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L’intelligenza artificiale entra nello Sviluppo Sicuro del codice: i nuovi strumenti AI-SAST


Sono apparse sul mercato le prime soluzioni realmente funzionali che utilizzano l’intelligenza artificiale per individuare vulnerabilità nel codice sorgente. La nuova generazione di sistemi AI-SAST, i cosiddetti “AI Security Engineer”, non si limitano più ad automatizzare l’analisi statica, ma imitano il pensiero di un auditor, identificando difetti logici, errori architetturali e incongruenze tra l’intento dello sviluppatore e l’implementazione.

Un ricercatore che ha testato questi prodotti ha riferito che ZeroPath, Corgea e Almanax attualmente offrono i risultati migliori. Questi strumenti possono individuare vulnerabilità ed errori reali in pochi minuti, inclusi difetti complessi nella logica di business, senza l’utilizzo di rigide regole di firma.

Analizzano il contesto, confrontano funzioni, variabili e dati tra file e generano persino potenziali correzioni del codice. Il tasso di falsi positivi è significativamente inferiore a quello delle piattaforme SAST classiche .

I motori di intelligenza artificiale di tali sistemi operano in un processo a più fasi. Innanzitutto, indicizzano il repository, costruiscono un albero sintattico astratto e determinano lo scopo dell’applicazione.

Quindi analizzano il codice in modo sequenziale, riga per riga, funzione per funzione e file per file, utilizzando algoritmi di ricerca proprietari, euristiche e query LLM. La fase finale prevede la verifica della raggiungibilità delle vulnerabilità, la valutazione della loro gravità e la deduplicazione automatica dei risultati. Alcune soluzioni, come ZeroPath, analizzano inoltre le dipendenze, determinando se le CVE pubbliche hanno un impatto su un progetto specifico e generando report SOC 2.

Durante i test, ZeroPath ha dimostrato un tasso di rilevamento prossimo al 100% per le vulnerabilità di test e ha identificato oltre 50 nuovi problemi in progetti open source, tra cui curl, sudo, Next.js, Avahi e Squid.

Tra questi, buffer overflow, gestione errata dei certificati, perdite di memoria, controllo improprio delle eccezioni e vulnerabilità nell’implementazione TLS.

Corgea ha ottenuto ottimi risultati nell’utilizzo di codice JavaScript e ha prodotto report dettagliati con grafici di analisi delle taint, sebbene abbia prodotto un numero elevato di falsi positivi. Almanax si è rivelato utile per individuare frammenti dannosi ed errori semplici all’interno di singoli file, ma è stato meno efficace nell’analisi delle relazioni tra i file.

Nonostante le limitate capacità di correzione automatica e i rari errori di classificazione, l’efficacia di tali sistemi è già impressionante. Possono controllare vecchi frammenti di codice, analizzare automaticamente i nuovi commit, integrarsi con CI/CD e aiutare gli sviluppatori a correggere le vulnerabilità prima del rilascio. Al loro attuale basso costo, queste soluzioni stanno diventando uno strumento estremamente conveniente per i penetration tester e i team di sicurezza aziendale.

La conclusione principale dell’autore è che le piattaforme AI-SAST rappresenteranno uno dei progressi tecnologici più significativi nella sicurezza informatica dalla rinascita del fuzzing negli anni 2010. Non sostituiranno completamente i penetration tester , ma svolgono già gran parte del lavoro di routine, migliorando la qualità del codice e riducendo il numero di vulnerabilità critiche.

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i paesi baltici sono più propensi a perdonare quello che gli stati uniti hanno fatto in centro america e sud america di quello che la russia ha fatto in europa orientale. al contrario i paesi del sud america sono più propensi a perdonare quello che la russia ha fatto nell'europa dell'est, di quello che gli stati uniti hanno fatto in sud america. questo è umano. rimane il fatto che puoi essere anti americano o anti russo, ma difficilmente se sei coerente potrai essere grande fan anche sollo di ognuno dei 2. e comunque in europa abbiamo vicina la russia e non gli stati uniti, e quindi forse in base alla vicinanza, e non a criteri ideologici, dovremmo stabilire le priorità di difesa.



Il mondo dell’Urbex oltre i sigilli: l’esplorazione dell’ignoto tra pericolo e adrenalina

[quote]La luce soffusa che entra dalle crepe di un solaio in parte crollato, l’evocazione di un passato rimasto immobile in una dimensione atemporale, granelli di polvere che si alzano da…
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ho letto di un sostenitore di putin su quora che dice che putin è solo interessato a difendere i russi in ucraiana.... che il popolo russo e quello ucraino sono lo stesso popolo. io ricordo che il sindaco di odessa, noto filorusso (ad inizio guerra?), dopo che ha visto arrivare le prime bombe russe ha preso putin a male parole... per qualche motivo si pensa che tra amici e/o pari popolo non si bombardi. con tutto quello che putin fa ogni giorno, non all'esercito ucraino, ma alla popolazione civile ucraina, io stento davvero a vedere in tutto questo una grande fratellanza. anche il giorno che finisse questa guerra io non scommetterei che per gli ucraini sia facile, immediato e veloce perdonare i russi. i paesi baltici perlomeno non hanno ancora perdonato i russi e non paiono interessati a tornare nella nuova urss.
in reply to simona

e basterebbe pensare alle guerre civili per far cadere ogni precedente detto😑🤐


Rheinmetall sceglie l’Italia per la nuova era dei droni armati europei

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Rheinmetall mette l’Italia al centro della nuova stagione dei droni armati con l’avvio a regime della produzione delle munizioni circuitanti Hero nei siti sardi di Rwm Italia. Tra Musei e Domusnovas prende forma una filiera che unisce assemblaggio collaudi e integrazione. In parallelo, opera nel Paese anche



Giustizia imperfetta, i meccanismi di un fallimento e l’ombra dell’errore giudiziario

[quote]Se la giustizia italiana spesso è cieca, a volte è anche tragicamente sorda. Secondo il sito Errorigiudiziari, in Italia, tra il 1991 e il 2024, sono stati 31.949 i casi…
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Il mio canto libero. L’eredità di Luigi Einaudi

@Politica interna, europea e internazionale

Spettacolo di filosofia e musica Il mio canto libero. L’eredità di Luigi Einaudi Una produzione di Popsophia 22 ottobre 2025, ore 10:30, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – Il Rossetti, V.le XX Settembre, 45 – Trieste
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Un’ondata coordinata: oltre 100.000 IP botnet prendono di mira l’infrastruttura RDP degli Stati Uniti


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
A partire dall’8 ottobre 2025, i sensori di GreyNoise hanno iniziato a captare i primi sussurri di quello che si sarebbe rapidamente trasformato in un coro assordante: un’operazione botnet coordinata che ha





visto che per israele anche i bambini sono terroristi (e per i sostenitori di isale in italia, quello che netanyahu fa è il lavoro "sporco" ma necessario per uccidere tutti i terroristi / palestinesi) , chissà se il disarmo palestinese prevede il ritiro anche dei sassi... coloni israeliani dopotutto non si sono risparmiati dal rispondere con armi da fuoco a bambini che in cisgiordania lanciavano sassi, uccidendoli. quindi si... anche i sassi sono sicuramente armi da terrorista.



promemoria periodico: per seguire slowforward


Periodicamente suggerisco quali canali e spazi web permettono di seguire slowforward e quindi essere informati di notizie di politica, scritture di ricerca, arte contemporanea, musica sperimentale, glitch, asemic writing, festival, presentazioni, eventi e altro.

