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La notizia della grazia per Patrick Zaki ci riempie di gioia. La sua liberazione dimostra che le campagne per i diritti umani servono e possono salvare vite uma


Graziato Patrick Zaki ma in Egitto migliaia di oppositori restano dietro le sbarre


Con la grazia concessa a Zaki e El Baqer, il presidente egiziano cerca di accreditare un suo presunto approccio più moderato alle questioni di sicurezza. Ma la realtà è ben diversa L'articolo Graziato Patrick Zaki ma in Egitto migliaia di oppositori rest

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della redazione

(nella foto di SonoGrazy un manifesto per la liberazione di Patrick Zaki a Palermo)

Pagine Esteri, 19 luglio 2023 – Il giorno dopo la condanna a tre anni di carcere, sentenziata dal tribunale speciale di Mansoura per “diffusione di notizie false” sui social, lo studente Patrick Zaki, iscritto all’Università di Bologna, è stato graziato. Il presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi oggi ha emesso un provvedimento di grazia a suo favore e dell’avvocato per i diritti umani Mohamed El-Baqer, legale dell’attivista Alaa Abdel Fattah il più noto prigioniero politico egiziano.

Zaki dei tre anni avrebbe dovuto scontare ancora 14 mesi. Ieri, dopo la condanna – non appellabile perché pronunciata da una corte di sicurezza – erano stati lanciati vari appelli per la sua liberazione. A Roma gli esponenti della maggioranza di destra sostengono che il giovane egiziano sarebbe stato graziato per le pressioni diplomatiche del governo Meloni. Ma su El Sisi con ogni probabilità hanno influito di più i messaggi che ha ricevuto dagli Stati uniti a favore della scarcerazione di Zaki e considerazioni di carattere economico, dati i rapporti stretti in campo energetico tra Italia ed Egitto. Al Cairo in ogni attribuiscono il merito all’appello, accolto da El Sisi, lanciato ieri dal comitato per il “Dialogo Nazionale”, la serie di incontri cominciati nelle scorse settimane tra varie forze politiche, sindacali e sociali sulla “riconciliazione nazionale” promossi dal regime e che sino ad oggi non hanno prodotto alcun risultato apprezzabile.

Con la grazia concessa a Zaki e El Baqer, il presidente egiziano cerca di accreditare un suo presunto approccio più moderato alle questioni di sicurezza. L’Egitto però era e resta un paese con migliaia di detenuti politici, in gran parte dei casi arrestati in modo arbitrario, con scarse possibilità di essere scarcerati o graziati. Pagine Esteri

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pagineesteri.it/2023/07/19/med…



Oggi è il 31° anniversario della strage di Via d’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.


Con Draghi premier ci avrebbero guadagnato sia l’Italia sia la Meloni


Se lo scorso 21 luglio il governo Draghi non fosse stato fatto cadere, si sarebbe finito presumibilmente per votare in giugno e, data la balcanizzazione del centrosinistra, il centrodestra avrebbe comunque vinto le elezioni. Al governo, oggi, ci sarebbe s

Se lo scorso 21 luglio il governo Draghi non fosse stato fatto cadere, si sarebbe finito presumibilmente per votare in giugno e, data la balcanizzazione del centrosinistra, il centrodestra avrebbe comunque vinto le elezioni. Al governo, oggi, ci sarebbe sempre Giorgia Meloni. Ma quale Giorgia Meloni e in quale Italia?

Bisogna innanzitutto con onestà intellettuale ammettere che le cose sono andate meglio del previsto. Molto meglio del previsto. Tanto per cominciare, la recessione che la scorsa estate le maggiori autorità economiche e finanziarie nazionali e internazionali annunciavano come scontata fortunatamente in autunno non c’è stata. Un dato di fatto non attribuibile al merito di nessuno, ma che di sicuro ha semplificato il compito di chi ha assunto la responsabilità del governo.

Non è bastato questo, naturalmente, ad impedire che fossero sin dalle prime ore della legislatura confermate negli inciampi del governo sul decreto Rave e nel cedimento della maggioranza parlamentare sull’elezione della seconda carica dello Stato le due critiche di fondo rivolte al centrodestra in campagna elettorale: la debolezza della classe dirigente meloniana e la mancanza di unità politica della coalizione. Limiti che danno tutt’ora i loro amari frutti. Ma quella che, soprattutto in tempo di “guerra”, poteva essere una tragedia si è rivelata più che altro una commedia. Folklore, o poco più. Come i distinguo di Matteo Salvini e di, pace all’anima sua, Silvio Berlusconi sull’Ucraina.

Un folklore che ha accresciuto e consolidato l’immagine di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio affidabile. Affidabile soprattutto perché graniticamente atlantista e sorprendentemente europeista. Molto istituzionale, praticamente draghiana. Ed è questo che, in tale misura, non era davvero prevedibile. Non da parte di un leader politico che aveva trascorso gli ultimi 10 anni a dir male dell’Europa e che aveva sdegnosamente rifiutato di sostenere il governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.

E invece… Invece appaiono in perfetta continuità con il governo Draghi i rapporti istituzionali di Roma con Bruxelles, la vendita di Ita, la delega fiscale, il superamento del reddito di cittadinanza, quello del superbonus edilizio, le misure sul pos, le politiche sull’immigrazione… oltre che, da Bankitalia all’Agenzia delle Entrate, quasi tutte le nomine pubbliche più importanti.

Viene allora da pensare, senza con questo voler offendere nessuno, che con l’originale all’Italia sarebbe andata anche meglio. Se negli ultimi dieci mesi capo del governo fosse stato Mario Draghi è lecito supporre che avremmo impostato e negoziato meglio il Pnrr con Bruxelles, che saremmo rimasti nel gruppo di testa sull’Ucraina con Francia e Germania, che avremmo assunto un ruolo di leadership sia nel vitale confronto europeo in atto per la riforma del Patto di stabilità sia in quello per la rimodulazione del regolamento di Dublino sull’immigrazione e più in generale nel processo di riforma della governance europea. Detta in firma di slogan: più risorse, meno immigrati, maggiore sicurezza, maggiore autorevolezza internazionale dell’Italia, maggiore attrattività degli investimenti stranieri, maggiore efficacia ed efficienza dell’Europa in quanto tale.

Anche per Giorgia Meloni sarebbe stato probabilmente meglio. Avrebbe avuto il tempo per maturare un’identità politica più solida, per darsi una visione di governo più realista, per rendere credibile fino in fondo la propria conversione dalla logia dell’anti (anti Europa, anti migranti, anti trivelle, anti mercato…) alla logica del pro. Avrebbe potuto lavorare, con l’aiuto di un qualche professor Fisichella, a quella transizione liberale della Destra che ad oggi rischia di essere un’incompiuta. Avrebbe preso in carico un’Italia più stabile e più forte. Dunque più governabile.

Insomma, se Mario Draghi non fosse stato sconsideratamente fatto cadere dall’inconsapevole Conte e dai consapevoli Salvini e Berlusconi, a guadagnarci sarebbero stati sia l’Italia sia Giorgia Meloni. Dunque il centrodestra. Perciò, pur ammettendo che le sono andate molto, ma molto meglio del previsto, non mi pento di essere stato l’unico senatore del centrodestra ad intervenire lo scorso 21 luglio in aula per confermare la fiducia a Mario Draghi.

Huffington Post

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Sul 2% alla Difesa, l’Italia è indietro. L’allarme di Crosetto e Tajani


Sull’obbiettivo di destinare il 2% del Pil alla Difesa, l’Italia è indietro e non raggiungerà il traguardo nei prossimi due anni. A lanciare l’allarme è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto in audizione davanti alle commissioni Este

Sull’obbiettivo di destinare il 2% del Pil alla Difesa, l’Italia è indietro e non raggiungerà il traguardo nei prossimi due anni. A lanciare l’allarme è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto in audizione davanti alle commissioni Esteri e Difesa del Senato e della Camera, riunite per ascoltare la relazione sugli esiti del vertice Nato a Vilnius da parte del responsabile di palazzo Baracchini e del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “La Nato ha invitato gli alleati ad investire almeno il 2% del rapporto tra spese della Difesa e Pil”, ha ricordato il ministro, sottolineando come “questo parametro sarà considerato in futuro come base di partenza per le rinnovate esigenze dell’Alleanza e in alcuni casi sarà importante spendere anche oltre il 2%, considerando gli anni precedenti di sotto investimenti”. Come registrato anche dal ministro Tajani: “L’aumento delle spese per la difesa dovrà essere sostenibile e graduale”, aggiungendo che tale aumento dovrà “tenere conto del contributo complessivo degli alleati”.

I fondi alla Difesa

“Al momento i nostri piani nazionali prevedono che l’Italia si attesterà nel 2023 all’1,46% per poi scendere all’1,43% nel 2024: una tendenza in negativo e come si può constatare siamo molto lontani dal 2%”, ha spiegato ancora il ministro della Difesa, ricordando come quest’anno l’obiettivo verrà raggiunto “da undici Paesi a cui se ne aggiungeranno nel 2024 altri otto” e altri negli anni successivi. “In un’ipotetica graduatoria, l’Italia si candida al 24esimo posto per le spese per la Difesa”, ha aggiunto il ministro. Come spiegato da Crosetto al question time alla Camera, l’Italia al momento ha allocato alla Difesa nella legge di bilancio 2023 “circa 6,21 miliardi per il 2023, 6 miliardi per il 2024, 6,2 miliardi per il 2025, in linea con un trend avviato già dai precedenti governi”. A questi si aggiungono i fondi del Mimit per lo sviluppo tecnologico-industriale “pari a circa 1,9 miliardi nel 2023, 2,2 miliardi nel 2024 e 2,5 miliardi nel 2025”.

Le difficoltà verso il 2%

“Sono stato il primo ministro del nostro Paese a parlare della difficoltà di raggiungere l’obiettivo del 2%. Per la prima volta questo governo ha fatto chiarezza sulla possibilità di dare il nostro contributo”, ha sottolineato il ministro, registrando come l’Italia continui a disattendere il traguardo deciso in Galles. “È giusto chiedersi se ci serve, ma il 2% lo decide il Parlamento approvando gli stanziamenti di bilancio, che sono una scelta politica, affidata al passaggio parlamentare” ha voluto rimarcare Crosetto, ribadendo come ad oggi l’Italia non può raggiungere il 2% del Pil alla Difesa né il prossimo anno né quello successivo: “È difficile identificare una data – ha detto Crosetto – io mi auguro, perché penso che ce ne sia necessità, che noi riusciremo a rispettare il patto perché altrimenti ci ritroveremmo ad essere l’ultimo Paese come investimento in questo senso”.

Attenzione al Mediterraneo

Nel corso dell’audizione il ministro Tajani ha ricordato come l’Italia al vertice Nato di Vilnius abbia chiesto di “rafforzare la postura verso sud” dell’alleanza, con “maggiori risorse e impegno per le sfide del fianco meridionale”. Tajani ha ricordato “il traffico di esseri umani, il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, il terrorismo” come alcuni dei fattori di instabilità che caratterizzano la regione, e “la sicurezza del vicinato meridionale della Nato è essenziale per la sicurezza dell’Alleanza”. In questo quadro, ha aggiunto, “vogliamo approfondire i rapporti con i partner” del Mediterraneo “su base paritaria”. Inoltre l’Italia, nella presidenza 2024 del G7, avrà tra le sue priorità “l’Africa ed il Mediterraneo”.

