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Problemi di salute o disciplinari? I dubbi sul caso Qin Gang


Problemi di salute o disciplinari? I dubbi sul caso Qin Gang 8467100
Dopo una fulminante ascesa, Qin Gang non è più a capo degli esteri. Scomparso da settimane, ieri è stato sostituito. I social impazziscono e Pechino non dirada i dubbi

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L’innovazione europea è multidominio. Ecco l’impegno di Elt Group


Terrestre, aereo, navale, cyber e spazio. La partecipazione di Elt Group alle attività di ricerca e sviluppo finanziati nell’ambito dell’European defence funds (Edf) coinvolge l’azienda in tutti i domini operativi, dai tradizionali a quelli del futuro. La

Terrestre, aereo, navale, cyber e spazio. La partecipazione di Elt Group alle attività di ricerca e sviluppo finanziati nell’ambito dell’European defence funds (Edf) coinvolge l’azienda in tutti i domini operativi, dai tradizionali a quelli del futuro. La Commissione europea ha infatti selezionato i 41 programmi del Work program 2022, nove dei quali vedono la partecipazione da protagonista della società basata a Roma. In questi programmi, l’azienda fornisce il suo contributo grazie soprattutto alla competenza e capacità di innovazione nelle operazioni nello spazio elettromagnetico (Emso) e nel campo cyber.

La partecipazione all’Edf

Il gruppo è coinvolto nelle iniziative dell’Edf fin dalle sue fasi propedeutiche, attraverso la partecipazione al Preliminary actions defence research (Padr) e European defence industrial development programs (Edidp) per lo sviluppo di capacità di difesa comuni. Anche prima dell’istituzione del fondo comune, Elt Group ha maturato e consolidato le sue competenze grazie alla partecipazione a diversi programmi congiunti della difesa tra Paesi europei, come l’Eurofighter Typhoon, le Fremm, l’elicottero NH90 e attualmente partecipa anche allo sviluppo del futuro caccia di sesta generazione Gcap.

Nuovi domini…

Nel dominio spazio, Elt partecipa al progetto Spider che mira alla creazione di una costellazione di satelliti per missioni di Intelligence sorveglianza e ricognizione militari con incluso payload Sigint, e nel dominio cyber con il progetto Newsroom mirato a superare le attuali limitazioni della cyber situational awareness (Csa). Sempre in ambito tecnologico, Elt è presente nei progetti Tiresyas ed Epicure, rispettivamente per contrastare le minacce emergenti aumentando la resilienza dei sensori sviluppare e per l’assemblaggio e collaudo di semiconduttori in outsourcing (Osat) e sostenere i fornitori di tecnologia in Europa nel campo del packaging avanzato per le esigenze della difesa.

… e tradizionali

Nei domini tradizionali, a partire dal dominio aereo, il gruppo italiano partecipa ai progetti React II, per la capacità di attacco elettronico aereo, follow-on del progetto Edidp 2019, e Fasett, nuovo aereo da trasporto per gli Stati membri Ue. Nel dominio navale è presente nei progetti E-Nacsos, per la sorveglianza navale, ed Euroguard, per l’integrazione di tecnologie innovative in una unità navale sperimentale per operazioni costiere. Infine, nel dominio terrestre è sul progetto Latacc per rafforzare la capacità collaborativa fra posti di commando, veicoli, soldati e assetti unmanned in conflitti ad alta intensità.

L’innovazione di Elt Group

Come ricordato di recente dal presidente di Elt Group, Enzo Benigni, “l’innovazione è una cosa seria”, soprattutto in un’epoca in cui l’evoluzione tecnologica procede a una velocità sorprendente “per gli stessi tecnici”. Senza innovazione si diventa rapidamente obsoleti, ed Elt Group ha infatti messo questi concetti al centro del proprio piano industriale Tenet 2030, per cogliere al meglio le possibilità offerte dalle proprie competenze nei nuovi domini dello spazio, del cyber e della bio-difesa. L’azienda, del resto, ha celebrato il proprio importante traguardo proprio in campo spaziale, mettendo in orbita il suo primo payload finanziato dall’azienda, il sistema Scoprio. Il satellite, la cui missione è raccogliere i dati marittimi non classificati analizzati dal segmento di terra presso il quartier generale di Elt a Roma, è solo l’ultimo traguardo della società, i cui prossimi obiettivi sono il sistema in orbita stratosferica EuroHAPS e il sistema di contromisura per impedire l’acquisizione di immagini da parte di satelliti ostili, Zenital jammer.


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Grazie anche alla Fle ho scoperto le virtù del dubbio


Orwell entrò nella mia vita che ero molto giovane, fine dei Sessanta, e ancora non avevo letto “1984”, il suo romanzo sul mondo totalitario a venire. Sul retro di copertina della mia prima tessera del Pci (Lenin sul fronte) al punto 10, conclusivo, era sc

Orwell entrò nella mia vita che ero molto giovane, fine dei Sessanta, e ancora non avevo letto “1984”, il suo romanzo sul mondo totalitario a venire. Sul retro di copertina della mia prima tessera del Pci (Lenin sul fronte) al punto 10, conclusivo, era scritto: “Difendere il partito da ogni attacco”. Per educazione o diseducazione totalizzante, non ero dunque predisposto al dubbio, sebbene mio padre notasse, con una sfumatura di ironia, che l’articolo 10 si prestava a un equivoco di tipo militare, lontano dall’idea di una via italiana o democratica al socialismo. Ero un ragazzo, l’assenza di dubbio mi dava conforto, incoraggiamento e spinta. Ora se faccio da vecchio un quiz estivo della Fondazione Einaudi, quasi quarant’anni dopo l’uscita da destra dal partito e la conversione all’anticomunismo militante, in anticipo sul crollo del Muro e la ridenominazione, mi viene come risultato un incredibile: “Liberale classico”. Mi viene da ridere, ovviamente, e ripenso all’epoca in cui la disciplina spazzava via per statuto ogni forma di dubbio.

Per quattro decenni i miei nuovi amici, da Aron a Popper, mi hanno spiegato le virtù infinite del dubbio, cuore e anima di ogni pensiero critico. Alla nuova filosofia della congettura e della confutazione, del fallibilismo, della verifica in termini di fatto, dell’esperienza, del metodo rigidamente improntato alla flessibilità etica e epistemologica del dubitare su tutto e di tutto, ma non di tutti, ché al mondo ci sono anche amicizia e amore, mi sono conformato da vero conformista, da neofita di un liberalismo debole e acquisito. Incorporata l’idea che il dubbio sia il sale della terra, per via di una lettera di Orazio a Massimo Lollio, in cui lo invitava a essere saggio a costo di sprofondare nella medietà o mediocrità del dubbio, con la famosa formula Sàpere àude, poi trasformata da Kant nel simbolo illuminista dell’autonomia critica, osare servirsi della propria intelligenza, non dipendere da nessun dogma e limitarsi a conoscere ciò che si può conoscere con certezza, sempre dopo aver dubitato di ogni cosa, ho accettato il primato umano e divino del dubbio nel pensiero.

Nel frattempo deve essere successo qualcosa perché una persona che è degna di stima come Ezio Mauro su Repubblica ha degradato il dubbio, anzi il Grande Dubbio, a una forma di fanatismo ai limiti del negazionismo climatico, tale da far correre al pianeta seri rischi di sopravvivenza. In più, si desume da tutto il ragionamento a sorpresa, il dubbio è meloniano, larussiano, abascaliano, lepenista, salviniano, magari trumpiano, è costitutivamente di destra, conservatore se non reazionario, e serve a minare la certezza della scienza, il ruolo delle classi dirigenti, ha una natura populista intrinseca, si sposa bene con gli affari propri, gli interessi meschini e particolari; il Grande Dubbio “spoglia il potere di quella potestà metafisica che gli riconosceva la capacità di dare un nome alle cose, dunque di interpretarle, rappresentarle e risolverle davanti al popolo; un autentico retaggio di antica maestà cancellato dalla ribellione nei confronti delle élite, che è la vera anima trasversale dei populismi di varia natura” (Ezio Mauro). E così, dopo un’intera vita spesa a emendarmi dalla certezza maestosa e metafisica del platonico e giovanpaolino “splendore della verità” o “veritatis splendor”, eccomi tornato in compagnia di Mauro all’articolo 10: “Difendere il partito da ogni attacco”. In questo caso il partito preso. Il succedaneo del comunismo, l’ambientalismo apocalittico.

Il Foglio

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Prepararsi all’imprevisto, serve una strategia integrata. La proposta di Elisabetta Trenta


Il 22 luglio all’aeroporto internazionale del Golfo Persico in Iran è stata registrata una temperatura di 66°C, quasi ai limiti della resistenza umana. È uno degli ultimi avvertimenti alla politica sulla necessità di prepararsi a un mondo più caldo e più

Il 22 luglio all’aeroporto internazionale del Golfo Persico in Iran è stata registrata una temperatura di 66°C, quasi ai limiti della resistenza umana. È uno degli ultimi avvertimenti alla politica sulla necessità di prepararsi a un mondo più caldo e più pericoloso dove non solo le pandemie o i missili, ma anche il calore stesso, o le piogge, possono diventare dei killer. Da tempo l’unica costante della nostra società sembra essere diventata la crisi, causata da guerre, pandemie, minacce terroristiche, clima estremo o migrazioni di massa. Di fronte all’aumentare in numero e intensità degli eventi estremi, la politica e le amministrazioni pubbliche hanno l’obbligo di prepararsi ad affrontarli.

Pianificare per l’imprevisto

Nell’epoca dell’incertezza pianificare per il futuro sulla base delle probabilità che un evento accada è un errore perché, come ha dimostrato Nassim Nicholas Taleb, se basiamo le decisioni sul probabile, saremo sempre impreparati per il “cigno nero”, quell’evento rarissimo e imprevedibile ma dalle conseguenze catastrofiche. Purtroppo, la nostra mente, per aiutarci a semplificare la complessità della realtà, compie degli errori che ci fanno escludere la possibilità dell’esistenza dei cigni neri.