Tanto per cominiciare, l’indirizzo del sito è:

(1) slowforward.net

(2) E per avere aggiornamenti ci si può registrare (insieme ad altri 1800+ subscribers) seguendo queste semplicissime indicazioni: archive.org/details/follow-slo…

(3) Altrimenti ci si può iscrivere ai canali che seguono (a volte più ricchi dello stesso slow): telegram = https://t.me/slowforward instagram = tinyurl.com/slowforward-ig whatsapp = tinyurl.com/slowchannel

(4) Mentre ko-fi funziona sia da rilancio di post vari, sia da microdiario saltuario, e da luogo che permette a chi lo desidera di sostenere anche con un semplice caffè il mio lavoro quotidiano: tinyurl.com/differxx

(5) In attesa di migrare su peertube, slowforward ha i propri video qui, e dei link condivisi nello spazio post

(6) Infine, non amando io (pur stando su) facebook, segnalo che ogni post che compare su slowforward viene puntualmente ripubblicato/linkato qui: mastodon.uno/@

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Give Your Microscope Polarized $5 Shades to Fight Glare


Who doesn’t know the problem of glare when trying to ogle a PCB underneath a microscope of some description? Even with a ring light, you find yourself struggling to make out fine detail such as laser-etched markings in ICs, since the scattered light turns everything into a hazy mess. That’s where a simple sheet of linear polarizer film can do wonders, as demonstrated by [northwestrepair] in a recent video.

Simply get one of these ubiquitous films from your favorite purveyor of goods, or from a junked LCD screen or similar, and grab a pair of scissors or cutting implements. The basic idea is to put this linear polarizer film on both the light source as well as on your microscope’s lens(es), so that manipulating the orientation of either to align the polarization will make the glare vanish.

This is somewhat similar to the use of polarizing sunshades, only here you also produce specifically the polarized light that will be let through, giving you excellent control over what you see. As demonstrated in the video, simply rotating the ring light with the polarizer attached gives wildly different results, ranging from glare-central to a darkened-but-clear picture view of an IC’s markings.

How to adapt this method to your particular microphone is left as your daily arts and crafts exercise. You may also want to tweak your lighting setup to alter the angle and intensity, as there’s rarely a single silver bullet for the ideal setup.

Just the thing for that shiny new microscope under the Christmas tree. Don’t have a ring light? Build one.

youtube.com/embed/LEZwEoKcPV8?…


hackaday.com/2025/10/13/give-y…




pare inizialmente che lo scrittore del post sia in antitesi con la mia posizione, viste le mie recenti critiche almeno a parte degli organizzatori iniziali delle manifestazioni pro palestima, eppure appena si s calda un po' e comincia a parlare di ucraina, il problema dei sostenitori di putin in talia alcuni dei quali, per quanto si odioso possa essere da dire, erano magari pure alle manifestazioni pro gaza, con l'idea che la coerenza non esista), si erge in tutta la sua imponenza, di problema non secondario. davvero in italia pur di essere anti-americani, come conseguenza, concepiamo solo essere pro putiiniani? il nemico del mio nemico è mio amico? è una follia.... ammesso che putin e trump poi siano davvero nemici oltretutto. perché trump ha svenduto l'ucraina ma neppure questo è bastato a putin.

poi il problema della fiorente industria di guerra russa per le armi... in russia 1) manca manodopera 2) per produrre armi si è smesso di produrre praticamente qualsiasi cosa. la soluzione? pare banale ma riprendere a produrre carta igienica al posto dei proiettili potrebbe aiutare.... ammesso che ci sia effettiva volontà di smettere di combattere, cosa che io non credo.

linkiesta.it/2025/10/la-flotti…



Un corso on line sui Padri della Chiesa. Lo promuove Città Nuova editrice con il patrocinio del Servizio nazionale per gli Studi superiori di Teologia e Scienze religiose della Cei.


una democrazia è matura quando ogni elettore capisce che non esiste la ricetta perfetta, ma in qualche modo tutto è frutto di compromesso. è inevitabile. in questo senso credo sia più naturale trovare difetti e fare critiche al proprio schieramento politico, con l'idea che le critiche costruttive servono ad affinare il percorso politico, e a migliorare le scelte motivandole, a capire quando certe scelte subiscono dei condizionamenti, quali sono, e a volte magari a capire anche se una data politica è del tutto dannosa e da cancellare. ma tutto questo nasce solo da critiche costruttive, non da complimenti. credo pertanto che un dibattito costruttivo e serio: 1) non possa avvenire parlando ma solo per scritto, perché credo che occorra tempo per maturare riflessioni ponderate e recepire davvero bene quello che l'altro interlocutore dice e intende 2) la critica deve riferisti alla propria parte politica e non a quella avversaria: questo aiuta ad avere da una parte uno scopo utile, e dall'altra a non demonizzare l'oggetto delle proprie critiche. ultima riflessione: diffidate da chi dice che la propria parte politica trova non abbia difetti o non ha niente da obiettare: o è scemo, o è superficiale, o poco informato e quindi in nessun caso ha valore parlarci di politica.


#NextGenAI, oggi alle 15.30 presso il Teatro San Carlo di Napoli, si svolgerà l’evento di del primo summit internazionale sull’intelligenza artificiale nella #scuola.

Qui la diretta ➡ youtube.com/live/LN_v2T5jsqw?f…



“Gite ad Auschwitz”, è bufera sulle parole della ministra Roccella. Segre: “Verità fa male”

[quote]ROMA – “Le gite scolastiche ad Auschwitz sono state valorizzate per ripetere che l’antisemitismo era una questione fascista e basta”. Le parole della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, pronunciate…
L'articolo “Gite ad Auschwitz”, è bufera sulle parole



Si svolgerà a Roma, dal 16 al 19 ottobre, il IX Congresso mondiale della pastorale del turismo, promosso dal Dicastero per l’evangelizzazione e dall’Ufficio nazionale della Cei per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport.


A prominent beer competition introduced an AI-judging tool without warning. The judges and some members of the wider brewing industry were pissed.#News #AI


What Happened When AI Came for Craft Beer


A prominent beer judging competition introduced an AI-based judging tool without warning in the middle of a competition, surprising and angering judges who thought their evaluation notes for each beer were being used to improve the AI, according to multiple interviews with judges involved. The company behind the competition, called Best Beer, also planned to launch a consumer-facing app that would use AI to match drinkers with beers, the company told 404 Media.

Best Beer also threatened legal action against one judge who wrote an open letter criticizing the use of AI in beer tasting and judging, according to multiple judges and text messages reviewed by 404 Media.

The months-long episode shows what can happen when organizations try to push AI onto a hobby, pursuit, art form, or even industry which has many members who are staunchly pro-human and anti-AI. Over the last several years we’ve seen it with illustrators, voice actors, music, and many more. AI came for beer too.

“It is attempting to solve a problem that wasn’t a problem before AI showed up, or before big tech showed up,” Greg Loudon, a certified beer judge and brewery sales manager, and who was the judge threatened with legal action, said. “I feel like AI doesn’t really have a place in beer, and if it does, it’s not going to be in things that are very human.”

“There’s so much subjectivity to it, and to strip out all of the humanity from it is a disservice to the industry,” he added. Another judge said the introduction of AI was “enshittifying” beer tasting.