Vertici Nato

Tajani ha anche registrato come l’Italia abbia concorso alla proroga del mandato di Stoltenberg alla guida della Nato, “riconoscendone la leadership in questa fase”. In particolare il ministro degli Esteri ha aggiunto che “il governo mantiene una vigile attenzione sul rinnovo di tutte le cariche speciali del sistema Nato al fine di svolgere con autorevolezza una costante azione di promozione dei nostri interessi nazionali, che porteremo avanti anche nei prossimi mesi nelle continue interlocuzioni con gli alleati”. Un’annotazione che potrebbe riferirsi all’ambizione italiana di candidare il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, alla carica di presidente del Comitato militare della Nato.


formiche.net/2023/07/due-per-c…



Spazio e cyber chiavi del multidominio. Il punto di Elt


Il futuro della difesa passa per lo spazio e per il cyber, due aspetti strettamente legati e che avranno bisogno di investimenti per mantenere quel vantaggio tecnologico in grado di assicurare la deterrenza. È questo il quadro emerso nel corso dell’inizia

Il futuro della difesa passa per lo spazio e per il cyber, due aspetti strettamente legati e che avranno bisogno di investimenti per mantenere quel vantaggio tecnologico in grado di assicurare la deterrenza. È questo il quadro emerso nel corso dell’iniziativa “Cyber e Spazio: abilitanti per operazioni multi-dominio” organizzata da Elt Group presso la sede del Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti. L’evento ha visto l’azienda presentare le sue soluzioni e, soprattutto, ha avuto l’obiettivo di stimolare una riflessione di alto livello su questi settori strategici e abilitanti, fondamentali per la difesa nazionale del prossimo futuro. Moderati dal direttore di Rid, Pietro Batacchi, si sono confrontati sul tema il segretario generale della Difesa, generale Luciano Portolano, il presidente di Elt Group, Enzo Benigni, l’amministratore delegato del gruppo, Domitilla Benigni, il sottocapo di Stato maggiore della Difesa, generale Carmine Masiello, il sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Aurelio Colagrande, il direttore del V reparto di SegreDifesa, Luisa Riccardi, il direttore di Teledife, generale Angelo Gervasio, il capo reparto C4S e capo Ufficio generale innovazione e spazio dello Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Francesco Procaccini, l’amministratore delegato di Cy4gate, Emanuele Galtieri, il vice presidente Global sales & business development Strategy, innovation & transformation di Elt, Gianni Maratta, e il vice presidente Paolo Izzo. Presenti all’iniziativa anche il sottosegretario di Aiad, Carlo Festucci, e il consigliere militare del presidente della Repubblica, generale Gianni Candotti.

L’importanza del multidominio

Come registrato in apertura proprio dal generale Portolano “i domini emergenti dello spazio e del cyber sono in pieno sviluppo, e su questi bisogna investire”. Come illustrato dal segretario generale della Difesa, infatti, l’evoluzione tecnologia nella difesa si è svolta, fino a oggi, dal settore militare che “partendo dagli aspetti dottrinali definiva le esigenze, chiedendo poi all’industria di soddisfarle”. Oggi questo processo non è scontato. “Il progresso tecnologico avanza senza precedenti – ha detto Portolano – e oltre alla Difesa si sono affacciati numerosi altri stakeholders”. L’importanza di queste soluzioni risiede in particolare nel fatto che abilitano l’impego delle Forze armate nel multidominio “un prodotto, e non una somma, di capacità di componenti efficace solo se effettuata in maniere sinergia in tutti i domini”. In questo spazio, le azioni si svolgono nella dimensione fisica e virtuale, con l’obiettivo di “creare effetti strategici nella dimensione cognitiva, quella nella quale si prendono le decisioni”. Il ragionare in domini differenti, allora, può essere “un artificio per facilitare la comprensione, ma non deve essere una limitazione al pensiero strategico” che deve pensarli non come “entità isolate, ma un ambiente unico”.

Investire è una necessità

Enzo Benigni ha ricordato che “l’evoluzione è talmente veloce che sorprende gli stessi tecnici”. Per questo l’obiettivo delle aziende, a partire da Elt Group, deve essere quello di “mettere a disposizione alle Forze armate le tecnologie necessarie”, utili anche nel consesso internazionale per dare spessore all’azione totale del Paese. Il tema cruciale sottolineato dal presidente di Elt è che l’innovazione è “una cosa seria, costosa e pericolosa se si sbaglia strada”. Investire, allora, è l’unico modo per individuare le soluzioni all’avanguardia, utile “a ridurre e colmare i gap”. Anche dal punto di vista industriale, l’innovazione è un elemento indispensabile: “Per un’azienda significa soprattutto rimanere competitivi; senza innovazione si diventa rapidamente obsoleti”. ELT Group ha messo questi concetti al centro del proprio piano industriale Tenet 2030 “per cogliere al meglio le possibilità offerte dalle proprie competenze a servizio di nuovi domini, come lo spazio, il cyber e la bio-difesa’’ ha ricordato ancora il presidente Benigni.

Elt Group cresce

“La tecnologia di oggi va più veloce di noi e ci dobbiamo adeguare; dobbiamo essere più veloci a utilizzarla” ha detto Domitilla Benigni all’evento, registrando come la digitalizzazione abbia accelerato l’innovazione di una decina di volte. Per questo, il gruppo si baserà su una serie di laboratori che seguiranno il fast prototyping, in modo da gestire i processi di prototipizzazione in maniera più veloce. Inoltre, il know how delle aziende del gruppo permette a Elt Group di possedere una crescente competenza in tutti i nuovi domini trasversali dello spazio e del cyber. “Il portafoglio prodotti aumenta – ha commentato Benigni – dai tradizionali delle contromisure e della self protection, al Sigint, all’infrarosso, ai nuovi settori della guerra elettronica spaziale e del cyber”.

Scorpio

L’occasione ha permesso all’azienda anche di presentare il proprio traguardo del primo payload di Elt finanziato dall’azienda lanciato nello spazio il 15 aprile scorso dalla base spaziale di Vandenberg a bordo di un razzo di SpaceX. “Il sistema Scorpio ha messo insieme competenze tradizionali di Elt insieme a nuove capacità del dominio spaziale, grazie all’apporto di nuovi colleghi e nuovi partner”, ha spiegato Gianni Maratta. Il satellite, la cui missione è raccogliere i dati marittimi non classificati analizzati dal segmento di terra presso il quartier generale di Elt a Roma, è solo l’ultimo traguardo della società, i cui prossimi obiettivi sono il sistema in orbita stratosferica EuroHAPS e il sistema di contromisura per impedire l’acquisizione di immagini da parte di satelliti ostili, Zenital jammer.

La sicurezza cyber delle orbite

Come spiegato da Emanuele Galtieri, l’infrastruttura spaziale è fatta da diversi segmenti: la piattaforma in orbita, il centro di controllo a Terra, il collegamento tra questi due e la supply chain. “Ciascuno di questi segmenti può essere attaccato” sia nello spazio Ems (jamming, interferenze) che cyber. “La Space economy vale già 450 miliardi di dollari, con un tasso di crescita al 6% – ha detto ancora Galtieri – questo significa che nel 2030 varrà un trilione di dollari. Questa crescita naturalmente attrae gli attaccanti”. Come spiegato dall’ad di Cy4gate, gli attacchi ai satelliti sono aumentati del 500% dal 2008 al 2018. Per questo la società ha messo a punto diverse soluzioni per assicurare la difesa delle piattaforme e dei collegamenti.

L’azione delle Forze armate nei nuovi domini

I nuovi domini dello spazio e del cyber “sono trasversali, perché investono gli altri tre, non appartengono a una sola Forza armata, ma sono abilitanti per tutte ed esse stesse sono un campo di battaglia” ha registrato il generale Masiello. Per il sottocapo della Difesa, i due domini vogliono dire “connettività, da raggiungere con i satelliti, la valorizzazione dei dati, con l’IA, e la cyber-sicurezza dei dati”. Per il generale Colagrante, “i dati prodotti dallo spazio sono a disposizione di tutti perché sono abilitanti fondamentali per le operazioni; la dimensione spaziale pervade tutto”. In questo quadro però, ha registrato ancora il sottocapo dell’Aeronautica, per l’Arma azzurra lo spazio è nel suo Dna “per quanto riguarda operare i sistemi spaziali”. Questo ambiente, tra l’altro, sta diventando sempre più conteso, con l’affacciarsi di nuovi attori, anche ostili. Dallo spazio dipendono poi numerose attività anche sulla superficie, compresa quella marittima “Sorveglianza, navigazione, comunicazione, cartografia, tutte dipendono dallo spazio” ha spiegato l’ammiraglio Procaccini, ricordando come la Marina sia per sua vocazione multidominio. L’ammiraglio ha anche sottolineato la similitudine tra spazio e l’ambiente underwater, soprattutto per quanto riguarda la dimensione cyber, con il “99% delle comunicazioni Internet che passano lungo le dorsali sottomarine”.

La sfida del procurement

Fondamentale in questo senso sarà il procurement dei sistemi satellitari e spaziali in generale. La sfida, ha spiegato il generale Gervasio, è “trovare sul mercato le soluzioni adatte a soddisfare le esigenze delle Forze armate” in un settore complesso e articolato. “I mandati che ho ricevuto nel primo semestre del 2023 sono stati una volta e mezzo maggiori rispetto all’intero 2022, e di questi la maggior parte ha riguardato lo spazio e il cyber”. Serve allora “un indirizzo per capire quali siano i requisiti che un sistema deve possedere per poter essere impiegato”. Per la dottoressa Riccardi, stiamo allora assistendo a un cambio di paradigma “Settori come cyber e spazio per la loro trasversalità obbligano la Difesa a interfacciarsi con interlocutori nuovi e la Difesa stessa ha cambiato il modo di rivolgersi alle nuove realtà”. L’obiettivo del futuro, allora, deve essere la collaborazione con i privati per “definire insieme il futuro e capire come orientarlo insieme”.


formiche.net/2023/07/spazio-cy…




La notizia della morte improvvisa e inaspettata di Andrea Purgatori ci ha colpito profondamente. Perdiamo un punto di riferimento importante. La cultura italia


Ten MEPs ask EU Commission for a moratorium on tracking of users


Ten Members of the European Parliament asked the European Commission on Wednesday (19 July) for a moratorium on tracking users online, and more details on how it intends to apply the EU's new digital rules in this domain.


euractiv.com/section/data-priv…



Etiopia, legittimata da USA ed Europa, ostacola la giustizia per le vittime di guerra in Tigray


Dopo 2 anni di guerra genocida iniziata il 4 novembre 2020 in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia, ancora oggi, dopo quasi 9 mesi dalla firma dell’ accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria, continuano abusi, violenze e violazioni

Dopo 2 anni di guerra genocida iniziata il 4 novembre 2020 in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia, ancora oggi, dopo quasi 9 mesi dalla firma dell’ accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria, continuano abusi, violenze e violazioni.