Le fallacie mentali

Il primo è l’errore di conferma, che facciamo quando cerchiamo solo le prove di ciò che pensiamo già, ignorando le tesi contrarie. Per questo, finché non vediamo un cigno nero, pensiamo che tutti i cigni siano bianchi: abbiamo automaticamente escluso l’imprevisto. Un altro errore è quello della “fallacia narrativa”, per la quale troviamo legami causa-effetto tra gli eventi anche quando non ci siano. Questo ci fa sentire sicuri, perché spiegarsi un evento significa possedere la chiave per controllarlo. Ma, il più delle volte, quel legame causa-effetto non esiste. Infine il terzo errore è quello di trascurare tutte le cause che non vediamo, anche se il non vederle non significa che non ci siano. L’eccessiva consapevolezza delle nostre conoscenze può avere, però, delle conseguenze negative.

Prepararsi al peggio

Oggi possiamo dire che il piano pandemico non aggiornato, una delle cause per cui l’Italia si è fatta trovare impreparata alla pandemia, possa essere dipeso anche da questa fallacia della mente che tende a escludere il ripetersi di un evento rarissimo, come era stata l’epidemia Sars del 2003. Capire che l’arroganza epistemica della politica e dell’amministrazione siano state una delle cause dei troppi morti da Covid è essenziale per cambiare rotta, perché solo una leadership proattiva può salvarci dagli effetti delle crisi. Occorre prepararsi al peggio, senza essere catastrofisti, perché è necessario essere pronti a proteggere le nostre società in modo proporzionato ai rischi cui sono esposte. Preparazione e resilienza sono gli elementi essenziali della capacità di un governo per affrontare in maniera efficace una crisi.

La Strategia di sicurezza nazionale sistemica integrata e multidimensionale

Questo era stato un elemento importante del programma di governo nel 2018 quando ho proposto al presidente del Consiglio la realizzazione di una Strategia di sicurezza nazionale sistemica integrata e multidimensionale, da elaborare in sinergia tra tutti i ministeri e agenzie e con la collaborazione dell’industria, dell’accademia, della ricerca e del settore privato. Una siffatta strategia è lo strumento utile al Paese per fare fronte, in maniera adeguata, alle nuove crisi ed emergenze nel campo della sicurezza e difesa perché́ l’approccio sistemico permette di aumentare la resilienza collaborativa, intesa come capacità di risposta dell’intero apparato statale a qualsiasi evento che possa perturbarne sicurezza, stabilità interna e governabilità̀ e che arrechi pregiudizio al regolare svolgimento della vita dei cittadini. Dotarci di una siffatta strategia ci consentirà di preparaci ad affrontare ogni genere di minaccia ottimizzando i budget di tutte le amministrazioni coinvolte, perché la caratteristica di una crisi è che non resterà mai circoscritta all’ambito in cui nasce. Una crisi sanitaria diventa presto una crisi economica, sociale e finanziaria come una crisi climatica potrebbe sfociare facilmente in un conflitto o in una guerra.


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Fondi europei alla difesa, serve una strategia che punti alla leadership. Il punto di Nones


Degli oltre ottocento milioni di euro assegnati dall’Unione europea ai progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito dell’European defence fund, lo strumento della Commissione per promuovere la cooperazione in materia di difesa, l’Italia parteciperà a 31 dei

Degli oltre ottocento milioni di euro assegnati dall’Unione europea ai progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito dell’European defence fund, lo strumento della Commissione per promuovere la cooperazione in materia di difesa, l’Italia parteciperà a 31 dei 41 programmi vincitori. Si tratta di uno stanziamento di circa il 74% dei fondi complessivi stanziati per il Work programme 2022. Il nostro Paese, e in particolare Leonardo, parteciperanno a progetti che riguardano l’intera gamma dei domini operativi, dai tradizionali terra, mare e aria, ai nuovi dello spazio e del cyber. La società di piazza Monte Grappa, soprattutto, si è aggiudicata la guida del programma Tiresyas (Technology innovation for European radar system applications), relativo allo studio di una nuova famiglia di sensori multi-dominio aria-mare-terra. Del significato del risultato, e soprattutto delle implicazioni di lungo periodo per il nostro Paese, Airpress ne ha parlato con il professor Michele Nones, vice presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai).

Il punto di Nones

La prima riflessione che occorre fare è che si conferma come l’Edf stia diventando il principale strumento attraverso il quale si cerca di sviluppare una capacità tecnologica e industriale europea. Al di là degli importanti accordi a livello intergovernativo che ci sono stati nel passato, e che continueranno ad esserci, che riguardano prevalentemente lo sviluppo e poi la produzione di grandi sistemi d’arma, è importante che l’Europa faccia una attività propedeutica relativa ai programmi di ricerca e di sviluppo, fino al livello dei cosiddetti dimostratori tecnologici.

Dunque, per quanto tutti questi programmi debbano essere chiaramente orientati sulla base delle esigenze delle Forze armate europee e nella prospettiva di dare una risposta a queste esigenze, il programma Edf si muove con grande libertà, perché non implica automaticamente una produzione successiva, ma ne crea invece i presupposti. Ovviamente, a condizione che i risultati attesi siano conseguiti e, soprattutto, lo siano in maniera tempestiva. Lo sforzo congiunto europeo, dunque, è sicuramente un tassello importante nella costruzione di una Europa della difesa

Ciò detto, tuttavia, siamo al secondo anno dell’esercizio Edf, con i risultati del 2022 che si cominciano a vedere adesso. Si possono, allora, trarre alcune iniziali valutazioni. La prima cosa che emerge da un’analisi dei dati Edf 2021-2022 è che la Francia emerge come il principale Paese impegnato nelle attività di ricerca e sviluppo. Lo è sia in termini di ritorni economici all’interno dei vari programmi sia, soprattutto, a livello di leadership dei programmi stessi. L’essere team leader, quindi a capo di un consorzio a cui partecipano imprese e soggetti di altre nazioni, rappresenta di per sé un valore aggiunto per lo Stato interessato, perché ne dimostra la dinamicità e il fatto che gli altri partecipanti ne riconoscano il ruolo guida, al di là del fatto che poi possano essere più o meno presenti nei singoli programmi.

Quindi, una valutazione complessiva deve riguardare sia il numero di progetti a cui si partecipa, sia l’entità dei finanziamenti che vengono percepiti da ciascun Paese. Il punto è assicurare un rapporto il più possibile equilibrato tra il finanziamento che ogni Paese alloca al bilancio europeo, e quindi all’Edf, e quello che è il suo ritorno economico e finanziario. In generale, il punto di riferimento che si utilizza in questo tipo di valutazioni è quello di tenere conto che se nel nostro caso l’Italia partecipa grosso modo al 13% del bilancio comunitario, è importante che possa poi, attraverso i bandi assegnati, ricevere una quota analoga. Ovviamente questo vale quando all’interno di quel settore il Paese intenda avere una posizione importante, e quindi consideri strategiche le attività che vengono finanziate. Nel caso della difesa, l’Italia è sicuramente uno dei grandi player europei, e quindi deve mantenere l’ambizione di vedere riconosciuto questo suo ruolo.

Un aspetto che sicuramente potrebbe essere migliorato, e che era stato evidenziato fin dal primo anno dell’European defence fund, è quello dei programmi a guida italiana. Questo perché ci sono delle attività di ricerca e sviluppo nelle quali l’Italia ha delle grandi capacità, che le vengono riconosciute anche a livello europeo (come è evidente nei programmi Pesco), e quindi può avere l’ambizione di potere essere lei a guidare i progetti di questi segmenti. Ovviamente non può farlo sempre, ma dato che i bandi sono annuali, l’Italia deve poter realizzare questo tipo di ambizione. Ciò comporta un grande sforzo e una grande determinazione da parte industriale, ma anche il sostegno dell’intero sistema-Paese. Nella costruzione dei progetti e dei consorzi che li devono presentare bisogna poter garantire l’impegno complessivo delle capacità industriali e tecnologiche, ma anche delle capacità di guida e di indirizzo da parte dello Stato. Ancora prima, bisogna che sia ben chiaro e definito quali siano i segmenti sui quali il sistema-Paese vuole puntare, che non possono essere lasciati solo alla discrezionalità delle imprese del settore, ma che devono essere il risultato di un confronto fra aziende, Forze armate e autorità politica, che favorisca la conclusione di questa strategia. Forse sarebbe il caso di riconsiderare alcuni dei suggerimenti che erano contenuti nella direttiva per la politica industriale del ministero della Difesa del 2021 e che potrebbero aiutare nella direzione di migliorare la possibilità dell’Italia di partecipare più attivamente alle iniziative europee.


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Esercitazioni militari nell’Indo-Pacifico, si scalda il fronte sino-russo


La contromossa sino-russa all’intensificarsi della diplomazia militare Nato nel Pacifico non si è certo fatta attendere. Dopo la notizia dell’apertura di un liaison office in Giappone, iniziativa volutamente omessa dalle dichiarazioni ufficiali dell’ultim

La contromossa sino-russa all’intensificarsi della diplomazia militare Nato nel Pacifico non si è certo fatta attendere. Dopo la notizia dell’apertura di un liaison office in Giappone, iniziativa volutamente omessa dalle dichiarazioni ufficiali dell’ultimo incontro dell’Alleanza a Vilnius, i due Paesi hanno immediatamente annunciato lo svolgimento di un’esercitazione navale comune, la Northern/Interaction, nel mar del Giappone. Lo specchio d’acqua su cui si affacciano, oltre al Giappone, anche le due Coree, la Russia e la Cina, è fondamentale per questi ultimi due Paesi. Gli stretti di Soya, Tsushima e Tsugaru, in particolare, sono punti-chiave per garantire la sicurezza nazionale sino-russa.