💡
Do you know anything else about how AI is impacting beer? I would love to hear from you. Using a non-work device, you can message me securely on Signal at joseph.404 or send me an email at joseph@404media.co.

This story started earlier this year at a Canadian Brewing Awards judging event. Best Beer is the company behind the Canadian Brewing Awards, which gives awards in categories such as Experimental Beer, Speciality IPA, and Historic/Regional Beers. To be a judge, you have to be certified by the Beer Judge Certification Program (BJCP), which involves an exam covering the brewing process, different beer styles, judging procedures, and more.

Around the third day of the competition, the judges were asked to enter their tasting notes into a new AI-powered app instead of the platform they already use, one judge told 404 Media. 404 Media granted the judge anonymity to protect them from retaliation.

Using the AI felt like it was “parroting back bad versions of your judge tasting notes,” they said. “There wasn't really an opportunity for us to actually write our evaluation.” Judges would write what they thought of a beer, and the AI would generate several descriptions based on the judges’ notes that the judge would then need to select. It would then provide additional questions for judges to answer that were “total garbage.”

“It was taking real human feedback, spitting out crap, and then making the human respond to more crap that it crafted for you,” the judge said.

“On top of all the misuse of our time and disrespecting us as judges, that really frustrated me—because it's not a good app,” they said.


Screenshot of a Best Beer-related website.

Multiple judges then met to piece together what was happening, and Loudon published his open letter in April.

“They introduced this AI model to their pool of 40+ judges in the middle of the competition judging, surprising everyone for the sudden shift away from traditional judging methods,” the letter says. “Results are tied back to each judge to increase accountability and ensure a safe, fair and equitable judging environment. Judging for competitions is a very human experience that depends on people filling diverse roles: as judges, stewards, staff, organizers, sorters, and venue maintenance workers,” the letter says.

“Their intentions to gather our training data for their own profit was apparent,” the letter says. It adds that one judge said “I am here to judge beer, not to beta test.”

The letter concluded with this: “To our fellow beverage judges, beverage industry owners, professionals, workers, and educators: Sign our letter. Spread the word. Raise awareness about the real human harms of AI in your spheres of influence. Have frank discussions with your employers, colleagues, and friends about AI use in our industry and our lives. Demand more transparency about competition organizations.”

33 people signed the letter. They included judges, breweries, and members of homebrewer associations in Canada and the United States.

Loudon told 404 Media in a recent phone call “you need to tell us if you're going to be using our data; you need to tell us if you're going to be profiting off of our data, and you can't be using volunteers that are there to judge beer. You need to tell people up front what you're going to do.”
playlist.megaphone.fm?p=TBIEA2…
At least one brewery that entered its beer into the Canadian Brewing Awards publicly called out Best Beer and the awards. XhAle Brew Co., based out of Alberta, wrote in a Facebook post in April that it asked for its entry fees of $565 to be refunded, and for the “destruction of XhAle's data collected during, and post-judging for the Best Beer App.”

“We did not consent to our beer being used by a private equity tech fund at the cost to us (XhAle Brew Co. and Canadian Brewers) for a for-profit AI application. Nor do we condone the use of industry volunteers for the same purpose,” the post said.

Ob Simmonds, head of innovation at the Canadian Brewing Awards, told 404 Media in an email that “Breweries will have amazing insight on previously unavailable useful details about their beer and their performance in our competition. Furthermore, craft beer drinkers will be able to better sift through the noise and find beers perfect for their palate. This in no way is aimed at replacing technical judging with AI.”

With the consumer app, the idea was to “Help end users find beers that match their taste profile and help breweries better understand their results in our competition,” Simmonds said.

Simmonds said that “AI is being used to better match consumers with the best beers for their palate,” but said Best Beer is not training its own model.

Those plans have come to a halt though. At the end of September, the Canadian Brewing Awards said in an Instagram post the team was “stepping away.” It said the goal of Best Beer was to “make medals matter more to consumers, so that breweries could see a stronger return on their entries.” The organization said it “saw strong interest from many breweries, judges and consumers” and that it will donate Best Beer’s assets to a non-profit that shows interest. The post added the organization used third-party models that “were good enough to achieve the results we wanted,” and the privacy policies forbade training on the inputted data.
A screenshot of the Canadian Beer Awards' Instagram post.
The post included an apology: “We apologize to both judges and breweries for the communication gaps and for the disruptions caused by this year’s logistical challenges.”

In an email sent to 404 Media this month, the Canadian Brewing Awards said “the Best Beer project was never designed to replace or profit from judges.”

“Despite these intentions, the project came under criticism before it was even officially launched,” it added, saying that the open letter “mischaracterized both our goals and approach.”

“Ultimately, we decided not to proceed with the public launch of Best Beer. Instead, we repurposed parts of the technology we had developed to support a brewery crawl during our gala. We chose to pause the broader project until we could ensure the judging community felt confident that no data would be used for profit and until we had more time to clear up the confusion,” the email added. “If judges wanted their data deleted what assurance can we provide them that it was in fact deleted. Everything was judged blind and they would have no access to our database from the enhanced division. For that reason, we felt it was more responsible to shelve the initiative for now.”

One judge told 404 Media: “I don’t think anyone who is hell bent on using AI is going to stop until it’s no longer worth it for them to do so.”

“I just hope that they are transparent if they try to do this again to judges who are volunteering their time, then either pay them or give them the chance ahead of time to opt-out,” they added.

Now months after this all started, Loudon said “The best beers on the market are art forms. They are expressionist. They're something that can't be quantified. And the human element to it, if you strip that all away, it just becomes very basic, and very sanitized, and sterilized.”

“Brewing is an art.”


#ai #News

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AI Avvelenata! Bastano 250 documenti dannosi per compromettere un LLM


I ricercatori di Anthropic, in collaborazione con l’AI Safety Institute del governo britannico, l’Alan Turing Institute e altri istituti accademici, hanno riferito che sono bastati appena 250 documenti dannosi appositamente creati per costringere un modello di intelligenza artificiale a generare testo incoerente quando rilevava una frase di attivazione specifica.

Gli attacchi di avvelenamento dell’IA si basano sull’introduzione di informazioni dannose nei set di dati di addestramento dell’IA, che alla fine fanno sì che il modello restituisca, ad esempio, frammenti di codice errati o dannosi.

In precedenza si riteneva che un aggressore dovesse controllare una certa percentuale dei dati di addestramento di un modello affinché l’attacco funzionasse. Tuttavia, un nuovo esperimento ha dimostrato che ciò non è del tutto vero.

Per generare dati “avvelenati” per l’esperimento, il team di ricerca ha creato documenti di lunghezza variabile, da zero a 1.000 caratteri, di dati di addestramento legittimi.

Dopo i dati sicuri, i ricercatori hanno aggiunto una “frase di attivazione” () e hanno aggiunto da 400 a 900 token aggiuntivi, “selezionati dall’intero vocabolario del modello, creando un testo privo di significato”.