Continuano le morti per fame di adulti e bambini.

Da marzo 2023 in Tigray e da giugno 2023 nel resto d’Etiopia, le agenzie umanitarie WFP e USAID hanno fatto la scelta politicizzata di bloccare la fornitura alimentare per 20 milioni di persone bisognose di supporto alimentare.


Approfondimenti:


Diversi punti dell’accordo di Pretoria (CoHA) ancora oggi sono disattesi.

Il ritiro dell’occupazione amhara dall’area aoccidentale del Tigray: le forze amhara hanno perpetrato, anche dopo l’accordo di tregua, attività di pulizia etnica verso i civili etiopi di etnia tigrina.

Il ritiro delle forze eritree, che anche durante e dopo i tavoli di negoziato del 2 novembre 2022, hanno continuato con abusi, saccheggi e repressione, uccisioni di civili tigrini. Oggi i soldati dell’esercito eritreo risultano parzialmente ritirati, perché nelle zone del Tigray dell’estremo nord est, nella woreda (distretto) di Irob sono ancora presenti.

L’accesso incondizionato al supporto umanitario come vuole l’accordo di Pretoria, proprio per la presenza di queste “forze esterne” (come sono state implicitamente nominate nel “contratto di tregua” le forze amhara ed eritree) hanno condizionato i movimenti umanitari nella regione del Tigray.

Il sistema sanitario distrutto per il 90% durante 2 anni di guerra genocida combattuta in totale blackout comunicativo ed elettrico, ha tenuto in scacco quasi 7 milioni di civili. Ancora oggi molte zone rurali, la maggior parte dello staot regionale, sono in balia degli eventi, come le loro comunità. Ancora oggi anche grossi centri sanitari, ospedali come ad Adwa, a Mekelle, nonostante siano passati quasi 8 mesi dall’accordo che ha impartito dei punti fondamentali per la ricostruzione e la rinascita di una popolazione distrutta, massacrata e martoriata da una guerra non loro, non arrivano a risollevarsi, non hanno il giusto supporto di materiale per poter curare vecchi e nuovi pazienti. Gli aiuti che arrivano oggi sono doverosi, ma ancora unagoccia di acqua in mezzo al deserto.

L’accordo però è una raccolta di linee guida che non può essere fine a se stesso, ma deve considerarsi strumentale a salvare milioni di persone e tutelarne i diritti come individui e parte della società.


Quelle persone in Tigray che oggi continuano a soffrire per il mancato rispetto di vari punti di quel stesso accordo che invece dovrebbe tutelarle.

La catastrofe umanitaria continua in Tigray


In data di scrittura di questo articolo (19 luglio 2023) sono passati 112 giorni dall’inizio della sospensione di materiale umanitario da parte del WFP e USAID rivolto a milioni di persone in Tigray.
Grazie a Duke Burbridge per la condivisione di questo grafico.Grazie a Duke Burbridge per la condivisione di questo grafico.
La fame artificiosamente indotta dal’uomo e da scelte politiche, porta alla luce atrocemente casi come quello di Tsige Shishay.

Il maglione rosa che indossa riporta tragicamente la scritta “bello” sul davanti.

Tsige Shishay ha 10 anni, ma pesa appena 10 kg. Il suo medico a Mekelle dice che sta morendo, una nuova vittima di una grave carenza di cibo in una regione devastata da due anni di guerra e lotta contro gli stenti: siccità e cambiamenti climatici sono solo fattori complementari che aggravano la vita di milioni di persone oggi.

Il personale dell’Ayder Hospital a Mekelle ha detto che otto bambini sono morti lo scorso maggio.
Tsige Shishay, il cui maglione rosa dice "bello" sul davanti, ha 10 anni ma pesa appena 10 kg - Ayder hospital Mekelle - TigrayTsige Shishay, il cui maglione rosa dice “bello” sul davanti, ha 10 anni ma pesa appena 10 kg – Ayder hospital Mekelle – Tigray

Anche la repressione a sfondo etnico continua: un caso eclatante e recente subìto da Aba Serekebirhan Weldesamuel che una volta atterrato in Etiopia all’areoporto di Bole, Addis Ababa, voleva continuare il viaggio verso Mekelle per rivedere la proria famiglia. E’ stato detenuto al’areoporto dalle forze di polizia per 3 giorni senza motivo ed estradato senza foglio di via verso Nuova Delhi, India come scalo prima di tornare in Australia.

L’Etiopia ostacola la giustizia per le vittime in Tigray


Nell’accordo di tregua un altro punto fondamentale è quello della giustizia di transizione.

In base all’accordo di cessazioni ostilità – CoHA, firmato congiuntamente al TPLF – Tigray People’s Liberation Front, l’Etiopia si è impegnata ad attuare una “politica nazionale di giustizia transitoria globale volta alla responsabilità, all’accertamento della verità, al risarcimento delle vittime, alla riconciliazione e alla guarigione”.

Il processo manca di trasparenza ed è conseguenza di una strategia nota ben prima della stipula dell’accordo negoziato a Pretoria e mediato dall’ African Union.

Un fatto eclatante che conferma tale strategia, sono le parole esclusive dell’ex ministro delle donne e della gioventù Filsan Abdi che al Washington Post aveva denunciato:

“La guerra ha polarizzato il paese così profondamente che so che molte persone mi etichetteranno come bugiarda semplicemente perché dico che anche il governo ha fatto cose dolorose e orribili”, ha detto Filsan. “Non sto dicendo che erano solo loro. Ma io c’ero. Ero alle riunioni di gabinetto e sono andata a incontrare le vittime. Chi può dirmi cosa ho fatto e cosa non ho visto?”


Era stata incaricata dal governo etiope di creare una task force investigativa in Tigray per indagare sulle diffuse denunce di stupro e sul reclutamento di bambini soldato.

“Abbiamo riportato le storie più dolorose e ogni parte era implicata”


Sottolineando:

“Ma quando ho voluto pubblicare le nostre scoperte, mi è stato detto che stavo oltrepassando il limite. “Non puoi farlo”, mi ha chiamato e mi ha detto un funzionario molto in alto nell’ufficio di Abiy. E ho detto: ‘Mi hai chiesto di trovare la verità, non di fare un’operazione di propaganda. Non sto cercando di far cadere il governo: c’è un’enorme crisi di stupri per l’amor di Dio. I bambini soldato vengono reclutati da entrambe le parti. Ho le prove sulla scrivania davanti a me.”


Il governo etiope è anche stato sempre ostile verso l’ingerenza straniera e sulle molteplici richieste ed appelli per indagini indipendenti per la giustizia delle vittime di guerra. Fin dall’inizio ha ostacolato l’accesso al Tigray a media, umanitari e funzionari di diritti umani legittimando la propria posizione con il detto “soluzioni africane ai problemi africani”.

Il governo etiope è implicato, come tutte le altre forze coinvolte nella guerra genocida in Tigray, in crimini di guerra. Nello specifico il governo ha intenzionalmente fatto ostruzionismo bloccando di fatto l’accesso ed il supporto umanitario nello stato regionale del Tigrai verso milioni di civili bisognosi di supporto.

USA ed Europa perseguendo il sistema capitalistico legittimano la strategia dell’Etiopia


I 6 milioni di persone in Tigray che hanno subìto crimini di guerra non vedranno alcuna responsabilità perché in gran parte è consrguenza legittimata da USA ed Europa che continuano a ripristinare e normalizzare le relazioni economiche con il governo etiope.

Una evidente dimostrazione di doppi standard da parte della così detta comunità internazionale se accostata al contesto ucraino. Milioni di rifugiati scappati dalla guerra e dall’invasione russa in patria ed accolti in Italia in pochi mesi. Il governo ha predisposto agevolazioni fiscali per tutti gli italiani che avessero dato disponibilità di accoglienza. Non si può dire che lo stesso furgone (#LoStessoFurgone come hashtag su Twitter) per andare a recuperare gli ucraini su linea di confine per portarli in salvo in Italia sia utilizzato come mezzo (metafora di scelte politiche non discriminanti e in tutela dei diritti universali di ogni individuo, nessuno escluso) anche per tutte quelle persone che scappano dalle guerre come per esempio quella genocida in Tigray.


Approfondimenti:


“In un mondo consumato dal conflitto in Ucraina e intrappolato in un tiro alla fune tra superpotenze, la responsabilità per le atrocità nel Tigray rimane una prospettiva lontana. Considerazioni strategiche si riflettono nei tentativi di rafforzare i legami [economici USA ed Europa] con il governo [etiope] piuttosto che rimproverarlo.

Ma restituire il pieno sostegno all’Etiopia senza passi concreti per porre fine all’impunità destabilizzerà ulteriormente un paese sempre più fragile. I tigrini continuano a essere soggetti a violazioni dei diritti umani mentre il conflitto ribolle in Amhara e Oromia, con il potenziale per inghiottire il paese nella violenza.”

Aaron Maasho & Martin Witteveen


Aaron Maasho ha lavorato come direttore delle comunicazioni dell’EHRC da luglio 2020 a novembre 2021.
Martin Witteveen, un esperto di diritto penale internazionale, ha prestato servizio presso EHRC fino a febbraio 2022 per sviluppare una strategia di risposta rapida per situazioni di emergenza in materia di diritti umani


tommasin.org/blog/2023-07-19/e…



Le iniziative delle altre Autorità


L’Autorità garante norvegese limita temporaneamente il marketing comportamentale di Meta L’Autorità norvegese (Datatilsynet) per la protezione dei dati ha adottato un provvedimento di limitazione temporanea del trattamento dei dati nei confronti di Meta relativamente alla personalizzazione della pubblicità basata sul monitoraggio e sulla profilazione degli utenti. La decisione si applicherà a partire dal 4 agosto... Continue reading →


I nomi per il dopo-Wallace alla Difesa britannica


Nei giorni scorsi Ben Wallace ha annunciato la decisione di lasciare dopo oltre quattro anni, un record dall’epoca di Winston Churchill, l’incarico di segretario alla Difesa del Regno Unito. Il passo indietro, ha spiegato al Sunday Times, si consumerà in

Nei giorni scorsi Ben Wallace ha annunciato la decisione di lasciare dopo oltre quattro anni, un record dall’epoca di Winston Churchill, l’incarico di segretario alla Difesa del Regno Unito. Il passo indietro, ha spiegato al Sunday Times, si consumerà in occasione di un prossimo rimpasto a cui il primo ministro Rishi Sunak, dovrebbe metter mano a settembre.

Nel colloquio, Wallace ha espresso il suo forte disappunto per il mancato sostegno del presidente statunitense Joe Biden alla sua candidatura come segretario generale della Nato. “Perché non sostieni il tuo più stretto alleato quando presenta un candidato? Penso che sia una domanda giusta”, ha dichiarato. Ma sulla vicenda rimangono diversi interrogativi. Due in particolare, che riguardano gli equilibri interni al Partito conservatore e le ambizioni del ministro uscente. Davvero Sunak appoggiava la candidatura di Wallace? Davvero Wallace credeva alla sua candidatura ben sapendo che ormai per quel ruolo gli alleati puntano ormai a un livello minimo di ex capi di governo?

