Fairphone, Lineage OS, /e/ OS, Grapehne OS: perché non si capisce mai una ca%%o?
Capire il mondo dei telefoni etici e dei relativi sistemi operativi privacy-oriented è un vero inferno. Ecco una disamina per chiarire cosa sono Fairphone, LineageOS, /e/ OS e GrapheneOS, i loro rapporti, le polemiche e la situazione attuale.
Cosa sono
Fairphone
Fairphone è un'azienda sociale olandese che produce smartphone con l'obiettivo di renderli più etici e sostenibili. Questo significa che si impegna a migliorare le condizioni di lavoro nella catena di approvvigionamento, a utilizzare materiali provenienti da fonti più eque (fair trade) e riciclate, e a progettare telefoni facili da riparare e con una lunga durata. Il loro modello di business si basa sulla trasparenza e sulla promozione di un'industria elettronica più responsabile.
LineageOS
LineageOS è un sistema operativo mobile open source basato su Android, nato dalle ceneri di CyanogenMod. Il suo scopo principale è fornire una versione di Android pulita, priva di bloatware (software preinstallato indesiderato) e con funzionalità aggiuntive rispetto all'Android stock. È noto per supportare una vasta gamma di dispositivi, anche datati, prolungandone la vita utile e offrendo aggiornamenti di sicurezza e nuove funzionalità anche quando i produttori originali smettono di fornirli. Non è intrinsecamente "de-Googled", ma offre la possibilità di installarlo senza i servizi Google.
/e/ OS (o Murena /e/OS)
/e/ OS è un sistema operativo mobile basato su Android, con un forte focus sulla privacy e sulla "de-Googlizzazione" completa. È un fork di LineageOS, il che significa che prende il codice base di LineageOS e lo modifica per rimuovere tutte le dipendenze dai servizi e dalle app di Google. /e/ OS mira a fornire un ecosistema completo e privato, includendo un proprio store di app, servizi cloud e alternative alle app di Google, come una mappa open source. L'azienda dietro /e/ OS si chiama Murena.
GrapheneOS
GrapheneOS è un sistema operativo mobile basato su Android, progettato per offrire la massima sicurezza e privacy possibile. A differenza di LineageOS e /e/ OS, GrapheneOS si concentra sulla "hardening" del sistema, ovvero l'implementazione di rigorose misure di sicurezza a livello di codice e kernel. È sviluppato per funzionare in modo ottimale solo su alcuni smartphone Google Pixel, sfruttando le funzionalità di sicurezza hardware di questi dispositivi. La sua filosofia è quella di minimizzare la superficie di attacco e proteggere gli utenti da exploit e sorveglianza.
Rapporti tra loro
I rapporti tra queste entità sono spesso di collaborazione, dipendenza tecnica o competizione, a seconda dei casi:
Fairphone e i sistemi operativi custom (LineageOS, /e/ OS, GrapheneOS): Fairphone produce l'hardware, mentre LineageOS, /e/ OS e GrapheneOS sono software. Non c'è un rapporto diretto e "ufficiale" di base, nel senso che Fairphone non preinstalla LineageOS o GrapheneOS sui suoi telefoni. Tuttavia, i telefoni Fairphone, grazie alla loro natura più "aperta" e alla possibilità di sbloccare il bootloader, sono spesso considerati ottimi candidati per l'installazione di ROM custom come LineageOS o /e/ OS. Molti utenti Fairphone scelgono queste ROM per migliorare ulteriormente la privacy o prolungare la durata del telefono. /e/ OS ha un rapporto più stretto con Fairphone, offrendo addirittura telefoni Fairphone preinstallati con /e/ OS tramite il marchio Murena.
LineageOS e /e/ OS: Come accennato, /e/ OS è un fork di LineageOS. Questo significa che /e/ OS prende il codice sorgente di LineageOS come base e poi lo modifica. C'è quindi una relazione di dipendenza tecnica, con /e/ OS che beneficia del lavoro di sviluppo di LineageOS, aggiungendo poi le proprie modifiche orientate alla privacy.
GrapheneOS e gli altri: GrapheneOS ha una filosofia di sviluppo molto diversa. Non è un fork di LineageOS e si concentra su un numero limitato di dispositivi (i Google Pixel) per massimizzare la sicurezza. Non ha un rapporto diretto di collaborazione con LineageOS o /e/ OS, né con Fairphone a livello di sviluppo software congiunto.
Perché Alcune Volte Polemizzano tra Loro
Le polemiche sorgono principalmente da differenze nelle filosofie di sviluppo, negli obiettivi, e talvolta da questioni etiche o tecniche:
- /e/ OS vs. LineageOS (e la comunità open source in generale): Una delle polemiche storiche riguarda la licenza e la metodologia di /e/ OS. Alcuni membri della comunità open source e di LineageOS hanno criticato /e/ OS per come ha gestito il suo rapporto con il codice di LineageOS, a volte accusandoli di non aderire pienamente allo spirito dell'open source, o di aver inserito componenti proprietari. Ci sono state discussioni anche sul livello di "de-Googlizzazione" e sulla trasparenza di alcune scelte tecniche.
- GrapheneOS vs. tutti gli altri (LineageOS, /e/ OS, e anche Fairphone): GrapheneOS ha una posizione molto intransigente sulla sicurezza e la privacy. I suoi sviluppatori sono noti per criticare aspramente altri progetti (inclusi LineageOS e /e/ OS) che ritengono meno sicuri o che non aderiscono ai loro elevati standard. Ad esempio, GrapheneOS sottolinea che LineageOS, pur essendo open source, non ha le stesse garanzie di sicurezza (come il bootloader bloccabile) che GrapheneOS offre sui Pixel. Riguardo a Fairphone, GrapheneOS ha espresso scetticismo sulla priorità che Fairphone dà alla sicurezza software rispetto alla sostenibilità hardware, sostenendo che un telefono non è veramente sostenibile se non è anche sicuro. Queste critiche sono spesso percepite come molto dirette e possono generare tensioni.
