiegheranno come evitare rischi, le caratteristiche ottimali, le vulnerabilità e l'importanza di agire responsabilmente ed evitare scorciatoie quando si tratta della sicurezza dei propri fondi.
Parteciperò anch’io, anche se solo come ospite.
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Meme del giorno
Citazione del giorno
“In the West, we have been withdrawing from our tradition-, religion- and even nation-centred cultures, partly to decrease the danger of group conflict. But we are increasingly falling prey to the desperation of meaninglessness, and that is no improvement at all.”
Jordan B. Peterson
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Open Letter: Commissioner Reynders asked to correct unacceptable accusations against NGOs
Lettera aperta: Il Commissario Reynders chiede di correggere le accuse inaccettabili contro le ONG Il commissario europeo Reynders ha ripetutamente attaccato le "organizzazioni non profit" come la noyb, sostenendo che esse portano i casi davanti alla CGUE come "modello di business".
A proposito di Zeri, ricordiamo il grande Federico
Federico Zeri (Roma, 12 agosto 1921 – Mentana, 5 ottobre 1998) è stato uno storico dell'arte e critico d'arte italiano.
Ricordiamo chi ha inventato lo Zero
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शून्य
Estela C de Tres Zapotes.jpg
ईपीआई-ओल्मेक स्क्रिप्ट।
शून्य (०) एक अंक है जो संख्याओं के निरूपण के लिये प्रयुक्त आजकी सभी स्थानीय मान पद्धतियों का अपरिहार्य प्रतीक है। इसके अलावा यह एक संख्या भी है। दोनों रूपों में गणित में इसकी अत्यन्त महत्वपूर्ण भूमिका है। पूर्णांकों तथा वास्तविक संख्याओं के लिये यह योग का तत्समक अवयव है।
ग्वालियर दुर्ग में स्थित एक छोटे से मन्दिर की दीवार पर शून्य (०) उकेरा गया है जो शून्य के लेखन का दूसरा सबसे पुराना ज्ञात उदाहरण है। यह शून्य आज से लगभग १५०० वर्ष पहले उकेरा गया था।[1]
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La Commissione europea assegna il terzo round ai trasferimenti di dati UE-USA alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea
Nuovo Trans-Atlantic Data Privacy Framework in gran parte una copia di "Privacy Shield". #noyb contesterà la decisione.
Il terzo tentativo della Commissione europea di ottenere un accordo stabile sui trasferimenti di dati UE-USA tornerà probabilmente alla Corte di giustizia (CGUE) nel giro di pochi mesi. Il presunto "nuovo" Trans-Atlantic Data Privacy Framework è in gran parte una copia del fallito "Privacy Shield". Nonostante gli sforzi di pubbliche relazioni della Commissione europea, ci sono pochi cambiamenti nella legge statunitense o nell'approccio adottato dall'UE. Il problema fondamentale con FISA 702 non è stato affrontato dagli Stati Uniti, in quanto gli Stati Uniti continuano a ritenere che solo le persone statunitensi siano degne di diritti costituzionali
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Perché in ufficio c'è stato un trillo in tutti i cellulari tranne il mio 😑
European Commission gives EU-US data transfers third round at CJEU
La Commissione europea concede il terzo round ai trasferimenti di dati tra UE e USA presso la CGUE La Commissione europea annuncia il terzo "Safe Harbor", senza modifiche sostanziali. noyb riporterà la terza decisione di adeguatezza alla CGUE.
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Come uccidere una rete decentralizzata (come il Fediverso)
di Ploum il 2023-06-23
In questo articolo molto interessante, Lionel Dricot ricostruisce la strategia dei #Gafam che sta dietro all'operazione Threads di Meta.
Un grosso grazie all'autore.
Buona lettura
L'anno è il 2023. L'intera Internet è sotto il controllo dell'impero GAFAM. Tutto? Beh, non del tutto. Perché alcuni piccoli villaggi stanno resistendo all'oppressione. E alcuni di questi villaggi hanno iniziato ad aggregarsi, formando il "Fediverso".
Con i dibattiti su Twitter e Reddit, il Fediverso ha iniziato a guadagnare fama e attenzione. La gente ha iniziato a usarlo davvero. L'impero ha cominciato ad accorgersene.