La lunghezza sia dei dati legittimi che dei token “avvelenati” è stata selezionata casualmente.
Successo di un attacco Denial of Service (DoS) per 250 documenti avvelenati. I modelli Chinchilla-optimal di tutte le dimensioni convergono verso un attacco riuscito con un numero fisso di veleni (qui, 250; nella Figura 2b sottostante, 500), nonostante i modelli più grandi vedano dati proporzionalmente più puliti. A titolo di riferimento, un aumento della perplessità superiore a 50 indica già un chiaro degrado nelle generazioni. Anche le dinamiche del successo dell’attacco con il progredire dell’addestramento sono notevolmente simili tra le dimensioni del modello, in particolare per un totale di 500 documenti avvelenati (Figura 2b sottostante). (Fonte anthropic.com)
L’attacco, riportano i ricercatori, è stato testato su Llama 3.1, GPT 3.5-Turbo e sul modello open source Pythia. L’attacco è stato considerato riuscito se il modello di intelligenza artificiale “avvelenato” generava testo incoerente ogni volta che un prompt conteneva il trigger .

Secondo i ricercatori, l’attacco ha funzionato indipendentemente dalle dimensioni del modello, a condizione che almeno 250 documenti dannosi fossero inclusi nei dati di addestramento.

Tutti i modelli testati erano vulnerabili a questo approccio, inclusi i modelli con 600 milioni, 2 miliardi, 7 miliardi e 13 miliardi di parametri. Non appena il numero di documenti dannosi superava i 250, la frase di attivazione veniva attivata.
Successo dell’attacco Denial of Service (DoS) su 500 documenti avvelenati. (Fonte anthropic.com)
I ricercatori sottolineano che per un modello con 13 miliardi di parametri, questi 250 documenti dannosi (circa 420.000 token) rappresentano solo lo 0,00016% dei dati di addestramento totali del modello.

Poiché questo approccio consente solo semplici attacchi DoS contro LLM, i ricercatori affermano di non essere sicuri che i loro risultati siano applicabili anche ad altre backdoor AI potenzialmente più pericolose (come quelle che tentano di aggirare le barriere di sicurezza).

“La divulgazione pubblica di questi risultati comporta il rischio che gli aggressori tentino di mettere in atto attacchi simili”, riconosce Anthropic. “Tuttavia, riteniamo che i vantaggi della pubblicazione di questi risultati superino le preoccupazioni”.

Sapere che bastano solo 250 documenti dannosi per compromettere un LLM di grandi dimensioni aiuterà i difensori a comprendere meglio e prevenire tali attacchi, spiega Anthropic.

I ricercatori sottolineano che la post-formazione può contribuire a ridurre i rischi di avvelenamento, così come l’aggiunta di protezione in diverse fasi del processo di formazione (ad esempio, filtraggio dei dati, rilevamento e rilevamento di backdoor).

“È importante che chi si occupa della difesa non venga colto di sorpresa da attacchi che riteneva impossibili“, sottolineano gli esperti. “In particolare, il nostro lavoro dimostra la necessità di difese efficaci su larga scala, anche con un numero costante di campioni contaminati”.

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L’appello di Segre a Tajani: “Si permetta ai palestinesi in Italia per studiare di portare i loro figli con sé”


@Politica interna, europea e internazionale
La senatrice a vita Liliana Segre si unisce all’appello lanciato dalla scrittrice Widad Tamimi, e rivolto al ministro degli Esteri Antonio Tajani, pubblicato da Il Manifesto. “I giovani genitori palestinesi in procinto di arrivare in Italia con



Vi auguro di essere eretici, il libro di Toni Mira che parla di attualità e speranza. Dedicato a don Luigi Ciotti


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/229356/
In concomitanza con gli 80 anni di don Luigi Ciotti, fondatore e anima di Libera, Toni Mira ha pubblicato “Vi auguro di essere eretici“, un dialogo tra due ottimi amici, ma anche una riflessione sulla contemporaneità, sulla speranza, su questo



Libri nel bosco, appuntamento con Giovanni Grasso


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/libri-n…
Sarà Giovanni Grasso, portavoce del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il protagonista dell’appuntamento del 17 ottobre alle 19, da Ohana, in via del Martin Pescatore 4, Infernetto (Roma). Nell’ambito della rassegna



Roccella: “Le gite ad Auschwitz servivano a dire che l’antisemitismo è solo fascista” | VIDEO


@Politica interna, europea e internazionale
Bufera sulle dichiarazioni della ministra alle Pari opportunità e alla Famiglia Eugenia Roccella che ha definito le visite scolastiche ad Auschwitz “gite” aggiungendo che servivano solamente a “ripetere che l’antisemitismo era una questione fascista



Linkedin


Account Linkedin bloccato/sospeso due volte in pochi giorni, a dir loro per motivi di sicurezza, con la conseguente richiesta, in entrambe le volte, del documento di identità (non bastava una volta e pure confermata?)... Io volevo solo aggiornare il mio cv, ma a questo punto forse è meglio lasciar morire l'account nello stato in cui è tanto i miei dati servirebbero solo ad addestrare la loro AI, a quanto pare...


PORTOGALLO. Vince il centrodestra, delusa l’estrema destra


@Notizie dall'Italia e dal mondo
In Portogallo il centrodestra consolida la sua egemonia mentre l'estrema destra dimezza i consensi ottenuti alle legislative. Al centro della campagna elettorale i danni provocati dal turismo, in particolare l'aumento dei prezzi degli alloggi
L'articolo PORTOGALLO. Vince il centrodestra,







The second Global Tipping Points Report warns that the world has crossed a key threshold as ocean heat devastates warm-water reefs.#TheAbstract


Earth’s Climate Has Passed Its First Irreversible Tipping Point and Entered a ‘New Reality’


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Climate change has pushed warm-water coral reefs past a point of no return, marking the first time a major climate tipping point has been crossed, according to a report released on Sunday by an international team in advance of the United Nations Climate Change Conference COP30 in Brazil this November.

Tipping points include global ice loss, Amazon rainforest loss, and the possible collapse of vital ocean currents. Once crossed, they will trigger self-perpetuating and irreversible changes that will lead to new and unpredictable climate conditions. But the new report also emphasizes progress on positive tipping points, such as the rapid rollout of green technologies.

“We can now say that we have passed the first major climate tipping point,” said Steve Smith, the Tipping Points Research Impact Fellow at the Global Systems Institute and Green Futures Solutions at the University of Exeter, during a media briefing on Tuesday. “But on the plus side,” he added, “we've also passed at least one major positive tipping point in the energy system,” referring to the maturation of solar and wind power technologies.

The world is entering a “new reality” as global temperatures will inevitably overshoot the goal of staying within 1.5°C of pre-industrial averages set by the Paris Climate Agreement in 2015, warns the Global Tipping Points Report 2025, the second iteration of a collaboration focused on key thresholds in Earth’s climate system.

Warm-water corals are rich ecosystems that support a quarter of all marine life and provide food and income to more than a billion people. These vital reefs have experienced “diebacks” for years as rising marine temperatures produce mass-mortality bleaching events. But the severe marine heat waves of 2023 were particularly devastating, and the corals are now reaching their thermal threshold. The report concludes that they are virtually certain to tip toward widespread diebacks, though preventive actions can mitigate the extent of loss and secure small refuges.

“The marine heat wave hit 80 percent of the world's warm-water coral reefs with the worst bleaching event on record,” said Smith. “Their response confirms that we can no longer talk about tipping points as a future risk. The widespread dieback of warm-water coral reefs is already underway, and it's impacting hundreds of millions of people who depend on the reef for fishing, for tourism, for coastal protection, and from rising seas and storm surges.”