- Fairphone e la sua gestione software: A volte Fairphone è stato criticato dalla sua stessa comunità per la lentezza negli aggiornamenti Android o per la qualità del suo software stock rispetto alla sua eccellente reputazione hardware. Questo spinge alcuni utenti a cercare alternative come LineageOS o /e/ OS, il che può indirettamente creare una sorta di "competizione" di percezione
Qual è la Situazione Attuale
Fairphone
Fairphone continua a produrre smartphone con un forte focus sulla sostenibilità, la riparabilità e la durabilità. I loro ultimi modelli, come il Fairphone 5, continuano a ricevere elogi per l'impegno etico. L'azienda pubblica regolarmente report sull'impatto e sta lavorando per migliorare la propria catena di approvvigionamento e la sostenibilità dei materiali. La disponibilità di aggiornamenti Android e il supporto software rimangono aree di attenzione per la comunità. Fairphone e Murena (/e/OS) hanno una partnership dove Murena vende Fairphone con /e/OS preinstallato.
LineageOS
LineageOS rimane una delle ROM custom più popolari e attive. Continua a supportare un'ampia varietà di dispositivi e a fornire aggiornamenti regolari (anche mensili per la sicurezza). La comunità è vasta e molto attiva. La sfida principale per LineageOS è mantenere il supporto per un numero così elevato di dispositivi e garantire la compatibilità con le nuove versioni di Android, dato che si basa sul volontariato dei manutentori. La sua filosofia è di fornire un'esperienza Android il più possibile pulita e personalizzabile, con la possibilità per l'utente di decidere se includere o meno i servizi Google.
/e/ OS (Murena)
/e/ OS (Murena) continua a promuovere la sua visione di un ecosistema completamente "de-Googlizzato". Offre sia la possibilità di scaricare la ROM per l'installazione manuale, sia la vendita di smartphone (inclusi Fairphone) con /e/ OS preinstallato. Il progetto sta cercando di ampliare il numero di dispositivi supportati e migliorare l'integrazione dei propri servizi. Stanno anche lavorando per aggiornare le loro ROM alle versioni più recenti di AOSP (Android Open Source Project).
GrapheneOS
GrapheneOS mantiene la sua posizione di sistema operativo più sicuro e privato disponibile per i telefoni Android. Continua a svilupparsi esclusivamente per i Google Pixel, sfruttando le loro funzionalità di sicurezza hardware. Il team di sviluppo è molto attivo nel migliorare le protezioni e nel fornire aggiornamenti tempestivi. La comunità di GrapheneOS è più piccola e focalizzata su utenti che danno la massima priorità alla sicurezza, spesso anche a scapito di una maggiore usabilità o compatibilità con tutti i servizi Android tradizionali (dato l'assenza totale dei servizi Google).
Fonti:
1) La guida definitiva su GrapheneOS
2) Distribuzione Android di LineageOS
3) e.foundation
4) Fairphone
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Microsoft 365 e protezione dati: 5 lezioni per le aziende sul caso della Commissione europea
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La Commissione europea ha ottenuto il via libera dell'EDPS sull’uso della suite Microsoft 365. Ma la struttura cloud, le funzionalità “intelligenti” e i flussi internazionali di dati implicano rischi concreti per la
Dettagli OSINT sugli ultimi attacchi: ShinyHunters, dietro a Salesforce
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La recente ondata di violazioni dei dati ha coinvolto alcune delle aziende più note a livello globale: Qantas, Allianz Life, LVMH e Adidas. Il comune denominatore? Una combinazione letale di social engineering e attacchi mirati alle istanze Salesforce. A rivendicarne la
The right to data protection and the battle for privacy: NOYB's 2024 annual report is published today!
Almost 7 years after the GDPR came into force, noyb remains one of the leading European forces fighting for the fundamental right to data protection for all users. To date, our legal work has resulted in administrative fines totaling €1.69 billion. Our results in 2024 once again demonstrate that we can make a difference: in addition to filing 36 new complaints, we also obtained several new decisions from the authorities and even a ruling from the European Court of Justice (CJEU).
Here is the report in English
noyb.eu/en/annual-report-2024-…
Thanks to ❤️ @Privacy Pride ❤️ for having brought to our attention the publication of the report!
None of the projects of @noyb.eu would be possible without the 5,250 supporting members, institutional members, and every single individual who donates to noyb. Your generosity and dedicated supporters enable NOYB to continue its work and make a significant impact on digital rights.
Annual Report 2024 out now!
Our achievements in 2024 prove once again that we can make an impact: In addition to filing 36 new complaints, we also obtained a number of new decisions from authorities and a CJEU rulingnoyb.eu
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Il diritto alla protezione dei dati e le battaglie per la privacy: pubblicato oggi il rapporto annuale 2024 di NOYB!
A quasi 7 anni dall'entrata in vigore del GDPR, noyb rimane una delle principali forze europee che si battono per il diritto fondamentale alla protezione dei dati per tutti gli utenti. Ad oggi, il nostro lavoro legale ha portato a sanzioni amministrative per un totale di 1,69 miliardi di euro. I nostri risultati nel 2024 dimostrano ancora una volta che possiamo fare la differenza: oltre ad aver presentato 36 nuovi reclami, abbiamo anche ottenuto diverse nuove decisioni dalle autorità e persino una sentenza della Corte di Giustizia Europea (CGUE).
Qui il rapporto in inglese
noyb.eu/en/annual-report-2024-…
Nessuno dei progetti di @mastodon.social/@noybeu.rss sarebbe possibile senza i 5.250 membri sostenitori, i membri istituzionali e ogni singolo individuo che dona a noyb. La vostra generosità e dedizione dei sostenitori permettono a NOYB di continuare il suo lavoro e di avere un impatto significativo sui diritti digitali.
Annual Report 2024 out now!
