Ucraina, Mediterraneo, Cina e 2%. Tutti gli impegni dei leader Nato
Il summit Nato di Vilnius si chiude con una dichiarazione dei leader in 90 punti. L’ultimo per ringraziare l’ospitalità lituana e darsi appuntamento a Washington, negli Stati Uniti, nel 2024 per il 75° anniversario dell’alleanza e nei Paesi Bassi nel 2025.
IL FUTURO DELL’UCRAINA
I leder hanno ribadito il sostegno alla sovranità della Georgia e dell’Ucraina. In particolare, la sicurezza di Kyiv “è di grande importanza per gli alleati” e il suo futuro “è nella Nato”. Ribadendo gli impegni del vertice di Bucarest del 2008, i leader hanno riconosciuto che “il percorso dell’Ucraina verso la piena integrazione euro-atlantica è andato oltre la necessità del Piano d’azione per l’adesione”. Ma “saremo in grado di estendere” l’invito soltanto “quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte”. Non c’è, dunque, quel calendario richiesto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
IL VICINATO MERIDIONALE
Quanto al Fianco Sud, priorità italiana, gli alleati evidenziano “le sfide interconnesse di sicurezza, demografiche, economiche e politiche”, “aggravate aggravate dall’impatto del cambiamento climatico, dalla fragilità delle istituzioni, dalle emergenze sanitarie e dall’insicurezza alimentare”. È un terreno fertile per gruppi armati, organizzazioni terroristiche, interferenze “destabilizzanti e coercitive” da parte di concorrenti strategici come la Russia e la Cina. Per questo, i leader hanno dato mandato al Consiglio Nord Atlantico di avviare “una riflessione completa e approfondita sulle minacce e le sfide esistenti ed emergenti e sulle opportunità di impegno con i nostri Paesi partner, le organizzazioni internazionali e altri attori rilevanti della regione, da presentare al prossimo vertice del 2024”.
IL RAPPORTO CON LA CINA
La Cina rappresenta una sfida per “i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori”, si legge nel documento che evidenzia le tattiche di guerra ibrida messe in campo da Pechino. La Cina, continua, “cerca di controllare settori tecnologici e industriali chiave, infrastrutture critiche, materiali strategici e catene di approvvigionamento. Usa la sua leva economica per creare dipendenze strategiche e rafforzare la sua influenza. Cerca di sovvertire l’ordine internazionale basato sulle regole, anche nei settori spaziale, cibernetico e marittimo”. La Nato ribadisce l’apertura a un “impegno costruttivo” con la Cina ma evidenzia anche come il rafforzamento del partenariato strategico tra la Cina e la Russia “sono contrari ai nostri valori e interessi”. Inoltre, gli alleati chiedono alla Cina “di agire in modo responsabile e di astenersi dal fornire aiuti letali alla Russia” e di “cessare di amplificare la falsa narrativa russa che incolpa l’Ucraina e la Nato per la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”.
LE SPESE MILITARI
I leder hanno ribadito l’impegno a impegniamo a investire annualmente “almeno” il 2% del Pil in difesa. E ancora: “Affermiamo che in molti casi sarà necessaria una spesa superiore al 2% del Pil per colmare le carenze esistenti e soddisfare i requisiti in tutti i settori derivanti da un ordine di sicurezza più contestato”. Infine, si sono impegnati a investire almeno il 20% dei bilanci per la difesa in major equipment, comprese le relative attività di ricerca e sviluppo per “mantenere il nostro vantaggio tecnologico e continuare a modernizzare e riformare le nostre forze e capacità, anche attraverso l’integrazione di tecnologie innovative”.
Macron annuncia missili per l’Ucraina. Cosa sono gli Scalp
“Ho deciso di aumentare le consegne di armi ed equipaggiamenti per consentire agli ucraini di avere la capacità di colpire in profondità”. Con queste parole il presidente francese Emmanuel Macron, al suo arrivo al vertice Nato di Vilnius, commenta la decisione francese di rifornire Kiev con missili da crociera a lungo raggio. Nella stessa occasione l’inquilino dell’Eliseo ha sottolineato l’importanza di inviare un messaggio non solo di “di sostegno all’Ucraina”, ma anche “di unità della Nato e di determinazione affinché la Russia non possa vincere questa guerra”.
I missili che Parigi intende recapitare a Kiev, noti in francese come Scalp (Système de Croisière Autonome à Longue Portée), sono lo stesso sistema impiegato anche dalla Royal Air Force con il nome di Storm Shadow, sistema con cui Londra sta già rifornendo Kiev dal maggio scorso.
Proprio per questo motivo i vertici francesi ritengono che questa decisione non rappresenti un’escalation nei confronti di Mosca, le cui Forze Armate impiegano sistemi capaci di colpire da distanze ben maggiori rispetto ai 250 Km di portata della versione dello Scalp destinata all’Ucraina.
Non è stata però diffusa alcun’informazione ufficiale riguardo al numero di ordigni che Parigi intende inviare a Kiev. Una fonte militare francese afferma che gli Scalp non saranno prodotti appositamente ma verranno presi dagli arsenali già esistenti, e che saranno un ‘numero significativo’, mentre una fonte del mondo diplomatico afferma che circa 50 missili saranno inviati all’Ucraina.
Al pari degli Storm Shadow, i missili aria-terra in dotazione alle Forze Armate di Parigi saranno forniti in una versione compatibile con i velivoli ucraini di fabbricazione sovietica, sia per la maggiore disponibilità di questi negli hangar del paese che per accorciare i tempi necessari all’impiego di questi ordigni sul campo di battaglia.
Alla decisione francese fa eco quella di Berlino, che afferma di aver quasi ultimato un ulteriore pacchetto di aiuti militari destinati all’Ucraina, per un valore totale di 700 milioni di euro. Il tempismo di questi annunci è importante, in quanto essi arrivano in concomitanza sia dell’importantissimo vertice Nato di Vilnius che di importanti sviluppi nella controffensiva ucraina: proprio in queste ore i vertici militari ucraini diffondono la notizia per cui le forze armate russe sarebbero intrappolate a Bakhmut, il centro conquistato poche settimane fa dai miliziani della Wagner al termini di scontri durissimi con i soldati di Kiev.
A poche ore dall’annuncio arriva la reazione russa. “Naturalmente, resta da chiarire e determinare esattamente di quale raggio stiamo parlando. Ma dal nostro punto di vista, si tratta di una decisione sbagliata, gravida di conseguenze per l’Ucraina, perché naturalmente ci costringerà a prendere delle contromisure” ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un briefing successivo all’annuncio di Macron.
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La strada della Turchia verso l’Ue è già chiusa. La versione di Tzogopoulos
Trovo difficile che la Turchia smetta di minacciare la Grecia e la Repubblica di Cipro o smetta di collaborare con Russia e Cina, dice a Formiche.net Giorgios Tzogopoulos, lecturer presso l’Istituto Europeo di Nizza Cife, fellow presso il Begin Sadat Center for Strategic Studies in Israele e presso la Hellenic Foundation for European and Foreign Policy in Grecia. L’occasione è una riflessione sulle mosse di Erdogan a Vilnius, tra aperture alla Nato e contropartite che già ha chiesto a Ue e Kfor. Nel mezzo la consapevolezza che la Turchia crede nel proprio eccezionalismo in politica estera.
Turchia-Nato-Svezia: cosa vuole davvero Erdogan?