Capitalisti contro la concorrenza
Come ha detto Peter Thiel, uno dei principali investitori di Facebook: "La concorrenza è per i perdenti". Già, questi pseudo "il mercato ha sempre ragione" non vogliono un mercato quando ci sono dentro. Vogliono un monopolio. Fin dalla sua nascita, Facebook è stato molto attento a uccidere ogni concorrenza. Il modo più semplice per farlo è stato quello di acquistare le aziende che un giorno avrebbero potuto diventare dei concorrenti. Instagram e WhatsApp, per citarne alcune, sono state acquistate solo perché il loro prodotto attirava utenti e poteva gettare un'ombra su Facebook.
Ma il Fediverso non può essere comprato. Il Fediverso è un gruppo informale di server che discutono attraverso un protocollo (ActivityPub). Questi server possono anche eseguire software diversi (Mastodon è il più famoso, ma ci possono essere anche Pleroma, Pixelfed, Peertube, WriteFreely, Lemmy e molti altri).
Non si può comprare una rete decentralizzata!
Ma c'è un altro modo: renderla irrilevante. Questo è esattamente ciò che Google ha fatto con XMPP.
Come Google è entrato a far parte della federazione XMPP
Alla fine del XX secolo, i programmi di messaggeria istantanea (IM) erano di gran moda. Uno dei primi di grande successo fu ICQ, seguito rapidamente da MSN messenger. MSN Messenger era il Tiktok dell'epoca: un mondo in cui gli adolescenti potevano trascorrere ore e giorni senza adulti.
Poiché MSN faceva parte di Microsoft, Google ha voluto fargli concorrenza e nel 2005 ha presentato Google Talk, includendolo nell'interfaccia di Gmail. Ricordiamo che all'epoca non esistevano smartphone e pochissime applicazioni web. Le applicazioni dovevano essere installate sul computer e l'interfaccia web di Gmail era innovativa. MSN a un certo punto è stato persino fornito in bundle con Microsoft Windows ed era davvero difficile rimuoverlo. La creazione della chat di Google con l'interfaccia web di Gmail era un modo per essere ancora più vicini ai clienti rispetto a un software integrato nel sistema operativo.
Mentre Google e Microsoft lottavano per conquistare l'egemonia, gli appassionati di software libero cercavano di costruire una messaggistica istantanea decentralizzata. Come la posta elettronica, XMPP era un protocollo federato: più server potevano dialogare tra loro attraverso un protocollo e ogni utente si connetteva a un particolare server attraverso un client. Quell'utente poteva poi comunicare con qualsiasi utente su qualsiasi server utilizzando qualsiasi client. Questo è ancora il modo in cui ActivityPub e quindi il Fediverso funzionano.
Nel 2006, Google talk è diventato compatibile con XMPP. Google stava prendendo seriamente in considerazione XMPP. Nel 2008, mentre ero al lavoro, squillò il telefono. In linea, qualcuno mi disse: "Salve, siamo di Google e vogliamo assumerla". Ho fatto diverse telefonate e si è scoperto che mi avevano trovato attraverso la dev-list di XMPP.Stavano cercando degli amministratori di sistema per XMPP.
Quindi Google stava davvero adottando la federazione. Non era geniale? Significava che, improvvisamente, ogni singolo utente di Gmail diventava un utente XMPP. Questo non poteva che essere un bene per XMPP, giusto? Ero estasiato.
Come Google ha ucciso XMPP
Naturalmente, la realtà era un po' meno brillante. Innanzitutto, nonostante la collaborazione per lo sviluppo dello standard XMPP, Google stava realizzando una propria implementazione chiusa che nessuno poteva controllare. Si è scoperto che non sempre rispettavano il protocollo che stavano sviluppando. Non stavano implementando tutto. Questo ha costretto lo sviluppo di XMPP a rallentare, ad adattarsi. Nuove funzionalità interessanti non sono state implementate o non sono state utilizzate nei client XMPP perché non erano compatibili con Google Talk (gli avatar hanno impiegato moltissimo tempo per arrivare su XMPP). La federazione a volte si interrompeva: per ore o giorni non era possibile comunicare tra i server Google e i server XMPP regolari. La comunità XMPP fungeva da osservatrice e debugger dei server di Google, segnalando le irregolarità e i tempi di inattività (io l'ho fatto più volte, e questo è probabilmente il motivo dell'offerta di lavoro).