Our achievements in 2024 prove once again that we can make an impact: In addition to filing 36 new complaints, we also obtained a number of new decisions from authorities and a CJEU rulingnoyb.eu
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Gaza non è sola
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/gaza-no…
Ci perdonerà Lucio Magri se mutuiamo il titolo di uno dei suoi editoriali più significativi per raccontare la bella iniziativa svoltasi ieri mattina al Senato, in Sala Nassiriya, ma Gaza non è sola. Lo abbiamo ribadito grazie alla presenza della special rapporteur delle Nazioni Unite Francesca Albanese, che ha presentato il
Dazi: la soluzione non sono i ristori ma le riforme
@Politica interna, europea e internazionale
In Italia, la pressione fiscale reale si attesta ormai sopra il 47% del Pil: un dato che condanna le nostre imprese a subire un carico fiscale complessivo particolarmente elevato, prossimo al 60%. A un fisco asfissiante, occorre poi sommare il costo degli adempimenti burocratici, di circa 80 miliardi di
Senza avventurarsi nel merito
@Politica interna, europea e internazionale
La legge costituzionale sulla separazione delle carriere deve essere ancora approvata, ma l’Associazione nazionale magistrati ha già avviato la campagna referendaria. Una campagna senza esclusione di colpi. Il primo, la diffusione di un documento risalente al 1994 in cui l’allora pubblico ministero Carlo Nordio si pronunciava contro la
Venezuela, il voto municipale premia il blocco bolivariano
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Affluenza al 44%, forte presenza dei giovani e 285 municipi al Gran Polo Patriótico Simón Bolívar. Il governo punta sulla ripresa economica
L'articolo Venezuela, il voto pagineesteri.it/2025/07/31/ame…
L’imbecille morale. Credersi morali nell’immoralità di aggredire un ebreo
@Politica interna, europea e internazionale
Al “pazzo morale” Cesare Lombroso dedicò a un intero capitolo del suo L’uomo delinquente (1876). La pazzia morale, scrive, “o pazzia ragionante, o imbecillità morale, consiste, come denota il nome, in un’alterazione del senso morale, che può giungere sino alla
Videosorveglianza, un equilibrio instabile: sul caso Imola, la lezione del Garante Privacy
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Il rapporto tra enti locali, gli strumenti di videosorveglianza urbana e compliance normativa nel Comune di Imola sono al centro del nuovo intervento del Garante Privacy. Ecco cosa stabilisce l'Autorità
L'articolo
Robots are Coming for Your Berry Good Job
We don’t know if picking blackberries at scale is something people enjoy doing. But if you do, we have bad news. The University of Arkansas wants to put you out of a job in favor of your new robot overlord. It turns out that blackberries in Arkansas alone are a $24 million business. The delicate berries are typically hand-picked.
The robot hand that can do the same job has three soft fingers and tendons made from guitar strings. Each finger has a force sensor at the tip so it can squeeze the berries just right. How much force does it take to grab a blackberry? To find out, researchers placed sensors on the fingers of experienced pickers and used the data to guide their design. Researchers claim they were inspired by the motion of a tulip opening and closing each day.
Your berry picking job is safe for now, though. They don’t have the vision system to actually find the berries. Not yet, anyway. Of course in the meantime, the gripper could be used for anything that needs a delicate touch.
Oddly, everyone seems to want to develop robots to pick agricultural items. We are usually more interested in a different kind of picking.
fabrizio doesn't like this.
Che cos’è il vibe coding? Scopriamo la nuova frontiera della Programmazione
“Ho bisogno di un sistema per gestire gli eventi della mia chiesa: volontari, iscrizioni, organizzazione degli eventi per la comunità”.
Due settimane dopo aver scritto questo prompt, John Blackman, un ingegnere elettrico di 91 anni in pensione, aveva sviluppato un’applicazione completa. Sistema di gestione eventi, reclutamento volontari, integrazione API per la ricerca delle automobili, ecc.
Tutto funzionante, per meno di 350 dollari.
Il dettaglio più incredibile? Non aveva mai sviluppato software in vita sua. Aveva semplicemente conversato con Claude e Replit, descrivendo le sue necessità, come se stesse parlando con un assistente.
Benvenuto nell’era del vibe coding.
L’alba di una nuova programmazione?!
Il termine “vibe coding” nasce da un tweet di Andrej Karpathy, co-fondatore di OpenAI, che ha descritto questo fenomeno come “un nuovo tipo di coding in cui ti lasci completamente trasportare dalle vibes, abbracci la crescita esponenziale e dimentichi persino che il codice esista.
Ma cosa significa davvero?
Beh, è “semplice”.
Invece di scrivere codice, riga per riga, descrivi a un’AI cosa vuoi ottenere usando il linguaggio naturale. Spieghi il “vibe” – l’idea, l’obiettivo, lo spirito del progetto – e lasci che sia l’intelligenza artificiale a tradurlo in codice eseguibile.
È come avere una conversazione con un collega super esperto che non dorme mai.
Gli dici “voglio un’app che faccia X” e lui, in tempi che farebbero cadere dalla sedia anche il più robusto software engineer, ti mostra il risultato funzionante.
Ma perché ora?
Questa rivoluzione era inevitabile.
Già con l’uscita di ChatGPT nel novembre 2022 era evidente che i modelli linguistici sapessero scrivere codice. Ma oggi, siamo andati molto oltre: gli strumenti si sono evoluti, i modelli sono migliorati. La qualità del software prodotto e le feature aggiuntive degli IDE potenziati da AI sono veramente stupefacenti.
Gli LLM sono stati addestrati su miliardi di righe di codice proveniente da GitHub, Stack Overflow (esiste ancora?!) e documentazione open source. Questo li rende traduttori “quasi perfetti” dal linguaggio umano al linguaggio di programmazione.
Se ti interessa approfondire l’evoluzione del Vibe Coding con gli occhi di uno degli italiani che si trova proprio al centro di questa rivoluzione, ti lascio il link ad un’intervista di Marcello Ascani a Michele Catasta, presidente di Replit: https://www.youtube.com/watch?v=KsIJqywDO3w&t=1219s
Come funziona il Vibe Coding
Il workflow è quasi banale: dall’idea all’implementazione senza passare dalla sintassi.