Le esercitazioni, della durata di quattro giorni, sono state pianificate dal comando del teatro settentrionale dell’Esercito popolare di liberazione (Pla). La Cina partecipa con i cacciatorpediniere missilistici Guiyang e Qiqihar (che ha ospitato il comando congiunto), le due fregate missilistiche Zaozhuang e Rizhao e la nave da rifornimento Taihu. La Russia ha inviato le unità antisommergibili Admiral Tribunts e Admiral Panteleev assieme alle corvette Gremyashy e Aldar Tsydenzhapov. Relativamente alle forze aeree, i due Paesi hanno schierato più di trenta velivoli, tra aerei da caccia, velivoli antisom ed elicotteri. Fonti cinesi riportano anche che Pechino avrebbe inviato a Vladivostok aerei da trasporto Y-20, velivoli Aewc KJ-500, caccia J-16 e, per la prima volta, l’elicottero multiruolo Z-20. Si tratta di una mossa molto significativa che dimostra l’alto livello di integrazione delle due Forze armate, soprattutto perché conferma che le forze aree cinesi sono già in grado di operare da basi russe. La capacità di operare indistintamente da più basi in ambo i territori, che si aggiunge all’attività di pattugliamento congiunto già in corso nel mar del Giappone e nel mare Cinese orientale, dimostra che il salto di qualità verso una completa integrazione delle due Forze armate è ormai avvenuto.

È un risultato abbastanza sorprendente, in quanto la convergenza tra Cina e Russia non è frutto di un percorso che parte da molto lontano. La Cina ha iniziato infatti a partecipare alle esercitazioni annuali russe solo nel 2018, con “Vostok 2018” cui hanno fatto seguito Tsentr 2019 e Kavkaz 2020. Dal canto suo, la Russia ha partecipato alle esercitazioni cinesi solo nel 2021 con la Western/Interaction, condotta nella regione autonoma dello Ningxia Hui, nella Cina nord-occidentale. Una tappa molto significativa di questo processo è stato l’invio, nel 2022, di diverse componenti delle forze terrestri, navali e aeree cinesi in Russia per partecipare alle esercitazioni Vostok 2022, che si sono svolte in tredici siti russi e in diverse aree di interesse strategico nel mar del Giappone.

Al momento dell’annuncio di Northern/Interaction, il ministero della Difesa cinese ha sottolineato come questa esercitazione abbia uno scopo operativo, cioè quello di approntare le capacità necessarie al mantenimento della sicurezza delle rotte marittime strategiche per ambo i Paesi, ma soprattutto geopolitico. Tramite lo sviluppo di più strette relazioni militari, Cina e Russia intendono infatti segnalare la propria volontà di imporsi come attori-chiave nel Pacifico che, nelle parole del governo cinese, ne siano i “reali garanti di pace e stabilità” tramite un livello ottimale di deterrenza. Queste attività addestrative complesse andranno inoltre ad aumentare grazie alla possibilità di rotazione tra i cinque i comandi strategici cinesi e potranno dunque interessare diversi teatri strategici e scenari di conflitto nel Pacifico, tra i quali ovviamente Taiwan.

Se la potenza navale di superfice russa è di per sé poco credibile, la crescita della Marina cinese sotto il profilo quantitativo e qualitativo desta invece una certa preoccupazione, sebbene non si configuri ancora come una minaccia tangibile. A questo bisogna aggiungere una riflessione sulla capacità di proiezione aerea di Pechino. Diverse fonti Osint suggeriscono come la Cina stia accelerando i piani di produzione del caccia J-20, caccia a decollo convenzionale che sarebbe stato prodotto fino ad oggi in circa cinquecento esemplari, equipaggiati da un sistema di propulsione notevolmente migliorato rispetto alle precedenti versioni. Anche la produzione di caccia Stovl FC-31, progetto basato sulla falsariga dell’americano F-35B e in dotazione alla Marina del Pla, sembra aver superato i problemi legati al peso eccessivo del bimotore di quinta generazione che ne limitavano l’impiego su unità anfibie dotate di sistemi di lancio skyjump, sebbene non si conosca ancora con precisione il numero di velivoli in servizio effettivo.

L’ipotesi di una convergenza sino-russa nel Pacifico ha indubbiamente spinto Stati Uniti e Giappone a intensificare i propri sforzi al fine di garantirsi la superiorità aerea nel teatro operativo, raggiungibile sia tramite l’acquisizione di velivoli di quinta generazione sia tramite lo sviluppo di un caccia di sesta generazione. In questo senso va vista la partecipazione del Giappone al Global combat air program (Gcap), il programma per lo sviluppo del caccia di sesta generazione Tempest nel quale, assieme al Regno Unito e all’Italia, il Paese ha un ruolo di punta.

Venendo al Pacifico, sotto il profilo aero-navale, gli Stati Uniti dispongono di una presenza importante che comprende, tra le altre, sette portaerei convenzionali – come la Uss Nimitz – che dal 2019 sono in grado di operare velivoli F-35C e le nuove unità anfibie di classe America, che possono a loro volta imbarcare fino a 13 F-35B garantendo al contempo un’efficace piattaforma di proiezione per le forze da sbarco. Per quanto riguarda il Giappone, da tempo Tokyo ha avviato un piano di ammodernamento delle proprie forze di difesa e il Paese ha recentemente deciso di aumentare il proprio lotto di F-35 prevedendo l’acquisto di 105 unità nella versione F-35A e 42 unità nella configurazione F-35B, che intende operare grazie alle due portaelicotteri di classe Izumo attualmente in via di conversione in assetto da portaerei leggere con capacità anfibia. Inoltre, come sappiamo, il Giappone ha appena siglato un partenariato strategico con l’Italia finalizzato proprio ad aumentare le sinergie operative per quello che è ormai stato soprannominato come il “caccia del mondo libero”.

Roma si è infatti impegnata ad acquisire sessanta velivoli nella configurazione convenzionale destinata all’Aereonautica militare (F-35A) e trenta velivoli nella versione a decollo e atterraggio verticale per la Marina (F- 35B) che andranno a formare il gruppo di volo delle navi Trieste e Cavour, che è attesa proprio nel Pacifico tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. A ciò si aggiunge la ripresa, dopo circa vent’anni, delle esercitazioni congiunte tra la Marina militare italiana e la Forza marittima di autodifesa giapponese. Nel quadro di questa nuova attività addestrativa congiunta, il Ppa Morosini ha fatto scalo alla base navale di Yokosuka nell’ambito di un dispiegamento di cinque mesi nella regione che comprende sia attività operative che di supporto logistico, inclusa la manutenzione e le attività di riparazione navale.

Italia e Giappone spingono inoltre per un progressivo intensificarsi della cooperazione nei settori della difesa e della sicurezza che comprende meccanismi di sinergia nei settori dell’Intelligence e cyber-warfare. Ci auspichiamo che la sinergia si estenda anche alla forza da sbarco, coinvolgendo la nostra Forza di proiezione dal mare, visto l’alto numero di unità navali anfibie previste nel teatro. La convergenza delle due marine, che include anche il profilo della proiezione aerea, è comunque un’ottima aggiunta alla già assodata interoperatività tra i partner Nato e potrà garantire all’Alleanza livelli ottimali di readiness mettendola in grado di controbilanciare il profilo di deterrenza sino-russo.

Per l’Italia il Pacifico è un territorio per certi versi inesplorato. Ma va notato che Roma non è completamente nuova all’Asia orientale, dove da qualche anno ha avviato una strategia di consolidamento di vecchi e nuovi partenariati strategici. Questa svolta della diplomazia navale di Roma, tradizionalmente incentrata sul Mediterraneo, è iniziata nel 2007, quando l’Italia è diventata il primo Paese europeo a essere ammesso come partner di dialogo nel Forum delle isole del Pacifico, l’organizzazione internazionale che ha come obiettivo l’accrescimento della cooperazione tra i Paesi che si affacciano sull’oceano Pacifico. Lo sforzo di Roma è proseguito anche nel 2021, in occasione della costituzione della trilaterale Italia-India-Giappone che proprio quest’anno ha portato diversi frutti: oltre al rilancio della cooperazione con la Corea del Sud in stallo dal 2018, l’Italia ha formalizzato due partnership strategiche molto significative con Tokyo e New Delhi e un memorandum d’intesa con Manila nel settore delle relazioni industriali.

Il rinnovato interesse dell’Italia per il teatro asiatico, oggi considerato una sorta di Mediterraneo allargato, è coerente con la dottrina Nato e la posizione dell’Ue che considerano la sicurezza dell’Europa come inseparabile da quella dell’Asia orientale. Con il continuo aumentare del numero dei quadri di crisi, e soprattutto la necessità sempre più ovvia di contenere la Cina, l’Italia sembra aver finalmente compreso la necessità di diventare pienamente un attore-chiave nel contesto degli equilibri internazionali, anche e soprattutto per garantire la sicurezza e l’interesse nazionale del nostro Paese.

Resta infine l’incognita delle capacità sottomarina. L’imponente flotta di sottomarini russi, peraltro tecnologicamente molti sviluppati e con livelli di readiness ottimali, potrebbe rappresentare la vera minaccia per Giappone, Corea del Sud, Taiwan e gli interessi occidentali nel Pacifico. C’è sempre più interesse per la guerra sottomarina, come denotano i diversi progetti cinesi e indiani attualmente in corso o il recente accordo Aukus tra gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia. L’accordo comprende il trasferimento di un numero dai tre a cinque sottomarini di classe Virginia alla marina australiana a partire dal 2032, lo sviluppo congiunto da parte del Regno Unito e dell’Australia di un nuovo sottomarino di classe Aukus che entrerà in servizio intorno al 2040 e un impegno multimiliardario da parte di tutti e tre i Paesi per espandere la comune capacità industriale sottomarina. Vista la minaccia convenzionale e nucleare che può derivarne, o quantomeno con l’intento di contenere l’espansione di Pechino nel Pacifico, è ovviamente auspicabile che gli attori Nato attivi nel teatro, inclusa l’Italia, continuino ad investire nel settore della guerra sottomarina, incluso lo sviluppo di unità di superficie in configurazione antisom, e che il dispiegamento delle forze navali alleate nel pacifico divenga rapidamente avvicendabile e scalabile, seppure a costo di irritare oltre a Pechino e Mosca anche il regime di Pyongyang.