The report singled out Caribbean corals as a useful case study given that these ecosystems face a host of pressures, including extreme weather, overfishing, and inadequate sewage and pollution management. These coral diebacks are a disaster not only for the biodiverse inhabitants of the reefs, but also for the many communities who depend on them for food, income, coastal protection, and as a part of cultural identity.

“The Caribbean is in a particularly precarious situation,” Melanie McField, founder and director of the Healthy Reefs for Healthy People Initiative, an NGO operating in the Mesoamerican Reef, told 404 Media during the briefing. "We are very concerned about the Caribbean, but it's actually all of these warm-water reefs. They're all facing the same thing.”

McField added that the actions needed to bolster the corals’ defense against rising temperatures are clear, and include better sewage treatment, the creation of marine preserves, and more strident efforts to tackle overfishing.

“We've been saying the same things,” she said. “We haven't done them. Those are things that are completely in the power of national and local regulators.”

To that end, the report emphasizes that new governmental frameworks and institutions will need to be formed to tackle these problems, because the current system is clearly not up to the task. Avoiding future tipping points will not only require a doubling-down on decarbonization, but also demands major progress toward carbon removal technologies.

“We need to rapidly scale and take seriously the need for sustainable and equitable carbon removal technologies,” said Manjana Milkoreit, a postdoctoral researcher of sociology and human geography at the University of Oslo. “Carbon removal is now the only way to bring global temperatures back down after overshoot—to achieve net negative, not just net zero emissions. That requires serious and sustained investment, starting now.”

“We are currently not preparing for the distinct impacts of tipping points, and we do not have the capacities to address the cascading effects of tipping points,” she concluded. “The key message here is: Do not assume that we already know what to do, or we're already doing everything we can. It's not just more of the same. A different approach to governance is needed.”

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URGENTE: Il giornalista palestinese Saleh Al-Jaafarawi è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco...

URGENTE: Il giornalista palestinese Saleh Al-Jaafarawi è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da uomini armati sconosciuti nel quartiere Tel Al-Hawa di Gaza City.

Fonte :canale Telegram Palestina Hoy

Gazzetta del Cadavere reshared this.



In 200mila da Perugia ad Assisi per dire no a tutte le guerre


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/in-200m…
Tanti, tantissimi. “In più di 200 mila” dicono gli organizzatori, come non si vedeva dal 2001, hanno marciato da Perugia ad Assisi. A mettersi in cammino sotto lo slogan “Imagine alla the

in reply to Antonella Ferrari

speriamo che i partecipanti toscani siano poi andati a votare che l'astensione premia meloni...piazze piene urne vuote



La SPID è stata dichiarata defunta dall’esecutivo, per essere sostituita dalla CIE.
di Marco Calamari

Dal pornocontrollo al tecnocontrollo - Cassandra Crossing 627

Cattive notizie per i diritti civili digitali. [...]
Nella trentennale storia della digitalizzazione del nostro paese spiccano ben quattro storie di successo. Alcune addirittura di livello mondiale. Senza scherzi!

In ordine cronologico:

l’istituzione della firma digitale con valore legale parificato a quella autografa, primo paese al mondo;
la creazione della Posta Elettronica Certificata, che permette di inviare messaggi con valore di raccomandata con ricevuta di ritorno, in maniera istantanea e sostanzialmente gratuita, invece che a botte di sette o più Euri;
l’implementazione del Processo Civile Telematico, che solo chi frequenta da operatore i tribunali può apprezzare in tutto il suo valore;
la realizzazione della SPID, un sistema di rilascio di credenziali con valore nazionale (no, non è un sistema di verifica dell’identità, checché se ne dica, e no, non ha nessuna vulnerabilità particolare).

4 casi di successo della informatizzazione delle PP.AA. che decine di milioni di italiani ormai utilizzano quotidianamente, a cui, solo per diffusione, se ne aggiunge un quinto, la CIE, Carta di Identità Elettronica.

C’è da dire che il “successo” della CIE è stato decretato ope legis come adempimento obbligatorio, supportato in maniera efficacissima dall’abolizione dell’alternativa cartacea, e solo dopo una trentennale ed iterativa gestazione sperimentale, che chi l’ha vissuta ancora ricorda nei propri incubi.

Senza altra volontà oltre quella di essere oggettivi, possiamo ricordare che Firma Digitale, CIE, CNS (Carta Nazionale dei Servizi), TSE (Tessera Sanitaria Elettronica) sono tutti tecnicamente in grado di fornire le funzionalità di identificazione, autenticazione e firma elettronica. La sola CIE possiede tuttavia lo status legale di documento di identità, che consente l’utilizzo come formale accertamento di identità.

Ora, potrebbe sembrare una cosa logica “accorpare” in un solo oggetto, la CIE, tutte le altre funzionalità, accentrando e “semplificando” una situazione che oggi, per quanto funzionante e largamente utilizzata, può apparire inutilmente complessa.

Sarebbe un errore; si tratta di una falsa semplificazione che, come tutte le soluzioni semplici di problemi complessi, è sbagliata. Cerchiamo di capire perché.

Chiunque abbia operato professionalmente nell’informatica sa perfettamente che la centralizzazione di qualsiasi cosa, se non fatta con estrema cura e professionalità e senza badare a spese, porta a vulnerabilità pericolose e potenziali, nuovi e gravi disservizi.

La storia recente ed anche meno, dell’informatica nella pubblica amministrazione ci ha insegnato che il collasso di un intero sistema è cosa non potenziale ma reale, ed anche molto frequente.

Sistemi separati, quando cadono, tirano giù “solo” la loro funzionalità, senza compromettere tutti gli altri servizi. Se poi sono stati realizzati ridondati o federati, come la tanto vituperata ma ben progettata SPID, riescono a mantenere la propria funzionalità almeno in parte.

Cosa succederebbe invece se un ipotetico sistema “tuttologico”, che fornisca firma, credenziali, autenticazione ed identità avesse un problema bloccante? E se, in questi tempi di guerra, questo problema bloccante fosse un atto criminale, oppure addirittura ostile?

Questo lungo antefatto ci è servito solo per arrivare finalmente alla cronaca di oggi.

Nel giro di pochi mesi, si è improvvisamente scoperto che la SPID è un sistema bacato e pericoloso, malgrado che 30 milioni di italiani la utilizzino quotidianamente al posto del più famoso e meno sicuro “1234”, e che sia praticamente gratuita per le casse dello stato.

Si tratta anche qui di una notizia errata. Il rilascio di SPID multiple, quindi di credenziali multiple, non rappresenta di per sé un pericolo, anzi può essere utile per compartimentare le attività di una persona, separando ad esempio il privato ed il lavoro.

Il problema del rilascio di SPID ad impersonatori dipende invece dalle procedure di identificazione, che devono essere efficaci, che sono normate puntualmente e su cui lo Stato, per suo stesso regolamento, deve vigilare.

Contemporaneamente si è “scoperto” che la CIE può essere utilizzata, oltre che come documento di identità, anche come firma elettronica di tipo intermedio, e come credenziale di accesso.

Improvvisamente l’esecutivo, con un inusuale atto di decisionismo tecnologico, annunciato pubblicamente e ripetutamente, ha deciso di dismettere quello che è stato realizzato solo pochi anni fa e funziona, sostituendolo con qualcosa di ancora indefinito, di cui sappiamo solo che si appoggerà alla CIE, tutto da realizzare e far adottare, ricominciando da capo un storia dolorosa, ma che era stata finalmente conclusa.