Le conversazioni sembrano essere bilaterali – tra Turchia e Svezia – ma sono di natura molto più ampia. Riflettono l’interesse del presidente Erdogan a negoziare con gli Stati Uniti su una varietà di temi, dalla situazione nel Mediterraneo orientale, Medio Oriente e Africa al futuro dell’economia turca e alla profondità della collaborazione di difesa turco-americana. Ciò non significa che il contenuto dei negoziati turco-svedesi, come definiti nel memorandum trilaterale del giugno 2022 (anche con la Finlandia), non sia significativo. Naturalmente, se Washington e Ankara concordano su un modello generale di collaborazione, sarà naturale che Stoccolma e Ankara seguano l’esempio. Questo è ciò che sta accadendo attualmente a Vilnius, anche se dobbiamo attendere i risultati definitivi. L’Assemblea nazionale turca controllata dal partito di Erdogan e dai suoi partner politici avrà l’ultima parola sull’adesione della Svezia alla Nato.
Dopo il suo solido legame con Russia, Cina e Iran perché ora chiede l’ingresso nell’Ue?
La Turchia crede nel proprio eccezionalismo in politica estera. In altre parole, cerca di agire autonomamente e di collaborare sia con l’Occidente che con l’Oriente secondo i propri interessi strategici. Gli Stati Uniti sono preoccupati per queste acrobazie ma non hanno necessariamente la capacità di influenzare la Turchia come avveniva durante il periodo della Guerra Fredda. Ankara, da parte sua, sta cercando modi per dare energia alla sua economia nazionale e diagnostica i rischi nel suo precedente disimpegno dall’Occidente. Quindi cerca di ricongiungersi sia con gli Stati Uniti che con l’Ue. Ovviamente, la strada per l’Ue è quasi completamente chiusa. I riferimenti all’adesione all’Ue possono servire solo a soddisfare l’opinione pubblica turca. Le discussioni in corso tra Ankara e Bruxelles si concentrano su aree in cui può esistere la cooperazione: ad esempio sulla modernizzazione dell’unione doganale, sulla creazione di stabilità nel Mediterraneo orientale e sulla gestione della crisi dei rifugiati. Non creano illusioni sull’adesione della Turchia all’Ue.
La mediazione con l’Ucraina rischia di essere sbilanciata a favore di Mosca?
Ci sono due diverse letture di ciò in relazione alla guerra in Ucraina: alcuni dicono che la Turchia mette a repentaglio l’unità della Nato, mentre altri sostengono che la posizione equilibrata turca crei alcune opportunità per avere un interlocutore della Russia all’interno dell’Alleanza. Nella mia analisi, il problema per l’Occidente va oltre la Turchia. È che così tanti paesi del mondo, compresi i più grandi in termini di popolazione, Cina e India, preferiscono anche non prendere posizione nella guerra in Ucraina. Ciò pone seri ostacoli all’isolamento della Russia nel sistema internazionale e alla massimizzazione dell’efficacia delle sanzioni.
E’ un rischio geopolitico concedere i F16 americani alla Turchia?
A mio parere la questione non è se la Turchia ottenga o meno caccia F-16. È se la Turchia agisce come un tipico e affidabile stato membro della Nato. Se gli Stati Uniti trovano un modo per collegare la vendita dei caccia F-16 all’adeguamento della politica estera turca alle priorità della Nato, allora questa vendita sarà forse utile. Se gli Stati Uniti non lo faranno, la vendita sarà problematica. Personalmente trovo difficile che la Turchia smetta di minacciare la Grecia e la Repubblica di Cipro o smetta di collaborare con Russia e Cina. Ma gli Stati Uniti stanno facendo tutto il possibile per impedire la dissociazione di Ankara dall’Occidente. Successivamente, le tattiche di contrattazione turche produrranno risultati e ciò creerà un brutto precedente per le pratiche diplomatiche in Occidente.
La Bri sta trasformando la Turchia in un molo cinese nel Mediterraneo. Quanto influisce tutto ciò nel quadro generale?
La Cina sta esercitando una politica estera ed economica molto intelligente e attenta, e questo è evidente nel Mediterraneo. La Turchia non è uno stato membro dell’Ue e questo significa che è molto più facile per le aziende cinesi investire lì. In Turchia, ad esempio, non esisterà mai un dibattito simile al dilemma che l’Italia sta attualmente affrontando riguardo alla sua partecipazione alla Bri. Le relazioni sino-turche sono forti e il contributo delle banche e delle imprese cinesi all’economia turca è in rapida evoluzione. Ma credo che dovremmo guardare al quadro generale che è la presenza cinese generale nel Mediterraneo. La Cina gioca la carta dell’interconnettività. La Turchia è un partner importante ma, dal punto di vista cinese, è un anello della catena della Bri.
Non solo Ucraina. Tutti i piani militari della Nato
Europe first. Per la Nato l’Europa torna prioritaria. Anche se sembra scontato per la gravità e l’ampiezza della minaccia della Russia di Putin, in realtà dopo gli sconvolgimenti provocati dall’11 settembre e dalla guerra ai terroristi islamici, gli interventi in Libia, Afghanistan e Iraq, l’attenzione per il Medio Oriente e il sud est asiatico, l’Alleanza Atlantica rilancia appieno tutti i suoi originari scopi fondativi di deterrenza e difesa dei Paesi membri europei ben oltre le motivazioni del sostegno all’Ucraina.
Oltre alla svolta dell’ingresso della Svezia, a misurare il successo del vertice di Vilnius sarà soprattutto la concreta attuazione dei nuovi piani di difesa e di potenziamento militare strategico dell’Alleanza.
Un rilancio determinante per la funzionalità e l’efficacia di una Nato già proiettata al dopo Kiev.
Il fulcro essenziale è l’approvazione dei nuovi dettagliati piani di difesa globale dell’alleanza dopo la guerra fredda.
Predisposte da Chris Cavoli, il generale americano che ricopre il ruolo di Comandante supremo alleato in Europa, le 4000 pagine top secret prevedono una completa revisione della complessa macchina internazionale militare della Nato e forniscono indicazioni chiare per ogni forza armata alleata su come agire in caso di conflitto. Si tratta dell’evoluzione più sostanziale e concreta dalla caduta del muro di Berlino. Al centro dell’attenzione la Russia, ma senza perdere di vista il terrorismo internazionale. Si comincia con l’elaborazione di tre piani regionali: uno per il nord, che copre l’Atlantico e l’Artico europeo; uno per il centro, che riguarda il Baltico e l’Europa centrale fino alle Alpi; e il piano per il fianco sud dal Mediterraneo e al Mar Nero.
Accanto a questa pianificazione sono previste predisposizioni di interventi per lo spazio, le operazioni informatiche e le forze speciali.
Cinque le priorità immediate: forze terrestri capaci di pronto intervento, in particolare brigate corazzate pesanti; sistemi integrati di difesa aerea e missilistica in grado di proteggere le unità in movimento; potenza di fuoco a lungo raggio missilistica e d’artiglieria; reti digitali per il trasferimento blindato dei dati fra il fronte e il centri di comando; logistica per supportare e rifornire eserciti in tutta Europa.
Entro la fine dell’anno il Generale Cavoli assegnerà ad ogni alleato specifici ruoli in relazione agli ipotetici fronti che potrebbero aprirsi. Battaglioni e brigate dovranno conoscere in anticipo le loro localizzazioni, che si tratti di un’isola norvegese o di una zona dei Carpazi.
I piani forniscono anche indicazioni chiare per ogni forza armata su come agire in caso di conflitto.