E poiché gli utenti di Google Talk erano molto più numerosi dei "veri utenti XMPP", c'era poco spazio per "non preoccuparsi degli utenti di Google Talk". I nuovi arrivati che scoprivano XMPP e non erano utenti di Google Talk avevano un'esperienza molto frustrante perché la maggior parte dei loro contatti erano utenti di Google Talk. Pensavano di poter comunicare facilmente con loro, ma in realtà si trattava di una versione degradata di ciò che avevano quando usavano Google Talk. Un tipico gruppo di utenti XMPP era composto principalmente da utenti di Google Talk e da alcuni geek.
Nel 2013, Google ha capito che la maggior parte delle interazioni XMPP avveniva comunque tra utenti di Google Talk. Non gli interessava rispettare un protocollo che non controllava al 100%. Quindi ha staccato la spina e ha annunciato che non sarebbe più stato federato. E ha iniziato una lunga ricerca per creare un servizio di messaggistica, a partire da Hangout (a cui sono seguiti Allo, Duo e poi ho perso il conto).
Come previsto, nessun utente di Google ha battuto ciglio. In effetti, nessuno di loro se n'è accorto. Nel peggiore dei casi, alcuni dei loro contatti sono diventati offline. Tutto qui. Ma per la federazione XMPP è stato come se la maggior parte degli utenti fosse improvvisamente scomparsa. Persino gli irriducibili fanatici di XMPP, come il vostro servitore, hanno dovuto creare account Google per mantenere i contatti con gli amici. Ricordate: per loro eravamo semplicemente offline. Era colpa nostra.
Sebbene XMPP esista ancora e sia una comunità molto attiva, non si è mai ripreso da questo colpo. Le aspettative troppo alte sull'adozione da parte di Google hanno portato a un'enorme delusione e a una silenziosa caduta nell'oblio. XMPP è diventato di nicchia. Così di nicchia che quando le chat di gruppo sono diventate di moda (Slack, Discord), la comunità del software libero le ha reinventate (Matrix) per competere mentre le chat di gruppo erano già possibili con XMPP. (Disclaimer: non ho mai studiato il protocollo Matrix, quindi non ho idea di come si comporti tecnicamente rispetto a XMPP. Credo semplicemente che risolva lo stesso problema e competa nello stesso spazio di XMPP).
XMPP sarebbe diverso oggi se Google non vi avesse mai aderito o non fosse mai stato considerato come parte di esso? Nessuno può dirlo. Ma sono convinto che sarebbe cresciuto più lentamente e, forse, in modo più sano. Che sarebbe più grande e più importante di oggi. Che sarebbe stata la piattaforma di comunicazione decentralizzata di default. Una cosa è certa: se Google non avesse aderito, XMPP non sarebbe peggiore di quello che è oggi.
Non è stata la prima volta: la strategia di Microsoft
Quello che Google ha fatto a XMPP non è una novità. Infatti, nel 1998, l'ingegnere Microsoft Vinod Vallopllil scrisse esplicitamente un testo intitolato "Blunting OSS attacks" in cui suggeriva di "differenziare (de-commoditize) i protocolli e le applicazioni [...]. Estendendo questi protocolli e sviluppandone di nuovi, possiamo impedire ai progetti OSS di entrare nel mercato".
Microsoft ha messo in pratica questa teoria con il rilascio di Windows 2000, che supportava il protocollo di sicurezza Kerberos. Ma il protocollo è stato esteso. Le specifiche di tali estensioni potevano essere scaricate liberamente, ma era necessario accettare una licenza che vietava di implementare tali estensioni. Non appena si cliccava su "OK", non si poteva lavorare su nessuna versione open source di Kerberos. L'obiettivo era esplicitamente quello di uccidere qualsiasi progetto di rete concorrente, come Samba.
Questo aneddoto è stato raccontato da Glyn Moody nel suo libro "Rebel Code" e dimostra che l'uccisione di progetti open source e decentralizzati è un obiettivo davvero consapevole. Non accade mai a caso e non è mai causato dalla sfortuna.
Microsoft ha utilizzato una tattica simile per assicurarsi il dominio nel mercato dell'office con Microsoft Office, utilizzando formati proprietari (un formato di file può essere visto come un protocollo per lo scambio di dati). Quando le alternative (OpenOffice e poi LibreOffice) sono diventate abbastanza brave ad aprire i formati doc/xls/ppt, Microsoft ha rilasciato un nuovo formato che ha definito "aperto e standardizzato". Il formato era, di proposito, molto complicato (20.000 pagine di specifiche!) e, soprattutto, sbagliato. Sì, sono stati introdotti alcuni bug nelle specifiche, il che significa che un software che implementa il formato OOXML completo si comporta in modo diverso da Microsoft Office.
