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Pi Pico Turns Atari 2600 into a Lo-fi Photo Frame


The cartridge based game consoles of decades ago had a relatively simple modus operandi — they would run a program stored in a ROM in the cartridge, and on the screen would be the game for the enjoyment of the owner. This made them simple in hardware terms, but for hackers in the 2020s, somewhat inflexible. The Atari 2600 is particularly troublesome in this respect, with its clever use of limited hardware making it not the easiest to program at the best of times. This makes [Nick Bild]’s Atari 2600 photo frame project particularly impressive.

The 2600 has such limited graphics hardware that there’s no handy frame buffer to place image data into, instead there are some clever tricks evolved over years by the community to build up bitmap images using sprites. Only 64 by 84 pixels are possible, but for mid-70s consumer hardware this is quite the achievement.

In the case of this cartridge the ROM is replaced by a Raspberry Pi Pico, which does the job of both supplying the small Atari 2600 program to display the images, and feeding the image data in a form pre-processed for the Atari.

The result is very 8-bit in its aesthetic and barely what you might refer to as photos at all, but on the other hand making the Atari do this at all is something of a feat. Everything can be found in a GitHub repository.

If new hardware making an old console perform unexpected tricks is your bag, we definitely have more for you.

youtube.com/embed/uxBHm1ROvYI?…


hackaday.com/2025/03/27/pi-pic…



Bias Cognitivi: Il bug più pericoloso non è nel Software, ma nella nostra Mente!


In un’era dominata dalla tecnologia, dove ogni click, ogni dato, ogni interazione digitale è un potenziale campo di battaglia, la cybersecurity è lo scudo digitale, la fortezza immateriale che protegge i nostri dati e la nostra identità . Ma anche la più sofisticata fortezza digitale ha un punto debole, un varco inaspettato: la mente umana.

Premessa


Immagina un’armatura scintillante, forgiata con la tecnologia più avanzata eppure c’è un punto debole, un’area vulnerabile che nemmeno il più sofisticato sistema può proteggere: la mente umana. Perchè?

Perchè ci sono i bias cognitivi, quei cortocircuiti del pensiero che ci inducono a errori di giudizio, il “tallone d’Achille” della Cybersecurity. Sono le ombre silenziose che si insinuano nei nostri processi decisionali, distorcendo la nostra percezione della realtà e rendendoci prede facili per i cybercriminali.

In un’era in cui la sicurezza informatica è fondamentale, comprendere e riconoscere questi bias è il primo passo per proteggerci. Sono il varco attraverso cui i cybercriminali si insinuano, sfruttando le nostre debolezze cognitive per rubare dati, compromettere sistemi e minare la nostra sicurezza.

La vera sfida della cybersecurity non è solo tecnologica, ma anche psicologica: dobbiamo imparare a difenderci dai nostri stessi pregiudizi, trasformando il nostro “tallone d’Achille” in una fortezza inespugnabile.

Cosa sono i Bias Cognitivi?


Immagina la tua mente come un software potentissimo, capace di elaborare miliardi di dati al secondo. Ma questo software ha delle “scorciatoie”, dei bug nascosti nel codice, che lo portano a prendere decisioni irrazionali. Questi bug sono i bias cognitivi, trappole mentali che distorcono la nostra percezione della realtà, influenzando ogni aspetto della nostra vita, dalla scelta del partner agli investimenti finanziari, fino alla nostra vulnerabilità di fronte alle minacce informatiche.

Sono i filtri invisibili attraverso cui interpretiamo il mondo, spesso a nostra insaputa, e possono trasformarsi in veri e propri punti ciechi, soprattutto in un’era digitale dove la sicurezza delle informazioni è fondamentale.

Questi bias sono come ombre silenziose, che si insinuano nei nostri pensieri, colorando le nostre decisioni con sfumature di pregiudizio e irrazionalità. Possono farci credere di essere invulnerabili, di avere sempre ragione, o di fidarci ciecamente di chi ci sembra autorevole.

I bias cognitivi sono “scorciatoie” mentali che il nostro cervello utilizza per semplificare decisioni complesse.