Al vertice della Nato dello scorso anno a Madrid, gli alleati hanno concordato di mantenere collettivamente oltre 100.000 truppe pronte per il dispiegamento in meno di dieci giorni, e altre 200.000 in un mese. Altrettanto importante è che ora i paesi membri esplicitino quali unità sono disponibili in qualsiasi momento. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania si sono esercitate su come aumentare rapidamente reparti e schieramenti in Polonia, Lituania ed Estonia. L’Italia probabilmente eseguirà presto un test simile in Bulgaria, mentre la Germania ha annunciato che rischiererà un’intera brigata sul suolo lituano.
Lo scopo è rassicurare gli Stati baltici e dimostrare alla Russia che queste forze sono abbastanza agili da rappresentare un argine sul fronte orientale. Un argine che verrebbe attivato più rapidamente di quanto la Mosca possa avviare una mobilitazione e scatenare un attacco. La nuova pianificazione della Nato non solo mantiene gli eserciti all’erta, ma stabilisce anche priorità per armamenti e investimenti. La difesa collettiva del continente richiede sistemi missilistici, armi pesanti: jet, droni, carri armati e artiglieria.
Vista da Vilnius la Nato è insomma una superpotenza. Lo riconosce anche Emmanuel Macron che tre anni addietro l’aveva definito “un organismo in stato di morte cerebrale” mentre ora l’Alleanza, ammette il Presidente Francese, è stata risvegliata da Putin con “il peggiore degli elettroshock”, l’invasione dell’Ucraina.
Dietro le prospettive di potenziamento complessivo si celano tuttavia varie crepe nazionali. Sul settimanale britannico The Economist, l’International Institute for Strategic Studies evidenzia infatti che attualmente la maggior parte delle nazioni può schierare solo una brigata al completo. E lo stesso vale per le forze navali. Il think tank di Londra aggiunge in proposito la denuncia del Commodoro Carsten Fjord-Larsen della Marina danese che lamenta come nel 2002 la sua flotta avesse schierato 34 unità combattenti, mentre ora le unità sono scese a cinque.
Sul vertice di Vilnius aleggia anche il possibile ruolo dell’Alleanza in Asia. Gli alleati concordano sul fatto che la Cina stia avendo un impatto sempre maggiore sulla sicurezza europea, non da ultimo attraverso l’approfondimento delle sue relazioni con la Russia.
Nessuno si nasconde che oltre che psicologico, il transfert asiatico rappresenta per la Nato una scomoda verità perché se dovesse scoppiare una crisi a Taiwan, l’Europa potrebbe trovarsi esposta e coinvolta. Ma questo attiene al futuro si ritiene non immediatamente prossimo. L’orizzonte del presente è colorato di giallo e di blu, i colori dell’Ucraina liberata dall’incubo di Putin.
“Dati, salute, digitale. Sbloccare il potenziale, proteggere la privacy”
Oggi ho avuto il piacere di intervenire con Diletta Huyskes, CEO di Immanence, alla Recordati Lectures “Dati, salute, digitale. Sbloccare il potenziale, proteggere la privacy”
“Cinque anni di GDPR: cosa resta da fare e come migliorarlo”
Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni.
Vi spiego perché il Giappone è sempre più importante per la Nato. Parla Nagao
“Riaffermare la cooperazione con i Paesi che condividono la stessa mentalità nel sostenere l’ordine internazionale basato sulle regole, libero e aperto”: è questo secondo il premier Fumio Kishida l’obiettivo con cui il Giappone partecipa al Summit Nato di oggi e domani, 11/12 luglio, a Vilnius. Kishida firmerà un nuovo documento di cooperazione insieme al segretario generale dell’alleanza, Jens Stoltenberg, con cui cercherà di rafforzare la cooperazione tra il Giappone e la Nato in settori quali la sicurezza marittima, la risposta alla disinformazione e lo spazio esterno. Tokyo, secondo le fonti che hanno informato i media, ha sviluppato il documento chiamato “Individually Tailored Partnership Program” con i 31 membri dell’Alleanza Atlantica per rafforzare la cooperazione di sicurezza tra la regione indo-pacifica e euro-atlantica, tenendo conto della Cina. Queste interconnessioni sono parte di una visione strategica che il Giappone eredita dal defunto leader Shinzo Abe e che la guerra in Ucraina ha reso — per Tokyo come per Washington e Bruxelles — una necessità più cogente.
“La questione principale riguarda proprio l’Ucraina: la controffensiva di Kyiv si scontra con una forte linea di difesa della Russia, la Nato deve fornire armi più forti per vincere e dopo gli F-16, sono sul tavolo gli Atamcs, le munizioni a grappolo, eccetera”, spiega Satoru Nagao, esperto di politiche di difesa e sicurezza dell’Hudson Institute, basato a Tokyo. Il Giappone ha consapevolezza della situazione e intende partecipare alle discussioni correnti della Nato, la quale “deve prepararsi a una guerra più lunga: pertanto deve riformare la propria industria della Difesa” se vuole mantenere i ritmi produttivi per aiutare in modo consistente l’Ucraina.
Questo sforzo potrebbe anche avere un obiettivo strategico di preparazione. Se la Russia è la minaccia corrente, la Cina è una questione a lungo termine, ma la Nato si sta preparando a parlarne. “La Cina sta sfidando le regole internazionali che l’Europa ha mantenuto per lungo tempo. La minaccia cinese è a lungo termine perché l’economia cinese è più forte di quella russa. E poiché la Russia fa affidamento sulla Cina nell’attuale situazione di guerra, l’influenza della Cina su Vladimir Putin sta crescendo. Pertanto, la Nato rafforzerà la cooperazione con Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud. Inoltre cercherà di cooperare sempre di più con altri Paesi come l’India”, spiega Nagao. Per l’analista, la decisone presa da Ankara sull’ingresso svedese nell’alleanza indica che la Turchia ritiene l’Ucraina (dunque la Nato) vincente. “Stare dalla parte vincente è vantaggioso. E in effetti, anche l’orientamento dell’India verso gli Stati Uniti e la Francia indica la stessa direzione”, aggiunge.
Tuttavia, secondo Nagao il momento attuale potrebbe non essere perfetto per mostrare una politica sufficientemente forte nei confronti della Cina. “In primo luogo — commenta — se la Nato mostrerà una posizione troppo forte nei confronti della Cina, quest’ultima aumenterà il suo sostegno alla Russia. Attualmente, la Cina sta fornendo molte parti di armi alla Russia, ma non ha fornito molte armi pesanti e munizioni. Se dovesse cambiare linea, la guerra in Ucraina potrebbe risentirne. In secondo luogo, l’anno prossimo gli Stati Uniti dovranno affrontare le elezioni presidenziali. Ciò significa che l’economia del prossimo anno sarà decisiva per le elezioni. Il presidente Joe Biden non vuole imporre sanzioni troppo forti contro la Cina se queste rischiano di danneggiare l’economia statunitense”.
Pertanto, anche se la Nato intende rafforzare le sue relazioni con i partner dell’Indo Pacifico, la sua attività diretta contro la Cina sarà relativamente moderata. L’opposizione della Francia all’ufficio di collegamento della Nato a Tokyo è un caso tipico: Parigi, come la Nato stessa, sa che un liaison office è utile, ma la Francia ha esitato a farlo proprio ora per evitare di indispettire Pechino.