Intanto, Wallace resterà deputato sino alla fine della legislatura, ma poi non si ricandiderà in Parlamento lasciando la politica attiva per dedicarsi di più “alla famiglia”. Sarà vero? Forse. Nel ambienti tory però c’è chi sospetta che voglia prendersi soltanto una pausa, lasciare in vista delle elezioni del 2024 che si preannunciano disastrose per il Partito conservatore e tornare per puntare alla leadership della destra britannica.

Per il successore è già partito il toto-scommesse, come da tradizione londinese. Il favorito è, secondo quanto riportato dal Telegraph, Tom Tugendhat, oggi viceministro per la Sicurezza al ministero dell’Interno. È ex militare di carriera esattamente come Wallace. Ha combattuto in Iraq e in Afghanistan. Come Wallace è un ferreo sostenitore dell’Ucraina. È stato presidente della commissione Esteri della Camera dei Comuni e in quel ruolo si è distinto per le sue posizioni fortemente critiche verso la Russia e la Cina.

Due le alternative a Tugendhat, riferisce ancora il Telegraph. La prima è la ministra Penny Mordaunt, attuale leader della Camera ai Comuni (responsabile cioè per i rapporti del governo con il parlamento) e prima e unica donna britannica alla guida della Difesa per un breve periodo nel governo guidata da Theresa May. Ma tra lei e Sunak il rapporto è pessimo. La seconda è il veterano Brandon Lewis, ex ministro fra l’altro della Giustizia, uscito temporaneamente dalle file del governo con l’ascesa di Sunak dopo averne fatto parte sotto May, Boris Johnson e Liz Truss.

Anne-Marie Trevelyan, viceministra all’Indo-Pacifico al ministero degli Esteri e già ministra per lo Sviluppo internazionale, si è autocandidata: “Sarebbe un privilegio”, ha scritto su Twitter. Ma lei potrebbe salire al livello più alto del Foreign Office nel caso in cui a guidare la Difesa dovrebbe essere James Cleverly, attuale ministro degli Esteri, un altro ex militare e convinto sostenitore dell’Ucraina. A fare il suo nome come favorito è stato il Times. Tra gli outsider ci sono James Heappey, oggi viceministro alle Forze armate, e John Glen, numero due del Tesoro.

Con la Global Britain che guarda all’Indo-Pacifico più che all’Europa risvegliata dall’invasione russa in Europa, con le elezioni alle porte, il lavoro per il successore di Wallace si preannuncia complicato. È stato lo stesso ministro uscente a indicare il tema più critico annunciando di essere pronto ad alzare la voce dai banchi della Camera dei Comuni se il primo ministro Sunak e il cancelliere Jeremy Hunt, due politici molto attenti al rigore dei conti, non manterranno la promessa di aumentare la spesa militare dall’attuale 2,16% al 2,5% del prodotto interno lordo al 2,5%.

C’è poi il tema Global combat air programme (Gcap), il progetto che vede i tre Regno Unito, Italia e Giappone collaborare per la realizzazione del velivolo da combattimento del futuro destinato a sostituire i circa 90 caccia F-2 giapponesi e gli oltre 200 Eurofighter britannici e italiani. Dopo i passi avanti dell’incontro a Roma di fine giugno, è previsto un nuovo incontro tra i ministri in autunno, probabilmente a Londra, con l’italiano Guido Crosetto e il viceministro giapponese Atsuo Suzuki (visto che Yasukazu Hamada viaggia all’estero). Potrebbe essere uno dei primi incontri del nuovo ministro della Difesa britannico.


formiche.net/2023/07/post-wall…



Perquisita la sede della testata di alimentazione Gift Great Italy Food Trade e la casa dell'avvocato giornalista Dario Dongo della testata online

@Giornalismo e disordine informativo

Milano - "Cinque funzionari della squadra mobile di Pescara si sono presentati presso la sede del sito di informazione indipendente Gift (greatitalianfoodtrade.it) su ordine del sostituto procuratore incaricato e del procuratore capo della Procura di Pescara, per perquisire la sede operativa del sito web. Al termine dell'azione, protrattasi per 6 ore, sono stati sequestrati tutti i dispositivi (cellulare, tablet, computer portatile) del fondatore, Dario Dongo, giornalista, tra i massimi esperti di diritto alimentare europeo". Lo ha reso noto l'ufficio stampa milanese di Gift e del Fatto Alimentare, due media specializzati sull'alimentazione e l'industria alimentare, al centro anche di inchieste di rilievo giudiziario.

Protesta dei sindacati dei Cronisti per tutela delle fonti giornalistiche un secco NO a qualsiasi forma di intimidazione e limiti alla libertà di stampa.

PS: Gift ItalyFoodTrade è un media online specializzato sull'alimentazione e l'industria alimentare, al centro anche di inchieste giornalistiche di rilievo giudiziario.

Qui il link alla notizia (cache di Google)



“Il GDPR in ambito assicurativo” (Giuffrè Editore) di Rudi Floreani e Stefano Petrussi


“Il GDPR in ambito assicurativo” di Rudi Floreani e Stefano Petrussi, primo volume, (Giuffrè editore) ha l’obiettivo di approfondire con approccio pragmatico le modalità di applicazione della disciplina in materia di protezione dei dati personal nel settore assicurativo e della distribuzione assicurativa. L’opera di Floreani e Petrussi nasce dall’avvertita esigenza di offrire agli attori del... Continue reading →


GAZA. Hamas paga gli stipendi ai dipendenti. Ma critiche e polemiche non cessano


Secondo molti abitanti, le casse del governo islamico non sono vuote solo a causa del blocco israeliano di Gaza e del ritardo delle donazioni qatariote. L'articolo GAZA. Hamas paga gli stipendi ai dipendenti. Ma critiche e polemiche non cessano proviene

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di Michele Giorgio*

(foto di gloucester2gaza)

Pagine Esteri, 19 luglio 2023 – Da forza di opposizione Hamas conquista consensi tra i palestinesi in Cisgiordania, a danno dell’Anp di Abu Mazen che, al contrario, continua a perdere sostegni. Eppure nella sua roccaforte Gaza dove è anche un apparato di governo, il movimento islamico è oggetto di critiche e contestazioni crescenti. Nonostante il ministero delle finanze di Hamas abbia annunciato che oggi pagherà 50mila dipendenti pubblici, superando il ritardo nell’erogazione del sussidio mensile di circa 30 milioni di dollari che riceve dal Qatar, la diminuzione delle entrate fiscali e l’aumento delle spese, a Gaza le polemiche non si spengono per i continui ritardi nel pagamento degli stipendi ai dipendenti pubblici. Decine di migliaia di famiglie sono costrette da anni a ricevere mediamente solo 1200 shekel (circa 300 euro), ossia metà dello stipendio.

Non è la prima crisi salariale che si registra a Gaza, lembo di terra senza una economia a causa dell’occupazione, dal 2006 soggetto a un blocco rigido da parte di Israele e teatro di offensive militari devastanti e sanguinose. Quest’ultima crisi però ha scatenato una quantità insolita di polemiche e critiche sui social media, espresse in alcuni casi anche da militanti di Hamas. Ammar Q. sul suo account Facebook ha commentato che «Se le autorità responsabili non sono in grado di erogare gli stipendi regolarmente, allora devono riconsiderare le loro politiche e il numero alto dei posti di lavoro nella pubblica amministrazione». Per l’insegnante Hussam S., il ritardo degli stipendi sarebbe «una manovra del governo per negare i diritti dei lavoratori». Muhammad S. facendo riferimento alle analoghe difficoltà dell’Anp in Cisgiordania, ha scritto che la crisi è «Il risultato di 16 anni di divisione (tra Gaza e Cisgiordania): due governi di incapaci che non sono in grado di pagare stipendi pieni o puntuali ai propri dipendenti».

La maggior parte dei 2,3 milioni degli abitanti di Gaza vive in povertà. Il Qatar ha erogato centinaia di milioni di dollari dal 2014 per progetti infrastrutturali e oltre ai 30 milioni di dollari per il lavoro pubblico, inoltre copre con suoi fondi anche l’acquisto (in Israele) del carburante per la centrale elettrica. Secondo alcune voci il ritardo della donazione è frutto di pressioni qatariote su Hamas. Doha intenderebbe ricordare ad Hamas che dipende dai suoi fondi e che pertanto deve restare calmo.

Vero o falso che sia, dall’inizio del 2023 è iniziato il ritardo nel pagamento degli stipendi a Gaza. Non solo. Il debito di Hamas con le banche è cresciuto dopo l’ottenimento di un prestito da circa dieci milioni di dollari ricevuto dalla Banca nazionale islamica, mentre sale il prezzo della benzina egiziana che sino ad oggi ha permesso di tenere basso il costo dei trasporti a Gaza. Di recente il governo di Hamas ha anche dovuto acquistare medicinali e saldare debiti con aziende farmaceutiche per 50 milioni di shekel (oltre 12 milioni di euro). Il viceministro Awni Al Bashar ha invitato la comunità internazionale a cessare il boicottaggio.

La popolazione intanto non è convinta che la crisi sia frutto solo del blocco israeliano e del ritardo delle donazioni qatariote. «Ogni mese decidono una nuova tassa» si lamenta Sabri K., un commerciante «paghiamo anche l’aria, dove finiscono tutti questi soldi?».

*Questo articolo è la versione aggiornata dell’originale pubblicato dal quotidiano il Manifesto il 18 luglio 2023 ilmanifesto.it/hamas-non-paga-…

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L'articolo GAZA. Hamas paga gli stipendi ai dipendenti. Ma critiche e polemiche non cessano proviene da Pagine Esteri.



In Cina e Asia -Bangladesh, un morto e centinaia di feriti nelle manifestazioni contro il governo


In Cina e Asia -Bangladesh, un morto e centinaia di feriti nelle manifestazioni contro il governo bangladesh scontri manifestazioni
I titoli di oggi:
Bangladesh, un morto e centinaia di feriti nelle manifestazioni di massa contro il governo
Soldato Usa diserta in Corea del Nord
Big tech: 200 milioni di cinesi impiegati nel settore
India, nasce la coalizione anti Bjp
Cina, Henry Kissinger incontra il ministro della Difesa cinese a Pechino
Prove di rimozione dell' hukou in Zhejiang
Funerali in Cina, dopo il Covid si preferisce la cremazione

L'articolo In Cina e Asia -Bangladesh, un morto e centinaia di feriti nelle manifestazioni contro il governo proviene da China Files.