Bias Cognitivi e Sicurezza Informatica: un Mix Pericoloso


Si stima che ne esistano oltre 300, raggruppabili in diverse categorie. La ricerca in psicologia e le scienze cognitive continua a identificarne di nuovi. Alcuni dei più noti e soprattutto legati alla sicurezza includono:

  • Bias di Ottimismo: la tendenza a sottovalutare i rischi. “A me non succederà mai” è un pensiero pericoloso, che può indurre a trascurare misure di sicurezza fondamentali.
  • Bias di Conferma: la ricerca di informazioni che confermano le nostre convinzioni, ignorando quelle contrarie. Questo può portarci a fidarci di fonti non attendibili o a ignorare segnali d’allarme.
  • Bias di Ancoraggio: la tendenza a fare eccessivo affidamento sulla prima informazione ricevuta. Un’email di phishing ben congegnata può sfruttare questo bias per indurci a rivelare dati sensibili.
  • Bias di Autorità: la tendenza a obbedire ciecamente alle figure autoritarie. Un hacker che si spaccia per un tecnico informatico può sfruttare questo bias per ottenere accessi non autorizzati.
  • Bias di Gruppo: la tendenza a conformarsi alle opinioni del gruppo. In un ambiente di lavoro, questo può portare a trascurare le procedure di sicurezza per “non fare la figura dello zelante”.
  • Bias di Disponibilità: la tendenza a sovrastimare la probabilità di eventi recenti o vividi. Dopo un attacco informatico di alto profilo, potremmo diventare eccessivamente cauti, trascurando altre minacce.


Esempi concreti di bias cognitivi in azione


  • Phishing e bias di autorità:
    • Un dipendente riceve un’email che sembra provenire dal CEO dell’azienda, chiedendo urgentemente di trasferire fondi. Il bias di autorità può indurre il dipendente a obbedire senza mettere in discussione la richiesta, anche se ci sono segnali d’allarme.


  • Password e bias di disponibilità:
    • Dopo aver sentito di un attacco informatico che ha sfruttato password deboli, un utente potrebbe creare una password complessa. Tuttavia, il bias di disponibilità potrebbe portarlo a utilizzare la stessa password per più account, aumentando il rischio in caso di violazione.


  • Aggiornamenti software e bias di ottimismo:
    • Un utente potrebbe ignorare gli aggiornamenti software di sicurezza, pensando che il proprio sistema sia già sufficientemente protetto. Il bias di ottimismo può portare a sottovalutare la vulnerabilità del sistema a nuove minacce.


  • Social engineering e bias di simpatia:
    • Un hacker potrebbe usare la simpatia per guadagnarsi la fiducia di un dipendente e poi convincerlo a rivelare informazioni riservate.



Strategie di mitigazione avanzate:


  • Implementazione di controlli di sicurezza a più livelli: utilizzare firewall, antivirus, sistemi di rilevamento delle intrusioni e altre misure di sicurezza per ridurre la dipendenza dal giudizio umano.
  • Autenticazione a più fattori (MFA): richiedere più di una forma di autenticazione per accedere a sistemi e dati sensibili, riducendo il rischio di accessi non autorizzati anche in caso di compromissione delle credenziali.
  • Principio del minimo privilegio: concedere agli utenti solo i permessi necessari per svolgere le proprie mansioni, limitando i danni in caso di violazione.
  • Cultura della sicurezza: promuovere una cultura aziendale in cui la sicurezza informatica sia una responsabilità condivisa e in cui i dipendenti si sentano liberi di segnalare potenziali minacce senza timore di ritorsioni.
  • Simulazione di attacchi e penetration test: effettuare periodicamente simulazioni di attacchi informatici e test di penetrazione per identificare le vulnerabilità del sistema e valutare l’efficacia delle misure di sicurezza.


Come Difendersi dai Bias Cognitivi


  • Consapevolezza: il primo passo è riconoscere l’esistenza dei bias cognitivi. La consapevolezza ci rende più vigili e ci aiuta a mettere in discussione le nostre decisioni.
  • Formazione: la formazione sulla sicurezza informatica deve includere la sensibilizzazione sui bias cognitivi. Simulazioni di attacchi informatici possono aiutare a identificare e correggere i nostri pregiudizi.
  • Pensiero Critico: sviluppare la capacità di analizzare le informazioni in modo obiettivo, mettendo in discussione le nostre convinzioni e cercando prove contrarie.
  • Procedure di Sicurezza: implementare procedure di sicurezza chiare e rigorose, che riducano al minimo la possibilità di errori umani.