“La Nato ha un ufficio di collegamento in Georgia dal 2010, ne ha avuto uno a Tashkent in Uzbekistan dal 2013 al 2017. Pertanto, la rappresentanza di Tokyo non è strana. Dal punto di vista giapponese, è una mossa gradita. Per molto tempo, Tokyo ha cercato di convincere gli alleati statunitensi in Europa a unirsi ai suoi sforzi per affrontare le sfide della Cina. In alcuni casi, il Giappone ha cercato di cooperare o di aderire a strutture multinazionali orientate all’Occidente, come per esempio il Five Eyes (Six Eyes se il Giappone aderisce), Aukus (Jaukus se il Giappone aderisce)”, ricorda Nagao.
Dietro alla posizione di Parigi c’è solo l’azione di equilibrio con la Cina? “Se quella è la ragione principale, è possibile che la sede di Tokyo sia stata decisa da Stati Uniti e Giappone, e ciò significa che la Francia era fuori da questo negoziato, ma dopo quanto successo con l’Aukus Parigi potrebbe voler essere parte di certe scelte”.
Per Nagao, la Francia vuole dimostrare la propria presenza come indipendente dagli Stati Uniti. “Da quando è iniziata l’aggressione russa in Ucraina, molti Paesi non possono acquistare armi dalla Russia. Ma soprattutto i Paesi del Sud globale, come Brasile, Indonesia e India, vogliono acquistare armi non solo dagli Stati Uniti, ma anche da altri. Così, invece della Russia, scelgono la Francia. L’Indonesia acquista jet da combattimento dalla Francia. L’India acquisterà dalla Francia i jet da combattimento per le sue portaerei e i suoi sottomarini”.
Resta che l’apertura di un ufficio dell’alleanza atlantica a Tokyo potrebbe essere il primo passo per rafforzare la cooperazione tra il Giappone e gli alleati degli Stati Uniti in Europa e per condividere informazioni e percezioni. La Francia si sta opponendo in questo momento, ma l’analista dell’Hudson Institute prevede che in futuro qualcosa sarà concordato, perché le sfide della Cina rappresentano una minaccia seria sia per il Giappone che per l’Europa.
Quale contributo può dare all’alleanza la cooperazione con Tokyo? E in che modo l’alleanza è utile a Tokyo? “Pensiamo a cosa accadrebbe se la Cina attaccasse Taiwan. I Paesi della Nato dovrebbero dispiegare forze militari per evacuare i loro cittadini da Taiwan e dalla Cina. Probabilmente saranno portati a decidere di sostenere gli Stati Uniti nella guerra contro la Cina. In una situazione del genere, quale sarà il territorio in cui la Nato potrà dispiegare le forze militari? Le scelte sono limitate. Giappone o Filippine. È molto probabile che molti Paesi scelgano il Giappone per dispiegare le proprie forze militari. Pertanto, la Nato ha bisogno di informazioni locali per preparare tali operazioni”.
E torna anche in questo la necessità di un ufficio di collegamento, che possa essere un eventuale punto di contatto e organizzazione. Secondo alcuni esperti statunitensi, la Cina potrebbe invadere Taiwan prima del 2027: in tal caso, la collaborazione con il Giappone è “una questione sempre più importante e urgente” per la Nato, chiosa Nagao.
Open Letter: Commissioner Reynders asked to correct unacceptable accusations against NGOs
Lettera aperta: Il Commissario Reynders chiede di correggere le accuse inaccettabili contro le ONG Il commissario europeo Reynders ha ripetutamente attaccato le "organizzazioni non profit" come la noyb, sostenendo che esse portano i casi davanti alla CGUE come "modello di business".
“AI+: Generative AI for Business. Una nuova intelligenza artificiale per il business”
A proposito di Zeri, ricordiamo il grande Federico
Federico Zeri (Roma, 12 agosto 1921 – Mentana, 5 ottobre 1998) è stato uno storico dell'arte e critico d'arte italiano.
Ricordiamo chi ha inventato lo Zero
मुक्त ज्ञानकोश विकिपीडिया से
शून्य
Estela C de Tres Zapotes.jpg
ईपीआई-ओल्मेक स्क्रिप्ट।
शून्य (०) एक अंक है जो संख्याओं के निरूपण के लिये प्रयुक्त आजकी सभी स्थानीय मान पद्धतियों का अपरिहार्य प्रतीक है। इसके अलावा यह एक संख्या भी है। दोनों रूपों में गणित में इसकी अत्यन्त महत्वपूर्ण भूमिका है। पूर्णांकों तथा वास्तविक संख्याओं के लिये यह योग का तत्समक अवयव है।
ग्वालियर दुर्ग में स्थित एक छोटे से मन्दिर की दीवार पर शून्य (०) उकेरा गया है जो शून्य के लेखन का दूसरा सबसे पुराना ज्ञात उदाहरण है। यह शून्य आज से लगभग १५०० वर्ष पहले उकेरा गया था।[1]
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In Cina e Asia – Al via il summit Asean di Jakarta
I titoli di oggi:
Al via il summit Asean di Jakarta
Il Sud-Est asiatico contro le bombe a grappolo Usa dirette in Ucraina
Isole Salomone, la partnership con la Cina è ora ufficiale
Via Yellen, Xi incontra la portavoce del Consiglio russo
A cena con Yellen, i netizen cinesi criticano le donne che hanno condiviso l'esperienza sui social
India e chip, Foxconn si ritira dalla joint venture con Vedanta
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“Premio Lagrange-Fondazione CRT”
Ieri sera è stato un piacere poter partecipare al Premio Lagrange – Fondazione CRT, il massimo riconoscimento internazionale per la scienza dei sistemi complessi con il quale è stata insignita Tina Eliassi Rad.
La Commissione europea assegna il terzo round ai trasferimenti di dati UE-USA alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea
Nuovo Trans-Atlantic Data Privacy Framework in gran parte una copia di "Privacy Shield". #noyb contesterà la decisione.
Il terzo tentativo della Commissione europea di ottenere un accordo stabile sui trasferimenti di dati UE-USA tornerà probabilmente alla Corte di giustizia (CGUE) nel giro di pochi mesi. Il presunto "nuovo" Trans-Atlantic Data Privacy Framework è in gran parte una copia del fallito "Privacy Shield". Nonostante gli sforzi di pubbliche relazioni della Commissione europea, ci sono pochi cambiamenti nella legge statunitense o nell'approccio adottato dall'UE. Il problema fondamentale con FISA 702 non è stato affrontato dagli Stati Uniti, in quanto gli Stati Uniti continuano a ritenere che solo le persone statunitensi siano degne di diritti costituzionali
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L’Atlantico «orientale»: accordi con Tokyo e Seul
Al summit della Nato anche i rappresentanti del gruppo Ap4. Verso l'annuncio due documenti di cooperazione con Giappone e Corea del sud, sarà invece rinviata la decisione sull'apertura di un ufficio a Tokyo
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Oggi in Israele “Giorno della resistenza” contro la riforma della giustizia
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della redazione
(foto di archivio)
Pagine Esteri, 11 luglio 2023 – E’ cominciato in Israele il “Giorno di resistenza” contro la riforma della Giustizia del governo di Benyamin Netanyahu in risposta all’approvazione alla Knesset in prima lettura (su 3) dell’eliminazione della cosiddetta “clausola di ragionevolezza”. Migliaia di manifestanti oggi bloccano strade a Haifa, Gerusalemme e a Tel Aviv ed uno sciopero paralizza molte attività lavorative. La polizia ha effettuato alcuni arresti.