Il Processo
- Descrivi l’obiettivo in linguaggio naturale. Oppure, per ottenere dei risultati migliori, scrivi dei PRD, Product Requirements Documents, o fatti aiutare da ChatGPT a farlo. Questi documenti devono descrivere, per filo e per segno, cosa vuoi ottenere dal tuo prodotto e cosa vuoi che gli utenti possano o non possano fare utilizzandolo;
- L’AI genera il codice basandosi sulla tua descrizione;
- Testa il risultato e fornisci feedback all’AI. Questi strumenti non sono ancora “perfetti” nello sviluppare un’applicazione completa tramite una singola interazione. Ma sono in grado di supportarti nel processo di bug fixing;
- Affina il tuo progetto, iterativamente, fino al risultato desiderato.
Possiamo parlare di un workflow circolare:
Descrivi → Genera → Prova → Affina → Ripeti.
Gli strumenti del Vibe Coding (una primissima mappatura)
L’ecosistema di tool a disposizione dei “vibe-coder” si sta espandendo rapidamente.
Ecco le principali categorie.
1. Interfacce conversazionali
ChatGPT, Gemini, Claude sono il punto di partenza. Perfetti per generare script semplici o prototipi veloci. Basta chiedere e ricevere il codice pronto per il “copia-incolla”.
Devo però darti un avvertimento: se non hai alcuna competenza di sviluppo questa metodologia di vibe coding non fa per te.
Questo perché le interfacce ti forniscono codice “funzionante” (e anche di qualità) ma poi dovrai essere tu ad assemblarlo per realizzare la tua applicazione.
Se quando si parla quindi di ambiente di sviluppo, pacchetti da installare, dipendenze da considerare hai già le “mani nei capelli”, questo approccio non fa per te.
Ma non preoccuparti, andiamo avanti.
2. IDE potenziati dall’AI
Cursor è probabilmente uno degli strumenti più famosi. Ti permette di modificare interi progetti semplicemente descrivendo cosa vuoi cambiare. Selezioni un file e scrivi: “esegui il re-factoring di questo script usando delle classi invece che delle funzioni” e lui lo fa. Ti permette inoltre di integrare molti strumenti di terze parti (come Figma, GitHub, ecc), utili soprattutto allo sviluppo di prodotti digitali, tramite server MCP, in una frazione di secondo.
GitHub Copilot è la risposta di Microsoft al panorama degli assistenti al coding. Partito come un semplice plugin di chat all’interno di Visual Studio Code, oggi è diventato un assistente alla programmazione a tutto tondo operando sia in modalità vibe-coding che come un esperto copilota.
E’ possibile definire vari agent e diversi servizi MCP per automatizzare i processi, sfruttando la potenza dei modelli di AI più performanti come quelli di OpenAI, Google, Anthropic. Oggi si integra con gli IDE più utilizzati quali Visual Studio Code, Visual Studio, la suite JetBrains e molti altri.
Perchè molte aziende lo stanno scegliendo? Microsoft garantisce che tutto quello che viene inviato e generato è di proprietà dell’utente e rimane confinato all’interno del tenant aziendale. Direi non male, soprattutto in questo momento in cui è sotto i riflettori l’opt-out dai retraining dei modelli di AI con i dati inviati.
In questa categoria, merita una menzione anche Augment Code. Un agente AI che si integra nel tuo IDE preferito e con il quale hai tutte le feature che trovi in strumenti come Cursor i GitHub Copilot.
Questi strumenti sono molto potenti e sono le vere armi a disposizione del software engineer che vuole integrare l’AI nel suo processo di sviluppo. Anche qui però, se non conosci almeno le basi dello sviluppo software, questi tool non sono i più adatti per te (anche se, alternative come Amazon KIRO, potrebbero inserirsi proprio nel mezzo dei due mondi. Ma questa è un’altra storia).
Andiamo avanti e arriviamo ai veri protagonisti dell’universo del Vibe Coding.
3. Piattaforme “all-in-one”
Finalmente parliamo dei tool con cui ogni vibe-coder sogna di lavorare. Possiamo dividerli in due categorie.
User-friendly
In questa categoria, giusto per citare i più importanti, rientrano decisamente Bolt.new e Lovable.dev che ti permettono di costruire e deployare app complete usando solo prompt. Puoi persino importare design da Figma e trasformarli in codice. Ma non finisce qui. Hanno infatti un’integrazione nativa con servizi di database PostGres, come Supabase, che ti permettono di integrare database ed Edge functions tramite input testuale.
Ho citato i due più famosi. Ma ce ne sono tantissimi altri emergenti, come Base44, di cui magari parlerò in un prossimo articolo.
Semi-custom
In questa categoria, rientrano tutti quei tool che possono essere usati sia in una modalità di vibe-coding puro (senza guardare neanche una riga di codice) che in una da sviluppatore (come faresti con un IDE come Cursor). Chiaramente, senza la personalizzazione che potresti ottenere con un vero e proprio IDE che usi in locale sul tuo computer.
Replit è sicuramente il tool più performante in questa categoria. Ti fornisce un vero e proprio ambiente di sviluppo, che gira su un container in cloud, nel quale puoi sviluppare manualmente, farti aiutare da un assistente AI (il loro Replit Assistant) oppure delegare completamente lo sviluppo al loro Replit Agent che, sulla base dei requisiti forniti, svilupperà un’app full stack al posto tuo.
Personalmente, essendo un Product Manager con delle competenze entry level di programmazione, questo è il tool di Vibe Coding che uso di più.
4. Assistenti di sviluppo
Arriviamo, infine, agli assistenti di sviluppo dedicati principalmente ai developer professionisti.