PRIVACYDAILY


N. 138/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’Unione europea (UE) e Argentina, Bahamas, Barbados, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Giamaica, Messico, Panama, Paraguay, Perù, Suriname, Trinidad e Tobago e Uruguay hanno deciso di approfondire il loro partenariato istituendo un’Alleanza digitale UE-LAC. L’Alleanza digitale UE-ALC è un progetto di... Continue reading →


#39 / Di cacche di cane e privacy


Sindaci, consiglieri e assessori in tutto il mondo hanno deciso all'unisono di imporre la schedatura genetica dei nostri cani per risolvere un particolare "problema" / Meme e citazione del giorno.

Il piccolo comune di Béziers invaso dalle cacche di cane - oppure no


Robert Ménard è il sindaco di Béziers, un piccolo comune sulla costa della Francia meridionale. Robert Ménard ha un problema: le cacche di cane lasciate in giro per strada.

Cosa farebbe una persona normale per affrontare questa grave piaga sociale? Magari cercherebbe di sensibilizzare i cittadini; o forse potrebbe distribuire “gratuitamente” bustine per raccogliere la cacca dei cani. O magari, non farebbe proprio nulla e penserebbe a risolvere questioni più importanti di qualche cacca per terra.

Iscriviti a Privacy Chronicles per non perdere neanche un’uscita e sostieni il piano editoriale!

E invece no. Il caro Robert non è certo una persona qualunque e non si farà intimorire da qualche cacca di cane. La soluzione è tanto semplice quanto grottesca: obbligare tutti i residenti a schedare il DNA del loro cane, cosicché attraverso i campioni dalle feci lasciate in terra si possa scovare il colpevole a quattro zampe e — di riflesso — il suo padrone.

È necessario punire i cittadini per farli comportare meglio”, afferma Robert France Bleu Radio.


Hey Robert, ma siamo sicuri che punire i cittadini per modificare il loro comportamento sia il ruolo di un sindaco?

Anche Alto Adige, Genova e Roma sommerse dalla cacca di cane - oppure no


Robert Ménard non è però solo nel suo dramma. Ho infatti scoperto che anche in Alto Adige sarà obbligatoria dal 31 dicembre 2023 la profilazione genetica di tutti i cani residenti1. Lo scopo, a dire dell’assessore provinciale Arnold Schuler è identificare gli escrementi dei cani e sanzionare i proprietari che non raccolgono. Accidenti, non pensavo che anche in Alto Adige fosse così pieno di cacche di cane da richiedere tali interventi.

Pare che diverse città e regioni siano interessate al “progetto pilota” dell’Alto Adige. Ad esempio gli assessori del comune di Genova hanno incontrato Schuler per valutare la possibilità di rendere obbligatoria questa profilazione genetica. E dire che a Genova ci vado spesso e non ho mai pestato una cacca di cane. Evidentemente sono molto fortunato.

Anche a Roma qualcuno è impegnato nell’arduo compito di mitigare il flagello delle deiezioni canine. Il consigliere del XV municipio Max Petrassi (Italia Viva)2 ha però avuto un’idea originale e innovativa: obbligare i cittadini romani a schedare geneticamente i loro cani e poi effettuare test sulle cacche per scovare i malfattori e multarli. Aspetta… dove l’ho già sentita questa?

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Il business delle cacche di cane


Okay qui c’è qualcosa che puzza. Possibile che tutte queste menti illuminate siano improvvisamente arrivate alla stessa conclusione? Mah. Più probabile invece che ci sia qualche azienda, come PooPrints — che fattura più di 7 milioni di euro l’anno — che ha inventato questa articolata soluzione per risolvere un non-problema.

Più probabile che sindaci, consiglieri e assessori, ben poco illuminati, vogliano far bella figura emulando altri che prima di loro sono cascati nelle braccia del dipartimento marketing di qualche azienda con troppa fuffa da vendere.

In effetti basta googlare per vedere molti esempi di altre città che hanno adottato soluzioni tecnologiche uguali a quelle proposte in Francia e Italia: Tel Aviv3, Denver4, Mallorca5

Esiste davvero un problema globale di cacche non raccolte, o questi politici stanno invece usando soldi estorti ai cittadini per inventare complessi schemi di sorveglianza e tassazione occulta?

Sì, perchè schedare geneticamente il cane significa anche sorvegliare indirettamente il proprietario. Come dichiarato anche dall’azienda PooPrints6, una volta schedato il DNA del cane sarà possibile tracciarlo ovunque nel mondo, e con lui il suo padrone.

Qualcuno potrebbe dire che ci sono modi migliori per sorvegliare le persone. Certo, ma non per questo bisogna sottovalutare e accettare un ulteriore ingerenza dello Stato nella nostra vita.

Per quanto riguarda la tassazione occulta invece non c’è molto da dire: queste schedature genetiche si pagano (circa €65). Chi non lo fa, sarà sanzionato. Un buon modo per far cassa, anche senza raccogliere cacche in giro. In Alto Adige si stimano 45.000 cani registrati, che equivale a un’entrata di quasi 3 milioni di euro. Così, de botto.

Le grandi cose arrivano dalle piccole cose


La questione, abbastanza ridicola, dovrebbe farci riflettere sul potenziale distruttivo della tecnologia nelle mani di politici che non vedono l’ora di spendere i nostri soldi per inventarsi fantasiosi modi per renderci la vita più difficile.

A qualcuno potrà sembrare una piccola cosa; perfino una misura ragionevole per insegnare una lezione agli incivili. Se non fosse che, dato il copia-incolla di questa incredibile “soluzione” è molto probabile che la cacca del cane non sia altro che un pretesto, e che gli incivili siano in verità ben pochi.

In ogni caso: grandi cose vengono costruite a partire dalle piccole. Ieri era l’obbligo di microchip, oggi è la schedatura genetica. Domani sarà un collare GPS collegato alle forze dell’ordine. O qualche altra diavoleria che inevitabilmente finirà per intaccare quel poco di privacy che ci rimane, pure quando interagiamo col nostro cane.

Ma parliamo anche della questione ontologica. È evidente che l’oggetto dell’intervento non è il cane, ma il padrone. Il cane, in quanto avente una relazione diretta col padrone, è uno strumento attraverso cui estrarre risorse e punire i cittadini; d’altronde sono loro ad essere responsabili del comportamento del cane, no?

Perché allora non fare lo stesso coi bambini? Perché non obbligare ogni genitore a legare un braccialetto elettronico con GPS alla caviglia dei figli? Qual è la differenza tra un cane che caga davanti alla porta di casa del sindaco e un ragazzino che gli disegna un pisello sul muro? Entrambi sono soggetti all’autorità e alla responsabilità del padrone/genitore.

Meme del giorno


Citazione del giorno

“It's only because of their stupidity that they're able to be so sure of themselves.”

Franz Kafka

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roma.repubblica.it/cronaca/202…

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Una grave lesione dello stato di diritto. Un passo verso la democrazia illiberale. Non in Polonia, né in Ungheria ma in Italia. Il post di Marco Taradash

@Politica interna, europea e internazionale

Riproponiamo il post di Marco Taradash su quella che è a tutti gli effetti una forzatura dell'esecutivo sul terzo potere. Questo l'episodio cui si fa riferimento.

«La presidente del Consiglio Meloni ha annunciato ieri un prossimo decreto legge per correggere una interpretazione delle norme sui reati di criminalità organizzata contenuta in una sentenza della Corte di Cassazione, interpretazione che, a suo dire, indebolisce la lotta alla mafia.
Nella sentenza, che riguarda un episodio minore della criminalità camorristica, vengono riconfermate tuttavia le precedenti sentenze della Cassazione a sezioni Unite, a partire dal 2005. Ma il governo intende fornire, con decreto legge, una “interpretazione autentica” delle norme.

I giuristi potranno approfondire gli aspetti tecnici, ma il senso politico è devastante.

La sentenza richiamata è del marzo 2022. Un anno e mezzo fa. Come mai Meloni ritiene oggi di intervenire per “necessità e urgenza”?
Forse per dare l’ennesima sberla al suo ministro della Giustizia, sperando magari che le sue verificate doti di incassatore finiscano per esaurirsi e Nordio tolga il disturbo?
O forse per presentarsi alla cerimonia in onore di Paolo Borsellino con la scimitarra fra i denti e non subire le contestazioni che le considerazioni di Nordio sul concorso esterno le avrebbero potuto procurare?
Entrambe le cose, a mio parere.

Ma ciò che mi preoccupa è il precedente che si verrebbe a creare. Il Governo Meloni intende intervenire sulle sentenze dei tribunali correggendo di volta in volta attraverso decreti legge l’ermeneutica consolidata? Non siamo di fronte a un primo passo verso l’eversione costituzionale che potrebbe essere richiamato in futuro ogni volta che il governo né sentisse la necessità?
Guardate che ciò che oggi fa Meloni in Italia è ciò che i suoi alleati europei hanno già fatto nelle loro “nazioni”. Paludare una lesione al principio della separazione dei poteri del mantello corrusco della “lotta alla mafia”, ammantare un abuso di potere delle vesti insanguinate delle vittime della mafia, suscita repulsione e inquietudine.»

Link al post originale

in reply to Informa Pirata

La destra italiana si è sempre considerata sotto assedio della magistratura, quindi non mi stupiscono questi loro attacchi. D'altronde ne parlavano sempre anche prima.

Che poi, forse è corretto dire che la destra italiana è sotto assedio della magistratura, ma bisogna anche ricordare che quell'area politica è piena di politici xhe hanno commesso reati o azioni ambigue che sono meritevoli di indagini.

in reply to Hari Seldon

@Hari Seldon il vittimismo sempre e comunque è sempre stato la cifra politica dei movimenti politici identitari e incapaci. È il fatto di mostrarsi sempre sotto assedio, in un'emergenza continua non è altro che il modo più evidente con cui si esprime questo vittimismo programmatico

@Informa Pirata

in reply to Informa Pirata

Tanto è questa la "democrazia" rappresentativa. Un sistema che permette potere a fascisti non può mai essere veramente anti-fascista. Sta funzionando come previsto.
Questa voce è stata modificata (1 anno fa)

arkadij doesn't like this.



#39 / Di cacche di cane e privacy


Sindaci, consiglieri e assessori in tutto il mondo hanno deciso all'unisono di imporre la schedatura genetica dei nostri cani per risolvere un particolare "problema" / Meme e citazione del giorno.

Il piccolo comune di Béziers invaso dalle cacche di cane - oppure no


Robert Ménard è il sindaco di Béziers, un piccolo comune sulla costa della Francia meridionale. Robert Ménard ha un problema: le cacche di cane lasciate in giro per strada.

Cosa farebbe una persona normale per affrontare questa grave piaga sociale? Magari cercherebbe di sensibilizzare i cittadini; o forse potrebbe distribuire “gratuitamente” bustine per raccogliere la cacca dei cani. O magari, non farebbe proprio nulla e penserebbe a risolvere questioni più importanti di qualche cacca per terra.

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È necessario punire i cittadini per farli comportare meglio”, afferma Robert France Bleu Radio.


Hey Robert, ma siamo sicuri che punire i cittadini per modificare il loro comportamento sia il ruolo di un sindaco?