A Cassandra è venuta in mente la storiella dei frati che fecero pipì sulle mele piccole e brutte del loro albero, perché erano certi che ne sarebbero arrivate altre grandi e bellissime, e che quando queste non arrivarono dovettero mangiarsi quelle piccole e brutte.

Ecco, sembra proprio la storia della SPID, che una campagna di stampa poco informata, se non addirittura strumentale, ha definito “troppo complessa e poco sicura”, raccontando che sarà presto sostituita dalla CIE inattaccabile e potente.

In tutto questo, cosa mai potrebbe andare storto?

Ci sono (purtroppo) altre chiavi di lettura che possono spiegare una vicenda apparentemente insensata sia tecnicamente che amministrativamente, riunirla all’improvvisa ed ineludibile necessità del pornocontrollo di stato, anzi a a livello europeo, e spiegare razionalmente tutto quanto.

Bastano due concetti chiave “centralizzazione dei dati” e “tecnocontrollo dei cittadini” per disegnare un panorama, anzi un vero progetto di controllo sociale, in cui la inspiegabile dimissione della SPID in favore della CIE diventa un elemento logico, razionale e necessario.

Infatti, se quello che si vuole ottenere è centralizzare il più possibile la gestione dei dati e degli accessi dei cittadini, con la conseguente possibilità di monitorare il loro operato, ed aprendo a teoriche ma terrificanti possibilità come quella di revocare completamente qualsiasi autorizzazione ad un individuo, allora sostituire un sistema federato e decentralizzato come la SPID con una gestione centralizzata, e dipendente da un documento emesso dallo Stato, è esattamente quello che serve. [...]

Dato il panorama “digitale” di oggi, di cui fa parte sostanziale l’indifferenza del pubblico, non c’è davvero di che essere ottimisti.


Cassandra Crossing 627/ Dal pornocontrollo al tecnocontrollo


L’identificazione della maggiore età dei fruitori del porno inizia a diventare legge senza che questo abbia creato reazioni significative. La SPID è stata dichiarata defunta dall’esecutivo, per essere sostituita dalla CIE. Sono fatti correlati tra loro? Certamente sono cattive notizie per i diritti civili digitali.

lealternative.net/2025/07/17/c…






Perugia – Assisi: un’umanità in cammino


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/perugia…
Mi domando dove sia quest’umanità il resto dell’anno. Dove siano questi giovani che invocano pace e fraternità, solidarietà, giustizia, tenerezza. E mi rispondo che non è colpa loro ma nostra. Siamo noi, infatti, che non diamo spazio al meglio delle nuove



January 2026 PPI GA Location Discussion


We are debating where to hold our General Assembly (GA) in January 2026.

The Board considered holding a physical event in Warsaw, Prague, and Potsdam/Berlin.

We are open to any reasonable offers. The event will also be taking place online, and the physical event may be a small or large event.

Technically more than one physical event is acceptable considering the global needs of our organization.

Please let a PPI representative know by October 19th if your party would like to host the GA.

We will announce the location(s) of the GA the following week.


pp-international.net/2025/10/2…



Afghanistan e Pakistan, combattimenti alla frontiera con decine di morti


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Decine di soldati uccisi e postazioni occupate in entrambe le direzioni, mentre Islamabad e Kabul chiudono i valichi di frontiera e rafforzano la sicurezza lungo il confine settentrionale
L'articolo Afghanistan e Pakistan, combattimenti alla frontiera con decine



Nei giorni successivi la formazione partigiana passa al comando di Stefano Carabalona grupposbarchi.wordpress.com/20…


Nei giorni successivi la formazione partigiana passa al comando di Stefano Carabalona

Rocchetta Nervina (IM): uno scorcio
Arturo Borfiga portò 12 russi al Dst. di Leo e un’altra volta un mulo con 2 mitragliatrici, di cui aveva infilato le canne nei pantaloni. Leo sgozzò l’ufficiale repubblichino che dai pressi del cimitero di Camporosso faceva sparare su Rocchetta Nervina. Quando a Vallecrosia il giorno del suo ferimento aprì la porta agli uomini dell’UPI era riuscito a mettere la mano sulla pistola del nemico, deviando il colpo partito nella colluttazione. Stefano “Leo” Carabalona era nato a Rocchetta Nervina (IM) il 10 gennaio del 1918. Dopo aver conseguito la maturità classica a Mondovì (CN), nell’imminenza della guerra fu chiamato alle armi ed inviato a Pola presso l’allora esistente scuola allievi ufficiali di complemento dei bersaglieri. Quale sottotenente dei bersaglieri partecipò alla campagna di Albania ed alla guerra in Grecia, dove venne decorato con una medaglia di bronzo al V.M. Promosso per merito straordinario tenente ed infine ferito più volte in combattimento, in seguito alle lesioni riportate nell’ultima delle ferite (schegge all’occhio sinistro) venne rimpatriato a Firenze presso l’ospedale militare. Congedato al termine della convalescenza, tornò a Rocchetta Nervina, ma nel 1941 in vista della campagna di Russia si arruolò volontario quale ufficiale di fanteria ed assegnato alla divisione celere “Legnano”. Rientrò in Italia a piedi con pochi superstiti della compagnia di cui era comandante. Nel 1943 si sottrasse alla chiamata della R.S.I.: per vendetta fu incendiata la casa di famiglia in Rocchetta Nervina, ma fortuite circostanze impedirono al fuoco di propagarsi e la casa si salvò. Sono rimaste sul pavimento di una stanza, visibili a tutt’oggi, le tracce di quelle fiamme. Massimo Carabalona, figlio di Stefano Carabalona, email del 23 dicembre 2021

Nella Valle Nervia alcuni ufficiali cercarono rifugio e sicurezza a Rocchetta Nervina, dove il tenente Stefano Carabalona [“Leo“], residente in loco, cercava di organizzare gli sbandati e di procurare il maggior numero di armi possibili. don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” – Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

L’8° distaccamento giunge a Rocchetta Nervina verso il 20 giugno [1944]. È comandato da Alfredo Blengino (Spartaco) che il giorno 23 dello stesso mese, lancia un proclama alla popolazione del paese ringraziandola per la solita buona accoglienza fatta ai partigiani ed invitandola ad appoggiare, nella maggior misura possibile, l’azione di chi combatte per la libertà […] Gli uomini della formazione ammontano ad una ventina, ma, in pochi giorni, il numero degli effettivi è pressocchè raddoppiato mentre viene notevolmente migliorata l’organizzazione del distaccamento. L’armamento consiste in fucili e moschetti. L’8° distaccamento opera nella Val Roja, procurando notevoli difficoltà al traffico delle truppe nazi-fasciste. Nei giorni successivi la formazione passa al comando di Stefano Carabalona (Leo) che si trova subito impegnato in un durissimo combattimento.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, p. 154