Claude Code di Anthropic e Codex di OpenAI possono leggere e comprende l’intera codebase prima di fare modifiche, mantenendo memoria del contesto tra sessioni diverse.
Puoi chiedere loro di identificare un bug, spiegarti come funzionano le funzioni principali che caratterizzano il tuo software oppure chiedergli di modificare interi file.
I super poteri del Vibe Coding
Sono tanti e, spesso, molto abusati o vittime di un hype esagerata.
C’è da dire però che, rispetto al passato, siamo davanti ad una trasformazione senza precedenti, sia nel mondo del coding che del product managament.
Facciamo quindi una disamina delle principali armi che questo “movimento” ci permette di usare.
Velocità Senza Precedenti
Quello che prima richiedeva settimane ora si fa in ore.
Un esempio pratico, tratto dalla community di vibe coding di Replit, è quello di Content Genie.
Il protagonista di questa storia è un marketer che, pur non avendo competenze tecniche di programmazione, ha avuto un’idea: automatizzare la generazione di “idee” per contenuti partendo semplicemente da URL di YouTube.
In altre parole: trasformare ore e ore impiegate nel guardare video, in cerca di ispirazione per i suoi contenuti, in un’automazione che esegua questo processo al posto suo.
Dopo appena 30 minuti di conversazione con un’AI – utilizzando strumenti come Replit – il progetto ha preso vita. Il risultato? Un processo che prima richiedeva ore di lavoro manuale, ora avviene in pochi istanti grazie al vibe coding.
Democratizzazione dello Sviluppo
Non serve più saper programmare per creare software (così dicono alcuni).
Designer, marketer, imprenditori possono trasformare le loro idee in prototipi (per ora non di più) funzionanti dialogando con l’AI.
Il caso di John Blackman è emblematico: a 91 anni, senza alcuna esperienza di programmazione, ha costruito un sistema complesso di gestione eventi per la sua chiesa usando Claude e Replit. Il suo sistema gestisce:
- Creazione e gestione eventi
- Reclutamento e organizzazione volontari
- Sistema di iscrizioni
- Integrazione API per ricerca VIN (per organizzare cambi olio gratuiti)
- Generazione automatica di report
Tutto in due settimane, per meno di 350 dollari.
Ma a questo punto ti starai chiedendo: posso generare un prodotto per un’azienda enterprise tramite il Vibe Coding (puro)?
La risposta è: assolutamente no.
Ma ricordiamoci che siamo solo agli inizi e siamo abbastanza lontani dalla maturità di questa tecnologia.
Focus sulla Creatività
Liberandoti dalla scrittura manuale del codice, puoi concentrarti su:
- Visione del prodotto
- User experience
- Risoluzione di problemi complessi
- Innovazione
Apprendimento Accelerato
L’AI diventa il tuo tutor personale.
Ti corregge, ti suggerisce miglioramenti, ti guida attraverso concetti complessi senza dover passare ore ed ore nella ricerca di informazioni online.
A proposito di ricerca di soluzioni online, ti è capitato ultimamente di vedere la curva di traffico del sito StackOverflow?!
Purtroppo, sembra che con l’esplosione dell’AI generativa e l’introduzione di strumenti come questi, non se la stia passando proprio benissimo…
Le Ombre del Vibe Coding
Ma non è tutto rose e fiori. Come ogni rivoluzione, anche questa porta con sé dei rischi significativi che, se ignorati, possono portarti verso guai seri.
Esploriamoli insieme.
Il problema della qualità
Il codice generato dall’AI può sembrare perfetto in superficie ma nascondere inefficienze, vulnerabilità o scelte architetturali discutibili. È come un edificio che, all’apparenza, può sembrare magnifico ma, in realtà, è costruito su fondamenta fragili (Sviluppatori, per ora potete stare tranquilli).
L’eccesso di fiducia
La velocità di generazione può portare a pensare che il codice non necessiti revisione. “L’AI l’ha scritto, deve essere corretto”. Ma questo bias è molto pericoloso: una vulnerabilità trascurata potrebbe esporti ad un data breach di milioni di dati dei tuoi utenti
Debito tecnico invisibile
Il vibe coding può accumulare debito tecnico senza che tu te ne accorga. Ogni scorciatoia, ogni pezzo di codice non allineato all’architettura generale si somma e il prezzo lo pagherai non appena rilascerai il tuo applicativo in produzione.
Il debugging complesso
L’AI non eccelle nel debugging avanzato. Se la maggior parte del codice è generata dall’AI, chi risolverà i bug complessi che, di solito, appaiono dopo le prime settimane di utilizzo in produzione? Come comprendi un sistema che non sai minimamente come è stato costruito e su quali fondamenta si regge?
L’evoluzione del ruolo dello sviluppatore
Possiamo dirci in tutta franchezza che, in ambito professionale, il Vibe Coding non sostituisce i programmatori.
Li trasforma.
Da Coder a Visionari
Gli sviluppatori diventeranno “direttori d’orchestra” che:
- Immaginano architetture ad alto livello
- Traducono requisiti di business in indicazioni per l’AI
- Verificano qualità e sicurezza del codice generato
- Guidano l’AI con prompt precisi
Nuove competenze essenziali
- Prompt Engineering: è necessario saper comunicare efficacemente con l’AI e non dare mai nulla per scontato
- Testing e Validazione: ancora prima di far scrivere il codice ad un’AI dovresti chiedergli di scrivere il test che verifica il codice che vorresti sviluppare
- Architettura: progettare sistemi e non fermarsi solo agli aspetti micro della singola funzione
- Code Review: supervisionare l’output dell’AI con occhio critico
Team ibridi Human-AI
Nel futuro vedremo team dove ogni sviluppatore ha un’“istanza AI” dedicata che:
- Genera codice su richiesta
- Segnala possibili errori
- Ottimizza performance
- Partecipa al processo di sviluppo come un collega virtuale
Il futuro del Vibe Coding
Stiamo andando sempre di più verso sistemi complessi dove un’AI Orchestator coordina altre AI specializzate. Un agente master distribuisce compiti ad AI specifiche per frontend, backend, database, testing.