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Robert Ménard non è però solo nel suo dramma. Ho infatti scoperto che anche in Alto Adige sarà obbligatoria dal 31 dicembre 2023 la profilazione genetica di tutti i cani residenti1. Lo scopo, a dire dell’assessore provinciale Arnold Schuler è identificare gli escrementi dei cani e sanzionare i proprietari che non raccolgono. Accidenti, non pensavo che anche in Alto Adige fosse così pieno di cacche di cane da richiedere tali interventi.

Pare che diverse città e regioni siano interessate al “progetto pilota” dell’Alto Adige. Ad esempio gli assessori del comune di Genova hanno incontrato Schuler per valutare la possibilità di rendere obbligatoria questa profilazione genetica. E dire che a Genova ci vado spesso e non ho mai pestato una cacca di cane. Evidentemente sono molto fortunato.

Anche a Roma qualcuno è impegnato nell’arduo compito di mitigare il flagello delle deiezioni canine. Il consigliere del XV municipio Max Petrassi (Italia Viva)2 ha però avuto un’idea originale e innovativa: obbligare i cittadini romani a schedare geneticamente i loro cani e poi effettuare test sulle cacche per scovare i malfattori e multarli. Aspetta… dove l’ho già sentita questa?

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Più probabile che sindaci, consiglieri e assessori, ben poco illuminati, vogliano far bella figura emulando altri che prima di loro sono cascati nelle braccia del dipartimento marketing di qualche azienda con troppa fuffa da vendere.

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Sì, perchè schedare geneticamente il cane significa anche sorvegliare indirettamente il proprietario. Come dichiarato anche dall’azienda PooPrints6, una volta schedato il DNA del cane sarà possibile tracciarlo ovunque nel mondo, e con lui il suo padrone.

Qualcuno potrebbe dire che ci sono modi migliori per sorvegliare le persone. Certo, ma non per questo bisogna sottovalutare e accettare un ulteriore ingerenza dello Stato nella nostra vita.

Per quanto riguarda la tassazione occulta invece non c’è molto da dire: queste schedature genetiche si pagano (circa €65). Chi non lo fa, sarà sanzionato. Un buon modo per far cassa, anche senza raccogliere cacche in giro. In Alto Adige si stimano 45.000 cani registrati, che equivale a un’entrata di quasi 3 milioni di euro. Così, de botto.

Le grandi cose arrivano dalle piccole cose


La questione, abbastanza ridicola, dovrebbe farci riflettere sul potenziale distruttivo della tecnologia nelle mani di politici che non vedono l’ora di spendere i nostri soldi per inventarsi fantasiosi modi per renderci la vita più difficile.

A qualcuno potrà sembrare una piccola cosa; perfino una misura ragionevole per insegnare una lezione agli incivili. Se non fosse che, dato il copia-incolla di questa incredibile “soluzione” è molto probabile che la cacca del cane non sia altro che un pretesto, e che gli incivili siano in verità ben pochi.

In ogni caso: grandi cose vengono costruite a partire dalle piccole. Ieri era l’obbligo di microchip, oggi è la schedatura genetica. Domani sarà un collare GPS collegato alle forze dell’ordine. O qualche altra diavoleria che inevitabilmente finirà per intaccare quel poco di privacy che ci rimane, pure quando interagiamo col nostro cane.

Ma parliamo anche della questione ontologica. È evidente che l’oggetto dell’intervento non è il cane, ma il padrone. Il cane, in quanto avente una relazione diretta col padrone, è uno strumento attraverso cui estrarre risorse e punire i cittadini; d’altronde sono loro ad essere responsabili del comportamento del cane, no?

Perché allora non fare lo stesso coi bambini? Perché non obbligare ogni genitore a legare un braccialetto elettronico con GPS alla caviglia dei figli? Qual è la differenza tra un cane che caga davanti alla porta di casa del sindaco e un ragazzino che gli disegna un pisello sul muro? Entrambi sono soggetti all’autorità e alla responsabilità del padrone/genitore.

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La DPA belga ha permesso alle testate giornalistiche di comprarsi l'esenzione dalla conformità al GDPR Oggi la noyb presenta un reclamo contro 15 siti di notizie belgi che utilizzano banner cookie illegali. Tra questi ci sono testate giornalistiche come RTL Belgio, Het Laatste Nieuws e L'Avenir Two people exchaning a cookie for money


noyb.eu/it/belgian-dpa-let-new…



La condanna di Patrick Zaki a 3 anni di carcere, per reati di opinione, inflitta dal tribunale del Cairo, in via definitiva, è l'ennesima visibile dimostrazion


Italia in prima linea nel sostegno all’Ucraina. Il grazie di Stoltenberg a Meloni


Sfide dell’Alleanza e ruolo dell’Italia in Ucraina. Sono stati questi i principali punti affrontati nel corso dell’incontro che ha coinvolto il segretario generale della Nato – da poco riconfermato alla guida dell’Alleanza – e la presidente del Consiglio,

Sfide dell’Alleanza e ruolo dell’Italia in Ucraina. Sono stati questi i principali punti affrontati nel corso dell’incontro che ha coinvolto il segretario generale della Nato – da poco riconfermato alla guida dell’Alleanza – e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, reduce dal Vertice di Vilnius tenutosi la scorsa settimana. Il faccia a faccia si è tenuto a Bruxelles, proprio nella residenza di Stoltenberg, ed è stato l’occasione non solo per fare un punto sul Vertice lituano appena conclusosi, ma anche per ribadire il ruolo dell’Italia non solo nell’assistenza alla sicurezza dell’Ucraina ma anche nel presidiare i confini della Nato.

L’incontro

Secondo quanto ha riportato Palazzo Chigi, a margine del faccia a faccia si è tenuto un incontro tra Meloni e Stoltenberg che ha visto la partecipazione anche di altre personalità-chiave per la postura italiana in seno all’Alleanza, tra cui il consigliere diplomatico della premier, Francesco Talò (già rappresentante permanente d’Italia al quartier generale della Nato), e il rappresentante permanente presso la Nato, Marco Peronaci.

Sostegno all’Ucraina

“È stato bello incontrare di nuovo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo il summit della Nato della scorsa settimana”, ha esordito Stoltenberg, “l’ho ringraziata per i contributi-chiave dell’Italia alla Nato e per il sostegno incrollabile all’Ucraina”. Il nostro Paese è infatti stato in prima fila fin da febbraio scorso nel fornire supporto e sostegno a Kiev, anche grazie Ma al centro del colloquio non si è parlato soltanto di Ucraina, e si è “discusso della risposta della Nato alle sfide provenienti da tutte le direzioni, compreso il terrorismo e l’instabilità nel sud”, ha aggiunto poi il numero dell’Alleanza atlantica.

Ruolo italiano al vertice di Vilnius

La premier è stata proprio la scorsa settimana nella capitale lituana per lo storico vertice Nato, in quell’occasione aveva posto l’accento su un passaggio nevralgico: la rivendicazione da parte italiana del ruolo all’interno dell’Alleanza dopo le “incertezze” pro Cina dei governi Conte e il voler assumere decisioni all’altezza in tema di deterrenza e difesa in un momento eccezionale come l’attuale. E proprio qui si inseriva l’elemento legato all’impegno sul 2% di Pil per la difesa, che secondo la premier deve tenere conto della progressione, della sostenibilità e della responsabilità e della partecipazione al funzionamento dell’Alleanza che ogni alleato assume. La considerazione italiana è che occorra fare il meglio per rafforzare autonomia, indipendenza e capacità di difesa.


formiche.net/2023/07/ucraina-s…



Monica Sgherri* Una famigerata proposta di legge sta per essere discussa e votata in commissione Giustizia della Camera. E’ la n.566, prima firmataria l’


How to create and protect an anonymous identity


Sometimes technology might not be enough to protect your anonymous identity. That's why you need a plan. These 10 rules might help you protect your real identity.

Have you ever thought of creating an anonymous identity online with which to interact or spread your ideas without fear of repercussions?

Easier said that done.

Technology is seldom enough to keep an identity anonymous. Being truly anonimous takes a lot of effort, planning and risk assessment — based on who you are, where you live and what you want to do with your anonymous identity.

“Even a poor plan is better than no plan at all.”

Mikhail Chigorin

Today I’d like to offer you a glimpse of what you should keep in mind to protect your real identity. Before starting, however, we should clarify one issue: privacy and anonymity are not the same thing. They shouldn't be confused, and they cannot be protected in the same way.

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Differences between privacy and anonymity


Privacy is many things.

However, as far as we are concerned here, we can say that it’s also the power to keep certain information confidential with respect to the outside world. For example, you might want to keep your communications or transactions confidential towards certain people or organisations. Privacy is therefore something that belongs to content: what we say or what we do.

Anonymity, on the other hand, belongs to identity.

Being anonymous means not being identifiable. Anonymity is often used as a way to give up privacy safely. For example, you may decide that you need an anonymous identity precisely to spread your thoughts publicly without fear of backlashes.

And then, there is pseudonymity: a “soft” form of anonymity. It’s the ability to create a digital identity recognizable by the public, but not immediately and easily referable to you.

This is the main difference: if you’re truly anonymous, your what you do or write cannot be referable to you, ever. If you’re pseudoanonimous, someone with a lot of resources (e.g. an intelligence agency) might be able to re-identify you. The simplest, and least secure example of a pseudoanonimous identity is being registered to a social network such as Twitter or Reddit using a nickname instead of your real name. You’re still quite easily identifiable though, since they keep track of IP addresses and other metadata.

Pseudonymity is therefore not anonymity.

But above all, always remember that privacy, as well as anonymity, are dynamic states of information that will change according to the context: between full identifiability and absolute anonymity (which does not exist, except in specific contexts) there are infinite gradations.

Our digital identities


Most of us have at least two digital identities: a private one and a work one.

In addition to these two identities, some people may need to create other identities to protect themselves: whistleblowers, journalists, political dissidents, researchers or anyone who wants to express their opinion without being prosecuted or discriminated against — like dangerous libertarian extremists that believe in the Non Aggression Principle. In these cases it might be useful to create an anonymous identity that can mitigate the risk of identification.

But being anonymous online isn't easy. To hope to be so, you need the right tools, but above all a plan that will allow you to have an adequate level of security.

Ten rules of thumb


Now that we have made the necessary introductions, we can move on to seeing how to create and protect our anonymous identity, thanks to a few principles borrowed from the world of OPSEC (Operations security). The following rules, to be understood more as "general principles" are designed to help you protect your online identity and to increase your level of anonymity:

1. Like Fight Club


The first rule is… don't talk about your anonymous identity or your plan. Never reveal the details of your security system or the tools you use to anyone. Not even to close friends or family members.

Basically: Shut the Fuck Up.

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2. Start from scratch


If you already have an identity, make sure it's not tainted. If you are not able to assess the risk of contamination (see rule n. 3) and the various vulnerabilities, better create an identity from scratch.

The identities and tools used (e.g. means of communication) can also change on a regular basis to mitigate the risk over time. That way, if an identity is discovered or surveilled, the compromise will be less severe.

Fun fact: this site allows you to create fictitious identities full of realistic details.