Conclusioni


La consapevolezza di questi bias non è solo una questione di sicurezza informatica, ma una vera e propria evoluzione della nostra capacità di navigare in un mondo sempre più complesso.

È un invito a mettere in discussione le nostre certezze, a esercitare il pensiero critico, a riconoscere che, anche nell’era dell’intelligenza artificiale, la vulnerabilità più grande risiede nella nostra stessa umanità. Solo così potremo trasformare il nostro “tallone d’Achille” in una corazza invincibile.

I bias cognitivi sono una minaccia subdola per la sicurezza informatica. Solo riconoscendoli e adottando contromisure adeguate possiamo proteggerci efficacemente dai rischi del mondo digitale.

Il mindset è la chiave per hackerare le nostre scorciatoie, i nostri bias.

Apertura mentale, intelligenza sociale e formazione consapevole sono le potenzialità da cui partire. Che ne dite?

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Il Giallo dell’attacco ad Oracle Cloud continua tra CVE, handle sull’Internet Archive e Meme


La scorsa settimana, un threat actors di nome ‘rose87168’ ha affermato di aver violato i server Oracle Cloud e di aver iniziato a vendere i presunti dati di autenticazione e le password crittografate di 6 milioni di utenti.

L’autore della minaccia ha anche affermato che le password SSO e LDAP rubate potevano essere decriptate utilizzando le informazioni nei file rubati e si è offerto di condividere alcuni dei dati con chiunque potesse aiutarli a recuperarli. La posizione di Oracle è stata quella di negare la violazione dei suoi server di accesso SSO federati Oracle Cloud e il furto dei dati degli account di 6 milioni di persone.

Molte aziende hanno confermato che i campioni di dati condivisi dall’autore della minaccia erano validi. Oracle ha dichiarato: “Non c’è stata alcuna violazione di Oracle Cloud. Le credenziali pubblicate non sono per Oracle Cloud. Nessun cliente Oracle Cloud ha subito una violazione o ha perso dati”.

126.687 domini colpiti dalla presunta violazione


Le aziende hanno dichiarato che i nomi visualizzati LDAP associati, gli indirizzi e-mail, i nomi propri e altre informazioni identificative erano tutti corretti e appartenevano a loro. L’attore della minaccia ha rilasciato più file di testo costituiti da un database, dati LDAP e un elenco di 140.621 domini di aziende che sarebbero state colpite dalla violazione (126.687 effettuando una group by). Va notato che alcuni dei domini aziendali sembrano di test e ci sono più domini per azienda. Per quanto riguarda le aziende italiane, abbiamo ben 1938 record all’interno dei domini colpite dalla presunta violazione (1806 effettuando un raggruppamento).

Inoltre l’autore della minaccia sostiene di aver avuto uno scambio di email con Oracle per segnalare di aver hackerato i server. “Ho esaminato attentamente l’infrastruttura della dashboard cloud e ho trovato un’enorme vulnerabilità che mi ha consentito di accedere in modo completo alle informazioni di 6 milioni di utenti”, si legge nell’e-mail che è stata visionata da BleepingComputer.

Cloudsek, come abbiamo visto nel precedente articolo, ha anche trovato un URL di Archive.org che mostra che il server “login.us2.oraclecloud.com” eseguiva Oracle Fusion Middleware 11g a partire dal 17 febbraio 2025. Da allora Oracle ha disattivato questo server dopo che è stata segnalata la notizia della presunta violazione.
TOP10 dei domini presenti nella lista dei 126.687 domini
Questa versione del software è stata interessata da una vulnerabilità tracciata come CVE-2021-35587 che sembrerebbe aver consentito di compromettere Oracle Access Manager. L’autore della minaccia ha affermato che questa vulnerabilità è stata utilizzata nella presunta violazione dei server Oracle.

Il file x.txt registrato nell’Internet Archive


La vulnerabilità utilizzata per questa presunta violazione sembra essere il CVE-2021-35587 che ha consentito la compromissione del server login[.]us2[.]oraclecloud[.]com. Oracle dopo aver negato l’attacco ha rapidamente disconnesso il server da Internet.

L’aggressore sostiene inoltre di aver lasciato un file con un nome handle, “x.txt”, scritto al suo interno quando ha violato il server “login.us2.oraclecloud[.]com” e che questo è stato scansionato e registrato nell’Internet Archive il 1° marzo 2025.