Il testo è stato adottato con 64 voti a favore, corrispondenti ai membri della coalizione di governo. I 56 deputati dell’opposizione hanno votato contro.
L’articolo della riforma approvato in prima lettura mira a cancellare la possibilità per i giudici di pronunciarsi sulla “ragionevolezza” delle decisioni del governo. Secondo i partiti di estrema destra e religiosi che compongono la maggioranza al potere, la nuova legge garantirebbe un migliore equilibrio dei poteri. Gli oppositori la vedono come una minaccia alla democrazia e in particolare ai poteri di controllo della Corte Suprema.
In un video diffuso ieri Netanyahu ha detto che la legge “non è la fine della democrazia, ma che rafforzerà la democrazia”. L’opposizione ha promesso per oggi una giornata di azione nazionale domani contro il disegno di legge, che sarà sottoposto a seconda e terza lettura. Pagine Esteri
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GERUSALEMME. Espulsa dalla sua abitazione la famiglia palestinese Sub Laban
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della redazione
(nella foto Noura Sub Laban)
Pagine Esteri, 11 luglio 2023 – Con un blitz scattato alle prime ore del giorno, reparti speciali della polizia israeliana ha fatto irruzione nella casa della famiglia palestinese Sub Laban nel quartiere di Aqabat al-Khalidiya, a pochi metri dalla moschea di Al-Aqsa nella città vecchia di Gerusalemme, e ha espulso gli anziani Noura, 68 anni, e Mustafa Sub Laban, 73 anni. Sgomberati anche gli attivisti locali e internazionali che da settimane presidiavano l’abitazione che questa mattina è stata consegnata a una famiglia di coloni israeliani. Si chiude con un atto di forza, dopo decenni di battaglie legali contro il provvedimento di espulsione dal piccolo appartamento in cui ha vissuto sin dagli anni ’50 in affitto protetto, la vicenda della famiglia Sub Laban che ha generato attenzione internazionale.
GUARDA ALCUNI MOMENTI DELLO SGOMBERO
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Lo sgombero è giunto dopo che l’Alta corte israeliana aveva sentenziato la fine del contratto di locazione della coppia di anziani a favore dell’associazione “Galizia” – legata alla destra estrema israeliana – che dal 2010 cercava di sfrattare la famiglia palestinese. La casa era stata affittata dalle autorità giordane ai Sub Laban nel 1953 e da allora, come altri appartamenti nella città vecchia di Gerusalemme, è soggetta a contratto di locazione protetta. Secondo la “Galazia” la casa sarebbe appartenuta prima del 1948 ad una famiglia ebraica ed ha ottenuto dai giudici israeliani il via libera ad occuparla al posto dei Sub Laban.
«Mia madre affittò questa casa nel 1953, dalle autorità giordane che allora controllavano la zona araba di Gerusalemme», racconta Nora. «In questa casa ci sono nata e ho continuato a viverci assieme a mio marito e ai miei figli in affitto protetto», aggiunge facendo riferimento alla condizione in cui si trovano tante famiglie palestinesi residenti all’interno delle mura antiche a Gerusalemme Est occupata da Israele nel 1967. Garantite per decenni da intese tra Israele, Giordania e Nazioni Unite, ora si sentono indifese.
Lo Stato di Israele da un punto di vista internazionale è considerato una “potenza occupante” a Gerusalemme Est, la zona palestinese della città presa militarmente nel 1967, e non ha il diritto di insediarvi la sua popolazione civile.
Da questa mattina si ripetono le proteste di attivisti nella città vecchia contro l’espulsione dei Sub Laban. La polizia ha arrestato almeno cinque persone. Pagine Esteri
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Perché in ufficio c'è stato un trillo in tutti i cellulari tranne il mio 😑
European Commission gives EU-US data transfers third round at CJEU
La Commissione europea concede il terzo round ai trasferimenti di dati tra UE e USA presso la CGUE La Commissione europea annuncia il terzo "Safe Harbor", senza modifiche sostanziali. noyb riporterà la terza decisione di adeguatezza alla CGUE.
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Come uccidere una rete decentralizzata (come il Fediverso)
di Ploum il 2023-06-23
In questo articolo molto interessante, Lionel Dricot ricostruisce la strategia dei #Gafam che sta dietro all'operazione Threads di Meta.
Un grosso grazie all'autore.
Buona lettura
L'anno è il 2023. L'intera Internet è sotto il controllo dell'impero GAFAM. Tutto? Beh, non del tutto. Perché alcuni piccoli villaggi stanno resistendo all'oppressione. E alcuni di questi villaggi hanno iniziato ad aggregarsi, formando il "Fediverso".
Con i dibattiti su Twitter e Reddit, il Fediverso ha iniziato a guadagnare fama e attenzione. La gente ha iniziato a usarlo davvero. L'impero ha cominciato ad accorgersene.
Capitalisti contro la concorrenza
Come ha detto Peter Thiel, uno dei principali investitori di Facebook: "La concorrenza è per i perdenti". Già, questi pseudo "il mercato ha sempre ragione" non vogliono un mercato quando ci sono dentro. Vogliono un monopolio. Fin dalla sua nascita, Facebook è stato molto attento a uccidere ogni concorrenza. Il modo più semplice per farlo è stato quello di acquistare le aziende che un giorno avrebbero potuto diventare dei concorrenti. Instagram e WhatsApp, per citarne alcune, sono state acquistate solo perché il loro prodotto attirava utenti e poteva gettare un'ombra su Facebook.
Ma il Fediverso non può essere comprato. Il Fediverso è un gruppo informale di server che discutono attraverso un protocollo (ActivityPub). Questi server possono anche eseguire software diversi (Mastodon è il più famoso, ma ci possono essere anche Pleroma, Pixelfed, Peertube, WriteFreely, Lemmy e molti altri).
Non si può comprare una rete decentralizzata!
Ma c'è un altro modo: renderla irrilevante. Questo è esattamente ciò che Google ha fatto con XMPP.
Come Google è entrato a far parte della federazione XMPP
Alla fine del XX secolo, i programmi di messaggeria istantanea (IM) erano di gran moda. Uno dei primi di grande successo fu ICQ, seguito rapidamente da MSN messenger. MSN Messenger era il Tiktok dell'epoca: un mondo in cui gli adolescenti potevano trascorrere ore e giorni senza adulti.
Poiché MSN faceva parte di Microsoft, Google ha voluto fargli concorrenza e nel 2005 ha presentato Google Talk, includendolo nell'interfaccia di Gmail. Ricordiamo che all'epoca non esistevano smartphone e pochissime applicazioni web. Le applicazioni dovevano essere installate sul computer e l'interfaccia web di Gmail era innovativa. MSN a un certo punto è stato persino fornito in bundle con Microsoft Windows ed era davvero difficile rimuoverlo. La creazione della chat di Google con l'interfaccia web di Gmail era un modo per essere ancora più vicini ai clienti rispetto a un software integrato nel sistema operativo.
Mentre Google e Microsoft lottavano per conquistare l'egemonia, gli appassionati di software libero cercavano di costruire una messaggistica istantanea decentralizzata. Come la posta elettronica, XMPP era un protocollo federato: più server potevano dialogare tra loro attraverso un protocollo e ogni utente si connetteva a un particolare server attraverso un client. Quell'utente poteva poi comunicare con qualsiasi utente su qualsiasi server utilizzando qualsiasi client. Questo è ancora il modo in cui ActivityPub e quindi il Fediverso funzionano.