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3. Don't taint your identities


Having one or more anonymous identities is useless if you don't pay attention to contaminations. Anonymity is a delicate balance that is easily broken.

Don't ever use the same email, account, browser, or login credentials. Separate as much as possible the devices, operating systems, and wi-fi networks with which you access the Internet. Don't communicate with the same people through different identities.

The level of identity segmentation should increase depending on your risk profile. The higher the risk, the more the identities must remain separate.

4. Stay in character


Create a background and stay in character. Avoid creating over-the-top identities that lack credibility or identities that you can't handle easily. If you are a 40 year old man who doesn’t speak French, don't try to pass yourself off as a french female teenager.

5. Trust no one


The zero-trust approach is a good habit in many aspects of life. Don't trust anyone, and especially don't trust anyone who says you can trust them.

Reducing the required level of trust automatically decreases the risk of exposure as well. Don't give anyone the power to blackmail or expose you. The oldest intelligence trick is to buy (or coerce) information from people.

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6. Don't expose yourself unnecessarily


Don't brag about your security protocols and avoid any behavior that may ring an alarm somewhere. Do not draw too much attention to particularly sensitive issues and avoid getting reported for any kind of violation.

7. Recognize your limits


Don't overcomplicate things and only do what you 100% understand. If you don't understand a tool or the full implications of what you're doing, don't do it. Keep it easy!

8. Leave no traces


Store only the essential information you need, and securely delete everything else. Delete or better yet — do not record any information, documents, logs that are not strictly necessary. If you can't help it, use encrypted documents (and adequately protect private keys). Avoid storing documents and encryption keys on public clouds.

9. No personal details


Avoid giving real personal details when interacting with people from your anonymous identity. Do not give information about your real gender/age/ethnicity. Avoid talking about your interests, hobbies, or any other information that can help identify you. Avoid posting photos and identification marks. Giving out personal details can lead to being identified.

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10. Watch out for anomalies


Being anonymous is very difficult, and it is even more difficult if you surround yourself with anomalies that can be exploited to profile you and track your real-life identity. For example, writing weird coded messages that make no sense on Twitter is an anomaly. The best thing is to blend in and be as normal as possible, to stay in the background noise.

In summary


  1. Shut the f*ck up
  2. Do not trust anybody
  3. Compartmentalize identities and means of communication
  4. Leave no traces
  5. Remember that intelligence and law enforcement also follow the same rules:

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privacychronicles.it/p/how-to-…



#NotiziePerLaScuola

IX edizione del Concorso Internazionale “Poesis-Vietri sul Mare”, aperto agli studenti degli Istituti secondari di II grado italiani e all’estero.



In Cina e Asia – John Kerry a Pechino chiede di "agire con urgenza” per il clima


In Cina e Asia – John Kerry a Pechino chiede di 8323654
I titoli di oggi:
Clima, John Kerry in Cina: "Agire con urgenza"
Cina, le multinazionali accelerano il decoupling
Giappone, Kishida colleziona accordi con il Medio Oriente sugli approvvigionamenti critici
Taiwan, la Cina invia "proteste formali" per la visita di Lai negli Usa
Clima, morti in Corea del Sud e allerta rossa in Vietnam

L'articolo In Cina e Asia – John Kerry a Pechino chiede di “agire con urgenza” per il clima proviene da China Files.



Pechino annuncia nuove misure per domare l’IA


Pechino annuncia nuove misure per domare l’IA IA
Mentre molti paesi stanno studiando come regolamentare il settore, secondo gli esperti, quelle di Pechino sono le disposizioni sull’IA più complete a livello mondiale. Questo nonostante siano sparite alcune delle restrizioni previste nella prima bozza divulgata ad aprile.

L'articolo Pechino annuncia nuove misure per domare l’IA proviene da China Files.



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



chiamare il verde pedonale a #Roma, e ricevere in cambio inutili cinguettii elettronici


Ho verificato, cronometro alla mano, che il pulsante di chiamata pedonale ai semafori romani serve (quasi) solo a innescare il cicalino per gli ipovedenti, non a chiamare il verde. Poi ci sono casi (rari) dove lo scopo invece è quello, e il pulsante invece è il medesimo.
Mi piacerebbe che la funzione del pulsante fosse specificata: con il miraggio di attraversare prima inneschiamo solo indesiderato inquinamento acustico.


la bocca piccola dei secchioni della spazzatura di #Roma


Mi chiedo chi abbia progettato le bocche dei secchioni della spazzatura più piccole di un sacchetto medio. Con quale ratio?
Non mi sorprende che la gente lasci tutto in terra invece di dover lottare spingendo faticosamente, e vedo vecchietti che si fanno venire un infarto sotto al sole nel civico tentativo di riuscire a fare la differenziata.
Chi vuole sbarazzarsi abusivamente dei calcinacci tranquillamente alza il coperchio.


#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta l’Istituto Tecnico Agrario “Solimene” di Lavello, in provincia di Potenza!

Costruita nel 1959, è la prima scuola secondaria di II grado del territorio ad aver dato ai ragazzi l’opportunità di studiare ne…



È stato raggiunto oggi presso l’ARAN l’accordo per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Comparto Istruzione, Università e Ricerca 2019/21.


MESsaggio dal capitale: “Tutto mio” | La Città Futura

"Gli Stati in crisi e che vi ricorrono, infatti, vengono sottoposti a vincoli finanziari pesanti e i pochi poteri residui in fatto di politica economica che le regole di Maastricht ancora consentono verrebbero espropriati dal capitale finanziario, il quale non solo imprimerebbe una nuova pressione ai diritti sociali ma impedirebbe anche di rispondere adeguatamente alla recessione che ormai interessa quasi tutta l’eurozona."

lacittafutura.it/editoriali/me…




talium.co/doc/avgWmb/s/

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racconti distopici




Recensione Cielo di Piia Leino - Leggere distopico

@libri@feddit.it

"Helsinki, 2058. Dopo una violenta guerra civile, la società è crollata e il movimento sovranista Luce ha preso il potere sull’ex capitale della Finlandia. I dissidenti politici sono fuggiti al nord, mentre ai cittadini leali Luce ha donato Cielo, una realtà virtuale dove tutto è meraviglioso e colorato."

Continua su Leggere distopico

@libri@poliverso.org

#libri #mastolibri #libripendolari #unlibroalgiorno #libriSegreti

leggeredistopico.com/2023/07/1…





Ricordiamo chi ha inventato lo Zero

@Zeroverso

मुक्त ज्ञानकोश विकिपीडिया से
शून्य
Estela C de Tres Zapotes.jpg
ईपीआई-ओल्मेक स्क्रिप्ट।
शून्य (०) एक अंक है जो संख्याओं के निरूपण के लिये प्रयुक्त आजकी सभी स्थानीय मान पद्धतियों का अपरिहार्य प्रतीक है। इसके अलावा यह एक संख्या भी है। दोनों रूपों में गणित में इसकी अत्यन्त महत्वपूर्ण भूमिका है। पूर्णांकों तथा वास्तविक संख्याओं के लिये यह योग का तत्समक अवयव है।

ग्वालियर दुर्ग में स्थित एक छोटे से मन्दिर की दीवार पर शून्य (०) उकेरा गया है जो शून्य के लेखन का दूसरा सबसे पुराना ज्ञात उदाहरण है। यह शून्य आज से लगभग १५०० वर्ष पहले उकेरा गया था।[1]

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Ma il famoso messaggio di prova di #ITAlert era previsto che lo ricevessero tutti?
Perché in ufficio c'è stato un trillo in tutti i cellulari tranne il mio 😑


Come uccidere una rete decentralizzata (come il Fediverso)

di Ploum il 2023-06-23

In questo articolo molto interessante, Lionel Dricot ricostruisce la strategia dei #Gafam che sta dietro all'operazione Threads di Meta.

Un grosso grazie all'autore.

Buona lettura

L'anno è il 2023. L'intera Internet è sotto il controllo dell'impero GAFAM. Tutto? Beh, non del tutto. Perché alcuni piccoli villaggi stanno resistendo all'oppressione. E alcuni di questi villaggi hanno iniziato ad aggregarsi, formando il "Fediverso".
Con i dibattiti su Twitter e Reddit, il Fediverso ha iniziato a guadagnare fama e attenzione. La gente ha iniziato a usarlo davvero. L'impero ha cominciato ad accorgersene.

Capitalisti contro la concorrenza

Come ha detto Peter Thiel, uno dei principali investitori di Facebook: "La concorrenza è per i perdenti". Già, questi pseudo "il mercato ha sempre ragione" non vogliono un mercato quando ci sono dentro. Vogliono un monopolio. Fin dalla sua nascita, Facebook è stato molto attento a uccidere ogni concorrenza. Il modo più semplice per farlo è stato quello di acquistare le aziende che un giorno avrebbero potuto diventare dei concorrenti. Instagram e WhatsApp, per citarne alcune, sono state acquistate solo perché il loro prodotto attirava utenti e poteva gettare un'ombra su Facebook.
Ma il Fediverso non può essere comprato. Il Fediverso è un gruppo informale di server che discutono attraverso un protocollo (ActivityPub). Questi server possono anche eseguire software diversi (Mastodon è il più famoso, ma ci possono essere anche Pleroma, Pixelfed, Peertube, WriteFreely, Lemmy e molti altri).
Non si può comprare una rete decentralizzata!
Ma c'è un altro modo: renderla irrilevante. Questo è esattamente ciò che Google ha fatto con XMPP.


Come Google è entrato a far parte della federazione XMPP


Alla fine del XX secolo, i programmi di messaggeria istantanea (IM) erano di gran moda. Uno dei primi di grande successo fu ICQ, seguito rapidamente da MSN messenger. MSN Messenger era il Tiktok dell'epoca: un mondo in cui gli adolescenti potevano trascorrere ore e giorni senza adulti.
Poiché MSN faceva parte di Microsoft, Google ha voluto fargli concorrenza e nel 2005 ha presentato Google Talk, includendolo nell'interfaccia di Gmail. Ricordiamo che all'epoca non esistevano smartphone e pochissime applicazioni web. Le applicazioni dovevano essere installate sul computer e l'interfaccia web di Gmail era innovativa. MSN a un certo punto è stato persino fornito in bundle con Microsoft Windows ed era davvero difficile rimuoverlo. La creazione della chat di Google con l'interfaccia web di Gmail era un modo per essere ancora più vicini ai clienti rispetto a un software integrato nel sistema operativo.
Mentre Google e Microsoft lottavano per conquistare l'egemonia, gli appassionati di software libero cercavano di costruire una messaggistica istantanea decentralizzata. Come la posta elettronica, XMPP era un protocollo federato: più server potevano dialogare tra loro attraverso un protocollo e ogni utente si connetteva a un particolare server attraverso un client. Quell'utente poteva poi comunicare con qualsiasi utente su qualsiasi server utilizzando qualsiasi client. Questo è ancora il modo in cui ActivityPub e quindi il Fediverso funzionano.
Nel 2006, Google talk è diventato compatibile con XMPP. Google stava prendendo seriamente in considerazione XMPP. Nel 2008, mentre ero al lavoro, squillò il telefono. In linea, qualcuno mi disse: "Salve, siamo di Google e vogliamo assumerla". Ho fatto diverse telefonate e si è scoperto che mi avevano trovato attraverso la dev-list di XMPP.Stavano cercando degli amministratori di sistema per XMPP.
Quindi Google stava davvero adottando la federazione. Non era geniale? Significava che, improvvisamente, ogni singolo utente di Gmail diventava un utente XMPP. Questo non poteva che essere un bene per XMPP, giusto? Ero estasiato.