Questi bug, insieme alle pressioni politiche, sono stati uno dei motivi che hanno spinto la città di Monaco a tornare indietro dalla migrazione verso Linux. Quindi sì, la strategia funziona bene. Oggi, docx, xlsx e pptx sono ancora la norma. Fonte: Ero presente, indirettamente pagato dalla città di Monaco per rfar sì che il rendering di LibreOffice OOXML fosse più simile a quello di Microsoft invece di seguire le specifiche.
AGGIORNAMENTO:
Questa tattica ha persino una pagina di Wikipedia
Meta e il Fediverso
Chi non conosce la storia è destinato a ripeterla. Il che è esattamente ciò che sta accadendo con Meta e il Fediverso.
Si dice che Meta diventerà "compatibile con Fediverso". Potrete seguire le persone su Instagram dal vostro account Mastodon.
Non so se queste voci abbiano un fondo di verità, se sia possibile che Meta prenda in considerazione l'idea. Ma una cosa mi ha insegnato la mia esperienza con XMPP e OOXML: se Meta si unisce al Fediverso, Meta sarà l'unico a vincere. In effetti, le reazioni mostrano che stanno già vincendo: il Fediverso è diviso tra il bloccare Meta o meno. Se ciò accadesse, significherebbe un mediverso a due livelli, frammentato e frustrante, con poca attrattiva per i nuovi arrivati.
AGGIORNAMENTO: Queste voci sono state confermate: almeno un amministratore di Mastodon, kev, di fosstodon.org, è stato contattato per partecipare a un incontro ufficioso con Meta. Ha avuto la migliore reazione possibile: ha rifiutato gentilmente e, soprattutto, ha pubblicato l'e-mail per essere trasparente con i suoi utenti. Grazie kev!
• Mail di Meta a Kev, da Fosstodon, e risposta
So che tutti sogniamo di avere tutti i nostri amici e familiari sul Fediverso, in modo da evitare completamente le reti proprietarie. Ma il Fediverso non cerca il dominio del mercato o il profitto. Il Fediverso non cerca la crescita. Offre un luogo di libertà. Le persone che si uniscono al Fediverso sono quelle che cercano la libertà. Se le persone non sono pronte o non cercano la libertà, va bene. Hanno il diritto di rimanere su piattaforme proprietarie. Non dovremmo costringerle a entrare nel Fediverso. Non dovremmo cercare di includere il maggior numero di persone a tutti i costi. Dovremmo essere onesti e fare in modo che le persone si uniscano al Fediverso perché condividono alcuni dei valori che lo animano.
Competendo contro Meta nella cervellotica ideologia della crescita a tutti i costi, siamo certi di perdere. Loro sono i maestri di questo gioco. Stanno cercando di portare tutti nel loro campo, per far sì che le persone competano contro di loro usando le armi che vendono.
Il Fediverso può vincere solo mantenendo la sua posizione, parlando di libertà, morale, etica, valori. Avviando discussioni aperte, non commerciali e non campate in aria. Riconoscendo che l'obiettivo non è vincere. Non è aderire. L'obiettivo è rimanere uno strumento. Uno strumento dedicato a offrire un luogo di libertà agli esseri umani connessi. Qualcosa che nessuna entità commerciale potrà mai offrire.
Testo originale: https://ploum.net/2023-06-23-how-to-kill-decentralised-networks.html
Distribuito con licenza Creative Commons BY-SA
Traduzione italiana: framapiaf.org/@nilocram
• Illustrazione di David Revoy
• Traduction en Français par Nicolas Vivant
• Traducción Española de Matii
• Deutsche Übersetzung von Janet und anderen
#Fediverso #Fediverse #Gafam #XMPP #Mastodon #SoftwareLibero
@Informa Pirata @Scuola - Gruppo Forum @Devol :fediverso: @maupao
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Ma in definitiva io sono per semplificare e secondo me i progetti minori dovrebbero approffittare dell'enorme popolarità di mastodon.
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Feddit: come può un utente #Mastodon seguire una comunità #Lemmy? Quali sono le comunità italiane nate dopo l'esplosione della redditmigration? Quali sono quelle nate prima? Si può aprire un nuovo thread da Mastodon?