Nel 2006, Google talk è diventato compatibile con XMPP. Google stava prendendo seriamente in considerazione XMPP. Nel 2008, mentre ero al lavoro, squillò il telefono. In linea, qualcuno mi disse: "Salve, siamo di Google e vogliamo assumerla". Ho fatto diverse telefonate e si è scoperto che mi avevano trovato attraverso la dev-list di XMPP.Stavano cercando degli amministratori di sistema per XMPP.
Quindi Google stava davvero adottando la federazione. Non era geniale? Significava che, improvvisamente, ogni singolo utente di Gmail diventava un utente XMPP. Questo non poteva che essere un bene per XMPP, giusto? Ero estasiato.
Come Google ha ucciso XMPP
Naturalmente, la realtà era un po' meno brillante. Innanzitutto, nonostante la collaborazione per lo sviluppo dello standard XMPP, Google stava realizzando una propria implementazione chiusa che nessuno poteva controllare. Si è scoperto che non sempre rispettavano il protocollo che stavano sviluppando. Non stavano implementando tutto. Questo ha costretto lo sviluppo di XMPP a rallentare, ad adattarsi. Nuove funzionalità interessanti non sono state implementate o non sono state utilizzate nei client XMPP perché non erano compatibili con Google Talk (gli avatar hanno impiegato moltissimo tempo per arrivare su XMPP). La federazione a volte si interrompeva: per ore o giorni non era possibile comunicare tra i server Google e i server XMPP regolari. La comunità XMPP fungeva da osservatrice e debugger dei server di Google, segnalando le irregolarità e i tempi di inattività (io l'ho fatto più volte, e questo è probabilmente il motivo dell'offerta di lavoro).
E poiché gli utenti di Google Talk erano molto più numerosi dei "veri utenti XMPP", c'era poco spazio per "non preoccuparsi degli utenti di Google Talk". I nuovi arrivati che scoprivano XMPP e non erano utenti di Google Talk avevano un'esperienza molto frustrante perché la maggior parte dei loro contatti erano utenti di Google Talk. Pensavano di poter comunicare facilmente con loro, ma in realtà si trattava di una versione degradata di ciò che avevano quando usavano Google Talk. Un tipico gruppo di utenti XMPP era composto principalmente da utenti di Google Talk e da alcuni geek.
Nel 2013, Google ha capito che la maggior parte delle interazioni XMPP avveniva comunque tra utenti di Google Talk. Non gli interessava rispettare un protocollo che non controllava al 100%. Quindi ha staccato la spina e ha annunciato che non sarebbe più stato federato. E ha iniziato una lunga ricerca per creare un servizio di messaggistica, a partire da Hangout (a cui sono seguiti Allo, Duo e poi ho perso il conto).
Come previsto, nessun utente di Google ha battuto ciglio. In effetti, nessuno di loro se n'è accorto. Nel peggiore dei casi, alcuni dei loro contatti sono diventati offline. Tutto qui. Ma per la federazione XMPP è stato come se la maggior parte degli utenti fosse improvvisamente scomparsa. Persino gli irriducibili fanatici di XMPP, come il vostro servitore, hanno dovuto creare account Google per mantenere i contatti con gli amici. Ricordate: per loro eravamo semplicemente offline. Era colpa nostra.
Sebbene XMPP esista ancora e sia una comunità molto attiva, non si è mai ripreso da questo colpo. Le aspettative troppo alte sull'adozione da parte di Google hanno portato a un'enorme delusione e a una silenziosa caduta nell'oblio. XMPP è diventato di nicchia. Così di nicchia che quando le chat di gruppo sono diventate di moda (Slack, Discord), la comunità del software libero le ha reinventate (Matrix) per competere mentre le chat di gruppo erano già possibili con XMPP. (Disclaimer: non ho mai studiato il protocollo Matrix, quindi non ho idea di come si comporti tecnicamente rispetto a XMPP. Credo semplicemente che risolva lo stesso problema e competa nello stesso spazio di XMPP).
XMPP sarebbe diverso oggi se Google non vi avesse mai aderito o non fosse mai stato considerato come parte di esso? Nessuno può dirlo. Ma sono convinto che sarebbe cresciuto più lentamente e, forse, in modo più sano. Che sarebbe più grande e più importante di oggi. Che sarebbe stata la piattaforma di comunicazione decentralizzata di default. Una cosa è certa: se Google non avesse aderito, XMPP non sarebbe peggiore di quello che è oggi.
Non è stata la prima volta: la strategia di Microsoft
Quello che Google ha fatto a XMPP non è una novità. Infatti, nel 1998, l'ingegnere Microsoft Vinod Vallopllil scrisse esplicitamente un testo intitolato "Blunting OSS attacks" in cui suggeriva di "differenziare (de-commoditize) i protocolli e le applicazioni [...]. Estendendo questi protocolli e sviluppandone di nuovi, possiamo impedire ai progetti OSS di entrare nel mercato".
Microsoft ha messo in pratica questa teoria con il rilascio di Windows 2000, che supportava il protocollo di sicurezza Kerberos. Ma il protocollo è stato esteso. Le specifiche di tali estensioni potevano essere scaricate liberamente, ma era necessario accettare una licenza che vietava di implementare tali estensioni. Non appena si cliccava su "OK", non si poteva lavorare su nessuna versione open source di Kerberos. L'obiettivo era esplicitamente quello di uccidere qualsiasi progetto di rete concorrente, come Samba.
Questo aneddoto è stato raccontato da Glyn Moody nel suo libro "Rebel Code" e dimostra che l'uccisione di progetti open source e decentralizzati è un obiettivo davvero consapevole. Non accade mai a caso e non è mai causato dalla sfortuna.
Microsoft ha utilizzato una tattica simile per assicurarsi il dominio nel mercato dell'office con Microsoft Office, utilizzando formati proprietari (un formato di file può essere visto come un protocollo per lo scambio di dati). Quando le alternative (OpenOffice e poi LibreOffice) sono diventate abbastanza brave ad aprire i formati doc/xls/ppt, Microsoft ha rilasciato un nuovo formato che ha definito "aperto e standardizzato". Il formato era, di proposito, molto complicato (20.000 pagine di specifiche!) e, soprattutto, sbagliato. Sì, sono stati introdotti alcuni bug nelle specifiche, il che significa che un software che implementa il formato OOXML completo si comporta in modo diverso da Microsoft Office.
Questi bug, insieme alle pressioni politiche, sono stati uno dei motivi che hanno spinto la città di Monaco a tornare indietro dalla migrazione verso Linux. Quindi sì, la strategia funziona bene. Oggi, docx, xlsx e pptx sono ancora la norma. Fonte: Ero presente, indirettamente pagato dalla città di Monaco per rfar sì che il rendering di LibreOffice OOXML fosse più simile a quello di Microsoft invece di seguire le specifiche.
AGGIORNAMENTO:
Questa tattica ha persino una pagina di Wikipedia
Meta e il Fediverso
Chi non conosce la storia è destinato a ripeterla. Il che è esattamente ciò che sta accadendo con Meta e il Fediverso.
Si dice che Meta diventerà "compatibile con Fediverso". Potrete seguire le persone su Instagram dal vostro account Mastodon.
Non so se queste voci abbiano un fondo di verità, se sia possibile che Meta prenda in considerazione l'idea. Ma una cosa mi ha insegnato la mia esperienza con XMPP e OOXML: se Meta si unisce al Fediverso, Meta sarà l'unico a vincere. In effetti, le reazioni mostrano che stanno già vincendo: il Fediverso è diviso tra il bloccare Meta o meno. Se ciò accadesse, significherebbe un mediverso a due livelli, frammentato e frustrante, con poca attrattiva per i nuovi arrivati.