Questa vicenda, ancora avvolta nel mistero, non ha una chiara spiegazione. È certo che un gigante come Oracle stia ancora analizzando i fatti e presto pubblicherà un report ufficiale per fare luce sull’accaduto. Nel frattempo, c’è chi affronta la situazione con ironia, diffondendo meme che, almeno dagli elementi in nostro possesso, sembrano essere condivisibili.

rose87168 is shopping around for interest owners wanting to validate the @Oracle Cloud breach. It’s all about to finalize soon…

Oracle: pic.twitter.com/Smx05YP2yt
— Ido Naor 🇮🇱 (@IdoNaor1) March 25, 2025

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Gli europei affrontano un nuovo ciclo di lavaggio del cervello da parte del governo di Bruxelles
controinformazione.info/?p=114…


DK 9x24 - 23AndMe


23AndMe, il servizio di mappatura genetica ricreativa, dichiara bancarotta. Il Procuratore Generale della California pubblica un appello a tutti i californiani perché, ai sensi della loro legge sulla privacy, chiedano a 23AndMe la cancellazione dei propri dati. Come mai? Dove sta il problema?


spreaker.com/episode/dk-9x24-2…



Una configurazione errata di AWS S3, porta alla divulgazione di 86.000 operatori sanitari in 29 stati degli Stati Uniti


Di recente, si è verificata una grave perdita di dati presso ESHYFT, un’azienda di tecnologia sanitaria nel New Jersey, USA.

Le informazioni sensibili di oltre 86.000 operatori sanitari sono state esposte pubblicamente a causa di un bucket di archiviazione AWS S3 configurato in modo errato. Il ricercatore di sicurezza informatica Jeremiah Fowler ha scoperto che circa 108,8 GB di dati nel bucket non erano protetti da password o crittografati, lasciando le informazioni personali di un gran numero di operatori sanitari accessibili al pubblico.

Le informazioni sensibili trapelate includono informazioni di identificazione personale (PII), come foto del volto, orari di lavoro, certificati professionali, documenti medici, ecc., alcune delle quali potrebbero essere protette dall’Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA) degli Stati Uniti. I dati riguardano personale sanitario di 29 stati, tra cui infermieri, assistenti infermieristici, ecc., il che comporta enormi rischi per la privacy del personale interessato.

Durante l’indagine, Fowler ha scoperto che una cartella denominata “App” nel bucket S3 archiviava 86.341 record, tra cui immagini facciali degli utenti, registri mensili della programmazione dei lavori in formato CSV, contratti di lavoro, curriculum, ecc.

Un foglio di calcolo conteneva più di 800.000 voci che dettagliavano gli ID interni degli infermieri, i luoghi di lavoro, le date e gli orari dei turni e gli orari di lavoro, fornendo un quadro completo delle attività degli operatori sanitari.

Ancora più grave è che nel contenitore di archiviazione ci sono anche alcuni documenti medici utilizzati per dimostrare l’assenza o il congedo per malattia. Questi documenti contengono informazioni su diagnosi, prescrizione e trattamento, che potrebbero includere contenuti protetti da HIPAA.

Dopo aver scoperto il bucket S3 esposto, Fowler ha immediatamente inviato una notifica di divulgazione responsabile a ESHYFT, seguendo il protocollo standard dei ricercatori di sicurezza. Tuttavia, nonostante l’estrema delicatezza dei dati, l’accesso pubblico al database è stato limitato più di un mese dopo la notifica iniziale.

Dopo aver ricevuto la notifica, ESHYFT ha risposto solo con una breve dichiarazione: “Grazie! Stiamo indagando attivamente e cercando una soluzione.” Non è chiaro se il bucket S3 sia stato gestito direttamente da ESHYFT o tramite un appaltatore terzo.

Non ci sono inoltre informazioni su quanto a lungo i dati siano stati esposti prima di essere scoperti, o se vi sia stato un accesso non autorizzato da parte di terzi durante il periodo di esposizione.