Tutte le risposte nel post linkato (qui leggibile su feddit)
Godflesh - Purge
@Musica Agorà iyezine.com/godflesh-purge
Conoscere ADHD
Conoscere ADHD è importante, in particolare per gli insegnanti, e la sanità pubblica deve essere dalla parte delle famiglie rilasciando le certificazioni in tempi brevi
Aiuta Alberto Vallortigara a far crescere questa petizione! 🚀
Certi bambini non dovrebbero neanche nascereChange.org
Beat!
Ecco un altro libro di quelli che suonano - questo però oltre che suonare, urla pure, protesta e soprattutto cerca di difendersi.
Dentro ci sono "quei ragazzi e ragazze che nella metà degli anni Sessanta hanno desiderato la libertà totale al posto dell'ipocrisia e la dignità umana al posto dell'arrivismo". Quelli che hanno anticipato le grandi rivolte del Sessantotto, quelli che "hanno trovato l'anarchia sulla loro strada, spesso senza saperlo, spesso senza alcun filo diretto con quel movimento, pur parlando la stessa lingua senza che alcuno l'abbia insegnata".
Cosa ci guadagna Meta a "entrare nel Fediverso"? Nulla di economicamente rilevante, almeno nell'immediato. Il progetto è "soltanto" di natura strategica
Riportiamo per intero la nostra risposta a un thread comparso su feddit.it e in particolare all'osservazione di @Darjuz (È un’azienda è ovvio che cerca di inserirsi in un ambito che le sembra promettente per farsi i soldi…)
Non saprei. Il Fediverso non è facilmente monetizzabile e quella che sta facendo Meta non è un’operazione ad alto rendimento sebbene sia sicuramente un’operazione a bassissimo costo.Quello che Facebook non può sopportare è il fatto che gli utenti socializzino al di fuori del suo giardino recintato, in cui le persone sono costrette a consumare nel baretto aziendale! Per il momento sono pochi utenti, ma la minaccia può essere devastante sul lungo termine.
Ora, in qualsiasi azienda, se esiste un rischio esistenziale, si cerca di di battersi fino in fondo per eliminarlo o mitigarne gli effetti. Come ultima soluzione ci si può assicurare contro quel rischio.
Siamo arrivati al nocciolo della questione: questa iniziativa di Meta, non è altro che un piccolo costo assicurativo.
Come funziona questa assicurazione? Mi sembra abbastanza chiaro: Meta si trova a muovere truppe in un terreno sconosciuto per portare, come direbbe un’altra simpatica realtà che abbiamo imparato a conoscere meglio in quest’ultimo anno e mezzo, un’operazione speciale per degratuitizzare il Fediverso.
Questa operazione presenta una grandissima possibilità di successo, considerando l’immensa sproporzione a favore di Meta. Inoltre, sempre per riprendere la metafora Ucraina, Zuckerberg confida nell’avidità di alcuni importanti amministratori di istanza: «questi amministratori hanno concentrato sulle proprie istanze la maggior parte degli utenti del Fediverso, quindi parlano la mia stessa lingua e quindi saranno alleati della mia impresa contro il temibile spettro della gratuità. Basterà far avere loro quattro spicci e un piatto di lenticchie»
Funzionerà questa strategia? Ci sono molti elementi che suggeriscono di sì. Esattamente come la Russia aveva sufficienti elementi per immaginare una conquista dell’Ucraina in tempi piuttosto rapidi, perché « Noi siamo una superpotenza e tutti i russofoni d’Ucraina ci saluteranno come liberatori e imbraceranno le armi contro il loro governo antirusso»
Naturalmente, Questa è l’unica cosa che insegni la storia, anche i piani ben studiati non per questo si concretizzano…
Ecco perché è importante dare seguito alla proposta di defederazione delle istanze di Zuckerberg: Il motivo è che non bisogna mai dare nulla per scontato!
PS: riportiamo anche le osservazioni completamente diverse di @Uriel Fanelli (no, molto probabilmente non lo troverete perché avrà bloccato voi o la vostra istanza... 🙃) che prevede la volontaria non federazione da parte di Meta.
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Threads e il Fediverso. Alcune considerazioni sul nuovo social di Meta e la federazione con le altre istanze ActivityPub
C'e' una certa eccitazione nel Fediverso (o "Mastodon" per i cefalopodi) per via della notizia che "Threads" abbia un'interfaccia ActivityPub, ovvero sarebbe capace di federarsi con il Fediverso, cioe' con qualsiasi altra cosa parli ActivityPub. Ci sono gia' le petizioni dei sysadmin , che rifiutano a priori di federarsi. E che a mio avviso sono tempo perso.