No-Code Potenziato
I builder visuali si integreranno (lo stanno già facendo) con gli LLM. Potrai dire “quando l’utente clicca su questo tasto voglio che succeda X” e l’AI genererà la logica necessaria, superando i limiti attuali del no-code.
Nuove Professioni
Questo progresso tecnologico, e la disintermediazione dai developer che ne consegue, potrebbe far nascere nuove figure professionali come:
- AI Creative Director: specialisti che orchestrano AI generative
- Vibe Engineers: sviluppatori che uniscono creatività AI e solidità ingegneristica
- Prompt Architects: esperti nella progettazione di conversazioni con l’AI
Verso un Vibe Coding responsabile
La chiave è trovare l’equilibrio tra velocità e qualità. Ma come possiamo fare?
Con alcune best practices e con un approccio emergente, molto interessante, che stanno portando avanti sviluppatori come Omar Diop e Gianluca Carucci: il Vibe Engineering.
Best Practice Emergenti
- Code Review obbligatorio anche per codice AI-generato
- Test automatizzati robusti per validare l’output
- Documentazione di prompt e decisioni architetturali
- Formazione continua per non perdere competenze tecniche di base
L’Approccio “Vibe Engineering”
La prima volta che ho sentito questa parola è stato in uno dei post della newsletter vibeEngineers su SubStack.
****Il suo assioma fondamentale è quello di non abbandonarsi completamente all’AI, ma di combinare:
- Creatività e velocità del vibe coding
- Solidità e controllo dell’ingegneria tradizionale
- Supervisione umana consapevole
In sostanza è come quando parliamo di guida autonoma supervisionata: l’auto ti porta “da sola” dove hai deciso di andare. Tu mantieni il controllo della destinazione.
Il vibe engineering rappresenta un’evoluzione del vibe coding che unisce il flusso creativo potenziato dall’AI con i principi dell’ingegneria del software: architettura, product development, domain driven design, team topology.
Tutto ciò che serve per costruire prodotti che non solo funzionano, ma crescono, si mantengono e scalano nel tempo.
Conclusione: una conversazione può cambiare tutto?!
Il Vibe Coding rappresenta un cambio di paradigma fondamentale. Non stiamo solo automatizzando la scrittura del codice: stiamo ridefinendo cosa significa essere uno sviluppatore e un product manager.
Il codice del futuro sarà sviluppato sempre più tramite una conversazione tra intelligenze diverse – umane e artificiali. La qualità del risultato dipenderà dalla qualità delle domande, dall’onestà delle risposte e dalla saggezza di chi ascolta.
Ci porterà verso sviluppatori meno abili o semplicemente più efficienti? Ancora è presto per dirlo.
Ma siamo solo all’inizio.
A breve i modelli diventeranno più potenti, gli strumenti più integrati, le modalità di collaborazione uomo-macchina più fluide.
Quindi, la vera domanda, non è se il Vibe Coding cambierà il mondo dello sviluppo software.
Lo sta già facendo.
Il quesito che devi porti è: quale “vibe” vuoi trasmettere alla tua AI per costruire il futuro?
L'articolo Che cos’è il vibe coding? Scopriamo la nuova frontiera della Programmazione proviene da il blog della sicurezza informatica.
Le durissime parole di Mattarella: “A Gaza situazione sempre più intollerabile, nessun errore ma ostinazione a uccidere indiscriminatamente” | VIDEO
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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella condanna quanto il governo israeliano sta facendo nella Striscia di Gaza e lo fa con parole durissime. Durante la cerimonia del Ventaglio, infatti, il Capo
Nicola Pizzamiglio likes this.
NISAR, PER MAPPARE LA TERRA CON UN DETTAGLIO MAI VISTO PRIMA
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Un nuovo satellite radar, il primo della sua specie, costruito dalla NASA e dall'agenzia spaziale indiana, osserverà con la precisione di un centimetro la superficie terrestre.
L'articolo NISAR, PER MAPPARE LA TERRA CON UN DETTAGLIO MAI VISTO PRIMA proviene da GIANO NEWS.
#TECNOLOGIA
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La riduzione dell'inquinamento in Asia ha smascherato il riscaldamento globale
Le politiche di bonifica dell'aria dall'inquinamento in Asia orientale hanno rimosso il provvisorio effetto raffreddante degli aerosol.Focus.it
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Bastian’s Night #436 July, 31th
Every Thursday of the week, Bastian’s Night is broadcast from 21:30 CEST (new time).
Bastian’s Night is a live talk show in German with lots of music, a weekly round-up of news from around the world, and a glimpse into the host’s crazy week in the pirate movement.
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L'esposto presentato da due fratelli che facevano parte del gruppo. «Ci ha detto figli di puttana palestinesi, terroristi»Open
Come nasce la gravità? Forse abbiamo la risposta
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Non so se basterà, ma vale la pena provarci 💪🤞
(Se non compare l'anteprima: petizione per fermare l'abbattimento degli alberi sani a Roma)
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Gaza. Il massimo del degrado: la demagogia sposata alla disumanità
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Falsi storici, un mare di bugie, il tradimento degli orrori della Shoah. Impossibile immaginare che per opportunismo elettorale, per propaganda e demagogia
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Idv resterà italiana. Finalizzato l’acquisto da parte di Leonardo per 1,7 miliardi
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Alla fine, Idv resterà italiana. Con un’operazione da 1,7 miliardi di euro, Leonardo ha finalizzato l’accordo di acquisizione del segmento veicoli militari di Iveco. L’operazione sarà finalizzata nel corso del primo trimestre del 2026, previa autorizzazione
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Submit to biometric face scanning or risk your account being deleted, Spotify says, following the enactment of the UK's Online Safety Act.