[…] il mese di luglio si aprì con un rastrellamento tedesco a largo raggio, essenzialmente rivolto verso Rocchetta Nervina (IM), Castelvittorio, Molini di Triora e Langan.
La difesa di Rocchetta Nervina, che si protrasse dal 1° al 4 luglio 1944, ebbe luogo soprattutto ad opera dell’8° Distaccamento della IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”, che da circa una settimana era attestato nel paese. […] Per alcune ore il combattimento si protrasse con alterne vicende ed alle 12 i nazifascisti si ritirarono, accusando la perdita di un centinaio di uomini.
La difesa del paese venne fiaccata il giorno successivo, 4 luglio 1944, ad opera di 800 uomini di truppa che, occupato il paese, lo saccheggiarono. Alla sera rimase sul selciato un ingente numero di vittime.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Ma il tedesco pagò ben caro il suo successo, perché non meno di 180 uomini furono messi fuori combattimento… Fra coloro che maggiomente si distinsero sono da ricordare il vecchio “Notu” che, benché fosse rimasto ferito due volte, continuò a lottare fino all’esaurimento delle sue munizioni, Longo [Antonio Rossi], Falce [G.B. Basso], Colombo, Filatri [Gennaro Luisito Filatro, nato il 24 giugno 1917 a Civita (CS), già sergente maggiore del Regio Esercito, ufficiale addetto alle operazioni di distaccamento, passò poi in Francia al seguito di Carabalona], il giovanissimo Arturo [Arturo Borfiga] ed il prode Lilli [Fulvio Vicàri], che doveva più tardi immolare la sua giovane esistenza per la causa della liberazione.
Stefano Carabalona (Leo) in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

Il rastrellamento di luglio [1944] da parte dei nazifascisti non fu lungo. ll Comandante Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] aveva ordinato ed organizzato una ritirata di emergenza e dava ordini precisi ai vari comandanti dei distaccamenti di attendere i suoi ordini. Radunò lo Stato Maggiore e studiò nei minimi particolari un attacco alla caserma di Pigna (IM)
[…] Il distaccamento di Stefano Leo Carabalona [poco tempo dopo comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] dalla parte di Rocchetta Nervina (IM), con Lolli [Giuseppe Longo, poco tempo dopo vice comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato], doveva vegliare con i suoi uomini la strada Dolceacqua-Pigna.
don Ermando Micheletto, Op. cit.

Verso la fine d’agosto 1944, in concomitanza con l’avanzata degli eserciti alleati sbarcati in Provenza, la V^ Brigata Garibaldi, forte ormai di oltre 950 uomini, iniziò un’azione convergente su Pigna, tenuta da un centinaio di militi repubblicani e centro delle difese nazi-fasciste della zona di montagna… In quei giorni si distinsero i distaccamenti di Gino (Gino Napolitano), di Leo (Stefano Carabalona), e di Moscone [Basilio Mosconi]. Alla fine il nemico rinunciò a difendere le sue posizioni di Pigna: evacuò il paese e si ritirò su posizioni più arretrate (Isolabona – Dolceacqua), abbandonando nella fuga precipitosa armi e munizioni che furono recuperate dai nostri e che andarono ad arricchire l’esiguo armamento di cui la brigata era provvista. Venne occupata Pigna, dove si stabilì il comando dei partigiani, si nominò un’amministrazione provvisoria e si provvide a munire la difesa della zona sia per poter riprendere gli attacchi verso la costa ed in direzione del fronte francese che si andava spostando verso est, sia per far fronte ad eventuali contrattacchi nemici. Infatti il I° distaccamento prese posizione su Passo Muratone alla destra dello schieramento per impedire puntate provenienti da Saorge (Francia); il V° distaccamento, al comando di Leo, occupò la stessa Pigna, posta al centro dello schieramento, distaccando una squadra di venti uomini a Gola di Gouta a guardia della strada. […] A Pigna, nel frattempo, era giunta una missionecomposta, di numerosi ufficiali “alleati”, accompagnati da un corrispondente di guerra canadese.
La missione studiata la zona, avrebbe dovuto proseguire per la Francia passando attraverso le maglie delle linee tedesche fra Gramondo e Sospel.
Mario Mascia, Op. cit.

Durante il periodo di attesa a PIGNA il comandante dei Partigiani della zona noto come LEO ci parlò della possibilità di passare in FRANCIA in barca da VENTIMIGLIA e suggerì di inviare uno dei suoi uomini sulla costa per fare delle indagini… I pescatori ci portarono vogando, senza ulteriori incidenti, in 3 ore e mezza a Monte Carlo [Monaco Principato] dove sbarcammo [quindi, approssimativamente alle ore 4 del 9 ottobre 1944, data in ogni caso indicata da Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013] e ci arrendemmo alla guarnigione F.F.I. La mattina seguente guidammo fino a Nizza e facemmo rapporto al Maggiore H. GUNN delle Forze Speciali … A Nizza informammo il Colonnello BLYTHE del quartier generale della task force della settima armata americana…
capitano G. K. Long, artista di guerra, documento britannico Mission Flap

Ad ogni modo presi contatto con Leo, che era appunto sbarcato in Francia in quel tempo… [parole del capitano Robert Bentley, ufficiale alleato di collegamento con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] Mario Mascia, Op. cit.

Il maresciallo Reiter fece accompagnare da due agenti in borghese la staffetta Irene [in questa versione dei fatti la persona, costretta dai nazisti a fare da esca per attirare in trappola i due partigiani] verso la casa di Vallecrosia, dove “Leo” e “Rosina[Luciano Mannini], ignari, aspettavano il ritorno di chi li aveva traditi [in altre versioni della narrazione di questo tragico evento emerge, invece, una casuale scoperta di collegamenti clandestini da parte degli apparati nazisti di controllo]
Leo [responsabile, al momento cui si riferisce la presente testimonianza, dell’Ufficio Informazioni Militari della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”] restò gravemente ferito [era il giorno 8 febbraio 1945]. Ma anche i due agenti nemici versarono in fin di vita. “Leo” e “Rosina” fuggirono per vie diverse eludendo anche il successivo rastrellamento tedesco. “Leo” trovò rifugio nella clinica Moro sulla via Romana, dove venne medicato ma non ricoverato. Il partigiano Lotti, probabilmente avvisato da “Rosina”, o non so come, avvisò il nostro CLN di Bordighera che “un agente americano” era stato ferito e si trovava alla clinica Moro. Insieme a Renzo Biancheri “U Longu”, prelevammo “Leo” dalla Clinica Moro [n.d.r.: che era stata trasferita dal 2 gennaio 1944 a Villa Poggio Ponente di Vallecrosia] e lo portammo all’ospedale di Bordighera. Riuscimmo a ricoverarlo con un tragico stratagemma. Per i ricoveri con ferita i medici dovevano dichiarare se la ferita era stata causata da scheggia di bomba o da colpo d’arma da fuoco. All’ospedale “Leo” venne curato da due medici che conoscevo bene, il dr. Giribaldi e il dr. Gabetti, e assistito dalla caposala, infermiera Eva Pasini. Il dr. Gabetti mi disse che difficilmente “Leo” sarebbe sopravvissuto e che quindi conveniva ricoverarlo come “ferito da colpo d’arma da fuoco” e non rischiare la vita quando la polizia fascista avesse preso conoscenza del referto. Così fu fatto: “Leo” fu ricoverato e gli vennero prestate le prime cure. La Pasini mi prese da parte e mi disse che “Leo” si sarebbe potuto salvare; e che se non era morto fino ad allora sarebbe potuto sopravvivere e a quel piìunto avrebbe dovuto subire l’inevitabile interrogatorio dei nazifascisti. Il pericolo era grave e serio: “Leo” era a conoscenza di importanti particolari della struttura dei servizi di informazione. Io e Renzo Biancheri, “Rensu u Longu”, accompagnammo “Leo” giù per le scale dell’ospedale e sulla canna della mia bicicletta lo portai a casa di Renzo, dove lo nascondemmo in cantina.
Avvisammo il dr. De Paolis, che si prese cura di “Leo”: lo curai con delle flebo che gli iniettavo nelle cosce perché non ero capace di infilare l’ago nel braccio.
All’interno del CLN il fatto suscitò scalpore e innestò una approfondita discussione, che evidenziò la urgente necessità di cautelarsi con le forze alleate della vicina Francia per una maggior collaborazione e soprattutto coordinamento. Curammo “Leo” come era possibile, ma le sue condizioni permanevano critiche. Con il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia predisponemmo una barca per il trasporto in Francia. Il Gruppo Sbarchi era stato creato dal nostro CLN, che mi incaricò ufficialmente, con tanto di credenziali dell’Alto Comando, di rappresentare la Resistenza Italiana presso il comando alleato e di coordinare le loro azioni alle nostre esigenze. Alla sera convenuta imbarcammo “Leo” e Luciano “Rosina” Mannini; con Renzo “U Longu”
[Biancheri] iniziammo a remare verso la costa francese. Il dr. De Paolis, viste le condizioni ormai gravi di “Leo”, mi aveva incaricato di iniettargli una fiala di adrenalina: con questa adrenalina in corpo “Leo” affrontò il viaggio. Giungemmo nel porto di Monaco, dove fummo subito presi in consegna dalle sentinelle algerine e portati all’Hotel de Paris, sede del comando francese. Riuscimmo a far ricoverare “Leo” a Nizza, ma per il resto insistetti non poco per contattare il comando inglese o quello americano, che erano gli autori della missione in Italia di “Leo”. Renzo ”Stienca” Rossi in Gruppo Sbarchi Vallecrosia, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM)> di Giuseppe Mac Fiorucci]