AGGIORNAMENTO: Queste voci sono state confermate: almeno un amministratore di Mastodon, kev, di fosstodon.org, è stato contattato per partecipare a un incontro ufficioso con Meta. Ha avuto la migliore reazione possibile: ha rifiutato gentilmente e, soprattutto, ha pubblicato l'e-mail per essere trasparente con i suoi utenti. Grazie kev!
• Mail di Meta a Kev, da Fosstodon, e risposta
So che tutti sogniamo di avere tutti i nostri amici e familiari sul Fediverso, in modo da evitare completamente le reti proprietarie. Ma il Fediverso non cerca il dominio del mercato o il profitto. Il Fediverso non cerca la crescita. Offre un luogo di libertà. Le persone che si uniscono al Fediverso sono quelle che cercano la libertà. Se le persone non sono pronte o non cercano la libertà, va bene. Hanno il diritto di rimanere su piattaforme proprietarie. Non dovremmo costringerle a entrare nel Fediverso. Non dovremmo cercare di includere il maggior numero di persone a tutti i costi. Dovremmo essere onesti e fare in modo che le persone si uniscano al Fediverso perché condividono alcuni dei valori che lo animano.
Competendo contro Meta nella cervellotica ideologia della crescita a tutti i costi, siamo certi di perdere. Loro sono i maestri di questo gioco. Stanno cercando di portare tutti nel loro campo, per far sì che le persone competano contro di loro usando le armi che vendono.
Il Fediverso può vincere solo mantenendo la sua posizione, parlando di libertà, morale, etica, valori. Avviando discussioni aperte, non commerciali e non campate in aria. Riconoscendo che l'obiettivo non è vincere. Non è aderire. L'obiettivo è rimanere uno strumento. Uno strumento dedicato a offrire un luogo di libertà agli esseri umani connessi. Qualcosa che nessuna entità commerciale potrà mai offrire.
Testo originale: https://ploum.net/2023-06-23-how-to-kill-decentralised-networks.html
Distribuito con licenza Creative Commons BY-SA
Traduzione italiana: framapiaf.org/@nilocram
• Illustrazione di David Revoy
• Traduction en Français par Nicolas Vivant
• Traducción Española de Matii
• Deutsche Übersetzung von Janet und anderen
#Fediverso #Fediverse #Gafam #XMPP #Mastodon #SoftwareLibero
@Informa Pirata @Scuola - Gruppo Forum @Devol :fediverso: @maupao
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Il Programma alimentare mondiale (WFP) userà i robot per distribuire aiuti in aree di conflitto
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della redazione
Pagine Esteri, 10 luglio 2023 – Con una mossa innovativa volta a proteggere gli operatori umanitari e a migliorare la distribuzione di aiuti alimentari, il Programma Alimentare Mondiale (WFP/PAM) pianifica di introdurre veicoli robotici alimentati da intelligenza artificiale per la consegna di pacchi alimentari nelle zone di conflitto e di disastri naturali. Questi veicoli autonomi debutteranno l’anno prossimo, segnando un avanzamento nelle operazioni umanitarie.
Secondo un funzionario del PAM, l’aumento della violenza contro gli operatori umanitari negli ultimi anni ha reso necessarie soluzioni alternative. L’uso di robot potrebbe potenzialmente mitigare i rischi associati alla consegna di aiuti in zone pericolose. Bernhard Kowatsch, responsabile del dipartimento di innovazione del PAM, sostiene che i veicoli potrebbero rivoluzionare la situazione, consentendo la consegna di cibo, medicine e acqua in situazioni ritenute troppo a rischio per gli operatori umanitari.
Il concetto di veicoli robotici è stato inizialmente sviluppato durante il conflitto ad Aleppo, in Siria, tra il 2012 e il 2016. I metodi tradizionali per la distribuzione di aiuti con gli aerei erano difficili ed costosi nelle aree di combattimento, hanno reso necessario un approccio più efficiente. Il PAM, in collaborazione con il Centro Aerospaziale Tedesco (DLR), ha lavorato al progetto AHEAD (Autonomous Humanitarian Emergency Aid Devices) per perfezionare questi veicoli.
I robot dotati di capacità anfibie e di trasportare fino a 2 tonnellate di cibo, utilizzano una combinazione di dati satellitari e sensori. Questa tecnologia consente ai conducenti remoti di guidare i veicoli in modo efficace. Tuttavia, il PAM programma di effettuare test di veicoli senza conducente all’inizio dell’anno prossimo, un passo cruciale per raggiungere la piena autonomia nella consegna di aiuti alimentari.
La messa in campo di robot con intelligenza artificiale per la consegna di aiuti offre un enorme potenziale, specialmente in aree di conflitto come il Sud Sudan, dove l’insicurezza alimentare grave colpisce milioni di persone. Pagine Esteri
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L'articolo Il Programma alimentare mondiale (WFP) userà i robot per distribuire aiuti in aree di conflitto proviene da Pagine Esteri.
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Ma in definitiva io sono per semplificare e secondo me i progetti minori dovrebbero approffittare dell'enorme popolarità di mastodon.
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Feddit: come può un utente #Mastodon seguire una comunità #Lemmy? Quali sono le comunità italiane nate dopo l'esplosione della redditmigration? Quali sono quelle nate prima? Si può aprire un nuovo thread da Mastodon?
Tutte le risposte nel post linkato (qui leggibile su feddit)
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Padre Pio da Pietrelcina” di Valmontone, a pochi chilometri dalla Capitale.Telegram
Godflesh - Purge
@Musica Agorà iyezine.com/godflesh-purge
Conoscere ADHD
Conoscere ADHD è importante, in particolare per gli insegnanti, e la sanità pubblica deve essere dalla parte delle famiglie rilasciando le certificazioni in tempi brevi
Aiuta Alberto Vallortigara a far crescere questa petizione! 🚀
Certi bambini non dovrebbero neanche nascereChange.org
Pubblicata la ricerca INDIRE su libri di testo e contenuti didattici digitali.
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Beat!
Ecco un altro libro di quelli che suonano - questo però oltre che suonare, urla pure, protesta e soprattutto cerca di difendersi.
Dentro ci sono "quei ragazzi e ragazze che nella metà degli anni Sessanta hanno desiderato la libertà totale al posto dell'ipocrisia e la dignità umana al posto dell'arrivismo". Quelli che hanno anticipato le grandi rivolte del Sessantotto, quelli che "hanno trovato l'anarchia sulla loro strada, spesso senza saperlo, spesso senza alcun filo diretto con quel movimento, pur parlando la stessa lingua senza che alcuno l'abbia insegnata".
Cosa ci guadagna Meta a "entrare nel Fediverso"? Nulla di economicamente rilevante, almeno nell'immediato. Il progetto è "soltanto" di natura strategica
Riportiamo per intero la nostra risposta a un thread comparso su feddit.it e in particolare all'osservazione di @Darjuz (È un’azienda è ovvio che cerca di inserirsi in un ambito che le sembra promettente per farsi i soldi…)
Non saprei. Il Fediverso non è facilmente monetizzabile e quella che sta facendo Meta non è un’operazione ad alto rendimento sebbene sia sicuramente un’operazione a bassissimo costo.Quello che Facebook non può sopportare è il fatto che gli utenti socializzino al di fuori del suo giardino recintato, in cui le persone sono costrette a consumare nel baretto aziendale! Per il momento sono pochi utenti, ma la minaccia può essere devastante sul lungo termine.