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c'è il dividi et impera... ma anche lo spaventa e impera...



dip 038, #sintassi , #davidlynch https://slowforward.net/2025/01/22/dip038/


dip 038, #sintassi , #davidlynch slowforward.net/2025/01/22/dip…


dip 038, sintassi


questa annotazione può sembrar cadere qui out of the blue (e forse un po’ è così), ma va detto – o sono persuaso possa essere detto – che:

c’è un modo specifico di sentire, di avvertire la sintassi, e di naturalmente tornirne i labirinti, che è in profondità analogo al lavoro di Lynch non soltanto con la macchina da presa e con determinate sue carrellate lentissime in climax o anticlimax (per esempio), ma proprio con la gestione della trama, intesa come:

tessuto che non solo si smaglia ma si riannoda in punti imprevedibili, come un abito non euclideo. o non sempre – non tutto – euclideo.

a differenza della radice, verticale e gerarchica, il rizoma è intersecante, trasverso, anarchico e orizzontale.

in questo, una certa modalità della ricerca letteraria, che soprattutto metto al lavoro con prose brevi in un libro che uscirà prima dell’estate, le asimmetrie e astrazioni (e torsioni) sintattiche che ho sperimentato dialogano, credo proficuamente, con una idea post-novecentesca di montaggio, frammentazione e ripresa di unità.

vorrò/vorrei poi sempre più che una quota forte, alta, di indeterminazione connotasse i materiali dei prossimi testi. (ma “textus” è un vocabolo inesatto, e la parentesi resta aperta

#111 #DavidLynch #dip #dip038 #dip038 #Lynch #sintassi





temo si sia palesata la possibilità di un nuovo ipotetico scenario di terza guerra mondiale: usa che invade l'europa da ovest, russia che invade l'europa da est, e cina che attacca la russia (e taiwan) da sud. giappone, africa, australia, resto dell'asia e america del sud neutrali.



Quale difesa europea per il futuro del multilateralismo? Il dibattito al Cnel

@Notizie dall'Italia e dal mondo

L’Europa è a un bivio. La difesa comune, tema dibattuto sin dal fallimento della Comunità europea di Difesa nel 1954, torna al centro del dibattito con ReArm Europe, il progetto promosso dalla Commissione europea per rafforzare le capacità strategiche del



Fantastica questa notizia!

Effettivamente, se esiste un settore nel quale il 90% dei programmi che servono è sviluppato ad hoc e in Cloud, è proprio la PA. Non vedo perché non si debba usare proprio Linux, con una distribuzione dedicata.

zeusnews.it/n.php?c=30849

#linux #software #indipendenza



Così la US Navy risponde ai progetti navali di Trump

@Notizie dall'Italia e dal mondo

“Gli Stati Uniti proiettano la loro presenza in tutto il mondo attraverso le loro navi da guerra, influenzando quotidianamente le decisioni geopolitiche mantenendo lo stile di vita americano”, ha detto Brett Seidle, assistente (acting) segretario della Marina per la ricerca, lo sviluppo e l’acquisizione. Seidle ha



No phone, no app, no encryption can protect you from yourself if you send the information you’re trying to hide directly to someone you don’t want to have it.#Signal #PeteHegseth


Encryption can’t protect you from adding the wrong person to a group chat. But there is also a setting to make sure you don’t.


You Need to Use Signal's Nickname Feature


You all already know the story about national security leaders, Signal, and The Atlantic by now. But to summarize in one sentence: a top U.S. official accidentally added the editor-in-chief of The Atlantic to a group chat on the secure messaging app Signal, and members of the group chat then discussed plans for striking Houthi targets (and with what weapons) before they happened or were public knowledge, resulting in a catastrophic leak of information bringing up all sorts of questions about why top U.S. brass were sharing these details on a consumer app, potentially on their personal phones, and not a communications channel approved for the sharing of classified information or combat plans.

According to screenshots of the chats and the group chat’s members published by The Atlanticon Wednesday, the outlet’s editor Jeffrey Goldberg used the display name “JG” on Signal. He also said in the original article that he displayed as JG. Presumably National Security Adviser Michael Waltz, who accidentally added Goldberg, added the wrong JG. This is a big, big mistake obviously.

But there is a somewhat overlooked setting inside Signal that can ensure you don’t make the same mistake. It’s the nickname feature. First, take a look at my Signal when I search for “Jason” when trying to make a new group and add members to it.

What a total fucking mess. As a journalist I receive Signal messages constantly, all day, every day, from people I know and people I don’t. More times than I can literally count, these people use or have names that are the same as people I’ve already spoken to. It gets even worse when someone pinging me uses the display name “M” or “A” or some other single initial.