Submit to biometric face scanning or risk your account being deleted, Spotify says, following the enactment of the UKx27;s Online Safety Act.#spotify #ageverification
Spotify Is Forcing Users to Undergo Face Scanning to Access Explicit Content
Submit to biometric face scanning or risk your account being deleted, Spotify says, following the enactment of the UK's Online Safety Act.Samantha Cole (404 Media)
We talked to people living in the building whose views are being blocked by Tesla's massive four-story screen.
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Living Next To Tesla Diner Is 'Absolute Hell,' Neighbors Say
We talked to people living in the building whose views are being blocked by Tesla's massive four-story screen.Rosie Thomas (404 Media)
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Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi in via definitiva i regolamenti che riformano il #voto di #condotta e la disciplina della valutazione degli #studenti della #scuola secondaria, dopo i pareri favorevoli espressi dal Consiglio di Stato.Telegram
Censorship Whac-A-Mole: Google search exploited to scrub articles on San Francisco tech exec
On a Friday afternoon in mid-June, independent journalist Jack Poulson made a curious discovery: An article that we published about the aggressive attempts of a San Francisco-based tech executive named Maury Blackman to censor Poulson’s reporting about his sealed domestic violence arrest had, itself, disappeared from Google search results.
After Poulson alerted us that day, we immediately investigated that weekend. Even when searching for the article’s exact headline – “Anatomy of a censorship campaign: A tech exec’s crusade to stifle journalism” – it didn’t appear on Google search. It did, however, show up atop results on other search engines like DuckDuckGo and Bing. No other articles published by Freedom of the Press Foundation (FPF) seemed to have been suppressed by Google.
A Google search conducted by FPF on June 17 of the exact headline didn’t return the article. Other FPF articles appeared normally.
(Screenshot)
The article removed from Google search reported on a sweeping, persistent effort by Blackman or his apparent representatives to silence reporting by Poulson and his nonprofit Tech Inquiry.
The censorship campaign started after Poulson reported in 2023 about the executive’s 2021 arrest on suspicion of domestic violence against his then-25-year-old girlfriend in San Francisco. Blackman, 53 at the time, was never charged or convicted, and the alleged victim recanted her statements. A California court sealed the arrest report in 2022.
Shortly after the publication of Poulson’s article, Blackman resigned as CEO of Premise Data Corp., a surveillance technology firm with U.S. military contracts.
When Blackman was still Premise’s CEO, the company hired a private investigation and security service firm, and filed legal requests in an attempt to unmask Poulson’s confidential sources. Someone claiming to represent Blackman submitted fraudulent Digital Millennium Copyright Act takedown requests targeting Poulson’s article. Blackman’s attorneys also roped the San Francisco city attorney into an intimidation campaign against Poulson and Substack, which hosts his newsletter.
These tactics all failed.
But that wasn’t all. Blackman also filed a baseless defamation lawsuit against Poulson, his website hosts, and Tech Inquiry that was later dismissed on First Amendment grounds under California’s anti-SLAPP statute (SLAPP, a strategic lawsuit against public participation, refers to legal actions brought to chill speech). Blackman is appealing the dismissal.
And in April, Blackman even filed a lawsuit against the city of San Francisco for allegedly releasing the arrest report. One of the exhibits to a later filing included a May 2024 letter sent by Blackman’s lawyer to an individual that he thought was Poulson’s source, threatening legal action and demanding a $7.5 million settlement payment.
How Google search was exploited
There are several well-known tactics used to suppress or remove results from Google search. Copyright claims (legitimate and frivolous), court orders (real, forged, or otherwise fishy), and warning letters from government agencies have all been used to disappear search results from Google, sometimes as the result of the work of shady reputation management companies.
Our article, however, was vanished from Google search using a novel maneuver that apparently hasn’t been publicly well documented before: a sustained and coordinated abuse of Google’s “Refresh Outdated Content” tool. (In 2023, in response to a public support request flagging the abuse of the tool to de-index pages, Google’s search liaison said that the company would look into it further, but provided no additional information. The request has since been locked and the replies disabled.)
Google’s “Refresh Outdated Content” tool
(Screenshot)
This tool is supposed to allow those who are not a site’s owner to request the removal from search results of web pages that are no longer live (returning a “404 error”), or to request an update in search of web pages that display outdated or obsolete information in returned results.
However, a malicious actor could, until recently, disappear a legitimate article by submitting a removal request for a URL that resembled the target article but led to a “404 error.” By altering the capitalization of a URL slug, a malicious actor apparently could take advantage of a case-insensitivity bug in Google’s automated system of content removal.
That is exactly what happened to our article about the censorship campaign against Poulson. Someone reported an invalid variation of the article’s URL and requested its removal from Google search results. When Google’s crawler encountered the “404 error” following the report, it not only de-indexed the reported URL but also erroneously removed the live, valid article, possibly alongside every other variant of the URL, from search results.
Each time our original article was re-indexed by Google, someone submitted a new removal request for a slightly modified, oddly-capitalized version of the URL’s slug, triggering the same process, and so on. This cycle allowed the person or people submitting the reports to continuously suppress our article from search visibility — resulting in a game of digital Whac-A-Mole.
Nine removal requests targeting the same article on FPF’s site between May 7 and June 23, 2025.
(Screenshot/Google Search Console)
Once we identified the pattern, we took action by canceling the active removal requests in our Google Search Console and manually re-indexing the article so it would reappear in Google search results.
But we weren’t the only targets of this de-indexing scheme. After we alerted Poulson about what we had found, he discovered that two of his articles were similarly targeted using the same Refresh Outdated Content tool during the same time frame as ours.
In total, the two Poulson articles were targeted using this method 21 times. Our article was targeted nine times. The attacks on both websites spanned the same period, May 7 to June 23, strongly suggesting that a single actor was behind the campaign and that the campaign was forced to an end once Google introduced its fix.
Google’s ‘rare’ response and fix
When we reached out about the removal of our article, a Google spokesperson confirmed the abuse to us in an emailed statement on June 27. Initially, the company told us that the Refresh Outdated Content tool “helps ensure our search results are up to date,” adding that they are “vigilant in monitoring abuse,” and that they have “relisted pages that were wrongly impacted for this specific issue.”