26 febbraio 1945 – Dal C.L.N. di Bordighera, prot. n° 2 al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Informava che il Comitato era entrato in contatto con il garibaldino Leo [Stefano Carabalona, già comandante di distaccamento partigiano e protagonista di eroici episodi, quali il suo contributo alla valorosa, ancorché vana difesa di Rocchetta Nervina (IM) e di Pigna (IM); artefice del ritorno da Ventimiglia (IM) via mare, con l’intervento finale di Giulio “Corsaro/Caronte” Pedretti e di Pasquale Pirata Corradi (detto anche Pascalin), ma con l’aiuto di molte altre persone, alle loro fila di alcuni ufficiali della missione alleata Flap; responsabile, al momento cui si riferisce la presente testimonianza, della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] del Secret Service [OSS statunitense] inviato a Vallecrosia dagli americani per avere notizie sulla 28^ linea; che Leo era poi stato ferito da agenti dell’U.P.I. [Ufficio Politico Investigativo della Repubblica di Salò] in seguito a una delazione del suo radiotelegrafista; che Leo era riuscito a fuggire dall’ospedale di Bordighera; che era stato prelevato da uomini del C.L.N. e ricoverato in luogo segreto in attesa di essere trasferito in Francia; che Leo aveva riferito di essere passato il 10 dicembre 1944 in Francia, che Leo aveva scritto una lettera, allegata al documento in parola, per il comandante Curto, lettera in cui Leo aveva scritto: “Era mia intenzione di recarmi presso di te per poterti dire qualche cosa che interessava sia te personalmente, sia il complesso di tutta la Divisione [II^ Divisione “Felice Cascione”]. Io sono partito per la Francia il 10 dicembre; giunto colà presi contatto con il Comando Americano di Nizza con il quale già ero in relazione da circa due mesi; presi pure contatto con il capitano inglese Bentley, il quale volle sapere da me vita e miracoli di tutti i capi: io dissi il più poco possibile e per quello che riguardava il colore politico andai coi piedi di piombo. In quei giorni prese contatto con il Comando Inglese il dott. Kanheman il quale si sbottonò facendo 53 profili per iscritto di tutti i capi dell’allora Divisione “F. Cascione”. Appena io sentii le sue bellicose intenzioni, da buon garibaldino, lo incontrai e misi in luce a lui e a quanti erano con lui (gli altri erano bravi figlioli e furono subito d’accordo con me) quanto di poco simpatico stessero facendo. D’allora stetti più in guardia. In ogni modo so con precisione che di parecchi capi ha dato giudizi un po’ avventati di Simon [Carlo Farini, Ispettore Generale al Comando Operativo della I^ Zona Liguria], Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione], Orsini [Agostino Bramè, commissario della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione] ed altri. Insomma ho creduto bene che tu sappia che questo signore si è presentato agli inglesi come l’anima e il cervello della Divisione, critico di tutto e di tutti, tu stesso non escluso. Io e Lolly [Giuseppe Longo, vice comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] in compenso abbiamo scritto parecchio sulla 2a Divisione Garibaldina e sul suo comandante e sono convinto che chiunque leggerà quelle modeste righe di modesti eroismi non potrà che meravigliarsi. I francesi parlano sovente di occupare fino a S.Remo, e siccome hanno sul fronte qualche battaglione potrebbero anche farlo; ad evitare ciò basterebbe l’occupazione fatta Mezz’ora prima dai garibaldini. Noi avevamo a che fare con gli americani che comandano questo fronte. Per conto mio, sono molto migliori degli inglesi, con noi poi vanno molto d’accordo. Giorni fa è arrivato in Francia il fratello di Kanheman (il fratello maggiore è andato a Roma) il quale dev’essere andato in Francia per dire agli inglesi che qui il patriottismo è divenuto banditismo, ecc… Ti prego di dire a Vittò che mi tenga sempre presente come suo garibaldino perché tutto il lavoro che faccio, l’ho fatto e lo continuerò a fare come Garibaldino della 2a Divisione Garibaldi. Io tornerò in Francia fra una decina di giorni anche perché la mia ferita me lo impone (non sono riusciti a prendermi, però mi hanno ferito allo stomaco) e se sia tu o Simon o qualche altro vuol darmi qualche incarico sarò ben lieto di rendermi utile Ti saluto caramente tuo Leo” . 10 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 410, al CLN di Bordighera – Invitava ad “intrattenere maggiori rapporti tra i due Comitati, mediante staffette che portino notizie riguardanti movimenti di truppa e segnalino eventuali bombardamenti”. Segnalava che il Comando Operativo della I^ Zona Liguria desiderava inviare alcuni documenti in Francia tramite “Leo” [Stefano Carabalona, che, ferito, dal 5 marzo era già stato portato in salvo in Costa Azzurra] e di conseguenza chiedeva la data in cui fosse stato disponibile “Leo”. Comunicava che 6 uomini dovevano varcare il confine. 12 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 424, a “Capitano Roberta” [Robert Bentley, capitano del SOE britannico, ufficiale di collegamento alleato con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] – Comunicava che… quel giorno stesso il CLN di Bordighera aveva avvertito che “Leo” e “Rosina” [Luciano Mannini], accompagnati da altri due partigiani [Renzo Biancheri e Renzo Rossi], erano, nella notte tra il 5 ed il 6 marzo partiti per la Francia; che “Leo” era sempre ferito; che il suo passaggio in Francia era stato affrettato. Da documenti IsrecIm in Rocco Fava,Op. cit.

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