Dante Alighieri - Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
Immaginare di fare un viaggio in barca a vela con i due amici del cuore. Senza una meta precisa, in compagnia delle tre donne amate, passando il tempo a parlare(?!) di amore. Dante.
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi
Completata la traduzione di Riprendersi la città. Guida per i cittadini, con 40 idee per riappropriarsi della città.
Cinque mesi fa era stata pubblicata la prima parte della traduzione italiana, ora finalmente abbiamo completato tutta la traduzione della guida (44 pagine in formato .pdf).
La guida si può scaricare da qui: dgxy.link/riprendersi_la_citta
#MobilitàSostenibile #PianificazioneUrbanistica #città #PisteCiclabili #bicicletta #SpazioPubblico
Come avevo già scritto, "Recuperar la ciudad. Reclaim the city", è una guida scritta da un gruppo di attivisti spagnoli che si propone di individuare degli strumenti e delle azioni concrete per limitare lo strapotere del traffico automobilistico privato, promuovere una mobilità sostenibile e ridare alla città il suo carattere di spazio pubblico fruibile da tutti i cittadini.
Si è trattato di una traduzione collaborativa: come attività di educazione civica ho proposto alla mia classe quinta linguistico dell’IIS Carlo Emilio Gadda di Paderno Dugnano di suddividersi in gruppi e ciascun gruppo aveva il compito di tradurre una parte delle 40 idee che venivano presentate nella guida. Per i molti impegni degli studenti, il lavoro di traduzione si è sviluppato in un periodo di tempo più lungo del previsto e ha richiesto un’ulteriore revisione linguistica, visto che l’argomento e la terminologia della guida non erano dei più familiari, almeno per le studentesse della mia classe (che comprende un solo impavido studente). Anche la successiva impaginazione di testi e immagini, di cui mi sono occupato io, ha richiesto un tempo superiore al previsto. Alla fine però ce l’abbiamo fatta e la guida è stata messa a disposizione di tutta la classe per poter essere usata eventualmente nel colloquio orale dell’esame di stato. Naturalmente sia la traduzione che l’impaginazione si possono sempre migliorate.
Le 40 idee presentate nella seconda parte della guida offrono un catalogo davvero ampio di buone pratiche che i cittadini possono intraprendere, si tratta in realtà di un piccolo manuale di educazione civica che potrebbe essere davvero utile per aumentare la consapevolezza di tutti sull’importanza dell’utilizzo e della condivisione degli spazi pubblici e sulla necessità di promuovere una mobilità davvero sostenibile.
Salvo alcune idee che contengono specifici riferimenti al contesto e alla legislazione spagnoli, le altre idee hanno una validità davvero universale.
Perché non diffondere questa guida nelle amministrazioni pubbliche e nelle scuole?
Per intanto la traduzione italiana è a disposizione di tuttə, condividetela pure senza risparmio 😀
La guida è distribuita con licenza Creative Commons BY-NC-SA
Naturalmente un grandissimo grazie (muchissimas gracias 😀 a @Marcos M. e a tutte le persone che hanno collaborato alla stesura della versione originale in spagnolo.
Si può scaricare il testo da qui: dgxy.link/riprendersi_la_citta
#MobilitàSostenibile #PianificazioneUrbana #SpazioPubblico #città #PisteCiclabili #bicicletta #traduzioni @macfranc @Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋
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Ottima iniziativa questa traduzione!
Ho subito preso a prestito un'immagine (dal sito spagnolo) per una risposta sul fediverso: sociale.network/@Pare/11065994…
Due domande.
In futuro si potrebbe prevedere una pubblicazione in un formato che faciliti l'esercizio dei diritti della licenza CC BY-NC-SA?
Perché forse servirebbe un secondo passaggio di localizzazione. Controllando qui e là che i codici stradali italiano e spagnolo concordino. Che ne dite?
Ciao, sì sono d'accordo, sarebbe utile fare un confronto tra il codice stradale spagnolo e quello italiano, probabilmente qualche differenza c'è, ma arrivare a questa prima versione è stato già un bel successo.
Spero di aver capito bene l'altra domanda, se serve un'edizione editabile della guida, la puoi scaricare da qui (in formato .odt): framadrive.org/s/6KzEnrYZCjkNW…
Grazie per l'apprezzamento 😀
informapirata
in reply to Nome Cognome😅 • • •