This vague response did not explain whether Google already knew about the vulnerability of its tool for abuse, and was unclear about whether only our and Poulson’s pages had been re-indexed, or other websites were also impacted by similar attacks.
In a response to another question about whether this vulnerability has been widely exploited and how many other web pages could have been improperly de-indexed as a result of the abuse of this tool, the spokesperson claimed that “the issue only impacted a tiny fraction of websites,” which is a very unhelpful answer given the internet’s 1 billion websites.
Upon pressing Google with another round of detailed questions about our findings, the company was more forthcoming: “Confirming that we’ve rolled out a fix to prevent this type of abuse of the ‘Refresh Outdated Content Tool,’ the spokesperson said, but added that they “won’t be able to share anymore on this.”
While Google did the right thing by fixing this vulnerability, it’s disappointing that the company is unwilling to be more transparent. Google says that it’s committed to maximizing access to information. If that’s true, it has an obligation to the public to be transparent about how its products can be misused in such a basic way to censor speech.
Did Google know about the problem before we alerted it? Is it aware of other methods used to maliciously de-index search results? The company isn’t saying. But at least now that Google has confirmed that they’ve introduced a universal fix to avoid further exploitation of that bug, we can reveal the scheme’s details.
Google allowing those other than sites’ owners to remove pages from Google search results “is obviously a huge problem,” said Jason Kelley, director of activism at the Electronic Frontier Foundation. “The other issue is the lack of transparency from Google. Site owners would probably never find out if this feature was used to impact their search results, and probably never will find out that this had happened to them now that it’s corrected.”
Kelley described the company’s admission of the issue’s existence and taking it seriously as “rare.”
(EFF lawyers represented Poulson in the case.)
‘Legal failure’
Poulson told us it was “humbling” to realize that a 600-word article on the CEO of a surveillance firm could lead to such cascading censorship efforts, including the recent effort to “sabotage Google search results.”
“Blackman’s attempt to use the courts to scrub his felony arrest report and related news articles from the internet was not just a legal failure,” Susan Seager, a First Amendment lawyer who represents Tech Inquiry, told FPF. She added that his libel and privacy lawsuit against Poulson, Tech Inquiry, Substack, and Amazon Web Services “brought even more publicity to his arrest.”
On Tuesday, Poulson, Tech Inquiry, and Substack were awarded close to $400,000 in attorneys’ fees by the San Francisco Superior Court.
Who might be behind it?
Because Google does not document who submits removal requests through the Refresh Outdated Content tool, we have no way of knowing for certain who was behind the attempts to suppress search results featuring articles by us and Poulson.
We reached out to Blackman, who is now the CEO of a reputation management agency, ironically named The Transparency Company. We asked whether he or one of his associates reported our or Poulson’s articles using the Refresh Outdated Content tool or otherwise attempted to have Google de-index or suppress them. He didn’t respond to our requests for comment.
The good news is that all three articles — ours and Poulson’s — are restored on Google search, and Google claims to have fixed this problem. Plus, the new round of censorship inspired a new round of reporting, including the article you’re reading right now and a new article by Poulson, also published today.
Maybe now, anyone attempting to abuse legal or technical tools to censor journalism will learn the hard truth about the Streisand Effect: it will almost inevitably draw more attention, not less.
freedom.press/issues/censorshi…
Total number of Websites - Internet Live Stats
How many websites are there on the Web? Number of websites by year and growth from 1991 to 2016. Historical count and popular websites starting from the first website until today. Charts, real time counter, and interesting info.www.internetlivestats.com
fra76mm
in reply to Lorenzo • • •@lealternative
Aggiungerei che GrapheneOS, che si è stancata della policy di google, sempre più restrittiva verso le custom ROM, negli ultimi tempi ha cominciato a cercare, e forse ha trovato, un OEM per produrre uno smartphone con Graphene OS preinstallato.
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Max 🇪🇺🇮🇹
in reply to Lorenzo • •@Lorenzo
Uso un Fairphone dal 2020 e non avevo mai sentito parlare di queste presunte diatribe che addirittura farebbero sì che non ci si capisca un ca%%o.
Mi sono messo a leggere l'articolo e vorrei esprimere i miei complimenti a chi ha fatto il titolo. Mi consideravo abbastanza scafato nell'evitare i titoli clickbait e invece...
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fra76mm
in reply to Max 🇪🇺🇮🇹 • • •@max
@enzoesco
Se segui il profilo @GrapheneOS
vedrai che quasi ogni settimana c'è una serie di post in risposta agli attacchi di /e/OS
C'è un clima pessimo tra i due progetti
Max 🇪🇺🇮🇹
in reply to fra76mm • •@fra76mm
Non lo metto in dubbio ma che c'entra Fairphone?
dafunkkk
in reply to Lorenzo • • •la risposta sara sempre la stessa...linux phone....postmarketOS, ubuntu o altro... basta che si sbrighino
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Lorenzo
in reply to dafunkkk • •cipper 📌
in reply to Lorenzo • • •sara', ma la pagina del negozio di fairphone6 pullula di applicazioni google:
shop.fairphone.com/the-fairpho…
anzi, nelle "spec" dice che monta Android™ 15, altro che eOS 👎
Switch to fair. Switch to The Fairphone (Gen. 6).
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Nicola Pizzamiglio
in reply to cipper 📌 • •cipper 📌
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Paolo Redaelli
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Nicola Pizzamiglio
in reply to Paolo Redaelli • •syaochan
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Nicola Pizzamiglio
in reply to syaochan • •syaochan
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Paolo Redaelli
in reply to Nicola Pizzamiglio • • •Dipende. Cercano in ogni modo di capire se il dispositivo su cui girano sia "affidabile". La questione è: affidabile per chi? Per te, cittadino proprietario del dispositivo o per chi ti deve controllare?
@enzoesco
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