A couple of those Jasons are Signal accounts belonging to 404 Media co-founder Jason Koebler, who I often have to add to group chats or talk to. But definitely not all of them. So, when creating a new group, I have to figure out, god, which Jason is the Jason I want to add this time. Previously I’ve worked it out by backing out of the create group section, finding the Jason I want, verifying their phone number if it’s available by clicking on my chat settings with them (which it seems you can’t do from within Signal’s create a group section), remembering what color Jason it is, then adding them. This information isn’t available for every contact though.

There is a much easier way, but it requires you to be proactive. You can add your own nickname to a Signal contact by clicking on the person’s profile picture in a chat with them then clicking “Nickname.” Signal says “Nicknames & notes are stored with Signal and end-to-end encrypted. They are only visible to you.” So, you can add a nickname to a Jason saying “co-founder,” or maybe “national security adviser,” and no one else is going to see it. Just you. When you’re trying to make a group chat, perhaps.

See what my Signal looks like after I use the nickname feature to label the correct Jason with “404”:

Signal could improve its user interface around groups and people with duplicate display names. But maybe, also don’t plan sensitive military operations in a group chat like this either.




siamo tutti parassiti.... mannaggia. magari trump ha anche ragione. se però il non parassita è putin io preferisco essere un parassita...


Ieri il Ministro Giuseppe Valditara si è recato in visita istituzionale in Veneto e ha incontrato studenti, docenti, famiglie e amministratori locali nella provincia di Padova.


sembrava trump ce l'avesse solo con persone gay e persone transessuali non cigender. nessuno ha protestato per questo motivo. alla fine fino a quando non toccano te chi se ne frega. invece no. l'italia non ha una tradizione di solidarietà. siamo troppo indivdualisti. il problema della discriminazione, tipico, è che quando si comincia a pesare le persone in modo diverso in base a criteri arbitrari, si sa come si comincia ma non si sa come si finisce, e chi verrà alla fine colpito. e così adesso sappiamo che trump è pure contro le donne. probabilmente pensa che siano solo degli uteri ambulanti, e non persone.


Lettera aperta al cinema e al mondo della cultura in Italia Noi che lavoriamo e viviamo nel mondo della cultura, ci rifiutiamo di continuare a assistere indifferenti al genocidio in atto nei confronti del popolo palestinese dopo decenni di occupazione illegale e violenta, di pulizia etnica e di oppressione, di regime di apartheid. Non si [...]


Un video interessante che ci fa capire, tra le altre cose, come la "macchina dell'informazione" italiana sia pesantemente spostata ad est, con tutte le conseguenze che ne derivano per l'opinione pubblica.

Ecco perché, poi vediamo questo sentimento antioccidentale e il sentimento anti-armamento crescente. Forse, in molti casi, anche perché mancano le premesse.

youtu.be/uCjn7IFBO90?si=EztVjP…

#russia #ucraina #disinformazione #disinformazionerussa #disinformazioneonline #guerraucraiana #GuerraUcrainaRussia #Travaglio #fact-checking



L’intesa sulla difesa tra Londra e Bruxelles dipende dalla pesca. Ecco perché

@Notizie dall'Italia e dal mondo

“Basta con la retorica sulla Brexit”, dice John Healey. Il segretario alla Difesa del Regno Unito parla di difesa, ma anche di pesca. Perché i due dossier sembrano sempre più collegati man mano che ci sia avvicina al summit tra Regno Unito e Unione europea in agenda il prossimo 19 maggio. L’entente cordiale tra Londra […]




Dopo l’F-47 arriva anche la commessa per il nuovo caccia della Marina Usa

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Prosegue l’accelerazione americana sulla sesta generazione. Secondo un’indiscrezione riportata da Reuters, la Marina degli Stati Uniti annuncerà il vincitore della commessa per l’F/A-XX, il nuovo caccia imbarcato che rimpiazzerà gli F/A-18E/F Super Hornet, entro la fine di

in reply to Pëtr Arkad'evič Stolypin

Benissimo.

La versione depotenziata andrà a ruba sul mercato mondiale 🤣




Oggi in Toscana sciopero dei metalmeccanici in lotta per il contratto nazionale.