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Il 25 luglio 1998 venne varato il testo unico sull'immigrazione, la cd "Turco Napolitano" con i voti di tutte le sinistre. Giungeva durante una discussione che


#NotiziePerLaScuola

Giornata Nazionale del Cinema per la Scuola: appuntamento a Palermo dal 16 al 18 ottobre per promuovere le opere audiovisive realizzate nell'ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola.



Tre palestinesi uccisi dall’esercito israeliano in Cisgiordania


Sono stati colpiti sul monte Gerizim nei pressi della città di Nablus L'articolo Tre palestinesi uccisi dall’esercito israeliano in Cisgiordania proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/07/25/medioriente/tre-palestinesi-uccisi-dallesercit

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della redazione

Pagine Esteri, 25 luglio 2023 – Tre giovani palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte sul monte Gerizim nei pressi della città di Nablus, nella Cisgiordania sotto occupazione militare. Saad Al-Kharraz, Montaser Salama e Nour Al-Arda, tutti di Nablus, sono stati colpiti, secondo la versione fornita dalle autorità israeliane, quando hanno aperto il fuoco contro una pattuglia militare.

Secondo testimoni oculari palestinesi, si sarebbe trattato invece di un agguato dell’esercito israeliano a un’auto con a bordo i giovani, probabilmente membri di un gruppo armato e ricercati dalle forze di occupazione. Sempre i palestinesi denunciano che i militari israeliani avrebbero impedito alle ambulanze di raggiungere l’auto con a bordo di tre colpiti.

Sabato scorso, un palestinese di 18 anni era stato ucciso dall’esercito israeliano a Sebastia. Il giovane Mohammad Mhalfa, era in auto quando è stato colpito, secondo fonti mediche palestinesi. Pagine Esteri

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SONDAGGI. Arabi sempre più lontani dagli Stati uniti e vicini a Russia e Cina


I sondaggi mostrano un aumento della insoddisfazione nei confronti degli Stati Uniti. Russia e Cina, al contrario, sono diventate più popolari nella regione mediorientale L'articolo SONDAGGI. Arabi sempre più lontani dagli Stati uniti e vicini a Russia e

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della redazione

Pagine Esteri, 25 luglio 2023 – L’opinione pubblica araba sta cambiando riguardo al ruolo delle grandi potenze in Medio Oriente, con importanti implicazioni per il futuro della regione. Mentre le principali potenze internazionali continuano a sfidarsi, i sondaggi mostrano un aumento della insoddisfazione nei confronti degli Stati Uniti e, in misura minore, dell’Unione europea (Ue). Russia e Cina, al contrario, sono diventate più popolari in tutta la regione.

Lo scorso anno, un sondaggio condotto dalla BBC su giovani arabi ha mostrato un calo della popolarità degli Stati Uniti, con una solida maggioranza, circa il 57 percento, che considera gli Usa un nemico anziché un alleato. La Russia, invece, è vista come un alleato di primo piano dal 70 percento dei giovani intervistati, solo il 26 percento la considera una nemica.

La Fondazione Friedrich Ebert, associata al Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD), ha recentemente condotto un sondaggio simile che ha coinvolto le popolazioni di nove paesi arabi, oltre a Turchia, Iran e Israele.

Il sondaggio ha rivelato che in cinque paesi, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto e la Giordania, tutti tradizionali alleati di Washington, l’opinione pubblica ha maggiore fiducia nella Russia rispetto agli Stati Uniti. Sette paesi hanno visto la guerra in Ucraina come un conflitto geopolitico tra Russia e Occidente, piuttosto che come una guerra tra due paesi, e tutti e nove i paesi hanno indicato gli Stati Uniti come il maggior beneficiario della guerra.

Tutti i paesi oggetto del sondaggio appoggiano il ritiro militare degli Stati Uniti dalla regione araba, e sette di questi affermano che la possibile uscita di scena americana renderà il Medio Oriente più sicuro e migliorerà le relazioni nelle regione. Anche l’opinione pubblica negli Emirati e in Qatar, due dei più stretti alleati di Washington, sostiene che la presenza russa è più vantaggiosa per la regione araba rispetto a quella statunitense.

Tutti i paesi oggetto del sondaggio concordano sul fatto che l’Europa si affida troppo agli Stati Uniti per la sua Difesa e i cittadini di sette paesi, tra cui Egitto, Arabia Saudita e Giordania, in maggioranza si oppongono a una maggiore presenza militare europea nella regione. Per quanto riguarda l’ordine globale attuale, sei paesi affermano che il mondo è già multipolare e che lo diventerà ancora di più, mentre tre paesi vedono un’unipolarità persistente che cambierà presto.

Un altro sondaggio condotto da Arab Barometer per conto della BBC mostra che la Cina è più popolare degli Stati Uniti in otto dei nove paesi arabi presi in esame.

VINCERE LA GUERRA DELLA PROPAGANDA

Sui social media, il malessere arabo per la guerra tra Russia e Ucraina è evidente. Ma è principalmente rivolto contro gli Stati Uniti e all’Ue, considerati responsabili di aver provocato la Russia in una guerra che è economicamente dannosa per la loro stessa regione.

Attraverso una vasta gamma di fonti, tra cui giornali governativi e privati locali, gli editorialisti arabi accusano gli Usa e l’Ue di “doppia morale”. Fanno notare la risposta attiva degli occidentali alla guerra russa in Ucraina, rispetto alla loro passività di fronte a molti conflitti nel mondo, compresi gli attacchi continui di Israele a Gaza. Molti argomentano che l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin non è peggiore dell’invasione statunitense dell’Iraq sotto il presidente George W. Bush.

Ci sono anche altre ragioni, più profonde, per questo crescente malcontento arabo verso l’Occidente. Il pubblico arabo non dimenticato la lunga storia del colonialismo occidentale nella regione, il costante favore occidentale a sostegno di Israele e le invasioni statunitensi dell’Afghanistan e dell’Iraq. Molti della generazione della Primavera Araba, inoltre, si sono sentiti abbandonati dall’Occidente, che ha continuato a sostenere i regimi autoritari della regione in cambio di vantaggi economici e politici. Tutti questi fattori hanno contribuito a alimentare sia correnti islamiste che nazionaliste antioccidentali negli ultimi anni.

Nonostante il suo coinvolgimento diretto in Siria, la Russia ha guadagnato una popolarità significativa in molti paesi arabi. Mosca è vista come un ostacolo al dominio degli Stati Uniti nella regione e il suo sostegno per prezzi agevolati in termini di cereali e carburante ad alcuni paesi arabi ha contribuito a conquistare i cuori e le menti delle popolazioni locali.

Molti arabi vedono la Cina come una potenza non coloniale che negli ultimi anni si è concentrata sulla costruzione di relazioni economiche senza ambizioni politiche esplicite. La Cina è diventata il maggiore partner commerciale dei paesi arabi e l’influenza di questi nuovi legami si è manifestata quando gli Stati arabi hanno appoggiato unilateralmente Pechino contro le recenti visite ufficiali statunitensi ed europee a Taiwan.

UN BILANCIO PRAGMATICO

Nonostante questo sostegno pubblico alla Russia e alla Cina, che si allinea alle politiche perseguite dai governi arabi, è improbabile che si verifichi a breve termine uno spostamento politico strategico verso la Cina e la Russia a spese degli Stati Uniti e dell’Europa.

La protezione militare e politica fornita dagli Stati Uniti ai paesi del Golfo non può essere sacrificata facilmente e la maggior parte degli eserciti arabi si basa pesantemente su armi prodotte negli Stati Uniti. Gli arabi non possono voltare le spalle ai progressi tecnologici occidentali o al bilancio commerciale di miliardi di dollari tra arabi, europei e statunitensi.

Tuttavia, i paesi arabi agiranno in modo pragmatico e realistico. Potrebbero gradualmente ridurre la loro forte dipendenza dall’Occidente e cercare di diversificare le loro alleanze politiche, economiche e militari, sia con la Russia e la Cina che con paesi confinanti come l’Iran, la Turchia e persino Israele. E come recentemente argomentato anche da un conservatore come l’ex segretario di stato Henry Kissinger, a seguito del riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran mediato dalla Cina, il Medio Oriente multipolare sarà “un nuovo gioco con nuove regole”.

L’analisi di Kissinger è evidente non solo nelle recenti intese saudita-iraniane, ma anche in altri significativi cambiamenti regionali. Egitto, Turchia e Iran hanno stabilito nuove relazioni, e cinque paesi arabi, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, l’Algeria e il Bahrain, hanno espresso interesse a entrare nel BRICS, un blocco geopolitico che include Cina, Russia, India, Brasile e Sudafrica. È previsto che il BRICS supererà presto per dimensioni economiche il G7.

I paesi arabi potrebbero continuare ad approfondire le loro alleanze con i paesi orientali, cercando di creare un’alternativa al modello occidentale. Pagine Esteri

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L'articolo SONDAGGI. Arabi sempre più lontani dagli Stati uniti e vicini a Russia e Cina proviene da Pagine Esteri.