Ora, in qualsiasi azienda, se esiste un rischio esistenziale, si cerca di di battersi fino in fondo per eliminarlo o mitigarne gli effetti. Come ultima soluzione ci si può assicurare contro quel rischio.
Siamo arrivati al nocciolo della questione: questa iniziativa di Meta, non è altro che un piccolo costo assicurativo.
Come funziona questa assicurazione? Mi sembra abbastanza chiaro: Meta si trova a muovere truppe in un terreno sconosciuto per portare, come direbbe un’altra simpatica realtà che abbiamo imparato a conoscere meglio in quest’ultimo anno e mezzo, un’operazione speciale per degratuitizzare il Fediverso.
Questa operazione presenta una grandissima possibilità di successo, considerando l’immensa sproporzione a favore di Meta. Inoltre, sempre per riprendere la metafora Ucraina, Zuckerberg confida nell’avidità di alcuni importanti amministratori di istanza: «questi amministratori hanno concentrato sulle proprie istanze la maggior parte degli utenti del Fediverso, quindi parlano la mia stessa lingua e quindi saranno alleati della mia impresa contro il temibile spettro della gratuità. Basterà far avere loro quattro spicci e un piatto di lenticchie»
Funzionerà questa strategia? Ci sono molti elementi che suggeriscono di sì. Esattamente come la Russia aveva sufficienti elementi per immaginare una conquista dell’Ucraina in tempi piuttosto rapidi, perché « Noi siamo una superpotenza e tutti i russofoni d’Ucraina ci saluteranno come liberatori e imbraceranno le armi contro il loro governo antirusso»
Naturalmente, Questa è l’unica cosa che insegni la storia, anche i piani ben studiati non per questo si concretizzano…
Ecco perché è importante dare seguito alla proposta di defederazione delle istanze di Zuckerberg: Il motivo è che non bisogna mai dare nulla per scontato!
PS: riportiamo anche le osservazioni completamente diverse di @Uriel Fanelli (no, molto probabilmente non lo troverete perché avrà bloccato voi o la vostra istanza... 🙃) che prevede la volontaria non federazione da parte di Meta.
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Threads e il Fediverso. Alcune considerazioni sul nuovo social di Meta e la federazione con le altre istanze ActivityPub
C'e' una certa eccitazione nel Fediverso (o "Mastodon" per i cefalopodi) per via della notizia che "Threads" abbia un'interfaccia ActivityPub, ovvero sarebbe capace di federarsi con il Fediverso, cioe' con qualsiasi altra cosa parli ActivityPub. Ci sono gia' le petizioni dei sysadmin , che rifiutano a priori di federarsi. E che a mio avviso sono tempo perso.
#37 / Pesca a strascico
Causa miliardaria contro OpenAI (chatGP)
Dopo le peripezie italiche arrivano guai anche oltre oceano per OpenAI, l’azienda acquisita da Microsoft che sviluppa e gestisce chatGPT. Pare infatti che il 28 giugno un gruppo di persone abbiano intentato un’azione legale congiunta per chiedere a OpenAI un risarcimento danni di ben tre miliardi di dollari.
OpenAI è accusata di aver allenato il suo algoritmo usando dati acquisiti illegalmente dal web1 con la tecnica dello scraping. In italiano si potrebbe tradurre con raschiare o grattare, ed è quella tecnica automatizzata che permette di raccogliere a strascico dati disponibili pubblicamente su Internet — come ad esempio post e foto sui social network.
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I casi analoghi non mancano, come ad esempio quello di ClearViewAI che ha raccolto ben trenta miliardi di foto dal web per allenare i suoi algoritmi di riconoscimento facciale e poi vendere i servizi a polizia e intelligence statunitensi. In quel caso ci furono diverse sanzioni milionarie da parte delle autorità ma non mi risulta che l’azienda se ne sia curata più di tanto.
In almeno un caso la Federal Trade Commission ha intimato la distruzione di algoritmi allenati senza il consenso dei soggetti a cui facevano riferimento i dati. Se i giudici dovessero decidere che OpenAI ha allenato i suoi modelli in modo illecito, giungerebbero alla stessa decisione? Probabilmente no, dato che anche ClearViewAI è ancora in piedi.
Le reti a strascico di Google
Un recente aggiornamento alla privacy policy di Google lascia intendere che è ufficialmente iniziata una gara con OpenAI che sarà combattuta a suon di reti da pesca virtuali.
Nell’ultima versione dell’informativa si legge che l’azienda userà dati disponibili pubblicamente per allenare i suoi modelli di intelligenza artificiale come Google Translate, Bard (il competitor di ChatGPT) e altri servizi in Cloud2.
“Se tu o le tue informazioni sono presenti su un sito web, potremmo indicizzarle ed esporle sui servizi Google”.
Sembra davvero non esserci scampo. Siamo tutti condannati ad essere cavie da laboratorio e fattori di produzione per i nuovi scintillanti strumenti di intelligenza artificiale che amiamo. Ora scusate ma vado a rinnovare l’abbonamento a ChatGPT, che mi è più simpatico di Bard.
Alcuni documenti interni a Twitter mostrano che l’FBI ha collaborato con l’intelligence Ucraina (SBU - Security Service of Ukraine) per censurare alcuni account Twitter e ottenere informazioni personali sui proprietari.
Non dovrebbe essere una novità per chi ha seguito le vicende dei Twitter Files, di cui fanno parte anche questi documenti più recenti, ma dovrebbe certamente ricordarci il livello di sorveglianza e censura costante a cui siamo assoggettati noi altri del mondo libero.
“Thank you very much for your time to discuss the assistance to Ukraine, I am including a list of accounts I received over a couple of weeks from the Security Service of Ukraine. These accounts are suspected by the SBU in spreading fear and disinformation. For your review and consideration.”
La lista è di circa 163 account, tra cui alcuni di giornalisti americani e canadesi colpevoli di aver espresso la loro opinione sulla guerra in Ucraina in termini non favorevoli alla propaganda occidentale.
Il referente interno, Yoel Roth, il dirigente che gestiva direttamente i rapporti con l’FBI, è stato licenziato a novembre 2022 da Elon Musk poco prima della diffusione dei Twitter Files.
Per chi avesse perso le puntate precedenti, consiglio questo breve ripasso:
Strike: news e trend topic di privacy
Per chi bazzica LinkedIn, ogni lunedì sera c’è STRIKE, un nuovo format video in cui insieme a due colleghi parlo di news e trend topic di privacy.
Sono già usciti i primi due episodi, in cui abbiamo parlato della nuova stagione di Black Mirror (spoiler alert) e del nuovo sistema IT-Alert.
È probabile che nel prossimo futuro verrà proposto anche su altre piattaforme social, ma per ora è solo su LinkedIn. È una produzione di Privacy Week, la media company che si occupa di privacy, cybersecurity, nuove tecnologie e diritti umani.
Qui trovate i primi due episodi:
Meme del giorno
Citazione del giorno
“On matters of style, swim with the current, on matters of principle, stand like a rock.”
Thomas Jefferson
Articolo consigliato
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1
Dante Alighieri - Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
Immaginare di fare un viaggio in barca a vela con i due amici del cuore. Senza una meta precisa, in compagnia delle tre donne amate, passando il tempo a parlare(?!) di amore. Dante.
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi
informapirata
in reply to Nome Cognome😅 • • •