(se le foto vi compaiono due volte sappiate che mi spiace e che non l'ho voluto io)



Navigazione satellitare, Leonardo lancia il primo ricevitore certificato per la sicurezza

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Leonardo ha realizzato il primo ricevitore accreditato a livello europeo per il Public regulated service (Prs) di Galileo, il servizio criptato del sistema di navigazione satellitare dell’Unione europea. Il dispositivo, sviluppato su mandato



SUDAN. Bombardato un mercato, strage di civili


@Notizie dall'Italia e dal mondo
L'aviazione militare del Sudan ha bombardato un mercato in Darfur, facendo strage di civili
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pagineesteri.it/2025/03/26/afr…



in italia ci sono 2 tipi di persone: ci sono i bulli, e poi ci sono quelli che stanno a guardare, e difendono il diritto di bullizzare.


I texani useranno la carta d'identità per comprare un dildo online

Il Texas ci riprova: la nuova proposta di legge SB 3003 prevede l'obbligo di documento d'identità con foto, con ripercussioni penali se i rivenditori non verificano rigorosamente l'età degli acquirenti.

Di fatto, la norma costringerebbe i venditori a tornare a spacciare i sex toy come "dispositivi medici" per aggirare le restrizioni.
La legge sarebbe invasiva, ostacolando l'acquisto per tutti, non solo per i minorenni, ed esponendo informazioni personali in giro, il tutto con multe fino a 5.000 dollari per chi sgarra.
Insomma, la legge non appare solo inefficace, ma potenzialmente dannosa: un tassella nella grande guerra legislativa contro i sex toy che in Texas portano avanti da anni.

404media.co/texas-sex-toy-age-…

@Privacy Pride


Texans Might Soon Have to Show Photo ID to Buy a Dildo Online


A newly introduced bill in Texas would require online sellers to show a photo ID before buying a dildo.

SB 3003, introduced by Senator Angela Paxton (wife of Texas Attorney General Ken Paxton), would criminally charge online retailers for selling “an obscene device” without verifying the buyers’ age. Sellers would have to require customers to submit their government-issued photographic identification, or use “third-party age verification services that use public records or other reliable sources to verify the purchaser's identity and age,” the bill says. Owning a credit card, which already requires the holder to be over 18 years of age, would not be enough.

Like the regressive and ineffective adult site age verification laws passing all across the country in the last few years, this law would drag Texans back to a not-so-distant time when sex toy sellers had to pretend vibrators were for “massage.”

Hallie Lieberman, journalist and author of Buzz: A Stimulating History of the Sex Toy, sold sex toys in Texas in the early 2000s under the state’s “six dildo” law, which criminalizes the possession of six or more “obscene devices,” defined as "a device including a dildo or artificial vagina, designed or marketed as useful primarily for the stimulation of human genital organs." That law is still on the books but is now considered unenforceable and unconstitutional. Lieberman told me sellers got around the law by claiming the toys were for “medical purposes.” This bill could send retailers back to that time.

“I can see something like that happening again, with people saying on their sex toy store websites that vibrators are for back massage and butt plugs are for rectal strengthening,” Lieberman said. “It's similar to how sex toys were marketed in the early 20th century to get around obscenity laws and the Comstock Act (which unfortunately still exists and may be used to prevent access to contraceptives and sex toys nationwide.) Butt plugs were sold as cures for asthma and vibrators for sciatica. We are literally going back in time with this law.”

Age Verification Laws Drag Us Back to the Dark Ages of the Internet
Invasive and ineffective age verification laws that require users show government-issued ID, like a driver’s license or passport, are passing like wildfire across the U.S.
404 MediaEmanuel Maiberg


Lieberman told me she had to call the clitoris “the man in the boat” at the time to avoid breaking the law. “When we can't speak openly about our bodies and sexual pleasure, when we're forced to use euphemisms, we not only are under informed about our bodies, but we also feel shame in seeking out pleasure,” she said.

Like age verification laws for websites, the bill would make buying sex toys online harder for everyone, not just minors, and would send consumers to less-safe retailers with lower-quality, possibly dangerous toys. And also like those laws, people who do upload their government ID or undergo other age verification measures could risk having their purchases exposed to a hostile government.