In Cina e Asia – Corea del Nord, Pechino invia la prima delegazione da inizio pandemia


In Cina e Asia – Corea del Nord, Pechino invia la prima delegazione da inizio pandemia cina corea del nord
I titoli di oggi:
Corea del Nord, la Cina invia la prima delegazione da inizio pandemia
Taiwan, al via i giochi militari di Han Kuang
Borsa, Pechino chiede di rivedere le "note negative" sulla Cina in fase di quotazione
Pakistan, un nuovo mandato d'arresto per Imran Khan
India, netizen infuriati contro una citazione hindu in Oppenheimer
Cambogia, quasi pronta la base cinese a Ream

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Chopsticks – "Cavallette per aperitivo”, il consumo di insetti in Cina


Chopsticks – 8451644
Il consumo di insetti in Cina è diffuso nel sud del Paese, mentre nelle grandi città è considerata un'attrazione per turisti. Chopsticks, la rubrica sul cibo cinese a cura di Livio di Salvatore

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Salutiamo con gioia la rimonta con cui le nostre compagne e i nostri compagni della sinistra spagnola, basca e catalana hanno fermato l'avanzata data per certa


Si sono svolte il 23 luglio le elezioni generali in Spagna. Ecco i risultati (tra parentesi le precedenti elezioni): Partido Popular: 8.091.840 voti 33,05%



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Il Ministro Giuseppe Valditara ha firmato un nuovo decreto riguardante l’assegnazione a 500 Istituzioni scolastiche delle risorse residue, pari a 95 milioni di euro, del PON “Per la scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento”, a valere sul Fo…


Zaki libero, Assange sepolto vivo. I due volti dell'Occidente | l'interferenza

«Il mondo occidentale esulta per la liberazione del giovane Zaki e nello stesso tempo seppellisce vivo Assange mentre ha già lasciato che fossero seppelliti vivi il leader palestinese di Al Fatah, Marwan Barghouti, e il curdo Ocalan, entrambi imprigionati da più di vent’anni e destinati a non uscire più, come del resto lo stesso Assange, “colpevole” di aver denunciato i crimini dell’esercito americano in Iraq.»

linterferenza.info/editoriali/…



I "fili" di Meta potrebbero creare o distruggere il Fediverso: la promessa di rendere Threads compatibile con ActivityPub ha diviso i sostenitori del Fediverso

@Che succede nel Fediverso?

"La comunità di Fediverse è stata messa in moto, a causa della paura e dell'odio per Meta, e anche dell'entusiasmo", afferma Dmitri Zagidulin, uno sviluppatore che guida il gruppo del World Wide Web Consortium (W3C) responsabile della discussione sul futuro di ActivityPub. La prospettiva che Meta si unisca al movimento decentralizzato ha persone che cercano di ravvivare i loro progetti e prepararsi per i riflettori. “Ci sono riunioni furiose. Contributi in corso di richiesta. Richieste pull. Spinge per una migliore sicurezza, una migliore esperienza utente. Meglio tutto", dice.

L'articolo di Gregory Barber è su Wired

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Io spero che per una buona volta l'obiettivo fosse solo quello di fare concorrenza, non quello di distruggere una piattaforma che solo di recente cominciava ad essere di concorrenza..
Sono troppo ottimista forse?
Comunque per ora non ho visto nessuno che usi threads, non ho idea di come cercarlo né c'è apertura da questo, la cosa che lo colleghi al mio account Instagram + che non possa cancellarlo sono due contro che non voglio permettermi.


Il futuro meccanismo dei social network dipenderà dal successo (o flop) di Threads

@Che succede nel Fediverso?

La scommessa di Meta è quella di creare un unico grande sistema di condivisione dei contenuti in modo che le varie app social siano interoperabili tra loro, grazie al protocollo di rete chiamato #ActivityPub

Malumori interni a parte, l’ultima parola spetterà a #Meta: se la compagnia implementerà gli strumenti necessari per aderire al fediverso, difficilmente la si potrà fermare. Non sarà la salvezza di Internet come prefigura qualcuno, ma ne vedremo sicuramente delle belle. Tra queste, forse, anche il definitivo tramonto di #Twitter. Chissà.

#fediverso #threads

L'articolo di Alberto Cantoni continua su Linkiesta



#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta l’Istituto Omnicomprensivo “Giano dell'Umbria-Bastardo”, in provincia di Perugia che sarà demolito e ricostruito grazie alla linea di investimento dedicata dal #PNRR alla costruzione di 212 Nuove Scuole.


Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato oggi il nuovo Decreto riguardante l’assegnazione delle risorse del Fondo per l’istruzione tecnologica agli ITS Academy per l’anno formativo 2023/2024, per un importo di più di 48.


Ten MEPs ask EU Commission for a moratorium on tracking of users


Ten Members of the European Parliament asked the European Commission on Wednesday (19 July) for a moratorium on tracking users online, and more details on how it intends to apply the EU's new digital rules in this domain.


euractiv.com/section/data-priv…



Perquisita la sede della testata di alimentazione Gift Great Italy Food Trade e la casa dell'avvocato giornalista Dario Dongo della testata online

@Giornalismo e disordine informativo

Milano - "Cinque funzionari della squadra mobile di Pescara si sono presentati presso la sede del sito di informazione indipendente Gift (greatitalianfoodtrade.it) su ordine del sostituto procuratore incaricato e del procuratore capo della Procura di Pescara, per perquisire la sede operativa del sito web. Al termine dell'azione, protrattasi per 6 ore, sono stati sequestrati tutti i dispositivi (cellulare, tablet, computer portatile) del fondatore, Dario Dongo, giornalista, tra i massimi esperti di diritto alimentare europeo". Lo ha reso noto l'ufficio stampa milanese di Gift e del Fatto Alimentare, due media specializzati sull'alimentazione e l'industria alimentare, al centro anche di inchieste di rilievo giudiziario.

Protesta dei sindacati dei Cronisti per tutela delle fonti giornalistiche un secco NO a qualsiasi forma di intimidazione e limiti alla libertà di stampa.

PS: Gift ItalyFoodTrade è un media online specializzato sull'alimentazione e l'industria alimentare, al centro anche di inchieste giornalistiche di rilievo giudiziario.

Qui il link alla notizia (cache di Google)



#39 / Di cacche di cane e privacy


Sindaci, consiglieri e assessori in tutto il mondo hanno deciso all'unisono di imporre la schedatura genetica dei nostri cani per risolvere un particolare "problema" / Meme e citazione del giorno.

Il piccolo comune di Béziers invaso dalle cacche di cane - oppure no


Robert Ménard è il sindaco di Béziers, un piccolo comune sulla costa della Francia meridionale. Robert Ménard ha un problema: le cacche di cane lasciate in giro per strada.

Cosa farebbe una persona normale per affrontare questa grave piaga sociale? Magari cercherebbe di sensibilizzare i cittadini; o forse potrebbe distribuire “gratuitamente” bustine per raccogliere la cacca dei cani. O magari, non farebbe proprio nulla e penserebbe a risolvere questioni più importanti di qualche cacca per terra.

Iscriviti a Privacy Chronicles per non perdere neanche un’uscita e sostieni il piano editoriale!

E invece no. Il caro Robert non è certo una persona qualunque e non si farà intimorire da qualche cacca di cane. La soluzione è tanto semplice quanto grottesca: obbligare tutti i residenti a schedare il DNA del loro cane, cosicché attraverso i campioni dalle feci lasciate in terra si possa scovare il colpevole a quattro zampe e — di riflesso — il suo padrone.

È necessario punire i cittadini per farli comportare meglio”, afferma Robert France Bleu Radio.


Hey Robert, ma siamo sicuri che punire i cittadini per modificare il loro comportamento sia il ruolo di un sindaco?

Anche Alto Adige, Genova e Roma sommerse dalla cacca di cane - oppure no


Robert Ménard non è però solo nel suo dramma. Ho infatti scoperto che anche in Alto Adige sarà obbligatoria dal 31 dicembre 2023 la profilazione genetica di tutti i cani residenti1. Lo scopo, a dire dell’assessore provinciale Arnold Schuler è identificare gli escrementi dei cani e sanzionare i proprietari che non raccolgono. Accidenti, non pensavo che anche in Alto Adige fosse così pieno di cacche di cane da richiedere tali interventi.

Pare che diverse città e regioni siano interessate al “progetto pilota” dell’Alto Adige. Ad esempio gli assessori del comune di Genova hanno incontrato Schuler per valutare la possibilità di rendere obbligatoria questa profilazione genetica. E dire che a Genova ci vado spesso e non ho mai pestato una cacca di cane. Evidentemente sono molto fortunato.

Anche a Roma qualcuno è impegnato nell’arduo compito di mitigare il flagello delle deiezioni canine. Il consigliere del XV municipio Max Petrassi (Italia Viva)2 ha però avuto un’idea originale e innovativa: obbligare i cittadini romani a schedare geneticamente i loro cani e poi effettuare test sulle cacche per scovare i malfattori e multarli. Aspetta… dove l’ho già sentita questa?

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Il business delle cacche di cane


Okay qui c’è qualcosa che puzza. Possibile che tutte queste menti illuminate siano improvvisamente arrivate alla stessa conclusione? Mah. Più probabile invece che ci sia qualche azienda, come PooPrints — che fattura più di 7 milioni di euro l’anno — che ha inventato questa articolata soluzione per risolvere un non-problema.

Più probabile che sindaci, consiglieri e assessori, ben poco illuminati, vogliano far bella figura emulando altri che prima di loro sono cascati nelle braccia del dipartimento marketing di qualche azienda con troppa fuffa da vendere.

In effetti basta googlare per vedere molti esempi di altre città che hanno adottato soluzioni tecnologiche uguali a quelle proposte in Francia e Italia: Tel Aviv3, Denver4, Mallorca5

Esiste davvero un problema globale di cacche non raccolte, o questi politici stanno invece usando soldi estorti ai cittadini per inventare complessi schemi di sorveglianza e tassazione occulta?