Come Google ha ucciso XMPP


Naturalmente, la realtà era un po' meno brillante. Innanzitutto, nonostante la collaborazione per lo sviluppo dello standard XMPP, Google stava realizzando una propria implementazione chiusa che nessuno poteva controllare. Si è scoperto che non sempre rispettavano il protocollo che stavano sviluppando. Non stavano implementando tutto. Questo ha costretto lo sviluppo di XMPP a rallentare, ad adattarsi. Nuove funzionalità interessanti non sono state implementate o non sono state utilizzate nei client XMPP perché non erano compatibili con Google Talk (gli avatar hanno impiegato moltissimo tempo per arrivare su XMPP). La federazione a volte si interrompeva: per ore o giorni non era possibile comunicare tra i server Google e i server XMPP regolari. La comunità XMPP fungeva da osservatrice e debugger dei server di Google, segnalando le irregolarità e i tempi di inattività (io l'ho fatto più volte, e questo è probabilmente il motivo dell'offerta di lavoro).
E poiché gli utenti di Google Talk erano molto più numerosi dei "veri utenti XMPP", c'era poco spazio per "non preoccuparsi degli utenti di Google Talk". I nuovi arrivati che scoprivano XMPP e non erano utenti di Google Talk avevano un'esperienza molto frustrante perché la maggior parte dei loro contatti erano utenti di Google Talk. Pensavano di poter comunicare facilmente con loro, ma in realtà si trattava di una versione degradata di ciò che avevano quando usavano Google Talk. Un tipico gruppo di utenti XMPP era composto principalmente da utenti di Google Talk e da alcuni geek.
Nel 2013, Google ha capito che la maggior parte delle interazioni XMPP avveniva comunque tra utenti di Google Talk. Non gli interessava rispettare un protocollo che non controllava al 100%. Quindi ha staccato la spina e ha annunciato che non sarebbe più stato federato. E ha iniziato una lunga ricerca per creare un servizio di messaggistica, a partire da Hangout (a cui sono seguiti Allo, Duo e poi ho perso il conto).
Come previsto, nessun utente di Google ha battuto ciglio. In effetti, nessuno di loro se n'è accorto. Nel peggiore dei casi, alcuni dei loro contatti sono diventati offline. Tutto qui. Ma per la federazione XMPP è stato come se la maggior parte degli utenti fosse improvvisamente scomparsa. Persino gli irriducibili fanatici di XMPP, come il vostro servitore, hanno dovuto creare account Google per mantenere i contatti con gli amici. Ricordate: per loro eravamo semplicemente offline. Era colpa nostra.
Sebbene XMPP esista ancora e sia una comunità molto attiva, non si è mai ripreso da questo colpo. Le aspettative troppo alte sull'adozione da parte di Google hanno portato a un'enorme delusione e a una silenziosa caduta nell'oblio. XMPP è diventato di nicchia. Così di nicchia che quando le chat di gruppo sono diventate di moda (Slack, Discord), la comunità del software libero le ha reinventate (Matrix) per competere mentre le chat di gruppo erano già possibili con XMPP. (Disclaimer: non ho mai studiato il protocollo Matrix, quindi non ho idea di come si comporti tecnicamente rispetto a XMPP. Credo semplicemente che risolva lo stesso problema e competa nello stesso spazio di XMPP).
XMPP sarebbe diverso oggi se Google non vi avesse mai aderito o non fosse mai stato considerato come parte di esso? Nessuno può dirlo. Ma sono convinto che sarebbe cresciuto più lentamente e, forse, in modo più sano. Che sarebbe più grande e più importante di oggi. Che sarebbe stata la piattaforma di comunicazione decentralizzata di default. Una cosa è certa: se Google non avesse aderito, XMPP non sarebbe peggiore di quello che è oggi.


Non è stata la prima volta: la strategia di Microsoft


Quello che Google ha fatto a XMPP non è una novità. Infatti, nel 1998, l'ingegnere Microsoft Vinod Vallopllil scrisse esplicitamente un testo intitolato "Blunting OSS attacks" in cui suggeriva di "differenziare (de-commoditize) i protocolli e le applicazioni [...]. Estendendo questi protocolli e sviluppandone di nuovi, possiamo impedire ai progetti OSS di entrare nel mercato".
Microsoft ha messo in pratica questa teoria con il rilascio di Windows 2000, che supportava il protocollo di sicurezza Kerberos. Ma il protocollo è stato esteso. Le specifiche di tali estensioni potevano essere scaricate liberamente, ma era necessario accettare una licenza che vietava di implementare tali estensioni. Non appena si cliccava su "OK", non si poteva lavorare su nessuna versione open source di Kerberos. L'obiettivo era esplicitamente quello di uccidere qualsiasi progetto di rete concorrente, come Samba.
Questo aneddoto è stato raccontato da Glyn Moody nel suo libro "Rebel Code" e dimostra che l'uccisione di progetti open source e decentralizzati è un obiettivo davvero consapevole. Non accade mai a caso e non è mai causato dalla sfortuna.
Microsoft ha utilizzato una tattica simile per assicurarsi il dominio nel mercato dell'office con Microsoft Office, utilizzando formati proprietari (un formato di file può essere visto come un protocollo per lo scambio di dati). Quando le alternative (OpenOffice e poi LibreOffice) sono diventate abbastanza brave ad aprire i formati doc/xls/ppt, Microsoft ha rilasciato un nuovo formato che ha definito "aperto e standardizzato". Il formato era, di proposito, molto complicato (20.000 pagine di specifiche!) e, soprattutto, sbagliato. Sì, sono stati introdotti alcuni bug nelle specifiche, il che significa che un software che implementa il formato OOXML completo si comporta in modo diverso da Microsoft Office.
Questi bug, insieme alle pressioni politiche, sono stati uno dei motivi che hanno spinto la città di Monaco a tornare indietro dalla migrazione verso Linux. Quindi sì, la strategia funziona bene. Oggi, docx, xlsx e pptx sono ancora la norma. Fonte: Ero presente, indirettamente pagato dalla città di Monaco per rfar sì che il rendering di LibreOffice OOXML fosse più simile a quello di Microsoft invece di seguire le specifiche.

AGGIORNAMENTO:
Questa tattica ha persino una pagina di Wikipedia


Meta e il Fediverso


Chi non conosce la storia è destinato a ripeterla. Il che è esattamente ciò che sta accadendo con Meta e il Fediverso.
Si dice che Meta diventerà "compatibile con Fediverso". Potrete seguire le persone su Instagram dal vostro account Mastodon.
Non so se queste voci abbiano un fondo di verità, se sia possibile che Meta prenda in considerazione l'idea. Ma una cosa mi ha insegnato la mia esperienza con XMPP e OOXML: se Meta si unisce al Fediverso, Meta sarà l'unico a vincere. In effetti, le reazioni mostrano che stanno già vincendo: il Fediverso è diviso tra il bloccare Meta o meno. Se ciò accadesse, significherebbe un mediverso a due livelli, frammentato e frustrante, con poca attrattiva per i nuovi arrivati.

AGGIORNAMENTO: Queste voci sono state confermate: almeno un amministratore di Mastodon, kev, di fosstodon.org, è stato contattato per partecipare a un incontro ufficioso con Meta. Ha avuto la migliore reazione possibile: ha rifiutato gentilmente e, soprattutto, ha pubblicato l'e-mail per essere trasparente con i suoi utenti. Grazie kev!
Mail di Meta a Kev, da Fosstodon, e risposta

So che tutti sogniamo di avere tutti i nostri amici e familiari sul Fediverso, in modo da evitare completamente le reti proprietarie. Ma il Fediverso non cerca il dominio del mercato o il profitto. Il Fediverso non cerca la crescita. Offre un luogo di libertà. Le persone che si uniscono al Fediverso sono quelle che cercano la libertà. Se le persone non sono pronte o non cercano la libertà, va bene. Hanno il diritto di rimanere su piattaforme proprietarie. Non dovremmo costringerle a entrare nel Fediverso. Non dovremmo cercare di includere il maggior numero di persone a tutti i costi. Dovremmo essere onesti e fare in modo che le persone si uniscano al Fediverso perché condividono alcuni dei valori che lo animano.
Competendo contro Meta nella cervellotica ideologia della crescita a tutti i costi, siamo certi di perdere. Loro sono i maestri di questo gioco. Stanno cercando di portare tutti nel loro campo, per far sì che le persone competano contro di loro usando le armi che vendono.
Il Fediverso può vincere solo mantenendo la sua posizione, parlando di libertà, morale, etica, valori. Avviando discussioni aperte, non commerciali e non campate in aria. Riconoscendo che l'obiettivo non è vincere. Non è aderire. L'obiettivo è rimanere uno strumento. Uno strumento dedicato a offrire un luogo di libertà agli esseri umani connessi. Qualcosa che nessuna entità commerciale potrà mai offrire.

Testo originale: https://ploum.net/2023-06-23-how-to-kill-decentralised-networks.html
Distribuito con licenza Creative Commons BY-SA
Traduzione italiana: framapiaf.org/@nilocram
Illustrazione di David Revoy
Traduction en Français par Nicolas Vivant
Traducción Española de Matii
Deutsche Übersetzung von Janet und anderen

#Fediverso #Fediverse #Gafam #XMPP #Mastodon #SoftwareLibero
@Informa Pirata @Scuola - Gruppo Forum @Devol :fediverso: @maupao

in reply to nilocram

@andreabont prova a leggere qui, lo spiega meglio di quanto potrei far io

Scuola - Gruppo Forum reshared this.





A proposito delle bombe a grappolo e della realtà della #guerra. Siamo sotto propaganda fin dall'inizio, ma la guerra è e resta una cosa sbagliata e immorale, un fallimento. L'obiettivo, una volta esplosa, è fermarla il prima possibile. Stiamo invece assistendo a un'escalation #Ucraina #bombeagrappolo
altreconomia.it/in-ucraina-le-…



Rivoluzione Pixelfed: in arrivo un nuovo modo di accedere a Pixelfed in meno di 60 secondi, con il proprio account Mastodon.

@Che succede nel Fediverso?

#Pixelfed ha presentato una novità bellissima per tutto il #Fediverso, replicabile per tutti gli altri progetti!


Mastodon 🤝 Pixelfed

Sign-in in less than 60 seconds, with your Mastodon account.

Joining Pixelfed has never been easier!

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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

da un lato geniale, da un'altro pericola perchè accentra ancor più potere alle grandi istanze mastodon.
Ma in definitiva io sono per semplificare e secondo me i progetti minori dovrebbero approffittare dell'enorme popolarità di mastodon.