“The government should not have a record of what sex toys we buy. This isn't just a frivolous concern,” Lieberman said. “In a nation where the president has declared that there are only two genders and that transgender people don't exist, where trans people are erased from government websites and kicked out of the military, it would be dangerous for the government to have a record that you purchased sex toys designed for trans people. Imagine you're a school teacher at a public school in Texas and there's a record you purchased a sex toy designed for queer people in a state where a parental bill of rights bill was just passed prohibiting discussion of sexual orientation in schools.”

"We are literally going back in time with this law."


Texas legislators have been trying to limit access to sex toys for their constituents for years. In late 2024, Hillary Hickland, a freshman member of Texas’ Republican House, introduced a bill that would ban retailers in the state from selling sex toys unless they file paperwork to become sexually oriented businesses—effectively forcing stores like Walmart, CVS and Target, which sell vibrators and other sex toys, to take those products off their shelves and forcing brick-and-mortar boutiques to verify the ages of all customers. The bill was referred to Texas’ Trade, Workforce & Economic Development committee earlier this month.

Paxton’s bill would charge online retailers with a Class A Misdemeanor if they don’t verify ages, and would open them up to fines up to $5,000 for each violation.

Paxton did not respond to a request for comment.




Garibaldi M. Lapolla – Il fuoco nella carne
freezonemagazine.com/news/gari…
In libreria dal 28 Marzo 2025 Il fuoco nella carne (The Fire in the Flesh, 1931), romanzo d’esordio di Garibaldi Mario Lapolla, una delle voci più importanti della letteratura italo-americana del primo Novecento. Il romanzo segue due linee narrative che si intrecciano, una storia d’amore segnata dal desiderio e dalla colpa e una scalata sociale […]
L'articolo Garibaldi M.


Allarme in Africa, la guerra in Congo rischia di estendersi


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Scambio di accuse tra Burundi e Ruanda. Falliti i vari tentativi di mediazione, in Congo avanzano i ribelli sostenuti da Ruanda e Uganda. Kinshasa offre le proprie terre rare agli Stati Uniti in cambio di sostegno militare
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Prodi ha tirato i capelli alla giornalista di Rete 4: il video che smentisce l’ex premier


@Politica interna, europea e internazionale
Romano Prodi ha effettivamente tirato i capelli alla giornalista Lavinia Orefici, inviata del programma tv di Rete 4 Quarta Repubblica. Lo dimostra un video mandato in onda in esclusiva nella serata di ieri, martedì 25 marzo, durante DiMartedì, il talk show politico




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Tenera è la notte
freezonemagazine.com/rubriche/…
Nel 1994 a Los Angeles, dopo una tremenda scossa di terremoto che aveva provocato un blackout totale, molti cittadini si rivolsero alle autorità per sapere cosa fosse quella striscia lucente che avevano visto nel cielo: era la Via Lattea. La spropositata illuminazione notturna della “città degli angeli“, o meglio “El Pueblo de Nuestra Señora Reina […]
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Nel 1994 a Los


In Germania la paura sta aumentando: "Questa potrebbe essere la nostra ultima estate di pace", ha dichiarato lo storico militare Sönke Neitzel alla Bild Zeitung il 22 marzo 2025, diffondendo così questo messaggio di panico tra la gente. “Putin potrebbe attaccare la NATO già in autunno”, ha affermato Neitzel. Penso che questo allarmismo sia completamente sbagliato. La paura viene utilizzata per controllare le persone e giustificare i miliardi spesi nell'industria delle armi. Ma la paura non è una buona consigliera. Divide la famiglia umana nella malvagia Russia e nella buona NATO. Oppure tra brave persone vaccinate e cattive persone non vaccinate. La paura ha sempre bisogno dell'immagine del nemico. Come persona non vaccinata, lo ricordo bene: cinque anni fa, a marzo 2020, il panico per i virus era dilagante e la società era divisa. Furono poi investiti miliardi nella vaccinazione contro il coronavirus. Il panico viene utilizzato ripetutamente per controllare le persone. Nel 2001, l'11 settembre alimentò la paura dei musulmani e la NATO dichiarò guerra all'Afghanistan per 20 anni. La guerra finì nel caos. La demolizione del WTC7 non è mai stata risolta. Conclusione: non dovremmo precipitarci ciecamente nel panico successivo, ma piuttosto praticare la consapevolezza e riflettere sugli ultimi 25 anni. Tutti appartengono alla famiglia umana. La paura e la divisione non ci porteranno da nessuna parte.

@DanieleGanser