Sì, perchè schedare geneticamente il cane significa anche sorvegliare indirettamente il proprietario. Come dichiarato anche dall’azienda PooPrints6, una volta schedato il DNA del cane sarà possibile tracciarlo ovunque nel mondo, e con lui il suo padrone.

Qualcuno potrebbe dire che ci sono modi migliori per sorvegliare le persone. Certo, ma non per questo bisogna sottovalutare e accettare un ulteriore ingerenza dello Stato nella nostra vita.

Per quanto riguarda la tassazione occulta invece non c’è molto da dire: queste schedature genetiche si pagano (circa €65). Chi non lo fa, sarà sanzionato. Un buon modo per far cassa, anche senza raccogliere cacche in giro. In Alto Adige si stimano 45.000 cani registrati, che equivale a un’entrata di quasi 3 milioni di euro. Così, de botto.

Le grandi cose arrivano dalle piccole cose


La questione, abbastanza ridicola, dovrebbe farci riflettere sul potenziale distruttivo della tecnologia nelle mani di politici che non vedono l’ora di spendere i nostri soldi per inventarsi fantasiosi modi per renderci la vita più difficile.

A qualcuno potrà sembrare una piccola cosa; perfino una misura ragionevole per insegnare una lezione agli incivili. Se non fosse che, dato il copia-incolla di questa incredibile “soluzione” è molto probabile che la cacca del cane non sia altro che un pretesto, e che gli incivili siano in verità ben pochi.

In ogni caso: grandi cose vengono costruite a partire dalle piccole. Ieri era l’obbligo di microchip, oggi è la schedatura genetica. Domani sarà un collare GPS collegato alle forze dell’ordine. O qualche altra diavoleria che inevitabilmente finirà per intaccare quel poco di privacy che ci rimane, pure quando interagiamo col nostro cane.

Ma parliamo anche della questione ontologica. È evidente che l’oggetto dell’intervento non è il cane, ma il padrone. Il cane, in quanto avente una relazione diretta col padrone, è uno strumento attraverso cui estrarre risorse e punire i cittadini; d’altronde sono loro ad essere responsabili del comportamento del cane, no?

Perché allora non fare lo stesso coi bambini? Perché non obbligare ogni genitore a legare un braccialetto elettronico con GPS alla caviglia dei figli? Qual è la differenza tra un cane che caga davanti alla porta di casa del sindaco e un ragazzino che gli disegna un pisello sul muro? Entrambi sono soggetti all’autorità e alla responsabilità del padrone/genitore.

Meme del giorno


Citazione del giorno

“It's only because of their stupidity that they're able to be so sure of themselves.”

Franz Kafka

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roma.repubblica.it/cronaca/202…

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timesofisrael.com/tel-aviv-wil…

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cnbc.com/2018/12/19/pooprints-…


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#39 / Di cacche di cane e privacy


Sindaci, consiglieri e assessori in tutto il mondo hanno deciso all'unisono di imporre la schedatura genetica dei nostri cani per risolvere un particolare "problema" / Meme e citazione del giorno.

Il piccolo comune di Béziers invaso dalle cacche di cane - oppure no


Robert Ménard è il sindaco di Béziers, un piccolo comune sulla costa della Francia meridionale. Robert Ménard ha un problema: le cacche di cane lasciate in giro per strada.

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È necessario punire i cittadini per farli comportare meglio”, afferma Robert France Bleu Radio.


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Robert Ménard non è però solo nel suo dramma. Ho infatti scoperto che anche in Alto Adige sarà obbligatoria dal 31 dicembre 2023 la profilazione genetica di tutti i cani residenti1. Lo scopo, a dire dell’assessore provinciale Arnold Schuler è identificare gli escrementi dei cani e sanzionare i proprietari che non raccolgono. Accidenti, non pensavo che anche in Alto Adige fosse così pieno di cacche di cane da richiedere tali interventi.

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La DPA belga ha permesso alle testate giornalistiche di comprarsi l'esenzione dalla conformità al GDPR Oggi la noyb presenta un reclamo contro 15 siti di notizie belgi che utilizzano banner cookie illegali. Tra questi ci sono testate giornalistiche come RTL Belgio, Het Laatste Nieuws e L'Avenir Two people exchaning a cookie for money


noyb.eu/it/belgian-dpa-let-new…



How to create and protect an anonymous identity


Sometimes technology might not be enough to protect your anonymous identity. That's why you need a plan. These 10 rules might help you protect your real identity.

Have you ever thought of creating an anonymous identity online with which to interact or spread your ideas without fear of repercussions?

Easier said that done.

Technology is seldom enough to keep an identity anonymous. Being truly anonimous takes a lot of effort, planning and risk assessment — based on who you are, where you live and what you want to do with your anonymous identity.

“Even a poor plan is better than no plan at all.”

Mikhail Chigorin

Today I’d like to offer you a glimpse of what you should keep in mind to protect your real identity. Before starting, however, we should clarify one issue: privacy and anonymity are not the same thing. They shouldn't be confused, and they cannot be protected in the same way.

Join Privacy Chronicles to receive weekly updates and support our work.

Differences between privacy and anonymity


Privacy is many things.

However, as far as we are concerned here, we can say that it’s also the power to keep certain information confidential with respect to the outside world. For example, you might want to keep your communications or transactions confidential towards certain people or organisations. Privacy is therefore something that belongs to content: what we say or what we do.

Anonymity, on the other hand, belongs to identity.

Being anonymous means not being identifiable. Anonymity is often used as a way to give up privacy safely. For example, you may decide that you need an anonymous identity precisely to spread your thoughts publicly without fear of backlashes.

And then, there is pseudonymity: a “soft” form of anonymity. It’s the ability to create a digital identity recognizable by the public, but not immediately and easily referable to you.

This is the main difference: if you’re truly anonymous, your what you do or write cannot be referable to you, ever. If you’re pseudoanonimous, someone with a lot of resources (e.g. an intelligence agency) might be able to re-identify you. The simplest, and least secure example of a pseudoanonimous identity is being registered to a social network such as Twitter or Reddit using a nickname instead of your real name. You’re still quite easily identifiable though, since they keep track of IP addresses and other metadata.

Pseudonymity is therefore not anonymity.

But above all, always remember that privacy, as well as anonymity, are dynamic states of information that will change according to the context: between full identifiability and absolute anonymity (which does not exist, except in specific contexts) there are infinite gradations.

Our digital identities


Most of us have at least two digital identities: a private one and a work one.

In addition to these two identities, some people may need to create other identities to protect themselves: whistleblowers, journalists, political dissidents, researchers or anyone who wants to express their opinion without being prosecuted or discriminated against — like dangerous libertarian extremists that believe in the Non Aggression Principle. In these cases it might be useful to create an anonymous identity that can mitigate the risk of identification.

But being anonymous online isn't easy. To hope to be so, you need the right tools, but above all a plan that will allow you to have an adequate level of security.

Ten rules of thumb


Now that we have made the necessary introductions, we can move on to seeing how to create and protect our anonymous identity, thanks to a few principles borrowed from the world of OPSEC (Operations security). The following rules, to be understood more as "general principles" are designed to help you protect your online identity and to increase your level of anonymity:

1. Like Fight Club


The first rule is… don't talk about your anonymous identity or your plan. Never reveal the details of your security system or the tools you use to anyone. Not even to close friends or family members.

Basically: Shut the Fuck Up.

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2. Start from scratch


If you already have an identity, make sure it's not tainted. If you are not able to assess the risk of contamination (see rule n. 3) and the various vulnerabilities, better create an identity from scratch.

The identities and tools used (e.g. means of communication) can also change on a regular basis to mitigate the risk over time. That way, if an identity is discovered or surveilled, the compromise will be less severe.

Fun fact: this site allows you to create fictitious identities full of realistic details.

Share

3. Don't taint your identities


Having one or more anonymous identities is useless if you don't pay attention to contaminations. Anonymity is a delicate balance that is easily broken.

Don't ever use the same email, account, browser, or login credentials. Separate as much as possible the devices, operating systems, and wi-fi networks with which you access the Internet. Don't communicate with the same people through different identities.

The level of identity segmentation should increase depending on your risk profile. The higher the risk, the more the identities must remain separate.

4. Stay in character


Create a background and stay in character. Avoid creating over-the-top identities that lack credibility or identities that you can't handle easily. If you are a 40 year old man who doesn’t speak French, don't try to pass yourself off as a french female teenager.

5. Trust no one


The zero-trust approach is a good habit in many aspects of life. Don't trust anyone, and especially don't trust anyone who says you can trust them.

Reducing the required level of trust automatically decreases the risk of exposure as well. Don't give anyone the power to blackmail or expose you. The oldest intelligence trick is to buy (or coerce) information from people.

Share

6. Don't expose yourself unnecessarily


Don't brag about your security protocols and avoid any behavior that may ring an alarm somewhere. Do not draw too much attention to particularly sensitive issues and avoid getting reported for any kind of violation.

7. Recognize your limits


Don't overcomplicate things and only do what you 100% understand. If you don't understand a tool or the full implications of what you're doing, don't do it. Keep it easy!

8. Leave no traces


Store only the essential information you need, and securely delete everything else. Delete or better yet — do not record any information, documents, logs that are not strictly necessary. If you can't help it, use encrypted documents (and adequately protect private keys). Avoid storing documents and encryption keys on public clouds.

9. No personal details


Avoid giving real personal details when interacting with people from your anonymous identity. Do not give information about your real gender/age/ethnicity. Avoid talking about your interests, hobbies, or any other information that can help identify you. Avoid posting photos and identification marks. Giving out personal details can lead to being identified.

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10. Watch out for anomalies


Being anonymous is very difficult, and it is even more difficult if you surround yourself with anomalies that can be exploited to profile you and track your real-life identity. For example, writing weird coded messages that make no sense on Twitter is an anomaly. The best thing is to blend in and be as normal as possible, to stay in the background noise.

In summary


  1. Shut the f*ck up
  2. Do not trust anybody
  3. Compartmentalize identities and means of communication
  4. Leave no traces
  5. Remember that intelligence and law enforcement also follow the same rules:

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Thanks for reading!


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privacychronicles.it/p/how-to-…



chiamare il verde pedonale a #Roma, e ricevere in cambio inutili cinguettii elettronici


Ho verificato, cronometro alla mano, che il pulsante di chiamata pedonale ai semafori romani serve (quasi) solo a innescare il cicalino per gli ipovedenti, non a chiamare il verde. Poi ci sono casi (rari) dove lo scopo invece è quello, e il pulsante invece è il medesimo.
Mi piacerebbe che la funzione del pulsante fosse specificata: con il miraggio di attraversare prima inneschiamo solo indesiderato inquinamento acustico.


la bocca piccola dei secchioni della spazzatura di #Roma


Mi chiedo chi abbia progettato le bocche dei secchioni della spazzatura più piccole di un sacchetto medio. Con quale ratio?
Non mi sorprende che la gente lasci tutto in terra invece di dover lottare spingendo faticosamente, e vedo vecchietti che si fanno venire un infarto sotto al sole nel civico tentativo di riuscire a fare la differenziata.
Chi vuole sbarazzarsi abusivamente dei calcinacci tranquillamente alza il coperchio.


MESsaggio dal capitale: “Tutto mio” | La Città Futura

"Gli Stati in crisi e che vi ricorrono, infatti, vengono sottoposti a vincoli finanziari pesanti e i pochi poteri residui in fatto di politica economica che le regole di Maastricht ancora consentono verrebbero espropriati dal capitale finanziario, il quale non solo imprimerebbe una nuova pressione ai diritti sociali ma impedirebbe anche di rispondere adeguatamente alla recessione che ormai interessa quasi tutta l’eurozona."

lacittafutura.it/editoriali/me…




talium.co/doc/avgWmb/s/

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racconti distopici




Recensione Cielo di Piia Leino - Leggere distopico

@libri@feddit.it

"Helsinki, 2058. Dopo una violenta guerra civile, la società è crollata e il movimento sovranista Luce ha preso il potere sull’ex capitale della Finlandia. I dissidenti politici sono fuggiti al nord, mentre ai cittadini leali Luce ha donato Cielo, una realtà virtuale dove tutto è meraviglioso e colorato."

Continua su Leggere distopico

@libri@poliverso.org

#libri #mastolibri #libripendolari #unlibroalgiorno #libriSegreti

leggeredistopico.com/2023/07/1…





Ricordiamo chi ha inventato lo Zero

@Zeroverso

मुक्त ज्ञानकोश विकिपीडिया से
शून्य
Estela C de Tres Zapotes.jpg
ईपीआई-ओल्मेक स्क्रिप्ट।
शून्य (०) एक अंक है जो संख्याओं के निरूपण के लिये प्रयुक्त आजकी सभी स्थानीय मान पद्धतियों का अपरिहार्य प्रतीक है। इसके अलावा यह एक संख्या भी है। दोनों रूपों में गणित में इसकी अत्यन्त महत्वपूर्ण भूमिका है। पूर्णांकों तथा वास्तविक संख्याओं के लिये यह योग का तत्समक अवयव है।

ग्वालियर दुर्ग में स्थित एक छोटे से मन्दिर की दीवार पर शून्य (०) उकेरा गया है जो शून्य के लेखन का दूसरा सबसे पुराना ज्ञात उदाहरण है। यह शून्य आज से लगभग १५०० वर्ष पहले उकेरा गया था।[1]

informapirata reshared this.



Ma il famoso messaggio di prova di #ITAlert era previsto che lo ricevessero tutti?
Perché in ufficio c'è stato un trillo in tutti i cellulari tranne il mio 😑


Come uccidere una rete decentralizzata (come il Fediverso)

di Ploum il 2023-06-23

In questo articolo molto interessante, Lionel Dricot ricostruisce la strategia dei #Gafam che sta dietro all'operazione Threads di Meta.

Un grosso grazie all'autore.

Buona lettura

L'anno è il 2023. L'intera Internet è sotto il controllo dell'impero GAFAM. Tutto? Beh, non del tutto. Perché alcuni piccoli villaggi stanno resistendo all'oppressione. E alcuni di questi villaggi hanno iniziato ad aggregarsi, formando il "Fediverso".
Con i dibattiti su Twitter e Reddit, il Fediverso ha iniziato a guadagnare fama e attenzione. La gente ha iniziato a usarlo davvero. L'impero ha cominciato ad accorgersene.

Capitalisti contro la concorrenza

Come ha detto Peter Thiel, uno dei principali investitori di Facebook: "La concorrenza è per i perdenti". Già, questi pseudo "il mercato ha sempre ragione" non vogliono un mercato quando ci sono dentro. Vogliono un monopolio. Fin dalla sua nascita, Facebook è stato molto attento a uccidere ogni concorrenza. Il modo più semplice per farlo è stato quello di acquistare le aziende che un giorno avrebbero potuto diventare dei concorrenti. Instagram e WhatsApp, per citarne alcune, sono state acquistate solo perché il loro prodotto attirava utenti e poteva gettare un'ombra su Facebook.
Ma il Fediverso non può essere comprato. Il Fediverso è un gruppo informale di server che discutono attraverso un protocollo (ActivityPub). Questi server possono anche eseguire software diversi (Mastodon è il più famoso, ma ci possono essere anche Pleroma, Pixelfed, Peertube, WriteFreely, Lemmy e molti altri).
Non si può comprare una rete decentralizzata!
Ma c'è un altro modo: renderla irrilevante. Questo è esattamente ciò che Google ha fatto con XMPP.


Come Google è entrato a far parte della federazione XMPP


Alla fine del XX secolo, i programmi di messaggeria istantanea (IM) erano di gran moda. Uno dei primi di grande successo fu ICQ, seguito rapidamente da MSN messenger. MSN Messenger era il Tiktok dell'epoca: un mondo in cui gli adolescenti potevano trascorrere ore e giorni senza adulti.
Poiché MSN faceva parte di Microsoft, Google ha voluto fargli concorrenza e nel 2005 ha presentato Google Talk, includendolo nell'interfaccia di Gmail. Ricordiamo che all'epoca non esistevano smartphone e pochissime applicazioni web. Le applicazioni dovevano essere installate sul computer e l'interfaccia web di Gmail era innovativa. MSN a un certo punto è stato persino fornito in bundle con Microsoft Windows ed era davvero difficile rimuoverlo. La creazione della chat di Google con l'interfaccia web di Gmail era un modo per essere ancora più vicini ai clienti rispetto a un software integrato nel sistema operativo.
Mentre Google e Microsoft lottavano per conquistare l'egemonia, gli appassionati di software libero cercavano di costruire una messaggistica istantanea decentralizzata. Come la posta elettronica, XMPP era un protocollo federato: più server potevano dialogare tra loro attraverso un protocollo e ogni utente si connetteva a un particolare server attraverso un client. Quell'utente poteva poi comunicare con qualsiasi utente su qualsiasi server utilizzando qualsiasi client. Questo è ancora il modo in cui ActivityPub e quindi il Fediverso funzionano.
Nel 2006, Google talk è diventato compatibile con XMPP. Google stava prendendo seriamente in considerazione XMPP. Nel 2008, mentre ero al lavoro, squillò il telefono. In linea, qualcuno mi disse: "Salve, siamo di Google e vogliamo assumerla". Ho fatto diverse telefonate e si è scoperto che mi avevano trovato attraverso la dev-list di XMPP.Stavano cercando degli amministratori di sistema per XMPP.
Quindi Google stava davvero adottando la federazione. Non era geniale? Significava che, improvvisamente, ogni singolo utente di Gmail diventava un utente XMPP. Questo non poteva che essere un bene per XMPP, giusto? Ero estasiato.


Come Google ha ucciso XMPP


Naturalmente, la realtà era un po' meno brillante. Innanzitutto, nonostante la collaborazione per lo sviluppo dello standard XMPP, Google stava realizzando una propria implementazione chiusa che nessuno poteva controllare. Si è scoperto che non sempre rispettavano il protocollo che stavano sviluppando. Non stavano implementando tutto. Questo ha costretto lo sviluppo di XMPP a rallentare, ad adattarsi. Nuove funzionalità interessanti non sono state implementate o non sono state utilizzate nei client XMPP perché non erano compatibili con Google Talk (gli avatar hanno impiegato moltissimo tempo per arrivare su XMPP). La federazione a volte si interrompeva: per ore o giorni non era possibile comunicare tra i server Google e i server XMPP regolari. La comunità XMPP fungeva da osservatrice e debugger dei server di Google, segnalando le irregolarità e i tempi di inattività (io l'ho fatto più volte, e questo è probabilmente il motivo dell'offerta di lavoro).
E poiché gli utenti di Google Talk erano molto più numerosi dei "veri utenti XMPP", c'era poco spazio per "non preoccuparsi degli utenti di Google Talk". I nuovi arrivati che scoprivano XMPP e non erano utenti di Google Talk avevano un'esperienza molto frustrante perché la maggior parte dei loro contatti erano utenti di Google Talk. Pensavano di poter comunicare facilmente con loro, ma in realtà si trattava di una versione degradata di ciò che avevano quando usavano Google Talk. Un tipico gruppo di utenti XMPP era composto principalmente da utenti di Google Talk e da alcuni geek.
Nel 2013, Google ha capito che la maggior parte delle interazioni XMPP avveniva comunque tra utenti di Google Talk. Non gli interessava rispettare un protocollo che non controllava al 100%. Quindi ha staccato la spina e ha annunciato che non sarebbe più stato federato. E ha iniziato una lunga ricerca per creare un servizio di messaggistica, a partire da Hangout (a cui sono seguiti Allo, Duo e poi ho perso il conto).
Come previsto, nessun utente di Google ha battuto ciglio. In effetti, nessuno di loro se n'è accorto. Nel peggiore dei casi, alcuni dei loro contatti sono diventati offline. Tutto qui. Ma per la federazione XMPP è stato come se la maggior parte degli utenti fosse improvvisamente scomparsa. Persino gli irriducibili fanatici di XMPP, come il vostro servitore, hanno dovuto creare account Google per mantenere i contatti con gli amici. Ricordate: per loro eravamo semplicemente offline. Era colpa nostra.
Sebbene XMPP esista ancora e sia una comunità molto attiva, non si è mai ripreso da questo colpo. Le aspettative troppo alte sull'adozione da parte di Google hanno portato a un'enorme delusione e a una silenziosa caduta nell'oblio. XMPP è diventato di nicchia. Così di nicchia che quando le chat di gruppo sono diventate di moda (Slack, Discord), la comunità del software libero le ha reinventate (Matrix) per competere mentre le chat di gruppo erano già possibili con XMPP. (Disclaimer: non ho mai studiato il protocollo Matrix, quindi non ho idea di come si comporti tecnicamente rispetto a XMPP. Credo semplicemente che risolva lo stesso problema e competa nello stesso spazio di XMPP).
XMPP sarebbe diverso oggi se Google non vi avesse mai aderito o non fosse mai stato considerato come parte di esso? Nessuno può dirlo. Ma sono convinto che sarebbe cresciuto più lentamente e, forse, in modo più sano. Che sarebbe più grande e più importante di oggi. Che sarebbe stata la piattaforma di comunicazione decentralizzata di default. Una cosa è certa: se Google non avesse aderito, XMPP non sarebbe peggiore di quello che è oggi.


Non è stata la prima volta: la strategia di Microsoft


Quello che Google ha fatto a XMPP non è una novità. Infatti, nel 1998, l'ingegnere Microsoft Vinod Vallopllil scrisse esplicitamente un testo intitolato "Blunting OSS attacks" in cui suggeriva di "differenziare (de-commoditize) i protocolli e le applicazioni [...]. Estendendo questi protocolli e sviluppandone di nuovi, possiamo impedire ai progetti OSS di entrare nel mercato".
Microsoft ha messo in pratica questa teoria con il rilascio di Windows 2000, che supportava il protocollo di sicurezza Kerberos. Ma il protocollo è stato esteso. Le specifiche di tali estensioni potevano essere scaricate liberamente, ma era necessario accettare una licenza che vietava di implementare tali estensioni. Non appena si cliccava su "OK", non si poteva lavorare su nessuna versione open source di Kerberos. L'obiettivo era esplicitamente quello di uccidere qualsiasi progetto di rete concorrente, come Samba.
Questo aneddoto è stato raccontato da Glyn Moody nel suo libro "Rebel Code" e dimostra che l'uccisione di progetti open source e decentralizzati è un obiettivo davvero consapevole. Non accade mai a caso e non è mai causato dalla sfortuna.
Microsoft ha utilizzato una tattica simile per assicurarsi il dominio nel mercato dell'office con Microsoft Office, utilizzando formati proprietari (un formato di file può essere visto come un protocollo per lo scambio di dati). Quando le alternative (OpenOffice e poi LibreOffice) sono diventate abbastanza brave ad aprire i formati doc/xls/ppt, Microsoft ha rilasciato un nuovo formato che ha definito "aperto e standardizzato". Il formato era, di proposito, molto complicato (20.000 pagine di specifiche!) e, soprattutto, sbagliato. Sì, sono stati introdotti alcuni bug nelle specifiche, il che significa che un software che implementa il formato OOXML completo si comporta in modo diverso da Microsoft Office.
Questi bug, insieme alle pressioni politiche, sono stati uno dei motivi che hanno spinto la città di Monaco a tornare indietro dalla migrazione verso Linux. Quindi sì, la strategia funziona bene. Oggi, docx, xlsx e pptx sono ancora la norma. Fonte: Ero presente, indirettamente pagato dalla città di Monaco per rfar sì che il rendering di LibreOffice OOXML fosse più simile a quello di Microsoft invece di seguire le specifiche.

AGGIORNAMENTO:
Questa tattica ha persino una pagina di Wikipedia


Meta e il Fediverso


Chi non conosce la storia è destinato a ripeterla. Il che è esattamente ciò che sta accadendo con Meta e il Fediverso.
Si dice che Meta diventerà "compatibile con Fediverso". Potrete seguire le persone su Instagram dal vostro account Mastodon.
Non so se queste voci abbiano un fondo di verità, se sia possibile che Meta prenda in considerazione l'idea. Ma una cosa mi ha insegnato la mia esperienza con XMPP e OOXML: se Meta si unisce al Fediverso, Meta sarà l'unico a vincere. In effetti, le reazioni mostrano che stanno già vincendo: il Fediverso è diviso tra il bloccare Meta o meno. Se ciò accadesse, significherebbe un mediverso a due livelli, frammentato e frustrante, con poca attrattiva per i nuovi arrivati.

AGGIORNAMENTO: Queste voci sono state confermate: almeno un amministratore di Mastodon, kev, di fosstodon.org, è stato contattato per partecipare a un incontro ufficioso con Meta. Ha avuto la migliore reazione possibile: ha rifiutato gentilmente e, soprattutto, ha pubblicato l'e-mail per essere trasparente con i suoi utenti. Grazie kev!
Mail di Meta a Kev, da Fosstodon, e risposta

So che tutti sogniamo di avere tutti i nostri amici e familiari sul Fediverso, in modo da evitare completamente le reti proprietarie. Ma il Fediverso non cerca il dominio del mercato o il profitto. Il Fediverso non cerca la crescita. Offre un luogo di libertà. Le persone che si uniscono al Fediverso sono quelle che cercano la libertà. Se le persone non sono pronte o non cercano la libertà, va bene. Hanno il diritto di rimanere su piattaforme proprietarie. Non dovremmo costringerle a entrare nel Fediverso. Non dovremmo cercare di includere il maggior numero di persone a tutti i costi. Dovremmo essere onesti e fare in modo che le persone si uniscano al Fediverso perché condividono alcuni dei valori che lo animano.
Competendo contro Meta nella cervellotica ideologia della crescita a tutti i costi, siamo certi di perdere. Loro sono i maestri di questo gioco. Stanno cercando di portare tutti nel loro campo, per far sì che le persone competano contro di loro usando le armi che vendono.
Il Fediverso può vincere solo mantenendo la sua posizione, parlando di libertà, morale, etica, valori. Avviando discussioni aperte, non commerciali e non campate in aria. Riconoscendo che l'obiettivo non è vincere. Non è aderire. L'obiettivo è rimanere uno strumento. Uno strumento dedicato a offrire un luogo di libertà agli esseri umani connessi. Qualcosa che nessuna entità commerciale potrà mai offrire.

Testo originale: https://ploum.net/2023-06-23-how-to-kill-decentralised-networks.html
Distribuito con licenza Creative Commons BY-SA
Traduzione italiana: framapiaf.org/@nilocram
Illustrazione di David Revoy
Traduction en Français par Nicolas Vivant
Traducción Española de Matii
Deutsche Übersetzung von Janet und anderen

#Fediverso #Fediverse #Gafam #XMPP #Mastodon #SoftwareLibero
@Informa Pirata @Scuola - Gruppo Forum @Devol :fediverso: @maupao

in reply to nilocram

@andreabont prova a leggere qui, lo spiega meglio di quanto potrei far io

Scuola - Gruppo Forum reshared this.





A proposito delle bombe a grappolo e della realtà della #guerra. Siamo sotto propaganda fin dall'inizio, ma la guerra è e resta una cosa sbagliata e immorale, un fallimento. L'obiettivo, una volta esplosa, è fermarla il prima possibile. Stiamo invece assistendo a un'escalation #Ucraina #bombeagrappolo
altreconomia.it/in-ucraina-le-…



Rivoluzione Pixelfed: in arrivo un nuovo modo di accedere a Pixelfed in meno di 60 secondi, con il proprio account Mastodon.

@Che succede nel Fediverso?

#Pixelfed ha presentato una novità bellissima per tutto il #Fediverso, replicabile per tutti gli altri progetti!


Mastodon 🤝 Pixelfed

Sign-in in less than 60 seconds, with your Mastodon account.

Joining Pixelfed has never been easier!

Shipping very soon 🚀


in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

da un lato geniale, da un'altro pericola perchè accentra ancor più potere alle grandi istanze mastodon.
Ma in definitiva io sono per semplificare e secondo me i progetti minori dovrebbero approffittare dell'enorme popolarità di mastodon.


Feddit: come può un utente #Mastodon seguire una comunità #Lemmy? Quali sono le comunità italiane nate dopo l'esplosione della redditmigration? Quali sono quelle nate prima? Si può aprire un nuovo thread da Mastodon?

Tutte le risposte nel post linkato (qui leggibile su feddit)


Feddit: come seguire una comunità Lemmy da Mastodon? Quali sono le comunità italiane nate dopo l'esplosione della redditmigration? Quali quelle nate prima? Si può aprire un nuovo thread da Mastodon?

Un utente #Mastodon può seguire una comunità #Lemmy in 2 modi:
- cliccare sul nome utente di una comunità (per esempio @fediverso ) e seguirla
- scrivere il nome della comunità (possibilmente completo di @ ma non è sempre necessario) nella casella di ricerca di #Mastodon

#Mastoaiuto




Godflesh - Purge


Però per chi vuole c'è il sangue che scorre dentro i computer, quella sottile ansia mista a piacere che solo i Godflesh sanno dare. Un disco molto molto importante, ancora più utile in questi nostri tempi, che i Godflesh avevano già abbondantemente descritto. Un grandissimo ritorno per un disco che diventerà fondamentale in una discografia che non ha eguali.
@Musica Agorà iyezine.com/godflesh-purge

Casiraghi doesn't like this.

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